Brunelli, Le Istituzioni Politiche Italiane 1992-2012.Pdf
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La politica italiana dopo il 1992. Un seminario di ricerca storico-istituzionale a cura di Giampiero Brunelli the concept of «transition» should no longer be used to try and explain the changes in Italian politics since the ear- ly 1990s: the length of the transition is too long to be adequately captured as a transition Martin J. Bull Indice 12 Introduzione (Giampiero Brunelli) 17 Capitolo I Rassegna delle analisi sulla transizione italiana (Virginia Lepri) 52 Capitolo II Teoria e prassi nella formazione del Governo (Federica Ca- sciato) 66 Capitolo III Le riforme (Emanuele Giancroce, Silvesto Giusti) 76 Capitolo IV Una spia dei rapporti Governo-Parlamento: l’uso della “fiducia” (Camilla Andreassi) 84 Capitolo V La prassi: l’uso dei decreti (Ada Nardicchione) 91 Capitolo VI Il Presidente della Repubblica nella crisi istituzionale degli ultimi venti anni (Gaia Del Riccio) 105 Capitolo VII I partiti politici nella crisi istituzionale italiana (Alessandro Grieco) 9 10 Indice 117 Capitolo VIII Magistratura e politica (Livia Di Lucia) 131 Capitolo IX Alternative politico-istituzionali: il federalismo (Maurizio Giorgi, Danilo Mercanti) 139 Capitolo X Un esempio di movimento dal basso: i “girotondi” (Francesco Guarnaccia) 146- Bibliografia 153 Appendici di tavole fuori testo Cronologia dei principali eventi politici italiani ed europei (per tematiche: Mattia Ceracchi; per eventi: Giulia Sbaffi; sulla cornice europea: Alessandro Iannucci) Comunicato del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica del 10 maggio 1994 (riportato da Gaia Del Riccio) 181 Bibliografia Introduzione Giampiero Brunelli Da più di venti anni il sistema politico-istituzionale italiano è in crisi. Il fatto è evidente, non avrebbe bisogno di commenti o di spiegazioni introduttive. La pubblicistica sul tema è ormai notevole, ma essa è co- stretta a offrire continuamente nuove analisi: la fase di stallo perdura e, mentre si susseguono proposte politiche (anche estemporanee) per trovare un equilibrio più stabile, non è stata varata praticamente nes- suna riforma decisiva. In questa prospettiva, i titoli delle monografie si stanno facendo sempre più coloriti: dalla settima edizione definita programmaticamente «in progress» delle Istituzioni di Arlecchino di Gianfranco Pasquino a La tela di Penelope di Simona Colarizi e Mar- co Gervasoni 1, ormai per parlare della vicenda delle istituzioni politi- che italiane negli ultimi venti anni si usano espressioni poco in linea con i necessari requisiti di scientificità delle analisi, siano esse storio- grafiche o politologiche. Per tacere ovviamente del dibattito politico quotidiano, che tratta i temi politico-istituzionali con strategie lingui- stiche non di rado inclini ai registri bassi della comunicazione.2 Un’alternativa può essere offerta da una peculiare disciplina di ambito storiografico, la Storia delle Istituzioni Politiche. Questa materia, insegnata in Italia sin dall’anno accademico 1969-1970, 1 Gianfranco Pasquino, Le istituzioni di Arlecchino, settima edizione in progress [sic!], Napoli: ScriptaWeb, 2010; Simona Colarizi, Marco Gervasoni, La tela di Penelope: storia della seconda Repubblica 1989-2011, Roma-Bari: Laterza, 2012. 2 Cfr. Lorella Cedroni, Il linguaggio politico della transizione. Tra populismo e anticultura, Milano: Armando, 2010; Maria Vittoria Dell'Anna, Pierpaolo Lala, Mi consenta un girotondo: lingua e lessico nella Seconda Repubblica, Galatina: Congedo, 2004. 12 Introduzione 13 procede con una propria metodologia, che la mette al riparo dai pericolosi slittamenti possibili quando si affrontano temi di stretta attualità. La storia delle istituzioni politiche, infatti, non consiste nella mera narrazione, nella rilettura dell’agenda politica, nel resoconto delle attività dei principali attori sulla scena; né ritiene plausibile che il quadro possa essere arricchito semplicemente guardando alle contemporanee vicende delle istituzioni economiche e sociali o addirittura all’evoluzione dei contesti culturali. Come opzione di metodo si può seguire la traccia avanzata da Claudio Pavone nel 1970 e ripresa in anni meno lontani da Guido Melis: lo storico delle istituzioni esamina dapprima le norme regolatrici del suo stesso oggetto, poi passa sul terreno della prassi, della vita pratica delle istituzioni, infine cerca di misurare i risultati - gli output - dell'azione delle istituzioni politiche sul contesto sociale di riferimento.3 Preliminarmente, però, è sempre utile passare in rassegna le interpretazioni già sedimentate, alcune delle quali già di livello compiutamente storiografico. Così, tenendo fermi questi obiettivi, all’interno dell’insegnamento di Storia delle Istituzioni Politiche della Facoltà di Lettere e Filosofia della “Sapienza. Università di Roma”, nell’anno accademico 2012- 2013 si è proceduto ad un seminario proprio sul tema La crisi delle istituzioni politiche italiane 1992-2012. Dopo una prima fase di lezioni frontali (per definire i concetti di “istituzione” e di “istituzioni politiche”, per ripercorrere l’evoluzione di queste ultime fra Otto e Novecento, per esaminare le forme di governo delle democrazie contemporanee, infine per richiamare la storia delle istituzioni politiche italiane fra il 1944 e il 1991), è stato predisposto il piano dell’analisi suddividendo il lavoro fra i partecipanti. Un gruppo si è impegnato a rileggere alcune interpretazioni storiografiche già date sia per l’intero periodo (il 1992-2012 si configura già come un nuovo Ventennio della storia italiana) che singoli, più limitati archi cronologici al suo interno; un altro gruppo si è impegnato a rivedere i cambiamenti sul piano delle norme; un altro gruppo ha considerato i cambiamenti nella prassi politico-istituzionale, un altro ancora ha 3 Cfr. Claudio Pavone, Ma è poi tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto? , in “Rassegna degli Archivi di Stato”, XXX, 1970, n. 1, pp. 145-149; Guido Melis, Claudio Pavone e la storia delle istituzioni, in “Le carte e la storia”, XII (2006), pp. 36-39. 14 Indice considerato i risultati, sia dal punto di vista dei rapporti fra i diversi attori istituzionali, sia – in controluce – nell’emersione di nuovi soggetti politico-istituzionali sui generis. Quella che segue è una raccolta dei lavori degli studenti frequentanti, rivisti e (quando ritenuto indispensabile) modificati dal curatore che firma questa Introduzione. Apre il testo il saggio di Vir- ginia Lepri sulle analisi già svolte. Gli studiosi hanno infatti già da molti anni posto la situazione politica italiana al centro dell’attenzione, rilevando come non sia sufficiente parlare di “crisi” o di “transizione”: sempre più è apparso necessario entrare all’interno dei meccanismi istituzionali per evidenziare i terreni caldi e le cesure periodizzanti. Federica Casciato è poi entrata nel merito delle diffe- renze fra teoria e prassi nella formazione del Governo, rilevando uno dei punti critici più evidenti. Emanuele Giancroce Silvesto Giusti han- no affrontato il tema delle riforme che si sono susseguite a partire da- gli anni Novanta del Novecento per scoprire che, accanto alle proposte di revisione costituzionale (per lo più destinate al fallimento), la spe- rimentazione più attiva si è esercitata intorno a leggi ordinarie con grande peso, quelle cioè per l’elezione delle Camere. Camilla An- dreassi ha quindi preso in esame un altro argomento di vitale impor- tanza per la stabilità del sistema politico-istituzionale, quello dei rap- porti tra Governo e Parlamento, per scoprire che è in atto una vera e propria “de-parlamentarizzazione”. Chiedendo spesso la “fiducia”, in- fatti, il Governo pone l’Assemblea continuamente di fronte al proble- ma di provocare o meno un’interruzione traumatica dell’attività politi- ca che può coincidere anche con la fine della Legislatura in atto. An- che le prassi relative alla decretazione, nota Ada Nardicchione (con ef- ficace rappresentazione dei dati in tabella), rispecchiano lo stesso mu- tare dei rapporti fra i due poteri (Legislativo ed Esecutivo): non è ba- stata una decisione della Corte Costituzionale del 1996 per arrestare il processo. Anche la figura del Presidente della Repubblica, dimostra Gaia Del Riccio nel suo saggio, ha conosciuto nella prassi grandi tra- sformazioni, tra la fine degli anni Ottanta del Novecento e il 2012. Anzi, si tratta forse del soggetto politico-istituzionale più cambiato, che ora si trova saldamente al centro del sistema italiano. Alessandro Grieco ha invece seguito la parobola di un attore evidentemente in cri- si, il partito politico, il quale però continua a presentare pesanti ipote- che sullo stabile funzionamento delle istituzioni politiche italiane. (primi fra tutti, i movimenti). Poiché da più parti anche la magistratura Introduzione 15 è stata assimilata ad una istituzione “politica”, non ci si è sottratti al confronto con il tema, particolarmente delicato dei rapporti fra giudici e politici: Livia Di Lucia si è occupata di questo tema, con spiccata propensione verso un’altra delle peculiarità della Storia delle Istituzioni Politiche: la comparazione fra realtà statuali diverse. Mau- rizio Giorgio e Danilo Marcanti si sono invece occupati di un’alternativa politico-istituzionale mai veramente decollata, nella re- cente storia italiana, quella cioè di natura federalista. Francesco Guar- naccia ha infine puntato l’attenzione su attori politici che proprio tra 2012 e 2013 si sono trasformati in attori politico-istituzionali: i movi- menti dei cittadini dal basso, oggi dalla “Rete”, capaci di entrare anche nella trama delle istituzioni