Saggi E Profili Di Arte Veneta Saggi E Profili Di Arte Veneta

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Saggi E Profili Di Arte Veneta Saggi E Profili Di Arte Veneta SAGGI E PROFILI DI ARTE VENETA SAGGI E PROFILI DI ARTE VENETA I PALAZZI VENEZIANI STORIA, ARCHITETTURA, RESTAURI IL TRECENTO E IL QUATTROCENTO Jan-Christoph Rössler 2010 MERAVIGLIOSE MACCHINE DI GIUBILO L’ARCHITETTURA E L’ARTE DEGLI ORGANI A VENEZIA NEL RINASCIMENTO Massimo Bisson 2012 DOMENICO BOSSI 1767-1853 DA VENEZIA AL NORD EUROPA LA CARRIERA DI UN MAESTRO DEL RITRATTO IN MINIATURA Bernardo Falconi, Bernd Pappe 2012 GIAMBATTISTA CROSATO PITTORE DEL ROCOCÒ EUROPEO Denis Ton 2012 DOMENICO PELLEGRINI 1759-1840 UN PITTORE VENETO NELLE CAPITALI D’EUROPA Giuseppe Pavanello 2013 GIUSEPPE BORSATO 1770-1849 Roberto De Feo 2016 FUORI COLLANA GLI INCISORI VENETI DEL SETTECENTO Rodolfo Pallucchini EDIZIONE ANASTATICA CON IL CATALOGO ILLUSTRATO DI TUTTE LE OPERE 2012 Roberto De Feo GIUSEPPE BORSATO 1770 - 1849 FONDAZIONE GIORGIO CINI SCRIPTA EDIZIONI Hanno contribuito alla pubblicazione del volume Comité français pour la sauvegarde de Venise La ricerca e la pubblicazione si sono giovate del contributo PRIN 2010-2011 Università degli Studi di Udine In copertina: Giuseppe Borsato, Sala dei Paesaggi, particolare.Venezia, Palazzo Reale © Copyright 2016 Fondazione Giorgio Cini onlus, Venezia [email protected] Scripta edizioni Viale Colombo 29, Verona [email protected] scriptanet.net ISBN 978-88-98877-50-8 V Il catalogo ragionato di un protagonista dell’arte neoclassica La collana Saggi e profili di Arte Veneta, inaugurata nel 2010 e in grado di vantare, a soli sei anni dalla sua istituzione, un considerevole corpus di numeri monografici dedicati alle arti a Venezia e nel Veneto nei secoli XVIII e XIX, si arricchisce di un capitolo fondamentale per la conoscenza e la valorizzazione dell’epopea e del gusto neoclassico nei territori della Serenissi- ma. Da tempo si attendeva una monografia dedicata a una delle voci di spicco di quella cul- tura e di quel gusto, che a Venezia produsse alcuni degli esiti più fertili ed entusiasmanti nella galassia del Neoclassicismo europeo, e che la cattiva coscienza di un romanticismo oltranzista ha per troppo tempo confinato nella percezione deteriore di ‘accademico’. Stiamo parlando di Giuseppe Borsato, artista che nel suo fecondo eclettismo, nel suo costante aggiornamento e nella sua parlata ‘internazionale’ incarna un modello di gusto, nel quale alla grande duttilità nel porsi al servizio di una committenza colta ed illustre si salda una sorvegliata qualità; quali- tà propria di un artista ‘regista’ sempre attento all’unità progettuale delle sue realizzazioni, che ha dato vita, per esempio, a capolavori della cultura neoclassica e di Stile Impero annoverati tra i suoi testamenti spirituali: mi riferisco ai cantieri di Palazzo Reale a Venezia e di Villa Reale a Stra. Prova ne sia il successo che l’epoca sua gli riconobbe, seguito da un immeritato oblio. A fugare ulteriormente le ombre che lungamente hanno gravato su una delle persona- lità più alte dell’arte italiana tra Settecento e Ottocento, in continuità con gli studi che negli ultimi decenni ne hanno restituito piena legittimità (tra i quali non vanno taciuti quelli, fondamentali, di Giuseppe Pavanello, mio predecessore alla guida dell’Istituto, o di Maria Ida Biggi, alla quale si deve l’importante catalogo su Borsato scenografo), si pone questa prima monografia, frutto di più di trent’anni di ricerche e di indagini di Roberto De Feo, che all’ar- tista veneziano ha dedicato la sua tesi di dottorato e numerosi contributi. Una monografia poderosa, ricca di novità documentali e rilevanti apporti al corpus delle opere: si tratta di un capillare catalogo ragionato, strutturato per segmenti e tipologie di opere che corrispondono, nei diversi capitoli, alla versatilità di Borsato nel campo delle arti. In primis vedutista, con opere su cavalletto per il mercato e per collezionisti avveduti, per le quali fu celebrato dalla critica coeva (e non vanno taciuti alcuni capolavori di genere che sono vere e proprie cronache figurate di alcuni dei più rilevanti avvenimenti politici del tempo, come per esempio le celebri vedute con l’ingresso di Napoleone a Venezia). E poi disegnatore infaticabile, con quella vasta produzione per la stampa ai fini di divulgazione di repertori decorativi, fondamentali per la costruzione del vocabolario neoclassico; scenografo ufficiale alla Fenice, dal 1810; progettista per arredi; ornatista frescante di notevole qualità. E della vastissima produzione di pitture murali di Borsato decoratore, il volume di De Feo redige un catalogo puntuale, dando conto anche di quei tanti cicli perduti documentati da fonti visive e documentarie, con un ricchis- simo apparato iconografico per cui è d’obbligo menzionare il valente fotografo Matteo De Fina. Su questo punto specifico desidero ricordare che la Fondazione Giorgio Cini ha recen- temente licenziato l’ultimo volume del repertorio de Gli affreschi nelle ville venete, dedicato alle pitture murali dell’Ottocento, ove un posto d’onore occupano proprio i cicli borsatiani, catalogati dallo stesso Roberto De Feo. Con questa monografia lo studioso ci restituisce ora VI una visione integrale di Borsato ornatista come mai prima si era avuta, offrendo, tra le altre cose, uno strumento fondamentale per la loro tutela e valorizzazione. Nel menzionare il catalogo degli affreschi delle ville venete e la sinergia che la collabo- razione dello studioso a questo cantiere di studio ha prodotto, generando le prime massicce campagne fotografiche, poi confluite in questo catalogo, desidero ringraziare tutto lo staff dell’Istituto di Storia dell’Arte che ha messo a disposizione la propria professionalità, nel for- nire un costante supporto durante le successive campagne di documentazione fotografica. Ed è in questo intreccio polifonico, istituzionalmente orientato, che battezziamo con soddisfa- zione la pregevole pubblicazione, perfettamente coerente con il magistero e gli orientamenti culturali della Fondazione Cini. Luca Massimo Barbero Direttore Istituto di Storia dell’Arte Fondazione Giorgio Cini VII La revanche d’un grand Vénitien fasciné par l’Antique Tel “l’inventeur” d’un trésor, le Comité français pour la sauvegarde de Venise fait progressivement renaître depuis dix-sept ans le Palais Royal de Venise, chef-d’oeuvre oublié en plein coeur de Venise, place Saint Marc. Ce faisant, il ressuscite un grand artiste vénitien injustement tombé lui-aussi dans l’oubli, Giuseppe Borsato, le peintre décorateur qui a conçu, dirigé et en grande partie réalisé de sa main le superbe décor néoclassique de ce monument voulu par Napoléon puis habité par les Habsbourg et les Savoie, avant d’être partiellement transformé au vingtième siècle en musée: le Musée Correr, qui aura bientôt doublé de superficie grâce à l’intégration des vingt pièces que nous avons fait restaurer après avoir obtenu le départ des administrations qui les occupaient comme bureaux. Mais il est un Universitaire qui ne nous a pas attendu pour s’intéresser à ce remarquable artiste, sur lequel il travaille depuis de longues années: Robert De Feo. La somme qu’il nous présente aujourd’hui permet de restituer l’intégralité de l’oeuvre de cet homme au talent protéiforme: décorateur, peintre à fresque et sur toile, créateur de meubles, concepteur de décors pour l’opéra, réalisateur de fêtes spectaculaires sur le Grand Canal pour l’accueil des souverains… Giuseppe Borsato, comme la plupart de ceux qui réussissent, avait de la suite dans les idées. Sa passion à lui, c’était le néoclassicisme, plus précisément le style Empire. Un culte dont les grands prêtres étaient les architectes Percier et Fontaine, qui s’étaient longuement formés à la fin de l’Ancien Régime en étudiant à Rome les monuments et les objets antiques, avant de mettre au point, à la faveur de la politique culturelle volontariste du Premier Consul, le nouveau style devenu Empire à partir de 1804. Vénitien formé sous la Sérénissime, Borsato interprêtera à son tour le style français avec la sensibilité et le raffinement propres aux artistes vénitiens et, lorsqu’il publiera en Italie le “Recueil des décorations intérieures” de Percier et Fontaine, bible du style Empire, il aura soin d’y ajouter ses propres créations. Mais lorsqu’on tient à une idée, elle devient fixe. C’est ainsi que Borsato, au Palais Royal et ailleurs comme au Palais Treves notamment, continuera à concevoir et à réaliser de très beaux décors Empire dix ans et même vingt ans après la chute de Napoléon. Roberto De Feo ne manque pas de nous parler de l’agacement de ses confrères devant ce refus obstiné de céder à la mode du jour, ce dont, en revanche, il ne nous est pas interdit de nous réjouir lorsque nous passons de la Salle de Bal où dansa l’Impératrice Elisabeth “Sissi”, véritable temple antique, à la Salle à manger d’honneur où les souverains autrichiens et italiens donneront des dîners sous le regard des Victoires aîlées Empire. Avec le livre de Roberto De Feo, il ne sera plus permi aux amateurs éclairés d’ignorer ce grand Vénitien du dix-neuvième siècle. Espérons que le travail parallèle de restitution des décors du Palais Royal de Venise mené par le Comité français pour la sauvegarde de Venise permettra, en unissant nos efforts, de porter le nom de Borsato à la connaissance du grand public et de lui redonner la place qui est la sienne dans l’histoire des arts décoratifs: au premier rang. Jérôme-François Zieseniss Président Comité français pour la sauvegarde de Venise IX Un nuovo capitolo per la storia dell’arte veneta La produzione artistica veneziana, nell’immaginario collettivo, cessa di esprimersi con la fati- dica data della caduta della Repubblica Serenissima avvenuta nel 1797. Di lagunare, solamen- te il genio di Canova sarebbe riuscito ad imporsi a livello internazionale. Malgrado il declino politico della vetusta Venezia con i suoi dieci secoli di storia come stato indipendente, duran- te la seconda metà del Settecento continuarono a fiorire le arti decorative. I veneziani segui- tarono nel decorare gli interni dei loro palazzi e delle loro chiese con stucchi, affreschi, arredi, eseguiti secondo il gusto imperante in Europa, chiamato Luigi XVI.
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