COVER LIBERTARIA 4-09 3-12-2009 15:04 Pagina 1

Acri (Cosenza) Fasano Milano Ravenna • Germinal • Libri e cose • Ateneo libertario • Feltrinelli viale Monza, 255 Albano (Roma) Firenze • Cuem-università Statale • Delle Baruffe • Bancarella • Feltrinelli Buenos Aires • Info-shop Mag 6 piazza San Firenze • Feltrinelli Galleria Duomo Ancona • Centro Dea, • Feltrinelli Piemonte Rimini • Feltrinelli • Libreria shake-interno 4 • Libreria interno 4 Borgo Pinti, 42/R viale Bligny, 42 Barcellona (Spagna) • Edicola • Reload Mindcafè Roma • Ateneu Enciclopèdic Popular piazza San Marco via Angelo della Pergola 5 • Alegre interno 4 • Feltrinelli Cerretani • Anomalia Paseo de San Juan, 26 • Torchiera infoshock • Libreria delle donne piazzale del Cimitero • Biblioteca l'Idea • Lokal • Libreria Majakovskij maggiore, 18 • Ciclo officina centrale calle La Cera, 1 bis presso Centro popolare • Utopia via Baccina, 36 • Espai Obert autogestito • Feltrinelli Argentina Modena • Feltrinelli Orlando calle Blasco de Garay, 2 • Movimento Anarchico • Feltrinelli • Il Tiaso Enolibreria Bari Fiorentino, • Infoshop Forte Prenestino • Feltrinelli vicolo del Panico, 2 Montpellier (Francia) • La bottega dell'asino Villaggio globale Forlì • Centro culturale Bassano Ascaso-Durruti • Laboratorio Sociale La Talpa del Grappa • Einaudi 6, rue Henry René • Lettere Caffè • Ellezeta (Vicenza) • Libreria Contaminazioni Napoli largo Riccardo Monaco, 6 • La Bassanese Genova • Cooperativa ‘O Pappece • Libreria La Fronda • Feltrinelli Bensa Bergamo vico Monteleone, 8/9 • Lo Yeti • Feltrinelli XX settembre • Odradek • Underground, • Feltrinelli • Libreria A. Guida • Rinascita Spazio anarchico Gerusalemme (Est) • Teatro Ygramul

via Furietti 12/b • Educational Bookshop numero 4 - ottobre / dicembre 2009 Padova Saint Imier (Svizzera) • Feltrinelli

Bologna La Spezia • Espace Noir • • Feltrinelli • Contrappunto Palermo

libertaria San Francisco (Usa) • Feltrinelli • City Lights Bolzano Lione (Francia) • Modusvivendi Piazza Fontana: perché • Cooperativa Libraria • La Gryffe San Giorgio Roma. Italy perçue - tassa riscossa ordinario. Taxe è ancora fra noi? Brescia • La plume noir Parigi (Francia) a Cremano (Napoli) • Feltrinelli • Publico • Bottega del Mondo Gaia, di Giulio d’Errico, via Pittore, 54 anno 11 • Rinascita • Federazione Pescara Martino Iniziato anarchica livornese • Feltrinelli Sassari Caltanissetta • Odradek • Cantieri Culturali via degli Asili, 33 • Libreria Primo Moroni int.4 e Fabio Vercilli Savona Ciccianera Lodi Piacenza • Libreria Moderna Carpi (Modena) • Casa del popolo • Alphaville • La Fenice • La pecora nera-ctm Sidney (Australia) Dal dominio alla rivolta Lucca • Black Rose Carrara • Centro di documentazione Piombino Bookshop attraverso il corpo • Circolo Gogliardo Fiaschi • Libreria La Bancarella via UIivi, 8 Lugano (Svizzera) • Libreria La Fenice Siena di Alberto Giovanni Biuso, • Csa Il Molin • Feltrinelli Cesena Pisa di Tomás Ibañez, • Edicola La Barriera Macomer (Nuoro) • Feltrinelli Torino via Mura Ponente 1 • Libreria Emmepi • Comunardi di Andrea Staid Potenza Fano Mestre • Feltrinelli • Alternativa libertaria • Feltrinelli • Edicola viale Firenze, 18 Trento Che anarchismo è • Rivisteria Treviso quello postrutturalista? • Centro del libro di Dave Morland ecco dove si trova Trieste • In Der Tat Verona • Rinascita Vicenza Il tempo? Un grande • Librarsi Volterra (Pisa) paradosso • Libreria Lòrien di Marc Augé il piacere dell'utopia

Quei rapporti «difficili» fra anarchici La riforma dell’università? e area libertaria Un progressivo svuotamento della di Rossella Di Leo capacità formativa

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma DCB Roma. Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. ottobre / dicembre 2009 - euro 7,00 trimestrale - anno 11 • numero 4 libertaria newpabblicitaA:Layout 1 9-11-2009 12:22 Pagina 1

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Editrice A, cas. post. 17120 Milano 67, 20128 Milano telefono 02 28 96 627 fax: 02 28 00 12 71 Aeditrice e-mail: [email protected]

Anno 11 - numero 4 Redazione Collettivo redazionale o i ottobre/dicembre 2009 Libertaria Mario Amato r

via Rovetta, 27 - 20127 Milano Dario Bernardi a

Editrice A cooperativa arl telefono e fax 02/28040340 Francesco Berti m sezione Libertaria Giampietro Nico Berti registrazione al tribunale Corrispondenza Franco Buncˇuga m o

di Milano n. 292 del 23/4/1999 Libertaria Marco Caponera s casella postale 10667 Giorgio Ciarallo Amministrazione 20110 Milano Francesco Codello n Libertaria e-mail Giulio D’Errico via Vettor Fausto, 3- 00154 Roma [email protected] Carlo Ghirardato telefono 06/5123483 Aldo Giannuli Libertaria Distribuzione nelle librerie Martino Iniziato casella postale 9017 -00167 Roma Diest Luciano Lanza e-mail: [email protected] Via Cavalcanti, 11 - 10132 Torino Stefania Maroni telefono e fax 011/8981164 Pietro Masiello Versamenti Claudio Neri ccp 53537007 intestato Stampa Lorenzo Pezzica a Editrice A sezione Libertaria Franco Ricci Arti Grafiche Ferro Piludu casella postale 9017 / 00167 Roma Via Bolgheri, 22/26 - 00148 Roma Persio Tincani rimesse bancarie Salvo Vaccaro Banca Etica Filiale di Roma ISSN 1128-9686 Claudio Venza IBAN: IT80 A050 1803 2000 0000 0114 485 intestato a Editrice A Libertaria Internet progetto grafico www.libertaria.it Ferro Piludu Abbonamento Maria Luisa Celotti a quattro numeri Eva Schubert Italia euro 25,00 estero euro 30,00 direttore responsabile sostenitore euro 50,00 Luciano Lanza

Collaboratori: Miguel Abensour / Pietro Adamo / Fernando Aínsa / Vito Altobello / Pietro Barcellona / Pino Cacucci / José Maria Carvalho Ferreira / Antoni Castells / Noam Chomsky / Fabio Ciaramelli / John Clark / Eduardo Colombo / Ronald Creagh / Robert D’Attilio / Marianne Enckell / Fabrizio Eva / Luca Fantacci / Goffredo Fofi / Mimmo Franzinelli / Jean-Jacques Gandini / Pierandrea Gebbia / Giulio Giorello / José Ángel Gonzalez Sainz / Franco La Cecla / Jean-Jacques Lebel / Mauro Macario / Francisco Madrid Santos / Sebastiano Maffettone / Todd May / Serena Marcenò / Franco Melandri / Sergio Onesti / Mario Rui Pinto / Rodrigo Andrea Rivas / Massimo Annibale Rossi / Andrea Staid / Paulo Torres / Giorgio Triani / Tullio Zampedri libertaria 4 /2009 in questo numero

• piano sequenza 2 Quegli anni sono ancora tra noi / La mia amicizia con Pino Due del 22 marzo / Quel giorno con Valpreda / Quelli del Ponte della Ghisolfa / I giorni delle bombe e dei processi di Giulio d’Errico, Martino Iniziato, Lorenzo Pezzica, Fabio Vercilli, Matteo Villa • rifrazioni 18 Le nuove forme del dominio e delle lotte di Tomás Ibañez 26 Il corpo del potere di Alberto ˇGiovanni Biuso 35 Quel potere senza dominio di Andrea Staid • anteprima 38 Il paradosso del tempo di Marc Augé 43 I nuovi terreni di scontro di Aldo Giannuli • laboratorio 55 Anticapitalismo e anarchismo poststrutturalista

di Dave Morland • libraria 68 Dalla rivoluzione spagnola al superamento della^ politica di Lorenzo Pezzica • pensiero eccentrico 78 Indipendenza socioeconomica e globalizzazione di Pasqualino Colombaro • archivio 90 Movimento anarchico e area libertaria: matrimonio o relazione fra singles? di Rossella Di Leo • arcipelago 96 Notizie della cultura libertaria 2/17 piano sequenza 27-11-2009 16:16 Pagina 2

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NORMALIZZARE, NARCOTIZZARE, CONSERVARE QUEGLI ANNI SONO ANCORA TRA NOI di Giulio D’Errico, Martino Iniziato e Fabio Vercilli

La strage di piazza Fontana raccontata da chi non era ancora nato nel 1969. Un’analisi fatta da giovani studenti. Per loro analizzare la portata sociale e po- litica delle bombe di quel 12 dicembre significa capi- re le ragioni dell’oggi e attrezzarsi diversamente per affrontare un futuro pieno d’ incognite piano sequenza

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ilano, quarant’anni dopo, non è più la Mstessa. Noi non c’eravamo, ma lo capiamo che era tutta un’altra città. Sono le nostre im- pressioni, sono i racconti «dei grandi» a farci immaginare piazza del Duomo invasa da auto e taxi, gli studenti con l’eskimo e i capelli lunghi che in massa si avviano verso l’università Stata- le. Anche piazza Fontana è cambiata. Per noi è una tranquilla rotonda con panchine, dove sembra di non essere (quasi) a Milano. Ma il 12 dicembre 1969, alle 16,37, l’Italia si è svegliata sotto una valanga di morti e ancora oggi ci si interroga sul perché, da quel giorno d’inverno, si sia dovuto fare i conti con la pau- ra, con la morte, con il dolore. Per chi non studia storia, affrontare un capitolo tanto complesso e, per molti versi, ancora oscuro, può sembrare un mero esercizio teori- co. Ma quel giorno d’inverno si è proiettato, co- me le schegge assassine di quel pomeriggio, nel presente, lasciando dei segni indelebili. Quarant’anni dopo l’esplosione, il paese che così compatto aveva silenziosamente reagito a difesa della libertà, ci appare in inesorabile de- clino. Disincanto, arretratezza economica e so- ciale, incapacità di analizzare il tempo presente La bomba. Il salone della Banca dell’agricoltura dopo l’esplosione del 12 dicembre 1969. Nell’altra pagina, la con distacco e scientificità, la sensazione che il scultura per Giuseppe Pinelli di Elis Fraccaro che una «potere costituito» sia tramandato immutato e campagna lanciata dal Centro studi libertari/Archivio immutabile. Pinelli vuole sia messa alla stazione Garibaldi di Milano Tutto ciò concorre nel lasciare campo libero a fenomeni come il populismo di stampo leghi- sta, il grillismo o il berlusconismo: l’antipolitica biamento, determinate forze reazionarie e con- come reazione alla «scomparsa» della politica. servatrici si mettono in moto per bloccare la E se lontani sono ormai gli anni del boom eco- spinta dal basso al cambiamento. nomico e dei partiti di massa, la sfiducia nel fu- Il 25 aprile 1969 esplodono due bombe a Mila- turo è un elemento caratterizzante delle nuove no, una alla Fiera campionaria, l’altra alla sta- generazioni di professionisti del precariato. zione Centrale. Nella notte tra l’8 e il 9 agosto Questa fosca situazione ci ha spinto a doman- dello stesso anno, ben dieci ordigni vengono darci dove tutto ciò abbia avuto origine. Perciò messi su altrettanti treni, in tutta Italia. Otto abbiamo iniziato a scavare in profondità. scoppiano. L’Italia che esce dalla guerra è un paese mal- Alla riapertura delle fabbriche, prende avvio concio, ma già dieci anni dopo si parla di boom un’intensa stagione di vertenze, rivendicazioni, economico: aumento dei consumi, vitalità e scioperi, occupazioni: sarà l’autunno caldo, ma partecipazione politica, volontà di trasforma- nessuno sembrerà accorgersi che si sta tentan- zione, una maggiore importanza in ambito in- do di stroncare la grande mobilitazione; tutto ternazionale. Sono tutti sintomi di un paese ciò finisce, infatti, per appoggiare quanti so- che cresce. Le prime battute d’arresto arrivaro- stengono che il pericolo comunista non sia più no verso la metà degli anni Sessanta, con la fine ignorabile, facendo leva su paure e angosce del boom, il Piano Solo, il fallimento del centro- mai sopite. sinistra, e consegnarono ai sessantottini un’Ita- È in questo clima che la bomba del 12 dicem- lia ormai in bilico tra voglia di cambiamento e bre, con il suo devastante carico di morte, si volontà di conservazione. porta via sedici persone (un’altra morirà dopo La contestazione giovanile fa paura, quando si per le ferite riportate) e lascia un solco profon- trasforma in scontro di piazza genera ondate di dura repressione. E mentre, insieme al movi- mento studentesco, cresce il movimento ope-

raio, che prenderà coscienza della propria con- piano sequenza

dizione e presenterà ben presto istanze di cam-

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la controinformazione resterà vittima di valuta- zioni basate su preconcetti abbandonando lo sguardo critico e oggettivo che l’aveva contrad- distinta all’inizio.

Guerra civile a bassa intensità La strage segna però una degenerazione, un progressivo imbarbarimento del modo di far politica, che scivola dal piano dello scontro verbale a quello dello scontro armato, quasi Attività politica. Pietro Valpreda a Roma con gli anar- militare, innalzando sempre più la tensione. chici Enrico Di Cola (a sinistra) e Steve Claps Già, la strategia della tensione, che passa dalla fase teorica alla fase d’attuazione iniziando un do nell’Italia intera. Ma se l’obiettivo era ferma- lento lavoro di logoramento delle coscienze, re la voglia di cambiare di quella stagione di soprattutto di chi si oppone alla normalizzazio- grandi lotte sociali che andava aprendosi, que- ne e alla conservazione. sto in un primo momento fallisce. Le bombe nelle banche, nelle piazze, sui treni, Durante i funerali delle vittime, Milano rispon- il golpe strisciante, la guerra civile a bassa in- de con composta fermezza; quel giorno, mi- tensità. Dalla stagione delle bombe si passa agli gliaia di persone si ergono, consapevolmente o anni di piombo; il mostro terrorista generato meno, a difesa della libertà. Anche i tremila che dall’odio e dalla violenza si nutre dell’odio e partecipano ai funerali di Giuseppe Pinelli fan- della violenza che ha generato, assurto ormai a no da monito a tentativi di svolta autoritaria. fenomeno endemico della società italiana. San- Nei mesi immediatamente successivi l’eccidio, gue versato, stillicidio quotidiano di morti, vio- la reazione al grave fatto diventa più attiva: na- lenza inoculata giorno per giorno e che diventa sce la controinformazione. Il desiderio di verità il veleno che negli anni addormenta le coscien- e giustizia spinge tanti militanti della sinistra ze, dolore e lacrime che le anestetizzano. extraparlamentare alla caccia di notizie e infor- Prima lo stragismo, poi il terrorismo danno du- mazioni. Vede così la luce il libro La strage di ri colpi ai movimenti degli anni Settanta, ridu- stato, prima controinchiesta, primo contributo cendone man mano la capacità e la volontà alla verità, nuovo modo di «fare giornalismo». A propositiva, rigenerativa, innovativa rispetto leggerlo oggi stupisce per le numerose ed esatte una società che non chiedeva altro che norma- intuizioni su fatti che sarebbero venuti a galla lità, conservazione dello statu quo. solo molti anni dopo. Certo, non mancheranno La marcia dei quarantamila quadri Fiat a Tori- gli errori, ma potremmo considerarli quasi fi- no nell’autunno 1980 segna anche la fine di un siologici se non fosse che, negli anni seguenti, movimento sindacale che fino ad allora era

I giorni delle bombe e dei processi Cronologia dal 1969 al 2005

1969 28 febbraio. Il giorno successivo la visita del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, a Roma, esplode un ordigno all’ingresso laterale del Senato, in via Dogana Vecchia. 27 marzo. Una bomba viene fatta esplodere di fronte all’ingresso del ministero della Pubblica istru- zione, a Roma. 15 aprile. A Padova esplode una bomba che distrugge lo studio del rettore dell’università Enrico Opocher, ex partigiano di religione ebraica. 25 aprile. Due esplosioni a Milano. la prima al padiglione Fiat della Fiera campionaria e la seconda all’ufficio cambi della Banca nazionale delle comunicazioni, all’interno della stazione Centrale. Pro-

piano sequenza vocano alcune decine di feriti non gravi. Verranno arrestati gli anarchici Eliane Vincileone, Giovanni

Corradini, Paolo Braschi, Paolo Faccioli, Angelo Piero Della Savia e Tito Pulsinelli.

4 2/17 pianosequenza27-11-200916:16Pagina5 libertaria chico GiuseppePinelli. stra extraparlamentare.Vengono effettuatinumerosifermiearresti.Traifermati c’èanchel’anar- dagli artificieridirettidalperito TeonestoCerri.Sicercanoicolpevolinell’areaanarchica edellasini- splosa allaBancacommerciale diMilano,inpiazzadellaScala.Verràfattabrillare quattrooredopo e dueall’Altaredellapatria, inpiazzaVenezia,conquattroferiti.Un’altrabomba viene ritrovataine- segue aRomascoppianoaltritreordigni.unoallaBanca nazionaledellavorodiviaVeneto,14feriti, ra, inpiazzaFontana,provocasedicimorti(unaltromorirà dopo)equasicentoferiti.Nell’orache 12 dicembre. 7 dicembre. posito dellaviaAppiaaRoma. D’Amato, sottraeirepertidell’esplosioneallastazione diPescara;verrannoritrovatinel1996de- conto èdiottoferiti.L’Ufficioaffaririservatidelministero dell’Interno,GuidatodaFedricoUmberto 8-9 agosto. Fachini eMarcoPozzan,implicati,tral’altro,anchenell’attentato del15aprile. tanti dell’organizzazionenazifascistadiPadovaOrdine nuovo,tracuiFrancoFreda,Massimiliano un’inchiesta ministeriale,perevitarecheportiatermine l’indaginechestavaconducendosuimili- 24 luglio. prima arginato(enormalizzato tana resepossibileavviareunastagionecheha In uncertoqualmodolastragedipiazzaFon- era statadiforteslancioerinnovamento. faretesorodiun’esperienzachecomunque di menti chelorononeranoriuscitiarealizzare,e ni, impedendocosìdiottenerequeicambia- rare lapropriaesperienzaallenuovegenerazio- quegli annidafarscomparirelavolontàdinar- in piazzasegnanocosìprofondamentechivive utopie demolite,ilribellismofrenato,lamorte dei movimenti.Ladisillusioneaccumulata,le spetto aprima,daarrestareisuccessivirisvegli mensione talmenteprivata,quasiermeticari- riflusso da«ilpersonaleèpolitico»aunadi- segnanoil Gli anniOttanta,elasvoltaliberista, re dimolticambiamenti. cresciuto esponenzialmenteederastatomoto- smo», noncapendocheifenomenisonopiù teorizza l’uguaglianza«Berlusconi-nuovofasci- losità èquasiprossimaallozero.Oppurec’èchi nistico, vistoanchechelaloroeffettivaperico- gruppetti neofascisti.Cisembraunpo’anacro- vecchio nemico,oggirappresentatodasparuti Qualcuno ancoracontinuaadarelacacciaal E adesso,chefare? questo sensoquegliannisonoancoratranoi che spaccanolastoriarecente.Primaedopo.In Fontana divienesnodocrucialetraduestagioni uno spartiacque.Unprimaeundopo.Piazza Per tuttiquestimotiviil12dicembre1969segna ribelle. zione delpensierocollettivo società grazieancheaunagradualenarcotizza- poi hapostolebasiperlaconservazionedella Il commissarioPasqualeJulianovienetrasferitodaPadovaaRuvodiPuglia,inseguito anno 11• Esplodono ottobombesualtrettantitreni.Neverranno ritrovatealtredueinesplose.Il Vengono scarceratiCorradinieVincileonepermancanza diindizi. Alle 16,37esplodeunabombaaMilano,collocataalla Bancanazionaledell’agricoltu- .4• n. 2009 anticonformista ) lasituazione; . e 5 giovani perprimi. salire lachinarimboccandosilemaniche,noi trebbe esserel’occasionepercominciareari- della strage.Ecco,questoquarantesimopo- quello chel’Italiahaaffrontatoall’indomani rezioni, potrebberivelarsimoltopiùnerodi affrontare unfuturoche,senzaledovutecor- gioni dell’oggieattrezzarsidiversamenteper Studiare piazzaFontanasignificacapirelera- piazza FontanaèoperadelleBrigaterosse. gioranza deglistudentidioggichelastrage affannano aseppellire,echefadireallamag- sezionare, capirequelleradicicheinmoltisi ciatoia. Piuttostosarebbemeglioanalizzare, complessi edelaboratidiquestacomodascor- giornalista delquotidiano scritto alcuniromanzipolizieschiconPieroColaprico, Scrittore. Pietro ValpredaneglianniNovantaaveva la Repubblica

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anno 11 • n.4 • 2009 libertaria La mia amicizia con Pino di Lorenzo Pezzica

Parla Cesare Vurchio, settantotto anni, anarchico. Fra i fondatori del Cen- tro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli, oggi continua ad avere tanta energia nel vivere il suo anarchismo. Della stessa generazione di Pinelli, ha avuto con lui una breve ma intensa amicizia. Questa intervista è un estratto dei passaggi più significativi dell’intervista a Cesare Vurchio apparsa nel volume Pinelli. La diciassettesima vittima, BFS edizioni, Pisa, 2006

Prima di parlare di Pinelli e della vostra amici- Quando l’hai conosciuto? zia, raccontami di te. Nel 1965. Leggendo Umanità Nova sono venuto Sono nato a Canosa di Puglia, nel 1931, figlio di a sapere che ci sarebbe stata l’apertura del cir- contadini. Nel 1939 mio padre ha deciso di tra- colo Sacco e Vanzetti in viale Murillo. Era aprile. sferirsi a Milano nella speranza di migliorare le Il giorno dell’inaugurazione sono andato al cir- condizioni di vita della famiglia. Nel 1943 però è colo. Ho trovato una sede piena di anarchici. E morta mia madre e mio padre ha deciso di tor- c’era Pinelli. Avevo notato la sua figura di ope- nare in Puglia. Nel 1949 sono tornato a Milano raio, l’unico rispetto agli altri, eccetto me. Quel da solo, per fare un nuovo lavoro. giorno stesso, verso la fine della giornata, Pinelli si è avvicinato a me e mi ha chiesto come mi Quando sei diventato anarchico? Lo eri già in chiamavo e che lavoro facevo. Ha poi voluto sa- Puglia o lo sei diventato a Milano? pere se ero disposto ad aiutarlo a volantinare Sono diventato anarchico a Milano. Casualmen- un giorno della settimana successiva, ma poi te. All’inizio degli anni Sessanta. Stavo parlando non c’è stato nessun volantinaggio. Forse voleva con un operaio che faceva il mio stesso mestie- solo vedere come reagivo. re, lo straccivendolo. A un certo punto lui mi ha detto: «Ma tu per caso sei anarchico?». Io non È da quel momento che è cominciata la vostra sapevo che cosa volesse dire anarchico, anar- breve ma intensa amicizia... chia. Gli ho chiesto: «Chi sono gli anarchici?», mi Sì. Da quel momento la nostra amicizia è diven- ha risposto: «Sono contro i padroni». Allora va tata sempre più importante. Gli ero simpatico e bene per me ho pensato. mi voleva molto bene. Lo stesso valeva per me. Pino aveva un carattere estroverso, allegro, face- Parliamo ora di Pinelli e della vostra amicizia. va sempre battute spiritose. Parlava con tutti.

15 dicembre. Viene arrestato a Milano l’anarchico Pietro Valpreda, che sarà trasferito a Roma in se- rata. Intorno alla mezzanotte, Giuseppe Pinelli «precipita» dal quarto piano della questura di Milano. A Vittorio Veneto, Guido Lorenzon, segretario della sezione della Democrazia cristiana locale, si pre- senta all’avvocato Alberto Steccanella per riferire che un suo amico, Giovanni Ventura, è forse impli- cato negli attentati del 12 dicembre. 16 dicembre. Il tassista Cornelio Rolandi riconosce in Pietro Valpreda il passeggero che ha trasporta- to, nel pomeriggio del 12, vicino alla Banca nazionale dell’agricoltura in piazza Fontana. 17 dicembre. Conferenza stampa degli anarchici milanesi al Circolo Ponte della Ghisolfa. L’attentato di piazza Fontana viene definito «strage di stato» e «Pinelli è stato ucciso, Valpreda è innocente» . Velina del Sid che indica come mandante della strage Guerin Serac (indicato come anarchico) e come esecutore il gruppo di Stefano Delle Chiaie. Questa velina sarà consegnata alla magistratura nel 1974. 20 dicembre. Funerali di Pinelli. Vi partecipano circa tremila persone. 21 dicembre. Inizia la latitanza di Delle Chiaie, che durerà fino al 1987. 26 dicembre. L’avvocato Steccanella consegna al procuratore della Repubblica di Treviso il memo- riale scritto da Lorenzon. 31 dicembre.

piano sequenza Il pubblico ministero di Treviso Pietro Calogero interroga Lorenzon. Nei colloqui ver- ranno fuori dettagli sulla partecipazione di Ventura anche agli attentati sui treni di agosto.

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Era per il dialogo. Sempre. Era anche un po’ confusionario alle volte. Voleva fare tutto, poi non ci riusciva e s’incazzava. Nel 1967 siamo stati sfrattati e il Circolo si è trasferito in una nuova sede, in piazzale Lugano: il Circolo Ponte della Ghisolfa.

So che la vostra fu un’amicizia che andava ben oltre l’impegno militante. Vi frequentavate an- che al di fuori del circolo, insieme alle vostre famiglie. Ci puoi raccontare qualche cosa? La nostra è stata un’amicizia non solo militante. Ci confidavamo tutto: i nostri problemi familia- ri, i problemi sul lavoro oppure conversavamo liberamente dei nostri interessi. Poi è arrivato Ferroviere anarchico. Una foto giovanile quel maledetto 12 dicembre 1969. di Giuseppe Pinelli scattata a Firenze durante il viaggio di nozze con Licia Rognini Cosa ricordi di quel giorno? Ero solo. Avevo finito di lavorare. Ero entrato in In questura hai incontrato Pinelli? Com’è avve- un bar, dove avevo sentito la notizia. All’inizio nuto il vostro incontro? dicevano che era scoppiata una caldaia. Pochi Ho visto Pino verso le cinque del mattino ed è minuti dopo, era entrato nel bar un giovane di- stata l’ultima volta. Stava camminando in dire- cendo che era scoppiata una bomba a piazza zione della stanza dove mi trovavo. Io mi sono Fontana, morti e feriti. Ero uscito per tornare a alzato dalla sedia quando l’ho visto. Lui mi ha casa. Immaginavo che avremmo avuto dei pro- guardato, ha abbassato lo sguardo e ha svicola- blemi. Non immaginavo però che sarebbe po- to. Allora ho capito che non voleva che ci vedes- tuta finire in quel modo. sero parlare insieme. Da quel momento non l’ho più rivisto. La mattina dopo mi hanno rila- Dopo aver appreso la notizia al bar sei tornato sciato e sono tornato a casa. Avevo sentito che a casa. Quando ti sono venuti a prendere e ti Pino era stato ancora trattenuto in questura. Mi hanno portato in questura? ero preoccupato ma pensavo che comunque Verso le due del mattino del 13. Hanno bussato prima o poi sarebbe uscito anche lui. alla porta. Dormivano tutti. Anna mi ha sveglia- to, dicendomi di andare a vedere chi era. Ho detto: «Chi è», «La polizia». Mi sono sentito un po’ scosso, anche se me l’aspettavo. Sono en- trati in tre con la pistola in mano.

1970 15 aprile. Il commissario Luigi Calabresi querela Pio Baldelli, direttore responsabile del settimanale Lotta continua, autore di una campagna che accusa «il Commissario Finestra» di essere il responsa- bile della morte di Pinelli. 24 marzo. Prima manifestazione contro «la strage di stato» indetta dagli anarchici milanesi. 21 maggio. Il giudice istruttore di Milano Giovanni Caizzi chiede l’archiviazione, per fatto acciden- tale, dell’inchiesta sulla morte di Pinelli. Richiesta che verrà accolta il 3 luglio. 9 ottobre. Inizia a Milano il processo Calabresi-Lotta continua. Presiede la corte Aldo Biotti. 12 dicembre. Viene indetta a Milano una manifestazione per il primo anniversario della strage di piazza Fontana. Duri scontri tra polizia e manifestanti, uno di questi, Saverio Saltarelli, colpito al petto da un candelotto lacrimogeno, muore.

1971 13 aprile. Il giudice istruttore di Treviso Giancarlo Stiz emette mandato di cattura contro tre neona- zisti veneti: Giovanni Ventura, Franco Freda e Aldo Trinco.

I reati addebitati sono: associazione sovversiva, procacciamento di armi da guerra, attentati a Tori- lpiano sequenza

no nell’aprile 1969 e sui treni in agosto.

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E poi cosa è successo, che hai fatto? La mattina del 6 sono uscito. Giravo come un fantasma. Spaventato, preoccupato, incredulo. Non sapevo che fare. Nel pomeriggio mi sono incontrato con altri compagni in Conca del Na- viglio. Dopo il 25 aprile avevamo capito che sa- rebbe potuto accadere qualcosa di grave. Mi ri- cordo che Pino, Amedeo Bertolo e gli altri aveva- no scritto, detto già da tempo queste cose, in- tuendo la possibilità di una «strage di stato», una «strategia della tensione». Fino a quel momento, fino alla morte di Pino, io non pensavo che sa- rebbero potuti arrivare a tanto. Quel giorno ne ero sicuro anch’io.

Cosa hai pensato sulla morte di Pino? Ho già detto che non ho creduto mai alla versio- ne del suicidio... e poi il «malore attivo». No. An- cora oggi resto convinto che Calabresi sia re- sponsabile. In quei giorni ripensavo a Calabresi e alla sua conoscenza con Pino. Calabresi e Pino si erano conosciuti per i fatti del 25 aprile. Il Cir- colo Ponte della Ghisolfa era sotto stretta sorve- Piazza Fontana. La lapide a Giuseppe Pinelli di fronte glianza da quel giorno. Lo sapevamo bene, per- alla Banca dell’agricoltura tolta dal Comune di Milano e ché era stato lo stesso Pino a dircelo. Pino ci rac- rimessa il 23 marzo 2006 da anarchici e forze di sinistra contava dei suoi incontri con Calabresi. Ci dice- va di come era cambiato il suo atteggiamento. Hai più avuto notizie di Pinelli in quelle ore? Prima gli chiedeva se lo poteva incontrare, poi Fino alla notte tra il 15 e il 16 dicembre non ho aveva iniziato a ordinarglielo. Pino gli faceva saputo più nulla di cosa stava accadendo a Pino. presente che se continuava a doverlo incontrare Poi è arrivata quella telefonata. Erano le due. nell’orario di lavoro avrebbe rischiato di perder- Una voce mi ha detto: «Chiamo dalla casa di Li- lo il lavoro, ma a Calabresi non importava. Ave- cia. Sei tu Cesare?». Ho risposto sì e secco mi ha va capito però che non poteva contare sulla col- detto: «Guarda che Pinelli è morto». Ho sentito laborazione di Pino e questo lo infastidiva. un tuffo al cuore. Quando hanno detto che si era gettato dalla finestra non ci ho creduto. Impos- sibile. Un incubo.

28 maggio. Assolti gli anarchici processati per le bombe del 25 aprile a Milano. Vengono però con- dannati per alcuni reati minori. Escono tutti dal carcere. 7 giugno. La Corte d’appello di Milano accoglie la richiesta di ricusazione del giudice Biotti presen- tata dall’avvocato Michele Lener, difensore di Calabresi. 16 luglio. Muore il tassista Cornelio Rolandi, unico testimone contro Valpreda. 26 agosto. Calabresi e il suo superiore, Antonino Allegra, sono indagati per omicidio colposo e fer- mo illegale in merito alla morte di Pinelli. 4 ottobre. Nuova inchiesta sulla morte di Pinelli su denuncia della vedova Licia Rognini. Il giudice istruttore di Milano Gerardo D’Ambrosio emette avviso per omicidio volontario contro il commissa- rio Luigi Calabresi, i poliziotti Vito Panessa, Giuseppe Caracuta, Carlo Mainardi, Piero Mucilli, e il te- nente dei carabinieri Savino Lograno. 24 ottobre. «Suicidio» dell’avvocato Vittorio Ambrosini, che avrebbe dovuto testimoniare al proces- so per la strage di piazza Fontana. 21 ottobre. D’Ambrosio fa riesumare la salma di Pinelli.

piano sequenza 1972

23 febbraio. Inizia il processo per la strage di piazza Fontana davanti alla Corte d’assise di Roma.

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libertaria anno 11 • n. 4 • 2009 Due del 22 marzo

di Giulio D’Errico, Martino Iniziato, Fabio Vercilli e Matteo Villa

Parlano Roberto Gargamelli, 59 anni, che si occupa di fotografia e grafica scientifica all’università La Sapien- za di Roma, e Roberto Mander, 57 anni, psicologo. Nel 1969 erano militanti del circolo romano di via del Go- verno vecchio Roberto Gargamelli Roberto Mander

Come sei diventato anarchico? rante la rivolta dei «boia chi molla». Roberto Mander. Durante il ‘68, intorno a «vec- Roberto Gargamelli. Frequentavo ancora le chi» anarchici come Aldo Rossi e la moglie An- scuole superiori quando, insieme ad alcuni na, che gestivano il settimanale Umanità Nova, amici, andai a una manifestazione. C’era una iniziammo a radunarci noi ragazzi (all’epoca vitalità impressionante, si parlava con tutti. Tra ero minorenne), sempre nella sede di via Bacci- le centinaia di bandiere rosse scorgiamo un na dove c’era anche la Fagi. Eravamo spinti da gruppo di bandiere nere. Ci incuriosiamo, ci un grande fermento, una voglia di fare, di cam- avviciniamo e chiediamo chi fossero gli anar- biare, di aiutare. Sono gli anni dell’immigrazio- chici, cosa facevano; iniziamo così a leggere i ne dal Meridione, e tra i primi interventi ci so- testi fondamentali dell’anarchia e a frequentare no quelli a sostegno degli edili (aumentati in la sede di via Baccina, dove si facevano sempre maniera vertiginosa all’ombra dei palazzinari riunioni (ma non solo lì, ovviamente) e si di- romani, vivevano in pessime condizioni) e l’or- scuteva di tutti i sogni, le speranze di ognuno. ganizzazione di un doposcuola per i ragazzini. Dopo un po’ di tempo, andai a Reggio Calabria Com’era il clima politico e sociale nell’anno con Emilio Borghese (anche lui inquisito per la della strage? strage) a incontrare Luigi Casile e Gianni Aricò, Mander. Il ’69 è un anno particolare. C’è una si- due compagni che stavano facendo un prezio- so lavoro in quella lontana città, e che poi mo- riranno in quello strano incidente stradale nel settembre 1970, mentre venivano a Roma a consegnare il risultato delle indagini sulle com- mistioni tra fascisti, ‘ndrangheta e politica du-

Tra gli imputati ci sono Pietro Valpreda, Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie. La Corte dichiarerà presto la propria incompetenza. 4 marzo. I magistrati di Treviso Stiz e Calogero fanno arrestare Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo e giornalista del quotidiano Il Tempo di Roma, con l’accusa di essere coinvolto nell’attività eversiva del gruppo di Freda e Ventura. 6 marzo. Viene trasferito a Milano il processo per la strage di piazza Fontana. 15 marzo. Muore l’editore Giangiacomo Feltrinelli. Il suo corpo viene ritrovato dilaniato da un’e- splosione ai piedi di un traliccio dell’energia elettrica a Segrate, Milano. 22 marzo. Freda e Ventura vengono formalmente indiziati per la strage di piazza Fontana a Milano dai magistrati veneti Stiz e Calogero. 26 marzo. L’inchiesta di Stiz e Calogero passa per competenza territoriale a Milano. Se ne occupa il giudice istruttore D’Ambrosio, a cui si affianca il pubblico ministero Emilio Alessandrini. 24 aprile. Il giudice D’Ambrosio rimette in libertà Rauti per mancanza di indizi. 7 maggio. Elezioni anticipate. Rauti diventa deputato nelle liste del Movimento sociale italiano. Il manifesto candida Valpreda che non viene eletto.

17 maggio. A Milano viene ucciso il commissario Calabresi. piano sequenza

13 ottobre. La Corte di cassazione trasferisce a Catanzaro il processo per la strage di piazza Fontana.

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tuazione molto mobile, tante cose in ballo, vo- gliamo intervenire come giovani in quello che succede, specialmente nel sociale, ed essere «protagonisti» del cambiamento. Il ‘69 è anche l’anno dell’arrivo di Pietro Valpreda a Roma. Intorno a lui si coagulano nuove persone, tra Fai, Fagi e il laboratorio di via del Boschetto (quello dove costruiva le lampade liberty che renderanno possibile la montatura dei vetrini colorati trovati nella borsa rinvenuta alla Co- mit). Io non aderisco al 22 marzo, ma il nostro era un ambiente più che contiguo e ci si cono- sceva tutti. Resta comunque il ricordo di un en- tusiasmo, di un andarivieni di persone, di idee che non ho mai più incontrato. Pensa: un entu- siasmo e un’apertura tali da permettere a un ex fascista (o meglio, questo è ciò che dichiarava) come Mario Merlino di entrare a far parte del Leader di Avanguardia nazionale. Stefano Delle Chiaie, Circolo 22 marzo. accusato di concorso in strage Gargamelli. Si viveva davvero in modo aperto, per piazza Fontana e poi prosciolto il 5 luglio 1991 affrontando tutto nell’ottica del miglioramento. Addirittura, c’era anche collaborazione tra noi cominciare tutto da capo: nacque così il Circo- e i vecchi militanti del Pci, in particolare con lo 22 marzo. quelli della sede di Alberone, che aveva le porte aperte a tutti, ma nell’estate del ‘69 arriva la de- Dov’eri il 12 dicembre? Cosa ricordi di quel cisione del Pci di “chiusura” ai movimenti. Tra giorno? l’altro c’erano degli screzi con i vecchi anarchi- Mander. Beh, quel giorno lo ricordo bene. At- ci della Fai: noi volevamo fare lavoro sul terri- torno all’ora delle bombe (tra le 16,30 e le torio, nelle scuole, nei quartieri, coinvolgere le 17,30) ero proprio al 22 marzo, in una saletta di persone, parlare di idee, sogni da realizzare, ve- non più di 30 metri quadri, con vicino un certo devamo un momento di apertura. Però ci scon- Andrea. Personaggio che ci farà un brutto triamo sempre più con i vecchi che non voglio- scherzo: era in realtà un agente di pubblica si- no muoversi, vogliono restare al di fuori di certi curezza infiltratosi tra noi, testimone diretto interventi, vogliono partecipare solo alle mani- della nostra completa estraneità alle bombe ro- festazioni più grandi, mentre noi siamo anche mane e a qualsiasi progetto terrorista. Ma la in quelle più piccole. Tutto finisce con una rot- sua mancata testimonianza a nostro favore tura insanabile. Perciò ci trovammo a dover ri- converge con la nostra tesi, che ci fosse cioè un

15 dicembre. Il parlamento approva la legge n. 773, chiamata anche «Legge Valpreda». 30 dicembre. Valpreda e gli altri anarchici del circolo romano 22 marzo ancora detenuti (Borghese e Gargamelli) vengono liberati. Esce dal carcere anche Merlino.

1973 15 gennaio. Marco Pozzan, fedelissimo di Freda, viene fatto espatriare in Spagna dal Sid. 9 aprile. Guido Giannettini, l’agente Zeta del Sid, viene fatto espatriare. 5 settembre. Fachini e Giannettini vengono indagati per la strage di piazza Fontana. 21 novembre. Viene sciolto Ordine Nuovo in seguito alla condanna di Clemente Graziani e altri 29 imputati per ricostituzione del partito fascista.

1974 30 gennaio. Freda e Ventura vengono rinviati a giudizio per piazza Fontana. 18 marzo. Inizia il processo di Catanzaro. Lo stesso giorno, a Milano il giudice D’Ambrosio conse- gna l’ordinanza di rinvio a giudizio di Freda e Ventura per la strage di piazza Fontana. 18 aprile. piano sequenza La Corte di cassazione trasmette gli atti dei giudici milanesi sulla strage di piazza Fontana al tribunale di Catanzaro per la riunificazione dei due procedimenti (quello a carico degli anarchici e

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progetto predeterminato, costruito a tavolino, per far compiere a noi un determinato percorso al termine del quale sarebbe stato facile addi- tarci come responsabili. Gargamelli. Io invece stavo riparando la Vespa di un mio amico in piazza Re di Roma, molto lontana dalla Banca nazionale del lavoro e dal- l’Altare della patria. L’avevo rotta io, la Vespa, e mentre ero in questa piazza con metà dei pezzi sparsi per terra, mi accorgo di un elicottero del- l’aeronautica militare che è costretto a fare ben tre giri sopra la piazza, prima di poter prosegui- re. Durante l’istruttoria cercai di far valere que- sta questione. Furono interrogati i tre coman- danti di elicottero che quel giorno avevano sor- Testimone. Pasquale Valilutti nella notte fra il 15 e il 16 volato Roma. Due avevano orari incompatibili, dicembre 1969, anche lui fermato, era nella stanza contigua a quella di Calabresi: «Verso mezzanotte il terzo invece affermò proprio di avere dovuto sentii rumori che in altro luogo avrei definito di rissa» fare tre giri sulla piazza poiché aveva incontra- to un vuoto d’aria e allora aveva dovuto aspet- menti Valpreda sarebbe stato il mostro di Mila- tare prima di poter proseguire in linea retta. Ma no e io il mostro di Roma. questa testimonianza sparì materialmente dal rinvio a giudizio del sostituto procuratore Erne- Oggi, a quarant’anni da piazza Fontana, che sto Cudillo… Inoltre, vengo accusato di avere senso ha ricordare e continuare a studiare materialmente deposto la valigia con l’ordigno una pagina della nostra storia iniziata il 12 nel sottopassaggio della Bnl. Perché? Mio padre dicembre 1969? lavora in quella banca, e io ero quindi il colpe- Mander. Credo che dobbiamo impegnarci per vole perfetto. Lui dichiarò la mia estraneità, ma impedire che certe notizie false vengano diffu- ci fu poco da fare. Un altro episodio è significa- se ancora oggi. Non si sono fatti i conti con tivo: anch’io, come Valpreda, vengo posto a quella pagina così ancora oggi dobbiamo par- confronto per permettere il riconoscimento da lare di elicotteri e infiltrati, quando la verità si parte di un supertestimone. Nel mio caso, que- sarebbe potuta trovare molto tempo prima. Per sti era un giovanissimo impiegato della Bnl questo è importante studiarla: per evitare che che, vedendomi con indosso i vestiti del carce- tutta quella vicenda venga sepolta nell’oblio e re tra quattro poliziotti con la cravatta, fiutò su- bito la trappola in cui stava per cadere e di- chiarò che colui che pensava di aver visto in banca non era tra quei cinque soggetti. Altri-

quello a carico dei neofascisti Freda e Ventura). Verrà ordinato il rinvio a nuovo ruolo del processo appena iniziato. 20 giugno. Giulio Andreotti, ministro della Difesa, rivela in un’intervista al settimanale il Mondo che Giannettini è un agente del Sid, mentre Giorgio Zicari, giornalista del Corriere della Sera, è un infor- matore. 8 agosto. Giannettini si consegna all’ambasciata italiana di Buenos Aires. 13 dicembre. A Milano, il sostituto procuratore della repubblica Emilio Alessandrini deposita la sua requisitoria sull’indagine stralcio relativa alla strage di piazza Fontana, chiedendo il rinvio a giudizio per strage di Guido Giannettini. Anche questa indagine passerà nelle mani dei giudici di Catanzaro.

1975 27 gennaio. Inizia alla Corte d’assise di Catanzaro il processo per la strage di piazza Fontana che in- corpora nell’inchiesta originale contro gli anarchici quelle dei giudici di Milano contro i neofascisti veneti e gli agenti del Sid. Nei due anni successivi, per il sopraggiungere di nuove ordinanze istrut- torie il processo verrà riaperto quattro volte.

27 ottobre. Il giudice D’Ambrosio chiude l’inchiesta sulla morte di Pinelli. L’anarchico, secondo la piano sequenza

sentenza, è morto per un «malore attivo», che lo ha fatto cadere dalla finestra. Prosciolti gli indiziati. .

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nell’indeterminatezza. ni dai fatti, parliamone in termini politici. Gargamelli. Sicuramente è importante ricorda- Ognuno dica quello che sa, perché mi sembra re, tenendo presente che l’attuale governo è le- che ci siano sempre dei «non detti». In Italia gato a doppio filo a quel periodo, alla strategia non si riesce a chiudere quella stagione, Come delle stragi, sia perché frutto di quel periodo non si chiuse il periodo fascista in maniera de- così cupo e devastane della nostra storia recen- finitiva dopo il 1945. Basta con la dietrologia te sia perché varie figure-chiave di questa legi- che non fa altro che confondere. Raccontiamo slatura sono state esponenti del «no alla libertà, e parliamo tutti. sì al colpo di stato». Gargamelli. Secondo me bisogna lavorare su un piano di verità storicopolitica, non giudizia- Ha ancora senso pensare a un’ennesima ria- ria. Processualmente ritengo la vicenda chiusa, pertura delle indagini, o a una sorta di «com- ma si potrebbe fare molto per scoprire l’area missione di riconciliazione» che tenti di rico- grigia in cui si è sviluppata la vicenda. struire le responsabilità storico-politiche? Mander. Penso che ancora oggi sussista un in- fido gioco di ricatti e complicità. A quarant’an-

29 dicembre. Il generale Gianadelio Maletti e il capitano Antonio Labruna ricevono un mandato di comparizione per la tentata evasione di Giovanni Ventura dal carcere di Monza.

1976 28 marzo. Sono arrestati il generale Maletti e il capitano Labruna, nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. 31 luglio. A Catanzaro, è depositata la sentenza istruttoria sull’indagine supplementare su piazza Fontana. Sono rinviati a giudizio, con imputazioni varie, Guido Giannettini, Massimiliano Fachini, Pietro Loredan, Claudio Mutti, Stefano Serpieri, Gianadelio Maletti, Antonio Labruna.

1977 7 maggio. Viene arrestato a Catanzaro Marco Pozzan.

1978 20 aprile. Trovano impiccato in cella Riccardo Minetti, fascista, coinvolto nel processo di Catanzaro.

piano sequenza 30 settembre. A Catanzaro, fugge dal soggiorno obbligato Franco Freda. Sarà arrestato in Costa Rica

il 20 agosto 1979 e successivamente estradato.

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Quel giorno con Valpreda di Giulio D’Errico

Parla Luca Boneschi, 70 anni, avvocato impegnato alla fine degli anni Sessan- ta nel Comitato di difesa contro la repressione e difensore di Pietro Valpreda quando viene arrestato il 15 dicembre 1969 al palazzo di giustizia di Milano

Come hai conosciuto Pietro Valpreda? veva venire a Milano. Doveva essere ricevuto Ho conosciuto alcuni appartenenti al movi- dal giudice istruttore del processo 25 aprile, il mento anarchico tramite due canali. Per prima giudice Antonio Amati, per essere ascoltato cosa, essendo radicale, avevo aderito ad alcune come testimone; inoltre aveva un processo per marce antimilitariste a cui partecipavano an- vilipendio al pontefice. che diversi anarchici. Valpreda è arrivato nel mio studio giovedì 11 Poi, con altri giovani avvocati, abbiamo creato, dicembre. Ci siamo incontrati, ci siamo resi nel 1968, un comitato di difesa (il Comitato di conto che non stava bene e abbiamo avvisato difesa contro la repressione) che si occupava di il giudice Amati per dire che si sarebbe presen- difendere i ragazzi arrestati durante le manife- tato il sabato mattina. Sabato è andato dal giu- stazioni, i cortei e le occupazioni nelle scuole e dice Amati, che non era disponibile. A quel università. Eravamo una dozzina di giovani av- punto ci si è rivisti il lunedì mattina e Valpreda vocati e spesso eravamo coinvolti nelle stesse è tornato dal giudice. All’uscita non l’abbiamo manifestazioni, o conoscevamo i ragazzi che più rivisto. Mi ricordo bene che il giudice venivano arrestati o venivamo contattati dai Amati ci disse che dal suo ufficio «era uscito loro amici o parenti. Ci ritrovavamo dopo il la- con le sue gambe». Solo dopo abbiamo saputo voro normale, a studiare le carte che spesso co- che era stato fermato e portato in questura. noscevamo solo a livello di studi universitari, essendo noi più che altro dei civilisti. Insieme ai tuoi colleghi del comitato hai fatto Per quanto riguarda Valpreda, io ero stato no- parte del collegio di difesa degli anarchici minato, come appartenente a questo comitato, dall’accusa di strage. Come hai iniziato ad difensore di Paolo Braschi nel processo per gli occuparti di questo caso? attentati a Milano del 25 aprile 1969 e per que- sto avevo conosciuto anche Giuseppe Pinelli. Non so come Valpreda abbia conosciuto il no- stro comitato, ma ci ha contattato perché do-

1979 16 gennaio. Giovanni Ventura fugge in Argentina. Sarà arrestato pochi mesi dopo. 23 febbraio. A Catanzaro, la Corte d’assise condanna, a conclusione del processo di primo grado per la strage di piazza Fontana, Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini all’ergastolo; Pietro Valpreda e Mario Merlino a 4 anni e 6 mesi per «associazione a delinquere»; Gianadelio Maletti a 4 anni per «falso ideologico», e Antonio Labruna a 2 anni per concorso nello stesso reato. Sono assolti Marco Pozzan, Antonio Massari, Claudio Mutti, Massimiliano Fachini, Giovanni Biondo, Stefano Del- le Chiaie. 19 luglio. A Catanzaro, il pretore Erminia La Bruna incrimina per falsa testimonianza, commessa nell’ambito del processo per la strage del 12 dicembre 1969, Giulio Andreotti, Mario Tanassi e Maria- no Rumor. L’anno successivo a questa accusa si sommerà anche quella di favoreggiamento.

1980 22 maggio. A Catanzaro, inizia il processo di appello per la strage di piazza Fontana.

1981 lpiano sequenza 20 marzo. La Corte d’assise d’appello di Catanzaro assolve per insufficienza di prove Freda, Ventura,

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Noi fin dal giorno dopo la strage siamo andati in questura perché eravamo stati chiamati da diversi familiari di persone che erano state fer- mate. Domenica 14 dicembre, mi ricordo di aver visto Pinelli mentre ero nei corridoi della questura, ma non sono riuscito a parlargli. Quando è stata formalizzata l’accusa di strage contro Valpreda, lui ha nominato come suo di- fensore l’avvocato Guido Calvi. Noi (parlo sem- pre al plurale perché allora si lavorava in modo diverso, si lavorava davvero in gruppo) abbia- mo continuato a seguire lo sviluppo delle inda- gini. Abbiamo preso i contatti con Calvi. Solo più avanti si è creato un collegio di difesa, con diverse anime, alcune più militanti, che punta- vano a svolgere la difesa in maniera più politi- ca, altre invece che puntavano di più sugli aspetti tecnici del processo. Da Milano, a cui spettava la competenza natu- L’ultima inchiesta. Guido Salvini, giudice a Milano, rale delle indagini, il processo era stato sottrat- ha svolto un’indagine sulla strage di piazza Fontana to quasi con la forza: visto il comportamento e sull’eversione di destra dal 1989 al 1995 della procura di Milano che agiva in modo ga- rantista, scarcerando le persone che venivano arrestate senza indizi, le indagini vennero por- fluenza delle indagini sui neofascisti veneti pri- tate a Roma. ma e su Guido Giannettini dopo, è partito il Abbiamo vissuto la prima fase del procedimen- processo di Catanzaro. to che si è svolta a Roma. Questa fase è durata poche udienze perché alcuni di noi hanno sol- Oggi, a quarant’anni dalla strage, ha ancora levato l’eccezione di incompetenza della corte senso pensare a una riapertura delle indagini? d’assise di Roma, tentando di riportare il pro- Non sono convinto che riaprire le indagini ab- cesso a Milano. Il processo poi arrivò a Milano bia un senso. Quello che abbiamo capito fino a nel 1972, ma fu subito trasferito nuovamente e oggi, quello che abbiamo accertato è più che assegnato alla procura di Catanzaro perché il sufficiente per farsi un’idea chiara di come sia- procuratore e il prefetto milanesi sostenevano no andate le cose. che Milano non fosse una città sicura, per la Sappiamo che gli anarchici non c’entrano. Sap- presenza dei cortei studenteschi e dei lavorato- piamo che i responsabili sono neofascisti. I ser- ri. Solo nel 1975, con molto ritardo per la con- vizi segreti, deviati o meno, comunque servizi

Giannettini, Valpreda e Merlino. Condanna Freda e Ventura a 15 anni per gli attentati del 25 aprile a Mila- no e quelli sui treni del 9 agosto 1969 e per associazione sovversiva. Dimezzate le pene a Maletti e Labruna. 24 agosto. La commissione inquirente decide di archiviare le accuse contro Giulio Andreotti, Mariano Rumor, Mario Tanassi e Mario Zagari, per un loro coinvolgimento nei depistaggi operati dal Sid. 17 ottobre. A Catanzaro, la procura generale riapre le indagini sulla strage di piazza Fontana indi- ziando Stefano Delle Chiaie.

1982 10 giugno. La Corte di cassazione affida un secondo appello a Bari, ma esclude dal processo Giannet- tini. 1985 1 agosto. La Corte d’assise d’appello di Bari assolve dal reato di strage Freda, Ventura, Valpreda e Merlino per insufficienza di prove. Conferma invece le condanne a 15 anni per Freda e Ventura e ri- duce ulteriormente le pene a Maletti (un anno) e a Labruna (dieci mesi).

piano sequenza 1986

30 luglio. Il giudice istruttore di Catanzaro, Emilio Ledonne, rinvia a giudizio Stefano Delle Chiaie e

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segreti dello stato hanno aiutato, coperto e pro- babilmente istruito questi personaggi, altrimen- Ordine Nuovo. Carlo Maria Maggi (sopra) e Delfo Zorzi, ti non si spiegano le varie deviazioni attuate. esponenti di primo piano dell’organizzazione nazista, Già quel che è venuto fuori nel processo Val- definitivamente assolti nel 2005 per piazza Fontana preda è più che sufficiente per dare un quadro completo. Il gruppo 22 marzo era più che infil- trato. Sapevano benissimo i movimenti di Val- re le adeguate precauzioni e contromisure. preda. E la bomba l’hanno fatta esplodere pro- Trovare Delfo Zorzi (o altri) come esecutore prio quando Valpreda era a Milano. Avranno materiale, oggi ha poca importanza. Forse è detto: «Incriminiamo gli anarchici. Becchiamo difficile mettere tutto in fila e ricordare tutto, Valpreda, che non è neanche ben visto all’in- ma è proprio questo che è necessario ora. Cer- terno del mondo anarchico». Poi si è rivelato chiamo di fotografare e ricordare tutti i fatti di un personaggio capace di sopportare accuse gi- allora. E cerchiamo di trasmettere alle nuove gantesche e anni di carcere. Poi che siano stati generazioni questa conoscenza. Freda e Ventura (assolti dall’accusa di strage, ma colpevoli per le bombe del 25 aprile e dei treni), o che siano stati Zorzi, Maggi e Rognoni importa poco. L’importante è capire come è successo tutto questo per capire come prende-

Massimiliano Fachini per concorso nella strage di piazza Fontana.

1987 27 gennaio. La prima sezione della Corte di cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, respinge tutti i ricorsi, confermando quindi la sentenza della Corte di Bari dell’1 agosto 1985. A questo punto Franco Freda, Giovanni Ventura, Pietro Valpreda e Mario Merlino escono definitivamente dalla sce- na processuale. 23 marzo. Viene arrestato a Caracas (Venezuela) Stefano Delle Chiaie.

1989 Gennaio. Il giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, apre una nuova inchiesta sull’eversione di destra e sulla strage di piazza Fontana. 20 febbraio. La Corte d’assise di Catanzaro assolve per non aver commesso il fatto Delle Chiaie e Fachini dall’accusa di strage per piazza Fontana. 1991

5 luglio. La Corte d’assise d’appello di Catanzaro conferma l’assoluzione per la strage di piazza Fon- piano sequenza

tana di Stefano Delle Chiaie e Massimiliano Fachini.

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anno 11 • n.4 • 2009 libertaria Quelli del Ponte della Ghisolfa

di Giulio D’Errico

Parla Enrico Maltini, 70 anni, che insegna tecnologie alimentari alla facoltà di agraria dell’università di Udine. Nel 1969 anarchico del circolo milanese e attivo nella Crocenera anarchica

Come ti sei avvicinato al movimento anarchi- Una svolta in un modo di co milanese e come hai conosciuto Giuseppe operare che continua tut- Pinelli? tora, seppur con meno Negli anni Sessanta ero compagno d’università stragi. Usare i media per creare panico e allar- di Amedeo Bertolo, poi mi sono avvicinato al me per poi giocarci sopra e farci sopra politica è Ponte della Ghisolfa e alla Crocenera anarchica un modus operandi che vediamo anche oggi. e abbiamo iniziato a seguire una campagna per Quando serve, la menzogna viene utilizzata a un anarchico spagnolo condannato a morte dal man bassa sia dalle istituzioni sia dai mass me- regime franchista. Di lì a poco conobbi Pinelli dia e questa strategia, abbastanza comune an- che mi chiese se volevo occuparmi della conta- che oggi, è nata lì. Oggi si parla tanto di Brigate bilità... ma non feci in tempo a rispondergli che rosse, terrorismo e guerre, ma per noi che sia- scoppiò la bomba e tre giorni dopo l’hanno uc- mo nati durante la guerra o poco dopo, l’unica ciso. E lì sono stato tirato dentro dagli eventi. esperienza della violenza e del sangue di cui Inoltre, visto che ero di origini borghesi e di avevamo sentore era la guerra del Vietnam. Non modi gentili, avevo più facilità di altri ad avere c’erano tutte le guerre che ci sono oggi, né c’era contatti con avvocati e giornalisti e quindi ho il terrorismo, le stragi, le bombe. C’era la mafia lavorato soprattutto in quel senso, con la Cro- che ammazzava in Sicilia ma non se ne parlava, cenera, con la controinformazione e con l’assi- o se ne parlava pochissimo e si riteneva una co- stenza legale. sa di chissà dove. Ma piazza Fontana è stato il primo sangue che Oggi, dopo quarant’anni, che senso ha ricor- ci ha colpiti veramente. E questo ha stravolto dare e continuare a studiare un momento del- tutto. Piazza Fontana è stato uno shock. Inoltre la nostra storia come quello che si è aperto con c’è dentro tutto: ci sono i media, c’è lo stato, ci la bomba alla Banca dell’agricoltura? sono i servizi segreti, c’è la menzogna, c’è il fat- La strage di piazza Fontana è stata una svolta. to di non venirne mai fuori.

1992 30 ottobre. Giunge in Italia Carlo Digilio, espulso da Santo Domingo,

1995 13 marzo. Il giudice Salvini rinvia a giudizio più di trenta persone per diversi reati, tra cui la strage di piazza Fontana. Aprile. Dopo l’ordinanza di rinvio a giudizio depositata dal giudice Salvini viene nominata pubblico ministero Grazia Pradella, a cui sarà affiancato Massimo Meroni. Li coordina Gerardo D’Ambrosio.

1996 25 maggio. A Brescia, è indagato per irregolarità nelll’inchiesta sulla strage di piazza Fontana il giudi- ce Salvini. Dirige le indagini il sostituto procuratore Felice Casson (oggi senatore del Pd), in seguito a un esposto presentato da Carlo Maria Maggi. Salvini sarà prosciolto da ogni addebito e si scoprirà, gra- zie alle intercettazioni fra Zorzi e Maggi che l’esposto faceva parte parte di una strategia difensiva.

1997 piano sequenza 14 giugno. Viene arrestato Carlo Maria Maggi, di Ordine nuovo, su mandato di cattura del gip di Mi-

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però tutto sommato positiva, perché di fatto si riconosce che Pinelli è «una vittima del terrori- smo». Tutta la storia di piazza Fontana ha due facce, una legale e formale dalla quale non è uscito praticamente niente, e una ormai passa- ta alla storia che poi è quella reale. Queste due facce coesistono e ormai ci siamo abituati.

A proposito di verità storica e verità formale- legale, come l’hai chiamata tu, hai letto l’ulti- mo libro di Paolo Cucchiarelli, Il segreto di piazza Fontana? Sì l’ho letto e ho scritto una recensione in cui puntualizzavo alcuni riferimenti a fatti e perso- ne di cui noi eravamo a conoscenza diretta e lui Una scultura per Pinelli. Rossella Di Leo, responsabile del Centro Studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli. su queste cose è stato molto approssimativo, fa Il Centro ha lanciato una campagna per una scultura molti errori di valutazione su cose che io cono- dedicata a Pinelli alla stazione Garibaldi, e Amedeo sco personalmente, e questo mi lascia un po’ Bertolo, ex Crocenera, oggi redattore di Elèuthera dubbioso su tutto il resto. Ha formulato l’ipote- si di due bombe e due attentatori e ha cercato in modo forzato di dimostrarla. Secondo te ha ancora senso pensare a un’enne- sima riapertura delle indagini, magari sulla Per una persona che ha vissuto gli anni Ses- scorta delle rivelazioni del processo per la stra- santa e Settanta con tutto il carico di parteci- ge di Brescia o a una sorta di «commissione ve- pazione emozionale e ideologica, e di solida- rità» o di «commissione di riconciliazione» rietà, quali prospettive hai ? che tenti di ricostruire le responsabilità giudi- Vivo come se fossimo sempre in attesa di un ziarie? qualcosa che deve succedere ma non si sa bene A me l’aspetto giuridico non è mai interessato cosa sia. Spero sempre che ci sia una forma di ri- tanto. Mi interessa di più sapere la dinamica volta nei confronti di una storia che sembra ine- della morte di Pinelli. luttabile. C’è una grossa potenzialità, anche nei giovani, che non viene mostrata. Sembra che va- Che idea ti sei fatto dell’incontro tra Licia Pi- dano solo in discoteca, ma non è così. nelli e la vedova di Calabresi e del discorso di Giorgio Napolitano del 9 maggio scorso? La cosa mi è piaciuta, ho apprezzato Napolita- no per questo. È una cosa abbastanza strana,

lano, Clementina Forleo, per concorso nella strage di piazza Fontana e nella strage di via Fatebenefra- telli, a Milano, del 17 maggio 1973.

2001 30 giugno. La seconda Corte d’assise di Milano condanna all’ergastolo Zorzi, Maggi e Rognoni per la strage del 12 dicembre 1969. Tre anni a Stefano Tringali per favoreggiamento a favore di Zorzi.

2002 7 luglio. Muore Pietro Valpreda.

2004 12 marzo. La Corte d’appello di Milano annulla gli ergastoli inflitti a Zorzi, Maggi e Rognoni per la strage di piazza Fontana. E riduce da tre a un anno la pena a Stefano Tringali per favoreggiamento.

2005 3 maggio. La seconda sezione penale della Cassazione respinge i ricorsi contro la sentenza della Corte piano sequenza d’appello per la strage di piazza Fontana e conferma le assoluzioni di Maggi, Rognoni e Zorzi.

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rifrazioni bñz uoe r ’lr,di fra l’altro, autore, Ibañez, questiinterrogativi Da muove Tomás Sonocambiati i«codici». sfuggente. sta societàcheperpetualosfruttamentodeve confrontarsi conunarealtà Oggi chisiopponeaque- Tutto è«fluido». pica dellesocietàindustrializzate. Èsparitaquelladimensioneconruoliprecisi ti- dere inefficacilelottesociali. Le nuove dimensionidelpotere nellasocietàcontemporanea sembrano ren- di C in esperienzaeducativa,si tro, diesperienzaeducativa sciopero, discontroinscon- nee decise.Discioperoin brava esseretracciatoconli- tentare disconfiggerlosem- nitidezza eilpercorsoper stinguevano conunacerta to elearmidelnemicosidi- cietà industrializzate».Ilvol- che allorasichiamava«leso- do allaqualemilimitoquie piccolissima partedelmon- piuttosto chiareinquesta Tomás Ibañez cose sembravanoessere i fuuntempoincuile LE NUOVEFORMEDEL Contra ladominación (2005)e nascondere unacertaper- Tuttavia, ogginonpossiamo emancipazione sociale. mico eottenerel’agognata sconfiggere finalmenteilne- ne, Ndt],ilcorpointero,per ta almovimentodelledon- gentina, inparticolareriferi- della lottadiresistenzaar- terci ilcorpo,espressione cuerpo mento edispostaaponerel a lottarecontrolosfrutta- te diclasselavoratricedecisa largare sempredipiùlapar- lottava conimpegnoperal- [letteralmente, met- 18 ci lascianeppureiltempo crescente accelerazionenon no dicambiamenti,lacui aiuto perorientarciall’inter- mento risultanodiscarso stri vecchipuntidiriferi- simo disorientamento.Ino- troppo tempo,èdigrandis- nostra situazione,ormaida per dirlasenzaeufemismi,la guendo lenostresocietà;e, preoccupante chestannose- la direzionesemprepiù opportuno fareperdeviare manda suchecosasarebbe plessità difronteallado- Por quéA(2005) RIFRAZIONI 1 27-11-2009 16:20 Pagina 19

DOMINIO E DELLE LOTTE

sufficiente per tentare di pe- o indirettamente, il principa- zione poliedrica fa sì che netrarli e per cercare di ca- le elemento organizzatore non risulti per niente facile pirli. del suo tempo giornaliero e giungere alla comprensione È ovvio che il capitalismo della sua vita quotidiana. delle dinamiche che forma- continua a essere vivo, lo Tuttavia ci risulta piuttosto no il nostro presente, ma la sfruttamento è sempre pre- difficile fare ipotesi su ciò difficoltà aumenta ancor di sente in modo vigoroso e le che è venuto a instaurarsi in più in ragione della straordi- lotte nel campo del lavoro tale centralità e definire ciò naria rapidità con la quale continuano a essere cruciali. che costituisce oggi il nostro avvengono e si succedono i Tuttavia, i cambiamenti nel- modo di vivere. cambiamenti. L’accelerarsi le forme e nei processi del Gli aggettivi multiformi con i della velocità e dei ritmi, in capitalismo, nelle modalità quali si definisce il nostro ti- tutti i settori, produce la sen- dello sfruttamento e, soprat- po di società ne riflettono la sazione di trovarci immersi tutto, nelle forme del domi- complessità: società della in un mondo pieno di insi- nio sono tali che stentiamo conoscenza, società dei con- curezza riguardo al presente molto a collocarci nel nuovo sumi, società-rete, società e di incertezza rispetto al fu- panorama e a trovare punti della comunicazione, società turo che si proietta su oriz- di riferimento certi e stabili, dell’immagine, società dello zonti instabili. a partire dai quali dare im- spettacolo, società liquida, Tuttavia, se è vero che, oggi, pulso alle lotte. Riusciamo a società del rischio, e se ne lo sforzo per interpretare la vedere facilmente che il la- potrebbero aggiungere altri società ci mette di fronte alla voro produttivo non riveste ancora, che però non ci met- complessità di dover coglie- più la centralità che gli fu terebbero nella necessità di re la dimensione mutevole, è propria e che, per buona sceglierne uno perché la no- parte della popolazione, lo stra società presenta tutte spazio della produzione non queste caratteristiche simul- rifrazioni costituisce più, direttamente taneamente. Tale configura-

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altrettanto vero che, in que- sto panorama, fluido, insta- bile, cangiante, e gravido di incertezze, c’è qualcosa che permane stabile e costante. Infatti, oggi come ieri, risulta che non si può esercitare il potere senza generare resi- stenze, perché, se così non fosse, non si tratterebbe pro- priamente di un esercizio del potere, ma di un semplice meccanismo di determina- zione causale. stati fondamentali, oggi si sono trasformati nelle più Il potere delle lotte ambite fonti di affari. Non Questo rapporto peculiare può sorprenderci che la poli- tra l’esercizio del potere e la ticizzazione abbia inizio con produzione di resistenze una frequenza sempre mag- spiega come i movimenti so- giore con l’esperienza della ciali antagonisti e le ideolo- dustrializzazione, il disposi- mercificazione del controllo gie politiche che veicolano, e tivo dello sfruttamento e del della nostra vita quotidiana. l’immaginario che li alimen- dominio disciplinare pro- Da queste, e da altre forme tano, si sono sempre forgiati vocò la nascita del movi- di dominio che vedremo più nel seno e nel corso delle lot- mento operaio come forma avanti, spuntano alcune del- te contro i sistemi di domi- di risposta antagonistica, e le soggettività antagoniste e nio. Sono queste lotte che questi mantenne la propria radicali del presente. danno loro forma ed è da forza finché il dominio si Produzione queste lotte che ricevono le concentrò principalmente di soggettività proprie caratteristiche iden- nel mondo del lavoro. titarie. In uno scenario mo- Fino ad alcuni decenni fa, Lungi dal limitarsi a oppri- bile di cambiamento conti- erano soprattutto le condi- mere, reprimere e a sotto- nuo e accelerato, questa è zioni nelle quali si sviluppa- mettere gli esseri umani, i di- una delle costanti che non va lo sfruttamento quelle che spositivi e le pratiche di do- sembra essere stata alterata facevano scattare e armava- minio costituiscono altresì, e dal passare del tempo. no le resistenze. Oggi tali sempre, determinati modi di Le conseguenze sono ovvie: condizioni continuano a soggettivazione delle perso- se è vero che le lotte non na- provocare lotte importanti, ne. I loro effetti si rivelano scono spontaneamente nel però il dominio si è diversifi- nel modellare la vita quoti- vuoto, ma vengono sempre cato ancor di più di un tem- diana, regolarne le modalità, originate e definite da ciò po e ha proliferato al di fuori costituire il modo di essere, contro il quale si costituisco- dell’ambito del lavoro pro- di sentire, di desiderare, di no, allora sono le nuove for- duttivo, sottraendo forza al pensare, di rapportarsi delle me di dominio comparse movimento operaio. Attual- persone le une con le altre e nella nostra società che pro- mente non si tratta più di configurarne l’immaginario. vocano le resistenze e che le trarre plusvalore dalla forza Si tratta di produrre soggetti- conferiscono la forma. In al- lavoro, perché sono tutte le vità che siano in perfetta sin- tri termini, i movimenti an- attività realizzate dal lavora- tonia con le forme di domi- tagonisti non si inventano da tore al di fuori del suo posto nio che le creano e di pro- soli, né creano ciò cui si op- di lavoro a produrre profitti durre senso per far vedere le pongono e contro il quale si in una proporzione ed esten- cose in un determinato mo- costituiscono, si limitano a sione sconosciute fino a og- do e per ottenere che venga- inventare le forme per op- gi. I suoi risparmi, il suo tem- no accettate senza che si porsi a queste realtà. Per po libero, la sua salute, il suo renda necessario l’uso conti- esempio, nell’epoca dell’in- alloggio, l’istruzione, le cure nuato della coercizione.

rifrazioni e così via. producono divi-

dendi che, se sono sempre

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Naturalmente, non esiste, in parte. Per esempio, è così volmente per catturarci e alcun luogo, un progetto co- che le opportunità create e modellarci in modi differenti scientemente perfezionato offerte da internet e dai te- e tra i più insidiosi, sottili ed sul tipo di soggettività che si lefoni cellulari costruiscono efficaci. esigono, e sulle forme di do- nuove socialità e promuovo- Per esempio, l’onnipresenza minio più adatte a costruirle. no nuove modalità relazio- della logica del mercato ha No, dapprima si vanno con- nali. Tra tali modalità, le reti sulle nostre vite effetti deva- figurando alcune forme di sociali non solo rimodellano stanti come quelli dei mec- dominio e sono queste quel- la privacy e riconfigurano il canismi di controllo più sofi- le che, attraverso il loro par- rapporto tra il pubblico e il sticati. Infatti, la mercifica- ticolare esercizio, produco- privato, ma, tra le altre cose, zione colonizza la totalità no via via le relative soggetti- contribuiscono a ridefinire dello spazio sociale e compe- vità. I processi che danno gli stessi legami comunitari. netra tutto il campo della vi- origine alle diverse forme di ta, dalle relazioni personali dominio sono molteplici e I nuovi volti del dominio alla salute, al corpo, alle cu- analizzarli andrebbe decisa- re, all’affettività, all’identità, mente al di là dell’argomen- Non è necessaria una grande persino alla vita psichica. Il to di questo scritto, ma ap- perspicacia per notare che dio calcolo si insinua in tutto profitto per indicare, tra pa- siamo completamente im- e costringe a pensare in puri rentesi, il ruolo assolto dagli mersi in una società del con- termini contabili. Intrappo- sviluppi tecnologici in alcuni trollo, dove la Visa, il cellula- lati in un consumismo sfre- di tali processi. re, internet, i conti correnti, nato non solo ci ingiungono In effetti, viviamo in una so- le videocamere e i satelliti di in continuazione di esercita- cietà, nella quale, in buona osservazione e comunicazio- re la nostra libertà di scelta misura, sono gli oggetti so- ne coniugano i loro elementi tra alcune offerte più o meno cio-tecnici, in costante inno- positivi per formare un di- identiche, ma, come spiega vazione, a configurare sem- spositivo che garantisce la molto bene Zygmunt Bau- pre di più i nostri personali nostra localizzazione perma- man, noi stessi dobbiamo obiettivi in funzione delle nente, la nostra costante vi- costituirci come un ulteriore possibilità che creano e che sibilità e nel quale lasciamo oggetto che compete con al- ci offrono. Gli strumenti tec- un’infinità di tracce indele- tri per essere consumato nel- nici effettivamente disponi- bili. Per non parlare di quei l’onnipresente mercato che bili determinano in modo microregolamenti prolife- ci circonda. Parossismo della crescente gli scopi che inten- ranti che tessono la loro fitta diamo perseguire e stabili- tela in tutti gli interstizi dello scono la razionalità di molti spazio sociale, saturando la dei processi di cui facciamo nostra vita con una moltitu- dine di obblighi infimi e il suo relativo catalogo di infra- zioni. Parallelamente a que- sti palesi meccanismi di con- trollo, numerosi altri disposi- tivi si potenziano vicende- rifrazioni

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norme che non omologano, bensì producono differenze e individualizzano. Si tratta di promuovere le differenze e la diversità, di gestirle e, naturalmente, di addomesti- logica consumistica: possia- carle, affinché siano piena- mo essere competitivi in mente compatibili con le quanto oggetti di consumo leggi del mercato e con lo soltanto se consumiamo con stato di diritto liberale. impegno quello che ci rende Il ritmo accelerato imposto più appetibili. to, in un contesto caratteriz- al cambiamento contraddi- Parallelamente allo sviluppo zato dalla brusca accelera- stingue condizioni sociali della mercificazione assistia- zione di un processo di glo- nelle quali tutto invecchia mo al rapido avanzamento balizzazione iniziato da se- con velocità crescente e in di un invasivo bio-potere, coli, benché con una portata, cui la rapidità con la quale le che accomuna in un medesi- un ritmo e modalità differen- merci diventano obsolete si è mo dispositivo l’intervento ti da quelle che oggi permet- trasformata, paradossalmen- generalizzato sulla vita e la tono le nuove tecnologie del- te, in un vantaggio ai fini di particolareggiata gestione l’informazione e la crescente dare loro uno sbocco mag- delle popolazioni. Infatti, il velocità dei trasporti. giore. Come spiega molto bio-potere prende la vita co- Sappiamo che la globalizza- bene Bauman, anche le per- me oggetto immediato del zione omologa e omogeneiz- sone devono adeguarsi a tali proprio esercizio, gestendo- za mentre accentua certe di- ritmi, manifestando una per- la, controllandola, rafforzan- suguaglianze, ma fa emerge- manente disponibilità al dola, trasformandola, men- re anche particolarità e mol- cambiamento, una capacità tre al contempo regola, mo- teplicità che è opportuno ge- di muoversi al minimo se- dula e utilizza la salute, la de- stire e far fruttare in termini gnale, senza legami a lungo mografia o i costumi colletti- sia economici sia di potere. termine. I contratti sono vo- vi delle popolazioni. Oggi le tecnologie permetto- latili, gli impegni effimeri, i La mercificazione e il bio- no di gestire la molteplicità e progetti si elaborano a bre- potere sono in perfetta sinto- risulta che promuoverla pro- vissimo termine e si succe- nia con una società-rete, in duca profitti come quando, dono con rapidità, le identità cui l’incitamento a una con- per esempio, si personalizza- diventano flessibili e si apro- nessione permanente (con- no prodotti combinando va- no vie in direzione del no- nettiti o muori socialmente) riazioni secondarie. La diver- madismo identitario. Infatti, perfeziona nuovi meccani- sità si manifesta anche in un le prospettive di passare da smi di dominio. Nella so- tessuto sociale in cui la con- una professione all’altra, da cietà-rete la maggiore oriz- vivenza tra culture differenti, una parte, e da un luogo di zontalità e flessibilità delle o tra stili di vita diversi, rap- lavoro all’altro, alimentano catene di comando configu- presenta una fonte di introiti un immaginario in cui la sta- ra rapporti di lavoro in cui si più che un problema. La bilità delle identità, e special- mobilitano tutte le risorse classica pressione normaliz- mente delle identità configu- delle persone (affettive, co- zatrice verso l’omogeneizza- rate in base alla professione, gnitive, relazionali, abilità zione coesiste con alcune smette di avere senso. Oggi, sociali) e in cui si dissolvono la flessibilità generalizzata diventa una parola d’ordine rifrazioni i confini tra tempo libero e e il problema sta nel pro- lavoro o tra pubblico e priva-

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muovere un nomadismo mentata anche dall’idea di necessariamente un oriz- controllato, favorendo gran- non controllare la società, in zonte di emancipazione di spostamenti che occorre ragione della sua intimiden- chiaramente definito, né far sì che siano redditizi, più te complessità, né gli oggetti prevedono la possibilità di che nello sviluppare un di- più comuni, a causa della una trasformazione globale. spositivo contro i nomadi- crescente opacità delle me- Non è soltanto il fatto che si smi per impedire flussi e lo diazioni tra le nostre azioni, può lottare in forma radicale stabilirsi delle popolazioni. come per esempio premere senza disporre di un model- Non sono soltanto le impre- un pulsante, e gli effetti pro- lo di trasformazione sociale se che si spostano da una dotti. Di conseguenza, la so- e senza avere un progetto al- parte all’altra del pianeta, cietà ci si presenta sempre ternativo di società, ma an- tentando di abbassare i costi più come qualcosa che va al che che il valore che, preci- della manodopera, vengono di là delle nostre capacità di samente, viene portato incoraggiati anche i grandi raziocinio e che funziona in avanti, è l’assenza di un mo- flussi controllati di manodo- modo totalmente indipen- dello prestabilito, considera- pera e al contempo si orga- dente dalla volontà dei suoi to qualcosa che consente di nizzano grandi trasferimenti membri, favorendo così la sperimentare nuove forme promossi da un’industria del convinzione che non vi sia di lotta e che aiuta a molti- tempo libero che, grazie alla altra via d’uscita se non plicare e diffondere i fuochi terza età, è riuscita a genera- quella di adeguarci nella mi- di resistenza. lizzare gli spostamenti su va- glior maniera possibile a una Da questa prospettiva si ten- sta scala in tutti i periodi del- situazione che, in apparen- de a guardare con diffidenza l’anno. za, non possiamo cambiare. a qualsiasi lotta contro il si- I cambiamenti che avvengo- stema costituito che preten- no nel mondo del lavoro, da di essere globale o totaliz- Adeguamento delle con le costanti delocalizza- zante, perché si ritiene che, forme di resistenza zioni, con il ciclo di vita sem- prima o poi, questa restereb- pre più breve delle compe- Le forme di resistenza ai be fatalmente intrappolata tenze richieste ai lavoratori, nuovi modi del dominio non nella struttura stessa del si- con la deregolamentazione parlano più della rivoluzio- stema contro cui lotta. Infat- dei rapporti di lavoro e con la ne, almeno nel significato ti, mentre il capitalismo e i precarizzazione della vita la- che le veniva attribuito fino a meccanismi di controllo so- vorativa, alimentano il senso pochi decenni fa, né sogna- ciale hanno la categorica ne- di insicurezza del presente no di prendere il potere o di dovuta alla imprevedibilità distruggerlo radicalmente, del futuro ed è ormai noto né condividono più il grande come la creazione di un sen- e caro mito dello sciopero so di insicurezza sia uno dei generale insurrezionale. Al- procedimenti più efficaci per cuni studiosi, come per far sì che le persone facciano esempio Miguel Benasayag, quello che si dice loro che ci ricordano che i punti di ri- debbono fare, senza prote- ferimento classici dell’anta- stare. Tale insicurezza è ali- gonismo sociale, sia teorici sia organizzativi, sembra che abbiano finito per diventare caduchi. A quanto pare, le lotte con- temporanee non richiedono rifrazioni

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risultati qui e ora senza smettere di far sì che la spe- ranza e l’aspettativa, vale a dire la fiducia nel futuro, orientino le lotte e le ipote- chino. Si tratta di creare le- gami sociali diversi, costrui- re reti e vincoli di resistenza, stabilire rapporti solidali che spezzino l’isolamento e ab- bozzino, nella pratica e nel cessità di abbracciare l’inte- tanti sforzi e unire tante vo- presente, una vita differente, ra società, le forme di resi- lontà, non si pretende più di un’altra vita. Come si affer- stenza non possono mante- costruire potenti organizza- ma nella rivista francese Tiq- nere un’ottica di emancipa- zioni di massa, anzi, si bada qun, si tratta di stabilire for- zione e, al tempo stesso, fare a che le reti che si costitui- me di vita che costituiscano propria la pretesa di influire scono siano fluide e si evita di per sé forme di lotta. For- su tutta la società o di pla- che si cristallizzino coordi- me di lotta che stemperino smare il sociale nel suo com- namenti troppo forti e stabi- identità, che aiutino a politi- plesso. Il loro progetto deve li, efficaci solo in apparenza, cizzare l’esistenza e, soprat- limitarsi ad attaccare in for- che finiscono sempre per tutto, che facciano emergere ma sempre locale gli aspetti isterilire le lotte contro le nuove soggettività radical- globali dello sfruttamento e nuove forme del dominio. mente ribelli. del dominio, rinunciando ad È chiaro che le nuove lotte Il modo di ottenere ciò passa affrontarli su un piano più non accettano certi presup- attraverso lo strappare spazi generale, che richiederebbe posti delle lotte classiche, al sistema e, tramite tale ap- strumenti di dimensioni e però, al di là di queste prese propriazione, sviluppare al natura simili a quelli utiliz- di distanza in negativo, non loro interno esperienze co- zati dal sistema stesso. In de- è facile capire le loro caratte- munitarie di carattere tra- finitiva, benché il desiderio ristiche distintive. Forse pos- sformatore. Ciò non significa di una società diversa serva siamo intuirle ricorrendo, necessariamente impadro- da stimolo permanente, non insieme a Benasayag, di cui nirsi di spazi fisici in cui con- si lotta tanto per l’avvento di riprendiamo qui alcune idee, vivere, ma si tratta di occu- una società precisa, ma con- all’espressione di Gilles De- pare frammenti di realtà so- tro alcune ingiustizie, alcune leuze «resistere è creare». In ciali in diversi settori strap- imposizioni e discriminazio- effetti, lottare non sta soltan- pati al sistema, nell’ambito ni, del tutto concrete e chia- to nell’opporsi e scontrarsi, della sanità, dell’economia ramente collocate, sia che sta anche nel creare qui e ora alternativa o dell’istruzione, avvengano nell’ambito lavo- alcune pratiche distinte, ca- e sviluppare in tali settori rativo sia nella vita di tutti i paci di trasformare la realtà, processi concreti di lotta e di giorni. in modo parziale ma radica- attività trasformatrici. Solo E non si lotta neppure a par- le, mettendo noi stessi, in quando un’attività trasforma tire dalla logica dello scontro modo totale, in queste tra- realmente e radicalmente la come si faceva al tempo in sformazioni che trasforma- realtà, anche se in modo cui il capitalismo era costret- no anche in profondità colo- momentaneo e parziale, si to a volte a cedere di fronte ro che se ne fanno coinvol- gettano le basi per andare ol- alla forza enorme rappresen- gere. tre una semplice (benché tata dal movimento operaio. È chiaro che si continua a necessaria) opposizione al Di conseguenza, anche se si lottare per costruire un’alter- sistema e creare un’alterna- cerca sempre, per quanto nativa alla mercificazione tiva fattuale che sfidi la sua possibile, di mettere insieme del mondo e della vita, ma rifrazioni questa lotta deve produrre

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presenza schiacciante. Di coltre di incertezze che inci- nuano a essere ampiamente fatto, ciò non rappresenta ta a puntare sul presente più presenti, specialmente nel una novità. L’esperienza del immediato, risulta che an- mondo del lavoro, ma che movimento operaio ci ricor- che i nuovi movimenti anta- sono di impostazione più da la terribile differenza tra gonisti rifiutano di subordi- tradizionale. uno sciopero in cui si sta a nare il presente a un qualun- Il secondo problema ha a casa e si partecipa a una ma- que progetto futuro, respin- che vedere con la volontà di nifestazione e uno sciopero gono definizioni identitarie cambiare la società nel suo in cui si occupa la sede in cui rigorose, rifuggono la stabi- complesso e per tutti. Que- si lavora, dove si organizza- lità cercando di essere in sta volontà si scontra con no attività, si articolano soli- perpetuo movimento, riven- problemi seri, non soltanto darietà, si creano legami so- dicano la precarietà e la vo- pratici (le difficoltà a rag- ciali differenti, si gestisce latilità delle posizioni di giungere tale obiettivo nel collettivamente uno spazio scontro, come la mancanza corso della storia sono suffi- di vita che trasforma in di punti fissi e duraturi cui cientemente ovvie), ma an- profondità, e a volte per ancorare le lotte. È la stessa che teorici, perché tutto sempre, le soggettività. velocità che il capitalismo sembra indicare che la stra- impone all’avvicendarsi de- da che bisognerebbe percor- gli oggetti di consumo, la Più interrogativi rere per ottenerlo, come il ri- quale, a sua volta, si sposta che risposte sultato che si raggiungereb- nel continuo cambiamento be, sarebbero assai lungi dal Sono molti i problemi, i dub- degli scenari di lotta, all’in- soddisfare i principi che bi e le sfide che si trovano ad terno dei quali si mobilitano danno impulso alle lotte di affrontare le nuove forme di le nuove forme di resistenza. emancipazione. Perciò, sem- resistenza, ma qui menzio- Certo, quando ci soffermia- brerebbe che la strategia di nerò soltanto due di questi mo a pensare a tali simme- strappare spazi concreti al problemi. trie risulta difficile non de- sistema e trasformarli radi- Il primo ha a che vedere con plorare il fatto che la disper- calmente, nel presente e a li- le simmetrie che sembrano sione delle lotte, il loro carat- vello locale, costituisca la esistere tra i modi adottati tere segmentato e frammen- scelta più ragionevole. Il dalle nuove forme di resi- tario, sembrino condannarle problema, chiaramente, è stenza e le caratteristiche a un’atomizzazione che im- che non esiste la possibilità che definiscono le nostre so- pedisce le confluenze e le si- di essere esterni al sistema cietà, anche se, per la verità, nergie. Non è che le lotte sociale costituito, il quale tali somiglianze non dovreb- non riescano a collegarsi tra non può far altro che svilup- bero sorprenderci, se pen- loro e si cristallizzino a tratti pare una logica totalizzante. siamo che le lotte corrispon- in grandi manifestazioni ed Questo significa che se non dono sempre a determinate eventi politici, però tali con- si cambia il sistema nel suo forme di dominio che le pro- fluenze sono sempre effime- complesso, questo conti- vocano. Per esempio, men- re e non durano mai nel nuerà a condizionare buona tre la società attuale privile- tempo. Possiamo deplorare parte delle pratiche che si gia i flussi, le connessioni, il tutto ciò e sognare che, un sviluppano negli spazi che consumo del momento, la giorno, le innumerevoli siano stati trasformati. È in precarietà delle situazioni, le guerriglie si trasformino in questa profonda tensione identità nomadi e mutevoli, un esercito potente che ci tra, da un lato, le conseguen- l’assenza di progetti globali e porti alla vittoria finale, tut- ze del pretendere di cambia- di lungo termine, facendo tavia, tale deplorazione e il re tutto il sistema, e, dall’al- aleggiare sul futuro una fitta sogno di una potente orga- tro, le conseguenze di non nizzazione di lotta, non do- pretendere di farlo, che vrebbero occultare il fatto affonda le proprie radici uno che le nuove forme di domi- dei dilemmi più pressanti nio esigono, precisamente, il delle lotte radicali. tipo di risposta che le nuove forme di resistenza stanno traduzione di Luisa Cortese offrendo e che altre modalità di lotta sono valide soltanto

per combattere forme di do- rifrazioni

minio differenti, che conti-

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rifrazioni 26 RIFRAZIONI 2 27-11-2009 16:22 Pagina 27

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IL CORPO di Alberto Giovanni Biuso DEL POTERE

«Potere» è capacità di fare, che può diventare «potestà» sugli altri. L’ambivalenza costitutiva degli esseri umani, specie de- bole che non ha sviluppato limiti alla sua capacità operati- va. La paura della morte, piedistallo della potestà e suo limi- te sempre incombente. Il fascino della massa, in cui si realiz- za la perfetta uguaglianza e comunanza, come la promessa di eternità. Il corpo, ineludibile limite ed «essenza» di ognu- no, luogo su cui si esercita la potestà, ma anche luogo di apertura al «noi». Proprio nel corpo può fondarsi il rifiuto della servitù volontaria. Questi i temi che affronta Alberto Giovanni Biuso, docente di filosofia della mente all’università di Catania. Stu- dioso di Friedrich Nietzsche e dei rapporti fra fenomenologia e neurologia. Biu- so ha fra l’altro pubblicato L’antropologia di Nietzsche (1995), Antropologia e filosofia (2000) e Dispositivi semantici. Introduzione fenomenologica alla filo- sofia della mente (2008). E quale modo migliore per illustrare le dimensioni del corpo se non con i quadri di Edward Munch (1863-1944)?

othing appears more agire diretto a indurre altri si rivela così uno dei fonda- «Nsurprsing to those umani a compiere qualcosa menti più forti della pervasi- who consider human affairs o a impedire loro di farlo. In vità del potere. with a philosophical eye questo caso, intrinseco allo Al di là delle ireniche e irrea- than the easiness with which scopo è l’uso della coercizio- listiche visioni di un’armo- the many are governed by ne nei suoi vari gradi, sino nia universale, quindi, oc- the few» alla violenza esplicita, la corre prendere atto che la David Hume quale, a sua volta, conosce violenza dell’uomo contro sostanzialmente tre forme altri uomini, contro le cose, Quando si cerca di com- principali: la riduzione del- contro la natura, è costante prendere la natura del pote- l’integrità sociale, il danneg- nel tempo, presente nei con- re è quasi d’obbligo andare giamento materiale, l’offesa testi storici più diversi, per- alla distinzione, proposta da fisica, ed è qui che la poten- vasiva della condizione Baruch Spinoza e ripresa poi tia diventa potestas. Potentia umana, al punto che non pa- molte volte, tra Potenzia e e potestas, quindi, coinvol- re così assurdo affermare, Potestas. La prima è il «pote- gono sempre i simboli rela- con Wolfgang Sofsky, che «la re di fare» qualcosa; la se- zionali, il possesso dei beni, violenza è il destino della conda è il «potere su» qual- la corporeità, un coinvolgi- nostra specie. Ciò che cam- cuno o qualcosa. Il potere, mento che ha un fondamen- bia sono le forme, i luoghi e i quindi, è anzitutto potenzia, tale aspetto simbolico, poi- tempi, l’efficienza tecnica, la è azione che, quando si eser- ché essere privati della par- cornice istituzionale e lo sco- cita nell’ambito delle rela- tecipazione sociale, della si- po legittimante» [1]. Ma se la zioni umane, non può non curezza economica, dell’in- violenza è un dato inelimi- coinvolgere gli altri, per cui, tegrità corporale significa nell’ambito politico, può di- anche essere costretti ad an- ventare, e storicamente è ticipare, simbolicamente ap- rifrazioni quasi sempre diventata, un punto, la morte, il cui timore

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nabile della condizione contro membri della stessa gruppo e del proprio territo- umana, essa non è sempre specie, pena l’inevitabile rio contro qualunque inva- uguale a se stessa e al suo in- estinzione. Un lupo, per sore e ogni possibile minac- terno vanno in ogni caso di- esempio, non ucciderà mai cia. stinte l’aggressività e la guer- un altro lupo che gli offre la Aggressività, violenza, guer- ra, essendo la prima un dato gola in segno di sottomissio- ra, così centrali nella natura biologico, mentre la seconda ne, mentre basterebbe un del potere, suggeriscono è una sua espressione cultu- semplice morso per uccider- dunque che, se vogliamo ca- rale. lo. Qui l’inibizione è fortissi- pire a fondo il potere, dob- L’aggressività, di fatto, è so- ma e agisce sistematicamen- biamo partire dalla corpo- prattutto il conflitto intra- te. Nell’uomo, invece, essa è reità che tutti ci accomuna, specifico, diretto in vario assente, in quanto egli è pri- perché è sui corpi e nei corpi modo contro membri della vo di armi naturali con le che esse si esercitano e si stessa specie. È cioè la lotta quali possa, in un sol colpo, «scrivono», poiché «il corpo per la sopravvivenza di cui uccidere una grossa preda: non è una parte dell’uomo, parla Charles Darwin, che «Nessuna pressione selettiva bensì il centro della sua co- però è diventata «nell’attuale si formò nella preistoria del- stituzione» [4]. Per questo la situazione storico-culturale l’umanità per generare mec- società è innanzitutto il mo- e tecnologica dell’umanità il canismi inibitori che evitas- do in cui l’insieme dei corpi, più grave di tutti i pericoli» sero l’uccisione di conspeci- con il loro bisogno di nutrirsi [2]. La concorrenza sfrenata fici finché, tutto d’un tratto, e di difendersi, sono posti in fra gli uomini per l’utilizzo l’invenzione di armi artificia- relazione ed è per questo delle risorse rischia, infatti, li portò lo squilibrio fra la ca- che essa nasce insieme ai di cacciare l’evoluzione in pacità omicidiale e le inibi- tabù, ai divieti, alle leggi tese un vicolo cieco non funzio- zioni sociali» [3]. Da qui la a salvaguardare la comunità nale e dunque potenzial- guerra, cioè il proliferare pa- umana, a impedire la violen- mente autodistruttivo. L’eto- tologico di una violenza sen- za della condizione di natu- logo Konrad Lorenz cercava za freni, esercitata mediante ra. Il potere/potestas (quindi di spiegare i nessi causali armi che colpiscono da lon- il potere politico) dovrebbe che hanno condotto a un si- tano e in modo anonimo, essere la realizzazione di tut- mile risultato notando come rafforzata dall’evidente con- to ciò, ma questo non ne tutti i grandi predatori ab- trasto fra la «nobiltà» dei va- muta la natura profonda, biano dovuto sviluppare, nel lori etico-politici (come la cioè il fatto che «ogni potere corso della filogenesi, una tolleranza o la democrazia) e si basa in fondo sull’arbitrio radicale inibizione a usare le il permanere di istinti atavici e sulla paura della morte loro potenti armi naturali come la difesa del proprio (…). Non vi è potere che non sia assicurato dalle armi (…). Così il potere argina la vio- lenza sociale, insegnando a ciascuno la paura della vio- lenza del potere» [5]. La so- cietà, nel momento in cui si riconosce come tale, genera pertanto anche un ordine che implica l’utilizzo siste- matico della violenza e il po- tere, nato anche per limitare la violenza, la innalza invece a livelli assoluti. Inoltre, in nome di valori come lo stato, la sicurezza, il dio, la violen- za si moltiplica, si radicaliz- za, giustifica se stessa come strumento del Bene, dell’U- nità, della Giustizia. Insom- rifrazioni

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ma, dove dominano dei va- del negativo, sarebbe una sere in un certo modo. Sia- lori assoluti altrettanto asso- semplice forma reattiva e mo ai nostri occhi anche luta si fa la violenza e una ta- perciò sarebbe debole e an- quello che pensiamo di ap- le pervasività non può essere cor più incerto di quanto già parire allo sguardo altrui, so- compresa né spiegata con non sia, ma così non è, per- prattutto allo sguardo di motivazioni soltanto econo- ché un’altra sua fonte fonda- quei soggetti e di quelle micistiche, sociologiche, mentale sta nella predisposi- strutture alle quali ricono- contingenti. La violenza, in- zione a obbedire, ad accetta- sciamo (per le ragioni più di- fatti, corrisponde ad alcuni re il comando da parte di co- verse) prestigio, valore, auto- dei desideri più peculiari e loro ai quali viene trasmesso, revolezza e forza. Ecco per- profondi dell’essere umano predisposizione che si asso- ché «colui che dipende dal- e il suo senso, come sottoli- cia, completandola, alla pau- l’autorità è legato al giudizio nea Elias Canetti nel suo ra della morte, così fornendo su di lui da parte della perso- fondamentale Massa e alla potestas quello che pare na che la detiene; egli spera potere, è la perpetuazione essere il suo dominio. di ricevere una conferma, te- dell’atto di dominio con il Il potere, infatti, ha come me il disprezzo» [6]. Una del- quale il sopravvissuto gioisce fonte e garanzia non soltan- le ragioni della nascita, per- dell’esserci ancora, esulta to la violenza ma anche la manenza, forza del potere, è del potere assoluto che gli predisposizione a obbedire perciò la dipendenza che ci conferisce il dare la morte. che affonda le sue radici nel rende così sensibili alle va- Se questo fosse il suo unico bisogno di riconoscimento riazioni anche minime del fondamento, tuttavia, il po- di ognuno, nel bisogno del giudizio altrui su di noi; de- tere/potestas sarebbe sem- soggetto di venire accettato tiene dunque autorità colui pre e soltanto espressione per il fatto di esistere e di es- che possiede la capacità di indurre altri a determinate azioni perché essi si aspetta- 1. Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, Einaudi, Torino 1998, p. 193. no da lui il riconoscimento 2. Konrad Lorenz, L’aggressività, Mondadori, Milano 1990, p. 66. 3. Ivi, pp. 314-315. 4. Wolfgang Sofsky, op. cit., p. 53.

5. Ivi, p. 9. rifrazioni

6. Heinrich Popitz, Fenomenologia del potere, Il Mulino, Bologna 1990, p. 32.

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«senso grazie all’assenso» delle sue vittime [8]. Le inte- razioni fra gli individui, le fa- miglie, i gruppi, le etnie, le corporazioni, infatti, avven- gono sempre all’interno di un campo simbolico (e «sim- bolico» viene dal verbo greco sym-ballo, che significa «mettere insieme, congiun- gere») che proprio per que- sto costituisce lo sfondo co- mune alle fasi di continuità istituzionale come a quelle di rottura e trasformazione. Per tutto ciò il potere non è limitato alle forme del gover- no o al solo dominio econo- mico, militare, politico, ma del loro valore. mente alla compiutezza. Po- pervade di sé ogni relazione Si torna così alla duplice na- tentia e potestas non coinci- umana: «Il potere si trova in tura del potere: potere/auto- dono mai compiutamente; ogni relazione di dominio e rità in quanto matrice di ri- in virtù della loro rispettiva di subordinazione ed è quin- conoscimento sociale (la po- natura non possono mai ri- di un aspetto di tutte le rela- tentia) e potere/dominio, la posare armonicamente l’una zioni sociali. Pensare al pote- cui caratteristica prevalente nell’altra. Infatti, come auto- re in termini di forza fisica, o è l’istituzionalizzazione del- rità di riconoscimento il po- di coercizione, significa la- l’autorità e il monopolio del- tere deve ammettere che sciarsi sfuggire interamente l’uso della violenza all’inter- «ogni tentativo di influenza- la sottigliezza con la quale si no di una comunità (la pote- re non solo il comportamen- manifesta di solito. Nelle stas). Bisogno di riconosci- to degli altri, ma anche le lo- transazioni quotidiane il po- mento e di autoriconosci- ro prospettive e criteri, i loro tere è “oggettivato, sviluppa- mento, esercizio della vio- atteggiamenti, non può che to, mantenuto, espresso, ca- lenza, strumentazione tec- rimanere precario», mentre muffato” col simbolismo. nologica, costituiscono, tutte in quanto dominio violento Tutto il simbolismo, o quasi insieme, le ragioni e la strut- a esso si può opporre altra e tutto, ha una componente tura del potere fra gli esseri opposta violenza, nella con- politica» [9]. umani. Si spiega così la que- sapevolezza che «l’uccisione stione posta con grande del detentore di potere col- Individuo e massa chiarezza da David Hume: pisce sempre anche il potere Nelle due conferenze tenute «Niente sembra più sorpren- in sé. Il fatto che anche il de- nel 1918 all’università di Mo- dente a chi consideri le vi- tentore di potere assoluto naco, Max Weber enunciava cende umane con occhi filo- possa essere ammazzato, alcuni dei temi chiave del sofici della facilità con la che il potere di uccidere pos- suo pensiero e formulava quale i molti vengono gover- sa mutarsi in ogni momento un’analisi dello stato come nati dai pochi». La risposta è nell’impotenza di essere uc- struttura fondata sulla vio- infatti che i pochi riescono ciso, smaschera la pretesa di lenza, come istituzione che ad avere una superiorità di compiutezza non di questo «esige per sé (con successo) organizzazione e di motiva- detentore di potere soltanto, il monopolio della forza fisi- zione la cui natura e finalità i ma di ogni potere» [7]. ca legittima» [10]. Tuttavia molti riescono a percepire Questa frattura insanabile egli aggiungeva che, se l’e- (quando riescono) troppo mostra pertanto come il sen- sercizio del potere è un fine tardi, allorché il dominio è so del potere stia nella sua in se stesso, «per godere del ormai una realtà di fatto. struttura semantica, cioè nel senso di prestigio che ne de- Proprio per quanto fin qui riva», «non si dà aberrazione detto, però, il potere rimane dell’attività politica più dele- asintotico, per sua natura rifrazioni teria dello sfoggio pacchiano provvisorio e aspira inutil- del potere e del vanaglorioso

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compiacersi nel sentimento cettabile dell’esser soli) da forme di massa? In primo della potenza, o, in genera- spingere a immettersi nella luogo, dice Canetti, la neces- le, di ogni culto del potere forza opposta, quella centri- sità di crescere indefinita- semplicemente come tale» peta, che unisce gli sparsi in- mente, di penetrare ovun- [11] (si direbbe che avesse dividui e tramite cui «l’uomo que senza lasciare nulla fuori previsto quali forme di de- può essere liberato dal timo- di sé, di coincidere (alla fine) generazione dell’attività po- re di essere toccato. Essa [la con tutto ciò che esiste, in litica si sarebbero presenta- massa] è l’unica situazione modo da creare una egua- te nei nostri anni). Weber ri- in cui tale timore si capovol- glianza assoluta, che dia tiene inoltre che la demo- ge nel suo opposto (...). unità alla molteplicità di crazia formale sia già di per D’improvviso, poi, sembra sensazioni, esperienze, vo- sé «una dittatura fondata che tutto accada all’interno lontà. Ancora: una concen- sullo sfruttamento della na- di un unico corpo» [13]. trazione fisica di cui la massa tura sentimentale delle Nascono così gli insiemi fisi- sente comunque sempre masse» [12] e proprio da ci, gli aggregati centripeti, la l’insufficienza, dato che essa questa «natura sentimenta- semplice vastità del numero. vorrebbe annullare lo spazio le» muove l’investigazione Ma il momento decisivo nel fra un elemento e l’altro dei di Elias Canetti sul pendant quale da una raccolta più o suoi componenti. Infine, la del potere, cioè sulla natura meno vasta di individui si direzione, il muoversi tutti della massa, di cui egli ha passa alla vera e propria insieme verso qualcosa, uni- sviscerato gli aspetti politici massa è la «scarica», nella ca garanzia contro il pericolo e antropologici e di cui ha quale tutti decidono di fare e sempre incombente del di- restituito, senza risolverlo di essere la stessa cosa e in sgregamento. Per questo la ma addirittura ampliando- tal modo diventano uguali e forma-massa davvero origi- lo, l’enigma. Canetti ha in- provano con ciò un enorme naria, modello e insieme fatti tentato una fisica e, di sollievo, di carattere appun- simbolo di ogni altra, sta nel- più, una biologia del potere: to fisico, biologico. Alcuni la natura e nelle diverse sue la massa e il comando ven- esempi di questa dinamica manifestazioni: grano, fore- gono pensati a partire dalle sono conosciuti da tutti: la ste, pioggia, vento, sabbia, loro scaturigini nel mondo paura improvvisa di fronte a mare, fuoco. vegetale e animale: psicolo- un pericolo (un predatore, Di fronte alla massa (suo gia, etnologia, storia, antro- un’inondazione, l’esercito prodotto?, suo nemico?, Ca- pologia, etologia confluisco- avversario, le forze dell’ordi- no nel magma di un tentati- ne) crea la massa in fuga; il vo lucidissimo di compren- rifiuto di un’azione dovuta fa dere ciò che accade. nascere la massa del divieto Egli incentra la dinamica in- (lo sciopero); la volontà di dividuo-massa sul contrasto uscire a tutti i costi da una fra due forze opposte, di cui situazione giudicata insoste- quella centrifuga spinge a nibile forma quella del rove- conservare l’identità del sin- sciamento (rivoluzioni e jac- golo tramite l’isolamento nel queries); un gruppo che si quale ognuno sta come un autocelebra proiettando se mulino a vento in una pia- stesso nella natura, in un nura sconfinata. Questa si- eroe o in un dio, produce la tuazione, tuttavia, comporta massa festiva. un tale peso d’angoscia (il Ma che cos’è, oltre la «scari- sentimento alla lunga inac- ca», a unificare tali e altre

7. Ivi, pp. 38-39 e 77. 8. Ivi, p. 38. 9. Ted C. Lewellen, Antropologia politica, Il Mulino, Bologna 1987, p.150. 10. Max Weber, Il lavoro intellettuale come professione, Einaudi, Torino 1994, p. 48. 11. Ivi, pp. 49 e 103.

12. Ivi, p. 89. rifrazioni

13. Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981, p. 18.

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netti non sembra chiarirlo mulazione, il silenzio sulle (rimanendo l’unico ad avere del tutto) sta il potere, la cui proprie reali intenzioni, il se- parola e vita) è perciò inse- natura, per lui, è in primo greto indicibile, il moltipli- parabile dal timore di poter luogo biologica e consiste carsi delle maschere, la fin- essere a propria volta ridotti sostanzialmente nell’afferra- zione. Solo così la parola a nulla dalla rivolta di coloro re ciò che sta davanti e a di- detta, quando sarà detta, che subivano e questo crea sposizione, mangiarlo, in- avrà il peso di un’autorità la necessità di eliminare il corporarlo e annientare così senza limiti, di una sentenza pericolo moltiplicando i ca- ogni diversità rispetto a colui senza appello. Ogni ordine è daveri (in senso letterale, ma che divora. Ancora una vol- parte di questa morte che più spesso traslato). ta, quindi, il principio del viene dall’alto, una spina che Canetti, nell’opera fin qui ri- potere è l’identità avversa al- si conficca in chi la riceve, percorsa, non giudica la la differenza, l’unità rispetto che non si potrà dimenticare massa, la descrive come alla molteplicità. e da cui ci si potrà liberare qualcosa che costituisce il Canetti comunque sottoli- solo trasmettendo a un altro mondo, sia umano sia ani- nea che «l’istante del soprav- lo stesso identico comando. male e vegetale. Valuta inve- vivere è l’istante della poten- Ma, continua Canetti, «sape- ce il potere, svelandone la za» [14], per cui, in ogni luo- re che tutti coloro cui si sono vera e propria natura patolo- go e ovunque appaia, il po- impartiti comandi, tutti co- gica. In ogni caso entrambi, tente è in primo luogo il so- loro che si sono minacciati massa e potere, esprimono pravvissuto, l’unico supersti- di morte vivono e si ricorda- quel desiderio di morte che te di fronte alla distruzione no (...), questa sensazione «si trova davvero ovunque, e dei suoi simili; il suo trono profondamente radicata e non è necessario scavare poggia su mucchi sterminati tuttavia indeterminata, poi- molto nell’uomo per trarlo di cadaveri: «Il più antico or- ché non si sa mai quando i alla luce» [18]. Si torna per- dine - impartito già in epoca minacciati passeranno dal tanto al nesso profondo che estremamente remota, se si ricordo all’azione, questa coniuga il potere alla mate- tratta di uomini - è una sen- tormentosa, invincibile e in- ria: potere, mortalità, corpo. tenza di morte, la quale co- definita sensazione di peri- stringe la vittima a fuggire. colo è appunto l’angoscia I corpi? Luoghi Sarà bene pensarci quando del comando» [17], la quale semantici si parla dell’ordine fra gli uo- fa sì che anche il potente vi- mini» [15]. L’obiettivo ultimo va la sua angoscia: essa è il Il corpo, dunque, prima di del potente sarà quindi la contraccolpo della sorte, il tutto, ma la fisicità che ci co- soppressione degli altri «per poter perdere l’autorità e do- stituisce non può essere trat- essere l’unico, oppure, nella ver subire la vendetta di co- tata come un fenomeno fra i forma più mitigata e fre- loro a cui si è comandato. tanti, essa è anzi la matrice quente, il desiderio di servir- Per Canetti la spirale (tout dei fenomeni. Non a caso si degli altri per divenire l’u- court paranoica) del potere, Maurice Merleau-Ponty po- nico con il loro aiuto» [16]. il desiderio di dominare co- teva affermare che «lungi Lo strumento e la tonalità me signore incontrastato su dall’essere il mio corpo per del potere è perciò la dissi- un mondo ridotto al silenzio me un semplice frammento dello spazio, non ci sarebbe per me spazio alcuno se io non avessi un corpo» [19]; e inoltre: «In quanto vede o tocca il mondo, il mio corpo non può quindi essere visto né toccato. La ragione che gli impedisce di essere solo un oggetto, di essere “comple- tamente costituito”, sta nel fatto che è proprio tramite esso che gli oggetti si danno» [20]. Il corpo è quindi lo spazio-

rifrazioni tempo della mente, la di-

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mensione che permette a ciascuno di collocarsi in un punto preciso nell’enigmati- co e inarrestabile volgersi della materia; anche i senti- menti sono prima di tutto la reazione del corpo ad altri corpi, agli eventi, alle paure e alle prospettive in merito alla salvaguardia (la salute) dei propri organi. Attraverso il corpo sentiamo con cer- tezza la nostra appartenenza al mondo, la somiglianza con ogni altro elemento del- la natura. Il corpo è l’attrito senza il quale il nostro essere vagherebbe in un vuoto in- è detto, è innata, non a caso proposito, è che l’innatismo comprensibile, nel nulla. risulta presente in tutte le implichi immodificabilità, Per questo il sapere nasce culture, società, modelli di giustificazionismo etico, dal corpo, dall’esigenza di organizzazione e svolge fun- conservatorismo politico. Si interagire con l’altro da sé, zioni indispensabili di auto- tratta di una deduzione im- con il fuori, tentando di ca- difesa, di controllo dell’am- motivata. Piuttosto, e al con- pire come siano possibili biente, di strutturazione fun- trario, la consapevolezza l’interno e l’esterno, il co- zionale. Questo non toglie della forza di un impulso è la stante dialogo di ciascuno che, d’altra parte, molte for- condizione per tenerlo, fin- con se stesso e la continua me specifiche e storiche di ché è possibile, sotto con- interazione con ciò che non aggressività risultino ovvia- trollo poiché nascondere la si è, vale a dire con ciò che mente apprese e in ogni caso forza degli impulsi significa, non è il mio corpo. Il corpo è le inclinazioni aggressive si di fatto, abbandonarsi alla l’elemento primario da cui sviluppino in condizioni loro potenza. Ambiente, tutto nasce, del quale è in- educative e sociali estrema- educazione, epoca, certo ci tessuta ogni esperienza e mente diverse e con i sistemi costituiscono, ma sono al- nella cui dissoluzione finisce di controllo più vari. La ne- trettanto determinanti an- per l’individuo il tempo e, cessità di nutrirsi è naturale, che alcune disposizioni in- con esso, ogni possibile si- il cibarsi di un alimento piut- nate. È una consapevolezza, gnificato. tosto che di un altro è appre- questa, che mette in guardia È dal corpo e nel corpo che so. La sessualità è un istinto, dai progetti di una completa la pulsione aggressiva e la la sua espressione è plasma- manipolazione delle scelte pulsione alla socialità convi- ta dalla cultura. Fra tutti i ed evita così la riduzione de- vono; il loro equilibrio varia- popoli conosciuti vige l’isti- gli esseri umani a materiale bile può comportare gli ef- tuto del matrimonio, ma le di esperimento ideologico, fetti più diversi poiché la ca- sue forme (monogamiche o politico, dottrinario. pacità di costruire una rete poligamiche, sentimentali o La profonda continuità fra di rapporti è biologicamente politiche, più private o pub- natura e cultura che caratte- fondata in noi quanto quella bliche) variano nel tempo e rizza la nostra specie fa sì di autodistruggerci. L’ag- nello spazio. Uno dei più che, per capire il potere, per gressività intraspecifica, lo si gravi e diffusi equivoci, a tal descriverlo davvero, sia ne- cessario non astrarlo mai dalle strutture stesse della 14. Ivi, p. 273. relazionalità interumana, 15. Ivi, p. 366. una relazionalità che si in- 16. Ivi, p. 561. scrive nei nostri corpi e ne fa 17. Ivi, p. 373. 18. Ivi, p. 87. 19. Maurice Merleau-Ponty, Phénoménologie de la perception, Gallimard, Pa- ris 1945, p. 119.

20. Ivi, p. 108; «Il corpo non è una parte dell’uomo, bensì il centro della sua rifrazioni

costituzione» (W. Sofsky, Saggio sulla violenza, cit. p. 53).

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non degli assemblaggi di or- gani, liquidi e tessuti, guidati da un principio teleologico di sopravvivenza, ma dei luoghi semantici, dei veri e propri segni di identità, di re- lazione sociale, di potere e di desiderio. È la dimensione relazionale, semantica e temporale dell’umano che fa sì che, anche biologicamen- te, gli individui non siano il fine della specie, degli stati perenni, ma segni mobili che avvengono nel tempo. Per questo, anche in una prospettiva bio-fenomeno- logica e non solo etica, la le, come la vita. questa influenza reciproca pretesa del soggetto alla in- Ma tutti noi siamo il corpo significa morire»[21] ed è so- definita sopravvivenza è pri- che si è, non che si ha, il no- lo a partire da qui che si può va di senso. Il significato del stro corpo non costituisce e si deve attutire quanto più vivere umano, al di là della una fortezza chiusa che da possibile il bisogno, la fero- sua inconsistenza cosmica, è sé si genera e a sé sola attin- cia, la necessità della pote- dato anche da queste due ge la vita, non è dotazione stas. Inventare, trovare, pra- sue caratteristiche: inesora- che si possiede, dimora che ticare i modi di questa neu- bilità e irrimediabilità, le si abita, interfaccia strumen- tralizzazione del potere è quali segnano dei confini tale. Il nostro corpo è invece non solo possibile ma è an- temporali ed etici alla nostra un progetto dialogico e che quanto ci pone a con- potenza individuale. Il senso mondano, l’opera aperta fronto col nostro essere, col del tempo è quindi per l’uo- nella quale convergono i potere nei due sensi del ter- mo la propria radicale finitu- processi metabolici, percet- mine che lo innervano. Non dine, è questa che costitui- tivi, emotivi, relazionali, tec- è un cammino facile o dato sce il suo «essere» che è sem- nici che insieme definiscono una volta per tutte: come pre un «esserci». Per questo e fanno la nostra specie, per cantava Fabrizio De André: il ritrarsi, impaurito o infasti- cui siamo un corpo che è «Certo bisogna farne di stra- dito, dalla finitudine colloca tempo germinato dalle me- da da una ginnastica d’obbe- gli umani nel ripetuto e sem- morie e dai geni e costituito dienza fino a un gesto molto pre fallito tentativo di esor- di quella palese transitorietà più umano che ti dia il senso cizzare il proprio declino che si chiama finitudine e della violenza. Però bisogna nelle forme della banalità morte. Intrinseco al vivente farne altrettanta per diventa- quotidiana, nella ripetizione è perciò il potere inteso co- re così coglioni da non riu- dei gesti meccanici della vi- me potentia, il «poter fare» scire più a capire che non ci ta, nella dismisura del potere che, oltreché nel «fare di» sono poteri buoni»[22], ma è accumulato, come se dalla della potestas, si declina an- in questo cammino che si si- sua crescita materiale potes- che nel «fare con» che è l’es- tua il senso stesso delle pra- se derivarne per il soggetto sere con gli altri della nostra tiche sociali, esistenziali, in- una qualche forma di garan- ineludibile socialità: dipen- dividuali e comunitarie che zia dalla furia del dissolvi- denza degli altri da noi e di definiscono nella sua natura mento. È anche da qui che si noi dagli altri. Michail Baku- più profonda la politica e se- mostra come ogni potere sia nin sapeva bene tutto questo gnano, più di ogni altra, l’op- un biopotere che proprio per e proprio per ciò affermava zione anarchica. questo sembra indistruttibi- con chiarezza che «eliminare

21. Jesse Cohn e Shawn Wilbur, Che cosa non va nel postanarchismo?, in Li- bertaria, n.1-2/2009, p. 85. 22. Fabrizio De André, Nella mia ora di libertà, in Storia di un impiegato,Di- rifrazioni schi Ricordi, 1973.

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QUEL POTERE di Andrea Staid SENZA DOMINIO Quanto possono interagire arricchendosi reciprocamente pensiero libertario e antropologia? Molto secondo Andrea Staid, soprattutto sui temi legati al do- minio e alla gerarchia. Staid, redattore di Elèuthera, collabora con la stampa anarchica e libertaria. È autore di Gli arditi del popolo (2007)

l potere è esattamente civiltà occidentale, che non un contesto più sensibile al- «Iquello che le società riuscì a integrarle. Attraver- le differenze culturali, il hanno voluto che fosse. E so un’attenta lettura dei mi- principio attorno al quale poiché questo potere non ti, dei riti, delle istituzioni possiamo ricostruire il signi- conta, per esprimerci sche- sociali, dei costumi sessuali, ficato delle culture amerin- maticamente, nulla, il grup- dei modi di produzione, la diane: culture senza politica, po rivela in tal modo il suo scoperta principale a cui senza stato e senza storia, rifiuto radicale dell’autorità, perviene Clastres è l’impor- ma tanto più significative una negazione assoluta del tanza politica dei capi, non per l’uomo occidentale nel- potere. È possibile spiegare tanto come incapacità di l’attuale crisi dello «spazio questa “decisione” delle cul- produrre forme più evolute politico» ereditato dall’Otto- ture indiane? Si deve giudi- di convivenza, ma come al- cento. carla come il furto irraziona- ternativa culturale al model- Analizziamo più a fondo le della fantasia, o è invece lo occidentale di società po- queste società senza stato. possibile postulare una ra- litica, lo stato. Ciò che agli Come sappiamo il potere si zionalità immanente a que- occhi dei primi esploratori e realizza in una caratteristica sta scelta?» [1]. colonizzatori europei appar- Partendo dalla critica del ve come prova dell’inferio- pregiudizio etnocentrico, rità etnica di quelle popola- Pierre Clastres muove alla zioni, appare a Clastres, in scoperta di quelle culture

amerindiane in gran parte rifrazioni distrutte dall’avanzata della 1. Pierre Clastres, La società contro lo stato, Ombre corte, Verona, 2003.

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relazione sociale: comando- potere politico è universale, che vuole: «La produzione di obbedienza. Mentre nelle immanente al fatto sociale e norme è, dunque, l’opera- società in cui non si osserva si realizza in due modi prin- zione centrale, fondante questa relazione si hanno cipali: potere coercitivo e della società umana, è pro- società «senza potere». potere non coercitivo. duzione di socialità e perciò La verità e l’essere del potere Il potere coercitivo non è il stesso di umanità, poiché si costituiscono e si fondano modello del vero potere, ma l’uomo non esiste in quanto sulla violenza, quindi il po- solo un caso particolare. uomo se non come prodotto tere è impensabile senza il Non vi è dunque ragione culturale, cioè come prodot- suo predicato, la violenza. scientifica per farne il punto to sociale» [3]. Studiando altre culture, po- di riferimento. Anzi. Perché Si possono creare norme polazioni, in questo caso anche nelle società in cui l’i- che portano alla società au- quella degli Indiani d’Ameri- stituzione politica è assente, toritaria, l’esempio di potere ca, ci accorgiamo che non assistiamo alla presenza di coercitivo è sotto gli occhi di tutte le società sono fondate forme del politico, per cui si tutti, è quello dello stato, sul binomio comando-ob- pone il problema del potere. delle società contempora- bedienza. Eccetto le culture nee, occidentali e non, so- gerarchiche del Messico, Natura umana cietà in cui si produce domi- dell’America centrale e delle e vita sociale nio, sfruttamento dell’uomo Ande, tutte le società india- sull’uomo. E, infatti, il domi- ne o quasi sono dirette da Se riconosciamo che il pote- nio è negazione di umanità «leader», ma la cosa partico- re politico non è una neces- per tutti gli espropriati, per larmente strana e allo stesso sità connessa alla natura tutti gli esclusi dai ruoli do- tempo interessante è che umana, dobbiamo però ri- minanti della struttura so- questi caciques non possie- conoscere che risulta essere ciale [4]. Quindi dominio è dono potere. una necessità legata alla vita categoria distinta da potere Ci troviamo di fronte a so- sociale. Schematizzando: la e infatti esistono e sono esi- cietà, in cui i detentori di ciò politica è pensabile anche in stite società senza stato, che altrove si chiamerebbe assenza di violenza, ma non senza potere autoritario, potere, in effetti sono privi esiste il sociale senza il poli- senza dominio, mentre non di potere, in cui il capo non tico, in altre parole non ci sono mai esistite e proba- esercita coercizione e vio- sono società senza potere, bilmente mai potranno esi- lenza, non è al vertice di una ma ci sono diversi tipi di po- stere società senza potere. scala gerarchica, non esiste tere. La maggioranza delle so- relazione di comando-obbe- L’uomo per vivere in una cietà amerindiane, per dienza fra lui e i suoi «suddi- comunità, per creare il so- esempio, si distingue essen- ti». ciale, deve produrre norme zialmente per il senso di de- «Se vi è cosa estranea a un ma può produrre le norme mocrazia e il gusto di ugua- amerindiano è l’idea di im- partire un ordine o di dover- vi obbedire, fuorché in par- 2. Ibidem. ticolari circostanze, come 3. Amedeo Bertolo, Potere, autorità, dominio. Una proposta di definizione, in nel caso di spedizioni guer- Volontà, n.2/1983, e in Libertaria, n. 3/2009. resche» [2]. Quindi in quelle 4. Pierre Clastres, op. cit. 5. Ibidem. società non è possibile indi- 6. Ibidem.

rifrazioni viduare due gruppi distinti: 7. Clifford Geertz, Interpretazione di culture, il Mulino, Bologna, 1998.

con e senza potere. Però il 8. Ibidem.

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glianza, tanto che la caratte- società statuali la parola è il teressante per un libertario ristica saliente del capo diritto del potere, nelle so- «pescare» nelle ricerche an- amerindiano consiste nella cietà senza stato essa è il do- tropologiche, per capire co- sua autorevolezza del non vere del potere [6]. me culture «altre» vivono, «poter far fare». La società primitiva è il luo- hanno vissuto nel nostro ca- Il capo amerindiano è un go del rifiuto di un potere so il rifiuto dello stato e del «paciere», è l’istanza mode- separato, perché essa stessa, dominio. Tanto che la ricer- ratrice del gruppo, deve es- e non il capo è il luogo reale ca antropologica diventa an- sere generoso dei propri be- del potere. che un archivio di esperien- ni e non può, senza scredi- La società senza stato sa che ze consultabili, per com- tarsi, respingere le continue la violenza è l’essenza del prendere meglio il presente. richieste dei suoi ammini- potere che si trasforma in In questa ottica la vocazione strati, solo un buon oratore dominio, il campo stesso dell’antropologia interpreta- può diventare capo, il potere della parola assicura la de- tiva non è rispondere alle normale, civile è fondato marcazione e traccia la linea nostre domande più profon- non sulla costrizione ma sul di confine, costringendo il de, ma mettere a disposizio- consensus omnium. capo a muoversi soltanto ne risposte che altri hanno Per la maggioranza delle so- nell’elemento della parola, dato e includerle così nel- cietà sudamericane l’istitu- cioè nell’opposto della vio- l’archivio consultabile di ciò zione matrimoniale della lenza. che l’uomo ha detto [7]. poliginia è strettamente col- Il potere è esattamente quel- Clifford Geertz ci parla di legata all’istituzione politica lo che le società hanno volu- un’antropologia dialogica del potere. Il potere del capo to che fosse, e poiché questo che cerca di annullare il pre- dipende dal consenso del potere non «obbliga», il supposto indirettamente ge- gruppo, si comprende allora gruppo rivela in tal modo il rarchico secondo cui «noi» l’interesse diretto di ogni ca- suo rifiuto radicale del pote- studiamo «loro» perché noi, po a mantenere la pace. re-dominio. diversamente da loro, siamo Il capo in quanto debitore di È la cultura stessa, in quanto emancipati dalle «stranezze» ricchezza e messaggi, non differenza massima dalla della cultura. esprime altro che la propria natura, che si impegna total- Vedere noi stessi come ci ve- dipendenza dal gruppo, e mente nel rifiuto di questo dono gli altri può essere ri- l’obbligo in cui si trova, di tipo di potere, la cultura velatore. Ma è dalla conqui- manifestare continuamente quindi utilizza contro il po- sta assai più difficile di vede- l’innocenza della propria tere l’astuzia della natura. re noi stessi tra gli altri, co- funzione. In questo caso il Ed è forse per questo che me un esempio locale delle potere venerato nella sua quel tipo di società ci stupi- forme che la vita umana ha impotenza, esprime la cura sce per la sottigliezza con assunto localmente, un caso che la cultura ha di sé e il cui il potere viene regolato. tra i casi, un mondo tra i suo sogno di superarsi: «Me- Ma queste società hanno mondi, che deriva quella tafora della tribù, imago del anche compreso che la tra- apertura mentale senza la suo mito, tale è il capo in- scendenza del potere rac- quale l’oggettività è autoin- diano» [5]. chiude per il gruppo un ri- censamento e la tolleranza L’uomo di potere detiene il schio mortale. mistificazione [8]. monopolio della parola, è Senza mitizzare le società sempre non solo l’uomo che primitive o le società indige-

parla, ma la sola fonte di pa- ne amerindiane, va sottoli- rifrazioni

rola legittima. Mentre nelle neato come possa essere in-

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libertaria anno 11 • n.4 • 2009 IL PARADOSSO di Marc Augé DELTEMPO Questa è l’introduzione al libro Che fine ha fatto il futuro? (titolo francese, Où est passé l’avenir?) dell’antropologo Marc Augé, pubblicato da Elèuthera. Fra i suoi libri pubblicati in italiano: Un etnologo nel metrò (2005), Nonluoghi (2006), La guerra dei sogni (2005), Ville e tenute (1994) e L’antropologia del mondo contemporaneo (2006). Augé è directeur d’études all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi

l primo paradosso del tem- zioni. In Africa, per esempio, I po è inerente alla consape- l’idea del ritorno degli elemen- volezza che ognuno ha di vive- ti liberati dalla morte non è as- re in un tempo che precedeva sociata a quella del ritorno de- la sua nascita e che continuerà gli individui in quanto tali, an- dopo la sua morte. Questa che se, nelle grandi chefferies consapevolezza individuale o nei regni, la logica dinastica del finito e dell’infinito vale si- spinge in quella direzione. Al- multaneamente per il singolo tre istituzioni, come le classi di e per la società. Infatti l’indivi- età, o taluni fenomeni religiosi duo che si trasforma, cresce e ritualizzati, come la possessio- poi invecchia, prima di scom- ne, rientrano in quella visione parire un giorno o l’altro, assi- immanente del mondo che ste in quel mentre alla nascita tende a relativizzare l’opposi- e alla crescita degli uni e all’in- zione tra vita e morte in virtù vecchiamento e alla morte de- di un’intuizione non lontana gli altri. Invecchia in un mon- dal principio scientifico se- do che cambia, se non altro condo il quale nulla si crea e perché gli individui che ne nulla si distrugge, ma tutto si fanno parte invecchiano an- trasforma. che loro e vedono generazioni Il secondo paradosso del tem- più giovani prendere progres- po è quasi l’inverso del primo sivamente il loro posto. e riguarda la difficoltà per uo- Ci sono spiegazioni di tipo in- mini mortali, e quindi tributari tellettuale per questo primo del tempo e delle idee di inizio paradosso: sono tutte le teorie e fine, di pensare il mondo secondo una prospettiva di- che, in un modo o nell’altro, senza immaginarsene una na- versa dal semplice ripresentar- inscenano il ritorno del mede- scita e senza assegnargli un si delle stagioni. Ma per un al- simo. Nella maggioranza delle termine. Le cosmogonie e le tro verso l’evento comporta il società studiate dall’etnologia apocalissi, in varie modalità, rischio di una rottura, di una tradizionale esistono rappre- sono una soluzione immagi- lacerazione irreversibile con il sentazioni dell’eredità molto naria per rispondere a questa passato, di un’intrusione irri- elaborate che tendono a rite- difficoltà. mediabile del nuovo nelle sue nere la morte degli individui Il terzo paradosso del tempo forme più pericolose. Per un non una fine in sé quanto l’oc- rimanda al suo contenuto o, se lungo periodo della storia casione per ridistribuire e rici- vogliamo, alla storia. È il para- umana le catastrofi ecologi- clare gli elementi che li com- dosso dell’evento, del fatto che, meteorologiche, epide- pongono. Le teorie della me- sempre atteso e sempre temu- miologiche, politiche o milita- tempsicosi sono solo un tipo to. Per un verso sono gli eventi particolare di tali rappresenta- che rendono sensibile il pas- saggio del tempo e che servo- anteprima

no anche a datarlo, a ordinarlo

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ri avevano il potere di minac- calendario è stata una delle segnalano e ordinano gli spazi ciare l’esistenza stessa del forme più efficaci di controllo di socialità con estrema minu- gruppo, e lo sviluppo delle so- religioso e/o politico esercita- zia, sia per distinguerli dagli cietà non ha fatto svanire la to sulle società, perché il tem- spazi non umani, sia per trac- consapevolezza di rischi del po, dato immediato della co- ciare le linee di partizione che genere: li ha solo collocati su scienza, appare simultanea- ordinano il gruppo sociale una scala diversa. Il controllo mente una delle componenti stesso (norme di residenza, si- intellettuale e simbolico del- essenziali della natura e uno stemi di divisione, spazio pub- l’evento è sempre stato al cen- strumento privilegiato per ca- blico e spazio privato, spazio tro delle attenzioni dei gruppi pirla e governarla. I poteri reli- sacro e spazio profano…). umani. Lo è ancora oggi; cam- giosi e politici si sono sempre Queste suddivisioni sono inti- biano solo le parole e le solu- mamente correlate alle rap- zioni. È anzi possibile che il presentazioni del tempo so- paradosso dell’evento sia al ciale. Alcune di queste si ma- suo culmine: mentre la storia nifestano solo in occasione di accelera sotto la spinta di riti stagionali. La residenza eventi di ogni genere, cambia con le varie età noi pretendiamo di della vita (ingresso nel- negarne l’esistenza, l’età adulta, matrimo- come nelle epoche nio…). Si potrebbe più arcaiche, per così parlare di uno esempio cele- spazio-tempo so- brandone la fine. ciale il cui grado È proprio con la più o meno forte configurazione, di coesione corri- la delimitazione sponde alle diver- o l’esplicitazione se modalità orga- di questi tre para- nizzative. dossi che si sono La prova dell’altro, misurati, nei con- nelle forme della testi storici più vari, conquista e della co- tutti i tentativi di sim- lonizzazione, è spesso bolizzazione del mon- stata tanto più dolorosa do e delle società. Se, co- quanto più ribaltava l’or- me afferma Claude Lévi- dine spazio-temporale pree- Strauss nella sua Introduzione sistente, da quel momento in all’opera di Marcel Mauss [1], poi considerato obsoleto. Agli la comparsa del linguaggio ha occhi dei colonizzati tale pro- comportato ipso facto la ne- serviti del tempo per dare alla va era perciò, prima di tutto, cessità di rendere il mondo si- cultura l’apparenza di un fatto un evento ingovernabile che gnificante, è ben evidente che naturale. Tutte le rivoluzioni segnava una rottura irreversi- la categoria del tempo, più an- hanno dovuto fare i conti con bile tra presente e passato e cora di quella dello spazio, ha la necessità di ridefinire l’im- che imponeva loro, tanto in fornito una materia prima piego del tempo e di rifondare termini politici quanto religio- ideale per quell’operazione, il calendario per cercare di si, una reinterpretazione del perché è la più sperimentabi- cambiare la società. passato e una visione dell’av- le, la più immediatamente Resta il fatto che non avrebbe venire. Parallelamente, quel- percepibile e, in questo senso, senso dissociare una riflessio- l’evento trasformava da cima a la meno arbitraria dei dati ne sul tempo da una sullo spa- fondo la loro organizzazione simbolici. La padronanza del zio. Tutti i sistemi simbolici spaziale. L’urbanizzazione, le che si possono osservare nel nuove suddivisioni ammini- mondo attestano invece il le- strative, la creazione di colture game sempre intuitivamente industrializzate destinate all’e- avvertito tra queste «forme a sportazione, l’integrazione 1. Marcel Mauss, Sociologie et anth- priori della sensibilità», come forzata nello spazio del colo- ropologie, puf, , 1950 [traduzio- le definisce Kant. Le culture

anteprima ne italiana, Sociologia e antropologia, Newton Compton, Roma, 1976]. dell’immanenza individuano,

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nizzatore (per esempio in oc- quella che per convenzione è casione della prima guerra definita società dei consumi. mondiale o delle stesse guerre Sotto la marea di immagini e coloniali) hanno costituito un di messaggi, sotto l’effetto di abbozzo su scala regionale di tecnologie della comunicazio- quella che oggi viene chiamata ne istantanea e della mercifi- globalizzazione. cazione di tutti i beni materiali Non è escluso che, per un cu- e culturali, sembra che agli in- rioso ribaltamento della situa- dividui resti solo la scelta tra zione, l’Occidente colonizza- un consumismo conformista e tore oggi si trovi davanti alle passivo, anche quando le pos- stesse difficoltà che non molto sibilità di consumo sono ridot- tempo fa ha provocato tra i co- te, e un rifiuto radicale al qua- lonizzati, quando pretendeva le solo le espressioni religiose di imporre la propria conce- esasperate sembrano in grado zione più o meno evoluzioni- di fornire un’apparente arma- sta della storia. In effetti, nel tura teorica. Sullo stesso piano corso del ventesimo secolo, si ideologico, vediamo inoltre sono trovati a mal partito tutti formarsi connubi sostanziali quegli schemi intellettuali sui tra ideologia religiosa e ideolo- quali, con maggiori o minori gia consumista, più in partico- dubbi, certezze e buona fede, l’impresa coloniale come pri- lare nel caso dell’evangelismo si era costruita l’ideologia co- mo abbozzo della globalizza- di origine nordamericana. Per loniale e postcoloniale (il sen- zione. il resto, le nuove forme di so della storia, il volontarismo Sono dunque il nostro passato esclusione, delle quali la glo- rispetto all’evento, il rifiuto più recente, la nostra storia balizzazione è nello stesso della contingenza e quell’ere- più vicina (quella misurabile tempo il contesto generale e dità dell’Illuminismo che è l’i- sulla durata di un’esistenza in- uno dei principali fattori, ge- neludibile legame tra progres- dividuale) che ci diventano nerano, attraverso diverse me- so scientifico, progresso mate- enigmatici. Dal 1989, dopo la diazioni come quella del fon- riale e progresso morale). A caduta del muro di Berlino, damentalismo religioso, atteg- questo proposito si cita spes- comincia una nuova storia che giamenti di rigetto o di fuga so, e non a torto, il fallimento fatichiamo a capire, perché che hanno senso solo in rap- dei sistemi comunisti, ma bi- procede troppo in fretta e ri- porto all’ordine dominante. sogna anche insistere sul diso- guarda direttamente e imme- Quest’ultimo provoca insieme rientamento morale provocato diatamente tutto il pianeta. odio e seduzione. La contesta- dall’ampiezza dei massacri re- Dal punto di vista intellettua- zione, la rivolta o la protesta si possibili dal progresso tec- le, questo cambiamento di sembrano così prigioniere di nologico, sulla fine disastrosa scala ci prende alla sprovvista. quegli stessi schemi di pensie- delle avventure coloniali, che Siamo ancora nella fase di cri- ro ai quali si oppongono, sia a toglie ogni senso a una parte tica dei vecchi concetti e delle livello della vita politica sia sul della storia occidentale, e sulle visioni del mondo che li sot- piano intellettuale e artistico. incertezze intellettuali che og- tendevano. A questi si sostitui- Ogni impero ha avuto la prete- gi accompagnano il movimen- scono da un lato una visione sa di fermare la storia, tanto to accelerato della globalizza- pessimista, nichilista e apoca- che è possibile sostenere che zione. littica, secondo la quale non altre globalizzazioni abbiano Questo movimento, tanto evi- c’è più niente da capire, e dal- preceduto l’attuale. L’unica dente quanto imprevedibile, l’altro una visione trionfalista differenza, sta nel fatto che la riguarda non solo l’economia ed evangelica per la quale tut- globalizzazione presente è ma anche la scienza, la tecno- to è compiuto o sta per esser- coestesa al pianeta come cor- logia e la politica; e comporta lo. In entrambi i casi, il passa- po fisico. Ogni giorno di più manifestazioni del tutto inedi- to non è più portatore di alcu- te di violenza e di nazionali- na lezione e dall’avvenire non smo, convulsioni religiose e c’è più niente da aspettarsi. politiche senza precedenti che Tra queste due visioni estre- sanciscono il fallimento del- me, c’è posto per un’ideologia del presente caratteristica di anteprima

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vietarci di riflettere sui fini, co- me se la timidezza politica do- vesse essere lo scotto da paga- re per l’ambizione scientifica e l’arroganza tecnologica. Questi tre paradossi altro non sono che l’odierna forma sto- rica dei tre paradossi del tem- po citati all’inizio. In questo senso attengono tutti all’ideo- logia. Ogni sistema di organiz- zazione e di dominio del mon- do – sia che quest’ultimo ab- bia limiti geografici più o me- no estesi o che lo si voglia, co- me oggi, coesteso al pianeta – ha prodotto teorie dell’indivi- duo, del mondo e dell’evento. Il sistema della globalizzazio- ne non si sottrae a questa re- gola. L’ideologia che gli è sot- tesa, che lo anima e che gli consente di imporsi alle co- scienze dei singoli, può essere analizzata in quanto tale, no- nostante la complessità delle sue determinazioni e dei suoi effetti. Le riflessioni qui pro- poste, che si inseriscono nel- l’ottica di un’antropologia comparata delle rappresenta- zioni del tempo, vorrebbero prendiamo coscienza di occu- di coloro che ne sono vittime, dare un contributo a questa pare «un angolo dell’univer- ma anche di chi la sfrutta per analisi. so», come diceva Pascal. In dominare gli altri. Può allora Esse dunque prenderanno in questo universo le categorie di essere utile riprendere la cate- successione come oggetto i tempo e di spazio alle quali goria di tempo per interrogare concetti di immanenza (ri- siamo assuefatti non funzio- nuovamente le false evidenze guardo alle società o alle cul- nano più, e qualcosa di quella dell’attuale ideologia del pre- ture dell’immanenza), di svi- vertigine provocata dalle sente. Queste evidenze assu- luppo (a livello delle teorie e esplorazioni dell’astrofisica mono la forma di un triplice delle azioni di sviluppo), di può avere delle ricadute sulla paradosso. Primo paradosso: globalizzazione (e, in correla- nostra percezione della storia la storia, intesa come fonte di zione, di comunicazione e ur- umana. nuove idee per la gestione del- banizzazione), di contempora- Tutto contribuisce dunque a le società umane, sembra ter- neità, di modernità, di memo- mettere in discussione le cate- minare proprio nel momento ria e, infine, di utopia, nel ten- gorie tradizionali dell’analisi e in cui riguarda esplicitamente tativo di rispondere alla do- della riflessione, che pure ci l’umanità nel suo insieme. Se- manda in apparenza ingenua hanno permesso di capire co- condo paradosso: noi dubitia- che ossessiona ogni giorno di me funziona l’ideologia e, in mo della nostra capacità di in- più i vari ambiti del fare e del particolare, di individuarne fluire sul nostro comune desti- pensare: che fine ha fatto il fu- una caratteristica essenziale: no proprio nel momento in turo? la sua capacità di sottrarsi in cui la scienza progredisce a parte alla coscienza non solo una velocità sempre più acce- lerata. Terzo paradosso: la so- vrabbondanza senza prece- anteprima denti dei nostri mezzi sembra

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libertaria anno 11 • n.4 • 2009 I NUOVI TERRENI di Aldo Giannuli DI SCONTRO Qui viene presentato il capitolo nove e parte del capitolo undici del libro Come fun- zionano i servizi segreti di Aldo Giannuli, pubblicato da Ponte alle grazie. Giannuli redattore di Libertaria è autore, fra l’altro, di L’abuso pubblico della storia (2009), Bombe a inchiostro (2008) ), La guerra fredda delle spie, La strategia della tensio- ne, L’armadio della repubblica, la guerra dei mondi e Una strana vittoria (tutti usciti nel 2005)

Cos’è la guerra economica carattere militare) e, in genere, Forme di guerra economica come strumento per fiaccare le sono sempre state praticate e resistenze avversarie: per spesso la guerra economica ha esempio la falsificazione di preceduto e motivato quella moneta per destabilizzare l’av- militare, come fu per le guerre versario fu tentata (anche se commerciali anglo-tedesche con poca fortuna) sia da Napo- che precedettero il primo con- leone sia da e il sa- flitto mondiale. Ricordiamo botaggio economico fu usato anche le guerre doganali come sia nella prima sia nella secon- quella fra Italia e Francia nel da guerra mondiale. 1888 o quelle, più recenti, fra Ancora una volta, la guerra Usa e Ue sui prodotti tecnolo- fredda e la «rivoluzione dell’in- gici o quella in corso fra Messi- telligence» hanno prodotto un co e Usa per le violazioni agli radicale mutamento polemo- accordi Nafta. O la guerra eco- logico, trasformando questo nomica per eccellenza: quella strumento in qualcosa di ben monetaria. più aggressivo del passato. Ma, sino alla metà del Nove- Classicamente, la guerra eco- cento, la guerra economica è nomica è stata condotta in for- rimasta un fenomeno ben di- me aperte e incruente, con stinto da quella politico-milita- campagne stampa, azione di- di borsa coperte (e magari ali- re. Infatti, la parola «guerra», plomatica, manovre finanzia- mentate da scandali finanzia- nel suo significato più proprio, rie e sul cambio monetario, ri), il finanziamento di scioperi restava legata alla dimensione controllo delle reti distributive, e agitazioni sindacali, l’etero- di combattimento militare, guerre tariffarie e doganali, direzione di flussi migratori mentre l’espressione «guerra misure protezionistiche mira- clandestini. economica» aveva piuttosto la te, pratiche di dumping, boi- Sin qui, siamo al semplice svi- caratteristica di un’ analogia o cottaggio, embargo. O anche luppo delle forme classiche di di una metafora, mentre il con forme coperte, ma pur guerra economica ma, negli ul- «combattimento» avveniva at- sempre incruente come il boi- timi venti anni, sono andate traverso manovre puramente cottaggio, gli accordi interna- profilandosi altre forme cruen- economiche o diplomatiche. zionali discriminatori, la di- te come gli attentati a impianti In tempo di guerra essa fu pra- sinformazione sia verso l’av- industriali e reti di trasporti e ticata come azione ausiliaria versario sia verso terzi, il dum- telecomunicazioni, la guerra rispetto alla manovra strategi- ping dissimulato, il contrab- batteriologica con finalità eco- ca principale (che restava di bando, lo spionaggio indu- striale e finanziario. E più re- centemente vi si sono aggiunte la clonazione e la falsificazione anteprima di merci, la violazione di bre- vetti, le manovre finanziarie e

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nomiche (per esempio contro Così come gli interessi della tanto dell’oro quanto della il patrimonio zootecnico), i ra- United Fruits Company furono sterlina. E su questo punto si pimenti mirati, la pirateria ma- determinanti nell’«operazione giocò anche la vertenza fran- rittima, aerea o informatica, il Success» della Cia che portò al- co-americana sul ritorno al bombardamento informatico. la deposizione del presidente gold standard, vanamente pro- Come si vede, l’integrazione guatemalteco Jacobo Arbenz e posto dai francesi a metà anni delle diverse forme di azione e gli interessi dell’Itt sul rame ci- Sessanta. Una guerra nella il loro crescente grado di ag- leno furono una delle molle quale cercò di inserirsi l’Urss, gressività esce dal quadro delle dell’appoggio americano al nel 1968, con una spregiudica- guerre economiche condotte colpo di stato contro Salvador ta manovra sull’oro, i cui prez- in periodo di pace. Forse, più Allende. zi salirono vertiginosamente che di guerra economica, sa- La strategia americana, già dal- per diversi mesi, ovviamente a rebbe più esatto parlare di un l’immediato dopoguerra, pun- scapito del dollaro. La risposta «aspetto economico» della tava ad assicurarsi la centralità degli Usa, peraltro, non si di- guerra globale. nel nuovo ordine mondiale, at- spiegò solo sulla manovra eco- traverso la leadership incon- nomica (culminata nella di- Dalla guerra politica trastata del blocco occidentale, chiarazione del 15 agosto 1971 alla guerra economica il contenimento dell’avversario di Richard Nixon sulla non sovietico e il controllo del pro- convertibilità dollaro/oro), ma Già dalla seconda guerra mon- cesso di decolonizzazione nel ebbe anche un risvolto sul pia- diale balzò in primo piano la Terzo Mondo. In tutte e tre no dell’intelligence. Non appa- centralità dell’economia anche queste direzioni, la manovra re del tutto casuale la coinci- dal punto di vista bellico: in economica era di primaria im- denza con l’avvio del «Piano una guerra fatta essenzialmen- portanza. Dello sforzo per im- Chaos» della Cia, volto a desta- te da carri, aerei, sommergibili, porre l’egemonia sul blocco bilizzare i singoli alleati euro- armi a ripetizione, diventa de- occidentale fu parte determi- pei, per accentuarne la dipen- cisivo il controllo delle materie nante l’imposizione del dollaro denza dall’Alleanza atlantica prime: ferro, petrolio, gomma. come moneta unica negli contrastando le tentazioni ter- E, in una guerra giocata sulla scambi mondiali [1] a scapito zaforziste che si accompagna- gara a chi arriva prima alle «su- per-armi», diventa decisivo lo sviluppo tecnologico. Pertanto la guerra fredda ebbe subito un côté economico, sin qui solo parzialmente indaga- to: accanto alla guerra virtuale del confronto sugli armamenti, alla guerra «a bassa intensità» e al conflitto indiretto fra le due grandi potenze, ci fu un ulte- riore piano sul quale si gioca- rono le sorti della «terza guerra mondiale». Molti dei colpi di stato ispirati dai servizi segreti americani furono finalizzati al controllo delle materie prime. Il petrolio iraniano fu la princi- pale motivazione dell’«opera- zione Ajax» con la quale i servi- zi americani e britannici coo- perarono alla deposizione di Mohammad Mossadeq (1953). anteprima

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vano al dibattito sul ritorno al gold standard. Nel contenimento del blocco orientale, uno degli aspetti più importanti fu il costante em- bargo sui materiali «strategici» e il contrasto all’espansioni- smo sovietico nei paesi ex co- loniali. E, infatti, a partire dai primi anni Sessanta (con l’in- dipendenza della maggior par- te dei paesi africani) l’Urss av- viò un piano di penetrazione rivolto a controllare le «vie del petrolio», per esercitare pres- sione sull’Europa, di cui si ri- prometteva una sorta di «fin- landizzazione». Per converso, diventava decisi- proprio Dna il rifiuto del colo- sperienza storica europea, ma va per gli Usa la satellizzazione nialismo, inteso come subordi- questo non esclude affatto un dei nuovi stati indipendenti nazione giuridica alla metro- progetto neoimperiale che in- verso i quali prendeva avvio poli, attraverso l’occupazione clude nuove forme di dominio una manovra economica, volta militare. coloniale [2]. E, infatti, non a stabilizzarne definitivamente D’altra parte, il sud del mondo ebbe torto Carl Schmitt a rite- la dipendenza. Il punto merita era già colonizzato dagli impe- nere la «dottrina Monroe» qualche approfondimento. ri europei: gli Usa avrebbero (1823) l’antecedente logico Paese sorto da una rivoluzione potuto impegnarsi in lunghe della «teoria dei grandi spazi» anticoloniale e antimperiale, guerre per la conquista di pro- che fondava una nuova idea di gli Usa avevano iscritto nel prie colonie, a cominciare dal impero [3]. Sud America, ma questo avreb- Nel caso americano, questa be rappresentato una troppo nuova forma di dominio ebbe stridente contraddizione con come suo centro la penetrazio- l’ideologia fondativa del paese ne economica e si dispiegò in e avrebbe richiesto un esercito particolare nel dopoguerra. di tipo europeo, magari basato Centrale, in questo quadro, è sull’odiata coscrizione obbliga- stato il ruolo della Banca mon- toria. Tutte cose poco concilia- diale e del Fondo monetario bili con l’individualismo libe- internazionale, istituzioni en- rale americano. trambe nelle quali è indiscussa Tanto Richard Nixon quanto l’egemonia statunitense. George Bush hanno sostenuto Scrive nelle sue memorie John che gli Usa sono stati l’unica grande potenza che, potendo diventare un impero, hanno ri- fiutato di esserlo. Questo è cer- tamente vero se il termine «im- pero» è inteso nel senso dell’e-

1. Sulle premesse storiche della strategia monetaria americana si veda Scott Nearing e Joseph Freeman, Diplomazia del dollaro, a cura di Nico Perrone, Dedalo, Bari, 1975. 2. Una ricostruzione interessante (anche se molto incline ad accettare il pun- to di vista americano) sull’evoluzione del rapporto degli Usa con l’idea di im- pero, è il libro di Mario Del Pero, Libertà e impero, Laterza, Roma-Bari, 2008.

3. Carl Schmitt, Il concetto d’impero nel diritto internazionale, Settimo Sigillo, anteprima

Roma, 1996, p. 13.

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Perkins: «I sicari dell’economia sono professionisti ben retri- buiti che sottraggono migliaia di miliardi di dollari a diversi paesi in tutto il mondo. River- sano il denaro della Banca mondiale, dell’Agenzia statu- nitense per lo sviluppo inter- nazionale (Usaid) e di altre or- ganizzazioni “umanitarie” nel- le casse delle grandi multina- zionali e nelle tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle ri- sorse naturali del pianeta. I lo- ro metodi comprendono il fal- so in bilancio, elezioni trucca- te, tangenti, estorsioni, sesso e omicidio. Il loro è un gioco vecchio quanto il potere, ma che in quest’epoca di globaliz- zazione ha assunto nuove e terrificanti dimensioni» [4]. La tecnica attraverso cui è sta- to attuato questo programma di penetrazione economica è stata quella dell’elaborazione di piani di sviluppo concepiti in modo da spingere i governi locali a un crescente indebita- mento verso gli organismi fi- nanziari internazionali e di creare crescente dipendenza dalla tecnologia americana e dal flusso di materie prime controllato dalle multinazio- nali. Tutto questo avrebbe consen- tito di imporre un regime di scambio ineguale, per il quale la spirale del debito sarebbe un alto funzionario della Nsa, ebbe anche effetti imprevisti, costantemente cresciuta e i con il quale aveva un rapporto In particolare nei settori della prezzi imposti per la realizza- personale [5]. Lo stesso fun- competitive intelligence e del zione dei piani avrebbe impin- zionario non fece alcun miste- reverse engineering a cogliere i guato le casse delle multina- ro della consuetudine di rap- frutti migliori non furono gli zionali. La vicenda di Perkins è porto fra la sua agenzia e quel- americani. Come ricordano particolarmente interessante la società. Anzi «lo zio Frank» Giorgio Boatti e Giuliano Tava- perché, come egli dichiara, il (come Perkins lo chiama) fu roli: «Con la sconfitta registra- suo primo tentativo di impiego quello che segnalò l’intrapren- tasi nella seconda guerra mon- fu verso la National security dente giovanotto alla Main per diale gli accordi di pace vieta- agency e che a indirizzarlo un impiego da economista no loro (ai giapponesi) di ripri- verso la società di consulenze che, ben presto, si sarebbe ri- stinare le tradizionali attività di finanziarie presso la quale velato «più simile a quello di intelligence militare e così, fa- verrà effettivamente impiegato James Bond di quello che avrei cendo di necessità virtù, svi- (la Main di ) fu proprio immaginato» [6]. luppano l’intelligence econo- D’altro canto, il terreno della

anteprima guerra economica non fu cal-

cato solo dagli americani ed

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Sicari dell’economia. John Perkins è un personaggio molto rappresentativo della «guerra economica» attuale. E che Perkins illustra molto bene nel suo libro: Confessioni di un sicario dell’economia

politica» sarebbe, con ogni probabilità, succeduta una «guerra economica» non meno intensa, combattuta fra gli al- leati di ieri. Il copione si ripeteva: come nel 1945 la Grande coalizione anti- fascista si scioglieva subito do- po la vittoria, per dar luogo alla semisecolare guerra politica, mica che ha il suo fulcro nello tico ed economico che deve ora la coalizione occidentale Jetro (Japan External Trade Or- operare in contesti di conflit- vittoriosa sull’Urss si sarebbe ganization), una delle chiavi tualità economica e che nello sciolta per entrare in un’era di del successo economico e in- stesso tempo deve scegliere guerra economica. dustriale del Giappone con- quali strumenti adottare di In particolare correva l’idea temporaneo. Tutto il dibattito volta in volta» [9]. che Germania e Giappone americano, nei decenni scorsi, Questo passaggio maturò defi- avrebbero iniziato questo sullo spionaggio economico nitivamente con il collasso del- scontro con gli Usa, mentre la investe proprio la questione l’Urss nel 1991. nascita della moneta unica eu- del Giappone e della sua intel- Molti profetizzarono una nuo- ropea lasciava presagire che ligence e del reverse enginee- va era di prosperità e di benes- avrebbe rapidamente sfidato il ring... (i giapponesi) oggi supe- sere resa possibile dalla fine monopolio internazionale del rati solo dai nuovi maestri, i ci- della gara per gli armamenti dollaro. E, in effetti, Saddam nesi» [7]. che avrebbe dirottato su usi Hussein annunciò che avrebbe Un «contropiede» che ha pro- pacifici e produttivi le ingentis- accettato solo pagamenti in dotto scenari imprevisti, prima sime spese militari dei decenni euro per il suo petrolio. Ma, con il Giappone e oggi con la precedenti. come si sa, la cosa non gli Cina. Sembra che non sia andata co- portò fortuna. Come scrive Giacomo Cimetta sì. Ma, contro queste aspettative, Goldkorn: «La guerra econo- Ma fra tante previsioni sbaglia- la guerra monetaria, nel com- mica racchiude un elevato nu- te, ce ne fu una, riguardante il plesso, non è andata oltre certi mero di tecniche di analisi, in- futuro dell’intelligence, che, limiti: dollaro ed euro non dagine, azione e una metodo- invece, si rivelò abbastanza az- hanno avuto alcun interesse a logia che oggi comunemente zeccata. Alcuni segnalarono spingere il conflitto sino alla in accademia viene definita che gli apparati di sicurezza multidisciplinare. Economia, non avrebbero smobilitato, sia diritto, scienza politica, geo- perché era prevedibile una grafia, filosofia, sociolinguisti- crescita del terrorismo, sia per- ca, semantica [8], sono alcune ché al tramonto della «guerra delle scienze che possono con- tribuire a quella che non può e non deve essere definita come una scienza. La guerra econo- 4. John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia, Minimum fax, Roma, mica, al pari della geopolitica 2005, p. 7. delle origini, costituisce uno 5. Ibidem, p. 36-37. strumento per il decisore poli- 6. Ibidem, p. 39. 7. Giorgio Boatti e Giuliano Tavaroli, Spie, Mondadori, Milano, 2008, p. 118. 8. Nell’elenco manca la storia: ce la aggiungiamo noi, anche per ragioni di categoria... 9. Giacomo Cimetta Goldkorn, Elementi di guerra economica, Università degli anteprima

studi di Trieste, 2009.

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destabilizzazione monetaria internazionale, anche per non pregiudicare l’Alleanza atlanti- ca [10]. Da questo punto di vista, dun- que, si è trattato (almeno sin qui) di una guerra poco guer- reggiata e anche i paesi del Bric [11], pur ponendo il pro- blema del superamento del dollar standard, hanno mo- strato di preferire una via con- sensuale e graduale, cercando di evitare un esito traumatico. Ed è sintomatica l’azione di so- stegno della Banca cinese e della finanza islamica nei con- fronti del dollaro nel corso del- la crisi finanziaria internazio- nale. Insomma, almeno sin qui, non è il terreno monetario quello principale della guerra econo- mica (il che non vuol dire che non possa diventarlo molto ra- pidamente per effetto della cri- si in atto). Lo scontro si è con- centrato, piuttosto, su altri aspetti. Negli ultimi anni esso smo globale risale agli anni ha investito essenzialmente tre ironia della sorte, quei provve- Settanta. I paesi produttori di aspetti: le concentrazioni ban- dimenti hanno aumentato lo petrolio si sono riuniti nell’O- carie, il controllo delle Tmc e il spazio di manovra dei capitali pec e hanno aumentato il controllo strategico delle com- offshore. Il boom dei prestiti prezzo del greggio: la prima modity. internazionali si è concluso volta, nel 1973, è passato da 1 Questo aspetto della guerra ha con un crollo nel 1982. Ma a dollaro e 90 centesimi a 9 dol- un prologo nel 1973 quando, quell’epoca, la libertà di movi- lari e 76 centesimi al barile, in occasione della guerra del mento del capitale finanziario poi, nel 1979, per reazione agli Kippur, i paesi arabi decretaro- era ormai acquisita» [12]. avvenimenti politici soprag- no l’embargo petrolifero con- Da quel momento si determi- giunti in Iran e in Iraq, da 12 tro gli alleati di Israele (Usa e nava una profonda trasforma- dollari e 70 a 28 dollari e 76 a Olanda in primo luogo): qual- zione del sistema economico barile. Di colpo, gli esportatori cosa era definitivamente cam- occidentale, favorito anche di petrolio hanno goduto di in- biato nei rapporti di forza sul dalle vittorie di Margaret Tat- genti surplus, mentre i paesi piano internazionale. cher in Gran Bretagna e di Ro- importatori si sono trovati a nald Reagan negli Usa i cui go- L’ipercapitalismo dover finanziare cospicui defi- verni (di ispirazione liberista) finanziario cit. Alle banche commerciali è vararono politiche di rigorosa toccato il compito di riciclare i Proprio la guerra del Kippur è disciplina monetaria che com- capitali con l’incoraggiamento alla base della mutazione subi- portò il graduale abbattimento dietro le quinte dei governi oc- ta dal capitalismo internazio- del welfare state. cidentali. Sono stati inventati nale fra la fine degli anni Set- Questo segnava la fine del gli eurodollari e si sono svilup- tanta e i primi anni Ottanta: «compromesso socialdemo- pati vasti mercati offshore. I «La vera nascita del capitali- cratico», che aveva caratteriz- governi hanno cominciato a zato le società occidentali dagli concedere agevolazioni fiscali e di altro genere ai capitali fi- nanziari internazionali, per in- anteprima durli a tornare in patria. Per

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avvengono in tempo reale, gra- zie alle nuove tecnologie infor- matiche, quanto nella sua ipe- ralimentazione dovuta in gran parte agli effetti della ritirata dello stato dalla previdenza, che ha generato il mercato dei fondi pensione e delle assicu- razioni sanitarie. In particolare i fondi pensione hanno rap- presentato un fiume di capitali in entrata e senza alcuna usci- ta perché, per molti anni, i ri- sparmiatori vi hanno investito senza ricevere nulla, in vista di una pensione di cui la stra- grande maggioranza non ha ancora maturato il diritto. Dunque, per una ventina di anni, questo ha fornito un flus- so di capitali aggiuntivo da in- vestire, che ha ulteriormente rafforzato la posizione delle banche d’affari. L’interazione del sistema bor- sistico internazionale, con la li- beralizzazione dei movimenti internazionali di capitale, ha prodotto crescenti processi di anni Trenta in poi, e la paralle- l’interno delle economie un concentrazione a livello mon- la ritirata dello stato dall’eco- forte spostamento dei rapporti diale e ciò ha avuto, come pri- nomia con un esteso processo di forza fra il capitale indu- ma logica conseguenza, il rial- di privatizzazione. Nello stesso striale e quello finanziario. La lineamento generale dei rap- tempo si determinava un ac- libertà di movimento degli in- porti di forza fra le diverse cor- centuato fenomeno di deloca- vestitori determinava la nasci- date finanziarie internazionali. lizzazione industriale, prima ta di quello che Edward E questo è stato il terreno più verso i New Industrializated Luttwak ha chiamato il «turbo proprio dello scontro sul piano Countries (le «tigri» asiatiche: capitalismo» [13] e Robert Rei- economico sino ai primi anni Hong Kong, Singapore, Corea ch «supercapitalismo» [14]. di questo decennio. del Sud, Taiwan), dopo, con la La novità del capitalismo di fi- Qualche frizione in più si è av- crisi del blocco comunista, ne millennio (che preferisco vertita per la conquista dei verso l’est europeo, infine ver- definire «ipercapitalismo fi- nuovi mercati asiatici, ma già so Cina e India. nanziario») sta tanto nella forte questa ha riguardato più i sin- Tutto questo determinava al- mobilità dei capitali, che ormai goli gruppi industriali che gli stati in quanto tali e, d’altra parte, anche in questo caso molti elementi hanno concor- 10. Anche qui è istruttiva la lettura di Aspenia, si veda Alessandro Minuto Riz- so a raffreddare il conflitto, co- zo, Perché la Nato resta rlevante, in Aspenia, n. 19 pp.178-186. Si veda anche me l’esigenza di fare fronte co- Vittorio Emanuele Parisi, L’alleanza inevitabile, Università Bocconi, Milano, mune all’insidiosa crescita ci- 2003. Si vedano anche Pier Carlo Padoan, L’economia salverà la sicurezza nese [15]. D’altra parte, l’esi- transatlantica, in Aspenia, n. 21, pp. 51-58; Alberto Alesina, Una nazione, una moneta?, in Astenia, n. 21, pp. 59-65. genza di entrare in quel mer- 11. Brasile, Russia, India, Cina. cato ha a sua volta sconsigliato 12. George Soros, La crisi del capitalismo globale, Ponte alle Grazie, Firenze, misure troppo energiche per 1999, pp. 146-147. 13. Edward Luttwak, La dittatura del capitalismo, Mondadori, Milano 1999. 14. Robert R. Reich, Supercapitalismo, Fazi, Roma, 2008. 15. Vedi Il tempo della Cina, in Aspenia, n. 23; Marta Dassù e José Luis Rhi- anteprima Sausi, A che ci serve la Cina, in Limes, n. 1/1995.

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fronteggiare le tante violazioni Speculatore pentito? Il finanziere alle normative sul commercio George Soros dopo aver ingigantito internazionale operate da Pe- le sue riserve finanziarie mettendo chino (dalla violazione delle in ginocchio, anni fa, sterlina e lira ha iniziato a finanziare enti norme sul copyright e sul dirit- e organizzazioni umanitarie to d’autore alle pratiche di soprattutto nell’est dell’Europa dumping, alla clonazione dei prodotti elettronici e così via). Dunque, neanche in questo namento del sistema moneta- senso la guerra economica è rio. esplosa nelle forme più cono- In particolare questo ha pro- sciute. Dove, invece, essa è di- dotto un apprezzamento delle vampata con maggiore inten- monete in relazione alle reci- sità è stato essenzialmente nel proche tendenze sui mercati fi- settore delle acquisizioni ban- nanziari, in un circuito autore- carie e in quello del controllo ferenziale, per cui l’euro acqui- delle grandi reti delle teleco- sta o perde rispetto al dollaro municazioni. Ma, in questo ca- so il bubbone dei «paradisi fi- (per esempio) in base alle flut- so, essa non ha assunto tanto scali» che ha portato a un’of- tuazioni degli scambi sul mer- la forma di un conflitto fra stati fensiva prima inimmaginabile. cato finanziario internazionale. (che anzi, in omaggio alle re- E, tuttavia, per quanto paesi Tali fluttuazioni vengono poi gole fissate dal Wto, hanno come la Svizzera stiano conce- determinate, più che dall’ana- ostentato neutralità fra i vari dendo molto alla pressione in- lisi dei fondamentali economi- contendenti [16]) quanto, ternazionale per sollevare l’im- ci [17], dalle previsioni del suo molto più incisivamente, quel- penetrabile cortina del segreto comportamento, per cui una lo di scontro fra cordate di bancario, è tutt’altro che scon- valutazione di Moody’s o di gruppi finanziari transnazio- tato che si giunga a un effettivo Standars & Poor’s influenza i nali. superamento di questa situa- mercati molto più di qualsiasi In questo conflitto, qui e lì si è zione. Per ora, tutto fa pensare altro criterio. avvertita la mano di qualche a un ripiegamento tattico in at- E proprio la crisi ha fatto esplo- servizio segreto statale a sup- tesa di tempi migliori. dere una dura polemica sulle porto di questa o quella corda- Peraltro, all’iperalimentazione agenzie di rating che non ave- ta. D’altra parte, il «risiko ban- del capitalismo finanziario si è vano affatto segnalato il terre- cario», se da un lato è stato l’a- andata affiancando una lenta moto in arrivo. Sino al giorno nima dei processi di concen- ma continua trasformazione prima del suo crollo, la Leh- trazione finanziaria, dall’altro della funzione della moneta: la man Brothers era classificata a è stato il prodotto della iperali- comparsa della «moneta vir- ottimo livello di solvibilità dalle mentazione del capitale finan- tuale elettronica» (carte di cre- agenzie di rating. D’altra parte, ziario, cui facevamo riferimen- dito, bancomat e così via), la analogo errore le stesse agen- to prima, che è stata prodotta nascita di una moneta anoma- zie avevano fatto con la - anche dalla massiccia evasione la come l’euro, il ruolo sempre lat di Calisto Tanzi [18]. Errori? fiscale degli ultimi venti anni. più «politico» e invasivo della Forse. La proliferazione delle società Banca mondiale e del Fondo In un simile contesto, l’accesso offshore e delle transazioni monetario internazionale, il alle informazioni e il loro trat- estero su estero, ha sottratto in definitivo sganciamento delle tamento diventa una risorsa gran parte il capitale finanzia- monete dall’oro hanno sensi- strategica di primaria impor- rio alla pressione fiscale. È co- bilmente modificato il funzio- tanza. Nel «fare soldi con i sol- me se al sistema internaziona- le di stati se ne fosse aggiunto un ennesimo, che trae risorse da tutti e non ne versa ad alcu- 16. Una neutralità più dichiarata che praticata in vari casi (vendita della com- no, distribuendo gli enormi pagnia elettrica francese, caso Bnl in Italia e così via). Tuttavia è significativo profitti fra i suoi (pochissimi) che, almeno sul piano formale, questo conflitto non ha visto gli stati fra i suoi abitanti. attori. È sintomatico che, con la crisi 17. Si veda Paolo Panerai, Orsi e Tori, in Milano Finanza, Milano, 2006 p. 41. finanziaria del 2008, sia esplo- 18. Pierangelo Da Crema, La crisi della fiducia, Etas, Milano, 2008. 19. All’argomento venne dedicato molto spazio nel convegno «L’intelligence anteprima del XXI secolo», svoltosi a Priverno fra il 14 e il 16 febbraio 2001, promosso dal

Centro Gino Germani.

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di», secondo l’indimenticata L’arte della guerra: ogni batta- na di queste soluzioni sia pos- battuta di Mickey Rourke in glia è vinta prima che sia com- sibile, perché è su questo terre- Nove settimane e mezzo è fon- battuta. Riflettici». no che l’intelligence dei prossi- damentale sapere in anticipo Si apprezzi la citazione di Sun mi anni deve misurarsi. quale possa essere il compor- Tze che dice molto sull’avvici- tamento di avversari, concor- namento progressivo della psi- La strategia globale renti e alleati sul mercato cologia dei finanzieri a quella Sino a tutto il diciannovesimo mondiale (dal gioco di borsa militare. secolo, la parola «strategia» era alla fluttuazione delle monete, Similmente, il trattamento strettamente correlata all’atti- dalle gare d’appalto interna- delle notizie diventa uno stru- vità militare: essa era la «scien- zionali alle misure creditizie, mento fondamentale per za della guerra» per eccellenza, dall’assegnazione dei lotti pe- orientare il mercato finanzia- cui corrispondeva una dottrina troliferi a quella per le fornitu- rio nella direzione voluta. Ab- specifica e prescrittiva. La stra- re militari e così via).Tutto ciò biamo ricordato il caso delle tegia era la definizione genera- assegna un evidente vantaggio valutazioni delle agenzie di ra- le degli scopi dell’azione mili- a chi vi riesca e mette in condi- ting su Lehman Brothers e Par- tare, la tattica, l’articolazione zioni di inferiorità chi sia oc- malat alle soglie del loro falli- concreta sul campo. Tutto cultamente osservato [19]. mento. Può darsi che questo questo restava totalmente se- Non riusciamo a trovare paro- sia dipeso da una deliberata parato dall’aspetto politico, al le più chiare e precise di quelle azione delle agenzie per orien- punto che, in tempo di guerra, di Gordon Gekko, il mago della tare il mercato in una certa di- l’autorità politica accettava di finanza di Wall Street (un film rezione, ma può anche essere dividere il suo potere decisio- di Oliver Stone del 1987): «La successo che le agenzie abbia- nale con gli stati maggiori e al- commodity più grossa che co- no solo mal valutato i dati in cuni di essi (pensiamo al capo nosco è l’informazione... la loro possesso. Ma c’è anche di quello tedesco durante la gente là fuori lancia freccette una ulteriore possibilità: che le prima guerra mondiale, gene- su un bersaglio. Io non lancio agenzie abbiano lavorato su rale Erich Ludendorff) giunse- nessuna freccetta: io scom- dati «intossicati» serviti da ro a teorizzare che in tempo di metto sul sicuro. Leggi Sun Tze qualche organismo di intelli- gence tanto pubblica quanto privata: tutto possibile e tutto da studiare. Quello che conta è che ciascu- anteprima

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guerra tutto il governo dovesse Supercapitalismo. Robert Reich, già essere fatto da militari e il par- ministro nell’amministrazione lamento sospeso. di Bill Clinton, con il presidente Barack Obama. Reich sostiene che Le cose iniziarono a cambiare la crisi economica post-bolla con la comparsa del movimen- favorirà la criminalità organizzata to operaio, in particolare dopo la brutale repressione della Co- mune di Parigi che spinse una parte del movimento a una maggiore attenzione per il da- to militare (d’altra parte, Frie- drich Engels era già da prima un attento studioso di cose mi- litari). Infatti, mentre la mag- gioranza della socialdemocra- zia tedesca assumeva una co- lorazione di tipo riformista, al- tri partiti della Seconda inter- nazionale (anche a causa del- l’assenza di un possibile ambi- to parlamentare) accentuaro- no la propria attenzione verso le questioni militari in vista di una possibile insurrezione ar- mata. E questo ebbe un rifles- so anche nel linguaggio. In surrezione armata, curato da Clausewitz, «la guerra è la pro- particolare Lenin iniziò a usare un gruppo di lavoro dell’esecu- secuzione della politica con al- il termine «strategia» come si- tivo dell’Internazionale comu- tri mezzi», ora accadeva che nonimo di «programma politi- nista, del quale facevano parte talvolta era la politica a mutua- co» della socialdemocrazia anche e il fu- re idee, linguaggio, forme or- russa e tattica per parlare delle turo leader della guerriglia ganizzative e d’azione dal «parole d’ordine» da agitare, vietnamita Ho chi min [20]. mondo militare e l’integrazio- degli obiettivi immediati da D’altra parte anche l’afferma- ne divenne strettissima con la conseguire, delle alleanze da zione del movimento fascista, guerra di Spagna, prima, e con realizzare. È difficile dire quan- in gran parte composto di re- la seconda guerra mondiale to fosse consapevole questo duci, contribuiva a trasfondere dopo. processo di convergenza fra vocaboli e concetti militari nel Era l’affermazione della guerra dimensione politica e dimen- linguaggio della politica e già totale che non poteva non por- sione militare; probabilmente, negli anni Trenta era uso co- tare a piena fusione il politico all’inizio era solo l’uso di una mune anche fra esponenti po- e il militare. Una fusione che metafora che poi, attraverso litici liberali, socialdemocratici non si esaurì con la sconfitta l’uso ripetuto, ha prodotto un o cattolici parlare della politica della Germania e che lasciò un graduale cambio di significato. in termini di «tattica» e «strate- sedimento durevole. Si iniziò, Ma gli slittamenti semantici gia», definire «quadri» i diri- quindi, a parlare di studi stra- avvertono sempre delle tra- genti di partito a tutti i livelli, tegici come di qualcosa di sformazioni sociali in arrivo. mentre il modello organizzati- multidisciplinare e multifun- Con la vittoria della rivoluzio- vo dei partiti tendeva sempre zionale, il cui sviluppo fu sti- ne russa (e con la parallela più a ricalcare quello dell’eser- molato da una serie di fattori sconfitta militare di quella te- cito con le sue gerarchie. concomitanti come: desca e più ancora ungherese) Se, come aveva scritto Karl von «a. l’avvento delle armi nuclea- si accentuò questa torsione «militare» del movimento co- munista di cui è efficace testi- monianza il «manuale» dell’in- 20. A. Neuberg, L’insurrezione armata, Feltrinelli, Milano, 1970. Ovviamente Neuberg è solo un nome di copertura. 21. Carlo Jean, Manuale di studi strategici, Franco Angeli, Milano, 2004, pp. 13-14.

anteprima 22. Per esempio un problema di sicurezza è rappresentato dalla discarica in

mare di rifiuti tossici o radioattivi.

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tari. Tale necessità ha indotto a uso potenziale, la gestione del- stimolare un intenso dibattito le crisi, la risoluzione dei con- pubblico, promuovendo anali- flitti e le cosiddette operazioni si esterne condotte nelle uni- di supporto alla pace». versità, ma anche e soprattutto in centri specializzati esterni, Le dimensioni su cui i governi avevano mag- della sicurezza nazionale giori possibilità di influenza mediante il meccanismo di at- La nascita del concetto di stra- tribuzione dei finanziamenti tegia globale è strettamente per le ricerche» [21]. connesso alla trasformazione Tutto questo ha prodotto una dell’ambito entro il quale ope- serie di conseguenze tanto sul ra la sovranità di ciascun sog- piano delle concrete dinami- getto statale, classicamente: il che sociali, politiche ed econo- territorio costituito dallo spa- miche, quanto su quelle di na- zio terrestre (superficie e sotto- tura cognitiva. Il sopraggiun- suolo) e acque territoriali, cui gere della globalizzazione, con corrispondeva una dimensio- i forti flussi migrativi, la mobi- ne militare estesa alla prote- lità dei capitali, la funzione zione delle rotte di navigazione multinazionale delle società, la in acque internazionali. Con la crescente interdipendenza comparsa dell’aviazione civile economica, l’indebolimento e soprattutto militare, il diritto degli stati nazionali, lo svilup- ha codificato una terza dimen- ri e dei missili intercontinenta- po delle telecomunicazioni e la sione: lo spazio aereo sovra- li, che hanno creato problemi trasformazione delle strutture stante. di sicurezza del tutto nuovi e del sistema internazionale, ha Si discute, peraltro se occorra non trattabili secondo approc- reso assai meno rilevante che considerare lo spazio subac- ci e metodologie proprie delle nel passato la dimensione ter- queo (ovviamente, al di là del- burocrazie diplomatiche e mi- ritoriale, ha prodotto una ri- le acque territoriali) come una litari. Ciò ha indotto a costitui- scoperta della geopolitica e la dimensione a sé stante della re istituti specializzati nell’a- nascita di studi di geoecono- sicurezza o se esso sia solo una nalisi strategica, il più cono- mia. E tutto questo ha reso de- estensione del mare corri- sciuto dei quali è la california- finitivamente obsoleta la sepa- spondente allo sviluppo della na Rand Corporation; razione fra strategia politica e tecnologia che permette lo «b. la particolare natura delle strategia militare per integrarle scandaglio e la navigazione tecnostrutture burocratiche con la «strategia economica». subacquea. Negli ultimi tempi militari e diplomatiche ameri- E questo ha portato alla nasci- va prevalendo la prima posi- cane, più “aperte” all’apporto ta del concetto di «strategia zione, anche a causa dei pro- di esperti esterni di quelle eu- globale» teorizzata, fra gli anni blemi di natura ecologica, del- ropee... Sessanta e Settanta, dal gene- la pesca e così via [22]. Dun- «c. la struttura bipolare del rale André Beaufre dello stato que possiamo parlare di una mondo tipica della seconda maggiore francese o di «gran- quarta dimensione della sicu- metà del ventesimo secolo e, de strategia» teorizzata dal rezza che, però, non è ricom- in particolare, l’azione di pro- massimo storico militare della presa nell’ambito spaziale del- paganda e disinformazione ef- seconda guerra mondiale Basil la sovranità. fettuata da entrambe le grandi H. Liddell Hart e poi ampia- Ma nel breve volgere di qual- potenze mondiali nei confron- mente ripreso da Edward che decennio giungevano altri ti dei paesi alleati, avversari e Luttwak. Con la strategia glo- ambiti della sicurezza naziona- non allineati. bale: «La concezione è diven- le: lo spazio oltre l’atmosfera «d. la necessità avvertita in tut- tata multidimensionale, nel terrestre e il cyberspazio delle te le democrazie di raggiunge- senso che coinvolge tutti i fat- telecomunicazioni. Anche qui re un sufficiente consenso sul- tori di potenza dello stato (mi- siamo di fronte a due ambiti le politiche di sicurezza e mili- litari, economici, ideologici, culturali) e multifunzionale, in quanto non riguarda solo l’im- piego operativo delle forze e la anteprima preparazione, ma anche il loro

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della sicurezza non coperti dalla delimitazione spaziale della sovranità: infatti, per quanto attiene allo spazio ae- reo sovrastante, la sovranità si estende sino al limite dell’at- mosfera terrestre, ma oltre, co- me per le acque internazionali, si tratta di spazio libero, nel quale è impossibile fissare confini. E meno che mai è pos- sibile stabilirne per lo spettro elettromagnetico entro il quale operano le reti informatiche per la sua immaterialità. Sia per quanto riguarda lo spa- zio extra atmosferico sia per lo Golpe su commissione. Il generale Augusto Pinochet (al centro) nel Cile spettro elettromagnetico la de1973 depose Salvador Allende grazie all’appoggio delle multinazionali Usa produzione giuridica è appena agli inizi (appena qualche de- cina di anni per il primo e an- ne: il paese A, utilizzando aree quello di un uso militare e non cor meno per il secondo) e scarsamente popolate o del civile del nucleare, ma che dif- pertanto i problemi della sicu- tutto disabitate ai suoi estremi ferenza farebbe, dal punto di rezza si pongono più in termi- confini, decide di utilizzarle vista della sicurezza, se la mi- ni di rapporti di forza reali che per un insediamento che rila- naccia venisse anche dal disa- di garanzie di diritto. E tuttavia sci nell’ambiente sostanze al- stro di un impianto per scopi è evidente quale sia l’impatto tamente tossiche, ma che, a civili? di entrambe le dimensioni sul- poca distanza, nel confinante In realtà, la questione trove- la sicurezza di un paese. E i paese B c’è una città che po- rebbe una soluzione sul piano problemi non sembrano limi- trebbe ricevere danni gravi da dei rapporti di forza, per cui tarsi a questo, perché lo svilup- quelle emissioni, o che, addi- Israele ha avuto la forza di col- po della tecnologia porta con rittura, si possa temere un di- pire l’Iraq, mentre, è difficile sé anche minacce alla sicurez- sastro ecologico di vaste pro- immaginare che un paese co- za di altro genere: la nube ra- porzioni con la morte di molti me la Corea del Sud possa at- dioattiva di Chernobyl rag- abitanti di quella città. Potreb- taccare la Cina o la Russia. giunse anche la Finlandia, la be il paese B ottenere che il D’altra parte, non c’è dubbio Polonia, la Svezia e la Norve- paese A chiuda quell’insedia- che Usa e Cina siano i massimi gia, così come la grande nube mento, lo trasferisca altrove o responsabili di emissioni di di anidride solforosa prodotta adotti particolari misure di si- CO2 e, dunque, indirettamen- dalle fabbriche cinesi si stende curezza? A quale organo inter- te, del mutamento climatico ormai molto al di là dei confini nazionale dovrebbe rivolgersi che riguarda tutti. della Repubblica popolare ci- e sulla base di quali elementi Queste considerazioni spiega- nese, raggiungendo anche la di diritto? Non è detto che sia no abbastanza bene da un lato Corea del Sud e il Giappone, sempre possibile mediare o la corrosione del principio we- per ora con conseguenze an- aspettare la pronuncia di un stfalico, dall’altro dello scema- cora limitate. E dunque nubi qualche organismo internazio- re d’importanza della dimen- radioattive o solforose non nale che, peraltro, potrebbe sione territoriale sia dal punto hanno bisogno del passaporto anche essere disatteso dal pae- di vista giuridico sia politico- per varcare il confine e posso- se interessato. Nel 1980, Israele militare. E spiegano anche l’i- no diventare una minaccia di ritenne che il reattore nucleare nevitabilità di una dimensione nuovo tipo alla sicurezza di un di Osirak rappresentasse una strategica globale. paese. minaccia contro la sua sicurez- Immaginiamo questa situazio- za e, senza por tempo in mez- zo, lo distrusse con un raid ae- reo. Oggi si discute se prendere misure militari contro l’Iran per la stessa ragione. Certo, in anteprima entrambi i casi, il timore è

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ANTICAPITALISMO E ANARCHISMO POSTSTRUTTURALISTA di Dave Morland

Che rapporti intercorrono fra l’anarchismo sociale e quello poststrutturalista? Cioè quello «tradizionale» e i nuovi movimenti che si sono formati nella lotta contro la globalizzazione? Per Dave Morland condividono la stessa prospetti- va e lo stesso giudizio sulle modalità di costruzione di spazi di autonomia, ma comunque hanno fisionomie differenziate. Ecco l’ampia disamina di «vec- chio» e «nuovo» anarchismo di uno studioso dei movimenti. Morland è autore fra l’altro di Demanding the Impossible?, Human Nature and Politics in 19th Century Social (1997). Questo saggio è apparso in Changing Anar- laboratorio

chism (a cura di John Purkis e James Bowen, 2004)

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’anarchismo sociale è stato a lungo conside- nuta soprattutto da Murray Bookchin, ma ce ne L rato un’ideologia anomala e incoerente. I sono molte altre, come quella primitivista (John critici, simpatizzanti od obiettivi che fossero, Zerzan) e quella anarchica poststrutturalista l’hanno spesso accusato di essere troppo disu- (Todd May). guale per costituire un’ideologia unica e ricono- Il pensiero e gli scritti anarchici presentano dif- scibile (Chomsky 1970; Miller 1984; Ball and ferenze sulla definizione di anarchia e di anar- Dagger 1991). È vero fino a un certo punto: si chismo sociale. Invece, in genere, c’è un accor- tratta sì di un’ideologia vaga e poco coerente, do sulle cose cui l’anarchismo si oppone. Un troppo sfuggente per certi commentatori che punto di partenza comune riguarda la questio- stentano a inserirla in modo chiaro e netto in ne del potere. Ispirandosi alla teoria della scelta una categoria. Ma altri autori, me compreso, si razionale, Michael Taylor (1982) definisce pote- sono convinti che nell’anarchismo sociale ci re la capacità di modificare la gamma delle siano rigore e coerenza sufficienti a definirlo azioni possibili. In quest’ottica minacce e ri- un’ideologia identificabile (Morland 1997; compense sono istanze del potere. Ma Taylor Woodcock 1975). Mentre l’anarchismo sociale, ammette che il potere ha anche un rapporto come struttura accademica convenzionale, pre- con la situazione dei gruppi all’interno della so- senta parecchie difficoltà, resta sempre proble- cietà e con la capacità di questi di assicurarsi i matico riuscire a dare una definizione di anar- risultati che vogliono. È questo il modo in cui chia. Superata la visione ottocentesca, il secolo Marshall intende i tipi di potere all’interno della passato ha visto una proliferazione di diverse società: potere tradizionale fondato sulle usan-

laboratorio correnti all’interno del pensiero anarchico. La ze; potere di nuova acquisizione basato sulla

principale è quella dell’ecologia sociale, soste- legge, lo stato e le strutture militari, per esem-

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pio; potere rivoluzionario, spesso legato a parti- suo Social anarchism or lifestyle anarchism: an ti politici di avanguardia (Marshall, 1992). In- unbridgeable chasm (1995), che criticava il post- dubbiamente il potere è un elemento centrale modernismo e l’anarchismo legato allo stile di della teoria anarchica, e gli anarchici vecchi e vita. Non sorprende il fatto che l’analisi di nuovi condividono la convinzione che lo si deb- Bookchin non sia stata accettata universalmen- ba sradicare ed eliminare dovunque sia possibi- te negli ambienti anarchici: se ne può leggere le. In particolare, i fautori dell’anarchia sociale una critica incisiva in Bob Black, Anarchy after hanno attaccato il potere dove è più concentra- Leftism (1997). Se punto l’obiettivo sulla relazio- to, nelle mani dello stato. Anzi, il potere è parte ne tra anarchismo sociale e anarchismo post- integrante della critica anarchica del marxismo strutturalista, non voglio con questo rivendicare e della insistenza di quest’ultimo sulla dittatura una proprietà sul carattere dell’anarchismo in del proletariato come cardine della strategia ri- sé e per sé. Lo scopo di questo saggio è di met- voluzionaria. Analogamente gli anarchici sono tere in luce l’importanza di una maggiore com- in certi casi definiti per la loro opposizione allo prensione dell’anarchismo sociale. Non è mia stato. Per questo l’anarchismo sociale è consi- intenzione escludere o svalutare altre espressio- derato un’ideologia antistato. Per la maggior ni dell’anarchismo, ma solo mettere in luce co- parte degli anarchici, anche se non per tutti, l’a- me la teoria e la pratica anarchiche (osservando narchia coincide con la costruzione di una futu- da vicino le loro manifestazioni postmoderne ra società senza stato. Si veda, per esempio, la e/o poststrutturaliste) si evolvano verso qualco- nota affermazione di Errico Malatesta della fine sa di diverso e nello stesso tempo alimentino le Ottocento (Malatesta, 1974). Etimologicamente forme di resistenza attuali contro l’oppressione il termine anarchia indica un’assenza di gover- tradizionale in campo politico, sociale ed eco- no o di comando. Per questo, quando parliamo nomico. di anarchia, in genere intendiamo una «società senza stato» (Carter, 1933). Resistere al potere Qui non pretendo di risolvere o di superare le difficoltà relative alla definizione di anarchia e Per le finalità di questo saggio, la definizione di di anarchismo sociale, ma avanzo semplice- anarchismo sociale è sostanzialmente in linea mente l’ipotesi secondo la quale la prospettiva con i testi e la pratica che rimandano a persona- poststrutturalista, se si colloca al fianco delle lità del diciannovesimo secolo: Pierre-Joseph pratiche dei nuovi movimenti collegati alle re- Proudhon, Michail Bakunin e Pëtr Kropotkin. centi manifestazioni anticapitaliste, offre la Un aspetto che hanno spesso in comune i grup- possibilità di comprendere come nella pratica pi anticapitalisti di questo periodo e l’anarchi- anarchica emergano nuove modalità. Bookchin smo sociale è un allineamento lungo un asse di ha tentato di inquadrare questo dibattito nel unità negativa. Con questo intendo dire che gli anarchici sociali e le temporanee coalizioni che sono state caratteristiche delle recenti manife- stazioni anticapitaliste trovano l’unità grazie a ciò contro cui si oppongono. Per gli anticapitali- sti, gli avversari più regolarmente citati sono il capitalismo, la globalizzazione e le imprese transnazionali. Gli anarchici sociali hanno ana- loghi nemici. Per di più, sia gli uni sia gli altri sottolineano come una cartografia dei rapporti di potere non produca una mappa nella quale è presente un epicentro dominante. Gli anarchici, vecchi o nuovi, rilevano come i rapporti di pote- re permeino molteplici reti e affermano che la resistenza deve tenere conto di questo. Nella letteratura anarchica non mancano le ar- gomentazioni contro la gerarchia e la disugua- glianza. In queste troviamo le prove del debito laboratorio

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questo senso Miller (1984) ritiene che gli anar- chici possiedano una visione più realistica della natura umana, proprio in ragione del loro timo- re che una «dittatura del proletariato» di stampo marxista possa portare al formarsi di una nuova élite dominante. Gli effetti corruttori del potere sulla natura umana sono ben documentati negli scritti di Bakunin e di altri e sono un elemento centrale della rottura tra marxisti e anarchici dopo la Prima Internazionale. In sostanza l’anarchismo sociale è critico verso il modo in cui il marxismo si pone nei confronti della politica rappresentativa. Autodefinendosi rappresentanti e portavoce delle masse oppres- se, i leader rivoluzionari marxisti assumono un ruolo di avanguardia che vorrebbe assicurare la vittoria del proletariato. La creazione di un par- tito politico centralizzato e gerarchico per gui- dare gli operai alla vittoria è fortemente conte- stata dagli anarchici soprattutto per tre ragioni. La prima è la questione della rappresentanza. Come sottolineano vari autori, fra i quali Baku- nin (1990) e Malatesta (1974), gli anarchici non che l’anarchismo sociale ha nei confronti del si occupano della stesura di piani elaborati e marxismo ma anche del suo ripudio della teoria non vogliono affermarsi come leader profetici marxista. Bakunin è uno splendido esempio di della rivoluzione. Sarebbe come trasformarsi in come l’anarchismo sociale per un verso abbia una casta sacerdotale che governa il resto degli sposato la critica morale al capitalismo di Karl esseri umani. Malatesta scrive: «Ci autodichia- Marx, e per l’altro abbia respinto la strategia ri- reremmo governo e prescriveremmo, come le- voluzionaria privilegiata da quest’ultimo. Anche gislatori religiosi, un codice universale per le ge- se ci sono profonde differenze tra la concezione nerazioni presenti e future» (1974). marxista e quella anarchica della natura umana, Bakunin non esita a prendere da Marx il tema Attori rivoluzionari dell’alienazione quando critica gli effetti disu- manizzanti del modo di produzione capitalista. La seconda ragione per cui gli anarchici rifiuta- Quello che interessa qui (riguardo alle differen- no le concezioni marxiste della rivoluzione è ze tra anarchismo sociale e anarchismo post- questa: essi erano piuttosto riluttanti ad attribui- strutturalista) è che l’adozione di quel concetto re al proletariato un ruolo salvifico dell’umanità marxiano rispecchia la prospettiva fondazioni- e tendevano a guardare al di là della classe ope- sta dell’anarchismo sociale. Qui anarchismo so- raia come incarnazione del destino rivoluziona- ciale e marxismo convergono nel presumere rio. Invece, personaggi come Bakunin indicava- che la portata degli effetti disumanizzanti del no come i gruppi sociali potenzialmente rivolu- capitalismo sia valutabile sulla base di un certo zionari quelli che la sociologia contemporanea concetto di natura umana. Anche se questo è chiamerebbe i socialmente esclusi, come Her- diverso per le due ideologie, il punto critico di bert Marcuse (1968) ha fatto un secolo più tardi. riferimento comune a entrambe è la centralità della natura umana. Su questa base Marx co- Il luogo del potere struisce la propria critica morale del carattere alienante e sfruttatore del capitalismo, in una La terza ragione deriva naturalmente dalla se- prospettiva fondazionista condivisa da anarchi- conda. Prospettando un ruolo potenzialmente ci come Bakunin. rivoluzionario di classi che non sono quella Questa convergenza, però, è subito interrotta operaia, gli anarchici sociali manifestano la dalla critica, quando si passa a individuare una convinzione del fatto che la resistenza non sia strategia rivoluzionaria adeguata. Il dibattito tra esclusivamente (e forse nemmeno principal- Marx e Bakunin nella Prima Internazionale e il successivo e più ampio dissidio sui mezzi e i fini laboratorio della strategia rivoluzionaria hanno al centro

due diverse concezioni della natura umana. In

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mente) di natura politica. Il potere, per esem- Anarchismo poststrutturalista pio, ha riflessi all’interno delle istituzioni sociali e dei rapporti economici e culturali quanto ne In che cosa dunque si distinguono la teoria e la ha nella sfera politica. Con questa convinzione, pratica dell’anarchismo poststrutturalista ri- gli anarchici sociali sottolineano come sia ne- spetto ai precedenti? Anch’esso, come l’anar- cessario resistere a tutte le forme di potere, di chismo sociale, si schiera per l’eliminazione del gerarchia e di oppressione, di carattere politico potere, della disuguaglianza e del capitalismo. come sociale, culturale ed economico, e come Sostenere il contrario significherebbe immagi- alla fine le si debbano sovvertire. Ciò nonostan- narsi una frattura di dimensioni sismiche all’in- te essi hanno invariabilmente indicato lo stato terno del movimento e del suo discorso teorico. come luogo del potere al quale si deve opporre Ma una frattura del genere non c’è stata. L’a- resistenza. narchismo sociale ha modificato le proprie basi così da fare propri alcuni elementi del pensiero poststrutturalista. Azione diretta Questo slittamento dall’anarchismo sociale in Una caratteristica che definiva l’anarchismo so- direzione di quello poststrutturalista è soprat- ciale era il suo impegno per l’azione diretta tutto visibile e particolarmente importante su spontanea. Praticata da attivisti di base senza più piani teorici. Il primo riguarda la critica po- una leadership burocratica, l’azione diretta era ststrutturalista dei discorsi e delle narrazioni celebrata in quanto strumento efficace tra le ar- fondazioniste. Il pensiero poststrutturalista, mi strategiche del movimento. Per il suo caratte- quello strettamente legato alle opere di Michel re partecipativo, l’azione diretta alimenta la fidu- Foucault e Jacques Derrida, respinge le tesi (co- cia degli anarchici nella capacità degli individui me quelle che si trovano negli scritti di Marx) di operare per proprio conto. Come sostiene Co- secondo le quali la condizione umana si spiega lin Ward (1988), anche i progetti di autocostru- riferendosi a strutture che la sottendono, per zione di abitazioni o di cooperative di inquilini esempio all’economia, che si possono sottopor- sono incoraggianti proprio perché offrono una re a un’analisi oggettiva che a sua volta è ester- prova convincente del fatto che le persone sono na al discorso che costruisce quelle stesse strut- in grado di vivere senza organismi oppressivi co- ture. Todd May, nel suo The political philo- me lo stato. L’auto-organizzazione, perciò, è sta- sophy of poststructuralist anarchism (1994) ha ta fondamentale sia per la promozione dell’azio- fatto vedere come il poststrutturalismo si sia ne diretta da parte degli anarchici sociali, in sbarazzato di tutte le forme di umanesimo, per- quanto strumento efficace di resistenza e sovver- ché per esse «soggetti e strutture sono sedimen- sione, sia per le tesi di fattibilità di una esistenza tazioni di pratiche la cui origine non è rintrac- senza stato dopo la caduta del capitalismo. ciabile in un ambito ontologico privilegiato, ma va piuttosto ricercata tra le pratiche specifiche in cui sorgono» (May, 1994). Ci sono due inevitabili difficoltà strategiche (per usare la terminologia di May) nel pensiero del- l’anarchismo sociale. La prima riguarda la con- cezione di un’essenza sostanzialmente buona dell’uomo o della natura umana, anche se, co- me io ho sostenuto altrove (Morland, 1997), è semplicistico o sbagliato attribuire all’anarchi- smo l’esclusiva di un assunto positivo nei con- fronti della natura umana. La seconda difficoltà riguarda l’idea di un’eliminazione del potere ascritta all’anarchismo sociale, e ne tratteremo più avanti. La prima collega senza scampo l’a- narchismo sociale ai discorsi fondazionisti, e solo l’abbandono di tali discorsi facilita la sepa- razione tra anarchismo sociale e anarchismo poststrutturalista. Il terzo slittamento sul piano teorico è meno laboratorio

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evidente, ma non meno reale. Esso emerge dal- sistema fisico, e la sua spiritualizzazione in un la transizione verso una filosofia poststrutturali- campo ultraterrestre che crea sempre più codici sta, che definisce il potere in quanto operante in eccesso fino a formare un sistema metafisi- su più piani e con diverse modalità. A dire il ve- co» (p. 222). Sta in questo la totalità con la quale ro, gli anarchici sociali hanno a lungo concepito deve oggi fare i conti l’anarchismo sociale. La il potere come una relazione che permea le isti- sola resistenza contro lo stato, in un rozzo stra- tuzioni politiche, sociali ed economiche. Tutta- tagemma politico, non significa granché davan- via, afferma May, esso è fautore del decentra- ti al nuovo modo d’intendere lo stato. mento del potere proprio perché vi vede l’alter- nativa all’accentramento di quel potere nelle Resistenza poststrutturalista mani dello stato. In questo senso, l’anarchismo sociale è una filosofia politica strategica, secon- All’interno dell’anarchismo poststrutturalista, do la definizione di May, mentre per una filoso- dunque, la resistenza è destinata a riflettere la fia tattica, come quella dell’anarchismo post- natura del potere e ad affrontarlo dovunque si strutturalista, non esiste un centro al cui inter- materializzi. In questo senso, la resistenza per i no sta il potere. In altre parole, il potere, e quin- poststrutturalisti è erede del situazionismo, che di la politica, sono irriducibili. Ci sono molti si confrontava con lo spettacolo del capitalismo luoghi diversi da cui emerge, e c’è un’interazio- e nello stesso tempo lo sovvertiva, e, così facen- ne tra quei diversi luoghi che creano il mondo do, segnalava uno scostamento dalla lotta eco- sociale. Con ciò non si vuole negare che esista- nomicista al capitale, in quanto epicentro strut- no punti in cui il potere si concentra o (per re- turale del potere. Di conseguenza c’è un ricorso stare nella metafora spaziale) punti in cui s’in- a forme di opposizione alternative per sovverti- crociano varie righe, e magari più spesse. Ma il re la dinamica delle totalità. La resistenza non si potere non ha origine in quei punti: piuttosto si limita più al politico, all’esprimersi contro la accumula intorno a essi. borghesia in quanto rappresentante del capita- Gli stati non sono uniformi o identici per come le, ma assume forme sociali e culturali. Queste appaiono e per come si organizzano. Non sono forme di resistenza e di sovversione sono il car- «fatti solo di persone, ma di boschi, campi, giar- dine dei nuovi movimenti sociali che costitui- dini, animali e merci» (Deleuze et Guattari, scono la recente opposizione radicale, la quale 1988), ma «ognuno reca in sé i momenti essen- si esprime, tra le altre cose, anche attraverso il ziali della propria esistenza» (p. 385). Questo movimento anticapitalista. perché lo stato, per Gilles Deleuze e Felix Guat- I servizi dei media sulle recenti manifestazioni tari, non si è sviluppato nel corso di un dato pe- anticapitaliste vorrebbero farci credere che gli riodo storico, ma «si presenta completamente anarchici siano ai margini di tali movimenti, armato, con un colpo magistrale eseguito al- fossili sopravvissuti di qualche organizzazione l’improvviso» (1984). Lo stato dispotico dei pri- segreta di dinamitardi ottocenteschi, non diver- mordi, che Marx lega al «modo di produzione si da come erano rappresentati agli inizi del No- asiatico», è l’astrazione originaria che si realizza vecento, per esempio nel romanzo L’agente se- in esistenza concreta in diverse situazioni. Ora, greto di Joseph Conrad. È vero, come ha osser- lo stato «è soggetto a un campo di forze del qua- vato David Apter, l’anarchia è «associata alle le coordina i flussi e del quale esprime i rapporti immagini di irrazionalità, bombe, attentati e ir- autonomi di dominio e di subordinazione» responsabilità» (Apter & Joll 1971). Sarebbe (1984). Oggi, dunque, lo stato si forma al di fuori sciocco negare che la violenza si accompagna dei flussi decodificati che inventa per il denaro e spesso all’azione diretta come forma di prote- per la proprietà, al di fuori delle classi dominan- sta, ma resta opinabile l’idea che la violenza ti, rimane acquattato dietro alle cose che signifi- non sia più accettabile. Qui l’anarchismo socia- ca ed è «esso stesso prodotto all’interno del le appare una chiesa allargata, con alcuni che campo di flussi decodificati» (p. 221). Con la predicano contro il ricorso alla violenza, come stessa logica, lo stato è ora determinato dal si- Kropotkin, e altri disposti a battersi fisicamente stema al cui interno si concretizza nell’esercizio contro la polizia e altri avversari. delle proprie funzioni, ma nel quale rimane an- che subordinato a quelle stesse forze che deco- Nuovi movimenti sociali difica. In sostanza, «l’essere stato presenta due aspetti: l’introiettamento in un campo di forze Anche se sono indubbiamente un prodotto di sociali sempre più decodificate che formano un dotte analisi sulle proteste popolari, i nuovi mo- vimenti sociali sono anche reali e concreti. Defi-

laboratorio nirne con precisione ontologica le caratteristi-

che non rientra tra le finalità di questo scritto,

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ma pare piuttosto evidente che la recente onda- festazioni anticapitaliste risulta evidente che l’a- ta di proteste anticapitaliste in tutto il mondo narchismo ne è un cardine. David Graeber abbia messo in luce la vitalità di tali movimenti, (2002) afferma: «L’anarchismo è il cuore del mo- anche se sono più complessi di quanto lascino vimento, la sua anima; di lì proviene quanto c’è intendere etichette e interpretazioni. Whittier di nuovo in esso, quanto dà speranza». La pre- (2002) rileva che essi «sono composti da conglo- senza trasversale dell’anarchismo sociale nei merati instabili di organizzazioni, reti, comu- movimenti non è una novità. Bookchin, per nità e singoli attivisti, collegati dalla partecipa- esempio, aveva indicato diversi principi e diver- zione a mobilitazioni e da identità collettive at- se pratiche anarchiche che si possono riscontra- traverso le quali i partecipanti definiscono i li- re all’interno dei nuovi movimenti sociali degli miti e l’importanza del proprio gruppo». Non anni Ottanta, e che riguardavano soprattutto sono movimenti statici né monolitici, ma entità questi fenomeni: dinamiche che spesso dispongono di un’orga- • i documenti di questi gruppi richiamano le nizzazione organica e acefala. Inoltre, nelle re- raccomandazioni di Kropotkin per una società centi proteste contro il capitalismo e la globaliz- decentrata e per il rifiuto del capitalismo; zazione, si è vista la convergenza di movimenti • i movimenti municipalisti in particolare adotta- di diversa natura e spesso con sfumature politi- no il principio di Bakunin secondo il quale gli che anche decisamente diverse. Si potrebbe de- finire questo movimento, con maggior precisio- ne, il movimento dei movimenti. In ogni modo, laboratorio a chiunque abbia preso parte alle recenti mani-

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anarchici possono partecipare alla politica locale; • sono antigerarchici; • «il principio che unifica questi movimenti in apparenza indipendenti è il concetto di parteci- pazione e di mutuo aiuto» (Bookchin 1989). Senza dubbio l’analisi di Bookchin resta valida anche quando si esaminano i movimenti legati alle recenti manifestazioni anticapitaliste; essa però comincia a perdere significato quando si comprende il carattere poststrutturalista del movimento anticapitalista. Vincenzo Ruggiero (2000) ha osservato che in quest’ambito emer- gono sempre più due scuole di pensiero oppo- ste. La prima teorizza che i movimenti sociali hanno come interesse la mobilitazione e la di- stribuzione delle risorse. È la tesi avanzata per esempio da John McCarthy and Mayer Zald (1977) e da Bluechler (1993). La seconda è ca- peggiata principalmente da Alberto Melucci (1996) che sostiene che ai movimenti sociali non interessano tanto le azioni politiche, quan- to le battaglie sul piano simbolico e culturale. La scelta della categorizzazione dipende in gran parte dalla definizione di «nuovo» nei movi- e inoltre si sono completamente liberate dai menti. Secondo Melucci (1996) «nuovo» vuole ceppi della politica rappresentativa. significare molteplici «differenze comparative A molti osservatori, anche a quelli che li guarda- tra le forme storiche del conflitto di classe e vano con simpatia, però, è qualche volta sfuggi- quelle di azione collettiva oggi emergenti». ta la vera novità dei movimenti. Brady (2002), Prudente nell’attribuire a questi movimenti per esempio, plaude ai movimenti anticapitali- un’unità d’intenti che non esiste, Melucci osser- sti, perché si impegnano in «forme di protesta va che essi sono «sistemi d’azione, reti comples- originali, creative ed estemporanee», che favori- se tra diversi piani e significati dell’azione socia- scono la partecipazione politica pur tenendosi le. L’identità collettiva che fa sì che diventino alla larga dalla politica. Il giudizio sulle nuove attori non è un dato di fatto o un’essenza, ma il forme di protesta non può prescindere da un’a- risultato di scambi, trattative, decisioni e con- naloga presa d’atto di un diverso senso della flitti tra attori» (1996). propria finalità. Mentre esorta a entrare nell’a- Melucci ha ragione nel sottolineare l’assenza di rena democratica per estendere l’appello alla azioni politiche, se non altro perché i nuovi mo- democrazia del movimento, è evidente che vimenti sociali e soprattutto quello anticapitali- Brady ha in sostanza frainteso il carattere e gli sta sono esplicitamente antipolitici. Come ha obiettivi del movimento. Delle due l’una: o si è potuto osservare Ruggiero (2000) nella sua ri- sbagliato nel giudicare la centralità dell’anar- cerca sui centri sociali a Milano, la novità di chismo all’interno del movimento oppure nel questi movimenti consiste «nel loro rifiuto a im- concettualizzare la natura dell’anarchismo co- pegnarsi nella costruzione di un organismo rap- me entità politica. Nella misura in cui è anarchi- presentativo più alto, un partito o un’organizza- co, il movimento anticapitalista non ha nessuna zione onnicomprensiva». Costituire una strut- intenzione di entrare nell’arena democratica tura organizzativa simile a quella di Friends of della politica elettorale e non aspira a un co- the Earth o di Greenpeace, non rientra tra gli smopolitismo più ampio basato su una politica obiettivi dei nuovi movimenti (anche se questo democratica. Inoltre, il movimento non preten- non è tanto vero per qualcuno dei gruppi de di parlare in nome di qualcuno o di rappre- trotzkisti impegnati nel movimento anticapita- sentare qualcuno, tanto meno i popoli di tutto il lista, come l’inglese Globalize Resistance). Inve- mondo. La sola idea della politica rappresenta- ce le loro forme organizzative sono «molteplici, tiva fa orrore ai movimenti anarchici. fragili, precarie e incoerenti» (Ruggiero 2000); Certo, in Gran Bretagna il movimento anticapi- non aspirano a rappresentare una maggioranza talista ha origini evidentissime. Esso è emerso da una convergenza tra ambientalisti radicali e

laboratorio anarchici, a sua volta favorita da un crescente senso di malessere tra alcune organizzazioni e

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intellettuali liberal. A esso si sono poi uniti ne all’interno del movimento, ma quel disagio gruppi di sinistra, alcuni prima (Workers Power) riflette l’eredità dell’anarchismo sociale che e altri dopo (Swp). mette in primo piano la protesta contro il capi- tale. Come ha osservato Kamura, all’interno del Tattiche, prassi e Black block movimento è importante la coerenza tra fini e mezzi. La prospettiva che la violenza diventi l’e- Il fatto che nel movimento siano presenti grup- spressione che definisce la protesta anticapitali- pi di vario orientamento politico è indiscutibile. sta rischia di danneggiare tutto l’orientamento Questo comporta ovviamente che ci siano di- del movimento: «Noi vogliamo un mondo giu- vergenze sulle tattiche e le pratiche di lotta al sto e corretto e non facciamo il gioco sporco» capitalismo. Si è molto discusso sul ruolo dei (Kamura, 2001). L’anarchismo sociale ha una Black block a Genova e in altre manifestazioni. storia lunga e ambigua al suo interno e questo Caratterizzati dall’impegno a scontrarsi con la indubbiamente continuerà ad avere un ruolo polizia con la violenza se necessario, i Black integrante nelle manifestazioni anarchiche. block non sono ben visti in tutti gli ambiti del Il Black block è anche rappresentativo di un’al- movimento. Pur non essendo esclusivamente tra caratteristica del movimento anticapitalista: anarchici, essi sono un esempio della recrude- l’assenza di una struttura evidente e gerarchica. scenza di una strategia dell’anarchismo sociale Un’unità fragile e provvisoria caratterizza il che sta al centro del movimento anticapitalista. convergere di questo movimento dei movimen- Spontaneità, autonomia e azione diretta sono i ti, sia in quanto movimento più vasto nel corso loro attributi, come lo sono di altri presenti nel delle manifestazioni, sia, spesso, all’interno di movimento. Anzi per qualcuno Black block è singoli gruppi o movimenti. Come ha spiegato semplicemente una tattica. Per altri Black block Ian Welsh, cominciamo ad assistere all’arrivo di ha adottato troppo in fretta l’identità stereoti- un movimento autorganizzato che esiste senza pata dell’anarchico come istigatore di caos e di che nulla lo qualifichi come una tradizionale devastazione. Il fatto è che non c’è accordo sulle struttura organizzata. La presenza di movimenti tattiche e sugli obiettivi del movimento antica- in rete, capaci di promuovere una vaga mobili- pitalista. Minore discussione c’è invece sul fatto tazione allo scopo di compiere azioni dirette che il Black block non è affatto un’organizzazio- molto specifiche a brevissimo termine, costitui- ne né un gruppo. Non esiste al di fuori della ma- sce un modello di contestazione culturale molto nifestazione ed è unito solo in quella manifesta- diverso rispetto a quelli tipici degli anni Settan- zione attraverso una minima convergenza tatti- ta, che hanno orientato gran parte delle ricer- ca di persone che sono lì per distruggere le pro- che sui movimenti sociali (Welsh, 1999). prietà e scontrarsi con la polizia. Inoltre, gli attivisti oggi sembrano decisamente Queste caratteristiche generano preoccupazio- meno propensi a compromettere il proprio coinvolgimento inserendo il movimento in for- me d’impegno limitate a strutture e pratiche tradizionali. Welsh (1999) osserva che le mani- festazioni attuali «sono sempre di più messe in scena secondo i termini posti dai movimenti». Finora non sembra che gruppi come Reclaim the Streets, Earth First! e l’Anarchist Travelling Circuit vogliano seguire le orme di organizza- zioni del tipo di Friends of the Earth o Green- peace, con la creazione di strutture burocrati- che di governo o inserendosi nelle logiche del sistema e negoziando direttamente con i gover- ni e i loro organismi. Questo non significa che tutti i gruppi e i movi- menti che hanno preso parte alle recenti mani- festazioni anticapitaliste si conformino a questo modello. Movimenti con prospettive sostanzial- mente diverse combinano spesso (e in modo si-

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gnificativo sul piano locale) le proprie forze du- strategie chiamano a un impegno nella protesta rante queste manifestazioni. Una ricerca di politica, è possibile ipotizzare, come hanno fat- Plows e Wall (2001) evidenzia come una delle to Goaman e Dodson (1997), che i nuovi movi- particolarità distintive «delle proteste contro il menti sociali pratichino una modalità speri- neoliberismo è il carattere ibrido delle reti coin- mentata e ben collaudata della politica sociali- volte. Oltre settecento gruppi di vari paesi erano sta ortodossa. Tuttavia, quanto più essi si sot- coordinati dal Social Forum». Ciò nono- traggono a quelle forme tradizionali e respinga- stante dai movimenti di protesta emerge una no la delega e l’avanguardismo tipici della poli- nuova dinamica. È la spinta a progettare il mec- tica marxista, e di converso fanno proprie le canismo di interrelazione e le pratiche di globa- nuove forme di contestazione socioculturale, lizzazione. Così l’articolazione di un quadro più tanto più risulta sensato considerare che essi ampio è un elemento integrante della campa- presentano espressioni poststrutturaliste dell’a- gna condotta dai gruppi di protesta fin dalla fi- narchismo. ne del secolo scorso (Plows and Wall, 2001). Come lasciano intendere questi due autori, qui non assistiamo all’emergere di gruppi comple- Nuovi movimenti e anarchismo tamente nuovi, senza niente in comune con chi poststrutturalista li ha preceduti. Le tattiche e le strategie adottate Non sono solo la fluidità e il carattere effimero sono spesso desunte dalle esperienze di movi- delle alleanze che li rendono diversi: piuttosto, laboratorio menti e di gruppi attivi negli anni Ottanta e No- il carattere poststrutturalista è evidente nelle vanta, se non prima. Nella misura in cui tali strategie di resistenza Al centro di tali strategie

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c’è quello che Welsh (1999) definisce «il proces- agire anarchico. È appunto questo l’ethos che so a lungo termine di costruzione di capacità sottolinea David Graeber (2002) quando parla autonome». Gli anarchici sociali hanno fatto a del tentativo del movimento di «tracciare le lungo tesoro del principio per cui si agisce per coordinate di un territorio completamente nuo- sé: era questo il messaggio espresso da Kro- vo». Gruppi come Direct Action Network sono potkin nel suo articolo Act for yourselves pubbli- impegnati a costruire un «linguaggio nuovo» di cato su Freedom nel 1887 (Kropotkin, 1988). disubbidienza civile che coniuga elementi di Nella misura in cui le comunità locali e i movi- teatro di strada, di festa e di quello che si può menti si schierano contro il capitale e la globa- solo definire «conflitto armato non violento» lizzazione, tali azioni sono una chiara conferma (Graeber, 2002). Le loro attività contrastano net- del principio anarchico, In questa forma la resi- tamente con le forme tradizionali di protesta le- stenza sta al centro delle strategie del nuovo gate alla sinistra socialdemocratica e alla politi- movimento sociale: si manifesta a più livelli, as- ca sindacale degli ultimi quarant’anni. Se non sume forme diverse e «rappresenta un punto di altro, le ultime manifestazioni sono vissute in convergenza tra pensiero anarchico e pensiero un modo molto diverso. Rispetto ai cortei e ai postmoderno» (Aster, 1998). raduni organizzati con largo anticipo, le mani- festazioni più recenti instillano tra i partecipan- ti un senso di autonomia organica. Ciò nondi- Costruire capacità anarchiche meno, queste tattiche hanno punti di contatto In sostanza, dunque, ci sono due caratteristiche con la cultura anarchica che vuole «delegittima- dei nuovi movimenti che per la loro natura si re e smontare i meccanismi di dominio, conqui- possono definire anarchiche. La prima è quella standosi nel contempo spazi sempre più ampi a cui si riferisce Welsh quando parla di «costru- di autonomia» dallo stato (Graeber 2002). zione di capacità autonoma» e che collega il vecchio con il nuovo: il rifiuto della rappresen- Nuove forme di protesta tanza e della delega. Gli anarchici hanno sem- pre guardato con sospetto l’avanguardismo. Sia La seconda caratteristica è quella che delinea che si presenti nella fattispecie di una élite rivo- una convergenza tra i nuovi movimenti e l’a- luzionaria sia come velato vampirismo di un’or- narchismo poststrutturalista. Come hanno giu- ganizzazione che pensa di saperne di più, la stamente rilevato Gaman e Dodson (1997), se i rappresentanza è stata e rimane una parola nuovi movimenti restassero ingabbiati in stan- sgradita nel lessico anarchico di resistenza. La che forme di protesta politica, non riuscirebbe- riluttanza dei nuovi movimenti a farsi trascinare ro ad andare oltre gli schemi dell’ortodossia so- da strategie obsolete di protesta politica è un se- cialista. Per la sua stessa natura, l’anarchismo gnale del rinnovato impegno in direzione di un ha sempre ricercato alternative di opposizione. La fondazione di comuni, la costruzione di scuole libere, la pubblicazione di opuscoli radi- cali, la composizione di poesie antigerarchiche, la coltivazione di fiori, la vita tra gli alberi, la produzione di alimenti organici, l’occupazione di abitazioni in disuso, l’impiego di olio alimen- tare come combustibile verde per i motori die- sel, sono tutte prove di come la resistenza, al- l’interno dei circoli anarchici, assuma forme simboliche e culturali. E questo dimostra la convergenza tra l’anarchismo sociale e quello poststrutturalista e fa vedere come entrambi trovino un punto d’incontro nella resistenza. Todd May (1994) sostiene che proprio attraver- so la promozione e la predilezione per le prati- che alternative ci sia un incontro tra l’anarchi- smo sociale e quello poststrutturalista. In tal modo entrambi creano uno sfondo davanti al quale i nuovi movimenti sociali che ruotano in-

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discussione della separazione tra pubblico e privato; la convergenza di protesta e devianza; il raggiungimento della solidarietà attraverso l’a- zione; il ripudio della delega a favore dell’azione diretta» (Melucci, 1996). Mentre riecheggiano i sentimenti degli anarchi- ci sociali attraverso la loro pratica contempora- nea, i nuovi movimenti rispecchiano anche le nuove modalità dell’anarchismo. La scelta co- me obiettivi dei nodi di potere sulle reti sociali, culturali e politiche, l’organizzarsi anch’essi in reti non gerarchiche e decentrate, fanno sì che i nuovi movimenti anticapitalisti non solo con- fermino il tradizionale approccio anarchico alla resistenza, ma anche indichino «a che cosa resi- stere» (May, 1994). In questi assistiamo all’e- mergere dell’anarchismo poststrutturalista. Soggetti e strutture prendono senso dalle prati- che specifiche da cui sorgono. Nel rifiuto della delega, nella negazione della ricerca di potere politico, nel puntare sul presente e sullo specifi- co (Melucci, 1996), il movimento anticapitalista fa propria una serie di tentativi per ritagliarsi torno al dibattito sull’anticapitalismo mettono spazi sociali di autonomia che, per il loro stesso in scena le nuove forme di resistenza sociocul- carattere, si contrappongono al paradigma do- turale. minante della mercificazione del neoliberismo Il movimento socioculturale è molto di più di economico e sociale. La ricerca di zone autono- una semplice predilezione per forme di resi- me si svolge a livello del locale e nelle interse- stenza di tipo festoso. Davanti al crollo del co- zioni specifiche delle reti sociali, culturali, eco- munismo nell’ex blocco sovietico e al generale nomiche e politiche. In sostanza, il movimento arretramento della sinistra davanti alla virulen- ha avviato un percorso poststrutturalista per za del neoliberismo, l’opposizione anticapitali- «costruire rapporti vivibili di potere» (May, sta si è trasformata, passando dai tentativi di 1994). Prendendo coscienza del fatto che il po- costruire un nuovo mondo (per lo più precedu- tere pervade molteplici reti, si arriva a com- to da un’economia di piano centralizzata) a for- prendere come non sia mai possibile eliminare me di resistenza locali e dall’interno. Sader il potere. Gli anarchici sociali lo avevano capito (2002) sostiene che la resistenza, in questa nuo- da tempo. Costruendo pratiche alternative, gli va situazione, si è distaccata dalle narrazioni anarchici poststrutturalisti sono impegnati in metastoriche e da un rozzo economicismo, e si ciò che Deleuze e Guattari (1988) definivano è trasformata diventando «locale e settoriale». «diventare minoranza». Con lo sviluppo di pra- Anche se non possiamo essere d’accordo sulla tiche alternative nei forum sociali e in altre reti formulazione, la società è indubbiamente in e organizzazioni, gli anarchici oggi criticano le una fase di transizione e i movimenti rispec- pratiche dominanti e nello stesso tempo si sot- chiano questo cambiamento. Ciò non vuol dire traggono all’oppressione. Come sostengono che i movimenti di tipo tradizionale siano Deleuze e Guattari in Mille plateau, è il concetto scomparsi di colpo. Anzi, c’è una sovrapposizio- di maggioranza che «assume uno status di pote- ne di vecchio e di nuovo nelle attuali manifesta- re e di dominio, e non il contrario; assume i zioni anticapitaliste, ma c’è anche un senso au- mezzi standard e non il contrario». Chiarito tentico che distingue i nuovi movimenti dai questo, è importante distinguere tra «il maggio- precedenti. Melucci ha osservato che è possibile ritario in quanto sistema costante e omogeneo; indicarne diversi fattori comuni: «La varietà e la le minoranze come sottosistemi; e il minoritario scarsa negoziabilità degli obiettivi del movi- come potenziale divenire, creativo e creato» mento; il rifiuto del potere politico; la messa in (1988). In questo processo «una minoranza in- numerevole e che prolifera minaccia di distrug- gere il concetto stesso di maggioranza» (1988). Riprendendo il concetto di nomadismo da De- laboratorio leuze e Guattari, Paul Virilio si è espresso sul-

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l’importanza di una visione del mondo come Un progetto vivo e vitale flusso. «Il mondo attuale non ha più una sua stabilità: è continuamente mutevole, precario, L’anarchismo sociale e quello poststrutturalista, sfuggente» (Armitage, 1999). Le analisi post- impegnandosi in molteplici forme di resistenza strutturaliste, basate sui concetti di rete, rizo- contro le numerose accumulazioni di potere nei ma, correnti incrociate e deterritorializzazione diversi nodi d’intersezione delle reti sociali, cul- si sovrappongono in modo significativo a quelle turali, politiche ed economiche, condividono la dell’anarchismo sociale. Individuandone l’origi- stessa prospettiva e lo stesso giudizio sulle mo- ne strategica nella sua riluttanza a sostenere dalità di costruzione di spazi di autonomia. Gli esclusivamente il proletariato industriale (pro- attivisti, compresi quelli nel movimento antica- prio perché il potere pervade altri aspetti dell’e- pitalista, quando costituiscono luoghi di resi- sistenza), l’anarchismo sociale è da tempo con- stenza, nello stesso tempo smuovono dalla base sapevole dell’esigenza di unire la resistenza sul- i discorsi dominanti o prevalenti del potere. le reti. Colin Ward (1988) osserva che gli anar- Quando attaccano con piumini rosa la polizia chici «devono costruire reti al posto di piramidi. schierata i manifestanti non solo creano spazi L’anarchismo non pretende di cambiare le eti- sociali spettacolari e autonomi, ma delegittima- chette tra gli strati, non vuole gente diversa al no anche le forme violente dell’oppressione sta- vertice, vuole che ne scivoliamo fuori dal di sot- tale. In realtà non tutti gli anarchici s’impegna- to». Questa eredità intellettuale affonda le pro- no in pratiche del genere, ma adottano sempre prie radici all’interno dell’anarchismo sociale e più forme di protesta e di resistenza che hanno prende le distanze da un pensiero strategico per in sé tratti festosi e carnevaleschi. Analogamen- andare verso «una filosofia politica tattica», co- te, non tutti gli anarchici concordano con chi me dice May. Una filosofia politica strategica giudica che l’anarchismo sociale stia conver- come il marxismo colloca le varie manifestazio- gendo verso il poststrutturalismo nel ventune- ni di oppressione e di ingiustizia in un’unica simo secolo. Questo testo non pretende di esau- problematica di fondo; invece il pensiero tattico rire un discorso che tocchi tutti gli ambiti della «ritrae l’universo sociale e politico non come un pratica e della teoria anarchica. È però un’atte- cerchio, ma come una rete di linee che s’incro- stazione del fatto (se mi è lecito usare le parole ciano» (May, 1994). Invece di concentrare la re- di uno studioso che non sarebbe di sicuro d’ac- sistenza su un unico nucleo apparente di pote- cordo con me) che l’anarchismo debba essere re, il pensiero tattico si oppone a un’emancipa- considerato «un progetto vivo e vitale» (Moore, zione guidata da un’élite di avanguardia. Osser- 1997a: 159). Senza ombra di dubbio la prassi vando che il potere abita le reti e non nasce da anarchica è messa in evidenza dalle recenti ma- un unico centro, «la critica poststrutturalista nifestazioni anticapitaliste. Per questo, poiché della rappresentanza» è decisamente anarchica l’anarchismo sociale si adegua alla vita del nuo- nel proprio carattere (May, 1994). Gli anarchici vo secolo, è un progetto che ormai possiede una sociali come i poststrutturalisti concepiscono dinamica chiaramente poststrutturalista. spazi sociali formati da «intersezioni di potere e non sorti da un’unica origine».

(Le illustrazioni di questo articolo sono personaggi storici dell’a- narchismo dipinti da Pietro Spica. Una passione per la pittura trasmessa a Spica dallo zio materno Gianni Dova, che con Lucio Fontana e Roberto Crippa aveva fondato il movimento Spaziali- sta italiano. Dopo essersi laureato alla Statale di Milano in storia contemporanea, Spica ha girato il mondo: Afghanistan, India, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador, Messico e Marocco, passando lunghi periodi negli Stati Uniti e nelle isole Baleari. Il suo primo lavoro pubblicato è stato l’illustrazione di un libro per bambini, Coloriamo le nuvole, in collaborazione con Bruno Munari. In se- guito ha illustrato altri libri per bambini, tra cui le Fiabe italiane di Italo Calvino. Ha insegnato tecnica dell’acquarello a centinaia

di bambini in Italia e negli Stati Uniti. laboratorio

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anno 11 • n.4 • 2009 libertaria DALLA RIVOLUZIONE AL SUPERAMENTO D

Nove libri. La «breve estate dell’anarchia» del 1936 accanto alla necessità di «inven- tarci» un futuro. La mitica banda del Matese e l’ecologia targata Kronos. Un israe- liano contro l’oppressione dei palestinesi e un famoso architetto che analizza la «conquista dello spazio abitativo» da parte dell’esercito di Tel Aviv. E un interrogati- vo inquietante: chi è l’Altro? Un’intervista a un «grande vecchio» dell’anarchia fino 2ai ricordi di una ragazza a cui da4 piccola cantavano ninnenanne6 rivoluzionarie 79 ¡No pasarán!3le evento storico, fondamen- narranti di Paolo Rossi e Fran- 1 tale non solo per la storia del cesca Gatto. movimento anarchico ma5 per Nel dvd si rivive in diretta la 1 la stessa storia contempora- passione sociale di un popolo Sono passati settant’anni da nea mondiale. in armi (con le donne in pri- quando il generale Francisco È quindi con grande interesse ma fila) che combatte per la 8 Franco con il suo esercito fece che presentiamo ai nostri let- sua libertà e al tempo stesso ingresso in una Madrid stre- tori l’ultimo lavoro storico di mette in pratica la società au- mata mettendo fine a un’aspra Claudio Venza, Anarchia e po- togestita. guerra civile strettamente in- tere nella guerra civile spagno- Nel libro, Venza racconta la trecciata a una rivoluzione li- la, recentemente pubblicato guerra civile spagnola del bertaria. Finiva così la «breve da Elèuthera e inserito in un 1936-1939 e l’epocale rivolu- estate dell’anarchia», iniziata cofanetto dal titolo Spagna zione libertaria ed egualitaria nelle strade di Barcellona il 19 1936 - l’utopia e la storia che che l’ha attraversata, analiz- luglio 1936. contiene anche la riedizione zando in particolare il ruolo Il sito di Libertaria ospita fin in formato dvd del video Spa- che vi svolsero anarchici e dall’inizio una sezione specia- gna 1936: l’utopia si fa storia, anarcosindacalisti, alle prese le dedicata alla Spagna 1936; vi filmato del 1937 degli archivi con gli inediti problemi teorici si trovano testi, immagini, vi- iconografici della Confedera- e pratici posti dall’esigenza di deo, audio che ricordano e te- ción Nacional del Trabajo, con venire a patti con la realtà del libraria stimoniano quel fondamenta- i testi di Pino Cacucci e le voci potere.

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SPAGNOLA di Lorenzo Pezzica O DELLA POLITICA

sente in modo diretto degli accadimenti di un paese dove ha la sua presenza organizza- ta più ampia e solida». Le ragioni sottolineate da Venza rispetto all’importanza dell’avvenimento di quell’e- poca chiariscono con quel metodo e punto di vista co cui lo storico triestino ha voluto affrontate il suo studio. Da una parte abbiamo una rico- struzione rigorosa degli avve- nimenti, dall’altra un approc- cio critico e problematico che non vuol nascondere le que- stioni scottanti, vedi il rappor- to con il potere, che l’anarchi- smo spagnolo e i suoi militan- ti dovettero affrontare.

9 Spagna 1936 - l’utopia e la storia Elèuthera, Milano, 2009 6 cofanetto dvd + libro 7 22, 00 euro. Claudio Venza Anarchia e potere nella guerra bertari di venire a patti con Nel contesto di una feroce civile spagnola una realtà ostile. guerra civile tra fascismo e an- Elèuthera, Milano, 2009, Prima di entrare nel vivo della tifascismo, che prelude alla se- pagine 180. conda guerra mondiale, infat- guerra civile e delle sue pro- blematiche, l’autore però ha ti, un forte e radicato movi- Pino Cacucci, Paolo Rossi, cercato, come lui stesso affer- 8mento libertario cerca di rea- Francesca Gatto ma, di «ricostruire l’evoluzio- lizzare un’aspirazione secola- Spagna 1936: ne dell’anarchismo spagnolo re: una società di liberi e ugua- l’utopia si fa storia dalla sua nascita nella Spagna li. Anarchici e anarcosindaca- Centro studi libertari/Archivio del 1868 fino alla risposta al listi provano a mettere in pra- Giuseppe Pinelli. tica le loro aspirazioni autoge- golpe militare del 18 luglio stionarie attraverso migliaia di 1936. Quel giorno», prosegue collettivizzazioni urbane e ru- l’autore, «si compie un salto di rali, innovative sperimentazio- qualità cruciale per tutta la ni in campo sociale e cultura- storia successiva del movi- le, e una «guerra antimilitari- mento libertario, con riflessi sta» basata sul modello delle enormi sul piano ideologico e milizie volontarie. Venza rac- politico, tattico e strategico. Il conta quell’esperimento rivo- respiro dei fatti spagnoli ha, e luzionario con i tentativi prag- avrà, conseguenze sull’intero matici (e le resistenze) dei li- anarchismo mondiale, che ri- libraria

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Matese 2 anarchico

Nelle intenzioni degli organiz- zatori doveva essere più di un’azione dimostrativa, dove- va sollevare la sofferenza pro- letaria e popolare a farsi impe- gno di lotta, doveva essere l’i- nizio di un’insurrezione socia- le che avrebbe portato alla ri- voluzione anarchica. L’insur- rezione preparata dalla cosid- detta banda del Matese, che coinvolse i comuni di San Lu- po, Letino e Gallo, capeggiata da Errico Malatesta, Carlo Ca- fiero, Pietro Cesare Ceccarelli e Napoleone Papini, avrebbe dovuto contenere in sé l’ener- gia per propagarsi e infiamma- re la rivolta popolare. Invece, come poi raccontò Ceccarelli, un traditore (Vincenzo Farina da Maddaloni) e le avversità del tempo arrestarono l’impe- nizzatori un’ipotesi di studio nativa, che inviò dodicimila to sobillatore dell’internazio- più che un’opzione concreta, soldati, fece fallire, com’è no- nalismo anarchico. data l’oggettiva impossibilità to, l’insurrezione. L’esito falli- Oggi, a distanza di 130 anni di far condividere strategie po- mentare, seguito dal processo dai fatti, Bruno Tomasiello ha litiche così ambiziose a popo- penale alla Corte d’assise di raccolto in questo prezioso vo- lazioni vessate dall’analfabeti- Benevento, suscitò critiche al- lume una cospicua documen- smo prima ancora che dalla l’interno del movimento inter- tazione e fornito un indirizzo fame. nazionalista, in particolare da di lettura bibliografica e sto- I fatti insurrezionali della ban- parte di Amilcare Cipriani. riografica di grande interesse. da del Matese misero a duris- La ricerca condotta da Toma- Ma perché la banda scelse sima prova la determinazione siello ha il merito di far rie- proprio l’area del Matese co- dei partecipanti, giacché le mergere dall’oblio testimo- me teatro dove promuovere la informazioni riservate giunte nianze archivistiche e giornali- spedizione? «Sembrò la più alle forze dell’ordine imposero stiche, opere e documenti in- adatta per la peculiare struttu- di anticipare di circa un mese teressantissimi, contribuendo ra geografica alla guerra per l’evento, e quindi di rivedere a una maggiore conoscenza di bande», scrive Tomasiello nel- al momento spostamenti e questo episodio storico, trop- l’introduzione, «situata al cen- dettagli organizzativi. Non so- po spesso dimenticato dalla tro di tre regioni e con possibi- lo, una volta fissato il luogo di storiografia ufficiale ma parti- li vie di fuga in almeno cinque ritrovo alla Taverna Jacobelli colarmente importante nella province diverse, rappresenta- di San Lupo (scelta nel corso storia dell’anarchismo italia- va il sito ideale anche per le di un sopralluogo effettuato da no. condizioni economiche dei Cafiero e Malatesta, presenta- suoi abitanti che gli interna- tisi il primo come un lord in- Bruno Tomasiello zionalisti speravano di poter glese e il secondo come il suo La Banda del Matese. aggregare nell’impresa». Pro- segretario) il primo scontro a 1876/1878. babilmente, sostiene l’autore, fuoco con una pattuglia di ca- I documenti, le testimonianze, l’obiettivo di arruolare le po- rabinieri impose di modificare la stampa dell’epoca polazioni locali in una coordi- ulteriormente il programma Galzerano editore, Casalvelino

libraria nata azione insurrezionale fu delle operazioni. Scalo, 2009,

considerato dagli stessi orga- L’imponente reazione gover- pagine 640, 25, 00 euro.

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Un nuovo «antropologia del rapporto uo- stati abbandonati in funzione umanesimo mo-natura», che permetta di di ritmi di tempo e utilizzo 3 nel nome creare una nuova teoria am- dell’energia non più sostenibi- di Kronos bientalista, e dunque sociale e li. Gli effetti sono una produ- politica, capace di porre un’al- zione entropica distruttiva Conseguenza dello sviluppo ternativa all’attuale civiltà fo- dell’ambiente e altrettanti incontrollato del pianeta Terra riera di oscure e drammatiche processi crescenti di distruzio- è l’urgente richiesta di uno svi- previsioni. ne. luppo sostenibile, che affronti Il libro di Nobile ripercorre lo Un libro interessante, occasio- in termini concreti e razionali sviluppo del genere umano tra ne di discussione sulle possi- il problema delle risorse sem- rivoluzioni scientifiche e poli- bili via di uscita, che l’autore pre più carenti. tiche. L’approdo è la situazio- suggerisce nella diminuzione L’autore di Nel grembo di Kro- ne problematica della terra di della densità di popolazione nos, spinto dalle crescenti e oggi: altissima densità di po- con un processo guidato di ri- drammatiche urgenze poste polazione, insufficienza delle duzione delle nascite: una ri- dallo sfascio ambientale e dal- risorse vitali, produzione at- duzione non fine a se stessa, le spinte globalizzanti delle ra- traverso le più sofisticate tec- ma occasione per eliminare gioni mercantili, dall’insorgere nologie con una velocità più anche distorsioni, violenze e del ricorso alla violenza, e dal alta rispetto alla capacità del ingiustizie, senza ricorrere alle fallimento sempre più eviden- sistema Terra-Sole di rigenera- energie «impacchettate» (pe- te dei tentativi teorici e pratici re le risorse. trolio, carbone, nucleare), ma ispirati dalle tradizionali cul- Per questi motivi la Terra è di- alle sole risorse della Terra. ture che invano cercano rispo- venuta asfittica e sterile e ciò L’autore lancia l’appello per ste ai problemi dell’umanità, perché i tempi della vita, la un ritorno al rapporto antico e cerca di fondare una nuova metafora del dio Kronos, sono nuovo uomo-terra, al ritorno, ancora possibile, a un nuovo equilibrio fra uomo e natura, presupposto per un mondo li- bero e giusto, per una società che non si basi sull’esercizio del potere ma sulla consape- volezza dei limiti e per una li- bertà che finisce dove inizia il diritto alla vita degli altri. L’alba di un nuovo mondo che si legge nelle pagine del libro prevede anche e necessaria- mente un nuovo concetto di cittadinanza dove le aspirazio- ni a un mondo più giusto ed equo hanno il presupposto e il proprio fondamento nella ne- cessità che gli uomini scelgano davvero la strada della soprav- vivenza della nostra specie e dello stesso pianeta.

Carmelo Orazio Nobile Nel grembo di Kronos Edizioni Polistampa, Firenze, 2004, pagine 152, 12,00 euro. libraria

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Demolite il muro 4 non le case L’Icahd, Israeli Committee Against House Demolitions, è un’organizzazione israeliana non violenta, di azione diretta, costituita per resistere alla de- molizione da parte di Israele della case palestinesi nei terri- tori occupati e per porre fine all’occupazione. Jeff Halper ne è il direttore. Vive a Gerusa- lemme. Ostacoli alla pace è il risultato di una serie di visite guidate nei territori occupati organiz- zate dall’organizzazione di Halper per diplomatici, gior- nalisti, ricercatori e attivisti. Un’indagine «sul campo» per cercare di fare chiarezza in un mare di disinformazione su quelli che l’autore definisce «fatti compiuti»: le colonie, il blocco economico, il labirinto di check-point, la politica di demolizione delle case palesti- nesi e dell’espropriazione del- la terra, la creazione della Grande Gerusalemme, il con- Informazioni e domande che Lo spazio trollo israeliano sulle risorse si uniscono a un altro aspetto intorno a noi idriche, la costruzione di un dell’opera che, secondo lo 5 «muro provvisorio», e altro an- stesso autore, risulta essere al- cora. trettanto importante: quella di Negli ultimi decenni, un nu- La forza del libro di Halper sta «aiutare i sostenitori della pa- mero sempre maggiore di ar- nell’estrema chiarezza con cui ce giusta a reinquadrare il chitetti si è cimentato, all’in- pone una questione tra le più conflitto rimettendo l’Occupa- terno del lavoro professionale, controverse e complesse che zione al centro del dibattito, con diverse teorie filosofiche ancora oggi è lontana dal tro- un passaggio necessario per la in relazione allo spazio co- vare una soluzione definitiva e costruzione di una campagna struito. Dinocrate ebbe da di- pacifica: la questione israelo- internazionale efficace». Una scuterne con Alessandro Ma- palestinese. pace giusta in cui «entrambe gno, niente di nuovo. Ma L’analisi dell’autore non si fer- le parti escano vincenti, e pos- quando a farlo è un esercito ma soltanto al chiarimento di sano fruire delle proprie li- moderno, probabilmente bi- questi pur fondamentali bertà collettive e individuali, sogna approfondire le motiva- aspetti della questione. Halper in una regione messa final- zioni. infatti prende in esame anche mente in condizione di fiorire Il libro di Eyal Weizman, appa- le basi ideologiche, le strutture all’insegna della sicurezza e rentemente un testo di «archi- istituzionali e le logiche milita- dello sviluppo economico». tettura dell’estremo» o una ri che stanno dietro l’espan- cronologia delle relazioni tra sione e il controllo israeliano, Jeff Halper spazio abitato e conflitto israe- proponendo contemporanea- Ostacoli alla pace. lo-palestinese, ci pone di fron- mente alcune domande cru- Una ricontestualizzazione del te a tematiche che possono far ciali rispetto al futuro della po- conflitto israelo-palestinese vedere tale conflitto con occhi

libraria litica di Israele alla luce degli Una Città, Forlì, 2009, differenti. Lo scandaloso muro

ultimi avvenimenti politici. pagine 168, 12,00 euro. divisorio in Cisgiordania, per

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trollo dello spazio di guerra at- traverso fortificazioni «in profondità» (laddove la figura del grezzo Ariel Sharon si pre- cisa in quella di un genio tatti- co sovversivo), e per l’urbaniz- zazione ottica che costituisce forma di controllo delle colo- nie israeliane sullo spazio ru- rale palestinese. E così dive- nendo contemporaneamente costruzione di molteplici co- munità chiuse pronte a difen- dere il terreno conquistato (at- traverso leggi sui «terreni va- canti» di ottomana memoria). Uno spazio che, oltre a essere oggetto della conquista terri- toriale, diviene «arma» fisica e cognitiva, dove l’architettura forgiata dalla potenza israelia- na compie (a proprio piaci- mento) costruzioni e distru- zioni nel nome della tempora- neità, condizione nella quale è possibile mantenere il giogo sulla popolazione palestinese.

Giorgio Ciarallo

esempio, è sì un confine fisico, loro camere, sfruttando la Eyal Weizman ma solo per i palestinesi in contiguità tipica dello spazio Architettura dell’occupazione. quanto i muri, per l’esercito domestico arabo per operare Spazio pubblico e controllo ter- israeliano, sono «trasparenti»: delle penetrazioni inattese at- ritoriale in Palestina e Israele i militari, nell’operazione del traverso il denso tessuto dei Bruno Mondadori, Milano, 2002 denominata «scudo di- campi profughi. Decostruttivi- 2007, fensivo» contro i campi profu- smo spaziale applicato. pagine 341 , 25,00 euro. ghi di Jenin e Balata, hanno Weizman, membro di Decolo- coscientemente invertito la re- nizing (www.decolonizing.ps), lazione tra spazio e interpreta- associazione che si propone di zione che di esso viene quoti- articolare architettonicamente Questione di dianamente compiuta, consi- il processo di decolonizzazio- punti di vista derando così le strade come ne dei Territori Occupati, con 6 luoghi da non attraversare, le questo libro, coerentemente al finestre come bordi su cui non titolo originale Hollow Land Chi è l’Altro e soprattutto: co- sporgersi e le porte da non ol- (Territorio scavato, bucato. La me nasce l’Altro in quanto ta- trepassare, in quanto presu- scorretta traduzione aggiunge le? E inoltre: quando parliamo, mibilmente controllate dai un altro capitolo a questa con- studiamo, definiamo l’Altro, guerriglieri palestinesi. La tec- sueta pratica), ci conduce nel- veramente parliamo di quanto nica utilizzata fu quella di la vera essenza del conflitto, pare non riguardarci in alcun «sciamare» dentro il tessuto cioè la conquista dello spazio modo o stiamo invece, incon- abitativo, bucando letteral- in tutte le sue dimensioni, pas- sapevolmente, predisponendo mente le case con carotaggi sando per lo scenografico uti- lo specchio nel quale poi rico- orizzontali: le forze armate lizzo della pietra locale e dei noscerci per differenza? Sono israeliane attaccarono così gli tetti rossi a falde come forma queste le domande che fanno

inermi civili passando nei loro di costruzione identitaria del da filo conduttore alla puntua- libraria

soggiorni, chiudendoli nelle colono israeliano, per il con- le riflessione filosofica che Ca-

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milla Pagani affronta in Ge- nealogia del primitivo. Il mu- sée du quai Branly, Lévi- Strauss e la scrittura etnografi- ca. Prendendo spunto dall’isti- tuzione del museo parigino dedicato all’arte delle culture «primitive», infatti, l’autrice evidenzia subito che «Una cul- tura è considerata “altra” solo in relazione a una seconda che le fa da specchio e attraverso un rapporto di differenziazio- ne e rispecchiamento entram- be costruiscono la propria identità grazie alla condivisio- ne di quest’alterità reciproca. Essa costituisce quindi una mutua relazione che definisce i propri termini solo dopo averli confrontati». Il «noi» e il «loro», insomma, si con-costi- tuiscono, poiché ambedue si danno soltanto a partire da una «pratica di vita» (tema che Pagani, dichiaratamente, ri- prende dal suo maestro Carlo Sini, non a caso prefatore del volume), cioè da un «modo di essere/accadere», che li istitui- sce nel momento stesso in cui essa stessa si dà appunto co- gono più problemi di quanti dere il suo carattere duale», la me pratica ed è per questo, ne risolvano, poiché proprio il qual cosa implica che, come continua l’autrice, che «l’uo- fatto che, dal punto di vista dice Sini in apertura, «la cono- mo (può) essere considerato conoscitivo, il relativismo sia scenza non è (…) una mera non in quanto Uomo, ovvero l’unica posizione ragionevol- contemplazione statica dell’e- oggetto di un sapere universa- mente possibile, pone il pro- sterno e dell’estraneo, (…) è le, ma come un essere che è blema etico (nel senso del gre- da intendersi piuttosto come allo stesso tempo soggetto del- co ethos: modo abituale di es- un “lavoro” e come un compi- le e alle pratiche». Tutto ciò sere) della possibilità o meno to intersoggettivo: quello della implica, ovviamente, tanto di un «criterio con il quale sta- costruzione dell’umano in una che non vi sia un «Uomo» in bilire un’umanità», un criterio congruente pluralità di di- qualche modo universale/uni- reso ancor più necessario oggi, mensioni e di profili». È infatti versalizzabile (che tutt’ora è la in cui il mondo è indubbia- a partire da tutto ciò che di- cifra dell’universalismo occi- mente, almeno dal punto di venta possibile un «ritorno al dentale, che in tal modo si ri- vista comunicativo, un «villag- noi» nella «soglia della pratica vela solo un etnocentrismo in- gio globale». A questo proposi- differenziante dell’incontro», consapevole di sé), sia che «il to, l’autrice sottolinea che «la un «noi» che, proprio perché relativismo è piuttosto conse- presa di coscienza degli errori sempre mutevole, passeggero guenza virtuosa della relazio- insiti in ogni visione, in ogni e incerto, è però anche la con- ne, della quale non è sensato prospettiva, in ogni sapere, dizione di possibilità perché le pretendere una scienza asso- corrisponde a un gesto di relazioni interculturali siano luta o (…) in sé» (Sini, p. 9). umiltà che concepisce la verità l’occasione di un incontro, Queste considerazioni, tutta- non come qualcosa di fisso e cioè di un farsi «reciproco» e via, se da un lato destruttura- indiscutibile ma come un consapevole, cioè, per dirla no e depotenziano le prepo- evento transitante nelle prati- con Pagani, «eventi nei quali si

libraria tenze (ideologiche e pratiche) che della nostra vita. È in que- stabiliscono ogni volta in ma-

dell’Occidente, dall’altro pon- sto senso che si può compren- niera diversa e mutevole i ruo-

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li, i nomi, le identità e i visi». Un «grande traddistingue l’anarchismo. Già da quanto fin qui accen- vecchio» Pur essendo docente universi- nato, si rivela come il testo 7 si racconta tario l’ha fatto dall’interno del della Pagani sia sicuramente movimento, partecipando alle stimolante non solo per quan- Ho trovato interessante l’in- sue pubblicazioni, ai suoi con- to riguarda la riflessione filo- tervista a Nico Berti fatta da vegni e ai suoi dibattiti. Eppu- sofica, ma anche rispetto alla Mimmo Pucciarelli. Mi ha ri- re con il tempo in lui si è ac- nostra attuale situazione poli- svegliato interesse non tanto centuata una certa distanza di tica (si pensi alle varie «spara- per ciò che dice, già conosciu- vedute e di prospettive rispet- te» leghiste sugli «extracomu- to e non condivisibile in una to a quello che può essere nitari», come pure su alcuni coerente prospettiva anarchi- considerato l’anarchismo clas- «comunitari»), come pure ri- ca, quanto perché mette a nu- sico. guardo a una elaborazione di do, fin dagli esordi, il suo per- Oggi, com’è sottolineato nella segno libertario che voglia an- corso rispetto all’anarchismo, presentazione, si definisce dare oltre alle risposte stereo- che lo vede coinvolto non solo sempre anarchico ma «critico- tipate. Se, infatti, non si può come intellettuale, ma soprat- revisionista». Come lui stesso più pensare che vi sia un «Uo- tutto emotivamente. Il suo in- afferma, non è più interessato mo» in fondo sempre uguale a teresse di storico è legato al a una visione politica tradizio- se stesso, definito dalla razio- suo sentirsene parte. nale dell’anarchismo perché nalità di stampo illuministico, Per comprendere bene biso- non ne ha più una, mentre è cosa ne è della libertà e della gna tener presente il perso- convinto che debba svolgere sua, sperabile, generalizzazio- naggio. Nico Berti è forse il una funzione culturale teoreti- ne? Proprio a proposito di tale maggior storico italiano viven- ca forte nel senso di far cresce- domanda, Genealogia del pri- te del pensiero anarchico e per re una visione del mondo li- mitivo, con il suo puntare sul decenni ha studiato e scritto bertaria. senso e sul «lavoro» delle «pra- sulle varie sfaccettature della Purtroppo questa sua propen- tiche», offre indubbiamente pluralità di pensiero che con- sione è sostenuta dal fatto che, alcuni elementi cardinali, par- tendo dai quali, per esempio, è possibile abbandonare l’idea (assurda) di una libertà come «stato» di cui appropriarsi o come condizione «naturale» degli esseri umani e comincia- re a intravedere una «pratica della libertà», cioè un percorso in cui la libertà si mostri come condizione di possibilità, mai data «in sé» e mai completa- mente esaurita, di un consa- pevole e voluto «farsi».

Franco Melandri

Camilla Pagani Genealogia del primitivo. Il musée du quai Branly, Lévi-Strauss e la scrittura etnografica Negretto editore, Mantova, 2009, pagine 124, 12,00 euro. libraria

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come afferma fin dall’inizio, non ha mai creduto nelle pos- sibilità di realizzazione dell’a- narchia. Soprattutto oggi è troppo spostato sul fronte del liberalismo, al punto che viene il sospetto che suggerisca di lasciar perdere l’anarchismo per metamorfizzarci in una nuova specie che potremmo definire liberal-libertari. Nulla di nuovo! Più che altro mi sembra un problema persona- le. È una visione senza storia perché snatura il senso profondo e la propensione al- ternativa radicale dell’anarchi- smo, che ha bisogno senza dubbio di essere sottoposto a una potente revisione critica, ma per affermarne il valore in modo ancor più potente.

Andrea Papi

Mimmo Pucciarelli (a cura di) Intervista agli anarchici Nico Berti Atelier de création libertaire, Lione Galzerano editore, Casalvelino Scalo, 2009, pagine 102, 10,00 euro. non manca la via anarchica, giovani in fermento, dove so- sicuramente affascinante e fa- gni e utopie trovano facilmen- cile da imboccare, ma sulla te casa. Quella quale poi è difficoltoso prose- Possiamo ancora sperare. Per ninnananna guire). Carlotta ricorda e com- fortuna. 8 della rivolta menta: la ninnananna che le Stefania Maroni cantava suo padre (L’inno del- la rivolta: «Sul fosco fin del se- Giulia Villoresi Episodi di una giovane vita in colo morente, sull’orizzonte La Panzanella ordine sparso: sono il leitmo- cupo e desolato, già spunta Feltrinelli, Milano, 2009, tiv di La Panzanella, opera l’alba minacciosamente del pagine 200, 14,00 euro. d’esordio di Giulia Villoresi diffatato»), un’avventurosa gi- (classe 1984). Li racconta in ta scolastica ad Atene, l’indi- prima persona Carlotta Cor- menticabile vacanza ad Am- Al di là delli, detta Panzanella, una sterdam, gli incontri fuggevoli della politica teenager della buona borghe- e casuali ma che lasciano il se- 9 sia romana che, come la mag- gno, l’imprevisto impatto con gior parte delle sue coetanee, la morte in una brumosa alba «La conclusione della mia tenta di uscire dal guscio del- invernale. In modo garbato e analisi? Molto probabilmente l’adolescenza con una buona dimostrando uno straordina- esistono progetti, fantasie, so- dose di fatica, dibattendosi tra rio spirito d’osservazione, de- gni, che annunciano un futuro grandi dubbi e splendide spe- scrive luoghi, persone e cose che va molto oltre i tradiziona- ranze, cercando nuove emo- con un linguaggio vivace, mo- li schemi politici. A questo

libraria zioni e sperimentando percor- derno e spigliato. Ne esce il vi- proposito citerò (e non sembri

si ideologici alternativi (dove vido affresco di un mondo di paradossale) i programmi di

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devono perdere questa occa- sione». Questo è uno dei passi conclu- sivi dell’ultimo libro del socio- logo Sabino Acquaviva. Libro preceduto nel 2006 da L’eclissi dell’Europa e nel 2002 da La democrazia impossibile. In questo agile saggio Acqua- viva ritiene che il mondo e la nostra visione del mondo, si trasformano, soprattutto a causa delle scoperte degli ulti- mi decenni, dall’astrofisica al- la fisica, alla genetica, alla bio- logia, ad altre discipline scien- tifiche. Nell’ambito di questa nuova civiltà che annuncia il futuro, «il significato della pa- rola politica cambia in manie- ra sostanziale», anche perché il progetto politico non è più soltanto il risultato del lavoro di chi fa politica nel senso classico del termine. La cosid- detta politica assomiglia sem- pre più a un contenitore semi- vuoto. «I politici amministra- no, distruggono, fanno le guerre, ma non inventano il futuro». I tentativi in questo senso sono falliti, come dimo- strano anzitutto il fascismo e il Auroville, la famosa città in- posta di orizzonti e progetti comunismo. Il progetto globa- diana nata dal nulla, la cui politici difficilmente etichetta- le, che costruisce la società di “carta” recita: “Auroville non bili che, appunto perché non domani, è ormai il risultato di appartiene a nessuno in parti- incarnano una linea precisa, è una serie di progetti che si svi- colare. Appartiene all’umanità difficile, anzi impossibile, defi- luppano in gran parte fuori nella sua totalità. Sarà il luogo nire di destra o di sinistra, e della politica come è comune- di un’educazione senza fine, comunque connotarli politica- mente intesa. di un progresso continuo e di mente in senso classico. Da qui lo sguardo che Acqua- una giovinezza senza vec- Qualcuno (Larry Gambone, viva pone anche sull’anarchi- chiaia. Vuole essere il ponte Verso un’anarchia postmoder- smo quale possibile percorso fra passato e futuro”». (Rita na, in Libertaria, n.1-2/2008) alternativo alla «politica classi- Cenni, Auroville, utopia im- osserva che «sorge l’esigenza ca» e per inventare una «nuo- perfetta, in Libertaria, n.1- di un anarchismo postmoder- va civiltà». 2/2008). Questo rifiuto (per no, il quale deve tenere conto Luciano Lanza certi versi libertario perché dello sviluppo della scienza e scardina antiche utopie) di del sapere». Una cultura anar- Sabino Acquaviva ogni antico progetto si sposa, chica può unirsi a un uso più La fine di un mito. nella società di oggi, con una libero delle scienze, ma anche Destra sinistra e nuova civiltà fantasia progettuale espressio- ad altri orizzonti culturali, in Marsilio, Venezia, 2009, ne della rivoluzione tecnico- vista dell’invenzione di nuove pagine 157, 10,00 euro. scientifica che si dilata in ma- maniere di convivere, forse niera spesso caotica, incon- impensabili in un più o meno recente passato: «Donne e uo- trollabile, inarrestabile, e ten-

de a inventare il futuro, pas- mini sembrano in grado di in- libraria

sando anche attraverso la pro- ventare il proprio futuro. Non

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annoanno 11 7 • n.4 • 20052009 libertaria INDIPENDENZA SOCIOECONOMICA E GLOBALIZZAZIONE di Pasqualino Colombaro pensiero eccentrico

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È possibile trasformare radicalmente i sindacati dei lavoratori tanto da farli di- ventare strumento per l’autogestione generalizzata? Questa è l’ipotesi di Pasqualino Colombaro (abruzzese doc) che vive a lavora negli Stati Uniti dove attualmente si dedica alla costruzione di una rete di alternative economiche, Gean, per lo sviluppo di capacità critiche e tecniche di autogestione dei lavora- tori. È autore di vari saggi critici del sistema politico, occupazionale e di rappre- sentanza sindacale in America. Colombaro dopo il master in sociologia alla Boston University (1978) è stato assistente sociale per lo stato del Massachusetts e rappresentante/formatore sindacale nel sistema di servizi sociali. Titolo originale: From crisis of civilization to worker social and economic indepen- dence on a global scale

ell’attuale momento stori- domanda fondamentale: qual essere al di sopra della terra, o Nco, alla base di ogni inno- è il nostro scopo sulla terra? In separati da essa, ma al contra- vazione in materia di relazioni qualche momento dello svi- rio di esserne parte integrante, sociali sta il rapporto tra gli es- luppo storico è stata presa la come di un’unica totalità vi- seri umani e il loro ambiente. fatale decisione di vivere per- vente (Lovelock, 1979). Godere di relazioni sociali sa- seguendo ricchezza e potere Il lavoro (l’attività economica) ne (Melaine Klein, 1964) e rea- sugli altri, oltre che temere, interessa direttamente e con- lizzare se stessi (C. G. Jung, controllare e sfruttare selvag- diziona le fondamentali rela- 1957) sono i due aspetti cen- giamente la natura. zioni degli esseri umani, tra lo- trali e caratterizzanti dell’e- Oggi, sotto il peso delle conse- ro e con la terra. Quindi anche sperienza umana. Nonostante guenze che quella decisione il lavoro va preso in considera- oggi sia comune un atteggia- ha avuto per tutta la nostra ci- zione in questo cammino alla mento di paura latente e ab- viltà, di fronte all’incombente scoperta di un nuovo modo di battimento, dovuto al sistema disastro economico e ambien- vivere, individuale e collettivo, economico e politico preva- tale, e anche alla dissoluzione e non deve essere più uno lente (che provoca un costan- e frammentazione del nostro strumento di dominazione e te stato di alienazione da noi gruppo e delle nostre esisten- straniamento della realizza- stessi e straniamento dal no- ze individuali, una nuova scel- zione di sé. Una simile evolu- stro milieu sociale e naturale), ta si impone. zione può nascere solo nel- nessun essere umano può La nuova risposta esistenziale l’ambito di inequivocabili sfuggire alle conseguenze di può scaturire dalle diverse co- contesti di libertà. non riuscire a soddisfare que- noscenze acquisite e da varie Per aprire questa nuova via in sta esigenza esistenziale. fonti di esperienza: dall’atti- cui viene privilegiato lo svilup- Tuttavia, almeno dal 1492, il vità clinica a livello sociale, po individuale nei rapporti so- sistema (che può essere assi- dalla pratica psicologica, dalla ciali e la coscienza interiore milato a un gigantesco e insa- ricerca in campo educativo e della nostra identità e delle ra- ziabile divoratore di risorse sociale, da pratiche di illumi- gioni della nostra esistenza, umane e naturali) non ha mai nazione spirituale, dalla con- sarà necessario mettere a pun- smesso né di funzionare né di divisione di riflessioni sulla so- to conoscenze tecniche e ca- crescere e ha raggiunto attual- cietà tra intellettuali più attivi, pacità alternative. In altre pa- mente tali leviataniche pro- da fortunati esperimenti eco- role, vivere e lavorare dovrà ri- porzioni da minacciare la so- nomici alternativi, e anche guardare l’essere, l’esprimersi pravvivenza stessa di tutte le dalle reti di collegamenti e il relazionarsi, e non più l’a- specie viventi, se non del pia- informali che si sono sviluppa- vere, l’accumulare e il posse- neta in sé. te tra amici e colleghi in rispo- dere. Come siamo arrivati a questa sta all’insopportabile disuma- Le concezioni in materia di situazione? È possibile che la nità del sistema. scelta esistenziale errata sia A livello globale, è sempre più stata fatta rispondendo a una presente l’idea che sia possibi-

le basare questa nuova rispo- pensiero eccentrico

sta sul riconoscimento di non

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economia, mercato, tecnolo- gia, democrazia, società e ci- viltà, tutte dipendenti dal po- tere e dal controllo di una élite dirigente, si materializzano, attuate in modo integrato e con significati simili, nell’e- spansione incontrollata della metropoli moderna. Ciò ha prodotto tra le diverse città una sorta di uniformità e aset- ticità irreggimentata, genera- lizzata, burocratica (come in una macchina), che è l’oppo- sto di un sano sviluppo biolo- gico e anche della spontanea iniziativa e della creatività che sono proprie di una psiche umana sana. Le attività economiche auto- nome, federate, avviate e ge- stite dai lavoratori, possono generare un modo nuovo, al- leggerito, di essere e di relazio- narsi reciprocamente con la siano cominciate circa ottomi- do inizio alle prime forme di terra, non appesantito dalla la anni fa, con la comparsa dei civiltà. necessità economica e non su- primi insediamenti urbani co- Per contro, oggi sappiamo che bordinato a potenti dirigenze me Jericho nella valle del Gior- l’Homo sapiens (la specie cui o a mega istituzioni centraliz- dano e Catal Huyuk nell’odier- noi apparteniamo) è soprav- zate, come lo stato, la chiesa, na Turchia, quando la popola- vissuto senza bisogno di agri- le multinazionali o la mafia. zione mondiale ammontava coltura estensiva, insediamen- Ciò che spiega in modo defini- appena a quattro milioni di ti stabili, gerarchie sociali, ci- tivo la particolare importanza persone. Gli antropologi conti- viltà, eserciti di conquista e che attribuiamo alla salute e nuano tuttora a interrogarsi grandi guerre per circa 240 mi- alla sopravvivenza sia del pia- circa i motivi per cui a quel la anni, prima di scegliere la neta sia di noi stessi, è il conti- tempo un numero crescente vita sedentaria. nuum di scelte individuali di esseri umani abbia optato Un netto cambiamento in portate avanti giorno dopo per affidare la propria sussi- peggio per la salute dell’uma- giorno nell’affrontare i proble- stenza a una gamma ristretta nità e dell’ambiente naturale, mi materiali o il conflitto so- di piante coltivate e animali si è avuto nel 313 dopo Cristo, ciale (e non conta quanto al domestici, visto che ciò richie- quando l’imperatore romano momento possano apparirci deva maggior lavoro e gerar- Costantino ha riunito sotto il banali). È propriamente tale chie sociali più pesanti rispet- proprio controllo i poteri dello continuum che costituisce la to al sistema di vita basato su stato e della chiesa. Questo si- doppia elica di ogni singola caccia e raccolta. gnifica che il fanatismo reli- esistenza umana, che si evolve Verso il 3500 avanti Cristo, la gioso e la spietatezza del pote- tra l’alfa e l’omega della storia popolazione mondiale era re politico si sono mischiati individuale e collettiva di passata a quattordici milioni e nel dominio centralizzato del- ognuno. le attività agricole umane nella l’imperatore e del papa. Un al- Mezzaluna fertile erano già in tro peggioramento è avvenuto grado di mantenere moltissimi nella seconda metà del 1700, Origini della brama «specialisti non lavoratori», quando in Inghilterra e negli di ricchezza e sete come preti, proprietari terrieri, Stati Uniti ha preso l’avvio il di potere in Europa militari, filosofi e politici, dan- processo di industrializzazio- ne mondiale, producendo il Si ritiene che schiavitù, sotto- lavoro schiavizzato e quello

pensiero eccentrico missione, subordinazione e salariato (con la benedizione

sfruttamento dei lavoratori delle chiese cristiane e l’ap-

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go del mondo dove si va; gli abitanti delle città moderne, sempre più, vivono allo stesso modo, parlano allo stesso mo- do e vestono allo stesso modo. La diffusione di questo model- lo societario (chiamatelo come volete, «capitalismo globale», «capitalismo democratico» o «impero americano», si tratta comunque di una nuova Babi- lonia di mercato azionario, speculazione finanziaria e im- mobiliare, proprietà privata, uniformità culturale e buro- crazie dirigenti) è in crisi! Alla base di questa crisi c’è l’a- lienazione da se stessi, dagli altri e dal proprio contesto strializzazione non era iniziata ambientale, poiché nonostan- o quando non si erano ancora te il reddito e il consenso di insediati nei primi centri urba- ogni singolo cittadino moder- ni agricoli? no serva a mantenere l’econo- Il nostro concetto moderno di mia e la politica dominante, i civiltà (la Società!) è insepara- più hanno scarsa o nessuna bile dalla cinica violenza che voce sulla gestione quotidiana ha costretto i popoli indigeni e e le attività di qualunque delle i contadini del mondo ad ac- istituzioni corrispondenti. In- cettare il sistema dei conqui- vece, tali istituzioni appaiono statori. Essi sono stati privati come continuamente incom- porto violento dello stato bor- di anima e corpo, ricchezza, benti, come oscure nuvole di ghese) e la popolazione mon- risorse naturali, ambienti na- tempesta che si accumulano diale ha cominciato a crescere turali, identità culturale, rap- in modo più o meno impreve- esponenzialmente, fino ai 6,8 porti sociali, lingua, religione, dibile. miliardi di oggi. valori, istituzioni, costumi, memorie, mezzi di sopravvi- Evoluzione o involuzione venza indipendenti... per mez- Una grande truffa dell’umanità? zo dello sterminio, della sotto- legalizzata missione e della schiavitù. In- Ci siamo davvero evoluti, da teri gruppi di competenze e Come conseguenza, negli Usa quando abbiamo abbandona- aspetti culturali tradizionali e (dove la popolazione odierna to le nostre matrici originarie millenari sono stati distrutti e si aggira sui 307 milioni) circa nell’ambiente naturale di un sostituiti con la monotonia 50 milioni di persone vivono tempo? O ci siamo trasformati culturale stupida, uniforme, in prossimità del livello di po- in ombre dei nostri antenati, distruttiva e autodistruttiva vertà, o al di sotto di esso. I ric- mosse da impulsi, macchine dei moderni quartieri urbani. chi sono il 15 per cento del to- preprogrammate che dipen- Al posto della maestosa sinfo- tale, pari a 46 milioni di perso- dono dai pensieri di qualcun nia di varietà e biodiversità ne, e rappresentano quindi altro per sopravvivere e fun- presenti nel rapporto frattale una massa critica, cosicché zionare? I popoli del mondo con gli ambienti naturali origi- l’oligarchia americana riesce a stanno meglio oggi o stavamo nari, il nostro panorama mo- controllare tutto e tutti negli meglio prima dei loro iniziali derno (l’ambiente urbano) si Usa, e a interferire efficace- contatti con la «civiltà» (euro- presenta come una ottene- pea)? E i popoli di origine eu- brante cacofonia di rapporti ropea stanno meglio oggi o ortogonali e sterili. Inoltre, le stavano meglio quando l’indu- città appaiono in ogni aspetto

simili a un unico modello pensiero eccentrico

standard, qualunque sia il luo-

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mente negli affari di qualun- sicurezza pubblica vanno a que paese del mondo sul qua- costituire il 50 per cento del le abbia messo gli occhi. A un budget discrezionale. In con- certo punto della scala dei seguenza del continuo au- redditi c’è un gradino magico mento delle spese militari e di oltre il quale le persone (indi- quelle per sicurezza e cure pendentemente da genere, mediche, il debito nazionale è orientamento sessuale, razza o cresciuto a dismisura, supe- etnia) smettono di preoccu- rando i 13 milioni di milioni. parsi dei tranelli del classismo È questa la storia inquietante e dell’imperialismo e si trova- della crisi per la gente che la- no a partecipare dei benefici vora (nel 2009 la forza lavoro del sistema così com’è. E di- Usa ammonta a 155 milioni di ventano dei tiranni disposti a persone, mentre era di 85 mi- tutto pur di mantenere o lioni nel 1973). Queste perso- rafforzare la loro posizione so- ne per la maggior parte oggi ciale. sopravvivono in prossimità Nel 2007 il numero delle fami- della linea mediana di distri- glie americane con un patri- buzione del reddito. Non sono monio netto superiore a un «povere», ma la loro sicurezza milione di dollari, senza inclu- che un tempo derivava dal ri- dere la residenza principale, è sparmio o dalla proprietà del- della chiesa, stato valutato in 9,2 milioni. Il l’abitazione oggi è minacciata con la loro co- loro valore complessivo am- o annullata, e devono fare affi- stante ricerca di potere e montava a 23,25 milioni di mi- damento sulla decrescente controllo (e relativi vantaggi), lioni di dollari. Le famiglie busta paga e i crescenti debiti con la loro propensione a una «abbienti», cioè quelle con un da carta di credito per tirare dispendiosa concorrenza e al- patrimonio netto superiore a avanti (Wolff, 2008). le guerre, le loro strutture di 500 mila dollari, nel 2007 era- Nei 25 anni successivi al 1973, amministrazione e tassazione no 15,7 milioni, mentre il tota- mentre la forza lavoro Usa è coatta, le loro zone di influen- le delle persone appartenenti quasi raddoppiata, il potere za politica, le loro frontiere na- a famiglie con reddito superio- d’acquisto della paga oraria zionali. re ai 100 mila dollari era di 72 media reale di un singolo la- Costoro hanno appoggiato e milioni. voratore si è quasi dimezzato, giustificato, moralmente e le- Ricordiamoci che «patrimonio tenendo conto dell’incremen- galmente, la loro reciproca netto» significa risparmio o to delle retribuzioni, del costo epocale sottrazione di potere e beni al netto dei debiti. Si rife- della vita, della produttività denaro a spese del popolo la- risce alle entrate effettive e del lavoro e dei profitti delle voratore. Ma non è stata l’uni- non tiene conto del livello dei imprese. Nel 1973 bastava un ca volta... in definitiva è que- consumi e del denaro ottenuto singolo stipendio per mante- sto il meccanismo che contra- tramite credito a basso tasso nere una famiglia di quattro distingue le crisi del capitali- d’interesse. persone nel sogno americano, smo: liquidare il capitale accu- Per contro, il budget della spe- nel 2007 ce ne volevano due, mulato, sottrarlo all’econo- sa federale totale degli Stati più un aumento del 20 per mia, ai lavoratori che l’hanno Uniti nel 2009 è di circa 2,5 cento di ore lavorative e il 30 creato, alle tasse del governo. milioni di milioni di dollari se per cento d’indebitamento (http://laborstrategies.blogs. si escludono, com’è giusto, i (ibid. e Mishel, 2007). Nel frat- com/global_labor_strate- 736 miliardi per le pensioni di tempo, il numero dei miliona- gies/2009/07/lessons-from- vecchiaia e i 784 miliardi per le ri americani è cresciuto in hard-times-passed1.html). cure mediche (fondi raccolti e proporzione quasi geometri- Manager industriali, politici, amministrati separatamente). ca. preti e burocrati di governo Le sole spese per la difesa si Cos’altro ancora deve mostra- sono sempre stati pronti a gui- aggirano intorno a circa 900 re un sistema politico-econo- dare, obbligare, condizionare, miliardi di dollari che se ven- mico per perdere la fiducia dei controllare e sfruttare l’esi- gono aggiunti alla spesa per la suoi partecipanti? La crisi at- stenza di tutti, quindi ormai tuale rappresenta il fallimento

pensiero eccentrico delle multinazionali, degli sta-

ti nazionali, dei partiti politici,

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«rivelare», «rendersi conto», «generare», «raffigurarsi», «in- ventare», «scegliere», «proget- tare», «esprimere», «praticare», «vivere», «fare», oppure, come re» rimanda ai direbbe Cornelius Castoriadis due termini «im- (1955), «creare»? magine» e «immagina- È quindi possibile generare zione», cioè all’atto di evo- nuovi ambiti sociali applican- care e rappresentare la realtà do la nostra mente e le nostre dovrebbe essere chiaro che se sociale attraverso immagini. mani alla «materia» vivente, in vogliamo andare in una dire- La «società» è parte integrante modo diretto, liberamente, zione diversa non possiamo della «civiltà» ed è probabil- senza immaginare o stabilire più accettare di delegare a essi mente inseparabile da conce- modelli? Oppure, come per il potere decisionale. Questa zioni statiche dei confini na- una macchina, l’essere umano gente ha abbondantemente zionali, istituzioni di potere, deve essere immaginato, pro- dimostrato come opera e qual mercato e dominio borghese. grammato o determinato da è sempre stato, costantemen- L’associazione immediata è un altro essere umano o anche te, il proprio fine. con l’attuale utilizzazione si- dal proprio ego? E deve essere stematica di immagini ideolo- anche indotto ad agire e a rap- giche, propagandistiche e portarsi con gli altri umani se- L’imagination au pouvoir! pubblicitarie, attraverso foto- condo modelli prestabiliti di Il problema è che nell’immagi- grafie, cinema e televisione, e forme, procedure, norme e re- nare una società differente, con il loro richiamo psicologi- golamenti? Non è ciò su cui la l’immaginazione può essere co ai miti dell’«inconscio» nostra società imperfetta, mo- pesantemente condizionata (Campbell, 1988) allo scopo di derna, giacobina e robotica, è dalla società in cui viviamo. indurre il «conscio» a consu- stata effettivamente fondata? Cosa ci tratterrà da non far al- mare, votare, legittimare la si- Da quando esiste il capitali- tro che riprodurla, visto che tuazione presente, aderire a smo, coloro che sono venuti essa è quella cui ci siamo abi- una serie di principi morali o prima di noi non hanno sol- tuati e adeguati per almeno vivere secondo modelli presta- tanto immaginato alternative 500 generazioni? biliti. al sistema, ma le hanno «Immaginare» una società È giusto, utile e produttivo espressamente «create» e nuova implica che quella esi- evocare immagini o miti della «praticate». Il loro scopo era li- stente sia stata effettivamente realtà umana a venire? Esisto- berare l’essere umano dai gio- immaginata da qualcuno in no altri verbi/azioni? Che ne ghi della violenza organizzata, un certo momento storico e dite di «sognare», «concepire», quindi che ciò possa essere fatto ancora seguendo il me- pensiero eccentrico

desimo percorso. «Immagina-

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della religione, del capitale e stensione di tale settore è infe- della loro tecnologia. La storia riore, ma si può prevedere che della sinistra è ricca di mo- a causa della crisi economica menti in cui la gente comune un numero crescente di perso- ha rotto con i modelli domi- ne si dedicherà alla creazione nanti e ha forgiato nuove rela- di alternative economiche per zioni sociali, nuovi modi di vi- sé. vere. Per esempio, si può dar vita a Dalla Comune di Parigi alle una cooperativa o un colletti- origini del movimento coope- vo ex novo, o rilevare il proprio rativo e del sindacalismo, alle posto di lavoro e gestirlo come società di mutuo soccorso, fi- collettivo, o cooperativa, su no agli esperimenti sociali ed base no-profit o con condivi- economici alternativi degli an- sione dei profitti. E quindi si ni Sessanta e di oggi, reperibili può organizzare una federa- nell’ambito dell’economia so- zione di questi esperimenti. Ci ciale e solidale, nel modo di vi- sono diversi tentativi in tal vere anarchico, utopistico e senso negli Usa, come la Gras- comunitario, la nostra storia è sroots Economic Organizing e ricca di esempi validissimi la US Federation of Workers’ (Green 2006; Parker, Fournier, Cooperatives. Reedy, 2007; Gonzales de Inoltre, una volta diventate at- pria fetta di mercato e dovreb- Oleaga, 2009). tori sovrani, le persone po- bero tirare la cinghia e le redi- trebbero organizzare le pro- ni, stratificandosi al proprio prie istituzioni sociali ed eco- interno. Ruolo delle iniziative nomiche in una dimensione in Le economie di scala sono de- economiche alternative cui sia possibile amministrarle cisive per definire le dimensio- Nel campo della creazione di e controllarle direttamente. ni e l’ampiezza di un’attività alternative positive, è possibile Questo significa ricercare di- economica, il livello di com- dar vita a specifiche iniziative mensioni adatte per l’attua- plessità organizzativa, il nu- economiche in sintonia con i zione di economie di scala e mero di ore necessarie per un migliori principi partecipativi l’ottimizzazione quantitativa e certo lavoro, le risorse umane e ugualitari e lavorare in mo- qualitativa dei risultati. Un’or- e finanziarie che si devono do creativo e produttivo in tal ganizzazione economica non mettere in campo, e per mol- senso. È possibile trovare un è mai troppo piccola per poter teplici, essenziali e indipen- gran numero di esempi di sopravvivere e prosperare, co- denti reti di protezione sociale queste iniziative in svariati me il negozietto all’angolo a ed economica: piani per disoc- networks locali, regionali e gestione familiare e certe mi- cupazione, sanità e pensioni, globali, già attivi, come l’Us- croattività, e neppure troppo addestramento e formazione, Sen e il Ripess. grande, come la General Mo- copertura dei livelli salariali e In effetti, ciò che viene gene- tors prima del tracollo. benefit, potere contrattuale e ralmente definito come setto- In effetti, i concetti stessi di così via. La struttura di base re economico sociale e solida- cooperazione economica e au- della cooperativa Mondragon le (che comprende cooperati- to-gestione (opposti a quelli di rappresenta un fortunato ve, organizzazioni di baratto, concorrenza e gestione gerar- esempio cui fare riferimento commercio equo, moneta e fi- chica) possono essere applica- (http://www.mondragon-cor- nanziamenti alternativi, finan- ti efficacemente solo su scala poration.com/). ziamento agricolo comunita- non troppo estesa, per esem- Per queste ragioni, le tendenze rio, scambi diretti tra produt- pio in una federazione di pic- localistiche anche presenti in tori e consumatori, fabbriche cole iniziative indipendenti, questo nuovo settore econo- autogestite e così via) rappre- basate sui medesimi principi e mico rischiano di gettare via il senta già più del 25-30 per di reciproca utilità, riunite su bambino insieme all’acqua del cento del prodotto interno lor- base territoriale o regionale. suo bagnetto. Ci piaccia o no, do in svariati paesi dell’Euro- Diversamente le aziende si l’economia di oggi è globale (è pa, del Canada e dell’America troverebbero ben presto prive più o meno globale da almeno Latina. Negli Stati Uniti l’e- delle risorse necessarie, co-

pensiero eccentrico strette a competere localmen-

te per l’acquisizione della pro-

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praticare con intensità anche superiore, solo per mantener- la. Per la costruzione economica e l’avvio di nuove relazioni so- ciali non è diverso. Il processo può iniziare una volta che i «soggetti» (cioè coloro che agi- scono) sono pronti a dar vita in prima persona a efficienti nuove iniziative sociali ed eco- nomiche (Coraggio 2007, 2009).

Evoluzione economica e di contatti e commercio tra rivoluzione politica esperienze e culture diverse, maggiore richiesta di pro- Qualunque capitale (pubblico dotti e servizi di qualità, o privato) sia esistito o esista sostenibilità, accesso a oggi sulla terra, esso nella materie prime e fonti realtà può esistere solo se ci di energia, collega- sono dei lavoratori che lo per- menti/cooperazione mettono. Sono i lavoratori con a livello globale, pace la propria attività che genera- mondiale e così via. no profitti e risparmio, pagano Il sogno socialista/anar- le tasse e gli interessi sul debi- chico è sempre stato, fin to. I regimi di oppressione e dall’inizio, un sogno interna- sfruttamento possono durare zionalista, un mondo senza solo se c’è la loro partecipazio- frontiere con libertà di movi- ne e consenso. mento e diritti universali per i Pertanto i lavoratori possono lavoratori. Forse siamo più vi- rifiutarsi di pagare e possono cini di quanto non si pensi a ritirare il proprio consenso. realizzare questo sogno. Invece di organizzare partiti 500 anni). Così come non si Per realizzare in pratica que- politici possono organizzare può navigare l’oceano con la sto processo locale/globale di networks e federazioni di pro- barchetta adatta a uno stagno, trasformazione economica duttori indipendenti e autono- la presenza di un’economia serve una pratica costante, mi, e stabilire economie com- globalizzata richiede vascelli a una disciplina complessa e al plete sotto il loro controllo di- scala «territoriale» e non sem- tempo stesso semplice e senza retto, fuori dell’ambito dei ca- plicemente «locale». pretese, un modo di vivere pitalisti e dei politici. Devono Ciò non significa che tutti gli messo a punto e applicato solo accettare la sfida, la re- spazi locali siano automatica- umilmente e diligentemente sponsabilità e i rischi connessi mente chiusi, al contrario, la giorno dopo giorno, per anni. con questa scelta. In Argenti- vera forza, la vera energia, la Ci vuole tempo e un impegno na, il movimento delle fabbri- vita stessa sono sempre radi- costante per acquisire capa- che recuperate dimostra che cate localmente, a livello del cità. Gladwell (2008) stima che ciò è possibile anche se l’inizio suolo, sul territorio reale, in un siano necessarie 10 mila ore di avviene in condizioni di estre- pezzetto di suolo. Ma significa pratica in un periodo di 10-15 ma povertà, senza capitali li- che non possiamo ignorare le anni per ottenere padronanza opportunità che la globalizza- nella musica. Tempi simili so- zione presenta: libertà di mo- no indicati per lo sport, le arti, vimento, comunicazioni diret- l’artigianato, lo yoga, la medi- te su scala globale, possibilità tazione zen e le arti marziali. Una volta acquisita la padro- nanza bisogna continuare a pensiero eccentrico

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quidi o macchinari (M. Sitrin, cane. Parafrasando Paul Lafar- alle elezioni politiche, i lavora- 2005; Lavaca, 2007; J. Rebon, gue (1883), in tempi di crisi tori, per il proprio interesse e 2007). economica i proletari senza la- la propria conservazione, non Se, per esempio, i lavoratori ri- voro fanno la fame, quindi possono eticamente (e mate- fiutassero di pagare la porzio- chiedono più lavoro. Eppure i rialmente) permettersi di vota- ne di tasse attualmente desti- granai e i magazzini sono pie- re, partecipare alle campagne nate a finanziare l’acquisto di ni. Perché, tanto per comin- di finanziamento, e ancor me- armamenti e le guerre, o gli in- ciare, non vanno a prendersi il no candidarsi per incarichi teressi sulle carte di credito, e grano e le merci che essi han- politici. depositassero queste somme no prodotto con le proprie Quindi la mia posizione è dia- in fondi territoriali controllati mani, da sempre, e che riem- metralmente opposta a quella e controllabili dai partecipanti piono quei magazzini e quei marxista. Karl Marx per «rivo- e dai finanziatori, usandoli poi granai? luzione» intende la macro o per iniziative economiche al- In tutto il mondo è stato ormai globale conquista su larga sca- ternative che producono lavo- ampiamente verificato, dopo la dei mezzi di produzione, in ro, quale sarebbe la probabile oltre un secolo di «incremen- un futuro non ben definito. risposta di Barack Obama o talismo» socialdemocratico e il Ciò può verificarsi solo sul pia- anche di Dick Cheney, oggi, di lungo inverno del «socialismo no politico, in conseguenza di fronte al tribunale dell’opinio- reale», che lo stato non si dis- un colpo di stato o una guerra ne pubblica nazionale e mon- solve. Fare affidamento sui civile violenta, lasciando intat- diale? sussidi e sulle protezioni stata- te tutte le relazioni sociali fon- (http://www.codepink4pea- li, oppure sulla beneficenza e damentali (una burocrazia di ce.org/article.php?id=3760). sugli investimenti privati o an- leader-manager sostituirebbe La forza, la volontà, l’energia e cora sulle gerarchie manage- la precedente, ogni lavoratore l’iniziativa individuale che ri- riali al fine di creare forme dipendente ritornerebbe al siede naturalmente in ciascu- economiche alternative, non proprio posto di lavoro, lo svi- no di noi, è presente anche lì. fa che perpetuare il sistema luppo tecnologico non soste- Ciò che serve è il coraggio del- così com’è. nibile continuerebbe inaltera- le proprie convinzioni, la co- Alla fine, il capitale e/o lo stato to). Io dico invece che il cam- scienza che è meglio vivere un requisiranno, coopteranno, biamento sociale vero, positi- solo giorno con la libertà del indeboliranno o scarteranno, vo, può avvenire semplice- lupo che cento alla catena del a piacimento, tutto ciò che di- mente, collettivamente, senza pende dalla loro attività e am- violenza e senza fanfare, sulla ministrazione. Per questa ra- base della scelta e dell’iniziati- gione, come già fa il 50 per va individuale e su scala molto cento dell’elettorato america- inferiore, ora. no che sceglie di non votare In effetti, cambiamenti econo- mici positivi si verificano e ac- quistano forza solo quando il singolo lavoratore arriva (an- che se solo in parte) a togliere liberamente ai «tiranni» il proprio consenso politico e sostegno economico, agendo contempora- neamente in modo propositivo e non violento per re-indi- rizzarli verso qual- che nuovo impiego economico, alterna- tivo e pacifico, di cui detenga il pos- sesso, le finalità e il controllo. Una tale iniziativa avverrebbe a

pensiero eccentrico una scala non superiore

a quella in cui gli interes-

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za, teatro, poesia, patto e la moralità dei mezzi canto, yoga, me- (gli strumenti di lavoro, di or- ditazione, arti ganizzazione e di lotta) se si marziali, con- vogliono ottenere risultati fi- tatto ravvicina- nali che non siano contrari al- to con la natu- la salute psichica di ciascuno ra: queste e di noi (mente-corpo) o che altre attività siano coerenti con i principi culturali han- basilari di rispetto della di- no avuto una gnità e della sovranità della vi- parte molto ta individuale degli esseri importante umani. nella nostra ri- Tutto ciò deve essere tenuto cerca di alterna- presente di fronte all’adozione tive e aiutano dav- di tattiche violente/autoritarie vero le persone a ri- e della cosiddetta decisionalità stabilire il contatto democratica, basata sulla ti- naturale con il proprio rannia delle votazioni a mag- corpo, il proprio ambiente gioranza, cui generalmente naturale, i propri sensi, la pro- fanno riferimento i concetti di pria capacità di guarire, pen- «democrazia» e «resistenza» sati possano ragionevolmente sare, moversi, danzare, canta- che prendono la forma di con- svolgere la propria opera di re, esprimersi creativamente. trapposizione diretta o scon- controllo e sorveglianza, attra- In realtà, un prerequisito fon- tro tra due forze. verso la partecipazione civica damentale perché la pace L’arte della non resistenza diretta, o con strutture ammi- prenda piede è l’impegno, di (Tolstoj, 1894; Ueshiba, 1927; nistrative semplici e ugualita- ognuno di noi persone comu- Gandhi, 1927; Nhat Hanh, rie. ni, a ridere delle farse tragico- 1992, 2009) insegna a non sot- miche di questo sistema basa- tomettersi o cedere di fronte a to su potere e controllo (legge una forza superiore, rimanen- e ordine). do fedeli al proprio obiettivo e Azioni di resistenza Mantenere il nostro senso del- conservando la chiarezza della nonviolenta l’umorismo, la nostra «centra- propria pace e integrità inte- Come ci si deve comportare lità», ridendo in faccia al sini- riore, nel corso di rapporti so- con i politici affamati di pote- stro lavoro dei capi, è una con- ciali conflittuali. re, con i manager, i generali, le dizione sine-qua-non. Ugual- Quindi, i processi decisionali spie, i poliziotti, i preti e i «ca- mente essenziale è l’interven- alternativi evitano le votazioni pi» e «capetti» di tutti i tipi, to deliberato, organizzato e vi- a maggioranza e i plebisciti, da che con così tanta cupa se- goroso per opporsi a costoro un lato, e dall’altro le soluzioni rietà, dedizione e connivenza, in modo puntuale ed efficace, centralizzate, imposte dall’alto intenzionalmente, cinicamen- demistificando e svuotando di da una minoranza (Malatesta, te, ansiosamente e accurata- significato i loro piani. Per un 1926). Maggioranze prive di mente, mettono a punto piani, tale tipo di intervento è neces- capacità tecnica e ostinata- sistemi, strategie, procedure e sario avere indipendenza eco- mente conservate, principi meccanismi per fottere, im- nomica, nonché modi di vive- morali e valori generalizzati brogliare, ingannare, manipo- re, valori e socialità alternativi. sono stati responsabili in tutta lare, mistificare, confondere, Dobbiamo diventare noi stessi la storia dei peggiori crimini allettare, forzare gli altri a ese- «il cambiamento che vorrem- contro l’umanità, accodandosi guire i propri ordini e ottener- mo vedere» nel mondo, prima a dirigenti e tiranni privi di ne il controllo assoluto dei che esso riesca effettivamente scrupoli. È bene quindi che i cuori e delle menti, mentre a radicarsi e ramificarsi. processi decisionali di natura fanno di tutto per acquisire Sostanzialmente, ciò implica economica e politica vengano ricchezze e bottini di guerra che mezzi e fini, tattiche e stabiliti a misura d’uomo, cioè sempre maggiori? strategie siano moralmente sulla base della libera scelta, Umorismo, arte, musica, dan- (bene o male) ed eticamente (vita o morte) coerenti. Non ci

possono essere compromessi pensiero eccentrico

sulla validità, l’efficacia, l’im-

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del reciproco accordo e del povertà, infine come realizza- competente impegno indivi- re la solidarietà tra i lavoratori duale a concedere o negare e gli scambi economici su sca- consenso e collaborazione fat- la globale. tiva e responsabile. È vero, infatti, che i problemi Le azioni di resistenza non che oggi si pongono di fronte violenta hanno come prere- alle organizzazioni sindacali quisito l’emergere e la messa a trascendono l’artigianato, l’in- punto di modi di essere nuovi, dustria, i settori economici o le alternativi e senza compro- economie nazionali, ma han- messi, che risultano da una al- no a che fare con i lavoratori trettanto nuova e solida strut- nel loro complesso, che rimo- tura morale. Ogni nostra azio- dellano la struttura e l’orga- ne, ogni parola pronunciata nizzazione dell’economia e del nell’ambito di questo nuovo suo milieu sociale (http://la- modo, emana da una consa- borstrategies.blogs.com/glo- pevole riflessione individuale, bal_labor_strategies/2009/07/l dalla coscienza di ciò che è essons-from-hard-times-pas- giusto o sbagliato in una certa sed1.html). situazione. Le organizzazioni sindacali Man mano che le nuove prati- sono in grado di raccogliere che si manifestano ed è possi- questa sfida? Sono passati bile scegliere liberamente di 98 anni dalla pubblicazione interagire con esse o starne dei Principles of Scientific Ma- fuori, la loro capacità di tra- nagement di Frederick Win- sformazione contagia tutti i slow Taylor, e 123 anni dai fat- conflitti che sorgono nell’am- ti del primo maggio 1886 a bito delle nostre esistenze, sia- Chicago, che hanno segnato la no essi conflitti sociali, politici vittoria operaia per le otto ore o economici. Ed è interessante ma anche l’usurpazione, da notare che i conflitti umani parte dei manager di Taylor, (con le loro soluzioni) di nor- dell’autorità tecnica ed educa- ma risultano da una miscela di tiva dei mastri artigiani, del lo- questi tre aspetti, indipenden- ro controllo sulla produzione trebbe essere il loro ruolo nel temente dal contesto in cui all’interno delle fabbriche postcapitalismo? Tradizional- sorgono. (Green, 2006). Sono anche mente, i sindacati hanno avu- passati 161 anni dalla pubbli- to le seguenti funzioni e prero- cazione del Manifesto Comu- gative: Un ruolo economico nista. • mobilizzazione di classe alternativo Le organizzazioni del lavoro, (sciopero e disobbedienza ci- per i sindacati? intese come associazioni eco- vile); nomiche dei lavoratori su sca- • stabilire e gestire le reti di so- Anche il ruolo delle organizza- la globale (il che non implica lidarietà sociale tra i lavoratori zioni sindacali dovrebbe mu- stato, partito politico, chiesa, in diversi settori economici, tare, di fronte alla crisi globale, capitale o crimine organizza- tra sindacati e con la società indirizzando i lavoratori a to) dipendono per definizione civile a livello nazionale e in- prendersi cura direttamente dall’esistenza del sistema do- ternazionale; dei problemi fondamentali per minante, mediando e rappre- • protezione e riconoscimento affrontare la sfida del degrado sentando una classe sociale dei diritti legali e contrattuali e del collasso ambientale, co- che a sua volta è dipendente dei lavoratori; me superare la distribuzione dal capitalismo e dallo stato, o • contrattazione collettiva; diseguale della ricchezza e la comunque è a essi subordina- • influenza, partecipazione e minaccia costante di collasso ta. Potrebbero avere una se- intervento (attraverso il potere economico, disoccupazione e conda natura, una missione contrattuale e la messa in atto storica che trascende le condi- zioni materiali storiche?

pensiero eccentrico Se la risposta è sì, quale po-

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turo di sovranità. Se i sindacati sindacati potrebbero svolgere potessero asserire pienamente la funzione di servire da incu- il proprio carattere di «asso- batori, sponsor, organizzatori, ciazioni di classe dei lavorato- coordinatori, assistenti, pro- ri», controllate e gestite dai tettori e diffusori di nuove idee propri aderenti, potrebbero politiche ed economiche, nuo- cominciare ad agire di concer- ve politiche e iniziative più il- to, come un nuovo soggetto luminate e responsabili nei politico ed economico, come confronti dell’ambiente socia- una forza sociale alternativa al le e naturale, in vista di: capitale e allo stato. Il lavoro organizzato potrebbe • uno sviluppo economico pa- favorire l’organizzazione e la cifico e non frenetico; federazione di sindacati indi- • libertà individuale priva di pendenti. Questi potrebbero catene per quanto riguarda ottenere un riconoscimento l’associazione e l’iniziativa di politiche ad hoc) nella ge- de facto dal governo e/o dai economica; stione e nel controllo di sin- datori di lavoro stabilendo • creazione di nuove forme di gole fabbriche, di interi precedenti di azione concerta- attività economica, ugualitarie settori economici o di ta per superare i vincoli legali e autogestite, per la produzio- istituzioni pubbliche co- esistenti, attraverso il libero ne di beni o la fornitura di ser- me l’istruzione, la sanità e associazionismo attivo, la mo- vizi; l’assistenza sociale; bilizzazione di massa e la di- • assicurare risorse e fondi per • ricerca in materia di econo- sobbedienza civile. lo sviluppo economico a scala mia e politica, informazione e (http://www.cta.org.ar/base/). umana e territoriale; istruzione dei propri quadri Allo scopo di assicurarsi pote- • fornire ai lavoratori assisten- dirigenti e della base; re contrattuale e capacità di za tecnica, gestionale, ammi- • accesso alla conoscenza pra- fornire assistenza mutua, i sin- nistrativa e organizzativa; tica dei sistemi produttivi, del- dacati dovrebbero sforzarsi • favorire sistemi di distribu- le nuove tecnologie e delle per eliminare la concorrenza zione diretta dal produttore al nuove organizzazioni del lavo- da parte dei lavoratori con re- consumatore; ro, così come delle politiche fi- tribuzione e specializzazione • favorire processi decisionali nanziarie e delle strategie di più basse, nei modi seguenti: più veloci, efficienti, ugualita- investimento e creazione di • organizzandosi secondo li- ri, orizzontali, non autoritari e posti di lavoro; nee territoriali e di classe; non discriminativi; • creazione di fondi operativi • aggiornando l’organizzazio- • favorire forme organizzative attraverso la contribuzione dei ne del lavoro per limitare il ri- cooperative, partecipatorie e propri aderenti. corso a tecnologie a investi- aperte nel loro sviluppo alle Tali attitudini potrebbero ren- mento capitalistico intensivo; necessità, ai desideri, alle in- dere il movimento sindacale • cercando di ridurre l’aspetto clinazioni e alla sensibilità del capace di esercitare responsa- gestionale; singolo lavoratore e della sua bilmente il ruolo di rappresen- • producendo secondo princi- persona; tante degli interessi dei lavora- pi sociali e di sostenibilità am- • la costante acquisizione di tori, che non deve nel suo bientale; capacità tecniche e professio- complesso essere subordinato • sperimentando, favorendo o nali per mezzo di pratica, ade- al potere del sistema in atto. sostenendo la messa a punto stramento e istruzione perma- Di fatto il lavoro può essere un di nuove forme di iniziative nente; veicolo che, esigendo per sé economiche, gestite e control- • La produzione di prodotti e un elevato grado di relativa late direttamente dai lavorato- la fornitura di servizi di qua- autonomia e indipendenza dal ri all’interno e all’esterno di lità. sistema dominante, potrebbe strutture pubbliche e ditte pri- traduzione di servire ai lavoratori come col- vate, con l’intento di spingere Guido Lagomarsino legamento, già pronto, tra un a incrementare la competenza passato di dipendenza e un fu- tecnica, nonché l’indipenden- za decisionale nei processi di produzione.

Inoltre, sulla base delle loro pensiero eccentrico

caratteristiche tradizionali, i

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MOVIMENTO di Rossella Di Leo ANARCHICO E AREA LIBERTARIA MATRIMONIO O RELAZIONE FRA SINGLES? L’ESPERIENZA ITALIANA DELLA COOPERATIVA EDITRICE A

Che rapporti intercorrono fra il movimento anarchico e la cosiddetta area li- bertaria? A questo interrogativo dà alcune risposte Rossella Di Leo attraverso la particolare lente dell’attività, dell’Editrice A. Una cooperativa che ha dato vita a numerose attività; dal mensile A rivista anarchica fino a questo trime- strale, passando attraverso le esperienze di altre due riviste, Interrogations e Volontà, e delle edizioni Antistato ed Elèuthera. Di Leo, redattrice di Elèuthe- ra, è anche responsabile del Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli. Questo breve saggio è stato presentato al convegno La culture libertaire tenu-

archivio tosi a Grenoble nel marzo 1996 e poi pubblicato nel 1997 nel volume con lo

stesso titolo dall’Atelier de création libertaire di Lione.

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’obiettivo che mi propongo è di ricostruire Lil rapporto tra movimento anarchico e area libertaria attraverso l’esperienza editoriale-cul- turale del gruppo milanese che fa capo alla cooperativa Editrice A, cooperativa nella quale ho lavorato sin dalla sua costituzione venticin- que anni fa, partecipando in modi e tempi di- versi a tutte le sue iniziative. Si tratta ovvia- mente di una ricostruzione a partire da un pre- ciso punto di vista, sia nel senso che si basa sul- l’esperienza di un gruppo specifico all’interno del movimento anarchico italiano, sia nel sen- so che esprime compiutamente un punto di vi- sta personale, cioè il mio, all’interno della stes- sa cooperativa. Mi sembra utile presentare brevemente questa iniziativa editoriale-culturale, articolata in va- rie sezioni, alcune tuttora attive altre invece Il movimento dal 1945 a oggi esauritesi, che rappresentano anche diversi li- velli di comunicazione (dall’informazione mili- Prima di delineare la storia di questa relazione, tante alla riflessione teorica): e sono il mensile è utile abbozzare a grandissime linee l’evolu- A rivista anarchica, nato nel febbraio 1971 e a zione del movimento anarchico italiano nel do- tutt’oggi la testata anarchica più diffusa di lin- poguerra, giacché ha visto fasi nettamente con- gua italiana; la rivista internazionale Interroga- trastanti. Sinteticamente il movimento si rior- tions, ideata insieme a Louis Mercier Vega e ganizza nel 1945, grazie anche alla Resistenza chiusa nel 1979, che verrà poi sostituita, nel contro il nazifascismo, e gode di un certa pre- 1980, dal trimestrale Volontà, fondato nel 1946 senza politica (si pensi che al primo congresso da Giovanna Berneri e Cesare Zaccaria; le edi- anarchico del dopoguerra, quello di Carrara del zioni Antistato avute in gestione da 1945, i maggiori partiti politici italiani, Demo- nel 1975 e attive sino al 1985, che verranno so- crazia cristiana compresa, mandano loro dele- stituite nel 1986 dal nuovo marchio Elèuthera. gati) e di una certa vivacità intellettuale (per Strettamente collegato con questo progetto, esempio intorno alla rivista Volontà, che racco- benché autonomo, va ricordato anche il Centro glie una intellighenzia libertaria di notevole va- studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli, attivo lore). E questo sino al 1955 circa. Nel decennio sin dal 1976. successivo vive una crisi drammatica scompa- Si tratta di un’esperienza che si sviluppa dall’i- rendo praticamente dalla scena italiana a qual- nizio degli anni Settanta e che è dunque tutta siasi livello, tanto da consentire ad alcuni catti- dentro quello che possiamo chiamare, con de- vi profeti di annunciare la morte dell’anarchi- finizioni non consolidate, neo-anarchismo o smo. anarchismo post-classico, comunque quell’a- Rinasce tumultuosamente nel 1968 e conosce narchismo che segna un passaggio quanto me- una presenza minoritaria ma molto attiva fino no generazionale: dalla generazione che ha co- alla fine degli anni Settanta; il decennio Ottanta nosciuto il fascismo, la guerra di Spagna e la segna un altro marcato declino, che però coin- Resistenza e che ha solide radici proletarie a volge non solo l’anarchismo ma tutta la sinistra una generazione che nel 1968, quando rinasce extraparlamentare, cioè i protagonisti dei rug- il movimento, ha meno di trent’anni e in cui la genti anni Settanta. Una crisi dunque che tra- componente operaia e artigiana è nettamente valica la storia specifica del movimento anar- minoritaria, mentre prevalgono studenti, inse- chico, il quale tutto sommato regge meglio del- gnanti, tecnici, impiegati del terziario e anche la sinistra extraparlamentare, prevalentemente drop-outs di vario tipo… marxista. Si innesta però nel movimento una Ovviamente i rapporti tra i due soggetti della ri- pericolosa sindrome da ghetto, i cui sintomi so- flessione hanno una storia più lunga, che copre no isolamento, inattività e una grave crisi della l’intera seconda metà del secolo, attraversando militanza. L’attuale decennio vede il movimen- fasi diverse che peraltro non hanno avuto una consecutio strettamente lineare, ma si sono spesso sovrapposte, con corsi e ricorsi storici anche a seconda delle diverse tendenze anar- archivio chiche che affrontavano il problema.

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to «istituito» sempre ridotto e con caratteristi- Tempi eroici. Pietro Gori (1865-1911, il primo a sinistra) che abbastanza simili alla decade precedente con altri tre anarchici. Gori è stato uno degli anarchici (sebbene in forma più attenuata), ma vede an- più conosciuti e non soltanto per le sue canzoni «ribelli». che una presenza individuale, non organizzata, Ai suoi funerali all’Elba arrivano migliaia di persone degli anarchici in molti dei settori vivaci della società, soprattutto lì dove si esprimono una ria a cercare altri partner meno soffocanti. La cultura e una pratica libertarie. Questa la pre- soluzione non incontra però il favore del movi- messa. mento che si accorge ben presto di quanto ar- rugginite siano le sue doti di seduzione, mentre Quattro tipi di rapporto l’area libertaria trova al contrario ben più facil- mente altri interlocutori (sintomatico il rifiuto Rifacciamoci ora alla metafora del rapporto di da parte di molti anarchici ad ammettere anco- coppia suggerita nel titolo, che pur semplifi- ra oggi l’esistenza e la legittimità di un’area li- cando di molto la realtà, ci può aiutare, se non bertaria non monogamicamente collegata al la spingiamo troppo oltre, a esemplificare le movimento). varie fasi manifestatesi nel rapporto tra movi- c) la separazione per colpa; come per la gran mento anarchico e area libertaria: maggioranza delle coppie aperte l’esperimento a) rapporto patriarcale; è il rapporto classico non funziona e dopo un periodo di reciproche in cui il ruolo maschile è interpretato dal movi- recriminazioni (per il movimento anarchico mento anarchico e quello femminile dall’area l’area libertaria è diventata di costumi eccessi- libertaria. Infatti non è inconsueto per il movi- vamente facili, per l’area libertaria il movimen- mento anarchico pensare all’area libertaria co- to ha solo cercato di sfruttarla, impedendole di me a un’area di servizio in cui «pescare» nuovi esprimersi) avviene lo strappo, cui fa seguito militanti da cooptare poi nelle proprie fila. È un processo di estraneamento reciproco. Con l’area un po’ vaga popolata da una nuova figu- danni per entrambi: il movimento perderà una ra, il cosiddetto simpatizzante, una sorta di linfa vitale e si arroccherà in ambiti sempre più quasi-anarchico (o anarchico imperfetto) il cui angusti, l’area libertaria cercherà di nasconde- ruolo principale sarebbe quello di fungere da re, anche a se stessa, le proprie origini ricavan- «cassa di risonanza» per le proposte e le strate- done un’identità debole e divenendo facile gie elaborate dal movimento. Dal punto di vista preda di soggetti istituzionali senza scrupoli. di quest’ultimo si tratta dunque di un’area che d) rapporto tra singles; è grosso modo la fase vive di luce riflessa e in questa fase non viene attuale. Dopo un periodo di silenzio e diffiden- riconosciuto alla cultura libertaria lo status di za reciproca, avvenimenti di portata interna- cultura autonoma. zionale (non ultimo la crisi del marxismo) ri- b) rapporto di coppia aperta; l’impostazione danno visibilità e appeal ad anarchismo e liber- grosso modo partitica (un po’ da «cinghia di tarismo. Il nuovo favorevole contesto che si trasmissione») del rapporto precedente a un viene a creare porta a un riavvicinamento dei certo punto non soddisfa più l’area libertaria, due su basi però di conquistata parità e auto- che non gradisce il ruolo subordinato che le nomia. Messo da parte il risentimento, anche tocca interpretare nel rapporto; da qui una vo- archivio glia di emancipazione che spinge l’area liberta-

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se non tutta la diffidenza, il rapporto viene ri- stabilito, benché meno stretto che in passato. Seppelliti obblighi monogamici e doveri coniu- gali, la promessa reciproca è di tornare a fre- quentarsi da buoni amici e magari da amanti occasionali. Usciamo dalla metafora e vediamo ora come si innesta in questo quadro generale l’esperienza particolare delle iniziative editoriali prima cita- te. Ed essa è con quel quadro in parte coinci- dente in parte divergente in quanto si tratta di iniziative, tutte nate all’interno dell’anarchi- smo e tutte militanti, che sono in parte lo spec- chio del movimento, e dunque ne seguono le evoluzioni, ma che in parte sono espressione di un progetto culturale specifico. Dunque sono espressione anche di scelte pre- cise, come per esempio la grande attenzione data all’esperienza dell’anarchismo anglo- americano, stimolante da un punto di vista «la- tino» proprio perché, sia per tradizione cultura- le sia per la sperimentazione precoce del regi- me democratico, questo anarchismo si è posto già da tempo il problema del rapporto con il li- bertarismo, arrivando a elaborare una riflessio- ne più avanzata sui modi dell’anarchismo nella società contemporanea (pensiamo per esem- pio a Paul Goodman, a Colin Ward e a Murray Bookchin). Anche l’anarchismo italiano aveva iniziato a farlo con , ma le sue innovative riflessioni vengono tragicamente chiuse nel 1937 segnando un ritardo teorico afferma la necessità di ripensare l’anarchismo che l’anarchismo italiano sconterà con la crisi alla luce delle mutate condizioni sociali, cultu- dei decenni successivi. rali ed economiche nelle quali si trova a opera- Una peculiarità di questo progetto editoriale- re: riflessione portata avanti attraverso la rivista culturale è dunque riscontrabile proprio in internazionale Interrogations (1974-1979) e le questo tentativo di innestare, seppur in modo attività di ricerca del Centro studi libertari (del sincretico, la cultura anarchica e libertaria an- quale posso citare a titolo esemplificativo alcu- glo-americana sulla corrispondente cultura la- ni progetti di ricerca, concretizzatisi in conve- tina e in particolare italiana. gni e seminari, realizzati nel corso del tempo: sulla tecno-burocrazia, sull’autogestione, sul- l’utopia, sul potere, sulla mutazione sociale…). Tre fasi La seconda fase, che non esplode all’improvvi- so ma si esplicita gradualmente all’interno del- Sono sostanzialmente identificabili tre fasi nel la prima, matura intorno ai primi anni Ottanta, rapporto di questo specifico progetto con l’area in un periodo di marcato distacco con l’area li- libertaria, fasi che si possono considerare tappe bertaria, che comincia ora la sua fase ascen- di avvicinamento. dente. Proprio questa netta separazione spinge La prima fase, iniziata nel 1971 con la nascita di a indagare sulle ragioni dell’estraneamento, fo- A rivista anarchica, può essere riassunta nell’e- calizzando l’attenzione sulle linee di pensiero spressione «anarchici e orgogliosi di esserlo». Il autonome elaborate nel frattempo dalla cultura movimento sta rinascendo tumultuosamente, è libertaria. L’idea che nasce da questa indagine, giovane e senza contatti diretti con l’anarchi- e che si concretizza soprattutto nel trimestrale smo precedente. Le priorità sono dunque quel- le di concorrere a ricostruire prima e rafforzare poi il movimento (e a questo puntano, per

esempio, i libri delle Edizioni Antistato con la archivio

riproposta dei classici). Nel contempo però si

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Volontà a partire dal 1980, è quella di re-inne- stare queste stimolanti diversità all’interno del- la riflessione sulla riattualizzazione dell’anar- chismo. La terza fase, iniziata più o meno alla fine degli anni Ottanta, e presente soprattutto nel proget- to editoriale di Elèuthera, è di portare l’anar- chismo fuori dall’isolamento nel quale si è più o meno volontariamente chiuso e dentro que- st’area culturale libertaria in espansione, area che sembra vivere e proliferare senza alcun col- legamento evidente con l’anarchismo «ufficia- le».

Identikit dell’area libertaria Questo tentativo ha ovviamente imposto di de- finire in modo più preciso quest’area libertaria alla quale si intende accedere e ne è stato dun- que tentato un identikit più dettagliato. La fi- sionomia ricavatane, proprio come nelle tecni- che per costruire un identikit, risulta composta da parti assemblate; non è cioè una struttura Vecchio e nuovo anarchismo. Daniel Cohn-Bendit e Alfonso Failla al Congresso della Federazione anarchica coerente, data, ma è piuttosto una struttura italiana a Carrara dal 31 agosto al 3 settembre 1968 composita, derivata dall’accostamento di ele- menti diversi. La prima evidente caratteristica dell’area liber- in biologia dopo i nuovi studi sulla simbiosi di taria è quella di non essere e di non riconoscer- kropotkiniana memoria o sull’autopoiesi di si come un’area compatta e omogenea dai con- Humberto Maturana); talvolta infine si tratta di fini rigidamente definiti. Si tratta piuttosto di aree politiche con connotazioni proprie i cui un ambito molto aperto e parzialmente fluido esponenti esprimono a livello di base metodi di che comprende soggetti molto diversi tra loro, intervento e valori chiaramente libertari (il cir- il più delle volte non comunicanti. Le tipologie cuito dei centri sociali con la loro pratica auto- sono diversissime. Talvolta sono movimenti ve- gestionaria, il volontariato laico e a volte persi- ri e propri (per esempio l’antipsichiatria mili- no cristiano con la loro pratica solidaristica, il tante), ma il più delle volte si tratta di segmenti generico «popolo di sinistra» e il suo crescente di movimenti (per esempio alcune aree dell’ar- rifiuto a inquadrarsi in un partito-padrone). cipelago verde o del movimento delle donne), se non addirittura di particolari momenti nello Lo sguardo anarchico sviluppo di un movimento, generalmente quel- li pre-istituzionali (per esempio il movimento Risulta evidente da questo identikit sommario per l’obiezione di coscienza); talvolta sono in- che il libertarismo non è un soggetto unico ma vece situazioni transitorie, contingenti, che un insieme di categorie tra loro disomogenee. E esprimono più che obiettivi libertari delle me- proprio questa disomogeneità non ha consen- todologie di intervento libertarie (per esempio i tito al libertarismo, nel bene e nel male, di isti- movimenti cittadini di azione locale che sorgo- tuzionalizzarsi, ovvero di darsi uno statuto, no intorno a tematiche estremamente specifi- un’identità forte, dei confini stabiliti. Questa che ma notevoli per la sperimentazione di me- indeterminatezza da una parte non l’ha fatto todi decisionali orizzontali e di azione diretta); diventare un polo riconoscibile di aggregazione talvolta ancora si tratta di riflessioni nell’ambi- sociale e culturale, tanto che persino una certa to della cultura «alta» (per esempio nella rifles- destra ultraliberista può dichiararsi libertaria, sione pedagogica), ma anche in saperi scientifi- ma dall’altra le ha consentito una diffusione ci duri con interessanti ricadute epistemologi- estremamente capillare. che (per esempio in geometria dopo le nuove Ed è proprio a partire da questa indetermina- teorie sul caos, in matematica dopo la critica al tezza che si può addirittura ipotizzare che sia lo paradigma centrista elaborata da Jean Petitot, sguardo anarchico a riconoscere e definire l’a-

archivio rea libertaria più che una compiuta identifica-

zione da parte delle stesse categorie che la

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compongono. La singola categoria è spesso «in- tegralista» nella sua visione, nel senso che l’o- biettivo perseguito, visto come parziale e speci- fico da chiunque sia esterno a quella visione, per la singola categoria che lo propone è invece totale e generale, la ragione del loro esistere e agire. E in questo senso possono essere scarsa- mente interessate a creare collegamenti con al- tri soggetti dalle caratteristiche simili ma dalle specificità diverse. Del tutto opposta la pro- spettiva dell’anarchismo che vede al contempo il valore della specificità e il valore dell’aggrega- zione in nome di un comune sentire libertario. Se accettiamo che sia lo sguardo anarchico il criterio (o comunque il nostro criterio) per de- scrivere l’area libertaria, vediamo allora quali sono le caratteristiche che fanno sì che una cer- ta categoria venga inclusa o no in quest’area. Così come le categorie non sono omogenee, neanche le caratteristiche lo sono, ma ruotano tutte attorno a questi assi: critica della gerar- chia, applicazione di un metodo decisionale orizzontale, sensibilità intrisa di valori libertari. Se questi elementi sono presi nella loro radica- lità, altro non sarebbero che gli elementi costi- tutivi dell’anarchismo, ma se vengono accettati per riacquistare vitalità e concretezza. Ma po- nella loro specificità (per esempio la critica del- trà farlo solo a due condizioni: se sarà in grado la gerarchia uomo/donna o adulto/bambino; la di depurarsi dalla propria «vulgata» (cioè da pratica autogestionaria degli organismi di base; quella vera e propria volgarizzazione e scleroti- una concezione egualitaria nei confronti della ca semplificazione delle teorie dell’anarchismo natura o dell’altro), sono esempi genuini di li- classico, riproposte secondo un’ortodossia de- bertarismo. contestualizzata, di stampo religioso) e se sarà capace di rifondare un movimento con caratte- ristiche diverse da quelle attualmente preva- L’esperienza di Elèuthera lenti; ovvero la comunità degli anarchici attivi Tornando alla particolare esperienza di (in vari ambiti, forme e intensità) e non più il Elèuthera, l’obiettivo consapevolmente perse- «partito» politico dei militanti. guito nei dieci anni di attività è stato appunto Se questo avviene, l’anarchismo può diventare quello di istituire una rete di contatti che co- uno degli agenti più forti di questa rete; più for- struisse un ambito comune con queste realtà li- te proprio perché più consapevole della neces- bertarie, poco frequentate dal movimento ma sità di mettere in collegamento non solo la pro- anche con scarsa frequentazione reciproca. pria pratica e riflessione con quella delle varie L’ambizione del progetto è dunque duplice. In- realtà libertarie, ma anche la pratica e la rifles- nanzi tutto portar fuori l’anarchismo dal suo sione delle diverse realtà libertarie tra loro. isolamento e metterlo in circolo in questa rete Questo gli consentirebbe di concorrere in mo- così da poter interagire con le diverse culture li- do significativo alla definizione di una pratica bertarie, in un processo di fecondazione reci- libertaria nel qui e ora, cioè quella parte della proca. Ma al contempo dare anche un contesto sua proposta imperniata sul «buon senso», pur coerente e significativo alla multiformità e di- mantenendo nello stesso tempo la propria irri- somogeneità del libertarismo (senza per questo ducibilità all’esistente, cioè l’«utopia». In que- volerlo omologare e dunque snaturare), un sta mistura di anarchia possibile si giocano contesto in grado di fornirgli una più acuta non solo i rapporti con l’area libertaria ma il fu- consapevolezza della propria identità e un più turo stesso dell’anarchismo, in quanto forza forte senso di appartenenza, cosa che può con- sociale vitale e non reperto dell’archeologia in- sentirgli di coagularsi nei nodi di questa rete al dustriale. fine di avere un maggior impatto sulla scena

sociale italiana. archivio E l’anarchismo ha davanti a sé molte chances

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INCONTRI metodo di lavoro, ma è sioni (altezza, larghezza EDITORIA stata perlomeno posta e profondità). La Ficedl: ieri sul tavolo l’idea di rea- Questo progetto vuole La breve estate a Pisa domani lizzare un catalogo col- contribuire, come altri dell’anarchia a Lisbona lettivo. Il prossimo in- che stiamo portando contro si terrà a Lisbo- avanti, alla ricostruzione L’Instituto Cervantes di Un centinaio di persone na nel 2011. di una parte della storia Roma ed Elèuthera pre- si è incontrato a Pisa Luigi Balsamini dell’anarchismo (non sentano il cofanetto con dal 4 al 6 settembre per sempre ben conosciu- dvd e libro ta) e salvaguardare quei Spagna 1936. la quattordicesima con- RICERCHE ferenza della Fédération monumenti che a volte L’utopia e la storia. internationale des cen- Per un per incuria delle ammi- L’1 aprile 1939 le truppe tres d’études et de do- censimento nistrazioni locali o di altri del generale Francisco cumentation liberta rires dei monumenti soggetti rischiano di es- Franco entrano a Madrid (Ficedl). In quei tre gior- dedicati sere danneggiati irrime- mettendo fine a una ni i rappresentanti dei agli anarchici diabilmente o addirittura guerra civile intrecciata a centri hanno confronta- abbattuti. Verranno una rivoluzione libertaria. to le proprie attività, La Biblioteca Franco censiti anche i monu- Il cofanetto contiene presentato i progetti in Serantini, in collabora- menti di cui si è persa Spagna 1936. L’utopia corso e discusso sulle zione con alcuni docen- traccia o che sono stati si fa storia , problematiche delle cul- ti e ricercatori di varie distrutti dai fascisti e per filmato originale degli ar- ture dei movimenti li- università italiane, pro- cause belliche, ma di chivi della Confedera- bertari. muove un censimento cui ancora si hanno ción Nacional del Tra- La Ficedl, nata a Marsi- dei monumenti dedicati informazioni da docu- bajo (Cnt) e dal libro glia nel 1979, intende agli anarchici in Italia. menti d’archivio o dalle Anarchia e potere nel- costruire una rete di so- La ricerca sarà visibile e fonti a stampa. Di ogni la guerra civile spa- stegno reciproco e di consultabile attraverso opera verrà pubblicata gnola di Claudio Venza. scambio di informazioni le pagine web che ver- la fotografia o nel caso Partecipano l’autore, tra biblioteche, archivi, ranno pubblicate sul si- dell’assenza del mate- docente di storia della centri di studio e di do- to della biblioteca riale fotografico i disegni Spagna contempora- cumentazione del movi- (http://www.bfs.it). L’i- o gli schizzi. Si rivolge nea, Umberto Lenzi, re- mento anarchico e li- niziativa vuole ricostrui- un appello a tutti coloro gista, sceneggiatore e bertario. Tutti istituti ge- re la storia dei monu- che hanno notizie o che scrittore, Nicola Tranfa- stiti nel vivo di una par- menti (targhe, lapidi, vogliono collaborare al glia, professore emerito tecipe passione, le cui monumenti funebri e progetto di contattare la di storia dell’Europa e quotidiane attività si sculture) innalzati in Ita- biblioteca telefonando o del giornalismo, univer- proiettano in un oriz- lia fin dai primi anni del scrivendo ai seguenti in- sità di Torino e docente zonte ben più vasto dei Novecento, indicando dirizzi: alla Luiss di Roma; polverosi, seppur ne- oltre a una breve storia Biblioteca Franco coordina Pietro Masiello, cessari, tecnicismi delle dell’opera (quando e in Serantini Elèuthera. scienze dell’informazio- quale occasione è stata casella postale 177 Venerdì ne documentaria, per fatta), l’artista che l’ha 56125 Pisa 4 dicembre 2009 offrire spazi di formazio- ideata, la collocazione e-mail: ore 18,00 ne e discussione, salva- (palazzo, piazza, via e [email protected] Sala Instituto guardare la memoria località), il tipo di mate- telefono+fax: Cervantes, piazza storica e supportare le riale usato e le dimen- 050.570995. Navona, 91, Roma iniziative libertarie. Dopo un trentennio in DE ANDRÈ PER LIBERTARIA cui la Federazione non ha espresso strabilianti Sabato 14 novembre appuntamento progettualità, l’incontro al Circolo dei malfattori di Pisa sembra aver po- (Milano, via Torricelli 19, ore 19,30) sto le basi per un per- con Carlo Ghirardato corso di collaborazione e le canzoni di Fabrizio De Andrè. non episodica. Proba- E una cena a favore di Libertaria. bilmente si è ancora Il piacere dell’utopia arcipelago lontani dall’intendere la

cooperazione come

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via Furietti 12/b • Educational Bookshop numero 4 - ottobre / dicembre 2009 Padova Saint Imier (Svizzera) • Feltrinelli

Bologna La Spezia • Espace Noir • • Feltrinelli • Contrappunto Palermo

libertaria San Francisco (Usa) • Feltrinelli • City Lights Bolzano Lione (Francia) • Modusvivendi Piazza Fontana: perché • Cooperativa Libraria • La Gryffe San Giorgio Roma. Italy perçue - tassa riscossa ordinario. Taxe è ancora fra noi? Brescia • La plume noir Parigi (Francia) a Cremano (Napoli) • Feltrinelli • Publico • Bottega del Mondo Gaia, di Giulio d’Errico, Livorno via Pittore, 54 anno 11 • Rinascita • Federazione Pescara Martino Iniziato anarchica livornese • Feltrinelli Sassari Caltanissetta • Odradek • Cantieri Culturali via degli Asili, 33 • Libreria Primo Moroni int.4 e Fabio Vercilli Savona Ciccianera Lodi Piacenza • Libreria Moderna Carpi (Modena) • Casa del popolo • Alphaville • La Fenice • La pecora nera-ctm Sidney (Australia) Dal dominio alla rivolta Lucca • Black Rose Carrara • Centro di documentazione Piombino Bookshop attraverso il corpo • Circolo Gogliardo Fiaschi • Libreria La Bancarella via UIivi, 8 Lugano (Svizzera) • Libreria La Fenice Siena di Alberto Giovanni Biuso, • Csa Il Molin • Feltrinelli Cesena Pisa di Tomás Ibañez, • Edicola La Barriera Macomer (Nuoro) • Feltrinelli Torino via Mura Ponente 1 • Libreria Emmepi • Comunardi di Andrea Staid Potenza Fano Mestre • Feltrinelli • Alternativa libertaria • Feltrinelli • Edicola viale Firenze, 18 Trento Che anarchismo è • Rivisteria Treviso quello postrutturalista? • Centro del libro di Dave Morland ecco dove si trova Trieste • In Der Tat Verona • Rinascita Vicenza Il tempo? Un grande • Librarsi Volterra (Pisa) paradosso • Libreria Lòrien di Marc Augé il piacere dell'utopia

Quei rapporti «difficili» fra anarchici La riforma dell’università? e area libertaria Un progressivo svuotamento della di Rossella Di Leo capacità formativa

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma DCB Roma. Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. ottobre / dicembre 2009 - euro 7,00 trimestrale - anno 11 • numero 4 libertaria