Linata Di Villa Cigni, Non Più Retto Dal Fermaglio, Le Si Abbando- Medici
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. numero aprile Mspeciale 1999 AMuseo ArchivioFO di Fotografia StoricaS Una esposizione minimale ma significativa del patrimonio fotografico dell’ICCD D di Maria Luisa Polichetti a Direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione n Con la mostra di immagini fotografiche inti- tolata “Dannunziana” prosegue, dopo quella realizzata nel dicembre 1998 e dedicata a n Francesco Paolo Michetti quale fotografo delle tradizioni popolari abruzzesi, la serie di espo- u sizioni a tema che attingono, nella scelta dei materiali proposti, a quelle ricche miniere che sono le collezioni di fotografia storica n dell’ICCD, ben conosciute dagli addetti ai lavori ma poco note ad un più vasto pubblico. La basilare intenzione divulgativa per quanto z riguarda la consistenza del patrimonio foto- grafico del Museo/Archivio di Fotografia Storica ha portato, anche in questo caso, a i delle scelte di massima semplicità nella reda- zione espositiva e ad un uso dei supporti a didattici libero da modelli alti e più incline ad una formula comunicativa densa di informa- zioni come quella che questo contenitore a n stampa presuppone. Per una esposizione minimale come “Dannunziana” che è il frutto di una selezione a di immagini - alcune non “pulite” ma signifi- cative come quelle prescelte dal fondo Michetti, altre invece, come le fotografie di Nunes Vais, di grande impatto visivo - si è attinto a fondi diversi, oltre quelli citati anche Becchetti, Armoni Moretti, Cugnoni, Le Lieure, Chigi e con una diversificazione di tematiche che fa capire quanto allargato possa essere il ventaglio di usufrutto di una collezio- ne pubblica tra le più importanti in ambito nazionale nel campo specifico della fotografia. (m.l.p.) ICCD - M.a.fo.s. 14 Aprile - 20 Maggio 1999 M. Nunes Vais - Ritratto1) Aby Warburgdi Gabriele in Arizona d’Annunzio nel 1896 D’Annunzio e la “piccola nera prigione di metallo e di cristallo” di Annamaria Andreoli Presidente della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” È indiscutibile il ruolo d’avanguardia svolto da d’Annunzio nell’ambito di quella che si sareb- be poi definita industria culturale. Fin dal debutto, quand’è ancora adolescente, sa guar- . dare con disincanto al nascente mercato lette- rario, ragionando subito in termini di offerta e di consumo, proponendo via via i prodotti che gli vengono suggeriti dall’orizzonte delle attese dei nuovi lettori, e lettrici, dell’inquieta Italia spensabile attrezzo di laboratorio che proprio postunitaria. Persino le scelte di “genere”, a Michetti gli procura durante i lunghi anni dellaM complicità che vede i due condividere, A FO S dispetto delle Muse, vengono preordinate a mente fredda, in modo che risalti la sua versa- insieme con gli oggetti poetici, anche la tecni- tilità di artefice: poesia e prosa si alternano ca che li realizza. infatti puntuali, libro dopo libro, in un susse- Dobbiamo pertanto supporre che sul tavolo di guirsi di edizioni illustrate che intendono lavoro di d’Annunzio campeggino con pun- accattivare il grande pubblico. tualità assoluta le immagini fotografiche di Abile manager di se stesso, d’Annunzio ha quanto va componendo. È ciò che risulta, per inoltre cura di promuovere la propria immagi- esempio, dall’indagine dell’archivio di ne puntando sul protagonismo mondano, Michetti, dove si verifica con agio la corri- favorito, al di là delle native attitudini istrioni- spondenza di numerosi scatti con l’opera dan- che, dall’attività di giornalista che lo pone in nunziana, e non solo quand’è previsto il lavo- un osservatorio ideale quando si abbia di mira ro di coppia per un’editio picta che l’avaro edi- l’intercettazione delle mode. La moda verista, tore non ha poi voluto realizzare, come accade intanto, che dilaga negli anni del suo esordio, con alcuni capitoli del Trionfo della morte in gli sembra giunta ai rintocchi finali. Le classi cui è possibile smontare il testo del narratore basse, gli “umili”, i “vinti” hanno ormai fatto il per ricavarne una serie di didascalie da giu- loro tempo, così come lo scrittore “nascosto”, stapporre alle immagini fotografiche. rigorosamente impersonale, non è davvero in Mentre dunque affianca d’Annunzio per filtra- grado di catturare larghi consensi. Al contra- re con l’obiettivo soprattutto volti e paesaggi rio, molto più vantaggiosa sarà la postazione d’Abruzzo, Michetti impartisce al reattivo dello scrittore-divo, che fa parlare di sé in un apprendista una lezione che travalica il ritaglio crescendo di notorietà che garantisce il succes- locale. Tanto più che nella formazione del gio- so delle vendite. In quest’opera assidua di auto- vane artista, ben presto migrato nella Capitale, promozione d’Annunzio trova man forte nella entrano in gioco decisive componenti 3) M. Nunes Vais, Alessandra di Rudinì alla Capponcina fotografia. Anzi, il divismo dannunziano d’Oltralpe. Estetismo e Simbolismo attraggo- sarebbe impensabile senza lo scatto del foto- no appunto d’Annunzio innestandosi nella d’Annunzio lettore di Ruskin prefigura Swann, lascia sfuggire la novità mondana: In una delle grafo che lo sorprende, per esempio, in pose schietta vena provinciale che sulle prime l’ha l’esteta proustiano della Recherche (“quando case più eleganti e nobili di Roma, per cura di studiate, sia che voglia presentarsi come arbitro nutrito ; e la fotografia diviene per lui la gran- avvicinava a sé la fotografia di Sefora gli sem- una delle più belle e spirituali signore, si sta pre- d’eleganza, al colmo di ogni raffinatezza, sia de mediatrice dell’osservazione del Vero e della brava di stringersi contro il cuore Odette”): La parando una rappresentazione fantastica, una che intenda vestire i panni dei suoi eroi roman- Natura non meno che dell’opera d’arte. Anzi, figura di Sefora, nella Storia di Mosè del serie di tableaux vivants meravigliosi [...] Le prove zeschi. Resta celebre, in proposito, la fotografia proprio grazie alla fotografia l’opera d’arte Botticelli, ch’è su l’uscio della mia stanza, prese il dei quadri si fanno nella più oscura intimità; i che ritrae d’Annunzio nelle attitudini di entra nel laboratorio dello scrittore-esteta, del- tuo volto [...] Tu eri, certo, nella mia stanza [...] conciliaboli delle Veneri, delle Diane, delle Andrea Sperelli, il giovin signore protagonista l’artifex additus artifici, secondo la trasparente Tu, certo, eri là ... Atalante, delle Giunoni, hanno apparenza di del Piacere. formula dannunziana stando alla quale il poeta Le battute del seduttore visionario sono oltre- tenebrose congiure; e di tanto in tanto succedono Ma quello rivolto a divulgare la propria imma- o il prosatore traducono in parole i capolavori modo rivelatrici. La fotografia, che al pari del equivoci curiosissimi tra Marti e Vulcani, tra gine non è che un uso, in fondo, abbastanza figurativi che garantiscono la “bellezza” del bibelot concorre, fra le mura domestiche, Endimioni e Mercurii, tra Ercoli e Dionisii... elementare della fotografia, dove se mai è prodotto. all’allestimento di un Museo su misura, dissa- Al tempo del Piacere (1889) d’Annunzio aveva apprezzabile il fatto che d’Annunzio se ne serva Sono frequenti gli autoritratti in cui abbiamo cra l’arte al punto da renderla disponibile per- chiesto al bulino di Sartorio il cartellone pub- in primo luogo come strumento di contraffa- modo di intercettare d’Annunzio mentre sino al commercio carnale. Non a caso le eroi- blicitario del romanzo. Si trattava zione piuttosto che come strumento di certifi- maneggia qualche riproduzione. Eccolo alle ne del Piacere, la prima opera che impegna al dell’Acquaforte dello zodiaco, con il ritratto di cazione - un’ottica deformante che avrà conse- prese con Laus vitae, il primo Libro delle completo le risorse di d’Annunzio, compongo- Elena Muti dormente - proprio lo stesso al guenze incalcolabili nel destino dello scrittore. Laudi: [...] composto tutto in piedi [...] su quel- no nel buen retiro di Palazzo Zuccari un quale, in un passo del libro, attende l’estroso Il quale, è noto, conta fra gli amici della l’industriosissima scrivania monacale che celava tableau vivant l’una e l’altra si atteggiano come Andrea Sperelli (Tra le cose più preziose possedu- prim’ora più d’un fotografo dilettante, a non un calamaio ma una polla d’inchiostro in la botticelliana Vergine fra gli angeli offrendo- te da Andrea Sperelli era una coperta di seta fina, cominciare da Francesco Paolo Michetti, il pit- una selvetta di penne, mentre su l’attigua tavola si al possesso di Andrea Sperelli. Del resto, d’un color azzurro disfatto, intorno a cui grava- tore conterraneo che accanto alla tavolozza e al era disteso il ròtolo della Sistina intiera. dalla prima pagina all’ultima - se ci badiamo - vano i dodici segni dello zodiaco in ricamo [...] La pennello colloca, immancabile, la macchina In questo passo del Libro segreto il poeta ci il Piacere va letto sullo sfondo di quella che nudità di Elena non poteva avere una più ricca fotografica. È senza dubbio Michetti a dischiu- avverte di aver tradotto da una “figurazione” i potremo definire la nuova cultura della foto- ammantatura [...] L’acquaforte rappresentava dere al più giovane sodale l’universo del clic. versi dedicati a Sibille e Profeti per i quali la grafia. Non per nulla Elena Muti, torbida appunto Elena dormente sotto i segni celesti). Basti pensare che non solo egli capta con l’o- memoria visiva non sarebbe certo bastata a femme fatale della vicenda, compare nel L’opera di Sartorio comparirà a bella posta con biettivo i temi della sua pittura, ma non di soccorrerlo. Sappiamo inoltre che da tempo romanzo di spalle, atteggiata in una tipica posa la firma fittizia di A. Sperelli calcographus rea- rado imprime sulla tela l’immagine fotografica d’Annunzio ha trasformato le proprie dimore d’atelier fotografico. Così la vedono per la lizzando così un’inquietante réclame che con- su cui poi interverrà col pennello, secondo una in un sorta di Museo, dove il possesso impos- prima volta sia Sperelli che il lettore: [Sperelli] voca il personaggio fuori dalla pagina in una tecnica di recente emersa alla luce.