SOMMARIO

Fotografia dell'Eni.ino C?rd. E. Ruffìni, Epsrca di Pag. ] Autografo, per il XXV di Sacerdozio di S. Ecc. Mone. G. Perni( taro. di S. Eni. Rev.ma il Card, Ernesto Ruffini .....>> 2 Fotografia delI'Eccino Mons. Giuseppi; Perniciaro ....>• ì 11 XXV di Sacerdozio di S. Eer, Mons. Giuseppe Pcmiciyio, di Mi{Iie](- Lo Ja(^ono ...... -i Manifesto . . 6 Schema di programma dei festeggiamenti ,,....» 7 Nozze d'Argento e Novelli Saoerdali B C r u X (poei-ia) di Nino Cangelosi ...... ••>?. La Parrocchia Greca di Malta, di Giorgio Schirò Por la cultura Albane^^e in PalerniG e Sicilia - Giuseppe Valentìnì S.J. . » }') Censimento delle Colonie Albanesi d'Italia di Nino Ghetta . . n 12 Canti popolari del Secolo XIX (Letteratura neo-ellenira) di Alfredo Miraglia . , , . . . ' . . . . - . . :> Ricordo dell'Eliade di Maria Gallo )> 2^^ La strada del pasìore (poesia! di Ferdinando P-!>?arel]o ...» "1 Note d'arte di Laurus . , , . , . . . . - > 22 Vespero (poesia) di Gaetano Biondo '•> ~'ì Lajme Sliqip di Arbereshi i Ri 24 Cilet jemi di Asdren . , l.i> 11 Ricamo nell'arte Classica di Ersilia Zaffulo Moiiielione , , . i 26 Libri ricevuti ...... ~ 29 Kor OUR FRIENDS IN THE U.S.A. di Michele Lo Iacono . . A Santa Maria Gorelli V.M. (poesia) di Salvatore Monteleone Ferrara , » Notizie Varie n 32 IN COPERTINA: I - La (( Chirotonia >i sacerdotale - Disegno del Prof. Lorenzo CoUura, II - Ripre>a, di Michele Lo Iacono. Ili - Notizie Varie. IV - Atene: Gruppo fotografico degli Universitari di Palermo in gita d'istruzione in Grecia.

RIPRESA

Dopo tre buoni anni di silenzio, dovuto a cause di forza maggio• re, '^Biga''' rivede la luce, proprio nella fausta ricorrenza delle Noz• ze d'Argento Sacerdotali delVEcc.mo Monsignor Giuseppe Pernicia• ro, Vescovo til. d'Arbano e Vicario Generale della Diocesi di Piana degli Albanesi. Gli dedichiamo — nel porgvrGli i più fervidi filiali auguri di lungo e fecondo apostolato — alcune pagine in questo nu• mera, che si apre appunto col Ritratto dell'Eni.nio Cardinale Erne• sto Ruffini, in veste di Eparca di Piana desìi Albanesi, e con la Sua preziosa lettera autografa augurale, indirizzata al Sito ex allievo, oggi Suo Vescovo Ausiliare. Ci riserviamo di tornare sull'argomento nei prossimi numeri. Intanto chiediamo venia ai cortesi abbonati e lettori per il lungo periodo intercorso dall'ultimo numero fino al presente, e a tutti i let• tori e abbonati, vecchi e nuovi, porgiamo i piii deferenti saluti, rin• graziando fin da ora tutti coloro che vorranno sostenere la nostra i- deale fatica. MICHFXE LO JACONO LTM.MO SIGNORE IL CARDINALE

ERNESTO RUFFINI

ARCIVESCOVO Di PALERMO

ED EPARCA DELLA DIOCESI

DI PIANA DEGLI ALBANESI 3.E

oo-vov^^ . (j 5. ECC. RE V.M A

MONSIGNOR GTLSEPPE PERNICIARO

VESCOVO TITOLARE DI ARBANO

AUSILIARE E VICARIO GENERALE

DELLA DIOCESI DI PIANA DEGLI ALBANESI

Ordinalo Sacerdote il 7 loglio 1929 IL XXV,SACERDOZIO

DI S. ECC. REV. MONS. GIUSEPPE PERNICIARO

7 LUGLIO 1954

// sette Luglio 192*), nella Cappella del Pontificio Collegio Greco, in Roma, riceveva l'ordinazione Sacerdotale, dalle mani del venerando Mons. Isaia Papadopulos (1), « Papas Giuseppe Perniciaro y>, oggi Ecc.mo Vescovo Ausiliare della Diocesi di Piami degli Albanesi. Siamo convinti, nello scrivere su questo argomento, di ar• recare dispiacere non lieve (e gliene chiediamo perdono) alla profonda modestia delVEcc.mo Mons. Perniciaro, che non vole• va assolutamente che si facessero « feste D in suo onore, e siamo stati costretti ad improvvisare, lavorando di nascosto, perchè, se abbiamo in tanta considerazione la riservatezza e umiltà del nostro Vescovo, abbiamo pure sotto gli occhi le parole di Nostro Signore (2): « Voi siete la luce del mondo: una città posta su un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, per• chè faccia lume a tutti quelli che sono in casa. La vostra luce risplenda dinanzi agli uomini in modo tale che, vedendo le vo• stre opere buone, dian gloria al Padre vostro, che è nei Cieli yt. E' nostro stretto dovere quindi non lasciar passare sotto si• lenzio questa data, anche perchè onorando la Persona del Ve• scovo, si onora il Divino Pastore e la sublime missione Sacerdo• tale, continuatrice dell'amore di Dio per l'umanità: « Mi ami tu più degli altri? — Pasci le mie pecorelle » (3). La Divina Provvidenza ci ha concesso questa Luce; tocca a noi metterla su ben visibile, senza permettere che sia nascosta sotto il moggio, perchè possa illumin-arci, istruirci, scaldarci, guidarci sulle orme di Cristo. Riflettendo sulle Sue opere, sul suo esempio e seguendo do• cilmente le sue direttive, siamo certi di potere anche noi diven• tare migliori, per il bene delle anime nostre e per la specifica missione affidata aWEparchia.

4 BIGA Oggi, nella piena degli affetti, ci limitiamo ad accennare soltanto (riservandoci di riparlarne ampiamente) alVopera già svolta da 5. Ecc. Mons. Perniciaro, il quale, dopo di aver com• pletati gli studi di filosofia, teologia e discipline orientali, nel Pontificio Istituto Orientale di Roma, venne inviato a Palermo, come Cappellano della Parrocchia Greca e Superiore del Semi• nario Italo Albanese. Dopo alcuni anni di lavoro, di sacrifici so• stenuti con la consapevolezza dello svolgimento di una missione, fu nominato Rettore dello stesso Seminario. Si cattivò subito la stima e la fiducia piena dell' Em.mo Cardinale Lavitrano, di ve• nerata memoria, e lo coadiuvò attivamente nelVorganizzazione delle Settimane di Preghiera e di Studio per l'Oriente Cristiano. Creata poi la nuova Diocesi per i fedeli di rito Bizantino della Sicilia e cioè VEparchia di Piana degli Albanesi, Mons. Perni• ciaro^ fu elevato alla dignità Vescovile, divenendo il primo Ve• scovo Ausiliare e Vicario Generale della nuova Diocesi. Impossibile descrivere la sua continua attiidtà per l'organizza• zione della nuova Diocesi, e per il rifiorimento della vita cri- stiano in Piana e in tutte le Parrocchie. Ed ecco nominato Eparca di Piana degli albanesi l'Em.mo Cardinale Ernesto Ruf• fini, che era stato professore, a Roma, di Mons. Perniciaro.

Ritrovato, come scrive VEm.mo stesso nel prezioso auto• grafo riprodotto in questo fascicolo, « l'esemplare discepolo » che « la Divina Provvidenza dispose che l'avessi a fianco in qualità di Ausiliare per V Eparchia di Piana degli Albanesi. Vir• tuoso e zelante... », ecco dare nuovo impulso vitale alle opere spirituali e materiali della Diocesi. Ricostruita la nuova sede, in Piana, del Seminario diocesano, restaurate quasi tutte le Chie• se della Diocesi, le opere assistenziali sia per i piccoli che per i grandi, vivificate le Associazioni Cattoliche... una somma di buone opere, con la base della preghiera e delVumiltà, della dol• cezza e della Carità. Sgorghi dunque entusiastico dal nostro pet• to il canto: « Is polla eti. Despota ». Preghiamo e associamoci all'invocazione della S. Liturgia: « En protis... - In primo luogo ricordati, o Signore, del nostro venerato Vescovo Giuseppe, e concedigli che in pace, salvo, ono• rato, sano, longevo predichi rettamente la parola di verità ».

MICHELE LOJACONO

(1) S. Ecc. MoTis. Isaia Papadopulos, nato a Pirgo nel Peloponneso il 24 Feb• braio 1852, fu un apostolo e confessore della fede. Mori in Roma il 18 Gennaio 1932, dopo d'aver ricoperta la carica di Assessore della S. Congregazione Orientale. (2) Matteo 5,14. (3) Giov. 21.14.

BIGA 5 Fedeli,

Il 7 Luglio, ventìcinque anni or sono, veniva ordinato sacerdote VEcc.mo nostro Vescovo, Mons.

Giusepp e Pe rn ÌC taro.

L ' Opera vivificatrice di Cristo è continuata sullo terra dal sacerdozio ed i sacerdoti sono stati luce e guida per i popoli.

Non deve passare inosservata questa ricorrenza del XXV" di sacerdozio dell'amatissimo nostro Ve• scovo, conoscendo quanto Egli si sia prodigato nel mi' nistero sacerdotale e nel rinnovamento spirituale e materiale della nostra piccola giovane diocesi.

Nella Liturgia pontificale, il Vescovo invoca il

Signore perchè faccia prosperare e perchè visiti dal- ralto la mistica vigna a Lui affidata.

Fedeli,

Noi, tralci di questa mistica Vigna, uniamoci nella preghiera all'Altissimo perchè faccia discendere sulF amatissimo Vescovo sempre più copiose le Sue grazie e perchè ci conceda di festeggiar Lo coli'entu• siasmo e la devozione che la ricorrenza merito.

p. IL COMITATO Papàs Michele Lo Jacono Papàs Damiano Como

lì I G A schema di Programma dei resleggiamenti per le Nozze d'Argento Sacerdoialì di S. Ecc. Mons. Giuseppe Perniciaro

Preparazione spirituale : 3-4-5 Luglio 1954 - TRIDUO predicato in Cattedrale (Piana)

> » » - Per l'Azione Cattolica Femminile : « Tre giorni » di preghiere e di Studio sul « Sacerdozio >.

6 - Luglio - Giornata Eucaristica inizio del Festeggiamenti: 7 " Luglio - (Ricorrenza della S. Ordinazione Sacerdotale di S. Ecc.)

Ore 10 - SOLENNE MESSA d'Argento. Pontificale di S- Ecc., con l'intervento delle Associazioni Cattoliche Fem• minili della Diocesi.

Ore 11,30 - Accompagnamento in Episcopio dell'Ecc.mo Vescovo Ausiliare e presentazione dell'omaggio degli intervenuti.

elle Singole Parrocchie dell' Eparchia sarà commemorato 1' avveni• mento, con giornate di preghiere e di studio sul Sacerdozio :

27 Luglio - S. Cristina Gela 15-16 Agosto - Palazzo Adriano - 15 giorni di SS. Missione, pre• dicate di 3 RR. PP. Redentoristi. ^(Vl^, 24^-2^ »• - Mezzoiuso. - Triduo predicato dal Rev. P. Eugenio Cristina.

2 Settembre Piana degli Albanesi. - Tre giorni per le Associa• zioni Cattoliche Maschili.

7-9 * - .

3 Ottobre - Palermo, Concattedrale della Martorana. conclusione del Festeggiamenti: 26 Ottobre - Nella Cattedrale di Piana degli Albanesi, con intervento delle Autorità e preceduto da 15 giorni di Sacre Mis- " ' sioni predicate da 7 Padri Redentoristi.

In detta occasione sarà inaugurata in Episcopio, a Piana, la Sala delle Conferenze, intitolata al Nome di S. Eminenza Rev-ma il Cardinale Ernesto Ruffini:

BIGA 7 Il 29 Giugno U.S. ricorrevano 1P Nozze d'Arfrento Sacerdotali del Rev.mo Papas Dott. Giorgio Sciiirò, Parroco greco di Maìla. Ricevette i Sacri Ordini dall'Eccmo Suo Zio, Mons. Paolo Schirò, Ve• scovo di Benda, nella Catlcdralc di Piana degli Albanesi. « Biga » Gli rivolge i [)iù lervidi auguri, « per slium vjèt «.

O V IL i. C R U X Cristo, anelito reciso A l. come un ramo d'ulivo dal luminoso vertice. Oceano di luce che parve su tre scogli d'acuta ombra infrangersi. Perchè vennero i secoli se non si dissetarono del Sangue tuo all'oasi? O Raggio prigioniero che illumini di sole le buie mie parole, non Tu volesti, memore di crocifissa pen&, che un sol nido avessero la pecora e la iena? Di spine in una zolla, reciso Fior juirpureo, col polline versato dal profumato calice la cenere fiorì. Croce, divino gladio, che recidesti fulgido da vindice catena l'attesa delle tenc'bre, ingemma col tuo palpito questa sabbia contesa, abisso alla vertigine del tuo vivo mistero. NINO CANGELOSI Papas Sotir Furxhì ha ricevuto la « Chirotonìa » Sacerdotale il 21 Di• cembre 19.')2, in Roma, Pontificio Collegio Greco di S. Atanasio. Il fotografo l'ha colto nell'attimo commovente in cui ])orge la S. (liomunionc, durante la sua Prima Mes>a, alla Sorella, Suora Basiliana, che, come lui, trovasi ora in Italia, in attesa di poter tornare in Albania p£*r svolgervi la missione idealo della loro vocazione. At Sotir Furxlì!, dorezuar Prift ne Rome te 21 dhjetor 1952, tek e para Mesh, jep kungjmin te molrés e tij. .ooE HOVMLL© JJIEROMOHACO IBA^HILSAMO P. Lino Cuttitta ha ricevuto la S. Ordinazione Sacerdotale dalle mani di S. Ecc. Mons. Evreinoff il 22 aprile 1954. Farà il suo ingresso solenne nel natio paese di Mezzoiuso — provenendo dalla Badia di Grotlaferrata -— il giorno 11 luglio 1954.

8 BIGA LA PARROCCHIA GRECA IN MALTA

Molti lettori di Biga avranno senti• sta città assunse poi il nome di Vitto• to parlare qualche volta della Parroc• riosa dopo la vittoria su i turchi), nel chia greca di Malta, ma credo pochi 1587. Vi prese parte il Gran Maestro ne conoscono la natura e le vicende. e tutto il clero della Capitale. Attualmente la parrocchia è una so• Presto s'insediò anche in questa la mentre all'arrivo dei Cavalieri di Chiesa una confraternita latina "del S. Giovanni nell'isola nel 1530 furo• Risorto" che rese piìi popolare la chie• no istituite nella sola Birgu, la nuova sa per la carnevalesca corsa d'una sta• Capitale, tre parrocchie con giurisdi• tua per le vie della città la notte di Pa• zione territoriale, a beneficio dei nu• squa a scapito del rito, della religione merosi greci venuti con i cavalieri. Le e della morale. tre Chiese cedute dai Maltesi ai Greci La confraternita fu trasferita in una furono ridedicate a Santa Maria Dama• chiesa latina nel 1934 dal compianto scena, S. Nicola, S. Giorgio. Arciv. Don Mauro Caruana O.S.B. "Santa Maria Dunhoscena" è il no• molto devoto al rito e alla Chiesa e me dato all'icone di Maria SS.ma che che voleva che la Chiesa greca ripren• fu portata dai Greci da Rodi. Questa desse la sua naturale missione. icone, secondo la leggenda, sarebbe ap• Come di altre Chiese in Italia così prodata a Rodi venendo in volo da Da• anche il parroco greco di Malta venne masco. Un bel mattino la popolazione provveduto d'ai Clero Albanese di Sici• di Rodi scorse sul mare una lampada lia dal 1789. Così si sono avuti Papas che si avvicinava alla loro volta. Le an• G. Cuccia da Mezzoiuso, P. Onofrio darono incontro e si accorsero che la Prift-i da Palazzo Adriano, P. Gaeta• lampada precedeva l'icone della cele• no Barda da Palazzo, P. Nicola Bide- bre Panajia di Damasco che sfuggiva ra da Palazzo, Papas Giuseppe Schirò i turchi e veniva a cercare rifugio a da Conlessa Entellina — f}OÌ Arcivesco• Rodi. vo tit. di Neoresarea, P. Nicola Basta Dopo la clamorosa vittoria su i tur• da Palazzo. Papas F. Parrino da Palaz• chi nel 1565 il Gran Maestro La Val• zo, P. Franrcsco Ghetta da Contessa lette costruì una capitale nuova nella Entellina. altra sponda del porto grande. Quest'ultima guerra fra altre distru• Tra i primi a costruire una nuova zioni annovera anche quella della Chie• chiesa furono i Greci e la dedicarono sa green di Malta. a San Nicola. Questa Chiesa fu però Oggi però ad opera del Governo la ceduta in seguito a uim confraternita Chiesa si è ricostruita su luiova pian• latina detta "delle anime", per por• ta e in stile Bizantino. I greci di Mal• re fine alle continue liti nel 1765 dal ta non sono però tutti Cattolici. Vi è parroco del tempo che riservò per sè un numero anche di "Ortodossi" che e successori alcuni diritti di poco va• sono rimasti pure privi della loro cap• lore pratico. pella. Ma la loro sorte e stata peggio• L'unica Chiesa della quale i Greci re perchè da nove anni non hanno il hanno ancora pieno possesso è la se• loro sacerdote. Di questa assenza però conda Chiesa di S. Maria Damascena ha profittato la grazia del Signore il• in Valletta fondata nel 1569, e quindi luminando un buon numero di anime tra le prime della nuova capitale, da rette che senza pregiudizi e fanatismi un nobile Rodioto Giovanni Calamia. sono rientrate nella Chiesa Madre. L'Icone di S. Maria Damascena fu PAPAS GIORGIO SCHIRO' trasportata dalla chiesa del Birgu (que• parroco greco di Malta

B I G A 9 PER LA CULTURA ALBANESE IN PALERMO E SICILIH

E' noto quanto s'è fatto in passato, Tuttavia un passo ulteriore e im• prima per l'e/ei'flzione della tradizio• portante venne compito in questo sen• ne albanese a piano propriamente cul• so dal Petrotta stesso con l'assumere a turale, fin dal sec. X\III, i- poi per la proprio lettore universitario di Albane• continuazione della tradizione stessa, se il Prof. Karl Gurakuqi scutarino, già che, evidentemente, nella moderna fa• ispettore superiore del Ministero del• cilità e intensità di spostamenti, di ri• la Pubblica istruzione in Tirana e mem• mescolamenti, di incroci di popolazio• bro ivi de! R. Istituto di Studi Alba• ni e di culture, minacciava e minaccia nesi, auloi'e di parecchie opere sia di di rimaner sommersa, se non sia soste• grammatica, sia di letteratura, sia an• nuta da una cultura propriamente let• che di folcloristica e di poesia jtopo- teraria ed erudita. I nomi degli Atlan• lare. ti d« questo cielo sempre cadente a vol• Fu così possibile aver permanente• te pili come una tenda che come una mente in Palermo una rappresentan• cupola, sono noti e ammirati fino al te• za competente e viva della mentalità sté mancatoci Papas Gaetano Petrotta, albanese dell'altra sponda, capace da ordinario di Lingua e Letteratura Al• una parte di ridurre, nella mentalità banese nell'Università di Palermo, e degli studenti siculo-albanesi di Paler- ad Agostino Rihezzo, pura mancato m»K la fisionomia della Madrepatria quasi contemporaneamente, insigne da quell'aspetto un pò mitico ereditato glottologo che tanta parte delle sue at• dalla tradiziouf patriottico-nostalgico- tenzioni dedicò alla lingua degli lUiri romantica, a una visione più realisti• e quindi degli Alhanesi. ca e più aggiornata; capace dall'altra Chiamato a succedere al Prof. Pe• di far conoscere eerti valori recondi• trotta per suo amichc\"oIe e insistente ti che solo i diretti conoscitori che »;i desiderio — eravano amici fin da quan• son vissuti, possono scoprire nella men• do io stavo in Albania — mi son tro• talità e nella vita così grandiosa ma vato a dover rappresentare una fun• così misteriosa del popolo dell'Alba• zione un pò nuova nella tradizione cul• nia ingenua, delle tribù delle monta• turale siculo-albanese. gne, delle campagne. Certo, antecedentemente non sono Ahbiamo avuto quindi anche nel mancati contatti tra le « colonie » al• biennio di docenza Petrotta e con la banesi di Sicilia e il blocco del mon• assistenza assidua di Gurakuai una do albanese della Madrepatria; non serie di tesi di laurea (sostenute sono mancati albanesi che abbiano fat• da allievi siculo - albanesi e " lati- to V isita u queste Colonie, o che vi tini ») su autori d'Albania; ultime abbiano fatto breve permanenza; nè quella del P. Giovanni Gioigianni S. hanno mancato i siculo-albanesi di .1. sulla « Lahuta e Malcis » del Fishta, prender conoscenza della vita politi• quella di Giusep])»' Schirò da Contes• ca e culturale della terra d'Albania; sa E., su Naim Frashéri nelle sue ope• basta ricordare il granile Giuseppe Schi• re, e quella della Signorina Angela rò e Papas Petrotta. Cirrincione su A. Dozon e la letteratu-

IO BIGA ra popolare albanese. delle ricerche toponomastiche è riu• Ne] primo anno della mia docenza, scita la tesi della Signorina Maria D'A- ho credulo bene di portare il corso guanno che ha Isudiato i movimenti stesso a un'aderenza ancora più stretta di Roberto il Guiscardo, di Boemondo COI; quelita recondita fisionomia dello e delle forze bizantine nei primi due spirilo albanese, facendo non più so!- anni dell'impresa normanna in Alba• tanto mia storia letteraria — campo o- nia. ramai, si può dire, completamente a- E' ora in preparazione una tesi sul rato dal mio insigne predecessore — vecchio lessicografo Franciscus Blan- ma t;na storia cnltiirale nel più iato cus, e un'altra che studierà l'impiego senso (religiosa, giuridica, artistica, e- degli articoli nei canti, nei proverbi e conomica...). negli altri vecchi testi della parlata al• Parallelamente, ha creduto bene di banese di Sicilia. prendere a commentare piuttosto che Altre tesi sono progettate in modo non un lesto direttamente letterario, da fornire una rete di contributi sia al• dei testi tipici dello stile popolare < la filologia e alle basi storiche della insieme altamente significativi di quel• linguistica nelle sue varie fasi sia alla la concezione giuridica tradizionale al• storia letteraria. banese che va sotto il nome di Kanun di Dukagjini; con ciò abbiamo com-^ Purtroppo però gli studenti che vo• le basi per la penetrazione e l'apprcs- gliono dedicarsi a simili lavori si tro• sjimento dei riflessi dell'anima vilba- vano in difficoltà, perchè le pubbliche nese nella storia e nella letteratura, biblioteche di Palermo sono troppo specialmente di quella più caratteristi• scarsamente fornite di testi e di studi camente etnica, come -— per eilare il albanesi. più insigne esempio — il poema di Per sopperire a una tale difficoltà, Fishta. l'assistente alla Cattedra universitaria Quest'anno intenderei di continuare di Lingua e Letteratura Albanese, Pa• la storia culturale, e di assumere come pas Dott. Matteo Scìambra sta ora com• testo una collana di ninne-nanne, le pilando uno schedario bibliografico e quali anch'esse sono un fedele specchio archivistico albanese, nel quale, in o- della concezione della vita albanese ; gni scheda corrispondente a un libro, ma mentre i testi Kanunali riflettono a una pubblicazione, a un manoscritto prevalentemente la concezione e lo sti• o a un documento, è segnata la biblio• le severo maschile, queste riflettono teca o l'archivio, pubblici o privati, la concezione e lo stile gentilissimo dov.e si può trovarne copia. femminile. Per la raccolta poi del documenta• Risultato dell'insegnamento, una se• rio vivo della lingua, lo stesso dott. rie di tesi di svariato interessamento. Sctambra sta raccogliendo uno scheda• Sulla concezione giuridica della fami• rio di terminologia e di onomastica glia nella tribù dì Shala condusse la dialettologica albanese specialmente di sua tesi la Signorina Carmelina Car- Contessa Entellina. pinteri. Un autore antico (1566-1623). Sarebbe però desiderabile che il Pietro Biidi, ha illustrato specialmente Centro Internazionale di Studi Alba• nella sua opera poetica, la Signorina nesi di Palermo, fondato nel 1948 in Giuseppina Finocchio; uno moderno, occasione del Congresso per il IV Cen• Ernest Koligi, la Signorina Maria Ziic- tenario delle Colonie Albanesi di Si• caro. Nel campo filologico si è cen• cilia, avesse i mezzi per costituirsi u- trala, benché solo dal punto di vista na opportuna sede e per raccogliere bibliografico, la Itesi della Signorina il più vasto materiale possibile di ma• Annunziata De Francesco che ha dato noscritti e di stampati (o di fotocopie la lista pili com])leta che fu possibile o microfìlms) interessanti l'Albania. dei dizionari albanesi editi e inedili Un contributo storico sicuro a base G. VALENTINI S.J.

BI (; A Censimento dM

Alla distanza di oltre 500 anni dalla emi• quella che le vicende deirnltima grande grazione albanese in Italia ritengo che il cen• guerra hanno portato sotto l'aborrito dominio simento delle nostre colonie sia molto oppor- serbo, cioè sotto il dominio di coloro che lunu, non solo, ma anche necessario per com• sempre ^ono slati e certo sempre saranno " memorare degnamente tale avvenimento, che più grandi nemici degli albanesi. per gli Italo-albanesi rappresenta una data Intendo parlare della colonia di Borgo E- slorica di capitale importanza. Da appassio• rizzo in territorio di Zara, che proviene dai nato studioso delle nostre memorie e del no• dintorni di Scutari e che conserva ancora ia stro passato mi sono dedicato a questo lavo• linsiua albanese. Di Borgo Erizzo, che con• ro con la certezza di soddisfare la curiosila ta circa 1500 abitami, lia scritto una dotta che tutti abbiamo di sapere quanti siamo in monografìa Carlo Tagliavini. Italia gli oriundi albanesi. Ho cominciato Nel Lazio e precisamente nella provincia con interpellare al riguardo i segretari dei di Vitcrl>o abbiamo due colonie : Ischia di capoluoghi di provincia per conoscere con Castro con 3200 abitanti e Pianiano con 130 esattezza i nomi dei paesi di lingua o

12 BIGA co di Portocannone. Monleiasi con 3545 abitanti; Nella provincia di Potenza i paesi albanesi con 3580 abitanti. sono sei: Ho ricevuto informazioni soltanto dì Mon- con 3875 abitanti; S. Paolo Al• teparano, Carosino e S. Marzano di S. Giu• banese con 940 abitanti che ha fatto molto seppe, ha perduto la lingua fin male a cambiare il nome in Casalnuovo Luca• da! principio del secolo scorso e il rito gre• no; S. Costantino All>anese con 1635 abitanti; co alla fine del secolo decimo ottavo. L'aw. con 4320 abilanti; frazione Giovanni Mennuti che ha studiato la storia del Comune di Riparandida con 1500 abi• del paese afferma che l'emigrazione in Ita• tanti; Brindisi di Montagna con 1863 abitanti, lia è avvenuta ai primi del 16*^ secolo. La ma di quest'ultimo paese non ho potuto a- colonia di Carosino, che ha perduto la lin• vere ancora notizie sicure. Tutti questi pae• gua, mi è stata illustrata da Don Giuseppe si parlano la lingua. Di Mascliito mi ha da• Frascella, il quale afferma che, secondo fa to interessanti notizie Mons. Luigi Ferrara -1 tradizione del paese, gli antenati sarebbero quale riporta nella sua relazione le parole venuti dall'Albania nel 13*^ secolo. Lo stem• scritti; sullo stennna del Comune: « Ghiaku in ma del Comune è ornata dell'aquila bicipite i shprishur ». La emigrazione di questi al• albanese. S. Marzano di S. Giuseppe, le cui banesi sarebbe avvenuta nel 1478, Di S, Pao• informazioni mi sono state fornite da Mons. lo Albanese mi ha favorito notizie partico• Vincenzo Importuno, è il paese albanese più lareggiate Mons. Pietro Scarpelli, competen- caratteristico della regione salentina. La e- tissimo di cose albamesi, il quale mi ha migrazìone è avvenuta nel 1463. La tradizio• trascritto anche la canzone: « Moi e bùkura ne albanese è • vivissima e la lingua abba• More ». 11 paese conserva il rito greco: i suoi stanza bene conservata. Di questo paese e abitanti si sarebbero trasferiti in Italia verso in genere delle colonie della così detta Al• i! 1490, Mons. Scarpelli conosce bene anche bania Salentina hanno scritto un certo Pa• l'Alliania. dove è stato molto tempo come mis• celli di nel suo Atlante Salentino sionario: egli ha studiato la storia, la lingua del 1807, e recentemente un certo Giuseppe e le origini delle nostre colonie. Di Barile Palumbo. mi ha dato notizie il Segretario del Comune, La provincia di Cosenza è quella che con• il quale afferma che l'emigrazione è avvenuta ia un maggior numero di colonie : nel 1492 da Scutari. Di Ginestra mi ha con le frazioni di S. Giacomo e Cavallerizzo: scritto il signor Nicola Ciriello, secondo -l abitanti 2970; S. Benedetto Ullano frazione di quale la emigrazione è avvenuta nel 1478 con Mohalto Uffugo con 2550 abitanti; S. Martino provenienza da Scutari, ma il fatto che la di Finita abitanti 2540; popolazione anticamente seguiva il rito gre• abitanti 2280 ; con 1830 abi• co, fa ritenere che proveniva dall'Albania tanti; con 3170 abitanti; e meridionale. Il rito greco è stato soppresso la frazione di Eianina con 2730 abitanti; Lun• nel 1627 per opera di un certo Diodato Sca• gro con 4570 abilanti; S. Basile con 2110 a- glia. bitanti; S, Caterina Albanese con 2125 abi• La provincia di Lecce avrebbe qjuattro tanti: con la frazione di Farne- paesi di origine albanese, ma di questi non ta abitanti 1565; Civita con 2210 abitanti; posso ancora fornire alcuna notizia: ecco i Piataci con 1870 abilanti; S. Demetrio Coro• nomi: ne con 6385 abilanti capitale dell'Albania Co• Sternazia con 2550 abitanti; Zollino con sentina; Macchia Albanese frazione di S. De• 2160 abitanti ; Martignano con 1560 abitanti; metrio Corone con 950 abitanti; S. Loren• Galatina con 23.190 abitanti. zo del Vallo con 2210 abitanti; S. Sofia d'E• La provincia di conterebbe 10 p^- piro con 2950 abitanti; fi albanesi; con 5680 abitanti; con Fragagnani» coii 5070 abitanti; Montepara- 2200 abitanti; S. Cosmo Albanese con 1120 no con 2785 abitanti; con 1410 abilanti; S. Giorgio Albanese con 1970 abi• abitanti; S. Giorgio Ionico con 6970 abitanti; tanti; Marzi frazione del Comune di Roglia- S. Marzano di S. Giuseppe con 5160 abitanti; no con 1685 abitanti; con 2590 S. Crispiere con 150 abitanti ; coii abitanti; con 1635 abitanti; Rota 2550 abitanti; Carosino con 4490 abitanti; Greca con 2220 abitanti; Serra di Leo.

BIGA 13 Tolti questi paesi parlano l'albanese e qua• Piana degl' Albanesi con 7.388 abitanti; si lu'ti fauno parte della Eparchia greca di con 12c6 abitanti; Mez- cui è degno Vescovo S. E. Mons. Giovanni zoiu-^o con 66-tO abitanti; Contessa Entellina Mele. con 2B05 abitanti; Palazzo Adriano con 4470 Di tutte queste colonie soltanto tre hanno abitanti. risposto al mio questionario. Hanno risposto ai ni:o questionario soltan• Falconara Albanese mi è slata illustrata da to Contessa Entellina e Palazzo Adriano. Le Don Bernardino Lupi: egli fa risalire la e- notizie di carattere religioso mi sono stale migrazione al 1555 con proven'enza dall'Alba• gentilmente fornite dal Vescovo della no• nia meridionale. Di Cerzeto ho la relazione stra Eparchia S. E. Mons. Giuseppe Perni- di Don Valentino Caffarelli, il quale affer• ciaro. ma che la emigrazione è avvenuta nel 1478, A questo punto non posso fare a meno d! ma non si conosce la provenienza. Il Prot. menzionare la numerosa colonia albanese che Gennaro Solano mi ha inviato le notizie di da Contessa Entellina si è trasferita negli ul• Castroregio e di Pamela i cui abitanti sa• timi 50 anni in America e precisamente a Xew rebbero venuti in Italia verso il IS^ft dal• Orleans, nella Luisiana. Questi albanesi so• l'Albania meridionale. no attaccatissimi alla loro lontana patria e lo La provincia di Catanzaro conta undici pao- manifestano in ogni circostanza contribuendo si albanesi: largamente alle tradizionali feste pariicola-'i Mprccdusa con 1215 abitanti: Arietta fra• del paese. zione di Petronà con 300 abitanti; con Riepilogando i paesi di origine albanese in 3850 abitanti ; Carafa con 2120 abitanti ; S. Italia sarebbero 80 con 270.592 abitanti; circa Nicola dell'Alto con 2570 abitanti ; la metà di questi paesi conserva la lingua. Di con 1380 abitanti; con 2220 abi• essi si potrà formare un quadro completo con tanti; Zanzarone frazione di Nicastro con precisione quando tutte le colonie avranno 1150 abilanti; Vena frazione di Maida con risposto al mio questionario. Non è possibi 1000 abilanti: Amato '•on 2065 abitanti; Gi/,- le poi precisare il numero degli abitanti di zeria con 4390 abitanti. sicura origine albanese per il fallo che la L'arciprete Don Francesco Rossi mi ha man• convivi;nza con i paesi vicini ha mescolato dato la relazione di S. Nicola dell'Alto con la nostra razza con quella locale. una bella fotografia di donne in costume. Ritengo utile qui riportare i nomi di alcuni Gli abilanti parlano albanese ma non si cc- autori che hanno scritto sulle nostre colonie nosce ]a data della emigrazione in Italia nè e che mi sono stati segnalati dai compilatori la provenienza. del questionario: Nella provincia di Catanii tre importan'ì Dorsa Vincenzo: « Sugli Albanesi », Napo• paesi ricordano origini albanesi: li 1847. BiaiK'avilla con 17.690 abitanti; Brente con Morelli Tommaso, « Cenni storici sulla ve• 21.15>l abitanti; S. Michele di Ganzaria con nuta degli albanesi ne] Regno delle Due Si• 5000 abitanti. cilie », Cosenza 1841. Del Comune di Biancavilla mi ha dato no Zangari Domenico, « Le colonie italo-alba• tizie il Segretario Dott. Salvatore Carbona• nesi di », Napoli 1941. ro inforirandomi che lo slemma del Comune Alessandro Serra, « I profughi d'Albania è fregiato del nome di Scanderbeg e che una verso l'Italia ospitale )>, Castrovillari 1947. via è intitolata a Giorgio Castriota e un'al• Demetrio Ciarla. « Dopo un secolo », sen• tra a Scutari, Della storia di Biancavdla si za data. interessa il Can. Placido Bucolo. In fine propongo al Centro internazionale In provincia d' Agrigento il paese di S. di studi albanesi, che nasce oggi a Palermo, Angelo Muxaro con 2805 abitanti è stato a- dì invitare tulle le Amministrazioni dei bitato da profughi albanesi come ha detto lo paesi albanesi ad aggiungere al nome del pro• on. Guarino Aniella. prio Comune l'appellativo di « Albanese » Finalmente abliiamo le colonie della pro• come lo hanno g à molti paesi della Cala• vincia di Palermo che senza dubbio ricorda• bria. no le origini schipetare con maggiore tena• 24 Oltohre 1918. cia di tutte le colonie albanesi d'Italia: NINO GHETTA Saggi di letteratura neoellenica

Canti popolari del secolo decimonono

jNell'età eroica di un popolo guer• sonni servirono soltanto a dar vita ad riero i canli popolari sono la manife• opinioni poco lusinghiere sul popolo stazione dei sentimenli di una Nazione greco, confermando tuU'al piìi che sot• intera e dei particolari momenti che to la rude scorza del nuovo barbaro essa attraversa. Così essi furono anche sopravviveva ancora una scintilla del• la prima rivelazione dello spirito gre• la passata grandezza. co, irrequieto e tormentato, che balza Per conoscere quale fosse l'opinio• vivo, coi suoi eroici furori, dalle im• ne del tempo sui Greci basta leggere mortali pagine del cieco di Chio e dei quanto riporta una pubblicazione del• poeti ciclici; risvegliato e spronato, piìi l'epoca (1): « ...rimasti in basso della lardi, dalla diana guerriera di Gallino, scala sociale europea, perseverando nel• primo erede dell'epopea omerica, con le loro abitudini semibarbare... i Gre• cui la lirica greca fa il suo ingresso ci moderni e gli Albanesi, razze domi• nella storia letteraria degli EUeni. nanti... sono lodevoli per la vivace in• Anche i canti popolari del secolo telligenza, l'accortezza, l'ospitalità... scorso riflettono lo stato d'animo del ma superficiali e superstiziosi... Il vi• popolo greco, appesantito da una ser• vere di rapina del brigante e del pilla• vitù che durava ormai da quattro se• ta è considerato dalle classi inferiori coli, da quando cioè Costantinopoli era come ima professione che non ha in sè caduta nelle mani del Turco invasore nulla di disonorante... ». (1453) che soffocò per sempre la fiac• Questo giudizio così spieiato è stra• ca tradizione del millenario Impero namente somigliante a quello che mol• Romano d'Oriente. LA GRECIA DO• li danno ancor oggi sulla Grecia odier• MINATA DAI TURCHI (TojpxoTtpaTt- na, teatro di funeste lolle civili; il fat• p-TjVEÀXàs ecco il leil-motiv di questi to è che l'oppresso fu ed è stato sem• canti, il pensiero dominante di un po• pre il popolo, che in genere non si con• polo disperato ma non dòmo. vertì mai (contrariamente ai ricchi, Per i Greci che avevano sempre interessati a conservare le loro sostan• considerato il patriarcato di Costanti• ze) alla religione maomettana; ma, pur nopoli come il centro etnico della Gre• compatto in questa nobile decisione, è cia, la caduta della città fu un lutto slato sempre diviso da odi feroci ed ab• secolare che esssì j^ortarono nella men• brutito dalla povertà e dall'ignoranza, te e nel cuore. In questi canti sentiti Iriste e non ancora scomparso retag• vengono così esallati gli eroi della età gio dei greci moderni. D'altra parte bizantina e i patrìotti contemporanei bisogna riconoscere che la riscossa che (c/e/fi), instancabili nelle loro guerri• portò alla indipendenza greca non fu glie contro i Turchi, le lotte mai sof• tanto opera dei patriotti-briganti quan• focale e favorite dalla naturale confi• to dell'appoggio di grandi potenze in• gurazione del suolo greco, che è messo teressale che dopo la « liberazione » in risalto colle soggiogate pianure di non esitarono — more solito — a sof• servili languenti città e coi suoi monti focare qualsiasi altra velleità di com• che si ergono al cielo liberi e super• pletamento nazionale, contenendo la bi, nidi di ribelli e centro della futura nuova Grecia entro angusti confini, riscossa. Invero le imprese leggendarie escludendone « Corfù, le isole, la Tes• dei robusti garzoni e dei montanari in• saglia, la Macedonia, l'Epiro, la Tra-

BIG A 15 eia, Creta, Cipro, il Dodecaneso, e la• poesia popolare ebbe a rivalutare coi sciando che Ottone, il piccolo re ba• suoi principi fondamentali. Essi quin• varese (1833), accarezzasse invano il di non sono nati tra il popolo e poi sogno della Megali Idea, restaurazione raccolti da un singolo, ma sono opera impossibile dell'Impero bizantino» (2). di un singolo che si fa interprete dei E' facile quindi comprendere quale sentimenti del popolo. H Fauriel ne. tempesta di passioni tumultuasse nel pubblicò per la prima volta una rac• cuore ai veri patrìotti e come esse tro• colta, ma essi passarono alla lettera• vassero naturale sfogo in una letteratu• tura in modo piìi completo e definitivo ra di tradizione che già aveva i suoi collj edizione del PASSOW. Antologie precedenti nell'epica popolare di que• popolari della Grecia moderna e pre• sta stirpe fatale. Unica voce di speran• sente furono poi edite da altri, tra cui za, dunque, i canti popolari. Ma se il PERNOT e il POLITIS (3). pur nei canti d'amore echeggia spesso la voce possente e irresistibile della (1) Nuovo Encicl. pop. Pomba, Torino, patria, è pur vero che mohi svolgono 1859, lì, 834 rilata nell'acuta indagine di B. motivi tradizionali folkloristici, come iMviignini, Crispi e la Grecia nel 1859, in Al• l'eterna lotta con Caronte, il riconosci• ti dell'Accad, d. Scienze e Lett, Palermo 1945. mento del reduce, il sacrificio di crea• 46, p. 7. ture umane come scongiuro a un cat• (2Ì fi. I.inngiiini. o. c. p. 6, tivo destino, rapimenti, paesaggi tor• (3) Fauriel, CItants populaires de la Gre• mentati o idillici, ecc. ce moderne. Paris 1824, A. Passow, Popula- Questi canti, spesso ingenui, pittore• carmina Graecine recentioris, Leipzig, schi, e non privi talvoha di lugtibre e 1860; H. Pernot, Anthologie populaire de la sconsolato fatalismo, non sono vera• Grece moderne, Paris, 110; N. G. Politis, mente popolari se non in quanto con• 'ExXoyccT ànb xà xpccfoùSicc xou *EX- temporanei al Romanticismo che la ?,7}V[y.oO Xaoù Atene, 1914

(Politis 2)

ST^natvst 6 fìeói;, a-rjjiatvs!, yfjc, aT^fiaEvouv xà Inoupavta, aTj[iaiV£t. x' ^ àytà SO^LZ TÒ [xéj'a [lovaaTTJpt,, (lè XExp-xv.óai'X QTi^xvzpa. /.' ÉcyjvxaS'jò xa|i7ràvaL<;,

xàO-E xa[i7iàva xai TZOLTZÌXZ,. y.àl>£ TiaTtàc: xai Stàxoi;. WÌXXEL ^ep^à é paatXtàc, Sscià è Traxp'.àpy^T)?,

Nà HTcoOve otó )(epou^Lxó xai. và 'pyifj è paaiXéa^, q5(t)vyj xoùq 9}p^-t còpavO xt àn^ àp'/^ccyyéì^o'j az6\i,oc.. «ria'jJEte xb Xepo'j LXÓ xt à-; xajtTjXwvouv T'ayia, TTctTràSec, TrapxE xà yÈepà, xai aelc, x.Eptà, o^TjaxTjxE, Ytaxl slvat delfina BsoO Y| llóXr; và xoupxÉ'jJTfj. Móv' axetXxE lóyo axr) <5payxL7, va 'pxo'jve xpià xcEpà^ta. xSva và Ttàp^j xò oxaupò xai xaXko xò pay^^XiG, TÒ xpiTO, xò xaX'jxEpo, xTjV ayia Tpàn:e^à [la^, [lYj Liàs XTjv Tzipouv xà QY-uXià, xal \Lic, XTjV jjLayapE^O'jv.» Xéanoivce. xixpiyxriv.t, x'èÒàxpuaav oi EÌXÓVS^. «^WTcaae, x'jpà Aéoj^OLVa, xai itYj TtoX'joaxpuaifj;. 7rà?,L |X£ y^póvou^, [tè xatpo'j<;, TràÀL OLxà aa^ elvai.»

16 __ _ BIGA SANTA SOFIA

Risuona Iddio sul mondo, suona la terra e il cielo, suona anche santa Sofia, il grande monastero; quattrocento campanelli e sessantadue campane, e c'è un prete ogni campana, e un (Macono ogni prete. Salmeggia il re a sinistra, a destra il patriarca, dal molto salmeggiare tremavan le colonne. Mentre entravan nel Cherubico ed usciva il Re del mondo, voce a lor venne dal cielo per la bocca dell'Arcangelo: '^Cessate dal Cherubico e si abbassino le Sptfcie, m salvo le reliquie portate, o sacerdoti, e voi pur. ceri, spegnetevi, poich'è ormai voler di Dio che ben presto la cittade sia soggetta e serva ai Turchi. Sol date avviso in Francia (1) che vengano tre navi; e prenda una la Croce e l'altra l'Evangelo, e la terza.^ la più bella, sol la sacra mensa nostra (2), che quei cani non ce la prendano e l'insozzino, quei cani". Turbossi la Madonna, e piansero le iconi. '''Deh, taci, e più non piangere. Signora, pia Madonna; qui, col tempo e l'occasione, qui di nuovo sarà tuo!'* (3).

'0 STÉpyLo; (Passow LIV)

KC àv xà vxeppévta xo-jp 'SfJ'av, xà nfipci.y 'AppavixaL;, '0 Sxépyi-05 elvaL ^wvxavò?, uaaàSEi; Sèv '^i^'faet. ''Oao yio^U^oxìVZ ^ouvà xai XO'JXOU5£!^OUV xàjtTio!., K' e^ouv •i\ xp'jà vepà, ToòpY-OMC, Sèv Tcpoa^uvoùfie. nà|ie và XT7tiEpt,aoa)[iev 6710O tpwXcà^ouv X-jxoi, Sè xopcpopouvta, aè aTTTjXiatg, aè ^ó.yjxic, xai poLjpXiXaic,.

SxXàpot, QZTXC, ywpaic, XCCXOLXOOV xai Toupxou^ TrpoaxuvoGvE,

K' èneti; Yt,à y&poLV EXC^IS ^-q^irxlc, XL' àyptot. Icty/àdia.. Ilapà [Jiè Toupxou?, [lè %-zpià r.fxXi\XEp<}L và ^oOfie.

(1) Per Francia s'intende tutto l'Occidente cristiano. (2) TpàicE^u è infatti l'altare bizantino, a forma di tavolo quadrato. (3) Come si vede, ì Greci moderni, benché non più pagani, credono anco• ra nel destino, che non è pili il cieco Fato, superiore allo stesso Giove, ma s'i dentifìca colla volontà divina a cui si rassegnano, sperando sempre di superare la dura prova a cui il Signore li vuol sottomettere. E questa speranza deriva evidentemente dal fatto che essi conservarono coscienza della loro tradizione per opera appunto e sopratutto della religione, ed anche perchè i Turchi lasciarono sopravvivere il Patriarcato di Costantinopoli. Ciò li porta a mettere iti risalto più il contrasto religioso che il fatto polilco dell'invasione.

GA — ____ _| STERGIO

Pur se non turchi i vàRchi e li preser gli Albanesi, è vivo Stergic ognora, e dei pascià non cura. Finché hanno neve i monli e avranno fiori i prati e fresche acque le cime, non riveriamo i Turchi Andiamo ad albergare dove hanno tana i lupi, in cima ai monti, in grotte, su vette e su colline. Chi è schiavo sta nel piano e si prosterna ai Turchi, ma noi ahitiam le alture solinglie e le aspre valli. Piuttosto che coi Turchi, meglio è star eolle bestie. (1)

^£VtT£Là (Passow N. CCCXXIII)

"E^^exE yeià 5ep:pàxLa ]xo'j xai azlc, taSepcpoTTouXatg. Oà 9'jya), ^evtTeuTW, %-à KÓ-M [iaxpuà axà ^éva. 6à cpuyw [lava xal %-àpzGi xai [i"/jv TtoXuXuTctéaat. 'ATCÒ xà ^éva, TZoO ppEil-w, [i7jvij[]Laxa ooO axÉXvw ME XYj òpoaià xfic, àvoi^-qc,, XTJV nó.'/yri xoG yj.i\i6iyoi.y Kai ]t£ T' àaxEpLa x' oùpccwù, xà ^Ó5a xoO M7C0L». 0à và aou oxÉXvo) [i,àXa[ia, 0à và aoO axèXv' ào'^[i[, Oà và aoù oxÉÀvo) Trpà[J.p.axa, K oòòk xà auXXoyiéaai. UaiSi [tou TraaivE oxò xaXò xt' 'óX'ol àytot xovxà aou, Kai ZT]<; [tavo'jÀag aou 7J EÙX'') vàvat, yià 9uXax^xó aou, Nà [L7J oè TTiàvig pàaxajta xat xò xaxò xò [xàxt. Ou[i,7Jaou [i£ TuaL5àxt [tou x''l[iè x'/i xà naiòià [lou, M'^ aè TcXavÉa':^ ^svtxELà xaE jiàg àXTjajiovfjaT^g. KàXAco [lavoùXa [lou yXuyvEià, xàXÀco và oxàaw Tipwxa, Ilapà và \i.ri aà? 'il'U[t7j&ò> axà ep'/jtta xà ^éva. AWSEX XP^^' ^TTÉpaaav xal SsxaTiEvxE [ÌT^VE^, Kapàpia 5èv xòv EiSavE, vauxat^ 5èv XÓVE ^épouv. IIpwxo 9t-Xl, vaaxéva^E, SEuxEpo, xòv TrXavàet, Tptxo cpiXl, cpapxaxEpò, ZYJ [làv' àÀTjaftovaEt.

(1) E' uno dei più fieri canti cleftici, e insieme idillico per la grandiosità dello scenario in cui, silenziosi e solenni, si stagliano i monti, che incombono, fieramente torvi come i generosi che vi si annidano, sulle soggette valli, pavi• damente trepide in quella calma foriera di tempesta. Stergio qui sfida le truppe regolari a snidare nelle parti più remote e in• tricate dei monti i Greci insofferenti del dominio turco e che vivono facendo i briganti, prima di seguire apertamente la causa nazionale colla infelice rivolu• zione di Epidanro ,1822) e i primi, inutili eroismi della coraggiosa flottiglia di Costantino Canaris. Intanto l'occupazione di qualche valico da parte dell'au• torità costringeva i clefti (nient'affatto paragonabiU ai nostri « benemeriti B par• tigiani) a rintanarsi sempre più, cacciati come bestie nelle tane e rinnovanti la etema guerriglia.

18 BIGA PARTENZA PER LA TERRA STRANIERA (I)

Mammina, salve, (2) e salve a te, mio padre, salute, miei fratelli, e voi, cugini, io parto, andrò laggiiì (3), in estrana terra, vo', mamma ,e tornerò, non pianger molto.

Dal luogo ov'io ?arò nuove li mando, coi fiori dell'aprii, col gel d'inverno, cogli astri del bel ciel, col roseo maggio. Moll'oro inviar vorre 'ti spesso, e argento,

oggetti inviar vorrei che tu non pensi. H Va', figlio, con fortuna, e i santi appresso, di mamma è guida la benedizione (4) che tu non abbia incanto nè malocchio.

Ricorda me, figliolo, e i figli miei, che tu non ti iravii (5) e di noi ti scordi ». « Madre mia dolce, è me' ch'io crepi prima ch'in loco strani'er di voi mi scordi ». (6)

Dodici anni passar... quindici mesi... nave o nocchier noi vide nè '1 conobbe. Sospira a un bacio, un altro lo travia, e al terzo, ch'a il velen, scordò la madre.

ALFREDO MIRAGLIA

(1) E' un dialogo popolare elle improwisamenle si conelude in forma nar- raU'va, in quattro versi molto sintetici ed espressivi. (2) Leti.: ti lascio salute.

(3) Leti.: andrò all'estero. (4) Leti, : che sia per tua custodia. (5) Lett.: ihe non ti Iravìi la terra straniera. (6) Leit. : piuttosto che non mi ricordi.

RIGA 19 Stasera, ascoltando alla radio le me• ci attrasse col biancore delle sue nevi... lodie della terra di Grecia, mi sono Quando fra la leggera foschia d'un ritrovata in una « taverna » ed ho ri• mallino dì primavera, tra le case visto attorno alla lunga mensa infiorata bianche del Pireo apparvero le cupole i volti sorridenti di coloro che divìse• di cobalto della chiesa di San Basilio, ro con me la gioia immensa di tocca• quasi stentammo a credere che erava• re il suolo deirEUade e di vivere in mo giunti alla mèta della nostra lun• esso giornate indimenticabili. E' sta• ga attesa: la « terra promessa » era lì, lo Ciime se il tempo non fosse passato dinanzi a noi, pronta ad accoglierci. ed ho rivissuto quei giorni con l'emo• La strada che dal Pireo porta ad A- zione di allora, ora per ora. lene è fiancheggiata da case coperte « Kalò taxidi! » Dagli anni in cui la di fiori: il mare brillava sotto il sole, Grecia ci apparve per la prima volta, ma noi ne distoglievamo lo sguardo per nello alone di sogno dei suoi miti e rivolgerlo verso l'alto: ad una svolta dei canti dei suoi poeti, avevamo te• ci apparve 1 'Aeropoli coi suoi marmi nuto vìva ne! cuore la speranza clie dorati, lontana, ancora irrangiungibi- tale augurio ci accompagnasse un gior• le. Fu più tardi che nella presenza vi• no ad essa. Ora finalmente cosi ci sa• va di tanti secoli si fusero per noi pas• lutava l'Istituto di Filologia greca del sale e presente. nostro Ateneo che aveva conosciuto il La nostra visita alla cittadella d'A• fervore e la impazienza della nostra tene ebbe il carattere severo e raccolto attesa. E queste due parole accendeva• di un pellegrinaggio. E fu con la com• no ancor più il nostro entusiasmo, men• mozione con cui i ("redenti entrano nei tre facevano velare di tristezza gli oc• luoghi del culto che noi ponemmo pie• chi di coloro ch'erano costretti a re de sui gradini che, per i Propilei, im• slare. mettono sull'Acropoli: in una luce di La « Semìramìs » c' accolse a bordo trionfale tripudio vivevano con la lo• sotto il sole di Brindisi. Il giorno pre• ro immortalità la bellezza e la gloria. cedente, ima vìsita al ricco museo di Ritornammo lassù quando, agli ul• Taranto aveva stabilito un più intimo timi raggi del sole, l'Imetlo si tinge contatto con quelle forme d'arte che di viola e alta sul Lìcabelio si accende nella Magna Grecia facevano rivivere la prima luce. gli splendori della Eliade. La vita di La notte, dalla porta Beulè, sembra• bordo ci mise a contatto con la Grecia va che le Korai, deposti ormai i cane• di oggi. stri c il peplo, intrecciassero danze al In un'alba radiosa rivissero per noi ì lume della luna: laggiù la città vive• miti delle isole dello Ionio e i pesca- va, coi suoi molteplici occhi fluore• lori di Itaca ci apparvero fratelli del• scenti. Nelle « taverne » le mense han• l'antico Ulisse. Poi il Peloponneso ci no ancora fiori e, nella ebbrezza del mostrò le sue aspre pendici, capo Ma- vino, dolci melodie cantano la nostal• lea ci fece sentire una sera le emozio• gia d'un mondo di miti di gloria e di ni degli antichi nocchieri, il Taigeto amore.

20 -BIGA A capo Sunio vivemmo una di quel• pressi dicono al cielo la inquietitudi- le gioiTiale che difficilmente si dimen• ne degli umani e, sotto le volte raccol• ticano. Aite contro il cielo d'un az• te una luce serena sfiora gli occhi se• zurro intenso si stagliavano in un bian• veri del Pantocrator. co fulgore le colonne del tempio di I papaveri rossi di Eleusi! Fiori pur• Poseidone. Ci si sentiva stranamente purei fra il biancore di marmi diruti; leggeri lassii, come purificati, mentre la solennità della morte e la bellezza lo sguardo vagava sul mare. E al mare rigogliosa della vita che nasce dalla noi scendemmo: nelle grotte ombrose morte. Al sangue dell'antico eroe si a fior d'acqua echeggiava ancora il mescola quello dei giovane pallikari canto delle ninfe cullando il sonno an• nella l'caltà d'una Grecia nuova che tico degli eroi della trireme. noi abbiamo amato come avevamo so• Sento ancora nel cuore la pace che gnato l'Eliade antica. aleggia là, nel piccolo chiostro del convento di Dafni. I suoi due neri ci• MARIA GALLO

LA STRADA DEL PASTORE

Al pie' dell'olmo abbandona il vizzo fiore del sonno. Sorgi: la stella mattutina con la timida alba s'incammina verso il fluire di quest'acqua chiara. Il gregge attende il segno del tuo giunco ch'apra la via al lento passo adunco, e s'abbevera d'acqua e di stelle. Settembre, la tua grazia pellegrina ha il canto fresco e vario delle fonti : con la serenità degli orizzonti scendi tu calmo al passo del pastore che il fiume accompagna alla sua foce. E il gregge va col fiume verso il mare. Guarda il pastore e vede il roseo fiore dell'aurora sul cammin sbocciare. Lo saluta esultante e la sua voce porta il sogno dei monti verso il mare.

FERDINANDO PASSARELLO

BIGA 21 Essenzialilà di elementi che nella composizione si animano di un caldo soffio di lirisnto e compiono la loro 0 t funzione equilibratrice di spazi e di J\f toni; espressinità colma e sognante (la• ta da accordi cadenzali simili a quelli

vela nell'opera in tutta la sua purezza e il suo sentire: la voce che ne emana reca il fascino di una visione in cui si intensifica ogni nostra più segreta an• sia di vita; il linguaggio che ne deriva è canto dell'essere proteso a ''crearsi" là ove più profondo appare il misterio• so suo evolversi umano sotto l'azione ri- genalrice dell' Arte. I motivi che l'artista coglie dalla realtà, vivono di una luce spiritualiz- zata per cui si realizza anche una par• ticolare espressione pittorica del « tono ». Sensibile e tenace, volitiva ed opero• sa. Maria Bevilacqua, segnalata più

Miirìo fievilucijuii: cNatura mortai) (Olio 1949i volte da una critica imparziale all'at• tenzione del pubblico, mostra le qua• Palermo, Galleria dell'» A.S.A.L. ». lità più salienti per gli ulteriori svilup• pi della sufi personale "espressione". musicali di un"Adagio'' bethoveniano: LALRLS Armonia soave che avvince lo spi• rito e lo conduce nella lontana re' Chiaro e vibrante, il mondo pittori• gione degli Angeli, ove tace la sof• co di qtieslo nobile artista palermitano, ferenza umana e dove il pianto si tra• abbeverato di luce, comunica la gioia sforma in palpito di gioia inconturbala di una vita (^he si eleva ed aspira al- e pura. rincorrutiibile regno del Sublime. L'anima di Maria Bevilacqua si ri• Voce di i)tii'a fonte d'Arte, che sca-

Michcle Dixit: turisce da un'anima presa dal fascino di ciò che costituisce l'essenza dì una ricerca per la cosiruzione di uno sche• ma visivo in cui palpitano i valori spi- riluali e formali della natura fisica r. della vita umana. Michele Dixit, che si è già guadagna• ta una indiscussa aff'ermazione in cam• po nazionale, continua la sua ricerca espressiva, sicuro di raggiungere sem• pre più in arte quella posizione che ga• rantisce ad un autentico pittore la con• tinuità della vita oltre la breve sua vicenda umana LAURUS

L'espressione pittorica di questo ar• tista è quella di un dramma spirituale Lorenzo Collura: « Nalura morta » (Olio, 1949) in cui l'agitato contrasto dei varii ele• Pal'-rmo, Galleria deir« A.S.A.L. ». menti non sempre riesce a placarsi per comporre motivi di serenità e di misu• tormento la propria strada, si rivela rata armonia. Il ragionamento e la cri• assetala di verità umana, assetata di tica uccidono talvolta in lui il volo del• « conoscersi » a fondo nella proiezione la fantasia e l'intensità dell'emozione. che di sè coglie sul piano oggettivo del• Ma quando è spontaneo, sa egli mar^ la vita: anima capace di ardimentose care fortemente il carattere psicologico ascensioni, ma anche suscettibile di de• della figura che costituisce l'argomento primersi nella lotta per il suo artistico centrale dei suoi esperimenti dal vero. « superarsi ». L'anima del Collura, che cerca nel GAETANO BIONDO

V E S P E R O Oh rinfinita di campana : pace del vespro un aliare invisibile sul cuore anelo d'ali bianche, de la Conca d'Oro! lievi ; A]>pena... una preghiera un lieve dondolìo sommessa ed infinita! di cime fi ondose: E ne l'azzurro un vago sognare, s'accende. un doii.'c palpita, ansioso aspettare. splende, Ed ecco improvviso, dolce il sorriso com'eco di voce lontana, de le prime un canto, stelle. solitario. GAETANO BIONDO

BIGA 23 LAJME SHQIP

Faktore te ndryshem kane nduluar qe BIGA te dali rregullisht. Edhe ne me lajmet shqìp jemi shmn pas. Po mondohemi te kallxojme velem ca nga ngjarjet me me rendesì lexonjesve te BIGA-s. Me 28 nentoi 1952 u perkujtna Dyzelvjetori i Shpalljes se Indipenden- ces shqiptare nga te gjitlie sliqiptarel jashte Shqiperise. Themi keshtu de komunistet e Tiranes e kane ndaluar kete feste kombetare ne Atdlieun t*ene. C'esbte 28 Nentori per shqiptaret? Me 1443 Heroi i yne Kombetar Gjergj Kastrioti, i njohtur me emrin otonian SKEINDERBEJ, gpallte pa-mvaresin shiptare ne kryeqytetin e vet, KRUJA, dhe ngrinte per te paren here Flamurin e kuq me slikaben dy kre- nore. E mbajti larte kete Flamure Gjergj Kastrioti per gadi 25 vjete kunder ushtrive te suUtaneve otoman, dhe ryke mbrojtur indipendenccn e vet mpron- te edhe Krishterimin, Besen e te parvet te vet. E pak vjet pas vdekjes se Tij ne Lesh, shume shqiptare merguan e erdhen n'anen tjater t'Adriatikut, ne Itali, per te mos jetuar nen te luiajin. Keshtu linden kolonit e para shqip• tare ne Itali e ve^anarisht ne Siqeli. Keta te merguar e ruajten ate Flamu• re, e ruajten gjulien t'ene arberesche e zakonet te gjitha. U deshen piote pesqind vjet qe nje Hero tjater i quajtur Ismail Qemali te ringjallte pamvarsin shqiptare dyke ngi'itur perseri Flamurin e Gjergjit. E esht nje koincidence fatmire qe kjo ringjallje te hinte po me 28 Nentor, d. m. th. te vitit L9I2 e kesaj radhe ne Vlore, se Kruja ishte e zaptuar nga fuqit e huaja. Por valvitja e Flamurit qe e shkurter: Te premten e Zeze me 1939 Sqyponja e Gjergjit u mberlhye me sepata te huaja, dhe i u desht shqi- ponjes se shkrete te ngjteshe maleve te lira te Shqiperise e te ftonte Bijet e saje t'a lironin Sheshin e kuq te Flamurit te Gjergjit. Por nji tjater 28 Nentor, ay i vitit 1944 qe edhe me i lig se te tjeret: Shqyponja u piagose dhe sheshin e kuq te Flamtirit Senderian e zuri Draperi dhe Qekani. Sot atdheu i yne esht pjese e imperatorise sovjetike, dhe shqiptari esht i huaj ne vendin e vet... Keshtu Kolonija... ecc. Festa e bukur u zhviìlua ne Martoranen t'ene te hukur, me nje meshe shqìp, ne prani te Shkelqeses se Tij Perniciaro, te Onorevole Petrottas, me pjesmarrjen e shume arberesheve e t gjithe shqiptareve te rij, te hikur se voni nga Arberija e vjeter. Bufeti qe ì varfer, por zemrat qene te pasura, urimet te shiimta dhe e ardhemja me e sigurte. Shqipot qe kane lene Atdheun e tyre te vjeter 500 vjet me pare, Ju vellezer arberesh, na jepni guxim e kurajo per nje ^lirim sa me te shpejte te memedheut t'ene: Shqiperija. Nje ngjarje tjeter me rendesi edhte humbja qe pesoj leteratura shqiptare di-

24 BIGA len e fundìt te vitit 1952; vdekja e te perndritshmir Prof. Gaetano Peirot- ta-s, Babà Tanit t'ene. Babà Tani ishte i njohur shume ne Shqiperi per aktivitetin e Tij te raadh leterar e patriotik, Shtepija Pelrotta me Babà Tanin e Rosolìnin ka mbe- lur shtepija me rapresentative shqiptare. E kujtojme Prof. Petrotten per te gjitha te mirat qe i ka sjellur Atdheut te Tij te pare, me konferenca, me revista, me gazeta e me libra. E kujtojme per punen e tij te pa rreshtur he kathedren e gjuhes shqipe ne Palermo. E kujtojme sidomos keshillat e Tij te pa harruara, qe Ay jepte kujdo qe shkou- te t'a vizitoj, ne shtepi, ne biblioteke, ne shkolle e ne Universilet. Babà Tani ì yne do te jete i kenaqun e do te na shikoj me huzeqeshje edhe nga Atje, kur ne do te ndjekim gjurmat e Tija, kurajon e Tij e shem- bullen e Tij. Fle i qet o Babà Tan: Dishepujt do te vazhdojne punen e Juaj, e elethte Ju qofte Toka e te buta stinat motit. Familjes Petrotta, « LAJME SHQIP » i paraqesin ngushllimet e tyre me te sinqerta. Babà Tani ka ndi"iiar jete. Babà Tani vazhdon te jotoj ne mes nesh me veprai e Tija. AKBERESHI i RI

C 1 L E T JEMI

Ku mundemi na t'a njohim komhesin Qe e dime si atdhe edhe Sbqiperìne! Kjo eshte gjuha e nenes qe po flasim Si dhe zakonet ne qe i perqasim. Po cila eshte shenja e kombit t'ene Nga te liuajt, qe na equan gjithemone? Ky esht flamuri yne shume i ndjere I kuq dhe shqiponja me dy krere, Ay esht i kuq si zjarre, me gjak i lare, Ajo e zeze, malevet ka shkare; N^a e lane ata te paret, irimat t'ane Per 'te q'e dertbne gjakun, qe u vrane. ASDREN

BIGA 25 Cultura Femminile

ITI ricamo ucirHrtc Claesica

(vedi n. 16-17, pag. 47)

I citaredi poi nelle solennità del culto si vestivano di un ricco e pomposo costume ad esempio del quale gli scrittori ci forniscono qualche ragguaglio, ma che noi conosciamo meglio attraverso i monumenti, specie sui vasi dipinti. II loro cjstunie consisteva in una veste senza cintura decorala da strisce longitudinali. Al disopra di questa tunica sovente veniva posto il mantello ornalo di disegni ricamati. Anche i Romani lollivarono con certezza l'arie del ricamo, anzi fu da essi considerato come una vera pittura applicata con l'ago sulla trama del tessuto. L'espressione « acu pingere » o anche il solo verho « pingere » vuol dire ricamare, e Ì ricami erano chiamati picturae, Lucrezio li, « Textilibus si in pìcturis, astroque rubenti »; i rìcamatori pietores. In molte iscrizioni funera• rie di scliiavi si riscontra la parola « ornatrix » che s'applica in alcuni casi alle ricamatrici. A Roma cosi come in Grecia la fahhricazione di stoffe decorate di dise• gni ad ago è affidata frequentemente alle donne di umili condizioni. I nomi però che pili sovent"» si danno ai rìcamatori sono quelli di phrygiones e di plumarii. Gli autori non li adoperano mdifferentemente l'uno per l'altro in quanto essi indicano due generi differenti di lavoro. I Romani intendono per phryginm opus il ricamo y punto in croce, ori• ginario dalla Frigia, e per plumarium opus, il ricamo a punto piatto foi-sc! originario di Bahilonia. Il senso della parola plumarium e dì tutte quelle che vi si riallacciano come plumare (Lucano X, 125) « Strata micant... pars auro piumata nitet. pars ignea cocco, ut mos et Phariis miscendi licea telis », plu- matile (Plaut. Epid. atto l, scena lì, - indumenta plumea, vestis plumaria, ars plumaria è 7rXo'j[tàpa:g è slato molto discusso. E' certo però che il plumarium era un ricamo e non un tessuto. L'opinione contraria è stata sostenuta da Georges nel Pliilogus XXXII, 1873 p. 350 sg. nel suo Handworleshuck, si appoggia su diversi lesti Vitruvio VI, 7 (h) dice: ]>himariorum lextrinae Prudent, Hamarligenia 294... ad avium quo• que versieolorum indumenta novis texentem plumea telis. In tutti questi passi senza dubbio si parla di tessitura ma ci si può domandare se gli autori citati avevano una conoscenza sufficiente della tecnica di cui essi parlano o se la loro intenzione era quella di esprimersi con una rigorosa precisione. Quando Vi• truvio per esempio ci dice lib. VI 7 (b): « pinacothecae et plumarionum texlrinae pielomnque officinae, è chiaro ch'egli difetta dì un termine per de• signare il laboratorio del ricamatore e lo sostituisce con pressocchè un sinoni• mo. Dall'Editto di Diocleziano XIV, 5, e XX 1-4 d'altra parte si sa che deco• ravano i vestili e le tappezzerie dì già tessute. Dell'opus planarium si servivano gli antichi per decorare vesti e stoffe, cioè d'inserire morbidissime piume nei tessuti. Era questo un lavoro molto difficile poiché non bastava inserire le pri• me, o<:correva del buon gusto, fine senso artistico, i colori dovevano spiccare ma nel medesimo tempo formare sapienti sfumature di squisita armonia. Inven• tori di questo mezzo decorativo furono i Babilonesi dai quali i Greci e poi i Romani presero Tidca d'usare le prime nei diseg^ni dei loro ricami riuscendo ancor meglio dei loro maestri. Presso i Greci il vocabolo PLIMA divenne sino• nimo di stoffa ricamata colle piume e ap]>resso, l'espressione latina « opus plu• marium » significò ricamo a punto piatto, corrispondente al tratteggio. li Marquardl « Vie prive des Romains D ritiene invece che P'^spressione opus plumarium fu inventata per la somiglianza che rappresentavano i fili dei colori paralleli e simmetricamente disposti con le fibre delle piume d'uccelli e che i ricami erano fatti non con piume ma con fili sottilissimi di seta o di bombicina, a colori sfumati, fili che per i colori e la precisa e sapiente appli• cazione furono paragonati a piume di uccelli. Questa opinione viene da me accettata si, basta osservare anche oggi il no• stro punto piatto, a sfumature, a gradazioni, ma non in senso assoluto, in quanto poteva benissimo essere conosciuta l'altra tecnica quella cioè di inse• rirvi le piume, tecnica che non sarebbe solo orientale e classica che fn cono• sciuta e fin'oggi è an(;ora in uso presso i Tirolesi e diede dei meravigliosi pro• dotti artistici già nell'America jjrecolombiana. JNella mostra d'arto antica della america latina che ebbe luogo a Roma nel maggio-giugno 1933 si potè ammi• rare tra altri saggi una superba mitria (portava il n. 175) con manopole in mosaico di piume, ordinata dal Cortez agli abilissimi artigiani messicani an• cora padroni della tradizionale arte plumaria « alzeka » e da lui regalala a Carlo Quinto. Questo esemplare più che raro per lo splendore del lavoro e la conservazione fu ilhislrato dal Callegari. I phrygiones e i [)lumari erano tanto degli schiavi che lavoravano per il loro padrone nella sua casa, tanto degli artigiani indipendenti che lavoravano per conto proprio. L'editto di Diocleziano contiene un certo numero dì ordinamenti relativi al salario dei phimari e al prezzo massimo di vendita della gualdrappe, dei vestiti e dei tappei decorati di disegni ad ago. Per eseguire dei ricami d'oro si ricorreva all'arte plumaria cosi ci dice Lucano X, 125 ». « Strata micanl... pars auro piumata nitet pars ignea cocco, ut mos est Phariis miscendi licea telis. L'arte del ricamo in oro fu esercitata a Pcsamo prima che a Roma. Le più antiche notizie di queste decorazioni purtroppo le troviamo soltanto nella epoca romana quando Roma per mezzo degli Aitali entrò in strette relazioni con Pergamo, Allora vennero ad essa qu<'lle preziose stoffe d'oro specialmente tende « anuìaea » e vesti che ivi erano conosciute solto il nome di aiilaea atta- lica, « vcstes attalicae » (Plinio XXXlll, 163) fatte con lavori di ago ove il luc• cichio della seta si univa e fondeva con lo splendore dell'oro, e fu per una fal• sa denominazione che fu considerato inventore di quest'arte lo stesso re Atlalo. I plumari tacevano passare ì| filo d'oro in ricamo sul fondo o meglio an• cora —- metodo più agevole e meno dispendioso — <'ì si contentava di applicar• glielo, attaccandolo a un punto della cucitura. Essi avevano poi il nome tutto speciale di « Barbaricarii » come sì rileva in Donai, ad Verg. Aen. 733: « Bar- harieari dicuntur exprìmentes ex auro et coloratis fìlìs homìnum formas et di- versorum animalìum et specierum imitantes sublilitate verilatem. L'editto dì Diocleziano (XVI 42 s.) li nomina dopo i plumari e fissa ?a loro retribuzione in proporzione di due pesi d'oro, che essi utilizzavano. « Barbaricarium opus » era l'arte di ornare le armi di lusso, si imitavano dunque sui metalli i disegni delle stoffe ricamate che lulla l'antichità ha cono• sciuto.

BIGA 27 Virgilio in molti passi dell'Eneide (111 v. 483 « fert picturatas auri subte- gmine e vestes et Phrygiam Ascanio clamydem) e delle Georgiche fa allu• sione a stoffe ricamate in oro riccamente disegnate col lavoro dell'ago. Oltre al punto in croce e al punto piatto era conosciuto il punto a catinella che ha l'aspetto di treccia, quest'ultimo era proprio dei ricami orientali, Ovidio ci indica poi i colori che si usavano, nomina il bleu simile al cielo quando nes• suna nuvola ne offusca lo splendore, il giallo colore del vello dell'ariente libe• ratore di Frìsse ed Elle, il verde che imita la tinta del mare, il zafferano il mirto, il rosa il marone, il mandorlo» ars amatoria III 173, sgg. : a Aeris ecce color, cum sinc nubibus aer Nee tepìdus pluvias coneitat Auster aquas; Ecce tibi simìlis quae quondam Phrixon et Hellen Diceris Inois eriquisse dolis, Hic undas imitatur. habet quoque nomen ab inudis » I ricami presso J romani e come abbiamo visto anche presso i Greci servivano ad ornare oggetti vari anche di mobilia domestica. I testi letterari ci parlano di « lecti aceubi- torii » ricoperti di pitture vale a dire di disegni a colori fatto ad ago. Le co• perte del Ietto o la tela che vestiva i materassi (operimcntum vel involucrum) chiamate « toral » in occasione di qualche solennità si ornavano di porpora e di ricami (« stragula vestis pretiosa y< come ci dicono T. Livio in XXXIX, 6, Cicerone « Tuscul. libro V cap. 21, 61: « CoUacarì iussit homimen in aureo ledo strato puicherrimo textili stragulo, magnificis operibus picto. « Textile stragulum « infatti veniva chiamato il copertino ricamato con un bel materas• so: puicherrimo strato. Famose sono pure le coperte della (Pdauto Pseud. 145: « peristromata pietà campanica » (1). Ma è sopratutto per appa• gare questo etemo femminino per decorare le vesti che si ricorre al lavoro pa• ziente dell'ago. Lo stesso innato gusto dei Greci di drappeggiare e ornare le loro vesti ri• troviamo presso i Romani, i quali non portavano vestiti troppo chiusi che in• ceppavano i movimenti ma si limitavano a quei pochi indumenti imposti dal• la decenza o necessari per proteggere il corpo dalle variazioni atmosferiche. Sebbene il lusso di un poteriore periodo effeminato abbia portato alcune mode poco rispondenti alla tradizione classica repubblicana, pure le forme dei ve• stiti rimasero in fondo le medesime. E come i vestiti dei Greci si dividevano in epiblemata e in endymata, così quelli dei Romani in amictus e indutus, cioè la toga e la tunica. La toga era l'abito ufficiale e non aveva diritto a portarla che l'uomo libero. La tunica era l'abito di casa. Simile al chitone poteva essere di parecchie specie con le maniche, senza maniche, o con le maniche aperte. Con le maniche venne in uso al tempo di Commodo (tunica manicata). Vedremo che cosa significherà la toga pietà e la tunica palmata. Una cin• tura fermava ai fianche la tunica; il vestito più comune era la palla, una tuni• ca molto ampia, cadente fino ai piedi, formata di una stoffa rettangolare av• volta interno al corpo per la sua lunghezza, fermata sulle spalle da fibule e fatta ricadere a larghe pieghe sul petto. Altra tunica era la stola, più ampia ricadente sui spiedi, a lunghe maniche; essa distingueva le dame. Parte essen• ziale della stola era una balza cucita sull'orlo inferiore, detta instita), ricca• mente ricamata t-d ornata di frange. Ai tempi dell'Impero aggiunsero ilcc pa- tagnmi » che consisteva in una slriseia ricamata che girava intorno al collo e ricadeva davanti.

(contirumi ERSILIA ZAFFATO MONTELEONE una larga e profonda conoscenza slorica ar• ricchita dalla sua sensihilità d'artista e dalla larga cultura generale. SHPEND BARDHI - Abotari i ti> mer- Per quanto riguarda il meridione egli si giiemit. Alessandria, Société de pub- mostra assai vicino alla complessa anima me• blications Eg^'piiennes - 1952. ridionale e sensibile alla sua fascinosa sto• ria. Insomma un meridionale che scopre un altro meridione. BROCCOLI Gen. UMBERTO - Crona^ che militari e marittime del golfo dì Na• La Sicilia pui occupa un intero capitolo poli e delle Isole Pontine durante il (« La Sicilia memoria ellenica ») del libro. decennio francese (1806-1615). - Mini• Se anche qualche volta le notizie storiche so• stero della Difesa - ST.M.Es. - Ufficio vrabbondano e appesanti scono la narrazio• Storico - Roma - 1953. ne, tuttavia la profondità delle osservazioni Splendido volume, riccamente illu• e la fluida eleganza dello stile conquistano si rato, l'attenzione del lettore. E' davvero piacevole abbandonarci al piacere della lettura, e, spo• gliandoci della nostra qualità di indigeni, ALOISIO Can. Dr. Cav. FRANCESCO farci condurre per mano da uno Straniero Sant'Antonio di Padova - Patrono di alla riscoperta della nostra terra e di noi Poggiorcale - Sicilia. Palermo - 1954. Messi. Pubblicazione elegante, sia nella pre- senlazione che nel contenuto. In manie• Il lirismo dello scrittore si effonde nella ra magistrale tratta della eccelsa figura descrizione della ellenica Sicilia, della Si• del Santo, della dottrina, dei miracoli, cilia, che come dice egli, a richiama alla della venerazione universalmente ri• mente la Grecia ». Interessanti i suoi excursus scossa. 11 Cli.mo A., già noto nel cam• storici per ritrovare le traccie dell'Eliade po oratorio e storico archeologico, rive• antica in Sicilia e colorite le descrizioni la la chiarezza e concisione nell'espres• della policroma capitale coi ricordi della sua sione del pensisero e le sue alte doti triplice civiltà ad ogni passo. critiche. Libro che si legge con vero Vorremmo ancdra diffonderci sul libro, e godimento spirituale, ricchissimo di ci• non solo ps'r quel che riguarda l'Italia, ma tazioni storiche e letterarie. anche per le .dire nazioni visitate dall'au- lore. Mii preferiamo limitarci a questo bre• E r p Q n H ve cenno, formulando l'augurio che l'opera possa presto vetcirc tradotta e resa accessibi• Uìi poeta e srriUorc neo-iircco liii di re- le a tutti, ceiilf publilii-ato un volume nel quale ha VINCENZO ROTOLO raccolto le sue imprcsr>ioni ?u un suo viag- !(io ir. Ofcidcnte. (Il L'Italia è la prima lappa dell'autore, ed è la nazione f-uMa quale si diffonde mti^^ior- melile e ^o" piena adesione ^ririlual:. Stu- oisce davvero di irovare in uno straniero Il 20 aprile 1554 veniva eretta in Par• tale giustezza di osservazioni sulle oaratte- rocchia la Chiesa di San Nicolò dei rislifiie del nostro popolo e cosi profonda Greci (in Palermo), che era stata co• penetrazione dell'ambiente e della menlalità struita nel 1547 da Andrea Scramiglia, delle singole regioni e eittà visitate. albanese e da Matteo Menczo, di Co• i/autore non è un viaggiatore qualunque e superficiale che butti giù, come troppi rone. giornalisti sogliono fare, frettolose note che La parrocchia fu poi trasferita, nel quasi mai colgono nel segno. Egli parte da 1614, nella Chiesa di S. Sofia dei Gre• ci, e, dopo l'erezione della Eparehia,

(1) I. M. Panajotopulos, Europa, dodici ca• nella Monumentale Chiesa delia Mario- pitoli di geografia lirica, Atene 1953. rana, dove funziona tuttora.

BIGA 29 o o NDE

NEW ORLEANS - (Louisiana) - L'olto settembre 1953, eome di consueto, i Soci e le Famiglie della « Contessa Enlellina » si riuniscono in Chiesa per la S. Messa in onore della Vergine SS.ma della Favara. Quest'anno Tavveni- menlo ha qualche cosa di straordinario: infatti celebrano nel rito greco della natia Contessa i Reverendi Papas Dott. Matteo Sciambra da Conlessa e Pa- pas Damiano Como da Mezzoiuso. Parlò, strappando lacrime di commozione all'uditorio, in albanese e in italiano, il Rev. Papas Matteo Sciambra. Durante l'estate e l'autunno dello stesso anno 1953 i Reverendi Sciambra e Como visitarono i numerosi italo-greco-aibauesi (parenti e amici) sparsi per tutti gli Stati Uniti d'America, da New York a San Francisco, da New Orleans

30 BIGA S, A,

a Los Angeles eie., destando ovunque vivo entusiamo e reminiscenze affet• tuose per i luoghi natii.

« BIGA » rivolge ai cari fratelli d'oltre Oceano un fervido saluto, chie• dendo notizie ed eventuali fotografìe loro, per pubblicarle e continiuue Io scambio culturale e patriottico che ci tiene sempre ideahnente uniti.

MICHELE LO IACONO

BIGA 31 A SANTA MARIA CORETTI V. M.

Figlia dei campi, immacolato fiore, modello dì candore e di fortezza, astro fulgente dell'eccelso ardore, fiore d'incorruttibile bellezza, l'onnipossente amor di quell'tc amore » Che sol governa, e vince ogni durezza, per Te degnò rimuovere quel cuore, che accusa ognor l'errore, a sua salvezza. Rifulga in ogni mente il Tuo splendore, alberghi in ogni ctior la tua purezza, e trionfi amere luce sull'errore. E ascenda a Te, qual prece, l'alma ebrezza, che, al santo Tuo martir e al Tuo candore, accende, orna e rinfranca giovinezza.

SALVATORE MONTELEONE FERRARA

mono da queste pagine riconoscenti ringraziamenti per la perfetta ospi• talità.

Nella storica città di Caltabellotta, il 29 maggio u.s., in occasione della festa R i fl s t e della Vergine SS.ma e del SS.mo Cro• cifisso, fu celebrata una solenne Messa IL DUEMILISTA, Rassegna di Vita in rito greco bizantino, cantata dal Co• giovanile, di Letteratura, Arte e Varie• ro di Contessa Entellina. E' da mette• tà - Organo di Propaganda della Istitu• re in rilievo che proprio cinquanta an• zione Pro Adolescentia di Palermo. ni addietro, nella stessa occasione, il Fondatore: Prof. Carlo Dal Buono. Di• clero e il coro di Contessa Entellina rezione: Palermo, via E.Ili De Bene• dell'epoca, furono invitati per la stes• detto, 8. sa celebrazione. Fu questa una bella occasione per dimostrare il detto del Salmo: « Laudate Dominum omn^^s gentes... »: lodare Dio in tutte le lin• Il Presidente Einaudi ha conferito gue e in tutti i riti. alla Dott. Emma Alaimo, Direttrice Gentilissime le accoglienze al Clero della Biblioteca Comunale di Palermo, e coro bizantini, da parte del Rev.mo la Croce di Cavaliere Ufficiale al Me• Sig. Arciprete e Clero e del Sig. Sinda• rito della Repubblica. Questo alto ri- co Dott. Lorenzo Nicolosi, dei Prof. (ronoscimento trova entusiasticamente Scarjjinati. Tortorici, del Rev. Fr. Bo• consenzienti tutti coloro che apprezza• naventura di San Pellegrino e dei no• no la diuturna opera culturale svolta tabili e popolazione tutta. 11 clero e co• dall'illustre insignita, alla Quale, dalle ro bizantino serberanno incancellabile colonne di Biga, giungano le piìi vive ricordo di quella giornata, ed espri• felicitazioni.

32 BIGA A Trevigiio, il 22 Febbraio 1954, la Sig.na Graziella Foto del fu Avv. Igna• Il Direttore dì BIGA ringrazia viva• zio, si imiva in S. Matrimonio col Far- mente l'Accademia Agrigentina di maeis!a Dott. Santo Guaiana. Scienze, Lettere ed Arti, per l'allribu- zione del primo premio e della meda• glia d'oro « Columbus »> conferite; a C US a 1 e (i Biga «, per l'articolo in essa pubbli• cato, nel numero precedente, dal ii- Mon:eieont' Ignazio di Salvatore r tolo: « Agrigento e l'VlII Sagra dfl Cuccia AntoiiJna, nato a Lercara il 9 Mandorlo in Fiore yt. \II 1953. D'Asaro Francesco Antonino Maria di Giuseppe e di Olga Gagliano è nato in Palermo il 22 aprile 1954. IL aj. ^ if e e

GB)KG1A GEiNOVA il 26 giugno 1952, Giovanni Maurizio Salvatore Chiappisi ha conseguito la laurea in lettere nella del Dott. Giuseppe e di Palmira Mon- Università di Palermo, trattando l'ar• telione è venuto al mondo il 17 giugno gomento: « La fioritura poetica intorno 1954. Benvenuti! ad Ali Pashe Tepelena ». Relatore il ch.mo prof. Papas Gaetano Petrotta. O e f mi t i

FRANCESCO MERLO, il 14 giugno Si sono addormentati nel Signore; 1954, dopo una brillantissima esposizio• Il 29 marzo 1952, in Roma, il Rev, ne della tesi, ha conseguito la Laurea in Padre Girolamo-Gerardo Leussink o.S. lettele con pieni voti e lode e con digni• B., Monaco Benedettino di Chèvetogne, tà di |)ubblicazione della tesi, dal ti• pittore di iconi bizantino. tolo: « Platone in Sit^ilia ». Relatore il I! 30 Dicembre 19.52, in Piana degli Ch.mo Prof. Bruno Lavagnini; correla• Albanesi, il Rev. e Ch.mo Papas Prof. tori eh.mi prolT. Eugenio Magni e Fer• Gaetano Petrotta, Canonico della Cat• dinando Albeggiani. tedrale di Piana degli Albanesi e Pro• fessore dì lingua e letteratura albanese nell'Università di Palermo.

li 14 giugno 1951 univano le loro e- I! 26 Ottobre 1953, in Palermo, i sistenze la gentile Sig.a Catina Vally Cav. Notar Francesco Lo Iacono Sala Di Salvo, figlia dell'Avv, Salvatore, col dino. da Contessa Entellina. Magistrato Dott. Francesco Salvatore Il 1 Giugno 1954, in Palermo, la N Nasca, alla presenza di un eletto stuolo D. Irene Pottino. nata Cuccia. di illustri invitati. Il 10 Giugno 1954, in Palermo, 1 Sig.na Agata Carnesi, sorella del no A Palazzo Adriano, il 18 ottobre 1951, Siro Collaboratore Prof. Tommaso. il nostro collaboratore Salvatore Monte- leone Ferrara sposava la Sig.a Antoni• 11 2 Luglio 1954, in Palermo, i na Cuccia. Rinnovati auguri. Dott. Santi Cacopardo Lo Iacono- ATENE — Grii]>]>o folografieo eseguilo sul Belvedere dell'Acropoli, in occasione della gita d'istruzione degli studenti e professori dell"Università di Palermo, organizzata dal Ch.mo Prol. Bruno Lavagnini.

(Primavera di-ì 1954)

Da Sinistra a Destra : Prof, Ferdin;ìn(l(t Albeggiitni ; Prof. Giuseppe Spalafora ; Mar- iella Bivona; Dott. Ida Tamburello; Luigi Di Salvo; Margherita Spallino; Dott. Maria Gallo; Maria Rosaria La Lcmia; Prof. Bruno Lavagnini; Elda Joly; Filippa ' Aliberti; An- jiiola Militello; Mariella Gagliano; Livia Bivona ; Maria Cali ; Mariarosa Caraeausi; Gra- y'ta Pezzini; in ginoreliìo: Maria Lantini; Egle Mignosi.

IÌASSECNA l^T^:R^AZIo^ALE ELLENICO BIZANTINA - ÌTALO - ALBANESE ABBONAMENTI AD OGNI SERIE DI 12 NUMERI

ORDINARTO : L. 500 ORDINARIO: Dollari 5

1 T ALIA i SOSTEMIORE; L. 1.000 ESTERO SOSTEMTOKE : ., 10

FONDATORE: L. 5,000 FONDATORE: „ 50

E' AMMESSO L'ABBONAMENTO RATEALE, pagondu v.ihn pe vùlia ojni fascii :oli> (A n. pr.ainle, ii. 7/3438 DIRETTORE RESPONSABILE: MICHELE LOVJA'CONO

DIREZIONE: ' P I A Z Z A'B E L L I NT^S""? A L E R M o""' T E L E F~'3 1~1 2 0 CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA ~"

QUESIO FASCICOLO COSIP TIPOGRAFIA A. PRIULLA VIA XX SETTEMBRE. 38 - PALERMO

A UTORIZZAZIOSI: Commissione Rcp. Stampa. N. 176 del 26 - XU • 1945; del Tribunale di Palermo. N. 68, Lire 1 5 O del 23 Oil,.l.re l'US e Numero 1 del 16 Genn»io 1953.