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DI REPUBBLICA laDOMENICA 27 LUGLIO 2014 NUMERO 490 domenica

La copertina. La fine delle hit parade Straparlando. Carlo Cellucci: “Il vero è fantasia” CultCult La poesia del mondo. Le Canzonette di Fortini E JOHN LE CARRÉ NEL PUB " SILBERSACK" DI AMBURGO. FOTO ANTON CORBIJN/SCHIRMER-MOSEL

JOHN LE CARRÉ

REDO di aver trascorso favore di mostrarmi il set dell’adatta- cinque ore al massimo in mento televisivo per la Bbc di La tal- intima compagnia di pa. Tutto quello che avevo in mente di Philip Seymour Hoff- fare era sprigionare la mia ammira- Le Carré C man, sei col beneficio del zione, ma Alec disse subito che il mio dubbio. Altrimenti, non restava che sguardo lucentissimo era troppo in- starsene lì con altre persone, intorno tenso. al set di A Most Wanted Man, a guar- A ben pensarci, in quell’inverno del darlo sul monitor, e in seguito gli si di- 2012 di riprese di A Most Wanted ceva che era bravo, o si decideva che Man, un pomeriggio Philip ha fatto lo IoeSeymour era meglio tenersi per sé le proprie stesso favore a una nostra amica. Lei opinioni. Non avevo fatto quasi mai si trovava in piedi in mezzo a un grup- visite al set, forse un paio, oltre a una petto di persone, a una trentina di me- sciocca particina che mi obbligò a far- tri circa da lui. Se ne stava lì a guarda- mi crescere una barba rivoltante, mi re, prendendo freddo come chiunque portò via un giorno intero e alla fine si altro. Qualcosa di lei però lo infastidi- concluse con la sfocata immagine di va e l’ha fatta allontanare. Hoffman qualcuno che fui grato di non ricono- È stato un po’ surreale, un po’ para- scere. Quasi certamente nel mondo normale, ma Philip ha colto nel se- del cinema non c’è nessuno di più su- gno, perché in effetti anche quella si- “Philip era attirato dalla tragedia e non poteva perfluo di colui che ha scritto il testo gnora era una scrittrice di romanzi, in originale da cui è stata tratta la sce- grado di irradiare intensità come i mi- tollerare un mondo così sfolgorante”. Lo scrittore neggiatura di un film e che gironzola gliori tra noi. Philip non lo sapeva. sul set, e l’ho appreso a mie spese. L’ha intuito soltanto. racconta l’ultimo incontro con un genio disperato Alec Guinness in effetti mi ha fatto il >SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

L’immagine. Tanti saluti alla cartolina (soprattutto a quella dal nulla). La storia. Lo sguardo senza confini di Tiziano Terzani dai suoi passaporti. L’incontro. Cyndi Lauper: “Sono sempre una ragazza che pensa solo a divertirsi. Quando non lava i piatti” la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 28 La copertina. Le Carré e Seymour Hoffman

“La spia che ha interpretato prima di morire è un uomo in rovina Philip si distruggeva davanti a te e aveva bisogno che tu lo sapessi Ogni volta che usciva da una stanza, temevi di non rivederlo più”

OL SENNO DI POI, nessun fenomeno di questo tipo sor- prendeva di Philip, perché ti accorgevi delle sue bril- lanti doti intuitive nell’istante stesso in cui ne facevi la conoscenza. E così pure era per la sua intelligenza. Molti attori simulano intelligenza, ma Philip era in- telligente sul serio: era un eclettico brillante, raffi- nato, e aveva un intelletto che ti colpiva come la luce di un paio di fari e ti avviluppava appena ti afferrava la mano, ti circondava il collo con il suo braccione e si accostava con la sua guancia alla tua; o, se era dell’u- more giusto, ti avvinghiava stringendoti a sé, come un grosso scolaro tracagnotto, e poi restava lì in pie- di a illuminarti, calcolando l’effetto prodotto. CPhilip faceva vivaci bilanci di ogni cosa, di continuo. Era un’occupazione do- lente ed estenuante, e alla fine deve essere stata la sua rovina. Il mondo era troppo sfolgorante perché lui lo potesse tollerare. Doveva strizzare gli occhi o esserne abbagliato a morte. Come Chatterton, andò sette volte sulla Luna ri- spetto all’unica vostra, e ogni volta che decollava non eri mai sicuro che sareb- be tornato indietro. Credo che qualcuno disse la stessa cosa del poeta tedesco Hölderlin: ogniqualvolta usciva da una stanza, temevi di non rivederlo più. Se quanto sto dicendo può sembrare un’opinione scontata, a posteriori, dopo quel- lo che è successo, sappiate che non è così. Philip si distruggeva davanti ai tuoi stessi occhi. Nessuno riusciva a vivere ai suoi ritmi e a rimanere in carreg- Guinness, sullo schermo Philip non giata, e nei suoi eccessi di straordina- riusciva a interpretare granché bene ria confidenza aveva bisogno che tu lo un amante, ma per fortuna nel nostro sapessi. film non c’era di che preoccuparsi. Se Nessun attore — non Richard Bur- Philip doveva prendere nelle proprie ton, non , e neppure braccia una donna, non arrossivi e Alec Guinness — mi ha mai colpito non distoglievi lo sguardo come face- quanto Philip quando ci siamo cono- vi con Guinness, ma non potevi fare a sciuti: mi ha accolto come se da tutta meno di avere la sensazione che, in la sua vita non avesse fatto altro che qualche modo, lui lo stesse facendo Il mio aspettare di conoscermi, e suppongo per te, più che per se stesso. che accogliesse così chiunque. Io, in- I nostri registi hanno discusso a lun- vece, effettivamente aspettavo da go per decidere se dovessero ripren- molto tempo di conoscere Philip. Ri- dere Philip a letto con una donna, ed è tenevo che il suo Capote fosse la mi- interessante sapere che quando alla gliore performance in assoluto che fine hanno proposto davvero una sce- agente avessi visto sullo schermo. Non ho osa- na del genere, sono stati entrambi i to dirglielo, però, perché con gli atto- partner a defilarsi. Soltanto quando ri c’è sempre il rischio che quando di- accanto a lui è comparsa la splendida ci loro quanto sono stati bravi nove an- attrice Nina Hoss i registi si sono resi ni prima ti possano chiedere che cosa conto di assistere al piccolo miracolo c’è che non va nel loro modo di recita- di un romantico fallimento. Nella sua re da nove anni a questa parte. parte, rimpolpata in fretta e furia, Ni- Gli ho detto però che era l’unico at- na Hoss è l’adorante collega di lavoro troppo tore americano che conoscevo in gra- di Philip, la sua sostenitrice, la sua so- do di interpretare il mio personaggio lida spalla. E lui le spezza il cuore. di , ruolo in un primo A Philip quella parte andava benis- tempo esaltato da Alec Guinness nel- simo: la sua interpretazione di l’adattamento televisivo per la Bbc de Günther Bachmann, un agente del- La talpa, e in tempi più recenti da l’intelligence tedesca di mezza età in in un altro adattamen- condizioni assai precarie, non preve- to per il grande schermo. Ma all’epo- deva di includere l’amore o niente del ca, da fedele britannico, rivendicavo genere. Philip aveva preso quella de- speciale Gary Oldman come nostro. cisione fin dall’inizio e per poterlo rin- Forse ricordavo anche che, al pari di facciare all’occasione si portava sem- pre appresso una copia in formato ta- scabile del mio romanzo, molto burgo e Berlino, e del cast, in ruoli re- omicidi extragiudiziali, ma con la sa- sgualcita dall’uso — e quale scritto- lativamente di secondo piano, fanno piente infiltrazione di spie, amalga- re potrebbe chiedere di meglio? — parte anche alcuni degli attori tede- mandosi, utilizzando il peso stesso del , per sventolarla sotto il schi più famosi: non solo la sublime Ni- nemico per abbatterlo, e compiere naso di chiunque aves- na Hoss, (interprete di We Are the Ni- quindi lo smantellamento del jihadi- se l’idea di aggiunge- ght, Barbara, e così via), ma anche Da- smo dal di dentro. re un po’ di pepe alla niel Brühl (che ha recitato in Rush, Mi sembra che nel corso di una cena storia. Good Bye Lenin! e in altre pellicole). L’autore di gala con i registi e gli attori princi- Il film A Most Nel romanzo, il mio personaggio di JOHN LE CARRÉ, 82 ANNI, pali del cast, né Philip né io abbiamo Wanted Man, Bachmann è un agente segreto pros- EX AGENTE DEI SERVIZI parlato granché della parte di Bach- nel quale reci- simo alla rovina. Beh, Philip sa inter- SEGRETI BRITANNICI, mann; abbiamo chiacchierato in ter- tano anche Ra- pretarlo alla perfezione. È stato ripor- È UNO DEGLI AUTORI DI SPY mini più generali di cose come la dili- IL FILM chel McAdams tato in tutta fretta a casa da Beirut do- STORY E THRILLER genza e l’addestramento degli agenti PHILIP SEYMOUR e , po aver perso la sua preziosa rete di PIÙ LETTI AL MONDO. segreti e il ruolo di pastore che ricade HOFFMAN IN “A MOST sta per uscire nei informatori per l’incompetenza, o TRA I SUOI BESTSELLER, sui funzionari loro superiori. Lascia WANTED MAN” cinema, anche da qualcosa di peggio ancora, della Cia. È DAL 1961 A OGGI, stare i ricatti, gli ho detto. Lascia sta- DI ANTON CORBIJN voi, quindi inizia- stato spedito ad Amburgo, a racco- “LA SPIA VENUTA re i macho. Dimentica torture come la APPENA USCITO te a mettere da gliere informazioni nella città che DAL FREDDO” , “LA TALPA” privazione del sonno, richiudere le NEGLI STATI UNITI parte i soldi per ospitò i cospiratori dell’11 settembre. “LA CASA RUSSIA” persone in casse, simulare l’esecuzio- IN ITALIA ARRIVERÀ il biglietto. È La divisione dell’intelligence locale, e E “IL SARTO DI PANAMA” ne e altre esagerazioni di questo tipo. DOPO L’ESTATE stato girato molti dei suoi abitanti, vivono portan- Gli agenti migliori — chiamali infor- quasi in- dosi ancora dietro quell’imbarazzo. matori, spie, infiltrati o come ti pare tera- La missione che Bachmann si è da- — devono avere pazienza, intendi- mente to è ripianare le cose: non con squadre mento e sincera scrupolosità, predi- ad Am- di sequestratori, torture con l’acqua e cavo. Mi piace pensare che egli abbia la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 29

I successi SUL SET JOHN LE CARRÉ E, A DESTRA, PHILIP SEYMOUR HOFFMAN SUL SET DI “A MOST WANTED IL GRANDE LEBOWSKI MAN” TRATTO JOEL COEN DAL ROMANZO 1998 DI LE CARRÉ PUBBLICATO IN ITALIA COL TITOLO “YSSA IL BUONO” (MONDADORI, 2008) MAGNOLIA PAUL THOMAS ANDERSON 1999

LA 25ª ORA 2OO2

TRUMAN CAPOTE A SANGUE FREDDO BENNETT MILLER 2005

ONORA IL PADRE E LA MADRE 2007

LA FAMIGLIA SAVAGE TAMARA JENKINS 2007

IL DUBBIO JOHN PATRICK SHANLEY 2008

I LOVE RADIO ROCK 2009 FOTO ANTON CORBIJN/CONTOUR/GETTY preso a cuore il mio sermone, ma è più mi hanno colpito; erano interiorizzati vesse fare altrettanto. Quando l’ho probabile che si sia chiesto se non va- e contavano per lui stesso. Sospetto sentito parlare per pochi minuti, ho leva la pena sfruttare un po’ quell’e- che egli sarebbe l’ultima persona al pensato: “Accidenti!”. Nessun tede- LE IDI DI MARZO spressione smancerosa che mi viene mondo a definirsi un drammaturgo sco che conosco parla inglese così. Con naturale quando cerco di far colpo su empirico, o un eloquente comunica- la bocca faceva qualcosa di particola- 2009 qualcuno. tore della vita interiore di un perso- re, una specie di broncio. Pareva qua- È difficile adesso scrivere in modo naggio. Philip ha dovuto fare dentro si baciare le sue battute, invece di pro- distaccato della performance di Phi- L’attore di sé quello stesso dialogo, e deve es- nunciarle. Poi, poco alla volta, ha fat- lip nel ruolo di un uomo disperato di PHILIP SEYMOUR HOFFMAN, sere stato un dialogo alquanto osses- to ciò che soltanto gli attori migliori mezza età che va incontro alla rovina, NATO VICINO A NEW YORK, sivo, pieno di domande come: a che riescono a fare: ha reso la sua voce l’u- o di come egli ha dato forma alla traiet- È DECEDUTO LO SCORSO punto esatto devo perdere ogni sen- nica voce autentica. L’unica voce par- toria autodistruttiva del suo perso- 2 FEBBRAIO PER OVERDOSE. sazione di moderazione? Oppure: ticolare, quella dalla quale dipendevi naggio. Naturalmente c’era qualcuno HA VINTO UN OSCAR perché insisto nell’affrontare tutto in mezzo a tutte le altre. E ogni volta THE MASTER a dirigerlo, e il regista Anton Corbijn, COME MIGLIOR ATTORE ciò pur sapendo in fondo in fondo che che usciva di scena, da quel grand’uo- PAUL THOMAS ANDERSON eclettico e colto come Philip, è polie- PROTAGONISTA NEL 2006 può soltanto finire in tragedia? Ma la mo che era, attendevi impaziente che 2012 drico e fa molte cose, tutte splendida- PER “TRUMAN CAPOTE - tragedia attirava Bachmann come fa vi tornasse. Lo aspettavi già con un mente: è un fotografo di fama mon- A SANGUE FREDDO”. la luce di una lampada con un sac- crescente senso di malessere. diale, un caposaldo della scena musi- ERA UN INTERPRETE CULT cheggiatore di relitti, e ha attirato an- Dovremo attendere a lungo prima cale contemporanea, ed è egli stesso il SIA DI FILM D’AUTORE che Philip. che arrivi un altro Philip. soggetto di un documentario. Il suo CHE DI BLOCKBUSTER C’è stato un problema con gli ac- primo film, Control, in bianco e nero, centi. C’erano attori tedeschi eccel- Traduzione di Anna Bissanti è iconico. Al momento sta girando un lenti che parlavano inglese con ac- © David Cornwell, 2014 HUNGER GAMES- film su James Dean. Malgrado tutto cento teutonico. Il comune buonsenso Published by Arrangement LA RAGAZZA DI FUOCO ciò, comunque, i suoi talenti e la sua avrebbe imposto, non necessaria- with Agenzia Santachiara FRANCIS LAWRENCE creatività, quando li ho visti all’opera, mente con saggezza, che Philip do- © RIPRODUZIONE RISERVATA 2013 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 30 Le immagini. Souvenir

BRUGHERIO (MILANO). IL PRIMO QUARTIERE DELLA EDILNORD (1962) CAMPORA SAN GIOVANNI (COSENZA). CORSO ITALIA DI NOTTE LIDO DI CAMPOMARINO

GIORGIO VASTA

IAZZA Affari a Zingonia, via Traversi a Quarto Oggiaro, via- le della Stazione a Gattinara oppure la centrale termoelet- trica di San Giovanni Valdarno, un camping di Lido Caval- lino e una casa di riposo a Mombaruzzo: se si volesse descri- vere un’identità nazionale attraverso i luoghi si opporreb- be molta resistenza all’ipotesi di individuare nei centri ap- pena citati, e in questa tipologia di costruzioni, qualcosa di utile. Perché l’immagine nazionale si compone connetten- do il Colosseo alla Torre di Pisa, il Maschio Angioino alla Mo- le. Eppure c’è stato un tempo — tra la fine degli anni ‘50 e i ‘70 — in cui tutt’intorno al Monumento che unifica (e sem- plifica) la Memoria c’era una corolla di luoghi ulteriori, mi- nimi e irrilevanti, periferie che, desiderando almeno per una volta percepirsi come cen- Ptro, presero a comparire esattamente in quei rettangoli di cartoncino in cui fino ad al- lora figuravano solo gli emblemi dell’Arte e della Storia. Ebbero vita breve: se la carto- lina come consuetudine sociale è oggi ormai prossima all’estinzione, di questa cartoli- na dell’insignificante si sono perse da tempo le tracce. Vale la pena ricostruire le circo- stanze in cui divenne possibile concepire come soggetto memorabile un comunissimo incrocio cittadino circondato da condomìni appena nati, gli autogrill Pavesi sospesi a ponte sulle autostrade, fieri nel loro design tra la pagoda e l’astronave, l’edilizia popo- CIRIÈ (TORINO). VIA PAOLO BRACCINI lare anodina e funzionale del Piano Ina o lo stabilimento siderurgico Oscar Sinigaglia S. GIOVANNI VALDARNO (AREZZO). Spedivamo milioni di cartoline, anche dai posti più assurdi. Un libro le ha raccolte. Appena in tempo Saluti da di Genova (sul retro, inquietante, la scritta “Pensandoti caramente”). Durante il boom, nelle comunità che vivono in paesini o nei quartieri operai nasce il desiderio di veder rappresentato il proprio spazio minuscolo nello stesso modo in cui erano rappresenta- ti quelli maiuscoli. A venire orgogliosamente rivendicato è lo splendore del prosaico, lo sfavillio dell’opaco. Un determinato luogo — è il principio sottinteso — ha valore sem- plicemente perché è dove abitiamo: perché è il nostro luogo. E allora, mentre il calce- struzzo prende il posto del marmo e l’amianto quello del travertino, una moltiplica- zione di vedutine di Bresso comincia a esistere accanto a (se non contro) San Pietro e Palazzo Vecchio: l’ordinario come meraviglia. A tutto ciò si aggiunge l’esigenza pro- mozionale. Tirando a poco prezzo alcune migliaia di copie presso una tipografia di quar- tiere, per un esercente era possibile far circolare una veduta di viale al Mare di Lido di Campomarino — la gente seduta ai tavolini sotto l’insegna Bar Maria Tabacchi (gli al- bori del product placement) — oppure immortalare l’istante in cui il portiere dell’Ho- tel Madonia Lido Terrasini registra l’ospite appena arrivato, l’immagine talmente vi- rata verso il miele da far pensare all’intervento di un professionista. E in effetti, accanto al fotografo su commissione si affermò la figura del cromista, che ritoccava lo scatto sa- turandolo, aggiungendo nuvole, mitizzando i colori. Puro doping fotografico. Il punto di non ritorno dell’impulso identitario all’origine del fenomeno coincide con gli interventi a penna direttamente sulle cartoline, quando per esempio una freccia in- dica un balconcino (casa nostra, viene precisato con soddisfazione) o un tratto di Bic collega la sagoma di un ragazzino in mezzo alla strada alla scritta “Sono proprio io”. È il desiderio di esserci, di abitare lo spazio (e con lo spazio il tempo), qualsiasi esso sia: una geolocalizzazione estrema, emotiva e inconfutabile, senza Gps.

SAN SALVO (CHIETI). STABILIMENTO S.I.V. © RIPRODUZIONE RISERVATA SESSA AURUNCA (CASERTA).

CINISELLO BALSAMO (MILANO). EDILIZIA RESIDENZIALE NOVARA. AUTOGRILL PAVESI SULL’AUTOSTRADA MILANO-TORINO BUSTO ARSIZIO (VARESE). la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 31

(CAMPOBASSO). VIALE DEL MARE BRESSO (MILANO). PERIFERIA GELA (CALTANISSETTA). EDILIZIA RESIDENZIALE E AREA INDUSTRIALE Schiavizzato da un onorevole grafomane

UGO GREGORETTI

A VICENDA PIÙ DRAMMATICA che ho vissuto nel mio passato di cartolinografo fu un breve viaggio nell’Africa Occidentale Francese, nella recentemente costituita Communauté franco-africaine, voluta da De Gaulle e votata da Senegal, Costa d’Avorio, Sierra Leone e LMarocco. Promotore del nostro raid era stato un notabile democristiano calabrese, deputato e presidente di quello che era e credo ancora sia l’ente inutile più inutile di tutti gli enti inutili italiani: l’Istituto italiano per CENTRALE TERMOELETTRICA l’Africa. L’onorevole, che chiameremo F., aveva messo insieme una delegazione LECCE. VIA SAN TRINCHESE

IL LIBRO LE IMMAGINI SONO TRATTE DA “IN UN’ALTRA PARTE DELLA CITTÀ - L’ETÀ DELL’ORO DELLE CARTOLINE” DI PAOLO CAREDDA PUBBLICATO DA ISBN EDIZIONI (208 PAGINE, 22 EURO). L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIO Cinisello VASTA È “PRESENTE” (AA.VV. EINAUDI 2012) di piccoli industriali italiani che avrebbe dovuto stringere rapporti di scambio con gli imprenditori locali, ma soprattutto recare a quelle genti un improbabile «messaggio di italianità». Giunti in quei luoghi, però, scoprimmo che l’onorevole F. aveva ben altra «priorità»: inondare la Calabria e il proprio collegio elettorale di cartoline illustrate recanti «Un memore saluto dall’Africa». Giungendo nelle capitali di quegli Stati, l’unico governante che si preoccupava di incontrare era il ministro delle Poste, al quale ingiungeva di rastrellare il maggior quantitativo possibile di cartoline e francobolli. In Costa d’Avorio mettemmo addirittura in crisi il sistema postale. Aveva schiavizzato me e l’operatore, costringendoci a scrivere indirizzi e incollare francobolli. Scoprimmo che aveva portato con sé un registro con i recapiti e le qualifiche di tutti i suoi capielettori. L’effetto era esilarante. Il catalogo era accuratissimo, quasi scientifico. Per esempio: cognome FRANCO – nome TINO – soprannome FEFÈ – pronome TU – professione AVVOCATO – santo protettore SAN FRANCESCO. E così, senza fallo, noi scrivevamo: «Egregio avvocato TINO FRANCO. E poi il testo: Caro FEFÈ, ti invio un memore saluto dall’Africa». Io: «E ha sempre funzionato?». Onorevole: «Una volta no, purtroppo. Un segretario mandò gli auguri per san Francesco di Paola ai francescani di Assisi , e così persi tutti gli elettori di nome Francesco». (Dalla prefazione di In un’altra parte della città - L’età d’oro delle cartoline)

PINETA © RIPRODUZIONE RISERVATA MIGLIARO (FERRARA). VIA SAVONAROLA

MOSTRA DEL TESSILE VIBO VALENTIA. VEDUTA NOTTURNA ZINGONIA (BERGAMO). I PALAZZI DETTI MISSILI E LA ZONA INDUSTRIALE la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 32 La storia. 2004-2014

Un giovanotto sorridente e ancora senza quei folti baffi che sarebbero diventati il suo marchio: “dottore in Legge” o “collaboratore sportivo”. A dieci anni dalla scomparsa, spuntano dai cassetti di casa documenti, pass e tessere: cioè le chiavi con cui apriva mondi ignoti. Per narrarli

LA FOTOGRAFIA IL GIORNALISTA E SCRITTORE TIZIANO TERZANI SULLA MURAGLIA CINESE NEL 1980 UN’IMMAGINE CONCESSA DA LONGANESI CHE HA PUBBLICATO DA POCO “UN’IDEA DI DESTINO” , RACCOLTA DEI SUOI DIARI INEDITI DAL 1984 AL 2004 (496 PAGINE, 19,90 EURO)

GUIDO ANDRUETTO

LTREPASSARE una fron- tiera per Tiziano Terza- ni era come aprire ogni volta una porta. Su un mondo di tradizioni, usanze, lingue e pae- saggi che lui voleva sempre esplorare in profondità. Le chiavi che aveva a disposizio- ne erano banalmente i Terzani suoi documenti di viag- gio, i passaporti, i visti d’ingresso e in qualche occasio- One i permessi speciali che gli consentivano di transita- re nelle zone interdette ai comuni viaggiatori. Nel cor- so degli innumerevoli spostamenti da un capo all’altro del mondo, lo scrittore e giornalista inviato in Asia dal- Tiziano Viaggiatore

l’inizio degli anni ‘70 ai primi anni ‘80, li conservò tutti in posti disordinati insieme alle cose che gli erano più care, come i libri e i suoi diari, per poi affidarli alla mo- glie Angela. E oggi, dieci anni dopo la sua scomparsa av- venuta il 28 luglio del 2004, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia li ha presi in custodia acquisendo l’intero ar- chivio dell’autore de La porta proibita, che oltre alla bi- blioteca di casa con più di seimila volumi comprende tutti i blocchetti con gli appunti di viaggio, le carte geo- grafiche, le vecchie macchine da scrivere Olivetti e quelle fotografiche, e perfino tutti i telex originali in- viati alle sedi dei giornali con cui collaborava. E i passa- porti, ovviamente, che ci raccontano il Tiziano Terzani viaggiatore infaticabile e appassionato. Su uno dei più vecchi, in cui compare la sua foto sbarbato a ventisei an- ni, è riportata la data del rilascio, 7 marzo del 1964, e la professione poi “tradita” di «dottore in Legge». Con i suoi inconfondibili baffi, che cominciò a farsi crescere dopo l’arrivo con la famiglia in Asia, appare invece in fo- to su quasi tutti gli altri passaporti, come quello rila- sciato dall’Ambasciata d’Italia ad Hanoi il 9 aprile del 1976. Sono tutte immagini in movimento, come la sua vita. Sempre tesa a scavalcare i confini di quei paesi del sud-est asiatico che lui visitava con spirito libero e cu- rioso. A volte per riuscirci gli occorrevano i visti. E per ottenerli contavano molto le relazioni personali, che Terzani sapeva coltivare tenendo sempre fede alle con- vinzioni politiche. In Cina gli fu sottratto il passaporto e venne espulso perché non seguiva la linea del partito, e prima in Vietnam e in Cambogia il visto di ingresso (da Bangkok) gli fu ripetutamente negato perché cri- ticava i regimi filoamericani nei due paesi. «L’ultima volta glielo negarono appena prima della liberazione nel 1975 — ricorda la moglie Angela Staude — per cui fece ritorno a Saigon con l’ultimo volo prima dell’arrivo dei comunisti, quando l’aeroporto era ormai stato di- sertato dal personale di controllo». È la storia con cui co- mincia Giai Phong!. «Gli fu anche negato il visto di rien- tro a Phnom Penh, per cui non era presente quando ar- rivarono i khmer rossi, invece varcò clandestinamente il confine cambogiano a Poipet, dove i khmer rossi era- no già giunti, pensando di trovarsi fra amici, quando per poco non lo fucilarono».

© RIPRODUZIONE RISERVATA © ARCHIVIO TERZANI/FONDAZIONE CINI la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 33

E nella valigia metteva il desiderio di guardare oltre

ANGELA TERZANI STAUDE

ONO un esploratore e vado a esplorare”, Tiziano aveva detto al giornalista inglese che lo intervistava, e sono le parole che abbiamo scritto nell’annuncio della sua “Smorte a Orsigna, il 28 luglio di dieci anni fa. Lui la morte l’aveva sempre tenuta d’occhio lasciando detto, quando ancora si vedeva morire in bocca a un coccodrillo, di voler essere ricordato con una pietra che avesse un piccolo incavo in cui potevano bere gli uccellini, il nome, le due date d’obbligo e la sola parola, “viaggiatore”. Viaggiava, viaggiava, perché viaggiare gli piaceva. Quante volte ha descritto l’emozione di una partenza, quel meraviglioso diventare anonimo e irreperibile! Viaggiare IL RICORDO placava la sua innata irrequietudine, la sua sete di conoscenza. Ma essendo di I DOCUMENTI QUI RIPRODOTTI FANNO PARTE DELL’ARCHIVIO TERZANI DELLA FONDAZIONE natura affabile e comunicativa, cercava CINI DI VENEZIA. VERRANNO RACCOLTI poi di raccontare ai lettori dei giornali NEL LIBRO “GUARDARE I FIORI DA UN CAVALLO per i quali scriveva quel che aveva visto e IN CORSA”, A CURA DI ÀLEN LORETI, imparato strada facendo: non ultimo CHE USCIRÀ PER RIZZOLI A OTTOBRE. perché così si guadagnava da vivere. DOMANI AL NUOVO TEATRO DELL’OPERA Fosse nato ricco, diceva, e qualche DI FIRENZE (ORE 21.30) COMUNE, REGIONE TOSCANA E LONGANESI OMAGGERANNO secolo fa, avrebbe vissuto viaggiando e LA MEMORIA DI TERZANI CON UN CONCERTO, scrivendo lettere a casa. Così, nato LETTURE E VIDEO. PARTECIPERANNO povero e in tempi moderni, viaggiava BERNARDO VALLI, ERMANNO OLMI, MONICA scrivendo per lavorare. Ma un giorno, GUERRITORE, ALESSANDRO BENVENUTI mentre con uno scalcinato piccolo SIMONE CRISTICCHI E IRENE GRANDI. OGGI UNO SPECIALE SU WWW.REPUBBLICA.IT mercantile attraversava il golfo della Thailandia verso la Cambogia — era l’anno 1993, quello in cui non prendeva mai aerei perché anni prima un indovino di Hong Kong gli aveva consigliato di non farlo — il suo amico Léopold, compagno di quel viaggio, gli chiese a bruciapelo: «E tu, cosa riporterai nelle tue valigie quando tornerai nella tua terra?».La domanda lo colpì. Già, che cosa? Articoli, analisi di dove va la Cina e cosa farà il Giappone, descrizioni di guerre e colpi di stato ovviamente non bastavano. Scrisse allora Un indovino mi disse, il libro in cui racconta di quell’anno in cui è vissuto diversamente, “con un altro punto di vista”. Continuò a cercarlo sempre, nei dieci anni che gli restavano, a parlarne negli altri libri che scrisse e in quelli che ci lasciò, e di questo averlo cercato disse alla fine che era stato il suo “unico contributo”. «Vorrei diventare un profeta delle sue idee», mi scrive oggi in una lettera da un paesino delle Marche un suo lettore, «comunicare agli altri il desiderio di “guardare oltre” ». È con il desiderio di “guardare oltre” che Tiziano aveva affrontato la malattia e poi la morte. E forse è proprio questo il contenuto delle sue valigie.

© RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 34 Spettacoli. Maestri in crisi Toshio Suzuki Il futuro dell’animazione ora non è affar nostro...

LUCA RAFFAELLI

TOKYO sì, è stato ON ASPETTATEVI INSEGNE LUMINOSE o archi in stile hollywoodiano. Lo Stu- anche di- dio Ghibli è una casa quasi in incognito tra una serie di altre case a tre vertente e piani non lontano da dove è stato costruito il Ghibli Museum, in quel- gratifican- la periferia di Tokyo che si permette piccoli spazi verdi tra una co- te. Vuole sape- struzione e l’altra. A segnalare la sua presenza giusto una piccola tar- re se sono feli- ga che timida fa capolino in una siepe. Il segnale è chiaro: qui si sta la- ce? Bene, e vorando sodo, non vogliamo distrazioni. Anche la stanza di Toshio Su- allora le di- zuki, il produttore che ha permesso a la libertà crea- co: oggi sì. tiva che lo ha reso celebre in tutto il mondo, è un piccolo e sobrio luo- Miyazaki go di lavoro affollato di libri. Non bisogna davvero sottovalutare i ha fatto l’ul- meriti di Suzuki: è stato lui in molte situazioni a spronare il Maestro, timo film e sono a dargli il coraggio di intraprendere strade nuove (come quella della felice perché libero NPrincipessa Mononoke), è stato lui a volere il film di un suo breve manga, cioè quel S’alza il vento da tutto il peso che ho meraviglioso e complesso, senza dolcezze infantili (grazie a Lucky Red arriverà sugli schermi ita- avuto in questi decenni. liani dal 13 al 16 settembre). Ed è una storia magnifica, quasi una leggenda, quella del loro primo Finalmente è finita». incontro. Era il 1978. Suzuki aveva trent’anni e collaborava a Animage, una rivista sull’animazio- La sua è una scelta ob- ne e voleva intervistare Miyazaki, ma il regista era troppo occupato e gli disse di andare via che non bligata? aveva tempo. Lui attese tre giorni e tre notti prima di ricevere attenzione. «È cambiato il mondo. I no- Suzuki, si rende conto che quella resistenza ha cambiato la sua vita e la storia dell’animazione? stri film costano troppo per il mercato di oggi. E «Innanzitutto devo dire che quella leggenda è vera. E non avevo nessuna idea di quello che un’at- i film in genere stanno perdendo il senso che tesa di tre giorni e tre notti mi avrebbe poi riservato. È avvenuto tutto più di 35 anni fa e Miyazaki hanno avuto finora. Ora ogni persona ha a di- era impegnato nel lungometraggio di Lupin III. Quell’avvenimento mi fa pensare che tutti gli uo- sposizione migliaia di occasioni per ve- mini sono piccoli, però nel momento in cui si creano delle relazioni tra persone che vogliono dere video che forse hanno più si- creare qualcosa di nuovo, allora può accadere l’incredibile». gnificato di un film. Di fronte al- GHIBLI Dovendo descrivere il suo lavoro di questi anni cosa direbbe? le possibilità offerte da internet «Devo trovare una risposta semplice a una creare un film importante che abbia CHI È domanda difficile. Forse va bene così: sono quel- la capacità di attirare l’attenzione degli TOSHIO SUZUKI lo che si è occupato di vendere le creazioni di spettatori è sempre più difficile». PER OLTRE VENT’ANNI Miyazaki». Sta dicendo che ci vorrebbe un nuovo Su- PRODUTTORE Però qualche volta lei ha spinto Miyazaki a zuki per capire il nuovo mercato? DELLO STUDIO GHIBLI, prendere delle decisioni che non voleva pren- «Anche se fossi trent’anni più giovane non CELEBRE PER I LAVORI dere. credo sarei in grado di capire cosa fare oggi. DI HAYAO MIYAZAKI «Non è stato intenzionale. Il fatto è che ci par- Certo, qualcosa si può inventare. Ma è sempre liamo tutti i giorni. È normale più difficile individuare la chiave del successo. OPERE PRINCIPALI che nel corso delle nostre Per questo sono contento che per me adesso sia “IL MIO VICINO conversazioni nascano del- tutto finito». TOTORO” (1988), le suggestioni per inventa- Pensa sia più difficile oggi mantenere la con- “LA PRINCIPESSA re qualcosa». centrazione degli spettatori? MONONOKE” (1997), Si sente appagato da «Non è questo. L’ultimo film che ho prodotto “LA CITTÀ INCANTATA” quello che ha fatto? è La principessa Kaguya dell’altro maestro del- (2001), “IL CASTELLO «Ci sono stati momenti lo Studio Ghibli, Isao Takahata, ed è il più ERRANTE DI HOWL” molto difficili e il lavo- lungo della nostra storia: sono 127 minu- (2004); “PONYO ro è stato spesso ti, ma sembra ne passino dieci. Sono felice SULLA SCOGLIERA” tanto duro. Però che Miyazaki e Takahata abbiano chiuso (2008) con i loro due capolavori». Ma come farà lo Studio Ghibli senza di voi? FILOSOFIA «C’è la nuova generazione. Loro sapranno co- sa fare». VALORI TRADIZIONALI: Come vede il destino dell’animazione giap- ECOLOGIA, PACE ponese? VISIONE POETICA E «Sicuramente scomparirà il disegno a mano NATURALISTICA a favore del computer. Ma in fondo quello del de- STORIE DELICATE stino dell’animazione giapponese è un argo- E ALLEGORICHE mento che non m’interessa affatto». SEMPLICI © RIPRODUZIONE RISERVATA COME I DISEGNI Totoro vs la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 35

Yoshiyuki Tomino L’immaginazione è finita, non ci resta che la scienza

JAIME DALESSANDRO

TOKYO IL GIGANTE è un uomo minuto di settantatré anni che indossa una camicia azzar- data, per metà bianca e per metà nera. Ci accoglie in una sala riunioni asettica, con un lungo tavolo di legno scuro lucido, nel palazzetto anonimo degli studi del- la Sunrise a Tokyo. Gli scaffali di metallo, protetti da vetrine, avrebbero potuto ospitare raccolte di leggi o reperti medici. Invece ci sono migliaia di fumetti per- fettamente ordinati. Meglio: di manga. Yoshiyuki Tomino ha uno sguardo iro- nico e un modo di fare sicuro che in Giappone hanno solo i colossi, i personaggi intoccabili che hanno fatto la storia. E lui la storia l’ha fatta eccome. È il “padre” di Gundam, la serie animata di robot più importante e amata. Uno dei caposti- piti e punti di riferimento, insieme a Goldrake e Mazinga, per tutti gli altri, fin dalla prima messa in onda il 7 aprile del 1979. Una storia lunga trentacinque an- ni fra trentasei serie tv, film, fumetti, libri, videogame e una schiera infinta di modelliniI e action figure che hanno fatto incassare a Tomino & Co. mezzo miliardo di euro. E poi due statue: la prima di bronzo, alta tre metri, davanti alla stazione della metropolitana di Sugi- nami, il quartiere dove sorge la sede della Sunrise. La seconda a grandezza naturale, diciotto me- tri, che vigila sull’isola artificiale di Odaiba nella baia di Tokyo. «Lei di cosa si occupa?» chiede Yoshiyuki Tomino spargendo sul tavolo alcuni fogli pieni di grafi- ci, diagrammi, proiezioni, in un’intervista al contrario. «Di tecnologia e cultura digitale, per lo più», rispondo. E cosa ci fa qui in Giappone allora? «Parte di quella cultura è stata creata qui». Lui replica: «In passato, forse». Fa una pausa levandosi gli occhiali anni Settanta. «Ultimamente sto cercando di promuovere alcuni progetti di ricerca avanzata giapponesi riguardanti ad esempio l’uso del laser e gli acceleratori di particelle». Ma lei non si occupa di animazione? «In realtà io ho immaginato il futuro per più di trent’anni. L’ho scritto, disegnato, trasformato in intrattenimento. Finché non mi sono accorto che il mio Paese il futuro lo stava perdendo. An- SUNRISE zi, l’ha perso. Oggi nella ricerca siamo indietro rispetto alla Corea, alla Cina e siamo indietro robotica, almeno lo sviluppo di umanoidi sin- anche rispetto agli Stati Uniti e all’Europa. tetici, sia una perdita di tempo». CHI È Così ho deciso di impegnarmi per aiutare Detto dal “padre” di Gundam fa effetto. YOSHIYUKI TOMINO a costruire un avvenire possibile». «Costruire un umanoide è cercare di capire INIZIA NELLO STUDIO Dalla fantascienza alla realtà. meglio il senso della nostra esistenza e il signi- DEL “DIO DEI MANGA”, «La fantascienza parte sempre dal- ficato, o forse la bellezza, del nostro organismo. OSAMU TEZUKA la realtà (dice sorridendo). Il Giap- Ma non è detto che si trasformi in una supre- E NEL 1979 CREA pone ha investito miliardi nella ro- mazia in campo tecnologico». GUNDAM, ROBOT botica, partendo da un’idea di Quando l’avete persa la supremazia? DA COMBATTIMENTO, fondo non troppo distante da «La data esatta non la conosco. So però che è CAPOSTIPITE, quella che fece nascere per- stato un americano, Steve Jobs, il primo a rea- CON MAZINGA, JEEG sonaggi come Astro Boy, il lizzare una forma di relazione diversa e facile E ATLAS, DI UN GENERE bambino androide di fra uomo e macchina attraverso uno schermo Osamu Tezuka e più tar- tattile». OPERE PRINCIPALI di lo stesso Gundam. Fin qui, gli smartphone. Da giovane, all’ini- «No: fin qui tutto. Abbiamo perso terreno in “MOBILE SUIT zio della mia car- tutti i campi, anche in quello dell’immaginario GUNDAM” (1979), C’era riera, ho lavora- mentre perdevamo terreno reale e fette di “IL CONTRATTACCO to con Tezuka mercato. Le due cose sono legate. Oggi l’ani- DI CHAR” (1988), proprio ad mazione giapponese quasi non esiste più. È da- “MOBILE SUITE una volta Astro Boy. ta in “outsourcing” a case di produzione spar- GUNDAM F91” (1991) Ma a esser se per l’Asia, dal Vietnam alla Corea del Nord. FILOSOFIA sincero A tal punto che a volte mi chiedo se non abbia- il Giappone credo mo dato in “outsourcing” noi stessi. Fra qual- VISIONE FUTURISTICA che che anno non sapremo fare più nulla. Poco im- E FANTASCIENTIFICA la porta che si tratti di disegnare un personaggio, SPESSO MOLTO CUPA a spartirsi progettare un dispositivo digitale, realizzare TRAME DINAMICHE, un videogame». SOLO ALCUNE Sta dipingendo un paese senza futuro. PIU’ SOFISTICATE. il pianeta «Forse il futuro è nelle realtà produttive mi- TRATTO GEOMETRICO nute, nei progetti fatti da piccoli gruppi. È nel- l’intraprendere una strada diversa rispetto coi suoi eroi : a quella che abbiamo percorso». Come fece lei trentacinque anni fa. La nuova strada potrebbe indicarla lei. classici «Quando fu mandata in onda la pri- ma serie di Mobile Suit Gundamnon o cibernetici. avevo idea che avrebbe avuto tan- to successo. Non avevo in mano una formula precisa e franca- Be’, non c’è più mente oggi non saprei quale consiglio dare ai giovani ani- matori. So solo quali sono i problemi del nostro mon- do, ma non conosco le soluzioni. Credo però ancora nella ricerca scientifica. Non è molto forse, ma è quel che mi re- sta». Gundam © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 36 Next. Creativi digitali Performance, installazioni, progetti interattivi... Dimenticate tavolozza e creta, la fantasia volerà sulle ali dei codici informatici

CHIARA PANZERI

O STEREOTIPO lo vuole ancora con gli abiti sporchi di tempera e la tavolozza dei colori in mano. E questo nonostante un Novecento che nell’arte ha visto di tutto: i barattoli di Andy Warhol, le linee infinite di Piero Manzoni, i neon di Mario Merz fino al dito medio di Maurizio Cattelan. Ma cosa succede all'artista quando il terzo millennio reclama il suo posto anche nella comunità dei creati- vi? Nel nord Europa, in Canada e negli Stati Uniti la rivoluzione è già in corso: i nuovi artisti sono i programmatori, l’ispirazione viaggia sui bit e i ferri del mestiere sono le stringhe di codice. Lo chiamano “creative coding”, è l’uso del software applicato al mondo delle arti: si parte dalla scrittura di un programma, che a sua volta genera una performance, un’installazione interattiva in cui il pubblico è chiamato a partecipare, un videogioco, un’opera di animazione. LZachary Lieberman, newyorkese, si definisce “artista, hacker e ricercatore, un po’ co- me se l’arte fosse il dipartimento di Ricerca e Sviluppo dell'umanità”. Ha studiato pittu- ra e incisione, e nell’informatica ci è finito per caso: gli serviva un lavoro, si è reinventato come web designer. Oggi il suo nome spicca nel panorama della New Media Art, al pun- to che la sua ultima opera ha avuto un committente d’eccezione: Google. «Si chiama “Play the world” (Suona il mondo) - spiega Lieberman -, e consiste in uno strumento musicale, una sorta di tastiera. Quando si suona una nota, l’apparecchio rimanda a una stazione ra- dio qualsiasi che nel mondo la sta trasmettendo. Il tutto grazie all'uso di un software che “ascolta” migliaia di emittenti web contemporaneamente, e sa identificare la nota giu- sta. Mi piace l'idea che possa capitarti la radio sportiva brasiliana, quella tedesca di mu- sica pop, o quella indonesiana che manda in onda canti locali». Play the world fa parte di un progetto chiamato DevArt, che chiama a raccolta i mi- gliori creative coders in circolazione. È stato lanciato a febbraio da Google con un con-

CONTACT^2 S’INIZIA PICCHIETTANDO LE DITA SU UNA SUPERFICIE DI LEGNO. IL RESTO LO FA UN’INTERFACCIA AUDIO CHE PERMETTE DI MANIPOLARE MA SOPRATTUTTO VISUALIZZARE LE ONDE SONORE CHE I COLPI GENERANO SULLA TAVOLA

DEVART.WITHGOOGLE.COM/#/PROJECT/16589129?T=FINALIST Artware

THE RYTHM OF THE CITY LOSE/LOSE DIECI METRONOMI PER LA SOLITA INVASIONE DIECI CITTÀ: OGNUNO DEGLI ALIENI? NO: OGNUNO NE RAPPRESENTA IL RITMO. DI ESSI È GENERATO VENGONO RACCOLTI DA UN FILE DEL PROPRIO IN TEMPO REALE I DATI COMPUTER. QUANDO SULL’ATTIVITÀ DEI SOCIAL UN NEMICO VIENE UCCISO, NETWORK (FB, YOUTUBE, IL FILE CORRISPONDENTE FLICKR): OGGI LA VELOCITÀ VIENE CANCELLATO DI UNA METROPOLI PASSA (E NON C’È MODO DI SAPERE DALLA SUA VITA DIGITALE DI QUALE FILE SI TRATTI)

VARVARAG.INFO/THE-RHYTHM-OF-CITY/ STFJ.NET/ART/2009/LOSELOSE/ la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 37

I REMEMBER MONUMENT VALLEY UNA PIATTAFORMA WEB OPERA D’ARTE INTERATTIVA PER FINANZIARE O VIDEOGAME? LA RICERCA CONTRO LA PROTAGONISTA L’ALZHEIMER. CI SI MUOVE È LA PRINCIPESSA IDA, ATTRAVERSO UN TAPPETO DA GUIDARE ATTRAVERSO DI LUCI IN CUI OGNUNA ARCHITETTURE SURREALI, NASCONDE UN RICORDO ISPIRATE A ESCHER. LASCIATO DAGLI UTENTI. LO SCOPO È RAGGIUNGERE SE NON VIENE AGGIORNATA, LA CIMA DI QUESTO STRANO “SCOMPARE” DAL WEB EDIFICIO MUTANTE

I-REMEMBER.FR/EN/ MONUMENTVALLEYGAME.COM

corso: l’opera migliore (oltre a quelle com- ca, sia nella forma che nel movimento». Non solo, il connubio fra arte e tecnologia missionate dal gigante di Mountain View) Per Conrad Bodman, curatore di Digital si sta facendo strada anche tra i banchi di sarà esposta dal tre luglio al Barbican Mu- Revolution, «Il creative coding è un ambito scuola. Per ora, soltanto all’estero. Se nel Re- seum di Londra, nell’ambito della mostra Di- di sperimentazione che si sta sviluppando gno Unito i linguaggi di programmazione so- gital Revolution. a ritmi velocissimi. Cresce il numero degli no già entrati negli istituti secondari, negli Qualche volta, capita che siano gli svilup- artisti, e con loro gli strumenti messi a di- Usa si sta affermando un movimento d’opi- patori a convertirsi alle Muse. Varvara sposizione dalla tecnologia. Pensiamo ad nione che vorrebbe andare oltre. Dopo i fon- Guljajeva, estone, è partita da una laurea in esempio alle opportunità che si spalancano di stanziati per potenziare l’insegnamento scienze informatiche che era diventata grazie alle nuove realtà virtuali, mutuate nelle materie del cosiddetto Stem (Science, troppo noiosa, per approdare a un Erasmus dai videogame: dispositivi come Oculus Technology, Engineering and Math), una a Helsinki dove ha scoperto le intersezioni Rift (il visore a realtà aumentata sul mer- nutrita comunità di educatori e intellettuali fra arte e tecnologia. Lavora in coppia con cato dal 2015, ndr) o Microsoft Kinect (un preme perché l’acronimo diventi Steam, do- Mar Canet, originario di Barcellona. Anche sensore di movimento, ndr) offrono incre- ve la “a” sta per “Art”. Questo consentirebbe loro sono stati scelti da Google per parteci- dibili potenzialità per i creativi. Soprattut- di sviluppare il potenziale creativo della pare a DevArt. «L’intera opera - racconta to per tutti quelli che mirano all’interazio- scrittura in codice già a livello scolastico: tut- Varvara - è pensata per essere quasi una ne con il pubblico». to tempo guadagnato, insomma, per i futu- magia. Lo sforzo fondamentale resta sem- Il fermento di cui parla Bodman si ritrova ri creative coders. pre quello di nascondere la complessità che nel proliferare di festival dedicati alle arti Viene in mente Golan Levin, artista sta- c’è dietro, come se il risultato finale godes- digitali, rassegne già affermate come Ars tunitense, che durante un intervento al Ted se di vita propria. Abbiamo creato un “whi- Electronica, Art Futura, Bian (la biennale (la conferenza annuale su idee e innovazio- shing wall”, uno schermo di fronte al quale internazionale che si tiene a Montréal), ni da tutto il mondo, ndr) esordì così: «Im- invitiamo le persone a esprimere un desi- Eyeo Festival, Resonate e molti altri. Ma an- maginate di passare sette anni nei laborato- derio, e a farlo ad alta voce. Una volta pro- che gli ultimi nati come Unpainted, una ma- ri di ricerca del Mit… per scoprire di essere un nunciato, si trasforma in una farfalla: si può nifestazione dedicata alla New Media Art performance artist». Risatine dal pubblico, toccarla sul video, e aiutarla a volare via. Il che quest’anno si è tenuta a Monaco per la ma era tutto vero.

software fa in modo che ogni farfalla sia uni- prima volta. © RIPRODUZIONE RISERVATA

MR KALIA

VINCITORE DEL CONCORSO INDETTO DA DEVART. IL PUBBLICO SPERIMENTA LE MUTAZIONI DI MR KALIA, UN PERSONAGGIO IMMAGINARIO, SU DI SÉ. GRAZIE A UNA TECNOLOGIA IN GRADO DI TRACCIARE I MOVIMENTI DEL CORPO

DEVART.WITHGOOGLE.COM/#/PROJECT/16574285

GIANT MAP UNA GIGANTESCA MAPPA DI GOOGLE CON CUI I BAMBINI POSSONO INTERAGIRE CAMMINANDOCI SOPRA COME FOSSE UNA CITTÀ. QUANDO PASSANO L’IMMAGINE CAMBIA QUASI FOSSERO LORO A MODIFICARLA

DEVART.WITHGOOGLE.COM/#/PROJECT/16566495?T=FINALIST

QR-STENCILER È UN SOFTWARE CHE CONVERTE UN CODICE QR IN UN PATTERN CHE PUÒ ESSERE STAMPATO SU UNO STENCIL. I CENTO REALIZZATI DIVENTANO CODICI QR IMPRESSI SUI MURI DELLA CITTÀ CON UN’INDICAZIONE PER I VIAGGIATORI

FLONG.COM/PROJECTS/QR-CODES-FOR-DIGITAL-NOMADS/ la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 38 Sapori. Nella corrente

Caponata È L’ISOLA DEL GOLFO Pomodorini, cipolla, NAPOLETANO Ischia tutto. Profumi lattuga, olive, tonno DALLA VOCAZIONE GASTRONOMICA tagliati e mescolati PIÙ RADICATA a dadini di pane CONIGLI, LIMONI, raffermo FICHI NATALINI, di terra e di mare fatti rinvenire FAGIOLI in acqua calda ZAMPOGNARI E UN VERO Condimento PARADISO aspettando Afrodite con extravergine, sale DI VERDURE e basilico a pezzetti PER UNA CUCINA PIÙ CONTADINA CHE MARINARA LICIA GRANELLO

UANDO di una bellezza si dice che mozza il fiato è una cosa così”, fa dire Gianni Mura al commissario Ma- grite nel suo romanzo Ischia. La baia mozzafiato è quella di Maronti, rapinosa e irresistibile. Ma l’in- cantesimo degli occhi corrisponde a quello del pala- to, se è vero che delle tre perle maggiori appoggiate nel cuore del golfo di Napoli, Ischia è quella con la vo- cazione gastronomica più radicata e corposa. Certo, le dimensioni contano: Capri e Procida in- sieme coprono meno di un terzo della superficie ischitana. Con i suoi quasi cinquanta chilometri qua- drati di spiagge e boschi, sorgenti termali e colline “Qvitate, l’isola verde vanta una biodiversità fertilissima (grazie all’origine vulcanica) e complessa. La cultura culinaria isolana attinge a mari e monti (grazie all’Epomeo e ai suoi 788 metri di al- tezza), con uno sbilanciamento in favore dei piatti terragni, caratteristica che segna la differenza dai procidani, forti di una solida storia marinara. Perfino le stoviglie segnano in modo nettissimo il rapporto con la terra: caldai, padelle, cocci per la cottura nella sabbia bollente, pentolame anti- co trasformato in moderni strumenti di cottura grazie alla vocazione di artigiani creativi come l’i- schitano Pasquale Merone, stretto collaboratore dello chef Nino Di Costanzo. Contadini più che pescatori, gli ischitani. E coltivatori molto sapienti: una visita agli orti iso- ricetta-simbolo dell’isola. lani vale quanto un tour nei più sofisticati giar- L’altra faccia dell’agricoltura ischitana porta dini inglesi. Affascina la ruvida grazia nella di- il nome delle uve — prime fra tutte, Forastera, sposizione delle piante, ma più ancora il profu- Piedirosso, Biancolella — coltivate sui pendii mo. Facile annusare un limone raccolto in uno isolani fin dai tempi dei Greci, che portarono la di quei luoghi magici che sono le limonaie del- vite dalla penisola Calcidica. Una produzione l’isola e restarne inebriati. Ma quando l’olfatto continuata con i Romani — da cui l’attribuzione viene rapito da una zucchina o da un pomodoro, del nome Enaria — e arrivata fin qui con una dei allora il Paradiso della verdura è davvero a un primi riconoscimenti dell’enologia italiana, la passo. Doc Ischia, datata 1966, a cui si sono aggiunti. Gran merito va alla cocciutaggine con cui gli Se volete riprovare il brivido alcolico di due- ischitani hanno continuato a far crescere va- mila anni fa, andate a visitare il Museo Archeo- rietà antiche, magari poco produttive ma buo- logico di Pithaecuse (nome greco di Ischia) a Il borgo nissime. È il caso dei fagioli zampognari, rossi e Lacco Ameno, dove è conservata la Coppa di Ne- L’incantevole borgo croccanti, delle arance tardive che maturano in store, ritrovata in zona nel 1955. Sull’esterno di Sant’Angelo vanta tra i clienti agosto, dei fichi natalini. In quanto ai conigli, della piccola tazza, l’iscrizione recita: «Io sono la più fedeli la cancelliera Angela Slow Food ha creato un presidio che ne proteg- bella coppa di Nestore, chi berrà da questa cop- Merkel, che ama soggiornare ge l’allevamento con alimenti naturali (niente pa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dal- allo splendente “Miramare mangimi) all’interno dello fosse, che sono fosse la bella corona». Così ispirati, andate a caccia di Sea Resort”, sulla baia davvero, profonde anche tre metri e ramificate un piatto di verdure ripiene e beveteci sopra un dei Maronti. A pochi passi, in vari cunicoli scavati dagli stessi animali, così buon bicchiere di Biancolella, sapido e snello. La la deliziosa “Casa Celestino” da ricreare un ambiente simile a quello della vi- baia dei Maronti farà sospirare anche voi.

(camere a partire da 100 euro) ta brada, garanzia di carni gustose e sode per la © RIPRODUZIONE RISERVATA

La festa Appuntamento il 26 agosto per la festa di Sant'Alessandro, con sfilata in costumi d'epoca dal Castello Aragonese a Sant’Alessandro, a pochi passi La ricetta dal porto di Ischia, dove saranno allestiti Brace di pesce mosaico banchi-degustazione con il meglio della produzione con spugna al nero enogastronomica ischitana BRACE DI PESCE (PORZIONE SINGOLA): 70 G. DI BRANZINO SFILETTATO; 30 G. DI PANURA DI PELLE CROCCANTE;10 G. DI CAROTE; 10 G. DI SEDANO; 35 G. DI PURÈ DI PATATE; 5 G. DI FOGLIE DI BIETOLINA CIARDA; 5 G. DI SPUGNA AL NERO DI SEPPIA; 3 CARAPACI DI SCAMPI GRIGLIATI. PER LA SPUGNA: 15 G. DI ZUCCHERO; 30 G. DI FARINA; 10 G. DI FECOLA; 4 UOVA INTERE; 10 G. DI NERO DI SEPPIA. PER L’INTINGOLO (DA CONSERVARE PER MOLTI USI): 1,8 L DI EXTRAVERGINE; 200 G. DI ACETO DI VINO BIANCO; 20 G. DI ROSMARINO; 20 G. DI BUCCE DI LIMONE; 20 G. DI PREZZEMOLO; 10 G. DI AGLIO SBIANCHITO

anura di pesce. Sfilettare il branzino, togliere la pelle e grigliarla LO CHEF insieme a del pane al nero di seppia. Far essiccare in forno a 60 ° in- L’ISCHITANO sieme ai carapaci e frullare il tutto.Tagliare a bastoncini le carote NINO DI COSTANZO, Le vigne Pe con un temperamatite farne ricciolini. Tagliare il CHEF DEL BISTELLATO Ben tre, le aree di produzione sedano a bastoncini e sbianchire in acqua bollente. Pelare “MOSAICO” DELL’HOTEL dei vini ischitani: Ischia le patate bollite e schiacciarle nello schiacciapatate. Man- TERME MANZI” Superiore (Doc dal 1966), tecare con burro e latte caldo. (CASA MICCIOLA) Ischia Fino e Ischia Comune. Spugna al nero. Frullare il composto e passare al setac- È UNO DEI PIÙ GRANDI Tra le denominazioni cio. Mettere il composto in un sifone con due cariche e CUOCHI ITALIANI. più importanti, Biancolella, spremere in un contenitore. Cuocere al microonde per SERVE PIATTI Forastera, Per 'e Palummo 24 secondi. CREATIVI E RIGOROSI, e Don Alfonso. Dal 1987, Intingolo. Lasciar macerare per 24 ore, frullare e COME LA RICETTA si produce lo spumante passare al colino. Impiattare, appoggiando a fian- IDEATA PER I LETTORI metodo classico Kalimera co del pesce la spugna, l’intingolo e le verdure DI REPUBBLICA la Repubblica DOMENICA 27 LUGLIO 2014 39

A nessun altro 8 vino furioso Piatti e indirizzi ho più chiesto l’avvenire

ERRI DE LUCA

O CONOSCIUTO un vino che mi chiudeva gli occhi e mi attaccava la lingua sotto la volta asciutta del palato. L’ho assaggiato in un solo Hposto, sul monte Epomeo, isola d’Ischia. Coniglio all’ischitana Pasta e fagioli zampognari Un tempo sulla cima c’era un ristoro e Tagliato a pezzi, lavato Cotta nel coccio unendo delle stanze scavate nel tufo da monaci con vino bianco, asciugato, da subito i secolari fagioli arroccati. Ci ho dormito sonni minerali, rosolato in extravergine rossi locali, croccanti duri quanto i sassi. Lassù anche d’agosto profumato con aglio e ricchi di ferro, con a’ mesca serviva un po’ di lana addosso, dopo il e peperoncino. Bagnare francesca (vari formati sole calato dietro Ponza. con altro vino, aggiungere di pasta mischiati) L’oste si chiamava Luigi, massiccio e con pomodori e tirare col brodo per aumentare la cremosità un occhio di vetro dovuto a una cartuccia esplosa dal fucile. In uno scavo teneva INDACO DELL’HOTEL REGINA ISABELLA TRATTORIA DA PEPPINA DI RENATO PIAZZA RESTITUTA 1, LACCO AMENO VIA MONTECORVO 42, FORIO bottiglie di vino stese al buio, custodite TEL. 081-994524 TEL. 081-998312 da polveri incollate. Mi permetteva di sceglierne una, che prendevo dagli strati inferiori. Riportata alla luce, ripulita, dichiarava le generalità: nome e anno di nascita. Il mio preferito si chiamava Per’ e Palummo, piede di colombo. Era cupo: sollevato contro la sfiammata del tramonto l’oscurava, senza sfumature. Era spremuto da un vitigno solo, sui Parmigiana Frittata di zucchine e fiori versanti a ponente dell’isola d’Ischia, Melanzane leggermente Colta con gli sciurilli (fiori) detta Aenaria, la vinosa, dai Romani. La infarinate e fritte attaccati. Tutto tagliato stappavo con un cavaturaccioli dal in extravergine, servite sottile e messo a crudo manico di legno stringendo la bottiglia a strati con concentrato insieme alle uova tra le gambe. Ne estraevo il sughero di pomodoro essiccato poco battute per far gonfiare come si cava un dente. Il primo sorso di al sole, foglie di basilico il composto, e a un pugno Per’ e Palummo restava chiuso a pugno, e un giro d’olio di Parmigiano aspro e compatto. Mi faceva stringere le palpebre e mi procurava il prurito della IL MONASTERO (CON CAMERE) GIARDINO EDEN (CON CAMERE) CASTELLO ARAGONESE VIA NUOVA CARTAROMANA 68 profezia. Vedevo il vento scuotere i TEL. 081-992435 TEL. 081-985015 castagni e figuravo gli anni. Erano frutti chiusi dentro i gusci spinosi, sarebbero caduti, rotolati. Già il secondo sorso era più sobrio: mettevo a fuoco le distanze, riconoscevo i giorni da raggiungere, vicini e vagabondi. Dalle fessure delle ciglia seguivo la processione degli strati di violetto, sopra l’orizzonte alla fine del giorno. Non mi Insalata di vendemmia Scapece di pesce voltavo a oriente dove il Vesuvio Il pranzo di lavoro in vigna: Soffritto d’aglio in olio scompariva sfebbrato, come un patate, pomodori, peperoni, abbondante, poi menta qualunque monte. cipolle, insalata, olive, e peperoncino tritati, Il vino rosso non metteva pace. Uscito dal carote, sedano e origano, quindi aceto di vino bianco suo buio, furioso per il disturbo, come il irrorati d’olio. A parte, e far addensare un quarto genio dalla lampada, strepitava nel fette di pane cafone d’ora. Irrorare le alici cranio. Che volevo da lui, perché lo del giorno prima alla brace e far riposare suscitavo? Insegnami a contare i giorni, a fare sì che contino per me. Allora il vino TRATTORIA CASA COLONICA UMBERTO A MARE (CON CAMERE) si precipitava nel mio vuoto, si posava sul PARCO TERMALE NEGOMBO, LACCO AMENO VIA SOCCORSO 2, FORIO TEL. 380-3229331 TEL. 081-997171 fondo e da lì emergevano le favole dell’avvenire. Erano vicoli ciechi e cime di montagne, dannazioni e abbracci, fino alla donna per la quale dire: ecco sei tu, definitiva e ultima. A nessun altro vino ho chiesto l’avvenire. Oggi ne bevo sorsi col desiderio opposto, di ottenere la grazia di un ricordo qualunque.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Pollo alla cacciatora Pasta e patate Olio, dadini di cipolla Cipolla appassita in olio, e aglio per la rosolatura poi carota, sedano e pancetta nella teglia da forno a 220 °C, tutto a dadini, infine un bicchiere di Falanghina, le patate e brodo a piccole pomodori a tocchetti e sale dosi. Schiacciare le patate Girare a metà cottura, e far bollire la pasta dopo 20 minuti nella zuppa cremosa.

IL FOCOLARE IL SATURNINO VIA CRETAJO AL CROCEFISSO 3, BARANO VIA MARINA SUL PORTO, FORIO TEL. 081-902944 TEL. 081-998296 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 27 LUGLIO 2014 40 L’incontro. Icone ribelli

Da ragazza voleva solo divertirsi. E mica era facile per una cresciuta nel Queens senza un padre. A diciassette anni, vagabonda punk, scappò di casa. “Ci sono artisti nati per cantare. Io iniziai perché avevo fallito in tutto il resto”. La sua “Girls Just Want To Have Fun” vendette cinquanta milioni di copie, fu eletta a inno femminista e lei divenne un idolo. Oggi ha sessantuno anni, un marito attore, i capel- li un po’ meno colorati e un musi- che un uomo e una donna potessero essere amici e dormire insieme come fra- telli», mormora. Mentre lei continuava a sognare il palcoscenico e il principe az- cal a Broadway: “Ero tornata a zurro, i ragazzi ne approfittavano. «Una volta feci l’autostop e quel tizio si rifiutò di farmi scendere. Cominciò a mettermi le mani addosso. Mi costrinse a prati- cargli del sesso orale, poi pretese di farlo a me. E alla fine: “Che hai da lamentar- fare la casalinga, come sempre ti? È stata una cosa reciproca no?», racconta lasciando intendere che con gli uo- mini fu un disastro dietro l’altro. Il look eccentrico col quale mascherava l’ec- cessiva timidezza la trasformava in una facile preda agli occhi dei maschi. Per fortuna c’erano le canzoni. «Ci sono artisti che sono nati per cantare, il loro de- quando non ne posso più di ‘sto stino è segnato fin dall’infanzia; Elvis, per esempio. Io lo feci perché avevo falli- to in tutto il resto». A New York cominciò a muovere i primi passi nel momento più buio e caotico per la metropoli, quando l’Aids mieteva le prime vittime. «Gre- IL MESSAGGIO mestiere, e mentre lavavo i piatti gory, il mio amico del cuore, si ammalò gravemente, e sarebbe morto nel 1986. DI QUELLA Era una situazione spaventosa. Molte persone che lavoravano nel nostro am- CANZONE biente si ammalarono e morirono una dopo l’altra, e il governo sembrava del tut- ERA CHIARO: è squillato il telefono...” to indifferente». Cyndi intanto faceva serate con i Blue Angel. «Credevo in quel RAGAZZE, gruppo, il problema era che non ci credevano gli altri», racconta. «La casa disco- SVEGLIATEVI! grafica ci disse a chiare lettere che il rockabilly non sarebbe andato da nessuna ANCHE NOI DONNE parte. Ero al settimo cielo quando incidemmo il disco, sprofondai all’inferno ABBIAMO DIRITTO quando mi resi conto che sarebbe stato un flop. Ma fu quella delusione a darmi A UN’ESISTENZA la forza per cominciare a immaginarmi come cantante solista e osare di più». FELICE, Fece tesoro delle sue fragilità, della sua esperienza di runaway, di quel look DI QUALSIASI un po’ folle che aveva inventato rovistando tra l’usato dei thrift shop — come Ma- RAZZA SIAMO, donna in Cercasi Susan disperatamente, per intenderci. «Quando mi resi conto ANCHE BRUTTINE, che Girls Just Want To Have Fun stava diventando un inno femminista provai DIVERSE, un’esaltazione nuova. La sensazione fu anche più forte alla vista di tutte quelle E SOVRAPPESO donne nel clip che realizzammo subito dopo. Il messaggio era chiaro: ragazze Cyndi svegliatevi, anche noi donne abbiamo diritto a un’esistenza felice, di qualsiasi razza, diverse, bruttine, sovrappeso». La Mtv generation contribuì non poco a trasformare Cyndi in un idolo; poche settimane e la squinternata ragazza del Queens era la diva di Manhattan e l’irresistibile songstress che tutti aspettava- no dai tempi di Carole King. «Quando hai fatto la gavetta che ho fatto io il suc- cesso non ti prende alle spalle», riflette. «L’importante è riuscire a pensare con la propria testa, a non svendersi. Sono sempre stata inflessibile su un punto: vo- Lauper glio il controllo creativo di quel che faccio. Anche a costo di sbagliare. E ho sba- gliato. Quando imbroccai la strada giusta e pensavo che sarebbe stato per sem- pre, per esempio. “Qui non c’è niente di garantito”, disse una volta Billy Joel; adesso so perfettamente quel che intendeva». GIUSEPPE VIDETTI Il meglio doveva ancora arrivare: una formidabile ballata, Time After Time, che anche l’intrattabile Miles Davis trovò irresistibile (e ne incise una versione). ROMA Diventò uno standard a tempo di record, nonostante ci fosse già dal 1947 una EL 1982 ERA UNA SBANDATA. Nel 1983 promessa del pop. Nel 1984 in- canzone dallo stesso titolo, per giunta famosissima. «Ero una ragazzina igno- ternational star. Nel 1989 scheggia impazzita dello show business. rante, non lo sapevo, anche se l’avevano cantata anche Frank Sinatra, Carmen «Non sei nera, non sei più una ragazzina, le radio ti ignorano. Ras- McRae e i Platters», confessa. «Mentre stavo scrivendo la canzone avevo davan- sègnati», fu la diagnosi dell’industria. «Ma quante volte può finire ti la guida tv e l’occhio andò su un film del ‘79 con Mary Steenburgen, un’attrice Nuna carriera?», si chiede Cyndi Lauper, la voce garrula di sempre, che ho sempre adorato, che si chiamava proprio così. Tentai di cambiare il tito- più infantile di sempre, come se qualcuno meglio di lei conoscesse la risposta al- lo, ma non riuscivo a separare la melodia da quelle tre parole. Mi arresi, ma non la domanda che fa vacillare la psiche degli artisti. Ha i capelli appena più in or- dine e appena meno multicolor di trent’anni fa, quando l’album She’s So Unu- sualiniziò la scalata nelle classifiche di tutto il mondo (le avrebbe regalato lo sta- NIENTE È FACILE NEL NOSTRO LAVORO, tus di evergreen e garantito una discografia cinquanta milioni di copie vendu- GUARDATE LA STORIA DEL POP: te) grazie a Girls Just Want To Have Fun, tormentone che senza pretenderlo di- TANTO SUCCESSO, POCA ALLEGRIA ventò un inno femminista (per l’occasione la Sony ha pubblicato un’edizione SIAMO CONDANNATI A DAR GIOIA speciale, 30th Anniversary Celebration). «Fu un periodo meraviglioso, diver- AGLI ALTRI E A RICAVARNE SOLO DOLORE tente, folle», ricorda, «come tutta la mia vita d’altronde. Ma quell’estate fu par- ticolarmente pazza». Sessantun anni, un marito, l’attore David Thornton, un figlio, Declyn, adole- avrei mai immaginato che Time After Timemi avrebbe messo sul piedistallo del- scente inquieto, una vita tranquilla nella tenuta upstate New York, un’immagi- le grandi autrici». Il passo successivo fu la sceneggiatura di un video che ha fat- ne talmente potente da aver generato una serie interminabile di sister (da Gwen to storia, quello che trasformò la Cyndi randagia, vagabonda e… senza filtro in Stefani a Katy Perry), una popolarità a prova di bomba riconfermata dal Dres- una maschera clownesca, malinconica e romanticissima, icona pop e icona sed to Kill Tour (insieme a Cher) e dal trionfo a Broadway (premiato con gay. «Era in sintonia con lo spirito del brano, la storia di una ragazza os- un Grammy) di Kinky Boots, il musical (tratto film inglese Decisamente sessionata da sua madre, così pensammo di coinvolgere mamma nel vi- diversi) che ha scritto insieme a . «Ma non mi chiami si- deo, insieme alle mie zie Grace, May and Helen». Time After Timeè, ora gnora, sono la ragazza senza filtro di sempre», dice Cyndi. «Ho vissuto come allora, il prototipo della pop song perfetta. Ma quando si trova a come se non avessi niente da perdere». Era una bambina solitaria, cre- elencarne gli ingredienti, Cyndi va in confusione. «Devi solo fare in mo- sciuta in una casa del Queens dove la mamma si faceva in quattro per do che sia una melodia che resta incollato nella memoria; deve essere sopperire all’assenza di un padre che se l’era data a gambe. «La casa semplice, facile e alla portata di tutti. Onesta. Che venga dal cuore, che era piena di musica, mia nonna ascoltava arie d’opera, Puccini so- sia legato alle tue esperienze. Non conosco altro ingrediente per sedur- prattutto. Poi arrivarono i Beatles e la Motown, e la mia vita cambiò re l’ascoltatore se non una grande dose di umanità, l’ho imparato dai Beatles. Ci sono compositori che sostengono di avere in tasca la formula magica: buona fortuna. Le canzoni scritte a tavolino per diventare suc- QUANDO SCRISSI “TIME AFTER TIME” ERO UN’IGNORANTE cessi non durano mai nel tempo. Le occasioni migliori capitano quan- CONOSCEVO IL FILM, MA NON SAPEVO CHE CI FOSSE GIÀ do meno te lo aspetti, tra gli up and down della carriera. Ero delusa e UN BRANO FAMOSO CON QUEL TITOLO. amareggiata per l’insuccesso dell’album Bring Ya To The Brink PROVAI A CAMBIARLO, PERÒ NON RIUSCIVO (2008). Mi ero rintanata a fare la casalinga per smaltire la de- A SEPARARE LA MELODIA DA QUELLE TRE PAROLE lusione, come faccio sempre quando non ne posso più di que- sto mestiere. Per farla breve, stavo lavando i piatti, squillò il telefono e Harvey Fierstein mi propose di scrivere le musi- radicalmente. Gli anni Sessanta furono uno straordi- che per uno spettacolo di Broadway. E così sono salita a bor- nario periodo di formazione. Per me Bob Dylan, Joan do». La voce diventa un soffio: «Niente è facile nel nostro Baez, Sly and the Family Stone e Jimi Hendrix fanno mestiere. Soprattutto se vuoi aver successo alle tue con- parte di un unico suono. Non avrei potuto scegliere dizioni. Ma al di là delle soddisfazioni professionali sa un decennio migliore per crescere: le lotte per i di- qual è l’impresa più ardua? Vivere una vita felice. Guar- ritti civili accompagnate da quelle canzoni meravi- diamo alla storia del pop: tanto successo, poca allegria. gliose». Come se noi entertainer fossimo accomunati da un tri- A diciassette anni lasciò casa e famiglia, vaga- ste destino: condannati a dar gioia agli altri e ricavar- bonda con lo zaino in spalla, hipster e un po’ punk. ne solo dolore». Send in the clowns.

Ma soprattutto ingenua. «All’epoca credevo ancora © RIPRODUZIONE RISERVATA