Pisa 9 Luglio 1920 Caro Professor Apreda

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Pisa 9 Luglio 1920 Caro Professor Apreda IL FONDO GIAN ANTONIO MAGGI (1885-1937) CONSERVATO PRESSO LA BIBLIOTECA “G. RICCI” DEL DIPARTIMENTO DI MATEMATICA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO a cura di Paola Testi Saltini www.luigi-cremona.it Indice Introduzione.............................................................................................................. 3 Sulla figura di Gian Antonio Maggi ......................................................................... 5 Descrizione del “Fondo Maggi” ............................................................................... 13 Trascrizione delle lettere ordinate per corrispondente ............................................. 17 Trascrizione dei Giudizii .......................................................................................... 283 Indice dei corrispondenti e dei nomi citati nei documenti trascritti ......................... 307 Materiali su G.A. Maggi .......................................................................................... 318 Appendice: fonti correlate e trascrizione di due lettere indirizzate a Ernesto Cesàro e a Max Abraham ......................................................................... 319 Ringraziamenti ......................................................................................................... 322 1 www.luigi-cremona.it 2 www.luigi-cremona.it All’incirca nel 1990 il “Fondo Maggi” fu reperito in un sopralzo della Biblioteca del Dipartimento di Matematica dell'Università degli Studi di Milano. Conteneva lettere scambiate tra il Professor Gian Antonio Maggi, vissuto dal 1856 al 1937, e noti scienziati italiani - quali Tullio Levi-Civita, Carlo Somigliana, Roberto Marcolongo, Salvatore Pincherle, Vito Volterra - nonché vari altri tipi di manoscritti. Poiché Gian Antonio Maggi ha rappresentato nella cultura scientifica italiana degli anni 1890-1937 un punto d’incontro significativo per molti scienziati del Paese, il suo archivio presenta interesse non solo dal punto di vista istituzionale e del costume, ma anche strettamente dal punto di vista del dibattito scientifico. Questa pubblicazione, che conclude il lavoro da me iniziato nel 1993 con la tesi Alcuni problemi di Teoria della Relatività nella corrispondenza di Gian Antonio Maggi, discussa presso il Dipartimento di Matematica, intende mettere a disposizione degli studiosi documenti inediti connessi alla storia del pensiero scientifico italiano. Ciò sarà utile non solo per impedire la dispersione o la perdita di documenti rilevanti, ma anche per evitare che la difficoltà ad accedervi favorisca giudizi non adeguatamente argomentati. Ho scelto di rendere pubblico questo lavoro sul sito dedicato a Luigi Cremona - anche se egli non compare tra i corrispondenti di Maggi - perché la sua formazione scientifica ha origine nell’ambiente plasmato dall’attività della generazione di Cremona e ne rappresenta la continuazione nel panorama nazionale. Maggi, infatti, pur non essendo direttamente uno degli allievi di Cremona, è loro coetaneo ed è anche in ovvio contatto con i colleghi dei suoi maestri che, molto probabilmente, frequentava anche al di fuori dell’ambiente accademico. Per esempio, Cremona conosce Maggi, come si legge dalla lettera a lui indirizzata da Felice Casorati, n. 050-10769 del 7/7/1883: “Mia figlia Eugenia è fidanzata con il dott. G.A. Maggi, che mi assicura non soltanto di esserti noto, ma di aver anche ricevuto qualche segno della tua simpatia”. Paola Testi Saltini 3 www.luigi-cremona.it 4 www.luigi-cremona.it Sulla figura di Gian Antonio Maggi L’intensa vita di Gian Antonio Maggi comincia a Milano il 19 febbraio 1856, in una nobile famiglia di origine piacentina: il padre, Giuseppe Pietro, è un noto orientalista, membro dell’Istituto Lombardo, la madre è Clara Anelli. Egli cresce in un ambiente di scienza, di letteratura, di studi classici per i quali eredita la passione, tanto che, al termine degli studi medi, esita prima di iscriversi alla Facoltà di Scienze dell’Università di Pavia. Si laurea il 7 dicembre 1877 in Fisica (e un mese più tardi in Matematica, l’8 gennaio 1878), dopo aver seguito i corsi di insigni maestri quali Eugenio Beltrami, Giovanni Schiaparelli, Giovanni Cantoni,1 Felice Casorati; di quest’ultimo sposa la figlia Eugenia, il 23 settembre 1883.2 La sua attività nel campo scientifico, dopo qualche lavoro iniziale di fisica sperimentale, sotto la guida di Beltrami e Casorati si indirizza definitivamente agli studi matematici. La sua prima sede di insegnamento è la stessa Università di Pavia, dove è inizialmente assistente alla cattedra di Fisica sperimentale, poi incaricato del corso di Fisica per i farmacisti, libero docente in Fisica matematica dal 1882 al 1885 e quindi professore aggiunto alla Scuola di Magistero. Nel 1882 compie un anno di perfezionamento a Berlino e frequenta i corsi di Hermann von Helmoltz, Gustav Kirchhoff e Karl Weierstrass.3 Nel 1885 viene nominato professore straordinario di Analisi Infinitesimale presso l’Università di Modena. L’anno successivo si trasferisce a Messina mantenendo, come professore ordinario, l’insegnamento di Analisi Infinitesimale fino al 1895. Nel 1891 viene eletto Rettore, fatto che, data la sua giovane età, testimonia la stima di cui gode presso i colleghi. Nell’anno accademico 1895-96 viene chiamato a coprire la cattedra di ordinario di Meccanica razionale e incaricato di Fisica matematica all’Università di Pisa, succedendo a 1 Il 13/3/1881 Beltrami così scriveva a Enrico Betti: “Caro Betti. Ti mando il manoscritto di una Memoria presentata all’Accademia dei Lincei dal D.r Maggi, assistente qui al Cantoni, e che fu anche mio scolaro nei primi anni che fui qui. Ti unisco anche uno schema di relazione che tu del resto puoi sostituire liberamente con altra, o modificare come credi. Mi è sembrato inutile di inserirci una più minuta indicazione delle varie parti del lavoro, perché l’Autore la dà egli stesso nelle prime pagine. Il lavoro in origine era molto più esteso, ed io, rivedendolo coll’Autore, l’ho persuaso a restringerlo più che poteva, il che ha fatto, assicurandomi che non si poteva far di più, stante la natura della questione. Io desidererei che il lavoro fosse stampato, specialmente perché ritengo che il Maggi dovrà quanto prima domandare la libera docenza per mettersi in regola coll’insegnamento di fisica che dà, già da parecchi anni, ai farmacisti. E siccome egli è d’altronde un signore (ed anche un nobile) che fa tutto questo per passione allo studio, così mi rincrescerebbe che qualche circostanza potesse scoraggiarlo o svogliarlo, mentre credo che abbia attitudine e capacità di far bene, tanto più che possiede anche molta abilità nella parte sperimentale, ed ha quindi tutti i requisiti che possono servire a diventare un buon fisico. [...]” (L. Giacardi, R. Tazzioli (a cura di), Le lettere di Eugenio Beltrami a Betti, Tardy e Gherardi. Pel lustro della Scienza italiana e pel progresso dell'alto insegnamento, Collana Materiali per costruzione delle biografie di matematici italiani dopo l’Unità, Mimesis, Milano, 2012, lettera n. 66) 2 I loro figli sono: Maria, Felice, Clara, Emma e Bianca. 3 Il 24/3/1882, ancora per mano di Beltrami: “Caro Betti. Ieri, trovandomi a Milano, ho incontrato il D.r Maggi, reduce (per le vacanze di Pasqua) da Berlino, dove studia sotto Helmholtz e Kirchhoff. Parlandomi egli del suo desiderio, di trovare qualche occupazione pel venturo anno, ho pensato che egli potrebbe esser molto opportuno pel corso di Meccanica razionale a Pisa (naturalmente senza fargli cenno di questo mio pensiero). Come insegnante egli ha già tre o quattro anni di tirocinio, poiché insegnava la fisica ai farmacisti, e faceva un corso speciale sulla teoria degli errori di osservazione agli allievi della scuola di magistero. Veramente la sua intenzione sarebbe di insegnare, potendo, fisica matematica, ed ha già chiesta la libera docenza qui a Pavia, per tale materia. Ma io credo che sarebbe assai meglio, per lui, di restare, almeno per alcuni anni, nella meccanica razionale, sia per approfondirsi ben bene in questa dottrina fondamentale, sia per allargare le sue cognizioni prima di assumere un insegnamento elevato, che deve più o meno mutare d’anno in anno. Ho creduto bene di scriverti questo, perché tu mi dica quel che ne pensi.” (ibidem, lettera n. 74) 5 www.luigi-cremona.it Vito Volterra. Rimane a Pisa per quasi trent’anni, collega di Ulisse Dini, Luigi Bianchi, Eugenio Bertini e Paolo Pizzetti. Nel 1924 nasce l’Università di Milano e Maggi, ormai quasi settantenne, accoglie con entusiasmo l’invito a tornare nella sua città natale come primo Preside della Facoltà di Scienze. Svolge tale incarico per un quadriennio ed è prima professore di Fisica matematica, poi di Meccanica razionale, inizialmente con l’incarico di Meccanica celeste e in seguito di Fisica matematica. Nel 1926, il 26 giugno, entra a far parte - a Roma - della commissione giudicatrice del concorso per la prima cattedra di fisica teorica in Italia, commissione eletta, con voto segreto, dalle facoltà di Scienze di tutte le università statali. Con lui sono Michele Cantone di Napoli, Quintino Majorana di Bologna, Vito Volterra di Roma, Carlo Somigliana di Torino, Orso Maria Corbino di Roma e Antonio Garbasso di Firenze. Nel 1927, con il concorso dell’Università, del Politecnico e dell’Osservatorio astronomico, fonda il Seminario matematico e fisico di Milano del quale rimane Direttore fino alla morte. È Socio nazionale della Reale Accademia dei Lincei, uno dei XL della Società italiana delle Scienze e membro di numerose accademie nazionali
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