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Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo

Roma, 3 maggio 2008

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Unione Nazionale Cronisti Italiani Corso Vittorio Emanuele 349 00186 Roma • Tel. 06680081 www.unionecronisti.it [email protected] Progetto grafico e impaginazione: Maria Luisa Battiato [email protected] Prime pagine 12-04-2008 15:09 Pagina 3

Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri. Joseph Pulitzer (1847-1911) Giornalista ed editore Fondatore Premio Pulitzer

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Un ricordo, un impegno

Guido Columba Presidente dell’Unci

afia, camorra, terrorismo rosso e nero, in Ita- lia. Eserciti in lotta, guerriglieri, banditi, al- M l’estero. Persone, luoghi, motivi diversi. Acco- munati da un solo nemico: nel loro mirino ci sono i cronisti. Perché hanno il compito di raccontare alla gente quello che accade. La realtà vera, non quella di como- do che questo o quel potente o prepotente di turno vorrebbe accreditare come tale. E per essere fedeli al loro compito i giornalisti pagano un prezzo altissimo. Fino ad essere uccisi e feriti gravemente. Avviene da sempre e ovunque: ad Arlington, in Virginia, c’è un muro di vetro alto 7 metri al Journalists Memorial, sul quale sono incisi i nomi di oltre 1.800 giornalisti uccisi. Ogni anno l’elenco delle vittime si allunga. In Italia dal dopoguer- ra ad oggi troppo lunga è la lista dei giornalisti colpiti. A loro l’Unci dedica la Giornata del 3 maggio 2008 in concomitan- za con quella internazionale che l’Onu intitola alla libertà di informazione. Una Giornata per ricordare, ma anche per impegnarsi affinché ciò che è stato non sia più e i cronisti possano informare liberamente e senza rischiare la vita. Diceva il collega Tiziano Terzani che “la storia esiste solo se qualcuno la racconta”, ma la storia è la cronaca vista a di- stanza di tempo. Senza cronaca, dunque, non c’è storia, e senza storia non c’è coscienza del progredire della civiltà né delle battute di arresto o, a volte, dei ritorni indietro. E per- ché la cronaca sia veritiera occorre che i cronisti abbiano la possibilità e la capacità di raccontarla. Non è certo un caso Columba 12-04-2008 15:10 Pagina 6

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che, ricevendo i vincitori del Premio Cronista 2002 - Piero Passetti al Quirinale, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi abbia pronunciato per la prima volta la frase divenuta poi il leit motiv del suo rapporto con la stampa: “il cronista è il Dna del giornalismo, tenete dritta la spina dorsale”. Nè che il suo predecessore, Oscar Luigi Scal- faro tutte le volte che incontrava i cronisti ripetesse “il fatto è il fatto è non lo può cambiare neanche DomineDio”. L’attua- le Presidente, Giorgio Napolitano, in occasione del recente Congresso della Fnsi, ha richiamato “l’insostituibile funzio- ne civile di una informazione libera e pluralistica e il suo ruolo essenziale nella crescita di una società democratica”. La Giornata, organizzata d’intesa con Federazione della Stampa e Ordine dei Giornalisti e che ha l’Alto Patronato del Presidente Napolitano e i patrocini del Presidente del Consi- glio e dell’Unesco Italia, da un lato è il naturale prosegui- mento dell’attenzione dell’Unci a questo tema – già evidente con il Giardino della Memoria di Palermo, nel quale cronisti e magistrati piantano alberi in memoria di magistrati, giornali- sti e uomini delle forze dell’ordine uccisi dalla mafia – dall’al- tro realizza la celebrazione unitaria e contemporanea del ri- cordo di colleghi a ciascuno dei quali sono dedicate partico- lari commemorazioni, manifestazioni, Premi, Fondazioni, Associazioni impegnate in attività sociali e benefiche. È, naturalmente, anche una Giornata di impegno e mobili- tazione: il doveroso omaggio ai colleghi che alla libertà del- l’informazione hanno sacrificato la vita, o sono stati grave- mente feriti, si deve coniugare con il sostegno ai molti, trop- pi, giornalisti che nella loro attività quotidiana subiscono minacce, intimidazioni, violenze e con la rivendicazione del pieno e libero esercizio della professione. Dalla Giornata gli interventi dell’Unci a difesa della libertà di informazione nei confronti di tutti coloro - criminali, magistrati, forze dell’or- dine, politici, amministratori, potenti di ogni genere che ostacolano l’informazione cercando d’impedirla, negando le notizie o arrivando anche a distorcerle ai loro fini - saran- no rafforzati, come anche le azioni per impedire che leggi, norme e circolari mettano ulteriori ostacoli al diritto-dovere di cronaca già così difficile da realizzare. Columba 12-04-2008 15:10 Pagina 7

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L’Unci ha varato l’iniziativa della Giornata nel novembre del 2006 a Viareggio quando il Consiglio nazionale ha approvato un ordine del giorno presentato dai consiglieri siciliani An- tonella Romano, Giuseppe Lo Bianco e Leone Zingales. Il Consiglio ha affermato che “il sacrificio dei giornalisti uccisi nell’esercizio del proprio dovere di informare segna una do- lorosa tappa del cammino di progresso civile di ogni comu- nità democratica che ha nell’informazione uno dei pilastri fondanti del proprio contratto sociale. I nomi e le storie dei colleghi uccisi, in massima parte cronisti, costituiscono irri- nunciabili testimonianze di impegno civile e deontologico che devono essere tenute sempre vive nella memoria collet- tiva dei cittadini. I colleghi sono ricordati con singole mani- festazioni e premi giornalistici: la Giornata di Roma li acco- munerà e renderà più evidente il tributo pagato dai giornali- sti italiani alla democrazia’’. Per sostenere la Giornata abbiamo anche chiesto un impe- gno al mondo politico, sempre prodigo di sperticati elogi per la funzione democratica fondamentale del giornalismo. Ab- biamo sottoposto l’iniziativa al Presidente della Commissio- ne antimafia Francesco Forgione, al Presidente della Com- missione affari costituzionali della Camera Luciano Violan- te, al deputato Marco Boato. Il risultato è stata la proposta di legge n. 2735 per l’istituzione della “Giornata nazionale del- la memoria dei giornalisti uccisi dalla criminalità mafiosa e dal terrorismo” presentata il 5 giugno 2007 dall’on. Boato alla Camera. La manifestazione in Campidoglio precede di pochi giorni la data del 9 maggio, anniversario dell’uccisione, nel 1978, dell’On. , che una legge del 2007 ha stabilito sia il “Giorno della memoria”, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice. La nostra iniziativa ha da un lato un taglio più ridotto, ma allo stesso tempo più ampio. Ridotto perché riguarda una sola categoria di cittadini - anche se speciale come quella dei giornalisti - tra le tante che sono state colpite. Ampio perché le vittime che ricorda non lo sono state solo della vio- lenza terroristica ma anche, e soprattutto, di quella delle or- Columba 12-04-2008 15:10 Pagina 8

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ganizzazioni mafiose e perché si estende ai colleghi morti mentre erano impegnati nelle maggiori aree di crisi mondia- le, e in Italia in circostanze diverse. E la celebrazione l’abbiamo abbinata al 3 maggio per sotto- lineare la Giornata mondiale della libertà dell’informazio- ne decretata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1993 e organizzata annualmente dall’Unesco. Giornata che que- st’anno si svolge a Maputo, capitale del Mozambico, con un focus sulle relazioni tra libertà di stampa, libero accesso alle informazioni e crescita dell’autonomia e responsabili- tà dei popoli. Nel libro ricordiamo tutti i giornalisti italiani uccisi nel do- poguerra. A partire dalle 11 vittime di mafia, camorra e ter- rorismo: Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristi- na, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Pep- pino Impastato, Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, , Walter Tobagi. Un capitolo ricorda i colleghi uccisi all’estero o in Italia in circostanze diverse: Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Ezio Cesarini, Raffaele Ciriello, Eugenio Co- lorni, Maria Grazia Cutuli, Almerigo Grilz, Gabriel Gruener, Marco Luchetta, Enzio Malatesta, Carlo Merli, Carmine Pe- corelli, Guido Puletti, Antonio Russo. Ci sono poi Graziella De Palo e Italo Toni scomparsi in Libano. Un altro capitolo ricorda gli operatori Dario D’Angelo, Miran Hrovatin, Ales- sandro Ota e Marcello Palmisano e Maurizio Di Leo, tipo- grafo del Messaggero ucciso “per errore” dai Nar. Poi i col- leghi “gambizzati” dai terroristi: Vittorio Bruno, Nino Ferre- ro, Antonio Garzotto, Indro Montanelli, Guido Passalacqua, Franco Piccinelli, Emilio Rossi; Giancesare Flesca fu ferito a Teheran dalla polizia dello Scià, e Giuliana Sgrena a Baghdad dagli americani che uccisero il suo liberatore Ni- cola Calipari. In chiusura le biografie dei colleghi e la storia del Giardino della Memoria di Palermo. Il libro è aperto dal messaggio che il Presidente della Repub- blica Giorgio Napolitano ha inviato per la Giornata, e dalle prefazioni di Roberto Natale, Presidente della Federazione della Stampa e Lorenzo Del Boca, Presidente dell’Ordine dei giornalisti. A scriverlo sono stati Monica Andolfatto, Simona Bandino, Gaetano Basilici, Enrico Bellavia,Vincenzo Bona- Columba 12-04-2008 15:10 Pagina 9

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donna, Roberto Franchini, Adriana Laudani, Giuseppe Lo Bianco, Umberto Lucentini, Pietro Messina, Antonella Ro- mano, Alberto Spampinato, Marcello Ugolini, Marco Volpati, Leone Zingales. La copertina, realizzata dal pittore Riccardo Benvenuti, raffigura l’Angelo della memoria. L’ideazione grafica e l’impaginazione sono di Luisa Battiato. Le storie dei singoli colleghi sono descritte negli articoli e nella biografie. Devo però richiamare alcuni temi generali. L’impegno personale: nessuno ha avuto la vocazione del- l’eroe, ma tutti, indistintamente, non si sono mai acconten- tati della versione ufficiale o di comodo degli avvenimenti. Hanno fatto del giornalismo d’inchiesta, sono andati a vede- re di persona, hanno raccontato cose che gli altri non vede- vano o non volevano vedere, hanno collegato fatti, nomi, vi- cende scollegate tra loro per risalire alla verità. Sono stati ani- mati da carica ideale ed etica e da passione civile e sociale. Diversi sono stati spinti anche da passione politica: in preva- lenza di sinistra, anche accentuata, ma anche di destra. Cesarini, Colorni, Malatesta e Merli sono stati uccisi da fa- scisti e tedeschi. Il rapporto con la professione: Alfano, Impastato e Rostagno non erano iscritti all’Ordine dei giornalisti, lo sono stati d’uf- ficio dopo la morte. Russo non ha mai voluto farlo. Cutuli è stata promossa inviata speciale dopo la morte. Siani è stato assunto a morte avvenuta. Le definizioni: per il loro impegno nel descrivere la vera na- tura del terrorismo gli assassini hanno chiamato le loro vitti- me in vario modo. Tobagi: terrorista di Stato. Casalegno: ser- vo dello Stato. Montanelli: schiavo delle multinazionali. Ros- si: velinato del Ministero dell’Interno e piazza del Gesù. Fer- rero: servo del Pci. Passalacqua: giornalista riformista. Bru- no: pennivendolo di Stato. I misteri sulla morte: pochi dei delitti commessi contro i giornalisti sono stati risolti. Nella maggior parte dei casi ri- mane inappagata la richiesta di giustizia e la constatazione che si sarebbe dovuto e potuto fare molto di più per indivi- duare mandanti, esecutori, complici. Mancano, inoltre, quattro corpi: quelli di Baldoni, De Mauro, De Palo, Toni. La Giornata che celebriamo costituisce un dovere e un im- Columba 12-04-2008 15:10 Pagina 10

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pegno. Il dovere di ricordare i colleghi che hanno pagato con la vita o con gravi sofferenze la loro determinazione a rac- contare la verità. Cosa che abbiamo fatto anche assegnando il Premio Cronista alla memoria nel 1993 ad Alfano, nel 1994 a Luchetta, nel 1995 a Palmisano. L’impegno a difendere il diritto-dovere di cronaca e la libertà di stampa contro i tanti, troppi, nemici che vorrebbero far tacere i giornalisti. È un impegno che l’Unci si è assunto e che intende mantenere con grande determinazione. E che da questa Giornata esce rafforzato. 3 Napolitano 12-04-2008 15:10 Pagina 11

11 Omaggio doveroso e significativo Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica

a decisione dell’Unione Nazionale

Cronisti Italiani di celebrare una Giornata L del ricordo dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo rappresenta un

doveroso e significativo omaggio a quanti hanno

sacrificato la vita per onorare la professione

giornalistica e i suoi valori, dando testimonianza di

coraggio personale, impegno civile e dedizione ai princìpi

costituzionali di democrazia e libertà.

La manifestazione che si celebra oggi in Campidoglio,

in concomitanza con la Giornata internazionale

della libertà dell’informazione indetta

dalle Nazioni Unite, costituisce altresì una occasione

di riflessione sul ruolo essenziale dell’informazione

e sul principio costituzionale su cui la libertà

di informare si fonda. Napolitano 12-04-2008 15:10 Pagina 12

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È con questi sentimenti che rivolgo ai promotori e ai

partecipanti alla Giornata i più sentiti auspici affinché

l’esempio dei tanti giornalisti deceduti in aree di crisi e in

zone di guerra costituisca parte essenziale di una memoria condivisa da trasmettere alle giovani generazioni. 3 Natale 12-04-2008 15:11 Pagina 13

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Roberto Natale Presidente della Fnsi

un elenco troppo lungo, quello dei nomi che que- sto libro e la Giornata del ricordo promossa dal- È l’Unci vogliono celebrare. Nessuna delle demo- crazie alle quali siamo soliti raffrontare la demo- crazia italiana ha fatto pagare agli uomini e alle donne della sua informazione un prezzo così alto. Ed è un elenco che non possiamo nemmeno consegnare alla storia, certi che si tratti di un capitolo sanguinoso ma chiuso. Questa lista - al- meno nella parte che riguarda le vittime delle mafie - è an- cor oggi pericolosamente provvisoria, se guardiamo con meno distrazione alle minacce che continuano a segnare il lavoro di colleghe e colleghi impegnati nel racconto della criminalità organizzata. Da Lirio Abbate a Pino Maniàci, da Nino Amadore a Rosaria Capacchione (ma l’elenco detta- gliato sarebbe ben più lungo: per fortuna e per sfortuna) sembra terribilmente sottile il confine che separa l’attività quotidiana dei cronisti in non poche zone d’Italia dal rischio di dover commemorare nuovi “eroi”. Se le giornate della me- moria sono fatte “per non dimenticare”, davvero noi giorna- listi non avremmo nemmeno bisogno di riandare al passato, per quanto recente: c’è ancora un presente che dovrebbe impedirci qualsiasi rimozione. Basterebbe aver “memoria dell’oggi”, se si può dir così. Sì, ricordare serve. Serve perché chi ci ha lasciato la vita me- rita almeno questa gratitudine postuma, a compensazione tardiva e parziale dell’isolamento in cui maturarono alcuni di questi delitti. Serve perché i colleghi che oggi sono esposti Natale 12-04-2008 15:11 Pagina 14

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su quella frontiera non devono patire la stessa indifferenza di allora: abbiamo imparato da tempo che l’attenzione con cui si sostiene un giornalista in prima linea può essere deter- minante per il tipo di risposta che l’organizzazione crimina- le sceglie di dare. Ma ricordare serve anche - soprattutto, verrebbe voglia di dire - per noi giornalisti “comuni”, che non corriamo il rischio di farci sparare o di saltare in aria, ma quello di smarrire le ragioni del nostro lavoro. Ricordare lo- ro, i colleghi scomparsi, significa ricordare le priorità dell’in- formazione, buttare all’aria quelle convenzioni che hanno stravolto il senso stesso del fare cronaca. Troppo spesso è necessario che qualche potente sollecitazione, dall’esterno della categoria, ci rammenti temi che dovrebbero essere “naturalmente” nostri. Non doveva esserci bisogno di Ro- berto Saviano e del successo di “Gomorra”, per considerare grave il dominio della camorra. Così come non doveva es- serci bisogno del Presidente della Repubblica Napolitano, per capire che quattro morti sul lavoro ogni giorno non pos- sono essere relegati nelle brevi di cronaca. Proprio mentre l’informazione sembra arrivarci da ogni parte, con straordi- naria abbondanza, rischiamo un progressivo svuotamento dei suoi contenuti, della sua “densità”, del suo valore civile. Sappiamo tutto, minuto per minuto, di qualche delitto pri- vato (l’altroieri Cogne, poi Erba, poi Garlasco, poi Perugia), ma sappiamo pochissimo di quei delitti “pubblici” che toc- cano le nostre vite ben più di certe tragedie familiari. Due esempi, tra i tanti possibili che fornisce la cronaca di questi tempi. Perché il processo al clan dei Casalesi - quello delle minacce a Rosaria Capacchione - non diventa un serial di grande ascolto, come lo sono le vicende di “Olindo & Rosa” al tribunale di Como? Non mancano certo elementi di inte- resse: persino “spettacolare”, si potrebbe dire guardando alle efferatezze della camorra. Eppure le udienze faticano ad ot- tenere attenzione continuativa. Altro esempio, e altra do- manda: perché non si trova modo, soprattutto negli appro- fondimenti televisivi delle reti generaliste, per far capire quel che sta avvenendo in Calabria? Anche in questo caso, le relazioni della Commissione Antimafia o le intercettazioni a carico dei dirigenti di qualche Asl danno materiale che sem- Natale 12-04-2008 15:11 Pagina 15

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bra uscito dall’inventiva di un bravo autore di fiction. Eppu- re di questa drammaticità non c’è traccia, salvo lodevoli ec- cezioni, nella nostra informazione. Facciamoci aiutare dal ricordo, allora. La memoria può ser- vire anche per decidere di stazionare un po’ meno davanti alla villetta di Garlasco e spostare su altri temi la nostra at- tenzione. 3

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17 Un impegno molto serio

Lorenzo Del Boca Presidente dell’Ordine dei Giornalisti

er evitare il rischio che una celebrazione di cro- nisti caduti sul campo possa sembrare esagera- P tamente retorica, diciamo subito che non tutti i giornalisti sono uguali e non tutti meritano identica considerazione. Il mondo dell’informazione ha tante colpe da farsi perdona- re. E alcune sono, forse, imperdonabili. Penso all’infruttuosa polemica che, quotidianamente, impegna alcuni per dan- neggiare il congiuntivo e il condizionale. Ma la caduta di cre- dibilità del cosiddetto “quarto potere” è, probabilmente, do- vuta anche a qualche elemento di superficialità che anima il lavoro dei reporter. A volte pigrizia, più spesso vigliaccheria e talora veri e propri conati di paura impediscono di costrui- re un notiziario plausibile che, agli occhi del lettore, rappre- senti per davvero un valore culturale aggiunto. Però, accanto alla sciatteria, in una confusa e indistinguibile simbiosi, operano giornalisti che si sforzano di decifrare le questioni – complicate e, a volte, complicatissime – sforzan- dosi di offrirne una rappresentazione non banale ma, so- prattutto, verificata e, dunque, onesta. Sui campi di battaglia è stata teorizzata la figura del giornali- sta “embedded” – arruolato – con divisa, mostrine, gradi e responsabilità patriottiche. È un operatore dell’informazio- ne che si sente impegnato ad ascoltare soltanto una parte – “i nostri” - e, perciò, capace di amplificare le ragioni degli amici e di sottolineare gli errori degli avversari. Interviste in ginocchio e aggressioni verbali. Interviste in ginocchio, sen- Del Boca 12-04-2008 15:12 Pagina 18

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za nerbo né spina dorsale con questi e aggressioni verbali, consapevolmente arroganti, con quelli. Invece, questa professione è precisamente una mediazione culturale. Il giornalista sta in mezzo per definizione: fra due squadre di calcio se si occupa di sport… fra partiti se si inte- ressa di politica… fra sindacati e aziende se deve riferire di contrasti economici….Qualche volta capita di dover stare in equilibrio fra due batterie di cannoni che si sparano addos- so dove non è nemmeno impossibile lasciarci la pelle. Come del resto è accaduto in Kossovo, in Somalia, in Afghanistan o in Iraq. Le “batterie” sparano anche fra le mura domestiche: in Sici- lia, a Napoli, in Calabria, nelle terre – soprattutto del sud - infestate dalla malavita o in quelle del nord dove ha operato un terrorismo crudele e angoscioso. Chi deve raccontare la criminalità comunque organizzata sa di non essere esente da rischi anche gravi ma, proprio per questo, l’accettarne le conseguenze – anche sul piano perso- nale - è ammirevole. L’informazione viene assicurata non da un testimone indif- ferente, come se si trattasse di eventi astratti, da osservare da lontano, con noncuranza. Ma, nemmeno, con la partigia- neria che irrobustisce i preconcetti, a scapito degli avveni- menti. Chi sta al fronte della cronaca ha il dovere di capire di più e meglio, informarsi sui ruoli e sulle ragioni delle parti in cau- sa, approfondire dettagli che sembrerebbero trascurabili, te- nere a bada i pregiudizi, guardarsi dalle semplificazioni ec- cessive e dalla tentazione di ridurre i ragionamenti a uno slogan. Difficile? Qualche volta è un dovere impervio che, però, non è possibile delegare ad altri. Questa fatica è il tormento e la bellezza del giornalismo che costringe a non accontentarsi mai e a non dare nulla per scontato. Obbliga a scegliere ogni giorno fra opzioni assolutamente irripetibili e, dunque, sem- pre differenti. Impone, ogni volta, verifiche e approfondi- menti, critiche e auto-critiche, non solo rigorose ma anche feroci. Costringe a un confronto dialettico con il resto del mondo della professione e della cosiddetta società civile. Del Boca 12-04-2008 15:12 Pagina 19

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Mai è consentito abbassare la guardia per non affidarsi alla casualità, cercare il troppo facile o accontentarsi della prima cosa che viene detta. Chi è scrupoloso sa che questo mestiere toglie il sonno, ma non sarebbe disposto a cambiarlo con un lavoro più tran- quillo anche se meglio pagato. I giornalisti che lavorano in prima linea non hanno dubbi che il loro è un impegno serio. A volte, così serio da morire. 3

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I giornalisti uccisi da mafie e terrorismo Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 22 Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 23

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irrefrenabile desiderio di matica di come è difficile fare il cor- ’ giustizia, che lo portava rispondente di provincia, tanto ieri L ad una spasmodica ricer- quanto oggi. Il suo corpo, il 5 maggio ca della verità, gli è stato del 1960, venne trovato dilaniato, fatale ed ha segnato il suo destino con il cranio sfondato. Era quasi irri- che si è concluso tragicamente nei conoscibile. Aveva 24 anni. Quattro pressi di una galleria, lungo i binari, anni prima aveva iniziato a collabo- alle porte di Ter- rare come corrispondente presso il mini Imerese, giornale L’Ora, successivamente an- paese in cui che per l’agenzia Ansa, ed a passare era nato. articoli al Corriere della Sera, al Gaz- Una morte zettino di Venezia ed a Il Messaggero terribile, di Roma. che resta av- Veniva pagato poche lire e scriveva volta nel mi- di mafia, quando ai quei tempi nes- stero: gli atti suno osava nemmeno nominarla. I processuali politici di allora dicevano che era parlano di suici- un’invenzione dei comunisti. Solo dio, ma il convin- dopo qualche anno verrà costituita cimento generale è la prima commissione d’inchiesta che sia stato ucciso contro la criminalità organizzata dalla mafia, anzi più che, intanto, nella zona del termita- precisamente “suici- no faceva i propri affari. Siamo a ca- dato” da Cosa Nostra. vallo degli anni ’50 e ’60, quando vie- È la storia di Cosimo Cri- ne deciso che il futuro di Termini stina, un giovane croni- Imerese sarà legato allo sviluppo in- sta. Una storia emble- dustriale. La società si sta trasfor- Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 24

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mando e la mafia si organizza, muta, dell’Isola, che intende affermare i si trasforma. Non solo nei comuni suoi diritti, del resto già consacrati della provincia ma anche a Palermo. dalla Autonomia, istituto e strumen- Un’intuizione che Cosimo Cristina to di progresso della vita economi- coglie, forse prima di altri. Fonda co- co-sociale della Sicilia. Uno spirito sì, insieme a Giovani Cappuzzo, un nuovo anima le popolazioni dell’Iso- settimanale, Prospettive siciliane, e la, che non curanza di uomini politi- scrive, scava nella realtà, conduce ci ed errori di governanti hanno fi- inchieste, indaga su omicidi e fatti di nora trascurato e dimenticato con mafia, fa nomi e cognomi di noti grande pregiudizio della economia personaggi. Gli effetti saranno di- della stessa nazione. Tale spirito rompenti e giorno dopo giorno verrà nuovo di fiera e oltranzistica difesa a poco a poco isolato. Iniziano le mi- dell’Autonomia contro ogni atto o nacce, poi seguono le querele. In gesto di sabotatori prezzolati ai mo- qualche modo si cerca di intimidire nopoli del nord, il nostro giornale in- il giovane cronista che va avanti e tende esprimere attraverso le sue co- non si ferma. lonne facendosi portavoce degli in- Cosimo Cristina era entusiasta della teressi sani e legittimi, delle aspira- vita, che gli si apriva davanti. Era na- zioni più giuste delle nostre popola- to a Termini Imerese l’11 agosto zioni, nel grande sforzo e nell’imma- 1935. Chi lo ha conosciuto lo descri- ne fatica di riequilibrare le condizio- ve come un tipo allegro, gioioso, che ni di vita delle nostre genti. Con spi- non si abbatteva, nonostante le diffi- rito di assoluta obiettività, in piena coltà. Sempre fermo e deciso ad an- indipendenza da partiti e uomini dare avanti. Un tipo anche eccentri- politici, ci proponiamo di trattare e co. Andava in giro a piedi o in sella discutere tutti i problemi interessan- ad una bicicletta, indossando sem- ti dell’Isola, avendo come nostro pre vestiti eleganti ed al collo un pa- motto: senza peli sulla lingua. E poi- pillon. Portava dei baffetti sottili ed ché riteniamo che premessa indi- un pizzetto. spensabile per ogni opera di rinno- Il primo numero di Prospettive sici- vamento è la moralizzazione, denun- liane esce il 25 dicembre del 1959. ceremo ogni violazione ai principi di Nell’editoriale il giovane cronista an- onestà amministrativa e politica, si- ticipa quelle che saranno le sue linee curi anche in questo di interpretare i guida, puntando su due temi: la que- sentimenti e le aspettative di un po- stione morale e la lotta alla mafia. polo di antica saggezza. Tutto questo “Prospettive siciliane – scriveva Cri- perché noi vogliamo che la Sicilia stina - sorge in un momento parti- non sia solo quella folcloristica delle colarmente importante della storia cartoline lucide e stereotipate, nè Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 25

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quella delle varie figurazioni a roto- Ma aveva un fiuto per la notizia, una calco e di certa stampa deteriore, per forte passione ed una grande carica intenderci la Sicilia di Don Calò Viz- ideale. Chi lo ha conosciuto lo de- zini e di Giuliano, ma la Sicilia che fa- scrive come un fiume in piena, una ticosamente si fa strada come pul- fucina di idee e notizie. Ma spesso la sante cantiere di lavoro e di rinnova- verità è talmente palese e sotto gli mento industriale”. Cosimo Cristina era quindi un cronista libe- ro, non asservito a nes- suno, onesto. Un cane senza padrone o meglio come diceva lui un gior- nalista “senza peli sulla lingua”. Credeva nella li- bertà di stampa e nel suo ruolo fondamentale per la democrazia e la cre- scita di un Paese. Uno di quei corrispondenti di provincia sfruttati, privi di garanzie, di contratto, di protezione e sotto il ti- ro della mafia. Uno di quei giovani cronisti che muovono i primi passi dentro una redazione e credono di avere toccato il cielo con un dito. Il tut- to per pochi soldi che a volte non servono a pa- gare gli spostamenti, i viaggi, le telefonate. La ricompensa è la firma che appare sotto gli arti- coli, molto spesso taglia- ti, magari in parte ri- scritti. Alcuni non usci- ranno mai. Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 26

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occhi di tutti che, proprio per que- ce telefoniche e gli avvertimenti. sto, è difficile da raccontare. Certe Mentre intanto incominciarono a cose, secondo alcuni, è bene non fioccare le prime querele. In pratica scriverle, non farle vedere, potrebbe- a poco a poco venne isolato. Attorno ro dare fastidio al sindaco o a quel- a lui venne creato un vero e proprio l’altro potente di turno o all’impren- vuoto. Poi la tragedia. ditore. E così Cosimo Cristina, che Il corpo di Cosimo Cristina, sopran- non aveva di certo di queste remore, nominato Co.Cri. dalle iniziali scritte incominciò a dare fastidio. Iniziò a sotto gli articoli di cronaca, venne scavare su alcuni omicidi di mafia ri- trovato al centro dei binari, disteso a masti insoluti, a fare collegamenti e pancia in su e con la testa che sfiora- soprattutto ad indicare presunti va la rotaia, nei pressi della galleria mandanti ed esecutori. Scrisse della Fossola di Termini Imerese. Erano le mafia di Termini Imerese e delle Ma- 15.30 di un giovedì, il 5 maggio del donie, facendo luce su interessi ed 1960. Appena due giorni prima era affari. Dapprima iniziarono ad arri- scomparso da casa. A dare l’allarme vare i messaggi trasversali, miti “con- fu un guardialinee Bernardo Rizzo, sigli” a stare tranquilli. Poi le minac- di Roccapalumba. Per terra furono trovati il portafoglio, un mazzo di chiavi e un portasigarette. In tasca aveva una schedina del totocalcio e due biglietti: uno per la fidanzata, l’altro per l’amico Giovanni Cappuz- zo, con i quali si scusava per il gesto estremo. Nessun messaggio invece per la madre e per le tre sorelle alle quali era molto legato. Il caso venne subito chiuso come suicidio e così gli vennero negati i sacramenti. Nes- sun sacerdote fu disposto ad officia- re la funzione religiosa. Due mesi dopo l’inchiesta fu archiviata, senza che venisse eseguita un’autopsia sul corpo ed una perizia calligrafica sui biglietti trovati. Soltanto a distanza di sei anni il “caso Cristina” venne riaperto dal vice questore di Paler- mo, Angelo Mangano. Il funzionario di polizia, famoso per le sue inchie- Cristina 12-04-2008 15:13 Pagina 27

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ste antimafia che avevano portato le ipotesi del vice questore. Il caso all’arresto di Luciano Liggio, stilò un così venne definitivamente chiuso. dossier sui misteri delle Madonie: un Anche se sulla vicenda permangono voluminoso rapporto che sfociò nel- molti dubbi e interrogativi. Resta il l’arresto, tra gli altri, di Santo Gaeta, ricordo di un giornalista che ha svol- considerato il boss di Termini Imere- to il proprio mestiere con coraggio e se, del figlio Giuseppe, di Agostino onestà credendo nel ruolo di una li- Rubino, consigliere comunale sem- bera stampa. 3 pre di Termini, Vincenzo Sorce, Ora- zio Calà Lesina e di Giuseppe Panze- ca, indicato quest’ultimo come ca- pomafia di Caccamo. Mangano era convinto che il giornalista fosse sta- to ucciso proprio dalle cosche ma- fiose termitane, con l’assenso della famiglia di Caccamo, al vertice di Cosa Nostra nella zona. Il vice que- store ritenne che il movente era da ricercare proprio negli articoli che il giovane cronista aveva pubblicato su Prospettive siciliane ed in particola- re uno, in cui si svelavano i retrosce- na dell’omicidio di un pregiudicato, Vincenzo Bonadonna Agostino Tripi, denunciato per un attentato dinamitardo ad una gioiel- 47 anni, è nato e vive a Termini Imerese. Giornalista professioni- leria e successivamente ucciso dalla sta, cronista di nera e giudizia- mafia perché parlava troppo. In ria, è redattore dell’Agenzia Ital- quell’articolo Cosimo Cristina aveva press. Ha collaborato ai quoti- diani L’Ora (del quale e’ stato intervistato la moglie dell’ucciso. La anche direttore), La Sicilia ed il donna fece importanti rivelazioni, Mediterraneo. È stato corrispon- suggerendo il nome del presunto as- dente dell’Ansa e informatore sassino. della sede regionale Rai. Nel 1993 ha pubblicato con Lirio Ab- L’inchiesta sulla morte di Cristina bate il volume “Nostra mafia dei così fu riaperta, esattamente dopo Monti, dal processo alle cosche sei anni. Venne disposta finalmente delle Madonie al caso Contra- l’autopsia. Ma anche questa volta i da”. Nel 2002 ha pubblicato con Salvatore Burrafato e Nico- risultati dell’indagine portarono alla la Sfragano il libro “Un delitto conferma dell’ipotesi del suicidio dimenticato, storia di Antonino smentendo il rapporto della polizia e Burrafato vittima di mafia”. De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 28

28 Mauro De Mauro Antonella Romano 3

auro De Mauro, uno Salò. Catturato a Milano nei giorni dei cronisti di punta della Liberazione, fu imprigionato a M del giornale L’Ora di Coltano. Nel 1948 venne processato a Palermo, scompare la Bologna per presunti reati commessi sera del 16 settembre 1970, in una durante la guerra civile, ma fu assolto città spazzata da un furiosa ondata di per insufficienza di prove e poi pro- scirocco africano. Di lui da allora non sciolto in Cassazione. se ne sa più niente. Una “lupara Prima di essere assunto a L’Ora lavo- bianca”, in stile mafioso, che ha per ra al Tempo di Sicilia e al Mattino di vittima un giornalista attento, scru- Sicilia. A Palermo sbarca nel 1959 e poloso e scomodo. diventa redattore del quotidiano del De Mauro aveva 49 anni. Sparisce nel pomeriggio, celebre per le sue batta- nulla poco dopo aver terminato il glie e le sue denunce. Per L’Ora segue suo lavoro in redazione. Il giornalista per un decennio le principali inchie- saluta per l’ultima volta i colleghi e ste sulla mafia e si occupa dei più lascia la palazzina di piazzetta Napo- importanti casi di cronaca. Diventa li, sede del prestigioso quotidiano una spina nel fianco per i mafiosi. La della sera. Viene rapito mentre par- sua firma compare sotto articoli che cheggia la sua Bmw blu in via delle scavano sugli intrecci tra Cosa No- Magnolie, sotto la sua abitazione, stra e mondo politico, suoi sono al- non molto distante dalla centralissi- cuni tra i primi reportage sul ruolo ma via Libertà. Erano le nove di sera dei cugini Nino e Ignazio Salvo, gli da poco passate. esattori di Salemi. Sono firmati da De Nato a Foggia, in Puglia, volontario Mauro anche i servizi sull’omicidio della Decima Mas, la carriera di De del commissario capo della Squadra Mauro comincia dopo la caduta del mobile di Agrigento, Cataldo Tandoy, fascismo, durante la Repubblica di il primo omicidio di mafia siciliano De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 29

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di un rappresentante delle istituzio- alla sede del giornale. L’aria che allo- ni, fatto passare per un delitto a sfon- ra si respirava in Sicilia era pesante. do passionale. Cronista di razza, esu- Gli anni Sessanta furono segnati dal- berante, curioso, era solito, al suo in- le mattanze mafiose, inaugurate gresso in redazione, incitare i ragazzi dalla strage di Ciaculli: il 30 giugno della cronaca, impegnati a battere del 1963 un’auto imbottita di tritolo sui tasti delle macchine da scrivere, esplode e uccide sette tra carabinieri, dicendo: “Minchiate…sono tutte poliziotti ed artificieri dell’Esercito minchiate”. Era il suo grido di batta- nella borgata alle porte di Palermo. glia. Alto, claudicante e con una cica- Con questi eventi sullo sfondo, si trice sul naso per un incidente stra- concludono gli anni dell’Ora che dale, aveva un fratello aviatore mor- precedono il rapimento. Anche se la to in guerra. L’altro fratello è il lingui- mafia è sempre nei suoi pensieri, De sta Tullio De Mauro, ex ministro del- Mauro non si occupa più di mafia da la Pubblica istruzione. Sua moglie un paio d’anni. È stato promosso ca- Elda è stata anche lei braccata dai po servizio alle pagine sportive ma partigiani del Pavese. Due le figlie, attraversa un periodo professionale Franca e Junia, dal nome di Junio Va- difficile, che non lo appaga. Prova a lerio Borghese, comandante di De trasferirsi a Roma, a Paese Sera, sen- Mauro alla Decima Mas. za riuscirci, e contemporaneamente Quando De Mauro arriva a Palermo il perde la collaborazione con Il Gior- giornale aveva già consolidato la sua no. L’ultimo articolo lo scrive sul de- fama di quotidiano d’attacco. Gli an- cennale della rivolta dell’8 luglio del ni “ruggenti” erano iniziati con l’ac- 1960, i moti scoppiati quisto del giornale dei Florio da par- anche a Palermo te del Pci. Dalla metà degli anni Cin- contro il gover- quanta fino a tutti i Settanta l’Ora no Tambroni. conquista la ribalta nazionale per le Il suo giorna- sue inchieste di mafia e le denunce le, diretto da sul mondo politico contiguo e cor- Vittorio Nisti- rotto. Furono gli anni dell’inchiesta a cò, pochi giorni puntate sulla mafia, firmata da gior- dopo la sua nalisti come Felice Chilanti e Mario scomparsa si mobili- Farinella. E delle reazioni pesanti. ta lanciando nel titolo Dopo la pubblicazione della seconda della prima pagina puntata dell’inchiesta, su Luciano un drammati- Liggio, che gli autori indicano come latitante a Palermo, una bomba di cinque chili di tritolo esplode davanti De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 30

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co appello: “Aiutateci”. “Ai nostri oc- sidente dell’Ente nazionale idrocar- chi – ricorda quel periodo Nisticò - si buri, morto in quello che, avrebbe era come spalancato all’improvviso accertato il pm di Pavia 30 anni dopo, un vuoto terribile e assurdo. Ma non fu un incidente aereo ma un ve- l’esperienza più lacerante fu un’al- ro e proprio attentato mentre da Ca- tra: accorgerci, nonostante ce la tania tornava in Lombardia. Secondo mettessimo tutta in termini di lavo- i pentiti di mafia fu un favore chiesto ro, rabbia e sofferenza, di non riusci- dalla mafia americana ai padrini sici- re a prendere in mano il filo degli liani. Forse era questo quello che De eventi”. Giuseppe Fava, che seguirà Mauro aveva scoperto o forse stava lo stesso destino qualche anno più invece per fare luce su un altro affaire tardi, lo definì il primo “cadavere ec- italiano legato al tentato golpe di Ju- cellente” di Palermo. nio Valerio Borghese. Di fatto De Poco prima di essere sequestrato, De Mauro era ormai un testimone sco- Mauro riceve da Francesco Rosi l’in- modo. Pochi giorni dopo la scompar- carico di compiere alcune ricerche sa, accade un fatto strano: un noto sugli ultimi giorni di vita del presi- tributarista palermitano, il cavalier dente dell’Eni Enrico Mattei, a cui il Nino Buttafuoco, dichiara alla fami- regista dedica poi il film “Il caso Mat- glia di essere in grado di far tornare a tei”, interpretato da Gian Maria Vo- casa De Mauro sano e salvo. I fami- lontè. L’unica certezza, a quasi 40 an- liari si insospettiscono, pensano che ni dalla sua misteriosa fine, è proprio Buttafuoco cerchi piuttosto di verifi- questa: De Mauro lavorava alla mor- care quanto avessero scoperto sul se- te di Enrico Mattei, avvenuta il 26 ot- questro gli inquirenti. Arrestato il 19 tobre 1962. Nei giorni che precedono ottobre del 1970, Buttafuoco viene ri- la sua scomparsa, a più di una perso- lasciato il 6 gennaio dell’anno se- na il cronista de L’Ora racconta di guente, senza che emergesse nulla a avere per le mani “qualcosa di gros- suo carico. so”. “Farò tremare l’Italia”, annuncia. Le indagini di carabinieri e polizia Con qualcuno si confida, accennan- sulla morte di De Mauro per anni se- do alle sue indagini sugli ultimi due guono piste assolutamente divergen- anni di vita di Enrico Mattei. Lo fa ti. Il colonnello Carlo Alberto Dalla con l’editore Fausto Flaccovio, ne Chiesa e il capitano dei carabinieri parla con la figlia minore Junia e an- Giuseppe Russo sono tra i primi a la- che con il collega dell’Ansa Lucio vorare sulla sua scomparsa. Anni do- Galluzzo, a cui dice che si sta occu- po, e in circostanze diverse, vengono pando “di un soggetto per un film di entrambi assassinati. Le loro atten- Rosi”. Forse si preparava a fare im- zioni si concentrano sulla pista del portanti rivelazioni sulla fine del pre- narcotraffico. Secondo loro il giorna- De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 31

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lista sarebbe rimasto vittima della lu- me Graziano Verzotto, segretario para bianca per aver scoperto un della Dc siciliana e in seguito presi- traffico di droga tra la Sicilia e gli Stati dente dell’Ems, ente minerario sici- Uniti. Quello delle diverse piste inve- liano, e con l’eminente avvocato Vito stigative diventa un argomento di cui Guarrasi. Carlo Alberto Dalla Chiesa parla in A rilanciare la pista che legava l’ucci- una famosa intervista a Enzo Biagi sione del giornalista non al caso Mat- nel 1981. Dalla Chiesa, alla domanda tei ma ai rapporti con il principe Ju- sulla morte di De Mauro, risponde: nio Valerio Borghese, autore del ten- “Secondo me è stato eliminato per- tato colpo di Stato del 1970, è un ser- ché aveva appreso molto sui traffici vizio del quotidiano La Repubblica, della droga e si riprometteva di fare a firma di Attilio Bolzoni e Francesco uno scoop giornalistico”. La pista del Viviano, pubblicato il 26 giugno traffico di droga è stata sostenuta 2001. “De Mauro è stato ucciso per- anche dal Gaspare Mutolo, il quale ha riferito ai magistrati che De Mauro venne strangolato dal killer Stefano Bontate, il capo della “mafia perdente”, in seguito ucciso dai cor- leonesi di Totò Riina nel corso della “guerra di mafia” esplosa agli inizi degli anni Ottanta. Le prime investigazioni della polizia su De Mauro le avvia invece il com- missario di pubblica sicurezza Bruno Contrada, assieme al commissario Boris Giuliano. I due puntano con prudenza sulla pista Mattei, solleci- tati dalla sparizione dal cassetto del- l’ufficio di De Mauro di alcune pagi- ne di appunti e di un nastro registra- to con l’ultimo discorso tenuto da Mattei, a Gagliano Castelferrato. Nell’indagare sulla morte di Mattei per conto di Rosi, De Mauro inserisce alcuni appunti tratti dall’ascolto di quel nastro e i resoconti di incontri di Mattei con alcuni dei personaggi più influenti in quell’epoca in Sicilia co- De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 32

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ché sapeva del golpe”, è il titolo. Nel- Si resero conto che De Mauro sapeva l’articolo, il capomafia di Altofonte, troppo, che era diventato pericoloso. Francesco Di Carlo, svela: “È qui, alla La notizia che il principe Borghese foce dell’Oreto, il cadavere di Mauro stava progettando un colpo di Stato e De Mauro. Io so chi l’ha ucciso, so che aveva chiesto un appoggio alla perché è stato ucciso. Ora vi raccon- mafia in cambio di alcune promesse, to”. De Mauro, è la tesi sostenuta, Mauro De Mauro la apprende da stava lavorando da alcune settimane ambienti militari e neofascisti. a uno scoop. E lo scoop che pensava È una sua vecchia conoscenza degli di pubblicare era questo: i fascisti di ambienti di estrema destra, a svelargli Junio Valerio Borghese stavano per i dettagli dell’operazione Tora Tora, tentare il colpo di Stato con l’aiuto di nome in codice del piano insurrezio- Cosa Nostra. Per trovare conferme nale che sarebbe dovuto scattare la alle sue intuizioni, e alle notizie rac- notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970. colte in ambienti militari e neofasci- Sapeva troppo e doveva pagare. Fu sti, De Mauro va in giro ad indagare, così che, secondo il racconto del pen- anche in ambienti poco raccoman- tito Di Carlo, Mauro De Mauro viene dabili come il Circolo della Stampa di sequestrato e trascinato in una mas- Palermo, ospitato in un salone del seria a Santa Maria del Gesù. Lì, in un teatro Massimo e descritto come baglio ai piedi di monte Grifone, sa- una bisca dove gli “uomini d’onore” rebbe stato torturato e interrogato. si dilettano al gioco del poker. Il la- Alla fine viene strangolato e poi sep- voro del cronista-segugio non passa pellito lungo il letto del fiume Oreto. inosservato. “C’è quel De Mauro che Ma il corpo, a lungo cercato dagli fa troppe domande sul fatto di Ro- agenti della questura di Palermo, non ma”. La voce arriva alle sfere alte di venne mai ritrovato. Una vendetta Cosa Nostra. “Quando Emanuele della mafia, per tappare la bocca al D’Agostino seppe al Circolo della giornalista di rango che stava per sve- Stampa che De Mauro era a cono- lare i segreti sul golpe che il principe scenza del golpe, raccontò tutto a nero Borghese stava progettando as- Stefano Bontate che era il suo capo – sieme ad alcuni boss di Cosa Nostra. racconta De Carlo - Stefano Bontate Francesco Di Carlo, invischiato anche avvertì gli altri boss della commissio- nella misteriosa morte del banchiere ne, tra cui Giuseppe Di Cristina di Roberto Calvi, ha fatto i nomi dei Riesi e Pippo Calderone di Catania. mandanti dell’uccisione di Mauro De Tutti volarono subito a Roma insie- Mauro e degli assassini. E ha raccon- me a uno che chiamavano l’avvoca- tato che quella sera, in via delle Ma- to, non esercitava la professione ma gnolie, c’era anche Bernardo Proven- era laureato”. zano, allora latitante da sette anni. De Mauro 12-04-2008 15:13 Pagina 33

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Il racconto di De Carlo ai magistrati Bernardo Provenzano e Stefano Dia- ha svelato altri particolari su quella conia”. Inseguendo il tassello man- sera di settembre. Dopo aver lasciato cante della sua storia, De Mauro fa la sede della redazione, De Mauro si salire gli uomini sulla sua auto, che ferma in un bar, compra due etti di poi lascia in una traversa. A Santa caffè macinato, tre pacchetti di Na- Maria di Gesù, regno del potentissi- zionali senza filtro e una bottiglia di mo Stefano Bontate, arriva con un’al- Bourbon. Sua figlia Franca — che si tra macchina. sarebbe dovuta sposare il mattino se- Di Carlo svela chi decise di uccidere il guente — apre la porta di casa e lo giornalista: “Da Roma partì subito vede vicino alla sua Bmw “parlare l’ordine di chiudergli la bocca. I miei con due o tre uomini”. Poi l’auto di amici mafiosi, quando ritornarono a De Mauro riparte all’improvviso. Vie- Palermo, mi raccontarono che quella ne ritrovata abbandonata a un chilo- gente era molto preoccupata, mi dis- metro di distanza. Spiega Di Carlo sero che avevano paura, che se fosse nel suo verbale: “Si è sempre detto uscita anche la più piccola delle noti- che fu rapito. Non fu rapito invece, zie sull’operazione che stavano pre- né prelevato con la forza. Non ce ne parando, loro sarebbero stati tutti ar- fu bisogno. De Mauro conosceva be- restati”. Francesco Di Carlo ricorda ne uno di quei tre uomini, era Ema- anche che, alla vigilia del golpe, ci fu nuele D’Agostino, mafioso di Santa un summit a Milano con tutta la “cu- Maria del Gesù. Gli altri due erano pola”, in cui si doveva decidere cosa De Mauro:cronistimpagina 15-04-2008 10:03 Pagina 34

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fare: “Ci avevano assicurato che nes- laboratore di giustizia ha raccontato suno di noi sarebbe più andato al sog- ai magistrati che quel corpo è invece giorno obbligato né avrebbe più subi- di De Mauro. Il pentito avrebbe ag- to provvedimenti tipo la sorveglianza giunto di aver avuto l’informazione speciale”. Il principe pretendeva che dal boss della ‘ndrangheta di Lamezia alla vigilia del golpe la mafia conse- Terme Antonio De Sensi, poi ucciso gnasse ai generali una lista di tutti i nell’84. La pista rilanciata dalla magi- mafiosi dell’Isola. Per farsi riconosce- stratura calabrese, che la Procura di re durante il colpo di Stato gli stessi Palermo ha voluto verificare, propo- mafiosi avrebbero dovuto portare una neva una traccia totalmente in con- fascia al braccio. Poi il golpe non ci fu trasto con le indicazioni fornite dai più. Ma anche Mauro De Mauro or- collaboratori di giustizia che invece mai era stato inghiottito nel nulla. riportano a Palermo, nella borgata di Così morì Mauro De Mauro. A distan- Santa Maria di Gesù, il punto in cui za di anni, il caso non è ancora con- De Mauro sarebbe stato sepolto. cluso. Dopo 37 anni e un’infinità di L’esame del dna del corpo sepolto a inchieste, aperte, chiuse e riaperte, la Conflenti ha escluso che si tratti di De Procura di Palermo ha chiesto di pro- Mauro. Non è neanche di Belvedere, cessare come unico imputato il pa- ma di un terzo uomo da identificare. drino corleonese Totò Riina, il capo Negli anni passati la Procura di Paler- dei capi. Il processo è in corso alla mo aveva aperto un procedimento Corte d’Assise. Nel frattempo, il 6 di- ‘parallelo’ che vedeva indagati per la cembre 2007, è stata aperta una nuo- scomparsa di De Mauro il boss Ber- va indagine sul caso De Mauro. Il gup nardo Provenzano più ignoti. La Pro- Silvana Saguto ha accolto la richiesta cura successivamente chiese e otten- giunta dalla Procura di Palermo. Il ne l’archiviazione dell’indagine nei Pm Antonio Ingroia ha motivato la ri- confronti degli ignoti. Provenzano ri- chiesta facendo riferimento ai nuovi sulta tuttora indagato. L’indagine si è documenti trasmessi a Palermo dalla avvalsa della collaborazione dei pen- Dda di Catanzaro, secondo cui i resti titi Gaetano Grado, Francesco Mari- del giornalista avrebbero potuto es- no Mannoia, Gaspare Mutolo e Fran- sere sepolti nel cimitero di Conflenti, cesco Di Carlo e la prima parte si è in provincia di Catanzaro. La procura conclusa. Riaperta dal pm di Pavia, calabra, nel settembre del 2007, ha Enzo Calì, che stava provando a fare ordinato la riesumazione e il prelievo luce sull’attentato in cui morì nel di alcuni frammenti per l’esame del 1962 il presidente dell’Eni, Enrico Dna di un cadavere, ufficialmente il Mattei, l’indagine non offre un mo- corpo del malavitoso Salvatore Belve- vente unico sull’uccisione del gior- dere, sepolto in quel cimitero. Un col- nalista. Emerge, in base a quanto De Mauro:cronistimpagina 14-04-2008 12:27 Pagina 35

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raccolto dalle dichiarazioni dei pen- che il cronista conosceva perché fre- titi, che De Mauro è rimasto vittima quentatore del Circolo della Stampa di uno ‘‘scoop’’ sul quale si era imbat- di Palermo. Ma potrebbe non essere tuto cercando di ricostruire, su man- solo questo il movente dell’omicidio dato della casa di produzione che di Mauro De Mauro. Nel ’91 furono stava realizzando un film su Mattei ipotizzati anche legami con la mas- per la regia di Francesco Rosi, le ulti- soneria. Della vicenda De Mauro me ore trascorse in Sicilia dal presi- hanno parlato Gaspare Mutolo, Tom- dente dell’Eni, vittima del sabotaggio maso Buscetta, Gaetano Drago, dell’aereo con il quale era partito da Catania, diretto a Milano. Secondo i magistrati palermitani, proprio nel momento in cui De Mauro indagava su Mattei (estate 1970) a Palermo si verificò una strana coincidenza: la presenza del comandante Junio Vale- rio Borghese, ex capo della Decima Mas nella quale, giovanissimo, aveva militato Mauro De Mauro, prima di arrivare a Palermo. L’ipotesi dei ma- gistrati è che il giornalista, anche per Francesco Di Carlo, Francesco Mari- i buoni rapporti intrattenuti con Bor- no Mannoia. Quasi tutti i pentiti con- ghese, sia venuto a conoscenza del cordano sul fatto che De Mauro fu progetto golpista del ‘‘comandante” rapito sotto casa. E che al sequestro al quale non era estranea la mafia si- avrebbe partecipato anche Bernardo ciliana. La notte tra il 7 e l’8 dicem- Provenzano.  bre del 1970, o notte di Tora Tora, in- fatti, in Italia si verificò un tentativo di colpo di Stato: la mafia si era defi- lata all’ultimo momento per non aver raggiunto alcun accordo sui Antonella Romano ‘‘provvedimenti di clemenza” offerti Palermitana, 46 anni è giornali- a delinquenti del calibro di Luciano sta professionista dal 1987. Liggio e in Consigliere nazionale dell’Unci, cambio della prospettata collabora- ha lavorato al giornale L’Ora di zione militare. Una delle fonti di De Palermo fino al 1992, anno di chiusura del quotidiano del po- Mauro potrebbe essere stato il boss meriggio. Oggi collabora con la Stefano Giaconia (indicato come redazione palermitana de esecutore materiale del sequestro) ‘La Repubblica’. Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 36

36 Giovanni Spampinato

Alberto Spampinato3

utti si gloriavano di vive- re a Ragusa, capoluogo T della Sicilia produttiva e perbene.Ragusa era la provincia “babba”, un pezzo di Sicilia celebrato in quanto pacifico, pulito, tranquillo, immune da contamina- zioni mafiose. Ma Ragusa non era questo luogo paradisiaco. Era un ver- minaio, solo che nessuno ci faceva caso, nessuno guardava dietro la fac- ciata. In città si svolgevano oscuri traffici. Il perbenismo nascondeva turpitudini da provincia corrotta. Le belle spiagge erano approdo sicuro crepe. Non vollero vederle neppure di contrabbandieri di sigarette, droga il 25 febbraio 1972, quando l’armo- e armi. I campi disseminati di carru- nia fu turbata da un truce e oscuro bi e recintati da muretti a secco ospi- omicidio. Il cadavere di Angelo Tu- tavano campi paramilitari clandesti- mino, 48 anni, ingegnere, ex play ni. La passione di alcuni per gli scavi boy, ex consigliere comunale del archeologici faceva da paravento a Msi, commerciante di antiquariato, raduni eversivi di estrema destra. Su- fu trovato abbandonato su una traz- perlatitanti dell’eversione nera circo- zera. L’uomo era stato barbaramente lavano indisturbati... ucciso. Da chi? Vagamente, i giornali Convinti di vivere nel migliore dei scrissero: “le indagini seguono tutte mondi possibili, i pacifici cittadini di le piste”, e si disinteressarono del- Ragusa rifiutavano di vedere queste l’inchiesta. Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 37

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Fra i corrispondenti c’era un ragazzo traffici lungo la costa. di 25 anni che vedeva le cose diver- Giovanni guardò dietro la facciata an- samente. Si chiamava Giovanni che quel 25 febbraio 1972, quando a Spampinato. Studiava filosofia al- Ragusa fu assassinato Tumino. Poi l’Università di Catania. Tre anni pri- scrisse sul suo giornale: gli inquirenti ma, Vittorio Nisticò, il leggendario seguono tutte le piste, e fra tutte le pi- direttore de “L’Ora degli anni rug- ste, ce n’è una che porta dentro il Pa- genti” lo aveva reclutato come corri- lazzo di Giustizia. Fra i sospettati c’è spondente con l’incarico di guardare un insospettabile: il figlio del Presi- dietro la facciata. Per farlo, da allora, dente del nostro Tribunale. Inoltre il ragazzo trascurava gli esami, pub- nelle indagini, aggiunse, sono coin- blicava documentate inchieste sulle volti alcuni protagonisti delle mie in- rughe che stravolgevano il celebrato chieste sulle trame nere.... Gli altri volto della “provincia babba”. Rice- corrispondenti non scrissero nulla di veva complimenti dalla redazione di tutto ciò. “Manca la conferma ufficia- Palermo, ma dai suoi concittadini solo rancori e critiche. Anche alcuni suoi colleghi erano risen- titi. “Chi te lo fa fare?”, gli dicevano quelli che si vantavano di andare d’accordo con tutti. Nel- l’estate del 1970 Giovanni aveva letto “Strage di Sta- to”, pubblicato da Samo- nà e Savelli. Era stata un’illuminazione. Da al- lora aveva voluto raccon- tare la versione siciliana di “Strage di Stato”. Le sue inchieste descrivevano il frenetico attivismo, nella provincia babba e dintor- ni, di gruppi eversivi di estrema destra collegati ai fascisti locali e ai capo- rioni di Ordine Nuovo e non estranei agli oscuri Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 38

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le”, dissero. Giovanni cominciò a Svanirono nel nulla. Come dire? A chiedere: come mai stando così le co- volte un delitto lava l’altro. se – perché il figlio del giudice era ve- Il 6 novembre 1972 Giovanni avreb- ramente sospettato - l’istruttoria pe- be compiuto 26 anni. Era un ragazzo nale non viene trasferita in un’altra mite, innamorato della vita, alle pre- città? Anche allora gli altri corrispon- se con i sogni e le prove della sua denti si voltarono dall’altra parte. età. Era cresciuto in una famiglia di A Ragusa gli articoli di Giovanni gira- modeste condizioni, ma di grandi vano di mano in mano. Non si parla- ideali: suo padre Peppino era stato va d’altro. Ma non succedeva niente. un valoroso comandante partigiano C’era solo quel ragazzo-giornalista sui monti della Jugoslavia. I suoi atti che raccoglieva notizie e continuava d’eroismo erano stati compensati a fare il grillo parlante. Espose anche con due medaglie d’argento al valor il punto debole dell’alibi del figlio militare. Poi era stato uno dei fonda- del giudice. Passarono sei mesi. L’in- tori del Pci di Ragusa e uno dei diri- chiesta restò a Ragusa girando a vuo- genti più noti. Sul piano della mili- to. Poi il 27 ottobre 1972, il sospetta- tanza politica, Giovanni si era sem- to scaricò addosso a Giovanni due pre distinto da lui. Lui era un intel- delle cento pistole con cui notoria- lettuale di sinistra pieno di dubbi, di mente andava in giro. Lo uccise, pre- buone letture e di solida formazio- se un sonnifero e si costituì. ne. I suoi ideali, i suoi princìpi erano I giudici furono comprensivi con Ro- quelli più nobili del Sessantotto: berto Campria. Lo trattarono come giustizia, uguaglianza sociale, dirit- un figlio. Gli diedero solo uno sca- to allo studio, diritto al lavoro, poli- paccione. Per salvarlo dall’accusa di tica partecipata dalla base e volon- omicidio volontario premeditato e tariato sociale. Nel 1968, dopo il ter- da altre aggravanti che portavano remoto che distrusse interi paesi e dritto all’ergastolo, dissero che con i causò oltre mille morti, andò nella suoi articoli (che riferivano notizie Valle del Belice con i soccorritori. vere) quel giornalista lo aveva provo- Negli Anni Settanta, nella beata cato in modo insopportabile. Al pro- “provincia babba”, la democrazia e cesso, il “figlio della giustizia” se la l’antifascismo erano considerati un cavò con una condanna a 14 anni. Di optional ed erano apertamente av- fatto ne scontò solo otto, e in mani- versati da formazioni di nostalgici comio giudiziario. della monarchia e del fascismo, che Dopo il delitto, la provincia babba ri- avevano molto seguito. Già al Liceo prese il quieto tran tran. Delle piste Giovanni, “il figlio del comunista”, del delitto Tumino indicate da Spam- aveva dovuto fare i conti con loro. pinato non si occupò più nessuno. Lui si batteva per affermare i valori Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 39

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della Resistenza e della Costituzione no più vicini. Neanche io, che ero repubblicana. Ora, con l’impegno suo fratello e avevo diviso con lui so- politico, con i suoi articoli cercava di gni, progetti ed ideali, vedevo quel scuotere concittadini che considera- che vedeva lui. Non riuscivamo a vano giusti, fondati perfino i privile- credere agli allarmi che lanciava. gi semifeudali e le angherie che, nel Non accettavamo l’idea che Giovan- 1970, nelle campagne di Ragusa, an- ni potesse capire meglio di noi quel cora regolavano i rapporti fra chi che accadeva sotto i nostri occhi. possedeva la terra e chi la lavorava. Eravamo ciechi e sordi. Sottovaluta- Giovanni cercava di scuotere anche i vamo il fatto che Giovanni avesse suoi colleghi giornalisti e i giornali locali che rimandavano quel riflesso ingannevole, mistificante della real- tà circostante: la solita immagine edulcorata, paradisiaca della “pro- vincia babba”. L’immagine stereoti- pata celebrata anche dal vescovo, un prelato di vecchio stampo che non digeriva le novità del Concilio Vati- cano II e i mal di pancia del dissenso cattolico, e neppure le lotte sindaca- li: vantava sempre l’animo pacifico del suo gregge che rifiutava la lotta di classe. Giovanni non riusciva ad accettare che si potesse dare un’immagine co- sì falsa e strumentale di Ragusa. Si sentiva immerso nella falsità. Noi di- remmo: in un “Truman show”. Si strumenti di conoscenza e di inter- chiedeva: come fanno gli altri, che pretazione della realtà più potenti vivono accanto a me, a fingere di dei nostri: il giornalismo di inchie- non vedere quel che vedo io? Non sta, la supervisione della redazione riusciva a spiegarlo. Talora dubitava dell’Ora, una formazione multi-di- delle sue deduzioni. Ma poi i fatti gli sciplinare, molti contatti fuori dal davano ragione, e ripartiva sentendo mondo chiuso di Ragusa. l’ebbrezza di chi ha il dono della vi- Invano Giovanni additò le scoperte sta in un mondo di ciechi. agli amici, ai coetanei del gruppo Le cose andavano proprio così! Non politico spontaneo Dialogo, che era vedevano neanche quelli che gli era- in quegli anni il luogo di aggregazio- Spampinato:cronistimpagina 15-04-2008 10:05 Pagina 40

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ne giovanile più vivace di Ragusa. Giovanni ne fu deluso, ma non si ar- Dal 1967 al 1969, a Ragusa, Dialogo rese. Si collegò ai gruppi politici più era stato un gruppo di avanguardia vivaci – gli anarchici, i giovani socia- della contestazione giovanile e del listi, le Acli – e si buttò anima e cor- dissenso cattolico. Ma nel 1970 esi- po nelle sue inchieste, in una esplo- tava a fare i conti con una realtà poli- razione diretta della realtà, spingen- tica che si era evoluta e richiedeva dosi da solo in mare aperto, su terre- qualcosa di più dello spontaneismo. ni sempre più difficili. Pubblicò co- Anch’io facevo parte di Dialogo. sì, da testimone solitario, le inchie- Aprite gli occhi, facciamo un passo ste clamorose che documentavano, avanti tutti insieme, ci scongiurava intorno a Ragusa, Catania e Siracu- Giovanni. Lui aveva compreso che la sa, un’intensa attività eversiva di fiammata spontaneista del Sessan- estrema destra. A un certo punto, si totto si era ormai esaurita, che non rese conto che nell’aria c’era qual- bastava l’impegno politico sul fronte cosa di grosso, comprese di essere del ‘no’ a tutto e a tutti, della conte- entrato nel mirino. Allora scrisse un stazione globale al sistema. Riteneva lucido memoriale e lo affidò al suo necessaria, urgente una scelta di partito, il Pci, lanciando un forte e campo politico. Insieme al suo grup- motivato allarme. Il partito lasciò il po, voleva scegliere una parte politi- memoriale nel cassetto. Lo tirò fuori ca ben definita nel campo della sini- solo dopo la sua morte. stra. Ma il gruppo non era pronto, Nel piccolo mondo di Ragusa, Gio- non si lasciò trascinare, e Giovanni vanni aveva la fortuna e la disgrazia fece la scelta da solo. Fu tentato di di essere un giornalista. Era cioè uno aderire al Manifesto, che era appena dei pochi a disporre di un occhio nato, poi approdò al Pci da indipen- acuto in un mondo di ciechi. Questo dente. Portò nel partito di Berlinguer status lo stimolava a fare la “piccola il suo entusiasmo e il suo fardello di vedetta lombarda”, a salire in alto, interrogativi e di progetti. sui pennoni più esposti al fuoco ne- Inutile dirlo, le sue aspettative anda- mico per fare un’osservazione in no- rono deluse: scoprì presto che il par- me collettivo. Forse nessun’altro di- tito non era il formidabile intellet- sponeva di una vista complessiva tuale collettivo descritto da Antonio completa e aggiornata come quella Gramsci, né il partito rivoluzionario che Giovanni riuscì a ottenere facen- disegnato da Lenin. Era una bottega do, dal 1969 al 1972, il cronista di Ra- elettorale gelosa dei propri assetti gusa, con gli stimoli e il monitorag- interni, poco permeabile a discutere gio della redazione di Palermo. Gio- idee che non arrivavano col suggello vanni ebbe l’opportunità di scoprire di autenticità di Botteghe Oscure. e di raccontare al mondo esterno co- Spampinato:cronistimpagina 14-04-2008 12:41 Pagina 41

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sa si nascondeva sotto l’etichetta finsero di non vedere. Giovanni in- rassicurante della “provincia babba”. vece documentò e descrisse la scena Scoprì, ad esempio, e lo raccontò ai ai lettori dell’Ora. Il giornale pubbli- suoi lettori, che super-latitanti del- cò il nome del sospettato eccellente. l’eversione nera circolavano libera- Fu uno scandalo. A finire sotto ac- mente, riveriti e ossequiati; che negli cusa fu proprio il cronista indiscre- ambienti della destra locale si parla- to. Giovanni si dovette giustificare: va di campi paramilitari, di armi, di come avrei potuto tacere un fatto sbarchi clandestini di strane merci così clamoroso, e per di più palese? sul litorale circostante; scoprì che a Fu il solo cronista. Anche nei mesi Ragusa erano arrivati da Roma noti successivi fu il solo a scrivere articoli fascisti che ostentavano legami col sulle indagini in stallo. “principe nero” golpista Junio Vale- Il figlio del giudice sospettato si rio Borghese, che avevano mirabo- chiamava Roberto Campria. Aveva lanti progetti di investimenti. trent’anni. Era un giovane scape- Lo schizzo di sangue dell’omicidio strato. All’università s’era perso per Tumino imbrattò il paradisiaco sce- strada e i genitori gli avevano procu- nario del “Truman show”. Quando rato un impiego pubblico. Collezio- nelle indagini fu coinvolto quel per- nava armi, giocava a carte, frequen- sonaggio al di sopra di ogni sospet- tava personaggi equivoci della de- to, il figlio del giudice più alto in gra- stra e della malavita. Insomma la do in città, Giovanni lo scrisse sul suo giornale. Immaginò che final- mente il velo dell’ipocrisia sarebbe caduto, che finalmente i suoi con- cittadini avrebbero convenuto con le sue idee sulla vera natura della provincia iblea, avrebbero ammesso che lì avvenivano strane cose. Gio- vanni immaginava questi sviluppi. Si sbagliava. I suoi concittadini si preoccuparono solo di cancellare in fretta la macchia di sangue e di ri- prendere lo spettacolo. La parte im- brattata dello scenario fu ritagliata con cura e nascosta alla buona, sot- to il tappeto, davanti a molti testi- moni, davanti allo sguardo distratto dei giornalisti del luogo. Anche loro Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 42

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sua figura non era adamantina. Ma articolo che scagionasse lui e met- era il rampollo dell’alto magistrato, tesse in buona luce suo padre. Sape- e forse proprio per questo fu trattato va benissimo che non spettava al ra- con molta, troppa indulgenza dagli gazzo-giornalista scagionarlo. Qual inquirenti. E, nonostante questo, era il suo vero obiettivo? Forse sco- non sapeva come uscirsene. Era prire se il cronista sapeva qualco- preoccupato che fossero pubblicate s’altro sul suo conto e sulle indagini altre notizie sui sospetti che grava- sul delitto Tumino. O forse sempli- vano su di lui. Spalleggiato dai geni- cemente screditare il giornalista che tori, tentò di intimidire il cronista aveva osato fare il suo nome, facen- dell’Ora. Prima, con una querela in- dogli scrivere una bufala. Così non sostenibile, che in Tribunale fu la- sarebbe più stato preso sul serio, sciata cadere. Poi cercando di con- qualunque cosa gli venisse in mente quistare la fiducia del cronista per di scrivere. Giovanni si poneva que- tirarlo dalla sua parte. Gli confidò, ste domande e non sapeva rispon- ad esempio, di temere che chi gli dere. Capiva che il sospettato attri- aveva fornito l’alibi cambiasse idea. buiva a quell’articolo enorme valo- Giovanni pubblicava le dichiarazio- re, ma non era disposto a scrivere ni del sospettato che si dichiarava sotto dettatura, senza pezze di ap- innocente. Ma questi non si accon- poggio. Capiva che quel tipo, che si tentava. Lo assillava con le sue ri- vantava di andare in giro armato, chieste. Voleva che il ragazzo-gior- voleva mettergli paura. nalista scrivesse in un articolo di es- Giovanni la paura ce l’aveva, altro sersi convinto che con l’omicidio che! Ma non voleva darla a vedere, non c’entrava nulla. Come puoi pre- non era disposto a cedere. Non era tendere da me una cosa simile, gli disposto a dire che quel Truman obiettava Giovanni? E a cosa servi- Show era la realtà. Come avrebbe rebbe? Il sospettato cominciò a fare potuto dirlo, lui che continuava a te- la vittima. Ce l’avevano con lui per- nere il drago per la coda? Lui che ché ce l’avevano con suo padre… aveva denunciato lo scandalo? Lui Diceva che a Palazzo di Giustizia che aveva lanciato l’allarme e adesso c’era una lotta contro suo padre. aspettava solo che arrivassero “i no- Cercavano di coinvolgere il figlio per stri”? Forse anche il giovane scape- fregare lui. Scrivilo, diceva al croni- strato figlio del giudice-per-antono- sta. Giovanni rispondeva: se mette- masia temeva che arrivasse il Setti- rai questa dichiarazione per iscritto, mo Cavalleggeri. io ne darò notizia e col massimo ri- Fatto sta che a un certo punto per il lievo. Il confronto si arenò su questo figlio del giudice l’attesa si fece intol- punto. Il sospettato insisteva per un lerabile. Perciò con una scusa attirò Spampinato 12-04-2008 15:14 Pagina 43

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il ragazzo-giornalista in un posto isolato, e lo uccise. In Corte d’Assise se la cavò con pochi anni di carcere, e a Ragusa lo spettacolo continuò. Nessun giornalista pubblicò più in- discrezioni sul delitto Tumino, le in- dagini finirono nel nulla e nel 2006 furono archiviate: un delitto ad opera di ignoti. Fra l’altro per deci- sione dello stesso magistrato che aveva svolto le prime indagini, dive- nuto intanto procuratore della Re- pubblica di Ragusa. Nel 2007 il pro- curatore Fera è stato denunciato da cinquanta cittadini di Ragusa con- vinti che abbia riservato un tratta- mento di favore all’illustre sospetta- to ed è stato iscritto nel registro de- gli indagati per il reato di abuso nalismo Saint-Vincent. La Giuria ha d’ufficio e di favoreggiamento per- definito la sua vicenda emblematica sonale nei confronti del figlio del di tutte le storie dei giornalisti uccisi giudice. Nel 2007 Fera è stato accu- per motivi di mafia e di terrorismo. Il sato dai senatori Giuseppe Di Lello presidente della Repubblica Giorgio e Giovanni Battaglia di essere un in- Napolitano ha detto che con la sua sabbiatore. Ha reagito querelandoli vita e con la sua morte Giovanni entrambi. Spampinato ha onorato la storia del Questa storia io l’ho raccontata più giornalismo italiano. ampiamente nel libro “Vite ribelli”, 3 Sperling & Kupfer, pubblicato a otto- bre del 2007. Giovanni Spampinato era mio fratello maggiore. Dal giorno della sua morte non c’è stato più un giorno sereno nella mia famiglia. Per 35 anni la storia di Gio- Alberto Spampinato vanni è stata bistrattata, messa da parte, accantonata. Solo nel 2007 è È il fratello minore di Giovanni. Giornalista professionista, quiri- tornata attuale, quando alla memo- nalista dell’Agenzia Ansa, con- ria del cronista di Ragusa è stato as- sigliere nazionale della FNSI, segnato il prestigioso Premio di gior- dal 1980 vive a Roma. Casalegno 12-04-2008 15:16 Pagina 44

44 Carlo Casalegno

Roberto Franchini3

e BR sparano a Casa- “ legno per ucciderlo. L Quattro proiettili alla testa: molto grave”. La Stampa del 17 novembre 1977 an- nuncia così il feroce attentato al suo vicedirettore Carlo Casalegno, colpi- to il giorno prima da quattro terrori- sti mentre rincasava dal giornale. Per due settimane Casalegno resta sospeso tra la vita e la morte, tra l’an- goscia e la speranza di famigliari e amici. Il 29 novembre muore il gior- nalista individuato dai terroristi co- me un obiettivo perché “servo” di quello Stato che essi presumevano di abbattere. l’università di Gioele Solari e Luigi Ei- Arrigo Levi, direttore della Stampa in naudi, e la laurea in Lettere (lettera- quel tempo di fuoco e di sangue, tura francese) con Ferdinando Neri. scrisse che “servo dello Stato” era il Il giovane Casalegno mette presto a titolo più alto che si potesse ricono- frutto gli insegnamenti di quei mae- scere a Carlo Casalegno. stri osteggiati dal fascismo. Nel 1942 Nato a Torino il 15 dicembre 1916, entra nel primo nucleo del Partito studiò con eccellenti risultati nel li- d’azione e partecipa alla Resistenza ceo classico D’Azeglio, la scuola di nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Augusto Monti, Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone ricorda Cesare Pavese, Massimo Mila. Poi in una pagina dedicata all’amico: “Il Casalegno:cronistimpagina 14-04-2008 12:44 Pagina 45

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28 aprile 1945, in Torino appena li- I colleghi lo ricordano rapido nello berata, ancora tra gli spari degli ulti- scrivere, incisivo nelle sintesi, bril- mi cecchini, nasceva GL, il quotidia- lante nella titolazione. Si occupa di no del Partito d’azione, diretto da cultura e di politica estera, le sue Franco Venturi (...). E qui Carlo Casa- grandi passioni. Sono anni di duro legno conobbe l’oscura fatica del re- lavoro, in gran parte ignoto ai lettori, dattore di un quotidiano improvvi- ma prezioso in un giornale che, negli sato, misurò le proprie forze, scoprì anni della ricostruzione e di una la vocazione e la passione per il gior- nuova vita repubblicana, si afferma nalismo. Abbandonò senza rimpian- tra i primi in Italia. ti e per sempre l’insegnamento e Dal 1968 è vicedirettore della Stam- con umiltà prese a conoscere tutti i pa con Alberto Ronchey prima e con ferri del nuovo mestiere. Di tanto in Arrigo Levi dopo. È titolare di una tanto firmava qualche articolo”. rubrica settimanale che chiama “Il Il giornale non ha vita lunga e cessa nostro Stato” e si occupa della socie- le pubblicazioni nell’aprile 1946. tà civile: la scuola, i giovani, la giusti- Dopo una parentesi alla redazione zia, la laicità delle istituzioni, i rap- del Popolo nuovo, Casalegno passa porti con la Chiesa. alla Stampa dove lavora 30 anni. Casalegno anticipò e analizzò a fon- Casalegno 12-04-2008 15:16 Pagina 46

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do molti temi oggi di drammatica at- ogni libertà, aveva risposto: “Bisogna tualità. Le carceri sovraffollate e i rimanere per vedere con i propri oc- maltrattamenti ingiustamente inflit- chi come andrà a finire”. 3 ti, la necessità di separare i detenuti per terrorismo da quelli “comuni”. Nella polemica sul progetto di co-

struire una moschea a Roma (negli anni Settanta) si schiera per la parità delle confessioni religiose. È severo nel condannare il lassismo nel- l’istruzione, la corruzione nella vita pubblica, la frammentazione impro- duttiva dei poteri locali. Ma il suo impegno più forte, fino al termine della sua vita, sarà contro Roberto Franchini l’eversione montante, le complicità nascoste, la finta neutralità fra istitu- Nato a Verona nel 1935, laurea- to in Giurisprudenza, giornalista zioni e brigatisti. Il 9 novembre 1977 professionista, all’Arena di la Stampa pubblica il suo articolo Verona prima e dal 1969 a “Terrorismo e chiusura dei covi”. Ca- La Stampa di Torino. Redattore, poi caposervizio agli salegno verrà assassinato una setti- Esteri quando vicedirettore de mana dopo. La Stampa era Carlo Casale- Un ricordo di molti anni fa. All’indo- gno. Redattore capo delle edi- mani del colpo di Stato in Cile e della zioni locali fino al 1994. Ha svolto e svolge tuttora attivi- morte di Allende, a un collega che gli tà sindacale ed è stato nella chiedeva che cosa si dovesse fare in Giunta esecutiva della Fnsi dal un Paese come quello, privato di 1981 al 1986. Impastato:cronistimpagina 14-04-2008 12:46 Pagina 47

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ra un destino segnato Vitale e Umberto Santino, il fonda- quello di Peppino Impa- tore del centro di documentazione E stato. Era nato a Cinisi in antimafia dedicato alla sua memo- una famiglia di mafia. Il ria, gli implacabili cacciatori di una marito di sua zia, Cesare Manzella, verità evidente che in pochi inten- era un boss di prima grandezza nel devano riconoscere. Gli accusatori firmamento delle coppole. Suo pa- dei “Notissimi ignoti”. Badalamenti, dre, Luigi, aveva un amico che era il in primo luogo, il cui nome era stato numero uno di Cosa Nostra, Tano indicato già dal palco nel primo co- Badalamenti. mizio, tenuto due giorni dopo la E invece Peppino il ribelle, militante scoperta del cadavere dilaniato da di una sinistra che si componeva e si un’esplosione. divideva, alimentando una galassia Ci sono voluti 23 anni perché Peppi- di sigle, partiti e movimenti, cambiò no Impastato diventasse con bollo di la sua sorte. E Tano Badalamenti di- giustizia un morto di mafia. E quel- ventò il mandante del suo assassinio. La fine di Peppino, morto a 30 anni, il 9 maggio del 1978, 5 giorni prima della sua elezione a consigliere co- munale di Cinisi nelle liste di De- mocrazia Proletaria, impresse una decisa sterzata al corso della vita di chi gli sopravvisse. Di sua madre, Felicia Bartolotta e di suo fratello Giovanni, come di sua cognata Feli- cetta. Diventarono i custodi della sua memoria e insieme con Salvo Impastato 12-04-2008 15:17 Pagina 48

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l’omicidio un delitto contro la paro- fu condannato all’ergastolo per quel la. L’assassinio di un giornalista po- delitto ma il 30 aprile 2004, a 80 anni, stumo. Perché Peppino fu iscritto al- morì nel centro medico penitenzia- l’albo professionale, quando final- rio Devens Fmc, ad Ayer (Massachu- mente Badalamenti, nel 1997, fu in- setts). Vi era stato trasferito dal car- criminato. cere di Fairton nel New Jersey dove Parlava Peppino. Parlava tanto in scontava 45 anni per un colossale una Cinisi muta, sorda e cieca. traffico di droga sulla rotta aerea Parlava dai palchi improvvisati sui Usa-Sicilia. quali rappresentava il suo impegno. Il 5 marzo 2001, Vito Palazzolo, brac- Si faceva ascoltare dai microfoni di cio destro di Badalamenti, anche lui Radio Aut. Mostrava cosa stavano fa- amico degli Impastato, aveva rime- cendo del suo paese, con l’aeroporto diato trent’anni, incassando lo scon- in ampliamento, l’America dei cugi- to previsto per chi va incontro a un ni d’oltreoceano sempre più vicina, giudizio abbreviato. Aveva 83 anni la droga a fiumi e la speculazione dei ed era detenuto ai domiciliari. signori del cemento alle porte. Face- Felicia Bartolotta lo incrociò nel pri- va nomi e cognomi. Di mafiosi e di mo giorno del primo processo inten- politici. Che andavano a braccetto e tato per la morte del figlio. Lo guardò si facevano fotografare insieme. Fece dritto negli occhi e lo costrinse ad anche quello di Pino Lipari, il geo- abbassare lo sguardo. Gli sibilò con metra dell’Anas che solo molti anni rabbia: “Vergognati”. Palazzolo non dopo sarebbe finito in carcere come resse il furore di quella donna minu- ministro delle finanze della holding ta e sempre a lutto. Andò incontro ai del padrino corleonese Bernardo giudici, si affidò alle cure dell’avvo- Provenzano che a Cinisi era andato a cato Paolo Gullo, lo stesso di Badala- fidanzarsi con Saveria Benedetta Pa- menti. Il legale giocò la carta del sui- lazzolo. cidio o dell’incidente di lavoro di un Tano Badalamenti, l’11 aprile 2002, terrorista sprovveduto per demolire dal basso una verità che ora contava anche sulle rivelazioni di un pentito, Salvatore Palazzolo. Il 18 novembre del 1994 il collaboratore di giustizia aveva messo a verbale: «Il vicerap- presentante della nostra famiglia, Vi- to Palazzolo, mi ha raccontato del fatto pochi anni fa e solo allora ho saputo che il padre del ragazzo era un uomo d’onore appartenente alla Impastato 12-04-2008 15:17 Pagina 49

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famiglia di Tano Badalamenti. La co- giunse Palazzolo che avevano tenta- sa mi ha sorpreso anche perché mi to di fare diminuire l’intensità di tali rendevo conto che lo stesso padre attacchi ma Impastato era andato era in certo modo responsabile della avanti per la sua strada al punto che morte di quel ragazzino e proprio in un’apposita riunione degli espo- ciò mi ha fatto apparire l’episodio ri- nenti di spicco della famiglia di Cini- provevole. Secondo quanto ho ap- si era stata deliberata l’uccisione”. preso dal Palazzolo, l’omicidio è sta- “Se oggi siamo arrivati a questo – to voluto da Gaetano Badalamenti disse il pm Franca Imbergamo – è ed eseguito da Francesco Di Trapani perché abbiamo sviluppato il lavoro e Nino Badalamenti (entrambi mor- ti, ndr)”. Salvatore Palazzolo precisò che al momento dell’omicidio si tro- vava detenuto all’Ucciardone, nel re- parto infermeria. Ma sbagliò la data, indicando il 1976. Nel febbraio del- l’anno successivo, sentito nuova- mente, indicò la data esatta del delit- to e spiegò di avere appreso le noti- zie dopo il 1984, data dell’arresto in Spagna di Badalamenti. Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell’aprile del 1995, l’inda- gine era stata riaperta. La famiglia si era costituita parte civile con l’avvo- cato Vincenzo Gervasi. Sul movente, il racconto di Salvatore Palazzolo aveva incrociato le dichia- razioni di altri collaboratori da Fran- cesco Di Carlo ad Antonino Caldero- ne: “Vito Palazolo mi riferì che Impa- stato da tempo dava fastidio a Bada- lamenti con le trasmissioni radiofo- iniziato dal giudice Rocco Chinnici niche e con le manifestazioni pub- (ucciso dalla mafia nel 1983), ag- bliche che organizzava a Cinisi, ac- giungendovi l’anello mancante: i cusando Badalamenti di traffici di collaboratori di giustizia”. stupefacenti e di varie irregolarità Palazzolo fu il primo a essere condan- nel campo degli appalti pubblici e nato. Felicia Bartolotta aveva 85 anni. nella gestione dell’aeroporto. Ag- “Ora – disse – tutti sanno qual è la Impastato:cronistimpagina 16-04-2008 11:44 Pagina 50

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verità. Ora aspetto la condanna di La notizia della sua morte giunse nel Badalamenti e poi posso anche mo- giorno in cui in via Caetani a Roma rire”. Morì il 10 dicembre 2004 a 88 gli aguzzini delle BR facevano trova- anni, pochi mesi dopo l’ergastolo a re nel bagagliaio di una R4 rossa il don Tano. cadavere di Aldo Moro. Nel cono Ripeteva: “Anche gli insetti se lo sono d’ombra di una tragedia nazionale la mangiati mio figlio. Che ci vado a fa- fine di Peppino era una nota a mar- re al cimitero? Lì non c’è. Un sac- gine in un’Italia squassata dal terro- chetto, solo un sacchetto, questo mi rismo. Non per chi quel ragazzo esile hanno lasciato. No, non c’è perdono ma dotato di un’energia contagiosa per quello che hanno fatto”. Qualche aveva conosciuto. Non per quel che anno prima l’avevano ricoverata in restava della sua famiglia. Non per i coma. Scoprirono che aveva due “compagni” che lo avevano incon- ematomi alla testa. Spiegò: “Mi met- trato e per quelli che gli erano stati al tevo davanti alla foto di Peppino e fianco in radio come nei cortei e nel- mi davo pugni in testa fino a stonar- le manifestazioni. mi. Ecco cosa era successo”. Erano stati lì gli amici di Peppino. Peppino lo fecero a pezzi sui binari Erano alla ferrovia a tentare di avvi- della ferrovia di Cinisi nella notte tra cinarsi alla scena del delitto. I cara- l’8 e il 9 maggio del 1978. Lo misero binieri, coordinava il maggiore, futu- sulle rotaie quando era già stordito, ro generale, Antonio Subranni, tene- adagiarono il corpo su una carica di vano a distanza solo loro. Poi anda- tritolo e fecero brillare l’esplosivo. rono a perquisirgli le case. Nell’ap- Poi lo uccisero per 23 anni ancora. partamento della zia, Fara Bartolotta Provando a seppellirne il ricordo dove Peppino viveva, trovarono an- sotto una montagna di falsi e calun- che un frammento di diario. Era del nie. Felicia, Giovanni e Felicetta e gli novembre del 1977. Era lo sfogo di amici di Peppino, si trovarono a lot- un militante deluso, c’era l’amarezza tare per smontare pezzo per pezzo di un attivista che non conosceva il una ricostruzione di comodo che vo- limite tra privato e politico. Bastò leva Peppino alternativamente suici- quella lettera per la tesi del suicidio. da o vittima di un incidente da dina- “Purtroppo debbo riconoscere — è mitardo inesperto: saltato per aria scritto in quel foglio trovato nella ca- maneggiando l’esplosivo. Trenta chi- sa di Cinisi e recuperato dalla com- li di resti su un raggio di 300 metri. missione Antimafia che nel 2000 li- “Hanno ammazzato Peppino”, disse cenziò una relazione durissima sui Felicetta alla suocera. “Cacciai un depistaggi del caso Impastato — urlo e poi non dissi più nulla”, rac- d’aver dato la mia sensibilità in pasto contò Felicia. ai cani. Ho cercato con tutte le forze Impastato 12-04-2008 15:17 Pagina 51

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che mi restavano in corpo di ripren- dere quota, incoraggiato anche dalla fiducia e dall’affetto di alcuni com- pagni (vecchi e nuovi): non ce l’ho fatta, bisogna prenderne atto. Il mio sistema nervoso è prossimo al collas- so e, sinceramente, non vorrei finire i miei giorni in qualche casa di cura. Ho bisogno, tanto bisogno di starme- ne un po’ solo, riposarmi, curarmi. Spero di riuscirci. Il parto non è stato indolore, ma la decisione è ormai presa. Proclamo pubblicamente il mio fallimento come uomo e come rivoluzionario. Addio, Giuseppe”. “Era tutto pianificato”, raccontò al- l’Antimafia l’allora commissario del- la Digos, Alfonso Vella, arrivato a Ci- nisi quando i carabinieri stavano già ce Paolo Borsellino per finire sotto smobilitando. processo e assolto per mafia. C’era da stabilire l’ora in cui Impa- Il necroforo comunale però si ricor- stato era ancora vivo su quei binari. dava di un brigadiere che gli disse di Sarebbe stato interessante sentire la cercare una chiave tra i cespugli. Li- casellante di turno fino alle 22 dell’8 borio, così veniva chiamato, di chia- maggio del 1978. Si chiamava Prov- vi ne trovò tre ma non andavano be- videnza Vitale. Nessuno la cercò e si ne. Il brigadiere gli disse di cercare seppe che era partita per gli Stati ancora, poi quella chiave la trovò lui. Uniti. L’aspettavano per il gennaio Era lucida e apriva Radio Aut. Era dell’anno successivo. Il comandante proprio quella che Impastato teneva della stazione di Cinisi rassicurò che sempre nella tasca dei pantaloni. al rientro dagli Usa l’avrebbe inter- Non era né annerita, né piegata dal- rogata. Ma di Provvidenza Vitale non l’esplosione, o, peggio, ridotta in se ne seppe più nulla. E c’era la “let- polvere. Era lì. Lucida. E rimase agli tera d’addio” trovata da Carmelo Ca- atti. Non così le tre chiavi trovate da nale, aggregato a Cinisi in quei gior- Liborio. A parlarne fu solo il necrofo- ni in una stazione che aveva una ro. Stranezze. Scherzi di un ordigno unità in sovrannumero. Allora era un che risparmia gli occhiali della vitti- brigadiere. Poi divenuto maresciallo ma e dilania il cranio. e tenente avrebbe lavorato col giudi- L’esplosivo era esplosivo da cava. Impastato 12-04-2008 15:17 Pagina 52

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corto i carabinieri. Era sangue zero negativo, gruppo raro, lo stesso di quello di Peppino, accertò un perito indipendente, il luminare della me- dicina legale Ideale Del Carpio. E sangue dello stesso gruppo trovaro- no i periti Caruso e Procaccianti su una pietra di quel rudere. Ma la casa non c’è neppure nello scarno fasci- colo fotografico rimasto agli atti. Tra i reperti resterà dimenticato “un pezzo di stoffa colore nocciola spor- co che presenta attaccature di mate- riale solido colore piombo”. Cos’era quella sostanza? Non fu esaminata. Così come “la materia argentata so- lidificata” di cui era imbevuto un sacco di tela. Il compendio di quel che accadde Non fu esaminato. E non furono rile- sta in un libro di Umberto Santino vate impronte sulla macchina di Im- che non a caso si intitola “L’assassi- pastato che pure era stata sequestra- nio e il depistaggio”. Perché questo ta e lasciata alla mercé dei curiosi nel accadde. Dopo l’omicidio fu dispie- piazzale davanti alla caserma. gato un potenziale di falsi, sottovalu- Contro ogni evidenza era suicidio o tazioni, investigazioni a senso unico attentato. Tutto, fuorché mafia. per allontanare la verità. Erano altri Tutto contro gli indizi che invece gli tempi e Badalamenti era ancora l’in- amici di Peppino, con gli avvocati terlocutore privilegiato di pezzi dello Turi Lombardo e Michelangelo Di Stato che teorizzavano e praticavano Napoli, avevano raccolto imploran- la coesistenza pacifica con Cosa No- do i carabinieri di prenderli in con- stra. Tanto più che l’era dei Corleo- siderazione. Trovarono, ad esem- nesi era agli albori e la supremazia di pio, una pietra rossa insanguinata Badalamenti a rischio. Quel giovane nel casotto di fianco ai binari della che additava il padrino di Cinisi co- ferrovia. Fu lì che gli assassini col- me un pericolo pubblico, che non ri- pirono Peppino, fu con quella pie- sparmiava l’arma tagliente dell’iro- tra che lo tramortirono per poi or- nia e dello sberleffo, era una mac- chestrare la messinscena. chia. Badalamenti decise il delitto, “Era sangue mestruale”, tagliarono onorando a suo modo un patto con Impastato:cronistimpagina 15-04-2008 10:13 Pagina 53

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Luigi Impastato, il padre di Peppino. La casa di Felicia Bartolotta diventò Ordinò di liquidare il ragazzo solo una sorta di museo. Un giardino nel quando Luigi, di ritorno da un viag- quale si coltivava l’attesa di giustizia, gio in Usa, morì in un misterioso in- nutrendo la memoria e sradicando cidente stradale, sul quale, manco a la menzogna. È una piccola stanza dirlo, non si indagò. bianca dietro a una persiana smalta- Luigi Impastato era andato negli Usa ta color legno che ha di fianco una nell’aprile del 1977 a perorare lapide. Dentro casa, foto e poster alle l’intercessione di qualche mamma- pareti. Un ritratto in bianco e nero, la santissima per avere salva la vita del tessera da giornalista ad honorem, la figlio. Quello che provarono a rac- laurea honoris causa. contare come un viaggio di piacere Arrivavano le scolaresche a sentire fu invece la disperata missione di un le parole della madre di Peppino. E padre che sapeva di non poter far quando con il film “I Cento passi” di nulla da solo per fermare una sen- Marco Tullio Giordana la storia di tenza già scritta e andò a chiedere Peppino diventò conosciuta al aiuto. Era partito dopo una visita a grande pubblico, le visite si molti- casa di Vito Palazzolo: “Gli era venu- plicarono. “State attenti, occhi to a dire che Tano Badalamenti gli aperti, il futuro siete voi”, ripeteva a voleva parlare”, raccontò la vedova. tutti Felicia.  Felicia Impastato, una cugina ameri- cana che lo ospitò, lo vide teso e pre- occupato. Parlarono di Peppino e di come fosse diventato un bersaglio. A mezze frasi, come usa tra siciliani. Ma Luigi disse: “Prima di uccidere Peppino devono uccidere me”. E in- Enrico Bellavia fatti fu solo dopo la morte di Luigi che suonò l’ultima ora per Peppino. (Palermo, 1965), vicecaposervi- zio della redazione palermitana Felicia Bartolotta raccontò la sua di Repubblica, ha svolto per 20 storia in un libro di Umberto Santino anni l’attività di cronista di nera e Anna Puglisi, dal titolo “La mafia in e giudiziaria. Con Salvo Palaz- zolo ha pubblicato, per le Edi- casa mia”. Raccontò del veto impo- zioni della Battaglia, “Falcone e sto al marito di ricevere in casa “gli Borsellino, Mistero di Stato” e amici suoi”, “i mafiosi”. C’era l’intera per Carocci, “Voglia di mafia”. parabola esemplare e unica della vi- Con Silvana Mazzocchi ha firma- to “Iddu” (Baldini e Castoldi Da- ta di Peppino, potenziale mafioso tra lai), sulla cattura di Bernardo mafiosi e invece ribelle e per questo Provenzano. Ha scritto anche vittima. per “Micromega” e “Limes”. Francese 12-04-2008 15:18 Pagina 54

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Giuseppe Lo Bianco3

o hanno ucciso sotto casa mio padre, si conoscevano, poi si sa- una sera di gennaio, tor- lutarono. Quando sentii di nuovo L nava dal Giornale di Sici- parlare di lui fu per scoprire a 20 an- lia, dieci minuti prima ni, all’inizio del mio cammino pro- aveva salutato i colleghi nello stesso, fessionale, che la violenza vissuta da identico, modo di ogni sera: “uomini ragazzo sui marciapiedi del mio del Colorado, vi saluto e me ne va- quartiere si era trasferita nella mia do”. Al Diario, il quotidiano dove la- vita da adulto, di aspirante giornali- voravo, arrivò la segnalazione di un sta. Solo che il rischio, adesso, non omicidio, in viale Campania. A pren- era più fare a botte con i più prepo- derla fu, paradossi della sorte, suo fi- tenti, ma un proiettile di 38 in faccia. glio Giulio, ‘’biondino’’ come me, Mario non lo conoscevo e i miei ri- che si precipitò sul luogo del delitto cordi sono un impasto di articoli, senza sapere di andare incontro a anche suoi, letti dopo, di racconti dei suo padre, coperto per terra da un colleghi con cui aveva lavorato, di lenzuolo bianco. Lo fermò Boris Giu- colloqui con investigatori e magi- liano, capo della Mobile di allora, strati, di ipotesi lanciate nelle serate che abbracciandolo lo trascinò lon- interminabili di chiacchiere e vino tano. E Giulio capì, immediatamen- tra cronisti per trovare una risposta te, senza bisogno di parole.I miei ri- ai grandi misteri di mafia di questa cordi si fermano qui, con l’aggiunta città. E la morte di Mario, il 29 gen- di un flashback personale: ho cono- naio 1979, era uno di questi. Fino a sciuto Mario Francese ma solo per quando i pentiti che all’inizio non un attimo. Lo incontrai sul portone avevano voluto parlare e una sen- del Giornale di Sicilia, ricordo il suo tenza della Cassazione hanno alzato impermeabile chiaro, la sua espres- il velo anche su questo delitto ‘eccel- sione assorta; parlò brevemente con lente’, scoprendo il volto sanguinario Francese 12-04-2008 15:18 Pagina 55

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dei corleonesi: Leoluca Bagarella, il appalti e dell’economia, iniziava a killer che sparò quella sera in viale delinearsi la strategia di attacco di Campania, Riina, Raffaele Ganci, Cosa Nostra alle istituzioni”. Francesco Madonia, Michele Greco i Era il 1979, l’inizio dell’assalto cor- componenti della commissione ma- leonese al vertice di Cosa Nostra go- fiosa che ordinarono il delitto. Per- vernato da Stefano Bontade e Tano ché, è scritto nella sentenza, Mario Badalamenti, un capitolo ancora possedeva “una straordinaria capa- tutto da scrivere, come tanti altri, cità di operare collegamenti tra i fatti della storia di Cosa Nostra. I soldi di cronaca più significativi, di inter- dell’eroina facevano gola ai “vidda- pretarli con coraggiosa intelligenza, ni” guidati dal ‘capo dei capi’, una e di tracciare così una ricostruzione banda feroce e agguerrita che aveva di eccezionale chiarezza e credibilità cominciato a sbarazzarsi dei nemici sulle linee evolutive di Cosa nostra, in divisa, in toga e in politica senza in una fase storica in cui oltre a chiedere troppi permessi. Una ban- emergere le penetranti e diffuse in- da che poteva fare a meno dei rap- filtrazioni mafiose nel mondo degli porti dei palermitani con la politica, Francese:cronistimpagina 14-04-2008 12:50 Pagina 56

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capire, in diretta, la ferocia e la sete di potere, la scalata e le alleanze, gli affari e la mutazione genetica gene- rata in Cosa Nostra e proprio per questo i giudici dicono in modo net- to che «con la sua morte si apre la stagione dei delitti eccellenti». Per- ché proprio lui? Le sentenze lo spie- gano bene, rendendo onore al suo mestiere ed alle sue intuizioni: in quegli anni ‘’Mario Francese era un protagonista, se non il principale protagonista, della cronaca giudizia- ria e del giornalismo d’inchiesta sici- liano. Nei suoi articoli spesso antici- forse perché ne aveva stretto altri al- pava gli inquirenti nell’individuare trettanto, se non di più, solidi. Con i nuove piste investigative». E rappre- servizi, deviati o meno, di questo sentava “un pericolo per la mafia Paese. Ma questa è un’altra storia. emergente, proprio perché capace di Era già morto il colonnello dei cara- svelarne il suo programma crimina- binieri Giuseppe Russo, e, dopo le, in un tempo ben lontano da quel- Francese, lo avrebbero seguito, il se- lo in cui è stato successivamente gretario provinciale della Dc Michele possibile, grazie ai collaboratori di Reina, il capo della Mobile Boris giustizia, conoscere la struttura e le Giuliano, il giudice Cesare Terrano- regole di Cosa Nostra”. va, il presidente della Regione Pier- Era nato a Siracusa il 6 febbraio del santi Mattarella. Un assalto alle isti- 1925 e la sua biografia professionale tuzioni senza precedenti che aveva racconta la storia di una passione trasformato Cosa Nostra da demo- per il giornalismo, quello che ti con- cratico gestore della cosa pubblica in suma la suola delle scarpe, che ti Sicilia, alla pari di altre istituzioni, in spinge dentro i fatti, che ti mette a tu un pericolosissimo antagonista. Fi- per tu con i protagonisti delle storie no alla fine della storia corleonese, più nere della cronaca, i buoni e i giunta al capolinea con le stragi del cattivi, con un unico obiettivo: rac- ’92 in Sicilia e del ’93 a Roma, Firen- contare i fatti. Aveva cominciato al- ze e Milano. l’ANSA negli anni Cinquanta come Di quei ‘peri incritati’, scesi dalle telescriventista, entrando a contatto montagne per arrivare sulla collinet- con la notizia, un amore che non ab- ta di Capaci Mario è stato il primo a bandonerà più. Collabora con La Si- Francese 12-04-2008 15:18 Pagina 57

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cilia e, come tutti i precari, cerca una Di Mario si è detto e scritto molto: sistemazione migliore, che arriva il della sua generosità estrema, della primo gennaio 1957, quando entra sua abnegazione, degli orari di lavo- alla Regione come «cottimista». La ro che non esistevano, del suo amore sua naturale destinazione, però, è per la famiglia, della sua ‘’incoscien- l’ufficio stampa, del quale viene no- za’’ professionale, che lo portava in minato capo all’assessorato ai Lavori anni terribili e pericolosi anche ad pubblici. E dall’ottobre 1958 l’assun- esporsi personalmente inaugurando zione alla Regione diventa definitiva. una stagione di giornalismo investi- Ma la sistemazione economica non gativo in una terra in cui il confine fa velo alla sua passione professio- tra il giornalista e lo sbirro era inesi- nale: e quando il Giornale di Sicilia stente, dalla scrivania di un giornale gli offre un posto di cronista giudi- che per struttura e linea editoriale ziario non ci pensa due volte a la- era lontano anni luce dalle sue de- nunce. ‘’Di Mario ricordo perfetta- mente la sua schiena dritta – raccon- ta Aurelio Bruno, 85 anni, decano dei cronisti palermitani, una vita nel pa- lazzo di giustizia di Palermo – dopo la strage di via Lazio lo invitarono ad una riunione con ‘amici degli amici’ per offrirgli un appartamento in cambio del suo atteggiamento acco- modante. Gli chiesero persino di storpiare sul giornale i nomi degli imputati. Lui rifiutò. Dalla strage di Ciaculli all’omicidio del colonnello Russo, alle faide mafiose per riequili- brare gli assetti interni, ai grandi af- sciare la Regione per abbracciare fi- fari di Cosa Nostra, si occupò di tutte nalmente il suo mestiere. Poco pri- le vicende giudiziarie cercando sem- ma, era stata una sua inchiesta a pre una «lettura» diversa e più ap- consentire la riapertura delle indagi- profondita del fenomeno mafia. Fu ni, sei anni dopo il delitto, per la l’unico giornalista a intervistare la morte di un altro cronista, Cosimo moglie di Totò Riina, Ninetta Baga- Cristina, il cui corpo venne trovato rella. Il primo a capire, scavando ne- dilaniato lungo i binari della ferrovia gli intrighi della costruzione della di- vicino a Termini Imerese, in provin- ga Garcia, l’evoluzione strategica e i cia di Palermo. nuovi interessi della mafia corleone- Francese:cronistimpagina 15-04-2008 10:15 Pagina 58

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se. Fu un cronista moderno e, per Francese (ogni delitto di mafia ha quei tempi, unico: non a caso passa- una sua causa scatenante), cronista va il suo tempo, ricorda Aurelio Bru- con la schiena dritta assassinato no, nella cancelleria della sezione per avere sempre fatto il proprio commerciale del Tribunale, dove ri- dovere scrivendo tutto quello che costruiva alleanze e accordi societari aveva saputo.  tra gli stessi nomi che ricorrevano nelle aule della giustizia penale. Dava fastidio, era scomodo, e per questo, probabilmente, è stato ucci- so. Ma dava fastidio anche la sua feli- cissima intuizione, quella che aveva anticipato anni di indagini condotte anche con l’aiuto dei pentiti: fu l’unico, infatti, a parlare della frattura nella «commissione mafiosa» tra lig- giani e «guanti di velluto», l’ala mo- derata. Una frattura che avrebbe aperto la strada alla guerra di mafia degli anni ’80, all’ascesa dei corleo- nesi, alla stagione delle stragi. Non a caso il suo omicidio fu il primo di quella strategia eversiva: “una strate- gia eversiva che aveva fatto - si legge nelle motivazioni della sentenza - un salto di qualità proprio con l’eliminazione di una delle menti più lucide del giornalismo siciliano, di un professionista estraneo a qualsia- si condizionamento, privo di ogni compiacenza verso i gruppi di potere collusi con la mafia e capace di forni- re all’opinione pubblica importanti Giuseppe Lo Bianco strumenti di analisi dei mutamenti 48 anni, Capo servizio aggiunto in atto all’interno di Cosa Nostra”. dell’Ansa di Palermo, collabora con l’Espresso. Quando si capiranno meglio le vi- Ha scritto nel 2007 con cende di quegli anni, nel periodo Sandra Rizza L’agenda rossa cruciale attorno al 1979, si capirà la di Paolo Borsellino edizioni Chiare Lettere. ragione specifica della morte di Tobagi 12-04-2008 15:18 Pagina 59

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el ’68, quando tra Mila- Figlio di un ferroviere umbro, aveva no, Torino e Roma esplo- 8 anni quando la famiglia approdò a N de la contestazione stu- Milano, trasferita per le esigenze di dentesca, Walter Tobagi lavoro del padre Ulderico. Per i To- ha già qualche anno di università al- bagi Milano coincide con la periferia le spalle.È uno studente-lavoratore, Nord, anzi con un piccolo comune perché scrive non soltanto per pas- dell’hinterland, Cusano Milanino. Il sione, ma per guadagnarsi quel che ragazzo Walter ha tutte le qualità di gli serve per non pesare troppo sulla famiglia e concedersi il lusso che più lo attira, quello di acquistare i libri che divora a ritmi inconsueti per la sua età. Ai sommovimenti sessantot- tini non partecipa; non perché sia ostile o indifferente a quel che si agi- ta nel mondo che lo circonda, tut- t’altro. È già un giornalista con gli occhi e la curiosità dello storico del presente; segue, annota, commenta, scrive.Appena due anni dopo pub- blicherà il suo primo libro, Storia del Movimento Studentesco e dei Marxi- sti-Leninisti in Italia.I segnali arri- vati dagli Stati Uniti dove i giovani si ribellavano alla guerra nel Vietnam, o poi da Parigi e da Berlino, lui li ha già colti e meditati. Tobagi:cronistimpagina 15-04-2008 10:39 Pagina 60

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chi può abbracciare gli studi come tratto della sua immagine. Ha un fi- proprio destino. Così arriva al ginna- sico rotondetto, più nel viso che nel- sio-liceo Parini, il “classico” dove la figura. Qualche anno più tardi studiano i figli della borghesia me- Marco Nozza, inviato di punta del neghina: selettivo nella qualità, però Giorno, dirà di lui che con il suo can- aperto ai ceti diversi. dore gli ricordava il fidanzatino delle vignette di Peynet, “un Pey- net che ha interrotto la dieta dimagrante”. Al liceo Parini si pubblica un giornale di istituto destinato ad entrare prepotentemente nella cronaca per aver in- franto un tabù molto grave per l’epoca: un’inchiesta, peraltro seria e niente affat- to compiaciuta o prurigino- sa, sui giovani e il sesso. La Zanzara era certamente un giornale studentesco di avanguardia. Walter comincia a scrivere articoli intorno ai 16 anni. Uno dei primi pezzi firmati è del ’64, una risposta argo- mentata allo scritto di un al- tro studente. Il giovane To- bagi ha idee chiare, è già un riformista cosciente. E scri- ve: “A Occidente e a Oriente si usano gli stessi sistemi. Dappertutto gli operai lavo- rano alle catene di montag- Walter adolescente si porta appresso gio; né lo stato è un padrone meno un’aria seria che lo fa apparire più duro dei “padroni del vapore”. La grande della sua età. Gira sempre questione è un’altra, e riguarda dirit- con qualche carta tra le mani: gior- ti inalienabili dell’individuo: la sua nali, riviste, libri e una grossa agen- libertà spirituale, economica e so- da-taccuino che sarà sempre un ciale”. Tobagi 12-04-2008 15:18 Pagina 61

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Sulla Zanzara uscirà anche un arti- sei in educazione fisica. Non era si- colo-inchiesta su che cosa sanno i li- curamente quel genere di ragazzo ceali della Resistenza, affiancato da che i professori di ginnastica cerca- una intervista a Giorgio Bocca. E poi vano di allevare per portarli ai cam- altri servizi che raccolgono tra i pari- pionati studenteschi. Sarebbe tutta- niani le preferenze di lettura e la via un errore dipingersi il ritratto di “scala di valori”. In queste prime un liceale saccente tutto letteratura prove adotta già un metodo di rac- e filosofia. Pochi forse sanno che colta delle informazioni e di stesura Walter è stato, agli esordi, un brillan- degli articoli che perfezionerà dopo, te cronista sportivo. Di sport ha da inviato del Corriere della Sera: scritto sulla Zanzara – anzi, sembra ascoltare attentamente, appuntare, che la sua prima prova sul giornalet- trascrivere con buona sintesi e senza to del Parini fosse proprio una inter- giudicare. vista ad Helenio Herrera, il magico Già negli anni del liceo Tobagi pen- allenatore dell’Inter di Facchetti, sava e agiva come un intellettuale. I Suarez e Corso – e poi ha continuato voti della maturità mostrano uno in testate specializzate, MilanInter e studente modello, si sarebbe detto Sciare. E dopo, già giornalista a tem- un tantino “secchione”. Accanto ai po pieno, di sport ha scritto ancora dieci in storia e filosofia, al nove in sull’Avanti! e l’Avvenire. latino e all’otto in italiano ecco i set- Aprile 1966, sulla Zanzara, a quattro te in matematica, fisica e scienze, e il mani con Tino Oldani, pubblica un Tobagi 12-04-2008 15:18 Pagina 62

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servizio su sport, giornalismo e nuo- recente. Lo immaginano già come ve generazioni, e inserisce una rifles- un allievo speciale, da avviare a ri- sione tutta personale: “A diciottanni cerche e ruoli accademici. I suoi (lui adesso ne ha 19, ndr) si sogna maestri sono Brunello Vigezzi (con che il compito di un giornalista spor- lui Walter si laureerà, svolgendo una tivo sia quello di indirizzare i giovani tesi corposa sul movimento operaio allo sport, di educarli alla correttez- in Italia tra il 1945 il 1950), Giorgio za, all’impegno onesto e leale…La Rumi ed Enrico Decleva. dura realtà non consente compro- Quando, poco più tardi, Walter deci- messi. Perché il giornale deve vende- derà di seguire la strada del giornali- re; per vendere deve raccontare cosa smo, Vigezzi se ne rammaricherà, e ha fatto ieri pomeriggio Suarez”. A non ne farà mistero. seguire le interviste a tre grandi fir- Il salto dal giornalismo come attività me dello sport, Brera, Palumbo e complementare alla professione a Mottana. tempo pieno avviene quasi per caso. Mentre completa il liceo, incomin- Uno dei protagonisti dello scandalo cia a scrivere per professione, pro- della Zanzara è Marco Sassano, che prio di sport. La domenica va sui poi diventerà inviato del Giorno. Suo campi di calcio. Lo ha scoperto Da- padre è Fidia Sassano, vicedirettore nilo Sarugia, direttore-manager e dell’Avanti!. Marco parla in famiglia gran patron del settimanale specia- di Walter, un ragazzo che ha già dato lizzato MilanInter. Il commento tec- prova di una interessante vocazione nico tocca agli anziani del mestiere; giornalistica. Il giovane comincia a Walter si specializza nel costume. frequentare la redazione del quoti- Dopo MilanInter, anche una rivista diano del PSI, in piazza Cavour a Mi- settoriale come Sciare. Lui non pri- lano. Ugo Intini, che era allora il ca- meggia certo negli sport sulla neve, pocronista, ogni tanto affidava a col- come del resto nel calcio. Però è ca- laboratori qualche copertura extra di pace di guardare con curiosità e sim- convegni e conferenze stampa. Era il patia l’ambiente delle competizioni, 1968, e a Milano arrivò ospite Gaston soprattutto è bravo nel cogliere Defferre, uno dei leader anziani del l’umanità dei personaggi. Adesso socialismo francese (Mitterrand era frequenta la facoltà di Filosofia alla ancora semisconosciuto). Statale di Milano, e ha già avuto mo- Intini si aspettava il resoconto dili- do di mettersi in luce con i professo- gente di un dibattito, invece Walter ri. Hanno scoperto in lui la stoffa lo sbalordì tornando in redazione dello studioso di storia, con una par- con una intervista a Defferre. In po- ticolare propensione alla storia con- co tempo Tobagi si conquistò un temporanea, meglio ancora la storia ruolo nell’organo ufficiale del Partito Tobagi:cronistimpagina 15-04-2008 10:29 Pagina 63

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Socialista. Lavorare per il quotidiano quotidiano di curia che si chiamava del PSI non era frutto di una adesio- L’Italia. Il direttore Leonardo Valente ne casuale o, peggio ancora, oppor- andava alla ricerca di penne fresche tunistica: a Cusano Milanino Walter e promettenti, e tra loro c’era Tobagi. si era già iscritto alla Federazione “Walter preparava gli articoli con la giovanile del PSI. Più in là, però, stessa diligenza con cui al liceo face- quando lavorava al Corriere di Infor- va le versioni di latino e greco, e al- mazione e poi al Corriere della Sera, l’università si dedicava alle ricerche non aveva più preso la tessera di par- storiche – ricorda di lui Valente –. tito. Per la necessità, spiegava, di Una montagna di appunti, decine e sentirsi libero nel lavoro, senza vin- decine di telefonate di controllo, coli di fedeltà reali o presunti. consultazioni di leggi, regolamenti, A poco più di vent’anni era già un ta- enciclopedie…Ma quando final- lento naturale, come si direbbe oggi mente si metteva alla macchina da di un calciatore. La sua permanenza scrivere si poteva esser certi che dal all’Avanti! era destinata a durare po- rullo sarebbero uscite due cartelle di chi mesi perché presto qualcuno lo oro colato”. chiamò a nuove esperienze di lavo- Valente lo utilizzerà a tutto campo: ro. Il clima del ’68 aveva cambiato i scuola, sindacato, politica, cultura (e giornali. Il 1969 segnò una radicale anche sport, il vecchio amore). In- trasformazione nella stampa cattoli- tanto è cominciata la stagione delle ca, con la nascita a Milano dell’Avve- bombe e del terrorismo, e Tobagi nire, da una costola del tradizionale scrive di Piazza Fontana, della morte Tobagi:cronistimpagina 15-04-2008 10:08 Pagina 64

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misteriosa di Giangiacomo Feltrinel- che già camminava e poteva trottar- li sotto un traliccio dell’elettricità a gli accanto, andava un po’ dapper- Segrate, delle prime comparse delle tutto; persino alle marce non com- Brigate Rosse, della galassia del- petitive della scuola. l’eversione nera. Uno come lui doveva approdare, pri- Quello che ha sempre sorpreso, e ma o poi, al Corriere della Sera. Il continua a meravigliare amici e col- passaggio lo fece transitando dalla leghi, è la vita intensa e infaticabile testata del pomeriggio, il Corriere di di Walter. Lavora al giornale ai mas- Informazione, dove mostrò subito simi livelli, gettato a capofitto su ar- quanto erano efficaci il suo metodo gomenti ogni volta diversi. Continua e il suo stile di scrittura. Ritratti vivis- a coltivare la passione per le ricerche simi di personaggi pubblici, intervi- storiche, accumulando argomenti ste, inchieste anticipatrici su movi- che saranno man mano pubblicati menti che si stavano affermando e, in volume (nel 1978 uscirà nelle edi- naturalmente, il terrorismo. Scrivere zioni del Saggiatore La rivoluzione di attualità, in quegli anni voleva di- impossibile, sulle conseguenze del- re parlare di gruppi clandestini, ag- l’attentato a Togliatti; l’ultimo suo li- guati e bande armate. bro, Che cosa contano i sindacati, ar- Walter applica il suo metodo, descrit- riverà in libreria dopo la morte). E to così bene da Leonardo Valente, trova anche il tempo per frequentare per affrontare il mondo nascosto e i vicini, seguire la comunità cattolica pericoloso dal quale i terroristi emer- del suo quartiere, e partecipare a gono per colpire e poi dileguarsi. viaggi di formazione e aggiornamen- Non si ferma ai confini della realtà to. È così che conosce Stella, una già descritta, dell’ufficialità dei reso- coetanea bella, esile, con un sorriso conti di polizia e carabinieri. Sente angelico. Condividono valori e pro- che deve capire, mettere in luce an- getti, e presto si sposeranno. Le noz- che i lati più nascosti. Gad Lerner an- ze si celebrano quando Walter ha 24 cora ricorda che Walter, raro se non anni. Chi avrebbe detto che la loro proprio unico, cercava proprio loro, avventura, allietata dalla nascita di gli extraparlamentari, gli eversori, i Luca e di Benedetta, doveva durare professionisti della rivoluzione gior- solo 9 anni! Walter era spesso lonta- no per giorno. Lo farà anche andan- no, portato via dal lavoro; aveva tutte do nella tana del lupo, a Radio Sher- le scusanti del papà che fa un lavoro wood di Padova. Gli autonomi, appe- importante, torna a casa stanco, e la- na compare, lo prendono per folle. scia alla moglie il compito di seguire Ma lui li convince: per raccontare i bambini. Lui invece non è mai sta- quello che succede, osserva, devo to un padre assenteista; con Luca, sentire voi, quello che vi motiva. Tobagi 12-04-2008 15:18 Pagina 65

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Con il Corriere, della cui reda- zione entra a far parte nel 1976, gli capita anche il sinda- cato. Non se li va a cercare gli incarichi e le incombenze. Ha cultura politica, ha studiato il movimento operaio e ne ha scritto, è pacato, autorevole, facondo. Nelle assemblee la sua parola fa pensare a quella di un maturo maestro della professione. È naturale che lo scelgano per far parte del Co- mitato di Redazione. In quegli anni ’70 anche le redazioni hanno conosciuto la conte- stazione. La molla che ha fat- to scattare gran parte della categoria degli addetti all’in- formazione è stata Piazza Fontana: la tragedia di Pinelli, le prove inventate per inca- strare Valpreda, il tardivo ma- nifestarsi della “pista nera” per la strage della Banca del- l’Agricoltura, ha indotto molti giornalisti a diffidare delle ve- rità ufficiali. Col tempo, però, altri il gioco dei “nemici di classe”. venti si sono levati: quelli che in Walter è un uomo di passaggio tra il Portogallo, dopo la Rivoluzione dei vecchio e il nuovo: è un riformista Garofani, avevano portato al quoti- (termine che per molti, allora, era diano Repùblica il collettivo degli quasi un insulto). Aperto al dialogo, operai-tipografi a dettare alla reda- non aggressivo, e tuttavia fermo nei zione quel che era giusto scrivere. princìpi. Nel 1978, l’anno del rapi- Su quell’onda demagogica, al Cor- mento Moro, è consigliere dell’Asso- riere qualcuno finì per decretare che ciazione Lombarda dei Giornalisti. su un’assemblea operaia all’Alfa Ro- All’interno si consuma uno scontro meo di Arese era bene omettere al- tra chi vede con favore una categoria cuni particolari che avrebbero fatto politicizzata, ovviamente a sinistra, e Tobagi 12-04-2008 15:19 Pagina 66

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chi ritiene che la politica e le ideolo- minano consiglieri e delegati del sin- gie debbano essere tenute a distan- dacato, aveva denunciato Tobagi, za. Proprio l’affare Moro fa precipi- hanno un effetto perverso: chi di- tare i contrasti e le contraddizioni: le spone della maggioranza, anche di proprietà dei principali organi di in- un solo voto, si assicura la quasi to- formazione teorizzano il “black out” talità degli eletti. In un sindacato informativo, innanzitutto sui mes- unitario dei giornalisti la pluralità saggi delle BR; Walter e molti con lui delle idee è preziosa, un punto di respingono, almeno in via di princi- forza anziché di debolezza. L’unità si pio, la “regola del silenzio”. Un gior- deve perseguire con l’accordo tra nale non è un’istituzione, argomen- correnti e linee libere di confrontarsi tano. Le censure sono funzionali so- e di contarsi senza timore di essere lo ai regimi autoritari. sopraffatte. Il suo modello, spiegava, Divenuto Presidente dell’Associazio- era l’Associazione Nazionale Magi- ne di Milano, Walter aveva fondato una corrente sindacale che si chia- mava, e ancora si chiama, Stampa Democratica. Qualcuno dei suoi se- guaci, sulle prime aveva storto il na- so: l’aggettivo democratico era adot- tato da movimenti di magistrati, me- dici, psichiatri ed altri come sinoni- mo di orientato a sinistra. Lui aveva risposto che, proprio per questo, era venuto il momento di utilizzare il termine in una accezione “normale”. Della corrente di Walter facevano parte giornalisti con idee politiche “trasversali”. Al vertice dell’Associazione doveva restare meno di due anni. Eppure dopo di lui il sindacato dei giornali- sti non è stato più lo stesso. Il cam- biamento più profondo maturò quando lui non c’era più, ma traeva origine dalle sue parole pronunciate nell’ottobre ’78 al Congresso di Pe- scara della Federazione della Stam- pa. Le vecchie regole con cui si no- Tobagi 12-04-2008 15:19 Pagina 67

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strati: divisa in correnti, ma molto a Milano, a pochi passi da casa sua, unita nelle gestioni e nelle battaglie. sotto i colpi della Brigata 28 Marzo Sono trascorsi molti anni, e parec- guidata da Marco Barbone, (un chie cose sono cambiate, in Italia e gruppo di giovani che contavano di anche tra i magistrati e i giornalisti. far carriera nell’area del terrorismo Nessuno tuttavia mette in discussio- potendo vantare l’impresa) l’avveni- ne il metodo Tobagi. Rispetto poi ai mento sconvolse tutti. Anche i colle- poteri esterni – politica, economia, ghi più vicini, che pure non furono finanza – nessuno sembra sostenere del tutto sorpresi. primati ideologici, padrinati, o il di- Erano tempi bui, quelli. Chi li ha vis- ritto di qualcuno a dettare agenda e suti nelle cronache dei giornali ri- criteri di giudizio alle redazioni. corda che arrivavano notizie di ag- Quella piovosa mattina di maggio guati al ritmo di uno alla settimana. quando Walter cadde in via Salaino, Quando non erano tragedie, erano “gambizzazioni”, l’orrido neologi- smo che definiva il ferimento a bru- ciapelo, come quelli di Montanelli, Passalacqua, Emilio Rossi. Altrimen- ti erano massacri di poliziotti, cara- binieri, guardie carcerarie, magistra- ti, professori universitari, dirigenti di industria. L’ora degli agguati era tra le 8 e le 9 del mattino. In un appunto dell’inizio del 1980 Walter Tobagi annotava: “Che cos’è la paura? Camminare per strada e sobbalzare a ogni macchina che ti passa vicino, guidare l’automobile e spaventarsi ad ogni moto che ti si af- fianca. L’altra mattina, 30 gennaio, è stata ritrovata una scheda con il mio nome nella borsa tipo 24 ore lasciata da un terrorista in viale Lombardia. Provo una sensazione di angoscia. Questa paura mi accompagna da più di un anno, da quando uccisero Car- lo Casalegno e mi toccò di scrivere di brigatisti. L’assassinio di Emilio Ales- sandrini vuole dire che non valgono Tobagi 12-04-2008 15:19 Pagina 68

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più le regole di un anno fa. Nel miri- fiora: chi sarebbe diventato Tobagi no ora entrano proprio i riformisti, se non fosse morto a 33 anni? quelli che cercano di comprendere. Si può rispondere che importante lo Mi pare di essere, forse è una sugge- è stato anche così: idee, opere e stile stione, il giornalista che come carat- professionale di Walter sono un pa- tere e come immagine è più vicino al trimonio che rimane ai giornalisti e povero Alessandrini. Se toccasse a alla cultura di questo Paese. 3 me, la cosa che mi spiacerebbe di più è di non aver trovato il tempo per scrivere una riflessione che spiegas- se agli altri, penso a Luca e Benedet- ta, il senso di questa vita così affan- nosa.” Temeva che non gli lasciassero il tempo di scrivere, di fare tante cose che aveva in mente, lui che riusciva ad essere allo stesso tempo inviato al Corriere e capo del sindacato dei giornalisti a Milano. Forse per questo aveva opposto un Marco Volpati rifiuto alle suppliche di chi gli chie- Esordisce nella redazione di Mi- deva di mettersi al riparo. C’erano lano dell’Avanti nel 1966. progetti perché si trasferisse all’este- Giornalista professionista dal ro. Non volle allontanarsi. 1968. Dal 1970 al 1991 alla RAI: Nel volantino di rivendicazione del- redattore del Giornale Radio a Milano, poi caposervizio. Dal l’agguato si legge: “Oggi mercoledì 1979 al TG3 Lombardia. Dal 1988 28 maggio, un nucleo armato della Capo della Redazione RAI della Brigata 28 marzo ha eliminato il ter- Liguria. Nel 1991 a Mediaset, rorista di Stato Walter Tobagi, presi- Caporedattore centrale prima a Studio Aperto, poi al TG4. dente dell’Associazione Lombarda È stato Vicesegretario della dei giornalisti”. FNSI, Segretario dell’Associa- Poteva salvarsi se avesse lasciato zione Lombarda dei Giornalisti, Consigliere dell’Ordine in Lom- l’Italia? E se non avesse avuto quella bardia e Consigliere Nazionale carica sindacale? Sarebbe bastata a dall’89 al ‘92, Consigliere del- fermare la mano che lo uccise la se- l’INPGI e del Fondo integrativo gnalazione di un carabiniere infiltra- di Previdenza. Eletto nel Consi- glio Nazionale dell’Ordine nel to tra i gruppi eversivi? Domande 2004, rieletto nel 2007. È Presi- ancora senza risposta. dente della Commissione Giuri- Un altro interrogativo ogni tanto af- dica dell’Ordine Nazionale. Fava 12-04-2008 15:19 Pagina 69

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iamo nel 1982. L’anno in no lo strumento dell’intervista a or- cui Pio La Torre prima e il gani di stampa ad ampia diffusione S generale Carlo Alberto Dal- per attuare un’operazione coraggiosa la Chiesa poi denunziano il di autentico disvelamento. Ambedue rapporto tra mafia, politica e affari, verranno uccisi a pochi giorni di di- costruito attorno ai Cavalieri del La- stanza dalla pubblicazione delle in- voro catanesi. Ambedue sceglieran- terviste. Il segnale di aperta intimida- zione che viene da quei delitti eccel- lenti è fin troppo chiaro: si rivolge a chiunque intenda rompere in qual- che modo la consegna del silenzio, dell’omertà e della complicità. Giuseppe Fava, giornalista, scrittore, intellettuale siciliano, non apprende la terribile lezione che, con quei de- litti, la mafia - ormai grumo di pote- re complesso, oscuro e articolato – ha inteso impartire. Proprio in quei giorni crea un giornale libero, I Sici- liani, che attraverso una serie di in- chieste approfondirà la conoscenza e la denuncia dei rapporti tra mafia, poteri politici ed economici. E anche lui verrà ucciso, dopo poco più di un anno dalla pubblicazione del nuovo giornale. Nel dicembre del 1982 va in edicola Fava 12-04-2008 15:19 Pagina 70

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scambio e collaborazione instaurato tra mafia, im- prenditoria e politica e, an- cor più, la possibilità che quella sinergia, sapiente- mente costruita, continuas- se liberamente ad esercitare la propria efficacia, con i conseguenti vantaggi in ter- mini di potere, a favore degli uni e degli altri. L’attività preparatoria del delitto, già avviata alla fine dell’82, attraverso indagini condotte sulla presenza di Giuseppe Fava a Palazzolo Acreide (luogo di origine suo e della sua famiglia), sotto la responsabilità di Al- do Ercolano e su mandato di Benedetto Santapaola, rice- il primo numero de I Siciliani, con ve un impulso decisivo alla fine un articolo di apertura dedicato a “I dell’83. Si procede alla precisa iden- quattro Cavalieri dell’apocalisse ma- tificazione della vittima designata e fiosa”, le schede relative a ciascuno delle sue abitudini, da parte di chi di loro, le loro fotografie e, accanto, dovrà eseguire l’omicidio. Iniziano la fotografia di Benedetto Santapao- gli appostamenti nelle vicinanze dei la. Dovremo con certezza fare risali- luoghi frequentati dal giornalista. re a questo momento l’inizio della fi- Fava sente crescere attorno a sé la ne, perché è proprio in seguito alla pressione e la minaccia, ne parla pubblicazione del primo numero de esplicitamente con alcuni dei suoi I Siciliani che in Nitto Santapaola e più stretti collaboratori. Ha paura. nei suoi protettori nasce e si manife- Sono i giorni di Natale. Ha appena sta una determinazione inequivoca- registrato, per Retequattro, un'inter- bile sulla necessità e l’urgenza di uc- vista con Enzo Biagi sulla mafia in cidere Fava. Sicilia, che andrà in onda nei giorni Ciò che l’azione giornalistica di Fava successivi (il 29 dicembre). Quell'in- ha intercettato e rischiato di com- tervista, per lucidità, più che un te- promettere è il proficuo rapporto di stamento morale rappresenta l'ulti- Fava:cronistimpagina 15-04-2008 10:18 Pagina 71

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ma spietata analisi su ciò che è di- via definitiva all’ergastolo quali ventato il sistema di potere mafioso mandanti. Maurizio Avola è stato in Sicilia. Le sue complicità, la sua condannato quale esecutore mate- pervasività, la sua impunità. riale, con sentenza definitiva emessa Il contenzioso tra il sistema di potere in un processo separato. Le sentenze affaristico-mafioso catanese e Fava, hanno confermato pienamente sta per concludersi, con quella che l’intuizione e la consapevolezza sul- sin dal dicembre 1982 Benedetto le ragioni del delitto e sulla sua ma- Santapaola ha ritenuto ed indicato trice mafiosa, che solo gli studenti quale unica soluzione efficace: catanesi, in quel tempo, vollero e l’eliminazione fisica del giornalista. seppero con coraggio esplicitare, Fava viene ucciso a colpi di pistola, nella lapide apposta sul luogo del- la sera del 5 gennaio 1984, al termine l’esecuzione, un mese dopo.  di una lunga giornata di lavoro, di fronte al Teatro Stabile, mentre si ac- cinge a scendere dalla macchina per adempiere ad un compito a lui assai gradito: incontrare e prelevare la ni- potina che, da piccola attrice, ha in- terpretato una parte nella comme- dia “Pensaci Giacomino” e riportarla a casa. Un mese prima, lo stesso Tea- tro Stabile aveva messo in scena un lavoro teatrale di Fava: “L’ultima vio- lenza”. Una rappresentazione com- plessa e completa del clima di quegli anni e dei protagonisti del sistema mafioso che dominava non solo la sua città: un presagio di ciò che sa- rebbe di lì a poco accaduto, ultima testimonianza della straordinaria capacità di comprensione e narra- zione della realtà da parte di Giusep- pe Fava. Giuseppe Fava è morto. Di lui, attra- verso tre gradi di giudizio, abbiamo Adriana Laudani conosciuto le ragioni della vita e del- È stata difensore di parte civile la morte. Benedetto Santapaola e Al- della famiglia al processo per do Ercolano sono stati condannati in l’omicidio di Giuseppe Fava Siani 12-04-2008 15:22 Pagina 72

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dal sito ufficiale www.giancarlosiani.it 3

iancarlo Siani era un gio- mento politico dei movimenti della vane giornalista pubbli- sinistra studentesca, conosciuto co- G cista napoletano. Fu uc- me “i ragazzi del 77” dal quale si di- ciso a Napoli, la sera del staccò per un passaggio attraverso i 23 settembre 1985, sotto casa, nel movimenti non violenti. Si era iscrit- quartiere residenziale del Vomero: to all’Università e, contemporanea- aveva compiuto 26 anni il 19 settem- mente, aveva iniziato a collaborare bre, pochi giorni prima. Apparte- con alcuni periodici napoletani, mo- nente ad una famiglia della borghe- strando sempre spiccato interesse sia medio-alta napoletana, Siani per le problematiche sociali del disa- aveva frequentato con ottimo profit- gio e dell’emarginazione, indivi- to il liceo classico al Giovanbattista duando in quella fascia il principale Vico dove, alla cultura classico-uma- serbatoio della manovalanza della nistica aveva affiancato quel fer- criminalità organizzata, “la camor- ra”. Iniziò ad analizzare prima il fe- nomeno sociale della criminalità per interessarsi dell’evoluzione delin- quenziale delle diverse “famiglie ca- morristiche”, calandosi nello specifi- co dei singoli individui. Fu questo periodo che contrassegnò il suo pas- saggio dapprima al periodico Osser- vatorio sulla camorra, rivista a carat- tere socio-informativo, diretta da Amato Lamberti e successivamente al quotidiano Il Mattino, come corri- spondente da Torre Annunziata Siani 12-04-2008 15:22 Pagina 73

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presso la sede distaccata di Castel- munque le voci giravano: si sapeva lammare di Stabia, comune di oltre che era soltanto questione di pochi 90mila abitanti, distante una decina mesi, un anno al massimo e Gian- di chilometri da Torre Annunziata. E carlo sarebbe stato assunto. Fu in cosi Siani iniziò a frequentare quella questo lasso di tempo che Siani sce- redazione, trattenendosi a scrivere lì se molto in profondità nella realtà i propri articoli: in pratica faceva vita torrese senza tralasciare alcun di redazione, pur non potendo uffi- aspetto, compreso e forse soprattut- cialmente, essendo solo un corri- to quello criminale, che anzi appro- spondente. Ma era accettato, non fondì con inchieste sul contrabban- soltanto perché si sapeva che di lì a do di sigarette e sull’espansione del- qualche tempo il direttore avrebbe l’impero economico del boss locale, firmato la lettera d’assunzione, ma Valentino Gionta. Un’esperienza che perché Giancarlo si faceva accettare lo fece diventare fulcro dei primi e per il suo modo di essere allegro, gio- temerari movimenti del fronte anti- viale, sempre disponibile, sempre camorra che sorgevano. Promotore pronto ad avere una parola per di iniziative, firmatario di manifesti chiunque, di conforto o di sprone, d’impegno civile e democratico, Sia- nella gioia come nella tristezza. Co- ni era divenuto una realtà a Torre Siani 12-04-2008 15:22 Pagina 74

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scoppiare una guerra senza quartie- re. L’unico modo di uscirne era sod- disfare la richiesta di costui e cioé eliminare Gionta. Nuvoletta che non voleva tradire l’onore di mafioso, fa- cendo uccidere un alleato, lo fece ar- restare, facendo arrivare da un suo affiliato una soffiata ai carabinieri. Siani venne a conoscenza di questo particolare da un suo amico capita- no dei carabinieri e lo scrisse, provo- cando le ire dei camorristi di Torre Annunziata: scomodo per chi navi- Annunziata. Per non perdere la fac- gava nelle acque torbide del crimine cia con i suoi alleati di Torre Annun- organizzato, d’incoraggiamento per ziata, Lorenzo Nuvoletta, con il be- chi aveva una coscienza civile, ma neplacito di Riina, decretò la morte non aveva il coraggio per urlare. Lui, di Siani. L’organizzazione del delitto invece, urlava con i suoi articoli, ur- richiese circa tre mesi, durante i lava con umiltà, ma paradossalmen- quali Siani continuò con sempre te riusciva ad insinuarsi. Aveva capi- maggior vigore la propria attività to che la camorra s’era infiltrata nel- giornalistica di denuncia delle male- la vita politica, della quale riusciva a fatte dei camorristi e dei politici loro regolare ritmi decisionali ed elezio- alleati, proprio nel momento in cui ni. La decisione di ammazzarlo fu piovevano in Campania i miliardi presa all’indomani della pubblica- per la ricostruzione delle zone colpi- zione di un suo articolo, su Il Matti- te dal terremoto del 1980. Questa è la no del 10 giugno 1985 relativo alle verità giudiziaria dimostrata dagli modalità con le quali i carabinieri inquirenti 8 anni dopo il delitto, con erano riusciti ad arrestare Valentino la collaborazione di alcuni pentiti e Gionta, boss di Torre Annunziata confermata per tutti gli imputati, (attualmente in carcere condannato (con la sola eccezione del boss Va- all’ergastolo). Siani spiegò che Gion- lentino Gionta) nei tre gradi di giudi- ta era diventato alleato del potente zio con una serie d’ergastoli. Ma si- boss Lorenzo Nuvoletta (deceduto), curamente dietro l’uccisione del amico e referente in Campania della giornalista Siani ci sarà anche del- mafia vincente di Totò Riina. Nuvo- l’altro… 3 letta aveva un problema con un altro potente boss camorristico con il quale era giunto sul punto di far Rostagno 14-04-2008 16:46 Pagina 75

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na casacca bianca, la ombre, anche se un dato sembra barba scura, un sorriso certo: Cosa Nostra, o almeno i boss U sornione. di primo piano, sanno di chi è la ma- È l’ultimo ricordo la- no che ha sparato. sciato da Mauro Rostagno e rilan- Nato a Torino il 6 marzo 1942, figlio ciato dalle telecamere di Rtc, la tv di dipendenti della Fiat, Rostagno privata di Trapani dove il giornali- cresce in una casa popolare nella zo- sta e sociologo ha lavorato fino al- na di corso Dante. Nel 1960, a soli di- l’ultimo giorno della sua vita. Il te- ciannove anni, dopo aver appena legiornale di Rostagno parlava di conseguito la maturità scientifica, si mafia, di mafiosi, di affari e compli- sposa con una ragazza di poco più cità, ma anche di piccoli problemi giovane di lui, dalla quale ha una quotidiani che toccavano la gente bambina. Di Rostagno giovane si sa comune. Rostagno viene ucciso a abbastanza: lascia la Lenzi, nelle campagne di Valderice moglie poco dopo le (Trapani), il 26 settembre 1988. È la nozze e si allontana fine, violenta, di una vita vissuta in dall’Italia. Prima primo piano da un uomo sostan- tappa la Germa- zialmente schivo ma consapevole nia, poi l’Inghilter- delle proprie idee. ra dove vive fa- Da Lotta Continua alle comunità cendo me- arancioni, dall’impegno nel Movi- stieri umili. mento studentesco ai reportage Rostagno contro i boss del Trapanese, Rosta- torna in gno ovunque va lascia la sua im- Italia pronta. con in Sull’omicidio restano ancora mille testa Rostagno 14-04-2008 16:46 Pagina 76

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l’idea di fare il giornalista, ma a Mila- Chiusa la parentesi universitaria, no è coinvolto in un clamoroso gesto Rostagno si dedica sempre di più al- di protesta ed è costretto ad emigra- la politica: dopo aver contribuito al- re di nuovo: rischia di essere investi- lo scioglimento di Lotta Continua, va to da un tram mentre è steso a terra a Milano. Lì diventa uno degli ani- sotto il consolato spagnolo e manife- matori del Macondo, il circolo cultu- sta per la morte di un ragazzo ucciso rale che diventa punto di riferimen- in Spagna dal regime franchista. to per la sinistra alternativa. Ma al Rostagno va a Parigi, dove durante Macondo, questo sostiene la polizia, una manifestazione giovanile viene oltre a parlare di politica si spaccia fermato dalla polizia ed espulso. droga: il locale viene chiuso nel feb- Dalla Francia si sposta a Trento, dove braio 1978. si iscrive alla neonata facoltà di So- È il momento in cui si manifesta un ciologia. altro amore, che lo accompagnerà Il suo destino è già segnato: nel 1966 negli ultimi anni della sua vita: Ro- diventa uno dei leader del Movimen- stagno va in India con la compagna to degli studenti. Con Marco Boato, Chicca Roveri e si unisce agli “aran- Renato Curcio e Mara Cagol guida cioni di Bhagwan Shree Rajneesh”. A una stagione di contestazioni che da Poona, nel 1979, prende il nome del un lato rompe gli schemi che regola- suo maestro: Anand Sanatano. Un no la vita delle università e dall’altro nome che manterrà anche al suo porta molti dei leader ad avvicinarsi rientro in Sicilia. Sull’isola Rostagno all’estremismo di sinistra ed alcuni ha buone amicizie nate ai tempi del di loro alla lotta armata. Movimento studentesco e di Lotta Rostagno guida con gli altri protago- Continua. Tra i suoi contatti c’è an- nisti del Movimento le occupazioni che Francesco Cardella, giornalista delle università, i processi di docen- anche lui, rientrato in Sicilia dopo ti, gli scontri con la destra. Poi fonda una parentesi professionale a Mila- Lotta Continua: con lui ci sono no. Cardella ha aperto a Lenzi, in un Adriano Sofri, Guido Viale, Marco antico baglio della sua famiglia, una Boato e Giorgio Pietrostefani. comunità arancione. Rostagno si Nel 1970 si laurea in sociologia, la trasferisce con Chicca Roveri in Sici- tesi è unica nel suo genere: “Rappor- lia nel 1981, ed è lì che prende vita il to tra partiti, sindacati e movimenti progetto di Saman: una comunità te- di massa in Germania”. I suoi bio- rapeutica per il recupero dei tossico- grafi raccontano di una provocato- dipendenti e degli alcolizzati. I me- ria discussione coi docenti, nono- todi utilizzati a Saman sono conside- stante ciò consegue il massimo dei rati molto “alternativi” rispetto ai voti e la lode. percorsi delle comunità terapeuti- Rostagno 14-04-2008 16:46 Pagina 77

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che laiche. A Saman la regola è la vita toccabili della provincia trapanese in comune, musiche e momenti di vengono spesso citati nei servizi che auto-analisi vengono esaltati dalle ricostruiscono alleanze improvvise e pratiche indiane frutto dell’espe- voltafaccia clamorosi e che intaccano rienza arancione. la credibilità dei potenti del tempo. È in quei giorni che Rostagno co- Rostagno raccoglie interviste e ma- mincia a dedicarsi sempre di più alla teriale destinati a inchieste di appro- sua passione antica, quella del gior- fondimento: c’è l’ipotesi che un ae- nalismo. A Trapani c’è una tv privata che vive quasi nell’anonimato e che gli offre la possibilità di colla- borare. Il passo da un ap- porto esterno ad una pre- senza sempre più incisiva e quotidiana è breve: in- sieme ad alcuni ragazzi di Saman, e ad altri giovani con la passione del gior- nalismo, Rostagno mette su una redazione che rompe la quieta vita della provincia. I telegiornali, condotti spesso da Rosta- gno in abito bianco, af- frontano temi tabù: la ma- fia, le collusioni tra politi- ca e poteri criminali. Le telecamere di Rtc entrano nelle aule di corte d’Assise dove vengono celebrati i processi ai boss di Cosa Nostra, fino roporto clandestino venga utilizzato a quel momento conosciuti da rare come snodo per un traffico d’armi fotografie pubblicate sui quotidiani. con la Somalia, che una propaggine I microfoni della redazione della tv di servizi segreti deviati lo utilizzi per privata cercano le voci e le risposte altri loschi affari. dei boss, spesso infastiditi da questa Il 26 settembre 1988 Rostagno lascia rivoluzione giornalistica. Rtc, saluta i colleghi e i cameraman, Poi c’è il fronte della politica: gli in- e con la sua Fiat bianca punta verso Rostagno 14-04-2008 16:46 Pagina 78

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Saman. A bordo c’è una sua giovane Scientifica della polizia, grazie a assistente. Quando l’auto di Rosta- queste nuove tecnologie, è stata ef- gno rallenta per imboccare il viotto- fettuata una ulteriore ricognizione lo in terra battuta che porta a Saman sui proiettili esplosi da un fucile, e un killer apre il fuoco. La ragazza si recuperati in sede di autopsia sul rannicchia ai piedi del sedile, Mauro cadavere di Rostagno. Dal risultato viene colpito a morte. Ma la dinami- di questo particolare accertamento, ca non verrà mai chiarita definitiva- che ha riguardato le rigature ed i se- mente. gni rilevati sui proiettili, gli esperti Le indagini puntano subito sulla pi- della polizia sono stati in grado di sta interna a Saman, sul lavoro gior- risalire alla storia dell'arma usata nalistico di Rostagno, sulle inchieste dai killer. 3 televisive e sulle indagini legate al delitto del commissario di polizia Luigi Calabresi (proprio in quei gior- ni, Rostagno ha ricevuto una convo- cazione per l’inchiesta di Milano che dopo anni sembra ad una svolta). Tra colpi di scena e ribaltamenti giu- diziari, le indagini sul delitto sem- brano avere un’accelerazione in questi ultimi mesi. Due collaboratori di giustizia indica- no Cosa Nostra come la mano che ha armato il killer di Rostagno. Gli esa- mi del Dna e altre perizie sono state disposte per inchiodare il sicario. Sul movente si scava ancora. Infine, una svolta sulle indagini si è avuta nell'aprile del 2008. In base ad una perizia balistica, effettuata Umberto Lucentini grazie a sofisticate e modernissime tecnologie, è stato accertato che (Palermo 1962). Giornalista pro- fessionista dal 1986. Lavora al l'arma utilizzata il 26 settembre Giornale di Sicilia, si occupa di 1988 per uccidere il giornalista tele- cronaca nera e giudiziaria. Col- visivo è stata utilizzata in occasione laboratore di Europeo, Sette del Corriere della Sera, Sole 24 di altri due fatti di sangue commes- Ore, Il fatto di Enzo Biagi. Ha si da Cosa Nostra nella provincia di scritto per Mondadori “Paolo Trapani. Dai laboratori tecnici della Borsellino”. Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 79

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uella di Beppe Alfano è la gli articoli che scriveva su una scot- Q cronaca di una morte an- tante vicenda giudiziaria, l’ Ordine nunciata. “Il 20 gennaio, ha ritenuto di dovere rendere omag- non so se arrivo vivo al 20 gio a questo siciliano che, facendo il gennaio”: così diceva prima che il giornalista ha sacrificato la sua vita piombo mafioso si abbattesse su di nell’ interesse primario di informare lui la sera dell’8 gennaio del 1993. Fu i propri lettori”. il trentesimo omicidio mafioso in poco più d’un anno a Barcellona. Trenta omicidi in un paese di soli quarantamila abitanti. Quello era il clima che si viveva allora nel paese. Anche per questo Alfano aveva intui- to che la sua era, ormai, una corsa contro il tempo. Giornalista per pas- sione e impegno civile, collaboratore del quotidiano La Sicilia, Beppe Al- fano la tessera dell’ordine professio- nale non l’aveva mai chiesta. È stato iscritto alla memoria, a far data dal giorno della sua morte, nell’ albo dei Giornalisti di Sicilia a marzo del 1998 con la seguente motivazione :”Alla luce delle indagini e soprattutto del- la sentenza della Corte di Assise d’appello di Messina che conferma che Beppe Alfano è stato ucciso per Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 80

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In nome di quell’interesse primario, passo dopo passo gli ultimi venti an- Alfano scavava a fondo lungo quelle ni della storia della mafia messinese. esili tracce che la mafia, con le sue Aveva capito quasi tutto Beppe Alfa- connessioni scellerate, non riesce no, e aveva puntato l’indice sulle mai ad insabbiare del tutto. Beppe “contaminazioni” tra la famiglie ma- Alfano amava la sua terra e amava fiose della fascia tirrenica e le cosche Barcellona Pozzo di Gotto. E per catanesi allora capitanate da Nitto questo amore, folle e sconsiderato Santapaola. Per il clan di Santapao- per molti, che lo portava a non chiu- la, poi, la zona di Barcellona era con- dere mai gli occhi di fronte al malaf- siderata un vero e proprio feudo, già fare, all’ingiustizia e all’influenza dalla fine degli anni Settanta. Pro- mafiosa sulla società, Alfano aveva prio da quelle parti, e precisamente capito di essere nel mirino. Ma non a Cesarò, sui Nebrodi, un rifugio di ebbe mai un solo attimo di tenten- montagna era la base logistica dove namento. si svolgevano le riunioni tra “don” Anche i suoi cari condividevano la Nitto Santapaola e i fratelli Cutaja, sua angoscia: sua moglie Mimma e i dei “carusi” catanesi, veri e propri figli Sonia, Chicco e Fulvio. Con loro specialisti del traffico internazionale si confidava, anche per quel senso di morfina-base e cocaina. Per so- innato di pulizia morale che con- prammercato, poi, le piste che bat- traddistingueva il suo essere uomo teva Alfano riguardavano pure gli ancor prima che “giornalista”. Gli ul- appalti pubblici, i traffici di armi; timi mesi di Beppe Alfano sono stati con le sue inchieste si era spinto sino un crescendo di quel gioco mortale a individuare le fasi prodromiche di che porta gli operatori dell’informa- un possibile pactum sceleris tra ma- zione a schierarsi contro la mafia, fia, politica e massoneria. costi quel che costi. Non c’era giorno Di questo si occupava Beppe Alfano. da Dio mandato in terra, con l’unica Non solo per questo, però, in paese eccezione nelle feste comandate, lo consideravano un giornalista che Beppe non tirasse l’alba sulla ta- “rompicoglioni”. Quel che in più non stiera del suo personal computer. Un gli si poteva perdonare era l’amicizia Macintosh di prima generazione che con i magistrati. Andava fermato. dominava ormai il tavolo della sala Probabilmente, anche quella notte da pranzo a casa Alfano. Il ticchettio dell’8 gennaio del 1993 Beppe Alfano dei tasti scorreva fluido e scandiva le aveva compreso cosa stesse per ac- notti insonni di Beppe. Era quello il cadere. Era appena tornato dalla sta- suo cerchio sacro, zeppo di carte, ap- zione. Lì s’era recato per andare a punti, indizi, tanti di quegli indizi prendere Mimma, l’amatissima mo- che l’avevano portato a ricostruire glie che tornava in treno dalla gior- Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 81

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nata di lavoro. La coppia era appena al petto Beppe Alfano. Poi, le sirene giunta sotto il portone di casa. Alfa- di polizia e carabinieri che iniziano a no s’era accorto d’essere stato segui- confluire verso la centrale via Mar- to. Disse alla moglie: “sali a casa, coni. Sono presagi tra i più funesti chiuditi dentro coi ragazzi. E non quelli che si insinuano nella mente aprite. Per nessun motivo”. Chicco di Sonia. Da alcuni mesi la ragazza è era affacciato al balcone di casa. l’alter ego del padre. È ancora giova- Aspettava il ritorno dei genitori. Il ne, ma ha grinta e ha soprattutto rumore della macchina lo rassicurò. ereditato quel fiuto particolare, quel Era il frastuono di un macinino die- talento che nessuna scuola di gior- sel, una vecchia Renault 9 che Beppe nalismo potrà mai insegnare. Anche aveva dovuto prendere perché la sua Sonia ha iniziato a mettere nero su vettura era stata data alle fiamme. bianco le storie di Barcellona e delle Un atto intimidatorio per fargli capi- sue insidie. È preoccupata, decide re che era andato oltre il limite con- sentito. L’ultimo avvertimento pri- ma che le inchieste si spingessero troppo in là. Il rumore degli sportelli giunse come uno schiocco secco. Chicco pensò che i genitori stessero salendo a casa. Ma si sbagliava. Le cose non andarono come il secon- dogenito di Alfano aveva previsto. Il motore della macchina tossì di nuo- vo. Beppe aveva acceso la Renault e si era rimesso in marcia. “Non l’ha mai fatto prima”, pensò preoccupato così di chiamare la redazione del Chicco, sentendo il passo ingolfato quotidiano di Catania La Sicilia. Lo della Renault che si allontanava. fa per chiedere informazioni. “Qual- Poi il silenzio. Venti, trenta minuti di cuno ha notizie di mio padre? Qual- silenzio. Una quiete che verrà spez- cuno l’ha sentito?”, chiede. La crona- zata dagli spari in lontananza. ca corre in diretta dall’altro capo del Le ricostruzioni delle forze dell’ordi- filo. Poi, arriva la voce di sottofondo, ne diranno che il giornalista si era al- anticipata da un tramestio di passi lontanato per incontrare alcune per- in redazione appena percepibile al sone. Sembra che avesse cominciato telefono. È la conferma della trage- a discutere. Tre proiettili calibro 22, il dia appena avvenuta. Quello che So- calibro di “rispetto” nella liturgia nia ascolta è solo un sibilo, un sibilo mafiosa, avevano centrato al volto e che lei non avrebbe dovuto sentire e Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 82

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che le cambierà la vita: “Hanno am- vento fosse cambiato e tutti si sareb- mazzato Beppe Alfano”. Sono le bero dovuti rivolgere a lui, avviò una 23,20 dell’8 gennaio quando arriva- campagna di intimidazione ad am- no i primi soccorritori. Il corpo di pio spettro. Lungo la linea di quella Beppe Alfano è con il capo sul volan- che ancora oggi chiamano “l’Opera”: te, riverso sul posto di guida. A po- l’autostrada Palermo-Messina. che centinaia di metri dal portone di Chiofalo voleva tutto e voleva mette- casa. Da quella notte sono passati re mano in tutti gli affari della pro- quindici anni. In nome del popolo vincia. Organizzò una stagione in italiano, la Giustizia ha stabilito che “grande stile” con attentati ai cantie- il colpevole, l’esecutore dell’omici- ri, al Museo dei Nebrodi e persino al dio di Beppe Alfano, è un “caruso” commissariato di Polizia di Tortorici: affiliato alla cosca mafiosa di Barcel- tutti episodi che rientrano nel mede- lona Pozzo di Gotto. simo contesto criminale. La mafia di Risponde al nome di Antonio Merli- Barcellona Pozzo di Gotto raccolse il no. Per quel delitto, è stato condan- guanto di sfida e serrò i ranghi attor- nato, in via definitiva, a 21 anni e no a Giuseppe Gullotti. E reagì. Alla mezzo di reclusione. Sempre le sen- fine, in tre anni si contarono 39 mor- tenze ci raccontano che quelle pal- ti ammazzati e 45 feriti gravi. Le in- lottole calibro 22 uccisero Beppe Al- chieste di polizia e carabinieri porta- fano su preciso ordine di Giuseppe rono nel 1992 all’arresto di 580 per- Gullotti, ras delle cosche dell’hinter- sone di cui un centinaio finirono land tirrenico. Gullotti non è esatta- sotto processo solo per spaccio di mente una figura di secondo piano droga, e le altre, dopo l’istruttoria, nell’organigramma mafioso di Cosa davanti alla Corte d’Assise. Beppe Nostra degli anni Ottanta e Novanta. Alfano scriveva anche di queste Gullotti ottenne il bastone del co- escalation criminali e delle ragioni di mando di quel mandamento mafio- fondo che avevano scatenato quel so alla fine di una lunga faida. Tutto bagno di sangue. era iniziato a metà degli anni Ottan- Da anni raccontava lo scontro a col- ta, quando la vecchia mafia barcello- pi di pistola ed atti intimidatori che nese, alleata col clan catanese di Nit- agitava le cosche mafiose locali di to Santapaola, dovette contrastare quella che non era più la “provincia una nuova organizzazione capitana- babba”. Ma, se materialmente è sta- ta da Pino Chiofalo, un personaggio ta la mafia di Barcellona Pozzo di di Terme Vigliatore. Dai metodi sbri- Gotto ad ordinare l’ esecuzione di gativi, nel giro di poche settimane Beppe Alfano, le ragioni dell’omici- Chiofalo eliminò tutti i vecchi capi dio del giornalista scomodo possono barcellonesi. Per far capire che il celarsi dietro scenari più complessi? Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 83

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L’esecutore materiale dell’omicidio è privata di Barcellona. Ai suoi concit- stato individuato; lo dicono le sen- tadini, dai monitor della tv, Alfano tenze, ed è questa la conclusione alla spiegava che, secondo lui, nei conti quale arriva la Corte d’ Assise di dell’Aias non tutto era chiaro e lim- Messina nelle motivazioni (65 pagi- pido: la gestione di Antonino Mo- ne dattiloscritte) con la quale il 15 staccio, dipendente del comune del- maggio dello scorso anno, è stato la costa tirrenica e responsabile del- condannato in sede definitiva Anto- l’associazione, sembrava costellata nino Merlino, ritenuto il killer di Al- dalla nascita di una serie di finanzia- fano. Ma la storia di Beppe Alfano è rie il cui compito lasciava più di un un giallo dai contorni ancora da de- dubbio. Lo scandalo stava per esten- finire? Esistono molteplici scenari in dersi a tutta la Sicilia. E quella del- cui potrebbe essere incasellata quel- l’Aias è la prima pista che venne bat- la tragica notte dell’8 gennaio di tuta per cercare i mandanti dell’omi- quindici anni fa. Lo dimostra il tor- cidio. Ai giudici della Corte d’Assise di Messina, i magistrati spiegarono che in quell’occasione, il boss Pippo Gullotti aveva armato la mano di An- tonino Merlino per fare una “corte- sia” al presidente dell’associazione Antonino Mostaccio. Insomma, Al- fano sarebbe stato ucciso per mette- re un bel punto di conclusione all’in- chiesta giornalistica che stava con- ducendo sul patrimonio dell’Aias. Con questa accusa Mostaccio venne anche arrestato, nel novembre del mentato iter giudiziario imbastito 1993, con l’imputazione di essere il per rendere giustizia alla memoria di mandante dell’omicidio del giorna- Beppe Alfano. In una prima fase, la lista. Ma questa ipotesi verrà cancel- ricerca dei colpevoli venne indiriz- lata dall’assoluzione, divenuta defi- zata verso lo scandalo Aias. Alfano nitiva con la sentenza della Cassa- stava conducendo una precisa in- zione che nel ’99 solleva Mostaccio chiesta giornalistica sul patrimonio da quell’accusa. Punto e a capo. Ma dell’associazione che come missio- che storia è questa, dove cambiano i ne statutaria aveva l’assistenza ai di- mandanti ma non gli esecutori ma- sabili. La storia dell’Aias Alfano teriali del delitto? l’aveva raccontata dal piccolo scher- Il caso Alfano è ancora aperto. I pa- mo, parlandone da una televisione renti chiedono giustizia, vogliono Alfano:cronistimpagina 16-04-2008 9:53 Pagina 84

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sapere la verità, vogliono conoscere gli agrumi conduce direttamente al- il nome degli uomini che hanno ar- la frode delle sovvenzioni agro ali- mato la mano di Merlino. mentari dell’Unione Europea, ‘prati- Il caso non è chiuso, anche perché ca’ comune quasi ovunque nel Mez- sul contesto in cui sarebbe maturato zogiorno. Il fatturato si calcola sia vi- l’omicidio esistono versioni com- cino ai mille miliardi annui, con so- plesse e confliggenti. Come quella cietà fantasma che utilizzano anche fornita agli inquirenti dal collabora- il giro di fatturazioni fasulle. Inoltre, tore di giustizia Maurizio Avola, un sui camion che trasportano arance i sicario di rango del clan Santapaola. boss possono far viaggiare anche la Avola ha confessato ottanta omicidi. droga. Nell’ambito della gestione del Per i Santapaola era un vero e pro- mercato agrumicolo si possono gua- prio “pianificatore”: toccavano sem- dagnare soldi grazie al mercato delle pre a lui gli omicidi più importanti. eccedenze e alla trasformazione in- Nel raccolto rosso di Avola c’è anche dustriale del frutto. Sono ormai note l’assassinio di Pippo Fava, il giornali- le vicende che coinvolgono, suo sta siciliano che dirigeva il “fastidio- malgrado, l’Aima, l’Azienda di Stato so” settimanale I Siciliani. Avola rac- per gli interventi sul mercato agru- contò ai magistrati la sua versione micolo. Il giro vorticoso di subappal- dei fatti sulla fine di Beppe Alfano. ti rende quasi impossibile riuscire a Disse di essere stato lui, proprio per il districarsi in quello che è un labirin- ruolo che aveva all’interno della co- to ‘aziendale’”. In più, secondo Avola, sca, a pianificare l’omicidio Alfano. i clan catanesi non ebbero scelta. Per il “pentito”, perciò, sarebbe stato Santapaola, pur sapendo che il direttorio catanese di Cosa Nostra a l’eliminazione di un personaggio decidere l’eliminazione di Beppe Al- pubblico era “come mettersi fano, perché il giornalista aveva ini- l’esercito dietro la casa” visto che pro- ziato a mettere il naso nel redditizio prio Barcellona era una delle rocca- commercio degli agrumi nella zona forti della sua latitanza, dovette cede- tirrenica della provincia di Messina. re alle “esigenze” di un uomo forte. Un Attività legale, dietro la quale, però, uomo a cui Santapaola non poteva di- sempre secondo Avola, si sarebbero re di no. Ma questo misterioso inter- celati gli interessi economici della mediario ancora oggi è sconosciuto cosca Santapaola e di insospettabili alla Giustizia. Sono passati quindici imprenditori legati alla massoneria. anni. A Barcellona quel che non sem- Una vicenda ricostruita nel 2002 dal- bra mutato è il clima torbido e veleno- le agenzie di stampa. Secondo Im- so che ruotò nel 1993 attorno all’omi- gpress, che opera la ricostruzione di cidio del cronista siciliano. Basta leg- quel periodo storico “il mercato de- gere la lettera che Fabio Repici, lega- Alfano 12-04-2008 15:23 Pagina 85

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le della famiglia Alfano, ha inviato a maggio 1992 gli era stato recapitato febbraio del 2007 al presidente del da Barcellona Pozzo di Gotto e per- Consiglio Prodi, al responsabile del sonalmente dal boss Giuseppe Gul- Viminale Amato e ai componenti lotti”, e aggiunge che “per tutto il pe- della Commissione nazionale anti- riodo comprensivo delle stragi del mafia. La missiva ha per oggetto la 1992 e dell’omicidio del giornalista “centralità di Barcellona Pozzo di Beppe Alfano, a Barcellona fece base Gotto nelle dinamiche mafiose e la per la sua latitanza il capomafia ca- capacità della mafia barcellonese di tanese Benedetto Santapaola. Sem- penetrazione nei circuiti del potere pre in tema di latitanze dorate e di ufficiale; connessioni in ordine alla un nome prima accennato, è ben procedura di scioglimento dell’am- plausibile che lo stesso Bernardo ministrazione comunale di Barcello- Provenzano abbia frequentato l’area na Pozzo di Gotto”. Nel documento barcellonese durante gli ultimi anni Repici snocciola come i grani di un agiati della sua quarantennale lati- rosario i nomi dei caduti, da Graziel- tanza, naturalmente prima della sua la Campagna a Beppe Alfano. ritirata nella ridotta di Montagna dei E ricorda a tutti il che “sistema ma- Cavalli, accudito da qualche familia- fioso dominante nell’area barcello- re e da qualche pecoraio. È noto, in- nese, è fatto di una ferocissima ala fatti, come Barcellona e Bagheria militare e di un potentissimo gruppo siano stati e siano tutt’oggi centri di comando saldato con gran parte importanti di quella ‘mafia del ferro dei poteri ufficiali cittadini”. Caratte- e delle arance’”. ristiche che, sempre secondo il lega- Forse anche Beppe Alfano è caduto le , “hanno fatto del sistema mafioso per essere arrivato troppo vicino ai barcellonese fino ad oggi un fortili- fili di quel “gioco grande” di cui an- zio inespugnabile”. Per Repici, è cora oggi non conosciamo esatta- proprio la storia recente di Cosa No- mente la trama. 3 stra che suggerisce “il ruolo centrale assunto da Barcellona P. G. nelle grandi dinamiche criminali”. Il co- Pietro Messina siddetto “gioco grande”, che ebbe il (Palermo 1965). Giornalista. suo apice con le stragi nel 1992. Il le- Lavora all’Ufficio stampa della gale cita anche le parole di Giovanni Regione siciliana. Scrive per Brusca, ricordando come proprio L’Espresso, Limes e l’Ansa. l’uomo che premette il pulsante del- Ha lavorato per il quotidiano palermitano Mediterraneo e ha la strage Falcone, rivelò che “il tele- collaborato con Venerdì di comando con il quale egli fece Repubblica, Sole 24ore sud e esplodere l’autostrada a Capaci il 23 Giornale di Sicilia.

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Simona Bandino 3

diritto insopprimibi- Secolo XIX, aveva 41 anni quando la “ le dei giornalisti la li- sera del 1 giugno del 1977, a Genova È bertà di informazio- esce dalla redazione per tornare a ne e di critica, limita- casa. Alle 22, 40 lascia la sede del ta all’osservanza delle norme di legge giornale e si incammina verso la sua dettate a tutela della personalità al- auto.Sta per salire in macchina trui ed è loro obbligo inderogabile il quando si avvicina un giovane sui rispetto della verità sostanziale dei sedici-diciassette anni. Non dice fatti, osservati sempre i doveri impo- una parola. Spara. Ferito alle gambe sti dalla lealtà e dalla buona fede”. e alle braccia, Vittorio Bruno si tra- (Legge 69, 3 febbraio 1963) scina in auto e suona il clacson, ten- tando di attirare l’attenzione della Profondamente feriti nella carne. gente. Ci riesce. I soccorsi arrivano, i Non nello spirito. Facevano solo il proiettili, per fortuna, non gli hanno loro mestiere e hanno continuato a leso gli organi vitali. La paternità farlo, anche dopo. Con lo stesso co- dell’attentato è rivendicata dalle Bri- raggio, con quella stessa voglia di gate Rosse. Nel volantino di rivendi- raccontare che li aveva resi “penni- cazione lo definiranno “il penniven- vendoli di Stato”. dolo di Stato”. È l’inizio della “cam- Vogliamo ricordarli, senza celebra- pagna contro la stampa” a firma BR. zioni, senza retorica, come grandi Grande cronista e testimone del No- colleghi, a cui hanno spezzato le vecento. Non ha bisogno di presen- gambe ma non la penna. tazioni, Indro Montanelli e non Sette colpi. Agli arti inferiori e supe- saranno certo queste poche righe a riori. Vittorio Bruno è il primo raccontare il Giornalista e l’uomo. giornalista a essere colpito per mano Nato a Fucecchio in provincia di Fi- delle Brigate Rosse. Vice direttore del renze, il 22 aprile del 1909, è morto a Feriti:cronistimpagina 14-04-2008 13:01 Pagina 88

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con le mie gambe, i due maggiori quotidiani italiani - Corriere della Sera e La Stampa - riuscirono a dare la notizia senza fare il mio nome”. Anche quando tornerà al Corriere della Sera, non riuscirà mai a perdo- nare “lo sgarro che gli aveva fatto quando era stato colpito dalle Briga- te Rosse e un signor nessuno di no- me Piero Ottone aveva ordinato che si titolasse: ‘Ferito un giornalista’. INDRO MONTANELLI Come se non fosse stato il più gran- Milano, il 22 luglio del 2001. Laurea- de giornalista italiano dei suoi tem- tosi in Scienze Politiche nel capoluo- pi”, come ha scritto Massimo Fini in go toscano, espulso dall’Ordine e co- “Quei duelli con Malaparte”. Fu in- stretto all’esilio durante il fascismo, vece Giorgio Forattini a raccontare per alcuni articoli sgraditi al regime. su La Repubblica con una vignetta: Addirittura arrestato e condannato Eugenio Scalfari che si puntava una per un articolo sul Duce. Aveva 63 pistola contro il piede mentre legge- anni quando fu ferito dalle Brigate va la notizia dell’attentato a Monta- Rosse, il 2 giugno del 1977, in via nelli, la cui notorietà lo infastidiva. Manin a Milano. Era mattina, stava “Verso le ore 10 del 3 giugno 1977 il andando in redazione al suo Giorna- dott. Emilio Rossi del TG1, mentre le. Quattro colpi sparati da un uomo transitava in via Teulada, veniva rag- e una donna. “Vigliacchi!” gridò. Alle giunto da numerosi colpi di pistola pallottole rispose con le parole. Con al femore, al ginocchio e alla tibia, lo sdegno e la vitalità che lo ha sem- sparati da un uomo e da una donna pre contraddistinto. Quella stessa vi- fuggiti con una terza persona” (14 talità che gli permise di aggrapparsi marzo 1985, Sentenza del Processo a alle vicine inferiate di un giardino pubblico e tirarsi in piedi nonostan- te le ferite alle gambe. Dopo lunghi anni al Corriere della Sera aveva fondato il Giornale nel 1973. Anni dopo scrisse: “Fummo per dieci anni soli contro tutti, com- prese le pistole dei brigatisti. Il no- stro nome era impronunziabile. Quando quelle pistole se la rifecero EMILIO ROSSI Feriti 12-04-2008 15:24 Pagina 89

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Moro, Corte di Assise di Appello di Roma). In terra furono trovati 5 pro- iettili deformati. Appena il giorno prima a Milano era stato ferito Indro Montanelli, due giorni prima a Ge- nova, Vittorio Bruno, adesso era toc- cato a Emilio Rossi, direttore del Tg1 gambizzato davanti al centro di pro- duzione di via Teulada. Quando fu ferito, era appena sceso dal mezzo pubblico, come faceva tutti i giorni, ANTONIO GARZOTTO e stava percorrendo l’ultimo tratto di o poi” racconterà molti anni dopo strada a piedi, leggendo un libro. Antonio Garzotto. Era stato un Autore di numerosi libri, laureato in giudice ad avvisarlo. Ma lui aveva ri- giurisprudenza e filosofia, genovese, nunciato alla scorta, per continuare nato nel 1923, Emilio Rossi era entra- a svolgere bene e in libertà il suo la- to in Rai nel 1956 ed era stato il pri- voro di cronista di giudiziaria. Qual- mo direttore del Tg1 dopo la riforma che collega gli aveva anche consi- legislativa del 1975. Dalla fine del gliato di dotarsi di una pistola, ma 1980 al suo pensionamento è stato l’idea lo aveva fatto sorridere. Croni- vicedirettore generale Rai alla piani- sta giudiziario del Gazzettino dal ficazione. Già presidente nazionale ‘62, sposato, un figlio undicenne, dell’UCSI, presiede il Comitato di Antonio Garzotto, Toni per i suoi Amministrazione del Centro Televisi- molti amici, abitava ad Abano Ter- vo Vaticano e guida il Comitato di ap- me. E ad Abano arrivano il 7 luglio plicazione del Codice di autoregola- del 1977, pochi minuti prima delle 8: mentazione TV e minori. Ha ricevuto appena uscito da casa, stava andan- numerosi premi, fra cui il Premio Ila- do a prendere l’auto in un vicino ga- ria Alpi alla carriera ed è in quell’oc- rage per recarsi a Padova in redazio- casione che ricordò: “Quando si rice- ne. Da un furgoncino parcheggiato, ve un premio di solito si promette di scende un giovane e spara. Cinque fare meglio. Ma ormai ho 84 anni e colpi calibro 7,65 alle gambe. La fir- non posso sbilanciarmi troppo... So- ma dell’attentato è del Fronte Co- no onorato di ricevere questo premio munista Combattente. perché porta il nome di Ilaria e Mi- “Sentii all’improvviso un dolore, co- ran, due colleghi che hanno pagato me una puntura di vespa, alla gam- con la vita quel modo di fare giornali- ba, poi il dolore che aumentava ver- smo troppo spesso dimenticato”. so il tronco, tentai di aggrapparmi a “Sapevo che sarebbero venuti prima un lampione ma mi sono accasciato Feriti:cronistimpagina 16-04-2008 11:49 Pagina 90

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sul marciapiede. Solo allora udii le detonazioni”. Poi, come ha raccon- tato più volte “Finalmente, mi sono detto. Era un’angoscia che durava da mesi”. Poche ore dopo fu individuato l’autore dell’attentato. Ma la com- plessa vicenda giudiziaria si conclu- derà solo nel 1986. E il reato è stato dichiarato prescritto. I segni indele- bili delle ferite dei cinque colpi furo- no dichiarati “prescritti”. Tempra da cronista di giudiziaria Antonio Garzotto, tornerà ancora fra FRANCO PICCINELLI gli “autonomi”, a raccogliere notizie e a scriverle. “Sono un comunista” esclamerà Settembre 1977. Con un ordigno mentre gli sparavano. Ma gli attenta- esplosivo contro la sede del tori non si fermeranno. Rimasto in- quotidiano La Stampa e il ferimento valido, Ferrero è scomparso a ottan- intenzionale del giornalista ta anni, il 29 luglio del 2006. Nino Ferrero prende l’avvio la Profondamente buono nell’animo, campagna nazionale di Azione Rivo- non si limitò a condannare il gesto, luzionaria contro “le tecniche di ma- ma volle anche capire. E con i suoi nipolazione finalizzate al consenso” aggressori, dopo la condanna, ebbe messe in atto dai grandi media. contatti diretti: periodicamente an- Nino Ferrero, all’anagrafe Leone Fer- dava a trovarli nel carcere di Berga- rero, giornalista della redazione tori- mo. “Devo convincerli - era solito di- nese de L’Unità è raggiunto da cin- re - del danno che la lotta armata ha que colpi di pistola alle gambe. Stava provocato in Italia, soprattutto alle rientrando a casa, il 18, dopo una classi subalterne”. giornata di lavoro. Con un comuni- Alle 12,15 del 24 aprile del 1979 va in cato lasciato in una cabina telefoni- onda l’ultimo articolo del Giornale ca i terroristi collegano l’attentato ad Radio di mezzogiorno. Siamo nella alcuni articoli scritti dal giornalista Torino degli anni di piombo. Un’ora su due loro compagni saltati in aria a dopo Franco Piccinelli, direttore Torino mentre di notte, con un ordi- della redazione giornalistica Rai del gno, preparavano un attentato. Azio- capoluogo piemontese, viene grave- ne Rivoluzionaria si attribuirà la pa- mente ferito da terroristi delle Bri- ternità della gambizzazione, del gate Rosse in via Santa Giulia. A lui i “servo del Pci” come lo definiranno. terroristi riservarono sei pallottole. Feriti:cronistimpagina 17-04-2008 8:20 Pagina 91

I giornalisti feriti dal terrorismo 91

Nato in provincia di Cuneo a Nieve, Franco Piccinelli è uno dei maggiori narratori di memoria collettiva e di epica contadina. Autore di numerosi libri, tradotti in inglese, francese e tedesco, ha vinto due volte il Premio Selezione Bancarella, ha ottenuto i Premi Fregene, Mediterraneo, Pave- se, Caserta, Gozzano, Ischia, è stato finalista al Viareggio. Cittadino ono- rario di quindici comuni italiani, è GUIDO PASSALACQUA insignito di varie onorificenze fra cui proviene dal disarmo di un vigile av- quella massima al merito della Re- venuto nel marzo 1978. Tre settimane pubblica. Laureato in Giurispruden- dopo sarà usata per l’agguato mortale za è Presidente della Federazione a Walter Tobagi. La rivendicazione Italiana Pallapugno. Ha percorso in dell’attentato verrà fatta alla redazio- Rai tutta la carriera giornalistica do- ne milanese del giornale a nome della po aver diretto (1965-1968) il quoti- Brigata 28 marzo. Un piccolo “gruppo diano di Ancona Voce Adriatica. di fuoco”, con a capo Marco Barbone, “Nei pesantissimi e luttuosi anni di il cui padre è dirigente dell’editrice piombo - ha dichiarato un anno fa - Sansoni, affiliata alla Rizzoli e del io non avevo dichiarato guerra a gruppo fanno parte – sei in tutto – nessuno né ricevetti mai ultimatum Manfredi De Stefano, Francesco Gior- di alcun genere. Forse ingenuamen- dano, Daniele Laus, Mario Marano, te ero così sicuro di me da aver rifiu- Paolo Morandini, figlio del critico ci- tato la scorta e da andarmene in giro nematografico de Il Giorno. Sono gio- a piedi per Torino, nelle brevi pause vani, studenti, figli di giornalisti. Il lo- che la direzione dei Servizi giornali- ro ambiente è la buona borghesia mi- stici Rai mi consentiva”. lanese. Buone conoscenze, vita non Tre giovani suonano alla porta di grama e un sogno: entrare nelle Bri- Guido Passalacqua, inviato del gate Rosse che soffrono venti di crisi e quotidiano La Repubblica che da an- cercano nuovi adepti. La Brigata 28 ni si occupa di terrorismo. È il 7 mag- marzo non è fra i gruppi maggiori, ha gio del 1980 e siamo a Milano. I tre si bisogno di accreditarsi e prende le ar- spacciano per poliziotti. Lui apre. Lo mi: Guido Passalacqua, - frettolosa- bloccano, sparano. Due colpi a una mente dipinto come “giornalista ri- gamba con una pistola munita di si- formista” pur non essendolo mai sta- lenziatore. La canna della rivoltella to - e poi, dalle gambe alzarono il tiro: usata per gambizzare Passalacqua Walter Tobagi. Feriti 12-04-2008 15:24 Pagina 92

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Ferito gravemente, ma dalla polizia ro due del Sismi, che poco prima dello Scià che sparava contro i soste- l’aveva presa in consegna dai rapito- nitori di Khomeini, è stato anche ri, un’altra ferisce l’autista. Il seque- Giancesare Flesca. Nel gennaio stro inizia il 4 febbraio quando l’in- 1979, inviato a Teheran dall’Espres- viata del Manifesto viene rapita vici- so, Flesca assisteva a una grande no la moschea di al-Mustafah dove manifestazione in piazza 24 genna- vuole intervistare i profughi da Fal- io. Reza Pahlevi aveva abbandonato luja. Si ripete il copione: richiesta di il Paese e Khomeini era ancora a Pa- ritiro dei soldati, video dell’ostaggio, rigi: la Persia era nel caos con ricor- manifestazioni per la liberazione. renti manifestazioni degli ayatollah Calipari, che ha già fatto liberare Si- contrastate dalla polizia. Flesca vuo- mona Torretta e Simona Pari, pren- le vedere bene e sale all’attico di una de in consegna Giuliana. Sulla via palazzina. “Sentii dei colpi di fucile – dell’aeroporto incappano nel capo- ricorda – e per vedere chi sparasse rale dei Marines Mario Lozano ap- sulla folla, mi issai sopra una altana postato sulla torretta di un blindato. e mi sporsi in avanti. Gli spari veni- Le versioni contrastano: per l’italia- vano dalla caserma della polizia. Sa- na l’auto andava piano con i fari ac- rò stato esposto un minuto, ma ba- cesi, per l’americana correva a luci stò al cecchino per colpirmi due vol- spente. Lozano spara a raffica. te: una pallottola spezzò il braccio Un’azione corretta, per la giustizia sinistro, l’altra centrò il torace, si militare Usa che parla di “tragico in- frammentò e uscì all’altezza del- cidente”. Omicidio volontario e du- l’ascella”. Flesca, fu operato al brac- plice tentativo di omicidio per quel- cio dove gli venne applicata un’asta la italiana: ma nell’ottobre 2007 la di metallo (“quando passo sotto un Corte d’Assise di Roma chiude il metal detector suono”, scherza). Ma processo per carenza di giurisdizio- non al torace: “il medico persiano, ne. Rimane la medaglia d’oro al va- bravissimo, disse che era troppo pe- lor militare per Calipari. 3 ricoloso eliminare le schegge”. Una decisione giusta che, però, provoca a Flesca ricorrenti pericarditi. Simona Bandino La sventagliata di mitragliatrice che Nasce a Novara, 38 anni fa. crivella l’auto su cui il 4 marzo 2005 Vive e lavora a Firenze, dove si va verso l’aeroporto di Baghdad per è laureata in Filosofia. Giuliana Giornalista professionista, ha tornare in Italia, ferisce lavorato per molti anni in due Sgrena alla clavicola, una scheggia delle principali emittenti televi- fora il polmone. Una pallottola ucci- sive toscane. Ora, si occupa di de sul colpo Nicola Calipari, nume- comunicazione e uffici stampa. Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 93

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Monica Andolfatto 3

una scia di sangue lunga malia, il Kosovo, la Georgia, la Pale- ventiquattro anni quella stina e l’Afghanistan. Un cimitero È che accompagna la morte nel quale ancora oggi mancano al- violenta di undici giorna- cune croci come quelle di Italo Toni, listi italiani all’estero: uomini e don- Graziella De Palo ed Enzo Baldoni, i ne, professionisti del mestiere con o cui corpi non sono stati ancora resti- senza tessera dell’Ordine in tasca, tuiti alla pietas dei loro cari. che hanno pagato con la vita l’impe- Il 2 settembre del 1980 le agenzie gno per un diritto-dovere di cronaca stampa diffondono la notizia della responsabile e civile alla ricerca di scomparsa di due giornalisti italiani una verità tanto scomoda quanto as- in Libano: si tratta di Italo Toni sassina. di Sassoferrato (Ancona) e di In prima linea nei teatri di guerra di- Graziella De Palo di Roma. Toni chiarata e di pace apparente, testi- di anni ne ha cinquanta, De Palo, moni di genocidi negati, di traffici sua compagna di vita e di lavoro, d’armi contrabbandati come aiuti appena 24. Profondo conoscitore umanitari, di commerci illegali svolti dei problemi del Medio Oriente, To- con la connivenza politica e diplo- ni ha alle spalle numerose collabo- matica di individui incuranti della razioni con testate quali La conqui- sofferenza e della tribolazione di sta, Il Ponte,L’Astrolabio, Aut e persone violentate nel fisico e nella Mensile: è lui a firmare lo scoop mente, defraudate anche della di- con cui Paris Match nel 1968 rac- gnità propria di ogni essere umano. conta al mondo l’esistenza dei pri- Una mappa del lutto e del dolore che mi campi di addestramento della si estende dal Libano del 1980 al- guerriglia palestinese. Un coraggio l’Iraq del 2004, toccando il Mozam- e una determinazione che troviamo bico, la Bosnia, l’Erzegovina, la So- in nuce anche nei reportage di De Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 94

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pressive spesso affidate a guerri- glieri e mercenari. A Beirut Toni e De Palo ci sono arri- vati da dieci giorni con l’intenzione di documentare le condizioni di vita dei profughi palestinesi e la situazio- ne politico militare di quella che fino a qualche anno prima era considera- ta la “Svizzera del Medio Oriente”. Escono dall’albergo e salgono su una jeep del Fronte democratico popola- re per la liberazione della Palestina diretti nei pressi del castello di Beau- fort, dove insiste una delle linee di

GRAZIELLA DE PALO fuoco controllata dagli israeliani e Palo che sulle pagine di Paese Sera dai loro alleati. Sono consapevoli dei e, ancora, de L’Astrolabio, testata rischi. Per questo comunicano i loro diretta e fondata da Ferruccio Parri, spostamenti all’ambasciata italiana. denuncia i traffici d’armi interna- Forse un presentimento: non faran- zionali che violano l’embargo Onu no più ritorno. Durante il tragitto contro stati dell’area afroasiatica vengono rapiti e inghiottiti nel nulla. dominati da politiche interne re- Chi è stato e soprattutto perché? In- terrogativi che rimangono senza risposta. Nel 2005, in occasione del venticin- quennale della loro spari- zione il caso ritorna d’attua- lità grazie all’inaugurazione del sito web www.toni-de- palo.it Quando Almerigo Grizl decide di abbracciare defi- nitivamente e in via esclusi- va la professione giornalisti- ca si dimette dalla carica di consigliere comunale della sua città natale, Trieste, sen- za tuttavia abbandonare

ALO TONI quella militanza politica, IT Uccisi nel mondo:cronistimpagina 14-04-2008 14:11 Pagina 95

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alla Cambogia, alla Thai- landia, alle Filippine, al- l’Angola. I suoi resoconti vengono rilanciati da Cbs, France 3, Nbc, Pa- norama e Tg1. Nel 1983 con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo fonda la Albatros Press Agency, un’agenzia giornalistica che produrrà servizi scritti, fotografati e fil- mati in aree del mondo interessate da fenomeni bellici o rivoluzionari. Quattro anni dopo, il 19 maggio 1987, Grizl verrà ammazzato da un “pro- iettile vagante” a Caia in Mozambico mentre con la cinepresa sta filman- do una battaglia fra i mi- liziani del fronte Rena- mo e quelli fedeli al go- ALMERIGO GRIZL verno in carica. Dal 2001 sempre a destra, che lo ha visto pri- il capoluogo giuliano ha una strada ma dirigente e capo del Fronte della intitolata ad Almerigo Grizl, giorna- Gioventù triestino, fino a diventare lista, una piccola via sul lungomare nel 1977 sempre di FdG vicesegreta- di Barcola. rio nazionale e poi esponente di Anche la vita di Guido Puletti è spicco fra le fila del Movimento So- contraddistinta dall’impegno poli- ciale Destra Nazionale. tico, nel suo caso a sinistra, che lo Dalla fine degli anni Settanta in poi vedrà imprigionato e torturato nel Grizl è, come ama definirsi, inviato 1977 nell’Argentina del dopo golpe di guerra indipendente, freelance, e nel 1990 iscritto in Italia a Demo- nei territori più “caldi”: dall’Afgha- crazia Proletaria e quindi al Partito nistan occupato dalla Russia, al Li- della Rifondazione comunista con il bano contrapposto a Israele, al- quale si candida e viene eletto nel l’Etiopia sconvolta dalle guerriglie, consiglio comunale di Brescia, sua Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 96

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città d’adozione. Puletti nasce a Mondo Economico, Il Mondo, Epo- Buenos Aires nel 1953: il padre è ca, Panorama, Geodes, Rinascita. originario della provincia di Peru- Nel 1991 scoppia il conflitto nella ex gia, la madre ha ascendenti spagno- Jugoslavia: in luglio Puletti, attivo li e inglesi. Da studente delle supe- anche nei movimenti di opposizio- riori si avvicina ai gruppi peronisti ne alla Guerra del Golfo, partecipa per poi negli anni Settanta, da im- alla marcia di Sarajevo organizzata piegato statale, essere un attivista dai Beati Costruttori di Pace di don sindacale, militando dal ’73 al 76 Albino Bizzotto. Una volta rientrato nell’organizzazione trotzkista Poli- scriverà: “Il conflitto ha degradato e tica Obrera. Il 20 settembre 1977 imbarbarito i rapporti sociali, poli- viene sequestrato da un commando tici culturali… È come se una divi- militare, chiuso in un campo di nità impazzita avesse trasportato concentramento e torturato. Libe- con un’infernale macchina del tem- rato grazie all’intervento dell’amba- po l’intera zona nel Medio Evo più sciata italiana si rifugia in Italia, tra- buio”. Gli sconvolgimenti che stan- sferendosi a Brescia nel dicembre no mettendo a ferro e fuoco i terri- dello stesso anno con tutta la fami- tori martoriati al di là dell’Adriatico glia. Nel 1981 comincia a scrivere diventano centrali non solo nel suo per la pagina culturale del quotidia- lavoro di giornalista, ma anche nel- no Bresciaoggi. Ma i temi a lui cari la sua analisi politica e nel suo fer- sono la politica e l’economia inter- vore umanitario. Nei primi mesi del nazionale interpretati alla luce della 1993, Puletti intensifica i viaggi in contrapposizione fra un Nord sem- Bosnia. Quello finalizzato a un pro- pre più ricco e un Sud sempre più getto di solidarietà destinato alle povero. Dalla metà degli anni Ot- città di Vitez e di Zvidovici gli sarà tanta, in qualità di autorevole spe- fatale: il 29 maggio il suo convoglio cialista, avvierà su tali questioni nu- viene assalito vicino a Gornji Vakuf merose collaborazioni con agenzie dai “Berretti Verdi” del comandante di stampa, riviste, periodici: Ansa, “Paraga”, al secolo Hanefija Prijc. Puletti viene fatto scendere insieme ad altri quattro volontari e scortato a una vicina radura per essere fuci- lato. Con lui muoiono Sergio Lana, studente di 21 anni di Gussago, e Fabio Moreni imprenditore cremo- nese di 40 anni. Nel settembre del 1998 il ministero di Grazia e Giusti- zia italiano riconosce l’eccidio co- GUIDO PULETTI Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 97

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me “delitto politico”. Il 28 giugno nei combattimenti. I tre inviati rag- 2001 Paraga viene condannato dal giungono la cittadina due mesi do- tribunale di Travnik a 15 anni di re- po che il vecchio, splendido ponte è clusione, ridotti a 13 nell’aprile del- crollato sotto i colpi dell’artiglieria l’anno seguente dalla Corte di Cas- croato-bosniaca, diventando il sim- sazione di Sarajevo. Al riguardo l’as- bolo drammatico e terribile della di- sociazione “Guido Puletti” rileva sgregazione politica e sociale della che manca ancora l’identificazione ex Jugoslavia. Mostar è una città di- degli esecutori materiali – i due sol- visa a metà: la parte ovest è croata, dati bosniaci che hanno premuto il la parte est è un ghetto musulmano sconquassato dai bombardamenti e spazzato dai cecchini. Quel 28 gen- naio 1994 è la prima volta che una troupe radiotelevisiva raggiunge l’enclave prostrata dall’assedio croato con oltre cinquantamila per- sone costrette a sopravvivere in un’area quanto mai ristretta. Lu- chetta, Ota e D’Angelo scoprono un A rifugio dove dormono decine e deci- ne di persone fra cui molti bambini. Una cantina buia, angusta, fredda. Le batterie del faro della cinepresa si MARCO LUCHETT stanno esaurendo. Chiedono a Zlat- grilletto – e dei mandanti della stra- ko Omanovic, quattro anni, di uscire ge. A Brescia via Guido Puletti , gior- nella piazza: sta giocando quando nalista è una strada tranquilla che si una granata croata scoppia alle perde nella campagna verso il lago. spalle dei tre italiani uccidendoli sul Passano solo otto mesi da quel 29 colpo; i loro corpi faranno da scudo maggio 1993 e la terra di Bosnia, in al bimbo, salvandogli la vita. L’in- un crescendo di violenza e ferocia, chiesta aperta sull’episodio è stata vede cadere un altro reporter italia- archiviata. Zlatko, insieme ai genito- no. Marco Luchetta è a Mostar ri, è riuscito a lasciare la Bosnia, rag- per conto della Rai di Trieste con giungendo la Svezia per ricomincia- l’operatore Alessandro Ota e il tecni- re una nuova esistenza lontano da- co di ripresa Dario D’Angelo: vuole gli orrori e dalle atrocità che i suoi girare uno speciale per il Tg1 sui occhi di bimbo sono stati costretti a “bambini senza nome” nati da stu- guardare. Lo ha potuto fare grazie pri etnici o figli di genitori dispersi alla Fondazione Marco Luchetta na- Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 98

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ta a Trieste per ricordare il sacrificio gio e anche di mistificazione che anche di Ota e D’Angelo e intitolata hanno costellato le indagini più vol- pure a un quarto operatore dell’in- te insabbiate o addirittura minimiz- formazione, Miran Hrovatin, assas- zate. A dicembre 2007 infatti, il gip sinato nemmeno due mesi dopo in Emanuele Cersosimo rigetta la ri- un agguato a Mogadiscio insieme chiesta di archiviazione presentata alla giornalista del Tg3 Ilaria Alpi. La dalla Procura di Roma in merito al Fondazione in collaborazione con duplice delitto avvenuto a Mogadi- l’ospedale pediatrico Burlo Garofalo scio in Somalia. Un delitto che per concretizza progetti di assistenza lo stesso giudice delle indagini pre- per i bambini vittime dell’atrocità di liminari appare essere, sulla base tutti i conflitti. degli elementi indiziari raccolti da- Daniela Schifani, moglie di Luchet- gli inquirenti, un omicidio su com- ta, nel 1998 si è recata per la prima missione attuato per impedire che volta a Mostar: “Ci fu una scena che le notizie raccolte da Ilaria Alpi e mi confortò moltissimo. Il sindaco – Miran Hrovatin in ordine ai traffici racconta in un’intervista – ci disse d’armi e rifiuti tossici avvenuti tra ‘Voglio che voi sappiate che dal mo- l’Italia e la Somalia venissero porta- mento in cui loro sono morti hanno te a conoscenza dell’opinione pub- smesso di bombardarci, perché l’at- blica italiana. Due mesi e mezzo tenzione del mondo è stata talmente più tardi, a febbraio 2008, la Corte focalizzata su Mostar Est, che noi Costituzionale sanziona il rifiuto abbiamo smesso di mo- rire’. Questo dà un senso a tutto quanto”. Ma se un senso lo si può rintracciare nella casua- lità, seppur spietata, del destino, di fronte a una esecuzione vi è l’impe- rativo morale di indivi- duare i colpevoli. Tra- scorsi quattordici anni da quel 20 marzo 1994 rinasce la speranza di fare luce sull’uccisione di Ilaria Alpi e di Mi- ran Hrovatin, al riparo dai tentativi di depistag- ILARIA ALPI Uccisi nel mondo 14-04-2008 16:43 Pagina 99

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della Commissione d’inchiesta par- le stabilendo che i colpi sparati dai lamentare - presieduta da Carlo Ta- kalashnikov sono indirizzati solo ormina fino alla primavera del 2006 alle due vittime: autista e guardia quando conclude i lavori - a far par- del corpo escono indenni da quella tecipare la Procura di Roma agli che verosimilmente risulta essere esami balistici e tecnici sulla Toyota una vera e propria imboscata. Sul su cui viaggiavano i due reporter. luogo dell’assalto armato sono pre- Il Senato, attraverso la dichiarazio- senti due troupe televisive: la sviz- ne congiunta di Antonio Polito (re- zera italiana Rtsi e l’americana Abc. latore alla Commissione Esteri del Le tragiche immagini di Ilaria Alpi e disegno di legge per l’istituzione Miran Hrovatin accasciati nell’abi- della nuova commissione d’inchie- tacolo del fuoristrada giapponese sta sulla morte di Ilaria e Miran) e sono girate da un operatore del- di Claudio Micheloni, annuncia l’Abc, di origine greca, trovato am- che la commissione si farà. Un altro mazzato qualche mese dopo in una segno importante che secondo Ma- stanza d’albergo a Kabul. Vittorio riangela Gritta Grainer dell’Asso- Lenzi, operatore della Rtsi, perisce ciazione Ilaria Alpi fa pensare che in un incidente stradale sul lungo- l’Italia non vuole dimenticare ma lago di Lugano mai chiarito del tut- vuole anche sapere chi e perché ha to nella dinamica. voluto uccidere Ilaria e Miran. Nel “Kinder des Krieges” ovvero “Figli 2002 è stato il film di Ferdinando della Guerra”: la mostra fotografica Vicentini Orgnani dal titolo “Ilaria Alpi – Il più crudele dei giorni” a ri- percorrere l’intera vicenda che ve- de in prima linea nella battaglia per la verità i genitori di Ilaria, Luciana e Giorgio Alpi. La giornalista del Tg3 ha 33 anni quando viene fred- data sulla jeep su cui sta viaggiando insieme al telecineoperatore Miran Hrovatin: è nella capitale somala GRUENER E A DESTRA KRAEMER per seguire la guerra civile e per in- da lui curata e dedicata alle prime dagare su uno scambio di armi e di vittime di ogni conflitto bellico rifiuti tossici illegali che vedrebbe il Gabriel Gruener non riesce a coinvolgimento anche dell’esercito portarla anche in Alto Adige dove è italiano e di altre istituzioni. La pe- nato nel 1963 a Malles Venosta in rizia della polizia scientifica rico- provincia di Bolzano. Quegli scatti, struisce le fasi dell’azione crimina- fermati da sette obiettivi diversi, Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 100

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verranno visti dai suoi conterranei zia tedesca avrebbe individuato solo nel 2002. Gruener, giornalista l’assassino, colui che puntò il kala- del settimanale tedesco Stern, muo- shnikov e fece fuoco contro Grue- re il 13 giugno 1999 a Dulje, 40 chi- ner, Kraemer e Alit. Sarebbe Alek- lometri a sud di Pristina, in Kosovo. sandr T. un mercenario russo che Rimangono a terra, freddati dal me- all’epoca del massacro ha 26 anni e desimo cecchino, anche il fotografo combatte a fianco delle truppe re- della stessa testata Volker Kraemer, golari serbe. A guerra finita, per tre 56 anni, e il loro interprete mace- mesi riporta Stern, il giovane rima- done Senol Alit di 26 anni. ne con altri volontari russi in una Dal 1991 al periodico di Amburgo, caserma serba per poi scomparire e Gruener lavora come inviato di riapparire a Mosca dove vive in una guerra. Esperto dei Balcani copre casa del quartiere Oriechowo-Bori- Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia. E sovo, lavorando come poliziotto. raggiunge anche i fronti della So- In un’intervista rilasciata al sito malia, dell’Afghanistan, dell’Algeria di Rai Educational Mediamente, e del Sudan. Nel pomeriggio in cui il Antonio Russo sottolinea il valore suo cuore smette di battere colpito dell’opportunità di riascoltare le sue da una raffica di fucile mitragliato- corrispondenze su internet: “Le testi- monianze dei miei reportage radio- fonici sono state conservate nell’ar- chivio della radio e anche trasferite via web. Questo è a mio avviso im- portante per due motivi. Il primo consiste nel fatto che bisogna co- munque possedere una memoria storica. Questo è un dato che un po’ la tecnologia trascura. L’informazio- ne valida è quella che abbia la possi- ANTONIO RUSSO bilità di essere reperita storicamente. re, sta rientrando da Prizren verso ‘Laudatur tempores acti’ diceva Dan- Skopje in Macedonia: deve inviare te, ‘si lodino i tempi passati’, in quan- al giornale i servizi e le foto che te- to ‘exempla’ di un’esperienza. Gli stimoniano l’ingresso in Kosovo esempi storici si traducono nella ca- della Forza di pace Kfor con il con- pacità di analizzare il presente e pre- tingente tedesco. Kraemer e Alit vedere il futuro con un fondamento muoiono sul colpo, Gruener invece abbastanza solido. In secondo luogo spira nell’ospedale macedone dove penso che la quotidianità dell’infor- viene trasportato. Nel 2001 la giusti- mazione attraverso la testimonianza Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 101

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diretta abbia un valore perché fa ca- Tutto il materiale raccolto durante pire cosa realmente è in atto. C’è an- la sua permanenza in Cecenia e in cora parecchia confusione sull’infor- Georgia sparisce: sia quello che do- mazione che stiamo portando avanti vrebbe avere con sé al momento sul Kosovo. La possibilità di reperire i dell’agguato che quello custodito miei reportage e risentirli via web nell’alloggio che gli investigatori aiuta la gente ad avere un’immagine trovano svaligiato. Gli oggetti di va- più precisa degli eventi in corso. Fon- lore restano, mentre si dissolvono damentalmente noi dobbiamo ricor- video, appunti, articoli, registrazioni darci che l’informazione è un veicolo audio. Le circostanze di una morte diretto all’utente, non è un soliloquio così orribile non sono ancora chiari- da parte del giornalista. Bisogna te- te. Da più parti si avanzano pesanti nere sempre presente che chi è dal- accuse al governo russo a guida Pu- l’altra parte deve poter comprendere tin: Russo ha cominciato a trasmet- una realtà in cui non è presente. tere in Italia reportage spinosi sulla Questo, penso, è il massimo sforzo guerra in atto e due giorni prima che i giornalisti devono compiere”. Una sorta di testamento professionale ancorché esistenziale che fissa i principi cui il reporter freelance di Ra- dio radicale si ispira nello svolgimento di un me- stiere che lo porta a vive- re in prima persona gli eventi più scottanti e sca- brosi, rimanendo vittima a quarant’anni di una fe- roce aggressione consu- ANTONIO RUSSO mata nella notte fra il 15 e il 16 otto- della sua uccisione accenna alla ma- bre 2000 in Georgia dove si trova per dre di una videocassetta scioccante descrivere la guerra in Cecenia. Il suo sui supplizi e sulle violenze dei re- cadavere viene ritrovato ai bordi di parti speciali russi ai danni della po- una stradina di campagna a 25 chilo- polazione cecena. Secondo alcuni metri da Tiblisi, torturato e livido: i amici Russo avrebbe raccolto prove segni lasciati sono riconducibili a sull’utilizzo di armi non convenzio- tecniche di tortura attuate da reparti nali (ad esempio, l’impiego di pro- specializzati di matrice militare. iettili all’uranio impoverito) anche Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 102

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contro i bambini della Cecenia. bombardamenti della Nato per rife- Russo vuole essere libero di raccon- rire della pulizia etnica nei confronti tare senza veti di alcun genere – ri- degli albanesi kosovari. Fugge dai ra- fiuta di iscriversi all’Ordine dei gior- strellamenti serbi unendosi a un nalisti così come respinge collabora- convoglio di rifugiati kosovari diret- zioni con testate blasonate – le tante to in Macedonia per poi raggiungere realtà delle guerre e le atrocità che le Skopjie a piedi: di lui non si hanno popolazioni civili sono costrette a notizie per due giorni interi tanto subire: Cipro, Algeria, Kosovo, Rwan- che viene dato per disperso. da, Zaire, Bosnia, Cecenia. Dalla fa- Maria Grazia Cutuli viene tru- coltà di veterinaria di Pisa approda a cidata mentre i lettori del Corriere quella di filosofia a La Sapienza di della Sera stanno leggendo quello Roma dove nel 1986 fonda la rivista che diventerà il suo ultimo scoop, Philosophema attraverso cui appro- pubblicato sulla prima pagina del quotidiano milanese il 19 novembre 2001. Ed è probabile che proprio quel reportage sulla scoperta di un deposito di Sarin, il letale gas nervi- no, all’interno di una base militare di bin Laden abbandonata dopo la ritirata dei talebani da Jalalabad possa averla condotta all’appunta- MARIA GRAZIA CUTULI mento con un destino vile e sciagu- fondisce i problemi legati alla filoso- rato. I suoi carnefici l’aspettano sul- fia del linguaggio e della scienza. Pri- la strada che porta a Kabul, a circa ma che dal giornalismo viene attrat- 40 chilometri dalla capitale afgana, to dalla militanza politica nella Gio- nei pressi di Sarobi, in un posto in- ventù Federalista e dagli assemblea- dicato col nome di Pouli-es-the- rismi degli ambienti radicali. A metà Kam. L’inviata del Corsera è su una degli anni Novanta la sua vocazione jeep insieme ad altri tre colleghi, lo cosmopolita si incanala verso il gior- spagnolo Julio Fuentes di El Mundo nalismo: una scelta consapevole da e due corrispondenti dell’agenzia intellettuale antiaccademico che Reuters, l’australiano Harry Burton “dice la verità” e perciò outsider. Nel e l’afghano Azizullah Haidari. Ha marzo del 1999 è a Pristina dove ri- compiuto da poco 39 anni ed è lon- mane fino al 31 marzo unico giorna- tana dall’Italia da oltre un mese. lista occidentale – avendo disatteso Dopo l’attentato alle Torri Gemelle l’ordine dell’esercito serbo di abban- di New York chiede e ottiene di es- donare la città sotto assedio - sotto i sere inviata dalla sua testata in pri- Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 103

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ma linea: partita per Gerusalemme, te del suo interesse non solo profes- raggiunge quindi il Pakistan per poi sionale: la politica internazionale. arrivare nell’Afghanistan sconvolto Ed è con queste credenziali che nel dalla guerra che vuole raccontare in ’97 passa al Corsera che la assume il presa diretta. L’auto procede lenta 2 luglio del 1999. Gli scenari su cui con qualche sobbalzo, poi l’improv- la giornalista catanese di Santa Ve- viso stop: i talebani, le armi spiana- nerina si muove a proprio agio sono te, l’ordine secco di scendere. Nem- l’Africa, il Medio Oriente, i Balcani: meno il tempo di reagire e Maria dal Rwanda all’Afghanistan al Paki- Grazia, Julio, Harry e Azizullah ca- stan. Profonda conoscitrice delle dono uno dopo l’altro falcidiati dal- “madrasse”, le scuole coraniche che le scariche dei fucili mitragliatori. I formano l’intellighentia reaziona- corpi martoriati vengono recupera- ria, racconta della ritrovata libertà ti l’indomani. In via Solferino a Mi- delle donne soffocate dal burqa e dai pregiudizi. Il suo sogno è diven- tare corrispondente da Gerusalem- me: l’allora direttore del Corsera, Ferruccio De Bortoli, la promuoverà inviata speciale post mortem. Due dei presunti assassini vengono arre- stati anche sulla base di un video gi- rato da giornalisti filippini, aggredi- ti il giorno prima dell’assassinio della reporter italiana, sullo stesso tragitto e con le stesse modalità. Le foto di Maria Grazia Cutuli MARIA GRAZIA CUTULI riprodotte sui mass media nazionali lano, Maria Grazia Cutuli è appro- e internazionali le ha scattate per data da una Sicilia vissuta troppo lo più un suo carissimo amico, angusta da chi si sente cittadina del Raffaele Ciriello, fotoreporter di mondo e quel mondo vuole raccon- guerra con laurea in medicina. Anche tare. La collaborazione a Centocose lui emigrato, dalla natia Lucania, al e poi a Epoca, l’esame da professio- capoluogo lombardo per coltivare la nista. Ma è la parentesi di lavoro passione per la fotografia che inter- con l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni preta come forma di linguaggio privi- Unite che si occupa di rifugiati, - un legiato in quanto universalmente anno di aspettativa dal giornale tra- comprensibile nella sua immediatez- scorso in Rwanda - che le fa focaliz- za e trasparenza. Anche lui cadrà col- zare in maniera definitiva l’orizzon- pito a morte da un soldato, neppure Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 104

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quattro mesi dopo Maria Grazia, il 13 marzo 2002, a Ramallah in Palestina: Raffaele di anni ne ha 42. Comincia a lavorare co- me fotografo attorno al 1990 per la rivista Moto- ciclismo. Il suo amore per l’Africa nasce e cresce sullo sfondo della Parigi- Dakar che racconta agli appassionati delle due ruote con l’occhio curio- so e severo del suo obiet- tivo. La carriera da free- lance sul fronte inizia nel 1993 in Somalia e si arric- chisce di collaborazioni prestigiose fra cui quella col Corriere della Sera. Le sue “cartoline dall’infer-

no” – cards from hell è CIRIELLO RAFFAELE l’indirizzo del sito che ha creato e che un errore. Paradossale, inammissibi- aggiorna quasi in tempo reale da ogni le. Ciriello sarebbe stato scambiato dove – fanno il giro del mondo. Ed è per un palestinese armato pronto a l’inferno dell’Intifada, nove anni do- far fuoco con un Rpg, ossia un lancia- po, che lo inghiottirà. A ucciderlo sa- granate che si punta in spalla. Una ranno cinque proiettili 7.62 Nato pro- dotazione che potrebbe, semmai, dotti per le mitragliatrici coassiali corrispondere - di qui l’eventuale montate sui carri armati Merkava “confusione” che resta sempre e co- dell’esercito israeliano. A centrarlo in munque ingiustificabile - con una ci- pieno infatti è un militare di vedetta nepresa utilizzata da cameraman su uno dei tank che Ciriello sta ri- professionisti ma non certo con quel- prendendo con una telecamera pal- la amatoriale impugnata e manovrata mare poco più grande di un pacchet- con una sola mano da Ciriello. Que- to di sigarette. L’inchiesta interna del- sta la “verità” di comodo contenuta l’Idf (Israely defence forces) liquiderà nel rapporto delle autorità di Tel Aviv l’assassinio di Ciriello come uno sfor- e a cui si è dovuta piegare anche la tunato e tragico incidente. Morto per magistratura italiana che aveva aper- Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 105

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to un fascicolo penale per conoscere i cheno Bloghdad, scrive: “Guardando nomi dei componenti dell’equipag- il cielo stellato ho pensato che maga- gio del carrarmato. Dopo il rigetto ri morirò anch’io in Mesopotamia, e della richiesta di rogatoria interna- che non me ne importa un baffo, tut- zionale da parte del governo israelia- to fa parte di un gigantesco mine- no, nonostante il trattato di collabo- strone cosmico, e tanto vale affidarsi razione giudiziaria stipulato con l’Ita- al vento, a questa brezza fresca da oc- lia, inevitabile l’archiviazione del pro- cidente e al tepore della Terra che mi cedimento nel settembre del 2003. riscalda il culo. L’indispensabile culo Per il “milite ignoto” che ha fatto fuo- che, finora, mi ha sempre accompa- co nemmeno una sanzione discipli- gnato”. Un talento eclettico quello di nare, nemmeno una sanzione ammi- Baldoni che si sviluppa inizialmente nistrativa. nell’ambito pubblicitario con l’attivi- tà di copywriter all’interno de Le Ba- lene colpiscono ancora, la società da lui stesso fondata. Tra i suoi spot più d’effetto quello della rondine dell’ac- qua minerale San Benedetto. Poi c’è l’agriturismo di famiglia a Preci, in Valnerina, l’insegnamento all’Acca- demia di Comunicazione di Milano, la mania per i fumetti di cui è inter- prete entusiasta: fra i primi in Italia a sfruttare la potenzialità e la versatili- tà del blog, il suo nickname nel mon- do del web è Zonker, dall’omonimo personaggio della striscia fumettisti- ENZO BALDONI ca Doonesbury di Trudeau di cui cu- Senza nome e senza volto pure gli ra la traduzione italiana. E poi c’è aguzzini di Enzo Baldoni rapito il l’attività di volontario con la Croce 20 agosto 2004 nei dintorni di Najaf, Rossa. in Iraq, mentre partecipa a una spe- L’amore per il reportage nasce nel dizione umanitaria condotta dalla 1996 in Chiapas sulla scorta dell’in- Croce Rossa italiana. contro con il subcomandante Mar- Il giornalista freelance umbro di Cit- cos. “Non c’è niente da fare: quando tà di Castello, naturalizzato milane- uno è ficcanaso, è ficcanaso. È ir- se, ha 56 anni e forse presagisce che ruentemente curioso, gli interessano quello potrebbe essere il suo ultimo i lebbrosi, quelli che vivono nelle fo- viaggio, tanto che sul suo blog ira- gne, i guerriglieri. E poi non gli basta Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 106

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fare il pubblicitario, deve occuparsi tutto sul perché le trattative per la li- anche di critica, di fumetti, di tradu- berazione del prigioniero si siano a zioni, di temi civili e perfino di cose un certo punto inceppate. “Nostro un sacco zen” è il ritratto che Baldo- padre è un uomo di pace” hanno ni dà di se stesso. I suoi resoconti ap- detto i figli Guido e Gabriella nel- paiono sulle pagine di Specchio de l’appello in cui chiedono clemenza La Stampa e Venerdì di Repubblica. ai rapitori. Le loro facce pulite e se- La necessità di capire lo porta nelle rene colpiscono nel profondo il can- fogne di Bucarest, lo spinge a testi- tautore Samuele Bersani che nel moniare lo sterminio dei Karenm in maggio del 2006 scrive una canzone Birmania, i massacri di Timor Est, le dedicata a Baldoni: contenuta nel sofferenze nel lebbrosario di Kalau- cd L’Aldiquà, si intitola Occhiali rotti papa, lo conduce a mangiare riso e e nell’aprile 2007 vince il premio ranocchi fra i ribelli Aye Aye Khing e “Amnesty Italia” indetto da Amnesty a perdersi nella giungla thailandese International. “Per capirmi è neces- alla ricerca dei Fratelli Htoo, i gemel- saria la curiosità di Ulisse di viaggia- lini di 12 anni che guidano l’Esercito re in solitaria vedendo il mondo per di Dio vantando poteri miracolosi. esistere”: è uno dei passaggi più si- In Iraq Baldoni entra con un accredi- gnificativi di un testo che interpreta to di Diario: per lui è la prima volta. l’essenza di tutti i cronisti. Di guerra Il suo lavoro si interrompe dopo un e di pace. paio di settimane quando viene se- L’elenco di giornalisti ammazzati questrato da una sedicente organiz- per o nel lavoro continua con due zazione fondamentalista musulma- salti nel tempo e nello spazio, rien- na – le Armate islamiche – che si ri- trando all’interno dei confini del- tiene legata ad Al-Qaeda. È il 20 ago- l’Italia. Il primo riporta al 1944, ai sto 2004: l’ultimatum dato all’Italia è giorni tremendi e sciagurati che ca- di ritirare entro 48 ore tutte le truppe ratterizzano il dopo Armistizio. Il dal territorio iracheno. Dopo cinque secondo, invece, torna alla fine de- giorni l’ostaggio viene ucciso. La sua gli anni Settanta, alla tensione e al esecuzione viene filmata e il video disorientamento che seguono al- inviato alla tv satellitare del Qatar Al l’assassinio per mano brigatista di Jazeera che si rifiuta di metterlo in Aldo Moro. onda per rispetto alla famiglia: le im- Fra i tanti martiri caduti per la liber- magini sugli ultimi istanti di vita di tà e la democrazia nella Seconda Baldoni vengono definite agghiac- Guerra Mondiale non mancano i cianti. A tutt’oggi non si è saputo do- giornalisti che pagano con la vita il ve sia stato sepolto il cadavere. loro impegno civile e professionale. Restano molti interrogativi, soprat- Enzio Malatesta e Carlo Merli, Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 107

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dopo essere stati arrestati, torturati e tre decine di antifascisti avvenute nel rinchiusi nella famigerata prigione forte, hanno ispirato a Roberto Ros- nazista di via Tasso a Roma, vengono sellini le scene più drammatiche del condannati a morte dal Tribunale film “Roma città aperta”. speciale tedesco e fucilati dalle SS a Filosofo, scrittore, politico, giornali- Forte Bravetta il 2 febbraio 1944. sta, Eugenio Colorni, è uno dei Malatesta, nato a Carrara Apuana nel massimi promotori del federalismo 1914, figlio del deputato socialista Al- europeo: con Altiero Spinelli ed Er- berto, direttore della rivista Cinema e mesto Rossi partecipa alla stesura del Teatro e poi caporedattore del quoti- Manifesto di Ventotene, isola in cui diano Il Giornale d’Italia, aderisce al viene confinato per oltre due anni Movimento comunista d’Italia Ban- dal gennaio 1939 perché antifascista. diera Rossa così come Merli, milane- Nato a Milano nel 1909 da famiglia di se classe 1913. Dopo l’armistizio origine ebrea, collabora con nume- dell’8 settembre 1943 Malatesta – in- rose testate: Il Convegno, La Cultura, signito della medaglia d’oro al valor Civiltà Moderna, Solaria e Rivista di militare alla memoria – prende parte Filosofia. Alla fine del 1941, in sog- alla Guerra di Liberazione e risulta giorno obbligato a Melfi, fugge il 6 fra gli organizzatori delle cosiddette maggio del 1943 e si rifugia a Roma. “Bande esterne” nel Lazio. Latitante, nella capitale si dedica al- La loro fucilazione, e quella delle al- l’organizzazione del Psiup: il 24 mag- gio 1944 un pattuglia fascista della banda Koch lo ferma: tenta di fuggire ma viene ferito gravemente da tre colpi di pistola. Morirà il 30 maggio all’ospedale di San Giovanni sotto la falsa identità di Franco Tanzi. “Non vendette. A Cesarina, Metello e Vittoria miei adorati figli il bacio eterno”. Mancano poche ore alla fu- cilazione quando Ezio Cesarini scrive due brevi lettere alla moglie, due al fratello e una alla sorella. È rin- chiuso nel carcere di Bologna in atte- sa di essere portato al Poligono di tiro di Borgo Panigale per l’esecuzione. È il 27 gennaio 1944: Cesarini il giorno prima è stato condannato a morte con rito sommario assieme ad altri 9 EZIO CESARINI Uccisi nel mondo 12-04-2008 15:25 Pagina 108

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i quattro colpi di pistola calibro 7.65 non gli lasciano scampo. Si tratta di proiettili molto rari, difficili da repe- rire persino sul mercato clandestino ma risulteranno dello stesso tipo di quelli trovati nell’arsenale della Ban- da della Magliana, nascosto nei sot- terranei del ministero della Sanità. Le ipotesi su mandante e movente del delitto sono le più diverse ma nessuna sarà poi suffragata da verità processuali. Da alla mafia, dai petrolieri ai falsari dei quadri di De Chirico. Il colpo di scena nel 1993 quando il pentito Tommaso Buscet- antifascisti per rappresaglia dopo ta svela di aver saputo dal boss Tano l’attentato partigiano in cui è morto Badalamenti che Pecorelli viene eli- il Federale di Bologna. Aveva 46 anni minato nell’interesse di Giulio An- ed aveva iniziato a fare il giornalista dreotti. Al termine del lungo iter giu- al Resto del Carlino nel 1925. Caduto diziario il senatore dc risulterà am- in disgrazia del fascismo si era trasfe- piamente scagionato. All’indomani rito in Etiopia, dove aveva fondato il del ritrovamento in via Caetani del Giornale di Adis Abeba. Rientrato in cadavere di Aldo Moro, il 9 maggio Italia tornò a lavorare per il Carlino 1978, Pecorelli pubblica documenti dal quale venne licenziato nel 1938. inediti sul sequestro del leader de- Gli fu fatale l’appuntamento per riti- mocristiano e dichiara in più occa- rare la liquidazione: in redazione tro- sioni di aver appreso risvolti talmen- vò la polizia fascista. A Cesarini è sta- te scottanti da profetizzare persino ta attribuita la medaglia d’argento al la propria fine. 3 valor militare. Rimane un enigma – vero buco nero nella storia recente italiana – l’assas- sinio di Carmine Pecorelli, detto Mino, considerato un profondo co- Monica Andolfatto noscitore della realtà politica, milita- 42 anni solo all’anagrafe, free- re, economica e criminale italiana. lance da sempre e per sempre nel cuore e nell’anima, è croni- L’agguato la sera del 20 marzo 1979 a sta di nera e giudiziaria al Gaz- Roma, poco lontano dalla redazione zettino, prima nella redazione di di OP, il giornale che Pecorelli dirige: Vicenza ora di Mestre. Operatori uccisi 12-04-2008 15:25 Pagina 109

109 Gli operatori e i tipografi uccisi

Marcello Ugolini 3

li anni ’90 sono stati ca- della Rai di Trieste: Marco Luchetta, ratterizzati dalle guerre giornalista, Alessandro Ota ope- G nei Balcani e dal tentati- ratore e Dario D’Angelo specia- vo di risolvere la crisi lizzato di ripresa. somala dove molti signori della Malgrado fossero stati sconsigliati guerra a capo dei loro clan si com- da più parti di andare nella parte batterono per il predominio sul Pae- musulmana di Mostar al di là dello se a scapito della popolazione che fu storico ponte, si recarono proprio lì decimata dalla guerra, la fame, le per girare un servizio sui bambini malattie. Nell’agosto del ’91 la prima vittime di quella sporca guerra. Nazione a ribellarsi allo strapotere Mentre Alessandro imbracciava la del tiranno di Belgrado, Slobodan telecamera Marco si stava avvici- Milosevic, fu la Slovenia. I serbi furo- nando col microfono a Zlatko, 14 an- no cacciati senza battaglie cruente. ni seguito da Dario; improvvisamen- La questione fu molto più dura in te l’inferno, una granata scoppiò Croazia dove dal settembre del 1991 si combatterono tutti contro tutti; croati contro i musulmani che poi si unirono contro i serbi della Repub- blica serba del presidente Radovan Karadzic, ricercato dal 1996 dal Tri- bunale penale dell’Aja, per crimini di guerra. La prima città a ribellarsi A fu Zara, poi il conflitto si allargò in tutta la regione. Nella lotta tra croati e musulmani trovarono la morte giornalisti italiani. Un’intera troupe ALESSANDRO OT Operatori uccisi 12-04-2008 15:25 Pagina 110

110 Giornata della memoria

proprio nel mezzo della piazzetta marzo (siamo sempre nel ’94) un al- uccidendo i tre sul colpo. Il ragazzi- tro operatore, Miran Hrovatin, no si salvò; era il 28 gennaio del venisse ucciso in tutt’altra parte del 1994. I militari croati avevano segui- mondo: in Somalia insieme con la to attentamente i loro movimenti e mia amica Ilaria Alpi. Miran all’epo- avevano capito che quella troupe ca delle guerre nella Bosnia-Hertze- avrebbe rivelato gli orrori provocati govina era socio insieme con altri dai loro cannoni specialmente ai ragazzi di un’agenzia che dava ope- danni dei bambini. ratori in appalto a giornalisti della televisione italiana. È in Bosnia che l’ho conosciuto. Pur nella preoccu- pazione e la pericolosità di quegli avvenimenti lo ricordo sempre col sorriso sulle labbra; professional- mente bravissimo, come tutti gli al- tri del resto. Non si tirava mai indie- tro ma aveva la percezione del peri- colo, si fermava, poi, quando repu- tava che si poteva proseguire, ri- prendeva a lavorare. Un giorno di settembre del ’91, eravamo sulle montagne sovrastanti Mostar, cam- DARIO D’ANGELO minavo dietro di lui insieme con Non ho conosciuto nè Marco Lu- Agostino Smanio, il tecnico audio e chetta nè Dario D’Angelo; giorni l’interprete Miky Marcuccic. Lo vidi prima, invece, ero riuscito a togliere arrestarsi di colpo: si gettò a terra dalle mani di agenti dei “servizi” urlandoci di fare altrettanto. Un atti- serbi Alessandro Ota. Un ragazzone mo dopo un sibilo ed uno scoppio a alto quasi due metri che aveva avu- soli 30 metri di distanza da noi. Era to il torto di filmare l’interno di una una granata lanciata dai serbi. sala di un albergo a Pale, allora ca- Quello è stato un periodo dannato pitale della Repubblica Serpsca, do- per noi inviati di guerra, dovevamo ve si stava svolgendo una riunione seguire le vicende delle guerre nei del governo di Karadzic. Giorni ad- Balcani e gli avvenimenti altrettanto dietro avevo conosciuto l’ufficiale terribili della Somalia. Proprio nel che bloccò Ota, mi dovetti impe- Paese del Corno d’Africa fu che lo vi- gnare personalmente a non far di per l’ultima volta. Venne all’alber- mandare in onda quel filmato. go “Amana” dove alloggiava la mag- Il destino ha voluto che nel mese di gior parte degli inviati italiani, sentii Operatori uccisi 12-04-2008 15:25 Pagina 111

Vittime anche tra operatori e tipografi 111

bussare alla porta della nostra came- fuori uso; là hanno trovato la morte ra dove alloggiavamo noi del Giorna- chissà ancora per quale ragione. le Radio Rai, aprii e mi apparve Mi- Purtroppo il contributo di sangue ran, come al solito con sorriso a “ses- non s’è fermato con la morte di Mar- santaquattro denti”, dietro di lui Ila- co, Alessandro, Dario, Miran, Ilaria. ria Alpi. Mi venne spontaneo di dir- Sono trascorsi 13 anni dalla morte di gli: ”Miran da 15 gradi sotto zero dei Marcello Palmisano, 55 anni, Balcani ai 45 sopra di questo posto uno dei bravissimi giornalisti cine infernale”. Lui:”Eh cosa vuoi, dopo tele operatori della RAI. In quel lon- tanta fatica un po’ di riposo!” Una tano febbraio del 1995 partì col soli- mano assassina, con un solo colpo to entusiasmo insieme con l’allora alla fronte, gli ha dato l’eterno ripo- inviata del Tg2 Carmen Lasorella per so. Com’è noto in quel maledetto 20 una trasferta in Somalia. Dopo inu- marzo del ’94 fu uccisa anche Ilaria. tili sforzi di riconciliazione tra i vari Con lei sono rimasto in debito di un signori della guerra - tentativo effet- barattolo di Nutella che le avevo pro- tuato con pochissima volontà - il messo ma che purtroppo dimenticai Paese del Corno d’Africa fu abban- di portarle. Furono ammazzati da- donato dalle Nazioni Unite nella mi- vanti allo stesso albergo, dove erano seria più nera, nella fame, in preda rimasti l’inviato di Repubblica, Vla- alle malattie e nelle mani di perso- dimiro Odinzov e quello dell’Ansa, naggi senza scrupoli. Proprio per Remigio Benni, avevano bisogno di questo la Somalia era ancora più pe- una mano, il loro “satellitare” era ricolosa di quando iniziò la crisi. Marcello non esitò un solo secondo ad andare con Carmen Lasorella. Era stato molte altre vol- te in zone pericolose e con la sua telecamera aveva filmato situazioni scabrose dando la pos- sibilità al telespettatore italiano di vivere avveni- menti memorabili in tutto il mondo. All’aero-

TIN CON ILARIA ALPI porto di Mogadiscio il 9 A febbraio erano attesi da una macchina con una nutritissima scorta di MIRAN HROV Operatori uccisi 12-04-2008 15:25 Pagina 112

112 Giornata della memoria

uomini armati. Appena fuori dall’in- vettura sulla quale viaggiavano i due gresso principale dell’aerostazione inviati italiani era stampato il logo di la loro vettura fu assalita da un altro una delle due compagnie in lotta. folto gruppo di armati che viaggia- Gli aggressori sono stati identificati vano sulle cosiddette “tecniche”, ma nessuno di loro ha trascorso una erano dei Pick-up sui quali erano sola ora in carcere. montate mitragliatrici di grosso cali- Vittima, ma in questo caso dei terro- bro. Malgrado la reazione della scor- risti neri, è stato anche un tipografo del Messaggero di Roma, Maurizio Di Leo, 34 anni. La sera del 2 settem- bre 1980 stava tornando a casa dal lavoro, a Monteverde, quando venne ucciso a colpi di pistola: il comman- do dei Nuclei Armati Rivoluzionari lo aveva scambiato per un cronista che in quell’epoca si occupava del- l’eversione neofascista. 3 MARCELLO PALMISANO

ta, la vettura di Carmen e Marcello fu colpita in pieno da una raffica di proiettili. Lasorella riuscì miracolo- samente ad uscire dalla macchina, Marcello sedeva dietro, fu colpito in più parti rimanendo incastrato tra il sedile anteriore e quello posteriore, inutili gli sforzi di tirarlo fuori; era già morto quando la vettura s’incen- Marcello Ugolini diò. Ma perchè quell’attacco im- Professionista dal 1970. Ha lavo- rato in parecchie testate della provviso e apparentemente senza carta stampata: Messaggero, ragione? La ragione c’era anche se La Gazzetta del Mezzogiorno, né Lasorella né Marcello ne erano a Momento sera, l’Occhio. Dal conoscenza. In quel periodo, in So- 1982 è passato al Giornale Ra- dio Rai per il quale ha seguito malia, era in atto una guerra nella tutte le guerre nei Balcani, So- guerra combattuta a suon di raffiche malia, Congo, Medioriente, Iraq, di mitragliatrici: due compagnie si Afghanistan. A Calcutta ha in- tervistato Madre Teresa, sicura- combattevano per il predominio mente l’ultimo giornalista italia- sulla coltivazione e l’esportazione no a farlo. È in pensione dal 16 delle banane. Sugli sportelli della gennaio 2005. Mozione Unci 12-04-2008 15:26 Pagina 113

113 Per una “Giornata della memoria” dei colleghi uccisi

Unione Nazionale Cronisti Italiani Mozione approvata al Consiglio Nazionale di Viareggio il 27-29/11/2006

l sacrificio dei giornalisti uc- “Giornata nazionale della Memoria cisi nell’esercizio del proprio intestata ai giornalisti vittime della I dovere dalla violenza terro- violenza mafiosa e terroristica”, da ristica o dalla criminalità celebrarsi sotto l’alto patrocinio del- mafiosa segna una dolorosa tappa le Istituzioni dello Stato. del cammino di progresso civile di Le modalità organizzative e i contat- ogni comunità democratica che ha ti istituzionali sono delegati alla nell’informazione uno dei pilastri Giunta nazionale dell’Unci. Il mini- fondanti del proprio contratto socia- stero delle Comunicazioni si farà ca- le. I loro nomi e le loro storie costi- rico di celebrare la Giornata con un tuiscono irrinunciabili testimonian- francobollo che, volta per volta, an- ze di impegno civile e deontologico nualmente, ricorderà uno dei gior- che un Paese democratico ha il do- nalisti uccisi dal terrorismo o dalla vere di tenere sempre vive nella me- criminalità organizzata. I gruppi re- moria collettiva dei propri cittadini. gionali dell’Unci entro un termine Per ricordare il sacrificio di quanti ragionevole si faranno carico di in- hanno pagato con la vita il proprio viare gli elenchi dei giornalisti uccisi impegno deontologico di una infor- dal terrorismo o dalla criminalità or- mazione coraggiosa, trasparente e ganizzata. 3 soprattutto autonoma da ogni tipo di potere, il Consiglio Nazionale del- l’Unci, riunito a Viareggio dal 27 al 29 novembre 2006, accogliendo l’indi- cazione dei consiglieri siciliani Leo- ne Zingales, primo firmatario, Giu- seppe Lo Bianco e Antonella Roma- no, delibera la istituzione di una

Boato 12-04-2008 15:27 Pagina 115

115 La proposta di legge per istituire la Giornata

Il 5 giugno 2007 l’on Marco Boato,dei Verdi,ha presentato alla Camera una proposta di legge per istituire la “Giornata nazionale della memoria dei giornalisti uccisi dalla criminalità mafiosa e dal terrorismo”. Pubblichiamo la relazione che accompagna la proposta di legge e l’articolato

stituzione della “Giornata le per un’informazione coraggiosa, nazionale della memoria dei trasparente e, soprattutto, autono- I giornalisti uccisi ma da ogni tipo di potere, si propo- dalla criminalità ne di istituire la “Giornata nazionale mafiosa e dal terrorismo” della memoria dei giornalisti uccisi Presentata il 5 giugno 2007 dalla criminalità mafiosa e dal terro- rismo” nella data del 3 maggio, così Onorevole colleghi, la presente pro- come indicato dal Consiglio nazio- posta di legge intende ricordare il sa- nale dell’Unione nazionale cronisti crificio dei giornalisti uccisi nel- italiani (UNCI), riunito a Viareggio l’esercizio del proprio dovere dalla dal 27 al 29 novembre 2006, in ac- violenza terroristica o dalla crimina- cordo e coordinamento con la Fede- lità mafiosa, impegnati in prima per- razione nazionale della stampa ita- sona nel progresso civile di ogni co- liana (FNSI) e con l’Ordine naziona- munità democratica che ha nell’in- le dei giornalisti. formazione uno dei pilastri fondanti La scelta dei 3 maggio è motivata dal del proprio contratto sociale. fatto che nella medesima data l’Or- I loro nomi e le loro storie costitui- ganizzazione delle Nazioni Unite per scono irrinunciabili testimonianze l’educazione, la scienza e la cultura di impegno civile e deontologico che (UNESCO) celebra la “Giornata un Paese democratico ha il dovere di mondiale della libertà di stampa”. non dimenticare giacché apparten- In occasione del 3 maggio, a tale fine, gono alla memoria storica dei propri si svolgono manifestazioni e iniziati- cittadini. ve in tutto il mondo per riaffermare Per ricordare il sacrificio di quanti come fondamento della società del- hanno pagato con la vita il proprio l’informazione, secondo i princìpi impegno deontologico, civile e idea- espressi all’articolo 19 della Dichia- Boato 12-04-2008 15:27 Pagina 116

116 Giornata della memoria

razione universale dei diritti dell’uo- nali della libertà di pensiero e di in- mo, il diritto di ogni persona alla li- formazione e dell’impegno in favore bertà di opinione e di espressione. della legalità. Diritti fra i quali, evidentemente, de- Princìpi e impegni, ricorda l’UNCI, ve essere compreso quello di avere e richiamati dal Presidente della Re- di manifestare liberamente le pro- pubblica, Giorgio Napolitano: “Nes- prie opinioni e di ricercare, ricevere e suno che conosca le tradizioni più offrire informazioni attraverso tutti alte e i punti di forza storici delle de- gli strumenti di informazione e di co- mocrazie occidentali, nessuno che municazione e senza frontiere; in conosca le discriminanti essenziali particolare, considerando oggi la di- tra sistemi democratici e regimi au- mensione globale acquisita dall’in- toritari può sottovalutare il ruolo formazione con lo sviluppo della rete dell’informazione libera, indipen- internet, cui attualmente ha accesso dente, critica per garantire la saldez- oltre un miliardo di persone, con la za delle istituzioni repubblicane e il previsione condivisa dalle internet consenso su cui esse poggiano”. La company di dar accesso, entro i pros- difesa della libertà di informazione, simi dieci anni, alla totalità della po- come sappiamo, ha posto e pone i polazione mondiale. cronisti in condizioni di grave ri- L’UNCI, il gruppo di specializzazio- schio della propria vita, degli affetti ne della FNSI che riunisce oltre più cari, della sicurezza del proprio 1.500 cronisti addetti alla redazione lavoro per non abdicare ai princìpi delle cronache cittadine, agirà d’in- ribaditi dal Capo dello Stato e per tesa con la stessa FNSI e l’Ordine non cedere alle intimidazioni. Gior- nazionale dei giornalisti per l’orga- nalisti che tengono “la spina dorsale nizzazione della “Giornata naziona- dritta” come ha indicato l’allora Pre- le” e in accordo con il Ministero del- sidente della Repubblica e oggi se- le comunicazioni, al fine di predi- natore a vita Carlo Azeglio Ciampi ri- sporre un programma di celebrazio- cevendo al Quirinale i vincitori del ni che preveda, tra l’altro, una solen- Premio cronista Piero Passetti, in- ne cerimonia di ricordo con la par- detto dall’UNCI fin dal 1975. Fra gli tecipazione dei familiari dei giorna- altri, su proposta dell’UNCI, secon- listi uccisi, la pubblicazione di un do un percorso nel contempo tragi- volume che ricordi la vita e il lavoro co e ideale della storia della Repub- delle vittime, l’emissione da parte blica, dal 4 maggio 1960 all’8 genna- del Ministero delle comunicazioni io 1993, i giornalisti che saranno ri- di un francobollo commemorativo, cordati nella “Giornata nazionale” iniziative di confronto nel mondo del 3 maggio saranno Cosimo Cristi- della scuola sui princìpi costituzio- na, Mauro De Mauro, Giovanni Boato 12-04-2008 15:27 Pagina 117

La proposta di legge per istituire la Giornata 117

Spampinato, Carlo Casalegno, Pep- gliere per “cambiare la vita di fronte pino Impastato, Mario Francese, alla guerra”, le scelte che per Vittorio Walter Tobagi, Giuseppe Fava, Gian- Bachelet, assassinato il 12 febbraio carlo Siani, Mauro Rostagno e Giu- del 1980 presso la sua università, co- seppe Alfano. E insieme a loro saran- stituiscono la responsabilità della no ricordati i numerosi giornalisti – politica; sono le decisioni di Carlo ad alcuni dei quali sono già intitolati Casalegno, giornalista e vice diretto- premi che hanno come obiettivo la re de La Stampa che Arrigo Levi, ri- difesa e la promozione della libera cordandolo il 16 novembre 2002 sul informazione in Italia e nel mondo – medesimo quotidiano, colloca fra gli che sempre più diffusamente e con “uomini-chiave” che non hanno ce- maggiore pericolo, ma con pari de- duto e che non sono stati sconfitti. terminazione nel proprio lavoro, hanno operato come inviati in aree di guerra nel mondo: da Antonio Proposta di legge Russo, assassinato in Georgia, a Ila- Articolo 1 ria Alpi, con Miran Hrovatin e Mar- 1. È istituita la “Giornata nazionale cello Palmisano, uccisi in Somalia, a della memoria dei giornalisti uccisi Marco Luchetta con Alessandro Ota dalla criminalità mafiosa e dal terro- e Dario D’Angelo, uccisi a Mostar, a rismo”, da celebrare annualmente il Raffaele Ciriello, ucciso a Ramallah, giorno 3 maggio, indicato dall’Orga- a Maria Grazia Cutuli uccisa in Af- nizzazione delle Nazioni Unite per ghanistan, ad Enzo Baldoni ucciso in l’educazione, la scienza e la cultura Iraq e il cui corpo ad oggi non è stato (UNESCO) quale “Giornata mondia- ancora restituito ai familiari, ad Al- le della libertà di stampa”. merigo Grilz ucciso in Mozambico, a 2. La ricorrenza istituita ai sensi del Guido Puletti caduto nei Balcani. comma 1 è considerata solennità ci- Né l’impegno a favore della libera in- vile e non determina riduzione del- formazione e dei valori civili di dia- l’orario di lavoro negli uffici pubblici logo, di convivenza fra i popoli e le ai sensi dell’articolo 3 della legge 27 culture, di tolleranza, di conoscenza maggio 1949, n. 260, nè, qualora ca- e di confronto potrebbe dimenticare da nei giorni feriali, costituisce gior- – e ulteriori iniziative saranno as- no di vacanza o comporta riduzione sunte in merito – i giornalisti e gli di orario per le scuole di ogni ordine operatori dell’informazione feriti in e grado. attentati terroristici o mafiosi. Sono tutti stati protagonisti di quelle scel- Articolo 2 te e forme di azione che, secondo 1. In occasione della “Giornata na- Alexander Langer, si possono sce- zionale della memoria dei giornalisti Boato 12-04-2008 15:27 Pagina 118

118 Giornata della memoria

uccisi dalla criminalità mafiosa e dal terrorismo”, possono essere promos- se, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, dal- l’Unione nazionale cronisti italiani, in accordo con il Ministero delle co- municazioni e d’intesa con l’Ordine nazionale dei giornalisti e con la Fe- derazione nazionale della stampa italiana, idonee iniziative in memo- ria dei giornalisti uccisi nonché di ri- flessione e di studio in ordine ai princìpi di cui all’articolo 21 della Costituzione.

Articolo 3 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Uffi- ciale. 3 Il giardino della memoria 12-04-2008 15:27 Pagina 119

119 Il Giardino della Memoria

Leone Zingales Presidente Unci Sicilia

el luglio del 2004, da una l’epoca, Giosuè Marino. Unci e Anm mia idea, è nato il Giardi- hanno chiesto l’assegnazione di una N no della Memoria. A no- zona a verde, confiscata alla mafia, me del Consiglio direttivo sulla quale realizzare il Giardino. del Gruppo siciliano dell’Unci, ho Io sottolineai al prefetto che sarebbe parlato di questa iniziativa, ho illu- stato fondamentale individuare strato i contenuti dell’idea, all’allora un’area con un forte significato, ma- Presidente della sezione distrettuale gari un quartiere ad alta densità ma- dell’Associazione nazionale dei ma- fiosa. La Prefettura avrebbe coinvol- gistrati, Massimo Russo. to il Comune. In attesa dell’indivi- Unci e Anm, ho spiegato in quei duazione del sito e di tutti gli adem- giorni di inizio luglio a Russo, posso- pimenti burocratici previsti dalla le- no ricordare meglio le tante vittime gislazione sull’affidamento dei beni cadute per mano mafiosa. confiscati alla criminalità mafiosa, Perchè - ho detto - non ricordare le con i magistrati dell’Anm abbiamo vittime con la piantumazione di al- dato vita alla prima iniziativa con- beri ? Russo, entusiasta dell’idea, mi giunta. Il 19 luglio 2004, in piazza diede appuntamento ad un paio di XIII Vittime, a Palermo, a pochi passi giorni dopo. Il tempo necessario di dalla Prefettura, dove, nel 1983, è illustrare l’iniziativa ai componenti stato collocato un monumento dedi- della Giunta dell’Anm. Lo ‘sta bene’ cato a tutti i caduti per mano mafio- fu unanime.Unci e Anm iniziarono sa. Quel giorno abbiamo sistemato un percorso sul fronte della legalità e un grosso vaso dentro al quale era della lotta alla mafia che ancora oggi stato collocato un ulivo, tempora- li vede uniti. neamente, nel giardino circostante il Abbiamo chiesto e ottenuto un in- monumento. Il primo albero è stato contro al prefetto di Palermo del- dedicato al giudice Paolo Borsellino Il giardino della memoria:cronistimpagina 16-04-2008 11:51 Pagina 120

120 Giornata della memoria

e ai cinque agenti di polizia trucidati piantumazione di un albero dedica- nella strage di via Mariano D’Amelio to al giornalista Giuseppe Fava e la del 1992. Successivamente, è stato collocazione, nella stessa area, del- individuato il sito, che è quello at- l’ulivo dedicato al giudice Paolo Bor- tuale: un terreno nella borgata peri- sellino e agli agenti caduti in via ferica di Ciaculli, un luogo dove la D’Amelio. Alla cerimonia di inaugu- mafia ha fatto ‘il bello ed il cattivo razione c’era il figlio del giornalista e tempo’ per decenni e decenni. scrittore ucciso a Catania il 5 genna- D’intesa con la Prefettura, è stato de- io 1984: Claudio Fava. Per l’Unci na- ciso che l’Amministrazione comu- zionale c’era il segretario Romano nale rimaneva la proprietaria del ter- Bartoloni. reno e ne avrebbe curato la manu- L’area sulla quale è sorto il Giardino tenzione. Il Comune si sarebbe oc- della Memoria è di circa 25 mila me- cupato, naturalmente, della salva- tri quadrati. Il sito è stato confiscato guardia delle piante e degli alberi. dallo Stato nel 1993 ad un esponente Il 5 gennaio del 2005 il giorno stori- della mafia di Ciaculli e affidato al- co. L’inaugurazione del Giardino l’Unci e all’Anm. La scelta di realiz- della Memoria in via Ciaculli con la zare un Giardino a Ciaculli è signifi-

Il Presidente Napolitano al Giardino della Memoria il 15 giugno 2007. A sinistra il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, e il presidente dell’Unci Sicilia, Zingales. Il giardino della memoria 12-04-2008 15:27 Pagina 121

Il giardino della memoria 121

cativa: nella borgata, il 30 giugno del mentare la memoria dei caduti ed, 1963 esplose la Giulietta al tritolo inoltre, si riqualificherà una porzio- che ha ucciso carabinieri, poliziotti e ne di territorio spesso dimenticata artificieri dell’esercito. Inoltre Cia- dalle Istituzioni e dagli stessi cittadi- culli si trova a poca distanza da altre ni di Palermo”. due ‘roccaforti’ della mafia siciliana: Periodicamente, abbiamo sostenuto Brancaccio e Santa Maria del Gesu’. quel 5 gennaio 2005 io e Russo, in A pochi metri dal sito è visibile, inol- questo terreno saranno piantati al- tre, la villa che è appartenuta al boss, beri e sistemate targhe per ricordare poi pentito, Salvatore Contorno. In- le vittime. Sono stati piantumati al- somma il luogo ha un significato beri in ricordo di , particolare proprio per la collocazio- Pietro Scaglione, Gaetano Costa, ne geografica e per il contesto in cui Giangiacomo Ciaccio-Montalto, Li- si trova nel territorio di Palermo. bero Grassi, Nicolò Azoti, Giuseppe “Gli alberi - ho spiegato il giorno del- Impastato, Mario Francese, Paolo l’inaugurazione - rappresentano il Borsellino, Pio La Torre, Joe Petrosi- simbolo della speranza. Le radici di no, Giuseppe Alfano. ogni arbusto contribuiranno ad ali- Nel Giardino è venuto, il 15 giugno

Il presidente dell’Unci Sicilia Leone Zingales spiega ai ragazzini di una scolaresca il significato del Giardino. Il giardino della memoria 12-04-2008 15:27 Pagina 122

122 Giornata della memoria

2007, il Capo dello Stato Giorgio Na- legalità. La realizzazione di una Ca- politano assieme alla consorte, si- sa-Museo nel terreno confiscato alla gnora Clio. Al Presidente della Re- mafia rappresenterà un ulteriore se- pubblica abbiamo detto che nel sito gno dello Stato in tema di legalità e sarà realizzata una Casa-Museo. di lotta alla mafia. Grazie ad Unione Questa struttura sarà la testimonian- cronisti ed Associazione magistrati, za del ricordo di quanti hanno offer- le giovani generazioni, i turisti, la cit- to la propria vita per lo sviluppo del- tadinanza, avranno a disposizione la Sicilia e del riscatto di Palermo. una struttura nella quale potere trar- “Bravi, state facendo un buon lavo- re memoria attraverso testimonian- ro. Andate avanti così. Continuate su ze dirette dei familiari delle vittime, questa strada”, ha detto il Presidente documenti, video. Napolitano nel corso della visita al Per concludere, ricordo che l’Unci sito di Ciaculli. ha ottenuto dal Comune la fermata- L’Unci e l’Anm offrono alla comuni- bus di via Ciaculli intestata al Giar- tà, non solo siciliana, con il contri- dino della Memoria ed il sito oggi è buto della Fondazione Falcone, segnalato da cartelli turistici stradali l’idea di un luogo dove gli alberi co- collocati in prossimità della via Cia- stituiranno il segno tangibile e pe- culli e all’uscita del porto di Paler- renne del sacrificio di coloro che so- mo, in via Francesco Crispi. Per la no stati uccisi dalla mafia sol perchè prima volta la parola ‘mafia’ figura facevano il proprio dovere e perchè in una segnaletica stradale ufficiale credevano nei valori di giustizia e di nel capoluogo dell’isola. 3

La targa che indica la via per il Giardino della Memoria: per la prima volta appare la parola mafia. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 123

123 Le biografie

Gaetano Basilici 

Uccisi

GIUSEPPE ALFANO Barcellona Pozzo di Gotto, (Messina), 8 gennaio 1993

Fu freddato con tre colpi di pistola nista di razza. Aveva cominciato da un killer solitario mentre, al vo- un’indagine su un traffico interna- lante della propria auto, rientrava a zionale di armi che passava nell’area casa. Aveva 42 anni, era insegnante di Messina; aveva forse contribuito di educazione tecnica e per passione anche alla cattura del boss Nitto faceva, senza alcuna tutela profes- Santapaola nel ‘93 e aveva scritto di sionale, il corrispondente del quoti- una massoneria deviata che specu- diano catanese La Sicilia. Beppe Al- lava sul traffico di arance avvalendo- fano, dunque, non era un giornalista si delle sovvenzioni europee. Insom- iscritto all’Ordine (lo fu dopo la sua ma, con i suoi articoli di denuncia morte, come avvenuto per Peppino Beppe Alfano metteva a nudo gli in- Impastato e Mauro Rostagno), ma trecci tra criminalità organizzata, aveva la passione e l’intuito del cro- politica inquinata e comitati d’affari.

ILARIA ALPI, MIRAN HROVATIN Mogadiscio (Somalia), 20 marzo 1994

“A me piace andare, vedere e riferi- - 39 anni, inviata del Tg3 - ad una re, e non farmi raccontare da altri collega qualche mese prima di mo- ciò che è successo. E questo sempre, rire in un agguato teso a lei e al suo in ogni circostanza” disse Ilaria Alpi cameraman Miran Hrovatin in una Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 124

124 Giornata della memoria

strada di Mogadiscio dove si trova- borazioni (Paese sera e l’Unità) Ila- vano per raccontare sia la guerra tra ria entrò in Rai nel 1989 dove diven- le due fazioni che insanguinava la ne inviata per l’estero. Miran Hro- Somalia, sia l’operazione Restore vatin, 45 anni, nato a Trieste, appar- Hope per ristabilire l’ordine in quel tenente alla comunità slovena in Paese. Si trattò di una vera e propria Italia, era un fotografo e cineopera- esecuzione: i killer somali spararo- tore che lavorava per l’agenzia trie- no a bruciapelo. Ancora non si co- stina Videoest. Per lui, come per Ila- nosce la verità sul duplice omicidio. ria, il giornalismo era una missione. Nata a Roma, laureata in Lettere e A Ilaria e Miran il 15-11-2007 è stata lingue straniere, ottima conoscitrice conferita la medaglia d’oro al merito della lingua araba, dopo varie colla- civile.

ENZO BALDONI Najaf (Iraq), 21 agosto 2004 Nato a Città di Castello (Perugia), 56 mico, un’organizzazione fondamen- anni, moglie e due figli, Baldoni la- talista musulmana legata ad Al Qae- vorava da tempo a Milano. Dopo da, mentre era in un convoglio uma- avere fatto vari mestieri, nel 1996 era nitario per Najaf . Al termine di un diventato giornalista free lance rac- ultimatum all’Italia per il ritiro di contando su Linus, Specchio della tutte le truppe entro 48 ore, Baldoni Stampa, Venerdì della Repubblica le è stato ucciso. La data e il luogo sono sue esperienze in giro per il mondo. ancora incerti. Il suo corpo non è Baldoni era arrivato in Iraq per la mai rientrato in Italia. Gli assassini prima volta, con un accredito del hanno inviato ad Al Jazeera un filma- Diario, due settimane prima di esse- to dell’esecuzione di Baldoni: imma- re ucciso. È stato rapito insieme con gini agghiaccianti mai mostrate per l’autista Ghareen dall’Esercito Isla- rispetto alla famiglia.

CARLO CASALEGNO Torino, 29 novembre 1977

Torinese, 61 anni, vice direttore tredici giorni di agonia. È la prima de La Stampa dal 1968, viene colpito volta che i terroristi della stella a il 16 novembre con quattro colpi di cinque punte sparano a un giornali- pistola al volto da due killer delle sta con la chiara intenzione di ucci- Brigate Rosse nell’androne del pa- dere. L’attentato - organizzato e vo- lazzo in cui abitava. Muore dopo luto dalle BR in accordo con tutte le Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 125

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 125

formazioni terroristiche europee to da Patrizio Peci, Vincenzo Acella, per vendicare la morte dei compo- Piero Panciarelli e Raffaele Fiore. A nenti della banda Baader -Meinhof sparare è stato quest’ultimo, con nel carcere tedesco di Stammhein - una Nagant 7,62 usata per uccidere era nell’aria. Casalegno, dopo una anche Fulvio Croce, presidente del- serie di minacce e una bomba al l’Ordine degli avvocati di Torino. giornale, da alcuni giorni era protet- “Abbiamo giustiziato un servo dello to da una scorta. Lo ha tradito un Stato”’, rivendicarono i terroristi ri- improvviso mal di denti: è andato chiamando la sua rubrica “Nostro dal dentista da solo, al ritorno a casa Stato” sul giornale. A Casalegno il ha trovato i suoi assassini. Da molto 29-7-1977 è stata conferita la meda- tempo Carlo Casalegno era pedina- glia d’oro al valore civile.

EZIO CESARINI Bologna, 27 gennaio 1944

Ezio Cesarini a 27 anni fu assunto Mussolini e del fascismo, poi chiese al Resto del Carlino come segretario al Resto del Carlino il pagamento di redazione, poi divenne cronista di della liquidazione non avuta dopo il nera. Nel 1933, ritenuto a torto ami- licenziamento. Quando si presentò co di Leandro Arpinati (capo dei fa- al giornale per ritirare i soldi, trovò la scisti bolognesi caduto in disgrazia), polizia fascista, arrestato, fu rinchiu- fu privato della tessera di giornalista. so nel carcere di San Giovanni in Per “riabilitarsi” , Cesarini partì per Monte. In seguito all’uccisione del l’Africa Orientale Italiana dove fon- federale di Bologna, Cesarini, sebbe- dò il giornale di Addis Abeba. Torna- ne estraneo al fatto, venne processa- to a Bologna, venne riassunto al Re- to e condannato a morte per “re- sto del Carlino, ma il 7 gennaio 1938 sponsabilità morale” in quel delitto fu visto parlare con Francesco Za- con altri nove prigionieri politici. Il nardi, storico sindaco socialista del- 27 gennaio 1944, mentre lo portava- la città, e per questo gli fu ritirata, no alla fucilazione, tentò la fuga ma per la seconda volta, la tessera di venne ferito, ripreso e messo davanti giornalista e venne licenziato dal Re- al plotone d’esecuzione nel Poligono sto del Carlino. Un anno dopo, il di tiro di Borgo Panigale. Aveva 46 “perdono” e la riassunzione. Il 25 anni. Riconosciuto partigiano della aprile 1943 Ezio Cesarini, durante un Brigata Matteotti “Città”, ha avuto la comizio, inneggiò alla caduta di medaglia d’argento al valor militare. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 126

126 Giornata della memoria

RAFFAELE CIRIELLO Ramallah (Palestina), 13 marzo 2002

Sebbene laureato in Medicina, da una raffica sparata da un tank Ascanio Raffaele Ciriello si dedicò al- israeliano. L’Idf (Israely Defence For- la sua grande passione: la fotografia. ces) sostenne che la telecamera di Cominciò a fare il fotografo nei pri- Ciriello era stata scambiata per un mi anni Novanta, lavorando per la ri- lanciagranate, impossibile quindi vista Motociclismo. Poi, una rapida accorgersi che in realtà si trattava di carriera che lo portò come fotore- un cameraman. Ma le immagini che porter di guerra free lance in Soma- Ciriello realizzò in punto di morte lia e in varie altre parti del mondo, documentano ancora oggi la realtà anche come collaboratore del Cor- della sua tragica uccisione. Il proce- riere della Sera. A soli 42 anni Raffae- dimento penale aperto dalla Procura le Ciriello, mentre stava documen- di Milano per fare luce sulla sua tando un rastrellamento dell’eserci- morte è stato archiviato nel settem- to di Tel Aviv a Ramallah, fu ucciso bre 2003.

EUGENIO COLORNI Roma, 30 maggio 1944

Nato a Milano il 22 aprile 1909 da viltà moderna, Solaria e la Rivista di famiglia di origine ebrea, Eugenio filosofia. Nel 1941 ottenne di lasciare Colorni fu filosofo, scrittore, politico, il confino di Ventotene e fu mandato giornalista e uno dei massimi pro- al soggiorno obbligato a Melfi (Po- motori del federalismo europeo: con tenza) da dove fuggì il 6 maggio 1943 Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi par- e andò a Roma. Qui, latitante, si de- tecipò alla stesura del Manifesto di dicò all’organizzazione del Psiup. Il Ventotene (isola in cui fu confinato 24 maggio 1944 una pattuglia di mi- dal gennaio 1939 all’ottobre 1941 liti fascisti della banda Koch lo fer- perché antifascista) di cui curò mò: tentò di fuggire, ma fu ferito gra- l’introduzione e la pubblicazione. vemente da tre colpi di pistola. Por- Sposato e padre di tre figlie, Colorni tato all’ospedale San Giovanni, morì dal 1931 collaborò a diverse pubbli- il 30 maggio sotto la falsa identità di cazioni: Il Convegno, La Cultura, Ci- Franco Tanzi. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 127

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 127

COSIMO CRISTINA Termini Imerese (Palermo), 5 maggio 1960

Aveva 24 anni, era corrispondente di cupa, profonda, assoluta dispera- del quotidiano l’Ora da Termini zione. Il cadavere del giovane croni- Imerese, aveva scritto articoli e in- sta fu trovato alle 15,35 del 5 maggio chieste sugli intrecci tra mafia e po- lungo la strada ferrata della linea litica nella zona delle Madonie. Il 3 Palermo-Messina, tra le stazioni di maggio erano circa le 11 del matti- Termini Imerese e Trabia. Il padre, no quando Cosimo Cristina uscì da impiegato delle Ferrovie, apprese casa ben vestito, con il solito cravat- dalla radio la notizia della presenza tino, rasato di fresco e profumato. di un corpo senza vita sui binari del La sera, non vedendolo rincasare, i treno e accorse sul luogo del ritro- genitori e le tre sorelle si impensie- vamento. Per anni si seguì la pista rirono. Cosimo non tornò in fami- del suicidio. Negli anni ’90 il caso glia neanche dopo due giorni. Vane venne riaperto, ma non trovò una le ricerche dei parenti, degli amici, spiegazione giudiziaria diversa per dei carabinieri. Furono due giorni la sua morte.

MARIA GRAZIA CUTULI Afghanistan, 19 novembre 2001

Il suo ultimo scoop - il ritrovamento nese, 39 anni, Maria Grazia aveva co- di un deposito di gas nervino in una minciato la sua carriera nel 1986 nel base Taliban abbandonata - era ap- quotidiano La Sicilia, poi era passata parso sulla prima pagina del Corriere a Sud, un settimanale regionale che si della Sera proprio il giorno della sua occupava di tv, collegato all’emittente morte, avvenuta sulla strada che col- regionale televisiva Telecolor Interna- lega Jalabad a Kabul. L’auto sulla qua- tional con cui la Cutuli aveva collabo- le Maria Grazia Cutuli viaggiava con rato. Quindi il trasferimento a Mila- tre colleghi - un australiano, uno spa- no, per la scuola di giornalismo, dove gnolo e un afgano - è stata bloccata aveva lavorato per Centocose e per da un gruppo di uomini armati che Epoca prima di approdare, nel luglio prima hanno fatto scendere i giorna- ‘99, al Corriere della Sera per il quale listi , poi li hanno uccisi a raffiche di faceva l’inviata senza averne la quali- kalashnikov. I quattro corpi sono stati fica, che le venne attribuita dopo la recuperati il giorno successivo. Cata- morte. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 128

128 Giornata della memoria

MAURO DE MAURO Palermo, 16 settembre 1970

Nato a Foggia nel 1921, vice questo- delle Magnolie, in un quartiere resi- re di polizia a Roma nel 1943-44, do- denziale di Palermo. La figlia Franca po la seconda guerra mondiale vide il padre parlare con alcuni uo- Mauro De Mauro si trasferì a Paler- mini, poi risalire sulla sua Bmw e mo dove si dedicò al giornalismo e partire. La vettura verrà trovata, di lavorò, rivelandosi un ottimo croni- De Mauro nessuna traccia. Anni do- sta, per diversi giornali prima di ap- po, alcuni pentiti di mafia diranno prodare definitivamente a l’Ora. Nel che il giornalista fu ucciso per ordi- 1962 aveva seguito la tragica fine del ne di Cosa Nostra. Il caso non è an- presidente dell’Eni, Enrico Mattei, e cora chiuso: si ritiene, infatti, che nel settembre del 1970 si stava nuo- l’omicidio sia stato eseguito per vamente occupando del caso su in- bloccare l’inchiesta di De Mauro carico del regista Francesco Rosi per sulla morte di Mattei, un altro filone il suo film Il caso Mattei, che sareb- punta al golpe ipotizzato dal “prin- be uscito due anni dopo. Mercoledì cipe nero” Junio Valerio Borhese che 16 settembre 1970, alle 21, De Mau- di De Mauro era stato comandante ro stava per rientrare a casa in via alla Decima Mas.

MAURIZIO DI LEO Roma, 2 settembre 1980

Nel settore dell’informazione non le Concina, che si era occupato di furono soltanto i giornalisti a morire eversione nera. Più tardi si appren- sotto i colpi assassini dei terroristi. derà che Peppe Dimitri, uno dei lea- Lo prova la tragica fine di Maurizio der neofascisti dell’epoca, mentre Di Leo, 34 anni, tipografo del quoti- era in carcere era venuto a sapere diano romano Il Messaggero. È la se- che i “camerati” preparavano un ag- ra del 2 settembre 1980, Maurizio sta guato contro Pino Rauti, considerato tornando a casa dal lavoro e in Largo un delatore, e si era attivato per Ravizza, nel quartiere Monteverde, scongiurarlo. Risultato: i terroristi viene ucciso a colpi di pistola dai neri avevano deciso di sostituire co- neofascisti dei Nuclei Armati Rivolu- me obiettivo Michele Concina a Pino zionari. In realtà, si tratta di un erro- Rauti. Ma quella sera, per un banale re di persona: nel mirino dei neofa- e tragico scambio di persona, a mo- scisti, infatti, c’era il cronista Miche- rire è stato Maurizio Di Leo. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 129

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 129

GIUSEPPE FAVA Catania, 5 gennaio 1984

Laureato in giurisprudenza, nel ciavano con forza le collusioni tra 1952, Pippo Fava diventò giornali- mafia, politica e imprenditoria. Alle sta professionista e cominciò a col- 22 del 5 gennaio 1984 Pippo aveva laborare con varie testate regionali appena lasciato la redazione del e nazionali. Nel 1956 venne assunto suo giornale e stava andando a a Espresso Sera. E prese a scrivere prendere la nipote che recitava al anche per il teatro e il cinema. Nel teatro Stabile. Non ebbe il tempo di 1980 – anno in cui il film Palermo scendere dalla macchina che fu or Wolfsburg, da lui sceneggiato, freddato da cinque colpi calibro vinse l’Orso d’Oro al Festival di Ber- 7.65 alla nuca. Al funerale, solo po- lino – Pippo Fava lasciò Espresso che persone tra cui il presidente Sera e assunse la direzione del della regione Santi Nicita. Nel 2003 Giornale del Sud. Nel novembre la Cassazione ha condannato all’er- 1982 fondò il mensile I Siciliani e gastolo il boss Nitto Santapaola, pubblicò inchieste in cui si denun- mandante del delitto.

MARIO FRANCESE Palermo, 29 gennaio 1979

Originario di Siracusa, fu ucciso naria capacità di operare collega- a colpi di pistola in viale Campania, menti tra i fatti di cronaca più si- sotto casa. Era il cronista di nera gnificativi, di interpretarli con co- del Giornale di Sicilia, ruolo in cui raggiosa intelligenza, e di tracciare compì un’approfondita ricostru- così una ricostruzione di eccezio- zione delle più complesse vicende nale chiarezza e credibilità delle li- di mafia degli anni ‘70 e pubblicò nee evolutive di Cosa Nostra”. Inol- per primo i nomi dei boss corleo- tre, scrissero ancora i supremi giu- nesi che cominciavano a scalare le dici, con l’eliminazione di quel cro- gerarchie di Cosa Nostra per arriva- nista dalla “schiena dritta” si aprì re a Palermo. Perché venne assassi- “la stagione dei delitti eccellenti”. nato? Perché si legge nella motiva- Francese, tra l’altro, intuì e descris- zione della sentenza della Cassa- se l’inizio dell’assalto dei corleone- zione che condannò esecutori e si al vertice di Cosa Nostra. mandanti di quel delitto, Mario Riferì anche della frattura nella Francese possedeva “una straordi- “Commissione mafiosa”. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 130

130 Giornata della memoria

ALMERIGO GRIZL Mozambico, 19 maggio 1987

Un militante della destra politica, sto Biloslavo dell’agenzia Albatros un amante dell’avventura, ma so- Press, in Mozambico questo gior- prattutto un giornalista. Questo è nalista che amava stare sempre in stato Almerigo Grizl, importante prima linea fu a fianco dei guerri- personaggio del Fronte della Gio- glieri Renamo supportati dal Suda- ventù a Trieste negli anni ‘70. Ma frica nella loro guerra ai Freelimbo, poi la sua vera passione, il giornali- a loro volta supportati dall’Unione smo di guerra, divenne la sua pro- Sovietica. E fu proprio mentre ri- fessione nei primi anni ‘80. Grizl ha prendeva, da fotoreporter di guer- raccontato con incredibili reporta- ra, uno scontro fra i ribelli e i go- ges gli scontri in Cambogia, Etio- vernativi filosovietici che una pal- pia, Irlanda del Nord, Angola, Fi- lottola lo uccise. Per sua espressa lippine, Mozambico. Fondatore in- volontà è stato seppellito sotto un sieme con Gian Micalessin e Fau- albero.

GABRIEL GRUENER Dulje (Kosovo), 13 giugno 1999

Gabriel Gruener, 35 anni, giornali- Afghanistan, Algeria, Sudan. Giova- sta italiano di lingua tedesca origina- ne, ma di grande coraggio e profes- rio di Malles (Bolzano), si trovava a sionalità dunque. Quel giorno, Dulje, cittadina del Kosovo, insieme Gruener e il collega si trovavano a con il suo collega tedesco Volker Dulje dove sono stati raggiunti da Kraemer, 56 anni fotografo. Entram- colpi di arma da fuoco esplosi da un bi lavoravano per il settimanale te- cecchino, uno dei tanti che infesta- desco Stern. Gabriel Gruener era a vano quella martoriata regione. Stern dal 1991 e ben presto si era im- Kraemer è morto all’istante, Gruener posto come inviato speciale di guer- è invece deceduto in un ospedale ra. Esperto dei Balcani, Gabriel ave- della Macedonia dove era stato tra- va coperto Slovenia, Croazia, Bosnia, sportato anche se le sue condizioni Serbia, ma anche altri punti caldi, erano apparse disperate fin dal pri- anzi bollenti del mondo: Somalia, mo momento. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 131

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 131

GIUSEPPE IMPASTATO Cinisi (Palermo), 9 maggio 1978

Nato da una famiglia mafiosa, anco- munali nella lista di Democrazia Pro- ra ragazzo Giuseppe Impastato, Pep- letaria. Fu assassinato nella notte tra pino per parenti e amici, ruppe con il l’8 e il 9 maggio 1978 con una carica padre e avviò un’attività politico-cul- di tritolo messa sotto il suo corpo turale antimafiosa. Nel 1965 fondò il adagiato sui binari della ferrovia. giornalino L’Idea Socialista e condus- Aveva 30 anni. Dapprima si parlò di se le lotte dei contadini, degli edili e atto terroristico in cui l’attentatore dei disoccupati. Nel 1976 diede vita a era rimasto ucciso, poi di suicidio. Radio Aut, emittente libera autofi- Grazie anche all’attività del Centro nanziata con cui denunciò i delitti e Impastato venne infine individuata gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terra- la matrice mafiosa del delitto. Il 5 sini; il programma più seguito era marzo 2001 la Corte d’Assise di Paler- Onda Pazza, trasmissione in cui Pep- mo condannò il boss Gaetano Bada- pino sbeffeggiava mafiosi e politici. lamenti all’ergastolo e il suo vice Vito Nel 1978 si candidò alle elezioni co- Palazzolo a 30 anni di reclusione.

MARCO LUCHETTA, DARIO D’ANGELO, ALESSANDRO OTA Mostar (Bosnia), 28 gennaio 1994

Una troupe della Rai di Trieste - il hanno scoperto un rifugio dove da giornalista Marco Luchetta, mesi dormono decine di persone, tra l’operatore Alessandro Ota e il tecni- cui molti bambini. Il luogo è buio, le co di ripresa Dario D’Angelo - sono a batterie della torcia elettrica di Mostar, in Bosnia-Erzegovina, per D’Angelo si stanno esaurendo. I tre girare uno speciale per il Tg1 sui chiedono a uno dei bimbi, di nome “bambini senza nome”, cioè quelli Zlatko, di uscire. Mentre sono in nati da stupri etnici o con genitori strada, una granata proveniente da dispersi in guerra. Il conflitto balca- Mostar ovest scoppia un metro die- nico è al culmine. A Mostar la parte tro la troupe. Luchetta, Ota e ovest è croata, la parte est è un ghet- D’Angelo muoiono sul colpo. Zlatko, to musulmano sottoposto a continui protetto dai corpi dei tre inviati, si bombardamenti. Luchetta, Ota e salva. Attualmente vive in Svezia con D’Angelo sono riusciti a entrarci e i genitori. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 132

132 Giornata della memoria

ENZIO MALATESTA, CARLO MERLI Roma, 2 febbraio 1944

Enzio Malatesta, nato a Carrara aveva preso parte alla Guerra di Li- Apuana, 30 anni, figlio del deputato berazione ed era stato tra gli orga- socialista Alberto, fu direttore della nizzatori delle cosiddette “bande rivista Cinema e Teatro, poi capo re- esterne” nel Lazio – venne accusato dattore del quotidiano Il Giornale di avere organizzato formazioni ar- d’Italia. Carlo Merli, milanese, 31 an- mate e si assunse coraggiosamente ni, giornalista. Entrambi aderenti al ogni responsabilità. Malatesta (me- Movimento Comunista d’Italia - daglia d’oro al valor militare alla me- Bandiera Rossa furono arrestati a moria) e Merli vennero fucilati dalle Roma dai tedeschi, rinchiusi e tortu- SS a Forte Bravetta episodio reso im- rati nella famigerata prigione nazista mortale dal film “Roma città aperta” di via Tasso, processati dal Tribunale di Roberto Rossellini. L’ottusa e in- speciale tedesco il 2 febbraio 1944 e sensibile burocrazia militare impe- condannati a morte. In particolare, disce il libero accesso alla lapide che Enzio Malatesta – che dopo ricorda Malatesta, Merli e gli altri 64 l’armistizio dell’8 settembre 1943 partigiani fucilati a Forte Bravetta.

MARCELLO PALMISANO Modagiscio (Somalia), 9 febbraio 1995

Marcello Palmisano: un operatore venne colpito in varie parti del cor- della Rai che ha sempre sgobbato po, la vettura prese fuoco, Lasorella, sodo, non si è mai tirato indietro, in- anche se ferita, riuscì fortunosa- namorato del suo lavoro. Dietro la mente a mettersi in salvo. La scena sua telecamera c’era un onesto nar- dell’attacco fu ripresa da un elicot- ratore della realtà. Aveva 55 anni, tero Usa in normale volo di ricogni- Marcello, quando andò a Mogadi- zione. In seguito, si parlò di un epi- scio con Carmen Lasorella: un re- sodio da inquadrare nella “guerra” portage per il Tg2. Quel giorno, a tra le multinazionali delle banane bordo di una Land Cruiser su cui si operanti in Somalia e nel giro di in- trovava con la giornalista, rimase teressi ad esse collegate, ci fu un coinvolto nella sparatoria tra la balletto di querele, undici degli ag- scorta e un gruppo armato. Nel fu- gressori furono identificati, ma mai rioso scontro a fuoco Palmisano assicurati alla giustizia. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 133

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 133

MINO PECORELLI Roma, 20 marzo 1979

Carmine Pecorelli, detto Mino, 51 Licio Gelli alla mafia, fino ad arriva- anni, profondo conoscitore della re- re ai petrolieri e ai falsificatori di altà politica, militare, economica e opere di Giorgio De Chirico. Nel ‘93 criminale italiana, venne assassina- il pentito disse to di sera, poco lontano dalla reda- di avere saputo dal boss Tano Bada- zione del suo giornale OP, con quat- lamenti che Pecorelli era stato ucci- tro colpi di pistola calibro 7.65. I so nell’interesse di , proiettili estratti dal suo corpo era- ma il senatore fu ampiamente sca- no molto rari perfino sul mercato gionato al termine di un lungo iter clandestino, ma dello stesso tipo di processuale. Dopo l’omicidio di Al- quelli che sarebbero stati poi trovati do Moro, Mino Pecorelli pubblicò nell’arsenale della Banda della Ma- documenti inediti sul sequestro del- gliana nascosto nei sotterranei del lo statista democristiano; la ricerca ministero della Sanità. Nei mesi suc- lo aveva portato a scoprire verità cessivi al delitto le ipotesi su man- scottanti, tanto che profetizzò an- dante e movente furono diverse: da che il proprio assassinio.

GUIDO PULETTI Gornij Vakuf (Bosnia), 29 maggio 1993

Quel giorno un gruppo di volontari la fuga, tre muoiono. Tra questi c’è italiani, a bordo di un camion e una Guido Puletti, 40 anni, moglie e due jeep, attraversa la Bosnia centrale figli, nato a Buenos Aires ed espulso per portare aiuti alla popolazione di dall’Argentina nel 1977 dopo essere Vitez e Zavidovici. Da questa secon- stato sequestrato e torturato dai mi- da località, come concordato, i cin- litari a causa del suo impegno politi- que avrebbero riportato in Italia su co. Nel 1981 Puletti comincia in Ita- un pullman 62 persone, vedove con i lia la sua carriera di giornalista scri- loro figli, per sottrarle alla guerra. Vi- vendo per il quotidiano Bresciaoggi. cino a Gornij Vakuf i Berretti Verdi di E proprio a Brescia è stata intitolata Hanefija Prijc sequestrano il convo- una strada alla memoria del giorna- glio. I cinque volontari vengono fatti lista-esule impegnatosi per la pace e scendere, derubati , portati in una la solidarietà con le vittime delle radura e fucilati. Due si salvano con guerre in Europa. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 134

134 Giornata della memoria

MAURO ROSTAGNO Trapani, 26 settembre 1988

Una vita movimentata, quella di no a Trapani la comunità Saman per Mauro Rostagno: a soli 19 anni si il recupero dei tossicodipendenti. sposa e ha una figlia, poi lascia la Rostagno lavora anche per moglie, va in Germania e in Francia, l’emittente locale RadioTeleCine at- torna in Italia e a Trento si iscrive al- traverso la quale denuncia con forza la facoltà di sociologia dove – con le collusioni tra mafia e politica lo- Marco Boato, Renato Curcio, Mara cale. La sera del 26 settembre 1988 Cagol e altri – anima il Movimento Mauro paga con la vita la sua pas- degli studenti. Nel 1969 è tra i fon- sione sociale e il suo coraggio: viene datori di Lotta Continua. Dopo lo assassinato in un agguato in contra- scioglimento di Lotta Continua ani- da Lenzi, poco distante da Saman, ma il locale milanese Macondo. all’interno della sua auto. Aveva 46 Chiuso quest’ultimo va in India e anni. La sua uccisione è rimasta im- quando torna, nel 1981, fonda vici- punita.

ANTONIO RUSSO Tibilisi (Cecenia), 16 ottobre 2000

Antonio Russo, era un cronista free za vita fu scoperto ai bordi di una lance con solide esperienze fatte in strada di campagna a 25 chilometri Algeria, Burundi, Rwanda, Colom- da Tibilisi, torturato con tecniche ri- bia, Ucraina. Dal ‘95 lavorava per Ra- conducibili a reparti militari specia- dio Radicale. E per quell’emittente lizzati. Il materiale che aveva con sè andò in Kosovo dove rimase, unico – videocassette, articoli, appunti – giornalista occidentale in quella re- non venne ritrovato, anche il suo al- gione durante i bombardamenti del- loggio a Tibilisi fu trovato svaligiato la Nato, fino al 31 marzo 1999 per (pur senza toccare gli oggetti di valo- documentare la pulizia etnica con- re) e l’auto rubata. Le circostanze tro gli albanesi kosovari. Antonio della morte non sono mai state chia- Russo è morto la notte tra il 15 e il 16 rite. Ai funerali svoltisi a Francavilla ottobre 2000 in Georgia, dove si tro- a Mare, sua città natale, la madre ha vava come inviato di Radio Radicale detto: “La sola cosa che mi consola è per testimoniare la guerra in Cece- che è stata una morte coerente con nia. Aveva 40 anni. Il suo corpo sen- la sua vita”. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 135

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 135

GIANCARLO SIANI Napoli, 23 settembre 1985

Giovanissimo, Giancarlo Siani co- avere la promessa di essere assunto. minciò a collaborare con alcuni pe- In un suo articolo Giancarlo scrisse riodici napoletani interessandosi ai che l’arresto del boss Valentino problemi dell’emarginazione, prin- Gionta fu possibile per una “soffiata” cipale serbatoio di manovalanza del- del clan Nuvoletta ai carabinieri. Ciò la camorra. Poi iniziò a lavorare co- provocò le ire dei fratelli Nuvoletta me corrispondente da Torre Annun- che, agli occhi degli altri boss parte- ziata per il quotidiano Il Mattino: di- nopei, facevano la figura degli “infa- pendeva dalla redazione distaccata mi”. Il 23 settembre 1985, poco dopo di Castellammare di Stabia. Siani avere compiuto 26 anni, Giancarlo svolse importanti inchieste sui boss Siani venne ucciso alle 20,50: aveva locali, un ottimo lavoro che lo portò appena lasciato la redazione centra- a diventare corrispondente del quo- le de Il Mattino, all’epoca diretto da tidiano nell’arco di un anno e ad Pasquale Nonno.

GIOVANNI SPAMPINATO Ragusa, 27 ottobre 1972

Cronista brillante e scrupoloso scagionare dal giornalista. Ma Gio- Giovanni Spampinato, corrispon- vanni Spampinato continuò a scrive- dente da Ragusa del quotidiano l’Ora re di atipicità del delitto Tumino, traf- di Palermo, aveva svolto inchieste a fici di materiale archeologico, armi e Ragusa, Siracusa e Catania sulle so- droga, presenze di mafiosi e di super- spette attività di neofascisti locali. Il latitanti. La sera del 27 ottobre Cam- 25 febbraio 1972 a Ragusa fu assassi- pria attirò in periferia Spampinato, nato il costruttore Angelo Tumino, che aveva 26 anni, e lo uccise a revol- delitto di cui Spampinato si occupò verate. Subito dopo si costituì dicen- fin dall’inizio finendo sulle tracce di do di avere agito in un impeto d’ira Roberto Campria, un collezionista perché ingiustamente accusato da d’armi figlio dell’allora presidente Spampinato in diversi articoli. del tribunale cittadino. Nei mesi se- L’omicida venne condannato a 14 guenti Campria, protestandosi vitti- anni di reclusione, ma ne scontò solo ma di assurdi sospetti, cercò di farsi 8, in manicomio giudiziario. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 136

136 Giornata della memoria

WALTER TOBAGI Milano, 28 maggio 1980

La carriera giornalistica di Walter smo. Al Corriere della Sera seguì tut- Tobagi cominciò al ginnasio come te le vicende relative agli “anni di redattore della Zanzara, il celebre piombo”. Uno dei suoi ultimi articoli giornale del liceo milanese Parini. sui terroristi rossi è considerato tra i Dopo il liceo, entrò all’Avanti! di Mi- più significativi sin dal titolo: “Non lano, ma pochi mesi dopo passò al sono samurai invincibili” . Walter To- quotidiano cattolico Avvenire. Furo- bagi - 33 anni, moglie e due figli, no anni di pratica alla scuola di “cro- scrittore e docente universitario, nista sul campo” che lo portarono presidente dell’Associazione lom- prima al Corriere d’Informazione e barda dei giornalisti - venne ucciso infine al Corriere della Sera. Il suo in- alle 11 di mattina sotto casa con cin- teresse prioritario era per i temi so- que colpi di pistola da un gruppo di ciali, l’informazione, la politica e il assassini della Brigata 28 Marzo po- movimento sindacale. Ma il suo im- co dopo essere uscito di casa. A spa- pegno professionale maggiore Toba- rare furono Marco Barbone e Mario gi lo dedicò alle vicende del terrori- Marano.

ITALO TONI, GRAZIELLA DE PALO Beirut (Libano), 2 settembre 1980

La mattina di quel giorno Italo To- redattore della catena dei Diari, ni, 50 anni, e Graziella De Palo, 24 profondo conoscitore dei problemi anni, che sono da una settimana a del Medio Oriente; nel 1968 fu suo Beirut per documentare le condi- lo scoop pubblicato da Paris Match zioni di vita dei profughi palestine- sull’esistenza dei primi campi di si e la situazione politico-militare, addestramento della guerriglia pa- escono dal loro albergo per andare, lestinese. Graziella De Palo, appas- con uomini del Fronte Democrati- sionata di giornalismo, lavorava al- co Popolare per la Liberazione della l’agenzia Notizie Radicali e collabo- Palestina, al castello di Beaufort rava a Paese Sera, L’Astrolabio, che è su una delle linee di fuoco Quotidiano Donna, Abc con articoli che oppone i palestinesi agli israe- di politica internazionale dedicati liani e ai loro alleati. Non fanno più soprattutto al traffico d’armi con i ritorno e da allora non si è saputo Paesi del Terzo mondo e del Medio più niente di loro. Italo Toni era un Oriente. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 137

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 137

Feriti

VITTORIO BRUNO Genova, 1 Giugno 1977

Vittorio Bruno, 41 anni, vice diret- tuna i proiettili non hanno leso or- tore del Secolo XIX, lascia la sede gani vitali. L’attentato, manco a dir- del giornale alle 22,40 e si dirige lo, viene rivendicato dalle Brigate verso la sua auto per tornare a casa. Rosse. Infatti, il ferimento di Vitto- Sta per salire in macchina quando rio Bruno rientra nella campagna un ragazzo sui sedici-diciassette terroristica che ha lo scopo di “di- anni gli si fa vicino e, senza dire una sarticolare la funzione controrivo- parola, gli spara alle gambe e alle luzionaria svolta dai grandi media”. braccia. Sette colpi. A fatica Vittorio E il primo a farne le spese è proprio Bruno si trascina in auto e, suonan- il vice direttore del Secolo XIX , cui do il clacson, tenta di attirare l’at- seguiranno Indro Montanelli a Mi- tenzione della gente. Riesce nel suo lano, Emilio Rossi a Roma, Carlo intento. Arrivano i soccorsi. Per for- Casalegno a Torino.

NINO FERRERO Torino, 18 settembre 1977

Giornalista della redazione tori- Pci”, ha scritto su due terroristi salta- nese de l’Unità, Leone Ferrero (Nino ti in aria a Torino mentre di notte, per amici e colleghi, Nef per i lettori con un ordigno, si apprestavano a del giornale) viene raggiunto da cin- compiere un attentato. Rimasto in- que colpi di pistola alle gambe men- valido, dopo il processo ai suoi ag- tre sta rientrando a casa. La sua gressori Nino Ferrero stabilì con loro esclamazione “Sono un comunista!” un rapporto, andando a trovarli pe- non ferma gli attentatori. Il gruppo riodicamente nel carcere di Berga- terroristico Azione Rivoluzionaria si mo. “Devo convincerli - era solito di- attribuisce la paternità della gam- re - del danno che la lotta armata ha bizzazione, lasciando un documen- provocato in Italia, soprattutto alle to in una cabina telefonica nel quale classi subalterne”. Ferrero è scom- l’aggressione viene collegata agli ar- parso il 29 luglio 2006: aveva ottan- ticoli che Ferrero, definito “servo del t’anni. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 138

138 Giornata della memoria

ANTONIO GARZOTTO Abano Terme (Padova), 7 luglio 1977

Mancano pochi minuti alle 8. An- rà. Appena Garzotto supera il bar tonio Garzotto, Toni per i tanti ami- Casara un ragazzo scende da un ci, dal ‘62 cronista giudiziario del furgoncino parcheggiato e gli spara Gazzettino, sposato, un figlio undi- cinque colpi di pistola calibro 7,65 cenne, sta andando in garage a alle gambe. “ Non ho perso i sensi, prendere l’auto per recarsi alla re- dietro di me ho visto il giovane dazione di Padova dove lavora. “La scappare, salire su una Mini. Mi so- macchina, dopo che mi avevano fo- no aggrappato a un palo della luce e rato i pneumatici, la tenevo all’au- mi sono accasciato sul marciapiedi. torimessa, a mezzo chilometro da Finalmente, mi sono detto. Era casa. Sono passato all’edicola di un’angoscia che durava da mesi”. viale delle Terme ad acquistare il Da quando il giudice istruttore giornale, poi mi sono incamminato Franco Nunziante l’aveva avvertito: verso il garage, leggendo” racconte- “Ti vogliono sparare”.

INDRO MONTANELLI Milano, 2 giugno 1977

Giornalista, scrittore e divulgato- “Fummo per dieci anni soli contro re storico, grande cronista del Nove- tutti, comprese le pistole dei brigati- cento, Montanelli fu vittima , a 63 sti. Il nostro nome era impronunzia- anni, di un attentato delle Brigate bile. Quando quelle pistole se la rife- Rosse: un uomo e una donna gli spa- cero con le mie gambe , i due mag- rarono contro quatto colpi, colpen- giori quotidiani italiani – Corriere dolo due volte alle gambe, mentre della Sera e La Stampa – riuscirono a camminava in via Manin per recarsi, dare la notizia senza fare il mio no- come ogni mattina, al Giornale da me”. Su la Repubblica il sardonico lui fondato e diretto. Lui cadde, gridò Giorgio Forattini raffigurò in una vi- “vigliacchi!” agli aggressori poi , in- gnetta l’allora suo direttore Eugenio domito come sempre, si aggrappò Scalfari che si puntava una pistola alle inferriate di un giardino pubbli- contro il piede mentre leggeva la no- co e si tirò in piedi. Secondo la riven- tizia dell’attentato a Montanelli, di dicazione dei terroristi, Montanelli cui invidiava la notorietà. Indro fu colpito perché “schiavo delle mul- Montanelli è morto a Milano il 22 lu- tinazionali”. In seguito, scrisse: glio 2001. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 139

Le biografie dei giornalisti uccisi e feriti 139

GUIDO PASSALACQUA Milano, 7 maggio 1980

Inviato del quotidiano la Repub- critico cinematografico de Il Giorno) blica, Guido Passalacqua sente suo- e Marco Barbone, che è il capo e il nare alla porta, chiede “chi è?”, la ri- cui padre è dirigente dell’editrice sposta: “Polizia”. Lui apre e si trova di Sansoni, affiliata alla Rizzoli. La can- fronte tre giovani che lo bloccano e na della rivoltella usata per gambiz- gli sparano alle gambe due colpi con zare Passalacqua proviene dal disar- una pistola munita di silenziatore. mo di un vigile avvenuto nel marzo La rivendicazione alla redazione mi- 1978, e sarà poi adoperata tre setti- lanese del giornale viene fatta a no- mane dopo per il mortale agguato a me della Brigata 28 Marzo. Si tratta Walter Tobagi. Ma perché l’attentato di un piccolo “gruppo di fuoco” alle a Guido Passalacqua? Perchè era sta- cui riunioni partecipano stabilmen- to frettolosamente dipinto dai terro- te in sei: Manfredi De Stefano, Fran- risti come “giornalista riformista”, cesco Giordano, Daniele Laus, Mario non essendolo mai stato, e come se – Marano, Paolo Morandini (figlio del nel caso – fosse una colpa.

FRANCO PICCINELLI Torino, 24 aprile 1979

L’ultima notizia del Gr di mezzo- moria collettiva ed epica contadina, giorno andò in onda alle 12,15. conferenziere, insignito di numero- Un’ora dopo Franco Piccinelli, diret- se onorificenze e cittadinanze ono- tore della redazione giornalistica rarie. “Nei pesantissimi e luttuosi Rai del capoluogo piemontese, fu anni di piombo – ha dichiarato due gravemente ferito da terroristi delle anni fa – io non avevo dichiarato BR in via Santa Giulia. Nato a Neive guerra a nessuno nè ricevetti mai ul- (Cuneo), Piccinelli ha diretto dal timatum di alcun genere. Forse in- 1965 al 1968 il quotidiano Voce genuamente ero così sicuro da aver Adriatica di Ancona. Entrato alla rifiutato la scorta e andarmene in gi- Rai, è titolare di rubriche e anche ro a piedi per Torino, nelle brevi opinionista della Gazzetta del Sud di pause che la direzione dei Servizi Messina, collaboratore de La Stam- giornalistici Rai mi consentiva”. Fino pa di Torino e di varie riviste. Inoltre, al giorno in cui “i brigatisti mi scari- è uno dei maggiori narratori di me- carono addosso sei pallottole”. Biografie:cronistimpagina 16-04-2008 12:11 Pagina 140

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EMILIO ROSSI Roma, 3 giugno 1977

Verso le 10 di quel giorno Emilio Rossi, genovese, 54 anni, direttore del Tg1, mentre è davanti al Centro di produzione della Rai in via Teulada viene raggiunto da numerosi colpi di pistola al femore, al ginocchio e alla tibia sparati da un uomo e una don- na, poi fuggiti con una terza persona. L’attentato è stato compiuto nell’am- bito della “campagna” contro la stampa promossa dagli organi nazio- nali (Comitato esecutivo e Fronti) delle Brigate Rosse. Stando a quanto dichiarato dal br dissociato Valerio Morucci , il nominativo di Emilio Rossi era stato scelto dalla Direzione della colonna romana. Nella rivendi- cazione, le Br lo definiscono “diretto- Gaetano Basilici re politico del Tg1, velinato del Mini- Romano, 64 anni, giornalista stero degli Interni e di Piazza del Ge- “volontario” (cioè abusivo) nel sù”. Cronista in giovane età al Corrie- 1963, praticante nel 1969, pro- re Mercantile, Emilio Rossi è entrato fessionista nel 1971. Comincia a lavorare al mensile Cinecorrie- in Rai nel 1956 e ha percorso una re, dopo un anno passa al setti- lunga carriera: non solo direttore del manale Il Nazionale e nel 1969 Tg1, ma poi anche vice direttore ge- approda al quotidiano Momen- to Sera dove ottiene un contrat- nerale della Rai per la pianificazione, to da praticante e comincia la presidente dell’Ucsi e del Comitato sua carriera di cronista di nera per l’applicazione del Codice di au- e di giudiziaria. Alla chiusura di toregolamentazione Tv e minori. Momento Sera va per due mesi a Vita Sera, infine è assunto al Tra i numerosi premi ha avuto anche Resto del Carlino e spedito a il Premio Ilaria Alpi alla carriera. Padova per seguire il terrori-  smo, di cui si è occupato fin dall'inizio del tragico fenomeno. Attualmente lavora alla redazio- ne romana del Quotidiano Na- zionale (La Nazione, il Resto del Carlino, il Giorno). 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 141 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 142 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 143

143 Dal ricordo dei giornalisti uccisi l’impegno per la libertà di stampa

i stavo ormai ras- cisi dalle mafie e dal terro ri s m o”. “ segnando a pen- La sala della Protomoteca era piena sare che toccasse di familiari delle vittime, personali- M solo a noi familia- tà, giornalisti, cittadini. All’invito ri, a noi superstiti piangere queste dell’Unci hanno aderito tra gli altri il vittime dimenticate. Vicecapo della Polizia Nicola Cava- Questo pensiero forse più di ogni liere, il Comandante della regione cosa in questi anni mi ha amare g- militare centrale generale Domenico g i a t o, mi ha fatto pensare che il do- Rossi, il prefetto di Roma Carlo Mo- l o re che io e i miei cari abbiamo sof- sca, Alberto Cozzella sostituto pro- f e rt o, la perdita che abbiamo subito curatore generale della Corte d’Ap- f o s s e ro solo dolore pri va t o, lutto pello. Molto numerosi i familiari: personale di padri, madri, figli, fra- Francesco Alfano figlio di Giuseppe, telli. Oggi, qui, voi che ra p p re s e n t a- Andrea Casalegno figlio di Carlo, te il mondo del giornalismo e le alte Franca De Mauro figlia di Mauro, c a riche della Repubblica con questa Elena Fava figlia di Giuseppe, Giulio, c e rimonia ci avete detto che non è Fabio e Massimo Francese figli di così, che il nostro dolore è anche il Mario, Tito Tornari unico cugino di d o l o re del giornalismo e della Re- Almerigo Grizl, Wolfang Gruener fra- pubblica. È una grande consolazio- tello di Gabriel, Giovanni Impastato n e”. Le parole di A l b e r to Spampi- fratello di Giuseppe, Rosita Pecorelli n a t o , fratello di Gi ovanni, ucciso a sorella di Carmine, Elena Puletti so- Ragusa nel 1972, hanno segnato uno rella di Guido, Daniela Schifani-Cor- dei momenti di più alta commoz i o- fini moglie di Marco Luchetta, Mi- ne della cerimonia del 3 maggio lenka e Milan Ota, moglie e figlio di 2008 in Campidoglio per la “Gi o rn a- Alessandro, Paolo Siani fratello di ta della memoria dei giornalisti uc- Giancarlo, Benedetta Tobagi figlia di 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 144

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Walter, Aldo Toni fratello di Italo, e guerra sono ricordati tutti assieme in poi, tra i feriti Emilio Rossi, Letizia una sola cerimonia” e che “le testi- Moizzi nipote di Indro Montanelli e monianze dei loro familiari, di chi ha Paolo Piccinelli figlio di Franco. sofferto in prima persona saranno La manifestazione è stata aperta da certamente la più eloquente voce a Guido Columba, Presidente del- sostegno della libertà di stampa e l’Unci, sottolineando che si tratta di della necessità di considerare un cri- una “Giornata di impegno e mobili- mine contro l’umanità il reato di chi tazione: il doveroso omaggio ai col- colpisce un giornalista”. Rintraccian- leghi che alla libertà dell’informazio- do un filo comune nelle storie dei ne hanno sacrificato la vita, o sono giornalisti assassinati, Columba ha stati gravemente feriti, si deve co- detto che “ nessuno aveva la voca- niugare con il sostegno ai molti, zione dell’eroe, ma tutti non si sono troppi, giornalisti che nella loro atti- mai accontentati della versione uffi- vità quotidiana subiscono minacce, ciale o di comodo degli avvenimenti. intimidazioni, violenze e con la ri- Hanno fatto giornalismo d’inchiesta, vendicazione del pieno e libero eser- sono andati a vedere di persona, cizio della professione”. Columba ha hanno raccontato cose che gli altri rilevato che “è la prima volta in asso- non vedevano o non volevano vede- luto che i giornalisti uccisi nel dopo- re. Sono stati animati da carica idea- le ed etica e da passione civile. Han- no interpretato il giornalismo come veicolo e garanzia di progresso so- ciale e democratico “ Quello dei col- leghi ha rilevato il presidente del- l’Unci “è stato un impegno e un sa- crificio estremo. Un monito ma an- che un ancoraggio per i cronisti e i giornalisti di oggi. Che in molte, troppe zone del Paese, sono sottopo- sti in modo quasi sistematico a inti- midazioni, minacce e attentati. Ma che in tutto il Paese sono additati spesso, in modo falso e strumentale, come i responsabili di tutto ciò di male che accade in Italia. I cronisti non sono la rovina del mondo: han- no, come tutti, colpe e responsabili- tà, ma mediamente sono abbastan- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 145

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ganizzata e comune, po- tenti di ogni genere, le- gislatori occupati più a creare ostacoli al rac- conto della verità che a favorirlo, magistrati in- quirenti che pretendono di regolare il rubinetto dell’informazione”. Co- lumba ha concluso “con una nota di motivato ot- timismo. La partecipa- zione al Premio Cronista - Piero Passetti, anno dopo anno, è andata au- mentando di numero e qualità. Partecipano cronisti di tutta Italia: sono giovani preparati, motivati, determinati. La professione la fanno davvero e la rinnovano continuamente. Dimo- strano che finché ci so- no i cronisti il giornali- za onesti ed eticamente motivati. Il smo italiano mantiene fede alla sua loro impegno ha prodotto e produce missione: raccontare la verità so- più risultati positivi di quelli negati- stanziale dei fatti. Nonostante tutto vi. Senza la libertà di stampa e l’eser- e nonostante tutti”. cizio coraggioso e determinato del Per il Se g re t a rio generale della Fe d e- diritto-dovere di cronaca, la nostra razione della Stampa F r a n c o società sarebbe peggiore, più chiusa, S i d d i , la Gi o rnata s’ i n s e risce “n e l l a più ingiusta. È per questo che i cro- linea di solidarietà permanente e di nisti, tutti i giornalisti e i loro organi- impegno della pro m ozione della li- smi rappresentativi sono protesi a b e rtà della professione nel mondo difendere strenuamente l’autono- che ci vede da sempre impegnati di- mia dell’informazione da tutti colo- rettamente nel solco della storia cen- ro che cercano di negarla o di piegar- t e n a ria della Fnsi e in piena intesa la ai propri interessi: criminalità or- con la Fe d e razione intern a z i o n a l e 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 146

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dei giornalisti che ra p p resenta 600 sia fatta da persone che possano la- mila giornalisti nel mondo attra ve r- vo ra re nella normalità delle cose in sato oggi da momenti di crisi e di dif- un circuito normale della vita demo- ficoltà notevoli, pressioni immani e c ra t i c a”. Per questo, ha sottolineato, sfide enormi che mettono a re p e n t a- dobbiamo “d i re: mai più, anche se glio sempre più la vita di tanti colle- sappiamo che ancora non è pre s e n t e g h i ”. Per Siddi il ri c o rdo dei colleghi nel presente il mai più perchè ancora uccisi “denota quanto non ci sia mai abbiamo colleghi in molte parti del la libertà di informazione assicura t a n o s t ro paese che sono costretti a vi- per sempre e quanto nella cultura ve re sotto scort a”, anche colleghi delle comunità sia diffusa l’idea che ‘senza nome’, colleghi – ha puntua- l’ i n f o rmazione sia il presidio fonda- lizzato Siddi - sconosciuti, di televi- mentale per qualificare uno stato de- sioni minori, magari ancora privi del m o c ratico rispetto a un regime auto- titolo professionale e soprattutto pri- ri t a rio come ci ha ri c o rdato il Pre s i- vi di un contratto di lavo ro e di una dente Napolitano il 23 aprile per regolamentazione seria che collochi l’ a p e rt u ra delle cerimonie per il cen- la loro posizione professionale in t e n a rio della Fe d e ra z i o n e”. Siddi ha una dimensione che ne ri c o n o s c a p roseguito dicendo che oggi ri c o r- anche la qualificazione lavo ra t i va” i diamo “i colleghi che sono caduti per quali “v i vono intimiditi pere n n e- ra c c o n t a re i fatti e soprattutto per m e n t e, in Campania e in Sicilia come ra c c o n t a re i misfatti, per togliere i ve- in Ca l a b ria, in Puglia come in Sa rd e- li alle notizie che altri vo l e vano tene- gna ma anche in qualche area del re nascoste. E che per questo distur- No rd dove tutto avviene in maniera a b a va n o, che non si accontentava n o volte più silenziosa”. di semplicemente re g i s t ra re gli acca- Dopo aver ricordato che il sindacato dimenti, ma che vo l e vano andare a dei giornalisti “rimane più che mai fondo e capire di più. Hanno pagato impegnato, in contemporanea con per non accontentarsi mai della pri- l’iniziativa per realizzare i contratti ma ve rità a loro offerta da una fonte di lavoro, per difendere i diritti alla m a g a ri interessata, ma per aver colti- partecipazione, i diritti all’espressio- vato il dubbio fino in fondo, per offri- ne, i diritti del sindacalismo libero, i re una ve rità più genuina sui fatti, i diritti umani fondamentali, per pro- personaggi, le vite che intere s s a va n o testare con forza contro le minacce le vite degli altri, le vite della comuni- fisiche, contro gli attacchi e i tentati- t à ”. Queste vittime, ha pro s e g u i t o, vi di intimidazione dei giornalisti, “ra p p resentano il meglio della cate- per vigilare su come procede la legi- g o ria, di una categoria che non vo- slazione dei media, su come questa gliamo sia fatta da eroi, vo r re m m o legislazione garantisce o non garan- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 147

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tisce il pluralismo e la libertà di coraggio e con serietà, stando attenti espressione”, Siddi ha rilanciato l’ap- a non piegare le notizie al proprio pello per la liberazione del collega comodo. Prima le notizie si raccon- Moussà Kaka, prigioniero in Nigeria tano e dopo si giudicano. Spesso c’è dal 17 settembre, “accusato, per aver un tentativo di deriva su questa stra- voluto raccontare i misfatti del pote- da. Le regole dell’audience portano re, di attentare alla sicurezza dello spesso verso questa strada, che non stato” e si è complimentato con la sempre è la strada della responsabi- collega messicana Lidia Cascio Ribe- lità professionale. Non si può pensa- ra vincitrice a Maputo del premio in- re – ha precisato - che si fa l’informa- ternazionale dell’Unesco. Siddi ha zione a tesi precostituite. Questa è li- quindi rilevato che “c’è molto biso- bertà, questa è funzione del giornali- gno di serietà professionale, di re- smo libero a 360 gradi che noi affer- sponsabilità, di coniugare la nostra miamo 360 giorni l’anno e non con reclamata libertà di informazione e pure operazioni mediatiche che ma- di espressione affinché siano garan- gari vengono amplificate dai media titi pluralismo delle idee, ma anche per ragioni commerciali, anche in delle notizie” perché “tutte le notizie queste settimane, che spesso sono hanno diritto di cittadinanza se sono cariche di qualche elemento di veri- di pubblico interesse, nessuno tà e di grandi cariche di qualunqui- escluso, e vanno rappresentate con smo portatore di grande destruttu- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 148

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razione e di grande confusione”. La una categoria che ha 13 mila precari confusione, ha spiegato, è quella che e che attende da tre anni di poter fa- “accusa l’Ordine di essere una strut- re un contratto di lavoro. Rivolgen- tura che impedisce la libertà dell’in- dosi infine ai cittadini “i giudici del formazione, quando invece si basa nostro lavoro”, Siddi ha concluso: su una legge che stabilisce mirabil- “noi non chiediamo la libertà di abu- mente proprio i princìpi fondamen- so, chiediamo libertà di essere testi- tali per la libertà della informazione moni, non testimonial e se qualcuno e per la tutela delle fonti e l’accesso lo è, sappia che non gode sicura- alle fonti che vengono sempre più mente del sostegno, della copertura negate al giornalista”. “Guai a perde- degli organismi categoria. Forse è il re questi principi preziosi che appar- momento di fare qualche conto su tengono anche al nostro ordinamen- questo aspetto - ha concluso - ma to democratico” ha aggiunto Siddi, per fare qualche conto non vogliamo affermando che non è una “casta“ essere presi come coloro che devono 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 149

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stare in un angolo e subire il massa- alla fine rimane che il giornalismo è cro di una professione e di una cate- la cartina di tornasole della civiltà di goria. Questo non serve, non possia- un paese, ed è attraverso i giornali di mo confondere la comunicazione quel paese, le radio, le televisioni che tecnologica con l’informazione pro- si capisce quale è il livello di civiltà fessionale, la sua funzione e il suo raggiunto”. “Noi certe volte non ce ruolo”. ne rendiamo conto – ha sottolineato Il Presidente dell’Ordine nazionale il Presidente dell’Ordine - perchè ba- dei giornalisti Lorenzo Del Boca, sta mettersi una mano in tasca, ca- ha detto che “questa manifestazione vare un euro, comprare un giornale, è dedicata al ricordo dei nostri eroi. e si crede di avere acquistato fisica- E’ un parola che ho sentito non pia- mente l’informazione. Con la televi- ce: diciamo eroi per caso, sono quelli sione addirittura il processo psicolo- che hanno onorato la professione e gico è ancora minore perché si paga ci rendono in qualche modo orgo- un canone annuale, che diviso per gliosi di fare lo stesso mestiere. Il rin- giorno è poi poca cosa, e sembra che graziamento più significativo è do- arrivi gratuitamente una informa- vuto a loro, a questi nostri morti, ac- zione che in realtà nasconde dietro comunandoli idealmente a tutti co- ogni parola, dietro ogni riga, dietro loro che vivono in grandi difficoltà, a ogni frase, dietro ogni immagine la coloro che fanno con fatica, senza paura, il sacrificio, la difficoltà, qual- stipendio, senza garanzie e qualche che volta la morte di chi ci lavora”. volta senza possibilità materiali, Del Boca ha quindi sostenuto che “il questo lavoro nei paesi del Sud Ame- ricordo dei nostri morti, il ricordo rica, in Cina, Russia, in alcuni paesi delle difficoltà che la libertà di stam- del Medio Oriente”. Questi esempi, pa subisce in tutto il mondo dovreb- ha proseguito Del Boca “al di fuori di bero essere una barriera a tutti colo- tutte le retoriche, mettono in evi- ro che pensano che la libertà di denza come siano sbagliati gli atteg- stampa possa essere liquidata in giamenti di alcuni che pensano di ri- battute, in giochi. La libertà di stam- solvere i problemi dell’informazione pa è una questione che deve essere semplicemente affossandola, to- costruita, difesa, concretizzata, ani- gliendone dei pezzi, chiedendo, an- mata giorno per giorno. La libertà che con qualche sgarberia, di elimi- non è un conquista che vale definiti- narne una parte significativa. Si può vamente, e l’essere liberi oggi non si- fare dei giornalisti una retorica al ne- gnifica essere liberi anche domani, gativo mettendo in evidenza gli erro- se non si conquista con opere, con ri, le inadempienze, le pigrizie, qual- impegni e con sacrifici la libertà del che volta anche le vigliaccherie. Ma giorno dopo, del giorno dopo e del 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 150

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giorno dopo ancora. Forse è un im- gliono. Questo significa – ha conclu- pegno grande per i giornalisti che da so Del Boca - che il mestiere del gior- soli non ce la possono fare e per que- nalista non è facile, che è un mestie- sto chiedono aiuto alla società civile, re complicato, che è un mestiere che al Parlamento che dovrebbe darci non si è obbligati a fare, ma che una mano a rinnovare la legge del quando si fa lo si deve fare con impe- ’63 che ormai è diventata vecchiotta. gno, con serietà, con efficacia, ap- Si parla di rinnovare la Costituzione punto con sacrificio. A volte è un - si è chiesto - come mai non è possi- mestiere così serio da morire”. bile rinnovare la legge dell’Ordine Il sindaco di Roma Gianni dei giornalisti ? Chiediamo un aiuto Alemanno, ha definito di “estrema a coloro che sono le nostre fonti di importanza” la Giornata “in questa informazione, che devono cercare di fase storica e politica perché siamo dare un’informazione che non sia di chiamati ad esaminare e a non di- parte, ma un’informazione di servi- menticare mai le dinamiche del ter- zio dalla parte delle persone. A colo- rorismo, degli odi ideologici, degli ro che ci leggono, che ci ascoltano, scontri fra schemi ideologici con- che ci sentono, che devono rendersi trapposti, della concezione della po- conto che tutte le volte che leggono, litica come nemici assoluti, come ascoltano e sentono portano tutto uno scontro tra realtà da distruggere, sommato un piccolo contributo per ma siamo anche chiamati a riflette- costruire il muro della libertà a dife- re, a valorizzare quella che è la pro- sa di coloro che la libertà non la vo- fessione del giornalismo”. “Tra i gior- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 151

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nalisti uccisi da mafia e terrorismo – nalismo d’inchiesta, il giornalismo ha sottolineato - non troverete mai che cerca la verità, che cerca di fare giornalisti che non hanno fatto ope- in modo che il pubblico conosca co- razioni di verità profonda, per un se vere e cose non conosciute”. Ale- motivo molto semplice: perchè ma- manno ha ricordato che per far capi- fia e terrorismo non si scomodano a re cosa fosse la mafia, è stata neces- uccidere persone che si limitano a saria “una sensibilizzazione cultura- raccontare il già detto, il già sentito, le profonda che facesse capire l’enti- o a fare generici commenti. Dietro tà del fenomeno, che svegliasse co- questi giornalisti, dietro queste mor- scienze, anche politiche, che non vo- ti c’è quell’aspetto più nobile e pene- levano vedere, che non si volevano trante del giornalismo che è il gior- accorgere” che non riuscivano “a 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 152

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comprendere la trama che c’è dietro, spiegato che a suo parere sia neces- la capacità di intervenire e di sosti- sario un grande sforzo “per uscire tuirsi allo Stato, alle istituzioni come dallo schema per cui i magistrati so- contropotere organizzato sul territo- no tutti di un certo tipo, sono tutti rio”. Senza l’attività di questi giorna- politicizzati, i giornalisti sono tutti di listi ha rilevato il sindaco, “non ci sa- un certo tipo, i commercianti o i sin- rebbe stata neanche l’attività della dacalisti o i lavoratori dipendenti”. magistratura o degli organi inqui- Per migliorare la società, ha rilevato, renti perchè questa è nata proprio si deve “entrare in ognuna di queste sulla percezione di un problema categorie e capire che in ognuna c’è molto forte e molto profondo. il bene e il male, ci sono persone va- Ugualmente per il terrorismo, per lide, che cercano di dare un contri- quanti anni non si è voluto vedere il buto reale, e persone che cercano di terrorismo ? Per quanti anni si legge- impedirlo”. Per Alemanno “questa è va su schemi ideologici la realtà del la grande sfida “ perché “bisogna terrorismo e si tendeva a negare guardare in faccia le persone, quello quello che stava crescendo nelle fab- che le persone esprimono e riescono briche, stava crescendo nei luoghi di a dare e saper comprendere che non lavoro, come la realtà brigatista che c’è mai alcuna categoria da etichet- si vedeva invece puramente come tare in un modo o nell’altro, ma bi- un dato da minimizzare o da leggere sogna sempre guardare in profondi- solamente nella chiave della provo- tà le persone che compongono que- cazione politica. Il fatto di leggere, ste categorie”. Concludendo, riferen- capire, denunciare il fenomeno è dosi ai giornalisti uccisi, il sindaco stata la necessità di svegliare la no- ha detto che “rispetto a questi eroi stra società che per tanti anni, fino moderni dobbiamo avere un senti- all’omicidio di Moro, aveva negato mento di memoria e di attaccamen- nell’ufficialità, nella cultura, nella to profondo, perché se non ci fossero politica l’essenza del problema”. stati questi eroi moderni oggi la no- Quindi, ha sottolineato Alemanno, stra società sarebbe stata molto peg- questi giornalisti hanno avuto “una giore e molto più negativa. Questi capacità di far emergere questi dati e eroi moderni ci hanno difeso dal to- fare lavoro di verità vera, di inchiesta talitarismo, da quello che è il tentati- vera, di essere testimonio di verità, vo di penetrare nelle varie realtà del- testimonio di consapevolezza ri- le nostre istituzioni per corromperle spetto a quella che è la realtà, la so- e per farle diventare uno stato crimi- cietà civile e il mondo della politica. nale. Questi eroi moderni ci conse- Questo è il dato su cui oggi rendiamo gnano una grande possibilità di co- omaggio”. Il sindaco di Roma ha poi struire una nuova Italia. Se oggi ci 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 153

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sono varchi aperti perchè le nostre zione e informazione che punta a tu- istituzioni siano realmente adeguate t e l a re la libertà di stampa e a far na- ai valori democratici, questi varchi s c e re media indipendenti nei paesi sono stati tenuti aperti da questi eroi in via di sviluppo. La strategia in que- che si sono sacrificati per tutti quan- sto campo, ha riassunto Pe l l e g rini, è ti noi.” quella di port a re un contributo alla Vincenzo Pellegrini, consigliere l i b e rtà attra verso la presa di coscien- m i n i s t e riale della Commissione ita- za che la libertà di informazione è un liana, ha poi spiegato che l’ Unesco è fondamentale diritto umano. In que- conosciuta in Eu ropa per l’attività a ste zone del mondo quindi l’ Un e s c o, tutela del patrimonio cultura l e, nei ha concluso, interviene per costru i re paesi in via sviluppo invece per un ambiente in cui si possano svilup- l’educazione e per l’ambizioso obiet- p a re media democratici, assistendo t i vo di ra g g i u n g e re nel 2015 l’ e d u c a- le organizzazioni impegnate a fare zione di base per tutti. L’ Un e s c o, ha s t rumenti normativi con l’ o b b i e t i vo ri l e va t o, è l’unica agenzia dell’ On u di assicura re un flusso indipendente nel cui mandato ci siano comunica- di informazioni, autonomia finan- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 154

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sa: è vero tanti giornalisti vivono con la scorta, tanti giornalisti non hanno la libertà di scrivere. Il concetto che Giuseppe Fava raccontava e di cui era fiero, cioè cosa fosse il concetto etico di giornalismo, questo esiste. Ma – ha rilevato - dobbiamo anche dire che molti giornalisti e molto giornalismo oggi trovano barriere nel campo dell’editoria. Non c’è solo la mafia, la camorra, gli atti di terro- rismo. Ci sono anche i padroni edi- tori che bloccano e mettono le bar- riere.Volevo ricordare a chi è qui presente come giornalista, ai giovani che sono presenti, che il concetto di continuare a fare informazione giu- sta, serena, equilibrata spesso si scontra anche contro queste barrie- re. Dovremmo ogni tanto invitarli questi signori per sentire cosa hanno loro da raccontarci e non sentire so- lo le nostre di verità”. Quindi Emilio Rossi, ferito dalle z i a ria e indipendenza editoriale e di Br nel 1977 quando era direttore del c o s t ru i re sistemi a tutela dei giorn a l i- Tg 1 ha ricordato che “avevamo cer- sti pro f e s s i o n i s t i . cato di dare al Tg questa caratteristi- La serie di interventi dei familiari dei ca che per quell’epoca aveva forse giornalisti uccisi è stata aperta da un certo rilievo: cioè che qualunque Elena Fava, figlia di Pippo, che ha fosse la bandiera che ciascuno di noi rilevato di aver “sentito parole molto sentiva come la sua, il modo miglio- importanti, molto belle, anche delle re di onorarla non era di fare favori a promesse per noi che abbiamo le quella bandiera ma di fare bene quel nostre memorie dolorose ma forti. che doveva fare nell’interesse di tut- Se siamo qui – ha sottolineato - vuol ti”. Rossi ha quindi ricordato che dire che non ci consideriamo più vit- mentre percorreva a piedi via Teula- time perchè questo è quello che io da il 3 giugno mattina leggendo un da 25 anni cerco di dire a tutti. Credo libro come di consueto, vide venire però che debba essere detta una co- sul “marciapiede di sinistra, quello 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 155

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vo gli occhi pensando che avrei visto la mia stanza di casa. Viceversa mi vidi nell’ambulanza e allora capii che non era un sogno”. Emilio Rossi ha aggiunto che tre anni fa a Cortina ha incontrato l’attentatore, da tem- po tra i pentiti. “C’è stato un civile scambio di battute. Credo che il per- dono cristiano mi sia stato anche fa- cile perchè siamo tutti dei personag- gi strani: a volte è più difficile perdo- nare qualcosa di modesto che ci ha ferito che non magari chi ha addirit- tura messo a rischio la vita”. Conclu- dendo, Rossi ha detto “certamente concordo con quanto è stato detto stamani. Credo che fatti di questo genere, ma più gravi dei miei, siano in qualche modo una autentica del fatto che la professione del giornali- smo non è poi quella cosa puramen- te mercenaria e del tutto futile che spesso si pensa che sia. Vuol dire che si fa anche qualcosa di serio, qualco- meno frequentato, un uomo e una sa di importante, qualcosa che com- donna, e al di sotto di un giubbotto porta dei rischi e quindi anche delle ho visto spuntare la canna di un responsabilità. Evidentemente ri- qualcosa che doveva essere una mi- pensando a quegli anni, allo spreco traglietta”. Rossi ha aggiunto che di vite, di valori, alla devastazione “siccome i due giorni precedenti era che ne è seguita e che ancor oggi toccata la stessa sorte ai colleghi non è veramente rimarginata, ne Bruno a Genova e Montanelli a Mila- viene un grande monito contro tutte no, mentre ero sull’ambulanza, evi- le ubriacature ideologiche”. dentemente avendo perso il sangue Giovanni Impastato ha quindi avevo perso anche un po’ di lucidità. testimoniato che il fratello Gi u s e p p e E facevo anche il ragionamento: ho “c re d e va molto nei mezzi di comu- sognato questo perchè ieri e avantie- n i c a z i o n e”. La sua attività di giorn a- ri sono successi questi fatti a carico lista iniziò a metà degli anni ’70 “ i n di due colleghi. E quindi socchiude- un momento difficile, dove parlare 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 156

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te la stampa non ci ha aiutato molto, pochissimi giornali in quel peri o d o hanno portato avanti un’ i n f o rm a- zione altern a t i va. Grazie a questi g i o rnali poi siamo andati ava n t i . Debbo ri n g ra z i a re tutti – ha conclu- so - debbo ri n g ra z i a re in part i c o l a re l’ O rdine per averlo riconosciuto co- me giorn a l i s t a”. “Giancarlo ave va 26 anni, era il più g i ovane dei giornalisti uccisi quan- do fu ucciso nell’85 a Napoli – ha quindi ri c o rdato il fratello P a o l o S i a n i – Giancarlo scri ve va sulle pa- gine del Ma t t i n o, ma non su quelle i m p o rtanti, scri ve va piccoli art i c o l i sulle pagine di cronaca locale del

di mafia era impossibile. I giorn a l i e rano dei fogli dattiloscritti, non c’ e ra il computer, ma mio fratello – ha ri c o rdato - è riuscito a mettere in evidenza i ra p p o rti tra il potere poli- tico e la mafia. Peppino ha messo in piedi quel sistema di inform a z i o n e ed è stato ucciso il 9 maggio 1978, p ro p rio il giorno quando è stato ri- t rovato il cadave re di Aldo Mo ro. Uc- ciso da giornalista mentre era impe- gnato all’ i n t e rno di Radio Aut con le sue trasmissioni, con l’ a rma del- l’ i ronia con cui è riuscito a mettere in crisi la mafia, è riuscito ve ra m e n- te a far perd e re consensi sociali alla m a f i a”. Gi ovanni Impastato ha poi ri c o rdato con amarezza i giorni suc- cessivi alla morte del fratello: “Pe p- pino inizialmente venne considera- to terro rista. Pu rt roppo inizialmen- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 157

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Mattino da un paese che si chiama vani, ha un senso nell’oggi: altri- To r re Annunziata e non pensava di menti è un sacrificio inutile, Per cui s t a re in guerra. In vece in guerra ve ram ente chiedo ai giovani giorn a- c’ e ra, ra c c o n t a va quello che in que- listi di oggi di leggere questo libro gli anni nella nostra città c’ e ra da d e l l’ Unci, di guard a re quelle stori e, ra c c o n t a re e cioè le lotte tra clan ca- di entra re in quei ra c c o n t i ”. m o r ri s t i c i ”. La Gi o rnata, ha sottoli- A l b e r to Spampinato ha anche n e a t o, “è di grande import a n z a , e s o rtato l’ Unci, dopo “a ver dato ini- p e rché la memoria è import a n t e. zio a questa opera” a “f a re il possibi- A g g i u n g e rei l’ impegno per ri c o rd a- le per non lasciarla incompiuta, per re questi giornalisti giovani uccisi. E i m p e d i re che il tempo cancelli la ai molti giovani colleghi presenti in m e m o ria di queste vittime, le ri d u- sala, giovani forse come Giancarlo e ca a nomi senza volto e senza stori a . tanto motivati, a loro chiederei di Questo – ha detto - è un compito ri c o rd a re questi loro colleghi e di ri- s u p e ri o re alle nostre forze di fami- c o rdarli con impegno per fare bene l i a ri e di superstiti: è import a n t e il loro mestiere, altrimenti non ha che abbiate deciso di assumerlo vo i . senso fare quello che fa- t e”. Paolo Siani ha con- cluso ri l e van do che la sua “e m ozione e’ la stessa degli altri che hanno parlato pri m a : solo chi come noi ha vissuto una cosa del ge- n e re, sa che la nostra vi- ta è ferma a quel giorn o, p e rché tutto è cambiato da quel giorno in poi. Ed è cambiata la vita anche dei nostri figli, i ragazzi hanno cono- sciuto le nostre vittime. Noi portiamo dentro questo target, questa s o f f e renza che ha un senso se la memoria di questi giovani colleghi, anche di quelli non gio- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 158

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Ho fiducia che saprete tenere viva con continuità la memoria di questi g i o rnalisti e che saprete farlo nel modo più efficace e più semplice facendo conoscere la loro vita, i loro sogni, il loro impegno civile, quello che animava ognuno di essi, invi- tando tutti a ri f l e t t e re su ognuna di queste tragedie civili affinché non abbiano a ripetersi, affinché nessun g i o rnalista debba mai chiedersi se per evitare rischi personali non ci sia niente di meglio da fare che la- s c i a re le notizie nel cassetto”. Molto bre ve, ma ugualmente com- m ove n t e, il “voglio solo ri n g ra z i a re a nome di tutta la mia famiglia tutti voi” di Eliana Puletti, sorella di Gu i d o, morto in Bosnia nel 1993. Come l’ i n t e rvento di D a n i e l a S c h i f a n i - C o r f i n i, la quale ha ri- c o rdato che il marito Ma rco Lu c h e t- ta è morto nel 1994 a Mostar “c re- dendo e lavo rando per il serv i z i o pubblico della Rai e ci cre d e va nel s e rvizio pubblico. Io vo r rei - ha sot- tolineato - che il servizio pubblico fosse difeso e fosse ri s p e t t a t o, ma s o p rat tutto difeso”. Quindi Chicco Alfano, figlio di Beppe, ha rilevato che “se questi giornalisti sono morti è perché quando scrivevano sono stati lasciati soli. La lotta alla mafia si fa scriven- do, si fa scavando nella verità. Qua- lora la magistratura deficita nell’an- dare a trovare la verità, il giornalista ha il compito di scavare e cercare la verità. La lotta alla mafia – ha ag- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 159

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giunto, però - non si fa solo costi- sentenza conclusiva del processo di tuendosi parte civile solo nei proces- Go rizia: “Ca rmine Pe c o relli era un si al racket, ma la si fa costituendosi g i o rna lista ve ro, la Co rte ritiene che, parte civile, anche le categorie, nei con i pregi e i difetti insiti nella natu- processi dei giornalisti uccisi. Noi ra umana, sia stato un giornalista ap- non abbiamo avuto la costituzione passionato del suo lavo ro, sicura- di parte civile da parte dell’Ordine mente schierato sul fronte politico e dei giornalisti”. Infine, ricordando in posizione antagonista alla sinistra , che non è stato ancora recuperato il ma non per questo indulgente ve r s o corpo di Enzo Baldoni, si è augurato la parte politica a lui vicino. Pre p a ra- che “lo Stato italiano sappia dare t o, indipendente, profondo conosci- una degna risposta ai familiari”. t o re della situazione politica italiana È stata poi la volta di Rosita di cui faceva un’analisi lucida“. P e c o r e l l i, che si è detta molto or- Quindi Giulio Francese, figlio di gogliosa perchè finalmente il fra t e l l o Mario, ha affermato che anche il fra- Ca rmine “è ri e n t rato nel nove ro dei tello Giorgio, suicida, è stato una vit- g i o rna listi ve ri che hanno perso la vi- tima di mafia, perché “senza il suo ta per dire la ve rità” e che ha letto sacrificio, il suo ricercare ardente- con commozione alcune righe della mente la verità per tanti anni, non ci 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 160

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sarebbe stata giustizia per Mario sogno di giustizia. Il silenzio uccide e Francese. Si è fatto del male leggen- noi sappiamo e lo sanno tutti cosa do tutte le carte di mio padre – ha significa”. Giulio Francese ha quindi detto - ha portato sui tavoli dei ma- ricordato che in occasione del ven- gistrati dopo tanti anni una verità tennale della morte del padre “c’è che ha portato alla condanna dei stato un atto di ribellione contro il mandanti e dell’omicida di mio pa- silenzio: ho voluto radunare tutti i dre. Tutto questo evidentemente è familiari di tutte le vittime, di tutti i costato, è costato un prezzo e la im- giornalisti uccisi in Sicilia dalla ma- plosione interna”. Francese ha poi fia. Sono venuti tutti, per unire le no- aggiunto che i giornalisti sono stati stre sofferenze, ma soprattutto per “uccisi dal piombo e uccisi anche dal ricordare che queste persone esiste- silenzio”. Noi abbiamo avuto la “for- vano. Del Boca ha detto che il gior- tuna” di aver un processo e delle nalismo è la cartina di tornasole di condanne dopo 22 anni – ha rilevato un paese. Che paese è quello che – ma tanti ancora inseguono questo ignora il sacrificio di 8 giornalisti in 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 161

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una regione? Per tanti anni anche da che la loro morte non è stata una parte dei colleghi di mio padre, del- morte senza senso”. l’Ordine è stato mantenuto il silen- Gli interventi dei familiari sono stati zio su questa realtà: come se 8 gior- conclusi da Aldo Toni fratello di nalisti uccisi in Sicilia non facessero Italo, scomparso nel 1980 a Beirut notizia. Non lo dico polemicamente, assieme alla compagna Graziella De lo dico solo perché me lo sono mes- Palo, il quale ha rilevato che la fami- so dietro le spalle. Oggi le posso dire glia ha subìto “oltre al danno anche con serenità queste cose perché, co- la beffa, nel senso che non abbiamo me diceva la figlia di Fava, bisogna mai saputo che fine abbiano fatto. costruire e costruire su queste mace- C’è stato un ruolo strano dei nostri rie qualcosa che dia un significato a servizi segreti – ha aggiunto - lo defi- queste morti. E il Giardino della me- nisco strano perché è difficile andare moria a Palermo – ha rilevato - che è oltre, ma chi conosce la vicenda, sa solo un primo passo, è stato il giardi- come sono andate le cose”. Comun- no della memoria e della speranza. que, ha proseguito, sulla vicenda “ad Memoria e speranza che identifico oggi sussiste ancora il segreto di Sta- perché la memoria non è un atto re- to. Non sappiamo per mano di chi torico, è importante che le nuove ge- nerazioni sappiamo e conoscano. La memoria però è anche un atto di giustizia, la memoria è un atto che dobbiamo avere presente per dare un senso a queste vite perdute inse- guendo un sogno di verità e di giusti- zia. È giusto ricordare i nostri morti, è giusto fare anche autocritica sul si- lenzio che si è protratto per troppo tempo. Spero che ci sia anche un’au- tocritica. Ma lo dico senza polemi- che. L’importante è che questa Gior- nata rappresenti un primo passo, perchè la memoria oltre a trasmette- re un messaggio alle nuove genera- zioni è importante perché rappre- senta un primo elementare atto di giustizia per i nostri morti, rappre- senta in qualche modo un modo per onorare il loro sacrificio e per dire 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 162

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siano stati fatti sparire. Loro erano davvero intollerabile e per portare a appassionati del mondo palestinese, galla finalmente quelle coperture, più volte si erano recati in quei posti. quelle omertà, quei depistaggi in cui Non sappiamo contro chi stessero sono coinvolti molto probabilmente lavorando, certamente non contro i servizi segreti”. l’informazione, forse contro dei È stata poi la volta di Leone gruppi di potere, traffici di armi, di Zingales, Presidente dei cronisti si- droga, non c’è dato di sapere, abbia- ciliani, che parlando di “giorno stori- mo dei sospetti, abbiamo delle idee” co” ha sottolineato che “per la prima e “vorremo che si arrivasse alla veri- volta in Italia, in Campidoglio, a Ro- tà, vorremmo il vostro aiuto per arri- ma capitale d’Italia, ricordiamo i vare a questo”. L’intervento di Toni nostri morti. E li ricordiamo tutti, è stato subito dopo ripreso da siano essi stati uccisi dalla mafia o Giuseppe Lo Bianco, consigliere dalla camorra, trucidati nel pieno di nazionale dell’Unci che, ricordando una zona di guerra o dal terrorismo, come il Governo Prodi ha limitato il da ogni forma di terrorismo nazio- segreto a 15 anni, ha sollecitato “un nale o internazionale. Oggi ricordia- appello al governo perché venga tol- mo cronisti, inviati, collaboratori di to un segreto che appare a 30 anni giornali e agenzie e di emittenti, 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 163

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operatori tv, tecnici radio-televisivi, Gi o rn a t a venga ri p rop osta annual- free-lance. Colleghi – ha detto - che m e n t e, magari con una formula che hanno dato la vita mentre facevano spinga i cittadini del nostro Pa e s e, informazione, perchè cercavano la nelle sue più diverse art i c o l a z i o n i , notizia con scrupolo e coraggio. Col- almeno una volta nel corso dell’ a n- leghi che erano entusiasti di fare n o, a dedicare un momento al ri- questo nostro mestiere. Uccisi dalla c o rdo dei nostri colleghi uccisi dal- mafia e dalla camorra perchè dava- la barbari e” ri c o rdando che il Pre s i- no fastidio ai boss. Uccisi dal terrori- dente Gi o rgio Na p o l i t a n o, visitando smo perchè rappresentavano agli il 15 giugno 2007 il Gi a rdino della occhi dei killers e degli ideologi rossi Me m o ria di Ciaculli, ha detto: “Bra- e neri, una stampa ‘pericolosa’ pro- vi, state facendo un buon lavo ro. prio perchè coraggiosa, seria e pro- Andate avanti così, continuate su fessionale. Uccisi in zone di guerra questa stra d a”. sol perchè erano stati destinati dalle La conclusione della giornata è stata rispettive direzioni in quei teatri di di Romano Bartoloni, presiden- morte per raccontare i fatti”. te dei cronisti romani, il quale ha Quindi Zingales ha ri l e vato che la detto che la memoria “non basta che Gi o rnata non è “ri t u a l e” ma “la pri- rimanga viva e vitale, deve essere ma tappa di un perc o r s o di memoria che dov re b- be segnare l’inizio di un lungo cammino, che è quello di re n d e re omag- gio dove rosamente ai n o s t ri colleghi”. “L a Gi o rnata della memori a ri volta ai cronisti uccisi da mafie e terro rismo – ha ri l e vato - è il natura l e p roseguimento di un p e rcorso che il Gru p p o siciliano dell’ Un i o n e c ronisti ha intra p re s o già da alcuni anni sul versante della legalità e della lotta alla va rie ille- g a l i t à . Io spero – ha concluso - che questa 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 164

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coltivata e per essere coltivata le te- “rovescio della medaglia: la battaglia stimonianze vanno portate in giro che deve essere sostenuta e portata laddove è possibile far sentire la loro avanti da Fnsi e Ordine, in sostegno voce, la nostra voce di giornalisti”. degli eroi sconosciuti, i cronisti che Quindi nelle scuole e nelle universi- sono impegnati nelle trincee tutti i tà, ma cominciando dalle scuole di giorni e che soffrono gravi disagi”. giornalismo, dove “queste testimo- Disagi, ha spiegato, all’interno delle nianze possono essere fondamentali redazioni che vanno cambiando ra- perchè da loro può venire una indi- dicalmente “perché si va verso un cazione in più rispetto alle altre tentativo di fusione del precariato”, e scuole”. Bartoloni ha poi parlato del all’esterno dove ormai è in atto “una 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 165

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profonda mutazione genetica del- ché da una parte c’è la magistratura l’informazione che tende sempre che vorrebbe frenare la nostra inva- più a diventare comunicazione”. denza, e che molto spesso ci intimi- Bartoloni ha poi rilevato che “il siste- disce cercando di estorcerci il nostro ma dei poteri, il mondo della politica segreto professionale addossandoci con la comunicazione vanno diret- reati che non dovrebbero riguardare tamente a contatto con il cittadino e l’informazione ma semmai le loro giorno dopo giorno tentano di sba- gole profonde, e dall’altra le difficol- razzarsi della mediazione giornali- tà che abbiamo con le forze dell’or- stica perché pesa il lavoro dei croni- dine con le quali una volta si colla- sti come cani da guardia del potere”. borava: oggi dalle conferenze stam- In questa situazione, ha proseguito, pa esce fuori di tutto”. “crescono i tentativi di censure, di Ba rtoloni ha concluso dicendo che nuovi bavagli, di intimidazioni. Il bisogna port a re avanti temi e conte- mio discorso potrebbe sembrare ge- nuti della Gi o rnata della memoria ma nerico, ma pensiamo a quello che ha “s o p rattutto vigilare e stare accanto riguardato Santoro, su cui siamo di- agli eroi sconosciuti che sono i nostri visi noi stessi all’interno della cate- colleghi che vivono questo mestiere goria. Quel richiamo per aver porta- bello e difficile tutti i giorn i ”.  to Grillo sullo schermo e le parole di Grillo e una parte del suoi discorsi: il richiamo che è stato fatto dal presi- dente della Rai Petruccioli fa riflette- re molto. Lo stesso avviene con il Ga- rante della comunicazione che in- terviene troppo spesso insieme al Garante della privacy. Pensiamo alla polemica di questi giorni sulla pub- blicità alle dichiarazioni dei redditi. Erano già pubbliche perchè nel- l’anagrafe dei comuni sono a dispo- sizione di qualsiasi cittadino. Ma se rimbalzano sull’informazione si crea scandalo”. Bartoloni ha quindi affer- mato che “questi sono aspetti che devono far riflettere, questo è il ri- schio che corriamo tutti i giorni nel nostro mestiere. Anche nell’infor- mazione giudiziaria e di nera, per-

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167 I messaggi

Sen. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica

La decisione dell’ Unione Na z i o n a l e della libertà dell’ i n f o rma zione indet- Cronisti Italiani di celebra re una ta dalle Nazioni Un i t e, costituisce al- Gi o rna ta del ri c o rdo dei giorn a l i s t i t resì una occasione di riflessione sul uccisi dalle mafie e dal terro ri s m o ruolo essenziale dell’ i n f o rma zione e ra p p resenta un dove roso e significa- sul principio costituzionale su cui la t i vo omaggio a quanti hanno sacri f i- l i b e rtà di inform a re si fonda. È con cato la vita per onora re la pro f e s s i o- questi sentimenti che ri volgo ai pro- ne giornalistica e i suoi va l o ri, dando m o t o ri e ai partecipanti alla Gi o rn a t a testimonianza di coraggio personale, i più sentiti auspici affinché l’ e s e m- impegno civile e dedizione ai pri n c i- pio di tanti giornalisti deceduti in pi costituzionali di democrazia e li- a ree di crisi e in zone di guerra costi- b e rtà. La manifestazione che si cele- tuisca parte essenziale di una memo- b ra oggi al Ca m p i d o g l i o, in concomi- ria condivisa da tra s m e t t e re alle gio- tanza con la Gi o rna ta intern a z i o n a l e vani genera z i o n i .

Sen. Renato Schifani Presidente del Senato

In occasione della cerimonia cele- compito al servizio della ve rità, che è b ra t i va della Gi o rna ta del ri c o rdo dei p ro p rio dei giornalisti e tutelato dalla g i o rna listi uccisi dalle mafie e dal ter- n o s t ra Ca rta costituzionale, ha visto ro ri s m o, desidero espri m e re la mia e roi civili affro n t a re con ve ra consa- più sincera adesione. Il già difficile p e vo l ezza il rischio della vita. Ha 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 168

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commosso e commuove la loro pas- ri volge a quanti tra loro hanno messo s i o n e, il loro coraggio e l’ e s s e n z i a l i t à a rischio la vita ed in part i c o l a re ai d e l l’ a p p roccio con il loro lavo ro. Pro- tanti, troppi, giornalisti ed opera t o ri p rio questa consapevo l ezza nel- d e l l’ i n f o rmazione caduti per mani l’ e s e rcizio della loro missione ci re n- mafiose o terro ri s t i c h e. Uomini che de maggiormente debitori ammira t i ad occhi aperti hanno affrontato la e ci motiva ad un sostegno quotidia- m o rte per apri re gli occhi ai cittadini no e senza ri s e rve. La ve rità, paro l a in nome della ve rità. Au g u ro pieno affascinante e spietata, ha sempre successo alla manifestazione e invio avuto ed avrà bisogno della nobile il mio saluto più cord i a l e, con un complicità dei giornalisti ed è con p e n s i e ro di part i c o l a re vicinanza ai g ratitudine che il nostro pensiero si f a m i l i a ri dei giornalisti caduti.

On. Gianfranco Fini Presidente della Camera

È con autentico piacere che deside- blicana è drammaticamente piena ro ri vo l g e re il mio saluto agli org a- di tragiche cronache che ra c c o n t a- n i z z a t o ri della Gi o rnata della me- no del sacrificio di questi ve ri e pro- m o ria dei giornalisti uccisi dalle p ri mart i ri della libertà, tanto sul mafie e dal terro ri s m o, che si svo l g e versante intern o, mafie e terro ri- oggi in significativa concomitanza s m o, quanto su quello estero, in- con la Gi o rnata della libertà dell’ i n- fiammato da tanti, troppi teatri di f o rmazione decretata quindici anni g u e r ra. La Gi o rnata in loro memo- fa dall’Assemblea delle Na z i o n i ria deve, perciò, essere un momen- Unite e dall’ Un e s c o. Il diritto ad una to fattivo per ri f l e t t e re tutti insieme i n f o rmazione libera e plurale è so- alle strategie possibili perché que- lennemente sancito dalla nostra sto principio diventi sempre più ef- Costituzione a tutela e garanzia del- f e t t i vo nel nostro ordinamento e l’ i n t e ro sistema democra t i c o. Ta l e per capire quali siano i problemi in l i b e rtà è stata da sempre eserc i t a t a g rado di minacciare il libero eserc i- a t t ra verso il lavo ro e l’impegno ap- zio della professione giorn a l i s t i c a . passionato e coraggioso di quanti Cre d o, in questo senso, che le Is t i t u- o p e rano nell’ i n f o rm a z i o n e, giorn a- zioni in primo luogo debbano assu- listi ed opera t o ri in primo luogo, mersi la responsabilità di forn i re che in nome della ve rità quotidia- quelle risposte di garanzia che sono namente sono disposti a ri s c h i a re la p residio e tutela dell’ i n d i p e n d e n z a p ro p ria vita. La nostra storia re p u b- d e l l’ i n f o rm a z i o n e. A quanti oggi 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 169

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p a rtecipano alla cerimonia, ai fami- g o, dunque, il mio più sincero e fer- l i a ri delle vittime in primo luogo e a vido ri n g raziamento ed augurio di tutti i giornalisti ed opera t o ri ri vo l- buono lavo ro.

Prof. Romano Prodi Presidente del Consiglio dei Ministri

La ringrazio molto per l’invito a in- mento di transizione politico-istitu- tervenire alla cerimonia commemo- zionale non mi consente di aderire rativa in occasione della Giornata alla Sua gentile richiesta e ne sono della memoria dei tanti giornalisti sinceramente rammaricato. Deside- morti mentre cercavano di assicu- ro tuttavia esprimere ai familiari del- rarci una informazione libera e auto- le vittime innocenti sentimenti di vi- noma. L’iniziativa è senza dubbio cinanza e di solidarietà e a tutti i pre- degna di considerazione e parteci- senti il mio più cordiale e caloroso pazione. Purtroppo il delicato mo- saluto.

Sen. Carlo Azeglio Ciampi Presidente emerito della Repubblica

È doveroso rendere omaggio alla fatti; coraggiosa nella denuncia; resi- memoria di uomini che hanno paga- stente alla tentazione di ogni forma to con la vita l’alto spirito di servizio di scandalismo. La prego di conside- con cui hanno interpretato l’eserci- rarmi idealmente presente, accanto zio di una professione che nei con- a tutti coloro che si ritroveranno in fronti dei cittadini implica la grande Campidoglio per rendere omaggio a responsabilità di una informazione questi nostri valorosi professionisti scrupolosa nell’accertamento dei dell’informazione.

Sen. Nicola Mancino Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura

Ra m m a ricandomi per la forz a t a far giungere a Lei, e suo tra m i t e, a assenza, dovuta alla part e c i p a z i o n e tutti i giornalisti italiani il mio ap- ad una manifestazione a Ma t e ra sui p rezzamento per l’impegno con il 60 anni della Co s t i t u z i o n e, vo g l i o quale adempite all’obbligo costitu- 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 170

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zionale di gara n t i re alla società ita- p o r tante fro n t i e ra di libertà, hanno liana una corretta inform a z i o n e, pagato con sacrificio personale e, a p remessa per la responsabile par- vo l t e, anche con la vita: il loro tecipazione allo sviluppo della vita esempio rende onore all’ i n t e ra ca- civile e della dialettica democra t i- t e g o ria. Alla loro memoria mi asso- ca. Non sono pochi i giornalisti ita- cio insieme a tutti i partecipanti al- liani che, impegnati su questa im- la Gi o rn a t a .

Dott. Paolo Salvatore Presidente del Consiglio di Stato

Il fatto che la Vostra iniziativa si svol- della denuncia e del dialogo con ga in concomitanza con la Giornata l’opinione pubblica alla camorra, al- mondiale della libertà dell’informa- le mafie, al terrorismo e al rischio zione indetta dall’ONU, non solo profondo della disgregazione del rende la giusta testimonianza di tessuto sociale del Paese. Per questo onore e riconoscimento a chi ha sa- apprezzo in modo assai significativo crificato la vita in nome della libertà l’iniziativa dell’UNCI svolta in colla- di stampa, ma assume un particola- borazione con la Federazione della re valore di monito e di denuncia in Stampa e l’Ordine dei Giornalisti e un momento in cui troppe voci vor- sottolineo la vicinanza dell’Istituzio- rebbero far tacere o quanto meno ri- ne che presiedo al Vostro impegno di durre la libertà di parola a chi, spes- tutelare la dignità e l’onore di una so in solitudine e circostanze assai stampa libera come il nostro paese critiche, si oppone con le sole armi merita.

Prof. Giovanni Puglisi Presidente della Commissione Nazionale Italiana Unesco

La Commissione ha concesso con discutibilmente questo diritto. Il vivo piacere il proprio patrimonio a prossimo 3 maggio, Giornata Mon- un’iniziativa che, attraverso il ricor- diale della Libertà di Stampa, si ri- do di coloro che hanno perso la vita chiamerà quest’anno al 60° anniver- per esercitare l’elementare diritto di sario della Dichiarazione dei Diritti informare e comunicare quanto cri- Umani: perché ciò che fu affermato minosamente non si vuole detto e e condiviso allora continua ad aver portato a conoscenza, ribadisce in- bisogno d’essere affermato con forza 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 171

La giornata della memoria in Campidoglio 171

e la sua condivisione proposta a un della Commissione Nazionale Italia- sempre maggior numero di paesi e na per l’Unesco, ma anche in qualità situazioni. Per questi motivi sento di di Rettore dello IULM che ha la co- condividere pienamente la manife- municazione al cuore dei suoi studi stazione, non solo come Presidente e del suo insegnamento.

On. Nicola Zingaretti Presidente della Provincia di Roma

Ri c o rd a re la memoria dei giorn a l i s t i sta giornata in concomitanza con uccisi per impedirgli di far bene il quella internazionale che l’ Onu de- p ro p rio mestiere, sul campo, docu- dica alla libertà di inform a z i o n e, è mentandosi, cercando di solleva re una ulteri o re garanzia e testimonian- veli, piuttosto che narra re le appa- za della volontà dei giornalisti italia- re n ze o ve rità costruite ad art e, è non ni di ri m a n e re ancorati ai principi di solo il giusto riconoscimento per onestà professionale e corre t t ez z a o n o ra re persone che con il loro sacri- deontologica. Per questo desidero ri- ficio ci lasciano in eredità la consa- vo l g e rvi un ri n g raziamento sentito e p e vo l ezza del va l o re e dell’ i m p o rt a n- non di circostanza, per il vo s t ro lavo- za della libertà di stampa. E’ sopra t- ro, che portate avanti quotidiana- tutto la volontà di pro s e g u i re il loro mente con impegno, tenacia e deter- l a vo ro. Il lavo ro di quanti si sono op- m i n a z i o n e. La difesa della libertà di posti e hanno rifiutato la logica del i n f o rmazione non deve essere sem- s i l e n z i o, ri a f f e rmando spesso a prez- plicemente una rituale afferm a z i o n e zo della pro p ria vita il ruolo e l’ i m- g e n e rica, ma una fiamma che va ali- p o rtanza del giornalismo come mis- mentata e tenuta sempre viva con sione piuttosto che mestiere o pro- p rofessionalità, passione, gusto per f e s s i o n e. La scelta di celebra re que- la ri c e rca e il racconto dei fatti.

Dott. Sandro Calvani D i re t t o re dell’ Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute)

Esprimo il mio più vivo apprezza- senziale nel lavoro di tutti noi, Chi mento per questa inziativa poiché ha sacrificato la propria vita per la credo fermamente nella necessità di verità, contro la barbarie della mafia testimoniare unanimemente quanto e del terrorismo rende ognuno di noi l’esempio di questi giornalisti sia es- fiero di essere parte dell’umanità. 32mo Campidoglio 20-07-2008 12:34 Pagina 172

172 Giornata della memoria

Queste persone hanno reso l’infor- ro hanno iniziato liberi dalla paura. mazione coscienza di un popolo. Le L’iniziata da Voi organizzata è di loro parole, il loro ricordo, vivono grande importanza per la comune nel presente come spinta a non pie- lotta per la verità e la legalità, ma an- gare la testa, a proseguire ciò che lo- che per le famiglie delle vittime.

Dott. Pasquale Ferrara Portavoce del Ministero degli Esteri

Vi invio il più sincero apprezza- ziativa, che fornisce un contributo di mento, il convinto sostegno e la vici- altissimo valore etico alla promozio- nanza miei personali e del Ministero ne di valori fondamentali di civiltà e a questa importante e meritoria ini- democrazia.

Dott. Giuseppe De Rita Presidente del Censis

Voglio esprimere la mia ammirata ne (di ricordo amicale oltre che di testimonianza per l’impegno che i rappresentanza professionale) che giornalisti da sempre hanno sul pia- l’Unci da sempre svolge. no civico e democratico e per l’azio-

Dott. ssa Clara Albani Direttrice dell’Ufficio del Parlamento Europeo per l’Italia

L’importanza di una tale iniziativa è damentali, è al centro delle preoccu- certamente da sottolineare in un pe- pazioni di tutte le Istituzioni, e del riodo in cui la difesa della libertà di Parlmento Europeo. espressione come uno dei diritti fon- sommario 12-04-200815:29Pagina141 W Mario Francese Peppino Impastato Carlo Casalegno Giovanni Spampinato Mauro De Cosimo Cristina I giornalistiuccisidamafieeterrorismo di Un impegnomoltoserio di permigliorare Ricordare serve di Omaggio doverosoesignificativo di Un ricordo,unimpegno di Le biografie di Il GiardinodellaMemoria La propostadileggeBoatoperistituirela Giornata La mozionedelConsiglioNazionaledell’Unci di Gli operatorieitipografiuccisi di I giornalistiuccisiperlalibertàdistampa di I giornalistiferitidalterrorismo Beppe Alfano Mauro Rostagno Giancarlo Siani Giuseppe Fava alter T Lorenzo DelBoca Roberto Natale Giorgio Napolitano Guido Columba Gaetano Basilici Leone Zingales Marcello Ugolini Monica Andolfatto Simona Bandino obagi di PietroMessina di Marco V di AdrianaLaudani o di GiuseppeLoBianco www.giancarlosiani.it di Vincenzo Bonadonna di RobertoFranchini di UmbertoLucentini di AntonellaRomano di EnricoBellavia di Alberto Spampinato olpati 1 23 12 119 1 113 09 79 75 72 69 59 54 47 44 36 28 93 87 23 17 13 11 15 sommario5