0

1. PREMESSA...... 2

2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO...... 5

3. ASSETTO STRUTTURALE...... 9

4. SISMICITA’ STORICA DEL COMUNE DI MARATEA ...... 11

5. ASSETTO GEOLITOLOGICO...... 19

6. ASSETTO GEOMORFOLOGICO...... 23

7. ASSETTO IDROLOGICO ...... 30

8. ASSETTO IDROGRAFICO...... 32

9. ASSETTO IDROGEOLOGICO...... 34

10. EMERGENZE GEOLOGICHE – GEOSITI...... 41

11. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELLE AREE MAGGIORMANTE

INTERESSATE DAL PIANO STRUTTURALE...... 56

12. CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ E CRITICITÀ

GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA...... 67

13. INDIRIZZI RELATIVI ALLA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO ..... 89

14. DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI E CONTENUTI DEL PIANO

STRUTTURALE COMUNALE ...... 98

14.1 Progetti d’area ...... 99 14. 2 Progetti delle connessioni ...... 117 14.3 REGIME DI TRASFORMAZIONE ...... 120

1 1. PREMESSA.

A seguito dell’incarico conferito con Determina Dirigenziale n° 3/SU del 30/11/2004, gli scriventi hanno espletato lo studio geologico relativo al

Piano Strutturale del Comune di Maratea.

Esso ha interessato l’intero territorio comunale ed è stato svolto attraverso una prima fase di analisi finalizzata sia alla conoscenza delle caratteristiche litologiche, geomorfologiche, idrografiche ed idrogeologiche del territorio investigato che all’individuazione degli elementi ed ambiti di particolare interesse geologico e geomorfologico. Le tecniche utilizzate a questo scopo sono quelle tipiche degli studi del settore: la ricerca bibliografica, il rilevamento di terreno e la fotointerpretazione.

Successivamente, è stato realizzato un elaborato finale che sintetizza i risultati acquisiti dall'analisi dei vari tematismi prima elencati e fornisce indicazioni utili sulle problematiche geologiche connesse all’utilizzazione del territorio comunale.

Il rilevamento geologico e geomorfologico è stato eseguito utilizzando la cartografia di base in scala 1:5.000; le carte tematiche prodotte sono state restituite in scala 1:5.000. Esse rappresentano un valido strumento per la programmazione generale del territorio, ma non sempre permettono di evidenziare e quindi di cartografare particolari situazioni con caratteristiche differenti da quelle dell'ambito generale in cui sono inserite.

Pertanto, potranno essere integrate, aggiornate ed approfondite nelle

2 successive fasi della pianificazione che saranno condotte ad una scala di maggiore dettaglio.

L'attuale stesura, aggiornamento gennaio 2014, tiene conto dei risultati acquisiti con il rilevamento geologico e geomorfologico di dettaglio condotto in scala 1:2.000 e con le indagini geognostiche programmate ed eseguite per la redazione del Regolamento Urbanistico.

Lo studio geologico è stato redatto sulla base delle indicazioni contenute nell’allegato “B” del “Regolamento d’Attuazione” della Legge

Regionale N° 23 del 11/08/99 (Tutela, governo ed uso del territorio).

In questa fase, è stato fatto riferimento agli studi ed alla vasta bibliografia esistente nonchè alle stratigrafie di diversi sondaggi a carotaggio continuo eseguiti in precedenza nella zona circostante il centro abitato; le stratigrafie esistenti, quelle relative ai sondaggi a carotaggio continuo ex novo eseguiti nelle diverse zone interessate dal R.U. e le indagini sismiche, Down - Hole, MASW e misure di microtremori HVRS, sono allegate alla relazione geologica a corredo del Regolamento

Urbanistico.

I risultati acquisiti sono stati evidenziati nei seguenti elaborati:

- Carta geolitologica in scala 1:5.000;

- Sezioni geolitologiche in scala 1:5.000;

- Carta geomorfologica in scala 1:5.000;

- Carta del reticolo crinali/idrografia in scala 1:5.000;

- Carta idrogeologica in scala 1:5.000;

3 - Carta delle emergenze geologiche (geositi e siti geomorfologici) in scala

1:5.000;

- Carta di sintesi della pericolosità e criticità geologica e geomorfologica in

scala 1:5.000.

4 2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO.

Il territorio comunale di Maratea ospita alcuni importanti rilievi montuosi Monte Crivo – Monte San Biagio, Monte , Monte Serre,

Monte Maiorino, Monte Rodonta, Serra Murazze (P.Lorenzo et al., 2001), i cui caratteri geologico - strutturali sono stati oggetto di recenti studi di

Cotecchia et Al. (1990, 1993).

Nell’area affiorano due distinte successioni carbonatiche mesozoiche derivanti dalla deformazione della Piattaforma campano-lucana e terreni prevalentemente argilloso -marnosi riferibili alle Unità Liguridi, ovvero ad unità stratigrafico-strutturali derivanti dalla deformazione dei domini oceanici interni liguride e sicilide. Su di questi si rinvengono formazioni della copertura quaternaria differenziate per età, natura e assetto giaciturale; si riconoscono coperture detritiche continentali, antiche, recenti e attuali, nonché depositi alluvionali e deltizi con spessori significativi solo limitatamente alla piana costiera del F. Noce.

Le rocce carbonatiche, che condizionano gran parte della morfostruttura dei Monti di Maratea, appartengono all’Unità Bulgheria -

Verbicaro e all’Unità Alburno - Cervati. La prima è costituita da una potente successione carbonatica riferibile, come posizione paleogeografia, ad ambiente deposizionale della facies di transizione tra piattaforma e bacino pelagico, sulla quale si rinvengono in trasgressione conglomerati paleogenici. Affiora diffusamente nella zona compresa tra la valle di

Maratea ed il Fiume Noce, e comprende i rilievi di Monte Crivo, Madonna

5 del Soccorso, Monte Maiorino, Monte Rotondo e . La seconda unità costituisce i rilievi presenti a nord della Valle di Maratea,

Monte La Serra, Monte Coccovello e Monte Messina; affiora, inoltre, a

Capo Iannizzo ed al Porto di Maratea. E’ formata da calcari oolitici, calcareniti, calciruditi e calcari con rudiste in facies di retroscogliera e corrisponde ad una successione di facies assiale di piattaforma, compresa tra le unità marginali, interna ed esterna, riconducibili rispettivamente all’Unità Bulgheria - Verbicaro ed all’Unità dei Monti della Maddalena.

Tutte le rocce risultano essere intensamente fratturate e non di rado anche carsificate.

L’Unita del Monte Bulgheria – Verbicaro presenta caratteristiche differenti tra la zona a Nord ed a Sud della congiungente Maratea – Brefaro

– Piano dei Peri.

A Nord, la serie è in continuità dal Trias medio al Dogger e presenta dei terreni paleogenici trasgressivi sul Dogger (in un lavoro di Civita viene considerata potente circa 800 – 1.000 m e costituita dal basso verso l’alto da dolomiea straterellata (Trais sup), da calcari dolomitici (Trias sup. Lias), da calcari rosati (Lias), da calcari con selce (Lias – Dogger) e da conglomerati poligenici trasgressivi del Paleogene). A Sud della congiungente Maratea – Brefaro – Piano dei Peri si rinvengono solo i termini dolomitici triassici e quelli trasgressivi paleogeneici a cui segueuna successione argilloso – marnosa con livelli calcarenitici ed arenacei, in facies di flysch, riferibile al Miocene inferiore.

6 Questa unità poggia tettonicamente sia sull’Unita Alburno – Cervati che sull’Unità Liguride.

I termini più antichi in affioramento dell’Unità Alburno – Cervati sono di età giurassica, si riscontrano alla base di Monte Coccovello, presso Passo

Colla, e sono formati da calcari oolitici, calcareniti e calcilutiti. I termini cretacici sono costituiti da calcareniti e calciruditi con rudiste e da un livello argilloso – marnoso verdastro con Orbitolina. Al tetto, questa unità, è ricoperta tettonicamente sia dall’Unità Bulgheria – Verbicaro e sia dall’Unità

Liguride (Cotecchia, 1990).

Le unità Liguridi, che a luoghi circoscrivono le predette rocce carbonatiche, sono qui rappresentate essenzialmente dalla Formazione delle Crete Nere (Cretacico-Eocene); essa è formata da un complesso argilloso-marnoso in facies di bluck shale, intensamente tettonizzato e spesso in giacitura caotica.

Le caratteristiche geomeccaniche sono scadenti ed il grado di erodibilità risulta elevato.

L’Unita Liguride poggia per contatto tettonico con sull’Unità Alburno –

Cervati ed è ricoperta, a nord dell’allineamento Maratea – Brefaro – Piano dei Peri, per sovrascorrimento dall’Unità Bulgheria – Verbicaro.

Su questi terreni, di origine marina, poggiano importanti formazioni continentali formati da potenti accumuli detritici, derivanti sia dall’azione demolitrice dei versanti, operata dagli agenti esogeni, e sia da fenomeni franosi, talvolta di grandi dimensioni, che hanno portato alla formazione di

7 grossi blocchi carbonatici. Le formazioni continentali, particolarmente significative, sono rappresentate dai potenti accumuli detritici, spesso costituiti da brecce calcaree, posti alla base dei rilievi calcarei, ed in particolare dai coni detritici che caratterizzano la base di gran parte dei versanti calcarei presenti lungo la costa, tra i quali il versante meridionale del Monte Coccovello e quello nord-occidentale del Monte Crive; potenti accumuli di materiale dislocato da movimenti franosi si riscontrano nella zona circostante l’abitato di Maratea.

Le altre formazioni continentali sono rappresentate dagli arenili, che sono formati da sabbie e ghiaie prevalentemente calcaree e costituiscono le spiagge della costa di Maratea; dai depositi alluvionali recenti ed attuali che costituiscono il fondovalle del Fiume Noce e dei suoi principali affluenti e sono rappresentati da sabbie e ghiaie con livelli limo-argillosi ed orizzonti ghiaiosi; dai depositi eluvio – colluviali che generalmente si rinvengono in corrispondenza delle depressioni morfologiche.

8 3. ASSETTO STRUTTURALE.

Il complesso assetto strutturale che contraddistingue l’area considerata è attribuibile ai compositi movimenti tettonici prodottisi lungo la zona di taglio profonda, attiva dal Miocene superiore al Pleistocene, nota come Linea del . L’attività plio—quaternaria di questa linea ha modificato in più punti, lungo il suo sviluppo, gli originari assetti delle unità attraversate (Schiattarella, 1996). L’assetto tettonico dei Monti di Maratea è principalmente caratterizzato dal sovrascorrimento delle successioni carbonatiche dell’Unità Bulgheria - Verbicaro sui terreni delle unità Liguridi.

Tale sovrapposizione è stata evidenziata mediante circostanziati rilievi di superficie, suffragati da dati di profondità forniti da sondaggi geognostici terebrati in corrispondenza dei bordi orientale ed occidentale della morfostruttura (Cotecchia et al., 1990). Tutti i sondaggi eseguiti hanno accertato che l’Unità Bulgheria-Verbicaro poggia sulle unità Liguridi mediante l’interposizione di un livello di potenza variabile tra i 20 m (alla base del M. Crivo) e i 10 m (stretta morfologica di Parrutta), costituito da materiale calcareo cataclastico, sui sottostanti litotipi argilloso - marnosi liguridi.

La morfostruttura dei Monti di Maratea è in gran parte modellata nell’Unità Bulgheria-Verbicaro ed è delimitata, eccezion fatta per il bordo settentrionale, da importanti faglie dirette, dotate di notevoli rigetti.

Particolarmente significative risultano essere le due faglie che definiscono

9 rispettivamente il margine meridionale e quello occidentale della morfostruttura; la prima, che si sviluppa in senso E-W secondo l’allineamento Maratea - Brefaro - Piano dei Peri; la seconda faglia borda il versante del M. Crivo affacciantesi sulla valle di Maratea. Con la sua attività trascorrente, la predetta Linea del Pollino ha determinato, in corrispondenza della porzione meridionale della vasta area interessata, l’innesco di una dinamica trans-tensiva responsabile, tra l’altro, dell’apertura di alcuni bacini del tipo Pull-apart. Uno di questi è riconoscibile nella stretta morfologica di

Parrutta, lungo la bassa valle del Fiume Noce. In corrispondenza di Passo

Colla, la stessa linea di taglio profonda ha promosso una cinematica di tipo essenzialmente trans-pressiva, responsabile della sovrapposizione tettonica dell’Unità BuIgheria - Verbicaro sulle unità Liguridi. Queste ultime sono in sovrapposizione tettonica sui terreni carbonatici dell’Unità Alburno-Cervati, costituenti i contrafforti orientali del M. Coccovello. Tale rapporto di ricoprimento è un motivo regionale riferibile alla deformazione miocenica

(Castellano e Schiattarella, 1998). Non è da escludersi che il simultaneo sovrascorrimento dell’Unità Bulgheria-Verbicaro tanto sull’Alburno-Cervati, quanto sulle Unita Liguride, possa derivare da thrust, fuori sequenza, responsabili dell’inversione degli originari rapporti di sovrapposizione. Tale assetto tettonico giustificherebbe la sovrapposizione degli orizzonti caratterizzati da facies tipiche di “margine di piattaforma carbonatica” e ascrivibili all’Unità del M. Bulgheria-Verbicaro, sui termini mesozoici, con facies “assiali” di piattaforma, afferenti invece all’Unità Alburno-Cervati.

10 4. SISMICITA’ STORICA DEL COMUNE DI MARATEA

Per raggiungere un quadro più completo sulla comprensione del grado di sismicità di una determinata area si devono innanzitutto considerare le informazioni di natura storica sui terremoti avvenuti nel passato.

La creazione della scala Mercalli successivamente modificata (MCS) ha permesso di uniformare le .descrizioni sulle intensità macrosismiche dei terremoti consentendo così a specialisti del settore di realizzare anche carte delle intensità macrosismiche di terremoti del passato oltrechè di stimare l'intensità del terremoto stesso. L'analisi della sismicità storica è stata condotta consultando i più aggiornati cataloghi storici dai quali sono state ricavate informazioni sui più importanti terremoti risentiti nel territorio comunale di Maratea nel corso della sua storia. Nella tabella e nel grafico che seguono è riportata l’intensità di alcuni terremoti che hanno interessato il comune di Maratea. (v. tabella e grafico e prelevati dal sito http: \\ emidius.mi.ingv.it)

Effetti In occasione del terremoto del: Anno Me Gi Is Area epicentrale Np Ix Mw Or Mi 1638 03 27 6 Calabria 206 11 7.00 15 05 1831 01 02 7 LAGONEGRO 13 8 5.46 14 07 1857 12 16 8 337 11 6.96 21 15 1894 05 28 5 POLLINO 22 7 5.09 20 15 1905 09 08 5 Calabria 827 10-11 7.06 01 43 1908 12 28 Calabria 4 786 11 7.24 04 20 meridionale

11 Effetti In occasione del terremoto del: Anno Me Gi Is Area epicentrale Np Ix Mw Or Mi 1913 06 28 Calabria 5 151 8-9 5.65 08 53 settentrion 1930 07 23 5 Irpinia 509 10 6.72 00 08 1982 03 21 7 MARATEA 126 7-8 5.20 09 44 1984 04 29 NF GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.68 05 02 1988 01 08 5-6 APPENNINO LUCANO 112 7 4.80 13 05 1990 05 05 4-5 POTENTINO 1374 7-8 5.84 07 21 1991 05 26 3-4 POTENTINO 597 7 5.22 12 25 1994 10 12 4-5 MARATEA 32 5 4.79 04 59 1996 04 03 NF IRPINIA 557 6 4.92 13 04 1998 09 09 APPENNINO CALABRO - 5-6 37 7 5.68 11 27 LUC.

Si descrivono di seguito gli effetti di alcuni dei terremoti con area epicentrale nella zona circostante il territorio comunale di Maratea

(lagonegrese, confine calabro – lucano, val d’Agri – Vallo di Diano).

12 • Terremoto del 2 gennaio 1831. Epicentro presso Rivello. “Si verificò

alle ore 3 pomeridiane del 2 gennaio 1831; una violenta scossa di 20

secondi circa fece lesionare tutti gli edifici di Lagonegro, dieci dei

quali furono adeguati al suolo: la Chiesa dei Cappuccini, ad un miglio

dell'abitato, rovinò pur essa con parte del convento: si ebbe a

deplorare una sola vittima. A Lauria Inferiore caddero molte case: il

tetto della Chiesa Madre precipitò mentre si officiava, causando un

gran numero di feriti: anche a Lauria Superiore molti edifici furono

abbattuti, ma nessun danno risentirono le persone. Nei giorni 8 e 9 a

Trecchina altre scosse e nel giorno 13 in questa località e nella vicina

Maratea una oltremodo violenta per la quale la Chiesa Madre già, per

le scosse precedenti, ridotta in cattivo stato, ebbe a risentire

gravissimi danni: in tale occasione cento case furono molto lesionate.

Quantunque questo nuovo massimo sismico si sia propagato a

Lagonegro, non causò a tale città ulteriori guasti”. Il main-shock di

questa attività viene riportato nel catalogo dell'Istituto Nazionale di

Geofisica, con una intensità pari all'VIII grado della scala MCS con

coordinate geografiche epicentrali: Latitudine 40.117, Longitudine

15.750, a circa 1,5 Km dall'abitato di Lagonegro (Latitudine 40.122,

Longitudine 15.766). A Maratea, l’intensità fu del VII grado.

• Terremoto del 20 novembre 1836. Epicentro: Lagonegro (Basilicata).

“Verso le ore 8 1/2 antimeridiane del 20 novembre forte scossa a

Napoli; a Lagonegro fece rovesciare parecchie case, lesionare

13 tutte le altre, aprire fenditure nel suolo e causare vari franamenti.

La vicina contrada soffrì grandemente: Nemoli, Rivello, Trecchina,

Latronico, Carbone, Chiaromonte, Montemurro, Corleto e Tramutola

in provincia di Potenza, Casalbuono e Montesano in quella di

Salerno ebbero tutte le fabbriche lesionate. In Lagonegro 10 morti e

40 feriti, a Montesano 2 morti e10 feriti. L'epicentro di questo

terremoto deve trovarsi nei pressi di Lagonegro”. Il catalogo

dell'Istituto Nazionale di Geofisica riporta questo evento con una

intensità pari al IX grado della scala MCS con coordinate geografiche

epicentrali: Latitudine 40.000, Longitudine 15.750, a circa 14 Km a

Sud - Ovest di Lagonegro, tra Trecchina e Maratea. A Maratea

l’intensità di questo terremoto fu del V grado.

• Terremoto del dicembre 1857 con area epicentrale in Val d’Agri. Le

notizie storiche sono le seguenti: “La sera del 15 alle ore 10 e un

quarto pomeridiane, una scossa poscia che dopo pochi istanti ne

seguiva altra….tutti possono dirsi non esenti da danni….una sola

vittima a deplorarsi….un contadino di anni 38….crollata la stanza al

primo piano”; “Gran numero di fabbricati demoliti. Abitanti 7.056,

morti 1”. A Maratea ebbe l'intensità del VII grado della scala MCS.

• Terremoto di Bisagnano (Calabria) del 3 dicembre 1887. Maratea

rientra nella isosisma del VI grado della scala MCS.

• Terremoto del 28 maggio 1894. Viggianello (Basilicata). Intensità

massima VII grado della scala MCS. Le notizie storiche sono le

14 seguenti: “ Questo terremoto ha spiegato la sua massima intensità in

una zona assai circoscritta entro cui stanno i paesi di Viggianello,

Rotonda, Castelluccio Inferiore e di Episcopia, nelle quali località si

ebbero varie fenditure più o meno gravi nei fabbricati. A Viggianello,

luogo più colpito, rovinarono 5 case già fatiscenti e molte altre

divennero inabitabili: questa zona (mesosismica) ha forma ellittica con

l'asse maggiore (NNE-SSW) lungo 17 Km circa. La isosisma

fortissima o molto forte (B) che racchiude la località ove la scossa fu

universalmente intesa con panico, suono di campanelli e qualche

lesione comprende, tra gli altri, i seguenti centri abitati: Missanello,

S.Arcangelo, Castel Saraceno, Latronico, Laino, Papasidero,

Orsomarso, Verbicaro, Terranova di Pollino, S. Costantino Albanese,

ecc. La zona isosismica mediocre (C) comprende Guardia

Piemontese, Belvedere Marittimo, Roggiano, Gravina, Nocara, Oriolo,

Rotondella, Tursi, Vjggiano, Lagonegro, Rivello, Maratea, Tortora,

Diamante, ecc. A Maratea ebbe l'intensità del VII grado della scala

MCS.

• I terremoti del1905 con area epicentrale in Calabria, del 1908 con

area epicentrale in Calabria meridionale, del 1913 con epicentro nella

Calabria settentrionale e del 1930 con epicentro in Irpinia hanno

avuto a Maratea rispettivamente l’intensità del V, IV,V e V grado.

15 • Terremoto del novembre 80 Irpinia - Basilicata. A Maratea ha

provocato dei danni ad alcuni fabbricati. Questo comune e gli altri

rientrano nella isosisma del VI grado della scala MCS.

• Terremoto del 21 marzo 1982 con l'epicentro Maratea - Golfo di

Policastro. L’intensità di questo terremoto è stata del VII - VII°. Nel

territorio di Maratea ha provocato di stacchi e crolli di massi nella

zona costiera tra Sapri, Acquafredda e Cersuta e danni ai fabbricati

del centro abitato. A Maratea l'intensità fu del VII grado della scala

MCS.

• Terremoto dell'8 gennaio 1988 con l'epicentro presso Lauria.

L'intensità massima fu del VI-VII grado della scala MCS ed interessò

anche i comuni delle province di Salerno e Cosenza. A Maratea,

l’intensità fu del VI grado.

• Terremoto del 9 settembre 1998 con epicentro nell'area del Pollino.

Ha avuto l'intensità massima pari al VII - VIII grado della scala

Mercalli. L’epicentro macrosismico, inteso come baricentro delle lo-

calità con intensità di VI grado, ricade tra Lauria e Castelluccio

Superiore, circa 10 km a NNW di quello strumentale. I due punti di

intensità più elevata (VII e VI-VII grado) non ricadono nei pressi

dell’epicentro macrosismico. La profondità calcolata dall’Istituto

Nazionale di Geofisica sulla base dei dati registrati dalla rete

nazionale risulta intorno ai 30 km, e questo potrebbe spiegare da un

lato la notevole estensione dell’area epicentrale e dall’altro il

16 relativamente basso livello di intensità che la caratterizza, pari al VII -

VIII grado MCS. A Maratea, distante circa 24,5 Km dall'epicentro, la

MCS locale è stata pari a 5,63 (Ing. Maurizio Leggeri - Basilicata

Regione 6/98). Ha provocato ulteriori danni al patrimonio edilizio,

soprattutto del centro storico, già compromesso dai terremoti

precedenti. Si sono ripetuti i crolli di massi a monte della S.P. 18 che

hanno provocato, in località Ogliastro, una vittima.

Per completare infine il quadro della sismicità locale, si deve ricordare l’esistenza di dati geologici (analisi paleosismologiche effettuate tramite lo scavo di trincee) che ipotizzano l’occorrenza di un evento di elevata energia

(magnitudo intorno a 6.5; vedi Cinti et al., 1997) che sarebbe avvenuto al passaggio tra l’alto ed il basso Medioevo nella zona del Monte Pollino, circa

20 km ad est dall’area interessata dal terremoto del 1998. L’evento medioevale non è stato finora riscontrato nella memoria scritta di alcun documento o lapide, né è risultato possibile evincerne l’occorrenza dalla lettura delle vicende storico-economiche della regione.

I dati acquisiti con la presente indagine permettono di asserire che il territorio comunale di Maratea e la zona circostante sono caratterizzati da un livello di sismicità non particolarmente elevato, specialmente se confrontato con quello delle zone situate verso nord (terremoti della VaI d’Agri e del Vallo di Diano) e verso sud (terremoti della Sila e della Valle del

Crati). La massima intensità raggiunta (seppure con una storia sismica di appena due o tre secoli) non è infatti superiore al VII (epicentri nel

17 lagonegrase) – VIII grado della scala MCS (Area epicentrale in Val d’Agri –

Vallo di Diano).

A conferma di queste valutazioni, l’ordinanza n° 3.274 della presidenza del Consiglio dei ministri, relativa alla classificazione sismica del territorio nazionale e alle normative tecniche per la costruzione in zona sismica, aveva confermato per il Comune di Maratea l’inserimento nella zona sismica 2, a differenza dei comuni della Val d’Agri e del Vallo di Diano inseriti nella zona 1.

Le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2008), elaborate dal

Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, relative al D.M. del 14/01/2008, pubblicato sul Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale del 4/2/2008 (serie generale n.

29) ed entrate in vigore dal 06/04/08, prevede che l’azione sismica di riferimento per la progettazione venga definita sulla base dei valori di “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione. Quest’ultima costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche.

La Legge Regionale n. 9 del 07/06/2011, per ogni comune della Basilicata, definisce la pericolosità sismica di base fornendo l’accelerazione di picco “PGA” e le coppie “magnitudo – distanza” del sisma più probabile.

I dati relativi al Comune di Maratea sono i seguenti:

PGA = 0.20g; Magnitudo 6.7

Distanza 50 Km

18 5. ASSETTO GEOLITOLOGICO.

Dal punto di vista litologico il territorio di Maratea risulta caratterizzato da litotipi di natura lapidea, da depositi flyschoidi e da terreni di origine continentale di diversa natura.

Unità Alburno – Cervati:

- Calcareniti e calcilutiti, dolomie cristalline nerastre e calcari oolitici con

intercalazioni marnose (Lias – Cretacico). Tali depositi afferiscono all’unità

stratigrafico strutturale dell’Alburno-Cervati, affiorano diffusamente nel

settore settentrionale del territorio comunale in corrispondenza del M.

Coccovello e del M. La Serra. Questi litotipi si rinvengono inoltre nell’area

centro meridionale del suddetto territorio, in prossimità di Capo Servo e

dell’agglomerato turistico di Pianeta Maratea.

Unità Bulgheria – Verbicaro:

- Conglomerati intraformazionali in matrice argilloso-marnosa, marne,

calcilutiti e calcareniti (Eocene –Paleocene inf.). Afferiscono all’Unità

Alburno-Cervati e si rinvengono nell’estremo settore settentrionale,a

confine con il Comune di Rivello e con la provincia di Salerno.

- Dolomie (Lias inf. – Trias sup.). Di colore nera e grigio scuro a tratti

stratificata e fortemente tettonizzata. Affiora abbondantemente nella zona

centro meridionale dell’area esaminata, in destra orografica della valle del

Fiume Noce, e forma il termine basale dell’Unità Bulgheria-Verbicaro.

- Calcari e calcari dolomitici (Lias – Cretacico). Si presentano massivi o

stratificati. Tali terreni si rinvengono a nord della congiungente Maratea-

19 Brefaro-Piano dei Peri e costituiscono il rilievo di Monte Crivo.

- Conglomerati ad elementi prevalentemente calcarei (Paleogene).

Affiorano nel settore centro orientale (Monte Rotondo) ed in quello

meridionale (Serra di Castrocucco) del perimetro investigato.

- Alternanza di calcareniti e calcari fittamente stratificati con livelli argilloso-

marnosi (Miocene inf.), affiorano nella zona circostante la località Brefaro.

- Flysh argillitico-marnoso di colore giallastro, con livelli calcarenitici ed

arenacei; diffusamente presenti nelle località Brefaro e Massa. Questi

terreni costituiscono la parte sommitale dell’Unità Bulgheria-Verbicaro.

Unità Liguridi:

- Argilliti, marne silicifere grigio – piombo con calcari e brecciole calcaree

(Cretacico inf.). Questi orizzonti afferiscono alle Unità Liguridi (Formazione

delle Crete Nere) ed affiorano in alcuni settori della valle di Maratea, a

Fiumicello, in una stretta fascia a ridosso del porto, in Località Fontanelle e

per un ampio raggio intorno a Passo Colla.

Depositi quaternari :

- Conglomerati di Rotondella (Pleistocene medio): conglomerato stratoide

fortemente cementato costituito da clasti carbonatici di colore grigio chiaro

di dimensioni centimetriche e decimetriche in matrice spesso arrossata.

Tali depositi sono presenti a sud di Acquafredda, in Località Rotondella.

- Conglomerati stratoidi a clasti carbonatici da spogolosi a smussati

(Tirreniano); affiorano nella frazione di Acquafredda, in una fascia ristretta

che si estende da Spiaggia Luppa a Grotta della Scala ed a valle della

20 località Cersuta.

- Biocalcareniti giallo ocra, con Cladocora caespitosa (Pleistocene sup.),

affioranti fra Spiaggia Luppa e Località Rotondella, a Fiumicelli ed in lembi

isolati lungo la zona costiera. Testimoniano un terrazzamento marino.

- Calcari calcari brecciati e dolomie in blocchi di grandi dimensioni dislocati

e messi in posto da movimenti gravitativi profondi con brecce calcaree

antiche cementate (Pleistocene sup. – Olocene). Si rinvengono con nella

valle di Maratea e lungo il versante meridionale del Monte Crivo.

- Brecce antiche di pendio (Pleistocene sup.), costituite da elementi calcarei

e calcareo dolomitici eterometrici a cementazione calcitica. Tali depositi

derivano da episodi di erosione e deposizione in ambiente subaereo e

sono legati al più antico ciclo di modellamento dei pendii, essi sono molto

diffusi soprattutto in prossimità delle aree pedemontane.

- Depositi della piana costiera - alluvionale del Fiume Noce di Castrocucco

(Pleistocene sup. - Olocene): ghiaie in matrice sabbioso - limosa con

ciottoli ed argille. Costituiscono l'ampia superficie pianeggiante in destra

orografica del Fiume Noce, a monte dell'arenile.

- Detrito di versante e coni detritici (olocene) costituiti da frammenti lapidei

eterometrici prevalentemente calcarei e calcareo-dolomitici a spigoli vivi,

cementati da soluzioni calcitiche e/o in matrice sabbioso terrosa. Tali

materiali costituiscono il risultato di una tipica evoluzione del versante in

ambiente subaereo. Essi sono ascrivibili ad un ciclo intermedio nell’ambito

dell’evoluzione del versante.

21 - Depositi eluvio-colluviali (Olocene – Attuale): costituiti da materiali limo-

argillosi con inclusi frammenti lapidei eterometrici ed eterogenei. Questi

orizzonti sono costituiti dal materiale trasportato dalle acque dilavanti e

depositato nelle depressioni morfologiche e/o derivante dall’alterazione di

quello in posto.

- Detrito di frana (attuale): deposito eterogeneo ed eterometrico a struttura

caotica che deriva da movimenti gravitativi. Questo tipo di materiale è

diffuso soprattutto nelle aree dove affiorano i terreni flyscioidi,

frequentemente interessati per loro stessa natura da fenomeni franosi.

- Detrito di versante e coni detritici (Attuale), costituiti da materiale sciolto.

Sono particolarmente diffusi nel settore centro settentrionale del territorio

comunale, dove si rinvengono nelle aree pedemontane dei rilievi

carbonatici, in prossimità di conoidi di deiezione. Tali depositi costituiscono

l’episodio più recente nell’ambito del modellamento dei versanti.

- Deposito di spiaggia, costituito prevalentemente da ghiaie e ghiaie

sabbiose e subordinatamente da sabbie. Questi sedimenti caratterizzano

gli arenili attuali.

- Deposito alluvionale attuale e recente:ghiaie con matrice sabbiosa ed

intercalazioni limoso - argillose e sabbie con ciottoli: costituiscono l'alveo

di piena del Fiume Noce e dei suoi principali affluenti.

- Riporto antropico: costituito da rilevati recenti, accumuli di materiali

provenienti da scavi e sbancamenti; comprendono anche i grandi accumuli

provenienti dallo scavo delle gallerie ferroviarie. .

22 6. ASSETTO GEOMORFOLOGICO.

Il territorio comunale può essere suddiviso, in relazione alle caratteristiche litologiche dei terreni affioranti ed ai fenomeni geomorfologici che lo hanno modellato, in diverse unità omogenee di paesaggio geologico.

Il paesaggio dei rilievi appenninici calcarei con la distinzione tra la parte interna e la fascia costiera che si estende tra il “Canale di Mezzanotte”, nella zona settentrionale, fino alla foce del Fiume Noce, nella zona meridionale e comprende da Nord a Sud le seguenti “frazioni”: Acquafredda

– Cersuta – Ogliastro -Fiumicello - Porto di Maratea - Marina di Maratea –

Castrocucco; il paesaggio della valle di Maratea, che si estende da Passo

Colla fino al mare, contiene delle proprie e marcate peculiarità geomorfologiche che lo fanno emergere nettamente rispetto ai rilievi che lo delimitano; il paesaggio dei rilievi collinari a dominante componente argilloso - terrigena riscontrabile nella zona circostante le località Massa e

Brefaro; il paesaggio del fondovalle del Fiume Noce e della piana costiera – alluvionale di Castrocucco.

Gli elementi puntuali, lineari e tutti gli ambiti presenti sul territorio che, oltre ad avere una peculiarità propria e marcata di tipo geomorfologico, costituiscono le forme che caratterizzano e concorrono in modo determinante alla strutturazione ed alla individuazione delle componenti del paesaggio, sono stati cartografati nell’allegata carta geomorfologica. La simbologia adottata è ispirata a quella normalmente in uso nella letteratura

23 di settore e di norma presenta caratteri di buona leggibilità anche per esperti di altre aree culturali.

Sono state individuate diverse forme strutturali: Il crinale, spartiacque principale, che delimita il bacino idrografico del Fiume Noce dalle incisioni, che più o meno direttamente si riversano direttamente a mare. Sono stati altresì individuati i crinali, spartiacque secondari, che delimitano le principali incisioni precedentemente citate. Tra questi, particolare rilevanza assume il crinale che delimita il bacino idrografico del Torrente Fiumicello e praticamente la valle di Maratea.

Le “selle morfologiche”, che oltre ad essere un elemento morfologico importante, talvolta assumono un valore paesaggistico e climatico notevole e, soprattutto, sociale perché sono la sede di passaggio e di comunicazioni tra le valli (Passo Colla). Sono state individuate le vette dei principali rilievi che costituiscono un punto di riferimento essenziale per orientarsi ed analizzare il territorio. I versanti di faglia traggono la loro origine da movimenti tettonici verticali che hanno dislocato i blocchi rocciosi. Hanno pendenze elevate e rappresentano un elemento morfologico ben individuabile e caratterizzante. Assumono forme geometriche diverse: triangolari, trapezoidali, a faccette pentagonali, in relazione allo stadio evolutivo. Alcuni, per la loro potenza, talvolta con dislivelli di alcune centinaia di metri, caratterizzano ampi settori dei gruppi montuosi come quello di Monte Crivo ed il versante opposto che delimitano la valle di

Maratea. I corsi d’acqua impostati su linee di faglia o frattura sono

24 facilmente individuabili in quanto sono caratterizzati da un andamento pressoché rettilineo.

In riferimento alla morfologia fluviale, sono state cartografati il fondovalle del Fiume Noce e dei due principali affluenti presenti nel territorio di Maratea, la piana alluvionale – costiera di Castrocucco ed i corsi d’acqua in approfondimento, caratterizzati da un’erosione di fondo e laterale.

Le forme riconducibili alla morfologia costiera sono rappresentate dagli arenili, dalla loro tendenza evolutiva, in arretramento quasi tutti con particolare criticità per quello di Castrocucco o pressoché in equilibrio come quello di Fiumicello.

Sono stati evidenziati gli scogli, gli orli di falesia e gli orli dei terrazzi marini; gli orli, essendo generalmente sub verticali o molto acclivi, possono essere soggetti ad arretramento ed essere interessati da crolli. I terrazzi marini formano ampie spianate subpianeggianti che, a seguito delle variazioni del livello marino, connesse alle variazioni climatiche che hanno caratterizzato il Quaternario, attualmente sono sollevate di alcune decine di metri rispetto alla linea di costa attuale. Assumono una particolare importanza in quanto le condizioni morfologiche favorevoli favoriscono gli insediamenti antropici.

Le doline rappresentano una delle forme morfologiche più tipiche del paesaggio carsico e, pertanto, sono molto diffuse in zona. Hanno il caratteristico fondo piatto costituito dalle terre rosse, che rappresentano il residuo insolubile dei carbonati. Questi materiali sono trasportati dalle

25 acque che vi affluiscono dai versanti circostanti e che non hanno la possibilità di effluire per via superficiale in quanto si tratta di bacini endoreici. Spesso sono associati a degli inghiottitoi a volte visibili ed a volte mascherati e ricoperti dagli stessi depositi, o comunque a roccia intensamente fratturata che favorisce l'infiltrazione delle acque che vi affluiscono. La dolina che riveste una particolare peculiarità geomorfologica e paesaggistica è rappresenta da quella della “Piana del Lago”, così chiamata perché nei mesi invernali e in concomitanza di forti piogge diventa un vero lago. L’acqua che si raccoglie defluisce attraverso l’inghiottitoio immettendosi nel bacino sotterraneo che alimenta la sorgente “Marizza” in località Porticello di Acquafredda. La dolina della piana del Lago è la più estese del complesso carsico di Coccovello, il suo asse maggiore, infatti, misura ben 1200 metri, mentre l’asse minore mediamente 300 metri.

Oltre alla già citata Piana del lago, particolarmente interessante è il campo carsico presente sulla sommità di Monte Coccovello (vedi paragrafo relativo ai geositi). Gli inghiottitoi sono cavità ad itinerario verticale che assorbono l'acqua con velocità notevolissima, quando l'apertura non è coperta. Il più noto è l’inghiottitoio della stessa Piana del Lago che alimenta la sorgente “Marizza”, come già detto.

Le grotte presenti nel territorio di Maratea sono numerose e particolarmente suggestive. La descrizione di quelle più significative è contenuta nel paragrafo relativo ai geositi.

Tra le forme di accumulo, sono state individuati le conoidi alluvionali che si

26 riscontrano nella zona di confluenza di corsi d’acqua secondari in corrispondenza delle valli principali. Alcune di modeste dimensioni si riscontrano sul fondovalle dei due principali affluenti del fiume Noce, mentre la più estesa è presenza nella zona di confluenza del torrente Carroso nel

Fiume Noce. Particolarmente significativi ed estesi sono i coni di detrito che si rinvengono alla base dei rilievi carbonatici in corrispondenza della costa.

Le forme di versante dovute alla gravità ed al dilavamento sono estese ed alcune di esse, quelle connesse alle deformazioni profonde quali il Sackung e l’espandimento laterale, rappresentano anche una componente particolare del paesaggio della valle di Maratea ed assumono un’importante rilevanza per la stabilità dei versanti.

Il Sackung è caratterizzato da sprofondamenti di grossi cunei di roccia, contenenti una antica linea di cresta, un relitto di alveo tranciato e dislocato, con caratteristiche trincee, creste e scarpate in contropendenzae con il rigonfiamento della parte media del pendio (Guerricchio & Melidoro, 1979).

Gli espandimenti laterali hanno dato luogo ad enormi blocchi calcarei che sono stati disarticolati e dislocati a seguito dei fenomeni di deformazione che hanno interessato il substrato plastico liguride. La zona interessata dall’espandimento laterale è delimitata sul versante occidentale di Monte

Crivo da una scarpata principale ancora ben evidente. Nelle aree interessate dalle deformazioni gravitative profonde sono stati cartografati i blocchi calcarei e dolomitici dislocati, le scarpata di frane secondarie ed i trench.

27 I fenomeni franosi che interessato i versanti in argilla o in alternanze arenaceo-argillo-marnose sono stati distinti con diverso colore: con il rosso sono stati indicati i fenomeni franosi attuali, attivi o suscettibili di rimobilizzazione a breve termine, mentre in blu sono stati individuati quelli antichi o recenti, attualmente quiescenti stabilizzati. In blu tratteggiato è stata cartografata la paleo-colata lenta che si riscontra nella valle, tra quota

250 m s.l.m circa, immediatamente a valle delle sorgenti S. Basile e

Sorgimpiano, fino in località Fiumicello. E’ stato utilizzata la linea tratteggiata perche non sempre è possibile ricostruire con certezza il limite della paleo-colata in quanto è compresa in un’area caratterizzata da numerosi interventi antropici che hanno modificato o mascherato l’assetto morfologico dei luoghi.

All’interno dei movimenti franosi, sono stati cartografati anche tutti gli elementi morfologici ancora evidenti sul terreno, quali scarpate di rottura principale e di quelle secondarie, i limiti dei corpi di frana ed il senso prevalente del movimento. In base al tipo di movimento prevalente, sono state individuate le frane da crollo, scorrimento e colamento. Sono state pure cartografate le aree dissestate da fenomeni di "creep" e le superfici con forme di dilavamento prevalentemente concentrato. I creep sono dei movimenti lenti che interessano i materiali detritico-colluviali che costituiscono la copertura sul substrato, che non avvengono contemporaneamente e con la stessa velocità e che sono caratterizzati da tipiche ondulazioni della superficie topografica.

28 Gli orli delle scarpate di degradazione delimitano i costoni rocciosi, sono rappresentati da scarpate subverticali costituite da roccia affiorante, spesso soggette a crolli di massi e pietrame. Rappresentano un elemento di discontinuità morfologica e quindi un punto di riferimento geografico all'interno del paesaggio che si osserva.

I canaloni in roccia si riscontrano sui versanti acclivi calcarei e sono caratterizzati nella zona a monte da un'area di alimentazione a ventaglio che confluisce in una incisione a "V" molto marcata ed alla base di solito sono associati ad un cono detritico costituito da brecce calcaree, detriti e blocchi. Volutamente, è stata cartografata la prosecuzione del canalone vero e proprio anche nella zona di valle per evidenziare l’incisione sottesa che a volte è stata mascherata da interventi antropici.

29 7. ASSETTO IDROLOGICO

Le precipitazioni raggiungono valori molto elevati nei confronti di altre aree dell’Italia meridionale, con medie sempre maggiori di 1000 mm/anno e talvolta prossimi ai 2000 (Cotecchia, 1990).

L’elevata piovosità è connessa alla vicinanza dell’area alla costa tirrenica, nonché alla presenza di rilievi, caratterizzati da versanti fortemente acclivi, inducenti condizioni favorevoli alla condensazione ed alla precipitazione delle masse di aria umida provenienti dal mare.

I dati termopluviometrici raccolti si riferiscono alle stazioni Maratea,

Trecchina e Lagonegro e riguardano il periodo di osservazione compreso tra il 1922 e 1987. In questo periodo di osservazione la precipitazione annua media è risultata pari a 1402 mm per la stazione di Maratea e a 2067 mm per quella di Trecchina. La forte differenza tra questi due valori non è tanto dovuta alla quota dei due pluviometri, quanto alla esposizione e alla posizione dei relativi versanti. Infatti, in prossimità di Maratea la costa ha andamento SE-NO; le masse di aria che, provenienti da mare, procedono verso l’interno dell’area in esame seguono grosso modo la direzione SO-

NE.

In questo modo «risalgono» il versante Ovest del Monte Crivo, al piede del quale è posta la stazione di Maratea, e ridiscendono rapidamente lungo il versante Est, dove è posta la stazione di Trecchina, favorendo così abbondanti precipitazioni. Il regime delle precipitazioni è quello tipico marittimo con un solo minimo a luglio e un solo massimo a dicembre.

30 In tabella sono riportate le altezze di precipitazione in mm e le temperature diurne in gradi centigradi (Cotecchia, 1990).

Maratea Trecchina Lagonegro

Mesi Precip. Temp. Precip. Temp. Media Media Precip. Temp. Gennaio 183.7 8.2 299.7 6.0 241.7 7.1 Febbraio 153.5 8.5 256.8 6.0 205.1 7.3 Marzo 127.9 10.3 195.5 8.1 161.7 9.2 Aprile 96.3 12.9 144.8 11.4 120.5 12.1 Maggio 84.6 16.3 108.5 15.6 96.6 16.0 Giugno 38.8 20.4 54.5 19.2 46.6 19.8 Luglio 24.1 22.8 30.1 22.0 27.1 22.4 Agosto 35.4 23.1 47.0 22.0 412 22.5 Settembre 101.2 20.7 117.6 18.2 109.4 19.4 Ottobre 157.3 16.9 194.0 14.5 175.6 15.7 Novembre 188.0 13.3 278.2 10.4 233.1 11.8 Dicembre 211.3 9.9 340.0 6.9 275.6 8.4 Anno 1401.8 15.3 2066.7 13.4 1734.3 14.3

31 8. ASSETTO IDROGRAFICO.

Il Fiume Noce, nel suo tratto finale, prima di sfociare nel Mar Tirreno in corrispondenza della località Castrocucco, delimita la porzione del territorio comunale di Maratea, nella zona sud – orientale. Esso costituisce anche il confine regionale con la Calabria. Gli affluenti principali provenienti dal territorio comunale di Maratea e posti in destra orografica sono rappresentati dal Torrente del Serrieturo e dal Torrente Carroso. Il primo ha origine sul versante meridionale del Monte Maiorino (988 m s.l.m.), contiene all’interno del suo bacino idrografico la località Brefaro e si sviluppa quasi in modo rettilineo in direzione nord – sud. Il Torrente Carroso ha origine sul versante meridionale di Monte Crivo (1.277 m s.l.m.), a monte della frazione

Massa. Possiede un bacino idrografico più esteso del Torrente del

Serrieturo ed affluenti, a loro volta, caratterizzati da un bacino idrografico abbastanza ampio. Tra questi, il Vallone delle Grangie che scorre a valle della località Massa e, verso valle, diventa il Torrente Granzena sono i più importanti.

Il Torrente Fiumicello rappresenta il recapito principale della valle di

Maratea; possiede un vasto bacino imbrifero delimitato dai crinali di Monte

San Biagio – Monte Crivo, nella zona meridionale, e di Monte La Serra dalla parte opposta e da passo Colla nella zona nord – occidentale.

Un altro corso d’acqua, caratterizzato da un‘area di alimentazione abbastanza estesa è rappresentato dal Vallone dei Pozzi, che ha origine presso l’omonima località, alla base del versante meridionale di Monte

32 Coccovello, e sfocia presso Acquafredda (spiaggia della Luppa).

Il territorio comunale, nella zona settentrionale, è delimitato dal Canale di Mezzanotte che rappresenta anche il confine regionale con la Campania.

Le altre incisioni, quasi tutte a carattere temporaneo e classificabili di primo o secondo ordine, hanno origine sui rilievi che delimitano la costa e dopo un percorso breve si riversano direttamente a mare. Tra questi, quelli più significativi sono il Torrente Malcanale ed il Vallone della Montenia che hanno origine nella zona circostante l’hotel “Pianeta Maratea” e sfociano rispettivamente a nord e sud di Punta della Matrella.

Nella carta idrografica, nella carta geomorfologica e nella carta di sintesi sono state evidenziate le incisioni a carattere temporaneo, in quanto a volte gli alvei esistenti sono stati mascherati da interventi antropici o dalla vegetazione. Si sottolinea la loro importanza per quanto attiene la sicurezza del territorio in quanto con i cambiamenti climatici in atto possono rappresentare un elemento di pericolosità anche elevata, se non sono in grado di smaltire completamente le acque e , talvolta, la massa detritica provenienti da monte.

33 9. ASSETTO IDROGEOLOGICO

L’idrogeologia del territorio comunale è fortemente condizionata dal complesso delle vicende tettoniche che hanno interessato le locali formazioni (Polemico – D’Ecclesiis, 1997). In particolare è possibile individuare due idrostrutture principali, rispettivamente a nord ed a sud della

Valle di Maratea.

L’idrostruttura della zona meridionale, viene suddivisa nelle seguenti substrutture: substruttura di Monte Crivo, substruttura di Serra di

Castrocucco, substruttura di Monte Rotonda e substruttura di Monte S.

Angelo.

La substruttura di Monte Crivo è situata nella zona settentrionale ed è separata dalle altre dalla lineazione Maratea – Brefaro - Piano dei Peri.

Questa dislocazione rende praticamente insignificanti gli scambi idrici tra la substruttura di Monte Crivo e le altre della zona meridionale.

La substruttura del Monte Crivo (23 km 2) (Cotecchia & alii, 1990 e 1993), costituita da successioni carbonatiche di piattaforma, pertinenti all’Unità

Bulgheria-Verbicaro, presenta un ben definito limite di permeabilità inferiore, dovuto alla sovrapposizione tettonica dell’unità Bulgheria - Verbicaro.

Il versante Ovest del Monte Crivo, lungo lo sviluppo della Valle del

Fiumicello di Maratea, rappresenta il recapito principale di questa idrostruttura in quanto è sede della maggiore quantità di acque sorgive. Si contano dieci fenomeni sorgivi, rilevanti per quantità e/o per posizione.

34 La quota di queste scaturigini varia da 12 a 470 m s.l.m. Lungo la Valle di Maratea il contatto tettonico tra i litotipi flyschoidi, formanti il substrato impermeabile, e le rocce carbonatiche corre intorno alla quota 250-280 m s.l.m., sepolto sotto una potente coltre detritico - brecciosa e da calcari dislocati tutti da fenomeni gravitativi, anche del tipo deformazioni gravitative profonde di versante. La coltre drena il massiccio carbonatico vero e proprio e fa emergere le acque di falda lungo un ampio fronte lungo la fascia compresa tra la zona S. Maria - San Basile – Sorgimpiano - Ondavo. Gli altri recapiti di questa substruttura sono nelle sorgenti Curzo, Santa Maria,

San Basile, Sorgimpiano, Cavalero, Vallina, Fontanelle.

La substruttura di Serra di Castroccucco (30 km 2) è costituita da rocce carbonatiche dell’Unità Bulgheria-Verbicaro che poggiano tettonicamente sull’Unità Alburno Cervati. A nord-est, i carbonati dell’Unità Verbicaro sono tettonicamente sovrapposti all’Unità Liguride, relativamente impermeabili.

Presenta limiti di permeabilità che permettono travasi sia verso le alluvioni del F. Noce – Piana di Castroccucco, lungo il limite orientale e meridionale

(valle del Fiume Noce), che verso il Mare Tirreno, lungo il limite occidentale, alimentando alcune sorgenti sottomarine ed al piede dei versanti lungo gli arenili.

I recapiti principali sono rappresentati dalle sorgenti Fulco, Tombino e

Fontana delle Canne, situate presso la località Castrocucco. Alcuni travasi, vanno ad alimentare la circolazione idrica sotterranea della substruttura di

M. Rotonda.

35 La substruttura di Monte Rotonda drena la falda di base principalmente in direzione S-SE, con travasi nei depositi alluvionali del Fiume Noce e verso la substruttura di M. S. Angelo. Le falde poste a quote più alte alimentano le sorgenti Tiviglione, Pitarrone, Piede del Noce, Bocca Canina I e II, Brefaro.

Il recapito principale è rappresentato dalla Sorgente Acqua Bianca; ed in parte da luogo a travasi nei depositi alluvionali della valle del Noce.

La substruttura di Monte S. Angelo comprende la porzione orientale del territorio comunale, ad est del Fosso del Serrieturo fino al limite comunale con Trecchina. Drena in direzione S-SE, verso il fondovalle del Fiume Noce.

L’idrostruttura principale della zona situata a nord della valle di Maratea comprende Monte Coccovello, la dolina di Piana del Lago ed i rilievi carbonatici che si estendono tra la costa e lo stesso Monte Coccovello.

Il recapito principale di questa idrostruttura, per quanto attiene al territorio di Maratea, è rappresentato dalla Polla Marizza. Si tratta di una sorgente sottomarina, ubicata a pochi metri dalla costa di Porticello di

Acquafredda - Cersuta e sicuramente collegata con la Grotta del Dragone, ubicata a tergo dell’arenile di Porticello, in quanto, quest’ultima, funziona da troppo pieno attraverso cui emergono copiose le acque che non riescono ad essere espulse dalla Polla Marizza ( Marotta, 1997).

Gli altri recapiti di questa idrostruttura sono rappresentati da altri condotti carsici che si immettono direttamente in mare, come quello presente nei pressi della Grotta del Sogno, ad Acquafredda.

36 L’unico recapito emerso è rappresentato dalla sorgente di Porticello.

Si riporta la tabella relativa al censimento delle sorgenti dei Monti di

Maratea (Cotecchia et al., 1990). Le prime sei sorgenti sono esterne al

territorio di Maratea.

*Fonte: Studio Geologico e Idrogeologico dei Monti di Maratea (Cotecchia et al. 1990).

Quadro riassuntivo delle misure di portata e temperature relative alle sorgenti censite* PORT_MIN PORT_MEDIA PORT_MAX TEMPERATURA n SORGENTE QUOTA l/s l/s l/s °C 1 Calavro 325 1.00 1.00 1.00 12.20 2 Forzone 135 8.10 8.10 8.10 12.00 3 Parrutta e altre 230 10.00 63.00 95.00 12.50 4 Acqua dei Lauri 140 2.70 2.70 2.70 13.00 5 Font. Turchio 550 0.10 0.10 0.10 6 Scuola 475 1.70 1.70 1.70 12.70 7 Curzo 470 0.10 0.10 0.10 14.50 8 Santa Maria 370 4.10 6.70 16.10 12.00 9 San Basile e altre 247 5.30 99.40 205.00 11.50 10 Sorgimpiano 223 16.90 118.20 202.00 11.50 11 Cavalero 180 184.00 184.00 184.00 11.50 12 Vallina 90 38.30 39.90 41.40 12.50 13 Peschiera 94 24.00 24.00 24.00 13.00 14 Fontanelle 350 0.60 0.90 1.20 13.00 15 Ondavo 150 8.70 12.10 15.50 13.00 16 Porto 12 2.40 2.50 2.60 14.50 17 Pitarrone 435 0.20 1.00 1.80 18 Piede di Noce 460 1.00 3.00 4.60 14.60 19 Bocca Canina I 460 0.50 1.70 2.90 14.50 20 Bocca Canina II 445 2.50 2.60 2.70 14.50 21 Brefaro 590 0.80 1.00 1.20 14.50 22 Tiviglione 320 3.50 3.70 3.80 14.60 23 Acquabianca 150 115.70 120.40 125.00 14.00 24 Fulco 16 2.60 2.60 2.60 17.00 25 Tombino 15 3.60 3.80 3.90 13.00 26 Font. Delle Canne 9 3.60 3.80 3.90 15.00 Totale 442.00 708.00 952.90

DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI SORGENTI (Cotecchia, 1990)

La Sorgente S. Maria (Portata media 6,7 l/s) è posta in prossimità della

sponda sinistra del Fiumicello di Maratea. E stata forse la prima sorgente ad

37 essere asservita a un acquedotto; l’opera idraulica di captazione e adduzione all’abitato di Maratea risale agli anni 1930. Nonostante l’attuale buono stato delle suddette opere, la sorgente è oggetto di saltuari intorbidimenti delle acque raccolte nell’opera di presa, in occasione di piene torrentizie di particolare intensità.

La Sorgente San Basile (Portata media 99 l/s) è stata captata a partire dal 1964 dall’E.A.A.P., mediante un breve cunicolo, che ha subito negli anni numerosi dissesti e conseguenti interventi di ripristino.

La Sorgente Sorgimpiano (Portata media 118 l/s), posta nella omonima località, è adiacente all’area sorgiva denominata San Basile. Da sempre i deflussi registrati saltuariamente presso la fontana-lavatoio, che ne utilizza in parte le acque, sono risultati più copiosi di quelli misurati presso la

Sorgente San Basile.

La Sorgente Cavalero (Portata media 184 l/s), è posta nell’omonima località, ricadente nell’area dell’abitato di Maratea.

La Sorgente Vallina (Portata media 40 l/s) e la relativa captazione, sorgono, un po’ isolate rispetto alle precedenti, al centro della valle solcata dal Torrente Fiumicello. Posta in prossimità di un fosso affluente del

Fiumicello di Maratea, è da tempo asservita a un acquedotto con recapito

Acquafredda - Sapri.

La Sorgente Ondavo (Portata media 12l/s), è stata da tempo captata ed asservita alle esigenze delle contrade di Maratea Porto e di Fiumicello di

Maratea. È posizionata immediatamente sotto una rupe, a sua volta

38 sottoposta e vicinissima all’abitato antico di Maratea. Questa circostanza spiegherebbe come in passato, probabilmente in relazione allo stato di degrado della rete di raccolta delle acque reflue urbane, abbia sofferto di fenomeni di inquinamento. In conseguenza di ciò è stata in disuso per lungo tempo.

A Sud del limite meridionale dell’Unità idrogeologica del M. Crivo sono state rinvenute dieci sorgenti o gruppi sorgivi.

Le sei sorgenti n. 17-22, poste alle pendici del M. Crivo in corrispondenza di Piano dell’Orco, sono in particolare accumunate dalla quota elevata (320-590 m s.l.m.) e dalla modestissima portata, generalmente compresa 1 e 3 l/s.

La Sorgente Pitarrone (Portata media 1 l/s), è stata oggetto di saltuarie osservazioni ed è in parte captata da una modesta opera di presa.

La Sorgente Piede di Noce o "mpedi 'i nuci" (Portata media 3 l/s), posta in prossimità della contrada Massa, scaturisce ancora in buona parte naturalmente, lungo una incisione generalmente secca a monte della sorgente stessa.

Le Sorgenti Bocca Canina (portata media 3,5 l/s) sono poste lungo un fosso che scende tumultuoso dalla cima del Monte Crivo verso il Torrente

Carroso, affluente in destra del Fiume Noce.

Anche la Sorgente La Fontana o Sorgente Brefaro (Portata media 1 l/s), posta all’interno della relativa contrada, viene utilizzata come fontana pubblica e lavatoio.

39 La Sorgente Tiviglione (Portata media 3,7 l/s) è ubicata lungo la sponda sinistra del Fosso Carroso, ai piedi del M. Rotonda e a valle delle precedenti cinque sorgenti.

La Sorgente Acquabianca (Portata media 120 l/s) rappresenta il recapito principale dell’idrostruttura di Monte Rotonda. E’ stata captata mediante un’articolata opera idraulica che raccoglie tre punti di scaturigine posti, a quota decrescente, lungo la sponda destra di un’incisione denominata Sorgituro, affluente del Fiume Noce L’attuale opera ha ricalcato la situazione naturale di affioramento, imbrigliando le tre principali vene acquifere.

Le restanti tre sorgenti Fulco (Portata media 2,6 l/s), Tombino (Portata media 3,8 l/s) e Fontana delle Canne (Portata media 32,7 l/s), sono le uniche ubicate sul versante meridionale ad avere una quota decisamente inferiore ai 100 m s.l.m.. Sono tutte poste sulle pendici meridionali della

Serra di Castrocucco, in corrispondenza della località Castrocucco. Esse vengono a giorno a contatto con le alluvioni del Fiume Noce, in prossimità della foce.

Si segnala, in particolare, la sorgente situata in località la Secca che può essere definita sorgente costiera in quanto l'acqua sgorga dalla roccia direttamente a mare.

40 10. EMERGENZE GEOLOGICHE – GEOSITI.

Sono stati individuati e cartografati i siti di particolare interesse geologico, facendo riferimento ai concetti di geosito e sito geomorfologico .

I geositi sono essenzialmente “puntiformi”, se l’area che sottendono viene confrontata con quella che ospita un territorio con aspetti geologici più o meno omogenei; mentre i siti geomorfologici hanno un carattere areale e contengono diversi elementi ed ambiti che hanno una particolare rilevanza geologica e paesaggistica. Nel caso specifico, Monte San Biagio ed il fenomeno gravitativo tipo SacKung costituiscono un sito geomorfologico, come pure l’area comprendente i campi carsici (doline ed inghiottitoi) presenti sulla cima del Monte Coccovello e la zona marina compresa tra la

Secca di Castrocucco e Punta Caino.

Tra i siti e gli elementi di particolare rilevanza geologica sono state individuate le grotte principali, le spiagge, i terrazzi di abrasione marina, la dolina e l’inghiottitoio di Piana del Lago e le sorgenti principali.

Altri elementi puntuali, di particolare rilevanza geologica, sono presenti nel territorio comunale, a cominciare dalle testimonianze deposizionali ed erosionali che evidenziano le variazioni del livello marino. Si segnala la presenza delle colonie fossili di Cladocora caespitosa, nei sedimenti del

Pleistocene Superiore di Acquafredda e di Marina, dove è visibile la forma a

"cespuglio" delle colonie.

Di seguito vengono descritti alcuni siti ed elementi individuati.

41 Per quanto attiene alla descrizione delle grotte, si precisa che essa rappresenta una sintesi dell’esposizione contenuta nella pubblicazione

“Grotte ed aree carsiche della Basilicata” (Marotta, 1977). Accanto al nome della grotta è riportata la numerazione ufficiale del catasto delle grotte e delle aree carsiche della Basilicata.

La descrizione delle sorgenti è contenuta nel paragrafo relativo all’idrogeologia (Pag. 36).

Piano carsico di M.te Coccovello.

Si individua nell’ampia zona sommitale del rilievo più imponente dei monti che delimitano il territorio comunale di Maratea, il Monte Coccovello, che con la sua litologia esclusivamente calcarea e la caratteristica struttura rappresentata da una monoclinale moderatamente inclinata e degradante verso la Valle di San Costantino di Rivello, a Nord-Nord-Ovest e verso il

Fiume Noce ad Est, ha consentito l’impostazione di un campo carsico di particolare omogeneità morfologica e considerevole estensione, la cui porzione più sommitale è inclusa nel territorio di Maratea.

Area compresa tra la Secca di Castrocucco-Castello-Punta Caino:

Si tratta di un’ampia fascia costiera, attualmente “parco naturale” dotata di particolari peculiarità paesaggistiche e attrattive in riferimento alla configurazione geomorfologica dell’area e del relativo uso antropico del versante e della geometria costiera.

Il riparo alle imbarcazioni che servivano il Castello medioevale, i cui ruderi oggi si rilevano immediatamente a monte della SS 18, non era

42 garantito dall’arenile di Castrocucco. La zona più riparata è rappresentata appunto dalla Secca e dalla spiaggetta di Punta Caino, dove la configurazione della costa e la depressione presente a monte della linea di battigia dei flutti, consentiva un riparo alle imbarcazioni e l’immediato, facile, punto di ricovero nelle strutture abitative presenti.

La fonte sorgiva, presente nella caletta, costituisce l’elemento idrogeologico locale, caratteristico e fondamentale da salvaguardare e da valorizzare, insieme con l’insenatura in cui sgorga e con la retrostante area pianeggiante incontaminata.

Questo sito geomorfologico contiene, inoltre, diversi elementi geomorfologici di particolare rilevanza, quali i terrazzi di abrasione marina, in prossimità della linea di battigia e di poco sollevati rispetto all'attuale livello del mare che hanno abraso il substrato roccioso, che si alternano ad arenili sabbiosi, e terrazzi marini posti a quote diverse. In particolare, è presente un esteso terrazzo in prossimità della linea costa, a quota compresa tra 5 e 20 m s.l.m., ed altri situati tra le quote di45 - 50 m e di 60 m s.l.m.

Sullo spuntone roccioso di Punta Caino, importante punto di osservazione sul golfo di Maratea, è presente un’antica torre di guardia raggiungibile dalla spiaggetta, con un ripido sentiero poco praticabile.

Terrazzi di abrasione marina.

Si rilevano in frequenti ubicazioni a partire dalla costa di Sapri -

Acquafredda fino a Marina di Maratea -Castrocucco; si tratta di aree

43 sollevate rispetto alla quota del livello medio -mare odierno e presentano moderata estensione. Attualmente, quelli posti a circa +1, +2 m sono utilizzati quali solari e punti di discesa preferenziale per il mare.

SacKung di Maratea – Monte San Biagio - Grotta di Sant’Angiolo (San

Michele).

Questo sito geomorfologico comprende la vetta di Monte San Biagio, che include il belvedere della statua del Redentore e rappresenta il punto più panoramico di Maratea e dell’intero golfo di Policastro, la Grotta di

Sant’Angiolo, detta anche di San Michele ed adibita a culto, ed il versante interessato dal fenomeno franoso profondo tipo “SacKung”. La grotta di

Sant’Angiolo B19 ha dimensioni ridotte, circa 23 metri, ed al suo interno conserva un affresco risalente all’arte bizantina. L’affresco di forma quadrata misura 150 cm di lato e raffigura San Michele Arcangelo con al suo fianco Gesù Crocefisso, la Madonna e San Giovanni. Poco distante dall’affresco, i resti di un antico altare; sul lato opposto, le pareti annerite dal fuoco che, probabilmente, veniva acceso per ripararsi dal freddo. In prossimità di questo è ricavato un piccolo giaciglio dove dormire. Questi elementi avvalorano la tesi che vuole la grotta abitata da un eremita, un monaco basiliano. Il Sackung è caratterizzato da sprofondamenti di grossi cunei di roccia, contenenti una antica linea di cresta, un relitto di alveo tranciato e dislocato, con caratteristiche trincee, creste e scarpate in contropendenza con il rigonfiamento della parte media del pendio

(Guerricchio & Melidoro,1979).

44 Grotta di Marina di Maratea- B 001.

Detta anche Grotta delle Meraviglie, rappresenta l’unico esempio di speleologia turistica della Regione Basilicata. Fu scoperta nel 1929 durante i lavori per la costruzione della Strada Statale Tirrenica n° 19 asportando un grosso blocco di roccia che nascondeva una cavità fortemente concrezionata. Immediatamente segnalata fu subito rilevata e accatastata ad opera di specialisti dell’Istituto Italiano di speleologia di Postumia. La sua genesi è certamente di origine carsica, ovvero dei fenomeni erosivi chimici e fisici che portano alla disgregazione delle rocce carbonatiche, quali dolomie e calcari e quindi alla formazione di ambienti ipogei. La grotta, che si estende per circa 100 metri, è ricca di concrezioni filiformi e di electiti, ovvero di formazioni calcaree che crescono in ogni direzione senza essere interessate dalla gravità della terra. Di notevoli dimensioni le colonne e le stalattiti situate all’ingresso della grotta e nella sala principale, ad alcune di queste sono stati attribuiti vari nomi, tra cui il presepe, le canne d’organo..

Grotta di Torre Caina – B 003.

La grotta è stata generata da un’azione carsica iniziale e, successivamente a questa, dall’intervento diretto della “forza” del mare e dai suoi fenomeni.

La grotta porta il nome della località in cui si trova, appunto la Torre Caina, a poca distanza dalla frazione di a Marina di Maratea. Le dimensioni della grotta sono limitate:pochi metri e in gran parte invase dall’acqua del mare.

La grotta misura appena 26 metri e gli ambienti interni non sono ampi. E’ di notevole interesse e spettacolarità per i colori che assume l’acqua se

45 illuminata dalla luce solare:blu nelle ore mattutine, verde nelle ore pomeridiane. Tale fenomeno si verifica perché in ore differenti della giornata, la colorazione dell’acqua varia con il variare dell’inclinazione dell’illuminazione solare.

Grotta di Punta Judia- B 004.

La grotta prende il nome dalla località in cui è ubicata, Punta Judia appunto, luogo di particolare valenza ambientale per la presenza di una ricca vegetazione tipica dell’area mediterranea. Conosciuta sin dall’antichità è stata inserita nel Catasto Speleologico della Regione Basilicata da oltre 40 anni. La grotta, in gran parte immersa nelle acque, ha avuto origine dall’evolversi dei fenomeni carsici che hanno interessato l’area in questione, costituita prevalentemente da rocce carbonatiche. Solo in seguito, grazie all’attività delle onde che ne hanno modellato le pareti, la cavità si è allargata creando così l’ambiente sotterraneo di estrema bellezza che oggi

è possibile apprezzare. In essa trovano riparo numerosi pesci, tra cui polipi, cernie ed alcune murene.

Grotta di Santa Gabella- B 005.

La grotta di Santa Gabella, tra le più spettacolari dal punto di vista geomorfologico, si inoltra nella roccia per una profondità di circa 25 metri, ciò che la caratterizza è il terrazzamento originato dall’acqua marina nel corso dei secoli. Dai segni lasciati sulle pareti, infatti, gli speleologi con l’ausilio dei geomorfologi sono risaliti agli innalzamenti e abbassamenti subiti dal livello marino e dalla costa nel corso dei millenni. Sulle pareti della

46 cavità sono ben visibili le alternanze degli strati rocciosi con le erosioni praticate dai molluschi marini, che nel periodo in cui i ghiacciai si sono ridotti hanno attaccato la roccia lasciando piccoli fori che oggi testimoniano la loro presenza fin dal periodo interglaciale. È stata inserita nel Catasto

Speleologico della Regione nel 1953.

Grotta azzurra di Monacelle- B 008.

Ubicata nei pressi del porto di Maratea la grotta Azzurra di Monacelle ha un’ampiezza di circa 30 metri. Per le caratteristiche delle pareti che riflettono la luce, la cavità assume colori con diverse tonalità che vanno dal verde acqua all’azzurro del cielo, è meta di visite turistiche in barca.

Il Guttro (Lo Spruzzo) - B 009.

Situata a sud del porto di Maratea è tra le grotte più affascinanti della costa di Maratea. Vi si accede solo via mare e il suo ingresso è per gran parte sommerso dell’acqua, si estende per circa 20 metri e alla fine della cavità vi

è un ampia sala che funge da serbatoio. La peculiarità di questa grotta è il cunicolo verticale lungo circa 2 metri situato nella sala terminale dal quale durante le mareggiate le acque vengono spinte verso l’alto fuoriuscendo all’esterno per un altezza che raggiunge i 20 metri. La particolarità di questo fenomeno ha dato il nome alla grotta Guttro che in marateoto significa spruzzo.

Grotta della Scala- B 016.

E' situata in località Acquafredda, nei pressi dell'omonima spiaggia, situata a valle della stazione ferroviaria. Inserita nel catasto della Regione nel 1979,

47 presenta uno sviluppo orizzontale di circa 27 metri. La peculiarità della grotta della Scala è il suo ingresso ove sono presenti grosse stalattiti che pendono dalla volta della cavità. In fondo alla grotta è situato un piccolo cunicolo che lascia pressupporre la continuazione della stessa, anche se nessun flusso d’aria proviene dall’interno.

Grotte Preistoriche di Fiumicello di Maratea- B 010-011-012-013.

Gli uomini preistorici hanno lasciato numerose tracce della loro esistenza in molte grotte della Regione, tra cui quelle di Maratea in località Fiumicello.

Si tratta di cavità naturali esplorate per la prima volta agli inizi degli anni ’50 situate a quote comprese tra lo zero e i 3.5 metri sul livello del mare. Nella cavità “Antro di Fiumicello” sono stati rinvenuti vari livelli di depositi preistorici ed in questi numerosi manufatti litici in quarzite. Per la posizione geografica, particolarmente favorevole, e per l’abbondante fauna presente in antichità, sono state utilizzate per abitazione e non come luoghi di culto.

Nella grotta Occidentale di Fiumicello sono stati rinvenuti numerosi reperti che testimoniano quanto affermato, tra cui un anello in bronzo, un frammento di falangi umana, cocci vari di ceramica a grana grossolana, tutti reperti appartenenti all’età del bronzo. Inoltre, sia nella grotta Antro di

Fiumicello, sia in quella Occidentale numerosi i resti di carbone a testimonianza dell’utilizzo del fuoco.

Grotta di Cersuta- B 015.

Situata a pochi passi dalla spiaggia di Cersuta, la cavità è conosciuta da molto tempo perché utilizzata dai pescatori del luogo sia per conservare al

48 fresco le vivande, sia per attingere l’acqua da una piccola sorgente presente nella grotta, che in seguito al terremoto del 1982 che ha avuto come epicentro il golfo di Policastro, si è prosciugata del tutto. La grotta di origine carsica è situata ad una quota di 6 metri sul livello del mare e si sviluppa per una lunghezza di circa 84 metri ed un’altezza di 3 metri. La caratteristiche di questa cavità è dovuta sia alla presenza di vasche poste alla fine della grotta, sia ad una colonna calcitica bianca posta nella parte terminale del corridoio principale. All’interno della grotta per lo spessore ridotto della roccia sovrastante, pendono numerose radici delle piante vegetanti in superficie.

Grotta del Dragone- B 030.

Situata a circa 8 metri sul livello del mare a poca distanza dalla località

Acquafredda, la grotta del Dragone deve il suo nome all’imponente coltre stalagmitica somigliante un grosso drago situata alla prima strettoia. Molto frequentemente la grotta viene inondata dall’acqua perché il condotto sotterraneo che alimenta presumibilmente la sorgente Marizza non riesce a smaltire l’acqua provocando l’allagamento della galleria. La prima parte della cavità, anche se non presenta molti concrezionamenti, è caratterizzata da numerosi pozzetti (marmitte) profondi da 1 a 3 metri e con un diametro che varia da 2 a 4 metri. Questa prima parte termina con la strettoia dove è ubicata la coltre stalagmitica che ostacola il cammino a chi vuole addentrarsi nelle viscere del Monte Coccovello. Superato il Dragone vi sono una serie di cunicoli caratterizzati dalla presenza di piccoli laghi dopodichè

49 la morfologia della grotta cambia, le gallerie si fanno più ampie e le sale imponenti contengono consistenti stalattiti che conferiscono alla galleria un aspetto incantevole.

Grotta delle Colonne - Grotta di Zu Monacu B 031.

Situata in località Torre dei Crivi, si sviluppa per circa 40 metri. La particolarità della grotta è dovuta al suo ingresso dove sono visibili i segni lasciati da due fasi erosive che si sono succedute. Durante la prima fase, la cavità si è formata ed evoluta; in seguito è avvenuto il fenomeno di deposizione chimica. Nella seconda fase, l’erosione ha iniziato ad incidere nuovamente il fondo della cavità mentre all’ingresso permanevano le colonne dalle quali è stato preso spunto per dare il nome alla grotta.

Successivamente è iniziato il fenomeno deposizionale. La grotta è ben concrezionata, segno che la seconda fase è terminata da tempo.

Nella parte terminale della grotta vi è un cunicolo molto stretto di circa 2 metri inaccessibile all’uomo.

Grotta dell’Arma 1- B 033.

Situata nei pressi della spiaggia di Acquafredda ha la forma di un ferro di cavallo ed è ubicata a pochi metri dal mare sicchè, quando la mareggiata aumenta, le onde invadono la cavità. Si sviluppa per una lunghezza di circa

65 metri ed ha subito vari processi evolutivi causati sia dall’erosione marina, sia dai fenomeni del carsismo. La grotta è situata su due faglie che ne intersecano una terza posta alla loro base. L’ingresso è posto sulla prima faglia, mentre la parte più interessante della cavità si trova sulla terza faglia,

50 anche se più piccola rispetto le altre due. All’interno del cunicolo centrale numerose concrezioni che abbelliscono l’ambiente sotteraneo con stalattiti, coltri stalagmitiche, microvasche e pozzetti calciti.

Grotta dell’Arma 2- B 034

Posta a poca distanza dalla Grotta dell’Arma 1, si trova Grotta dell’Arma 2-

B 034 che ha un’estensione di circa 36 metri ed un dislivello positivo di circa 2. La parte iniziale della cavità si è generata a causa dell’azione del mare, mentre il cunicolo che segue è opera dell’erosione carsica. È stata inserita nel catasto della Regione nel 1981. Situata a pochi metri dalle due cavità appena richiamate è presente il Grottone dell’Arma- B 035. Gli sono stati attribuiti due nomi: il primo grotta nord Apprezzami l’Asino; il secondo

Grottone dell’Arma. La cavità, formata da un'unica sala leggermente concrezionata sulla volta, si estende per circa 20 metri, mentre nel punto più alto ne misura circa 18 metri.

Grotta Apprezami l'asino - B 058

In prossimità della Torre Apprezzami l'Asino vi sono numerose cavità tutte di genesi marina e successiva evoluzione carsica. Si racconta che il nome del luogo derivi da una usanza in essere tra la gente del luogo. Lungo la scarpata che costeggia il mare esisteva una mulattiera così stretta che consentiva il passaggio di un solo asino. Quando si incontravano due asini, visto l'esiguo spazio per il passaggio, uno dei due doveva essere sacrificato spingendolo nel vicino burrone a picco sul mare: naturalmente veniva sacri- ficato l’animale che nellapprezzamento risultava di minor valore. La grotta è

51 di discrete dimensioni: è costituita da una ampia sala a cui si accede da tre ingressi. La sua genesi è sicuramente marina. AI suo interno sono ancora ben visibili i fori lasciati dai litodomi. Attualmente la grotta è posizionata a 3 m sul livello del mare ad a circa 2 metri dall'acqua. All'interno della sala principale sono eccezionalmente belle le microvaschette formatesi per percolazione dell'acqua sulla coltre stalagmitica posta proprio di fronte all'ingresso principale. Numerosi blocchi di roccia sul pavimento della grotta testimoniano i crolli che si sono verificati successivamente alla formazione della sala, probabilmente dopo \"emersione della grotta dal mare. Poche sono le concrezioni oltre alle microvaschette sopra descritte. Lo scarso spessore di roccia presente sopra la cavità non consente la creazione di concrezionamenti di buone dimensioni, ma solo piccole formazioni stalat- titiche e qualche cresta di percolazione lungo le pareti. La zona è accessibile dal mare; dalla barca è ben visibile la grotta. L'esplorazione può essere effettuata anche con una attrezzatura minima: sono raccomandate scarpe e casco. Una discreta luce è diffusa all'interno attraverso i tre ingressi, ma una fonte di luce personale può essere di aiuto.

Grotta delle Marmitte e dei Ciottoli- B 043.

Posta ad una distanza di circa 300 metri dalle cavità preistoriche più famose di Fiumicello di Maratea si sviluppa per circa 16 metri. La grotta delle

Marmitte e dei Ciottoli si caratterizza per le concrezioni presenti in essa e per le microvasche che arricchiscono la pavimentazione. Deve il suo nome al fenomeno che caratterizza le cavità interessate da vortici creati da fiumi

52 sotterranei che formano le marmitte e conferiscono alle pietre una forma rotondeggiante, anche se le marmitte di questa cavità si sono formate per effetto delle onde marine.

Grotta Malcanale - Grotta San Giorgio B 046

La grotta di Malcanale si apre a poche decine di metri dalla spiaggia di

Malcanale di fronte all'isolotto di Santo Janni. La cavità è invasa, per quasi tutta la sua estensione, dall'acqua marina, che ancora, grazie al moto ondoso, continua ad incidere la roccia. Lo sviluppo della cavità marina raggiunge 45 metri. Si è impostata su una faglia ortogonale alla linea di costa, mentre due piccoli cunicoli laterali si sono formati per l'erosione di due piccole faglie poste obliquamente all'asse principale della grotta.

Solo gli ultimi metri della grotta emergono dall'acqua per cui la visita alla cavità, se non si è dei provetti nuotatori e non si ha paura dell'acqua "buia", va effettuata in barca. L'assenza di concrezioni è giustificata dalla totale invasione dell'acqua marina: quando il mare è molto agitato l'acqua marina va a lambire anche la volta erodendo gli eventuali concrezionamenti stalattitici di appena qualche millimetro.

Grotta Sciabella- B 047.

La caratteristica di questa grotta è la sua forma derivante dalla genesi marina e carsica. Impostata su due faglie, nel corso dei millenni l’azione del mare ha inciso notevolmente sulla sua forma allargando le fessure iniziali e la sala principale. I ripetuti crolli della volta della sala principale le hanno conferito una forma particolarmente affascinante, inoltre, hanno consentito

53 il collegamento con l’esterno grazie ad un foro generatosi per effetto di tali cedimenti. La grotta ha uno sviluppo planimetrico di circa 96 metri mentre il pozzo (grava), originatosi dai crolli, ne misura verticalmente circa 14. In alcuni cunicoli è stata notata la presenza di polipi, cernie e alcune murene.

Grotta V Punta Matrella- B 049.

Anche in questo caso l’azione del mare e i fenomeni carsici sono i principali elementi che hanno determinato la forma della cavità. Si sviluppa per circa

24 metri e termina in un ampia sala che comunica con l’esterno grazie ad un cunicolo verticale di circa 9 metri. La morfologia della cavità è simile a quella della grotta Sciabella dalla quale dista pochi metri. La fauna presente nella galleria principale è la medesima di quella di grotta Sciabella.

Grotta di Punta Matrella- B 050 .

Situata nella omonima località raggiunge una lunghezza di circa 55 metri.

La grotta di Punta Matrella sta ancora evolvendosi sotto l’azione delle onde marine e dei fenomeni carsici. Impostata su una faglia con asse principale ortogonale alla costa ha subito dei crolli che hanno dato origine ad una sala più ampia della galleria principale. Questo fenomeno è riscontrabile in tutte le cavità impostate su faglie ortogonali alla costa che per effetto della riduzione dell’azione marina formano delle sale con le volte che crollano col passare del tempo. All’interno della cavità, immerse nell’ acqua, trovano riparo una colonia di molluschi, polipi, cernie e alcune murene. All’imbocco della grotta, invece, è stata notata la presenza di numerose cicale di mare e una colonia di ricci.

54 Grotta di Timpa Tenaglia- B 054.

Situata nell’omonima località è una cavità di piccole dimensioni, appena 12 metri. La sua evoluzione deriva sia dalla genesi marina, sia da quella carsica. La caratteristica di questa grotta è rappresentata dalle grosse stalattiti presenti sul bordo superiore dell’ingresso che formano un ambiente ipogeo molto suggestivo.

Grotta del Sifone- B 055.

Anche questa cavità è situata in località Timpa Tenaglia, a poca distanza da quella appena descritta. Il suo ingresso è a livello del mare, a circa 6 metri dall’ingresso emerge uno spuntone di roccia, e dopo tale sbarramento l’acqua sommerge completamente un cunicolo, detto il Sifone, che dà il nome alla grotta. L’evoluzione della cavità è quasi certamente di natura marina e al suo interno non presenta concrezioni. Parallelamente al cunicolo principale ne parte un altro, completamente sommerso, di piccole dimensioni tali da non consentire il passaggio.

Inghiottitoio della Piana del Lago- B 103.

La dolina della Piana del Lago è così chiamata perché nei mesi invernali e in concomitanza di forti piogge diventa un vero lago. L’acqua che si raccoglie defluisce attraverso l’inghiottitoio immettendosi nel bacino sotterraneo che alimenta la sorgente Marizza in località Acquafredda. La dolina della piana del Lago è la più estesa del complesso carsico di

Coccovello, il suo asse maggiore, infatti, misura ben 1200 metri, mentre l’asse minore mediamente 300 metri.

55 11. GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELLE AREE MAGGIORMANTE INTERESSATE DAL PIANO STRUTTURALE.

Si descrivono di seguito le caratteristiche geomorfologiche delle aree maggiormente interessate dallo strumento urbanistico.

Maratea centro.

Il centro abitato di Maratea è situato sulle falde settentrionali del Monte

San Biagio, un massiccio di rocce carbonatiche di età compresa tra il Lias ed il Cretaceo. Si tratta di calcari, calcari dolomitici e dolomie, fratturati ed interessati da fenomeni di dissoluzione carsica. Tale massiccio presenta importanti discontinuità del tipo fratture con o senza debole rigetto, alcune delle quali rappresentate da fenomeni gravitativi del tipo frana, e da faglie propriamente dette.

L’area analizzata, è caratterizzata da un sovrascorrimento tettonico delle dolomie straterellate o massive grigio-scure di età liassico-triassica sui calcari del cretaceo. In contatto con le suddette formazioni carbonatiche si rinviene un flysch argilloso-marnoso di colore grigio-plumbeo, a luoghi debolmente metamorfico, tettonizzato e spesso caotico riconducibile alla

Formazione delle Crete Nere delle Unità Liguride.

I rapporti di tale flysch con la successione carbonatica sono di natura tettonica: il complesso tettonico al quale appartiene si è sovrapposto a quello carbonatico e, successivamente, entrambi sono stati interessati da faglie.

Infine, esiste una copertura detritica costituita dai detriti di falda

56 propriamente detti e da grossi blocchi rotolati dai massicci carbonatici per effetto dei fenomeni di deformazione gravitativa profonda. Tali detriti ricoprono il flysch e formano accumuli addossati ai pendii dei massicci; essi si presentano sottoforma di breccia, a volte fortemente cementata, la cui matrice localmente è calcareo-argillosa ma può presentare livelli lenticolari di depositi residuali di terra rossa.

E’ importante osservare che spesso la matrice degli elementi è stata asportata per fenomeni di dissoluzione o per dilavamento dovuti alla circolazione delle acque sotterranee, sicché il detrito si presenta scheletrico e talora fortemente vacuolare.

Tra i fenomeni di instabilità che interessano l’abitato di Maratea alcuni sono localizzati altri, invece, sono molto più vasti e profondi, tanto da confondersi con processi di neotettonica e spesso i primi possono essere effetti dei secondi.

I dissesti che si verificano sui manufatti insistenti sulla copertura detritica, sono prodotti dal cedimento o dalla subsidenza; quest’ultima ha luogo per la presenza di vuoti prodotti dal dilavamento della matrice fine tra lo scheletro lapideo o per la dissoluzione carsica nei detriti calcarei.

Naturalmente, i grossi blocchi calcarei rotolati nel detrito più fine sono anch’essi instabili, per cui i manufatti poggianti su di essi subiscono dissesti.

Dove il detrito non ha uno spessore notevole, può verificarsi un affondamento o la penetrazione dei blocchi o degli elementi calcarei rigidi nel sottostante flysch argilloso plastico.

57 Si rilevano poi anche fenomeni di scoscendimento e scivolamento del flysch, individuati anche quali rimobilizzazioni parziali di corpi di antiche frane.

Si può affermare, inoltre, che i dissesti nel flysch al margine esterno dei detriti, siano innescati da possibili fenomeni di “schiacciamento” dovuti al sovraccarico indotto dall’accumulo dei detriti stessi.

La zona, con gli edifici fortemente dissestati, si sviluppa prevalentemente alla base del massiccio carbonatico, secondo una fascia che circonda a monte l’abitato. Inoltre, i fenomeni di crollo e rotolio di massi che hanno avuto luogo sporadicamente sul sovrastante pendio di Monte

San Biagio, sono eventi, oggi, limitati e soltanto in parte si possono ritenere come fatti localizzati ed a se stanti; in effetti, essi rappresentano ancora i segni degli antichi movimenti delle grandi masse carbonatiche. Infatti, sul pendio si rilevano chiari segni d’instabilità, rappresentati da numerose lunghe e profonde fessure beanti; una di esse, tra le tante, ha una forma arcuata e rappresenta una fessura perimetrale di una paleo-frana; un’altra ancora, passa sul crinale del Santuario e delimita una enorme massa rocciosa, comprendente la precedente.

I dissesti e le condizioni geologico-stratigrafiche del territorio non sono uniformi, per cui spesso si affiancano, pur in un quadro di generale precarietà, edifici perfettamente integri a situazioni caratterizzate da lesioni più o meno vistose, attive e in qualche caso associate a torsioni ed inclinazioni delle strutture stesse. Tali eventi si manifestano ancora oggi

58 preferenzialmente lungo alcune fasce che si riattivano periodicamente mostrando lesioni che dal terreno proseguono sugli edifici.

La valle di Maratea.

La valle di Maratea è morfologicamente ben individuabile in quanto si estende dalla “sella morfologica “ di Passo Colla, che delimita il bacino idrografico del Torrente Prodino, ubicato a NE nel territorio comunale di

Trecchina ed affluente del Fiume Noce, fino al mare in corrispondenza della località Fiumicello. Essa è delimitata lateralmente dai versanti molto acclivi di Monte Crivo nella zona orientale e di Monte Serra, dalla parte opposta,.

L'assetto strutturale della Valle di Maratea è caratterizzato da una depressione tettonica compresa tra i massicci della serie carbonatica mesozoica del Monte Crivo (1277 m) ad E-SE e del Monte La Serra (1083 m) ad O - NO (Toccaceli, 1992), riempita a partire dal Plio - Pleistocene da consistenti depositi continentali (D'Argenio et al., 1973). Questi ultimi possono essere sinteticamente distinti in due principali raggruppamenti ascrivibili a due distinti stadi deposizionali, ai quali sono intercalati: uno stadio erosivo connesso con un abbassamento del livello marino di base

(Pleistocene sup.- Wurm), ed uno stadio di forte instabilità franosa

(Pleistocene sup.- NeoTirreniano), marcati anche dalla deposizione di due livelli cineritici e di orizzonti lacustri che riempiono le nicchie di frana nelle brecce diagenizzate (Amelio, Le Pera & Rizzo; 1997). Questi eventi hanno innescato una serie di fenomenologie gravitative: quelli più intensi sono attribuibili a deformazioni gravitative profonde tipo sackung (Guerriccho et.

59 al. 1981, 1987), che interessa il versante a monte del centro abitato, e lenti fenomeni di espandimento laterale presenti a nord dell’abitato, alla base di

Monte Crivo (D’Ecclesiis et. al., 1993). Il Sackung è caratterizzato da sprofondamenti di grossi cunei di roccia, contenenti una antica linea di cresta, un relitto di alveo tranciato e dislocato, con caratteristiche trincee, creste e scarpate in contropendenza e con il rigonfiamento della parte media del pendio (Guerricchio & Melidoro, 1979). Gli espandimenti laterali hanno dato luogo ad enormi blocchi calcarei che sono stati disarticolati e dislocati a seguito dei fenomeni di deformazione che hanno interessato il substrato plastico liguride. Rispetto a tale interpetrazione dell’evoluzione geomorfologica della valle, per quanto attiene i morfoblocchi presenti lungo l’asse mediano della Valle, va anche detto che alcuni Autori, a cominciare dall’ammasso calcareo di Capo la Timpa, ipotizzano che tali blocchi siano

“imballati” come olistoliti, e quindi facenti parte del complesso flyschoide, che di conseguenza sarebbe di natura di “wild flysch”, come facevano apparire i rilevatori della Carta Geologica d’Italia, assegnando alla formazione la denominazione di “Formazione Indifferenziata”.

Nella valle si riscontra anche una estesa e potente copertura detritica costituita dai detriti di falda e da grossi blocchi provenienti dai versanti carbonatici che bordano la valle. Questi materiali possono essere sciolti e/o cementati e poggiano sui terreni prevalentemente argillosi della Formazione delle Crete Nere. La matrice generalmente è calcareo - argillosa ma può essere anche terrosa e molto spesso è stata asportata per fenomeni di

60 dissoluzione o per dilavamento.

Altri tipi di fenomeni franosi, essenzialmente scorrimenti rotazionali e traslativi e colate lente si riscontrano nella valle. Tra questi assume particolare rilevanza un’estesa paleo colata che dalla quota 250 m s.l.m circa, immediatamente a valle delle sorgenti S.Basile e Sorgimpiano, si estende fin quasi al mare (Cotecchia et alii., 1990).

Da quanto fin qui espresso emerge chiaramente che la Valle, per il particolare assetto strutturale ed evoluzione geomorfologica, si differenzia notevolmente dal resto del territorio comunale e regionale, come si può acquisire dalle numerose pubblicazioni scientifiche che, sinteticamente, sono già state descritte nei paragrafi precedenti.

Lo scopo di questa precisazione è anche quello di far emergere le diverse problematiche esistenti all’interno di un territorio che, come specificato in precedenza, presenta aspetti assai diversi e del tutto particolari ed, inoltre, di evitare generalizzati appiattimenti che, pur in presenza di situazioni non facili, finirebbero per allontanare un approccio mirato alla risoluzione delle questioni.

In particolare, in questa fase di pianificazione urbanistica del Comune di

Maratea, sono state individuate diverse macroaree che in base ai dati acquisiti, e derivanti dal rilevamento geomorfologico di superficie, dalla bibliografia esistente e dal Piano Stralcio dell’’Autorità Interregionale di

Basilicata, presentano caratteristiche più favorevoli rispetto alle aree circostanti. Tra queste, si ritiene, anche sulla base dei dati di numerosi studi

61 reperibili in bibliografia, che la zona del Campo, nel particolare contesto geomorfologico della Valle di Maratea, rappresenti la direttrice preferenziale per uno sviluppo edilizio di Maratea centro, con la consapevolezza che per la sua futura utilizzazione, comunque, esistono delle limitazioni e delle differenziazioni al suo interno, come riportato nei paragrafi successivi.

Naturalmente, nelle altre fasi della pianificazione, con ulteriori dati derivanti da rilevamenti a scala di maggior dettaglio e da analisi quali- quantitave, queste valutazioni, potranno essere meglio precisate.

Frazione Massa

I terreni affioranti sono costituiti dal flysch argillitico – marnoso e da detriti sciolti e/o cementati che poggiano sui terreni argillosi. L’assetto strutturale dell’area è condizionato dal sovrascorrimento e dalla faglia diretta del Vallone Grangie che mette a contatto laterale i calcari con i terreni fliscioidi. La morfologia è caratterizzata da aree sommitali poco acclivi delimitate da versanti ad acclività variabile e comunque crescente in direzione del corso d’acqua di base.

Un vasto movimento franoso, situato nella meridionale dell’abitato, si estende dalla quota di circa 400 m s.l.m. fino al vallone delle Grangie, ed interessa sia le brecce cementate che i terreni flyscioidi. Altri fenomeni franosi di tipo profondo sono situati in sinistra orografica del Vallone

Grangie e sono dovuti anche allo scalzamento al piede del versante operato dalle acque del corso d’acqua. Sono presenti, infine, soprattutto in corrispondenza di alcune concavità morfologiche, alcuni dissesti di tipo

62 superficiale generalmente dovuti alla mancanza di una razionale regimazione delle acque superficiali.

Frazione Brefaro

L’assetto geologico e litostratigrafico è simile a quello della località

Massa. La morfologia è caratterizzata dalla presenza di dorsali strette ed allungate generalmente stabili e da vallecole caratterizzate da una circolazione idrica superficiale che condiziona la stabilità dei versanti.

Nella parte settentrionale dell’abitato, è presente un’importante dislocazione tettonica che ha ribassato la zona a morfologia più dolce rispetto ai rilievi calcarei fortemente acclivi che sovrastano l’abitato stesso.

Sono presenti diversi movimenti franosi, essenzialmente scorrimenti e colamenti ed interessano sia i terreni fliscioidi che i materiali di copertura.

Tra questi è compreso il fenomeno franoso che interessa la piazza principale della frazione, oggetto di diversi interventi di consolidamento.

Frazione Acquafredda.

La quasi totalità della località è caratterizzata da una morfologia favorevole, con pendenze che non superano il 15%. La parte a quota più elevata dell’abitato è situata su terreni a comportamento prevalentemente lapideo e la parte restante sulla superficie subpianeggiante di un terrazzo morfologico costituito da una puddinga poligenica. Le porzioni più acclivi si rinvengono nella zona bordiera ed in corrispondenza del Vallone Chiesa che ha eroso la superficie terrazzata.

63 Gli altri terreni affioranti sono rappresentati da brecce calcaree fortemente cementate ed anche localmente vacuolari, formati da elementi calcarei generalmente a spigoli vivi, eterometrici, spesso cementati da placche di calcite ovvero da sabbie calcaree e sono datati al Pleistocene superiore. E’ presente una coltre eluvio - colluviale rappresentata da elementi a granulometria fine e terre rosse con frammenti lapidei eterometrici.

Se si esclude la scarpata che delimita la superficie terrazzata e l’incisione del Vallone Chiesa, non sono presenti situazioni particolari che minacciano la stabilità dell’area.

Frazione Cersuta

La località Cersuta si sviluppa su depositi prevalentemente detritici e brecce cementate di versante, ed è delimitato nella zona di monte da un ampio e svasato anfiteatro carbonatico soggetto occasionalmente a distacco di elementi lapidei.

I piccoli arenili ubicati al piede del paesino sono soggetti a progressivo arretramento.

Frazione Marina

I terreni affioranti sono costituiti da detriti di falda, rappresentati da clasti e blocchi calcareo-dolomitici anche di alcuni m 3, in matrice terrosa, e sono caratterizzati da una notevole eterogeneità granulometrica sia verticalmente che arealmente; a luoghi la matrice terrosa diventa prevalente e costituisce dei livelli tra gli strati dei detriti più o meno cementati.

64 I detriti di falda poggiano sulle dolomie grigio nere con livelli di selce che affiorano direttamente nella trincea di approccio alla galleria disattivata della ferrovia ed in corrispondenza della spiaggia

La morfologia dell’area è caratterizzata dalla presenza di diversi terrazzi, separati da scarpate di altezza limitata e generalmente di qualche metro, che degradano verso il mare. In corrispondenza del mare, la parete subverticale assume un’altezza di circa dieci metri.

Nella zona attualmente urbanizzata non sono presenti particolari fenomeni di instabilità generale; situazioni particolari di rischio sono dovute all’azione erosiva del mare, alla presenza dei costoni rocciosi sovrastanti in corrispondenza dell’area di cresta ed anche alla esistenza dei corsi d’acqua, provenienti da monte, che hanno una notevole pendenza e sono impostati su bacini idrografici costituiti da dolomia fortemente tettonizzata e con un notevole apporto solido verso valle.

Frazione Castrocucco

L’area interessata dalla frazione Castrocucco si estende nella porzione del territorio di Maratea posta più a Sud e trova il confine comunale - regionale nella valle del Fiume Noce; il nucleo abitato è posto a ridosso di un piccolo rilievo costituito da rocce calcareo-dolomitiche frequentemente ricoperte una coltre di terreni detritici a matrice sabbiosa spessa alcuni mt.

La porzione pianeggiante è rappresentata da terreni alluvionali della piana costiera del Fiume Noce interessati da scarsa urbanizzazione ed a prevalente finalità agricola specializzata.

65 L’area costiera è rappresentata da un lungo arenile posto tra la località

Secca e la foce del Fiume Noce interessata significativamente dalle mareggiate invernali e soggetta ad erosione. La porzione più interna dell’area costiera (circa 100/150mt dalla linea di battigia) è attualmente interessata da forme di desertificazione conseguente alla distruzione di una duna sabbiosa costiera alberata a seguito delle mareggiata del gennaio

1987 e dal progressivo abbandono florovivaistico di questa porzione di territorio. I controlli effettuati sul territorio, inoltre, hanno evidenziato una sostanziale stabilità complessiva delle superfici, un limitato rischio connesso all’alluvionamento da rottura di argini dalle acque del f. Noce. Rischio più marcato è rappresentato da due incisioni che confluiscono tra loro sul versante situato presso la Chiesa di San Gerardo e successivamente, attraversano prima la strada comunale per poi passare tra alcuni fabbricati.

Un’altra situazione di rischio è rappresentata anche dalle aree strapiombanti, dove possono verificarsi distacchi di elementi lapidei e cadute a valle anche nei pressi degli arenili sottoposti ai versanti carbonatici.

66 12. CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ E CRITICITÀ

GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA.

I risultati dell'indagine geologico - tecnica relativa al Piano Strutturale del territorio comunale di Maratea sono stati sintetizzati in questo elaborato grafico che rappresenta la sintesi dell'insieme delle valutazioni di carattere geolitologico, geomorfologico, idrografico e idrogeologico ricavate dall'analisi dei relativi tematismi.

Si tratta di un elaborato di facile consultazione che consente anche ai non “addetti ai lavori”, di acquisire elementi utili sulle caratteristiche litologiche e geomorfologiche delle diverse aree, nonché sulle problematiche geologiche connesse alla loro eventuale utilizzazione.

Il territorio comunale è stato suddiviso in diverse aree ciascuna caratterizzata da specifici problemi relativi all'uso del suolo.

In particolare vengono individuate due categorie principali: Areali di vincolo ed Areali di pericolosità e criticità geomorfologica.

I primi areali riguardano le classi di rischio individuate dall’Autorità di

Bacino della Basilicata che si riportano così come perimetrate nel Piano

Stralcio. Le loro modalità d’uso sono definite dalle norme di attuazione dello stesso piano.

Gli Areali di pericolosità e criticità geomorfologica riguardano, invece, le altre aree e vengono individuate e classificate sulla base delle indicazioni fornite dal regolamento d’attuazione della Legge Regionale n° 23/99.

67 E' da precisare, tuttavia, che la classificazione effettuata tiene conto di considerazioni di carattere di omogeneità generali rispetto alle relative argomentazioni geologiche. In particolare, si tratta di giudizi relativi a macroaree cartografibili alla scala di riferimento dell’elaborato prodotto, rilevato e restituito in scala 1:5.000, e riguardante l’intero territorio comunale

(la legenda talvolta deve necessariamente riferirsi ed accorpare situazioni non proprio simili per evitare che l’elaborato stesso diventi di non facile interpretazione), ed in accordo con le finalità del PSC che è un piano soltanto programmatico e privo di capacità operative dirette ; per cui, le sue previsioni si applicano solo nella fase successiva di pianificazione, rappresentata dal Regolamento urbanistico e dai Piani Operativi o Piani attuativi. Pertanto, non è da escludere che, in ambiti molto ristretti o in situazioni locali particolari, si possano riscontrare situazioni diverse da quelle generali in cui sono inserite. Queste situazioni particolari saranno affrontate, appunto, nella seconda fase della pianificazione urbanistica che sarà redatta utilizzando una cartografia di base di maggiore dettaglio, vale a dire in scala 1:2.000.

AREALI DI VINCOLO

(Piano Stralcio dell’ Autorità di Bacino della Basilicata): Per la gestione di questi areali si rimanda alle norme di attuazione del Piano Stralcio.

Lo studio geologico deve riportare le aree classificate a rischio idrogeologico così come perimetrate nel Piano stralcio dell’Autorità di

Bacino competente per territorio.

68 Si tratta di un’operazione che consiste in una mera presa d’atto e che, pertanto, deve essere fatta con la massima precisione ed oggettività possibile. Tale operazione è stata eseguita mediante georeferenziazione.

In particolare, sono state cartografate le aree a rischio idrogeologico, perimetrate nel “Piano delle aree di versante” , ed indicate con le sigle R4: rischio molto elevato, R3: rischio elevato, R2: rischio medio e R1: rischio moderato (in quest’ultime, come prevedono le norme di attuazione, è stata definita la pericolosità e criticità geomorfologica, sulla base delle indicazioni fornite dal regolamento d’attuazione della Legge Regionale n° 23/99) e le aree soggette a verifica idrogeologica ASV.

Sono state altresì perimetrate le aree a rischio di inondazione Tr = 30 anni, Tr = 200 e Tr = 500 anni, come riportate nel “Piano delle fasce fluviali”.

Infine, per i corsi d'acqua non oggetto di valutazione da parte dell'A.d.B. di Basilicata, sono state cartografate le aree a “potenziale rischio idraulico” indicate nella “Elaborazione della valutazione del rischio idraulico sul territorio comunale di Maratea”, appositamente redatta dall’ing. Lorenzo

D’Anisi.

AREALI DI PERICOLOSITA’ E CRITICITA’ GEOMORFOLOGICA

I AREE NON CRITICHE Aree situate su versanti esenti da problematiche di stabilità

Sono utilizzabili senza particolari limitazioni. Gli interventi previsti dovranno essere corredati da indagini geologiche, geotecniche e geognostiche, ai sensi della normativa vigente (NTC 2008).

69 Ib Aree sub-pianeggianti o situate su versanti poco acclivi esenti da problematiche di stabilità: queste aree possono essere destinate ad interventi di tipo insediativo ed infrastrutturale senza particolari limitazioni.

Comprendono diverse zone subpianeggianti o situate su versanti poco acclivi privi di qualsiasi evidenza morfologica di fenomeni franosi e costituite da terreni che posseggono buone caratteristiche geotecniche. In particolare, sono state inserite in questa categoria le superficie terrazzate di

Acquafredda, le aree a morfologia favorevole di Punta della Matrella e di

Marina costituite da brecce e detriti di versante e le superfici sommitali dei rilievi formati da roccia calcarea e calcareo – dolomitica che possiede buone caratteristiche geotecniche. Tra quest’ultime, oltre a diverse aree relativamente meno estese, si evidenzia la zona sommitale del rilievo situato nella zona circostante “Pianeta Maratea”. L’assetto morfologico favorevole delle aree incluse in questa classe non richiede particolari accorgimenti tecnici sia per l’ uso insediativo e sia per l’uso infrastrutturale.

Si prevedono le normali opere che di solito vengono realizzate per la buona esecuzione delle costruzioni: raccolta e smaltimento delle acque superficiali e di infiltrazione; realizzazione di muri di sostegno subito dopo la realizzazione dello scavo; l’ubicazione del piano di posa delle fondazioni in corrispondenza del substrato, oltre il materiale sciolto di copertura, ecc. Per la realizzazione dei singoli interventi saranno effettuate indagini geognostiche, relazioni geologiche e geotecniche così come prevedono le leggi vigenti.

70 II) AREE CON CRITICITÀ PUNTUALI E MODERATE. Aree situate su versanti globalmente stabili con modesti fenomeni di instabilita' puntuali

Aree utilizzabili. Gli interventi previsti dovranno essere corredati da indagini geologiche, geotecniche e geognostiche, ai sensi della normativa vigente (NTC 2008) estese ad un ambito morfologico o a un tratto di versante significativo.

In queste aree si possono prevedere interventi di tipo insediativo ed infrastrutturale con le modalità e le indicazioni descritte nelle seguenti classi:

Aree di pianura

IIa Aree pianeggianti di pianura, non esondabili, situate in corrispondenza della pianura alluvionale-costiera di Castrocucco: possono essere destinate ad uso insediativo ed infrastrutturale. In fase di redazione dei progetti esecutivi delle singole opere, si effettuerà la caratterizzazione geotecnica ed idrogeologica dei siti direttamente interessati. Comprende la parte interna dell’ampia pianura alluvionale – costiera di Castrocucco situata all’esterno del perimetro della

”Area a rischio di inondazione Tr = 500 anni”, così come individuato dall’Autorità di Bacino della Basilicata ed a distanza di sicurezza dalla linea di costa. Si tratta di un’area caratterizzata da un assetto morfologico favorevole e costituita da materiali sciolti, in prevalenza ghiaie e sabbie in matrice argillo – limoso, caratterizzati generalmente da una certa variabilità granulometrica sia in senso areale che verticale e da una falda superficiale.

Pertanto, in fase di redazione dei progetti esecutivi , così come prevedono le leggi vigenti, si effettuerà la caratterizzazione geotecnica ed idrogeologica delle aree in cui si prevedono gli interventi più significativi.

71 Aree situate su versanti globalmente stabili con modesti fenomeni di instabilita' puntuali

IIb Aree situate su versanti stabili, debolmente acclivi: si tratta di aree che sono stabili e quindi destinabili ad uso insediativo e infrastrutturale con i normali accorgimenti tecnici che concorrono alla buona esecuzione delle costruzioni (tipo fondazione immorsate nel substrato, opere per la raccolta e smaltimento delle acque superficiali e di infiltrazione). Rispetto a quelle incluse nella classe Ib, sono caratterizzate da una morfologia maggiormente acclive. Infatti molto spesso sono poste intorno a quest’ultime. Quelle arealmente più estese si riscontrano in località Acquafredda, Cersuta,

Marina di Maratea e nella zona circostante il nucleo abitato di Castrocucco.

Alcune comprendono i versanti dei rilievi calcarei e calcareo – dolomitici e le porzioni di territorio di Massa e Brefaro, caratterizzate da una morfologia favorevole. L’assetto morfologico di queste aree, rispetto a quelle incluse nella classe Ib, comporta la realizzazione di sbancamenti, a volte anche di alcuni metri, che devono essere protetti subito dopo la loro realizzazione da adeguate opere di sostegno e munite a tergo da drenaggio per la raccolta delle acque di infiltrazione. Pertanto è necessario dimensionare i muri di sostegno in relazione alle locali caratteristiche litostratigrafiche e geotecniche del terreno di fondazione e fondarli nel substrato integro.

Inoltre, il versante stesso andrà sistemato con interventi finalizzati alla raccolta e smaltimento delle acque superficiali e di infiltrazione. Anche per queste aree, così come prevedono le leggi vigenti, sia nelle successive fasi

72 di pianificazione e sia a corredo dei singoli progetti saranno effettuate indagini di dettaglio.

IIb1 Aree situate su versanti mediamente acclivi e globalmente stabili, costituiti da materiale lapideo: per l'uso insediativo, si può prevedere la realizzazione di interventi di tipo sparso, unitamente al recupero ed adeguamento di quelli esistenti; le infrastrutture pubbliche di tipo a rete e viarie potranno essere previste, adattando il tracciato al locale assetto geomorfologico. Si tratta di aree che, rispetto a quelle incluse nella categoria precedente, sono situate su versanti caratterizzati da maggiore acclività. Sono globalmente stabili in quanto il terreno di fondazione è costituito da roccia calcarea o calcareo – dolomitica che possiede buone caratteristiche geotecniche. In linea generale, si ritiene possibile, per quanto attiene l’uso insediativo, la realizzazione di fabbricati isolati, da localizzare mediante indagini di dettaglio, unitamente al recupero ed adeguamento di quelli esistenti; infrastrutture pubbliche di tipo a rete e viarie, il cui tracciato sarà supportato da studi puntuali, potranno essere previsti. In questa classe

è stata inserita anche la porzione del centro abitato e la zona circostante situata sul versante occidentale dell’abitato, costituito da roccia calcarea in posto e non interessato da fenomeni franosi. Si ritiene che quest’area, sebbene acclive, possa rappresentare una direttrice preferenziale per la realizzazione di infrastrutture a servizio del centro storico.

IIb2 Aree evolutesi morfologicamente a seguito di antiche deformazioni gravitative profonde, prive di evidenze di fenomeni di instabilità in atto o

73 potenziali e situate su versanti poco acclivi (Valle di Maratea): sono caratterizzate da una morfologia poco acclive e possono essere destinate ad interventi di tipo insediativo ed infrastrutturale. Queste aree sono incluse in un Piano Operativo che consentirà di approfondire le consuete verifiche geologico - tecniche e geognostiche di dettaglio.

Sono caratterizzate da una morfologia poco acclive e possono essere destinate ad interventi di tipo insediativo ed infrastrutturale. In particolare, si tratta di un’area situata in località Campo, nella zona a quota più elevata e centrale rispetto al versante di Monte Crivo, lungo la strada comunale

Maratea – Trecchina; è caratterizzata da una morfologia favorevole in quanto si presenta poco acclive e, all’interno della Valle, presenta le caratteristiche geomorfologiche maggiormente favorevoli per uso di tipo insediativo;

IIb3 Aree evolutesi morfologicamente a seguito di antiche deformazioni gravitative profonde, prive di evidenze di fenomeni di instabilità in atto o potenziali, con morfologia leggermente acclive e/o con copertura detritico- colluviale recente (Valle di Maratea): è caratterizzata da una morfologia leggermente acclive e/o presenta accumuli di materiale detritico - colluviale recente; queste aree potranno essere destinata ad uso insediativo ed infrastrutturale. In fase di redazione del Piano Operativo che le include, saranno condotte le consuete verifiche geologico - tecniche e geognostiche di dettaglio. Rappresenta, rispetto alla zona precedentemente descritta, la prosecuzione verso nord e verso sud e si trova a quota più elevata; inoltre,

74 è caratterizzata da una morfologia leggermente più acclive e/o presenta accumuli di materiale detritico – colluviale recente.

IIb4 Aree evolutesi morfologicamente a seguito di antiche deformazioni gravitative profonde, prive di evidenze di fenomeni di instabilità in atto o potenziali, situate nella porzione medio - bassa del versante (Valle di

Maratea): per l’uso insediativo ed infrastrutturale, si preferirà la realizzazione di costruzioni non molto estese arealmente ed in elevazione.

Gli interventi che si andranno a prevedere saranno supportati da adeguate verifiche geologico - tecniche e geognostiche. Sono situate a quota inferiore rispetto alle due precedentemente descritte, a monte dei morfoblocchi formati calcari brecciati e dalle brecce antiche cementate e sono leggermente più acclivi delle precedenti; gli interventi che si andranno a realizzare saranno opportunamente posizionati rispetto ai morfoblocchi ed alle scarpate esistenti; per gli interventi di tipo insediativo, si preferirà la realizzazione di fabbricati non molto estesi arealmente ed in elevazione, possibilmente con fondazioni di tipo rigido e compensate, in modo da non incrementare il carico sui versanti e di distribuirli in modo uniforme,

IIb5 Aree poco acclivi costituite da detriti e brecce (Valle di Maratea): sono rappresentate da superfici subpianeggianti o debolmente acclivi. Gli interventi che si andranno a realizzare, sia di tipo insediativo che infrastrutturale, saranno supportate da verifiche geologiche e geomorfologiche e da indagini geognostiche. Sono rappresentate da superfici subpianeggianti o debolmente acclivi. La più estesa è compresa

75 tra la località Santa Venere e la stazione ferroviaria, ed in parte sul versante in destra orografica al torrente Fiumicello. I rilievi effettuati non hanno riscontrato particolari configurazioni di dissesto connesso al terreno, ovvero quadri fessurativi particolarmente significativi presso le strutture esistenti, se non quelli legati al naturale degrado delle costruzioni più antiche.

Naturalmente, gli interventi che si andranno a prevedere e/o realizzare, sia di tipo insediativo che infrastrutturale, saranno supportati da indagini puntuali, con verifiche geognostiche, relazioni geologiche e geotecniche di dettaglio anche al fine di individuare ed adottare gli opportuni accorgimenti tecnici, e di definire la geometria ed il piano di posa ottimale delle fondazioni.

IIb6 Aree situate su versanti poco acclivi, costituite da argilliti, marne e siltiti

(Formazione delle Crete Nere) o dagli stessi terreni con copertura di detriti calcarei eterometrici di spessore variabile da qualche metro fino ad alcune decine di metri (Valle di Maratea): queste aree potranno essere destinate ad uso insediativo ed infrastrutturale; gli interventi che si andranno a realizzare saranno supportati da adeguate verifiche geologico - tecniche e geognostiche. Comprende l’ampia area terrazzata, interposta tra la piazzetta “S. Venere” di Fiumicello - ex stabilimento “Intesa”; rappresenta inoltre l’area che e si individua lungo la direttrice Nord-Est e comprende porzione della S.P. Tirrena a partire dal rione Onda (la piana dell’Ospedale

“De Lieto”), area vecchio spogliatoio campo sportivo la parte del vecchio campo sportivo fino a collegarsi alla zona di “Sorgimpiano” e più ad Est la

76 “Piazza Europa” con l’Istituto “De Pino” (a valle del nuovo liceo scientifico verso nord – ovest ed area nuova edilizia residenziale), ed infine in loc.

“Fontanelle”, comprendendo parte dell’area urbanizzata dalla coop.

“Turrita”. I terreni che costituiscono queste aree sono di natura prevalentemente detritica di spessore variabile da punto a punto, da pochi metri ad alcune decine di metri, e poggiano sui sottostanti litotipi prevalentemente argillitico - siltosi della formazione delle Crete Nere, come si evince dai numerosi sondaggi eseguiti. Anche in questa zona non sono state rilevate particolari, sfavorevoli, configurazioni di dissesto del sottosuolo, ovvero di palesi danni alle strutture edilizie esistenti, fatte salve alcune situazioni particolari, i cui dissesti alle fondazioni sono prevalentemente legati alla inadeguatezza delle strutture fondali poco compatibili con le problematiche geotecniche relative ai terreni posti a sedime. Un’altra area di più modesta estensione è stata individuata sul versante in destra orografica del Torrente “Fiumicello”; si tratta di una superficie allungata comprendente i litotipi di natura prevalentemente detritica e che interessa la zona “Trecchinari”.

IIb7 Aree situate al contorno di zone classificate R2 nel Piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata e/o caratterizzate da fenomeni di instabilità puntuali dovuti a creep o colamenti lenti o situate su versanti mediamente acclivi e costituite da copertura detritico-colluviale o da brecce e calcari fratturati poggianti sul substrato formato da argilliti marne e siltiti: in queste aree, gli interventi che si andranno a prevedere, sia di tipo insediativo che

77 infrastrutturale, saranno preceduti da puntuali indagini geognostiche e verifiche geologiche e geomorfologiche di dettaglio anche al fine di individuare gli opportuni interventi di contenimento e di raccolta e smaltimento delle acque superficiali e di infiltrazione. Alcune di queste aree si sviluppano su versanti mediamente acclivi per cui il materiale detritico – colluviale, in occasione di piogge intense o laddove la pendenza è maggiore, localmente può essere interessato da movimenti superficiali tipo creep o da colamenti. Si tratta di movimenti lenti del materiale detritico di copertura facilmente controllabili. Altre bordano le aree classificate a rischio medio R2 nel piano stralcio dell’Autorità di Bacino. Sia le fondazioni delle opere di sostegno che quelle dei fabbricati devono essere fondati nel substrato, ricorrendo anche a fondazioni di tipo profondo.

IIb8 Depressioni morfologiche o morfologico-strutturali (trench) con accumuli eluvio - colluviali e detritici: sono aree sub-pianeggianti suscettibili di moderato utilizzo urbanistico mediante verifiche accurate e finalizzate ad un puntuale accertamento delle caratteristiche litostratigrafiche e geotecniche, nonché al riconoscimento delle problematiche idrauliche ed idrogeologiche. Per il particolare assetto morfologico, non assimilabile ad altri contesti geomorfologici, sono state individuate queste aree, di estensione limitata, che sono caratterizzate da una morfologia pianeggiante con problematiche connesse alla circolazione idrica superficiale e che rappresentano anche aree di infiltrazione efficace; alcune di esse, inoltre, si trovano in corrispondenza di trench. La loro utilizzazione, preferibilmente

78 costituita da interventi non intensivi e di modeste dimensioni areali e volumetriche, sarà verificata con approfondimenti successivi rappresentati da indagini di dettaglio che, oltre ad accertare le locali caratteristiche litostratigrafiche del terreno di fondazione, la profondità e la variazione nel tempo del livello piezometrico, consentano di individuare gli interventi per la raccolta e smaltimento delle acque superficiali e per la salvaguardia della falda acquifera.

III AREE CON CRITICITÀ DI LIVELLO MEDIO E DIFFUSO

Aree non utilizzabili allo stato attuale per interventi edilizi di nuova realizzazione. Sono consentiti gli interventi di manutenzione ordinaria, gli interventi di manutenzione straordinaria (ivi compresi l’adeguamento igienico – sanitario, gli interventi di riparazione e miglioramento sismico, gli interventi necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici e a migliorare la tutela della pubblica incolumità), gli interventi di restauro e di risanamento conservativo; gli interventi di sistemazione e manutenzione di superfici scoperte, gli interventi di ampliamento degli edifici esistenti nei limiti stabiliti dalle norme di zona del RU, purché supportati da studi geologici e geognostici estesi ad un ambito areale significativo. Cambiamenti di destinazione urbanistica di queste zone potranno essere richiesti agli Uffici Regionali ed Enti territorialmente competenti per il rilascio di pareri e/o nulla osta in riferimento alla Legge 23/99, ovviamente, supportati da studi geologici e geognostici, e da una accurata caratterizzazione geotecnica dei terreni, finalizzata anche ad una verifica di stabilità del pendio pre e post opera, estesi ad un ambito areale significativo e che comprendano anche eventuali interventi di messa in sicurezza dell’area. La previsione di infrastrutture tecnologiche a rete e viarie è possibile con le modalità descritte nelle successive classi.

In questo gruppo sono state raggruppate aree caratterizzate da problematiche diverse tra di loro e che, ovviamente, richiedono un approccio differente anche per quanto attiene la loro destinazione urbanistica, differenziando l’uso insediativo da quello di infrastrutture tecnologiche a rete e viarie.

79 Aree di fondovalle

IIIa Aree di fondovalle del Torrente del Serrieturo, affluente del Fiume

Noce, caratterizzate da fenomeni di erosione diffusa: eventuali interventi dovranno essere verificati innanzitutto in relazione alle caratteristiche idrauliche del corso d'acqua (Studio idraulico); le aree non esondabili potranno essere destinate ad uso insediativo ed infrastrutturale mediante la caratterizzazione geotecnica ed idrogeologica.

- Aree situate su versanti in stabilita' precaria

IIIb Aree situate su versanti acclivi costituite da roccia calcarea o calcareo- dolomitica: l'uso insediativo di tipo intensivo è limitato dall'acclività del versante che richiederebbe opere di sistemazione delle scarpate di un certo impegno tecnico ed economico e che, talvolta, per evitare fenomeni di crollo e rotolio di massi, andrebbero estese anche a scarpate rocciose esterne all'area di intervento. Cambiamenti di destinazione urbanistica di microaree con caratteristiche più favorevoli e quindi utilizzabili per insediamenti di tipo sparso ed a volumetria modesta, con eventuali interventi di salvaguardia, potranno essere richiesti agli Uffici Regionali ed Enti territorialmente competenti per il rilascio di pareri e/o nulla osta in riferimento alla Legge

23/99, ovviamente, supportati da dettagliati studi geologici e geognostici. E' consentita la previsione di infrastrutture tecnologiche a rete e viarie soprattutto di tipo lineare che comprendano gli interventi di messa in sicurezza del tracciato. Si tratta di aree molto estese che comprendono i versanti acclivi dei rilievi calcarei e calcareo – dolomitici che formano gran

80 parte del territorio comunale. I fattori che limitano il loro utilizzo, soprattutto per uso insediativo, dipendono dalla pendenza del pendio e, talvolta, dalla presenza di costoni rocciosi, situati nella parte alta del versante, soggetti a crollo e rotolio di massi che potrebbero interessarle direttamente. Pertanto, si ritiene che, con verifiche puntuali ed a scala di maggior dettaglio, si possano individuare al loro interno, microaree con caratteristiche geomorfologiche più favorevoli e non sottoposte a fenomeni di crollo e rotolio di massi.

IIIb1 Aree su versanti in stabilità precaria costituite da terreni argillitico- marnosi in facies di flysch: Cambiamenti di destinazione urbanistica di microaree potranno essere richiesti agli Uffici Regionali ed Enti territorialmente competenti per il rilascio di pareri e/o nulla osta in riferimento alla Legge 23/99, ovviamente, supportati da studi geologici e geotecnici ed, eventuale, monitoraggio della stabilità del versante e finalizzati ad accertare gli interventi e le opere che migliorano la sicurezza complessiva del pendio . La previsione di infrastrutture tecnologiche a rete e viarie è possibile, qualora non siano individuabili tracciati alternativi;

Corrispondono ai versanti costituiti da terreni flyschoidi del Miocene inferiore, affioranti a Brefaro e Massa. Si tratta di aree situate ai margini di fenomeni franosi che eventualmente potrebbero essere interessate da una loro evoluzione, in corrispondenza di versanti con caratteristiche morfologiche sfavorevoli all’edificazione, forte acclività, scarpate potenzialmente instabili o delimitate da corsi d’acqua in erosione.

81 IIIb2 Aree situate sui versanti acclivi dei monoliti costituiti da unità carbonatiche dislocate da antiche deformazioni gravitative profonde: comprendono il blocco di brecce e monoliti calcarei di Pietra del Sole e di

Capo la Timpa. Può essere previsto il recupero e la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Le infrastrutture tecnologiche a rete e viarie saranno supportate da adeguate verifiche geomorfologiche, geologiche e geognostiche di dettaglio.

IIIb3 Aree su versanti in stabilità precaria costituiti da argilliti, siltiti e marne

(Fm. delle Crete Nere) o dagli stessi terreni con copertura di blocchi calcarei e/o di brecce cementate di spessore variabile (Valle di Maratea): può essere previsto il recupero e la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Per quanto attiene le nuove destinazioni d'uso, qualsiasi tipo di proposta di intervento progettuale, va propedeuticamente monitorata ed osservata con controlli geologico-geotecnici specifici e per un significativo periodo di tempo, tanto da poterne acquisire tutti i dati riferibili alla fattibilità degli interventi di progetto. Questa instabilità precaria è evidenziata, in superficie, dalla particolare irregolarità delle scarpate, con emergenze di pinnacoli di roccia e di immediate depressioni-cavità dovute al dilavamento del “legante” con frequentissima apertura di lesioni e sfondamenti del manto stradale; il tutto connesso, oltre alla natura del substrato anche alla diretta sovrapposizione degli ammassi calcarei e brecciosi sui litotipi argilloso- siltosi flyschoidi delle Crete nere. Inoltre, questa sovrapposizione diretta e/o il moderato spessore delle brecce, dei detriti e dei calcari dislocati poggianti

82 “direttamente” sulle argilliti e la presenza di ricchi orizzonti-linee di deflusso preferenziale delle acque nel sottosuolo, determinano frequenti fenomeni di assestamento relativo tra i singoli blocchi evidenziando un generale stato di instabilità locale ed anche generale che può comprendere anche ampie superfici. Queste aree trovano ubicazione, a valle del Cimitero comunale e del locale Mattatoio fino a raggiungere la zona posta a monte di

Sorgimpiano - San Basile, dov’è presente un cospicuo fronte sorgivo recapito delle acque provenienti dal bacino idrogeologico del M.te Crivo.

Comprendono anche l’area posta a Nord del centro abitato dove in loc.

Fontanelle il substrato argillitico alterato è in affioramento; porzione dell’area impegnata dalla Coop. edilizia Turrita e la zona che include Fontana

Vecchia - Convento Cappuccini - Via Mandarini - Piazza Municipio. In queste aree si delineano configurazioni morfologiche poco favorevoli connesse alla stabilità precaria degli elementi lapidei e dei materiali detritici e di colmata (terreni eluvio-colluviali) sovrapposti a quelli argillitico – marnosi dell’Unità Liguride, che ne limitano l’uso edilizio di tipo intensivo, vincolando la fattibilità di eventuali, modesti, interventi edilizi ad accurate e specifiche verifiche geologico - tecniche puntuali. Sono state individuate, inoltre, in loc. Fiumicello, a partire dalla spiaggia dello stabilimento “Le

Pergole” nelle aree circostanti l’hotel “Settebello” e perimetrale in destra e sinistra del torrente Fiumicello, comprendendo parte degli edifici Coop.

“Lebole 1 e 2”, ubicati in sinistra orografica al fiume

83 II Ib4 Aree su versanti acclivi evolutesi a seguito di deformazioni gravitative profonde (Valle di Maratea): Allo stato attuale, in linea generale, la loro utilizzazione per uso insediativo, soprattutto per quanto attiene gli interventi intensivi, è difficile. Le previsioni di infrastrutture tecnologiche a rete e viarie, soprattutto di tipo lineare, possono essere effettuate dopo aver verificato la mancanza di eventuali tracciati alternativi ed individuate le opere di messa in sicurezza. Comprendono le aree situate nella zona compresa tra il centro abitato e Passo Colla già interessate dalla deformazione gravitativa profonda che ha coinvolto il versante occidentale di Monte Crivo. Si tratta di aree caratterizzate da una generale elevata acclività e/o situate in prossimità della scarpata occidentale di Monte Crivo (il substrato formato dalla formazione delle Crete Nere, nei pressi della faglia situata alla base del versante si rinviene alla profondità di circa 60mt dal p.c.) attualmente interessata da fenomeni di erosione concentrate e scariche di detrito.

IIIb5 Aree situate a monte o a valle di scarpate sub verticali in stabilità precaria o al contorno di falesie: si tratta di fasce di rispetto che potranno essere eventualmente utilizzate previa la messa in sicurezza delle scarpate : si tratta di aree che in caso di arretramento della scarpata potrebbero essere coinvolte direttamente nel crollo, o poste alla loro base e su cui potrebbe depositarsi il materiale franato. Allo stato attuale, l’uso insediativo non è da prevedere; l’eventuale utilizzazione futura è subordinata alla messa in sicurezza della scarpata. Si tratta di alcune aree situate in destra e sinistra orografica dei corsi d'acqua, nonché le aree bordiere delle superfici

84 terrazzate e le zone a monte ed valle delle falesie marine attuali o antiche che bordano alcuni arenili.

Aree costiere

IIIc Aree costiere con problematiche diffuse di erosione: comprendono la quasi totalità degli arenili della costa di Maratea a partire da Acquafredda fino a Castrocucco, sono possibili interventi finalizzati alla riqualificazione e stabilizzazione del litorale. Comprendono la quasi totalità degli arenili della costa di Maratea a partire da Acquafredda fino a Castrocucco. C’è da dire comunque che alcuni arenili hanno trovato luogo d’essere a seguito dello scarico delle rocce di risulta degli scavi delle gallerie ferroviarie (Sapri-

Acquafredda, Acquafredda – Cersuta, Cersuta – Maratea, Maratea - Marina di Maratea). In questa classe è stata inclusa anche una fascia retrostante l’arenile di Castroccucco, come zona di protezione della piana alluvionale – costiera rispetto allo stesso arenile. Per quanto attiene l'utilizzazione in sicurezza degli arenili, sarebbe opportuno che a seguito di ogni singola mareggiata ed ad inizio della stagione estiva vengano eseguite dettagliate verifiche delle falesia e delle scarpate che delimitano le spiagge, al fine di individuare le porzioni di versante più o meno fratturate in equilibrio incerto o anche semplici massi isolati e sconnessi in stabilità precaria e provvedere alla loro rimozione o ancoraggio e protezione ed anche ricorrendo, non escludendo affatto, in sede fase preliminare, ad adeguate opere di segnalazione e perimetrazione del pericolo incombente. al piede del versante.

85 IIId Aree di ricarica idrica: Gli eventuali interventi da prevedere, sicuramente non di tipo intensivo, devono essere compatibili con le peculiarità idrogeologiche dell'area, non modificare la circolazione idrica superficiale e soprattutto non alterare la qualità delle acque di infiltrazione. Sono rappresentate dalle doline sommitali di Monte Coccovello e dalla dolina ed inghiottitoio di Piana del Lago, sono caratterizzate da un elevato grado di vulnerabilità dell’acquifero in quanto rappresentano le vie preferenziali per l'infiltrazione delle acque che vi affluiscono. La direttrice principale del deflusso idrico sotterraneo è in direzione della sorgente sottomarina “Polla

Marizza”, presso la località Acquafredda.

IV AREE CON CRITICITÀ DI LIVELLO ELEVATO SIA PUNTUALE CHE

DIFFUSE

Aree caratterizzate da elevata pericolosità

Non sono utilizzabili ai fini edificatori. In tali aree sono consentiti gli interventi di bonifica e consolidamento finalizzati al miglioramento della stabilità complessiva del versante.

IVa Alveo di piena: comprendono l'alveo di piena dei due principali affluenti del Fiume Noce, Torrente del Serrieturo e Torrente Carroso, e del Torrente

Fiumicello che scorre nella valle di Maratea. La previsione di eventuali interventi deve essere preceduta da uno studio idraulico.

Comprendono l’alveo di piena dei due principali affluenti del Fiume Noce,

Torrente del Serrieturo e Torrente Carroso, e del Torrente Fiumicello che scorre nella valle di Maratea. Si tratta di un’indicazione di tipo geomorfologico (gli scriventi non hanno competenze di ingegneria idraulica)

86 che vogliono evidenziare una problematica che può essere affrontata e meglio risolta soltanto attraverso uno studio idraulico.

IVb Aree su versanti instabili per la presenza di frane attive e/o di fenomeni erosivi diffusi; scarpate rocciose subverticali soggette a frane da crollo o rotolii di massi; versanti fortemente acclivi con caratteristiche morfologiche sfavorevoli; incisioni soggette ad erosione e scariche di detrito; blocchi di calcari e di brecce dislocate da frana; falesie ed aree costiere soggette a mareggiate: Allo stato attuale, è opportuno non prevedere la realizzazione di nuovi interventi edilizi, e verificare se esistono alternative per le infrastrutture tecnologiche a rete e viarie. Qualora non sia possibile individuare tracciati alternativi, in fase di progettazione del singolo intervento, attraverso studi ed indagini di dettaglio, si individueranno gli interventi di salvaguardia opportuni in modo da garantire nel tempo la stabilità dell'opera.

Anche in questo caso, per questioni di sintesi e per facilitare la lettura dell’elaborato, sono state accomunate situazione geomorfologiche diversificate tra loro (attraverso la sovrapposizione con la Carta geomorfologica, si potrà rilevare il fenomeno geomorfologico che determina l’inclusione dell’area in questa classe). In queste aree rientrano anche le incisioni a carattere temporaneo, cartografate con una linea rossa. Si sottolinea la loro importanza per quanto attiene la sicurezza del territorio in quanto con i cambiamenti climatici in atto (specialmente per quelli recentemente qualificati come bombe d'acqua) possono rappresentare un

87 elemento di pericolosità anche elevata, se non sono in grado di smaltire completamente le acque di piena e, talvolta, la massa detritica proveniente da monte. Pertanto, si evidenzia la necessità di evitare il restringimento degli alvei, soprattutto in corrispondenza degli attraversamenti, la loro cementificazione e di garantirne la periodica manutenzione. La pulizia degli alvei e la rimozione del materiale detritico oltre ad evitarne l'interramento potrebbe garantire il ripascimento degli arenali a costo praticamente trascurabile. Inoltre, si evidenzia la necessità di porre in essere interventi di mitigazione del rischio nonché, anche semplici, ma adeguate opere di segnalazione e perimetrazione al piede dei versanti incombenti su aree pubbliche e private e sugli arenili liberi e concessionati soggetti ad elevata frequentazione.

88 13. INDIRIZZI RELATIVI ALLA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO

Recependo la fase attuale di riflessione e studio sulle caratteristiche di fragilità ambientale di Maratea condotta dagli Enti preposti alla tutela del territorio ed alla salvaguardia delle infrastrutture (Regione Basilica, ANAS), il PSC propone alcuni indirizzi relativi alla salvaguardia del territorio ed alla riduzione del rischio di incolumità per gli esseri umani.

Gli indirizzi sono i seguenti:

- Tutela delle infrastrutture lineari, con particolare riferimento alle strade ed

aree destinate a parcheggio.

Per contrastare le situazioni di rischio derivanti dai crolli di massi che

hanno interessato, con crescente intensità, le infrastrutture a rete

dislocate nel territorio di Maratea, con particolare riferimento alle strade,

il PSC propone che, a seguito di un’approfondita fase di analisi e studio

delle situazioni locali (già in atto a cura dell’ANAS e della Regione

Basilicata), siano individuati opportune modalità atte all’eliminazione o,

se ciò non sarà possibile, al massimo contenimento del rischio.

Gli indirizzi riportati nei punti seguenti, proponendo interventi di contrasto

al dissesto idrogeologico del territorio, costituiscono un primo contributo

in tal senso.

In situazioni di rischio non altrimenti eliminabili il PSC propone che i flussi

di traffico possano essere protetti anche con la realizzazione di tratti di

gallerie artificiali e/o naturali, anche con modifiche di tracciato. In tal caso

89 dovrà essere riservata particolare attenzione, oltre che alla rimozione del

rischio, anche all’inserimento paesaggistico dell’opera, che potrà essere

oggetto di valutazione già nei piani urbanistici comunali (Regolamento

Urbanistico, Piano Operativo, Piani Attuativi) e/o anche di verifiche di

ammissibilità, di incidenza e/o valutazioni di impatto ambientale in

riferimento ai valori paesaggistici ed ambientali dei siti interessati.

- Manutenzione e fasce di rispetto dei corsi d’acqua

Negli ultimi anni, in diverse zone del territorio italiano, da nord a sud

e nelle isole maggiori, si sono verificati vari disastri idrogeologici, causati

da eventi di piena improvvisa innescati da piogge tipo nubifragio ("bombe

d'acqua") rilasciate da cumulonembi, che hanno provocato decine di

vittime ed ingenti danni al patrimonio pubblico e privato. Succede, a volte

anche nel territorio comunale di Maratea, che alcuni tratti di alvei o

semplicemente fossi di scolo, per il solo fatto che a memoria d’uomo

siano stati privi di deflusso idrico significativo, vengano mascherati dalla

vegetazione o da interventi antropici, diventando stradine o, nel caso

della linea ferroviaria, dei sottopassi. Pertanto, si sottolinea l'importanza

che assumono questi aspetti idrografici per quanto attiene la sicurezza

del territorio in quanto con i cambiamenti climatici in atto possono

rappresentare un elemento di pericolosità anche elevata, se non sono in

grado di smaltire completamente le acque e, talvolta, la massa detritica

proveniente da monte.

Considerato che è di non facile ed immediata realizzazione la messa

90 in sicurezza in tempi rapidi di tutte le aree urbane ed antropizzate presenti in Italia esposte ai pericoli idrogeologici, una scuola di pensiero

è giunta alla conclusione che in tempi brevi e con costi contenuti si può e si deve tentare di mettere in essere un sistema che sia in grado di salvare almeno le vite umane. E’ evidente che occorre una nuova organizzazione in grado di fare scattare un sistema di allarme idrogeologico immediato che può e deve essere attivato nelle aree urbane e nel territorio interessato da infrastrutture di importanza strategica dopo pochi minuti che i vari pluviometri distribuiti sul territorio hanno iniziato a registrare una pioggia eccezionale, tipica dei cumulonembi, che può innescare fenomeni idrogeologici devastanti.

Si propone che, in attesa della progettazione e realizzazione di interventi di soluzione definitiva delle problematiche connesse a ciascun corso d'acqua che richiedono costi ingenti, nel territorio marateota si preceda con la realizzazione di sistemi di monitoraggio pluviometrico con costi contenuti che possano “intercettare” in tempo reale l’evento perverso caratterizzato da molte decine di millimetri di pioggia in un'ora, con durata complessiva anche di alcune ore, che consentano di emettere

“Allarmi Idrogeologici Immediati”, con possibilità, per le popolazioni coinvolte, di raggiungere luoghi sicuri, esterni ai prevedibili percorsi delle acque e dei detriti di una alluvione lampo o di una colata detritica. La ricerca ha messo in evidenza che le piogge tipo nubifragio o "bomba d'acqua", che sono rilasciate dai cumulonembi, sono registrate con un

91 pluviogramma dalla tipica morfologia, facilmente individuabile già in fase di registrazione dell'evento piovoso. Nella previsione dei fenomeni di

“Alluvione lampo” (Flash flood) risulta di fondamentale importanza la definizione delle dimensioni dei bacini idrografici superficiali: infatti, come visto, il livello di rischio cresce al diminuire delle dimensioni del bacino in esame. Questa legge di inversa proporzionalità si poggia sulla evidenza che nello studio degli eventi pluviometrici di rilevante entità, le massime intensità istantanee di pioggia sono relative ai fenomeni di breve durata.

Tali sistemi di monitoraggio potrebbero essere previsti, in particolare, nelle aree di :

- Acquafredda (Vallone Chiesa-Fosso Pensione Mery; canale tombato

presso la nuova Canonica, Canale degli Zingari) con i relativi deflussi

a valle e presso gli arenili frequentati.

- Cersuta –fosso Pisciotta;

- Maratea Centro –Canale Fontanelle;

- Maratea Marina - Canale Arenara (con a valle spiaggia “Marina-Friab”

e laterale a Nord Ovest), Vallone Malcanale (sottostante “Spiaggia

nera”) e fossi presenti a monte della spiaggia “Macarro”; infine, quelli

interessati dalla linea ferroviaria e strada S.S. 18, e dal relativo rischio

di mobilizzazione rapida di detriti ed inerti riportati provenienti dallo

scavo delle gallerie, presenti al bordo delle scarpate.

- Maratea Castrocucco (canale presso chiesetta di “San Gerardo”).

92 Ogni intervento antropico atto a trasformare, anche parzialmente, tratti di

alvei o fossi di scolo nell’intero territorio di Maratea, è subordinato ad una

preliminare indagine idraulica ed idrologica idonea a verificare

l’eventuale incidenza negativa dell’opera proposta.

- Contrasto agli effetti negativi indotti dall’abbandono dei terreni agricoli

In collina ed in montagna, le opere di presidio contro l’erosione, le

cosiddette sistemazioni idraulico - agrarie (muretti di sostegno,

terrazzamenti, gradonamenti, canalizzazione delle acque selvagge)

sono state abbandonate, unitamente all’abbandono dell’utilizzo agricolo

di tali aree. Attualmente, quindi, i processi naturali non sono più

contrastati ed hanno ripreso la loro azione demolitrice.

Per contrastare tali situazioni il PSC prevede che i processi di

trasformazione antropica, di natura agricola e/o edilizia, siano corredati

da adeguati previsioni di ripristino e manutenzione delle originarie

sistemazioni e canalizzazioni del terreno, con modalità attente anche al

mantenimento delle caratteristiche paesistiche dei siti

- Contrasto al dissesto idrogeologico indotto dal disboscamento

Il bosco svolge una azione regimante ed antierosiva, oltre al caso

particolare di rallentamento dei blocchi e dei massi che rotolano verso

valle (Canale di Mezzanotte - fino al cimitero di Acquafredda, strada

statale in loc. Porticello fino a Cersuta - fosso Pisciotta, nel tratto tra

Apprezzami l’Asino e Fiumicello, Strada panoramica variante, loc.

Castello – San Biagio, Strada Provinciale - nuova strada comunale per

93 Trecchina nel tratto tra Maratea Centro ed il Passo la Colla, infine il tratto compreso tra Filocaio - Marina di Maratea - Punta Caino-Castello di

Castrocucco).

Tale funzione risulta particolarmente utile lungo i pendii posti immediatamente a valle delle pareti rocciose instabili che già nel passato sono stati sottoposti ad interventi di rimboschimento a partire dagli anni

’50 e fino agli anni ’80. Infatti questi interventi, realizzati al fine di rinverdire la fascia costiera e con lo scopo diretto alla costruzione ed al rafforzamento della fascia boscata, limitano e rallentano lo scorrimento e la velocità delle acque selvagge e costituiscono una significativa limitazione dell’asportazione e dell’erosione del terreno vegetale. Inoltre, evitano che le particelle a granulometria fine, che talvolta svolgono un’azione di “legante” dei frammenti e blocchi rocciosi, vengano allontanate, innescando in tal modo fenomeni di instabilità degli stessi blocchi. Costituiscono, infine, una valida attenuazione-controllo delle velocità di rotolio dei prismi rocciosi e, quindi, un utile strumento di salvaguardia delle opere poste a valle.

A tal fine il PSC, nel confermare l’intrasformabilità delle aree in esame (già riconosciuta dal PTP), promuove il ripristino e la rinaturalizzazione delle aree boschive del territorio comunale, con particolare riferimento a quelle dislocate sui pendii immediatamente a valle delle pareti rocciose instabili già in passato rimboschite e per vari motivi oggi oggetto di situazioni di degrado.

94 - Contrasto al dissesto idrogeologico indotto dagli incendi

Oltre agli effetti negativi immediatamente riscontrabili, alterazione

chimico – fisica del suolo ed erosione accelerata, gli incendi, soprattutto

in aree boscate, determinano impatti a medio e lungo termine, con

diminuzione dell’infiltrazione utile, aumento del deflusso idrico

superficiale ed innesco dei fenomeni franosi.

Per tali motivi il PSC, nel riconfermare l’intrasformabilità delle aree

boscate oggetto di incendi già sancita dal PTP ed assunta dalla

legislazione nazionale, propone la ricostituzione urgente di tali aree.

- Utilizzo in sicurezza degli arenili

Per quanto attiene l'utilizzazione in sicurezza degli arenili e delle aree

di parcheggio- deambulazione-accesso connesse, e specificatamente

per quelli ad alta frequentazione, sarebbe opportuno che, a seguito di

ogni singola mareggiata e comunque, di norma, ad inizio di ogni stagione

estiva, vengano eseguite dettagliate verifiche delle falesie e delle

scarpate che delimitano le aree di parcheggio-sosta ecc. e le spiagge o

parte di queste, al fine di individuare le porzioni di versante più o meno

fratturate, in equilibrio incerto, o anche i semplici massi isolati e

sconnessi, in stabilità precaria, e provvedere alla loro rimozione o

ancoraggio e protezione e ricorrendo, comunque immediatamente, in

sede preliminare, ad adeguate opere di segnalazione e perimetrazione

del pericolo incombente in essere; non escludendo affatto, al fine di

garantire al meglio l’incolumità dei frequentanti-bagnanti, la necessità del

95 transennamento provvisorio sia dei percorsi-passaggi che delle aree di stazionamento sicure e/o in alternativa l’interruzione del passaggio-uso.

- Monitoraggio delle frane

IL PSC propone, per le sue caratteristiche e per il recente aggravarsi delle situazioni di dissesto, che il territorio di Maratea sia sottoposto ad un attento studio ed al monitoraggio delle frane.

Per monitoraggio delle frane si intende l’osservazione dei singoli fenomeni al fine di valutare nel tempo gli spostamenti superficiali e profondi e quindi la velocità dei corpi di frana. Si utilizzano tecniche satellitari e terrestri.

L’approccio, nel caso in esame, dovrà essere multiscala, prevedendo sia un’analisi su vasta scala (valle di Maratea da Passo Colla a Fiumicello -

Aree di Massa –Vallone delle Grangie e di Brefaro) e sia un’analisi di dettaglio di alcuni fenomeni che, negli ultimi anni, hanno interessato alcune zone del centro abitato.

L'osservazione su vasta area, basata essenzialmente su metodi di telerilevamento anche retrospettivi (interferometria e analisi di coperture multitemporali di immagini satellitari nel campo del visibile) e di correlazioni col quadro meteo climatico concomitante di dettaglio, avrà l'obiettivo di definire la velocità di movimento durante la fase di quiescenza dei fenomeni e di stabilire se e come alcuni tassi di deformazione anomali possono essere effettivamente indicativi di incipiente innesco, e pertanto essere considerati precursori d'evento.

96 Lo studio a scala di fenomeno, basato su dati ed osservazioni ancillari, rilievi di terreno, monitoraggio sia telerilevato che di sito, avrà l'obiettivo di meglio definire - e possibilmente quantificare - le condizioni idrogeologiche e geotecniche che portano alla riattivazione dei fenomeni e che, in seguito, governano le fasi di attività e di attività sospesa degli stessi.

Questo approccio integrato sarà applicato a casi di frane note, dove saranno istallati sistemi di monitoraggio di superficie ed in foro a registrazione continua.

Pertanto sarà realizzato un sistema di monitoraggio principalmente basato su osservazioni da: Stazioni GPS, Stazioni TPS (stazioni totali), strumentazioni in foro (inclinometri, piezometri e piezotensiometri),

Centraline metoclimatiche, Rilievi geologico-tecnici, dati satellitari (SAR ,

EROS A/B).

97 14. DESCRIZIONE DEGLI OBIETTIVI E CONTENUTI DEL PIANO

STRUTTURALE COMUNALE

Di seguito vengono descritti i principali obiettivi e contenuti del P.S.C. con riferimento all’assetto geologico e geomorfologico delle aree direttamente interessate. Per una più facile lettura ed interazione con la parte urbanistica, si segue lo stesso schema adottato dai progettisti.

14.1 DESCRIZIONE DEI PROGETTI E DELLE AZIONI STRATEGICHE

DEL P.S.C.

Il PSC individua “progetti d’area” e “progetti delle connessioni”. Entrambi sono riportati graficamente nella "Carta di sintesi della pericolosità e criticità geologica e geomorfologica in scala 1:5.000". I “progetti d’area” sono costituiti da più azioni strategiche di tipo areale, lineare e puntuale, che riguardano un circoscritto territorio del comune di Maratea, fra loro integrate e finalizzate a promuoverne lo sviluppo sostenibile. Essi sono i seguenti:

− Progetto A – Costa e falesie dei Crivi

− Progetto B – Acquafredda ed il suo retroterra

− Progetto C – Cersuta

− Progetto D – Valle

− Progetto E – Marina

− Progetto F – Secca di Castrocucco

− Progetto G – Santa Caterina

− Progetto H – Piana di Castrocucco

− Progetto I – Fiume Noce

98 − Progetto L – Massa e Brefaro

I “progetti delle connessioni” sono costituiti dal Progetto 1 (Viabilità interna) e dal Progetto 2 (Mobilità lungo la costa), ossia da due progetti tematici relativi al sistema della mobilità finalizzati, con più azioni fra loro integrate, a promuovere il miglioramento delle condizioni di accessibilità e di fruibilità del territorio di Maratea, in connessione anche con il sistema infrastrutturale delle vicine aree regionali ed extra-regionali.

Di seguito vengono individuate e descritte sia le tipologie progettuali che le caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree interessate.

Naturalmente, la perimetrazione dei progetti d’area sarà oggetto di verifica e di più accurata definizione in sede di PPE, pianificazione operativa e di RU.

La criticità delle aree ed anche le indicazioni progettuali che di seguito vengono fornite assumono carattere indicativo e saranno definiti in sede di progettazione preliminare o definitiva, propedeutica all’ottenimento dei prescritti pareri e nullaosta.

14.1 Progetti d’area

Progetto A – Costa e falesie dei Crivi

E’ articolato nelle seguenti azioni strategiche:

− a1 – Tutela assoluta del paesaggio delle falesie del Crivo.

− a2 – Tutela e valorizzazione della Torre del Crivo.

− a3 – Istituzione di una Riserva Marina Integrale.

Si tratta essenzialmente di interventi tutela e valorizzazione che trovano la loro ragione d'essere anche negli interventi di risanamento ambientale e

99 messa in sicurezza delle parti di territorio che vengono fruite dai visitatori.

L'assetto geomorfologico che rende così eccezionale il valore paesaggistico ed ambientale, si tratta di falesie e scarpate rocciose subverticali ed a picco sul mare, purtroppo ne condiziona anche la fruizione, in quanto le stesse sono generalmente soggette a crollo e rotolio di massi e quindi ad arretramento. Si ritiene che gli interventi previsti, tra l'altro non particolarmente estesi, non particolarmente estesi, ma abbastanza puntuali, quali l'accesso pedonale (previsto a ridosso della sede stradale a poca distanza dal ponticello posto a valle ad Ovest della stessa Torre), il restauro della Torre nella porzione muraria in fondazione ed in elevazione, e la predisposizione di punti di vista panoramici a ridosso della struttura e più a monte presso i terrazzetti antropici più protetti possano essere individuati e realizzati sulla base di verifiche geologiche puntuali, comprendenti eventualmente segnalazioni di aree a maggiore pericolosità ed anche mediante accurati interventi di mitigazione della pericolosità.

Progetto B – Acquafredda ed il suo retroterra

Il progetto interessa la frazione di Acquafredda ed il suo retroterra, ivi compreso il nucleo abbandonato del Villaggio degli Zingari e l’area dell’antico insediamento agricolo della transumanza dei Pozzi.

E’ articolato nelle seguenti azioni strategiche: b1) I tessuti storici di Acquafredda e Rotondella sono situati su terreni lapidei stabili e con buone caratteristiche geotecniche che rendono possibile la conservazione del patrimonio edilizio esistente, la riqualificazione ed il potenziamento degli spazi pubblici, da perseguirsi attraverso la

100 pianificazione operativa (Piani d’Ambito, Regolamento Urbanistico) e le relative indagini geologiche previste dalla normativa vigente. b2) Villa Nitti ed il suo giardino sono situati su un'ampia superficie terrazzata, delimitata a valle da una scarpata subverticale, a luoghi interessata da crolli e soggetta ad arretramento. In fase di riqualificazione del manufatto architettonico si verificherà la stabilità della scarpata di valle e si andranno a prevedere gli eventuali interventi di messa in sicurezza sulla scarpata in arretramento e sottoposta ad erosione del piede. b3) Il Riuso della stazione per il servizio metropolitano e contenitore di servizi ed attività è compatibile con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche dell'area. b4) Il Restauro della Torre di Acquafredda a fini culturali-ricreativi è possibile e la tutela delle aree pertinenziali deve prevedere il consolidamento e ricostruzione delle strutture murarie e delle fondazioni danneggiate dai dissesti e dalla messa in sicurezza della scarpata rocciosa posta a valle della Torre a partire dalla cresta del versante fino al piede e per tutta la porzione di versante esposto all’azione erosiva del mare invernale. b4) Il Restauro della Torre di Acquafredda a fini cultural i- ricreativi è possibile e la tutela delle aree pertinenziali deve prevedere l'eventuale messa in sicurezza della scarpata rocciosa posta a valle. b5) Gli interventi relativi al "Recupero del Villaggio degli Zingari" a fini turistici e la Valorizzazione dell’antico insediamento dei Pozzi ad uso

101 agrituristico sono fattibili. Il primo intervento ricade su un versante stabile costituito da roccia calcarea. Tra i due nuclei abbandonati, è presente l’incisione denominata Canale degli Zingari che, qualora dovesse essere interessata da un’opera di attraversamento e di collegamento, in fase di progettazione, dovrà, ovviamente, essere oggetto di opportune indagini tese a valutare le caratteristiche idrauliche del corso d’acqua.

b6) La zona dei Pozzi comprende l’inghiottitoio e la dolina della Piana del

Lago e rappresenta un’area di particolare pregio ambientale. In questa zona si vuole consentire un recupero agro-pastorale e turistico dei ruderi esistenti e dell’area nel suo complesso. Allo stato attuale è stata perimetrata un’ampia superficie che per la quasi totalità non contiene particolari impedimenti di tipo geologico e geomorfologico a tale utilizzo, se non quello che il tutto deve avvenire nel rispetto delle varie componenti ambientali, a cominciare dalla protezione delle acque superficiali e di infiltrazione. La dolina della Piana del Lago è così chiamata perché nei mesi invernali e in concomitanza di forti piogge diventa un vero lago. L’acqua che si raccoglie defluisce attraverso l’inghiottitoio, immettendosi nel bacino sotterraneo che alimenta la sorgente marina di Marizza, in località Acquafredda. A tal proposito, si evidenzia che in tale zona è già stata individuata un’area intorno all’inghiottitoio che rappresenta una fascia di protezione idrogeologica. In fase di redazione del Piano Operativo, per la progettazione dei singoli interventi, si dovrà tenere conto del particolare contesto idrogeologico dell’area.

102 b7) Gli interventi di Potenziamento dell’impianto sportivo esistente di

Acquafredda, recentemente ristrutturato, con l'aggiunta un manufatto destinato a foresteria ed alloggio per giovani praticanti le attività sportive sono fattibili. Si evidenzia che in questa zona, nella campagna di indagini geognostiche relativa al Regolamento Urbanistico, è stato eseguito un sondaggio a carotaggio continuo spinto fino alla profondità di 30 m dal p.c. ed è stata effettuata una prospezione sismica con metodologia Down -

Hole; in fase progettuale, si potrà fare riferimento ai dati acquisiti con queste indagini.

Per le percorrenze lente ed in particolare la costituzione di un anello pedonale che, utilizzando i sentieri esistenti, connette l’area costiera, il centro antico (risalendo l’antico sentiero del Vallone Chiesa, l’area sportiva, il nucleo del Villaggio degli Zingari ed anche la Piana dei Pozzi), la relazione geologica e le carte tematiche allegate evidenziano, a grande scala e quindi attraverso la perimetrazione di macroaree omogenee, gli areali di pericolosità e criticità geologica e geomorfologica e quindi rappresentano un valido strumento di riferimento per la individuazione dei percorsi e per la mitigazione della pericolosità. Tuttavia, trattandosi di interventi puntuali, quali possono essere dei sentieri esistenti, si rimanda ad accurate ricognizioni in loco che andranno a individuare i tratti che necessitano di sistemazione, di segnalazione di pericolo ed anche di messa in sicurezza.

Gli interventi del progetto B sono compatibili con la relazione geologica ed in particolare con gli areali di pericolosità e criticità geologica e

103 geomorfologica cartografati nell'elaborato n. 6 "carta di sintesi".

Naturalmente, attraverso la pianificazione operativa (Piani d’Ambito,

Regolamento Urbanistico), si verificherà la fattibilità di ogni singolo intervento e si forniranno indicazioni sulla modalità d'uso delle diverse aree direttamente interessate.

Progetto C – Cersuta

Il Progetto interessa la piccola frazione costiera di Cersuta e propone il potenziamento di un nucleo elementare di servizi pubblici con l’adeguamento di immobili di proprietà comunale. Si prevede, inoltre, il percorso pedonale costiero di connessione alla SS 18 ed anche verso punti panoramici interni fino all’area dei Pozzi.

Gli interventi di potenziamento di un nucleo elementare di servizi pubblici con l’adeguamento di immobili di proprietà comunale è compatibile con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree interessate. Per il percorso pedonale costiero di connessione alla SS 18 ed anche verso punti panoramici interni fino all’area dei Pozzi, si rimanda a quanto specificato in generale per i percorsi lenti della località di Acquafredda.

Progetto D – Valle

Il progetto interessa il territorio della Valle di Maratea, con particolare riferimento all’area di Fiumicello, del centro storico, dell’antico borgo di San

Biagio e del corso del torrente Fiumicello. E’ articolato nelle seguenti azioni strategiche:

104 d.1) Tutela e valorizzazione della Torre del Porto. In analogia con quanto previsto per le altre torri costiere, con il progetto di recupero e valorizzazione si deve valutare l'eventuale messa in sicurezza della struttura e delle aree adiacenti. In base a quanto accertato con lo studio geologico, nella zona circostante la torre, sono presenti diverse aree utilizzabili. d.2) Riqualificazione, arredo e messa in sicurezza del porto esistente. Si rendono necessarie opere di messa in sicurezza del Molo Nord, al fine di eliminare i fenomeni di cedimento, e si devono valutare gli interventi idonei a protezione dalle mareggiate. d.3) Salvaguardia paesaggistica dell’insediamento storico del Porto. La zona adiacente al porto è in gran parte classificata R2 nel Piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata. L'art. 18 delle norme di attuazione stabilisce gli interventi compatibili (è consentita la destinazione d’uso a verde pubblico attrezzato che non comporti la realizzazione di nuovi volumi; gli interventi di ampliamento fino al 10% della volumetria lorda preesistente) e quelli subordinati al parere di compatibilità idrogeologica da parte dell’A.d.B. (Gli interventi di nuova edificazione, di completamento o di ampliamento di manufatti esistenti, cambi di destinazione d’uso che comportino aumento delle condizioni di rischio). Sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal

PAI della Regione Basilicata. Il PSC persegue la riqualificazione del Porto escludendone l’ampliamento, non ritenuto compatibile con le caratteristiche

105 paesaggistiche ed urbanistiche del sito, ma non lascia fuori la realizzazione di opere di difesa a mare che consentano anche l'eventuale riduzione delle dimensioni dell’attuale molo Nord. d.4) Valorizzazione paesaggistica della località Timpa. L’area è interessata dal vincolo archeologico. La pianificazione operativa ne confermerà i vincoli e la valorizzazione, relativamente alla fruizione percettiva, che è compatibile con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche. d.5) Nuovo polo turistico e di servizi con riqualificazione del tessuto produttivo. Interessa il sito che ospita una fabbrica tessile dismessa da anni.

Il PSC recepisce il progetto recentemente approvato con la relativa relazione geologica che ha acquisito il parere favorevole da parte degli uffici regionali preposti. d.6) Riqualificazione del tessuto insediativo con nuove funzioni d’interscambio della mobilità. Si propone il ridisegno dell’area della stazione ferroviaria. d.7) Riuso della stazione per il servizio metropolitano e contenitore di servizi ed attività Questi due progetti ricadono su un' area che

è quasi completamente classificata R2 nel Piano stralcio dell'A.d.B. di

Basilicata. L'art. 18 delle norme di attuazione definisce gli interventi compatibili (è consentita la destinazione d’uso a verde pubblico attrezzato che non comporti la realizzazione di nuovi volumi; gli interventi di ampliamento fino al 10% della volumetria lorda preesistente) e quelli subordinati al parere di compatibilità idrogeologica da parte dell’A.d.B. (Gli interventi di nuova edificazione, di completamento o di ampliamento di

106 manufatti esistenti, cambi di destinazione d’uso che comportino aumento delle condizioni di rischio). Sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal

PAI della Regione Basilicata. d.8) Valorizzazione dei tessuti storici con il recupero di contenitori ad uso pubblico. Questo intervento riguarda essenzialmente il centro storico di

Maratea che presente diverse criticità geologiche e geomorfologiche. Infatti, una vasta area è classificata R4 ed altre aree sono classificate R3 nel piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata ed, inoltre, sono comunque abbastanza presenti altre situazioni critiche che sono già state descritte ed evidenziate in altre parti della presente relazione e negli elaborati allegati. La valorizzazione di un centro storico, in generale, e quello di Maratea in particolare, non può prescindere anche dalla messa in sicurezza delle aree di intervento e dalla riduzione delle situazioni di rischio esistenti. L'art. 16 e l'art. 17 delle norme di attuazione dell'A.d.B. definiscono rispettivamente gli interventi compatibili nelle aree classificate R4 ed R3. Naturalmente, Il PSC non prevede interventi in contrasto con la normativa vigente, tuttavia, sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal PAI della Regione

Basilicata. La relazione geologica del PSC e le carte tematiche allegate forniscono le indicazioni in relazione alle criticità geologica e

107 geomorfologiche e le modalità d'uso delle altre aree non classificate a rischio idrogeologico dall 'A.d.B. di Basilicata. d.9) Recupero del Borgo Castello. Il PSC persegue il recupero dei ruderi del borgo antico e la riqualificazione dei tornanti della strada di accesso, con una prevedibile volumetria di 40.000-45.000 mc da destinare, orientativamente, per il 40% a ricettività alberghiera, per il 30% a funzioni complementari (negozi, laboratori artigianali, ristoranti, bar, ritrovi) e per il restante 30% ad abitazioni, di cui almeno la metà destinate a residenza permanente, per assicurarne un minimo di presenza lungo l’intero periodo dell’anno. La relazione geologica del P.S.C. ha già individuato delle aree non critiche o con criticità puntuali e moderate che possono essere utilizzate, e tra queste rientra la quasi totalità del Borgo Antico ed il versante su cui si sviluppano i tornanti della strada di accesso. Sono presenti anche aree a criticità elevata e media che generalmente coincidono con le scarpate rocciose subverticali e con le aree poste a monte ed valle di esse.

Naturalmente, contestualmente alla progettazione urbanistica del Piano unitario e/o dei piani esecutivi la relativa relazione geologica andrà a definire la fattibilità dei singoli interventi previsti. d.10) Riqualificazione della ex Colonia per servizi e ricettività. Si prevede il recupero e riuso del complesso edilizio dell’ex Collegio Scuola ad attività di servizio e ricettive. La zona interessata è in gran parte classificata R2 nel

Piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata. L'art. 18 delle norme di attuazione stabilisce gli interventi compatibili (è consentita la destinazione d’uso a

108 verde pubblico attrezzato che non comporti la realizzazione di nuovi volumi; gli interventi di ampliamento fino al 10% della volumetria lorda preesistente) e quelli subordinati al parere di compatibilità idrogeologica da parte dell’A.d.B. (Gli interventi di nuova edificazione, di completamento o di ampliamento di manufatti esistenti, cambi di destinazione d’uso che comportino aumento delle condizioni di rischio). In fase di pianificazione operativa, in relazione alla tipologia degli interventi previsti si metterà in essere la procedura appropriata. Sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal PAI della Regione Basilicata. d.11) Potenziamento dell’attività sportiva con quote di ricettività. Si prevede di realizzare, nell’area dello Stadio Europa, il rafforzamento del polo sportivo esistente attraverso l’adeguamento e/o potenziamento dell’offerta sportiva, realizzabile anche con l’aggiunta di strutture sportive coperte (ad esempio: piccolo palazzetto dello sport) e di una piccola struttura ricettiva, destinata in modo specifico ad ospitare squadre sportive in occasione di raduni e/o giovani sportivi per settimane di apprendimento e perfezionamento. Gli interventi previsti sono compatibili con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree circostante l'attuale campo sportivo. Tuttavia, in fase di progettazione definitiva ed esecutiva, saranno preceduti da adeguate e puntuali verifiche geologiche e geotecniche.

109 d.12) Nuovo polo di attività con riqualificazione del tessuto produttivo. Il

PSC prevede la riconferma della zona D2 della previgente normativa urbanistica con destinazioni d’uso produttive, commerciali, di servizi di pubblica utilità e di uso pubblico, fra cui anche locali per l’intrattenimento e lo spettacolo; L'attuale zona D2 è compatibile con tale destinazione ed è anche possibile individuare delle aree adiacenti in cui espandersi; esistono, anche, delle criticità derivanti dal versante di monte che possono essere mitigate in fase di pianificazione attuativa e di progettazione dei singoli interventi. d.13) Riqualificazione dell’area fluviale del Fiumicello. Si tratta di interventi di riqualificazione ambientale e di percorsi pedonali dell’area del torrente

Fiumicello, al fine di mantenere un importante “segno” paesaggistico ed ambientale nella Valle. Gli interventi previsti dovranno essere compatibili con le caratteristiche idrauliche del corso d'acqua, evitando il restringimento dell'alveo e garantendo il naturale deflusso delle acque di piena. d.14) Tutela e valorizzazione della Torre Santavenere. In analogia con quanto previsto per le altre torri costieri, se ne propone la tutela, il restauro e la fruibilità pubblica delle aree esterne in connessione con l’itinerario di rammagliamento dei tratti di percorrenza lenta. Il Restauro della Torre a fini culturali-ricreativi è fattibile e, per quanto attiene e la tutela delle aree pertinenziali, si deve prevedere l'eventuale messa in sicurezza della scarpata rocciosa posta a valle.

110 Percorrenze lente. Il percorso si sviluppa in area costiera costeggiando la torre di Santavenere ed il parco dell’omonimo hotel. Risale verso l’area della stazione ed il centro storico sfruttando la sede del percorso storico pedemontano. Dai tornanti della strada per Santa Caterina si distacca raggiungendo il bivio di Santa Caterina con un tracciato parallelo alla strada carrabile. Si ribadisce quanto specificato in precedenza. La relazione geologica del PSC e le carte tematiche allegate evidenziano, a grande scala e quindi attraverso la perimetrazione di macroaree omogenee, gli areali di pericolosità e criticità geologica e geomorfologica e quindi rappresentano un valido strumento di riferimento per la individuazione dei percorsi e per la mitigazione della pericolosità. Tuttavia, trattandosi di interventi puntuali, quali possono essere dei sentieri esistenti, si rimanda ad accurate ricognizioni in loco che andranno a individuare i tratti che necessitano di sistemazione, di segnalazione di pericolo ed anche di messa in sicurezza.

Progetto E – Marina

Il progetto interessa la frazione di Marina di Maratea ed è articolato nelle seguenti azioni strategiche: e.1) Riuso della stazione per il servizio metropolitano e contenitore di servizi ed attività. Il Riuso della stazione per il servizio metropolitano e contenitore di servizi ed attività è compatibile con le caaratteristiche geologiche e geomorfologiche dell'area. e.2) Ristrutturazione, completamento e riuso delle strutture alberghiere esistenti. Nella frazione è presente il complesso dell’Hotel Marisdea, da anni

111 abbandonato, in suggestiva posizione panoramica a ridosso dell’arenile, ed un rustico già destinato ad attività alberghiera, mai completato. L’Hotel

Marisdea è situato a monte di un versante fortemente acclive, costituito da roccia fratturata. In fase di progettazione degli interventi di ristrutturazione e di adeguamento sismico, si verificherà la stabilità del pendio e, ove necessario, si realizzeranno gli adeguati interventi di messa in sicurezza. Il recupero del rustico già destinato ad attività alberghiera, mai completato, non pone particolari problematiche geologiche.

- percorrenze lente. Nella frazione di Marina il sistema delle percorrenze lente prevede il riuso della vecchia sede ferroviaria, oggi dismessa, e della viabilità a valle della linea ferroviaria attuale. Il percorso si connette ad un tratto di rammagliamento, nel tratto terminale della frazione e riutilizza una sede stradale fino alla Punta Iudia; Si ribadisce quanto affermato in precedenza per le altre percorrenze.

Progetto F – Secca di Castrocucco

Il progetto interessa l’area della Secca di Castrocucco, sito di straordinaria bellezza paesaggistica ed ambientale, recentemente interessato da un incendio estivo, che ne ha danneggiato la copertura vegetazionale della macchia mediterranea. f.1) Restauro di Torre Caina a fini culturali-ricreativi e tutela delle aree pertinenziali. Il restauro della torre deve contemplare anche gli eventuali interventi di consolidamento del manufatto e la messa in sicurezza del percorso pedonale e delle aree adiacenti.

112 f.2) Ripristino vegetazionale della macchia mediterranea danneggiata. Si tratta di un intervento che si muove nella direzione della salvaguardia ambientale. f.3) Allestimento del punto panoramico del Castello e messa in sicurezza dei ruderi. Questi interventi devono essere completati con la messa in sicurezza delle scarpate rocciose che delimitano gli antichi ruderi ed il percorso pedonale di accesso. Alcuni interventi di sistemazione delle scarpate sono già stati realizzati a protezione della S.S. n. 18, interessata qualche anno fa, da crolli di massi che si sono staccati proprio dal costone che delimita la località Castello. f.4) Istituzione di una Zona di Tutela Marina Generale. Si tratta di un intervento di tutela di un'area marina che contiene nell'entroterra elementi geologici e geomorfologici di particolare valenza.

- percorrenze lente. Da Punta Caina al Porticciolo di Castrocucco si propone il riuso di sentieri esistenti nell’ambito della fruizione turistica e paesistica. Si ribadisce quanto affermato in precedenza per le altre percorrenze.

Progetto G – Santa Caterina

Il Progetto interessa l’area di Santa Caterina, con il recente insediamento di

“Pianeta Maratea” e la zona degradata delle cave. Sono previste le seguenti azioni strategiche: g.1) Potenziamento dell’attività turistico-ricettiva. Il PSC recepisce la

Variante urbanistica al PdF recentemente approvata con la previsione

113 dell’incremento di attività ricettive in località Santa Caterina e realizzazione delle connesse opere di urbanizzazione (Delibera di Consiglio Comunale di approvazione finale n. 38 del 12/10/2012) Nella zona circostante la località

Santa Caterina, la relazione geologica relativa al P.S.C ha già individuato diverse aree che sono utilizzabili per la destinazione residenziale.

g.2) Riqualificazione paesaggistico-ambientale dell’area di cava. Il recupero delle cave, con azioni di recupero dell’originario profilo morfologico e di messa in sicurezza dei fronti, può portare anche al riuso dei piazzali per attività di pubblico spettacolo.

- percorrenze lente. Dalla chiesetta di Santa Caterina si raggiunge il bivio e ci si collega all’hotel Pianeta Maratea. Dal bivio si corre lungo il tracciato della connessione fra le frazioni montane e la SS 585 fino all’area delle cave e da qui, lungo sentieri esistenti riadeguati, si raggiunge la SS 18 nei pressi di Punta Caina costeggiando per un lungo tratto il crinale, con belle viste paesaggistiche. Si ribadisce quanto affermato in precedenza per le altre percorrenze.

Progetto H – Piana di Castrocucco

Il progetto interessa la Piana di Castrocucco, con l’omonima frazione ed il sito dell’aziende florovivaistica non più in esercizio. L’area è delimitata ad

Est dall’alveo del Fiume Noce e comprende anche un campeggio.

Sono previste le seguenti azioni strategiche: h.1) Ripristino ambientale del litorale (ripascimento dell’arenile e ricostituzione della duna). Il PSC prevede l’attivazione di azioni che

114 comportino il definitivo arresto dei fenomeni di erosione costiera, molto attivi negli anni scorsi ed oggi in fase di contenimento a seguito di interventi dell’AdB Basilicata, il ripascimento della linea di costa oggi sommersa e la ricostituzione della duna costiera realizzata negli anni ’50-’60 ed oggi quasi completamente erosa, con attrezzaggio delle attrezzature balneari; h.2) Riqualificazione della piana costiera con green (attrezzature sportive e spazi verdi). L’arenile, ampliato a seguito del progetto di ripascimento, sarà delimitato dalla strada attuale, ampliata ed attrezzata a “lungomare”. A ridosso, l’area agricola oggi abbandonata verrà destinata ad attività sportive e per il tempo libero all’aperto (minigolf, calcetto, basket, beach volley, ecc.); Gli interventi previsti sono compatibili con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree interessate.

- h.3) Ristrutturazione area produttiva in funzione delle nuove attrezzature ed attività dell’area. Si prevede la riqualificazione del complesso dell’ex azienda florovivaistica posta a ridosso della linea ferroviaria con destinazioni d’uso ricettive, commerciali e di servizio connesse alla nautica;

Gli interventi previsti sono compatibili con le caratteristiche geologiche e geomorfologiche delle aree interessate. Gli interventi previsti saranno supportati da indagini geognostiche e geologiche puntuali.

Progetto I – Fiume Noce

Interessa l’area fluviale del Noce e dovrà essere perseguito con opportune forme di accordo con la vicina Regione Calabria. Si prevedono le seguenti azioni strategiche:

115 - i.1) Rinaturalizzazione dell’area fluviale. Il PSC propone la rinaturalizzazione dell’area fluviale, da realizzarsi, anche con la rimozione di qualche opera di regolarizzazione del profilo idraulico che di fatto provocano l’aumento dell’erosione costiera in conseguenza dell’arresto degli apporti solidi. Nella progettazione degli interventi, si potrà fare riferimento anche alla pubblicazione: La difesa del litorale di Castrcucco di Maratea (PZ) e di

Tortora (CS) ed il riequilibrio del dissesto del tratto terminale del Fiume

Noce (Gianluca Cantisani, et alii)., che fornisce utili indicazioni progettuali per raggiungere gli obiettivi proposti.

- i.2) Ripristino della continuità ambientale a termine dell’attività estrattiva in località Milossina. Gli interventi di recupero ambientale saranno realizzati secondo gli indirizzi assunti in sede di progetto di coltivazione ed approvati dalla Regione Basilicata

Progetto L – Massa e Brefaro

Il progetto interessa le due frazioni interne di Massa e Brefaro, rimaste tagliate fuori dal recente sviluppo turistico, ma ricche di risorse paesaggistiche e storico-culturali. Sono previste le seguenti azioni strategiche:

I.1) Sviluppo del turismo rurale privilegiando il riutilizzo di edifici di valore storico-testimoniale. Trattandosi di interventi su singoli edifici, è necessario eseguire puntuali indagini geognostiche e studi geologici di dettaglio per

116 definire di volta in volta gli interventi di recupero e consolidamento adeguati..

- Percorrenze lente. Da Massa il percorso raggiunge il campo sportivo e s’inerpica verso il Passo della Colla. La relazione geologica e le carte tematiche allegate evidenziano, a grande scala e quindi attraverso la perimetrazione di macroaree omogenee, gli areali di pericolosità e criticità geologica e geomorfologica e quindi rappresentano un valido strumento di riferimento per la verifica di fattibilità degli interventi.

14. 2 Progetti delle connessioni

Progetto 1 – Viabilità interna.

Il progetto prevede la realizzazione di un collegamento viario di connessione fra la SS 585 e le frazioni interne di Massa e Brefaro, con lo studio di un’eventuale bretella di connessione alla frazione di Marina. Il collegamento si realizza con adeguamento di tracciati viari già esistenti ed un nuovo tracciato di connessione di quelli esistenti.

1.1 Il nuovo collegamento svolge l’importante funzione della rapida connessione delle frazioni montane con la SS 585, alleggerendo, così, i flussi di traffico esistenti in direzione della Valle, della SS 18 e, quindi, della

SS 585.

Collegamento Santa Caterina - SS 585 Il tracciato esistente, dall'innesto di Santa Caterina fino alla zona delle cave, a quota 350 m s.l.m., non presenta particolari criticità; lo stesso discorso vale per il primo tratto del nuovo tracciato. In seguito, quando quest'ultimo comincia a scendere verso

117 il fondovalle del torrente Carroso, aumenta l'acclività del versante e quindi dei fronti di scavo che necessitano di interventi di messa in sicurezza. Le uniche criticità presenti in questa zona sono rappresentate dall'attraversamento di due incisioni in approfondimento che potranno essere superate, in fase di progettazione, con adeguate opere di sistemazione idraulica. La parte finale del nuovo tracciato è prevista in destra orografica del torrente, necessita di verifiche idrauliche, quando interessa il fondovalle, e di analisi di stabilità dei fronti di scavo, quando si sviluppa a mezza costa, e per entrambe le situazioni si devono prevedere opere di presidio. Il tratto esistente, tra le cave presenti in zona, attualmente, è interessato in più parti da fenomeni di erosione operati dalle acque di piena del corso d'acqua, a conferma di quanto specificato in precedenza. Sulla base delle conoscenze acquisite e non essendo possibile individuare tracciati alternativi più vantaggiosi, si ritiene che tale intervento sia fattibile, anche con parziali rettifiche al tracciato individuato in questa fase, con la prescrizione che in sede di progettazione dell’asse stradale definitivo, in queste zone, vengano previsti gli interventi di messa in sicurezza del tracciato stesso.

Collegamento con la località Massa . Il tratto esistente che va a collegare la strada in questione con la viabilità interna di Massa, tra l'innesto e

Masseria Limongi non presenta particolari criticità, mentre, dopo l'attraversamento del Torrente Grenzana, si immette in un'area classificata

R4 nel piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata. Pertanto, in fase progettuale,

118 si dovrà ottemperare a quanto previsto dall'art. 22, "Realizzazione di infrastrutture lineari e/o a rete interessanti le aree di versante" delle norme di attuazione. In particolare "la realizzazione di tali infrastrutture è subordinata all’acquisizione dei pareri, preliminare e definitivo, espressi dall’AdB per la verifica della compatibilità con le finalità del Piano Stralcio...".

Il resto del tracciato si sviluppa su strade esistenti che presentano qualche criticità nella zona prossima all'area R4 e criticità puntuali o nulle nella zona abitata.

1.2 Rafforzamento direttrice Colla - Campo

La strada del Campo, già di fatto esistente, per la quasi totalità attraversa aree attualmente prive di evidenze morfologiche di fenomeni franosi in atto.

Soltanto nella parte iniziale, quella a valle dell’area PIP, per un breve tratto, si sviluppa su un versante interessato da un fenomeno franoso quiescente ed è prossimo al versante NW di Monte Crivo, potenzialmente soggetto a fenomeni di crollo e rotolio di massi. Sulla base di tali conoscenze e non essendo possibile individuare percorsi alternativi e più vantaggiosi al breve tratto precedentemente descritto, si ritiene che tale intervento sia fattibile, con l’indicazione che nelle successive fasi di progettazione saranno effettuate le verifiche geologiche e geomorfologiche puntuali che consentiranno di individuare, nel tratto critico prima evidenziato, gli interventi di messa in sicurezza della strada.

Progetto 2 – Mobilità lungo la costa

119 Il progetto affronta organicamente l’intero tema del miglioramento del sistema della mobilità che si sviluppa lungo la linea costiera fra Campania e

Calabria.

In particolare, comprende diversi interventi che riguardano i collegamenti viari lungo la costa, tra cui la Metropolitana costiera, l'adeguamento e messa in sicurezza della SS 18, la variante di Acquafredda ed itinerari di rammagliamento dei tratti di percorrenza lenta. Si tratta di infrastrutture lineari, lo studio geologico del PSC fornisce importanti indicazioni sulla criticità geologica e geomorfologica delle aree interessate e quindi per la progettazione di massima del tracciato, mentre richiedono studi geologici e geotecnici di dettaglio in fase di progettazione definitiva ed esecutiva soprattutto laddove, per mancanza di alternative di progetto, sono costrette ad attraversare aree classificate nello studio del PSC ad elevata criticità o

R4 ed R3 nel Piano stralcio dell'A.d.B. Si ricorda che l'art. 22 delle norme di attuazione del Piano stralcio dell'A.d.B. disciplina la realizzazione di infrastrutture lineari e/o a rete interessanti le aree di versante classificate a rischio idrogeologico.

14.3 REGIME DI TRASFORMAZIONE

Il regime di trasformazione comprende ambiti naturali ed antropici che richiedono interventi di trasformazione, di diversa intensità, necessari a ripristinare le originarie caratteristiche paesaggistiche ed urbanistiche o a definire nuovi paesaggi urbani. Sono sottoposti al regime di trasformazione le aree classificate come segue:

120 Ripristino e rinaturalizzazione ambientale . Comprende l’alveo del torrente

Fiumicello (azione strategica d.13), nella Valle di Maratea, il litorale di

Castrocucco (h.1) e l’alveo del Fiume Noce (con un’affluente in località

Malossina – azioni strategiche i.1, i.2).

Nel paragrafo precedente, relativo ai progetti d'area qui citati, si sono espresse le valutazioni a carattere geologico e, trattandosi di interventi di

Ripristino e rinaturalizzazione ambientale, si manifesta la fattibilità complessiva della proposta urbanistica, in relazione al tematismo geologico; naturalmente, in fase di pianificazione operativa e di progettazione dei singoli interventi si andranno a definire gli interventi opportuni e la modalità d'uso delle singole aree che consentiranno di raggiungere gli obbiettivi previsti e, soprattutto, per l'alveo del Fiume Noce, essi dovranno essere compatibili con le norme di attuazione del Pai della

Regione Basilicata.

Riqualificazione paesaggistica e ristrutturazione anche con riconversione degli usi . Comprende l’ambito periurbano circostante la stazione ferroviaria di Maratea Centro (azione strategica d.6), l’ex fabbrica manifatturiera in località Colla e le sue adiacenze (azione strategica d.12), le tre cave in località Santa Caterina (azione strategica g.2). la piana di Castrocucco

(azioni strategiche h.2 e h.3) ed il nuovo polo turistico polifunzionale in località Fiumicello (d.5). Il regime di trasformazione, in tali aree, è finalizzato a rendere possibili i progetti strategici ad essi riferiti.

121 Anche per queste azioni strategiche, nel paragrafo precedente, relativo ai progetti d'area qui citati, si sono espresse le valutazioni a carattere geologico e geomorfologico. In particolare, si manifesta la fattibilità complessiva della proposta urbanistica, in relazione al tematismo geologico per l’ex fabbrica manifatturiera in località Colla e le sue adiacenze

(azione strategica d.12), per le tre cave in località Santa Caterina (azione strategica g.2). la piana di Castrocucco (azioni strategiche h.2 e h.3) ed il nuovo polo turistico polifunzionale in località Fiumicello (d.5); per l’ambito periurbano circostante la stazione ferroviaria di Maratea Centro (azione strategica d.6), ricadente in un'area classificata R2 nel Piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata, sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal PAI della Regione Basilicata.

Riqualificazione degli insediamenti diffusi a carattere agricolo . Comprende gli insediamenti di Massa e Brefaro ed i giardini circostanti la piana di

Castrocucco oggetto di trasformazione con gli interventi di riforma fondiaria.

Le aree destinate a Riqualificazione degli insediamenti diffusi a carattere agricolo riguardano soprattutto le località Brefaro, Massa e Castrocucco. In località Brefaro ricadono in gran parte in aree classificate II, nella carta di sintesi allegata alla relazione geologica del P.S.C. ed in minima parte in R3 dell'A.d.B. e nel III della relazione geologica del PCS. A Massa ricadano in aree quasi tutte utilizzabili solo in piccolissima percentuale in R4 e nel IV

122 della carta di sintesi, allegata alla relazione geologica del P.S.C., e in minima parte in R3 e III nostro. A Castrocucco ricadono quasi tutti in aree utilizzabili, tranne la zona a valle della chiesa soggetta ad inondazione.

Riqualificazione dei tessuti periurbani costieri. Comprende aree costiere in prossimità della spiaggia Luppa e della Torre di Acquafredda, nel nucleo di

Cersuta, nella frazione di Fiumicello in prossimità della omonima spiaggia e del parco Santavenere, della località di Filocaio e della frazione di Marina. Il

PSC promuove la tutela e la salvaguardia delle aree costiere e, di conseguenza, in esse è consentito, di massima, il mantenimento degli usi attuali e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Trattandosi di interventi di riqualificazione abbastanza contenuti sono quasi tutti fattibili.

Riqualificazione dei tessuti periurbani vallivi e dei rilievi. Comprende aree poste a ridosso della linea ferroviaria in località Cersuta, nella valle di

Maratea (soprattutto lungo il Torrente Fiumicello), nella frazione di Santa

Caterina e a monte della SS 18 nella frazione di Marina. In tali aree è consentito il mantenimento degli usi attuali con completamenti eventualmente necessari a definire una più compiuta configurazione urbana dal punto di vista formale e funzionale, nelle modalità che saranno definite dal RU e dai PPE. Queste aree sono situate a Cersuta, dove ricadono quasi tutte in aree classificate a criticità II e quindi utilizzabili. Nella valle di

Maratea molte aree sono classificate R2, altre in aree classificate II nella carta di sintesi allegata alla relazione geologica del P.S.C. e quindi utilizzabili, ed alcune in poche aree classificate III nello studio geologico del

123 PSC. In località Santa Caterina quasi tutte le aree sono classificate in I o in

II nella carta di sintesi alle\gata alla relazione geologica del P.S.C. le aree di

Marina sono quasi tutte le aree sono classificate in I o in II nella carta di sintesi allegata alla relazione geologica del P.S.C. e quindi utilizzabili; soltanto una microarea è classificata III nello studio geologico del PSC.

Trasformazione dei contesti periurbani strategici. Comprende due propaggini periurbane nella valle di Maratea in adiacenza agli ambiti urbani e dislocate lungo le principali vie di comunicazione, per le quali il PSC prevede un ruolo strategico nel rafforzamento delle connotazioni urbane attraverso l’introduzione di nuovi usi insediativo-residenziali e dei servizi relativi (R), culturali e ricreativi per il Tempo libero (T), infrastrutturali o

Tecnico e tecnologico (TN), nelle modalità che saranno perseguite dal RU.

La prima area, situata a valle della Sorgente Cavalero ed in località

Sorgimpiano, è quasi completamente classificata R2 nel Piano stralcio dell'A.d.B. di Basilicata, in piccolissima parte in R4 e R3, e in piccole aree classificate II nella carta di sintesi del P.S.C. Sia in fase di pianificazione operativa che in fase di progettazione, in relazione alla tipologia degli interventi previsti, si metterà in essere la procedura appropriata per ottemperare a quanto previsto dal PAI della Regione Basilicata. La seconda area si sviluppa lungo la strada comunale Maratea - Campo, ricade per una porzione limitata in zone classificata III e IV mentre la gran parte risulta totalmente utilizzabile. Si coglie l'occasione per ribadire che la zona del

"Campo", in relazione alle caratteristiche geologiche e geomorfologiche

124 presenti nella zona circostante il centro abitato e la "Valle", rappresenta una generale, valida, direttrice strategica per lo sviluppo urbanistico della città marateota.

aggiornamento marzo 2014

dott. geol. Giovanni Carmine Lavecchia dott. geol. Marcello Ferrigno

125