Posina E Il Suo Territorio
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GIUSEPPE Co. Dr. PASQUALIGO POSINA E IL SUO TERRITORIO NEI RAPPORTI FISICO-MEDICO-STORICO-STATISTICI Estratto dall’Ateneo Veneto, serie IX vol Il e seguenti VENEZIA, PREM. STAB. TIPO-LIT M. FONTANA 1885 I Documenti e Monumenti Storici-Artistici A ben poca cosa riduconsi i documenti e monumenti storici ed artisti reperibili in Posina - tale forse che non meriterebbe non se ne spendesse parola veruna. Tuttavolta a non lasciare inesplorato neppure questo campo ne daremo l’elenco. Nell’archivio parrocchiale se mancano pergamene relative all’istituzione della Chiesa (di cui ignorasi l’epoca precisa) abbiamo al contrario un necrologio completo dal 1655, nelle di cui pagine trovammo spesse volte notizie locali di un qualche interesse. Così tra le carte appartenenti alla fabbriceria reperisconsi non pochi testamenti, donazioni, enfiteusi, contratti dal 1500 al 1600. In quanto al Municipio esso conserva in abbastanza buon’ordine e buono stato vari documenti relativi alla amministrazione comunale sotto i Conti di Velo e sotto la Republica Veneta quanto sotto i governi che le succedettero. Anzi è a dirsi pregievole una completa raccolta esistentevi di tutte le leggi e disposizioni emanate dai primordi del secolo. In fatto d’arti belle non constaci si conservi alcun che di veramente pregevole o che meriti d’esser ricordato "a coloro che questo tempo chiameranno antico ". Tuttavolta non sono a tenere in isprego le poche tavole della Chiesa parrocchiale di Posina, che viene considerata come una delle più belle del territorio. Quella dell’altare dei Carmini p.e. quella di S. Margherita sono opere del Carpioni, l’altra dell’altar di Rosario è fattura di certo Gaetano Scabari di Arzignano. A Fusine nel nuova chiesa innalzatasi nel 1853 (progetto 26 gennaio) non havvi che un quadro rappresentante S. Carlo Borromeo di sufficiente pennello del XVII secolo, che le provenne per donazione dicesi di uno di Schio. - In quanto alle pietre litterate ed alle iscrizioni esse son pure limitate a ben poco nè meritano certo la pena di essere raccolte. La più importante è quella già infitta fuori dal presbiterio della chiesa di Posina dalla parte del Vangelo che porta la data del 24 agosto 1764 ed è ricordante la consacrazione della chiesa. Essa suona così: " D. O. M. In Honorem B. M. Semper Virgin Ecclesia hanc et altare majus Emins ac Rev.mo D. D. Antonius Marinus R. E. Cardinalis Priolus Episcopus Vicentinus Dux Marchiae et Comes die XXIV Augusti A. D. 1764 solemniter consacravit et dedicationis anniversarium quot annis celebrandum Dominica ultima ejusdem mensis constituit Archipresbitero Antonii Floriani cujus diligentia ac populi pietate a fundamentes riaedificata fuit ". Nel frontone esterno della stessa chiesa respiciente la piazza leggesi la Dedicazion della chiesa. A Fusine collocata sul muro del campanile della or abbandonata chiesa di S. Rocco leggesi altra breve iscrizione latina. Nel cimitero come in qualche edicola non troviamo indicato che l’anno delle singole e rispettive erezioni. Veruno, a quanto ci consta, possiede in Posina librerie, o raccolte d’oggetti d’arte o d’antichità. Il solo Municipio conserva oltre alcune opere di poco valore letterario, tre magnifiche carte topografiche una d’Europa, una d’Italia ed una della vicentina provincia. Per gli amici di “Posina e la sua gente”a cura di [email protected] 3 II Principali accenni della storia civile e politica di Posina Tempo è oramai che ci facciamo a ricordare quanto riflette la storia civile ed ecclesiastica di Posina onde rendere meno incompleta l’intrapresa monografia. Necessariamente non avendo questo paese un’importanza di per sè stesso, così a brevissime e circoscritte nozioni deve ridursi e riducesi infatto, la parte storica o cronologica. Anzi se questa non sarà per riescire come l’avremmo desiderata e quale ordinariamente occorre per questo genere di lavori, ci valga a darcene venia il fatto che veruno mai a Posina o vicinanze si prese l’assunto di far accenno di quali fatti locali o di quelli avvenimenti straordinari ch’erano pur, si può dire, la delizia dei nostri antenati. Tutto che abbiamo raccolto in un fascio, dovemmo con somma fatica racimolare qua e là nei pochi libri qui in calce annotati(1). Nè l’archivio municipale d’altronde o l’ecclesiastico parocchiale ci conservano certa copia d’istorici documenti. Il tutto che nelle reiterate compulsazioni ci potè ri- sultare, riducesi a ben superficiali nozioni intorno più che altro all’amministrazione comunale; comechè incendi, devastazioni, incuria, edulità del tempo ridussero a minime proporzioni pur quelle notizie che avrebbersi potuto reperire anche per Posina nei libri battesimali, nei necrologi della Parocchia, nei libri d’estimo del Comune e ne’ suoi bilanci annuali. Ad ogni modo a non intralciare la narrazione delle politiche vicissitudini noi divideremo questa in due parti cercando nella Ia di parlare di quanto riguarda la sua storia civile, nella IIa diremo delle ecclesiastiche cose. Ciò premesso veniamo a noi: Saggiamente scrive il Marmocchi nella sua storia naturale d’Italia che il nostro globo deve considerarsi per eccellenza il vero libro della natura di cui i capitoli sono i terreni, le pagine sono i loro strati, le parole le roccie, le lettere i minerali che vi si reperiscono. Esaminando infatti questi terreni, questi strati, annotando i minerali che si rinvengono od i fossili che vi si trovano, noi possiamo costituirci la vera istoria perfino delle età che pregressero all’apparizione dell’uomo. Ora, quanto abbiam già accennato intorno alla condizione geologica del territorio di Posina, chiaro ci manifesta l’origine sua; ma per coloro che bene addentro non sono nella geologica e paleontologica scienza ricorderemo che innanzi alla solidificazione del nostro globo, migliaja e migliaja d’anni certamente trascorsero prima che il suo raffreddamento potesse permettere la esistenza dell’uomo. Queste migliaja d’anni la bibbia col nome di 7 jom, od epoche, ci determina. In questo lasso di tempo che abbraccia le remotissime età (le quali paiono ancora un sogno dell’immaginazione) la geologia ci addimostra come l’Italia ancora non esistesse. Il primo suo rudimento, (manifesto dalle roccie serpentinose e granitiche) fu per forza plutonica dal seno dell’amplissimo mare prodotto precisamente nel settimo periodo geologico. Le prime Alpi emerse furono: il Monviso e le Cozie. Poi altre cinque emersioni seguirono a tutto ciò avanti che il mondo soffrisse quella famosa alluvione detta Universale Diluvio. Che dal settimo al tredicesimo periodo qualche parte d’Italia fosse meno abitata, non è ancor certo, quantunque la tradizione lo voglia e la mitologia greca, indiana, fenicia, assiria, egiziana (ponendo e ricordando fatti e miti antichissimi avvenuti nell’Italia prima del diluvio di Deucalione), ci faccian supporre che la cominciasse da quel tempo preistorico ad essere in qualche parte almeno abitata. Se questa poi fosse la parte piana più che la montuosa, non havvi dubbio; perchè oltre ai fatti di Fetonte (che la mitologia disse precipitato nel Po) quello delle colonne d’Ercole (che volle innalzare nell’attual Stretto di Gibilterra per impedire un secondo diluvio di Deucalione) Per gli amici di “Posina e la sua gente”a cura di [email protected] 4 oltre che il fatto delle Elettridi cui si vuole approdati sian gli Argonauti (Elettridi che oggi pel Cellario, il Cluverio ed il D’Anville sarebbero i colli Euganei) havvi l’indiscutibile fatto addimostratoci dalla geologica scienza che queste alpi per la esistenza dei vasti ghiacciaj non potevano essere in alcun modo abitate dall’uomo, ma appena da alcuni animali di cui oggi sononsi perfino perdute le traccie. Questi vasti ghiacciaj del periodo preistorico o mitologico, solo dopo lungo decorrer di secoli poterono scomparire. Tarda pertanto fu quivi la vegetazione e quindi l’abitabilità, cioè a dire la possibilità di istituirvi abitazioni. Non crediamo quindi di non andar errati di molto facendo risalire a pochi secoli prima di Cristo la abitabilità della vallata di Posina, come la sua reale abitanza non risalga ad epoca anteriore del 1200. Ma qui una domanda logica e naturale può e deve sorgere in argomento della abitabilità, quella cioè che riflette gli abitanti aborigeni cioè a dire i primi, gli originari di questi luoghi, la loro stirpe, lo loro provvenienza? Ardua questione davvero codesta cui è difficile rispondere comecchè frà gli storici vicentini v’ha p. e. chi vuole i primi abitatori della provincia esser stati d’origine Celtica, chi li dice Etruschi, chi Galli, chi Greci, chi Cimbri. E proprio il caso di dire con l’illustre Cabianca. "Oh beati gli scrittori che trecento anni fa si sobbarcavano al compito d’una storia. Qualunque idea passasse loro pel capo era buona, ed anzi eccellente quanto più sapea di bizzarro, perchè appunto in quelle vecchie memorie Vicenza a ben poche città cederebbe sia per l’antichità d’origine che per nobiltà di lignaggio ". V’ha taluno che arriva nient’altro che a Cam figliuolo di Noè chi a Japhet, chi ad Ercole Libio, ad Eridano, a Fetonte. Giustino vorrebbe la città di Vicenza, come il territorio di sua Provincia, fondata ed abitata dai Galli Senoni. Strabone, Dione Crisostomo, Plinio il vecchio, vogliono invece che primi abitanti ne siano stati i Reti, Ferretto e Loschi dicono all’incontro che abitatori primi di Vicenza e de’ suoi monti furono i Cimbri. Il Cabianca finalmente ed il conte Giovanni Da Schio ai nostri giorni, non si peritarono punto con più critico giudizio dall’asserire come gli aborigeni di Vicenza e della Provincia sua altri non fossero nè potessero essere che gli Euganei popolo ch’ebbe come ognun sa l’origine etrusca (2) Siffatta supposizione, accettabile tosto che si voglia por mente che questi Reti, Cimbri, Alemanni che dir si vogliano, non ci lasciarono finalmente monumento veruno di lor antica esistenza, mentre sussistono invece moltissimi sepolcreti etruschi euganei giusto nella Vicentina Provincia, mentre trovansi nomi d’innumerevoli quantità di villaggi, montagne, fiumi, torrenti che ripetono l’etimologia nella loro lingua p.