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Anno VI N. 48 Marzo 2017 ISSN 2431 - 6739 Pasolini in Russia Legge Franceschini Appunti a margine della traduzione di Kirill Medvedev de La La stagione della nuova gioventù di Pasolini resistenza del Nel 2016, grazie alla modo consuntivo, a cui Pasolini consegnò un pubblico e dei circoli traduzione del poeta finale disincanto, calato non per nulla in un moscovita Kirill Med- friulano lavorato a freddo, «calpestato», scris- del cinema vedev per i tipi della se Zanzotto, e quasi abiurato rispetto alle ac- Passati i primi entusia- Free Marxism Press, censioni liriche degli esordi giovanili. A prima stici acritici commenti di cui lo stesso Medve- vista, la scommessa di Medvedev potrebbe appa- dei soliti noti, pian piani- dev è titolare, è uscita rire un esercizio, ambizioso e insieme raffinato, no, ma con sempre mag- la versione russa delle da laboratorio linguistico, stimolato dalla stes- giore evidenza, stanno liriche friulane raccol- sa audacia della sfida. Ma in realtà non è que- emergendo posizioni che te nel 1975 da Pasolini sto sforzo, o non solo esso, a gettare le basi considerano sbagliata la Angela Felice nel volume La nuova dell’agone tra la lingua russa e il testo di Paso- Legge cinema e audiovi- gioventù. Anche a non lini, di cui in passato, e sempre per la sua casa sivo. Ho letto in ordine tener conto delle tante traduzioni in altre lin- editrice, Medvedev aveva già tradotto parti di tempo i lucidi inter- gue di cui oggi l’opera pasoliniana è sempre dell’opera saggistica. Si tratta allora della con- Angelo Tantaro venti di Stefania Brai, più fatta oggetto, l’operazione spicca per la tinuazione del dialogo con un autore sentito del presidente della sua eccezionalità. La comprovano tanto l’im- congeniale per ragioni che esulano dal puro FICC – Federazione Italiana dei Circoli del Cinema maginabile difficoltà della restituzione di dato formale e pertengono più propriamente Marco Asunis, con la lettera al ministro France- quei versi in una lingua, quella russa, che al territorio dell’adesione ideologica o, me- schini, e, per ultimo, del presidente dell’Aa- ignora il mosaico e lo scarto delle parlate dia- glio, post-ideologica, proiettata sul fondale mod - Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio lettali, quanto la scelta stessa di un libro, a suo controverso della Russia di Putin. Occorre a e Democratico Vincenzo Vita, nonché ex sotto- questo punto fare dei segretario del Ministero delle Comunicazioni. passi a ritroso, quanto- Sarebbe, secondo loro, una legge, quella di Fran- meno tre, per cogliere ceschini, che non terrebbe nella giusta conside- la densa complessità di razione i bisogni culturali, sociali e formativi implicazioni in questo del pubblico. Si, del pubblico cinematografico. traghetto pasoliniano segue a pag. 4 da una lingua a un’al- tra, sottratto al mero fenomeno della “curio- I primi 70 anni della sità” editoriale come anche all’anomalia del- IFFS – International la fatica solitaria. E in- Federation of Film nanzitutto può tornare utile il paradigma adot- Societies La “Scissione” di Pierfrancesco Uva tato da Vladimir Paper- (II parte) ny, storico dell’architet- tura, per descrivere il nocciolo della vita culturale sotto il regime sovietico, secondo un 1947 | 2017 andamento di corsi e ricorsi che si può appli- care senza forzature anche al periodo succes- 70 anni in circolo sivo al crollo dell’Urss. In un suo saggio del FICC - Corso resi- 1985, Architecture in the Age of Stalin secondo l’e- denziale di autofor- dizione inglese del 2002, egli fissò infatti nella mazione ricorrenza di un ritmo perennemente binario la travagliata vicenda della cultura sovietica, quasi una fisarmonica della storia mossa pe- Cagliari rennemente tra mobilitazione della speranza Hotel Panorama e arretramento, tra un’epocale sensibilità al 10,11,12 Marzo processo rivoluzionario, avviato dapprima Julio Lamaña, segretario generale della IF- dall’Ottobre bolscevico con le sue potenzialità FS chiude l’intervento sulla storia della na- emancipatrici, e le successive e traumatiche scita della Federazione iniziato nel prece- Il programma repressioni totalitarie. In una simile cornice a dente numero (cfr. Diari di Cineclub n. 47 corrente alternata anche la cultura fu sollecitata - Febbraio pag. 5). segue a pag. 10 segue a pag. successiva segue a pag. 8

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segue da pag. precedente dell’ufficialità, con soluzioni di compromesso anche nell’incertezza di una definizione con- a fare la sua parte e, nel dibattito tutto nove- ideologico nel caso dei poeti civili degli anni divisa sul ruolo degli intellettuali nella nuova centesco sul rapporto dell’arte con la politica, a Sessanta, ora inclini all’autocensura e a mo- congiuntura politica, si apre allora la strada a interrogarsi sulla funzione, le responsabilità e dalità evasive; dall’altro, con forme sotterra- un sostanziale divergere di posizioni alterna- gli atteggiamenti cui l’estetica, di volta in vol- nee di dissenso liberale e antisovietico, sorret- tive, nessuna delle quali dominante sulle al- ta, è interpellata dal dinamismo sociale. Di to da un’idea di arte autonoma e deideologizzata. tre. Per alcuni, come il poeta Prokhanov, l’oc- due culture parlò dunque Paperny, intenden- Sono, questi ultimi, i poeti cosiddetti “non casione pare favorire il risveglio perfino do il movimento sistole-diastole che, in Urss, censurati” che poi, in forme ancora più vistose dell’estetica di propaganda filosovietica; per ha visto alternarsi, da un lato, una pratica di depoliticizzazione, avrebbero trovato dei altri, Limonov su tutti, l’espressione maledetta estetica spesso fermentante dal basso, pro- continuatori nella generazione dei giovani di un dissenso radicale, in un ambiguo miscu- gressista e tesa alla ricerca di forme nuove e, scrittori attivi durante la Perestroika e negli glio di irrazionalismo, stalinismo e anarchia; dall’altro, una seconda normata dall’alto, ri- anni Novanta post-sovietici. L’arte cessa così per altri ancora, specie della generazione più piegata nel conservatorismo e stagnante. Ec- di essere al centro delle preoccupazioni dirigi- giovane, la manifestazione del malessere e co dunque il primo passo a ritroso, utile a stiche delle autorità e perde di influenza so- dell’alienazione intellettuale, in cui fondere il tracciare la panoramica di questa bipolarità. ciale, mentre si fa largo nei poeti – Stanislav personale e il politico e reideologizzare l’arte Nei primi anni Venti esplode il vitalismo della Lvovskij e Dmitri Kuzmin, su tutti- la conce- in chiave problematica e non organica. È nel libertà estetica d’avanguardia, che in varie zione del carattere privato del comportamen- quadro di questo ripensamento sul valore cri- forme sperimentali fiancheggia il progetto to letterario, refrattario a ogni “mandato” ci- tico dell’estetica non allineata che si motiva il politico del nuovo processo egualitario senza vile e praticato nel solo culto soggettivo della rinnovato interesse per la figura di Pasolini, diventarne il diretto megafono propagandi- ricerca formale. La Russia di Putin però spari- ora riletto come modello positivo di artista stico. Ma l’euforia si smorza ben autonomo rispetto ad ogni con- presto e già intorno agli anni dizionamento. II caso della for- Trenta cede all’avanzare del con- tuna russa di Pasolini –serve qui trollo di Stato, con l’imposizione un secondo, piccolo passo all’in- di una sola cultura ufficiale prole- dietro- è peraltro esemplare de- taria e organica, orientata dalla gli altalenanti travagli della vi- burocrazia al canone legittimato cenda sovietica e post-sovietica, del Realismo socialista. In quel fin quasi a esserne una sintoma- rovesciamento ogni autonomia tica cartina di tornasole. Se è ve- estetica finisce così per essere so- ro infatti che negli ambienti in- spettata di deviazionismo bor- tellettuali non venne mai meno ghese, censurata e spesso messa l’attenzione a questo autore, tra- a tacere, anche brutalmente. Ma dotto fin dal 1962, è anche vero poi di nuovo, con il “disgelo” av- che nella cultura ufficiale sovie- viato nel 1956, riaffiora il valore tica egli conosce tutta la sindro- della libera competizione artisti- me dell’altare e della polvere. ca e della sperimentazione for- Esaltato fino agli anni Sessanta, male. È richiamata la creatività quando pare un affidabile com- estetica delle passate esperienze pagno di strada marxista, Paso- d’avanguardia, specie futuriste, e lini precipita nel discredito della riprende slancio la fiducia nella “degenerata” arte borghese so- possibilità dell’arte di incidere nel- prattutto a partire dal 1966, la riforma politica della società quando egli prese posizione sul post-staliniana. Appaiono libri e caso Siniavskij-Daniel, e da allo- autori prima banditi, come nel ra è fatto oggetto di pesanti at- caso di Vladimir Lugovskoi e Leo- tacchi o, peggio, di un tombale nid Martynov, e soprattutto si fa silenzio, come avviene perfino avanti una nuova generazione di nel caso del suo assassinio, sem- poeti – tra essi, Yevgeny Yevtu- plicemente ignorato. Toccherà shenko-, animati dalla speranza attendere la Perestrojka e il pri- che la libertà estetica possa di nuo- mo tempo ancora morbido dell’e- vo essere accreditata come neces- ra Putin perché lo scrittore torni sario fattore politico. Anche que- alla ribalta come oggetto affasci- sto entusiasmo generale ha però nante di studio, non meno che, il fiato corto e mostra la corda già sotto traccia, di possibili stru- nei primi anni Sessanta, toccan- mentalizzazioni post-sovietiche do il suo acme di disillusione dap- per la sua posizione eterodossa prima nel 1963, con la denuncia di rispetto all’ortodossia del Parti- Brodsky, futuro Nobel nel 1987, to comunista, soprattutto italia- per pornografia e antisovietismo, no. Ed ecco che nel revival paso- e poi soprattutto nel 1966, anno evidente di glia di nuovo le carte e già a metà degli anni liniano ha certamente un posto di rilievo il non ritorno in cui furono processati Andrei Duemila, in parallelo con la deriva autoritaria poeta-traduttore Medvedev al quale ora tor- Siniavskij e Yuli Daniel, rei di sospetto antiso- di un regime a vocazione sempre più repressi- niamo, facendo anche per lui un terzo e ulti- vietico per la pubblicazione all’estero delle lo- va e a smentita delle iniziali aspettative libera- mo passo indietro. Non è ininfluente infatti ri- ro opere. Fino all’era Breznev cala dunque sul li, riemergono le nicchie della cultura di oppo- costruire le premesse biografiche e intellettuali cielo sovietico una cappa di plumbea restau- sizione, che rinverdisce il principio dell’impegno di questo artista di ultima generazione, nato in razione, immiserita anche dal grigiore buro- e la compromissione dell’arte con la vita politi- quel 1975 in cui Pasolini perse la vita. Il suo è cratico, a cui gli scrittori reagiscono con varie ca e sociale. In assenza di un collante estetico anzi il caso probabilmente più sintomatico forme di assestamento: da un lato, sul piano comune, a parte il rigetto del soggettivismo, o segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente lasciano leggere non come repliche anacro- spiazzanti, come nel caso della poesia Il PCI per i nuovi compiti cui la poesia civile, per lui nistiche delle avanguardie storiche o degli ai giovani!! che, con la sua imbarazzante di- di dichiarato orientamento marxista, è chia- agit-prop funzionali alla causa proletaria, fesa dei poliziotti figli di poveri, fu feroce- mata nella capitolazione intellettuale del ma piuttosto come gesti paradossali di per- mente stigmatizzata nel 1968 anche nella contesto putiniano. Proveniente da una fa- formance poetica, attivata negli interstizi Russia sovietica, mentre per il giovane scrit- miglia colta dell’intelligentija liberale-demo- non presidiati da uno Stato che ha eletto a tore russo è solo la messa in atto di uno cratica, poi caduta in disgrazia dopo il tra- suo slogan il motivo della Stabilità. Si può ca- sguardo fertilmente ironico e depistante. collo dell’Urss, Medvedev licenzia a poco più pire dunque su quali reticoli di affinità poggi Fatti i conti con le tante occasioni storiche di vent’anni due raccolte di poesie corredate per Medvedev il rapporto con il modello della perdute nel suo paese e nella coscienza delle da saggi, It’s no good (2000) e Incursion (2002), che sono bene accolte dalla critica e si pon- gono in evidenza per la particolarità di una testualità anticonvenzionale dall’andamen- to più narrativo e saggistico che lirico. Vi è adottato innanzitutto il verso libero, estra- neo al ritmo tradizionale del lirismo russo, e soprattutto, a contrasto con ogni sentore modernista, vi sono espressi i dettagli reali- stici di una verificabile cronaca quotidiana e esperienziale, frammenti, come amuleti montaliani, di più vasti significati la cui de- cifrazione è consegnata alla co-creazione del lettore. Soluzioni, queste, in cui poté incide- re l’influenza di Charles Bukowski, maestro borderline di licenza formale su cui Medve- dev fece non per nulla le sue prime prove di traduttore. Medvedev pare siglare così le in- tenzioni del suo impegno intorno al dubbio più che alla certezza ideologica e soprattutto affidare il carattere civile della sua parola non alla protesta apertamente sociale e poli- tica, ma alla tensione interpretativa della re- altà, compresa quella della sua esperienza Pasolini nel 1973 (Foto Gideon Bachmann) personale. In nuce vi è già la volontà di ri- flettere sulla condizione attuale dell’intellet- tuale e sui reali margini di autonomia e in- testimonianza di Pasolini. Il giovane “erede” ambiguità o delle difficoltà del discorso arti- fluenza nella società putiniana, avviata russo ne condivide e reinterpreta l’agonismo stico contemporaneo, Medvedev teorizza e ormai al capitalismo illiberale e abile a fago- pragmatico, non meno che il coraggio della mette in atto forme rinnovate di alterità non citare nel mainstream del mercato culturale contraddizione e dell’abiura, il corpo a corpo ideologizzata, cercando varchi in cui la pro- anche le punte più provocatorie. Da lì, per Medvedev, la scelta nel 2006 di abbandonare la scrittura letteraria, sconfessandola in vir- tù della coscienza della sua impotenza so- ciale, e di incanalare l’impegno in altre for- me, come, ad esempio, con la rinuncia al copyright sui propri testi, pubblicabili in edizioni pirata senza il consenso dell’autore o stampati nella casa editrice indipendente Free Marxism Press, fondata nel 2007. Da lì, anche, il passaggio alla ribellione dell’azione diretta, si direbbe post-futurista se non fos- se piuttosto un’eco del pasoliniano “gettare il proprio corpo nella lotta” capace di far Kirill Medvedev deflagare le contraddizioni dell’intellettuale contemporaneo. È celebre l’episodio –ma ve radicale con il Potere e le sue Chiese, la co- testa, la libertà o anche l’utopia siano ancora ne sarebbero tanti altri- in cui Medvedev ma- scienza della crisi del marxismo e insieme la praticabili. In questo senso, aldilà del conte- nifestò da solo all’esterno di un teatro di Mo- resistenza del pensiero critico non confor- sto moscovita in cui è fortemente radicato, sca, il cui direttore in sentore di putinismo me. Analogamente, sul piano letterario, ne egli pare un’incarnazione ideale dell’intellet- ospitava nel contempo un’opera di Brecht. E, assume a suo modo la poetica del pastiche im- tuale marxista nella post-modernità. E sulla oltre alla pratica dei reading, sono note an- poetico, mescolando versi e autoriflessioni, sua strada, allora, non può essergli compa- che le incursioni folk-rock della band musi- lirismi e interventi critici, schegge narrative gno più fraterno dell’ultimo Pasolini, disin- cale fondata nel 2011 “Arcady Kots” (il nome e sperimentazioni linguistiche, una poetica cantato ma non arreso anche tra le braci deriva dal traduttore russo dell’Internaziona- che, nel libro a strati de La Nuova gioventù pa- spente del friulano, un tempo incantato, del- le), di cui Medvedev è vocalist e strumentista. soliniana, trova una peculiare esemplifica- la sua gioventù. Azioni tutte, cui di recente si è intrecciato un zione, rafforzata anche dal gioco di specchi intermittente ritorno alla prassi poetica, dis- tra il friulano idilliaco degli esordi e quello seminata in rete per riusi e plagi degni dell’e- umiliato della fine. Per Medvedev, Pasolini è poca benjaminiana della riproducibilità tecni- dunque emblema di indipendenza intellet- ca. Queste strategie di oltranza pragmatica si tuale mai negoziabile e maestro di paradossi Angela Felice 3 n. 48

segue da pag. 1 potentati della produzione cinematografica e che non ha precedenti e che ne limiterà l’azio- Perché anzitutto agli interessi del pubblico/ audiovisiva, considerando gli studenti come ne culturale, ne ridurrà la profonda funzione cittadino una legge di questa natura avrebbe nuovo mercatino da occupare. I circoli del ci- storica e democratica di cerniera tra pubblico, dovuto riguardare, in quanto soggetti princi- nema, cineclub, cineforum, cineteche, archivi autori e critica. Rappresentanti nazionali dei pali dal quale provengono i fondi e ai quali gli e biblioteche sparsi in tutto il territorio nazio- circoli del cinema quando si sono incontratiti effetti terminali della legge sono rivolti. Una nale, dai quartieri delle città ai paesi più sper- hanno provato a reagire unitamente e con legge, quindi, che dovrebbe rispondere all’in- duti, hanno rappresentato nel tempo fonda- forza. Hanno promosso interrogazioni e in- teresse generale della formazione di un nuovo mentali presidi di crescita culturale e di terpellanze parlamentari, si sono confrontati pubblico, posto di fronte all’insidia e alla com- organizzazione nella formazione critica della con la Direzione Generale Cinema e con la plessità dei problemi della comunicazione di società italiana, sviluppando dall’immediato Commissione cultura di Camera e Senato. Il massa nella nostra epoca. Con la cessazione di dopoguerra ad oggi occasioni importanti di ministro Franceschini, con risposta scritta al un chiaro e convinto sostegno pubblico a poli- aggregazione ed emancipazione per giovani, parlamento aveva dato garanzie affermando tiche di educazione dello spettatore, il futuro anziani e comunità intere. Essi sono, ancor in termini rassicuranti: “..Appare peraltro condi- prossimo rischia di caratterizzarsi come tem- prima di essere sale di proiezione, luoghi di so- visibile l’auspicio che si possa, nei limiti delle dispo- po dell’indebolimento critico e formativo nei cializzazione e crescita formativa di intere ge- nibilità, riequilibrare la situazione degli stanzia- confronti di un sistema della comunicazione nerazioni, che hanno rafforzato di conoscenza menti a favore delle associazioni nazionali di sempre più mercificato della società. Si osser- e sensibilità il mondo del lavoro, della cultura, cultura cinematografica. Ciò in quanto si è ben con- va, a tal proposito, come proprio la critica ci- della scuola e della politica. A questo proposito sapevoli del fatto che le associazioni ed i loro circoli nematografica, quella attenta e colta, quella vogliamo ricordare che molti i politici che sono svolgono l’importante funzione di promuovere la che media tra pubblico e autore, sia quasi del usciti dai circoli del cinema, con orgoglio vo- cultura cinematografica in modo capillare, funzio- tutto scomparsa da giornali e TV, considerata gliamo dire che difficilmente questi uomini so- ne tanto più importante se riferita a zone del Paese dai professionisti dell’economia dominante no stati oggetto di tradimento del mandato, in cui non sono presenti, o sono carenti, sale cine- come inutile ai fini di una comunicazione matografiche.”. (cfr. Diari di Cineclub n. dello spettacolo, che deve essere specifi- 17 marzo 2014 pag. 11 -www.cineclubro- camente di marketing. Nei siti web si evi- mafedic.it/images/ccroma/diaricine- denzia una consistente fonte di notizie e club/diaricineclub_017). Due anni dopo recensioni cinematografiche, indirizzate lo stesso ministro Franceschini si è fat- quasi esclusivamente verso il cinema del- to invece promotore di una legge cine- le grandi sale, quello che serve per evade- ma e audiovisivo, la peggiore possibile, re, che non vuol far pensare e né, tanto proiettata in una logica tutta mercanti- meno, far vedere i conflitti del mondo. le da noi contestata, che cancella di fat- Emergono così esperti “marchettari” del to diritti e storia delle associazioni di mercato dello spettacolo, che promuovo- cultura cinematografica. E’ una opera- no solo film prodotti e distribuiti dalla zione criminosa per la cultura. E’ la grande industria per le multisale. Anche cancellazione di una parte identitaria la televisione è piena di questi nuovi mo- del nostro Paese. Un’azione incoerente stri, il cui unico scopo è quello di obnubi- di dispregio verso il mondo del volonta- lare il cervello dello spettatore. L’indivi- riato impegnato da decenni nella dife- duo/spettatore è sempre più solo, sa dei diritti del pubblico e della promo- disarmato , consumatore passivo di im- zione culturale cinematografica. magini e storie. Una sana società si deve Un’azione che si coniuga con quella già difendere da questa pesante china. Pen- riferita del DGC Nicola Borrelli, che, re- sare alla formazione di un nuovo pubblico centemente durante un seminario or- smaliziato, sempre attento e organizzato, ganizzato dall’Archivio Audiovisivo del pronto a rispondere alle barbarie comu- Movimento Operaio e Democratico a nicative dei salotti d’intrattenimento e di Roma, si esprimeva così: “ ...se da cin- irresponsabili modelli culturali di figuri quant’anni esistono le associazioni di cultu- egocentrici e vocianti. Il problema non è ra cinematografica e lo stato attuale della più procrastinabile ed è dovere di uno cultura è quello che è, facciamoci qualche Stato democratico. Di recente, il Diretto- domanda. Quel modello era funzionale?...” . re Generale Cinema Nicola Borrelli, insie- E proseguendo: “...non possiamo pensare me al dileggio del lavoro delle associazio- che il tema della formazione del pubblico si ni nazionali di cultura cinematografica, risolva con la presenza delle associazioni di ha sentenziato che nella legge France- cultura cinematografica perché in 50 anni schini sarà la scuola a formare il pubblico L’attuale Direttore Generale Cinema - MiBACT dr. Nicola Borrelli visto hanno dimostrato che il modello non è effi- di domani. Ma sarà proprio così? La “buo- da Pierfrancesco Uva cace...” (registrazione sonora in Diari di na scuola” o la “scuola buona” che dir si vo- Cineclub n. 47, Febbraio 2017 articolo di glia, oggi è troppo impegnata a sopravvivere hanno cambiato casacca, si sono lasciati cor- Silvio Magnozzi) www.cineclubromafedic.it/ ai drammatici problemi di sé stessa. Sarà dav- rompere. Così come è difficile che uomini images/ccroma/diaricineclub/diaricine- vero in grado di formare questo ‘nuovo pub- amanti della cultura, della musica, dell’arte e club_047.pdf). Non ci stiamo, ce l’abbiamo blico’ atto a contrastare e resistere all’appiatti- del bello siano uomini violenti e intolleranti. con un’autorità politica senza memoria che mento culturale della società? Nella scuola si Sono tanti gli operatori culturali che si sono governa, in questa società disorientata, con accenna ancora a “educazione all’immagine” formati grazie all’impegno volontario nei cir- poca attenzione alla conoscenza, all’equità so- anziché al “racconto filmico” ancora molti coli del cinema, così è stato anche per tanti ciale, alla solidarietà. Perché per noi cultura è non sono consapevoli per esempio che “Roma critici cinematografici o più o meno affermati questo. Diari di Cineclub continuerà a fare la città aperta” ha la stessa valenza culturale di un autori. E’ in questo quadro che bisogna valu- sua campagna, con i suoi fondi neri, collabora- romanzo di un’autore compreso nei programmi tare lo sfregio politico perpetuato nei con- tori volontari e indipendenti. scolastici. Il grande rischio, per così come è la fronti dei circoli del cinema, cineclub e cine- legge, è servirsi della scuola per avvantaggiare i forum, vittime con questa legge di un affondo Angelo Tantaro 4 [email protected] Lettere al Direttore A proposito della nuova legge cinema Carissimo Direttore, l’esempio della Distribuzione perché noi, co- commedie, anzi, poiché la commedia è una Abbiamo seguito con attenzione i numerosi me Associazione di Cinema, abbiamo fatto cosa seria, diceva lui, sarebbe il caso di dire interventi e articoli che da tempo vengono una scelta diametralmente opposta. Infatti ci “commediole”, senza alcun riscontro cultura- pubblicati su Diari di Cineclub relativamente siamo posti il problema di offrire, almeno al le, naturalmente. E d’altra parte l’immagine alla nuova legge sul cinema, che, dopo l’espro- nostro pubblico, film inediti in Italia (sono il complessiva del nostro Paese che passa attra- priazione del Parlamento, che stava portando 75% dei film che noi proiettiamo). Acquistia- verso la produzione cinematografica finan- avanti una discussione democratica, è stata mo all’estero gli strumenti di riproduzione, ziata e “di regime”, non corrisponde in nulla alla imposta dall’alto, come è ormai uso da parte provvediamo alla sottotitolatura dei film ed realtà, perché è un’immagine che deve “rassi- del nostro potere esecutivo. Dopo aver letto alla sincronizzazione e li proiettiamo. Tre an- curare” gli spettatori che nel nostro Paese do- varie note pubblicate e l’indignato passaggio ni fa, quando ancora in Italia nessuno nem- po tutto le cose vanno bene. Abbiamo letto della brava Masala, vice presidente nazionale meno conosceva il nome di Xavier Dolan, ab- poche ore fa la terribile lettera di un trentenne FICC, sulle inqualificabili affermazioni del biamo presentato a Firenze in prima visione che ha deciso di togliersi la vita. Dopo centi- Direttore Generale del Mibact, è inevitabile nazionale assoluta i suoi primi tre film, che naia di CV inviati e colloqui sostenuti non è aggiungere indignazione ad indignazione. sono stati un grande successo: il pubblico si mai riuscito a scrollarsi di dosso la disoccupa- Perché noi di Rive Gauche – ArteCinema, as- chiedeva come mai simili capolavori non fos- zione, intervallata da brevi periodi di preca- sociazione cinematografica No-Profit, abbia- sero mai arrivati nelle sale. La distribuzione si rietà. Non è il solo. E’ l’ultimo di una lunga li- mo molto da indignarci sul tema, poiché lavo- è accorta del fenomeno Dolan solo al suo sta (giovani, licenziati, piccoli imprenditori riamo 365 giorni all’anno sul cinema e con il quinto film! Lo stesso dicasi per tanti altri che non ce la fanno più, ecc), che si tolgono la cinema, a titolo completamente gratuito e film, alcuni dei quali sono diventati film di vita e magari non fanno più notizia. Questa è spesso rimettendoci non solo migliaia di ore culto in tutto il mondo. Sconosciuti in Italia! l’Italia vera e reale, quella che non vedremo di lavoro, ma anche quattrini. Questo in un Quest’anno, nella rassegna per Estate Fioren- mai nelle fiction TV né al cinema. Eppure an- contesto generale nel quale la logica non è tina, per la quale per la prima volta il cinema è che quest’altra Italia paga il canone e le tasse, quella dell’accrescere e diffondere la cultura, entrato nel Museo Novecento di Firenze, ab- con le quali si erogano i finanziamenti per i ma quella assolutamente imprenditoriale. E biamo presentato, tra gli altri, il film di Van film. Ma essa non è mai rappresentata. Per- questo in ogni settore oggi del cinema italia- Doarmel “Mr. Nobody”, capolavoro assoluto ché? Perché oggi viene premiato quel cinema no. Prendiamo ad esempio la distribuzione. amato in tutto il mondo. La fama di questo che, come si diceva, offre dell’Italia un’imma- Come certamente sai, solo una quota compre- film era giunta anche da noi. La fama, dico, gine rassicurante e a lieto fine. Un’Italia inven- sa tra il 10 e il 15% della produzione mondiale ma non il film. Quando l’abbiamo proiettato tata, che non esiste e che glissa completamente viene proiettata nel nostro Paese. Ma il pro- c’era una folla straripante e non tutti sono po- sui problemi reali. I pochi registi che tentano blema non è solo la quantità ma soprattutto la tuti entrare a vederlo. Gli esempi si potrebbe- di offrire un’immagine reale del nostro Paese qualità. Infatti quali sono i film stranieri che ro moltiplicare, credimi. Solo altri due esem- devono fare tutto da sé, fino a distribuire i lo- vengono proiettati nel nostro Paese? Quali i pi: due anni fa abbiamo organizzato un ciclo ro film in proprio o portarli personalmente criteri della scelta? Molto semplice: quei film di 10 film inediti provenienti dall’America La- nelle sale cinematografiche. D’altra parte co- che si suppone che possano fare più cassetta, tina. E ancora, l’eco delle nostre proiezioni del me potrebbe aspirare a finanziamenti pubblici più soldi al botteghino. Le case di distribuzio- nuovo cinema turco è arrivato fin nell’Univer- un regista come Michele Diomà, il cui primo ne fanno quello che vogliono (compreso stor- sità, che ci ha invitati a proiettare e commen- docu-film si intitola “Cinema anno zero”, vera piare i titoli dei film) e non mi risulta che il tare 6 film inediti in Italia, a beneficio del -Di e propria disanima dello stato falsificante del Governo dia almeno delle linee guida su scelte partimento delle Lingue straniere. Ecco: nel cinema italiano? O Giorgio Diritti (”II vento fa che possono elevare o deprimere il livello cul- nostro piccolo credo che stiamo svolgendo un il suo giro”, “L’uomo che verrà”), che, tra l’in- turale del nostro Paese. Lasciando un’ impo- lavoro che potremmo definire di pur minima differenza totale della distribuzione e l’assen- stazione assurdamente neo-liberista al pro- “supplenza culturale ” rispetto alle carenze del za di un benché minimo finanziamento, va blema della distribuzione, il Mibact acconsente cinema in Italia e al colpevole disinteresse avanti col suo cinema indipendente, portando in pratica che le case di distribuzione acqui- delle Istituzioni. Naturalmente si tratta di avanti “mondi, volti, corpi e paesaggi come da stino all’estero anche prodotti scadenti, cultu- una goccia nel mare. Ma noi andiamo avanti tempo non si vedevano nel cinema italiano” ralmente deprimenti, che hanno come unico su questa strada, fino a che ci sarà consentito (MyMovies)?. Tanto altro ci sarebbe da dire. requisito la previsione di fare soldi al botte- di farlo. Per questi motivi ci sentiamo indi- Cose che tu conosci meglio di me. Scusami ghino. Possibile che il Ministero si debba di- gnati per le affermazioni del Direttore Gene- per le digressioni. Ma credo che di fronte agli sinteressare di tutto ciò? Che non pensi di do- rale del Ministero. Anche perché non proiet- sperperi di danaro pubblico per opere di dub- ver trovare un sistema per scoraggiare questi tiamo solo al Museo Novecento, ma anche in bio gusto, che nulla hanno a che vedere né con incauti acquisti e incoraggiare lo “sdogana- periferia, con i medesimi criteri e lo stesso ti- la cultura né con la doverosa conoscenza dei mento” (è il caso di dire) del cinema di quali- po di scelta di film. A questo si aggiunga che problemi del nostro Paese, la chiusura ai cir- tà? Oltretutto tale politica delle case di distri- quando ci rivolgiamo ad una casa di distribu- coli del cinema, ai cineclub, alle Associazioni buzione depriva il pubblico italiano della zione per chiedere il permesso di proiettare che li rappresentano e la loro (e nostra) proba- conoscenza di intere grandi cinematografie, un film, ci vengono richieste gabelle (le famo- bile condanna a scomparire, costituisce un cri- apprezzate ed ammirate in tutto il mondo. se “liberatorie”) fino 400 € per un giorno e una mine che non può non suscitare la più grande Parlo del Nuovo Cinema Turco, del cinema sola proiezione. Ci considerano al pari delle indignazione in questo strano Paese che conti- Giapponese, quello vietnamita, la recente pro- normali sale cinematografiche! Per il resto, nua ad offrire di sé un’immagine assolutamen- duzione di film della Grecia, dell’America La- sempre a proposito di “cultura”, nella nostra te capovolta. tina e via discorrendo. La verità è che sarebbe discussione bisognerebbe aprire il grande ca- necessario un osservatorio ministeriale sui pitolo dei film che ricevono lauti finanziamenti film prodotti all’estero, per valutarne la quali- pubblici e quelli che si vedono sbarrata la stra- tà, e un accordo serio con le case di Distribu- da. Il risultato è quello che affermava il grande zione. Perché nel campo della cultura nessuno Francesco Rosi nella sua ultima intervista po- Marino Demata può fare quello che vuole, compresa l’incultu- chi giorni prima di morire, allorchè diceva che ra o la pessima cultura. Ho scelto non a caso in Italia ormai si producono prevalentemente Presidente Rive Gauche – ArteCinema - Firenze 5 n. 48 La legge Franceschini va contro l’associazionismo Il presidente del Cineclub FEDIC di Cagliari interviene in merito alla legge su cinema e audiovisivo Ritengo opportuno spen- Non solo non viene adeguatamente ricono- un governo non fossero invece suscettibili di dere due parole sulla nuo- sciuto il giusto peso culturale dell’associazio- critiche in un paese democratico. Che si presti va legge sul cinema e, te- nismo, per la prima volta dal dopoguerra, ma allora la giusta attenzione e considerazione nendo conto delle diverse spostando il peso dei finanziamenti verso quel- alle voci che provengono dal mondo dell’asso- opinioni che mi è capita- le realtà economiche che maggiormente trag- ciazionismo, “politiche” nella misura in cui to di leggere, fornire un gono utili dalle produzioni cinematografiche, rappresentano un interesse verso le esigenze Pio Bruno personale contributo alla si vuole privilegiare non già l’aspetto culturale di tutti e, anche se i margini di manovra dopo discussione in qualità di della creazione di un film ma essenzialmente l’approvazione del testo di legge sono ristretti, presidente del Cineclub FEDIC Cagliari, una quello economico, secondo l’improbabile è lecito augurarsi una maggiore dialettica tra piccola associazione culturale che da sempre equivalenza “maggiori incassi” = “maggiore le varie componenti del mondo della cultura vive a stretto contatto con altre associazioni valore”. Certamente questi aspetti sono im- cinematografica e il governo. che si occupano di cinema. Le attività che ven- portanti, fondamentali per il mondo del cine- gono proposte ai soci, in genere proiezioni di ma professionale, dal regista agli attori alle Pio Bruno cortometraggi e collaborazioni con giovanis- maestranze, con ricadute economiche anche Presidente del Cineclub FEDIC di Cagliari simi autori, spesso alunni e studenti delle me- importanti sul territorio, e queste sono infatti die inferiori e superiori che intendono cimen- le motivazioni che mi hanno spinto ad appog- Da una trentina d’anni insegna Lingua e Civiltà Francese tarsi nella realizzazione di piccoli lavori giare sin dagli esordi un’associazione come presso gli istituti superiori di Cagliari e come esperto in cinematografici, sono gratuite e prettamente Moviementu che riunisce il meglio degli ope- multimedialità applicata alla didattica ha svolto attività culturali, le finalità del cineclub essendo pro- ratori del mondo del cinema sardo e che da di- di docenza per i corsi universitari rivolti ai neolaureati in prio quelle di divulgare il linguaggio cinema- versi anni si batte con energia, e con discreto Lingue Straniere. Videoamatore nei ritagli di tempo, dal tografico e di sollecitare l’osservazione della successo, affinché il mondo politico riconosca 2011 è presidente del Cineclub FEDIC di Cagliari realtà e l’espressione artistica attraverso la l’importanza del cinema come fattore di produzione non professionale di video di va- espansione economica con adeguati sostegni rio genere. Queste attività sono state sinora finanziari che possono contribuire alla sua rese possibili proprio dalla sinergia tra diver- crescita. Pretendere però di mettere in primo se associazioni cinematografiche, attraverso piano unicamente gli aspetti economici e tra- lo scambio di idee, strutture, materiali e com- scurare, se non addirittura smantellare l’ap- petenze, una rete di collaborazioni che da de- porto culturale che le associazioni sono in cenni opera a vari livelli sugli aspetti culturali grado di dare, non riconoscendone il valore della produzione cinematografica e che, oltre educativo e di sviluppo sociale, significa met- a rappresentare in qualche modo l’humus dal tere il carro davanti ai buoi. Non stiamo par- La Fedic – quale si sviluppano anche le creazioni di auto- lando della produzione di bulloni, patate o de- Federazione ri che decidono di intraprendere la strada del- tersivi, ma della realizzazione di film, ovvero la professionalità, svolge da tempo un impor- di opere culturali per la cui creazione servono Italiana dei Cineclub tante contributo alla riflessione sulla cultura idee, e le idee si sviluppano meglio se si impe- cinematografica, anche nelle sue prospettive disce che si inaridisca quella linfa vitale rap- chiamata in storiche, incentivando la conoscenza di un presentata anche dal lavoro capillare e costan- Assemblea mezzo espressivo così fondamentale per la so- te che in tutta Italia è stato svolto dallle cietà del XXI secolo. Non riconoscere l’impor- associazioni cinematografiche affinché un I Cineclub della Fedic sono tanza di questa realtà, per lo più fatta di picco- linguaggio, quello del cinema inteso nei suoi chiamati in Assemblea le associazioni locali, sarebbe un grave errore. molteplici aspetti storici e di genere, fosse co- Personalmente durante la mia giovinezza nosciuto, apprezzato, discusso e diventasse ordinaria il 4 marzo dalle non avrei conosciuto registi come Buñuel, fonte di riflessione e di crescita, individuale e ore 16 a Montecatini Ingmar Bergman o Ken Russel se non avessi quindi sociale. Sarebbe opportuno impostare frequentato quei piccoli cinema d’essai e una maggiore discussione che tenga conto di Terme presso l’Hotel Adua quelle bellissime rassegne gestite con buona questi aspetti, evitando di liquidare le nume- & Regina di Saba di via volontà da alcuni lungimiranti cinefili che, rose critiche rivolte all’indirizzo di questa leg- suggerendo un filo conduttore culturale,- in ge definendole come politiche“ ” o “politicizzate”, Manzoni 46 tendevano ovviare ai criteri strettamente come se le richieste di chiarimenti sollevate commerciali dei distributori e dei gestori dei dalle varie associazioni non fossero essenzial- L’Assemblea, composta dai presidenti dei cinema, alla decadenza della TV ed alla suc- mente rivolte ai contenuti delle decisioni del cineclub associati, saranno chiamati a eleg- cessiva sovrabbondanza di materiali offerti, governo ed alle loro conseguenze sociali ma gere il nuovo Consiglio direttivo che nomi- anche dalla rete, la cui fruizione, quando non rappresentassero un attacco al governo “a nerà il prossimo presidente che resterà in è mediata da un criterio estetico preciso, è prescindere”. Probabilmente si confonde il carica due anni. I presidenti dovranno vo- spesso lasciata al caso. Le associazioni cine- termine “politico”, che attiene alla partecipa- tare il bilancio. I responsabili delle diverse matografiche italiane hanno necessariamen- zione di tutti alla “polis”, ovvero alle questioni strutture interne saranno invitati a relazio- te bisogno di un solido contributo da parte relative alla gestione della cosa pubblica, con nare ai convocati le attività svolte. Di parti- dello stato, equivalente ad un riconoscimento quello di “partitico” che invece ha il senso più colare attenzione le votazioni di ratifica del loro valore culturale. Debbo invece consta- limitato di un legame con gli interessi di un delle numerose decisioni prese dal Consi- tare che la nuova legge sul cinema, ha iniziato gruppo, che questo governi o che stia all’oppo- glio uscente. I lavori proseguiranno il gior- un percorso che va in tutt’altra direzione, e i sizione, ed è forse sotto quest’ultima accezio- no 5. commenti fioriti attorno alle dovute critiche ne che andrebbero considerate le difese tout delle associazioni sono piuttosto eloquenti. court di questa legge, come se le decisioni di 6 [email protected] Direttore Generale Cinema, non è il caso di mortificare Ho letto, con sorpresa di Cultura Cinematografica, la FEDIC. Col Ci- di essere mortificato ma, anzi, andrebbe in- e dolore, la dichiara- neclub abbiamo realizzato tantissimi corsi di centivato e valorizzato. Mi piacerebbe invitar- zione del Direttore cinema, a vari livelli (per principianti e per lo a seguire di persona qualche nostra attività, Generale del MIBACT, esperti) e su tematiche differenti (dalla sce- per respirarne il clima, per coglierne l’entu- dott. Nicola Borrelli, neggiatura al montaggio, dalla direzione della siasmo, per giudicare se sia efficace o meno secondo cui “per la fotografia alla regia, ecc.), con docenti capaci nel trasfondere interesse e amore per il cine- formazione del pub- e motivati. Abbiamo organizzato centinaia di ma. Mi rendo conto che sto parlando di “una blico, l’attività delle serate di proiezione, per lo più con Autori pre- goccia in mezzo al mare” ma, siccome siamo a Associazioni di Cultu- senti in sala, pronti ad interloquire con un migliaia nei Cineclub del nostro Paese, forse il ra Cinematografica pubblico attento ed esigente. Abbiamo avvia- nostro contributo non è da sottovalutare. Nel Roberto Merlino non è efficace”. In un to tanti giovani, sostenendoli con supporto corso che attualmente stiamo facendo a Pisa, attimo ho fatto un sal- tecnico ed umano, alla realizzazione dei loro “L’immagine giusta nel posto giusto – Labora- to all’indietro di trent’anni e mi sono ritrovato sogni: molti sono diventati “bravi” e qualcuno, torio di fotografia cinematografica”, con 5 -do dentro una scuola di Vagli Sopra, in Garfa- passato al professionismo, vive di questo lavo- centi e 20 partecipanti, è successo un episodio gnana (provincia di Lucca). Sto facendo lezio- ro. All’interno della nostra attività ci sono pro- veramente illuminante: se il dott. Borrelli fos- ne di cinema in una quinta elementare. Oggi è dotti di qualità mediocre, è vero, ma comun- se stato presente, son certo che ne avrebbe

Il gruppo dei partecipanti al laboratorio di fotografia cinematografica “L’immagine giusta nel posto giusto”, attualmente in svolgimento a Pisa (foto di Matteo Palmieri) arrivata una giovane supplente e ci guarda que funzionali alla critica costruttiva e alla tratto motivo di riflessione. Lo racconto in con occhi sgranati: non riesce a capacitarsi crescita. Ci sono però anche prodotti di quali- sintesi. Una signora che partecipa al corso ha del fatto che quei bambini riescano a parlare tà, che vincono Festival a livello nazionale e chiesto di portare con sé i suoi due figli che, in modo disinvolto di “carrellate”, “panorami- internazionale. Tanto per fare un esempio, altrimenti, sarebbero rimasti senza custodia. che” e “piano sequenza”. Quando poi le mo- nell’ultimo libro del prof. Vincenzo Guarraci- Sono venuti e, bravi bravi, han fatto compiti e strano gli story-board che hanno realizzato, no (uno dei massimi studiosi di Giacomo Leo- giochini in un angolo della sala, senza distur- quasi si commuove. Il suo incarico è finito pardi) il nostro mediometraggio “Pisa, Donne bare, apparentemente disinteressati a quel presto, altrimenti avrebbe potuto vedere an- e Leopardi” (del 2011) viene citato assieme a che stavamo facendo. Verso la fine dell’incon- che il cortometraggio che abbiamo realizzato “Idillio” di Nelo Risi (del 1980) e a “Il giovane tro stavamo vedendo proiettate alcune imma- a fine anno! Ho fatto attività cinematografica favoloso” di Mario Martone (del 2014), come gini-studio sui diversi tipi di inquadratura e, in tante altre scuole, pubbliche e private, dalle “opere in cui si può rilevare la fortuna di Leo- mentre i partecipanti erano indirizzati a defi- elementari ai licei, compresi tredici corsi agli pardi nel cinema”. Dico questo non già per au- nire un’immagine come “primo piano”, si sen- studenti di cinema dell’Università di Pisa, ac- toincensamento, ma nel tentativo di sfatare tì la voce squillante di Andrea (8 anni, il più cumulando negli anni parecchie centinaia di certi pregiudizi per cui spesso veniamo cata- piccolo dei due fratelli) che sentenziava “quel- allievi, in Toscana e in Liguria. Questo, per logati come “dilettanti” (magari allo sbara- lo è un primissimo piano”. E aveva ragione! me, non è un lavoro (per mangiare faccio il glio!). E’ bene sapere, invece, che siamo “ama- Sapesse, egregio dott. Borrelli, quanti “An- medico), ma passione! Una passione che mi tori” che agiscono, perché ne hanno le drea” abbiamo trovato nel nostro cammino! ha permesso di contribuire alla fondazione di capacità, in modo “professionale” (non “pro- un Cineclub (“Corte Tripoli Cinematografi- fessionistico”, perché non c’è lucro dietro). Se Roberto Merlino ca”), con sede a Pisa, iscritto da una ventina potessi rivolgermi al dottor Borrelli, gli direi Direttore Artistico di Corte Tripoli Cinematografica d’anni ad una delle “famigerate” Associazioni che il lavoro di tanti appassionati non merita Cineclub FEDIC di Pisa 7 n. 48

Ricorrenze 1947 / 2017: 70° della nascita della IFFS – International Federation of Film Societies Julio Lamaña, segretario generale della IFFS chiude l’intervento sulla storia della nascita della Federazione iniziato nel precedente numero della rivista (Parte II°)

Il critico cinemato- Cinema nacque anche dall’esigenza di rende- attraverso le immagini e la parola”. Grazie a grafico francese Geor- re più concreto lo scambio di materiale filmi- questo approccio, alla Terza Assemblea tenu- ges Sadoul, subito do- po essere stato eletto presidente nel Con- gresso di Cannes (Francia) della neona- ta Federazione Inter- nazionale dei Circoli del Cinema, pubblicò Julio Lamaña nel novembre del 1947 un articolo nella rivista Ciné-club, in cui si evidenziavano gli obiettivi principali che do- co tra le nazioni, per provare a raggiungere e tasi a Beirut (Libano) nel 1948, la Conferenza vevano diventare punti caratterizzanti per i far crescere un pubblico più vasto, per contri- Generale dell’UNESCO adottò in modo conse- circoli del cinema sparsi nel mondo. Tra que- buire quindi ad aumentare una circolazione guente un primo trattato rivolto a “facilitare sti obiettivi la Federazione internazionale fa- di film internazionali, convinta che ciò avreb- la circolazione internazionale di materiale au- ceva risaltare l’esigenza di dover lavorare sul be prodotto un impatto positivo nella rinasci- diovisivo educativo, scientifico e culturale.” A piano culturale per la difesa dell’arte cinema- ta del cinema di sperimentazione e d’avanguar- seguire, due anni dopo (1950), tale principio tografica nel rispetto delle specificità- nazio dia, che in quella fase tendeva a svilupparsi. fu rafforzato con la firma del Trattato di Fi- nali, di sviluppare iniziative culturali senza Senza alcun dubbio, la nascita della IFFS e il renze in materia di “importazione di beni e scopi di lucro con incontri col pubblico dopo manifesto di Sadoul sono riusciti a dare nuo- prodotti di carattere educativo, scientifico o le proiezioni dei film, in modo da valorizzare vo impulso e interesse per il cinema di qualità culturale”. Questa evoluzione e il nuovo Trat- col dibattito i contenuti di interesse storico, e d’avanguardia, che si collegava con le aspira- tato avvantaggiavano lo scambio commercia- artistico e di tecnica cinematografica dei film. zioni del movimento dei registi indipendenti le con la esenzione definitiva o temporanea L’importanza di queste specificazioni si ebbe della fine degli anni ‘20 7)( . La conse- nel fatto che esse divennero, ma a dire il vero guenza logica di tutto il lavoro dei cir- lo sono ancora oggi, punti di riferimento qua- coli è stata quella del recupero della . lificanti del lavoro e dell’identità dei circoli nel produzione filmica degli anni ‘30, fa- ‘ .. favorire incontri col pubblico dopo le proie- mondo. A seguito dei devastanti effetti tragici cendo circolare film di qualità censu- zioni dei film, in modo da valorizzare col dibatti- del secondo conflitto militare, il rispetto delle rati o difficilmente acquisibili, -con to i contenuti di interesse storico, artistico e di diversità nazionali aveva in sé il valore dell’im- sentendo con ciò di aprire a nuove tecnica cinematografica dei film... portanza democratica che guardava alle diffe- visioni del mondo svelate dal cinema renti realtà politiche, sociali e culturali pre- attraverso nuovi racconti sociali e di vita. Lo per un’ampia categoria di prodotti, tra i quali senti nel mondo, che non dovevano dividere scambio delle singole esperienze dei circoli i materiali audiovisivi, i cui beneficiari dove- ma anzi arricchire le nazioni. La valorizzazio- del cinema fu uno dei più importanti risultati vano però risultare appartenenti ad uno o più ne di queste differenze doveva servire per fa- raggiunti già dal primo momento. La Fédérati- organismi riconosciuti o autorizzati per l’uso vorire obiettivi comuni. A partire dalle specifi- on Français des Ciné-Clubs, fondamentale delle loro finalità. La IFFS fu tra le collabora- cità nazionali, emergeva dalle indicazioni di per la nascita della Federazione internaziona- trici principali della elaborazione di questi ac- Sadoul un altro tema centrale per la vita dei le, continuò in quella fase ad essere molto at- cordi, riuscendo a facilitare in modo partico- circoli del cinema: quello legato alla necessità tiva e con la UFOLEIS - Film Society, la Fede- lare il sistema complessivo della circolazione di svolgere attività non commerciali. Quel che razione della Lega Francese della Istruzione e del materiale audiovisivo. Le difficoltà con- maggiormente doveva contare per i circoli era di Educazione permanente riuscì a promuo- crete hanno riguardato però ostacoli pratici la difesa del cinema creativo e artistico rispet- vere e organizzare un importante appunta- riferiti al passaggio nelle dogane tra le di- to all’interesse economico. Per questa ragio- mento annuale a Marly-le-Roy, vicino a Pari- verse nazioni. Nonostante gli accordi, ha ne, Georges Sadoul rimarcava nel suo scritto gi, dando l’opportunità agli operatori la necessità che i circoli dovessero impegnarsi culturali dei circoli del cinema prove- a lavorare in condizioni tali per cui non ci do- nienti da varie parti del mondo di po- vessero essere motivazioni di lucro economi- tersi incontrare. ‘...difesa del cinema creativo e artistico rispetto co. L’attuazione di questi principi, ancora og- La IFFS e l’UNESCO all’interesse economico... gi è così, doveva servire per tenere distinta la La IFFS si poté costituire per buona par- funzione sociale che il cinema conteneva in sé te anche grazie all’influenza che in quella parti- resistito quindi la difficoltà vera del passaggio rispetto agli interessi finanziari che l’indu- colare fase storica ebbe l’UNESCO, la quale ini- delle pellicole da un Paese all’altro. Tuttavia, stria cinematografica rivendicava. ziò a imporsi nello scenario culturale tali trattati sono stati i primi veri passi in La circolazione di film e documenti, il confronto di internazionale proprio a partire dal 1945. Se- avanti che hanno migliorato il trasporto del esperienze: il futuro si garantisce attraverso l’in- condo l’atto costitutivo, l’UNESCO aveva materiale filmico; la IFFS, per buona parte, ha contro del movimento internazionale dei circoli del espressamente indicato tra i suoi compiti la avuto il grande merito e la responsabilità di cinema necessità di favorire accordi internazionali questo seppur parziale successo. La Federazione Internazionale dei Circoli del per “agevolare la libera circolazione delle idee segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente di questo passaggio, sostenendolo con forza che essi sviluppino, come nel passato, attra- Circoli del Cinema e Cineteche nazionali nell’articolo già precedentemente segnalato verso le loro Federazioni nazionali incontri Tra i temi affrontati nella programmazio- atti a favorire la formazione critica grazie ne quotidiana del primo incontro del Co- agli scambi di esperienze e condivisione mitato Esecutivo della IFFS, ci sono stati di idee, progetti e lavoro. Ecco perché ri- quelli riferiti ai rapporti tra le diverse Fe- ‘...anni in difesa del cinema di qualità ci hanno sulta più che mai attuale continuare a raf- derazioni con le Cineteche nazionali e Bi- insegnato che il destino dei circoli del cinema, forzare lo scambio e il confronto tra le Fe- blioteche. Il grosso problema di questo delle Cineteche e Biblioteche è strettamente le- derazioni nazionali dei circoli del cinema, rapporto, in quegli anni immediati al se- gato. Uno dà la luce all’altro, e viceversa!... tra esse e le Cineteche nazionali e le Bi- condo dopoguerra, era l’inaccessibilità ai blioteche, per far affermare ancora l’idea film classici della storia del cinema. Ciò limi- nella rivista Ciné-club: “25 anni in difesa del di un associazionismo culturale volontario tava notevolmente la possibilità di program- cinema di qualità ci hanno insegnato che il senza finalità di lucro, tale da favorire rappor- mazione cinematografica da parte dei circoli destino dei circoli del cinema, delle Cineteche ti responsabili e disinteressati tra il circolo del del cinema. Avendo questo in mente, Virgilio e Biblioteche è strettamente legato. Uno dà la cinema e il suo pubblico, per far affermare il Tosi ha dedicato un capitolo del suo libro luce all’altro, e viceversa!”. Quest’anno, il 2017, principio che un ‘nuovo pubblico’ consapevole Quando il cinema era un circolo al rapporto tra i ricorrono i 70 anni della fondazione della IF- dei propri diritti sia possibile. Settant’anni fa, circoli del cinema e le Cineteche (8). Nel mese FS, la quale si è formata avendo alla base sto- nel 1947, si sono aperte porte e finestre per un di settembre del 1948, si svolge a Copenaghen ria e principi che ancora oggi risultano impor- movimento dei circoli del cinema in tutto il il X Congresso della FIAF - Federazione Inter- tanti per tutti i circoli del cinema. Nonostante mondo. Lo studio e l’analisi di questa espe- nazionale degli Archivi dei Film. In quella oc- il mondo sia profondamente cambiato, spe- rienza devono ancora essere compiuti e ap- casione si apre una discussione animata e profonditi in ogni sua parte. I libri di sto- approfondita sul concetto stesso di Cinete- ria del cinema hanno ignorato i fatti che ca, quale luogo che avrebbe dovuto sempli- hanno coinvolto i circoli del cinema. E’ cemente curare la conservazione delle pel- ‘...appare ancora oggi fondamentale nel nostro giunto il momento per rilanciarne l’azio- licole come “beni culturali”. Una idea sistema sociale il ruolo e la funzione formativa ne, rivendicarne la presenza e la loro stra- questa che non venne unanimemente av- dei circoli del cinema... ordinaria importanza nella società. vallata, in considerazione del fatto che la maggior parte delle Cineteche venivano gesti- cialmente nell’ambito della comunicazione di Julio Lamaña te da soggetti privati. Uno degli altri problemi massa, appare ancora oggi fondamentale nel emersi in questa discussione e che diretta- nostro sistema sociale il ruolo e la funzione mente interessava i circoli del cinema, riguar- formativa dei circoli del cinema. Certamente, https://infoficc.wordpress.com dava la possibilità dell’ottenimento nel noleg- la libera circolazione dei film di difficile- di gio delle pellicole dell’esenzione dal pagamento stribuzione, se si pensa in particolare a quelli www.facebook.com/groups/39070993004 delle quote del copyright e delle licenze di im- sperimentali e indipendenti, ha ancora nei port/export. La questione posta si riferiva alla circoli del cinema degli alleati perfetti. Ma è 7. Al Castello di Sarraz (Svizzera), nel primo Congresso possibilità di facilitazione dello scambio e del ancora più straordinariamente importante internazionale del cinema indipendente che sta quasi per trasferimento delle pellicole, che passava volgere al termine, registi e rappresentanti dei circoli attraverso la riduzione di questi costi vivi. del cinema hanno l’opportunità di affrontare insieme Le problematiche riferite al trasferimento i problemi e le possibili soluzioni del cinema d’avan- delle pellicole dalle Cineteche nazionali ai ‘..affermare ancora l’idea di un associazioni- guardia. I circoli del cinema compaiono nel verbale di circoli del cinema è stato un tema che ha smo culturale volontario senza finalità di lucro, questo congresso come i soggetti che hanno più di al- tenuto banco al X Congresso della FIAF. tale da favorire rapporti responsabili e disinte- tri una funzione “naturale” per il cinema indipenden- L’idea di concedere pellicole in prestito al ressati tra il circolo del cinema e il suo pubbli- te. Per approfondimenti riferiti a questo incontro si circuito dei circoli del cinema, in generale, co... può consultare la rivista “Archives”, pubblicata non era vista di buon occhio. Oltretutto, dall’Istituto Jean Vigo, Perpignan. N ° 84, aprile diversi responsabili delle Cineteche erano 2000. Un anno dopo, al secondo congresso che si svolgerà preoccupati del fatto, ad esempio, che un affi- a Bruxelles dal 3 al 7 dicembre, altri importanti personag- liato europeo, con un distributore di film gi che non poterono partecipare a La Sarraz, come il grup- americani, poteva incorrere nell’illegalità del- po nato con Jean Vigo (che aveva fondato già nel 1930 il la proiezione se tale pellicola risultava già de- circolo del cinema “Les amis du cinéma” a Nizza) e il positata per la sua conservazione nella Cine- grande documentarista Joris Ivens, si aggiunsero e riusci- teca del Museo di Arte Moderna di New York. rono in modo attivo a dare il loro apporto. Allo stesso tempo, altri cinetecari pensavano 8. Virgilio Tosi. Quando il cinema era un circolo. Fonda- invece che il loro lavoro dovesse essere quello zione Scuola Nazionale di Cinema. Roma 1999 di promuovere la diffusione del cinema tra i 9. “La FIAF, consapevole della sua responsabilità nei con- circuiti culturali, che di per sé permetteva loro fronti dei produttori di tutto il mondo che hanno deposita- di ottenere finanziamenti per nuovi duplicati to i propri film nelle cineteche per essere custoditi e proiet- e per acquisire nuove pellicole per il loro ar- tati per un uso non commerciale, non può rifiutare la chivio. Tra queste diverse posizioni, la decisione richiesta delle proiezioni ad altre organizzazioni “. Virgi- finale fu determinata da una scelta di - compro lio Tosi. Op. cit. messo (9) tra la conservazione delle pellicole e la disponibilità a proiettare in circuiti non com- merciali. Nel dibattito che si sviluppò succes- Traduzione dall’inglese di Marco Asunis sivamente, si aprì la possibilità per i congres- sisti della FIAF di contattare la IFFS per iniziare una nuova collaborazione. Da subito la IFFS colse tale occasione, favorendo una La Iª parte è stata pubblicata su Diari di Cineclub n. 47 stretta relazione con la FIAF. Georges Sadoul - Febbraio pag. 5 e seguente cfr. www.cineclubromafedic. comprese chiaramente l’importanza e il valore Don Chisciotte e Sancho Panza visti da Picasso it/images/ccroma/diaricineclub/diaricineclub_047.pdf 9 n. 48

La FICC - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema annuncia Il corso residenziale di autoformazione che il Centro Regionale F.I.C.C. Sardegna organizza anche quest’anno. Un importante e atteso momento di incontro, confronto e approfondimento, rivolto non solo ai delegati dei Circoli del Cinema, ma a tutto il pubblico. Ancor più quest’anno, in cui si festeggia il settantesimo anniversario della fondazione della Federazione nazionale e di quella internazionale 70 ANNI IN CIRCOLO Corso residenziale di autoformazione 2017 |10, 11, 12 marzo, Hotel Panorama, viale Diaz 231 - Cagliari

Grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

PROGRAMMA

venerdì 10 marzo 2017

15-17> arrivi e check-in camere; 18.00 > seminario – Circoli in Italia ieri, oggi e… domani! La F.I.C.C. è la Federazione nazionale di cultura cinematografica con il maggior numero di Circoli in Italia: con essa nel nostro Paese esistono anche altre otto federazioni che organizzano attività cinematografica rivolta all’organizzazione del pubblico. Nei suoi settant'anni di vita e di at- tività culturale, il numero, la diffusione e la collocazione ideale dei circoli del cinema si è venuta trasformando con il mutare delle condizioni sto- riche, sociali e politiche del nostro Paese. In questo nostro appuntamento si ripercorreranno le tappe fondamentali della storia della Federazione, analizzando la tipologia di circoli, la metodologia del lavoro culturale, la loro diffusione sul territorio nazionale. Un esame che si rapporterà con quanto anche a livello internazionale si è sviluppato, a seguito della nascita, sempre nel 1947, della I.F.F.S. - Federazione Internazionale dei Cir- coli del Cinema. Cosa è cambiato dal secondo dopoguerra a oggi? Una riflessione che ci porta ad analizzare i Circoli del cinema di oggi, per supe- rarne criticità e valorizzare i punti di forza, necessari per poter operare al meglio con il pubblico odierno, alla luce della nuova legge quadro sul cinema e audiovisivo, che penalizza fortemente attività e strutture di associazioni senza scopo di lucro come quelle della FICC. Parteciperanno all’incontro l’ufficio di presidenza e il direttivo nazionale della F.I.C.C., i delegati internazionali dell’I.F.F.S. e dei diversi Centri Regionali F.I.C.C., esponenti istituzionali e di altre realtà culturali locali e nazionali; 20.00> cena; 21.15> proiezione e discussione del filmMiracolo a Milano, di Vittorio de Sica (100’, Italia, 1951), secondo la metodologia di analisi praticata dai Circoli del Cinema F.I.C.C.;

sabato 11 marzo 2017

09.00> saluti, registrazioni e consegna dei materiali; 09.30 > autopresentazioni delle/i partecipanti e dei Circoli (attività, criticità e aspettative sul corso); 11.15> pausa caffè; 11.30 > lavori di gruppo – I trent’anni della Carta di Tabor Snodo fondamentale del percorso della Federazione internazionale e di quella italiana fu il congresso del 1987, che si tenne nella città di Tábor nell’ex-Cecoslovacchia. È durante quell’incontro delle tante federazioni nazionali, presieduta dal regista italiano Carlo Lizzani, che venne redat- ta la Carta dei Diritti del Pubblico, a partire da un testo proposto dai delegati italiani Filippo Maria De Sanctis e Fabio Masala. In essa si indivi- duarono in modo chiaro e preciso, l’orizzonte e gli strumenti della politica culturale dei Circoli del Cinema nel mondo, nel segno comune della segue a pag. successiva 10 [email protected] segue da pag. precedente pace e dell’accesso universale alle opere artistiche, all’informazione e alla comunicazione per ogni cittadino. Nell’approfondimento dedicato alla Carta di Tábor si ricostruiranno i passaggi che portarono alla formalizzazione di quella pietra miliare della politica culturale cinematografica nel mondo, illustrandone gli aspetti principali e l’eredità nei decenni successivi. Sarà inoltre un’occasione per valutarne l’attualità e la validità nel mondo della comunicazione contemporaneo, dominato dalla velocità e dall’incommensurabilità dei contenuti digitali che viaggiano su internet. Parteciperanno ai lavori i delegati dei Circoli del Cinema sardi, dei Centri regionali della F.I.C.C. e delle Federazioni internazionali dell’I.F.F.S.; 13.00> pranzo; 16.00> seminario – Associazionismo cinematografico nel mondo, dalla Seconda Guerra Mondiale alla comunicazione globalizzata Questa proposta è non solo una occasione di studio e approfondimento, ma anche un preziosissimo momento d’incontro tra diversi membri del- la Federazione internazionale provenienti dalle più svariate parti del mondo e quelli della F.I.C.C. sarda e nazionale. Sarà questo un confronto utile per conoscere realtà culturali dell’associazionismo cinematografico tra loro così diverse e distanti, oltreché contestualizzare in un ambito specificamente culturale gli ideali di pace, tolleranza, solidarietà e antirazzismo che uniscono la Federazione internazionale, simboleggiati dall’i- cona che, subito dopo il secondo dopoguerra, Pablo Picasso disegnò per l’I.F.F.S.: la colomba ad ali spiegate, che rappresentava e rappresenta an- cor oggi un segno di rifiuto dei conflitti e della brutalità della guerra. In questo quadro, la “Carta dei diritti del Pubblico” rappresenta un collante e un ideale di cultura, quale punto di riferimento essenziale per chi vuole applicare una “scuola di democrazia” in tutti i circoli di cultura cinema- tografica in Italia e nel mondo. Durante la sezione del convegno dedicata alle diverse realtà nazionali rappresentate nell’I.F.F.S., si cercheranno di approfondire i cambiamenti e le difficoltà in ambito culturale di alcuni Paesi, anch’essi colpiti da stravolgimenti socio-culturali dell’ultimo de- cennio. Sono veramente finiti i tempi delle censure e dei divieti di associazionismo in certi Paesi? E, in altri, la decadenza del cinema è legata a questioni specifiche, a nuove forme di censura o autocensura, oppure semplicemente da un diffuso rifiuto dell’impegno politico-sociale? Parte- ciperanno all’incontro e affronteranno questi temi alcuni delegati internazionali dell’I.F.F.S. ed esponenti delle istituzioni locali e nazionali; 18.00> pausa caffè; 18.30> proiezione e discussione, secondo la metodologia praticata dai Circoli del Cinema F.I.C.C., di un film proposto dagli operatori cultura li dell’I.F.F.S.; 20.00> cena; 21.30> analisi metodologica della discussione del film; domenica 12 marzo 2017

09.30 > lavori di gruppo – I trent’anni della Carta di Tabor; 11.15> pausa caffè e check-out camere; 11.30> chiusura lavori di gruppo, relazioni dei gruppi di lavoro e discussione; 13.00 > pranzo; 15.30> valutazione del corso rispetto alle aspettative iniziali, prossimi appuntamenti e saluti.

EXTRA

Convegno – I CIRCOLI DEL CINEMA E LA CINETECA SARDA Il 70° anniversario della fondazione della I.F.F.S. e della F.I.C.C. si interseca, tra il 2016 e il 2017, con un altro importante anniversario per la cul- tura in Sardegna: il cinquantenario dell’istituzione della Cineteca Sarda. Tutte queste realtà hanno avuto la possibilità di incontrarsi ed intrec- ciarsi grazie, soprattutto, alla volontà di una personalità centrale, quale fu quella di Fabio Masala. Egli è stato il fondatore della Cineteca Sarda e figura di spicco a livello internazionale della F.I.C.C. . Durante il convegno dedicato al rapporto tra F.I.C.C. e Cineteca si avrà l’occasione di ap- profondire il modo in cui gli obiettivi istituzionali e tecnici della Cineteca, nata in seno ai Centri di Servizio Culturale della Società Umanitaria in Sardegna, come archivio al servizio del pubblico, si siano potuti intrecciare col grande fermento delle attività dei Circoli che si sono diffusi in tutta l’isola. La Cineteca è diventata così come una struttura di servizio pubblico, necessaria e imprescindibile per i Circoli del Cinema e per tut- ta la rete di associazioni impegnate nella formazione culturale. Questa esperienza e storica unicità del rapporto tra la nascente Cineteca Sarda e la Federazione – che, in Sardegna, conta ancora oggi il maggior numero di Circoli rispetto al resto d’Italia – è tuttora riconosciuta, anche a livello nazionale, come esempio virtuoso di collaborazione a lungo termine tra istituzioni, capace di lasciare un segno e di influenzare a livello capillare lo sviluppo culturale del territorio. Saranno invitati a partecipare al convegno alcuni dei protagonisti che hanno operato per la costruzione del rapporto tra la F.I.C.C. e la Cineteca Sarda e i direttori della Società Umanitaria in Sardegna.

Seminario – L’alternativa pedagogica. L’eredità del principio educativo di Antonio Gramsci nella cultura e nell’educazione degli adulti Nel 1972 Alighiero Manacorda pubblica per la prima volta una raccolta di tutti gli scritti che si richiamano in Antonio Gramsci al tema pedagogi- co. Nella raccolta emerge con tutta la sua originalità la proposta pedagogica del filosofo sardo. A 80 anni dalla scomparsa del grande intellettuale sardo, possiamo affermare come non sia possibile racchiudere in un unico ambito l’eredità delle sue intuizioni e analisi complessive. L’interesse per la formazione umana è variegata e abbraccia diversi ambiti: da quelli più strettamente educativi, come la scuola e la famiglia, a quelli più so- ciali, come il partito e l’associazionismo. L’ampiezza di questo pensiero ha permesso agli studiosi di trovare in quelle pagine le risposte e gli spun- ti per questioni attuali che spaziano dal modello scolastico all’educazione degli adulti. Per queste ragioni riteniamo importante, nei settant’anni dalla fondazione della Federazione Internazionale dei Circoli del Cinema e della Federazione Italiana Circoli del Cinema, ragionare su quel pen- siero e sull’attualità o meno dei principi dell’associazionismo gramsciano che sono alla base della nascita di queste Federazioni. In particolare alcune domande possono fungere da stimolo per ragionare su questo tema: quali sono stati e quali possono essere oggi i luoghi e i metodi per favorire la ‘democrazia progressiva’? Come l’organizzazione e la fruizione della cultura influisce sulla formazione di un uomo e di una donna? Alla conferenza interverranno studiosi di fama internazionale e operatori della cultura nazionale ed internazionale.

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FICC 1947 | 2017 - 70 anni in circolo, Cagliari 10,11,12. marzo L’intero evento sarà seguito da Diari di Cineclub. Sul prossimo numero di Aprile un ampio servizio 11 n. 48 FICC - IFFS 70 anni in circolo, scuola di democrazia e resistenza culturale Luce Vigo (1931-2017) è stata la presidentessa Carta dei diritti del pubblico onoraria dell’IFFS dal Tabor (Rep. Ceca), 18 settembre 2010 e, nonostante l’età e i comprensibili disagi 1987 fisici, continuava a se- 1. Il pubblico ha diritto di ricevere tutte le guire con attenzione, informazioni ed espressioni audiovisive. Il spirito critico e saggio, pubblico deve avere i mezzi per esprimersi Elisabetta Randaccio le vicissitudini della “Amo il cinema quanto amo i giovani”. Luce Vigo, non e far conoscere i propri giudizi ed opinioni. Federazione, che, co- solo la figlia di Jean Vigo ma anche critico, instancabile Non vi sarà umanizzazione senza comuni- me tutte le grandi associazioni, attraversa pe- promotrice del cinema giovane, è scomparsa a Parigi il cazione. riodicamente piccole e grandi crisi, adatta- 12 febbraio a 85 anni 2. Il diritto all’arte, all’arricchimento cultu- mento difficile ai tempi duri che viviamo rale, alla capacità di comunicazione, fonte (soprattutto per la cultura), agli impoveri- scelte culturali dei governi, mettendo sul ta- di ogni mutazione culturale e sociale, è un menti ideologici, politici, sociali. La Federa- volo politico le proprie proposte e, magari, diritto imprescrittibile. Esso è garante di zione Internazionale dei Cineclub, diffusa nel perplessità, è ancora da realizzare nel concre- una vera comprensione tra i popoli, solo mondo intero, tramite il cinema, gli audiovi- to. In questo senso, gli ultimi venti anni han- mezzo di evitare le guerre. sivi, tenta di riscattare i più deboli dall’analfa- no prodotto tante parole, tante iniziative, ma 3. La formazione del pubblico è la condizio- betismo culturale, dalla sottomissione alla co- non si è riusciti a far comprendere ai potenti ne fondamentale, anche per gli autori, per municazione omologata. Unisce le associazioni come uno spettatore, a conoscenza delle rego- la creazione di opere di qualità. Solo la for- nazionali di divulgazione cinematografica e le della comunicazione, contribuisca con for- mazione del pubblico permette l’espressio- di formazione del pubblico dal 1947 (in questo za alla democrazia di una nazione. Semmai – ne dell’individuo e della collettività sociale. senso, si veda l’articolo di Julio Lamana appar- ed è il caso italiano esemplificato dall’ultima 4. I diritti del pubblico corrispondono alle so nel numero scorso di Diari di Cineclub e in legge cinema – sembra che i governi vogliano aspirazioni ed alle possibilità di uno svilup- questo stesso numero) e, in 70 anni, ha attra- cancellare le associazioni del pubblico. Non po generale delle facoltà creative. Le nuove versato i cambiamenti epocali della storia e c’è stato bisogno di attuare le antiche regole tecnologie devono essere utilizzate per tale della tecnologia. In certi momenti, l’IFFS ha censorie, le quali avevano prodotto lotte im- obiettivo e non per l’alienazione di massa. dovuto confrontarsi con complesse contrad- portanti e vincenti per l’autonomia dei circoli 5. Il pubblico ha diritto di organizzarsi in dizioni e ostacoli. Esemplare, in questo senso, del cinema, è bastato “semplicemente” cancel- modo autonomo per la difesa dei propri in- il periodo della guerra fredda e, in seguito, co- larli, confondendo le acque della burocrazia, teressi. Per raggiungere tali obiettivi, le as- me scriveva giustamente Fabio Masala, è stata tanto, come qualcuno ha detto, sono i circoli sociazioni del pubblico devono poter dispor- “messa in crisi dallo sviluppo dei processi di del cinema ad avere la responsabilità della de- re di strutture e mezzi posti a disposizione decolonizzazione al termine degli anni cin- cadenza del cinema italiano! Ma il problema degli enti pubblici. quanta, così come dalla contestazione giova- della soppressione di quelli che sono stati 6. Le organizzazioni del pubblico hanno di- nile e culturale dieci anni dopo. Infine l’inter- chiamati “scuola di democrazia3”, usando il ritto di essere associate alla gestione degli vento sovietico in Cecoslovacchia le fa guanto e non la spada, non è un’esclusiva del organismi di produzione e di distribuzio- attraversare momenti difficili, mettendone in nostro paese. In altre nazioni si tagliano i fon- ne, sai dello spettacolo che dell’informazio- forse la sopravvivenza stessa1.” Eppure l’IFFS di, non si concedono i visti ai rappresentanti ne, e di partecipare alla designazione dei ha resistito ed è riuscita a rimanere con i suoi delle associazioni per andare alle riunioni in- responsabili di tali organismi. circoli del cinema, uno strumento di “media- ternazionali, si blatera di crisi economica per 7. Pubblico, autori ed opere non possono zione tra la creazione e il pubblico2”. I due poli uccidere i progetti. Siamo troppo banali e essere utilizzati per fini strumentali, siano su cui al suo interno si è sempre discusso e “vintage” se ci chiediamo quanto budget viene essi politici, commerciali o altro. Nel caso operato sono stati l’attenzione per un cinema indirizzato per eventi da vetrina o per le spese di strumentalizzazioni, le organizzazioni capace di distinguersi dal solo aspetto di mer- militari? I circoli del cinema e l’IFFS, però, del pubblico hanno diritto di esigere risar- ce venduta, comprata, sfruttata, abbandona- hanno ancora la volontà di non arrendersi, cimenti. ta, magari distrutta e la formazione del pub- grazie anche ai suoi sostenitori, soprattutto 8. Il pubblico ha diritto ad una corretta in- blico, che ha avuto soprattutto da parte della schiere di volontari appassionati. E, dunque, formazione. Il pubblico rifiuta ogni forma FICC italiana un supporto fondamentale, sca- l’incontro che si terrà a Cagliari dal 10 al 12 di censura e di manipolazione; esso si orga- turito da esperienze concrete, sul campo e marzo (“70 anni in Circolo” comprendente se- nizza per far rispettare in tutti i massme- non solo teoriche. Questi due rilevanti propo- minari, lavori di gruppo, proiezione e discus- dia la pluralità delle opinioni ai fini della siti si ritrovano anche nel maggiore sforzo sione di film e due “extra” importanti sui 50 propria realizzazione. ideale realizzato dai rappresentanti della anni della Cineteca Sarda e sulla pedagogia 9. Di fronte alla mondializzazione della dif- FICC, ovvero “La carta dei diritti del pubbli- gramsciana) per ricordare i settanta anni del- fusione dell’informazione e dello spettaco- co”, stilata, dopo stremanti discussioni e per- la FICC e dell’IFFS, può essere un punto di ri- lo, le organizzazioni del pubblico si uniran- sino qualche compromesso, a Tabor nel 1987 partenza non solo per riprendere argomenti no e lotteranno sul piano internazionale. su proposta di Filippo Maria De Santis e Fabio da rimodulare o da rilanciare, ma un’occasio-

Masala. Una rilettura di questo documento ne per affilare le pacifiche armi della resisten- 10. Le associazioni del pubblico rivendica- mostra la sua attualità anche dopo 30 anni e fa za culturale nei confronti di chi vuole un no l’organizzazione di serie ricerche sui bi- riflettere sui problemi ancora non risolti o mondo di allegri cittadini passivi e succubi, sogni e lo sviluppo delle conoscenze del messi in discussione dalle scelte politiche di naufraghi nella marea dell’iper-comunicazio- pubblico. Essi si oppongono, invece, a in- tante nazioni. Così, un pubblico attivo, consa- ne, incapaci di decifrarla. dagini strumentali, come le richieste sugli pevole, critico, ma anche parte fondante delle Elisabetta Randaccio indici di ascolto e di gradimento. 1 F. Masala, Pubblico e comunicazione audio- 3 Questa appropriata definizione la si trova in visiva, Roma, Bulzoni 1986, p. 84 V. TOSI, Quando il cinema era un circolo, Roma, Bianco 2 Ibidem, p. 95 & Nero 1999 12 [email protected] E io ti distribuisco anche Béla Tarr Solo una sana e consapevole distribuzione salva il cinema dallo distorsione del mercato e dall’assenza di una politica culturale I problemi della distri- segnato più che mai dall’assenza di una politi- buzione cinematogra- ca culturale generale e nel campo del cinema fica in genere in Italia da una pratica del giorno per giorno con oscil- sono argomento riser- lanti e irrazionali scelte programmatiche. La vato agli addetti ai la- Movies Inspired fondata nel 2007 da Stefano vori, ai critici, agli Jacono e Diego Borgazzi che sono anche eser- Alberto Castellano operatori culturali. La centi (gestiscono il cinema Classico di Torino) gente comune, lo spet- ha puntato da subito su un cinema fuori dagli tatore medio, ne sa comprensibilmente poco schemi, su giovani autori emergenti beniami- o niente, sa grosso modo che ogni film viene ni dei Festival ma sconosciuti ai più e ignorati distribuito nelle sale, non immagina che il dalla grande distribuzione. Li distribuisce an- percorso di una pellicola che va “dal produtto- che in dvd e lancia molti titoli inediti diretta- re al consumatore” è qualcosa di più comples- mente per l'home video. Il listino della piccola so, un procedimento che non garantisce auto- casa può vantare già titoli come Fuochi d’artifi- maticamente la visione di tutti i film che si cio in pieno giorno, Marguerite, La Isla Minima, producono in Italia e nel mondo, ma deve fare 1981: Indagine a New York, tra i più recenti Il cit- i conti con la legge del circuito, con le regole tadino illustre, The Assassin di Hou Hsiao-hsien, dell’esercizio. Il quadro da anni si è ulterior- Tom à la ferme e Lawrence Anyways di Xavier Do- tagliate) e a Béla Tarr (10 dvd con tutti e 9 i mente complicato, l’iter che consente al pro- lan, Ma Loute, Saint Amour, El abrazo de la ser- lungometraggi del grande regista ungherese dotto cinematografico di arrivare nei cinema piente, 1001 grammi e tra quelli che vedremo che nonostante le proverbiali durate soprat- è diventato meno lineare di pari passo con prossimamente The Beautiful Days of Aranjuez tutto degli ultimi 4 film (si va dai 139 minuti di l’aumento massiccio di film importati, con il di Wenders, After Image l’ultimo film di Waj- L'uomo di Londra ai 450 del capolavoro Satan- moltiplicarsi del numero di opere d’autore rea- tango), negli ultimi anni ha conquistato giurie lizzate in tanti paesi, con l’attenzione per le e platee dei più importanti Festival ed è diven- cosiddette “cinematografie minori” (indiana, tato un idolo della cinefilia internazionale. In- iraniana, sudamericana, cinese, giapponese somma la qualità delle opere proposte (tutte ecc…) - complice l’affermazione con vari pre- in versione originale con sottotitoli italiani in mi e riconoscimenti nei festival grandi e pic- linea con un certo rigore cinefilo) è alta e la se- coli di tutto il mondo - e al tempo stesso con la lezione dei film da distribuire scaturisce da drastica riduzione delle sale una volta chia- una precisa linea programmatica (Jacono e mate “d’essai” e deputate alla programmazio- Borgazzi non prendono film italiani e si può ne di un certo cinema. Non è un caso che sono capire). Ma purtroppo non basta per avere l’a- nate negli ultimi anni alcune piccole ma in- deguata visibilità e a spiegarlo non basta la ca- traprendenti e lungimiranti società di distri- renza delle sale deputate a un certo cinema. buzione attente a nuovi autori e film “difficili” Alcuni film della Movies Inspired e non solo ritagliandosi un importante spazio tra le non riescono a superare il muro di un sistema grandi distribuzioni americane e quelle italia- cinematografico che con un perverso intrec- ne (Lucky Red, Fandango, Bim, 01, Lab 80, Teo- cio esercizio-distribuzione si muove da tem- dora e altre) impegnate da tempo a diffondere po in maniera scomposta e senza il senso delle un cinema artistico più conosciuto mediatica- Stefano Jacono davanti al cinema Classico di Torino proporzioni (vedi l’esagerato numero di copie mente e commerciabile. Non tutti questi film da, il bel film tedescoVictoria, Smoke & Mirrors, per film americani e non solo ritenuti- com riescono ad arrivare al pubblico delle città ita- Il tesoro, All’ombra delle donne. Sono anche usci- merciali ma che poi non hanno l’atteso riscon- liane grandi e piccole ma non è sufficiente ti da poco due preziosi cofanetti della Sound tro al botteghino e la miope sottovalutazione spiegarlo con lo scompenso tra domanda (di Mirror (collana Collection) dedicati all'enfant delle potenzialità commerciali di tanto cine- film da parte degli esercenti) e offerta (di film prodige del cinema canadese Xavier Dolan ma d’autore). Napoli, che è la città che cono- da parte dei distributori), con l’insufficienza che raccoglie i primi quattro film prima di sco meglio perché ci vivo, è una delle piazze delle sale per programmare tutte le pellicole. Mommy e E' solo la fine del mondo. J'ai tué ma peggiori per distribuzioni come Movies Inspi- In realtà si tratta di un problema di invisibili- mère (2009), Les amours imaginaires (2010), Lau- red. I contatti che i due distributori hanno tà che ha a che fare con la distorsione del mer- rence Anyways (2012), Tom à la ferme (2013) pro- avuto con alcuni esercenti non hanno avuto cato, con la miopia e l’incompetenza di molti posti in versione originale con sottotitoli ita- esito, con reazioni di vario tipo della serie esercenti, con gerarchie nei rapporti dell’eser- liani e con extra (interviste, trailer, scene “vorrei ma non posso” o “noi lavoriamo solo cizio con la distribuzione, con priorità nella con alcune case” o di disinteresse vista l’igno- scelta dei listini che spesso non hanno una ranza dell’esercente di turno, o ancora la giustificazione culturale né un riscontro com- spocchia di qualche esercente “illuminato” merciale. Il modo di operare, la linea culturale presunto operatore culturale che privilegia al- e la difficoltà di penetrare nel mercato di Mo- tri titoli. Naturalmente questa difficoltà – ma- vies Inspired (con I Wonder Pictures, Officine gari in proporzione minore – la coraggiosa Ubu e la neonata Reading Bloom, la casa di coppia torinese l’hanno trovata anche in altre produzione più interessante per la precisa città italiane, grandi, medie e piccole. Ma al identità, le scelte coraggiose e una chiara stra- tempo stesso continua a crescere il consenso tegia) sono emblematici di quanto sia diventa- di pubblico e di critica per il loro operato. to complicato per un piccolo sia pure agguerri- to distributore lavorare nel contesto italiano, “L’uomo di Londra” (2007) di Béla Tarr Alberto Castellano 13 n. 48 Fantacinema La legge 330/17 sulla cultura cinematografica, la “Nova Visio Europea” e la “Unio Cinematographica et Audiovisualis” La legge 330 del 2017, criteri di Copenaghen: politico, economico e audiovisive in lingua latina (film, fiction, ecc) detta “Pasolini”, “Di- di adesione all’acquis comunitario) non lo era e la nascita di mezzi di diffusione in latino sposizioni sulla cultu- in realtà a livello europeo. La mancanza di una (quotidiani/periodici, canali radio, canali tv, ra cinematografica e lingua comune e, quindi, la limitata partecipa- reti online, ecc. ). Il piano europeo ha previsto audiovisiva” ha capo- zione dei cittadini all’attività politica dell’UE rap- di attuare la rivoluzione di una lingua comu- volto il punto di vista presentava un limite insuperabile alla realiz- ne cominciando dalle pubbliche amministra- dell’intervento pubbli- zazione dell’Unione stessa. La libertà di zioni, dalla scuola e dall’università ma il com- co in materia. D’ora in circolazione delle idee presuppone la libertà pito più importante, quello di insegnare senza poi, infatti, tale inter- di comunicare mediante una lingua comune sforzo una nuova lingua ai comuni cittadini, vento si giustifica solo che consenta di scambiare idee e partecipare fu affidato a cinema e fiction, intrattenimento Roberto Venturoli se riguarda principal- alla vita pubblica senza intermediazioni. Fu e spettacolo. Per quanto fosse stato previsto mente la cultura e non così che nel 2018, tra i tanti eventi importanti che il latino si sarebbe diffuso molto veloce- l’industria, se ha come obiettivo il pubblico e che tutti conoscono e che avvennero in mente tra le nuove generazioni, era stato sot- non le imprese, se vuole agire sul contesto e quell’anno, ormai definito come “il nuovo ‘68”, tovalutato il fatto che potesse essere accolta sull’ecosistema audiovisivo non su singole real- venne firmato, a Roma, il trattato “Nova Visio dai giovani fin dall’inizio come una lingua al- tà o fenomeni. L’intervento pubblico, inoltre, Europea”. Tra le altre cose nel trattato si pre- ternativa. La concisione, la struttura, l’elegan- non sarà più assistenzialistico, generalizzato vedeva che in una generazione, si arrivasse za e la ricchezza lessicale del latino lo rendeva e permanente ma limitato nel tempo e desti- all’introduzione del latino come lingua comu- particolarmente adatto proprio per la comu- nato solo ad alcuni soggetti in funzione degli ne europea. Un insieme di circostanze politi- nicazione e l’uso nei social. I videogiochi in lin- obiettivi che si intendono raggiungere e sulla che fortunate permisero che venisse approva- gua latina, che già esistevano da anni (si pensi base di un effettivo monitoraggio dei risultati to quello che si può considerare l’atto fondante alla serie ispirata all’inquisitore Nicolas Ey- conseguiti. L’epoca dei contributi “piove-sul-ba- della nuova Europa e la più grande rivoluzio- merich, il personaggio dei romanzi di Valerio gnato”, assegnati in perpetuo anche a chi non ne dopo quella francese. Il percorso per realiz- Evangelisti), hanno avuto un boom grazie an- ne aveva bisogno e con benefici, sempre e co- zare tale rivoluzione non ha previsto l’imposi- che al tax-shelter per le imprese di videogio- munque, soprattutto per chi li assegnava, è fi- zione del latino come lingua unica a tutti i chi e per le agevolazioni fiscali di cui potevano nita. La legge è anche il risultato della voglia cittadini: tutt’altro. Lo scopo, infatti, era quel- beneficiare gli acquirenti di videogiochi in la- di cambiamento che ha coinvolto tutta l’Italia lo di fornire all’Unione, percepita dagli Euro- dopo le elezioni del 2017. Da un giorno all’al- pei come una istituzione astratta e lontana, lo tro il Bel Paese è diventato il laboratorio di strumento di identità culturale che finora gli sperimentazione politica più avanzato del era mancato e mettere a disposizione di tutti i pianeta, dove tutto è possibile senza ricorrere cittadini i mezzi per acquisire volontaria- a violenza e senza ideologie preconcette con- mente (o indirettamente) la conoscenza di dizionanti. La costruzione di una reale demo- una lingua comune. L’esperimento di unire crazia partecipativa è divenuto un obiettivo a attraverso la lingua 500 milioni di persone portata di mano e ha portato alle riforme co- non ha precedenti, a parte quello realizzato in stituzionali approvate dal referendum del Palestina per riportare in vita la lingua ebrai- 2018, mediante le quali la Camera dei deputati ca, per ridare unità linguistica agli ebrei della è stata sostituita dalla Camera dei rappresen- diaspora, sparsi per il mondo, e per far rina- tanti, estratti a sorte tra tutti i cittadini mag- scere Israele. Ma proprio questa sfida ha dato Eymerich, l’ Inquisitore diventato videogioco giorenni, il sorteggio è diventato il metodo agli Europei la consapevolezza delle proprie per attribuire il 50% degli incarichi in ogni as- radici e della propria forza, gli ha ridato slan- tino. Con la nuova filosofia dalla legge “Pasoli- semblea legislativa locale e in ogni organo col- cio e passione e la voglia di tornare ad essere ni” lo Stato sostiene e promuove tutto il cine- legiale pubblico con poteri normativi e refe- competitivi nel mondo non con le armi o con i ma e tutto l’audiovisivo che interessa il rendum propositivi ed abrogativi sono stati commerci ma con le idee, senza ambizioni di pubblico non solo quello commerciale. Finisce introdotti ad ogni livello, da quello municipa- potere o di neo-colonialismo ma per condivi- l’era tolemaica basata sulla centralità della sa- le a quello nazionale, secondo il modello sviz- dere con tutti i popoli il sogno di un mondo la che viene considerata soltanto come una zero. Contemporaneamente tutto il Vecchio civile e migliore. La rivoluzione linguistica eu- parte dell’ecosistema audiovisivo. L’interesse Continente si è risvegliato. Una nuova passio- ropea, come tutti sanno, si è attuata attraver- pubblico non riguarda, poi, solo le sale cine- ne per la politica ha portato al governo in qua- so i seguenti provvedimenti: 1. l’insegnamen- matografiche commerciali ma tutti gli spazi si tutta Europa (Spagna Francia, Italia, Ger- to del latino come lingua viva a partire culturali pubblici o privati disponibili per pro- mania, Romania) movimenti partecipativi dall’anno scolastico 2019-20 in tutte le classi iezioni condivise. Per esempio, dal 2018, se- per i quali era evidente che l’Unione Europea della scuola primarie e dall’anno successivo condo la nuova legge sulla casa, tutti gli edifici sarebbe stata soltanto un’associazione com- nella prima classe delle scuole secondarie, e di nuova costruzione devono disporre di una merciale ed economica ma non politica e cul- così di seguito negli anni successivi; 2. L’ado- sala di dimensioni adeguate al numero di utenti turale, non una “comunità”, se non fosse stata zione, entro il 2021, del latino come lingua uf- per riunioni, spettacoli e proiezioni. Tutto ciò assicurata ai cittadini una quinta libertà. Fino ficiale di tutte le amministrazioni pubbliche ha creato le condizioni per una crescita incre- al 2018 le quattro libertà fondamentali dell’U- europee e delle università; 3. Un apposito pia- dibile dei consumi audiovisivi. L’Italia, quindi, nione europea erano: libertà di circolazione no che ha finanziato corsi gratuiti di lingua la- dopo aver trascurato per anni le linee guida delle persone, delle merci, dei servizi e dei ca- tina a disposizione di tutti i cittadini; 4. La di- europee in materia di cinema e audiovisivo, pitali. La quinta libertà di cui si comprese la rettiva che ha regolato i casi in cui scritte, ha finalmente cominciato a preoccuparsi dell’ac- necessità era la libertà di circolazione delle insegne, comunicati ecc. devono essere bilin- cessibilità totale a tutte le opere cinemato- idee che, apparentemente assicurata a livello gui, cioè nella lingua del paese e in quella grafiche e audiovisive, garantendone non solo nazionale dalle democratiche costituzioni de- dell’Unione; 5. Il piano “Panem et circenses” lo sfruttamento commerciale ma soprattutto gli stati aderenti (secondo quanto previsto dai con lo scopo di favorire la produzione di opere segue a pag. successiva 14 [email protected]

segue da pag. precedente imparare una lingua nuova a scuola, all’univer- Cinematographiae et Imaginis Animatae”. I la reperibilità, la circolazione e la fruizione sità e al lavoro. Inizialmente nella soap ogni portali online dei tre centri saranno unificati culturale gratuita o a pagamento (con abbo- interprete parlava nella propria lingua ed era- e i cittadini europei potranno accedere a tutto namenti mensili di 2-3 euro o a prezzi control- no presenti i sottotitoli in latino e nella lingua il patrimonio cinematografico e audiovisivo, lati per lo scaricamento). Attraverso i portali del paese di diffusione ma già nel 2022, in oc- presente e passato, dei tre paesi che verrà del “Centro Nazionale per il Cinema e l’Audio- casione della millesima puntata (NB grazie al- completamente sottotitolato in latino grazie visivo” della Biennale di Venezia si possono le economie di scala la soap era quotidiana, al lavoro di migliaia di giovani under-39. Mag- cercare e vedere film, fiction e ogni opera -au sette giorni su sette), tutti parlavano in latino giori particolari sull’accordo si possono legge- diovisiva archiviata da servizi di hosting com- e i sottotitoli erano solo nella lingua naziona- re nell’articolo “Europae cinematographicae” merciali o da cineteche e mediateche pubbli- le. Tra l’altro i paesi coproduttori sono nel di Angelo Tantaro sul numero 100 di “Diari che e private, scaricare legalmente versioni frattempo divenuti sette e la soap è diffusa in Cinecluborum”, il primo e, ormai, il più auto- per il riuso, prenotare una sala per una proie- 41 paesi (quindi anche al di fuori dell’Unione) revole e diffuso periodico cinematografico in zione condivisa, acquistare un biglietto di una ed è uno dei veicoli più efficaci dell’apprendi- latino dell’Unione. La trilogia di storia alter- sala commerciale, ma anche caricare una pro- mento della lingua latina tra gli adulti. nativa di Enrico Brizzi (1. L’inattesa piega de- pria opera audiovisiva che si vuole condivide- “Alexandri Baricci Ucroniae” ha, dal 2021, ri- gli eventi; 2. La nostra guerra; 3. Lorenzo Pel- re. Ai massicci consumi online ha fatto ri- voluzionato il settore dell’intrattenimento te- legrini e le donne), che ambienta le sue storie scontro il ritorno del pubblico nelle sale che è levisivo. Il noto scrittore e uomo di cultura è in un’Italia vincitrice con gli Alleati della se- stato favorito sia dalle agevolazioni fiscali per partito dalla constatazione della diffusione conda guerra mondiale, sarà il primo grosso abbonamenti mensili/annuali ma in partico- tra i giovani, grazie ai social e ai videogiochi, impegno produttivo che si svolgerà sotto lare dalla norma 50/50, per cui il pubblico può dell’uso della lingua latina ma anche della dif- l’ombrello della nuova legislazione. Il proget- finanziare e preacquistare (con la garanzia fusa ignoranza della storia e della cultura co- to è stato presentato da una società nata nel dello Stato, se necessaria) i progetti di film e siddetta generale. Ha, quindi, proposto di re- 2017 e lo sviluppo ha raccolto in un mese il 75% di fiction che vorrebbe vedere e che vengono, alizzare un gioco nel quale i concorrenti devono del budget necessario tra i cittadini dei tre pa- comunque, sostenuti dallo Stato se raggiun- ricostruire passo passo un evento storico di esi. Per interpretare Lorenzo Pellegrini, il pro- gono il 50% del budget. Anche la legge Makkox cui loro ignorano completamente l’esito ma di tagonista, è stato scelto Edoardo Leo. Il mol- (dal nome del proponente), che ha consentito cui invece è perfettamente noto, grazie ai do- davo Igor Cobileanski sarà il regista della l’apertura di sale cinematografiche dove è am- cumenti storici, lo svolgimento. Ogni puntata serie mentre ogni episodio sarà diretto da un messo fumare, ha dato nuovo ossigeno all’e- è introdotta da una fiction che descrive un av- regista diverso e tra gli interpreti ci saranno sercizio. Un discorso a parte meriterebbero le venimento (guerre e battaglie, lotte politiche, Monica Bîrlădeanu nonchë Alice e Bobby sale della catena americana “Land-O-Smiles” scoperte geografiche, congiure, genocidi, in- Păunescu, che sarà anche uno dei produttori e di quella cinese “T’ien Lai” (N.B. Entrambe venzioni, rivoluzioni, creazioni stilistiche, ecc.). nonché regista di alcuni episodi. Emmanuel prendono il nome da marche di sigarette alla Quando si arriva ad uno snodo narrativo, Ba- Carrère e Brizzi coordineranno la squadra di marijuana citate nel romanzo “La svastica sul ricco interviene e chiede ai concorrenti quale sceneggiatori. Sono previste per ora tre sta- sole” di Philip K. Dick) dove, dopo la depena- direzione prenderà la storia. gioni di 13 episodi e un pilo- lizzazione nel 2018 delle droghe leggere, si I concorrenti per essere am- ta. Sceneggiatori cinesi e può vedere un film fumando marijuana e gu- messi devono superare un dell’Unio latina stanno in- stando dolcetti e altre prelibatezze all’hashi- test che dimostri la loro tanto sviluppando il sogget- sh. Le tante misure citate nell’articolo sul bo- completa ignoranza della to, la bibbia e il pilota di due om delle sale religiose (Diari di Cineclub n. 44 storia e della cosiddetta cul- serie : “Legio Phantasma” e pag. 1) hanno contribuito a creare un ecosiste- tura generale. La trasmis- “Legatio 166 d.C.”. La prima ma audiovisivo molto favorevole anche alla sione in poco tempo è di- racconterà la storia della le- diffusione tramite film e fiction del latino. I ventata la prima nel suo gione romana di cui si sono fondi del piano europeo “Panem et circenses”, genere in Europa anche se perse le tracce dopo la di- il tax-shelter per l’audiovisivo, che ha consen- tutta in Latino. Grazie al raf- sfatta di Crasso a Carre (53 tito la crescita e la capitalizzazione delle im- forzamento del mercato eu- a.C.) contro i Parti. I legio- prese virtuose e innovative, il tax-credit final- ropeo, che finalmente co- nari, molti dei quali origina- mente a scaglioni (come previsto dall’articolo minciava a disporre di un ri della Gallia e della Dacia, 53 della Costituzione*) e, quindi, maggiore pubblico omogeneo e nume- inseguiti dai Parti attraver- per le produzioni più piccole, hanno stimolato ricamente significativo, do- so l’Asia centrale avrebbero le produzioni di ogni genere di opere in lati- po alcuni incontri prepara- raggiunto la Cina e sarebbe- no. Come è noto il film sulla scoperta dell’A- tori, Francia, Italia e Romania ro gli antenati dei cinesi merica da parte dei Romani, “Mundus novus” hanno concordato, nel 2022, Testa di Marcus Licinius Crassus, Console biondi e con gli occhi verdi (di cui si è parlato in Fantacinema sul n. 43 una legislazione comune per della Repubblica romana. Museo del Louvre che vivono oggi nella provin- pag. 43 di “Diari di Cineclub”) ha vinto il Leo- il cinema e l’audiovisivo, cre- cia di Gangsu . Il viaggio del- ne d’oro nel 2021 ma si è anche assicurato l’O- ando la “Unio Cinematographica et Audiovi- la prima ambasceria romana ufficiale inviata scar per il miglior film in lingua straniera l’an- sualis”, che rappresenta il secondo o terzo polo in Cina nel 166 d.C. dall’imperatore Marco Au- no successivo, diventando poi una serie di produttivo cinematografico mondiale, con la relio sarà invece l’argomento dell’altra serie. successo mondiale. La serie “Loci in sole” è prospettiva di essere il primo dopo l’adesione L’Europa del XXI secolo affronta il futuro con stata la prima soap interamente in latino. I della Spagna, prevista nel 2023 e forse del Por- una sfida coraggiosa che coinvolge tutti i suoi protagonisti sono tutti dipendenti pubblici togallo nello stesso anno. Misure a favore del cittadini, sfida alla quale il Cinema partecipa (pompieri, poliziotti, impiegati, medici, inse- pubblico, Sofica, tax-shelter per l’audiovisivo, assieme al suo pubblico come artefice, prota- gnanti, ecc.) e le loro famiglie, imparentate finanziamento partecipato 50/50 (crowdfun- gonista e testimone. Buone visioni. tra di loro. È stata una coproduzione inizial- ding cinematografico, audiovisivo e videolu- mente di tre paesi (Francia, Italia e Spagna) dico), tax-credit a scaglioni, ecc., d’ora in poi Roberto Venturoli che ogni anno si è arricchita di nuove parteci- saranno istituti comuni ai tre paesi. Il «Centre pazioni nazionali. La prima edizione di “Loci National du Cinéma et de l’image animée” in sole” ha seguito quotidianamente le diffi- (CNC), il “Centrul National al Cinematogra- *Art. 53 della Costituzione: Tutti sono tenuti a concorrere coltà affrontate nei vari paesi dai genitori e dai fiei” e il “Centro Nazionale per il Cinema e l’Au- alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contri- figli delle famiglie protagoniste che dovevano diovisivo” diverranno strutture del “Centrum butiva. 15 n. 48 Il valore dei circoli del cinema a Roma e Squitieri. Il ribelle del dintorni cinema italiano Di recente ho sostenu- potrebbe e con esso “Massenzio” che lo fu in to la difesa dei cinecir- passato, essere sede di nuove proiezioni all’a- coli romani degli anni perto, un esperimento ancora da fare. Per ora ‘70, perché i Circoli del solo a piazza di Spagna si è provato con un Cinema rappresenta- buon esito a proiettare un film che fu girato in no una realtà storica e quello scenario naturale monumentale: Va- attuale, culturale, civi- canze romane. I circoli del cinema restano ca di eccellenza che ri- quindi una roccaforte, come i lettori forti per Leonardo Dini unisce le due culture la letteratura, di un cinema sano, colto che ag- cinematografiche di giorna e completa la preparazione culturale di Italia e Francia patrie storiche della cultura ci- cittadini, studenti, si pensi ai cineclub univer- nematografica mondiale, spesso a livello loca- sitari e di licei, una valida alternativa alla de- le integrano positivamente la rete dei cinema sertificazione culturale non inesorabile ma ri- e sono in molte realtà locali gli unici cinema schio da non trascurare, una rete culturale presenti sul territorio, realtà stimata e valoriz- non in competizione ma che integra il cinema zata anche dal ministero dei beni culturali che per vocazione effimero delle multisale e difen- ne riconosce formalmente il valore civile, for- de anche la rete che deve ricrearsi e non ridur- mativo, educativo, tanto che spesso completa- si dei cinema storici e nuovi che con le nuove no con dibattiti, mostre, stage, workshop e at- tecnologie possono essere dei luoghi a km ze- tività divulgative la educazione civica ai beni ro e di prossimità ‘per fare cultura. E proprio culturali e a una cultura cinematografica e ci- nel creare cultura spesso anche in dialogo con neletteraria. Ancora più importante la rete dei protagonisti, registi, autori, proseguirà nel cineclub d’ Essai che frequento da moltissimi futuro la rete dei Circoli del cinema e cineclub anni cito tra tutti il celebre Filmstudio di Tra- se le istituzioni e la società civile sapranno di- Il 18 febbraio è morto a Roma Pasquale Squi- stevere a Roma e il Fandango e la sala cinema fenderli, valorizzarli, farne luoghi storici del tieri, il ribelle del cinema italiano, un regista ma d’ Essai del Nuovo Olimpia, il cinema più cinema, fucine al tempo stesso del cinema di controcorrente che con grande energia e sen- centrale di Roma. Perfino dentro la boutique domani che spesso nasce nelle idee di giovani za peli sulla lingua ha sfidato la vita fino all’ul- Vuitton sopravvive in forma di minisala quel- che vedendo dei buoni films decidono di fare timo. E’ di pochi mesi fa: 12 novembre 2016, il lo che fu il mio cinema da bambino spettatore: cinema. La nuova legge sul cinema mediante tributo che Franco Mariotti con l’Associazione l’Etoile. Grande ruolo culturale hanno infatti decreti e regolamenti attuativi su Fus e soste- Culturale Amarcord per il consueto Evento an- nella mediazione linguistica e nel dialogo fra gno al cinema può e deve per giustizia restitui- nuale di Primo Piano sull’autore gli ha dedicato culture e civiltà proprio nelle grandi città i ci- re fondi fus e mezzi di crescita e di tutela ai cir- nella Sala Fellini di Cinecittà Studios con il neclub e cine circoli a Roma, anzi spesso, am- coli del cinema che non sono comuni sale ma Convegno: Pasquale Squitieri. Il piacere della basciate e accademie e università estere fanno luoghi di produzione culturale, più luoghi dove libertà. Nell’occasione è stato presentato an- a gara nel creare, sostenere, programmare le si discute e si crea cinema più luoghi per distri- che il libro (a cura di Lilia Ricci, edizione AmaR- loro mini sale cinema, spesso ben realizzate, buire autori giovani o d’arte non commerciali corD, pag. 192) a lui dedicato dove sono presenti per diffondere le loro culture e sarebbe molto richiesta che viene anche dai produttori, nessu- contributi di critici, attori, registi, accademici positiva una sinergia fra circoli del cinema, ci- na concorrenza con sale parrocchiali anzi fides oltre a personaggi della cultura italiana che neclub essai storici e cinefestival di ambascia- et ratio fanno sistema nel diffondere cultura, hanno lavorato con lui e lo hanno conosciuto. te e accademie. Si sono sviluppate poi a Roma l’esempio della sala della Associazione Bomba Un libro che vale la pena leggere perché aiuta a a fianco della Festa del Cinema, della Casa del Carta alla cappella universitaria de La Sapien- dare un senso e comprendere meglio la vita e Cinema e del Roma Fiction Fest tante iniziati- za in concomitanza con le sale cinema univer- l’opera del carismatico regista partenopeo. ve che hanno promosso proiezioni all’aperto sitarie ad esempio. Insomma più cinema più Nella stessa serata a Cinecittà sono state proiet- sul modello della Estate Romana dell’assesso- circolazione di idee, più democrazia, cittadi- tate, alla presenza di Pasquale Squitieri, Otta- re Renato Nicolini che resta prototipo efficace nanza attiva, in ultima analisi più civiltà collet- via Fusco e Claudia Cardinale due opere: Piaz- di diffusione di massa di una cultura cinema- tiva e individuale. zale Loreto e L’altro Adamo, testamento spirituale tografica credibile e qualificante culturalmen- Leonardo Dini di Squitieri che, con coraggio, si è sempre ri- te per gli spettatori. Paradossalmente invece il Romano, studioso, filosofo della scienza, si interessa della fiutato di sottostare alle convenzioni sociali e Circo Massimo che è abituale sede di concerti cultura in Italia anche come politico nel Pd che, anche in occasione del Convegno a lui de- dicato, è riuscito a trasmettere ai partecipanti il messaggio di riuscire a cogliere sempre l’op- News dal SardiniaFilmFestival XII Edizione portunità di superare se stessi. P.D. 1200 cortometraggi provenienti da 80 diverse nazioni segnano il bilancio alla chiusura delle iscrizioni per la XII edizione del Sardinia Film Festival avvenuta il 28 febbraio scorso. La giuria di preselezione è già al lavoro con la catalogazione delle opere tra le quali compaiono 360 prime visioni italiane e ben 200 prime visioni europee. Il minuzioso lavoro continuerà nelle prossime settimane con la selezione dei lavori più meritevoli che andranno inseriti nelle diverse sezioni presenti al festival, che ricordiamo essere: Animation, Documentary, Experimental, Fiction, School, Vetrina Italia, Vetrina Sardegna, VideoArt. In larga maggioranza, ben 1000, sono opere prodotte nell’ultimo anno e 160 le opere prime. Non ci resta che attendere l’estate per scoprire quali saranno i cortometraggi proiettati e premiati nelle diverse tappe del festival. P.R. www.sardiniafilmfestival.it XII International Short Film Award - 2017 April/September 16 [email protected]

Illustrazione di Giampiero Bazzu in collaborazione con Gli Assassini - Creative Studio 17 n. 48

Ultim’ora. A numero chiuso apprendiamo che l’affettuoso amico Elio Girlanda ci ha lasciati Addio a Elio Girlanda

La rarefazione di Elio Con Elio a Campo de’ Fiori La risata di Elio

Basito e commosso per la sua morte, gli porgo Elio era un caro amico, colto e simpatico. Ha Confesso che quando ho saputo, da un sms, idealmente l’estremo saluto. Non sapevo del collaborato alcune volte con Diari di Cineclub. della morte di Elio sono scoppiato a piangere. male incurabile che lo aveva colto negli ultimi Quando lo incontravo parlavamo, ovvero lui Ed ero in fila alla cassa di un supermercato. mesi. Avevo però notato come una sorta di rare- parlava di più e io ascoltavo. Diceva cose serie Può sembrare assurda una tale reazione per fazione della sua presenza nella vita reale così con intermezzi di battute gettate lì all’improv- una persona conosciuta per ragioni di lavoro, come su Fb dove fino a qualche tempo fa corri- viso e rideva. Aveva una risata molto persona- tanti anni fa, quando lui coordinava il proget- spondevamo spesso. Infatti per anni, dopo es- le, si distingueva. Metteva gioia. Dentro la sala to “Cantiere Italia” ed io ne ero il responsabile serci conosciuti in Rai un trentennio ormai, al- buia si capiva se Elio c’era. Una volta alla sala per la Direzione Cinema. Ci siamo sempre dati lorquando, sul finire degli anni ‘80, eravamo Sinopoli di Roma, scorrevano i titoli di coda del lei, quasi per gioco, per sottolineare anche entrambi programmisti a tempo determinato. del film Tir, la sala era ancora buia e si udì un di fronte agli altri e tra di noi la grande stima Per anni poi, seppure casualmente, ci siamo in- solitario e prolungato muhhh di disapprova- reciproca. Il fatto è che di Elio Girlanda si può contrati pressochè ovunque: in libreria, alla Sa- zione. Subito dopo mi si avvicinò un’ ombra e senz’altro dire che rendeva piacevole il mondo. pienza in Via Salaria, alla Upter, alla Casa del sottovoce nell’orecchio mi sussurrò “Se vince Quando negli ultimi anni mi capitava di in- Cinema, alla Sala Trevi, alla Cineteca Naziona- Tir gli cambiano il titolo, il nuovo sarà Sacro Tir” a contrarlo, casualmente, era veramente una le, a Cinecittà. Una delle ultime volte persino in me venne da ridere. Subito dopo l’applauso di gioia, un piacere che si prolungava anche dopo un supermercato nei pressi di Piazza Fiume tutta la sala. Per un attimo ebbi il dubbio che il la fine dell’incontro e che quasi sempre lascia- mentre era in compagnia di sua moglie Cristina consenso fosse per la battuta di Elio. Mi confi- va come strascico qualche libro, qualche dvd, cui va la mia vicinanza. Al dolore si aggiunge il dò che l’autore del dissenso sonoro era lui. Io acquistati dopo aver chiacchierato con foga e rimpianto di non aver dato vita a nessuna delle non ero d’accordo. Ci fermammo a parlare con passione per ore, parlando di cinema, di tante iniziative che vagheggiavamo ad ogni in- molto vivacemente. Quando si seppe che aveva media digitali, di cultura, di libri, di politica, contro. Colto, versatile, acuto, ironico, spirito- vinto questo film alla Festa del Cinema di Ro- della vita, del mondo, come due adolescenti. so, autenticamente “telesaudadista”. Anche da ma, Elio mi telefonò e senza dire chi fosse mi Mi ero illuso di poterlo frequentare come avrei una breve e scanzonata conversazione come disse “Te lo avevo detto che il sacro porta fortu- voluto una volta andato in pensione e magari erano le nostre, traspariva la solidità dei suoi na” e scoppiò in una tonante risata. Con Elio scrivere o girare qualcosa assieme. Avrei tanto studi filosofici completati dalla formazione spe- c’era sempre una chiacchierata nel tentativo di voluto che realizzasse il suo film su Wittgen- cifica avvenuta al Centro sperimentale di Cine- capire quale la strategia migliore per il riscatto stein, di cui avevo letto la sua originale sceneg- matografia. Avevamo pensato proprio ad un’in- delle Associazioni Nazionali di Cultura Cine- giatura. Mi toccherà solo immaginarmelo quel teressante serata sulle nuove tecnologie. Non ce matografica. Mi ricordo un pranzo fugace in film e quando avrò voglia di rievocare quel n’è stato il tempo. piedi con un pezzo di pizza del forno di Cam- mondo piacevole di idee e progetti, che condi- Ugo C. Caruso po de’ Fiori con Marco Asunis e Patrizia Masa- videvo con lui quando ci incontravamo, guar- la. Dopo tante ardite elaborazioni esclamam- derò una delle sue tante lezioni sul cinema re- Da Parte della FICC mo all’unisono: “E proprio bona sta pizza gistrate per l’università a distanza Nettuno o i romana” e lui simpaticamente tuonò di nuovo. suoi interventi pubblicati su YouTube. Ciao Esprimiamo le più sincere condoglianze da Elio, mi mancherà la tua inconfondibile risata parte di tutta la FICC - Federazione Italiana Angelo Tantaro nel buio della sala Darsena alle proiezioni dei Circoli del Cinema ai soci e al Direttivo Na- stampa della Mostra di Venezia. D’ora in poi, zionale del CSC - Centro Studi Cinematografi- quando sentirò qualcuno ridere come te, du- ci per la scomparsa del caro amico Elio Girlan- rante una proiezione, mi volterò a cercarti, da, di cui vogliamo ricordare la passione, il sperando che ci siamo tutti sbagliati e che tu rigore intellettuale, l’impegno e la coerente sia ancora lì tra di noi e... mi ricorderò di te e battaglia in difesa dell’ autonomia dell’associa- dei bei momenti che abbiamo condiviso. Gra- zionismo nazionale di cultura cinematografi- zie. ca e per la crescita formativa di un nuovo pub- Ugo Baistrocchi blico attivo e critico. Marco Asunis (presidente FICC) Elio e la via dell’arte e della creatività Elio Girlanda ci ha lasciato. Critico, giornalista, regista, docente di nuovi media. Autore, tra i molti testi, delle monografie del Castoro su e Meryl Streep. Amico carissimo fin dalla giovinezza, con lui ho vissuto gli anni dell’Azione cattolica a Roma, e i primi passi a Radio- Tre. E mille altri progetti, nati da una mente capace di immaginazione inesauribile, senza sosta, di una profonda capacità analitica e critica, di una curiosità fervida. Qualità che hanno contri- buito a renderlo un docente molto amato. Il 27 gennaio scorso, giorno del suo compleanno, ha fatto un regalo bellissimo a chi si è trovato con lui, un regalo nel segno di Mozart, nato lo stesso giorno. Il regalo del mostrare la via dell’arte e della creatività, filo lieve e solido che tiene in vita la vita, oltre ogni fine. Bia Sarasini

18 [email protected] Angelo Musco: un grande attore dimenticato Provate a chiedere ad descrizioni, mentre sullo scher- una persona di mezza mo tutto deve visualizzarsi”. età chi fosse Angelo Ciò nonostante i tempi gli im- Musco: aspettatevi an- posero di fare del cinema ma che un “mai sentito qui, almeno all’inizio, non ri- nominare”. Chiedetelo petè i grandi successi, soprat- ad un sessantenne: tutto commerciali, riscossi con Giuseppe Curallo difficilmente la rispo- il teatro. Un po’ come Totò, il sta potrebbe essere cui filone commerciale però vaga; se poi fosse un amante di teatro o di ci- rendeva, a giudicare dai nume- nema, gli vedreste sgranare gli occhi e rispon- rosi filmetti girati, puntual- dervi che Musco è stato uno dei migliori e po- mente bollati dai critici. Angelo polari attori del teatro italiano fra le due Musco, dunque, inizialmente si guerre. Secondo, forse, solo a Ettore Petrolini. trovò in difficoltà con il cinema; Non c’è da meravigliarsi; la cultura teatrale abituato a “parlare” direttamen- non è cosa poi così diffusa tra i giovani del no- te con il pubblico, forse non lo Angelo Musco con Pirandello stro Paese; può così capitare che un “grande” “sentiva” attraverso l’obiettivo scompaia del tutto anche nella memoria, di- della macchina da presa e non menticato fino a diventare del tutto - scono riusciva a comunicare con lui sciuto alle nuove generazioni. Specialmente come sempre. E per Musco fu se quel “grande” lo era stato sul palcoscenico e un cruccio che lo perseguitava, non altrettanto sullo schermo, non lasciando che lo impegnò in sforzi inusi- quindi molte tracce della sua bravura nelle ci- tati come una scommessa con neteche. Chi era Angelo Musco? Lasciamo- sé stesso, inducendolo a insiste- glielo dire a Simoni, un autorevole critico re sul cinema nei suoi ultimi dell’epoca che – presagendo il futuro dell’atto- cinque anni di vita, per trovare re fatto di straordinari successi, nel 1915 sul il modo, anche con questo mez- Corriere della Sera di lui scriveva: “E’ un comi- zo, di esprimere il massimo di co irresistibile…tutto istinto, dagli occhi acce- sè con il suo pubblico. E alla fine si, dalla faccia bruciata, bizzarro, indiavolato, ci riuscì. I dieci film interpretati colorito come una maschera del tempo fecon- nel periodo 1932-1937 registra- do” mentre Gabriele D’Annunzio lo definitiva rono da parte dei critici un’esca- “il signore della risata”. Un attore che, partito lation di giudizi di progressivo “L’aria del continente” (1935) con Angelo Musco, di Gennaro Righelli dalla Sicilia, conquistò un’enorme popolarità miglioramento della sua arte cinematografica, popolare. Immagine che con il tempo si è via in tutto il mondo e fu talmente apprezzato fino ad arrivare a vere proprie acclamazioni via sbiadita nella memoria, fino a cadere dalla critica che i maggiori scrittori siciliani (postume, purtroppo, come quelle riservate al nell’oblio. Immeritato. Di lui per fortuna si ha dell’epoca, come Pirandello, Capuana e Mar- toglio, scrissero per lui ! Il primo interprete de La giara di Pirandello, nel 1917, fu Musco, che interpretò anche La patente, Pensaci Giacomino, Il berretto a sonagli, Liolà. Tra i suoi grandi suc- cessi San Giovanni decollato e L’aria del conti- nente di Nino Martoglio e Cavaliere Pedagna di Capuana. Era un vero “animale da palcosceni- co”, che amava visceralmente il rapporto di- retto con il pubblico, l’immediatezza della co- municazione propria del teatro. Aveva un grande talento di osservatore dell’umanità, una spontaneità e gioia di vivere che riversava nel suo lavoro di attore, spingendosi a trasfor- mare in modo estemporaneo il copione, in- traccia nei suoi pochi film, che meritano di es- trecciando il testo dell’autore con battute ori- sere visti dai cultori dell’arte cinematografica, ginali ed esilaranti. “La commedia è la stoffa e ma anche di chi ama il buon umore. Il “Cine- l’attore è il sarto, che la taglia, la trasforma, la club Piacenza G. Cattivelli” custodisce nella ricompone”: questa la filosofia dell’arte inter- sua cineteca ben 7 titoli (L’eredità dello zio buo- pretativa di Angelo Musco sul palcoscenico. nanima del 1934, Lo smemorato, I re di danari, Per questo trionfava irresistibilmente sulle L’aria del continente del 1936, Il feroce saladino, scene e non amava molto il cinema. Nel teatro Pensaci Giacomino e Gatta ci cova del 1937), che - soleva dire - la questione si riduce tutta ad grande Totò!) per Gatta ci cova del 1937. Morì verranno messi a disposizione di compagnie un autore che immagina il personaggio ed un improvvisamente, a Milano il 6 ottobre, a 66 teatrali, di associazioni e di istituti scolastici. attore che lo interpreta. L’interpretazione del anni. Le cronache dell’epoca riferiscono della personaggio dipende, quindi, interamente sterminata folla che il 14 ottobre del 1937 ac- Giuseppe Curallo dall’attore; mentre nel cinema il personaggio colse la sua salma alla stazione di Catania, ove e l’attore dipendono dal regista. Il mezzo era nato. Lasciò nei ricordi dei suoi contem- Gionalista, presidente del Cineclub FEDIC Piacenza G. meccanico grava inoltre con tutte le sue esi- poranei un’immagine vivissima di grande at- Cattivelli dal 2002, autore di servizi TV per l’emittente genze….ma non basta. Sul palcoscenico molti tore, di umorista colorito, di fenomeno che ha locale Telelibertà fatti possono essere risolti in narrazioni o pochi riscontri nella storia del nostro teatro www.cineclubpiacenza.it 19 n. 48 Luoghi che non esistono: la cineteca di Espiritu «Ai tempi della fondazio- nel ghetto di Praga). Prima della cineteca Gola ne della cineteca, al cen- di fumo era popolata da un sottoproletariato tro di Ruèn, nella foresta di paese simile a quello di tante degradate bi- di Chentomínes, polvere donville e puzzolenti coketown. Poi quella grigia e fragorosa scen- gente, remitanos si dice in sardo, fu diasporata deva, venata dal rosso di in case popolari, sas casas minimas. Gioco mol- mattoni frantumati a col- to sui nomi, sul raffronto tra quello che dico- pi di martello e di mazza. no come rappresentazione grafica, come Natalino Piras La cineteca si innalzava campo immaginifico, come suono, e i loro si- nella polvere. A volte la gente moriva. La polvere gnificanti. Espiritu è Bitti, il mio paese, una soffiava rantolando verso il basso lungo le canale Barbagia a confine tra alta Baronia, Goceano che innervavano i ponteggi e le impalcature, for- e Logudoro. Il marchio inventato proviene da mando cumuli di detriti così alti che a volte si dove- un personaggio, Espiritu Felix, rinvenuto nel va abbandonare il lavoro. Era uno spettacolo irre- cantare andino, la magnifica pentalogia di Ma- ale. Gli operai frantumavano oggi quanto avevano nuel Scorz (Rulli di tamburo per Rancas, Storia di edificato ieri in un salire sbilenco, che a tratti pren- Garabombo l’invisibile, Il cavaliere insonne, Cantare deva la forma di piramide o di ziggurat, a tratti in- di Agapito Robles, La vampata), la ballata degli vece quella di un rozzo obelisco, un massiccio indios che si oppongono alla multinazionale menhir senza testa. Così crebbe la cineteca in altu- Cerro de Pasco Corporation. A Espiritu ho ag- ra. Gli operai liberavano i piani dalle impalcature e giunto Fuente Lope per Lope de Vega e il suo vedevano visioni di sonno che evaporavano dan- teatro nel siglo de oro spagnolo, il Seicento. zanti nella calura e si allungavano d’inverno come Specie Fuenteo Ovejuna, una storia di sangue, candele di ghiaccio. Le arcate uscivano dissestate, le di ribellione contadina contro l’anacronismo Quale memoria pro so´ remitanos di Giulio Albergoni e forme quadre senza angoli, con pilastri di differente del potere feudale. Fuente Ovejuna vuol dire Natalino Piras, Liberatzione, Torpè 1983 altezza e bassura, orditi in un orrifico disegno. fontana delle pecore e una Fontana delle pe- L’impresa di costruzione era quella di Verecon- campiture e distorsioni. A volte aderenti al dio De Tormes, tornato ricco dalle Americhe dove reale, altre impossibili. Come le stratifica- fece il ruffiano e il lenone nei postriboli. Gli ope- zioni che sono i piani della cineteca, a prin- rai che lavoravano alla ziggurat, gente del luogo cipiare da chi la progettò, uno spretato, e altri proveniente dai paesi dell’interno e della Agostino Beda, e gli operai chiamati a edifi- costa, si chiamavano Urchi Carros, Murat, To- carla. La cineteca di Espiritu si trova anche bia Cavallo, Doro, Drisco, Balduino, Tito nel mio libro di viaggio Il dio che sta ad Au- Vizcaino, il poeta Battore, Lardo, Mungitore, schwitz. Cadone-Ulumen-Gola di fu- Amsicora, Josto, Vantzeò e Idalupino. C’era an- mo-Golèm formano una parte significati- che l’Angelo del Signore. La ziggurat saliva sem- va dell’universo concentrazionario del pre più in alto e a ogni piano raggiunto, operai, lager. Tanti sono i perché. Tutti giustifica- angeli e demoni a seconda davano un nome sug- bili e nessuno fuorviante. Un capitolo gerito dall’ estro, dalla fatica di stare a salire e strutturante di un altro mio lavoro, Pitzin- scendere, dalla paura della vertigine che inizia- nos Pastores Partigianos eravamo insieme sban- va ad attanagliare. Fu così che nacque il nome “Un condannato a morte è fuggito” sottotitolo: Le vent souffle où dati, che è un libro di storia ma anche un ro- Ruén, un giorno che alle fondamenta parlarono il veut, è un film del 1956 diretto da Robert Bresson manzo della Resistenza, è titolato come un di Giovanna d’Arco. Poi vennero Carrozza d’oro, film:Le Vent souffle où il veut. Mette al centro Lo sperone nudo, Dove la terra scotta, L’inferno il capolavoro di Bresson conosciuto anche è per gli eroi, Tom Mix e il suo cavallo Tony, Cu- come Un condannato a morte è fuggito, la sto- banu, Cavallo Pazzo, Toro Seduto, I dieci co- ria del partigiano tenente Fontaine riuscito mandamenti. Anche Ruèn cambiò nome. Riac- a scappare dalla fortezza di Lione, dove set- quistò quello originario di Espiritu». Sarebbe temila perirono, nella Francia occupata dai interessante sottoporre ad analisi e fare nazisti. Le Vent è il Paracleto, lo Spirito. critica cinematografica su un non luogo Anche da là proviene la cineteca di Espiritu. che ho continuamente reinventato nel cor- «Consolato Zero, primo cittadino di Espiritu, se so del tempo. Un romanzo inedito per qua- ne rideva della “cultura della ziggurat”. Il vene- si mezzo secolo, a tratti pubblicato come rabile Beda gli stava davanti, nella stanza più letteratura alla macchia. Il non luogo è un importante del municipio. Presentava un pro- nome abbastanza composito, Espiritu de getto che più strampalato non si poteva. “Dun- Fuente Lope, nella piana che chiamo di que lei mi propone di fare una cineteca a Gola di Chentomínes (cento uomini, cento anime, fumo, considerato che stiamo buttando giù il cento miniere). In altura, sino 317° piano, la Renée Falconetti in “La passione di Giovanna d’Arco, ”un film lazzaretto Ma lo sa cosa vuol dire? Certo, a me cineteca sorge e svetta al centro di Espiritu muto del 1928 diretto da Carl Theodor Dreyer piace vivere la modernità. Però bisogna stare at- che in una prima stesura fu Ruèn: in me- tenti.” Consolato Zero calcolava che in fondo moria di tante Giovanna d’Arco cinematogra- core come luogo dell’infanzia pastorale e con- una struttura culturale poteva ritornare utile alle fiche, specie quella di Carl Theodor Dreyer. La tadina al tempo della nevicata del 1956 c’è pure trasformazioni del paese. Promuove l’apparenza e cineteca venne costruita in quello che fu il nella mia Espiritu, poco più su di Ulumen-Go- rafforza il potere. Però bisognava stare attenti. Co- quartiere degli umili e dei reietti, Cadone con la di fumo-Golèm. Espiritu e la sua cineteca so- sa avrebbero detto i preti di un progetto presentato al centro Garga Umosa nella realtà, diventate no narrate come in una sceneggiatura cine- da uno spretato? Lui, Zero geometra Consolato, era nel racconto Ulumen (quasi anagramma di matografica. Questo permette oltre che una tollerante. Ma gli altri? Bisognava considerare non umile) e Gola di fumo, Golèm (omaggio al Go- mappatura antropologica dei vicinati che solo i preti ma anche la greffa Porcari. Bisognava lem, romanzo di Gustav Meyrink ambientato compongono il paese anche altre invenzioni, segue a pag. successiva 20 [email protected]

segue da pag. precedente Carros? Tobia Cavallo?” non mostrarsi faziosi e stare attenti a non surri- “Anche loro”. scaldare il clima. Quando c’erano di mezzo appal- “Lei è pazzo”. ti e operai bastava poco e la gente di Urchi Carros, Beda non si scompose. Dette una lisciata ai poveri di Murat, di Tobia Cavallo e del poeta Battore panni che aveva addosso, una specie di tuta com- avrebbe dato fuoco alle polveri. Per non parlare del posita, giacca verde abbinata a pantaloni grigio fanatismo e del calcolo che Beniamino e Fabiolo, militare, e cercò di ragionare intorno alla pazzia. soci benemeriti della greffa Porcari, tiravano “Sono pazzo e sto con i pazzi. Anzi, li sostituisco. fuori in quelle occasioni. Beniamino, Fabiolo e pu- Lei manda la gente del lazzaretto alla diaspora. Io re Zietto che avrebbe parteggiato nella gara d’ap- voglio che questo non accada più.” Il lazzaretto era palto per il fratello De Tormes. Beda continuava a un rione ghetto nella parte bassa di Espiritu, così stare zitto nel mentre che Consolato Zero diceva di chiamato perché funzionava da centro di raccolta pensare sempre e comunque al bene di Espiritu e e luogo di transito di molta gente umile e reietta dell’intera Chentomínes. Aveva già costruito stra- destinata a nuove case popolari, quando avrebbero de e lavatoi. Si era inventato piazze. Aveva fatto finito di costruirle. L’idea del venerabile Beda era arginare tratti di fiume all’aperto con muri di ce- veramente una pazzia: salvaguardare quei luoghi mento armato. Mancava solo la cineteca. storici di patimento, ristrutturando le case basse “E questo cos’è?” in maniera comoda e moderna. Dovevano fare co- “La cineteca. Il progetto della cineteca.” rona alla cineteca, una enorme piramide da fare “A me sembra una piramide tronca”. sorgere a Gola di fumo, che era poi il quartiere va- “È una ziggurat appunto, con molte finestre”. sto che lo stesso lazzaretto conteneva, come questo “ Per me è una pazzia”. popolato da ultimi e paria. Consolato Zero gesti- Beda ritornò al municipio il giorno dopo e mostrò colò alterato e Beda lasciò fare. Poi disse al sinda- nuovamente il progetto a Consolato Zero. Il sinda- co che bisognava avere paura dei savi più che dei co vide Beda magro e occhialuto, con i capelli a pazzi. Savi come Beniamino, Fabiolo e i preti della spazzola. “Ma si rende conto che lei vuole dare fuo- Trinità. Messi insieme manovravano corpi e ani- co alle polveri? Ci mette molto Murat a salire sulle me. Anche Consolato manovravano. Il sindaco ri- impalcature, quando inizieranno i lavori, e grida- spose che né il mere-padrone, né l’industre né il Elaborazione Icona originaria di Nico Orunesu che fece dieci re: A terra che ha fatto giorno!” Era la maniera donno e tanto meno il monsignore avevano in anni fa per il libro “Brujas” di Natalino Piras con cui Murat compartecipava mente di fare la guerra ai pazzi al famoso manifesto di Lenin e ai santi. “Tu devi però”, disse che arriva in treno per la rivolu- Beda. “Passo al tu per farti con- zione. vinto che è giusto sostenere la Lo spretato fu ancora in munici- pazzia, fare la guerra con i paz- pio il giorno successivo e iniziò a zi. Insieme e non contro. Non si parlare. deve avere paura della mobili- “La cineteca è una cosa diversa tazione delle anime”. Consolato da come lei la immagina. Biso- Zero dissimulò lo stato di scon- gna capire con il cinema e anche volgimento. Alla fine convenne far capire”. con lo spretato che il posto dove “Ma cosa dice?” rispose Consola- edificare la cineteca era già sta- to Zero sgranando gli occhi bovi- to consegnato alla storia. Una ni. Non che non fosse abituato a storia che fu di splendore al discorsi insensati. Ma questo di tempo della cattedrale e d’infa- capire con il cinema da dove lo mia con il lazzaretto. Tanto va- tirava fuori lo spretato Beda? leva continuare, rendere Gola di “Sì, proprio capire a partire dal fumo un luogo di cinema. Poi cinema” insisteva il venerabile. così aggiunse: “Inizio a capire”. “E chi dovrebbe capire se nem- Forse non capiva a fondo. Ma meno io…Mi scusi. Chi è che do- autorizzò l’inizio dei lavori. vrebbe comprendere e cosa? Mu- Monte d’Accoddi tra Sassari e Porto Torres, un importante sito archeologico attribuito alla Cultura rat? Il poeta Battore? Urchi di Abealzu-Filigosa della Sardegna prenuragica Natalino Piras Annotazioni su La cineteca di Espiritu

L’autore recupera una parte di una storia che non ha mai pubblicato (le parti in corsivo e virgolettate). Il racconto è la descrizione poetica della nascita della cineteca (cinema) nel suo paese a Bitti (Nuoro). Realtà e fantasia si mischiano con personaggi, storia e leggenda, in un modo che richiama la letteratura sud americana. Il tema riguarda un’epoca di un mondo agro-pastorale, che precede il progresso e la modernità nel suo paese, Bitti. E’ attraverso l’imposizione della potenza del cinema come strumento di trasformazione sociale e culturale che si attende l’ingresso nel nuovo mondo. Macondo! Spazio e tempo sembra che si intreccino, ma è la sua memoria, quella di Natalino, che li fa ballare. Il lettore deve farsi trasportare dal racconto magico e dalla musicalità che gli deriva. Le immagini sono una ziggurat generica e quella di Monte d’Accoddi tra Sassari e Porto Torres, un fotogramma da “Un condannato a morte è fuggi- to”, e dopo l’icona originaria le elaborazioni che un suo amico Nico Orunesu fece dieci anni fa per il suo libro “Brujas”. E’ il volto di Renée Falconetti, Giovanna d’Arco nel film di Dreyer. Dello stesso Nico è il disegno di copertina Angelo Tantaro del libro sui remitanos, Cadone-Garga Umosa al centro. Ziggurat è quel che c’è di sacro nel racconto, paragonato al cinema, con le sue immagini quali riferimenti specifici di film e registilassici c che hanno fatto la storia del cinema Angelo Tantaro 21 n. 48 Vite da film. L’incredibile esistenza di Caravaggio Una vita da film. Il per- ed è costretto a darsi alla fuga. In suo soccorso vuoto e la penombra. Forse all’epoca il pittore corso esistenziale di arriva il principe Marzio Colonna che gli con- doveva sentire dolorosamente la sua condi- Michelangelo Merisi sente di scappare attraverso le sue terre a Pa- zione di fuggiasco condannato alla decapita- detto Caravaggio sem- lestrina, Paliano e Zagarolo dalle quali rag- zione, tant’è che scrive il proprio nome in ros- bra, infatti, essere usci- giunge Napoli. Del suo passaggio nella città so nella pozza di sangue sgorgata dal collo del to dalla penna di uno partenopea rimangono molti capolavori tra i Battista. Tempo per amare riflessioni il Meri- sceneggiatore. La sua quali la straordinaria tela “Le sette opere di si, comunque, non ne aveva. Dalla fuga dal vicenda umana, con misericordia” conservata presso la napoleta- Castello di S. Angelo erano ricominciate le sue Fabio Massimo Penna tratti picareschi ed epi- na Chiesa del Pio Monte della Misericordia. peregrinazioni e ora era giunto in Sicilia, do- sodi avventurosi in se- Nel giugno del 1607 il pittore salpa per Malta, ve lascia altre opere strepitose come il “Sep- rie, è particolarmente adatta ad essere portata attirato dal miraggio di ottenere il cavalierato pellimento di Santa Lucia” (Chiesa di Santa sul grande schermo. Nel 1941 fu Goffredo Ales- dell’ordine di San Giovanni che lo avrebbe in Lucia, Siracusa) ma è a Messina che Caravag- sandrini a dirigere “Caravaggio, il pittore ma- qualche modo potuto proteggere dalla con- gio lascia un’opera incredibile che nella sua ledetto” con Amedeo Nazzari nei panni del danna alla pena capitale. Sull’isola conosce il oscurità diffusa rasenta il monocromo con le pittore lombardo men- figure colpite da una lu- tre nel 1986 Derek Jar- ce radente che le redime man gira “Caravaggio” dal buio nella quale so- film provocatorio e tor- no immerse: “La resur- mentato. Importanti rezione di Lazzaro” anche gli sceneggiati (Messina, Museo Na- sulla vita del Merisi da zionale). In Trinacria quello RAI del 1967, però il pittore vive “Caravaggio” diretto da nell’angoscia di essere Silverio Blasi con Gian raggiunto dai Cavalie- Maria Volonté, al “Ca- ri di Malta che sono ravaggio”, sempre per sulle sue tracce e così la RAI, di Angelo Lon- l’artista si imbarca di goni con Alessio Boni nuovo per Napoli. An- del 2008. Da ricordare che nel capoluogo cam- anche il mediometrag- pano, però, la tranquil- gio di Mario Martone lità sembra essere un “Caravaggio. L’ultimo obiettivo irraggiungi- tempo (1606-1610)”. Ad bile per il nostro eroe attrarre i registi è la vi- che viene aggredito ta maledetta del pitto- all’uscita di una locan- “Caravaggio”, (1986) di Derek Jarman, in una rappresentazione de “La Deposizione” soggetto di un dipinto a re italiano ma a ben da e ridotto in condi- olio su tela realizzato, tra il 1602 ed il 1604, dal pittore italiano Michelangelo Merisi da Caravaggio e conservato guardare anche le sue zioni talmente gravi che presso la Pinacoteca Vaticana opere sembrano avere a Roma arriva la notizia un che di cinematografico. Nei suoi dipinti le Gran Maestro dell’ordine Olaf de Wignacourt (infondata) della sua morte: “Si ha di Napoli figure sono spesso immerse nell’ombra, sem- del quale realizza due ritratti e finalmente, il avviso che fosse stato ammazzato il Caravag- brano uscire dal buio che le circonda, come se 14 luglio, entra a far parte dell’ordine di Malta gio, pittore celebre”. Siamo ormai agli inizi fossero protagoniste di un film “noir” in cui la come cavaliere di Grazia. Sembrerebbe esser- dell’ultimo anno di vita dell’artista, il 1610, e a riduzione delle luci d’appoggio genera giochi si aperto uno spiraglio di luce in questi anni Roma l’impegno del cardinale Gonzaga per di ombre e rimarcati contrasti. I suoi lavori oscuri ma la dea bendata sembra aver decisa- fargli ottenere la grazia sta cominciando a da- hanno spesso l’aspetto di una scena di dialogo mente voltato le spalle a Caravaggio. Le voci re i suoi frutti. Intanto, però, il nostro eroe ha come nella “Vocazione di San Matteo” di San dell’omicidio di Ranuccio Tomassoni proba- ripreso la sua fuga e a bordo di una feluca rag- Luigi dei Francesi a Roma in cui Gesù con la bilmente avevano raggiunto l’isola e il procu- giunge Porto Ercole. Sulle spiagge toscane il mano indica il gabelliere Matteo intento a ratore fiscale dell’ordine maltese si vide chia- pittore viene colto da febbri malariche che contare soldi, con Pietro che ripete il gesto del mato ad aprire un’istanza nei confronti del pongono fine ai suoi tormenti e alla sua esi- Messia come a chiedere “intendete lui, mae- pittore e convocare una commissione crimi- stenza. Questa sarebbe la fine ma la vita di Ca- stro?” e lo stupito Matteo che si indica con il nale per discutere il suo caso. A questo punto ravaggio sembra essere stata scritta, lo abbia- dito come a dire “io? Sta indicando proprio dalle fonti si apprende che il pittore lombar- mo detto, da uno sceneggiatore dalla fantasia me?”. Al di là di queste annotazioni ciò che do, il quale si sarebbe dovuto presentare agli instancabile ed infatti, beffa tra le beffe, pro- rende particolarmente adatto al genere biopic inizi di dicembre di fronte alla commissione, prio nei giorni della sua morte arriva la tanto Caravaggio sono i suoi ultimi quattro anni di risultava essere fuggito dal Castello di S. An- agognata, ma oramai inservibile, grazia. Di- vita. I più tormentati, i più avventurosi. Tutto gelo e dall’isola di Malta. Se il passaggio a Mal- rebbe Gabriele D’Annunzio che “bisogna fare accade quel maledetto 29 maggio del 1606. ta non è servito a ristabilire il nome del gran- della propria vita un’opera d’arte” e Caravag- Una rissa, riportano le cronache, per un fallo de genio lombardo ha, però, visto la nascita gio ha unito i capolavori nati dai suoi pennelli al gioco della racchetta che si svolge nei pressi dell’ennesimo capolavoro sparso sul suo tra- a un percorso autobiografico decisamente ar- di Villa Medici a Roma. Pur ferito Caravaggio gitto dal pittore in fuga, la strepitosa “Decolla- tistico. Anzi potremmo dire che, in anticipo di uccide tal Ranuccio Tomassoni da Terni. Di- zione del Battista “ della Cattedrale di San secoli sulla scoperta dei fratelli Lumière, ha remmo oggi che il Merisi si era messo contro Giovanni a La Valletta. La grande tela rappre- fatto della sua esistenza materiale da film. la persona sbagliata: Ranuccio, infatti, appar- senta in maniera drammatica la scena del teneva a una potente famiglia filo-spagnola supplizio con il santo riverso in terra e un car- che aveva come banchiere di fiducia il marche- nefice chino su di lui nell’atto di sferrare il col- se Vincenzo Giustiniani. Brutta storia. Il pittore po di grazia, il tutto ambientato nel buio cor- lombardo viene condannato alla decapitazione tile di un carcere in uno spazio dominato dal Fabio Massimo Penna 22 [email protected] Legami sonori: contatti tra il cinema e il radiodramma Quando Walter Rutt- Radio Milano, adattato da un racconto di Ma- mann proietta il suo rio Vugliano. Un sottile filo rosso unisce que- radiodramma su pelli- ste opere d’esordio: tutti e tre sono drammi cola, Weekend, è il 15 del terrore, thriller diremmo oggi, che richie- maggio 1930, e, al con- dono la particolare predisposizione dell’ascol- trario di quanto co- tatore di fruirli completamente al buio. We- Andrea Fabriziani munemente si pense- ekend di Ruttman è un’altra storia. Il rebbe, lo fa in una sala cinematografica di radiodramma, registrato dal vivo a Parigi, è Berlino. Weekend sarà poi messo in onda il 13 ideato e composto mentre Ruttman lavorava giugno, assumendo a tutti gli effetti le carat- per il film La Fin du Monde di Abel Gance, e teristiche e la dimensione del radiodramma, proprio dall’esperienza cinematografica -ri ma sul finire degli anni Venti le sperimenta- prende il concetto di montaggio per analogie zioni e le ricerche sulla registrazione radiofo- di segmenti apparentemente slegati tra loro. nica sono rivolte soprattutto al cinema. Non è L’opera, considerata un pionieristico film sen- quindi un caso che le prime sperimentazioni za immagini, è costituita da cinque sequenze nel campo della registrazione radiofonica ve- sonore diverse in cui si odono i rumori di una dranno coinvolte molte personalità della cine- grande città, con spirito quasi futurista: voci matografia dell’epoca. Nonostante la manife- concitate, motori, i tasti di una macchina per stazione Der Absolute Film di Berlino del 1925 scrivere, un bambino che recita la ballata del avesse dimostrato le possibilità dell’arte ra- Re degli Elfi di Goethe. Nello stesso periodo, nella Russia sovietica, uno studente dell’Isti- tuto psico-neurologico Renato Castellani (1913 - 1985 regista, contribuì con di Pietrogrado si inte- le sue pellicole al riconoscimento e all’affermazione in ressa al montaggio di tutto il mondo della scuola neorealista frammenti di registra- zioni di suoni e rumori attraverso i nuovi mezzi di comunicazione caratteristici della fab- come il cinema, secondo le autorità il messag- brica “così come la per- gio di Entusiasmo non passa, la sinfonia non è cepisce un cieco”. L’au- ascoltata e il film è ritenuto inadeguato dal re- tore è un giovane gime, tanto che Vertov è allontanato dal Dziga Vertov, che nel Vufku. In Italia un lavoro analogo a quello di 1929 dirige il rivoluzio- Ruttmann, seppur con delle differenze, è l’o- nario L’uomo con la mac- pera di Renato Castellani, poi regista di Due china da presa, forse og- soldi di speranza (1952) e Giulietta e Romeo (1954). gi la sua opera più Durante il periodo di studio da architetto a conosciuta. L’anno do- Milano, conosce Livio Castiglioni, con il quale Walther Ruttmann (1887-1941) regista tedesco, esponente di rilievo po realizza invece il inizia ad interessarsi al suonomontaggio, una dell’avanguardia cinematografica, profondo conoscitore di musica, si dedicò a una suo primo film sonoro, tecnica di registrazione radiofonica che pri- sorta di documentarismo sinfonico Entusiasmo o anche Sin- ma imprimeva il suono sui dischi e poi li tra- fonia del Donbassa, un sferiva su pellicola sonora. Nel 1934, per L’ora diofonica, con tanto di opere di Hans Richter, documentario speri- radiofonica del GUF di Viking Eggeling, lo stesso Ruttmann e René mentale, costituito so- Radio Milano, realiz- Clair, sulle potenzialità della radiofonia si nu- prattutto di rumori e so- zano un adattamento triva ancora qualche dubbio. Il primo film so- norità provenienti dalle radiofonico de La fon- noro, The Jazz Singer di Al Jolson vede la luce officine, che inneggia tana malata di Aldo Pa- negli Usa già nel 1927 ma arriva in Italia nel alla forza e alla bellez- lazzeschi. Alle parole 1929, e così la scoperta sensazionale della pel- za della figura dell’ope- della poesia si aggiun- licola sonora tarda a raggiungere il vecchio raio sovietico delle ac- gono suoni e rumori continente. Motivo per il quale Umberto Ber- ciaierie del Bacino del ambientali campiona- nasconi nel 1928 scrive ancora che la radio e il Donec. Perfettamente ti dal vivo, con il fine di cinema sono due nuovi mezzi di comunica- in linea con la sua poe- rendere viva e vitale zione che sono in relazione tra loro per una tica di una rappresen- l’atmosfera e la resa fondante mancanza: la radio è un mezzo di tazione della realtà ri- radiofonica del testo, comunicazione cieco, il cinema è muto. È un presa così com’è, il film dando vita ad un ra- periodo di enorme progresso: i radiodrammi è a tutti gli effetti una diodramma che sarà iniziano a fiorire in tutta Europa a partire dal sinfonia musicale i cui una svolta per il gene- 1924, quando in Inghilterra è trasmesso Dan- strumenti non sono al- re in Italia che fino a ger di Richard Hughes, passando poi per Ma- tro che i macchinari quel momento non remoto di Gabriel Germinet e Pierre Cusy, pri- metallici, le note sono i aveva mai usato i suo- mo radiodramma francese che ebbe un effetto colpi sordi e il crepitio ni registrati in manie- simile a quello de La guerra dei mondi di Orson delle apparecchiature ra così creativa. Welles, in cui, dopo la messa in onda, a causa delle fabbriche. Inserito del panico dilagante tra gli ascoltatori, ne fu in un progetto istituzio- Dziga Vertov- regista e teorico russo del cinema (1896 vietata la trasmissione per lungo tempo. Per nale che prevedeva l’av- - 1954). Teorizzò l’importanza della macchina da presa la nostra penisola dobbiamo attendere il 1927, vicinamento delle mas- come strumento in grado di registrare, riprodurre e quando Gigi Michelotti realizza Venerdì 13 per se al lavoro in fabbrica analizzare la realtà quotidiana Andrea Fabriziani 23 n. 48 Cell: un tentativo molto maldestro di emulare Hitchcock “Cell” è una pellicola riproporre per l’ennesima volta una generica che evita di dare la benché minima risposta del 2016, diretta da critica alla tecnocrazia, senza approfondire allo spettatore lasciandolo crogiolare nell’a- Tod Williams e basata minimamente le evidenti implicazioni politi- mara incompletezza avvertita fin dai primi sull’ennesimo roman- che, economiche e sociologiche ad essa colle- minuti di girato. Battute lasciate a metà e dia- zo di Stephen King gabili. La trama presenta poi una seconda fac- loghi a tratti surreali, fanno infine da contor- che tra l’altro collabo- cia, altrettanto palese e retorica: quella dei no a sparatorie da videogame e ad una lotta ra anche alla sceneg- rapporti umani deteriorati e inaspriti dalla per la sopravvivenza che assomiglia molto di giatura del film, con crescente disumanizzazione delle metropoli. più ad una strana scampagnata triste e silen- esiti purtroppo non Qui il film riesce probabilmente a dare il peg- ziosa. Ma c’è ancora un altro aspetto da ana- buoni (sebbene non gio di sé, mostrandoci situazioni da sit-com, lizzare, forse l’unico veramente interessante sia chiaro se gli innu- melodrammatiche quanto inverosimili, che ci di tutta questa brutta storia: l’idea dello stor- merevoli buchi della accompagneranno, purtroppo, fino alla fine. mo. Gli zombificati esseri umani, posseduti Giacomo Napoli trama siano da impu- Abbiamo infine una terza linea di condotta, dal segnale-killer proveniente dai cellulari, tare a lui o al regista). parallela alle precedenti ovvero l’aspetto più non sono i soliti mostri senza cervello, sem- Si tratta di un blockbuster americano con alle chiaramente orrorifico e soprannaturale della brano piuttosto esser stati trasformati in cre- spalle una certa lavorazione e, basan- ature mutanti a metà strada dosi su Stephen King e avvalendosi tra un world wide web biologi- persino della sua collaborazione, avreb- co, un superorganismo che li fa be benissimo potuto rivelarsi un ca- cantare e muovere all’unisono polavoro (come “Shining” di Stanley come se fossero tante radioline Kubrick) oppure semplicemente un che trasmettono tutte la stessa ottimo thriller (come “Misery non de- stazione e uno stormo di uccel- ve morire” di Rob Reiner). Purtroppo li, appunto. Proprio l’idea di non è così e come a volte succede associare gli zombi (“telepaz- quando si parla di film tratti da King, zi”, nel film) con un misto tra la pellicola in questione si rivela quasi gli stormi di uccelli migratori e da subito un’accozzaglia confusa di i rapaci potrebbe forse contri- spettacolarismo a buon mercato e di buire a salvare il film dallo zero interessanti idee sprecate, all’interno assoluto a cui tende continua- di una trama incerta e maldestra che mente, ricordandoci un altro non valorizza minimamente né gli film, di ben altra levatura: “Gli attori né soprattutto l’idea di base del Uccelli”, di Alfred Hitchcock, testo originale. La regia è piatta, la pellicola del 1963. Federico Fel- sceneggiatura (forse il tasto più do- lini disse al riguardo di quello lente) è praticamente un colabrodo straordinario lavoro che: “Può da quanti buchi presenta e gli stessi venire meglio apprezzato non effetti visivi e sonori risultano a tratti come una narrazione lineare, dozzinali. Un film mediocre quindi, ma più come un poema lirico che vorrebbe spaventare e far pensa- tragico i cui episodi sono come re ma riesce a malapena a farsi guar- stanze che rafforzano un sin- dare. Ma cerchiamo di vedere oltre golo tema a livello emotivo.” l’apparenza (che in questo caso corri- Forse sia King che Williams, sponde molto anche alla sostanza) e seppure inconsciamente, si so- proviamo a capire il contenuto origi- no collegati a questa idea me- nale che probabilmente Williams tafisica presentandoci un avrebbe voluto proporci, non riuscen- mondo invaso non da veri e doci quasi minimamente. L’idea di propri mostri ma piuttosto da base sembra essere quella di una cri- una nuova forma di vita, per tica acida e senza possibilità di appel- quanto disumana e violenta lo alla dipendenza dal mondo dei cel- possa essere; nel film di Hi- lulari (e per esteso alla dilagante tchcock la rivolta degli uccelli tecnocrazia post-duemila); gli appa- pareva rappresentare (tra le al- recchi del film sono di tutti i tipi (dai tre mille cose) una sorta di ri- comuni smartphone a modelli più valsa della natura sull’uomo; in vecchi con tastiera e chiusura a scatto, dai storia: il misterioso “presidente di internet” “Cell” la rivolta dell’umanità contro sé stessa blackberry a gli Iphone) e sono diffusi in ma- con la sua felpa rossa che sembra dover domi- potrebbe invece rappresentare… che cosa? Il niera capillare tra la popolazione che ne fa un nare la scena in veste di spettrale supercattivo rifiuto della globalizzazione delle telecomuni- uso palesemente sconsiderato, come in effetti quando invece, onestamente, non fa assoluta- cazioni? Lascio ad ognuno la sua propria sen- risulta essere attualmente. Ma questa temati- mente niente dall’inizio alla fine del film (e tenza al riguardo. Per quanto mi riguarda ca sociale non soltanto non riesce nel suo in- non fa nemmeno paura, cosa ancor peggiore). sconsiglio questo film ma per chi volesse ve- tento di graffiante critica (risultando essere Nonostante la presenza di John Cusack e del derlo, invito a riflettere proprio su questo oltremodo fuori tempo massimo) ma finisce sempreverde Samuel L. Jackson (entrambi aspetto di coralità che trascende di gran lunga per ricorrere ad espedienti retorici da luogo molto sottotono e decisamente sprecati per i numerosi luoghi comuni e che forse potreb- comune (il selfie visto come tramite per il parti facilissime) la pellicola sembra esser sem- be davvero dare un senso ad una trama fatta Grande Fratello, l’SMS visto come cavallo di pre sul punto di decollare ma non spicca mai il col copia-incolla. Troia utilizzato sempre e comunque da pirati volo, limitandosi a “rotolare” rovinosamente informatici, etc..). Il film si limita soltanto a verso l’incomprensibile (e bruttissimo) epilogo Giacomo Napoli 24 [email protected] Nulla è per sempre La democrazia tanto meno Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere e raggiungere le stanze segrete dell’anima. (Ingmar Bergman)

Il cinema ha in sé molte arti; ha caratteristiche proprie della letteratura, i connotati propri del teatro, filosofia e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica. (Akira Kurosawa)

Il cinema è il modo più diretto di entrare in competizione con Dio. (Federico Fellini)

Invecchiando, crescen- l’asino di Buridano, di tutto insomma. Il no- e donne dai sessanta ai novant’anni. Di cosa ci do passando attraverso stro presente pullula di concetti, di contenuti, siamo nutriti nel mattino della nostra vita? Li- il tempo, non saprei mancano tragicamente le idee, le forme. Le bri, musica, cinema. Nei nostri lunghi, fre- come dire, ma spero forme vanno nutrite perché siano la dimora quenti viaggi in autostop, rigorosamente, di avere reso l’idea, ti accogliente dei concetti, (coi quali si opera, (tranne per noi isolani il fosso quel tratto di rendi conto, almeno non c’è scam- qualcuno si rende con- po!), così come to, di dove si trovano le per le piante, al- radici del tuo albero lo stesso modo, seppure gli uomini non semplicemente Antonio Loru siamo alberi, (ma ne- uno spazio ade- anche gli alberi in un guato dove muo- certo senso sono veramente alberi, non ri- vere le proprie spondono alla falsa idea di immobilità che noi radici, dove ri- ci siamo fatti di loro), di quali rivoli d’acqua è cevere i nutrien- più o meno gonfio il fiume della tua vita sep- ti giusti, l’acqua, pure gli uomini non sono fiumi, (ma neanche il sole, il farma- i fiumi in un certo senso sono fiumi, come co del freddo e Eraclito già 2.500 anni fa ha detto molto chia- della neve, quan- ramente). Sia come sia, forse a causa delle di- do serve. Resta verse esperienze che nella nostra vita necessaria- inteso che l’am- mente, seppure non sempre consapevolmente, biente è un’op- “Ultimo tango a Parigi”(1972) di Bernardo Bertolucci, con Marlon Brando e Maria Schneider facciamo, (le radici e i rivoli delle precedenti portunità che metafore), è difficile intendersi tra vecchi e non tutti sfruttano al meglio, e poi si consu- mare che ci separa dal mondo ma non ci ha giovani, tra gli appartenenti alle varie e oggi ma, e dev’essere rinnovato, continuamente mai riparato dai suoi guai), nello zainetto e ta- sembra numerosissime classi d’età, (per un arricchito, diciamolo a premessa e non tor- scapane, militare, non mancavano mai un li- verso almeno, ché per altro sembriamo appar- bro, un disco in vinile e, appena approdati in tenere invece tutti alla generazione dei bam- città, con lo zaino e il tascapane, una sala, un bini che protestano, piangono e sbraitano coi cinema o cinemino d’essai, gli ultimi film di genitori, perché vogliono tutto ciò che vedono Buñuel, i primi di Marco Bellocchio, la Trilogia esposto negli scaffali, de I-Paesi-dei-Baloc- di Pasolini, Ultimo Tango di Bernardo Berto- chi-Città-Mercato). Questo in assoluto è tutt’al- lucci e Novecento della famiglia Bertolucci, e tro che un male, lo può diventare però se le di- poi i film di Montaldo, Ferreri, Monicelli, Co- vergenze, che nascono da queste difficoltà mencini, Elio Petri, Rosi: la denuncia; la poe- comunicative generazionali, sono politiche, ri- sia: Bergman, Rossellini, Renoir, Bresson, guardano cioè la cornice dentro la quale Truffaut, Sergio Leone, Fellini, Woody Allen, ognuno di noi ha il diritto di apparire in quel Kubrick, Marco Tullio Giordana,… la lista sa- grande affresco che sono le società storiche. rebbe lunghissima, mio padre la conosceva, mio Ricordo a proposito di questo una sorta di figlio la conoscerà, direbbe De Gregori. Almeno kërèl che vide su fronti contrapposti giovani e spero. Quattro opere in particolare sono state vecchi delegati FICC a Ostia, in occasione del per me fondamentali, nel senso archetipo del- convegno Quell’usignolo cantava. Quaranta anni la parola, hanno cioè contribuito generosa- senza Pier Paolo Pasolini, tutto sommato ozio- mente alle mie idee del mondo, quello storico sa, stupida, perché non è tra giovani anagrafi- e quello in fieri, in divenire, in progress, quel- camente e vecchi di canuto pelo la contesa, lo attuale, il nostro tempo, (ma c’è davvero neanche come ingenuamente il vasto mondo iàto, separazione, differenza identitaria indi- oceano pensa, (o meglio crede, di pensare), viduale tra il cosiddetto mondo della storia e tra idee vecchie e nuove, ché le idee se son ve- quello di noi moderni, questo, qui e ora? ramente tali son forme, e come tali sempre ac- Boh?). Ah! Le opere: La Trilogia Pasoliniana, coglienti, sempre fertili, i concetti invece son Novecento Atto I e II, C’era una volta in America, contenuti storici con date e scadenze, posso- Amarcord, La meglio gioventù, Il posto delle frago- no essere buoni o cattivi, assecondare o con- niamoci più. La mia generazione, (piuttosto le, Il Settimo sigillo. Oh, Oh! Ma sono sette!! traddire, nei diversi tempi e luoghi dove si pre- spaziosa in senso culturale, [dunque agricolo], Scusatemi, sono un italiano tipo, vale a dire sentano, schierarsi pro o contro o fare come per gli attuali parametri), comprende uomini segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente uno che ha un Edipo non risolto e un problema Il mondo di Marco Filiberti con la matematica, una malattia ormai croni- Filiberti non è un mondo, è drammaticamente attore in Byron’s ruins (se- cizzata, contratta, come tutti in età scolare, “il mondo”. Versatile auto- conda giornata), nume tutelare nell’ultima oramai incurabile e per giunta contagiosissi- re dalle mille sfumature, ri- giornata, Il crepuscolo di Arcadia. Byron-Fili- ma. La musica: quella pop, blues, soul, rock, il cercatore accanito della berti cerca, crede di trovare nell’attimo bellez- free jazz, il cantautorato, in altre parole Beat- bellezza e della verità, at- za e verità, eternità e salvezza, di coagulare il les, Rolling Stones, Creedence, Cuck Barry, traverso ruoli che non sono tempo - il krònos- in un laico kairòs, il tempo Otis Redding, Janis Joplin, Jimmy Hendrix, complementari o accessori della grazia. Le tre “giornate” riprese dagli Jefferson Airplane, Pink, Genesis, PFM, Banco, ma sostanziali e si riversa- spettacoli tenuti a Jesi e a Città della Pieve Napoli Centrale, Guccini, De André, Dalla, De Mario Dal Bello no l’uno nell’altro come nell’ambito della sua Fondazione Le Vie del Gregori, Cohen, Dylan, E ovviamente la musi- esplicitazioni di un unico Teatro in terra di Siena, sono un unico evento ca dal vivo, i concerti, i festival in giro per l’Ita- percorso ancora in fieri, è di volta in volta che si conclude con la visionaria rappresenta- lia, l’Europa, (qualcuno davvero coraggioso). I scrittore attore cantante regista di cinema zione del tramonto d’Arcadia, sera di un mon- libri: Pavese, Pasolini, Ginsberg, Kerouac, (poco più di un anno fa, Il compleanno, Cain) do mitico che Filiberti canta con nostalgica Hesse, Miller (Henry), Moravia, Shakespeare, e teatro. Poeta, in una parola. Se poeta signifi- tensione . E’ vita che si dissolve e mai più tor- Rabelais, R. R. Tolkien, Stefano Benni, Roberto ca colui che crea e che ricrea, cercando come nerà, è solo il buio che ci attende?. Bisogna Freak Antoni, Campanile, Longanesi, Flaiano, Diogene una via. Filiberti soffre per il nostro “vedere” queste giornate, scoprire attraverso Romano Battaglia, Catullo, Montale, Penna, tempo privo di bellezza e di umanità, dove so- le luci caravaggesche, l’impianto scenico raffi- Quasimodo, I libri di critica cinematografica e no morti gli ideali dell’antichità – Eros Pan nato, l’emozione dei corpi e degli spiriti degli musicale: Paolo Mereghetti, Morandini, Gian- Apollo e tutto ciò che l’arte e la poesia ha pro- attori in un dramma che si dipana in parole franco Miro Gori, Cabrera, Bertoncelli, (e il dotto dagli Alessandrini ad Ovidio e Virgilio, alte e sublimi, che sottendono fiumi di rifles- prete, aggiunge Guccini), I libri dei testi delle iniziando da Omero – e l’inquieto trapasso tra sioni eppur sono leggere. Tutto vibra dentro canzoni dei Beatles, di Paul Simon, di Bob Dylan. L’importanza del cinema, della lettera- tura, della musica, delle arti in genere, della scienza (ma della formazione scientifica in Italia, nella ininterrotta tradizione da Casati e Coppino a Gentile e infine alla renziana Buona scuola, che ha generato il popolo più ignorante in matematica d’Europa e forse del mondo, non si può trattare en passant) nella formazio- ne civile dei giovani, di quella che si chiamava allora, e si chiama oggi, educazione civica, pre- sa di coscienza dei diritti e dei doveri che biso- gna conoscere e attuare in una società che pre- tende d’essere pensata e chiamata civile, convincimento che nel tempo è andato sempre più maturando in noi, cioè che la giustizia, la libertà, la dignità di tutti e di ciascuno non so- no regali dei potenti, né tantomeno doni del Backstage “Il Crepuscolo di Arcadia” di Marco Filiberti cielo, che il cielo non ha, e soprattutto in que- sto senso non è, ma il frutto della buona volon- primo e secondo romanticismo - da Goethe a alla natura, soprattutto notturna, con echi le- tà di uomini e donne nutriti anche da queste Byron, da Keats a Shelley - nella voglia di luce opardiani e tasseschi di lirica pura, tra chiaro- opere d’arte nate dal genio degli artisti che tra le tenebre, di speranza tra la disperazione, scuri vellutati che ricordano certe tele del nell’intrìco della mente e del cuore dubbioso iniziando dal Genesi, dove Adamo ed Eva ve- Guercino e aurore pierfrancescane, ma anche degli uomini hanno saputo creare la radura, il dono la colpa e Caino e Abele il conflitto fra tra fuochi omerici e nibelungici. Ma sono i si- palcoscenico della verità, attraverso la plurali- innocenza e tentazione, fede e ragione illusa lenzi che affascinano,musicali pause in un tà sinestetica dei loro meravigliosi linguaggi. I o disillusa. Ci sarà un mondo nuovo, una spe- dialogare sussultante, quando il pathos, voce giovani, e qualche meno giovane, di oggi, quel- ranza, un cosmo di una nuova armonia ora del cuore di Filiberti, si stende a illuminare la li venuti al mondo dagli anni Settanta in poi, che Il Pianto delle Muse sembra incessante e ragione, a far brillare il dolore, nell’attesa di cosa hanno mangiato e bevuto, cosa li ha nu- più che una apocalisse, ossia rivelazione di lu- un abbraccio del divino sull’uomo del nostro triti e scaldati, in una parola cresciuti? Che ce, siamo dubbiosi che questa possa davvero tempo, come di una resurrezione. Testo alto, musica hanno ascoltato, che cinema guardato, arrivare?.Il cofanetto che racchiude la “Trilo- da accogliere e cogliere intensamente, esplici- che libri hanno letto; quanto sanno di opera, di gia apocalittica per un’opera-mondo” di sug- tazione visiva e drammatica di un percorso musica sinfonica e moderna, di poesia antica, gestione wagneriana, è prezioso perché pre- prima di tutto esistenziale che forse sta por- medievale, moderna; sanno davvero cos’è il ro- senta tre “giornate” o meglio “accadimenti” tando Marco Filiberti, autore di sensibilità manzo storico o il giornalismo d’inchiesta? O extratemporali, mitici si direbbe, che tuttavia cultura ed esigenze profonde, a nuove vie, pensano che Vespa, Fazio, Ferrara, Belpietro, penetrano ed esprimono assai profondamen- nuove indagini e a nuove semplificanti e lu- Sallusti, Giordano e Feltri, solo per fare pochi te il tessuto esistenziale dell’autore milanese e minose scoperte. Il dvd video con libro a cura nomi, siano giornalisti, intellettuali nazional- la sua riflessione sulla fine-aurora del presen- di Pierfrancesco Giannangeli, edizioni Titivil- popolari in senso, spariamola grossa, gram- te e del futuro. Un linguaggio di prosa poeti- lus, contiene gli spettacoli integrali e ricchi sciano? ca “alta” – dal melodramma a Shakespare, extra. Ai poster, direbbe Totò, l’ardua risposta. da Joyce a Proust, da Tasso a Wagner a Gar- cia Lorca…- diffonde attraverso questa sum- ma una concezione del teatro come opera totale, dove il protagonista onnipresente è l’amato Byron, citato qui nella prima giorna- Antonio - ta (Manfred e Cain, in Conversation pieces), Mario Dal Bello 26 [email protected] Le stagioni di Louise La leggerezza della morte e la laica rinascita […] et puis il y a de la vie partout! Come si elle gioca, con soave ironia, sul filo di un esisten- Chissà se riuscirò a cavarmela? recita Piera avait attendu le départ des vacanciérs. Les oiseaux ziale quanto garbato ossimoro semantico: la degli Esposti la cui voce, nella versione italia- ne font pas attention à moi. Je dois leur paraitre perdita è davvero una perdita? La morte è dav- na, esprime i pensieri del personaggio creato insignificante […]1 vero una morte? Louise sarà costretta ad af- da Laguionie4. La mattina seguente il mare è Una delle prime affer- frontare il futuro e le ombre della sua mente più calmo e, come su citato, Louise percepisce mazioni di Louise, pro- così, in una poetica danza fra sogno, presente ovunque la vita; le nubi oscure si sono dissol- tagonista dell’ultimo ca- e ricordo s’andranno ad intrecciare la ricerca te: la quiete e il desiderio di mettere alla prova polavoro d’animazione di un senso della vita quanto del suo tramon- se stessa subentrano usurpando il podio occu- di Jean-Francois La- to: la vecchiaia. Realizzato mediante tableaux pato, fino alla notte precedente, dall’angoscia. guionie, custodisce e, ispirati ad alcuni paesaggisti francesi tra cui La donna decide di vivere sulla spiaggia e il Giorgia Bruni insieme, dischiude deli- l’autore cita esplicitamente Jean-Francis Au- tempo tende a dilatarsi anche se sarà un’ap- catamente i due temi su burtin e Henrì Riviére, le immagini riflettono parente estensione: in uno scorrere fantastico cui è costruita l’intera storia: la morte e la solitu- quei toni tenui e quell’andamento onirico che in cui ricordi appannati d’infanzia e giovinez- dine sorrette da un’incredibile leggerezza caratterizzano il raffinato stile figurativo di za si aggrappano mescolandosi alle vicissitu- prospettica. Laguionie offre al pubblico il pri- Laguionie. Il paesaggio è filtrato esclusiva- dini del tempo presente, un insolito tiepido mo paradosso: la vita ha atteso l’assenza (in mente dagli occhi dell’abbandonata Louise; inverno lascerà rapidamente il posto ad una senso metaforico la morte) per soprag- nuova bella stagione che vedrà la laica giungere oppure, in toni volutamente rinascita di Louise, oramai serena nel chimerici: la vita sembra aver bisogno suo bastarsi. […] je passe mon temps della morte per adempiere alla sua in- sur la plage. La sable est chaud. La mer trinseca e primaria funzione. Il regista est moins froide qu’au mois de julliet.5 francese, classe 1939, è autore di ben do- La morte accompagna sottilmente tut- dici opere d’animazione tra cortome- to il percorso compiuto dalla protago- traggi e lungometraggi ed esordisce nel nista; Laguionie appone allo schermo 1965 con La demoiselle et le violoncelliste la delicata lente della leggerezza attra- conquistando immediatamente il favo- verso cui riesce poeticamente a filtrare re della critica francese e la giuria di i temi, generalmente dolorosi, dell’as- Cannes che decise, quell’anno, di pre- senza, della mortalità e dell’abbando- miarlo. Ingiustamente sconosciuto al no. L’intento del regista, scopriamo an- nostro panorama culturale, quando si dando avanti nella visione della sua dice “meglio tardi che mai”, appena due ultima fatica, è duplice o, meglio, com- mesi fa il suo ultimo film varca le Alpi plementare: la leggerezza diviene in- per la prima volta onde essere accolto fatti la chiave di volta del paradosso e nelle sale italiane: il lungometraggio d’una rinascita creatasi “ex nihilo”. Ciò Louise en hiver (titolo italiano: Le stagioni che contraddistingue la personalità di di Louise) definito dallo stesso artista, Louise è la stravaganza nonché la pro- ormai settantasettenne: […] senza dub- pensione alla sospensione tra la realtà bio, il film più intimo che io abbia mai rea- e l’immaginazione, tra la vita e la mor- lizzato.2 L’intimità tra creatore e creatu- te: la donna, leggiamo nei suoi ricordi, ra è ontologicamente e universalmente ha sempre vissuto il profondo ma mite onnipresente tuttavia il legame viscera- e, appunto, leggero legame con la mor- le tra Laguionie e, potremmo azzarda- te. Da bambina infatti, quando sua re, Louise è marcato anche dal produt- madre l’abbandonò dalla nonna nella tore Jean Pierre Lemouland: […] jamais medesima località di Biligen, scoprì, une oeuvre n’à été aussi proche de son assieme ad un ragazzino che diverrà il créateur.3 Louise, sola, chiude l’ultimo solo amico, il cadavere di un pilota del- bagaglio sancendo la fine dell’estate e il la seconda guerra mondiale con cui ritorno in città. Si trova, infatti, nella casa di esso si mostra al pubblico non in quanto tale inizia a intessere in modo naturale intense vacanze situata in Normandia e, per la preci- ma in quanto specchio dei sentimenti della conversazioni. Tom, il defunto soldato, è an- sione, a Biligen; località scaturita dalla fanta- donna. Assieme alla dimensione temporale che complice passivo di scherzi adolescenzia- sia del regista. Un imprevisto destinato a veri- anche lo spazio è straniato: quando Louise ve- li: una quindicenne Louise si diverte a con- ficarsi di lì a poco, tuttavia, muterà per sempre de partire quel treno che, come tutti gli anni, durre un coetaneo corteggiatore nei pressi l’inverno che verrà e, di conseguenza, spaz- avrebbe dovuto condurla in città, il cielo si dell’albero – casa dello scheletro e, nell’ingan- zerà via i rami accatastati su inesplorati sen- oscura ed è improvvisamente solcato da ango- no di un bacio rubato, lo spaventa mostrando- tieri interiori dell’anziana protagonista. Loui- scianti nubi violacee. Ogni aspetto della loca- gli improvvisamente l’amico morto. Tom non se perde “l’ultimo treno dell’estate” ma dalla lità diviene motivo di paura e tensione; persi- appare solo nel passato della protagonista in morte e dalla solitudine, come vedremo, si no un innocuo bidone, scaraventato a terra dal quanto Louise, nel corso di una delle sue pas- originerà una rinascita alla vita. Laguionie violento vento originatosi nella notte, prende a seggiate “d’esplorazione”, lo ritroverà al solito 1 “E poi c'è vita ovunque! Come se essa avesse rotolare minacciosamente inseguendo la don- segue a pag. successiva atteso la partenza dei villeggianti. Gli uccelli non fanno na come fosse dotato di vita propria. La tempe- 4 La doppiatrice francese di Louise è l'attrice attenzione a me. Devo sembrar loro insignificante.” sta si identifica con il terrore di Louise e con la Dominique Frot che, nel 1995, fu diretta da Claude Cha- 2 J.F. LAGUIONIE, cit. dalle Note di Regia di sua apprensione nei confronti di una scono- brol nel film La cérémonie. Louise en Hiver. sciuta condizione da affrontare: la solitudine 5 “Trascorro il mio tempo sulla spiaggia. La 3 J.P. LEMOULAND, cit. dalle Note di Produ- in un luogo deserto che si tramuterà in una so- sabbia è calda. Il mare è meno freddo rispetto al mese di zione di Louise en Hiver. pravvivenza più dello spirito che della carne. luglio”. 27 n. 48

segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo posto appeso al solito albero ed ecco che Tom diviene allora un simbolo di notevole rilevan- za: egli è il legame semantico tra passato e pre- Casablanca di Michael Curtiz sente della donna ossia l’unica figura che fa da ponte tra i due tempi oltre ad essere l’emblema Cast: Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid, “materiale” di questo filo sottile tra Louise e la Claude Rains, Peter Lorre. B/n durata 102 min. - USA 1942 morte. Laguionie conferisce a Tom la facoltà della parola e della ragione come volesse espli- Assistendo a una re- Casablanca purché lei parta, Rick resta colpito citare, attraverso l’invenzione artistica e la trospettiva dedicata a dallo spirito di sacrificio e dell’amore dell’uo- competenza simbolica propria dell’arte, che la film legati allo spio- mo per la moglie, e si ricorda di essersi battuto morte non è la fine ma solo il pretesto per una naggio, abbiamo “ ri- anche lui per ideali di libertà. Allora tende un rinascita, per un ritorno cosciente alla vita. scoperto” un eccellen- tranello al capitano Renault, si fa accompa- Tom, entità saggia ma umana, conforta la te film degli anni ‘40, gnare da lui all’aeroporto con Ilsa e Laszlo, ma Louise bambina, partecipa allo scherzo con la Casablanca diretto da non sa che il francese ha avvertito i tedeschi, Louise ragazza, illumina l’obnubilato alla Michael Curtiz nel intanto convince Ilsa, che è ancora innamora- Louise – anziana: la morte, dunque, non è as- Giuseppe Previti 1942, protagonisti Hu- ta di lui, a partire con il marito. Intanto arriva senza, non è solitudine ma quasi un monito al mphrey Bogart e In- il maggiore Strasser per bloccare l’aeroporto e raziocinio e un invito alla “resurrezione del grid Bergman. Film di difficile applicazione a Rick lo uccide. E poi lui e il capitano, che si è pensiero”. La leggerezza nella trattazione del pensarci bene, film “ ambiguo” e bello proprio rivelato un patriota, dopo che finalmente l’ae- complementare binomio morte – rinascita per questo, la leggenda vuole che la Bergman reo è decollato, si avviano verso Brazzaville, non è incarnata unicamente nella figura di chiedesse più volte al regista di quale dei due dove ci sono le forze libere francesi. Un film Tom bensì s’intravede in molteplici altre sfu- uomini del film, Bogart nei panni del burbero che fu subito salutato da un gran successo, mature presenti nel film. Quando Louise, si ac- dal cuore buono e Paul Henreid in quelli del conseguì otto nomination, vincendo tre cennava prima, si diverte a baciare il ragazzo marito, si dovesse veramente innamorare, ma Oscar. Insieme a Via col Vento fa parte della con il pretesto di farlo spaventare, l’amico di lui non sapeva rispon- leggenda del cinema cui prima, nel frattempo innamorato della gio- derle, la storia era in americano. Tanti i mo- vane protagonista, spia il fugace contatto di divenire, che dividesse menti indimenticabili, labbra e, ferito, opera una sorta di contro i suoi sentimenti... Ec- ormai è un vero e pro- scherzo da contrappasso dantesco: fugge via co, per il film è uguale, prio “movie-cult”. Cer- facendo credere a Louise d’essersi ucciso tuf- una tesa storia ai mar- tamente ha contribuito fandosi nel vuoto. La ragazza, in preda al pani- gini della guerra o una al successo la splendida co, s’affaccia dall’altura su cui presume si sia bellissima storia d’a- coppia Bergman-Bogart. gettato l’amico mentre quest’ultimo ne appro- more? La storia è am- Il film, ispirato a una fitta per riapparire fingendo di spingerla giù. bientata a Casablanca commedia mai realiz- La morte è, in questo passo, chiaramente durante la seconda zata e forse anche a espressa nella totale leggerezza appartenente, guerra mondiale, dove una vicenda reale, è a buon diritto, alla dimensione ludica ma non un americano, Rick, una commovente sto- Rick convince Ilsa a partire con il marito nella scena solo: il gioco tra i ragazzi è anche occasione di gestisce un locale il ria d’amore, ma sa me- conclusiva del film muta riunione e riappacificazione. Ancora Rock’s Cafè American, scolare bene romantici- Louise – anziana, nel tempo presente della sto- un locale da dove prima o poi tutti passano. Ci smo e suspense, il finale è amaro se avvantaggiamo ria, decide di coltivare alcuni ortaggi per so- troviamo nella c.d. “Francia non occupata” di- la storia d’amore, ma da un altro punto di vista è pravvivere non solo di pesca proprio su un ter- pendente dal regime di Vichy, asservito ai na- pieno di speranza, con la giustizia e l’amore reno ingombro di blocchi di marmo sormontati zisti. Rick Braine, ex-contrabbandiere ed per la patria che trionfano. Forse al giorno d’ og- da croci, da lei giudicato “fertile”. Un cimitero, ex-combattente per i repubblicani in Spagna, gi può apparire una pellicola un po’ datata, dimora di assenti alla vita, dà vita ad un rigo- è ormai un uomo cinico e disincantato, lonta- però è talmente curata nella realizzazione, nei glioso orto: di nuovo la morte è il medium della no dalle fazioni politiche e patriottiche, in una dialoghi, negli spaccati musicali che non può rinascita nonché foriera d’un “nutrimento” Casablanca crocevia di chi vuole fuggire in non incantare ancora oggi. Se prendiamo un trasfigurato dalla materia allo spirito. Altro America. Una sera si presenta nel locale un film recentissimo con qualche tema in comu- personaggio del presente solitario di Louise è piccolo criminale con delle lettere di transito ne, Allied, c’è una differenza notevolissima a Pepe: un cagnolino incontrato sulla spiaggia rubate e che permettono di lasciare la città. Le favore di Casablanca. Humphrey Bogart incar- che le sarà di compagnia e, come Tom, per un vuole vendere a una persona che lo raggiun- na l’eroe senza macchie e senza paura dise- lasso di tempo della storia avrà facoltà di paro- gerà nel locale ma il capitano Renault, respon- gnando un grosso personaggio, disilluso e ci- la. La donna, forse nell’unico frangente cupo sabile della polizia e fedele al regime, lo fa ar- nico, che si ammanta di una scorza dura, del film, in preda alla solitudine dopo l’ingiu- restare, ma lui prima riesce a consegnare le sempre elegante e freddo ma capace di buoni stificata uscita di scena di Pepe, si abbandona lettere a Rick. Giunge a Casablanca Ilsa, vec- sentimenti, che sembrano impossibili in uno alle acque del mare tuttavia sfiora solamente la chia fiamma di Rick, e moglie di Victor Laszlo, come lui. Il suo è un dramma morale che fini- morte terrena poiché proprio il fedele cagnoli- un eroe della resistenza cecoslovacca, fuggito sce per coinvolgere un po’ tutti. E quando farà no, anche se non più parlante, la trascinerà da un campo di concentramento. Rick ama la sua scelta, lo applaudiremo come fossimo al sulla spiaggia ancora viva così la catarsi senza ancora la donna che l’aveva abbandonato a Pa- suo posto e come se anche noi avessimo fatto Dio può compiersi: Louise e Pepe assisteranno rigi ma lei gli rivela che saputo che il marito la scelta giusta. Un’ultima curiosità, molti film sereni al ritorno della folla di villeggianti con la era ancora vivo era tornata da lui. Ora stanno da Papà ti manda sola a Quando la moglie è in va- consapevolezza di aver scoperto una nuova di- cercando di raggiungere gli Stati Uniti e cer- canza a Provaci ancora Sam a Casablanca Ca- mensione di pace interiore. cano le carte necessarie all’espatrio, qualcuno sablanca portano citazioni dell’originale. An- li avverte che sono in mano a Rick. Lui però che nei fumetti abbiamo Topolino a Casablanca non le vuole dare alla donna un po’ per vendet- con Pippo nella parte di Sam, il pianista. E una ta un po’ perché l’ama ancora. Ma quando par- commedia scritta da Woody Allen. la con Laslzo e scopre che lui vuole la salvezza Giorgia Bruni della donna ed è quindi disposto a rimanere a Giuseppe Previti 28 [email protected] Musica e cinema – un matrimonio antico E’ senza ombra di coreografie dalla rigidità del palcoscenico tea- sequenza la firma dell’accoppiata Donen-Kel- dubbio l’anno di “La trale. Finalmente il cinema si appropria di un ly. Il “periodo d’oro” durerà per tutti gli anni La Land”. Ryan Go- genere autonomo, non limitandosi a copiare ‘50 andando poi a affievolirsi davanti alla so- sling ed Emma Stone pedissequamente ciò che avveniva già da de- praggiunta crisi sociale. Si continua a produr- sono riusciti ad affa- cenni a Broadway. Diventa protagonista di se re musical ma il pubblico è più esigente e non scinare il pubblico in- stesso attraverso richiami continui e cambi di si accontenta più di pellicole di pura evasione. terpretando con mae- scena che rendono “reale” il sogno descritto. La guerra in Vietnam, le nuove tendenze mu- stria la storia d’amore Lo spettatore non è più passivo ma entra con sicali, il distacco generazionale sempre più Francesca Arca tra un musicista jazz e lo sguardo nella danza e nella musica, secon- marcato, portano definitivamente alla morte un’aspirante attrice do regole dai confini in apparenza sfumati ma del cinema musicale inteso nel senso classico. nel film di Damien Chazelle. Omaggio eviden- ben precisi e studiati. Scene corali e fatate co- E’ l’epoca dell’opera rock. Il primo musical che te e dichiarato ad un genere cinematografico reografie di gruppo vengono battute solo dal destruttura completamente i canoni fino a classico, il film musicale torna a far parlare di mito della coppia: Ginger Rogers e Fred quel momento standardizzati è “Jesus Christ sé, riproponendosi uguale a se stesso nella Astair, portavoce di un tipo di danza lieve e Superstar” della coppia Webber-Rice, traspo- struttura, ma riuscendo a inserirsi comunque ironico davanti al quale anche la trama effetti- sto sul grande schermo nel 1973 da Norman nel contesto contemporaneo, senza abbando- va dei film rimane in secondo piano, piegata Jewison. La colonna sonora diventa assoluta nare la capacità evocativa che arriva da decen- dalla maestria dell’esecuzione. Con l’entrata protagonista lasciando spazio a scelte di regia ni lontani. La musica aveva già il suo ruolo di in guerra degli Stati Uniti nel 1941, il cinema poco invasive in cui le immagini sono quasi primo piano ben prima che il cinema si pie- abbraccia invece una svolta più politica e so- del tutto strutturali alla musica. Seguiranno gasse all’innovazione del sonoro e vedeva nel ciale accantonando temporaneamente la leg- altri successi come “The Rocky Horror Picture teatro l’espressione massima di commistione gerezza irreale del musical. Nell’immediato Show”, “Hair”, “Grease”, “La febbre del sabato tra canto, danza e recitazione: l’opéra-comique, dopoguerra il clima storico scopre gli Stati sera”, film diversissimi tra loro ma accomuna- il vaudeville, il burlesque, l’operetta, fino alla Uniti molto differenti dal recente passato. Il ti da colonne sonore che ben presto li rendono Broadway dei “ruggenti dei “cult-movie”. Negli anni ‘20”. E’ un genere anni ’80, complice forse che nasce nel sentimento l’avvento del video-clip popolare, che sembra musicale, è difficile -in quasi riprendere vigore dividuare dei veri e pro- ogni volta che la storia af- pri musical. La musica è fronta un momento di presente ma rimane sle- crisi. Tra la fine della gata, mero commento Grande Guerra e l’inizio alla trama. Basti pensa- del secondo conflitto re a “Flash Dance” di mondiale il mondo di- Adrian Lyne, in cui le mentica l’orrore bellico scene musicali possono immergendosi nella vo- essere considerate quasi glia di leggerezza. Il cine- dei piccoli videoclip ma non manca di accon- all’interno del film. L’u- tentare questa esigenza nico tentativo andato con l’avvento del sonoro. veramente a buon fine, Non a caso il primo film che sentenziò la mor- cinema, influenzato anche dalla nuova visio- nel recupero dell’elemento musicale come te del cinema muto - “Il cantante di Jazz” di ne che arriva dall’Europa, dà spazio ad altre ispirazione centrale del film, è certamente Alan Crosland nel 1927 – fu proprio un film storie: racconti inseriti in una realtà concreta “The Blues Brothers” di John Landis, che non a musicale. In un’epoca segnata dalla grande che poco ha ormai a che fare con i fasti dell’e- caso è considerato dalla critica uno dei musi- crisi economica e politica del ’29 il sonoro fu poca di Berkeley e in cui il maccartismo com- cal moderni più riusciti. La penombra che av- incoraggiato dal “New Deal” rooslveltiano, plica di molto le cose. Il genere musicale deve volge questo genere cinematografico perdura nonostante le ingenti spese per il passaggio perciò rinnovarsi, tornando a colmare l’im- per tutti gli anni ’90 nonostante tentativi di ri- alla nuova tecnologia. L’obiettivo di trasporta- maginario del pubblico in un profonda crisi. animazione più o meno riusciti come “Evita” re il pubblico in un mondo sognante, leggero, E’ l’epoca d’oro di Gene Kelly e Stanley Donen. di Alan Parker (1996). L’avvento del nuovo mil- espressione del sogno americano e del tenta- Donen riesce a dare nuova linfa al musical ci- lennio spariglia di nuovo le carte. L’instabilità tivo di rinascita del paese, venne centrato in nematografico rendendolo più pieno, facendo sociale ed economica mondiale sembra ripor- pieno. Le trame si ripetono secondo un cano- in modo che gli elementi scenografici non sia- tare per l’ennesima volta a galla il tentativo di vaccio prestabilito che mostra la propria evo- no semplice sfondo ma si inseriscano com- farsi cullare dalla musica. “Moulin Rouge!” di luzione partendo dalla rappresentazione di piutamente nelle coreografie, che diventano Baz Luhrmann, “Chicago” di Rob Marshall, un ipotetico “dietro le quinte” del mondo dello così parte integrante della storia. Non ci sono “The Producers” di Susan Stroman, “Sweeney spettacolo, passando per la commedia d’amo- più elementi slegati, il film musicale diventa Todd” di Tim Burton, sono solo alcuni esempi re, fino alla trasposizione di dinamiche sociali un amalgama concreta di tutti gli elementi del rinnovato splendore di questo genere an- che anticipano il musical moderno. Negli an- che lo rendono grande. Gene Kelly restituisce tico quasi quanto il cinema stesso. La contem- ni ‘30, mentre l’America prova a superare la al pubblico l’icona che mancau+è’va. Ottimo poraneità ci costringe a vivere tempi bui e se è crisi e l’Europa si tuffa nella barbarie dei tota- coreografo, inserisce elementi acrobatici vero, come ci insegnano da bambini, che la litarismi, il cinema musicale esprime proba- sfruttando la propria prestanza fisica e dando paura del buio si può affrontare cantando, og- bilmente il suo punto più alto di espressione così alle scene un’energia che il musical non gi tocca a “La La Land”. con Busby Berkeley. I suoi musical riescono aveva conosciuto ancora. L’aria appassionata con efficacia a trasportare lo spettatore in e il sorriso ironico e scanzonato lo rendono da mondo parallelo, fiabesco e rassicurante. L’u- subito perfetto. “Cantando sotto la pioggia” – tilizzo di inquadrature e lo studio dei movimen- che da molti è ancora considerato il miglior ti della macchina da presa riescono a liberare le film musicale mai girato - porta in ogni Francesca Arca 29 n. 48 La La Land: jazz, baci, stelle e sogni a occhi aperti, torna la passione per il musical. La sfida del doppiaggio è sempre la stessa La la Land è un musical impose quindi la trasposizione nelle altre lin- canzoni, mantenute nel sonoro ovviamente in che fa sognare, induce gue ed anche un controllo sulla qualità del lingua originale, pure se nella frenesia del rit- a perdersi tra le note e i prodotto nella lingua d’arrivo. Ma per le esi- mo che caratterizza la pellicola è impossibile passi di danza e soprat- genze dettate dalle necessità della maggior seguirli interamente. Anche in La La Land la tutto conquista la men- fruizione possibile, anche la Fox la richiese. vera protagonista è la colonna sonora compo- te rievocando i grandi Nel mercato contemporaneo le stesse esigen- sta da Hurwitz, che aveva già orchestrato capolavori del passato ze di popolarità, o meglio di commerciabilità, Whiplash, corredata da passi di danza, baci, e i suoi protagonisti: inducono, al contrario, a mantenere le colon- stelle, strumenti musicali. A predominare è il Tiziana Voarino Gene Kelly, Frank Sina- ne sonore originali per promuoverle come jazz. Per La La Land il direttore di doppiaggio tra, Liza Minelli, il gran- successi discografici. Ne è stato un esempio Rodolfo Bianchi, assistito in sala dalla fidata de Bob Fosse e i suoi capolavori. Meno Francesca Rizzitiello attenta alla mini- frenetico dell’ultimo grande musical ma sbavatura di sinc, riesce nella vera Moulin Rouge che risale al 2001, La La sfida che ha da sempre affrontato la Land fa tornare la voglia di andare a ri- trasposizione del musical: il match voi- vedere le pellicole di questo genere che ce, ossia il passaggio dalla voce origina- hanno segnato la nostra infanzia, o gio- le che si sente cantare dall’attore ame- vinezza, e apprezzarne di nuove. Sep- ricano e dei suoi toni, corde, sfumature pur trasporre il musical in un’altra lin- alla similitudine vocale del doppiatore gua e cultura fu, fin dagli esordi del italiano che deve parlare con la mede- cinema, una sfida. Viceversa la parola sima caratura, spessore o acutezza, cantata fu uno dei primi scalini saliti con i medesimi colori grevi, o vividi, o nel passaggio dal cinema muto al sono- profondi. Il lavoro è un po’ più sempli- ro. Nelle versioni italiane delle prime ce che in Moulin Rouge dai cambi di sce- opere cinematografiche le canzoni ri- Nicole Kidman nel film “Moulin Rouge!” (2001) di Baz Luhrmann, ispirato na e dalla velocità nell’avvicendarsi dei manevano principalmente in originale, all’opera “La traviata” di Giuseppe Verdi numeri musicali e del parlato con pas- non erano quindi sottoposte a doppiag- saggi immediati, senza come spesso gio. In alcuni “polpettoni” degli anni accade in La la Land una sorta di sfu- ’28, ’29, ’30 si riusciva ad accontentare le mature della musica che si interpone esigenze internazionali inserendo un tra la fine della canzone e il parlato, la- pezzo, magari in francese, un pezzo sciando uno stacco sonoro che elimina cantato in italiano da un tenore, un al- l’immediatezza netta delle due voci a tro in tedesco, per soddisfare ogni pala- confronto. In ogni caso in La la Land to. Altra soluzione, decisamente più sono ben riusciti i passaggi dal cantato drastica, condusse a eliminare le parti anglo-americano agli intermezzi par- cantate. Operazione Crêpes Suzette (1970), lati delle voci italiane che sicuramente per esempio, giunse in Italia come com- “collano”. Massimiliano Manfredi è media, senza le dieci canzoni della co- l’interprete di Sebastian Wilder, ossia lonna sonora. A volte si sostituì comple- del principale attore maschile Ryan tamente la musica, accadde a Il masnadiero Gosling che ha, per altro, già doppiato (1953) con un insolito Laurence Olivier in in The believer (Danny Balint), Le pagine veste di cantante. In questo caso la parte della nostra vita (Noah), Il caso Thomas musicata fu rifatta completamente. È Crawford (William “Willy” Beachum), indubbio che la versione originale delle Le idi di marzo (Stephen Meyers), Blue canzoni ci ha permesso di ascoltare le Valentine (Dean), come è stato la voce di vere voci di Maurice Chevalier, Doris Ewan McGregor, nel ruolo di Chri- Day, Judie Garland e quelle delle altre stian, protagonista maschile di Moulin formidabili star del musical, senza il fil- Rouge. Nella sua carriera è stato spesso tro del doppiaggio. Nel dopoguerra, do- anche la “controfigura sonora” di Matt po la fine della censura sui film di lin- Demon, Orlando Bloom, Edward Nor- gua straniera, le scelte traduttive per le ton, Owen Wilson. La sognante Mia canzoni non furono univoche, ma det- Dolan è Emma Stone doppiata da Do- tate da esigenze diverse. A partire dal mitilla D’ Amico come anche in La ri- ’50 i film tornano a essere proiettati con volta delle ex (Allison Vandermeersh), le canzoni originali ed i sottotitoli in Easy Girl (Olive Penderghast), Crazy, italiano, come in Un giorno a New York Stupid, Love (Hannah Weaver), Amici di (1949) o Cantando sotto la pioggia (1952). letto (Kayla), The Help (Eugenia “Skee- Cambiò quando prevalsero le esigenze di po- Moulin Rouge del regista Baz Luhrmann - indi- ter” Phelan), Gangster Squad (Grace Faraday), polarità e botteghino. In My fair lady (1964) menticabile il Tango di Roxanne - con una tra- Comic Movie (Veronica), Magic in the Moonlight con Audrey Hepburn le canzoni sono doppia- sposizione traduttiva comunque equilibrata, (Sophie Baker), Irrational Man (Jill Pollard) e te, come in Mary Poppins (1964). Appartengo- in un’opera in cui gli interpreti cantano molto tra le sue moltissime interpretazioni ha dato no a questa schiera tutti i film di Walt Di- e in cui la parte musicale è dominante, in un più volte la voce a Kirsten Dunst, Scarlett sney per una precisa scelta strategica e avvicendarsi piuttosto rapido di primi piani, Johansson, Rita Ora e a Priyanka Chopra per promozionale: i destinatari sono i bambini e con una recitazione difficile e segmentata. In Alex Parrish su cui è costruita la nota serie te- le canzoni cantate con i testi italiani ne facili- quel caso è necessario ricordare e sottolineare levisiva Quantico. Come sempre il direttore di tano la comprensione e la diffusione. La Disney in positivo la scelta dei sottotitoli in rima delle segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente doppiaggio Rodolfo Bianchi si avvale di grandi Una volta nella vita professionisti della voce anche per i ruoli non principali e quindi possiamo ascoltare, tra gli La giornata della memoria al cinema altri, Andrea Mete (John Legend), Luca Biagini Quando arriva fine film è positivo in quanto insegna a credere (Bill), Francesca Fiorentini (Laura Wilder), gennaio ci aspettiamo nelle proprie potenzialità e inoltre trasmette Marco Vivio (Finn Wittrock), Carlo Valli (Miles immancabilmente un speranza quando fa riflettere su una delle pa- Anderson) e Stella Musy (Callie Hernandez). Il florilegio di prodotti gine più tristi della storia del XX secolo. Il le- “olocaustocentrici”: la game tra lo studio della shoah e l’evoluzione shoah al cinema da della classe è dato dal mettere in pratica la sempre fa parlare di possibilità per ognuno di sfuggire ad un desti- sé, mescolando pelli- no apparentemente segnato, come gli ebrei e cole di impianto stori- gli stessi ragazzi della banlieue parigina. Gli co con vere fiction. Nel eredi di questo film, ricordati nel titolo origi- Michela Manente 2016 è uscito in Italia, nale, sono proprio loro, quegli allievi che, reci- tratto da una storia ve- tando la poesia di Primo Levi, capiscono l’impor- ra, “Una volta nella vita” (“Les Heritiers”) di tanza della memoria e del ricordare l’Olocausto. Marie-Castille Mention-Schaar. Il film, appar- La questione dell’eredità, morale e materiale, è so in Francia due anni prima, racconta di una infatti il centro di qualsiasi discorso sull’inse- classe multietnica di una scuola a sud-est di gnamento e sulla formazione. Sicuramente la Parigi che partecipa ad un concorso sul tema realtà di questo liceo francese è diversa da del ricordo. La professoressa Gueguen (Ariane quella dei licei italiani in quanto l’utenza non Ascaride) vuole stimolare i difficili ragazzi del è la stessa. Inoltre il rapporto tra gli alunni e i suo liceo su un tema difficile per loro, il razzi- professori è differente poiché nelle scuole ita- smo. Invita anche un testimone oculare so- liane, benché sia formale, è più rilassato e me- pravvissuto ai campi di concentramento che, no autoritario mentre nel liceo francese i pro- raccontando la sua storia, riesce a commuove- fessori devono controllare e far rispettare in re i ragazzi. L’incontro con il dramma della maniera dura le regole. Un’altra differenza è shoah e la necessità di partecipare al progetto l’orario, prolungato e con la mensa nel liceo e crea nella classe la giusta motivazione per cre- solo antimeridiano in molti istituti della peni- scere e per interagire in maniera positiva, fino sola. Tra i compagni si notano problemi di re- Domitilla D’Amico alla vittoria finale al concorso e al ritiro del pre- lazioni che sfociano fino alla rissa animata da mio a Parigi. L’am- un linguaggio vol- sincronismo labiale impeccabile, il sincroni- bientazione è presto gare mentre in Ita- smo espressivo e la recitazione dei vari stati detta: il Liceo Léon lia la situazione è d’animo mantenuti nella versione italiana di- Blum di Créteil, le più controllata. È mostrano che, pur partendo da un film sicura- abitazioni private facile per gli alun- mente complesso, si possono ottenere risultati dei ragazzi e una ni delle classi che ottimali nella sua trasposizione. Certamente si capitale ritratta con hanno visto il film può cogliere in questa pellicola la passione per i suoi problemi at- in occasione della il proprio lavoro, la professionalità e la scrupo- tuali. L’impianto dei Giornata della Me- losità del direttore, ma anche dei tecnici del personaggi gira at- moria, identificar- torno alla professo- si con uno dei coe- ressa Gueguen: è tanei protagonisti un’insegnante cari- della storia. Inol- smatica ed è fiducio- tre, al cinema come sa nei ragazzi svol- nella vita scolastica gendo fino in fondo reale, lavorare per il suo ruolo educati- un obiettivo comu- vo, coadiuvata dalla ne fa superare alcu- signora Yvette, pre- ni problemi inter- sidente di un’asso- personali, facendo Massimiliano Manfredi ciazione che studia conoscere le perso- la storia del nazi- ne e migliorando suono e del mixer che nel musical sono messi a smo e che propone l’integrazione nel dura prova. Nulla da eccepire, quindi su que- di invitare a scuola gruppo. Forse nelle sto doppiaggio a cura, insieme alla sonorizza- Leon, l’ex-deportato classi italiane è più zione, di Studio Emme spa con un gran lavoro sopravvissuto allo facile convivere e del fonico Valerio Pignatelli e del sincronizza- sterminio. La clas- capirsi ma può an- tore David Polini, mentre il missaggio è a cura se si compone di che essere che in di Margutta Digital International e il lavoro al diverse personalità, forse troppo monolitiche: alcuni casi ci possano essere comunque delle mix è del fonico Alessandro Checcacci. Imper- il leader positivo è Malik (interpretato da Ah- incomprensioni tra alunni della stessa cultu- donabile che i crediti dei doppiatori passino in med Dramé, l’autore del libro da cui è tratto il ra, specialmente quando si esaspera la comu- coda a tutti gli altri, a dir poco chilometrici. film e coautore della sceneggiatura assieme nicazione nei social a discapito di quella vis-à- alla regista), la prepotente è Melanie e il sec- vis. Un film da vedere e far vedere nelle scuole chione è Theo. La colonna sonora, composta superiori. da Ludovico Einaudi, accompagna le scene più toccanti del film, come ad esempio la diffi- Tiziana Voarino cile testimonianza di Leon. Il messaggio del Michela Manente 31 n. 48

Al cinema L’Économie du couple - (Dopo l’amore) Regia di Joachim Lafosse. Con Bérénice Bejo, Cédric Kahn, Marthe Keller, Jade Soentjens, Margaux Soentjens. Titolo originale L’économie du couple. Dramm. durata: 100 min. - Francia, Belgio 2016. - Bim Distribuzione Molte volte mi sono due adulti egoisti che, incuranti di tutto, di- parassita in casa sua!), quanto a Boris egli si chiesta: chi si occupa battono su ogni virgola per ottenere il control- lascia vivere, come spesso capita agli uomini di titolare in italiano lo sulle figlie e il potere sulla gestione familia- abbandonati e pavidi; tuttavia non c’è mai una pellicola stranie- re (lotta di potere e controllo degli affetti), traccia di uno scontro, di un confronto vero, ra? Chiunque egli sia, nonché l’agognata cifra da ricavare dalla sud- niente di ciò che potrebbe ricondurli verso l’i- è a conoscenza della divisione del patrimonio immobiliare dove nevitabile via crucis che porta due anime ge- trama? Ha visto il film continuano a vivere da separati in casa. Men- melle a separarsi, nonostante tutto (amore, in questione? Credo tre Marie insiste nel rivendicare il possesso stima, affetto che furono). Come mai Lafosse che spesso non l’abbia dell’immobile in quanto fu lei ad acquistarlo ci mostra solo il lato economico della loro di- visto, forse ne ha letto grazie all’aiuto dei genitori, Boris si trova nel- sputa? Ipotizzo due possibilità. La prima è che Giulia Zoppi brevemente una si- la scomodissima condizione di ospite molto Lafosse nel suo ben oliato congegno filmico nossi (mal tradotta) e sgradito e facile obiettivo di un gruppo di cre- (Bérenice Bejo è sempre bravissima, qui come questo è sufficiente per dare libero sfogo alla ditori che non vanno tanto per le spicce (al altrove e Cédric Khan idem, efficace anche nel fantasia. Sia quel che sia! Come si evince dal punto da derubarlo e malmenarlo), ma che ruolo di attore) abbia volutamente trascurato titolo di questo articolo e in polemica con chi rappresentano per lui la scusa principale per l’aspetto esistenzial /sentimentale per raccon- traduce (o meglio, adatta) ho scelto di mante- accrescere la sua ignavia (che lo immobilizza tarci solo gli ultimi istanti di una coppia ago- nere il titolo originale di quest’opera franco/ in quella casa, senza un lavoro né soldi). La vi- nizzante (laddove, si ipotizza, prima della belga perché questo è il titolo che il stretta sulla vicenda economica ci si film deve mantenere e non il “nostro”, fosse accapigliati su tutto). La secon- che invece ne stravolge totalmente il da è che Lafosse abbia radiografato significato. In quest’opera infatti di (credo sia questa la via giusta) una amore non si parla né si discute mai. coppia di trenta/quarantenni di og- Lo si sfiora, talvolta lo si ignora o si gi, come tante. Una coppia che igno- nasconde, lo si sottintende e lo si ba- ra, non sa, non conosce il linguaggio nalizza, ma niente di ciò che si vede dell’amore (incontro/scontro, amore/ può ricondurre ad una storia che mo- morte, noia/gioco ecc ecc) per non stri la sofferta separazione di una cop- averlo mai incontrato (o semplice- pia nella sua articolata complessità mente riconosciuto come tale) e quin- (si consiglia di vedere il bellissimo di si ingegna come può, si attacca al “Una Separazione” di Farhadi per far- poco che ha e che conosce meglio, ov- sene un’idea, o magari con un salto vero il denaro che lei spese per la casa triplo arrivare a “Scene da un matri- e che lui, architetto di belle speranze, monio” di Bergman), la lacerazione di pretende ora di ricevere raddoppiato un’ unione, la rottura di un patto e (per averla restaurata e migliorata l’angoscia di due persone per aver fal- notevolmente). Non è solo la crisi lito l’obiettivo; quanto piuttosto l’os- economica ad aver generato questo sessiva ricerca di un’equa (a seconda cortocircuito, bensì (anche) la veloce dei punti di vista) separazione econo- superficialità con cui oggi si consu- mica dei beni in comune, per dare mano le esperienze della vita, mai ve- agio alla legge di procedere libera- ramente affrontate, mai davvero vis- mente. La disputa verte sulla divisio- sute. Nella routine casalinga sin qui ne paritaria dell’unico bene che è mes- descritta, dove non accade mai nulla so in discussione dalla prima all’ultima di importante per noi spettatori (sal- sequenza dai due ex, ovvero la villetta vo annoiarci spesso e volentieri per il dove Marie e Boris vivono insieme alle tono univoco del dialogo che inter- loro gemelle Jade e Margaux, da circa corre tra i due, interrotto qua e là dal- 10 anni. Marie è una giovane donna le bizze delle gemelle piuttosto capric- (non ricca, ma figlia unica e di estra- ciose che si ribellano alla condizione zione borghese) che lavora e mantie- di separazione coatta) sono tre e solo ne figlie e marito, Boris è il marito tre i momenti significativi (un quar- mantenuto ed è un architetto di origine polac- cenda si svolge quasi interamente tra le mura to ha una connotazione vagamente moralisti- ca che non ha mai sfondato e che ora, nel domestiche volutamente ariose e confortevoli ca che non convince) ma solo uno ha una rica- ménage disastrato della sua famiglia, si attac- ma che qui diventano presto asfittiche e - ca duta positiva nell’elaborazione dell’intreccio. ca alla questione economica per non affronta- stranti (si potrebbe pensare alle lotte di “Car- Una cena nel giardino della villetta dove Ma- re problemi di ben altra natura (leggi: ragioni nage” in cui coppie di genitori se la davano di rie ha riunito gli amici potrebbe essere final- e ipotesi che han fatto naufragare il suo ma- santa ragione, solo in interni), ring perfetto mente l’occasione in cui dar sfogo a rivendica- trimonio). Sin da subito siamo proiettati dei due contendenti arrabbiati quanto inca- zioni, accuse, pianti o recriminazioni e invece all’interno di un quadretto domestico che as- paci di confrontarsi davvero. Marie sembra la niente. Boris si unisce al gruppetto e ironizza somiglia a milioni di altri: due bimbe vivaci e più risoluta nel voler troncare (deve stimarlo acidamente sulla presenza di un uomo mai visto a disagio per la poca armonia che le circonda, pochissimo il suo “ex”, così debole, indeciso, segue a pag. successiva 32 [email protected]

segue da pag. precedente prima (un amico di amici, evidentemente) ac- Documentari storici: a 80 anni dalle Brigate cusandolo di essere lì per fare la corte a Ma- Internazionali in Spagna e dei medici rie…purtroppo però, dopo due battute e l’ini- zio di una piccola zuffa, tutto si calma, umanitari lasciando in sospeso ogni cosa come solo acca- 80 anni fa, mentre la delle tante persone in fuga, ci rendiamo conto de in un’occasione mancata. Come mancata è Spagna sanguinava du- che se il film fosse stato a colori, sarebbe stato la crisi che potrebbe provocare il balletto insce- rante la sua guerra inci- come vedere i profughi di oggi alle porte della nato dalle gemelle che dà modo, per la prima e vile, arrivarono migliaia nostra Europa blindata. E il documentario ap- ultima volta, di mostrarci Marie e Boris cedere di brigatisti internazio- parirebbe del 2017 e non del 1937. Ottanta anni ad un attimo di debolezza (dopo le continue li- nali da tutto il mondo dopo riemerge con una tal violenza di cui ci si tigate a cui ci hanno abituato sul valore della per difendere il governo dovrebbe vergognare. E così la mia fede scom- casa, l’insipienza di lui e la freddezza di lei, chi legittimo della Repub- pare, perché l’illusione nata dopo aver sentito deve stare con le gemelle nel week end e via Natalia Fernández Díaz- blica, questo accadeva le parole mi esplodeva improvvisamente den- così) che li porta a stringersi in un passo a due Cabal all’inizio della guerra tro davanti alla dura realtà. Il documentario che li condurrà dritti a letto insieme (episodio quando i militari hanno avviato l’aggressione. finisce facendoci vedere un campo pieno di che viene subito derubricato come banale ce- Tra i soccorritori ed i servizi che furono offerti feriti e il ruolo di aiuto esercitato dai brigatisti dimento e nulla più). Il terzo momento è il più ci fu quello del Centro Trasfusionale del Cana- operatori sanitari… Ci fa vedere il laboratorio, riuscito (non emotivamente, ma razionalmen- da, con a capo il leggendario Dr. Norman dove è stato creato un sistema per conservare te) e si concretizza nell’unico dialogo sensato Bethune, che installò a Madrid nel 1937 le pri- il sangue dei donatori e il tempo necessario che abbia uno spessore e uno scopo preciso e me unità mobili di trasfusione di sangue, utili per trasferirlo ovunque ce ne fosse bisogno, in che si consuma tra Marie e sua madre (Marthe per curare i feriti nella prima linea di fuoco. genere nelle trincee stesse. I donatori sono fe- Keller rediviva, ancora bella, e sempre brava), Norman Bethune era un medico singolare - e lici. Il ricevente sta bene. Si trasmette l’idea in cui si accenna al valore profondo rappresen- anche abbastanza particolare -, da ra- tato dal matrimonio, al suo carattere simboli- gazzo aveva sempre combattuto con- co, al suo significato (che si infrange misera- tro le disuguaglianze, non solo ri- mente sul rapporto distratto di Marie e Boris, guardo alla medicina, colpito da troppo indaffarati nel rinfacciarsi denaro per setticemia morì in poco tempo duran- capire, vedere, andare oltre, indagare). Marie e te la guerra cino - giapponese, a cui Boris non si parlano mai, si accusano a vicen- partecipava come operatore volonta- da, ma tutto tra loro è monetizzato e contabi- rio. Durante i suoi mesi in Spagna - lizzato e non c’è crisi economica che tenga, i non privo di polemiche poiché era un due non si rinfacciano mai l’amore scomparso, personaggio controverso e iracondo - quello che fu e che hanno perso di vista. No. decise di verificare il lavoro che si fa- Marie e Boris continuano a fare i conti e a cal- ceva nel Centro Trasfusionale. Il ri- colare come due inetti qualsiasi (lo sono, emo- sultato fu uno splendido, breve e Norman Bethune con la unità di trasfusione mobile nel 1936 tivamente parlando, sin dal primo momento). intenso documentario. Un colpo alla Le gemelle sono lo scudo dei loro egoismi e vista. Con questo lavoro si proponeva di far che donare è una gioia primordiale, capace di delle loro aspettative fallite ed ecco infatti arri- vedere la guerra civile in tutto il mondo, in frantumare il progetto perfettamente pianifi- vare l’epilogo moraleggiante, il quarto mo- modo che nessuno rimanesse indifferente alla cato del dolore di coloro che lo hanno causato. mento topico della storia che si manifesta nel sofferenza e alla violenza. Il risultato finale è Si tratta di un messaggio di speranza. Ma que- tentativo di Jade di attirare l’attenzione dei un flusso di immagini e suoni scioccanti, in sto cortometraggio di 20 minuti si era perso suoi, ingerendo i sonniferi della madre, al fine cui si vedono le città assediate e l’orro- di ricompattarli al suo capezzale (una bella pu- re della morte nei campi. Si vedono nizione, non c’è che dire). La bimba sarà salva- persone in fuga a causa della povertà. ta dai medici naturalmente, mentre i due fin- Volti di bambini che muoiono di fame. geranno di menarsi nella sala di attesa Adulti frastornati. Nel racconto vi è dell’ospedale, per dare sfogo ad una paura più una narrazione efficace con una- sa che giustificata. Ma (e qui siamo alla scena -fi piente oratoria che usa tutti mezzi del nale) quello che più importa è che di lì a poco tono epico. Quando finisce la narra- Marie e Boris riusciranno finalmente a firma- zione, interviene la musica, in modo re un atto notarile dove si attesta la divisione delicato, con brani provenienti da tut- patrimoniale della tanto agognata villetta di ti gli angoli della Spagna: come la Sar- famiglia. Hanno ottenuto ciò per cui si sono dana catalana o il bellissimo brano del affrontati alacremente per tutta la durata della maestro Alhambra Tarrega, cantejon- 1936. Bethune con i membri della squadra di trasfusione a Madrid pellicola, tirando noi spettatori verso la loro do, canzone e musica castigliana ... in La calle del Príncipe de Vergara pochezza di genitori isterici (lei), inerti (lui) e Questo inserimento di una musica plurale e in qualche soffitta fino a poco tempo, così di individui sentimentalmente afoni, emotiva- diversificata ci ricorda che la tragedia della adesso possiamo godercelo anche in questo mente sconfitti dalla loro stessa pigrizia mora- guerra è stata anch’essa plurale e diversifica- lato dell’Atlantico – visto che in Canada ha le. Così Boris riesce anche a trovare lavoro (la ta. C’è una frase che ricorre come un filo con- sempre circolato -. Qualcuno è riuscito a to- madre di Marie ancora una volta interviene duttore nella sceneggiatura: “Il tempo è pre- glierlo dalla polvere in modo che i nostri occhi con un aiuto) e a lasciare una volta per tutte la zioso ”. E quella semplice frase mi fa ritrovare non possano dimenticare il fango da cui pro- casa di Marie. Ci siamo emozionati poco, un la fiducia nel genere umano – visto che ora “il veniamo. po’ annoiati e soprattutto abbiamo atteso va- tempo è denaro”, come si dice in Spagna e in namente che qualcosa cambiasse, evolvesse, ci Inghilterra. Così ho pensato quanto fosse bel- Natalia Fernández Díaz-Cabal portasse oltre e invece siamo rimasti anche noi lo quel linguaggio che restituisce al tempo un dentro quelle mura contese, prigionieri di Bo- valore essenziale e che lo umanizza. In quel ris e Marie (e in attesa del notaio). momento tutto sembrava possibile, perfino un Giulia Zoppi miracolo. Ma quando si vedono le immagini Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis 33 n. 48

Nel Mondo Grande e Terribile Un film di Daniele Maggioni sulla vita e sul pensiero di Antonio Gramsci. Scritto da Daniele Maggioni, Maria Grazia Perria e Laura Perini. Prodotto da Tore Cubeddu per Terra de Pun La prima a marzo in Sardegna Il film racconta alcuni momenti della vita e parti del pensiero di Antonio Gramsci. Per raccontare questo si è scelto di utilizzare vari piani narrativi che hanno come perno centra- le il carcere in cui Gramsci ha passato più di dieci anni. Lo spazio scenico del presente car- cerario diviene una sorta di spazio mentale, quasi astratto che si allarga e si restringe a se- conda del suo stato d’animo: il prigioniero Gramsci lotta, dibatte, rievoca. Il film si arti- cola dunque in una struttura a più livelli che si Gramsci a Torino nella redazione di L’Ordine Nuovo intersecano, e si ritrovano in rimandi e asso- nanze reciproche. Le inquadrature ribadisco- no una sorta di autonomia dello sguardo, per cui sono nel carcere con Gramsci ma sono an- che in campagna con Nino (Gramsci bambi- no), sono nel ricordo della famiglia e sono nel- le testimonianze di chi è gli è stato vicino. I piani cinematografici sono composti in- im magini spesso fisse, con lievi panoramiche a scoprire o a precedere. L’impianto visivo si ri- conduce alla pittura dell’epoca in cui è vissuto Gramsci e Tatiana il loro primo incontro Gramsci, la pittura di Morandi in particolare: le scene sono composte, a volte astratte e me- tafisiche. Allo stesso modo il tema musicale principale, si ispira alla musica tonale di Prokofiev con andamenti dall’incedere dina- questa volta nel ruolo di assistente operatore, mico. L’opera vede come protagonista l’attore e vari attori fra i quali Fausto Siddi, Nunzio cagliaritano Corrado Giannetti. Nella troupe, Caponio, Giuseppe Boy. Daniele Meloni, Mar- quasi completamente composta da professio- co Antonio Pani. Un segno del fermento sem- nisti sardi, oltre a Maggioni e Perria, svariati pre in crescita del settore in Sardegna e della altri soci di Moviementu - Rete Cinema Sar- importanza della rete, che ha permesso la na- degna, fra i quali il direttore della fotogra- scita di tante relazioni professionali e sodalizi fia Paolo Carboni, l’operatore Andrea Cannas, artistici. Tania Schucht (Anita Kravos) lo scenografo Pietro Rais, l’attrezzista di sce- na Francesca Melis, i costumisti Stefania Gril- D.d.C li e Salvatore Aresu, con l’assistente Franco Pintus, la direttrice di produzione Roberta Il film sarà disponibile per il noleggio a partire da Aloisio, il macchinista Simone Murru, la di- marzo 2017 in formato DCP o Blu ray. rettrice di casting Rossana Patricelli (che ha E’ possibile già effettuare una prenotazione al se- curato il casting insieme all’attrice Clara Mur- guente indirizzo mail: daniele.maggioni@gmail. tas), il giovane sceneggiatore Stefano Cau Le foto sono di Carola Baccialle com 34 [email protected] Nel mese di marzo, in occasione dell’approssimarsi dell’ ottantesimo anniversario della scomparsa di Antonio Gramsci, (Roma 27 aprile 1937) uscirà a Cagliari la prima nazionale del film - Nel mondo grande e terribile - che racconta la sua vita attraverso i suoi scritti e le testimonianze durante gli ultimi dieci anni della sua esistenza trascorsi in carcere, in un’epoca buia come quella fascista. Ricordare oggi il pensiero di Gramsci equivale a riprendere quel lavoro culturale basato sulla formazione attraverso uno studio continuo, finalizzato ad analizzare la società in tutti i suoi aspetti. Sarà un anno in cui partiti, associazioni culturali e centri studi ricorderanno la grandezza del dirigente politico con convegni, seminari ed eventi vari, così come avviene da anni a questa parte in tutto il mondo, in particolare in America Latina Vita di Antonio Gramsci «Che cosa mi ha salvato dal diventare completamente un cencio inamidato? L’istinto della ribellione che da bambino era contro i ricchi, perché non potevo andare a studiare, io che avevo preso dieci in tutte le materie nelle scuole elementari, mentre andavano il figlio del macellaio, del farmacista, del negoziante in tessuti. Esso si allargò per tutti i ricchi che oppri- mevano i contadini della Sardegna ed io pensavo allora che bisognava lottare per l’indipendenza nazionale della regione: al mare i continentali. Quante volte ho ripetuto queste paro- le. Poi ho conosciuto la classe operaia di una città industriale e ho capito ciò che realmente significavano le cose di Marx che avevo letto prima per curiosità intellettuale. Mi sono ap- passionato cosi alla vita, per la lotta, per la classe operaia. Ma quante volte mi sono domandato se legarsi a una massa era possibile quando mai non si era voluto bene a nessuno, neppure ai propri parenti, se era possibile amare una collettività se non si era amato profondamente delle singole creature umane … Ho pensato molto a tutto e ci ho ripensato in questi giorni, perché ho molto pensato a te, che sei entrata nella mia vita e mi hai dato l’amore e mi hai dato ciò che mi era sempre mancato e mi faceva spesso cattivo e torbido. Ti voglio tanto bene, Julca, che non m’accorgo di farti male, qualche volta, perché io stesso sono insensibile … Ti bacio gli occhi, cara, a lungo, a lungo, per darti forza, per scacciare tutti i nuvoloni, perché tu sia forte forte, come puoi essere, come devi essere, mia compagna». (dalla lettera di Gramsci alla moglie Giulia - Vienna 6 Marzo 1924)

Antonio Gramsci nac- l’arretratezza della sua isola e le condizioni di borsa di studio, sostenendo i primi esami nel que ad Ales (cagliari- vita dei lavoratori, maturando un’esperienza 1912. Nel 1913 si iscrisse alla sezione socialista tano) il 22 gennaio umana in cui manifestò un istinto di ribellio- e nonostante i problemi di salute che rallenta- 1891, quarto di sette fi- ne per queste condizioni cui era sottoposto e rono i suoi studi, non gli impedirono di colla- gli da Francesco Gram- scrisse che diventò un ribelle durante gli anni borare con “Il Grido del Popolo”; nel 1915 entrò sci, impiegato nell’uffi- vissuti nella sua terra, prendendo coscienza nella redazione “dell’Avanti” e nel 1917 assunse cio del registro e della società del suo tempo. In Sardegna sorse la direzione del “Grido del Popolo”. Durante la Giuseppina Marcias, per la prima volta nella sua mente il quesito prima guerra mondiale, la sua posizione sarà originari di Ghilarza. sul quale doveva poi lavorare negli anni suc- per una neutralità attiva e operante. Vicino Nel 1894 la sua fami- cessivi ovvero quali furono le ragioni di fin da subito alle posizioni della Rivoluzione glia si trasferì a Sorgo- quest’arretramento, ma più in generale quello d’Ottobre del 1917 in Russia ad opera dei bol- Giovanni Turris no (Nuoro). In que- scevichi, farà conoscere l’esperienza della gli anni va fatto Rivoluzione ai compagni italiani afferman- risalire l’inizio dei suoi malanni fisici, a do di come il nome di Lenin uscì dalla leg- causa di una caduta dalle braccia di una ba- genda diventando un richiamo politico co- lia che lo tormenterà per tutta la sua vita. stante e di come il bolscevismo divenne un Per le sue delicate condizioni di salute co- fenomeno storico d’immensa portata, non minciò a frequentare la scuola elementare opera di utopisti, ma di avanguardie consa- a soli sette anni conseguendo la licenza ele- pevoli e di masse organizzate che si muove- mentare nell’estate del 1902 con il massimo vano verso l’unica via giusta. Insieme a Ta- dei voti, ma la situazione familiare non gli sca, Terracini e Togliatti darà vita nel 1919 permise di iscriversi al ginnasio. Un anno “all’Ordine Nuovo”, rassegna settimanale prima aveva iniziato a dare il suo contribu- di cultura socialista che si proponeva di to all’economia domestica lavorando dieci promuovere attraverso studi, ricerche e di- ore al giorno nell’Ufficio del catasto di Ghi- scussioni, l’analisi dei problemi della vita larza per 9 lire al mese, l’equivalente di un nazionale e internazionale, con la forma- chilo di pane al giorno smuovendo registri zione delle classi lavoratrici di una coscien- che avevano un peso superiore al suo esile za politica e sociale per l’instaurazione ri- fisico, con notti passate a piangere di na- voluzionaria di un “ordine nuovo” nella scosto per il dolore in tutto il corpo. Nel società italiana, partecipando attivamente 1908 si trasferì a Cagliari iscrivendosi al Li- al movimento dei consigli e alle occupazio- ceo Classico Dettori, stando a pensione pri- ni delle fabbriche al fianco degli operai du- ma in un appartamento in via Principe rante il biennio rosso 1919-20. Il 21 gennaio Amedeo 24 (quartiere Marina) e successi- 1921 (il giorno prima del suo trentesimo vamente nel Corso Vittorio Emanuele 149 compleanno) abbandonò insieme agli altri (quartiere Stampace) insieme con il fratello delegati comunisti il XVII Congresso del Gennaro, il quale, terminato il servizio di Partito Socialista fondando al “Teatro San leva a Torino, lavorava per cento lire al me- Marco” di Livorno il Partito Comunista d’I- se in una fabbrica di ghiaccio del capoluogo talia, Sezione italiana della III Internazio- sardo. Conseguì la licenza liceale nel 1911 nale Comunista. Gramsci è eletto nel Comi- con una buona votazione nonostante i di- tato Centrale. Nel giugno 1922 parteciperà sagi e le ristrettezze economiche, tutti otto a Mosca all’esecutivo dell’Internazionale e un nove in Italiano, distinguendosi per Comunista. Fu ricoverato in una casa di cu- intelligenza e preparazione culturale. Duran- dell’Italia Meridionale. Egli lavorò a questo te- ra e nel mese di settembre conoscerà Giulia te gli studi liceali comincerà a leggere gli scrit- ma per tutta la vita, ricercando queste ragioni Schucht, sua futura moglie. Da quest’unione ti “dell’Avanti” e quelli di Marx inviatigli dal in un’analisi di tutta la storia e la struttura nasceranno Delio e Giuliano (il secondo figlio fratello. Il peso della Sardegna nelle sue scelte della società italiana. Si iscrisse alla facoltà di non lo conoscerà mai). Nel 1924 fondò “l’Unità”, fu decisivo, avendo conosciuto a fondo Lettere dell’Università di Torino grazie a una segue a pag. successiva 35 n. 48

segue da pag. precedente Al cinema organo ufficiale del Partito e nello stesso anno diventò Deputato opponendosi con fermezza al fascismo. Uno dei passaggi più importanti Il doppio enigma di Arrival del suo pensiero fu l’elaborazione delle Tesi di Arrival non è un film del diverso non è qualcosa che appartiene al Lione nel 1926, durante il terzo Congresso del facile poiché poggia la contemporaneo, anzi, nella nobile lingua del Partito Comunista, cinque anni esatti dopo la sua forza su una sorta greco antico la parola xènos ha proprio la dut- fondazione che portarono molti storici a con- di doppio enigma: l’e- tile doppiezza che allude a due significati tan- siderarle l’asse portante di svolta in cui si af- nigma della lingua to contrastanti quanto coincidenti, designan- fermò l’egemonia del gruppo dirigente dell’Or- aliena, cui è chiamata do al tempo stesso lo “straniero” e l’“ospite”, e dine Nuovo alla guida del Partito. Fu arrestato a rispondere la prota- vedendo nell’estraneo il portatore di qualcosa l’8 novembre 1926 da Deputato in carica, nono- gonista, e l’enigma in di nuovo da scoprire, non necessariamente stante l’immunità parlamentare con l’accusa cui viene lasciato lo negativa o pericolosa. Louis è l’unica nella di attività cospirativa, istigazione alla guerra spettatore alla fine del- squadra che, seppur consapevole della minore civile, apologia di reato e incitamento all’odio Silvia Lorusso la visione, quando si forza delle proprie competenze rispetto a di classe. Il 4 giugno 1928 verrà condannato dal ritrova dinanzi ad una quelle scientifiche dinanzi a un evento così tribunale speciale a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni delle più antiche e controverse domande della straordinario, riesce, con un approccio più di carcere in un processo nel quale la requisi- storia umana: il senso del Tempo e del suo sensibile e la sua propensione a interagire e a toria del pubblico ministero Michele Isgrò si inarrestabile scorrere. Louise Banks, interpre- creare un contatto, ad accorgersi che gli alieni concluderà con una frase divenuta celebre: tata dall’efficace ed empatica Amy Adams, è sono scesi sulla terra proprio per comunicare “Per vent’anni dobbiamo impedire a questo una linguista che si destreggia nella Babele qualcosa e che anche loro cercano di espri- cervello di funzionare”. Il 22 giugno è assegna- delle lingue con grande abilità e sensibilità, e mersi e di essere compresi. Questo perché la to alla Casa penale speciale di Turi (Bari). L’8 che per questa ragione viene ingaggiata in una sua qualità è l’empatia, la capacità di dare il febbraio 1929 cominciò la stesura del Quaderni squadra speciale composta giusto valore al linguag- del Carcere, la sua opera più importante che lo da fisici, militari e scienzia- gio e di cogliere in esso renderà dalla seconda metà del XX secolo uno ti dopo un avvenimento la necessità dell’altro di dei maggiori intellettuali marxisti al mondo, il sconvolgente per il piane- farsi capire. Il film sem- più illustre nella storia del Movimento operaio ta. In dodici siti sparsi per bra volerci convincere italiano. Nei suoi elaborati, scritti per renderli il mondo sono atterrate che la comunicazione, indelebili nel tempo (fur ewig), articolò un’a- altrettante astronavi alie- da sempre e per sempre, nalisi a tutto campo sia in campo nazionale sia ne a forma di uovo, sim- alla base dell’esistenza in quello internazionale, dal processo risorgi- bolo di nuovo inizio, ma umana come fonda- mentale in poi, con la teoria “dalla guerra in non per questo meno in- mento delle relazioni, lo movimento a quella di posizione” enunciando quietanti. La linguista, sia anche dell’esistenza il significato di “rivoluzione passiva” e di “ege- dunque, viene chiamata non umana. Non a caso monia”. Purtroppo la salute andò progressiva- a interpretare il linguag- l’etimologia della parola mente a peggiorare e nel 1935 interruppe la gio alieno, allo scopo di comunicare conduce stesura dei Quaderni considerati da Gramsci mettersi in contatto con all’idea di “mettere in co- degli esercizi contro l’inaridimento causato i nuovi arrivati e interro- mune”, ergo a condivide- dalla vita carceraria. Ormai gravemente mala- garli su chi siano e su re e a trasmettere signifi- to fu trasferito prima a Civitavecchia, poi in quali siano le loro inten- cati in modo da capirsi una clinica di Formia e infine al Quisisana di zioni. L’ipotesi che ci sia reciprocamente e istitu- Roma. Morì all’età di 46 anni il 27 aprile 1937, vita nell’universo e che ci ire per questa via intera- pochi giorni dopo aver ottenuto la piena liber- siano altri pianeti abitati zioni e relazioni. Sem- tà. Tra le sue opere più famose oltre i noti Qua- oltre il nostro, è sempre bra volerci dire che solo derni troviamo l’intera raccolta delle sue lette- stato un grande interro- così, comprendendosi, re, gli scritti giovanili, Il Grido del Popolo, gativo e motivo di ispira- si può costruire qualco- L’Avanti, Sotto la Mole e quelli pubblicati sull’Or- zione per innumerevoli storie fantastiche e sa. Arrival, da questo punto di vista sfugge i ca- dine Nuovo e l’Unità, studiate dagli storici e immaginifiche. Questo racconto fantascienti- noni del classico fantascientifico, e indulge alla militanti politici di tutto il mondo. E’ stato un fico, tuttavia, ha delle caratteristiche originali, dimensione metafisica colpendo la nostra pensatore, filosofo e intellettuale politico di poiché è tutto piegato verso la dimensione re- sensibilità e toccando corde profonde dell’ani- una profonda e vasta cultura, un classico del lazionale e del contatto, che lascia lo scontro ma. Il nostro modo di relazionarci è qualcosa XX secolo che ancora oggi ricopre un ruolo di sullo sfondo. Tramite Louise, infatti, si realiz- che ci riguarda necessariamente e costante- grande attualità. Un vero combattente della li- za un incontro che, a differenza dagli scenari mente nel corso della vita, e infatti la chiave bertà, sottoposto a una crudele detenzione car- di lotta appartenenti all’immaginario cinema- interpretativa del film è il tempo ciclico, una ceraria, ma divenne presto simbolo di una tografico tradizionale sull’interazione essere sorta di “eterno ritorno dell’uguale” descritto grande capacità di resistenza morale in condi- umano-alieno, non presenta la spietata neces- da Nietzsche come amore per il proprio desti- zioni fisiche disperate, sacrificando la vita pur sità di sconfiggere e annientare l’“estraneo”, no e capacità di accettare le proprie scelte fino di non mutare mai le sue convinzioni. per definizione “alienus”, bensì il tentativo di in fondo, fino alla loro eterna ripetizione. Pro- incontrarlo, di capirlo, di intraprendere con prio come Louise, nella cui vita passato e futu- Giovanni Turris lui una relazione di conoscenza e di scambio. ro si intrecciano e si scambiano il ruolo senza Il monstrum, il diverso, questa volta non viene che lei metta in dubbio la bellezza della pro- rappresentato come qualcosa da temere o ad- pria esistenza, malgrado la tragicità cui è de- dirittura da eliminare, è piuttosto l’incognita stinata. Nell’ossimoro di un flash back nel fu- Di Cagliari, vive a Roma dal 2012, operaio edile. Segreta- da scoprire, il linguaggio da decifrare, l’Altro turo, in cui ci viene fornita la chiave di lettura rio del PCI Roma sudest, componente del Comitato Regio- verso cui è rivolta la nostra attenzione, poiché del film, scopriamo che ciò che salva Louis, e nale, responsabile a Roma della Formazione. Collabora incarna uno scarto temporale che ci interro- tutti noi, è l’amore. con varie Associazioni Culturali, organizzatore di iniziati- ga, il passato che abbiamo vissuto e il futuro ve politiche e redattore del periodico “Le Rimesse”. che ci attende. Questa ambivalenza del ruolo Silvia Lorusso 36 [email protected] Al cinema anche per ridere Forse nessuno ricor- se stesso. Allen lì era davvero un essere derà Il naso di un nota- confuso e disorientato, un comico sen- io, un film Tv del 1979, za nome e senza volto, un ragazzotto diretto da Julio Sali- senza donne, sorta di Peter Schlemihl, nas e interpretato da il giovane tedesco povero protagonista Alessando Haber, En- del romanzo di Adalbert Chamisso, il rico Papa e Massimo quale, nella disperazione ha venduto la Fedele. Perché partire sua ombra al diavolo e non potrà trova- Lucia Bruni proprio da questo per re pace sulla terra. Sempre nel 1972 e affrontare e conclude- diretto dallo stesso Allen, in Everything re la nostra passeggiata attraverso il comico You Always Wanted to Know About Sex nel cinema? Perché il soggetto, tratto da un (But Were Afraid to Ask) (“Tutto quello romanzo dello scrittore francese Edmond che avreste volute sapere sul sesso ma About (vissuto in pieno Ottocento), è uno di non avete mai osato chiedere”), la pa- quei testi che racchiudono tutte o quasi le nu- rodia dell’educazione sessuale ameri- merose facce che riguardano la comicità: pa- cana si fa acida, brillante e amara allo radosso, ilarità, iperbole, farsa, burla, ironia, stesso tempo; qui muore il riso e nel per giungere addirittura al grottesco. Ogni in- contempo resta in bocca un sapore grediente qui, è come se desse il meglio di sé. malinconico. E non dimentichiamo In- La storia del notaio L’Ambert e del suo naso è teriors del 1978, diretto sempre da Allen così maliziosamente assurda che non solo di- (Premio Oscar nel 1979) dove l’autenti- verte e porta al riso, ma induce anche a talune ca vena drammatica si apre e la sua riflessioni e meditazioni che ancora oggi, a di- oscillazione fra comico e tragico non è stanza di un secolo e mezzo e di evoluzioni più una semplice alternanza ma diven- politiche e sociali, non hanno perso il loro va- ta fusione fra i due generi. Come lore di attualità. Il ricco tracotante e ambizio- Chaplin, Allen scopre che l’essenza sot- so notaio si trova a dover “mercanteggiare” e terranea del comico è il tragico, e che, scendere a patti con il povero acquaiolo Ro- nella sofferta ambiguità, diventano magné, dotato solo delle proprie braccia per una cosa sola. Ma è anche il film che se- guadagnarsi il pane, perché da questo loro so- gnerà il passaggio da una vena all’altra, dalizio dipenderà non solo la vita ma la repu- senza lasciarci sfuggire Sleeper Il dor- tazione del personaggio più illustre. La farsa miglione del 1973, tutto ideato e diretto dell’inizio andrà mutandosi in burla della sor- da lui. Quelli che verranno dopo si atte- te e finirà in un ironico incedere inciampando steranno sulla commedia drammatico via via negli ostacoli delle situazioni più as- sentimentale e saranno tutti scritti e surde. Ed ecco che giungiamo a chi , secondo diretti da lui, come Manhattan (1979); me, può riuscire a riassumere nei propri film The Purple Rose of Cairo (“La rosa purpu- tutti i caratteri di cui sopra: Woody Allen. At- rea del Cairo”) del 1985; Hannah and Her tore comico, sceneggiatore, scrittore, regista Sisters (“Hannah e le sue sorelle”) del e tanto altro, lo statunitense Allen, dopo deci- 1986; (“Crimi- ne d’anni riesce a rimanere un punto di riferi- ni e misfatti”) del 1989, solo per citarne mento per ogni tipo di comicità. Lungi da me alcuni. Pur essendo opere di un certo voler fare l’altarino a un super eroe della risa- pregio non avranno la freschezza e il coraggio globale indifferenziazione dei generi e degli ta, desidero però riconoscerne la valenza co- di quei suoi primi film in cui il giovane comico stili. Sulla stessa falsariga come non citare municativa. La ricchezza delle idee che riesco- cercava la propria strada e non sapeva di es- Mel Brooks, attore, regista, sceneggiatore sta- no ad avere il sarcasmo di un Groucho, la serci già sopra. Fino ad arrivare a cimentarsi tunitense? The Twelve Chairs (“Il mistero delle malinconia di un Keaton, una frenesia alla nel giallo assurdo grottesco del 1993 come dodici sedie”),1970; (“Fran- Danny Kay; è divertente gustare le parodie (“Misterioso omici- kenstein Junior”) del 1974; entrambi scritti e dell’intellettuale “puro” (sorta di outsider), il dio a Manhattan”) o in quello più serioso The diretti da lui, e Silent Movie, ovvero “L’ultima suo timore di rimanere escluso, la sua figura Curse of the Jade Scorpion (“La maledizione dello follia di Mel Brooks”, 1976 (dove lo troviamo di ebreo errante per i labirinti di New York. Ed scorpione di Giada), 2001; o nel thriller con anche fra gli interpreti), i quali però risultano è quasi paradossale riscontrare che sia riusci- Match Point (2005), sempre solo per citarne una serie di gag prive di connotazioni stilisti- to a essere uno degli attori comici di maggior qualcuno, dove la mano del comico si tende a che precise. Prima di chiudere questa nostra successo giocando proprio sul suo ruolo di stringere quella dell’uomo che vive il crudo del panoramica storica, vorrei ancora citare il trio emarginato. Ed è anche per questo che mi pia- quotidiano. Questa lunga esposizione su Wo- sempre statunitense che pratica una strana ce ricordarlo nei primi film, quelli in cui era ody Allen ci consente di aprire ad altri, che, professione: Bill Murray, Dan Aykroyd e Ha- ancora un mattacchione e un vero timido, ai come lui, imboccano la strada della comicità rold Ramis e il film (“Acchiappa- suoi primi passi, alla ricerca di una identità sul motivo del doppio. John Landis, ad esem- fantasmi”) del 1984 diretto da Ivan Reitman imprecisa. Allen qui era un vero geniale espo- pio, regista, attore e sceneggiatore statuni- che ancora una volta coniuga reale e fanta- sitore della sofferenza in veste comica. In Play tense con An American Werewolf in London (“Un scientifico con una simpatica lineare comici- it again Sam (“Provaci ancora Sam”) del 1972, lupo mannaro americano a Londra”) del 1981, tà. Per scelta mi sono soffermata su Woody diretto da Herbert Ross e tratto dall’omoni- oppure Innocent Blood (“Amore all’ultimo mor- Allen per entrare nel vivo di un ulteriore fac- mo testo teatrale dello stesso Allen, la parodia so”) del 1992 - incentrato su una vicenda di cia del comico e chiedo venia ai tantissimi di di Casablanca non è solo un pretesto, ma appa- vampirismo metropolitano-, entrambi scritti altrettanto talento rimasti fuori; sarà mia cu- re veramente sentita, il colloquio con Bogart, e diretti dallo stesso Landis. Qui tutto appare ra in altre circostanze e con molto piacere, de- sembra davvero manifestare l’angoscia e lo detto per beffa e nello stesso tempo seriamen- dicare loro lo spazio che meritano. smarrimento di un cinefilo che non sa trovare te. Con Landis, dunque, si approda a una Lucia Bruni 37 n. 48

I dimenticati #29 Gig Young I caratteristi america- era James Cagney, nel ’51 ebbe una prima no- Lang (’59), con Katherine Hepburn e Spencer ni sono sempre stati mination all’Oscar quale migliore attore non Tracy, in «10 in amore», la bellissima comme- considerati tra i mi- protagonista, nel ruolo dell’alcolizzato Body dia diretta da George Seaton (’58), fu il simpa- gliori del mondo; alcu- Copeland; purtroppo per lui, era una parte tico e inappuntabile professor Hugo Pine, so- ni di loro si sono mo- che cominciava a calzargli a pennello anche ciologo e involontario antagonista di un strati talmente bravi nella vita, giacché aveva cominciato a bere maturo Clark Gable per le attenzioni di Doris da interpretare più smodatamente. Modesto, non si faceva illu- Day. La parte gli valse la seconda nomination volte ruoli da protago- sioni: nel corso di un’intervista, confessò alla all’Oscar quale migliore attore non protagoni- nisti, e la loro profes- celebre ‘pettegola di Hollywood’ Louella Par- sta, che anche stavolta non s’aggiudicò. Men- Virgilio Zanolla sionalità è stata pre- son: - Molte persone che sono state nominate tre nel delizioso «Il visone sulla pelle» di Del- miata con prestigiosi per l’Oscar poi nella vita non hanno avuto for- bert Mann (’62) fu il coriaceo rivale in amore riconoscimenti. Oggi parliamo di uno di loro: tuna. Nel ’55 prese parte ad «Ore disperate», di Cary Grant, ancora una volta per i begli oc- un attore brillante passato facilmente dal tea- l’incisivo film di William Wyler con- Hum chi di Doris Day. Finché nel ’70 la sua inter- tro al cinema, con una carriera ricca di pretazione del cinico Rocky, presentatore soddisfazioni… Ma si sa, spesso anche della maratona di danza in «Non si ucci- quelle non sono tutto. Byron Elsworth dono così anche i cavalli?» di Sydney Pol- Barr è un nome che al lettore dirà pochis- lack, con Jane Fonda e Michael Sarrazin, simo: ultimogenito di John ed Emma gli valse la terza nomination, che lo portò Barr, era nato a St. Cloud, nel Minnesota, finalmente all’Oscar quale migliore attore il 4 novembre 1913. Presto i Barr si trasferi- non protagonista. Era divenuto così di- rono a Washington, poi tornarono a Way- pendente dall’alcool che nel ’74, durante il nesville, nella Carolina del Sud, la città na- primo giorno di riprese della commedia tale della famiglia. Qui Byron studiò nella «Mezzogiorno e mezzo di fuoco» diretta High Scholl ed ebbe i primi approcci con da Mel Brooks, collassò a causa della sua la recitazione, innamorandosi del teatro. astinenza dai liquori, e dové essere sosti- Questa passione in lui fu coltivata a tal tuito da . L’ultimo film al qua- punto che ottenne una borsa di studio per le prese parte fu, nel ’78, «L’ultimo com- la Playhouse Pasadena Community, in Ca- battimento di Chen» di Robert Clouse, che lifornia, dove si formò come attore. Aveva fu anche l’ultimo interpretato da Bruce una bella figura e un’eleganza naturale, Lee, il quale morì durante le riprese. Il 27 che non passò inosservata: presto un ta- settembre, subito dopo la conclusione del lent scout della Warner Brothers propose film, Gig si sposò per la quinta volta, con la a lui e al suo brillante compagno di corso trentunenne Kim Schmidt, conosciuta ad George Reeves un contratto cinematogra- Hong Kong durante le riprese. Appena tre fico. Così, nel 1940 Byron esordì, col suo settimane più tardi, il 19 ottobre, chiuso nome, davanti alla macchina da presa nel con lei nel suo appartamento newyorche- film «Misbehaving Husbands» di Floor se di Manhattan, dopo averla uccisa con Walker. Quell’anno prese parte ad altri tre un colpo di pistola egli si sparò, togliendo- film, e nel successivo ad altri tre, sempre si la vita. Sulle cause di questo omicidio e in parti di spalla, come amico o rivale del suicidio non si è giunti a conclusioni defi- protagonista, ma lavorando con attori di phrey Bogart e Fredric March. Nel settembre nitive; ciò che si sa è che l’attore era da tempo grande calibro, come Bette Davis ne «Il signo- di quell’anno Gig acquisì improvvisamente in cura presso lo psicologo e psicoterapeuta re resta a pranzo» di William Keighley. Nel ’43 un’involontaria notorietà per via di un’altra Eugene Landy, la cui licenza professionale fu presente in un solo film, «Le tre sorelle» di intervista, concessa al canale ABC Television e venne poi revocata in California a causa di Irving Rapper, tratto da un testo di Stephen incentrata sulla sicurezza alla guida: perché violazioni etiche e per la cattiva condotta del Longstreet, con Barbara Stanwyck e George solo pochi giorni dopo, in un pauroso inciden- suo paziente. Gig Young non aveva ancora Brent: dove interpretò il ruolo di un pittore di te stradale, a bordo della sua Porsche argento compiuto sessantacinque anni; venne sepolto nome Gig Young; e, poiché sullo schermo c’e- metallizzato morì l’attore James Dean. Dopo nella tomba di famiglia, al Green Hill di Way- ra già un altro Byron Barr la cui omonimia gli una relazione con l’attrice Elaine Stritch, il nesville. Nel suo testamento, lasciò il suo pre- creava spiacevoli equivoci, decise di assumere Nostro si sposò una terza volta, con la bellissi- mio Oscar al suo agente Martin Baum e a sua da allora il nome d’arte di questo personaggio; ma attrice Elizabeth Victoria Montgomery moglie Beatrice; più tardi tuttavia la figlia ma insoddisfatto del suo contratto con la (1933-95), sorella dell’attore Robert Montgo- chiese di poterlo avere, e si trovò una soluzio- Warner si ritirò temporaneamente dal cine- mery: la loro unione durò dal 1956 al ’63, quan- ne soddisfacente: Baum lo tenne fino alla sua ma. Nel 1940 Byron-Gig si sposò una prima do lei ottenne il divorzio a causa dei problemi morte, nel 2010, dopodiché passò a lei. L’atto- volta: sua moglie si chiamava Sheila Stapler. del marito con l’alcool. La quarta moglie, l’a- re è presente con una stella al n° 6821 della Intanto, scoppiata la seconda guerra mondia- gente immobiliare Elaine Williams, che Gig Walk of Fame di Hollywood Boulevard. le, l’attore si arruolò nella guardia costiera sposò nello stesso ’63 e dalla quale divorziò nel americana, dove fu attivo fino al termine del ’66, fu l’unica a dargli un’erede: la figlia Jenni- conflitto. Nel ’47, anno in cui divorziò dalla fer (1964), poi affermata cantante e scrittrice; Stapler, ottenne un contratto con la Colum- va detto come durante la causa di divorzio bia; in seguito si propose anche come free-lan- l’attore sostenne di non essere il suo padre ce. Nel ’50 si sposò di nuovo: ma la seconda biologico, ma il giudice non si lasciò convin- moglie, Sophie Rosenstein, colpita da un tu- cere. Continuava intanto a lavorare con pro- more due anni dopo lo lasciò vedovo. Col film fitto, tanto nel cinema che in televisione. Do- «Alcool» di Gordon Douglas, dove l’interprete po «La segretaria quasi privata» di Walter Virgilio Zanolla 38 [email protected] Teatro Il prezzo e il ritorno di Arthur Miller tra teatro e cinema A dodici anni ormai dalla scomparsa, intervenuta a novanta, il suo teatro sta tornando di prepotenza sulle scene e sugli schermi, non solo da noi Spicca naturalmente il veramente straordinari interpreti: «quattro maniera speculare della coscienza critica del- successo italiano e in- voci coordinate dal regista come un quartetto la sua messinscena. Ma tanto Alvia Reale ternazionale del bel- d’archi», aveva osservato giustamente Orsini, quanto Elia Schilton corrispondono a questo lissimo Il cliente di la cui storia personale è ovviamente più lunga disegno in misura e con dignità di riuscita as- Asghar Farhadi, non a e diversa da quella dei colleghi, di due genera- solutamente paritarie: naturalezza e sapienza caso nel circuito an- zioni più giovani e sostanzialmente coetanei. si mescolano alla perfezione nel delineare Nuccio Lodato glosassone presentato Ma significativo il fatto che lui stesso, e in mi- tanto la moglie frustrata e sofferente della pri- come The Salesman, rie- sura maggiore fino alla preponderanza deci- ma quanto l’”altro” fratello, apparentemente cheggiando il capolavoro milleriano (e tradu- siva gli altri tre, abbiano sviluppato le rispetti- “arrivato” in realtà alienato del secondo. La cendo alla lettera dal “farsi” Forushande, “il ve carriere anche sotto il determinante segno circolazione dello spettacolo sta indubbia- venditore”: il bizzarro titolo italiano pare allu- registico e stilistico di Luca Ronconi. Il più mente costituendo l’evento più durevole e di dere alla controparte!). Ma s’impone su tutti sorprendente finisce per essere proprio lo peso di una generale tendenza suffragata da la qualità dello spettacolo, rafforzato dal altri: nel 2011 si era registrato all’Opera di duplice successo di critica e di pubblico, Roma Uno sguardo dal ponte in forma lirica de Il prezzo, in tournée con la Compagnia di William Bolcom, su libretto dello stesso di Umberto Orsini. Da noi, oggi, già il fat- autore con Arnold Weinstein, varato a to che uno spettacolo riesca a reggere due Chicago nel ‘99; il Teatro Carcano a Mila- intere stagioni consecutive (“prima” la ot- no aveva rimesso in cartellone Erano tutti tobre 2015, centenario milleriano, conclu- miei figli (testé ripreso al Quirino da Ma- sione non prima del maggio prossimo), riano Rigillo nell’edizione coprodotta sia pure anche grazie allo strameritorio quattro anni or sono dagli Stabili di Napo- sacrificio di un decentramento capillare, è li e Catania); si era confrontato di recente tanto rilevante quanto rivelatore di con- (2014) anche Elio De Capitani all’Elfo mila- senso. Tra i motivi di interesse per la ri- nese ancora coll’immortale Commesso viag- presa del testo -già portato in scena da Raf giatore. La cui versione “tangenziale”, in Vallone esattamente trent’anni fa, ad al- qualche modo finemente evocata da Farha- trettanti dal successo parigino di Uno di nel suo Cliente, è solo l’ultimo dei nume- sguardo dal ponte, replicato in Italia dieci rosi affacci anche diretti di Miller sullo più tardi- precipuo quello del debutto re- schermo via via stratificatisi: Erano tutti gistico, assai felice, di Massimo Popolizio miei figli (Irving Reis, ‘48); appunto Morte (raddoppiato l’anno successivo con Ragaz- di un commesso viaggiatore (Benedek ‘51 e zi di vita da Pasolini, “drammatizzato” da Schlöndorff ‘85); Le vergini di Salem (Roule- Emanuele Trevi per il Teatro di Roma). La au ‘57) e La seduzione del male (Hytner ‘96) scelta è intelligente e attuale, e il paralleli- dal Crogiuolo, e Uno sguardo dal ponte (Lu- smo tra la generale crisi, insieme econo- met ‘61), senza contare la sceneggiatura mica e psico-culturale, di oggi, e quella per Marylin del sublime Gli spostati realiz- statunitense del ‘29 che incombe sull’inte- zato da Huston (pubblicata in italiano da ro assunto (intelligentemente materializ- Einaudi nello stesso 1961). Certo, rico- zata dalla scena quasi immobile di Mauri- struendone un po’ la fortuna, sono passati zio Balò) risalta con naturalezza e profondità parecchi anni da quando, nel 1959, lo stes- tangibili nei cento minuti dell’animato e so editore mise fuori il grosso Supercoral- scorrevole allestimento, premiando la con- lo del Teatro di Arthur Miller, con un ma- vinta intuizione di Orsini e dei suoi colla- gnifico Hopper in copertina. Conteneva boratori nel promuoverlo. La scrittura let- tutti i drammi fino ad allora scritti dal da teraria e scenica milleriana si muove ancora stesso Orsini, la cui dimestichezza milleriana poco ex-consorte di Marylin: Erano tutti miei fi- sostanzialmente nel quadro di una dramma- risale peraltro indietro nel tempo: era con la gli (1947), Il capolavoro (1949), Il crogiuolo turgia psicologico-morale di impianto ibse- ripresa di Morte di un commesso viaggiatore di (1953), Ricordo di due lunedì (l’atto unico poi in- niano. Questo trionfo del teatro tradizionale, Morelli e Stoppa nel ‘68, e l’aveva rilanciato lui scenato al Piccolo da Strehler con Buazzelli Popolizio l’ha intelligentemente assecondato stesso da protagonista trent’anni dopo (dice nel ‘61) e Uno sguardo dal ponte (1955). Ma Vi- e valorizzato, anzi che porlo in dubbio o addi- in proposito cose straordinarie, intervistato sconti, senza aspettare la maturazione della rittura contraddirlo, avvalendosi anche della dalla Bandettini per la sua “Dark Room” di raccolta, il Commesso rapidamente tradotto da versione sapiente e tecnicamente consapevo- “Repubblica-tv”). La sua incredibile ... pre- Guerrieri l’aveva già inscenato all’Eliseo pro- le di Masolino d’Amico, cui Einaudi era venu- stanza fisica di ultraottuagenario, e il palese prio 66 anni di questi giorni con Morelli e to via via affidando, fino al compimento, -co divertimento con cui incarna il felicissmo Stoppa, non troppo dopo il debutto con Kazan me si vedrà, l’intera produzione milleriana personaggio del mediatore ripescato a opera- a New York e poi a Londra. Sarebbe seguito più recente. Un quadro di partenza del genere re con sua sorpresa, animano la messinscena quattro anni più tardi Il crogiuolo al Quirino non può che far risaltare come prima risorsa con raffinato dinamismo. Popolizio stesso, con la Compagnia Brignone-Santuccio (sulla assoluta il lavoro dell’attore. Proprio da que- cui il testo conferisce la parte di maggior svilup- cui immensità di attore dice cose bellissime e sta pista lo spettacolo prende il volo magnifi- po tanto quantitativo che psicologico, impersona generose Orsini nell’intervista citata), allora camente, concretando un teatro insieme di pa- il fratello “protagonista” con una consapevo- sulla cresta dell’onda, nella versione di Bardi rola e di movimenti alimentato da un poker di lezza e una profondità che rendono conto in segue a pag. successiva

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segue dalla pag. precedente YouTube Party #28 e dello stesso regista. Lo Sguardo dal ponte nel ‘58, stessa sede, di nuovo con Morelli e Stoppa e le parole di Guerrieri. Dopo la caduta Visconti I’ve Discovered The Greatest Thing Online… sarebbe dovuto andare a inscenarlo a Parigi, al Gymnase, all’inizio del ‘65, con la Girardot e Visualizzazioni - 10’182’226 (link) Auclair. Einaudi si era affrettato già dall’anno La trama – Pewdiepie, il aspirazione, cultura o umana decenza: insom- precedente a far seguire l’apposito Supercoral- più celebre youtuber ma, è un “imprenditore di se stesso” di successo. lo singolo ancora affidato al grande dramma- della piattaforma (con Lo scandalo di questo video, semmai, è proprio turgo-traduttore, ma l’allestimento dell’infeli- un pubblico fisso che la piattaforma Fiverr, che alimenta lo stesso ce e discutibile dramma autobiografico fu oscilla tra i 50 e i 60 mi- comportamento in migliaia di “lavoratori” senza quello del suo antico aiuto Zeffirelli con Alber- lioni di utenti), ci illu- alcun diritto, costretti a operare a cottimo per tazzi e la Vitti, un’inconsueta Maggie/Marylin stra il funzionamento una manciata di lenticchie, in mansioni umi- che piacque moltissimo all’autore, come ricor- di Fiverr, una piattafor- lianti o demenziali. Fiverr è la versione distillata da Cristina Jandelli in uno dei suoi libri sugli Massimo Spiga ma online che permette dell’ideologia del lavoro dominante oggi in Occi- attori. Einaudi fece poi tradurre a Bruno Fonzi a chiunque di assoldare per cinque dollari un di- dente. Per cui, più che il «MORTE A TUTTI GLI per la mitica “Collezione di teatro”, allora di- sperato per un qualsivoglia incarico: tra quelli EBREI» (un chiaro atto di trolling), è impressio- retta da Guerrieri con Paolo Grassi e (tempo- esaminati dall’intrattenitore svedese, c’è una ra- nante il meccanismo che permette a due ragazzi raneamente) Luciano Codignola, in simulta- gazza che si fa pagare per chiacchierare con i seminudi di ballare – mentre sventolano mes- nea con l’andata in scena a Genova nel ‘66 suoi clienti durante una partita a Hearthstone, saggi scritti in una lingua a loro ignota – per cin- (regìa di Giuranna, insieme a La politica degli un “attore” vestito da Gesù che legge in tono so- que dollari, allo scopo di scatenare grasse risate avanzi di Adamov) l’atto unico Incidente a Vichy. ave i messaggi a lui inviati e una coppia di ragaz- sarcastiche in un pubblico occidentale. Fiverr, Nella medesima serie ricominciavano intanto zi del sud-est asiatico i quali ridono e ballano come tutte le piattaforme analoghe, fa la cresta a comparire i testi precedenti nei singoli volu- nella giungla, sventolando un cartellone scelto su ogni transazione, vivendo di rendita su que- metti tascabili (il librone di partenza sarebbe dal committente. Pewdiepie, con il cinismo che sta montagna di disagio sociale. Enclosures di- stato ancora ristampato fino all’85, quasi un lo contraddistingue, paga una sfilza di morti di gitali come questa, ognuna a modo suo (dai so- decennio prima della berlusconizzazione dello fame per eseguire incarichi umilianti o demen- cial network ai servizi di crowdfunding, da Uber Struzzo). Verrebbe voglia a questo punto di ziali. Tra questi, il servizio che più colpisce l’im- al Mechanical Turk di Amazon e oltre), sono per completare annoverando un po’ di Miller ita- maginazione degli spettatori è reso dai ragazzi molti versi esterne alle tradizionali logiche capi- liano radiotelevisivo: ci si limita a ricordare in nella giungla: ballonzolano con talistiche, e si basano su mo- tv la singolare trascrizione in “originale” del in mano un foglio su cui è ver- delli più affini alle rendite racconto La pelle degli altri operata nel ‘59 da gato in stampatello «MORTE A fondiarie degli aristocratici di Romildo Craveri con la regìa di Landi, e ap- TUTTI GLI EBREI». un tempo. Per cui, almeno punto l’Incidente a Vichy allestito dal recente- L’esegesi – Com’è ovvio, la bril- una volta, evitiamo di inalbe- mente compianto Marco Leto dieci anni dopo. lante idea di Pewds gli ha scate- rarci in inutili discussioni sul- Alla radio, si può chiudere il cerchio ricordan- nato contro un linciaggio digi- la coloritura politica di un do lo speciale di “Teatro in prova” sul Prezzo di tale e le reazioni inferocite dei babbione svedese; spingiamo RadioTre del 26 ottobre 2015 (tuttora ascolta- suoi partner commerciali (tra lo sguardo più in là, sul deso- bile dal relativo portale). Miller fu anche ro- cui la Disney), con l’immediata lante panorama del Media-e- manziere e memorialista, ma qui si grazia il rescissione di contratti i quali, vo in cui siamo sprofondati. lettore. Per quanto riguarda la produzione sce- finora, hanno ben rimpinzato le sue tasche. Le Il pubblico – L’audience si divide: ebrei pro e con- nica più recente, L’orologio americano in prima accuse di nazismo hanno riempito centinaia di tro, goyim pro e contro e, infine, una vasta platea allo Stabile di Genova con l’unica regìa teatrale articoli, gli alti lai dell’intelligentsia politicamen- di indifferenti, il cui unico obiettivo è raccattare di Elio Petri (altro incrocio scena/schermo: l’u- te corretta si sono levati al cielo con furore e vari un’amara risata. Un commentatore perspicace nico precedente analogo del rimpianto cinea- deficienti dell’estrema destra hanno elogiato il sottolinea come la Disney, così tanto inferocita sta era stato il teatral-televisivo Le mani sporche video per la sua efficacia nel “normalizzare il na- per la blasfemia di Pewds, sia stata fondata da di Sartre nel ‘78) il 23 gennaio 1981, ed Einaudi zismo e marginalizzare il nemico”. Tutto ciò è un filonazista conclamato e fosse apertamente lo porterà alla lunce solo nell’86, ultima tradu- banale, ipocrita, strumentale e, dal mio punto di razzista fino a non tantissimo tempo fa; colgo zione di Guerrieri che muore proprio allora; vista, fuorviante rispetto all’aspetto più saliente l’occasione per ricordare che un quarto di Di- Vetri rotti seguirà in simultanea nel ‘95, con Va- della vicenda. Pewds è uno youtuber e, come tut- sneyworld è stato progettato da Wernher Von leria Moriconi diretta da Missiroli; concluderà ti i suoi colleghi, ha necessità di scatenare perio- Braun, direttamente responsabile per la morte la serie di versioni d’Amico nel 2000 Il mondo di dicamente il caos mediatico per ricordare la sua di ventimila ebrei durante il suo incarico nella Mr Peters, già fatto trionfare a New York nel ‘98 esistenza al mondo; questo comportamento fabbrica/lager di Mittelbau Dora. Una buona dal grande Peter Falk, cui risponderà da noi non è dovuto alle sue qualità morali, ma al fun- quantità di spettatori, di appartenenza etnica ancora Albertazzi con la regìa di Enrico M. La- zionamento stesso della piattaforma, la quale trasversale, afferma di aver scoperto Pewds in manna nel 2003. Una specie di storia d’amore (Ei- impone (per rimanere “visibili”) un alto volume seguito agli articoli di fuoco sui media, di aver naudi 1990), l’aveva preceduto di non poco, in- di interazioni, una produzione quotidiana di vi- trovato le critiche infondate e, quindi, di essersi scenato da Gianni Leonetti al romano Teatro deo e tante altre variabili. In essenza, le condi- iscritto al canale dello svedese, ingiustamente dell’Orologio (chiuso dalla competente questu- zioni oggettive della piattaforma costringono i infangato per il suo “umorismo” grossolano. In ra proprio mentre si scrivono queste note per suoi utenti professionisti a cavalcare sempre e base ai prezzi medi della pubblicità su YouTube, mancanza di requisiti di sicurezza, dopo tren- comunque la cresta dell’onda di liquami maleo- possiamo dedurre come, da questo video, Pewds tasette anni di continuativa attività...) anche doranti costituita da ciò che “attrae l’attenzio- abbia guadagnato come minimo seimila dollari, stavolta prima della pubblicazione, nel 1988. ne”. Ergo, puntare sul razzismo, il sessismo, l’u- buona parte dei quali sono stati gentilmente of- «Se Miller fosse morto sarebbe già un grande miliazione e la banalità sono sempre ottime ferti dai suoi avversari polemici; gli hanno, per- classico» ebbe a dichiarare allora il traduttore scorciatoie, quando si è a corto di idee. Pewds ciò, dimostrato che quel genere di strategia co- a un “caffè” mattutino di RaiUno. Ma sarebbe non può, per definizione, essere un nazista, per- municativa paga. Mentre siamo sicuri del stata solo, da allora, una neppur lunghissima ché non crede in nulla. Prostituisce la sua pub- cinismo dello svedese, ci interroghiamo sull’a- questione di pazienza. blica immagine quotidianamente, senza alcuna stuzia dei suoi detrattori. Nuccio Lodato alta (o infernale, nel caso del nazionalsocialismo) Massimo Spiga 40 [email protected] Icona delle icone: Il Volto Santo nel libro di Giuseppe Stefanelli. La scultura di Nicodemo, dai codici medievali allo schermo cinematografico Era un giorno partico- direttrice della Sezione didattica del Museo non dimentica di ragguagliare in proposito. lare per il nuovo cine- Diocesano, e all’interessamento di Marco Va- Seguendo un’impostazione che prevede una ma “Mignon” e per la nelli che ne aveva curato l’identificazione e av- graduale messa a fuoco del film preso in esa- città di Lucca quel 17 viato lo studio. Ora, Il Volto Santo, di cui final- me, l’autore ci accompagna, infatti, lungo un settembre 1949, quan- mente è stata appurata la regia di Andrea percorso storico che si svolge su più binari. E do percorrendo il vec- Forzano, e non di Aldo Paladini, come in un non poteva essere altrimenti, data la necessità chio lastricato della primo tempo si poteva pensare (dati gli inter- di sondare le caratteristiche di un docu-film o Via Fillungo si poteva venti secondari di montaggio volti ad alterare meglio di un «piccolo film» come lo stesso pre- Maria Carla Cassarini ancora scivolare sulle i dati reali, nell’edizione proiettata nel 1982), ferisce definirlo, della durata di 32’, pressoché chiazze di cera caduta offre all’autore l’occasione di un viaggio nella scomparso dalle filmografie del regista e del dalle fiaccole qualche giorno prima (il 13), per storia dell’Italia e del cinema italiano durante tutto dalle cineteche. Lo inquadra nella sua la vigilia della festa di Santa Croce, durante la i primi anni del secondo dopoguerra, tra il ’48 epoca, valutandone il significato sia dal punto processione che aveva sfilato dalla basilica di e il ’49. Scrive Stefanelli: «L’analisi del film di di vista artistico (interessanti e puntigliosi i San Frediano alla cattedrale di San Martino. Andrea Forzano richiede la nostra attenzione collegamenti con le regie che hanno fatto la Centinaia di fiaccole e ceri distribuiti secondo fin dai titoli di testa. La scelta del regista è di storia del cinema), sia in considerazione del le regole della tradizione in onore al Volto farli apparire su lastre di marmo, intervallate clima politico contemporaneo, delle tensioni Santo, patrono di quella città murata, capitale da brevi dissolvenze. […] Il cartel- dell’antica Tuscia, che ne aveva fatto con orgo- lo che attribuisce la pellicola al glio secolare il proprio emblema. Per la terza Paladini è evidentemente stato volta la sala cinematografica insediata nell’an- aggiunto in un secondo momen- tica chiesa romanica di San Quirico all’Oliva, to; anche la musica […] si inter- sulla piazzetta omonima, dopo un adeguato rompe bruscamente e cambia la restauro, aveva riaperto al pubblico sotto una melodia, e inoltre la scritta “Re- nuova insegna. Così riassumeva Rodolfo del gia di Aldo Paladini” non compa- Beccaro nella sua Storia del cinema a Lucca, re su di una lastra di marmo, co- uscita a puntate su «Il Nuovo Corriere» nel me succede per gli altri nomi, ma 1955: «Il 16 febbraio 1935 comincia a funziona- su di una stampa raffigurante re il cinema “Littoria” [...] col filmVecchia guar- Lucca, con uno spartito musicale dia. Nel luglio 1943 prese i nome di “Vittoria” e al centro. Probabilmente tale car- il 17 settembre 1949, rimesso completamente a tello potrebbe essere stato prele- nuovo, fu ribattezzato “Mignon” ed inaugura- vato da un documentario dello to con Capitan Furia e Storia del Volto Santo». stesso Paladini riguardante i mu- Del Beccaro si atteneva agli annunci del «Nuo- sicisti lucchesi». Andrea Forzano, vo Corriere», ma «La Nazione», tra le proie- nativo di Carrara (stando a Fran- zioni programmate in quella data nei cinema cesco Savio), era figlio del più ce- lucchesi, ne riportava il titolo corretto: Il Volto lebre Giovacchino. Al padre, che Santo, appunto. Una prima proiezione privata fu regista particolarmente cele- del film c’era già stata al cinema “Centrale”, brato all’epoca di Mussolini e che nei primi giorni di settembre, e lo stesso pro- con la collaborazione del duce duttore Aldo Paladini (omonimo del più noto aveva realizzato i drammi teatra- critico cinematografico e sceneggiatore mila- li Campo di Maggio, Villafranca – nese) ne aveva curato la presentazione. Al da cui furono tratti in seguito gli “Mignon” non sarebbe rimasto in cartellone omonimi film che egli stesso di- per più di una settimana, ma già era comin- resse – e Cesare, si doveva (oltre a ciata la sua distribuzione in campo nazionale numerose sceneggiature e regie e internazionale, soprattutto nei paesi in cui teatrali e cinematografiche) la si trovavano emigranti lucchesi ancora stret- creazione della “Pisorno Film”, i famosi stabi- con la Chiesa e degli orientamenti del Magi- tamente legati al loro territorio d’origine. A lo- limenti cinematografici italiani rimasti in vita stero nei confronti della settima arte. Inoltre ro era rivolto in particolar modo quel ricordo fino agli anni Sessanta e passati poi sotto la fa rivivere, attraverso le testimonianze dirette della città natale: un abbraccio a distanza an- proprietà di Carlo Ponti dal 1961 (la nuova so- di chi ha partecipato come comparsa o come che attraverso le immagini dei più bei monu- cietà si chiamò “Cosmopolitan Film” e conti- spettatore alle riprese sul set, il particolare menti storico-artistici della città. Su quel film nuò a operare fino al 1969). Giovacchino For- stato emotivo con cui la città di Lucca assiste- da tempo dimenticato, la cui ultima proiezio- zano nel 1934 aveva infatti rilevato e va all’arrivo di una troupe cinematografica ne a Lucca risaliva al 1982 in occasione del XII ristrutturato gli stabilimenti della “Tirrenia per un film che per la prima volta avrebbe Centenario del Volto Santo, Giuseppe Stefa- Film”, da poco costruiti a cura dell’Ente auto- coinvolto gran parte della popolazione. Sareb- nelli, giovane storico del cinema, ha condotto nomo di Tirrenia in una zona salmastra, e in be stato, per così dire, tutto lucchese (fatta ec- una ricerca ampia e documentata nel suo li- parte paludosa, di pini e macchia mediterra- cezione per il regista e l’operatore alla macchi- bro Il Volto Santo. Storia e analisi di un film ritro- nea, a metà strada tra Pisa e Livorno, da cui il na da presa Mario Nazzaro), con attori-non vato (Maria Pacini Fazzi, Lucca 2016, pp. 160, € bizzarro nome Pisorno dei nuovi studi. Fu in attori e location del posto, con qualche sopral- 22,00). La premessa di Marco Vanelli è già una quel periodo che a Tirrenia sorsero centri bal- luogo in Versilia e alla foce del Serchio. E non garanzia di serietà. La pellicola era stata risco- neari e colonie per ragazzi e il luogo divenne poteva mancare un excursus sulla storia del perta, infatti, qualche anno fa negli archivi la prima cinecittà italiana. Andrea Forzano vi Volto Santo. L’affascinante racconto, infat- della Curia di Lucca, grazie alla segnalazione avrebbe girato i suoi lungometraggi La casa ti, avvolge il film, affabulando lo spettatore della professoressa Maurizia Glejeses, allora senza tempo e Imbarco a mezzanotte. Stefanelli segue a pag. successiva 41 n. 48

segue da pag. precedente Mostre attraverso la voce narrante del vecchio organi- sta cieco (una voice over affidata all’attore Aldo Silvani), che avanza nella chiesa di San Marti- Guido Strazza. Ricercare no rivolgendosi al fanciullo che lo guida, la ma- no poggiata sul suo capo, secondo un topos del- “Il poeta del segno” - 95 anni e non li dimostra. Galleria la letteratura classica. Scava alle origini del Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea - Roma. Dal 6 cristianesimo, protendendosi tra testo evan- gelico e tradizioni popolari, tra la leggenda di Febbraio al 26 Marzo 2017 Leboino dell’XI sec., depositata in codici tre- Poeta del Segno, pittore e incisore, passato dalla “luce” di Boccioni all’astrazione, si racconta nell’anto- centeschi, e gli affreschi del duomo di San logica alla Galleria Nazionale. “Mi presentai al creatore del Futurismo con un quadro sotto braccio, mi Martino e della basilica di San Frediano.Prota- chiamò a esporre alla Biennale di Venezia” gonista la grande statua lignea, che la tradizio- Quando comincia a spontanee, appena contenute da un muro di ne vuole scolpita dal Nicodemo del Vangelo di frequentare e a parlare cinta raffazzonato, sembra venir continua- Giovanni, e che si conserva nel tempietto quat- con Guido Strazza, do- mente sistemato e rinforzato da materiali di trocentesco costruito da Matteo Civitali all’in- po averlo già conosciu- fortuna: all’interno le volumetrie dei caseggia- terno del duomo di Lucca. Si racconta fosse to nelle tante occasioni ti sono costituiti dai più disparati assemblag- giunta miracolosamente alle porte della città, di incontri nelle galle- gi. Lì sapevo di altri studi di artista e di una dopo essere approdata, per volontà divina sul- rie d’arte romane negli fonderia. Appare il monte dei cocci, forte pre- la spiaggia di Luni ed essere sfuggita alla cat- anni settanta, lui era senza. Una piramide opaca, imponente fatta tura dei Lunensi con una sorta di giudizio di già il maestro ricono- di infiniti frammenti di cotto che hanno attra- Dio. Posta, infatti, su un carro trainato da una Giovanni Papi sciuto “del segno” e la versato i mari, risalito il Tevere per poi essere coppia di buoi prese la direzione verso la città sua aura di pittore “sepolti” nella montagna di cocci rivestita da toscana, lasciando per sempre Luni, debita- “minimale e didattico” fili d’erba. Salto qualche gradino e scendo nel- mente ricompensata con un congruo numero lo accompagnava già la tortuosa via a piè del monte. Qualche resi- di reliquie. Ogni anno, il 13 settembre, vigilia da tempo, così come la duo di recinzione malmessa, stentati orti se- della festa, si ripete il rigoroso cerimoniale con sua eleganza e il suo bel mi abbandonati, divisioni sbozzate di muretti cui si svolge la processione che fa memoria portamento accompa- seguono la sinuosa stradina. Trovo un caseg- della traslazione della statua dalla prima basi- gnavano da sempre la giato solido su più livelli color rosso mattone, lica in cui fu ricevuta alla chiesa di San Marti- sua bella persona: au- interrotto da continue incrostazioni bianca- no. Stefanelli ne dà un rendiconto accurato, stera e nobile. Sapevo stre di intonaco esploso. Il numero corrispon- senza indulgere al sentimentalismo. Passa poco di lui, ma cono- de. Mentre stridono porte che si aprono al mio quindi al “Diario di lavorazione” del film -fa scevo già l’importan- suono, l’occhio cade nel costone più in là semi- cendo rivivere i momenti più salienti delle ri- Viviana Quattrini za della sua ricerca, dirupo con tante galline accovacciate nella prese, con aneddoti raccontati in prima perso- quando na dai tecnici sopravvissuti e da quanti ancora mi invitò ad andarlo a trovare a conservano la memoria di quell’accorrere in Testaccio. Attorno alla metà de- vari luoghi cittadini di attori e comparse in co- gli anni ottanta, quando le ac- stume medievale. Un vero e proprio evento per celerate sperimentazioni arti- una Lucca orgogliosa di affacciarsi con le sue stiche degli anni’70 erano già chiese romaniche e i suoi monumenti medioe- state sedimentate e passate al vali sugli schermi del mondo. All’analisi del setaccio, Guido continuava ad film, che l’autore svolge con l’attenzione dello avere lo studio al Monte dei studioso, cogliendo importanti rimandi a Vi- Cocci: un luogo particolare, ric- dor, Lang, Sternberg, Lloyd o Ford, segue co di alchimie e dalle forti con- un’interessante appendice con interviste e do- notazioni archeologie dove l’e- cumenti d’archivio. Va ricordato, fra l’altro, vidente fascino delle antiche e che il 5 settembre 1949, quasi in corrisponden- nuove strutture conviveva paci- Veduta d’insieme Galleria Nazionale za con la prima proiezione privata del film, si ficamente. Scesi alla stazione della Piramide e terra e molte altre appollaiate in bella vista e erano celebrati i funerali di Eugenio Lazzare- questa subito mi si presenta di fronte: mirabilia armonia sugli alti rami del nudo albero, im- schi, direttore dell’Archivio di Stato di Lucca, di luce e di mate- mobili, con il becco fisso all’orizzonte, quasi a di cui Andrea Forzano si era avvalso per la con- ria, di perfezione godersi meglio il panorama attorno. Compare sulenza storica. Le didascalie del film che Laz- e di inclinazione: Guido sorridente, accogliente, con la sua bella zareschi aveva steso rimasero, tuttavia, inuti- astronave miste- faccia da etrusco con pensiero romano. Con lizzate. Stefanelli le ha recuperate presso riosa che continua lui ci si sente sempre a casa e quel saluto in l’Archivio di Stato di Lucca e le ha inserite a a viaggiare. Pochi quei luoghi così familiari per me (per averli corredo del suo lavoro. Al libro, in edizione ac- passi e mi affaccio vissuti in parte nell’infanzia) e nell’abbraccio curata e ricca di foto di scena e di archivio, è all’interno del ci- avuto mi sembrava di rivivere i panni del “fi- allegato in formato dvd il film in questione, di mitero acattolico gliol prodigo”. Ero a casa e Guido era il mio cui il Cinit-Cineforum Italiano ha curato la pu- allungandomi ad padre (spirituale) dal quale non avevo mai lizia e il restauro. abbracciare con lo avuto una lezione. Ero lì per ascoltare, impa- Maria Carla Cassarini sguardo, tra i pini, rare, rubare il respiro del padre mancato. Par- Insegnante. E’ tra i responsabili del Cineforum Ezechiele il biancore dell’al- lammo a lungo quella volta. Fu il nostro primo 25.17 - Cinit di Lucca, ha scritto diverse pubblicazioni, tra tra faccia della pi- vero incontro, forse anche l’ultimo. Non tro- cui “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica. Storia e prei- Guido Strazza ramide stessa: che vammo poi, come accade stranamente nella storia di un film (2000) pp. 254, ill. b/n, €13,50, editore Le sogno, decisamen- vita, altri intensi momenti di condivisione. Mani te uno dei luoghi più romantici di tutta la città Ma quella volta fu speciale. Guido amava par- La recensione de “Il volto santo” sarà pubblicata anche su eterna. Costeggio esternamente il cimitero lare del suo lavoro, dell’entusiasmo nel suo Cabiria 184 mentre alla destra un dedalo di costruzioni segue a pag. successiva 42 [email protected]

segue da pag. precedente cologico”. Una vita per l’arte. ricercare. Parlava “in punta di lingua” come se il suo pensiero nel suo girovagare prima di Giovanni Papi In collaborazione con Viviana emettere fonemi si modellasse alla fine quan- Quattrini do l’ultimo soffio assestato alla parola rendeva comprensibile la sua idea. Misurava le parole, Viviana Quattrini è laureata in storia dell’arte contempo- come “misurava” lo spazio dello studio e della ranea all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, tela. I suoi movimenti erano precisi, armonio- collabora come critica d’arte con la galleria romana RvB si, seguivano la mente e il vuoto che sosteneva Arts e altre gallerie del territorio. Ha curato diverse mostre il soffitto e il suo lavoro. Percepivo una perso- istituzionali e in gallerie private. Scrive per la rivista onli- nalità forte, leggera, un vissuto straordinario ne Nucleo Artzine che si dedica alla valorizzazione delle di vita e di cultura indossato con semplice proposte artistico-culturali contemporanee Segni di Roma, gesto e segno dettaglio umiltà: quella vera e disarmante. Quando mi raccontò del suo incontro con Marinetti che ebbe “da ragazzino” per poco svenni. Del resto non ne sapevo nulla. Conoscevo una parte del suo lavoro: ero lì attratto da quello. L’uomo fi- no a quel momento era un’ombra. Ascoltarlo parlare dell’inventore del Futurismo come il suo padre putativo, il suo iniziale mentore, l’i- dolo di infinite generazioni, l’uomo che aveva cambiato i destini dell’arte del nuovo secolo sembrava incarnarsi fra noi due, prendere corpo e anima. La storia si stendeva ai nostri piedi e lì accanto da qualche parte Marinetti ci stava parlando con la “punta di lingua “ di Guido. Non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie stavo sentendo Marinetti tramite Guido, oppure Guido tramite Marinetti: era esaltante ero in contatto diretto con la Storia del Novecento avendo soltanto un uomo da- vanti. Non c’è niente di più formativo e rassi- curante quando qualcosa o qualcuno ti fa toc- care con mano una qualche divinità del tuo olimpo: poter arrivare al cospetto degli dei e sentirne soltanto il profumo è già fortemente inebriante. Era emozionante seguire ogni pa- rola di Guido, parlava anche di viaggi, del lati- no America, mentre mi mostrava dei suoi la- vori: teneva molto ad alcune opere appese alle pareti, tele e superfici “piene di materia” alle 1992 Grande aura quali stava lavorando ed erano quelle che lo accendevano di più. Alla fine di quell’incontro Guido mi regalò una sua piccola magistrale incisione, testimonianza di quella bella empa- tia. La sovrapposizione tra materia e forma, tra segno e luce, tra colore e segno hanno per- corso tutto il lavoro della lunga carriera di Strazza che non ha mai avuto un incasella- mento nei tanti movimenti artistici del dopo- guerra. Per ripercorrere oltre mezzo secolo della sua vicenda creativa di un uomo estre- mamente sensibile e colto questa antologica è l’occasione idonea e un doveroso omaggio. La mostra accoglie cinquantacinque opere (di- pinti, disegni e sculture) datate 1942-2016 che verranno donate alla Galleria. Le opere scelte, che provengono dallo collezione dell’artista e da alcune collezioni pubbliche e private, svi- luppano metodologicamente la didattica del segno, ovvero l’elaborazione di ogni immagi- ne possibile, il pensiero in dialogo con ciò che possiamo vedere e far vedere.Ma per Guido Strazza anche il colore è segno, “radicalmente indefinibile e indescrivibile. Senza direzione, curvatura o lunghezza, non ha in sé traccia del gesto né di ciò che fa del segno il costrutto- re dello spazio. Tuttavia, lo riempie di senti- mento. Col colore si costruisce uno spazio psi- 1960 Paesaggio olandese 24,2x27,7 43 n. 48 Quando Il Grande Gatsby assunse il volto malinconico di Alan Ladd Non c’è alcun dubbio talmente quest’opera di Fitzgerald da consi- che - seppur nel qua- derarla il primo passo in avanti della narrati- dro di una stagione va statunitense dai tempi di Henry James (an- narrativa ricca di nomi ch’egli sommo artista yankee fattosi europeo importanti quali Sinclair per vocazione). La prima versione cine- Lewis e Sherwood An- matografica del romanzo di Fitzgerald av- derson, John Dos Passos venne a distanza di un solo anno dalla pubbli- e Raymond Chandler, cazione del romanzo, a testimonianza del suo Stefano Beccastrini James Cain e Dashiell immediato successo. Fu girata da Herbert Hammett - i tre massimi romanzieri della pri- Brenon - uno dei primi, prolifici, attori/autori ma metà del 900 americano siano stati Ernest del cinema muto hollywoodiano degli anni Hemingway, William Faulkner e Francis Scott Venti - ma è purtroppo andata perduta per Fitzgerald. Poi c’è logicamente chi, tra i tre, sempre. La seconda versione del romanzo - preferisce questo o quello o quell’altro - perso- quella cui è soprattutto dedicato questo arti- nalmente, pur amando molto anche gli altri colo - venne nel 1949. Era, logicamente, sono- due, propendo per Faulkner - ma la “santissi- ra nonchè fotografata in un bel bianco e nero ma trinità” resta pur sempre questa. Tutti e che ricordava molto quello utilizzato, negli tre ebbero molto a che fare con il cinema. He- stessi anni, dai tanti registi - molti addirittura mingway, quasi soltanto per vendere ad Hol- eccelsi: Howard Hawks, Fritz Lang, Billy Wil- lywood i diritti sulle proprie opere (in uno dei der, John Huston, Robert Siodmak, Otto Pre- prossimi numeri di Diari di Cineclub mi pia- minger e così via - che andavano inventando cerebbe scriverne). Gli altri due, anche facen- il nuovo genere dei film Noir. Ne fu regista El- Alan Ladd (1913 - !964) dosi ingaggiare da Hollywood quali stipen- liot Nugent, attore ed autore teatrale e cine- diati sceneggiatori. Con scarsa fortuna, matografico di vocazione piuttosto comica non ha mai studiato - come invece fa credere peraltro. Faulkner almeno, contribuì alla sce- (girò commedie di successo, per esempio, con - ad Oxford, porta dentro di sè un grave ed os- neggiatura di film significativi quali Il grande Bob Hope e con Danny Kaye) che drammatica sessivo mal d’amore per un’unica donna che sonno, Acque del Sud e La regina delle piramidi di forse ha perso per sempre, ha fatto i soldi di- Howard Hawks. Scott Fitzgerald invece, pur ventando uno spietato gangster ma resta, nel essendo quello dei tre che più a lungo fu as- profondo del suo cuore, un ragazzo ingenua- sunto regolarmente quale sceneggiatore di mente assetato di, poi delusa, felicità. Il film professione nella Mecca del Cinema, non vide di Nugent - che ben ricostruisce un periodo mai un proprio script diventare un film vero e storico caratterizzato, in America, dalla con- proprio (sul suo infelice rapporto con Hol- vivenza del proibizionismo e dell’illegalità lywood esiste un filmico melodramma, un po’ con la ricerca sfrenata e alquanto delirante patetico ma passabile, di Henry King: Adorabi- della voglia di divertimento, di pazza gioia, di le infedele, 1959, che narra gli ultimi anni di vi- lusso e di spreco - rivela invece fin dall’inizio, ta dello scrittore, impersonato da Gregory mostrandolo con un bianco impermeabile da Peck, il suo alcoolismo e la sua storia d’amore “Il grande Gatsby” (The Great Gatsby ) . 1949, di Elliott gangster e con una pistola fumante in mano, con la giornalista Sheila Graham, impersona- Nugent con Alan Ladd, tratto dall’omonimo romanzo di che Gatsby è un criminale, ancorchè affetto da ta da Deborah Kerr). Naturalmente, sia Faulk- Francis Scott Fitzgerald del 1925. un inguaribile romanticismo nonchè portato- ner che Scott Fitzgerald offrirono invece, seppur (anche se il suo film sul triste, e alla fin fine re di un cuore infranto. Ciò toglie fascino e non così tante come Hemingway, magnifiche destinato a morte precoce, eroe fitzgeraldia- mistero alla vicenda e non è una pecca da po- storie - ossia, i propri romanzi - pronte a tradursi, no resta degno d’essere da letteratura, in cinema. In particolare questo visto). Certamente, in mese - e lasciando Faulkner ad altra occasione quest’opera pur bella, alcu- - vorrei occuparmi delle versioni cinemato- ne scelte di regia risultano grafiche - quattro, TV Movies a parte - del più alquanto discutibili. Una bello, più compiuto, più poetico dei romanzi soprattutto: quella di to- di Francis Scott Fitzgerald: Il grande Gatsby, gliere drasticamente ogni pubblicato nel 1925. Ne ha scritto, con chia- forma di mistero dattorno rezza, uno studioso profondo quale Guido al personaggio di Jay Gat- Fink nella convincente Storia della letteratura sby, questo ricchissimo uo- americana redatta assieme a Maffi, Minganti e mo dell’Età del Jazz che Tarozzi): “Del 1925 è The Great Gatsby, lavoro abita in una villa sfarzosis- che consegna l’autore al Gotha dei grandi ro- sima e organizza feste me- manzieri americani di sempre...(nonchè)... ad morabili cui invita centi- una fama non peritura”. Il volume ricorda, naia di persone ma resta seppur brevemente, il senso della vicenda chiuso in una propria soli- narrata e definisce il personaggio di Jay Gat- taria e quasi tetra malinco- sby - “uno dei nuovi eroi dell’America” - con il nia. Chi è? Che mestiere fa? suo vivere pericolosamente in bilico tra la Donde proviene il suo sfrenata ricchezza dell’alta borghesia e gli enorme patrimonio? Quale corrucciato ri- co. Un’altra pecca deriva dal fatto che l’attrice, ambienti malavitosi dai quali tale ricchezza morso, o straziante pena d’amore, accompa- Betty Field, la quale impersona Daisy, la don- proviene. Si sa come lo stesso Thomas Stearns gna la sua anima infelice? Fitzgerald, nel ro- na amata e perduta da Jay ma finalmente ri- Eliot, eccelso poeta nato in America ma poi manzo, conduce lentamente il lettore a saperne trovata e all’apparenza disposta - nonostante fattosi inglese - come i cineasti Joseph Losey e di più: “il grande Gatsby” proviene da una fa- abbia adesso un marito ed un figlio - a fuggire Stanley Kubrick - per volontario esilio, stimava miglia povera ed una condizione di miseria, segue a pag. successiva 44 [email protected] segue da pag. precedente che caratterizzò il cinema americano della La bustina del Dott. Tzira Bella con lui (in realtà, destinato fatalmente alla Nuova Hollywood - era interpretato da Robert morte, come si addice agli eroi e ai cavalieri Redford. Daisy era una spendida, morbosa ed Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario tanto più se solitari), non è all’altezza del ruo- introversa, Mia Farrow. Nel secondo - assai della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes lo. La Field ha sempre privilegiato il teatro spettacolare, magniloquente, sfrontatamente Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella brillante più che il cinema drammatico e nelle eccessivo in tutti i suoi aspetti - Jay è un Leo- vesti della Daisy fitzgeraldiana, ambiguamen- nardo Di Caprio più diabolicamente ambiguo Per tutte le marmitte! Riceviamo questo dram- te incerta tra la sicurezza economica del suo e meno nostalgicamente romanticheggiante matico grido di dolore, di un italiano vero, ma- matrimonio e il rischio di accasarsi con un di Robert Redford. Daisy è Carey Mulligan, at- schio di mezza età, uomo della strada, appas- gangster, non pare granchè a sionato di calcio e amante della FCA, vera proprio agio . Però, c’è Alan icona dell’Italia che si rimette in moto. Ladd e tanto ci basta per amare comunque il film. Ladd - che La FCA puzza! morirà precocemente, nonchè alcoolizzato, come Scott Fitzge- Allarme nei mercati fi- rald e come lui distrutto alla fin nanziari internaziona- fine da Hollywood - in quegli li. Il titolo s’ammoscia anni stava conoscendo il perio- e crolla!! Marchionne, do d’oro - durato poco più di un cosa ci combini? Man- quindicennio - della propria naggia lu piscispada!!! carriera cinematografica. Era Troppi gas nocivi per un attore assai amato dal pub- la salute dell’uomo blico ed anche dalla critica: spe- escono dalla FCA. Cor- cializzato in film di genere Noir po di mille copertoni (alcuni indimenticabili: La chia- Dott. Tzira Bella bruciati di notte, que- ve di vetro-The Glass Key, 1942, di sto appello viene dal “Il grande Gatsby” (1973) USA di Jack Clayton e interpretato da Robert Stuart Heisler, tratto da un ro- cuore, o giù di lì. Mannaggia a chi ci ha mi- Redford manzo del grande Dashiell schiato agli americani! Non c’è tempo da per- Hammett, e La dalia azzurra-The Blue Dahlia, trice certamente affascinante ma sommersa dere: chiediamo a gran voce ai politici italiani 1946, di George Marshall, da un soggetto/sce- di una quantità incredibilmente sfarzosa di di correre ai ripari, subito una commissione neggiatura dell’altrettanto grande Raymond sete, trine, veli e cappellini che la trasformano d’inchiesta che ponga mano al problema, pri- Chandler: in entrambi gli faceva da partner piuttosto in un’indossatrice che in una vera ma che il fetore diventi insopportabile, l’aria Veronica Lake, bellissima e biondissima, oltre attrice. Pare quasi che l’indubitale, ma fatal- irrespirabile e la FCA venga ritirata dai merca- che tenebrosa, Dark Lady) ma senza disde- mente mesta, nostalgia del passato sfarzoso ti di tutto il mondo. Immaginate un mondo gnare nè quelli d’avventura (per esempio, I for- che caratterizza il libro (e le sue versioni filmi- senza FCA, le città e i borghi italiani senza zati del mare-Two Years before the Mast, 1946, di che precedenti) si trasformino qui in una l’andirivieni, il dolce su e giù delle tante FCA di John Farrow) nè quelli western (per esempio identificazione - forse persino apologetica- vario modello? L’utilitaria, piccola e accoglien- Rullo di tamburi-Drum Beat, 1954, te, agile nel traffico, ideale per i giovani? La di Delmer Daves, tra le cui pro- berlina, per gli azzimati uomini d’affari che tagoniste femminili ci fu persi- non han tempo da perdere, seduti dietro im- no l’italiana Marisa Pavan). Egli postan di buon mattin il dur lavor quotidian: stava per completare, infine e strategie sempre nuove per penetrare più rapi- prima di una dolente decaden- damente e a fondo nei mercati di affari del za, il proprio percorso d’artista mondo? ‘azzo! Ri-mona! Il SUV, potente, ag- di successo con quel Il cavaliere gressivo, ci si può montare in cinque, in alcuni della valle solitaria-Shane, 1953, di modelli fino a sette: i più temerari davanti, George Stevens che lo consa- quelli meno amanti dell’avventura, dietro, al crerà definitivamente nell’O- riparo dagli scherzi dei più mattacchioni: ché limpo dei miti di Hollywood. Un non si fidan di averli alle spalle durante queste aneddoto, a testimonianza del gàrrule scorribande tra amici in vena di diver- fatto che tale mito aveva con- timenti forti. A presiedere la commissione, quistato anche le giovani gene- “Il grande Gatsby” (2013) diretto da Baz Luhrmann e interpretato da porre riparo a questa iattùra, ristabilire la fa- razioni dell’epoca: “Plato” - il Leonardo DiCaprio, ma della FCA italiana nel mondo, per la com- giovane introverso e nevrotico petenza, la passione con la quale ha coltivato interpretato da Sal Mineo in Gioventù brucia- mente motivata - di quei lontani tempi al- questo interesse, nonostante gli impegni poli- ta-Rebels without a Cause, 1955, di Nicholas Ray quanto irrazionalmente favolosi con quelli at- tici in Patria e all’estero, le reti televisive, i libri, - tiene affissa nel proprio armadietto, quale tuali. Se, tuttavia, esistesse la categoria del i giornali, le riviste e le banche, il vecchio Sil- eroe dei suoi sogni, una foto di Alan Ladd! Fantacinema, capace di superare - grazie a vio Berlusconi! E chi se no? Chi più di lui si è Vennero, poi, Il grande Gatsby, 1974, di Jack una sorta di magica macchina del tempo - i occupato di FCA? Chi l’ha pubblicizzata di più Clayton - cineasta inglese assai attento ai sen- vincoli del trascorrere del tempo medesimo, nel mondo? Chi non l’ha mai fatta mancare timenti ma scarsamente prolifico - e quello mi piacerebbe vedere Il grande Gatsby cinema- agli amici. Presto! Prima che la FCA sparisca, dell’australiano Baz Luhrmann, 2013, nato tografico interpretato, assieme, da Alan Ladd sostituita da volgari imitazioni orientali: resti- sulla scia altamente spettacolare di Moulin e Mia Farrow con la regia di Sidney Pollack, ci- tuiamo al mondo il profumo della FCA italia- Rouge, 2004, considerato una sorta di rinasci- neasta “nostalgico” per eccellenza, cultore del- na. ta postmoderna del classico Musical Movie. la storia che si fa memoria, regista fra i mag- Viva la FCA, viva il Made in Italy. Nel primo, Gatsby - protagonista di un film al- giori della Hollywood che stava imparando a gido seppur elegante, letterariamente molto guardare all’Europa senza dimenticare d’esse- fedele al testo di Scott Fitzgerald, tutto gioca- re americana. to su quella sorta di “nostalgia della memoria” Stefano Beccastrini Lettera firmata 45 n. 48 L’umorismo tragico di Toni Erdmann Il vincitore dei 5 maggiori premi all’European Film Awards e candidato al Premio Oscar per Miglior Film Straniero, il sorprendente film della giovane regista tedesca Maren Ade arriva nei cinema italiani il 2 marzo Eletto dalla più famo- sconvolgimento finale da un iper-realismo rigido). Si tratta quindi di due protagonisti, sa rivista di critica ci- senza alcuna colonna sonora a favore di una due vere e proprie maschere, profondamente nematografica france- spettacolarizzazione surrealista, con due ge- tragici e irrisolti: (simboli di) due generazioni se Cahiers du Cinema sti estremi, quasi due performance d’avan- che non si rispecchiano più da tempo, laddove come Miglior Film del guardia, sia da parte di Ines, che dà inizio a un da una parte si mantiene ancora vivo lo spiri- 2016, Toni Erdmann naked party, che da Winfried, travestito con to hippy e libero tipicamente sessantottino ha cominciato il suo la maschera bulgara dei kukeri. Questa ten- dall’altra è chiaro che per emergere nel mon- viaggio all’ultimo Fe- sione di eterna sospensione che percorre il ri- do contemporaneo capitalistico è necessario Giulia Marras stival di Cannes, dal avvicinamento disastroso tra padre e figlia, a lottare con le unghie e con i denti, tralascian- quale è inaspettatamente uscito a mani vuote, tratti gelida e a tratti straziante, sconfina in do, a volte per sempre, la sfera personale, la vi- forse per lasciare spazio al premio più politi- quel grottesco provocante l’incomprensione ta fuori dal lavoro, e quegli ideali che sembra- cally correct al Io, Daniel Blake di Ken Loach; tra la natura comica e/o drammatica di Toni no appannaggio di un mondo antico e irreale. ma, fin dalla prima proiezione alla croisette, il Erdmann. L’essenza del personaggio inter- Quello tra Ines e Winfried è un conflitto poli- distributore internazionale The Match Fac- tico (e universale, azzarderemmo), prima an- tory ha venduto i diritti di Vi presento Toni cora che intimo. Senza prendere le parti di Erdmann a più di 100 paesi del mondo. L’ulti- nessuno dei due, lo sguardo della Ade mo- mo traguardo raggiunto, il più alto e ambito, stra, come nessun altro ha mai fatto prima, anche se non necessariamente il più impor- gli effetti della globalizzazione sui rapporti tante, è la candidatura agli Academy Awards familiari; attraverso il personaggio di Toni come Miglior Film Straniero, insieme, tra gli Erdmann (ispirato all’altrettanto straniante altri, a Il cliente di Asghar Farhadi per l’Iran Toni Clifton del comico americano Andy che il 26 Febbraio si è aggiudicato infine la Kaufman, che ha ispirato il film di Milos For- statuetta. Toni Erdmann è stato salutato da man Man on the moon), racconta la distanza più parti, dalla critica ai titoli di giornali fino che intercorre tra persone legate dal sangue alle didascalie pubblicitarie, come la rinasci- ma lontane dalla visione del mondo; una di- ta della commedia tedesca, la riscoperta di stanza fatta di imbarazzi, inadeguatezze, uno humour spesso nascosto sotto un cine- scontri fisici e verbali (“Tu non sei umana” o ma irrigidito dalla sua lingua e dalla sua sto- “conosco molti uomini della tua età che han- ria; così il terzo film della regista Maren Ade no ancora ambizioni”). E la giovane regista lo è stato definito dalla “commedia più esilaran- fa ribaltando tutti i canoni della commedia te di Cannes” fino alla “dimostrazione che classica (e del cinema d’autore) con pochissi- anche i tedeschi ridono”. In realtà c’è ben po- mi elementi scenografici (una parrucca, una co da ridere: Winfried, nonché il suo alter dentiera, una grattugia), due scene madri (in ego Toni, non è “il padre più folle e divertente apparenza comiche, in realtà profondamente mai visto al cinema” e neanche un “burlone drammatiche), una sceneggiatura perfetta e bizzarro che ama i travestimenti e scombina due attori magnifici. Purtroppo, neanche la vita alla figlia Ines”. Ancora,Vi presento Toni uscito nelle nostre sale, rischia di essere tra- Erdmann non è una “commedia eccentrica” visato prima, non capito poi; in ultimo, è già “che abbatte i tabù”: quella di Maren Ade, stato oscurato dalla notizia (ormai purtroppo semplicemente, non è affatto una commedia. immancabile) del remake americano che ve- Si ride, certo, ma per la maggior parte del drà il ritorno sul set di Jack Nicholson nei tempo a denti stretti, a volte con imbarazzo, panni di Wilfried: evidentemente la rappre- altre con amarezza, sempre con un certo ner- sentazione del pubblico agli occhi della gran- vosismo, piuttosto che con naturalezza; si de produzione cinematografica sembra - an sorride incerti, in uno stato di incredulità e cora essere quello con poca volontà o capacità straniamento perenne; sul finale, vero, si scop- di interpretazione delle opere più complesse, pia a ridere in modo anche incontrollato quan- spingendolo verso “semplificazioni” più - im do, nella ormai già famosa scena di nudo, pre- mediate e comprensibili. Vi presento Toni Erd- vale un surrealismo che infine si fa liberatorio mann non è sicuramente un film facile e pre- e commovente. Piuttosto, si piange, in Toni sentarlo solamente come una farsa divertente Erdmann: come tiene a ribadire la regista, l’u- pretato dall’attore teatrale Peter Simonischek sarebbe riduttivo. I livelli di lettura sono mol- morismo, ovvero il tentativo di far ridere, na- è (volutamente) posticcia fin dall’inizio, sia teplici, e l’ilarità è solo una di essi. Chissà per- sce dalla disperazione e dal dolore. Per tutto il nei panni di padre e insegnante burlone (i ché sentiamo sempre il bisogno di ricondurre film, di oltre due ore e quaranta, durata che suoi scherzi a malapena fanno ridere qualcu- alla “normalità” e alla familiarità ciò che per non fa altro che rafforzarne la malinconia, è te- no), sia in quelli di Toni, recitato con ben poca prima cosa è un modo di fare cinema comple- so in un sub-livello, al di là degli eventi che ac- convinzione. Così anche Ines, nella sua figura tamente sovversivo e nuovo. cadono in superficie, un filo precario -che ri esterna e androgina di consulente cinica e schia continuamente di spezzarsi causando spietata, viene subito smascherata della sua così quel point break che ritroveremmo in corazza in tutta la sua fragilità e insicurezza, qualsiasi altro tipo di cinema mainstream. Qua soprattutto nei confronti di una famiglia invece disattende continuamente le aspettative, troppo lontana socialmente e culturalmente, Giulia Marras e non si spezza mai, se non nello dal suo stile di vita di successo (pur quanto 46 [email protected] L’insignificanza nel cinema Il luogo della memoria tema recuperato nel ti- contiene periodi as- tolo. Affatto, poiché, senti accanto ad altri tragedia, commedia, co- provvidi di solidità e stume, eccetera – che significazione. Eppu- rendono la sensibilità re, con il recupero di di progressive meta- un frammento che morfosi – si convertono emerge dalla plurifor- in scene che si susse- mità visuale, si rige- guono senza scuoti- nera una prospettiva menti sinfonici. E così, che sconfina nella va- un’esistenza scialba, av- Carmen De Stasio rietà. Ma quanto gran- vinta da prospettive di de è l’immaginazione equilibrio sociale (la – verrebbe da dire. Di tale vaganza anche il ci- conquista borghese del nema s’investe, subendo e altresì provocando posto fisso da prospet- uno strappo che si moltiplica in congegni de- tare per l’unico figlio – vianti o immaginativo-creativi, fino alla docu- fulcro delle esistenze mentaristica edu-creativo-relazionale-socia- genitoriali), devia allo le. In tal senso la cinematografia dissuade sconvolgimento: dall’uc- dall’opulenza delle parole. Condivide la so- cisione casuale del gio- spensione con lo spettatore il quale, eterno vane ha inizio una nuova storia di cruda alte- sobrietà della parola-gesto in un continuo migrante da un tempo all’altro, attende che i razione, di mutismo sciagurato, di solitudine compimento, che concentra un’attenzione ul- fatti si verifichino, accogliendoli, infine, in urbana. Alla stregua di quanto avviene in let- teriore sulle piccole vite in un’imbastitura ad- una condizione che non esclude la concretiz- teratura, anche nella cinematografia gli even- densante. In questo modo la traslazione si zazione in un sovvertimento che si rinnova ti sono affrontati in modo intuitivo o total- materializza in una sorta di distacco da una mediante le catene sottili che ne inibiscono i mente intellettuale (R.Musil). Ciò detto, affinché mestizia che si evolve e che, al contempo, con- comportamenti, deflagranti nella minima- segue svolte proprio attraverso la scelta lità, talora in una tragedia piccola piccola comportamentale. Mai detta, ma tacita- che si consuma tra le pieghe vulnerabili e mente conseguita nelle movenze, anche inabili dell’anonimato. Dell’insignificanza. quando le dinamiche modulari si propon- In tal senso quarant’anni non scalfiscono gono in un’assenza visuale (tutto si consu- un capolavoro che dipinge, a sottili margi- ma per quel figlio che mai godrà di un futu- ni, la fine della prospettiva in un tempo che ro). Sullo stesso versante si colloca la già concentra corpose iniziazioni a un’Ita- mutevole posizione che, in simultanea, co- lia da bere. Da ingurgitare d’un fiato, per- pre lo scenario condiviso, del quale i perso- ché la vita era adesso e occorreva pianifica- naggi, impregnati di corrispondenti tra- re tutto, anche la propria immagine. A sformazioni e impalcature di pensiero, hanno insediare la convivenza tra una prospettiva diverso avvertimento e diversamente vi ri- distratta e un’esistenza al limite dell’anoni- spondono (la donna resta avvinghiata a un mato, il romanzo che Vincenzo Cerami mutismo sofferente fino alla morte; l’uomo pubblica nel 1976 e che anticipa lo stravolgi- trattiene la duplicità dello strazio e della mento prospettico di un paese sottotono, vendetta. La transitorietà nell’immutabile. addirittura oscillante in un emisfero lonta- Dall’umano al disumano). Sono le conden- no. Almeno dall’illusione. L’equivoco che sazioni proposizionali ad avvalersi di una l’autore insinua sulla fatuità prospettica di tensione che permane, pur tracciata nella una certezza assurdamente convinta divie- dismisura del soggetto anonimo. Non un ne un anno dopo capolavoro di cultura in- numero. Né eroe, né altero villain. Eppure è tellettuale cinematografica per la regia di “Un borghese piccolo piccolo” (1977) di Mario Monicelli, proprio la dimenticabilità dell’eterna com- Mario Monicelli. Un titolo per due: Un bor- interpretato da Alberto Sordi tratto dall’omonimo romanzo di parsa a emergere accanto a un tacito accor- ghese piccolo piccolo. A portare sulla scena Vincenzo Cerami do di sopravvivenza. È a questo proposito l’insignificanza nello strazio che irrompe a che la pellicola si solleva a illuminare la for- deviare la consuetudine in un’atmosfera di gli eventi siano ravvisabili come fenomeni ca- mazione degli eventi in un macro-meccani- desolazione, Alberto Sordi e Shelley Winters. paci di deviare dal punto d’origine, è necessa- smo palingenetico; viepiù convincente fino a Ed è dal ripugnante sentore d’insignificanza rio che l’impronta rientri nel circuito concreto costringere lo spettatore a superare i limiti di che l’intera storia si svolge per incontri. Un dell’esistenza. È quanto si realizza in Un bor- suggestioni visive e penetrare gli anfratti del- terzetto consueto: un padre (A. Sordi), sem- ghese piccolo piccolo. Nella facile dimentica- le sequenze, senza volgere alla perturbazione plice impiegato, attivamente preoccupato per bilità di una famiglia qualsiasi, si afferma la morale che solo devierebbe dallo svolgimento il futuro di un figlio dalle modeste risorse e percezione tattile di individui delocalizzati ri- della storia. Una storia fugace, insignificante fané; una donna totalmente dimentica della spetto alle attese: le loro azioni, come le posi- nella luce itterica di un’inattesa (dif)forma- sua natura (la Winters) ma solerte nel ruolo di zioni e i gesti, nel confermare il disorientamen- zione. massaia, di madre occupata a mietere speran- to in un territorio esistenziale apparentemente ze borghesi sul figliolo. Un’esistenza appa- consolidato, si ritrovano a sciupare la compo- Carmen De Stasio gante nel grigio circuito della prevedibilità, stezza e a dilaniare la dignità, ma non a tenere dunque, e che, di soppiatto, senza la temera- lontano il dramma irrevocabile. Tutto appare ria altisonanza della tragedia universale, s’av- fuorché esagerata quest’evoluzione nella me- via verso il dirupo dell’inferno. L’argomenta- scolanza organata dei tanti presenti simultanei, * Sul prossimo numero: zione potrebbe apparire deviante rispetto al in una tetragonia storica e coerente nell’onesta Dall’innocenza alla parola 47 n. 48 Nuovo Cinema Italiano: l’urgenza di un Movimento/Manifesto Leggo, solitamente per all’”interpretazione dell’opera artistica” attra- in prima persona di ogni impegno e rischio voce di esperti senza verso il documentario, i primi; un Neoreali- economico. Da qui, la nascita della distribu- aggettivi che sovrappo- smo più propriamente ideologico e di lotta, i zione indipendente “Filmverlang der Autoren”, polano l’”universo web”, secondi; un “Realismo magico” e un “Esisten- parallela a quella ufficiale e, successivamente, della presunta mancan- zialismo dell’anima”, gli ultimi. Si pensi, allo la stesura di un nuovo accordo di coproduzio- za di una riconoscibile stesso modo, al cinema di Truffaut, piuttosto ne con le reti tv. Dare vita ad un nuovo Mani- Roberto Petrocchi identità espressiva - in- che Godard, di Rohmer, anziché Rivette - au- festo paradigmatico del Nuovo Cinema in Italia, tesa come sguardo personale ed ancorato alla tori che prima di altri si sono riconosciuti in che rappresenti la migliore risposta all’accusa realtà - del nuovo cinema italiano. Giudizio quanto era stato teorizzato dalla “Nouvelle Va- di estraneità alla storia, alla contemporaneità che vorrebbe fornire risposte condivisibili, ghe” - rispetto a quello di Alain Resnais e, so- alla vita e al suo divenire, significa, in partico- chiedendo una vera innovazione, ma che fini- prattutto, alle poetiche degli “indipendenti” di lare, recuperare, come ho già avuto modo di sce per rivelarsi pretestuosa e a solo vantag- Malle e Pialat. Accumunati tutti dalle molte evidenziare su queste pagine, uno spirito au- gio, per paradosso, del più mero “conservato- ore trascorse al cinema e da un’as- rismo”: di certa critica che non sa (più) leggere similata cultura cinematografica, i mutamente culturali del presente, quanto le eppure distinti a partire dal riferi- problematiche di una generazione cresciuta mento dei propri modelli espressi- nel mezzo di una marcata evoluzione multi- vi: Renoir, Rossellini, Hitchcock. mediale ed ansiosa di raccontarsi; di una dif- Nel dibattito che si auspica - appro- fusa politica produttiva - leggi: esclusiva pro- fondito, costante e il più possibile pensione all’ “appalto finanziario” - scarsamente plurale - urge (ri)pensare alla no- lungimirante; di gerarchie professionali che stra ”esperienza cinema”, in termi- si fondano sull’arbitrarietà del potere, quando ni d’innovate strategie produttive/ quest’ultimo non è quello delle idee; di uno distributive/fruitive, ma anche spettatore sprovvisto di un’adeguata cultura promozionali. Una proposta che cinematografica, preso a modello per lo stu- aggiorni i modelli produttivi adot- dio delle dinamiche di mercato. Si tratta di tati a partire dagli anni ’50/’60 e considerazioni che non vogliono alimentare il sviluppati da diversi esponenti del- contrasto: al contrario. Rappresentano la pre- la “New America Cinema Group” - per messa per una riflessione sul presente, che è guardare oltreoceano - alle nuove già futuro, dell’espressione filmica; l’auspicio e molteplici opportunità offerte dalla rivolu- tenticamente unitario; una trasversalità di di un dibattito che esplori le ragioni estetiche/ zione multimediale. “Il cinema non ha bisogno collaborazione, produttiva, strategica, fertil- espressive e l’urgenza della divulgazione/for- della grande idea, degli amori infiammati, degli mente dialettica. Perché fare cinema - come so- mazione; un “incubatore” di idee, proposte, sdegni: t’impone un solo obbligo: quello di fare”, eb- steneva Pier Paolo Pasolini - ‘presuppone (e non che coinvolga l’associazionismo culturale - be modo di affermare Federico Fellini. Le pa- solo in senso strettamente creativo) il possesso non soltanto cinematografico - le istituzioni pubbliche allo stesso modo le scuole di cinema e la scuola tout-court, accademie ed universi- tà, ognuna delle figure professionali, e che ri- valuti, finalmente, l’”Autore”: la sua “visione di cinema”. E’ in questa direzione che il ruolo della critica - non più relegata alla forzata equidistanza, rispetto alla nascita e vita di un’opera filmica e, in quanto tale, sterilmente accademica - può tornare a rivestire una fun- zione determinante, come lo è stata nei grandi movimenti-manifesti della storia cinematogra- fica: dal nostro Neorealismo, teorizzato-rap- presentato da De Santis e Visconti, che ha tro- vato l’urgenza della continuità nelle opere di Rossellini, De Sica e Zavattini, fino alla “Nou- velle Vaghe”, in Francia: su “Cahiers du Cinéma” ogni dissertazione critica ed i numerosi dibatti- ti, hanno delineato la “politica”-poetica, il vero manifesto, del nascente del Movimento. E se l’appartenenza ad un movimento configge- rebbe - secondo i teorici dell’ultima ora - in questo momento come in passato, con la li- bertà creativa e la soggettività d’espressione - si pensi alle diverse esperienze/identità di Emmer e Pietrangeli; di Maselli, Lizzani, Rosi; role di un Autore tra i più indifferenti a qualsi- di una grande virtù: la “carità”: chi non sente abba- a quelle di Federico Fellini e Michelangelo An- asi forma di compromesso artistico-produttivo stanza “caritatevole”, cioè non nutre abbastanza tonioni: impostisi nel decennio successivo - e non sembri un contraddizione - sono em- attenzione ed interesse per l’Individuo (l’altro) la- all’affermazione del Movimento Neorealista, blematiche. Appena fuori dei nostri confini na- sci stare il cinema…’ ne hanno rappresentato l’evoluzione poetica zionali, merita un richiamo quanto avvenuto ed estetica, proponendo l’acuta analisi psico- in Germania negli anni ’70: gli aderenti ad una logica del Personaggio, poi elaborata all’inter- proposta di cinema svincolata da condiziona- no della commedia e la semplice limitazione menti, dichiaravano la volontà di farsi carico, Roberto Petrocchi 48 [email protected] Le pellicole cinematografiche perdute A Via Veneto, ai tempi d’afficher, diretto ed interpretato nel 1896 da fino al novembre del 1993 quando venne tra- della Dolce vita, era uno dei padri del cinema, Georges Melies, ge- smesso da RAI3, e tornò nelle sale nel 2007 per celebre una battuta di niale inventore di trucchi cinematografici e i 30 anni dalla sua realizzazione. Sceneggiato- Ennio Flaiano che, produttore di decine di film tra cui il famoso ri del film erano tre amici destinati a diventa- quando gli dicevano Viaggio sulla luna (Voyage dans la Lune), del re famosi: il giornalista Antonio Padellaro, il che era pronto il nuo- 1902. Tra le vittime illustri dei film scomparsi regista Marco Tullio Giordana, e il giornalista vo film di un certo re- c’è anche il grande il cui film Carlo Rossella, allora comunista, poi diventato gista, rispondeva: “av- A thief catcher, che interpretò nel 1914, venne ri- un dipendente proprio del fondatore di Forza visami quando esce, non trovato nel 2010 in un negozio di antiquariato Italia. Quando invece non è possibile far spari- vedo l’ora di perderme- del Michigan; mentre del film di propaganda re una pellicola si può far sparire la pubblicità Andrea David Quinzi lo!” La cinematografia che diresse nel 1916, Zepped, anch’esso consi- che lo riguarda, come è accaduto al film di Ro- è piena di film finiti derato perso per sempre, sono state ritrovate berto Faenza, Silvio Forever, biografia non au- nel dimenticatoio, ma tanti altri sono scom- recentemente ben due copie, una nel 2009 e torizzata dell’allora premier Silvio Berlusconi. parsi per ben altri motivi. Nella nota enciclo- l’altra nel 2011. I ritrovamenti sono quasi sem- Nel marzo del 2011 (governo Berlusconi IV), pedia online Wikipedia esiste una apposita pre casuali e possono avvenire nei luoghi più prima dell’uscita nelle sale era previsto il pas- voce: “Lista dei film considerati perduti”, ov- impensati: l’unica copia rimasta del primo saggio degli spot sulle reti della RAI che invece vero delle pellicole: “…di cui tutte le copie sono lungometraggio realizzato in Serbia nel 1911, non li volle mandare in onda per: “non meglio considerate distrutte, nascoste, smarrite o co- Karadorde, venne ritrovata in Australia nel precisati problemi legali” [http://espresso.repub- munque non reperibili”. L’elenco ne indica 2003; mentre l’ultimo esemplare del film His blica.it/attualita/cronaca/2011/03/04/news/silvio-fore- circa 400, il più vecchio è The Jeffries-Sharkey Busy Hour, del 1926, venne ritrovato negli an- ver-e-lo-spot-censurato-1.29216]. Contest, del 1899, un film di due ore sull’incon- ni novanta nello sgabuzzino di un ospedale tro di pugilato tra due pesi massimi. La causa francese! Anche la censura può essere causa Andrea David Quinzi prima della irrimediabile perdita di molti vec- della scomparsa di film. Nel 1933 i nazisti bru- chi film è dovuta al materiale di cui erano fatte ciarono tutte le copie di Anders als die le pellicole, la celluloide, una sostanza estre- Andern (Diversi dagli altri), un film mamente infiammabile. Chi non ricorda la sull’omofobia diretto nel 1919 da Ri- Omaggo a Roberto drammatica scena di Nuovo Cinema Paradiso, chard Oswald. Lo si considerava per- quando la pellicola prende fuoco in pochi se- duto fino a che, negli anni ’70, un Faenza condi distruggendo l’edifico e rendendo cieco esemplare venne ritrovato in Ucrai- il povero Alfredo-Philippe Noiret? Gli incendi na. In Italia fece scalpore il seque- Retrospettiva sarda dedicata al sono stati causa di vere stragi di film, come stro a cui fu sottoposto il celebre film regista scomodo. Il 18 marzo quello che nel 1937 distrusse gli archivi della di Bernardo Bertolucci Ultimo tango a 20th Century Fox, o quello che nel 1967 colpì la Parigi, perché ritenuto “osceno e pri- gli sarà assegnato il premio alla Metro Goldwyn Mayer. A Roma, nel maggio vo di contenuto artistico”. Il 29 gen- carriera del 1947, fu proprio nel deposito di pellicole ci- naio del 1976 una sentenza della Cas- nematografiche della Minerva Film di via Pa- sazione ne ordinò la distruzione di lestro che scoppiò un grande incendio nel tutte le copie, compresi i negativi, quale perirono più di venti persone. Molti film solo tre esemplari avrebbero potuto invece sono spariti per la consuetudine di di- essere conservati nella Cineteca Na- struggere le pellicole dopo l’utilizzo nei cine- zionale di Bologna. Pochi anni dopo ma che, fatte a pezzi e triturate, venivano rici- la censura negò la distribuzione in clate come celluloide per fare pettini, occhiali Italia del film storico Il Leone del de- e bambole. Negli anni ’30 e ’40 le bambine di serto, diretto nel 1981 dal regista ame- mezzo mondo giocarono con le bambole di ricano di origine siriana Mustafa celluloide fatte con pellicole di film. Nel 1949 Akkad. Dedicato alla vita dell’eroe li- un ancora sconosciuto Luigi Comencini girò bico Omar al-Mukhtar, capo della re- un breve documentario, Il Museo dei sogni, de- sistenza contro gli italiani, il film, dicato proprio al processo di smaltimento del- che aveva nel cast Anthony Quinn, le pellicole. Il film era un grido d’allarme sulla Oliver Reed, Rod Steiger, Irene Pa- necessità di salvaguardare il patrimonio cine- pas, John Gielgud, Raf Vallone e Ga- matografico e un omaggio alla meritoria atti- stone Moschin, fu ritenuto “lesivo vità della neonata Cineteca Italiana. Ancora all’onore dell’esercito italiano”. Solo fino a pochi anni fa in Italia ogni anno veniva- nel 2009 venne trasmesso in televi- no distrutte oltre 250.000 copie di film che ve- sione, 28 anni dopo la sua realizza- nivano pagate due dollari al chilo. E proprio zione. Nel caso del film del 1977 di Proprio in questi giorni in Sardegna è in corso dal 31 Due dollari al chilo, nel 2000, è stato il titolo di Roberto Faenza: Forza Italia (nulla a gennaio e si concluderà il 18 marzo una rassegna cu- un altro documentario realizzato dalla stessa che vedere con il partito fondato 16 rata dall’Associazione culturale L’Alambicco dedica- Cineteca Italiana, che da 70 anni, con un ar- anni dopo da Berlusconi, anzi…), l’o- ta al “regista scomodo” Roberto Faenza “Contamina- chivio di oltre 25.000 titoli, si occupa della stracismo durò invece ‘solo’ 15 anni. zioni tra Cinema e Letteratura”. Tutte le proiezioni conservazione dei film e del restauro di vec- Nel 1978, infatti, nei giorni del se- sono accompagnate dall’analisi di critici ed esperti. Il chie pellicole: da Rotaie di Mario Camerini, del questro Moro, il film venne ritirato 18 marzo il premio alla carriera al regista nel Teatro 1930; a capolavori del cinema muto come Ma dalle sale perché il Ministero dell’In- comunale di Elmas, preceduto dal concerto del mae- l’amor mio non muore, del 1913; e Assunta Spina terno ritenne incompatibile la situa- stro Romeo Scaccia con le musiche dei suoi film. del 1915 [www.cinetecamilano.it]. A volte però zione con un film che, con spietata L’organizzazione è curata da Patrizia Masala dell’As- vengono ritrovate copie di film che si conside- ironia, descriveva il dominio della sociazione La Macchina Cinema, circolo della FICC. ravano perduti per sempre. Nel 2004, ad Democrazia Cristiana in Italia in Tra i media partner Diari di Cineclub esempio, fu rinvenuta una copia di Défense quegli anni. Il film rimase nascosto 49 n. 48 Papà Walt Walter Elias Disney – prima parte del film: l’uccisione o, più semplicemente, della mamma di Bambi. L’ambien- Walt – è stato un cine- te partecipa allo strazio dei richia- asta tra i più contro- mi del cerbiatto con una nevicata versi della storia del fitta che fa da barriera ulteriore al- cinema: c’è chi lo ha la sua vana ricerca, finché il padre da sempre considera- (anche qui il principio di realtà) si Marco Vanelli to un genio e un artista palesa con la voce e con la sua pre- e chi un bieco capitali- senza massiccia. Non ci sono scap- sta della peggior specie, capace di condiziona- patoie: con una fermezza da cui re per generazioni il senso estetico infantile pur traspare affetto, il Grande Cer- nel mondo intero. Di fatto è stato un produt- vo mette il figlio di fronte alla veri- tore e non un regista, un tycoon creativo e tà delle cose. Bambi comprende, lo non un semplice finanziatore di prodotti di segue, emette una e una sola lacri- successo destinati alle masse. Per dirla all’eu- ma e si allontana dopo essersi vol- ropea, è stato l’autore dei suoi film anche se tato una e una sola volta a guardare materialmente non li ha né disegnati né diret- la propria infanzia perduta. Il pa- ti, ma solo concepiti per affidarli poi alla ge- dre si ferma per un momento e poi stazione dei suoi fidi dipendenti. Soprattutto, continua il cammino con Bambi che ci piacciano o meno, si deve riconoscere che lo segue colmo di dolore ma che i film disneyani sono tutto meno che inge- anche di nuova fiducia. Per Disney nui: ognuno dei lungometraggi presenta infi- la vita procede, senza per questo nite sfaccettature narrative, psicologiche, ide- perdere il suo fascino, anche quan- ologiche e estetiche che non si possono do si devono affrontare simili pro- ricondurre a una sola sbrigativa definizione. ve. E alla fine sarà Bambi a diventa- Il mondo immaginario e quello reale vi convi- re padre scalzando, senza conflitti, vono: comunicano fra loro, spesso si integra- il ruolo di re della foresta al suo no, ma non sono mai la stessa cosa. Disney proprio genitore. Ne Il libro della tiene ben distinti il principio di piacere e il giungla (1967), l’ultimo lungome- principio di realtà. Entrambi contano, devono traggio firmato personalmente da essere vissuti, ma mai confusi. Nel finale deLe Walt Disney, di padri putativi ce ne avventure di Peter Pan (1953) in cielo appaiono sono due: la saggia pantera Baghe- delle nuvole: possono sembrare un veliero vo- era (realtà) e l’orso mattacchione lante come quello di Capitan Uncino, ma re- Baloo (piacere). Le immagini finali stano nuvole. Ad osservare quella scena dalla di quel film sono idealmente quelle finestra aperta della camera dei bambini c’è con cui Disney si accomiata dal suo anche il loro padre, cioè l’incarnazione più ot- pubblico. Baloo, Bagheera e Mow- tusa di un principio di realtà che si concreta gli hanno superato la prova più dif- nel perbenismo britannico. Ed è proprio lui a ficile riuscendo a cacciare via la peri- tentennare di fronte a quelle nuvole, a dire colosa tigre Shere Khan. Potrebbero che gli ricordano qualcosa della sua infanzia, ora vivere tranquilli nella giungla, a mostrare una crepa nella sua ostilità verso il soltanto con poche briciole e lo divo dei suoi figli, quel Peter Pan dai caratteri stretto indispensabile. Ma passano dionisiaci e vagamente demoniaci che nel vicino al villaggio degli uomini e film non è più un bambino come nel libro, ma Mowgli vede una sua coetanea che un ragazzino in età preadolescenziale. I due va a prendere l’acqua. È incuriosito mondi, però, restano separati: se i ragazzi dalla novità e si avvicina per guar- hanno fatto un viaggio nel non-luogo dove re- darla meglio. Lei se ne accorge e gli gna Peter Pan, ora devono rientrare nell’ordi- fa gli occhi dolci. Lui la segue ine- ne razionale delle cose e questo non è vissuto betito, non prima di voltarsi a salu- come una sconfitta, ma come un naturale pas- tare i suoi amici. Baloo gli dice: saggio evolutivo nella crescita dei ragazzi. «Torna indietro!»; Bagheera: «Va’ Bambi (1942) è un tipico racconto di formazio- avanti». I due padri, quello che vor- ne. Il protagonista passa dall’infanzia all’as- rebbe farlo rimanere ancorato sunzione di responsabilità, e quindi alla ma- all’infanzia magica e spensierata e turità, in un percorso che è metafora di una l’altro che invece vuole che il bam- vita sociale e interiore a un tempo. Disney bino rientri con i suoi simili, si tro- esprime qui la sua visione pedagogica relativa vano in competizione fra loro. Vince il sogghi- Ha ragione Baloo, il cucciolo d’uomo poteva alla crescita: non c’è trauma nel diventare gnante Bagheera, perché la vita deve fare il diventare un orso perfetto. Ma il rammarico grandi, ogni fase della vita va attraversata, e suo corso e il crescere, ormai l’abbiamo capi- dura un istante: il piacere abbraccia la realtà e fra l’una e l’altra esistono dei riti di passaggio to, non è un trauma. La giungla dell’infanzia è insieme se ne vanno via cantando da buoni da superare. Bambi ne è un esempio perfetto: terminata, l’orso ha svolto il suo ruolo vicario, amici complementari. The End. la sua venuta al mondo è un evento per tutta la ma ora deve prendere il sopravvento la razio- foresta, sotto l’attenta osservazione del “gran- nalità della pantera. Mowgli allarga le braccia de padre”, separato ma partecipe. La maturità come a dire: è più forte di me, e se ne va, sorri- pedagogica che permea il racconto si percepi- dendo, dietro la ragazzina, incontro alla sua sce in particolare nella sequenza che chiude la nuova vita. Non si volta più, non ha rimpianti. Marco Vanelli 50 [email protected]

E’ uscito Cineforum 561

SOMMARIO 561 editoriale Adriano Piccardi: La questione intellettuale p. 3 primopiano Paterson p. 4 Federico Pedroni Abitare poeticamente il proprio mondo p. 6 Gloria Zerbinati Il reale, il fittizio, le parole p. 9 Matteo Marelli No Adult Land p. 12 primopiano Sully p. 14 Francesco Saverio Marzaduri La responsabilità e il suo fardello p. 16 Chiara Borroni Quintessenza dell’uomo eastwoodiano p. 19 i film Roberto Chiesi Il cliente di Asghar Farhadi p. 23 Rinaldo Vignati Il cittadino illustre di Gastón Duprat, Maria- no Cohn p. 26 Massimo Causo Monte di Amir Naderi p. 29 Paola Brunetta Aquarius di Kleber Mendonça Filho p. 32 Mariangela Sansone È solo la fine del mondo di Xavier Dolan p. 35 Roberto Lasagna Rogue One: A Star Wars Story di Gareth Edwards p. 38 Giampiero Frasca Captain Fantastic di Matt Ross p. 41 Fabrizio Liberti Sing di Garth Jenning, Christophe Lourdelet p. 44 Fabrizio Tassi La mia vita da Zucchina di Claude Barras p. 47 Tina Porcelli, Fabrizio Liberti, Elisa Baldini, Andrea Chimento, Alessandro Lanfranchi, non banale p. 61 Il consapevole, il falso, il vuoto: uno sguardo Giuseppe Previtali, Edoardo Zaccagnini, Ro- Chiara Zingariello/Festa Mobile: una Festa alle immagini che sono attorno a noi p. 80 berto Chiesi, Stefano Santoli, Simone Soran- più buia. We Kill the Flame p. 65 na Lion. La strada verso casa – Yo-Yo Ma e i Giampiero Frasca/After Hours p. 67 libri musicisti della Via della Seta – Florence – Lorenzo Rossi/Onde p. 69 a cura di Paolo Vecchi p. 88 Amore e inganni – Free State of Jones – Snow- Paolo Vecchi/Cose che verranno p. 71 le lune del cinema den – I cormorani – Il medico di campagna – Alessandro Uccelli/TFF doc p. 73 a cura di Nuccio Lodato p. 90 Passengers – Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali p. 50 Percorsi Cineforum Redazione Anton Giulio Mancino Via del Pignolo 123 TORINO FILM FESTIVAL Destini incrociati #3: Algeri anno zero, prima 24121 Bergamo P. 60 della battaglia p. 76 T. 035.361361 F. 035.341255 Alberto Morsiani/TFF Concorso: la ricerca del Claudio Gaetani 51 n. 48 La magia del cinema muto Nascita, sviluppo ed evoluzione del cinema muto, attraverso un Convegno di Studi che si svolge a Cagliari e una serie di originali proposte ed eventi, nell’ambito della manifestazione itinerante “Storie di volti e silenzi – La magia del cinema muto”, organizzata da “La macchina cinema” aderente alla FICC, che coinvolge sette località della Sardegna Abituato al grande scher- al grande schermo e perfino al mo, al colore, ai film in 3D. Se ciò riguarda la “tecnica” 3D, al suono stereofoni- (cui il cinema, per sua stessa na- co, agli effetti speciali tura, è strettamente legato), la e, ora, anche al digita- ricerca e la sperimentazione di le, l’uomo di oggi, che, un linguaggio sempre più evo- ormai, non riesce più luto, che tenga conto delle po- a stupirsi dinanzi a tenzialità artistiche ed espressi- nulla, probabilmente ve contenute nel nuovo Nino Genovese non può comprendere “medium”, hanno creato veri e la genuina meraviglia che provarono i suoi propri capolavori, parte inte- “avi” quando assistettero, per la prima volta, a grante della storia del cinema immagini in movimento: sbiadite, tremolan- mondiale. Ed ha anche un van- ti, a volte confuse, mute; ma in movimento! E taggio, il muto: quello di essere infatti - sebbene oggi sia difficile immaginar- una sorta di “hortus conclusus”, lo – c’era una volta un cinema costituito da un periodo limitato, circoscrit- brevi “vedute”, fatto conoscere da avventurosi to, che ha un inizio (28 dicem- pionieri, che se ne andavano in giro per il bre 1895, data che segna, per mondo proiettando diversi filmati di vario ar- “convenzione” storica, la nasci- gomento; e, talvolta, li realizzavano essi stes- ta del cinema, con la prima pro- si, riprendendo persone, scene dal vero, pae- iezione avvenuta a Parigi, ad saggi, monumenti, scorci caratteristici dei opera dei Fratelli Lumière) e luoghi in cui si trovavano. Dopo questi “im- una fine (6 ottobre 1927, che se- prenditori” di passaggio, cominciano a fare la gna l’avvento del sonoro, con la proiezione approfondita il cinema muto, di esplorarne loro comparsa i primi locali cinematografici newyorkese de “Il cantante di jazz” di Alan tutti gli aspetti e i risvolti più interessanti, che in pianta stabile, che - con le loro luci e i loro Crosland); quindi, come tale, esso può essere – per quanto riguarda l’Italia - si sono svolti (e manifesti – modificano pian piano la geogra- analizzato, studiato e “sviscerato” in tutti i si svolgono) un po’ in tutte le regioni, dalle Al- fia urbana di grandi città e piccoli centri, con- suoi aspetti. Ma, per molto tempo, su questo pi alla Sicilia e alla Sardegna. La Sardegna, ap- tribuendo - con la loro espansione a macchia lungo e “glorioso” periodo era stato steso un punto: dove – per collegarci all’attualità - è in d’olio - a far diventare il cinema un’abitudine velo, che è stato squarciato solo negli ultimi fase di svolgimento una manifestazione itine- sempre più diffusa in tutti i ceti sociali. Nel anni, grazie alle ricerche “coraggiose” di di- rante, dal titolo “Storie di volti e silenzi - La contempo, il cinema, abbandonata la fase pio- versi studiosi. Così, ecco manifestazioni, pro- magia del cinema muto” (13 febbraio - 29 mar- nieristica e i filmati di pochi minuti, affina la iezioni, incontri, Convegni di studio, che han- zo), realizzata, con il contributo della Regione tecnica e il linguaggio, finendo con l’acquisire no lo scopo di far conoscere in maniera più Sardegna, dall’Associazione culturale “La una maturità espressiva ed artistica notevole, Macchina Cinema”, affiliata alla FICC, in col- supportata, peraltro, dall’avvento del lungo- laborazione con l’associazione “L’Alambicco”, metraggio e dalla nascita di una vera e propria la “Società Umanitaria - Cineteca Sarda” e il industria cinematografica. Così, la ricchezza Cineclub “Fedic” di Cagliari, che tocca sette lo- e la varietà della Letteratura ottocentesca tro- calità dell’isola. Nell’ambito di tale importante vano un preciso riscontro nel cinema, che rassegna, il 25 febbraio, nella sede della Cine- proprio alla Letteratura (oltre che al Teatro) si teca Sarda di Cagliari, c’è un Convegno di Stu- ispira, non solo trattando tutti i generi e tra- di che - coordinato e moderato dallo scrivente sponendo sullo schermo le più famose opere – nell’intento di analizzare il cinema muto letterarie di tutti i tempi, ma anche attirando dalle origini fino alle sue estreme propaggini a sé grandi attori teatrali e – soprattutto – fa- - coinvolge esperti e studiosi come Luca Maz- mosi scrittori, tra cui citiamo solo Giovanni zei, Roberto Chiesi, Monica Dall’Asta, Denis Verga, Luigi Pirandello e Gabriele D’Annun- Lotti e Giuseppe Pilleri; mentre il 29 marzo il zio. Pirandello fu contrario all’avvento del so- Teatro Comunale di Elmas accoglierà “Buon- noro, e come lui tanti altri, come Charlie Chaplin, giorno, vecchio Méliès”, recital teatrale sulla i quali credevano fermamente nell’artisticità vita di Georges Méliès, scritto e diretto da del cinema muto, considerando il cinema so- Alessandro Macis per Omero Antonutti: ma noro una sorta di “ibrido”, privo di qualsiasi sono solo alcuni “elementi” di una manifesta- valenza artistica. Per loro, ed anche per tanti zione che intende ripercorrere le tappe salien- studiosi e storici di oggi, nel periodo del muto ti del cinema muto e che spicca per la ricchez- è stato detto “tutto”; ma - possiamo aggiunge- za, l’originalità e la varietà delle sue numerose re - è stato anche inventato tutto, sicché il cine- proposte. ma “moderno è già tutto contenuto “in nuce” Nino Genovese in quel periodo, che – nel corso del tempo - ha dato vita al colore, agli esperimenti di sonoro, “Sage femme de première classe” (1902) di Alice Guy segue a pag. successiva 52 [email protected]

segue da pag. precedente

Buster Keaton - “Il capro espiatorio” (cortometraggio 1921) Charlie Chaplin “Charlot Vagabondo” (1915

“La grazia” (1929) di Aldo De Benedetti “La signora delle camelie” (1915) con Francesca Bertini di Gustavo Serena

Margaret Edwards la Nuda Verità in “Hypocrites” (1915) di Lois Weber “Suspense” (1913) 10' di Philips Smalley

“L’uomo meccanico” (1921) di André Deed “La caduta di Troia” (1911) di Giovanni Pastrone “La souriante madame Beudet” (1923) di Germaine Dulac 53 n. 48

Cinema e psicoanalisi Il lato oscuro dell’anima …E ora parliamo di ke- vin, Regia di Linne Ramsy, Tratto dal ro- manzo: Dobbiamo par- lare di Kevin, di Lionel Shriver. Eva, (interpre- tata dalla straordinaria Tilda Swinton) è una donna sola che vive Massimo Esposito una situazione di de- grado e abbandono; in passato, invece, era stata una donna in carrie- ra, una moglie innamorata e madre di due fi- gli, ed è proprio il suo primogenito, Kevin, ad avere dato avvio alla trasformazione esisten- ziale della madre. Kevin, ci viene raccontato sopportata da Kevin. Il marito di Eva, Fran- distruggere la madre senza ucciderla. Due dall’infanzia; al compimento dei suoi quindici klin (l’attore J.C. Reilly) è una persona espansi- momenti chiave fanno da contrappunto: il anni mette in atto una strage nella sua scuola, va e psicologicamente stabile; il quadro di una primo passaggio riguarda un piccola ferita dopo aver ucciso la sorella e il padre. Da que- famiglia “felice” con una solida posizione eco- che Eva per errore procura al figlio. Kevin uti- sto dramma, che viene ripercorso nelle pieghe nomica è pronto per decomporsi inesorabil- lizzerà spesso questa vecchia ferita per ricat- più intime del passato, Eva compie una circum- mente. Franklin è il genitore “buono”, non tare la madre. Il secondo; in un raro dialogo navigazione del proprio vissuto in Kevin fa notare alla madre che abi- una dimensione perduta e infelice, tuarsi a qualcosa non significa far- quasi una ricerca della teoria del “tut- sela piacere, «come te con me». I pro- to” per ricostruire a ritroso, un pas- nomi utilizzati da Kevin, “il noi”, sato difficile da accettare. La cronaca mostrano tutta la consapevolezza di poche settimane fa: Ferrara, coniugi precoce di Kevin bambino riguardo uccisi: figlio 16enne confessa. Promise sol- le difficoltà della madre nei suoi di ad amico per aiutarlo. Nella realtà confronti. Kevin ed Eva malgrado come nella finzione cinematografica, tutto si somigliano, sia fisicamen- l’evento principale - la strage - è solo te, nella loro bellezza insolita che l’epilogo. …E ora parliamo di kevin, è nella profondità dell’anima. Eva un film teorico. La trama non è facile pur percependo le difficoltà di cre- da seguire perché si sviluppa in una scita e sviluppo del figlio vive stra- serie continua di flashback e di ri- nita questo rapporto. Come ogni chiami simbolici. Il rosso del pomo- madre comune consulta anche dei doro presente nella scena iniziale è medici, che non trovano nulla di un colore chiave. Il colore rosso san- patologico in Kevin. Tuttavia per gue della fotografia si fa incessante avvicinare la trama ad una inter- durante tutta la visone del film (an- pretazione psicologica si può ac- che se privo di scene cruente), dando cennare alla c.d. “teoria dell’attacca- una direzione ben precisa alla trama; mento ed effetto nell’età adulta” [1]. Il quasi un elemento profetico. Il rosso rapporto genitoriale squilibrato è la della marmellata spalmata con rab- linea guida che permette lo svilup- bia da Kevin sul tavolo; il rosso della po della storia e dà colore al film. vernice che anonimi vicini di casa Ora che Kevin è un giovane adulto usano per imbrattare la casa fati- può mostrare tutto il suo disinte- scente di Eva; il rosso dei barattoli di resse per l’”altro”; metterà in scena tomato soup al supermercato; il ros- (con una preparazione meticolosa so delle labbra di Kevin; il rosso di la strage nel liceo) tutta la sua fred- quel sangue che non si vede, ma scor- dezza emotiva. Kevin si lascia am- rerà abbondantemente. Gli sguardi. manettare senza opporre resisten- Sequenze ripetute più volte quelle za e, mentre viene portato via, degli sguardi tra Eva e Kevin. Gli lancia l’ennesimo sguardo fisso sguardi taglienti di Kevin bambino verso la madre chiusa tra le sirene sembrano riflettere una percezione delle autoambulanze. Lo stesso reciprocamente distorta di quello sguardo lo dirigerà alle telecamere che passa da un cervello all’altro. Un per una terribile dichiarazione per rapporto difficile, profondo e disperato come dissente, non ostacola, tuttavia non è in grado dire, con estrema follia che: “…nessuno avrebbe un amore impossibile e contrastato come quel- di cogliere le profondità della personalità del parlato di me se avessi preso un bel voto in matema- lo di un figlio non accettato, quasi rifiutato e di figlio che Eva sembra leggere dai primi mo- tica, mentre le persone che guardano la tv, guarda- una madre demolita dal senso di colpa per l’o- menti di vita di Kevin. Gli sguardi di Kevin no persone come me…” Ad epilogo, il suo agire stilità che prova nei suoi confronti pur aman- bambino si mostrano già pieni di segni pre- criminale fa ripensare che la sua infanzia sia dolo. In secondo piano, il padre e la sorella Ce- monitori che vanno oltre. Gli atteggiamenti stata una lenta ed inesorabile preparazione a lia, adorabile e allegra, amata dai genitori e mal infantili fanno intuire una volontà nascosta di segue a pag. seguente 54 [email protected] segue da pag. precedente Teatro un disturbo antisociale. In Kevin, sia bambino che adolescente, si mostrano evidenti i segnali di: “sviluppo mentale infantile, relazione perversa, Human identificazione proiettiva, assenza di rimorso [2], di- Il teatro è in grado di rivestire il ruolo di coscienza critica della società? E’ ormai dalla seconda ma si riveli, invece, in grado di toccare nel pro- metà del secolo scorso fondo gli spettatori, provocando quell’angoscia che in Italia il teatro, che sempre più di rado si diffonde nelle platee anno dopo anno, è ve- teatrali. Questo non accade: da un lato le pau- nuto perdendo la fun- re di chi scappa dalla propria terra, dall’altro le zione di privilegiata inevitabili contraddizioni di chi accoglie, che coscienza critica della vengono risolte in maniera accattivante ma società. Eppure Human, non sempre convincente ricorrendo a figure lo spettacolo scritto a come la colorita signora anziana veneta inter- sturbo della condotta”. A parere degli esperti, tut- più mani da Lella Costa pretata da Lella Costa che alterna alle dilagan- te spie di un possibile disturbo psico-patologi- Giuseppe Barbanti e Marco Baliani, si è pre- ti banalità sul tema soprassalti di indubbia fati- co sebbene molti di questi siano curabili. Negli so la briga di affronta- cosa consapevolezza sull’umanità, appunto, Stati Uniti, persone coinvolte in episodi analo- re in maniera esclusiva un tema sicuramente dei migranti. La drammaturgia non procede ghi, omicidi o stragi di massa, circa il 60 per scottante di questi tempi, i migranti e l’acco- nel solco di una trama principale, ma si snoda cento degli adulti e quasi il 50 per cento dei ra- glienza che assicura loro l’Unione Europea. attraverso quadri provvisti di una propria auto- gazzi fra gli 8 e i 15 anni non avevano ricevuto Insieme ai due grandi attori-autori, incon- nomia: certo citazioni come questa dell’ Anti- cure nel corso dell’anno precedente. Questo triamo anche quattro giovani interpreti (Da- gone di Sofocle “Molte sono le cose mirabili, ragazzo, fattore “critico” della propria fami- vid Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi ma nessuna è più mirabile dell’uomo” sono in glia, diviene simbolo ed elemento demolitore. Pusceddu), le musiche originali di Paolo Fresu grado di dar conto dello spessore di un dibat- Ancora una volta la così detta “normalità” si fa e i magnifici costumi di Antonio Marras. “Per- tito destinato a non aver fine. Elementi por- labile e illusoria. E’ chiaro che la storia non chè si mettono in viaggio sapendo in partenza tanti di una messa in scena che dispiega più parla di una famiglia con problemi, ma di una che forse moriranno? Per quel forse” si chiede punti di forza nel suo impianto sono le luci di esperienza dolorosa. L’esperienza di Eva e di in uno dei primi quadri dello spettacolo, uno Loic Francois Hamelin e le musiche sorpren- suo figlio Kevin li porta a ritenere disperato e dei giovani interpreti. In questa frase di Balia- denti di Paolo Fresu, che accompagnano in senza fine ogni possibile futuro. In questa ri- ni e Costa una sintesi di una delle tante rifles- costruzione del passato, attraverso i ricordi, sioni che è in grado di stimolare nel pubblico Eva sembra ritrovare un relativo sollievo. Non lo spettacolo: testimonianze dirette, brandelli crede più a nulla e ha assorbito tutto. Kevin, di vita vissuta, racconti raccolti da chi si è spo- ormai maggiorenne, deve essere trasferito dal stato da una riva all’altra di un mare, il Medi- carcere minorile. Gli sguardi fissi tra madre e terraneo, che invece che unire ha finito con il figlio con lunghi silenzi che si ripetono da an- trasformarsi per parecchie migliaia di profu- ni, poche volte al mese. Un colloquio breve, Ke- ghi in un cimitero. L’approccio è lirico: nella vin cede ad una lieve tensione emotiva. Eva, prima scena si scava nel passato, nella lettera- che aveva creato questo “mostro”, con un ab- tura latina per far riemergere l’identità pro- braccio si richiude su di lui. Un film aspro, cru- fonda delle popolazioni mediterranee. Il duet- do, una storia familiare che esplora con incon- to iniziale, protagonisti Baliani e Costa, è tutto sueta lucidità i lati più oscuri dell’animo impostato sul mito ovidiano di Ero e Leandro, umano. amanti divisi dall’acqua, ricordandoci che tut- ta la storia dell’umanità è, in buona sostanza, maniera veramente originale il susseguirsi viaggio e incontro. Ne emerge una sorta di dei quadri. Scene e costumi sono di grande Massimo Esposito oratorio, diviso in quadri autonomi e connessi impatto: dominano le tonalità rosso e bruno al tempo stesso, che traccia attraverso i mil- in un accostamento di rara efficacia, perché [1] Teoria dell’attaccamento di John Bowlby: “Se il fatto lenni un percorso che giunge fino ai giorni richiama il rosso sangue delle vittime del ma- che i bambini piccoli non siano mai completamente o nostri per dar conto delle diverse sfaccettatu- re. Lo spettacolo è, infine, il momento più si- troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diven- re che è venuto nei secoli assumendo un feno- gnificativo di un progetto teatrale ‘Human’, tato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il meno che si ripresenta costantemente nella nato dalla collaborazione fra Sardegna Tea- sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diven- storia dell’umanità: chi emigra per lavoro, co- tro, Mismaonda Srl, Marche Teatro ed Eni, tate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo me facevano tanti italiani le cui condizioni mirato a favorire il coinvolgimento degli stu- che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sa- erano ai limiti della sussistenza nel secolo che denti delle scuole superiori di alcune delle cit- rebbero stati evitati.” (John Bowlby) va dal 1875 al 1975, chi emigra per scappare tà toccate dalla tour della pièce. L’obiettivo è [2] Va chiarito che il Disturbo della Condotta può essere dalle guerre e dai genocidi. Si procede per sce- quello di innescare una riflessione tra le gio- diagnosticato in soggetti che hanno più di 18 anni[..] ne di diverso impianto, ciascuna delle quali vani generazioni sul tema dei diritti umani, presenta la questione sotto un aspetto diverso. della migrazione e della trasformazione del Filmografia: “... e ora parliamo di Kevin” di Linne Ramsy; Solo a far mente locale sulle diverse migliaia tessuto sociale, mediante una produzione an- “Bowling a Columbine”, documentario di Michael Moore, di morti affogati negli ultimi vent’anni nel che di scritti che tragga spunto da alcune pa- Riferimenti bibliografici: Shriver L., “... e ora parliamo di braccio di mare che separa la Sicilia dalla Libia role chiave dello spettacolo: umano/fuga/noi/ Kevin”; Una base sicura-Applicazioni cliniche della teoria è evidente che ci dovrebbero essere tutti i pre- confini/sguardo. Al termine del progetto, sa- dell’attaccamento, di John Bowlby; Disturbi dell’attacca- supposti per assistere ad una messa in scena ranno selezionati dai racconti scritti dai ra- mento-Dalla teoria alla terapia, di Karl H. Bri che non si limiti a disorientare il pubblico, a gazzi materiali per la sceneggiatura di un cor- dar conto dello smarrimento collettivo che in- tometraggio. veste milioni di italiani di fronte a queste notizie Giuseppe Barbanti https://youtu.be/n7TEfQx8ILY 55 n. 48

Festival 67° Berlinale Il gesto più clamoroso anche Pablo Larraín. Che Berlinale è stata? A lo ha fatto Aki Kauri- fasi alterne, con un concorso migliore di quello smäki durante la ceri- disastroso dell’anno precedente di cui vanno monia di premiazione. ricordati anche Ana, mon amour del rumeno Il cineasta finlandese Calin Peter Netzer (che aveva vinto qui nel non è salito sul palco 2013 per Il caso Kerenes), un pugno nello sto- per ritirare il premio maco di una storia d’amore tormentata che sa alla regia per The Other filmare con immediata efficacia gli attacchi di Side of Hope, di gran panico e i segni di follia e che lascia solo qual- lunga il miglior film che dubbio nei salti in avanti e indietro nel della competizione, ha tempo, esigenze stilistiche per mostrare so- Simone Emiliani ringraziato e ha usato prattutto la mutazione fisica dei due protago- il premio come microfono. Probabilmente si nisti. Tra gli altri titoli presenti, vanno ricorda- aspettava il massimo riconoscimento, l’Orso ti anche Colo della portoghese Teresa Villaverde d’oro, andato invece a On Body and Soul della cineasta ungherese Ildikó Enyedi, che mette in mostra le pulsioni sentimentali e le difficol- tà a manifestarle tra il direttore finanziario di un mattatoio di Budapest e la responsabile della qualità. Un cinema in sottrazione, fatto di gesti e sguardi, dal montaggio rapido, rea- lizzato da una delle registe più famose nel suo paese (il suo My 20th Century è stato inserito tra i 12 film ungheresi più importanti di tutti i Orso d’oro all’Ungheria “On Body and Soul” di Ildikó tempi) che a tratti eccede in qualche verbosità Enyedi vendetta. L’unico italiano presente al festival di troppo però al tempo stesso riesce a te- è stato Luca Guadagnino con Call Me By nere in equilibrio il realismo quotidiano Your Name (Chiamami con il tuo nome), gi- con l’elemento onirico. A sei anni di di- rato in inglese e parlato poi anche in fran- stanza da Miracolo a Le Havre, Kaurismäki cese e in italiano. Ancora un cinema di resta oggi in Europa uno dei cineasti più passioni e desideri, fisico e astratto, che riconoscibili in un cinema che guarda fonde quasi i protagonisti con i luoghi sempre alla rarefazione di Ozu ma che ul- dove vivono. Trascurato in Italia, amato timamente si avvicina sempre di più a quel dalla critica statunitense, realizza con A non-sense e straniamento di quello di Ta- Bigger Splash forse il suo miglior film, an- ti. Dialoghi ridotti al minimo, inquadratu- “The Other Side of Hope” cora fatto di percezioni più che di azioni re fisse e uno sguardo politico stavolta im- (del tempo della sessualità). E ad oggi pietoso su come la Finlandia accoglie i s’impone nella schiera dei più importanti rifugiati. The Other Side of Hope è ancora un registi italiani. La Berlinale appare sem- racconto amaro di solitudini, quello del pre come una macchina organizzativa cittadino siriano Khaled che cerca di otte- inappuntabile. Si sente la sua presenza in nere asilo politico e del venditore ambu- ogni angolo di Berlino e le sale sono quasi lante Wikström che dopo aver vinto al gio- sempre tutte piene. Ma c’è qualcosa che co apre un ristorante in un angolo remoto lo rende più distante rispetto a Cannes o della città. Un’opera, quella di Kaurismäki, le migliori edizioni di Venezia. Come se che appare sempre di più di quello di un fosse impermeabile rispetto agli altri, po- alieno che scende sulla terra e carica la tendo appunto contare sulla presenza del normalità di un umorismo grottesco con- pubblico. E alcuni eventi, come la chiusu- “On Body and Soul” tagioso. Certo, il responso della giuria pre- ra fuori concorso con Logan di James Man- sieduta da Paul Verhoeven ha certamente gold, terzo spin-off della saga X-Men, non lasciato meno perplessi di altri, soprattut- abbia la risonanza che merita. Inoltre c’è to per la scelta di premiare l’ottima Kim uno scarto troppo grande tra le opere mi- Min-hee per il coreano On the Beach at Ni- gliori e quelle modeste del concorso. Cer- ght Alone di Hong Sang-soo, altra felice va- to, più che per la stampa, Berlino è impor- riazione tra cinema e vita del suo cinema tante anche per gli addetti agli altri tra Amburgo e la Corea. Ma il film di Kau- festival, per le sezioni di Panorama, Fo- rismäki, oltre a meritare l’Orso d’oro, pote- rum e il mercato dove fare delle scoperte va almeno ottenere il premio per l’inter- da lanciare in altri eventi. Ma il suo limite pretazione maschile (l’ideale sarebbe stato è sempre quello: la sua perfezione implica un ex-aequo a Sherwan Haji e Sakari Kuo- “Call Me By Your Name” (Chiamami con il tuo nome) la sua chiusura. smanen) andato invece a Georg Friedrich protagonista dell’anonimo Bright Nights di sugli effetti della crisi economica in una fami- Thomas Arslan. Tra i premiati ci sono anche glia composta da madre, padre e figlia e il dif- Felicité di Alain Gomis (Orso d’argento Gran ficile, controverso Pokot di Agnieszka Holland, Premio della giuria) e il cileno A Fantastic Wo- ambientato al confine tra Polonia e Repubblica Simone Emiliani man di Sebastián Lelio che vede tra i produttori Ceca, un detour impazzito tra giustizia e 56 [email protected] Il Michelangelo del Fumetto: Tanino Liberatore Parlare di Tanino Li- un effetto pittorico e una potenza plastica che dalle labbra e dai capelli dei personaggi. I co- beratore senza cono- portò Frank Zappa (per cui realizzò la coperti- lori accesi dipingono questo mondo dove scere un minimo il na del disco “The Man from Utopia”, nel 1983) Ranxerox sembra, nonostante sia un robot, suo percorso artistico a definirlo “il Michelangelo del fumetto”. Dif- l’unico a provare dei sentimenti (seppure arti- è cosa ardua o perlo- ficile dire se Liberatore sia un pittore prestato ficiali). Questo universo tragicomico è fatto di meno che comporta il al fumetto o un fumettista prestato alla pittu- esagerazioni. Esagerazione nella violenza, nel rischio di non com- ra, ma è davvero questa una domanda da farsi? sesso, nella droga. La droga: quella che nel prenderne a fondo l’es- La totale libertà di espressione che una rivista 1986 stroncherà la vita del trentenne Tambu- senza e non rendergli come Frigidaire, che rappresentò un’avan- rini e che due anni più tardi priverà della pos- appieno giustizia. Ep- Davide Deidda pure questa afferma- zione può sembrare strana dal momento che in alcune opere più o meno recenti è contenuto forse tutto il suo mondo. Questo mondo incomincia da un (al- lora) ragazzo, all’anagrafe Gaetano, nato a Quadri (neanche fosse destino), che, ormai quasi 50 anni fa, incontrò un gruppo di baldi giovani rivoluzionari destinati a cambiare per sempre il fumetto sulla penisola e nel mondo. Si trattava nientepopodimeno che di Stefano Tamburini, Massimo Mattioli, Andrea Pa- zienza e Filippo Scozzari e il loro incontro era dovuto alla loro collaborazione nella rivista Cannibale. Liberatore aveva già avuto modo di conoscere Pazienza al liceo artistico di Pe- scara, mentre fu la visione di alcuni ritratti di musicisti (come Brian Eno, Robert Wyatt, Frank Zappa) a far scattare la scintilla in Tam- burini (“ma questi sono i miei musicisti prefe- riti!” furono le sue parole, secondo quanto ri- portato da Liberatore in un’intervista). Da questo magico sodalizio nacque, insieme a Pazienza, il personaggio di Rank Xerox, che dopo la sua breve vita in bianco e nero (prima su Cannibale e poi, per un’ultima piccola sto- ria, su Il Male), approdò nel 1980 sulla neonata Frigidaire, ma in tinte completamente nuove. Prima di tutto era divenuto, con una crasi, Ranxerox, in seguito ad una lettera di ammo- nimento scritta dall’azienda di fotocopiatrici Illustrazione di Tanino Liberatore raffigurante Ranxerox e Lubna, realizzata per la copertina della prima (come quella con la quale, a opera di uno “stu- raccolta in volume delle storie del personaggio, a opera della Primo Carnera Editore, nella collana Grandi Albi delinquente” era stato creato Rank) omonima di Frigidaire, 1981 al personaggio, inviata direttamente alla re- dazione de Il Male. E secondo (ma primo per guardia senza prece- importanza) l’aspetto grafico del personag- denti nel panorama gio. Prima affidato alle matite di Liberatore e artistico culturale del Pazienza, e agli inchiostri e ai retini di Tam- paese, permise all’au- burini (che comunque continuava a curare tore di rappresentare dialoghi e sceneggiature), era ora stato dato qualsiasi cosa senza dal suo creatore in eredità alla mano completa veli e un fumetto co- di Liberatore. Le folli, sboccate e spassose tra- me questo non poteva me intricate da Tamburini trovavano nei di- che esistere in un si- segni dell’artista una dimensione nuova. L’a- mile ambiente. Oltre bilità nel raccontare quella Roma futuristica, che uno scultore del divisa a livelli, punk e ultraviolenta, nelle av- corpo umano su carta, venture di un coatto sintetico, innamorato Liberatore si mostra della minorenne tossica Lubna, esplode attra- già su Ranxerox come verso tutte le sue flessioni di muscoli e cavi. uno stilista e un desi- L’uso del colore è mirato anch’esso alla violen- gner eccezionale: le za visiva, con l’uso dei pennarelli. Illuminante scene di folla nelle sto- Quadro di Tanino Liberatore, 2010 fu per Liberatore la storia di Pazienza “Armi”, rie di Ranx diventano apparsa su alteralter, dove vide per la prima occasione per ritrarre personaggi vestiti in sibilità di invecchiare Andrea Pazienza. Seb- volta la potenzialità che tale strumento poteva fogge (e colori) più svariati (per non parlare bene Liberatore riprese il personaggio anni avere. Egli però incomincio a studiare questa degli outfits del protagonista, ovviamente). dopo per concludere l’ultima storia di Ranxe- tecnica, utilizzando anche le matite colorate Rosa, fucsia, rossi, blu shock vengono sparati rox (lasciata monca dalla scomparsa del suo (e, più tardi, degli acquarelli a china), ottenendo sugli occhi del lettore, persino (o soprattutto) segue a pag. successiva 57 n. 48

segue da pag. precedente Al cinema creatore), su sceneggiatura di Alain Chabat (regista per il quale collaborò ,come -guarda caso- creatore dei costumi, anche nel film Ho amici in Paradiso Asterix & Obelix – Missione Cleopatra, lavoro Nelle sale cinemato- loro difficilmente seguono un copione alla let- per il quale vinse un premio César), il perso- grafiche dal 2 febbraio tera:”Lavorare con i pazienti è stato come reci- naggio rimarrà per sempre legato alla visione 2017, la commedia di tare al fianco di una grande star, un’esperien- di Tamburini, irriproducibile e legata, oltre Fabrizio Maria Corte- za che non si dimentica”. Il clima e le che alla coppia di autori, a un certo contesto e se con Fabrizio Ferra- atmosfere che Cortese riesce a realizzare ci clima. Dal momento che le storie del robottone cane, Valentina Cervi, conducono con delicatezza nel mondo dei di- con gli occhialini si diffusero in pochissimo Antonio Catania, An- versi, in parte reali, in parte interpretati da at- tempo nel mondo, pubblicate e tradotte in pa- tonio Folletto, Enzo tori professionisti. Tutto è assolutamente fuo- esi come Spagna, Francia (dove l’autore si tra- Salvi, Emanuela Ga- ri dagli stereotipi comuni ai quali siamo sferì nel 1982 e dove tutt’oggi, salvo qualche Paola Dei ruccio, Erica Blanc, abituati quando si parla di diversità e il mix breve capatina in terra natia, risiede e lavora), Christian Iansante, è fra vero e recitato è dosato in maniera armo- Stati Uniti e Giappone, questo fumetto ebbe un’opera prima ambientata all’Istituto Don nica; in ogni scena si respira piacevolezza. Gli un’influenza notevole non solo nel mondo del Guanella di Roma, dove il regista per due anni ospiti del centro si sono divertiti veramente, fumetto, ma anche del cinema di fantascienza ha tenuto un corso di recitazione facendo hanno fatto amicizia con Ferracane e per loro del periodo (per esempio nel film Blade Run- amicizia con i pazienti ai quali li lega tutt’ora è stato terapeutico recitare, rivedersi sullo ner, di Ridley Scott). Nel corso degli anni Tani- affetto e stima. Delicato, leggero eppure pieno schermo e stare a contatto con attori profes- no Liberatore, oltre a lavorare per il cinema di quella energia che risolleva la nostra anima, sionisti, fra cui Antonio Folletto, nei panni di (suoi anche alcuni disegni per Ghostbusters, il film sgombra la nostra mente da stereotipi un giovane emiplegico che si innamora di una di Ivan Reitman) ha continuato a disegnare, ed evoca la compassione e l’amore. Dedicato ragazza down, una giovane attrice che si è per lo più storie brevi (per la maggior parte da Cortese al figlio Lorenzo, il film ci racconta detta felice di aver partecipato al progetto. “A inedite in Italia), illustrazione, quadri e la sto- il percorso di una improba- quelli come lui fanno schi- ria “Lucy”, scritta da Patrick Norbert (anche bile amicizia fra un sedi- fo quelli come me” dice questa, purtroppo, inedita nel nostro paese). cente uomo d’affari e un Antonio a Felice in una Lucy rappresenta per Liberatore il primo ap- gruppo di disabili ospiti di delle scene del film, ma proccio completo alla pittura digitale e sarà una casa accoglienza di dopo la trasformazione per lui fondamentale, poiché dopo questo la- Roma. La storia è quella di del danaroso affarista le voro continuerà la via della sperimentazione, Felice Castriota, affarista e distanze non sono poi riprendendo in mano tecniche tradizionali faccendiere pugliese, in- così scontate. Esilarante che non utilizzava dai tempi del liceo, come la terpretato da Fabrizio Fer- la scena in cui i disabili, pittura a olio, le tempere, l’acquerello, il car- racane, che, accusato di che già hanno salvato Fe- boncino, non disdegnando comunque, oltre al aver riciclato soldi della lice dal punto di vista mo- computer, strumenti particolari, come la gom- mafia, cerca di ottenere clemenza dalla giusti- rale, cercano di salvarlo anche dal punto di vi- ma elettrica, che permette di lavorare per sot- zia fornendo il nome del boss per cui ha lavo- sta fisico, molti l’hanno accostata ad una delle trazione. I lavori più recenti di Liberatore mo- rato. Il tribunale in virtù della sua collabora- sequenze di Qualcuno volò sul nido del cuculo, strano (continuano a mostrare, come già zione, lo condanna ad un anno di servizi ma non sono mancati parallelismi anche con facevano quelli di tre decenni or sono) un’e- sociali in regime di libertà vigilata presso il il film Si può fare e neppure con la Comèdie spressività artistica disarmante, esplosiva. La Centro Sociale Don Giannella di Roma diretto Francese e i film Quasi amici e La famiglia Be- rappresentazione di un erotismo crudo, vio- da Don Pino, interpretato da Pino Catania, fi- lier, ciò che è certo è che il tema dell’inclusione lento, ma allo stesso tempo sottile, unico, mai gura ispirata a Don Pino Venerito, reale re- ha ripercorso anche altri progetti ispirati a banale. Le sue “fammes” non sono mai uguali sponsabile del centro che ha commentato: “Le questi percorsi, tanto per citarne uno: La gior- (nel volto, nell’età, nell’etnia, nel fisico, nel ve- persone con disabilità si trasformano da og- nata di uno scrutatore interpretata da Luigi Di- stiario, nelle intenzioni) eppure sono indistin- getto di percorsi di riabilitazione a soggetti di berti e dagli ultimi ospiti dell’OP di Siena. De- guibili. La carne incontra la carne in uno spo- riabilitazione: è questa la vera inclusione so- liziose anche alcune frasi come: “Com’è fare la salizio di pelle e muscoli dove due corpi ciale”. Qui Felice, abituato fino a quel momen- pipì in Puglia?”o:”Non posso rispondere a due diventano uno solo, il colore ci aggredisce e to a trattare esclusivamente affari ed a misu- domande insieme”. Ben mixate le musiche ed sembra volerci stritolare nel suo caldo abbrac- rare il valore della vita in denaro, scopre entusiasmanti i momenti girati in macchina cio. C’è un quadro, in particolare, realizzato lentamente altre realtà ed altri obiettivi; gior- mentre gli ospiti disabili si recano in Puglia nel 2010 che potrebbe riassumere (o meglio no dopo giorno si affeziona agli ospiti della per recuperare il nuovo amico Felice, divenuto contenere) tutti (o quasi) gli aspetti peculiari struttura e insieme a loro si rende conto che la ormai uno di loro. Mancano tasselli importan- dell’arte di colui che Jodorowsky ha definito vita non è una gara o una competizione lungo ti che avrebbero potuto dare al film anche la “l’animale” del disegno (in un paragone con una strada che non offre alternative, speri- dimensione della profondità, e alcune caratte- Cadelo, che ne è invece, a sua detta, “l’intellet- menta il valore della solidarietà, il gusto del ristiche fondamentali sulla personalità di Feli- tuale”). In quest’opera (vedi immagine), dipin- fare del bene agli altri, la gioia del cogliere le ce e sulla sua conversione, ma rimane l’ammi- ta su tela, c’è l’aggressività, c’è quell’istinto ani- piccole cose della quotidianità. Con loro Felice revole lavoro di inclusione che ci auguriamo male, che viene dalle viscere, c’è il cuore, lo gioca, ride, scherza, si confida. Dal canto loro possa ripetersi in altre commedie di foggia stomaco e la testa, c’è l’amore, l’odio, la violen- i tenerissimi ospiti dispettosi, giocherelloni, italiana. D’altronde non è semplice fare una za, il sesso, l’insulto, c’è la grafica tamburinia- affettuosi, si affezionano a lui grazie alla gran- disamina approfondita e prolungata su un te- na, la vitalità totalizzante pazienziana, c’è un de capacità delle anime semplici di riuscire a ma tanto complesso senza scendere nella ma- corpo che ci parla e ci invita a scoprirlo e a sco- vedere il bello e il buono ovunque. Nella strut- linconia e rendere solenni scene leggere, ri- prire noi stessi e che ci dice che in fondo, se tura lavora la psicologa Giulia, interpretata da mane invece ben visibile quello che ha non le si pongono dei limiti, l’arte può arrivare Valentina Cervi, calata perfettamente nella preceduto la realizzazione dell’opera; il tempo dappertutto. parte che ha raccontato di aver detto sì al pro- vissuto nella struttura da Cortese e ciò che è getto prima ancora di aver letto il copione e di avvenuto dentro di lui. Il film è stato presentato essersi dovuta spogliare di tutte le sovrastrut- in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2016. Davide Deidda ture per poter lavorare con i veri disabili perché Paola Dei 58 [email protected] House of Cards e The Young Pope: la contraddizione dei simboli del potere Cinquecento anni fa fare qualsiasi cosa senza doversi preoccupare Machiavelli esponeva delle conseguenze, perché nessuno è in grado ne Il Principe l’idea che di punire esseri talmente potenti. Sì, esseri tra politica ed etica senza aggettivi, perché è quello che loro vor- non ci fosse alcun nes- rebbero diventare, qualcosa che appunto non so. Egli riteneva che è più umano ma va molto oltre, privi delle de- chi opera per mante- bolezze e dell’incoerenza tipiche della nostra nere il proprio potere, specie. Eppure, nonostante il loro ingegno se necessario, dispone privo di scrupoli che rende difficile reputare le della facoltà di agire loro azioni frutto di una mente umana, i due Ilaria Lorusso in qualsiasi modo ri- restano irrimediabilmente uomini, e le loro tenga opportuno, per debolezze non li abbandonano. E ad ostacola- quanto moralmente discutibili possano esse- re la loro natura di freddi calcolatori è proprio re le sue scelte. Le sue teorie verranno in se- ciò che più tipicamente e banalmente caratte- guito manipolate e distorte nella dottrina del rizza l’umano: gli affetti. Frank vive un rap- “machiavellismo”, espressione di un utilitari- porto travagliato con la moglie Claire, donna smo spietato, un esercizio del potere che si incredibilmente simile a lui: i due sono legati serve di escamotage subdoli o di mezzi violen- da un amore tossico, soffocante, che sfocia ti. A secoli di distanza dalla loro formulazio- non troppo raramente in tradimenti e segreti, ne, queste teorie approdano in televisione e e i due si ritrovano a riprodurre nella loro rela- trovano espressione prima in House of Cards zione gli stessi meccanismi di manipolazione (2013) poi in The Young Pope (2016). Entrambe che utilizzano nella loro vita professionale, dotate di cast d’eccezione, le due serie tv, tan- colpendosi l’un l’altro senza pietà. Lenny è se- to amate quanto criticate, narrano le vicende gnato invece dal dramma dell’abbandono dei rispettivamente del deputato del partito de- genitori, due hippies che, per viaggiare libera- mocratico americano Frank Underwood (Ke- vin Spacey) e di sua moglie Claire (Robin Wri- ght) e del primo papa americano Pio XIII, Lenny Belardo (Jude Law), affiancato dalla sua fida suor Mary (Dianne Keaton) e ostacolato dal Segretario di Stato della Santa Sede, cardi- nale Angelo Voiello (Silvio Orlando). Il punto cardine in comune alle due serie tv sono le strategie messe in atto dai protagonisti, volte all’affermazione e al consolidamento del loro potere. Nulla di quello che viene fatto è mai la- sciato al caso, tutto viene calcolato con fred- dezza e precisione, perché sia nell’ambiente della Casa Bianca che nel Vaticano non sono concessi errori né perdono. E per scongiurare la possibilità di sbagliare qualcosa, Frank Un- mente, lo lasciano in orfanotrofio. Sebbene invece andrà in crisi, e Underwood dovrà ado- derwood e Lenny Belardo fanno propri i ca- questo episodio l’abbia segnato e ferito, nean- perarsi in ogni modo perché il suo castello di ratteri della volpe – l’astuzia e la furbizia – e che da adulto rinuncerà mai all’idea di poterli carte non crolli. Con dei personaggi di questo del leone – la forza e la tenacia, le caratteristi- che del Principe perfetto, che permettono loro di agire con accortezza sorprendente e di ele- varsi man mano verso gli scopi cui mirano: per Frank la Presidenza degli Stati Uniti d’A- merica, uno dei ruoli più importanti e potenti a cui un essere umano possa aspirare, per Lenny l’utopia di una Chiesa volta solamente all’adorazione pura di Dio, smisurata e incor- ritrovare; in questo suo disperato desiderio calibro non stupisce lo straordinario successo rotta, che i fedeli devono sostenere senza co- suor Mary e il cardinale Voiello individueran- conseguito dopo la messa in onda di queste se- modità e contraddizione, sopportando qual- no il motivo del suo comportamento spregiu- rie tv, di cui ora si aspettano impazientemente siasi tipo di fatica e dolore. I due protagonisti dicato e tenteranno in tutti i modi di soddi- la quinta stagione nel caso di House of Cards e la sono dotati di un’intelligenza propriamente sfarlo, sempre fallendo. Questi aspetti della seconda per The Young Pope. Fare previsioni al machiavellica, cinici manipolatori che non vita privata dei protagonisti mostrano una riguardo sarebbe azzardato, poiché nonostan- hanno paura di essere temuti, anzi convinti grande verità: qualsiasi uomo, anche il più te le loro debolezze restano comunque due dei che la paura sia uno dei mezzi chiave per co- spietato, in quanto essere umano ha le pro- più controversi e imprevedibili personaggi mai struire e mantenere il castello della loro auto- prie intime debolezze incancellabili che pos- concepiti, direttamente scolpiti nella materia rità, e disposti a tutto pur di ottenere quello sono rivelarsi gli unici fattori in grado di far stessa del potere. Quindi, a noi non resta, come che vogliono, spingendosi persino a decidere crollare la maschera autoritaria, e nelle due sudditi-spettatori, che starli a guardare, go- loro per la vita degli altri. E per quanto crudeli serie è proprio ciò che avviene: per il Papa si dendoci tutta la suspense e la trepidazione che possano essere, non è proprio questa l’essen- avranno risvolti più positivi, il suo comportamen- riescono a trasmettere. za stessa del potere? Sentirsi liberi di poter to si farà più magnanimo; la vita del deputato Ilaria Lorusso

59 n. 48

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (IIIª) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni. Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Non abbiamo la certezza che questa citazione sia di Giacomo Devoto o Ennio Flaiano, ma va bene lo stesso. il concetto tiene. La profezia si è avverrata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Fabrizio Frizzi Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammuccari Mara Venier Mara Maiocchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 60 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Alla berlina L’agenda satirica di Luigi Zara A sto punto famolo senatore a vita Un uomo per tutte le stagioni. Leader politico, buonista, regista e aspirante presidente della Juve

Ha avuto la fortuna di vivere sindaco” arrivando alle conclusioni che fu un agiatamente, servito e riverito vero e proprio “sacco di Roma”. Uscito dalla avendo fatto politica da sem- politica dichiarò di ritirarsi in Africa ma vive pre. Detrattori dicono che c’è ancora tra di noi e incombe come autore tele- del suo in alcune cose che sono visivo RAI con flop clamorosi, ultimamente andate male (PCI, PDS, PD – quasi riciclato come nuovo presidente della minimo storico, l’Unità, Co- Lega Calcio di serie A. Dalla Barbarella a Do- mune di Roma che dopo di lui menica 5 confidò Se “ dovessi cambiare lavoro passò, per la prima volta, alla vorrei fare il presidente della Juventus”. Grosso destra). Commentatore di ci- brivido per la Juve ma per fortuna, dissero i nema su IRIS di Mediaset, nel tifosi, dopo essersi ripresi, è solo un suo desi- 2014 debutta come regista derio e questi, un pò irriverenti, scrissero “Quando c’era Berlinguer” un “continua a far politica che fai meno danni”. Ai documentario con troppe lacu- primi di febbraio la quasi certa nomina a pre- ne, con interviste a persone sidente della Lega calcio serie A. Il TG da noti- che si potevano evitare e man- zia convinto, poi all’improvviso, qualche gior- canti di quelle necessarie. Mol- no dopo, il mancato presidente dichiara: “Io ti non perdonano che nono- presidente? Non ci sono le condizioni...”. A stante due mandati come questo punto sorge spontanea una domanda, sindaco, non riuscì a intestare quale sarà il prossimo ruolo del nostro caro ex una strada a Berlinguer (ci riu- leader, ex politico, ex regista, ex comunista, scì Ignazio Marino appena ex commentatore ex.. . eletto sindaco tra gli applausi Meglio è andata a un altro ex leader dello stes- dei romani con il nostro uomo so partito, anche lui ex sindaco ora presiden- presente che rosicava). Famo- te dell’Anica, Associazione Nazionale Industrie so per aspetti controversi, ha Cinematografiche Audiovisive e Multimediali. dichiarato di non essere mai stato comunista, pur essendo stato dirigente del PCI. Nella puntata di Report intitolata “I Re di Roma” si analizzò la poli- Vignetta di Luigi Zara tica urbanistica del “due volte A.T. 61 n. 48 Crowdfunding e azionariato sociale. Rinasce un cinema storico a Perugia Da emulare. Cinema Postmodernissimo di Perugia, la prima sala di Perugia, chiusa nel 2000 e poi riaperta nel 2014 da un gruppo di ragazzi appassionati di cinema. Un luogo interessante e ricco di iniziative Sotto un grande arco progetto ha avuto la sua concretizzazione an- che unisce due edifici, che in questo ambito: il voler mettere al cen- lungo la scalinata che tro lo spettatore nella scelta della programma- è Via del Carmine, al zione ha fatto si che lo spettatore potesse civico 4, a Perugia; si diventare anche sostenitore economico dell’o- apre un ingresso non perazione di recupero. Con una iniziativa di tanto grande, ma ele- crowdfunding e di azionariato sociale che ha gante ed accogliente. coinvolto giovani e non, i cittadini di Perugia Varcata una doppia hanno raccolto circa 40.000 euro, coprendo Fabio De Angelis porta in legno e vetri una buona percentuale delle spese, e soprat- si entra in un pezzo di tutto, hanno sentito proprio il risultato otte- storia moderna della città. Scritta negli anni nuto. In tre mesi di lavori sono state ricavate Il cantiere. passati ma che continua ad essere vergata an- le 3 sale, la più grande, ricavata dalla platea, cora oggi da quattro coraggiosi (ed intelligen- denominata Sala Donati (in onore della fami- ti) ragazzi. Alla fine dell’800 fu Teatro Miner- glia che diede inizio alla storia dello storico ci- va. Negli anni ’10 del secolo scorso fu il primo nema) da 159 posti; la Sala Visconti, l’ex galle- cinema di Perugia, con il nome di Cinema del ria, da 54 posti e la Terza Sala (come la terza Carmine. Durante la guerra subì dei danni e pagina dei giornali, più vocata alla cultura) da venne riaperto come palestra fino circa al 30. Le prime due sono dotate di proiettori 4K 1950. Nel 1978 venne inaugurato come Cine- di ultima generazione e audio Dolby-digital ma Moderno poi trasformato in Modernissi- 7.5. Quello che più colpisce della struttura del mo d’essai. Con questo nome chiuse nel 2000. cinema però, è l’accoglienza: un bar bistrot ed Durante gli anni zero di questo secolo, quat- una caratteristica ed ospitale sala d’attesa, do- tro amici, tutti con esperienze direttamente o ve attendere l’inizio dello spettacolo o soffer- Il Gruppo artefice di questo miracolo indirettamente vicine al mondo del cinema, si marsi piacevolmente a discutere di ciò che si è trovavano spesso a discutere del sogno di rea- appena veduto. Un’atmosfera nell’insieme, lizzare un luogo dove poter far convergere gradevole e rilassante. Nel 2014, lo stesso gior- spunti di aggregazione sociale nell’ambito no in cui fu inaugurato il Modernissimo nel delle arti audiovisive. L’offerta delle varie 1978, il 16 dicembre, il PostModernissimo ria- multisale era abbastanza soddisfacente ma pre. E così, Giacomo Caldarelli, Ivan Fren- mancava qualcosa, c’era la necessità di un lin- guelli, Andrea Frenguelli e Andrea Mincigruc- guaggio diverso nella proposta cinematogra- ci vedono realizzato il loro progetto di uno fica nella città, ed inoltre mancavano spazi spazio di condivisione della settima arte. So- dove gli appassionati di cinema non stretta- gno che per uno di loro è stato così importan- mente commerciale, potessero ritrovarsi. te da farlo tornare in Italia dopo aver iniziato Qualcuno dei ragazzi aveva notato che all’e- una vita ed una carriera lavorativa all’estero. L’ingresso del cinema PostModernissimo stero il successo delle multisale andava via via Un cervello in fuga… ritornato! Una menzione riducendosi e nascevano, fuori dall’Italia, particolare va a Michele Bellucci che cura la nuove ed altre forme di fruizione cinemato- grafica e l’immagine del progetto che evoca, grafica. Chi ama il cinema non è soddisfatto gradevolmente in chiave moderna, lo stile e la della asettica presentazione dei film come av- grafica dell’inizio dello scorso secolo. La pro- viene nelle grandi distribuzioni. In effetti vie- grammazione è di alto livello, con pellicole ne meno la comunicazione fra autore e fruito- che spaziano dal successo del momento (sem- ri, fra gestori ed utenti. Casualmente vennero pre con un occhio alla qualità) a retrospettive in contatto con la famiglia Donati, proprieta- e film d’autore che vanno a soddisfare un pub- ria del cinema Modernissimo, chiuso già da blico differenziato. Ma gli eventi non riguar- tempo e destinato a non aprire più, vista la vo- dano solo il cinema: la sezione PostExtra è Una sala, la Visconti lontà della proprietaria di non voler più un ci- uno spazio riservato al teatro, alla musica e nema in quei locali. La determinazione dei ra- agli eventi speciali; PostArt è lo spazio esposi- non comuni, qualità che gli stanno facendo gazzi ed il riconoscimento delle loro ottime tivo che si trova all’interno del cinema ed ospi- ottenere ottimi risultati, sia in termini di proposte socio-culturali da parte della pro- ta ciclicamente durante l’anno numerosi arti- coinvolgimento del pubblico che nei rapporti prietaria, fecero si che si diede inizio al pro- sti; Con KinderKino il PostModernissimo si con le case di distribuzione; il tutto orientato cesso di recupero e riapertura della sala. La dedica ogni pomeriggio al cinema di qualità a sviluppare questo spazio fatto di arte e di so- scelta cadeva poi su un luogo che per storia ed per bambini e ragazzi. Ma le iniziative sono cialità, utile, anzi necessario, in una città co- emozione rappresentava “IL CINEMA” di Pe- molte altre ancora ed in continua evoluzione, me Perugia ed auspicabile in ogni luogo dove rugia. Le cose non sarebbero state semplici. sarebbe inutile elencarle qui, per conoscerle vi ci sia qualcuno che si emoziona davanti alle Era necessario mettere a norma i locali e divi- consiglio di consultare il sito del PostModer- luminose immagini in movimento su un dere la sala in tre di più piccole dimensioni, ed nissimo www.postmodernissimo.com. In con- grande schermo ed ai sogni che, sempre, sono i fondi necessari per far tutto questo non era- clusione devo dire che ho visto in questi ra- dietro quello schermo. no certo pochi. Ma la filosofia di approccio al gazzi una passione ed una professionalità Fabio De Angelis 62 [email protected] Roma minore Quotidiano “Ultimis- nell’articolo che ho trovato spulciando in un ar- Mi sarebbe piaciuto scoprire l’autore del pez- sime”, Trieste, 30 set- chivio privato, c’è anche la figura del letterato zo che si nasconde dietro lo pseudonimo di tembre 1949, terza pa- che non ha mai scritto). Aria della “Dolce vita” “Pie’ di Marmo”. Non mi è riuscito, ma non gina dedicata a Roma, felliniana che verrà? Sì, certamente, ma ci tro- escluderei che fosse un giovanotto triestino ma, come recita il tito- viamo ancora di fronte a materia grezza, a cose che nel ’49, a Roma, si aggirava tra i caffè (a lo, una “Roma minore”, che fanno sorridere per la loro… come dire? In- buon prezzo) letterari, le redazioni di giorna- dove i futuri grandi no- genuità. E’ il caso del poeta che fa la battuta più li, le trattorie come Otello in via della Vite, ce- mi della letteratura e demenziale che abbia mai sentita: dopo aver lebre covo di cervelli non in fuga. Parlo di Sil- del cinema si muovono gettato a terra la propria giacca per rendere vano Villani, che di lì a poco sarebbe diventato Pia Di Marco in un’atmosfera da pro- più lieve il cammino di una bella danzatrice, si corrispondente da Londra per il “Corriere della vincia. C’è chi è alla ri- giustifica con l’amico: “voleva andare - inIn Sera”. Lo stile mi sembra il suo, un po’ allo yo- cerca di un caffè dove la consumazione non co- ghilterra, le ho fatto attraversare la manica”. gurt, con esagerazioni volute, a partire dal ni- sti troppo cara per poter incontrare gli amici, Molto interessante il bozzetto conclusivo sul ckname altisonante che per contrasto, ci rac- chi segue i premi letterari, chi non li segue o, neo-realismo: da Rossellini in poi non è più conta di una Roma non proprio monumentale. addirittura, si protegge da ogni possibile fru- possibile distinguere la strada dal set, il che Pia Di Marco strazione non scrivendo affatto (ebbene sì, produce effetti – questi sì – molto divertenti. Roma minore Cavalleria d’abord ore tarde della sera ricompaiono Moravia e della Sera e Giuseppe Galassi pare che stia per Piove. Davanti all’Excelsior si ferma un’auto, Pannunzio e Gorresio e Flaiano e gli altri ma- trasferirsi in via Margutta come inviato spe- dalla quale sta per scendere Alba Arnova, la gni spiriti liberali; in casa Bellonci la domesti- cialissimo del giornale della sera di cui è vi- bellissima prima ballerina del Colon di Bue- ca ha avuto ordine telegrafico di rispolverare ce-direttore, allo scopo, si dice, di seguire me- nos Aires. Il poeta Aglauco Casadio, che l’ha il salotto e, infine, i poeti Bassani e Cecrope glio l’attività dei pittori astrattisti di cui è attesa imperturbabile sotto la deliziosa piog- Barilli sono in giro nei paraggi di Piazza di organo (il giornale) ufficiale; Vigorelli annun- gia di settembre seduto a un tavolino del Do- Spagna per individuare un pubblico locale do- cia la gran battaglia invernale per portare la ney, s’alza rapido e, vedendo che essa esita a ve, venendo a costare il caffè meno di cin- Settimana Incom a battere la tiratura di toccar terra dove brilla una grossa pozzan- quanta lire la tazza, si possa fondare un nuovo Grand Hotel e Guglielmo Petroni fa circolare ghera, si toglie la giacca e si butta sul liquido circolo letterario da sostituire al Rampoldi, un manifesto per la costituzione di gruppo di ostacolo, così si usa nei Paesi iberici, questo è “dove bisogna sempre pagare”. I giovani poeti scrittori indipendenti che non abbiano mai il famoso gesto di omaggio degli ammiratori inediti che fino a qualche tempo fa facevano la vinto premi letterari. Dall’altro canto, l’autore della bellezza nelle antiche e nuove terre spa- fila per essere ammessi alla presenza di Car- de “Il mondo è una prigione” tradisce l’ama- gnole. La bella creatura si arresta interdetta e darelli e tentare così le vie del maggior setti- rezza dello sconfitto al Premio Viareggio par- sorpresa, poi dà un agile balzo e raggiunge il manale letterario italiano, cercano orienta- lando male dei vincitori delle lirette della marciapiede evitando la giacca e la sottostan- menti nuovi, cioè tentano di sapere a chi “fondazione Repaci” (Moretto Ugo, la Viganò) te pozzanghera: “sono stata lì lì per calpestar- dovranno fare la ruota, da quando si mormo- sulle colonne di un settimanale di cui è redat- la” dice la danzatrice, un po’ emozionata e un ra che il vate suddetto lascerà la direzione del tore. “Che cosa mai vuoi fondare – obietta po’ soddisfatta. Il poeta spagnolo Dionisio Di- gran fogliazzo; ammantato nella sua palan- Diego Calcagno – tu ci tradirai alla prima oc- druejo, che accompagna Casadio, sorride iro- drana, “l’ultimo dei poeti morenti” trascorre le casione”. Calcagno si sente sicuro di sé: è, in- nicamente. Ma l’italiano si riprende con di- sue ore solitarie nella libreria accanto a Porta fatti, l’unico scrittore romano che non scrive sinvoltura. Raccoglie la giacca ed esclama: Pinciana e pare più che mai l’immagine libri e che, quindi, si sente al coperto da ogni “Sai, voleva partire, andare in Inghilterra. Or- dell’autunno incombente. “Cadono le foglie – rischio di essere premiato. mai le ho fatto passare la manica, così non mormora Mezio – ed è giusto che cadano an- Realismo avrà più motivo di abbandonare Roma”. che i fogli”. E’ la stagione. Questo cinema… non c’è nulla ormai che gli Autunno, cadono le foglie Dopo i premi letterari sia impossibile. Eccone una prova: l’altro ieri Il tempo romano è finalmente entrato nell’au- Max David è in partenza per l’Inghilterra dove in piazza Navona si girava un film, folto pub- tunno, sulla fede del calendario se non su andrà come inviato permanente del Corriere blico, fittissimo servizio di polizia. Presso il quella della temperatura. Tornano uno dopo marciapiedi, proprio presso i cavalletti dei l’altro in città gli scrittori, gli artisti, i letterati: riflettori (il parco, dicono) è ferma un’auto Maria Bellonci e Umberto Morra sciolgono i nuova fiammante. Un elegante giovanotto vi ranghi a Venezia, dove s’è discusso pro e con- entra, la mette in moto, istantaneamente, tro Croce con grande soddisfazione di Dos dal negozio di parrucchiere lì accanto, che Passos e degli altri stranieri intervenuti al con gli altri elementi edilizi di quell’angolo convegno del PEN Club (dicano pure quello di piazza presta lo scenario alla ripresa cine- che vogliono, ha confidato al suo traduttore matografica, esce una signora con un asciu- l’autore di Manhattan, tanto io non conosco gamani avvolto sul capo: - al ladro, grida, ru- l’italiano; e quando Praz, resosi conto di que- Vincenzo Cardarelli, (1887 Mario Pannunzio (1910 – bano la mia macchina! – ma nessuno, tra il sta indelicatesse linguistica dell’ospitalità, ha –1959) 1968) pubblico e gli agenti, si muove. Il brigadiere letto la sua relazione in inglese, s’è accorto che di servizio, anzi, appare molto divertito. Or- quasi nessuno dei connazionali l’intendeva, mai l’auto si è mossa, la signora tenta di rin- tanto che poi nessuno ha discusso sulla sua te- correrla, ma invano, il ladro è già scomparso si; Libero Bigiaretti ha dato assicurazione che verso Tor di Nona. – Ecco, vedete, spiegava non c’è in giro nessun altro premio letterario Emilio Cecchi, questo è il realismo -. Finirà e che si può tornare a Roma tranquilli, senza il che nulla accadrà nel mondo, per brutto e timore di essere invitati da nessun ente del tu- cattivo che sia, che non sia riguardato dalla rismo a intraprendere nuovi viaggi per segna- gente come la possibile scena di un film. lare nuovissime scoperte in campo della prosa Ennio Flaiano (1910 – 1972) Alberto Moravia, (1907 – Rossellini docet. realista; ai tavolini di Zeppa a via Veneto, nelle 1990) Pie’ di Marmo. 63 n. 48 Eccellenze e made in Italy: l’attore comico come opinion leader nel marketing delle imprese italiane E’ risaputo che volti della fabbrica – veniva conciata in italia. Il pe- noti dello sport, della culiare marchio col leone alato è ispirato al ce- televisione, del cine- leberrimo emblema del Leone di Venezia, cui ma, della cultura, della è stato aggiunto il globo con l’auspicio di dif- musica, della scienza, fondere il marchio “madras” e le scarpe da es- ma anche esperti, con- so prodotte in tutto il mondo. La trovata pub- sumatori, situazioni blicitaria, ideata per la collezione di calzature ambientali, personag- autunno-inverno del 1977, consiste in una sce- Enzo Pio Pignatiello gi di fantasia, animali, na tratta dal capolavoro di Charlie Chaplin “La gli stessi prodotti pos- febbre dell’oro” (The gold rush, 1925): l’omino sono accompagnarsi a messaggi da comuni- Charlot mangia una scarpa bollita, assapo- care. Da sempre, nell’ambito del marketing randone e gustandone i legacci come fossero pubblicitario, l’opinion leater o testimonial ha spaghetti. Nell’immaginario di chi guarda si un ruolo di guida, di punto di riferimento, di viene così a delineare una sorta di trasfigura- mediatore tra l’azienda che comunica ed il zione del manufatto umano in cibo. Nel 1947 consumatore/utilizzatore destinatario del venne lanciata sul mercato, dagli stabilimenti messaggio. Nel caso specifico si può parlare, a milanesi di Lambrate, la Lambretta, il celebre tutti gli effetti, di comunicazione interperso- motorscooter della Innocenti. Simbolo dell’i- nale, che si genera proprio perché punta su un talia che riparte, negli anni del boom econo- individuo noto, credibile, empatico, familia- mico, lo scooter diventa l’oggetto più deside- re, personificazione di valori apprezzati dal rato dai giovani, che cercano di emulare i gruppo su cui esercita influenza, e che perciò bikers d’oltreoceano – da Marlon Brando a Ja- si pone come valido diffusore del messaggio Calzaturificio MADRAS 1977 mes Dean: quella italiana è ancora una realtà dell’azienda. Queste le ragioni per cui nel volte e per assimilarla, consciamente o incon- prevalentemente rurale, in cui lo scooter per- marketing dei prodotti fabbricati dalle nostre sciamente, d’altra parte lo spot televisivo va a mette stili di vita nuovi: i giovani «approfitta- imprese nazionali, l’attore comico di cinema e costituire una sorta di pubblicità dinami- no delle lambrette per frequentare la domeni- di teatro, per sua vocazione capace di ottima, ca-mobile, mediante l’utilizzo contempora- ca le balere fuori paese, luoghi principe di una immediata e “pirotecnica” presa sul pubblico, neo dei tre elementi visivo, sonoro e testuale. socializzazione promiscua, lontana dal con- In ambedue i casi risultano interessan- ti e stimolanti i rimandi e riferimenti ad altre discipline come la letteratura, il teatro, il cinema, il fumetto, cui la pubblicità può ricorrere per rendersi più accattivante e culturalmente arric- chente. Ma la leva che agisce come maggiore forza di persuasione negli spot è sempre e senza dubbio l’utilizzo del testimonial, in particolare quello comico. Eccone alcuni esempi a stam- pa, relativi al settore alimentare, mani- fatturiero e meccanico: aperitivo leg- Aperol 1930 gero, dal gusto dolce-amaro e ricetta è stato sovente identificato come giusto opi- segretissima, l’Aperol fu inventato nel 1919 dai nion leader, in grado di esercitare un’influenza fratelli Barbieri di Padova. Il caratteristico di- sui comportamenti dei consumatori/utilizza- stillato arancione, “regolatore della digestio- tori, in particolare quelli non dotati di infor- ne”, entrò definitivamente nell’immaginario mazioni sufficienti per decidere in maniera degli italiani approdando nel palinsesto di autonoma l’acquisto di un determinato pro- Carosello con un indimenticato spot interpre- dotto/servizio. E’ possibile constatarlo sia nelle tato dal grande attore Tino Buazzelli che, por- inserzioni sulla stampa, sia negli spot e nei ca- tandosi la mano alla fronte, pronunciava le roselli televisivi, secondo le modalità proprie parole “ah, Aperol!”. Nel 2003 il brand è stato delle rispettive tipologie pubblicitarie. Se, in- acquistato da parte di Campari. La cartolina fatti, nell’annuncio pubblicitario statico si pubblicitaria “edizioni Aperol” mostra una fo- presenta un visual, ossia l’immagine, fotogra- tografia di Charlie Chaplin e Primo Carnera, trollo dell’ambiente di appartenenza» (Paolo fica o illustrativa, che si coglie prima del testo, con dedica del pugile in copia fotostatica: “ai Capuzzo). Nel clima di ottimismo e fiducia e che in ogni dettaglio descrive qualcosa di si- compagni del circolo pugilistico di padova, del miracolo economico Lambretta significa gnificativo, nei testi audiovisivi pubblicitari, memore delle loro affettuose dimostrazioni. per tanti giovani soprattutto felicità, come mediante determinati sistemi di codici che Primo Carnera, Padova 10 novembre 1930”. suggeriscono gli slogan Innocenti degli anni reggono il consumo culturale, l’utilizzo dei te- L’azienda “Madras” fu fondata a Bassano del cinquanta: «felicità su due ruote»; «la felicità stimonial attiva strategie comunicative pecu- Grappa nel 1946 dal calzolaio italiano Valenti- va sempre in Lambretta»; «due ruote di felici- liari per allestire mondi funzionali ai quali no Piccolotto e divenne presto uno dei più fa- tà», ma anche «...a prescindere...in Lambretta conferisce una identità commerciale agendo mosi calzaturifici italiani. Inizialmente si spe- conoscerete la gioia di vivere e di viaggiare!». sul piano simbolico ed estetico. L’inserzione cializzò nella produzione di mocassini fatti a Quest’ultimo, accompagnato dell’altro motto su stampa, data la propria peculiarità di pub- mano. La pelle, proveniente dal distretto in- «Lambretta motorizza ogni dì 2.000.000 di blicità statica, offre tempo per esaminarla più diano di madras – da cui, appunto, il nome segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente se tale particolare intonazione della comicità gambe», comparve nel 1957 su una cartolina di Totò, presente sino negli ultimi lavori, po- che mostrava il grande Totò in bombetta a ca- trebbe essere considerata tra le cagioni del de- vallo del famoso scooter: il 22 aprile di clino della sua popolarità negli anni sessanta, quell’anno il principe e Franca Faldini aveva- quando il tema della fame, prima condiviso e no accettato di fare da testimonial alla lam- avvertito da tutti gli italiani, andava ormai bretta, durante la tournée della rivista “A pre- sfumando nella memoria collettiva sostituito scindere”, con la quale, dopo oltre sei anni di dal mito del benessere e dell’abbondanza, gli assenza in cui si era dedicato al cinema, Totò consentì altresì di mettere a frutto la propria tornava al teatro, chiudendo per sempre la creatività e carica vitale “Alla ricerca di un sua attività sul palcoscenico per via della ma- piatto di spaghetti” quale testimonial per un lattia agli occhi che lo rese cieco in scena. Tra i importante brand dell’industria conserviera marchi nazionali che più si caratterizzano per italiana. Il marchio commerciale era “Taran- l’attenzione alle campagne pubblicitarie ed in tella brand”, registrato il 14 luglio 1900 a nome particolare per l’utilizzo di testimonial illustri della “continental fruit packing company li- si distingue quello Buitoni perugina – dal 1988 mited-Londra” da Paolo Polenghi, fondatore parte della Nestlè -, particolarmente legato al- anche della “St. Erasmo export preserving co.”, la nota fabbrica di cioccolatini e confetture società che disponeva di uno stabilimento napo- aperta nei primi del novecento a Perugia con letano di oltre 15.000 mq, con sede in San Gio- la collaborazione delle famiglie Spagnoli, An- vanni a Teduccio a via delle Brecce 67, per la dreani e Ascoli, e che, dal primo dopoguerra commercializzazione del pomodoro italiano legò la propria fama all’organizzazione scien- in scatola. Nel corso del 20°secolo la Cinzano, tifica del lavoro, ad una capillare politica di ditta torinese per la produzione di vermut e promozione delle vendite e, specialmente spumanti, sostenuta anche da una notevole atti- all’ideazione di un prodotto destinato in se- internazionale. Non mancarono determinan- vità d’agenzia per garantire una uniforme strate- guito a conquistare un po’ tutti i mercati in- ti testimonianze dirette sulla qualità del tes- gia di comunicazione internazionale, è stata tra ternazionali, il famoso “Bacio perugina”, il suto di canapa da parte di Silvana Mangano, le aziende italiane a realizzare in maggior cioccolatino dalla forma tondeggiante, con Erroll Flynn, Isa Barzizza e Totò. Quest’ulti- quantità poster e stampe pubblicitarie a firma una nocciola intera in cima e una copertura di mo apparve in una fotografia sulla rivista di importanti artisti e illustratori. Nel 1949 cioccolato fondente. La foto di Totò formato femminile a fascicoli “canapa”, del 1954, ac- particolare successo riscosse in italia il poster cartolina con dedica letteraria - “Dante amò compagnato dallo slogan “Tutto di canapa mi per il Cinzano soda con Totò inquadrato in Beatrice, Ugo la Parisina, Paolo amò France- voglio vestire”. Tale rivista a fascicoli veniva una serie di fotografie disposte a mo’ di stri- sca e Totò...la perugina” rappresenta una ini- consegnata direttamente a casa in abbona- scia fumettistica di argomento umoristico. ziativa pubblicitaria di grande interesse, in mento ed era realizzata a cura del Comitato Curiosi sono anche esempi di inserzioni pub- quanto getta una luce su un mondo che è an- nazionale propaganda canapa, con sede a Mi- blicitarie a stampa, tratte da alcuni numeri che uno spaccato della storia produttiva e so- lano, allo scopo di far conoscere le virtù di del “Radiocorriere tv” (1958-1970) – che riman- ciale del nostro paese. Altre volte ancora Totò, questa “fibra nazionale vera amica della don- dano alla trasmissione di caroselli televisivi – come molti altri personaggi del cinema e della na moderna”, aiutando le lettrici nella scelta nelle quali al trademark e allo slogan stretta- televisione italiana e internazionale degli an- dei prodotti in canapa da acquistare e offren- mente collegatovi come end comment si do preziosi consigli sull’utilizzo del tessuto di canapa nella gestione della casa. Nei perso- naggi interpretati da Totò al cinema, e dun- que in molte sue commedie, è presente quello che potrebbe essere definito “il mito della sa- zietà e la fame come principio umoristico”: Totò riesce ad esprimere questo sofferto rap- porto con il cibo traducendolo in comicità sa- pida e spesso irresistibile, coniando boutades che sono rimaste celebri1. “Io sono un morto di fame autentico, la mia è una fame atavica, io discendo da una dinastia di morti di fame: mio padre, mio nonno, il mio bisnonno, il bi- savolo, il quintavolo e tutti gli avoli della mia associa il testimonial di prestigio, il divo co- famiglia e collaterali. Se lei mi rovescia, dalle mico in funzione di imbonitore. I marchi ita- mie tasche non esce una lira” (Totò sexy, 1963, liani, infatti, sfruttarono in maniera intelli- di M. Monicelli). Come detto, tale fame appa- gente la nascita della televisione, destinata a re inestinguibile; un esempio memorabile è mutare i costumi e le abitudini degli italiani: fornito dalla celeberrima scena di Miseria e no- geniale fu la scelta di svariati attori comici biltà (1954) di Mario Mattoli, dove Totò, salito nella storica vetrina pubblicitaria di Carosel- in piedi sul tavolo, afferra con le mani podero- lo, presentati come testimonial di alcuni tra i ni quaranta e cinquanta, avrebbe fornito la se manciate di spaghetti che gli stanno davan- più celebri marchi del made in Italy. Negli propria testimonianza diretta sulla qualità ti servite in ben tre piatti di portata e non si stessi spot televisivi di riferimento il testimo- dei prodotti italiani: con la Canapa (1954), con limita a divorarle, ma mentre mastica se ne ri- nial della civiltà industriale di massa non in- il Cinzano soda (1949), e con la pasta “Tarantel- empie le tasche della giacca e dei pantaloni: forma o spiega, ma afferma e seduce; non la” (anni sessanta). In un passato non così lon- un autentico tripudio per l’abbondanza final- vende merce ma intrattiene nei valori e negli tano, l’italia è stata, infatti, la seconda nazione mente trovata e miracolosamente disponibile. E stili di vita del mercato, divertendo ed edu- al mondo nella produzione di canapa: secon- cando lo spettatore secondo i codici del gala- 1 Sull'argomento, cfr. L.Giorgioni, F. Pontig- da solo a quella della russia, ma per la qualità teo moderno. L’opinion leader/testimonial, gia, M. Ronconi, «La grande abbuffata: percorsi cinema- della fibra l’Italia era prima sul mercato segue a pag. successiva tografici fra trame e ricette», Torino 2002, pp. 17-20. 65 n. 48

segue da pag. precedente veicolato da grandi nomi come, per citarne al- di “Carosello”, che fece la sua comparsa sulla mettendoci la faccia, firma ciò che viene det- cuni, Totò, Rascel, Aldo Fabrizi, Gino Bramie- piccola ribalta suggerita da Emmer, fin dalla to,promosso su un prodotto/servizio; egli ri, Macario, Vianello, Mondaini, Tognazzi. sua fondazione, e cioè dal febbraio del 1957, compie un’azione di testimonianza, di garan- Con loro la pubblicità raccoglie l’eredità tea- era “l’infallibile ispettore Rock”, il poliziotto zia nell’intreccio tra razionalità ed emotività trale della tv trasferendo facilmente nei caro- pelato, che copriva la sua calvizie con un cap- così da avere il consenso del consumatore/uti- selli i siparietti da rivista, i numeri e gli assolo, pello a larga tesa. La grinta di Cesare Polacco lizzatore. E inoltre, in quanto attore e perciò le macchiette, le barzellette, cose che il varietà divenne di famiglia per milioni di telespetta- in virtù dei ruoli cinematografici o teatrali in- televisivo, ispirato al modello americano, con- tori, cui piaceva la sua umile confessione, fat- terpretati, veicola un’evidente connotazione sidera troppo commedia. “Carosello – scrive ta al colto e all’inclita - “anch’io ho commesso di italianità e di compiaciuta fedeltà ai costu- Franco Monteleone – rappresenta una storia a un errore” - abbassando la “pelata” per una pa- mi casalinghi. Carosello2 fu il più originale sé nel panorama di ogni discorso sulle imma- noramica esauriente. Se ci si voleva far perdo- esempio di pubblicità che seppe coniugare tea- gini: una storia di costume e, nello stesso tem- nare una “gaffe” in ufficio, a casa, fra amici, tro, avanspettacolo e il cinema della comme- po, di linguaggio e di creatività. Spettacolo bastava ripetere quella confessione per otte- dia all’italiana: uno spettacolino naziona- nello spettacolo, televisione nella televisione, nere il diradarsi di un malinteso. Se per il ci- le-popolare dalla struttura narrativa piuttosto Carosello crea un vero e proprio star system di nema e la rivista Marcello Marchesi lavora semplice in cui compaiono i cantanti, gli atto- personaggi-divi, la cui vita privata non si sempre in squadra, o almeno in coppia con ri e, soprattutto, i divi comici allora più famo- esaurisce nella breve storia rappresentata ma Vittorio Metz, è invece molto spesso autore si. Uno spettacolo che parla il linguaggio della continua fuori si essa”. E il successo ottenuto unico per le tante sceneggiature (migliaia?) fiaba. Presenta cioè agli italiani il mondo dei da Carosello è una testimonianza tangibile di Scritte per Carosello fin dal 1957, nelle quali si consumi come un vero e proprio paradiso: fa- quanto la comicità sia amata dagli italiani e il evidenzia la sua grande capacità di creare cendo prevalentemente ricorso a quel tipo di ruolo che essa riveste per la pubblicità nazio- sketch, battute fulminanti, slogan pubblicita- comicità popolare, basata su battute verbali e nale del periodo: se gli anni sessanta, anni ri e jingle che si fissarono nella memoria col- derivata dalle rappresentazioni della comme- della crescita economica, anni che vedono un lettiva televisiva degli italiani come “non è ve- dia dell’arte, avvicina in modo gradevole e di- aumento della produttività e una crescita del- ro che tutto fa brodo!!!” (Dado Lombardi), vertente il consumatore al prodotto e intui- le esportazioni, accolgono chi arriva in tv dal “contro il logorio della vita moderna” (amaro sce, seppure inconsciamente, quanto sia varietà, dalla rivista, dal teatro comico, gli an- Cynar), “basta la parola!” (confetto Falqui). importante per la pubblicità superare la di- ni a seguire continuano non meno a mante- mensione puramente referenziale per diven- nere questa intensa frequentazione con i co- tare invece, appunto, “spettacolo”, momento mici, basti pensare a Walter Chiari, Paolo di distensione, di relax, di divertimento per lo Villaggio, Nino Manfredi. La trasmissione di spettatore3. Divertimento che in Carosello è “Carosello” impose al pubblico televisivo una serie di tipi, con la successione di siparietti 2 Le prime testimonianze della parola Carosel- sui quali si alternavano shorts divertenti, che lo risalgono agli ultimi decenni del Quattrocento e ai pri- avevano il potere mediatico di attrarre grandi mi del Cinquecento, quando innumerevoli usanze concer- e piccini. Coincidendo con l’ora dei ritorni a nenti la vita sociale, la moda, la cucina, i giochi passarono casa, per gli adulti, essa rappresentava una dalla Penisola Iberica a Napoli: uno fra gli altri - il ludus sorta di preludio allo spettacolo della sera; per carusellorum - è quello che si faceva da cavalieri vestiti i bambini costituiva l’ultimo episodio televisi- alla moresca o alla turchesca, i quali, volteggiando, si lan- Alberto Sordi, in visita alla storica fabbrica ciavano delle palle di creta piene di cenere, dette appunto, umbra dei baci Perugina, si fa scorrere tra le carusielli. Poi decadde la cavalleria e decaddero i tornei; mani centinaia di dolciumi caroselli non se ne fecero più se non talvolta, nell'Ottocen- Proprio traendo spunto dalla famosa pubbli- to e nel Novecento, per rievocazione storica. Ma intanto cità del confetto Falqui, intepretata da Tino sia il nome di giostra che quello di Carosello erano passati Scotti (1905-1984), si può evidenziare il meto- anche ad indicare una specie di divertimento per il popoli- do di lavoro di Marcello Marchesi, in grado di no, fatto con cavalli di legno giranti: chi ci stava seduto muoversi abilmente fra diversi mezzi espres- doveva sforzarsi di infilare un bastone in un anello, quan- sivi, ripercorrendo a ritroso i testi che ha do gli passava accanto. La metafora che la RAI ha tratto scritto per l’attore milanese del cavaliere, da Carosello per la sua nota rubrica pubblicitaria si riferi- pronto a risolvere ogni situazione al motto di sce, in questo caso, al susseguirsi di svariate scenette, come “ghe pensi mi!”, e del bauscia, ossia una sorta in un Carosello o giostra da bambini si vedono susseguirsi di fanfarone spaccone. Le pubblicità del con- animali o veicoli diversi. fetto Falqui scandiscono con i loro cicli prati- 3 Il successo dei siparietti di Carosello risiede camente tutta la storia di Carosello, e dal 1958 nella classicità della sua formula. Forma classica perché fino al 1976 hanno sempre come unico sceneg- esempi di teatro lapidario risalgono almeno, al poeta Ver- giatore marchesi e come regista Attilio Vas- laine. Di quest'ultimo, incisivo al cento per cento, anche se sallo. Marchesi, probabilmente divertendosi pochissimo conosciuto, è un dramma in due atti, tre paro- molto, costruisce gli episodi a partire o dalla le e due minuti esatti di recitazione, padre un po' truculen- necessità di spiegare una parola o dall’equivo- to degli sketches di Carosello. Vale la pena di raccontarne co di un significato – ad esempio, la trifora la trama per esteso. Il primo atto si apre su una scena ro- creduta una varietà di funghi; la confusione mantica. Un uomo e una donna, abbracciati, voltano le tra le parole “torrido” e “orrido”, innescando spalle al pubblico. Il secondo atto si avvale della stessa vo della giornata al quale era concesso loro di così una serie di irresistibili gag comiche con scena, degli stessi personaggi che non parlano e non mu- assistere, prima di andare a letto. Lettere a Scotti nei panni del professore o in quelli del tano posizione, ma anche dell'intervento di un secondo quintali ricevevano i personaggi più popolari cavaliere. I giochi sulle parole e i relativi equi- uomo. Questi giunge armato di pistola. Senza pronuncia- di “Carosello” ed era proprio questo arrivo di voci si concludono sempre con l’asserzione re parola, esplode due colpi contro la coppia che cade senza posta a documentare le simpatie riscosse e che però per “Falqui, basta la parola!”, e non è un grido, ma si presume convolata d'urgenza verso l'al di quindi a decidere della sopravvivenza o meno necessario dire che si tratta di un lassativo, là. Poiché sia l'uomo che la donna sono caduti, faccia a di quegli stessi personaggi. Uno dei veterani tanto è famoso “il confetto dal dolce sapore di terra, lo sparatore si avvicina, volta l'uno, poi l'altra; fa un segue a pag. successiva gesto di disappunto e: “Cielo, ho sbagliato!” dice. Cala la tela: fine del dramma. 66 [email protected]

segue da pag. precedente Agostino con Carlo Dapporto per la Durban’s, me lo faccio doppio! E’ ovvio, no?”. Negli altri prugna”: così, con una mossa di grande abilità la serie Alighiero barman sincero con Alighie- episodi c’era un Totò cameriere alle prese con pubblicitaria, si trasforma un probabile divie- ro Noschese per la Ramazzotti e tanti altri una signora isterica che vuole una sogliola e to censorio sulla parola “lassativo” in uno dei spot famosi. Dei nove episodi girati da Em- non un cefalo, e Totò l’accontenta passando il più fortunati slogan di lancio di un prodotto. mer restano soltanto “Totò calzolaio”, con Cefalo sotto la pressa. Non poteva mancare Nei due minuti e mezzo di ogni un Totò superstizioso episodio di questa serie di caro- che per non passare sotto selli c’è tutta la creatività e lo stile le scale ne combina di inconfondibile del Marchesi fine tutti i colori. Subito dopo umorista della raccolta il dottor la prima serie di “carosel- Divago, in perfetta simbiosi con li” se ne mise in lavora- l’abilità oratoria e gestuale di zione una seconda, scrit- Scotti. E’ un’ironia di fondo verso ta e diretta da Giulio la vita e l’Italia del boom econo- Biagetti per fotogram- mico che caratterizza tutta la ma. Le piccole sceneggia- scrittura di Marchesi e che non ture sono scritte dal regi- manca di colpire anche lo stesso sta con Totò a casa Carosello con il testo Ah! Che bel dell’attore. La spalla que- Carosello scritto per il sadico del sta volta è lo straordina- villaggio (1964): rio Mario Castellani. Se “Carosello” è bello ne girano sei episodi, tra Pensa alla nostra salute i quali un Totò astrologo Allarga le nostre vedute che sembra particolar- E le nostre borse. mente divertente. Una Ci indica le cose più conosciute mattina la troupe aspetta E come diventare mantenute inutilmente l’attore sul Col sapone meodora set per avviare la lavora- Con la lacca fatiscente zione degli altri episodi. Che fa voltar la gente Ma Totò manca all’ap- E col dentifricio a strisce rosse puntamento perché è Tipo “lavori in corso” morto durante la notte. Che ci fa applaudire E’ il 15 aprile 1967. Il ma- E ci dà quel non so che teriale girato è stato ru- Anche se abbiamo le caviglie bato durante un furto ai Grosse così. magazzini della casa di “Mi faccio un brodo! Ma me lo produzione. faccio doppio!” “E poi dicono che i grassi Nel 1966, a volere a tutti i costi il non sono pesanti” grande caratterista napoletano Rascel arriva alla tv dal ci- per pubblicizzare i propri prodot- nema e dal varietà dove ti è la Star, fondata nel 1948 fa il ballerino comico e dall’intraprendente industriale racconta storielle. La sua brianzolo Danilo Fossati. Totò, è una comicità molto che viene dal teatro comico napo- semplice: si basa sui gio- letano, nella pubblicità per la chi di parole, sul racconto Star, introduce la meccanica, la di storielle paradossali e tecnica, il gioco mimico, le battu- sul ridicolo che nasce da te dell’italiano storpiato: nell’ulti- protagonista un una mimica vivace o dal cadere vittima di si- mo anno di vita dell’attore andò Totò ciabattino di- tuazioni buffe. Come nel Carosello per la in onda un intero ciclo di “caro- stratto dall’idea “margarina foglia d’oro star” in cui si scatena selli” che totò aveva girato per del buon brodo da solo improvvisando balli complicatissimi; pubblicizzare il doppio brodo, che lo avrebbe at- a un tratto però entra in campo un donnone come negli anni precedenti ave- teso a pranzo, e di novanta chili, una specie di valkiria eufori- vano fatto Renato Rascel e Raffae- “Totò cassiere”. Da ca vestita anche lei da college americano. Alla le Pisu, con sceneggiatori come quest’ultimo, con- fine la grassona tenta di montargli sulle spalle Lina Wertmüller, Leo Chiosso, servato negli ar- per la famosa capriola con volteggio, e natu- Oreste Lionello e registi come Vi- chivi della Sacis, ralmente cadono l’una sull’altro, rovinosa- to Molinari e Gianfranco Bettettini. Sembra si può ricostruire la trovata-base della serie. Un mente. “e poi dicono che i grassi non sono pe- che la diffidenza di Totò fosse stata vinta rapinatore, impersonato da Gino Ravazzini che santi, ammàppeli!!!! – mormora. Per evitarli dall’operatore Giuseppe Caracciolo, che van- fa da “spalla” nell’intero ciclo, entra in banca e uso margarina foglia d’oro. Ché, non faccio tava una lontana parentela con il principe. Il si imbatte in Totò cassiere. Naturalmente non bene?”. regista è Luciano Emmer, uno dei numeri uno riesce a rapinarlo. “Il grano! Fuori il grano”, “La stella di negroni vuol dire qualità” di Carosello per il quale ha girato anche la fa- grida il rapinatore, a cui Totò replica subito: Ugo Tognazzi, ex impiegato della negroni, co- mosa sigla con i sipari che si aprono, maestro “Ha sbagliato. Eh, sì. Deve andare al portone me testimonial del marchio cremonese inven- riconosciuto dalla pubblicità televisiva al qua- appresso dove c’è il deposito agrario”. Nel co- tò una serie di sketch incentrati sulla figura le si devono le “canzoni sceneggiate” di Nilla dino pubblicitario finale, Totò lancia il doppio dell’impiegato un po’ impacciato e scansafati- Pizzi per la Fabbri, le parodie gangster con brodo Star tra mortaretti e fuochi artificiali ri- che, prendendo spunto dalla sua vita lavorati- Dario Fo per l’Agip, le imprese di Ercolino con petendo la frase celebre: “Comunque, adesso va in azienda, adeguatamente mascherata e Paolo Panelli per la Galbani, le avventure di mi faccio un bel brodo! A prescindere, ma io segue a pag. successiva 67 n. 48

segue da pag. precedente campionario di forme spettacolari tipicamente una vetrina e si accorgono che il prezzo è “così caricaturata. Dopo Fred Buscaglione e Mi- italiane – il varietà, il cantastorie – accanto a basso che non c’è bisogno di andare a rubare”. na, nel biennio 1965-1966, lo stesso Tognazzi forme prese in prestito soprattutto dall’ame- “Le imitazioni di Ridolini” fu scelto come testimonial dell’unione italiana rica, oggetto di ammirazione e di emulazione Febo Conti, nato a Bresso, in provincia di Mi- birre. In seguito avrebbe pubblicizzato la bir- casereccia, come nella parodia del gangster lano, durante la II guerra mondiale si fece no- ra Wuhrer, interpretando per la Recta film movie di Dario Fo, pubblicità Agip per la regia tare dai suoi compagni dell’istituto tecnico da scenette che in sostanza descrivevano equivo- di Emmer (1958) o nella serie poliziesca del lui frequentato per l’imitazione di Larry Se- ci e contrattempi dell’italiano medio, corona- commissario Rock per brillantina Linetti. mon, il comico americano dei tempi del muto te dallo slogan “Meno male che, con un bic- “Per un viso fresco, attraente, virile” meglio noto nel nostro paese come Ridolini. chiere di birra, tutto passa in fretta”. Sempre Così veniva pubblicizzato nel 1969 il dopobar- Conti riusciva uguale all’originale in maniera nel regno della comicità si muove Gino Bra- ba “acqua velva ice blue williams” per il quale formidabile, tant’è vero che a più riprese in prestava il volto e la sua verve umoristica Car- carriera avrebbe riproposto il numero: dal lo Dapporto, grande attore e brillante prota- 1958 al 1961 nel Carosello delle vernici Tintal gonista dell’età d’oro della rivista italiana. La (prodotto: Max Meyer-colori Tintal); poi nel comicità dei caroselli di Macario, personifica- corso della trasmissione della tv dei ragazzi zione teatrale di un umorismo definito “idio- “Chissà chi lo sa?”, quindi, tra il 1970 ed il 1972, ta” o “intelligente”, forse non altro che una per la pubblicità delle rivoluzionarie penne a “idiozia intelligente”, riprende quella delle sfera Bic. sue riviste: la ripetizione, i balletti infantili, la Olio Dante presenta... sostituzione delle parole per assonanza: “me Dal nome italianizzato di Oliver Hardy i fra- ne entro quatto quatto, scarponi scarponi”. telli Roberto e Gino Gavioli trassero l’idea di “Scusi, ma quante penne ha?” utilizzare il remake in chiave animata dei due Frequenti le coppie formate da due noti atto- personaggi comici “stanlio e ollio”, già sfrut- ri, quali, ad esempio, Ugo Tognazzi e Raimon- tato nel 1961 in un episodio pubblicitario del do Vianello, Franco Franchi e Ciccio Ingras- sia. I primi due costituiscono “la vera coppia comica al maschile”, “i due compari per anto- nomasia”. Per la penna Bic i due interpretano brevi e divertentissime storielle umoristiche , per esempio il “Davy Crockett” catturato dagli indiani, nella serie “il teatrino di Tognazzi e Vianello”. Tognazzi vestito da cacciatore vie- ne catturato da Vianello, l’indiano, che si pre- para a fargli lo scalpo posando, sulle spalle del prigioniero, una mantellina da barbiere. To- gnazzi, per guadagnare tempo, attacca botto- ne: “scusi ma quante penne ha?” E l’altro: “87 penne di tutti i colori, ma solo una ha un gran- de valore”. “ma lei allude...” Incalza il prigio- mieri, la cui grassezza e comica goffaggine ne niero. “alludo, alludo alla penna Bic, natural- decretano inizialmente la fortuna. Poi l’attore mente!”. si specializza nel raccontare barzellette. Più che “L’audace colpo del solito ignoto” una vetrina di prodotti, Carosello rappresenta, In un Carosello per Philco, con Franca Ta- soprattutto se guardato con gli occhi di oggi, un mantini, Manfredi recita la parte di un padre di famiglia che, col figlio, fa le prove, per una progettata rapina intimando a quest’ultimo brodo “krone”, che non aveva avuto seguito. “o la borsa o la vita”, proprio come accadrà alla Era il 1965, e, con la collaborazione del regista, sua futura vittima. Finalmente arriva il gior- produttore e sceneggiatore Alfredo Danti, na- no del “colpo”. Manfredi si mette all’angolo e sceva questa nuova produzione pubblicitaria ferma un signore distinto, ma duro d’orecchi. della Gamma film. In essa Stanlio e Ollio era- “o la borsa o la vita!” no due cuochi che c’ ercavano di cucinare ani- “prego? Ah, la corsa è finita. Non mi interes- mali difficili da trattare, come un elefante o sa”. un capitone. Ma riuscivano sempre a cavarse- “ma no, o la borsa o la vita”. la utilizzando l’olio di oliva Dante (marca: Co- “senta, alzi un po’ la voce, non sento bene, sta). La serie, che ispirò anche alcuni gadget sa?”. in materiale ceramico, non ottenne il succes- “non posso alzare la voce, sono un rapinatore, so sperato in quanto non era facile sfondare a altrimenti arrivano le guardie...” Carosello con parodie animate di personaggi “ah, perché non dirlo subito? Vuol sapere l’ora, del cinema, ma permise tuttavia – soprattutto è mezzanotte”. presso chi ne conservava il ricordo - una sorta “sì, è mezzanotte, diamoci un bacio. Insom- di reviviscenza comica a questi interpreti un ma, voglio il portafoglio...” tempo esilaranti, scomparsi dal grande scher- “vendete l’olio?”. mo, proprio attraverso cartoon che, anche Come ultima risorsa Manfredi gli mostra la grazie a un doppiaggio affidato a grandi imi- pistola, ma l’altro replica che non compra og- tatori, ne riproponevano l’immagine in forma getti usati. La moglie e il figlio, da dietro l’an- caricaturale. La presenza di questi due perso- golo, seguono tutto, esterrefatti. Il povero pa- naggi in commedie destinate al largo pubbli- dre non riesce a comperare il televisore. Tutto co, e la notevole forza della propria mimica e si conclude con loro che passano davanti a segue a pag. successiva 68 [email protected]

segue da pag. precedente pubblicizzato in tutta la sua naturalità ed es- stupore curioso che prova il bambino, realizzan- gestualità, coadiuvata e sostenuta nel nostro pa- senzialità. Così un semplice frutto o una ver- do agli occhi di tutti quell’effetto comico ricon- ese da una felice soluzione del dialogo doppiato, dura ed un oggetto contenente un prodotto ducibile alla marionetta di H. Bergson4. Ma l’i- hanno favorito un impressionante grado di naturale, con l’aggiunta di un altro elemento dea di ricorrere al disegno animato ebbe una empatia con gli spettatori. Tanto che essi so- – nella fattispecie un copricapo – hanno dato matrice ben poco artistica. I grandi testimo- no entrati nell’immaginario collettivo e non vita ai tratti caricaturali che conferiscono al nial del momento cominciavano infatti a di- vengono percepiti tanto come attori, quanto prodotto stesso protagonismo e personalità venire un costo in preoccupante aumento: come amici che ci tengono compagnia sin dal- distintiva. avanzavano la pretesa di essere ormai indi- la nostra infanzia. Ecco perchè sono entrati a Angelino spensabili al successo di un prodotto, e ac- far parte della promozione pubblicitaria di in- Ad appena un anno dalla sua campavano diritti di congruo numerevoli prodotti. Una inserzione pubbli- nascita, “Carosello” regalò ai risarcimento per il presunto citaria delle penne a sfera italiane, nel 1981 bambini un loro coetaneo, scadimento d’immagine a lo- utilizzava degli imitatori della coppia Stanlio mezzo angioletto-mezzo dia- ro derivante da quel genere di & Ollio, ribadendo l’emancipazione dei due volo: angelino. Come tutti i performance, abituati com’e- buffoni nella nostra memoria dall’immagine a “pupazzi” proposti dalla tele- rano a ricoprire ben altri ruoli una dimensione delle comiche a quella più pa- visione all’interesse dei picco- in palcoscenico e sul grande tetica, articolata e pluridimensionale della co- li, anche Angelino riscosse le schermo. “E allora – affermò municazione visiva in senso lato. Tale defini- simpatie generali, al punto che Marcello Marchesi nella tra- zione nell’immaginario collettivo di massa le sue copie in gomma-piuma smissione Carosello che pas- testimonia l’altrettanto forte persistenza nelle comparvero nei negozi di gio- sione! Del 1977 – venne in situazioni della vita di ogni giorno della speci- cattoli o dondolavano, con le mente, ai più fervidi di noi fica tipologia umana cui si riferiscono, ossia camicine troppo corte, sui pa- che realizzavamo i caroselli, quella della coppia di “fuoriclasse senza spal- rabrezza delle auto: accanto di ricorrere al cartone anima- la”, l’uno magro, infantile e matterello, l’altro agli attori più simpatici al pub- to. Perché? Perché Calimero e grasso, cerimonioso, pasticcione e, apparen- blico si inserirono con successo gli altri personaggi che diven- temente più maturo. Esselunga è il nome di i personaggi creati ed animati nero famosi non chiedevano una azienda italiana nata nel 1957 per iniziati- dalla fantasia dei disegnatori. Il un aumento di prezzo!”5. . in va di Nelson Rockefeller e dei fratelli Bernar- quarto trimestre 1959 dette i na- un loro recente studio sui do, Guido e Claudio Caprotti con la ragione tali a due “pupazzi”, creature trend comunicativi degli spot sociale “supermarkets italiani spa”, dedita alla del disegnatore Roberto Ga- nazionali (2011), Rebecca Ra- rivendita al dettaglio. Lo stesso anno Max Hu- violi, prodotti dalla “gamma bozzi e Patrizia Mastrilli han- ber, grafico di fama mondiale, relizzò la famo- film” per la regia, in un primo tempo dello no notato come anche oggi la presenza di te- sa insegna con la grande “esse” e dal 1978 la stesso Gavioli, e successivamente di arena. Si stimonial comici sembra una tendenza collaborazione col pubblicitario, disegnatore, tratta dei due della rubrica “il codice della italiana che non ha intenzione di arrestarsi. animatore e pittore italiano Armando Testa strada” (titolo precedente “la parola alla stra- L’attuale direzione è quella di selezionare co- ha favorito la nascita di alcune delle campa- da”): un vigile motociclista, siciliano, e un pri- me testimonial non tanto personaggi appar- gne pubblicitarie che ancora oggi segnano la mitivo che va a spasso armato di bastone, co- tenenti alla categoria “attori” - magari di fama storia della cartellonistica italiana, sempre perto di pelle di leopardo e parla dialetto internazionale come ai tempi di Harrison all’insegna di simpatia e creatività. Una delle veneto. Non è facile dire quanto abbiano do- Ford o Sean connery -, ma personaggi noti al più ricordate campagne istituzionali è quella vuto al vigile “personalmente presente sul po- grande pubblico, non tanto per le loro doti ar- del 2001, denominata “famosi per la qualità”. sto” gli automobilisti italiani, quanti di loro riu- tistiche, quanto per la loro massiccia presenza Tra gli annunci pubblicitari distribuiti nei ne- scirono ad evitare una contravvenzione sui media. A spiccare, dunque, come elemen- gozi e utilizzati anche nel merchandising – ammansendo il burbero tutore del traffico con to di scelta è la loro capacità di intrattenimen- cartoleria, teli da mare, bustine di zucchero, la battuta: “mi non so, son forestiero...”! Virgi- to. A tal proposito, scriveva il critico Aldo orologi – uno assai caratteristico si intitolava lio Savona, l’eclettico, occhialuto componente Grasso in un suo articolo: “il metro più sicuro “aglio e olio”, ed in esso apparivano Stanlio e del quartetto cetra dava la voce al vigile. Altri per misurare il successo di una trasmissione Ollio sotto forma di una testa d’aglio e di una “pupazzi” celebri che incontrarono la simpa- comica sono gli spot pubblicitari. Più alto è il oliera di vetro vestite di bombetta. L’idea alla tia dei telespettatori furono “Svanitella”, cui numero di testimonial che formano il cast, base di tale campagna era quella di trovare una dava voce Gisella Sofio, “Toto e Tata”, doppiati più si capisce che il programma è visto dalle sintesi visiva originale dell’umanizzazione, uti- da Elio Pandolfi e Isa di Marzio, il “superfu- persone che contano nel sistema televisivo”. lizzando come protagonista assoluto il prodotto sto” Riccardone, cui prestava voce Franco La- tini, e l’omino con i baffi che parlava con la vo- Enzo Pio Pignatiello ce di Pisu per la serie “sì, sì, sembra facile”. Insomma, nella pubblicità italiana è il riso e 4 Secondo il filosofo francese Henry Bergson, non il sorriso a far da padrone. Non solo, co- “gli atteggiamenti, i gesti e i movimenti del corpo umano me abbiamo visto, attraverso le figure di fa- sono ridicoli nell'esatta misura in cui tale corpo ci fa pen- mosi comici, ma anche per il tramite di perso- sare a un semplice meccanismo” (H. Bergson, Il riso. Sag- naggi dalla simpatia e vivacità dirompenti gio sul significato del comico). L'aspetto meccanico della come il Caballero e Carmencita per Paulista, vita generica angoscia, in quanto suggerisce l'immagine Susanna, Calimero, Jo’ Condor...personaggi cadaverica della morte. Ma quando tale meccanizzazione del cartoon entrati a fare parte definitiva della viene rappresentata o teatralizzata, cioè contemplata in nostra storia sociale, la vis comica dei quali – immagine da parte di uno “spettatore”, come tale “aneste- nella memoria di chi ha vissuto quella stagio- tizzato” e indifferente, allora essa genera il riso. Il riso sa- ne televisiva – ha finito col sovrapporsi al ri- rebbe dunque l'antidoto generale e naturale all'angoscia cordo del prodotto che reclamizzavano. Il della morte. Sull'argomento, cfr. C. Sini, Il comico, Mila- cartone risulta infatti possedere un potere di no 2002, pp. 20 sgg. attrazione molto particolare: quello magico 5 M. Lando, L'arte del far ridere: gli strumenti del “disegno che si anima”, e desta così nell’adul- dell'Umorismo e le tecniche del Comico, Napoli 2012, pp. to – anche in modo subliminale – lo stesso 238-239. 69 n. 48 MiBACT? Tanto per far capire da che parte stiamo e su chi possiamo contare quando si tratta di salvare la bellezza

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