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stefano de caro

la terra nera degli antichi campani

guida archeologica della provincia di caserta terra nera imp_17_02_Layout 1 06/03/12 11.01 Pagina 4

ringraziamenti Questo lavoro non avrebbe potuto essere compiuto senza la collaborazione, amichevole e preziosa, redazione di una lunga serie di colleghi e collaboratori della maria sapio ex Soprintendenza di Napoli e Caserta che voglio ricordare con gratitudine per gli anni di proficuo art director lavoro : Wanda Bonazzi, Domenico Caiazza, enrica d’aguanno Lia Chiosi, Gabriella Ciaccia, Diletta Colombo, Luigi Crimaco, Angela de Filippis, Gabriella Gasperetti, impaginazione Barbara Grassi, Elena Laforgia, Carlo Liborio, franco grieco Floriana Miele, Marco Minoja, Nadia Murolo, Nina Passaro, Marcello Piperno, Lucia Proietti, coordinamento tecnico Graziella Ruggi d’Aragona, Valeria Sampaolo, stefania milano Francesco Sirano, Enrico Stanco, Piero Talamo. Così come deve essere qui ricordato il maggior in copertina e a pagina 243 protagonista degli studi moderni di topografia santa maria capua vetere campana, Werner Johannowsky anfiteatro campano [fotografia di luciano romano]

abbreviazioni a.C.: avanti Cristo BP: before present, da oggi finito di stampare CIL: Corpus Inscriptionum Latinarum nel marzo 2012 cur./curr.: a cura di d.C.: dopo Cristo stampa ha: ettari born to print, napoli km: chilometri allestimento km2: chilometri quadri legatoria s. tonti, mugnano km3: chilometri cubici m2: metri quadri par.: paragrafo sg./sgg.: seguente s.l.m.: sul livello del mare S.S.: strada statale

avvertenze arte’m Le coordinate geografiche sono espresse nel sistema è un marchio registrato DMS (gradi, minuti, secondi) utilizzato da Googlearth prismi e dalla maggior parte dei navigatori satellitari. editrice politecnica napoli srl I luogi, i siti ed i personaggi di particolare interesse certificazioni sono segnalati nel testo in neretto. qualità ISO 9001: 2008 I termini contrassegnati dall’asterisco (*) sono definiti etica SA 8000: 2008 nel Glossario alla fine del volume www.arte-m.net

referenze fotografiche stampato in italia archivio fotografico della soprintendenza per i beni printed in archeologici delle province di salerno, avellino © copyright 2012 by e caserta prismi archivio fotografico della soprintendenza speciale editrice politecnica napoli srl per i beni archeologici di napoli e pompei tutti i diritti riservati © per le immagini: Ministero per i Beni e le Attività all rights reserved Culturali, Musei ed Enti proprietari delle opere terra nera imp_17_02_Layout 1 06/03/12 11.01 Pagina 5

Sommario

7 1. Cenni sulla geografia del territorio provinciale

11 2. La settentrionale in età preistorica

19 3. Il territorio della Campania settentrionale tra età del Ferro ed età romana

25 4. L’età romana a Capua e nella Campania settentrionale

33 5. Il territorio della ad est del Volturno (Capua, Atella, Calatia)

109 6. Il territorio della Terra di Lavoro ad ovest del Volturno: Cales e i centri dei monti Trebulani (Trebula, Cubulteria, Caiatia)

149 7. Il basso Volturno (Volturnum), l’ager Falernus, Sinuessa

175 8. Il territorio del Massico-Roccamonfina

221 9. Il territorio del medio Volturno e del Matese campano

244 10. Monumenti “emigrati” o perduti

267 Glossario

272 Indice analitico

275 Bibliografia terra nera imp_17_02_Layout 1 06/03/12 11.01 Pagina 6

1. La Campania terra nera imp_17_02_Layout 1 06/03/12 11.01 Pagina 7

1. Cenni sulla geografia del territorio provinciale

La Campania odierna (fig. 1), intesa come il territorio dell’attuale istituzione regionale, deriva da una serie di assetti organizzativi suc- cedutisi nei diversi periodi storici, da ultimo essenzialmente quello stabilito dopo l’Unità d’Italia. Essa ha tuttavia recuperato nel nome parte dell’antica denominazione geografica della Regio I Latium et Campania dell’ordinamento di Augusto, laddove per Campania si in- tendeva la terra dei Campani, gli abitanti dell’antica Capua (l’odierna Santa Maria Capua Vetere), ed il territorio da essi dominato (fig. 2). Separata a nord dal Sannio (l’attuale Molise) dalla catena del Matese (l’antico Tifernus mons) e a nord-ovest dal Lazio dai monti Aurunci, il territorio della provincia casertana si presenta morfologicamente con due aspetti nettamente differenziati: estese pianure, in antico tendenti all’impaludamento, lungo la fascia costiera e rilievi collinari e montuosi nella zona più interna. Le due aree sono collegate dai fiumi che dal versante occidentale dell’Appennino scorrono verso il mar Tirreno: a sud era il Clanis/Clanius incanalato in età moderna col nome di Regi Lagni; il più settentrionale è il Savone (l’antico Savo, detto piger da Stazio per la scarsa portata), un corso d’acqua a carattere torrentizio, anch’esso incanalato in età moderna. Tra i due, in mezzo alla pianura, scorre il Volturno (Volturnus), il maggior fiume della regione e dell’Italia meridionale per lunghezza (175 km) e per portata (82 m3/s), che forma con i suoi affluenti Isclero e Calore Irpino un ampio bacino idrografico (circa 5.550 km2), di grande im- portanza anche come via di comunicazione e penetrazione oltre l’am- bito regionale. A nord, oltre il sistema montuoso del Massico, al limite dei confini tradizionali della Campania propriamente detta (Strabone nella sua Geografia, V, 4, considera Sinuessa, presso l’attuale Mondragone, già parte del Latium novum o adiectum), il Garigliano (l’antico Liris), formato dalla confluenza del Gari nel Liri, rappre- senta il principale corso d’acqua dell’area aurunca (158 km di lun- ghezza, un bacino idrografico di 5.020 km2, e una portata presso la foce di 120 m3/s). Nella guida presenteremo il territorio casertano nell’articolazione demografica, economica e geomorfologica dei suoi attuali tre ambiti

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omogenei maggiori: a nord-ovest l’ambito aurunco, con la valle si- nistra del Garigliano ed il massiccio del Massico-Roccamonfina, a nord-est il Matese e la media valle sinistra del Volturno, a sud la Terra di Lavoro, nome dato fino al 1927 all’intero comprensorio casertano ed oggi al basso bacino del Volturno, la vasta pianura for- matasi in gran parte su una potente piattaforma di tufo vulcanico creata da una sola immane eruzione, detta dell’“Ignimbrite campana” avvenuta circa 39.000 anni fa (vedi sotto). Questa piana appariva agli antichi addirittura miracolosa per la sua straordinaria fertilità, a buon diritto meritevole – secondo Virgilio nelle Georgiche – del primo posto tra i tipi di terra (arvorum ingenia) distinti dagli studiosi di agronomia: laterracheesalaunanebbialeggeraevaporialati,cheas- sorbe l’umidità e, quando vuole, da sé la restituisce, che si copre sponta- neamente di un prato sempre verde, che non si attacca al ferro del vomere né lo corrode con ruggine acida, questa terra allaccerà, grazie alle tue cure, agli olmi le vigne feconde; questa terra produce in abbondanza l’olivo…;taleèlaterrachelavoranolariccaCapua,Nolaprossimaal Vesuvio e il Clanis funesto alla vuota Acerra (Georgiche, II, 221 sgg.). La lode poetica sembra fosse ben meritata: la terra “nera” (pulla) dei Campani, facile a lavorarsi anche con l’aratro leggero, trainato da vac- che e asini invece che dai buoi (Columella, De re rustica, I, 20), era capace di produrre, secondo gli agronomi antichi, fino a tre messi di farro e di miglio per anno, legumi, olio e fiori per l’industria profu- miera (le rose centifolia di Capua erano insieme a quelle di Preneste* le più famose d’Italia); le sue viti davano il più rinomato dei vini del mondo romano, il Falerno; ed anche le aree paludose del basso Vol- turno e del Clanis (i Mazzoni di Aversa e di Capua) non restavano inutilizzate, ma erano adibite all’allevamento dei cavalli, i celebri Campani sonipedes* della cavalleria campana.

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2. La Campania antica

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3. Fondi di capanna a Gricignano