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IL SORPASSO di (OVVERO MITI E RITI DELL’ITALIA DEL “BOOM”)

Protagonista del film e’ l’Italia degli anni Sessanta, l’epoca del boom economico. Bruno, il protagonista, incarna tutti i miti del suo tempo, a partire dall’euforia di chi crede di avere infranto ogni barriera e di essere pronta per il gran salto in avanti. La sua Aurelia supercappottabile e supercompressa e’ il simbolo di tutto questo. Ed il viaggio si snoda tra gli elementi visibili del nuovo consumismo di massa che sta stravolgendo , di colpo, abitudini e anima degli italiani. è uno dei più riusciti film italiani degli anni ’60, coerente nella sua altalena farsesca e agrodolce, plebea e sottilmente psicologica. L’Italia del mitico boom è resa con un’euforia rara, un gusto puntuale per la battuta e un ottimo ritmo. Il protagonista, Bruno, incarna un personaggio comico e amaro a un tempo, vera summa dei vizi e dei difetti di quei tempi, e non gli è da meno il fragile e smarrito Roberto. Meglio forse di altri fatti culturali, il film ha rappresentato sia l’autocoscienza di quel periodo sia la fragorosa volgarità di una società che si credeva pronta al grande balzo in avanti proprio mentre comparivano le prime (invisibili) crepe.

NOTIZIE SUL FILM Anno 1962 Durata 106’ Origine ITALIA Colore BN Genere COMMEDIA Produzione FILM, SANCRO FILM Distribuzione INCEI FILM - COLUMBIA, TRISTAR HOME VIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO, L'UNITA' VIDEO Regia DINO RISI Attori LUCIANA ANGIOLILLO Moglie di Bruno Bruno Cortona ...... Bibi, fidanzato di Lilly CATHERINE SPAAK ..Lilly figlia di Bruno J.LOUIS TRINTIGNANT ..Roberto Mariani Soggetto e Sceneggiatura DINO RISI Fotografia ALFIO CONTINI Musiche Montaggio MAURIZIO LUCIDI ScenografiaUGO PERICOLI

LA TRAMA Siamo nel 1962:Ferragosto, a Roma. Bruno Cortona gira per la città deserta a bordo della sua spider. E’ un trentaseienne vitale e spaccone che, nella città vuota, si trova da solo. Cerca un telefono, ma tutti i locali pubblici sono chiusi. Chiede allora di poter usare il telefono di casa a Roberto Mariani, uno sudente solo nella torrida giornata estiva: Roberto è uno studente universitario, introverso, riservato, l’opposto di Bruno. Fra i due nasce in qualche modo un’intesa, basata proprio sulla diversità di carattere:Bruno decide di trascinare Roberto, questi subisce e si lascia trascinare. Prima l’aperitivo, poi il pranzo, infine l’idea di fare una gita in macchina, sulla costa tirrenica, verso nord. Il viaggio porterà la strana coppia da Roma fino a Castiglioncello , toccando posti diversi e diverse situazioni: i parenti che Roberto non vedeva da tanto tempo e che rimangono colpiti dalla simpatia del suo amico; i luoghi di villeggiatura, dove Bruno si imbatte nella sua ex moglie e nella figlia Lilly, un’adolescente che si accompagna ad un fidanzato dai capelli bianchi che potrebbe essere suo padre; le sagre paesane dove i “burini” ballano al ritmo della musica incalzante. Davanti alla spavalderia di Bruno, a poco a poco Roberto cessa di prendere le distanze dalle bravate dell’occasionale compagno (alla cui vitalità non riesce ad opporre resistenza) e incomincia a trasformarsi, prendendolo a modello. Da qui al tragico quanto inaspettato epilogo il passo è breve. Dopo l’ennesimo sorpasso, la macchina esce fuori di strada:Bruno si salva, Roberto muore. Al poliziotto che gli chiede come si chiami il suo amico, Bruno , ancora incredulo, risponde: “Si chiamava Roberto, il cognome non lo so, l’ho conosciuto ieri mattina”.

L’AMBIENTAZIONE STORICA

Accolto con freddezza dalla critica alla sua uscita nelle sale, ma premiato dal pubblico, Il sorpasso viene ormai considerato un film di culto, significativo proprio per la precisione con cui ricostruisce il clima degli anni del boom economico italiano. All’inizio dei “favolosi anni Sessanta”, come oggi sono chiamati, sono trascorsi appena quindici anni dalla fine della guerra e l’Italia vive con euforia un periodo di impetuosa crescita economica. Nel 1960 a Roma si svolgono le Olimpiadi, una vetrina mondiale per dimostrare che Roma e l’Italia non sono più quelle dei capolavori del cinema neorealista, ma che sono ormai cambiate, ricostruite. L’Italia, da una diffusa povertà, imbocca la strada del benessere. La svolta del paese è avvenuta anche attraverso la costruzione di una rete stradale e di autostrade che, indubbiamente, hanno sostenuto il mercato dell’automobile. Bruno, nel racconto cinematografico, possiede una Lancia Aurelia spider supercompressa, una macchina sicuramente al di sopra delle sue possibilità economiche. Con questa macchina superaccessoriata scorazza per le strade nei giorni di festa estiva e ci offre un’occasione per passare in rassegna i VARI MITI DEL MIRACOLO ECONOMICO ITALIANO E DEL NUOVO BENESSERE: FRIGORIFERI, TELEFONI A GETTONE, VACANZE AL MARE……Il film, attraverso i personaggi e le situazioni, ci mostra la realtà quotidiana di quegli anni e gli ingredienti più importanti di questa svolta economica e ricostruisce il clima per certi aspetti un po’ esaltato di quegli anni, quando, come dice il regista “si comprava tutto perché non avevamo niente”. Con il suo epilogo, tuttavia, si mostra già la contraddizione di fondo, di quegli anni: dove ha portato il metaforico “sorpasso” dalla povertà alla ricchezza diffusa? Pierpaolo Pasolini, attento osservatore del suo tempo, avrebbe senza dubbio risposto: “all’omologazione…” Dino Risi ha invece detto :“ Quando tutti hanno finito di comprare tutto, eccoci qui, eccoci nella profonda depressione” Il sorpasso è quindi un film-saggio su una nazione in movimento, in trasformazione, ma che non riesce sempre a tenere il passo (la mentalità gretta, il miraggio del profitto facile, la filosofia del "tira a campare"). 2

Dino Risi, come a volte accade per miracolose consonanze, gira non solo un film ma, anche, un documentario su Vittorio Gassman che trasforma Bruno Cortona in uno straordinario cialtrone, pietra angolare della storia della maschera italiana

IL REGISTA Dino Risi nasce a Milano il 23 dicembre del 1917. Inizia la sua gavetta cinematografica come assistente di per "Piccolo mondo antico" nel 1940 e poi come aiuto di Lattuada in "Giacomo l'idealista" nel 1942. In quegli anni collabora anche alle sceneggiature dei film "Anna" di Lattuada (1952), "Totò e i re di Roma" (1951) di Steno e Monicelli e "Gli eroi della domenica" di Camerini (1952). Dopo una serie di cortometraggi (il più famoso è "Buio in sala") si trasferisce a Roma nel 1952 e realizza il suo primo lungometraggio di finzione: "Vacanze col gangster". Nel 1953 realizza "Paradiso per tre ore", episodio del film "L'amore in città" (gli altri episodi sono firmati da Antonioni, Fellini e Lattuada), cimentandosi per la prima volta in un genere di cui diventerà specialista per tutto il decennio successivo. La commedia di costume venata di sottile amarezza comincia a delinearsi nel 1955 con "Il segno di Venere". Dello stesso anno è anche la realizzazione di "Pane, amore e...", terzo capitolo della saga iniziata da Comencini, nel quale recita una meravigliosa Loren e che ottiene un grandissimo successo. Il 1956 è l'anno della svolta decisiva di Risi: con la realizzazione di un film da lui scritto e diretto apre la strada ad un nuovo genere capace di trasformare il neorealismo in commedia all'italiana. Il suo "" racconta le vicende di un gruppo di giovani romani piccolo borghesi alle prese con le prime storie d'amore. Per questo film Risi scopre dei giovani attori sconosciuti come Renato Salvatori, e . La formula fu replicata nei due seguiti "Belle ma povere" (1957) e "" (1959). Il passaggio dal film "leggero" alla satira avviene con "" (1959), storia dei tentativi di un piccolo industriale () che per fare fronte ai debiti tenta di uccidere la moglie per intascarne l'eredità. Il sodalizio con Sordi trova la sua migliore espressione con il film "Una vita difficile" (1961). Negli anni seguenti sotto la sua regia nasce la coppia Gassman- Tognazzi impegnati in una serie di film mirati via via a smascherare i luoghi comuni del popolo italiano ("", "In nome del popolo italiano"). La collaborazione con Gassman è stata sicuramente la più duratura nella carriera di Risi, con ben quindici film in comune. Da "" del 1960, a "Il sorpasso" (1963), da "Il successo" sempre dello stesso anno, a "Il tigre" (1967), da "" (1968) fino a "Profumo di donna" (1974), film che ottiene due nomination all'Oscar. Gli ultimi film girati con Gassman sono "" (1977), "Caro papà" (1979) e "Tolgo il disturbo" (1990). Negli anni Sessanta Risi si specializza nei film a episodi , dirigendo i più grandi attori italiani (Manfredi, Vitti) e raccontando sempre piccole storie della vita italiana. Nel 1970 realizza "La moglie del prete" interpretato da e Marcello Mastroianni e nel 1973 "Sesso matto" con e Laura Antonelli. Il cinema ed il fascismo sono i temi centrali di "Telefoni bianchi"(1975). L'anno successivo realizza un thriller psicologico "Anima persa", tratto da un romanzo di Gianni Arpino e nel 1977 "La stanza del vescovo" da un libro di . Del 1978 è il film "Primo amore" con , storia di un amore irraggiungibile. Nel 1993 il Festival di Cannes gli dedica una retrospettiva delle sue quindici opere più significative. Premio alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2002

IL GENERE CINEMATOGRAFICO:LA COMMEDIA ALL’ITALIANA

Per spiegare come e perchè la commedia all'italiana sia nata e si sia sviluppata, occorrerà ricordare brevemente alcuni fatti storici avvenuti in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta: - il primo calo elettorale della Democrazia Cristiana (1961) e la conseguente formazione di un governo di centro-sinistra; - la morte (1958) di papa Pio XII, quello che era giunto a scomunicare i comunisti, e l'elezione di un papa da tempi nuovi, Giovanni XXIII; - il cosiddetto 'boom' o 'miracolo economico', con i suoi Iati più appariscenti (raddoppio del reddito nazionale nel decennio 1952- 1962, generale incremento di redditi e consumi) e con quelli meno evidenti (gli scarsi progressi dell'occupazione, i salari che restano i più bassi dell'Europa Occidentale, l'immigrazione selvaggia nelle città del Nord, le speculazioni edilizie, le grandi evasioni fiscali, la distribuzione sempre più ingiusta della ricchezza, il crescente divario Nord-Sud, la mancanza di un adeguato reinvestimento ); - la comparsa di nuovi mass-media (la televisione sopra tutti, che inizia le trasmissioni su scala nazionale nel 1957; ma anche le radioline portatili, i maxi-cartelloni, i juke-box) che spianano la strada al consumismo (...); - la conseguente diffusione di nuovi status-symbol (I'automobile, il televisore, gli elettrodomestici, il superattico, la seconda casa, le vacanze al mare) (...); - il tramonto, in questa Italia che vorrebbe essere sempre più internazionale, delle forme culturali più ingenue e spontanee, come I'avanspettacolo, i giornali umoristici, la poesia dialettale, la canzone melodica. Ma anche, a livello più specificamente cinematografico: - l'attenuarsi, perlomeno parziale, della censura (dal 1958); - il rilancio del cinema italiano nel mondo, in virtù anche della nomination aIl'Oscar per I soliti ignoti e La grande guerra e del Leone d'Oro a Venezia per La grande guerra (sia pure ex a equo con Il generale Della Rovere); - la definitiva maturazione di alcuni sceneggiatori e registi (Age & Scarpelli, Comencini, Germi, Monicelli, Risi, Scola); e più che altro quella di quattro grandi attori (Gassman, Manfredi, Sordi, Tognazzi) che già da alcuni anni stavano crescendo a vista d'occhio ed ora approdano finalmente a ruoli più completi e complessi (...). Tutte queste cose messe in fila e messe insieme spiegano la fioritura del nuovo genere e anche certe sue caratteristiche, ormai ben note: la vocazione contemporanea e cittadina, i toni drammatici inconsueti per il cinema comico, la scomparsa del lieto fine tradizionale, l'opposizione fra I'individuo-simbolo (che rappresenta nei pregi e nei difetti l'italiano medio) e la società dei consumi, l'evoluzione dello stile cinematografico, il nuovo uso di certi elementi narrativi (la spiaggia, l'automobile, i balli, le canzonette) che già erano diffusi nei film precedenti ma adesso cambiano completamente di segno. 3

A sua volta, poi, questo genere che in fondo è un insieme di generi si può ulteriormente suddividere in tre fasi: 1) la commedia del boom (1958-1964), che dura più o meno quanto il miracolo economico e ne racconta splendori e miserie; 2) la commedia del dopo-boom (1964-1971), che descrive gli effetti della 'congiuntura' e ripiega sul privato, anteponendo i temi civili a quelli sociali; 3) la commedia del ripensamento (1971-1980), che nell'attraversare gli anni più grigi della storia italiana recente riflette su se stessa, si giudica, si scrive il proprio epitaffio e infine si autoseppellisce,con tanti saluti a tutti".

MITI E RITI DEGLI ANNI SESSANTA Con Il Sorpasso Dino Risi non si proponeva di creare un capolavoro, ma piuttosto un film-intrattenimento che fotografasse la realtà in presa diretta ed esprimesse il modo in cui egli aveva sentito e vissuto gli anni del boom economico. “Nel Gassman del Sorpasso” ha dichiarato il regista “io mi riconosco in pieno; anche se non ero così, avrei voluto essere così, un po’ mascalzone, cialtrone, rubadonne…” Protagonista del film e’ l’Italia degli anni sessanta, l’epoca del boom economico. Bruno, IL PROTAGONISTA incarna tutti i miti del suo tempo, a partire dall’euforia di chi crede di avere infranto ogni barriera e di essere pronta per il gran salto in avanti. la sua Aurelia supercappottabile e supercompressa e’ il simbolo di tutto questo. ed il viaggio si snoda tra gli elementi visibili del nuovo consumismo di massa che sta stravolgendo , di colpo, abitudini e anima degli italiani. L’incipit, mentre scorrono sullo schermo i titoli di testa, ci mostra gia’ alcuni significativi indizi che ci dicono chi e’ Bruno, il protagonista e che Italia si racconta (Vittorio Gassman interpreta con disinvoltura un personaggio a lui estraneo, senza mai farlo diventare farsesco. Il suo Bruno è sì cialtrone, ma mai esagerato, come lo saranno invece i personaggi romani dei film di . Bruno è sicuramente un mascalzone, ma l’attore lo rende simpatico e accattivante. In un’intervista radiofonica rilasciata poco prima di morire l’attore ha affermato che, mentre si vergognava di alcuni dei molti film che aveva fatto, tanto da rivederli con imbarazzo, del Sorpasso andava invece fiero, perché quel film raccontava cose che erano davvero così.)

Il personaggio di Gassman incarna bene una nuova figura di eroe sbruffone, esibizionista e irresponsabile,che si lascia catturare dalla spensieratezza che si respira.Naturalmente sotto questa facciata gigionesca si nascondono delle crepe. Bruno in realtà è un fallito, è scontento di sé,non riesce ad assumere un contegno dignitoso nei confronti della vita, in quanto totalmente indifferente a ogni regola: ridicolizza i miti della pace familiare, il perbenismo, la responsabilità sociale, la retorica dei sentimenti. Ma non è nemmeno un vero ribelle, è un disadattato affetto da una sorta di infantilismo ed è un eroe di tale mediocrità che gli viene negata la soluzione che cerca da sempre perseguendo la logica del sorpasso: la morte. Vittima sarà infatti l' impacciato e inibito amico Roberto, a Bruno rimarrà soltanto uno sguardo inebetito di fronte a questo suo ennesimo fallimento.

Nella prima sequenza compare anche l’altro personaggio, Roberto.( Lilly lo definira’ non a caso, scherzosamente “giovane Werther”). Le caratteristiche salienti del personaggio sono gia’ ben visibili, insieme alla sua abissale distanza da Bruno. Ma tra loro esistono pero’ anche sottili analogie: per esempio sono soli a Roma nel giorno di ferragosto. e per ragioni simili. Nel corso del racconto Roberto passerà sempre più dalla parte di Bruno, sua guida in un romanzo di formazione che, per molti versi assomiglia ad una discesa agli Inferi nella quale, un improbabile Virgilio-Bruno mostra a Roberto le regole chiave della modernità. In un certo senso Roberto incarna le caratteristiche di una borghesia passata, modesta, discreta, timorosa, ancorata ancora ai valori tradizionali., ormai in dissoluzione di fronte al chiasso, alla velocità, alla massificazione e al consumismo che una nuova borghesia, senza valori chiari e all’avventura, impersona Bruno. La nuova borghesia è certamente vitale, ma nel contempo immatura, fanfarona, ignorante, volgare, superficiale, opportunista e adulatrice, priva quindi di autentici progetti alternativi, incapace, quindi, di essere davvero portatrice di un’autentica svolta storica. Sarà questa borghesia, comunque, quella che sopravvive. Ma per andar dove? Il primo piano sul volto sconcertato di Bruno in chiusura del film esprime un chiaro giudizio sulle perplessità dell’autore.

I DIALOGHI del film hanno una grande importanza, in quanto ci offrono una testimonianza della mentalità dell’epoca delle confusioni e delle contraddizioni di un mondo ad una svolta, già tuffato nella modernità, ma senza la reale consapevolezza di ciò che la modernità avrebbe realmente significato nel suo impatto violento con la società e con le singole esistenze individuali.. E’ quasi sempre Bruno che parla e le sue frasi sintetizzano la sua filosofia di vita che, in quegli anni, era la filosofia comunemente diffusa e che si può riassumere in alcune parole d’ordine: affermazione di sé e della propria identità attraverso il consumismo, voglia di “modernità” a tutti i costi, disprezzo per tutto ciò che rappresenta il passato , a partire dalla beffeggiata ITALIA CONTADINA (pure in via di profonda trasformazione)che viene spesso ritratta dal film, sfrenato desiderio di vitalità, di spensieratezza, di non perdersi nulla di quanto la trasformazione sociale sta “servendo in tavola” .Indimenticabile ed emblematica la battuta rivolta a Roberto: “Non bevi, non fumi, non sai nemmeno guidare la macchina: ma che te godi della vita, tu?” .Ma anche quando dice all’imprenditore milanese fidanzato con Lilly che “ i filobus sono pieni di gente onesta”, sembra implicitamente sostenere che i furbi come lui, invece, sfrecciano su rombanti spider che magari non si possono permettere…… Tuttavia Bruno si fa portavoce anche delle confusioni e delle tentazioni regressive di questa Italia alle prese con la modernizzazione. Un esempio per tutti: egli confessa di non aver voluto annullare il matrimonio con Luciana (siamo in epoca pre-divorzio, il matrimonio si poteva annullare solo facendo ricorso alla Sacra Rota), vorrebbe fare il padre autoritario con Lilly e si mostra disorientato di fronte all’emancipazione della figlia ed al suo allontanarsi dai modelli femminili tradizionali (finge di disapprovare, in realtà prova ammirazione, ma anche sconcerto)

L’AUTOMOBILE Tipico simbolo del cambiamento dei costumi negli anni del miracolo economico è L’AUTOMOBILE, il principale mito di Bruno Cortona, per il quale la mitica Aurelia supercompressa rappresenta l’oggetto che esprime meglio la sua identità. Dalle catene di montaggio della Fiat erano uscite, alla fine degli anni Cinquanta, prima la “600” e poi la più piccola “500”. Il numero dei veicoli su strada aumenta rapidamente e la gita domenicale in campagna o al mare diviene presto un’abitudine, un tiro di massa. L’auto rappresenta il nuovo status symbol, accessibile anche agli strati superiori della classe operaia.Grazie alla diffusione del 4

PAGAMENTO A RATE sono divenute sempre più numerose le famiglie che potevano permettersi di acquistare un’utilitaria.L’istituto del credito contribuì enormemente alla rivoluzione dei consumi: principi basilari quali il risparmio e l’orrore per i debiti, ampiamente diffusi tra i ceti borghesi, vennero spazzati via dalle insistenze di una campagna pubblicitaria sempre più martellante, che raggiunse anche i piccoli centri di provincia. Il film ci offre ampia documentazione di questa frenesia dell’auto, mostrandoci sia la piccola borghesia che si aggira sulla Seicento, sia il rito del pic-nic di Ferragosto, ma soprattutto il fascino che l’autovettura esercita un po’ su tutti. E chi ancora non può comprarsi l’auto, cerca di avvicinarsi al modello, aggirandosi per le strade a Ferragosto a bordo di una motocicletta col sidecar. E sul mito dell’auto si concentra soprattutto l’attenzione del regista per esprimere il suo sconcertato e perplesso giudizio finale:”ma dove stiamo andando, a tutta velocità?”Probabilmente solo in fondo al burrone, verso una fine certa.

LA MUSICA E IL BALLO L’accenno alla colonna sonora merita di essere approfondito. Le canzoni, nel film., non rappresentano solo uno spaccato dell’epoca nei ritmi e nelle parole, ma sono anche in sintonia perfetta con la storia raccontata : i ritmi scoppiettanti sottolineano la vitalità di Bruno e i brani melodici l’indole malinconica di Roberto. Ancora due mondi, due Italie a confronto. Ma soprattutto la colonna sonora del Sorpasso rappresenta un interessante documento storico e contribuisce in maniera determinante alla ricostruzione del clima dei primi anni Sessanta. Nell’Italia del benessere la musica esce da ogni dove, Bruno canticchia in apertura “Pinne fucile ed occhiali e Guarda come dondolo”, la sua auto supercompressa è pure dotata di mangiadischi e di una discreta collezione di canzoni alla moda, soprattutto la musica esce dai juke box, quelli fatti a cupola che funzionavano con monete da cinquanta lire. La musica evoca con insistenza un mondo giovane, frizzante, anticonformista, un mondo che balla velocemente a ritmo di twist per sottolineare la sua differenza rispetto a modelli del passato, quello dei balli “seri ed eleganti” della borghesia di un tempo , quello dei balli legati al folklore, tipici delle sagre contadine. Il ballo moderno spazza via tutto questo…perfino in campagna trionfa una versione ruspante del twist, ma è anche significativo che questi nuovi balli non coinvolgano le coppie:ora si balla da soli, al ritmo di una musica assordante, che accompagna parole insignificanti. Le canzoni citate sono: GUARDA COME DONDOLO, PINNE, FUCILE ED OCCHIALI, DI Edoardo Vianello PER UN ATTIMO, SAINT-TROPEZ TWIST, DONT’PLAY THAT SONG, di Peppino di Capri, QUANDO QUANDO QUANDO, cantata da Emilio Pericoli, VECCHIO FRAC, cantata da Domenico Modugno, GIANNI , cantata da Miranda Martino. Interessante soffermarsi sui testi di alcune delle canzoni: testi semplici, un po’ stupidi, che parlano di evasione, divertimento, superficialità: a confronto con essi, le parole di “Vecchio Frac”, cantata da Modugno, assumono, per Bruno, una valenza addirittura “mistica” (meglio delle astruserie di Gracia Lorca recitato da Foà…). Altro segno dei tempi….

LE VACANZE La diffusione del benessere investe anche le vacanze. Roma deserta, che diventerà uno stereotipo da quel momento in poi, è il simbolo del cambiamento, come lo è pure la festa campestre che, persa la sua genuinità di sagra contadina, si apre al nuovo : il twist è il simbolo del cambiamento. Ma il vero luogo dove le vacanze sono visibili nel loro ruolo di nuovo rito collettivo è la spiaggia di Castiglioncello, luogo di villeggiatura alla moda affollatissimo, nel quale riecheggiano però gli stessi temi musicali, a testimonianza della massificazione di una civiltà che era in atto e ci cui nessuno, nell’ebbrezza del nuovo, sembrava rendersi conto. La spiaggia di Castiglioncello ci mostra La nuova borghesia italiana si stordisce alle prese con il divertimento di massa e con una serie di luoghi e di oggetti che d’ora in avanti acquisteranno sempre più il valore di status symbol: il costoso night club affollatissimo(l’antenato della discoteca), la spiaggia già trasformata in carnaio, nella quale le donne si aggirano ancheggianti sfoggiando scandalossimi costumi bikini ,il motoscafo, la pratica dello sci d’acqua, il sorseggiare bevande in spiaggia, giocando a carte o a ping pong, le fotografie scattate per immortalare i magici momenti di spensieratezza estiva, il rito collettivo dell’hully-gully.

In questo grottesco “girone dantesco” Roberto si aggira in pantaloni e camicia, perplesso, fuori posto, ma anche attratto da questa mutazione antropologica che vede sotto i suoi occhi. Sarò proprio in spiaggia che egli decide di “dare una svolta alla sua vita”, infrangere i tabù e tuffarsi anima e corpo nella irresistibile società moderna. Prenderà infatti l’iniziativa di telefonare a Valeria e salirà infine sulla macchina di Bruno animato da uno spirito completamente diverso rispetto alla giornata precedente:ora Roberto vuol essere protagonista del mondo che cambia, ora non soffre più di mal d’auto ma vuol correre veloce, soprattutto sorpassare…..

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