Treviso E La Spedizione Fascista Del 13 Luglio 1921
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Corso di Laurea Magistrale in Storia dal Medioevo all’età Contemporanea in Ordinamento ex D.M. 270/2004 Tesi di Laurea “Né vinti né domi” Treviso e la spedizione fascista del 13 luglio 1921 Relatore Ch. Prof. Alessandro Casellato Laureando Nicolas Andres Donadel Matricola 849358 Anno Accademico 2019/ 2020 INDICE INTRODUZIONE 5 I. LE PREMESSE 1.1 Il quadro nazionale 8 Dalla fine della guerra alle elezioni del 1919 8 Il Biennio rosso e le elezioni del 1921 13 1.2 L’anomalia Treviso 16 Le mille sfaccettature di un territorio stremato dalla guerra 16 Guido Bergamo 17 Le inimicizie con gli altri partiti 20 I primi sentori di crisi 22 1.3 Il Fascismo veneto 26 Marsich il dannunziano 26 Squadristi in azione 28 Piani per una spedizione 30 1.4 Prime aggressioni 33 Le prime avvisaglie a Ca’ Ton 33 L’assalto a Fiera 35 II. LA CRONACA DI QUEI GIORNI 2.1 La spedizione 38 Voci infondate? 38 1 Una lunga agonia 41 Le violenze continuano 43 Gloria fascista 46 Una città senza pace 50 2.2 Un mare di polemiche 55 Le divisioni e le accuse dei fascisti 51 Repubblicani all’attacco 54 Giustizia per “Il Piave” 56 Socialisti in fermento 58 2.3La visione delle autorità 60 Una prima ricostruzione 60 Riportare l’ordine 64 Nessuno poteva prevederla 66 III. DOPO LA SPEDIZIONE 3.1 L’estenuante lotta per la giustizia 68 Caccia ai colpevoli 68 La relazione Macrelli 71 Solidarietà repubblicana 73 L’importanza della stampa 76 Lo sdegno della città 79 L’attacco di Bergamo in “La Riscossa” 81 Solamente un caso 83 2 3.2 Un fallimento che sancì un successo 86 Il resoconto di un fallimento 86 Un nuovo fascismo 89 Martiri per la rivoluzione 92 3.3 Il Ricordo di quei giorni 96 Il tributo del secondo dopo guerra 96 Conclusione 99 FONTI Bibliografia 101 Sitografia 102 Giornali e periodici 103 Fonti Archivistiche 104 Appendice I DOCUMETI 104 I dispacci e i documenti degli archivi 104 I dispacci precedenti la spedizione 105 Richieste d’aiuto 107 Dalla protesta all’arrivo di Secchi 108 Dalle indagini all’inciviltà 110 La verità sull’assalto al Piave? 116 Una amara conclusione 117 3 INTRODUZIONE Obiettivo di questa tesi è quello di trattare una vicenda dai contorni a tratti controversi e discutibili, avvenuta a Treviso la notte del 13 luglio 1921, con l’assalto di diverse decine di squadristi fascisti in diverse sedi sia di quotidiani locali, come Il Piave, vero e proprio megafono del pensiero politico dei Popolari, sia sedi di partiti politici, come la Casa dei Repubblicani. La vicenda che analizzerò ha soprattutto come scopo quello di orientare lo sguardo non solo sui fatti avvenuti in quelle poche ore, ma di estenderlo a un periodo storico più ampio, contestualizzandolo da un punto di vista sociale e politico. Le domande quindi che sviscererò con risposte il più esaustive possibili saranno legate a una contestualizzazione sia della situazione politica nazionale, che locale: 1) Fu l’assalto trevigiano un caso isolato o rientrava in un piano preciso ordito dai fascisti che andava a toccare diverse località italiane? 2) Che cosa ha favorito l’ascesa del fascismo in questa fase germinale della sua esistenza? 3) Quale fu la risposta dello Stato e delle autorità locali di fronte a questa violenza? 4) Come reagirono i partiti coinvolti e non-coinvolti? L’importanza di tale vicenda lo si può evincere non solo dall’effettivo e gravoso danno da un punto di vista umano ed economico che costò alla cittadina di Treviso e alle parti coinvolte, ma anche dalle reazioni che tale assalto comportò su tutti i livelli: economico come ho già accennato, sociale e politico. Su questi ultimi due aspetti, sarà interessante il dibattito pubblico che esso provocò nei giorni immediatamente successivi, con tutte le conseguenze che esso comportò, non solo a livello locale ma anche a livello nazionale. Tale assalto, seppur non ebbe ripercussioni a livello nazionale, rientrò all’interno di un imponente complesso di dinamiche strutturate che si alimentarono durante il biennio rosso e che coinvolse diverse cittadine, specialmente dell’Italia settentrionale, con assalti di fascisti e squadristi, come nei casi di Sarzana oppure di Parma. Allo stesso modo, si aprirono una serie di eterogenee e interessanti discussioni intra-partitiche ed extra-partitiche: fascisti in disaccordo con altri fascisti in merito a tale assalto, oppure molteplici movimenti antifascisti che commentarono e giudicarono tale azione in maniera differente. Sarà un’occasione, questa tesi, anche di far emergere le contraddizioni, analogie e differenze esistenti all’interno dell’universo fascista veneto, con particolare attenzione a quello veneziano, a capo di Marsich, e quello trevigiano. Allo stesso tempo, anche la lotta che ne scaturì da parte degli antifascisti, e dei partiti antagonisti: ciò che basterà ora dire sarà che gli unici che combatterono realmente i fascisti, poiché toccati direttamente da quell’assalto, furono i repubblicani, 4 guidati dai due fratelli Bergamo, che cercarono in più di un’occasione e in diverse sedi di denunciare la minaccia fascista e di rendere consapevoli i rappresentanti di ogni grado del pericolo che incombeva sulla germinale e fragile democrazia italiana. L’aspetto politico è indubbiamente il tema su cui mi sono concentrato maggiormente, cercando di non tralasciare quello sociale e non dimenticando la narrazione e la memoria che vennero date di quella vicenda. Vedremo come essa possa essere considerata, probabilmente, la più terribile tragedia vissuta a Treviso nella prima metà del Novecento, almeno fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: eppure, oggi quasi nulla e quasi completamente prosciugata è la sua memoria collettiva, dimenticata e sostituita dai bombardamenti che danneggiarono la città di Treviso nella guerra successiva, e da una narrazione pubblica di quella vicenda che variò in maniera schizofrenica in poco più di un anno: se all’indomani della strage i veri colpevoli di quell’assalto furono i fascisti agli occhi di tutto il paese, con la salita del potere di Mussolini cambiò il registro narrativo di quella vicenda. Gli assaltatori e assassini fascisti divenivano ora eroi e martiri della patria, venendo addirittura celebrati dallo stesso Mussolini nel 1938. Nel primo capitolo cercherò di analizzare e contestualizzare a livello storico la situazione politica all’indomani della fine della prima guerra mondiale, con un focus legata alla realtà trevigiana, con le innumerevoli difficoltà a ripartire e con uno travolgimento politico in atto. Si è scelto, volutamente, di non concentrare troppo l’attenzione all’aspetto sociale, con gli inevitabili strascichi lasciati dalla guerra, dai danni subiti alla difficile ripartenza economica. Si è voluto, anzi, analizzare soprattutto l’aspetto politico, concentrando l’attenzione proprio sul Partito Repubblicano Italiano e su uno dei suoi più grandi leader locali mai avuti, Guido Bergamo, che riuscì a conquistare una decina di località nel trevigiano, costituendo quella che è stata soprannominata la Repubblica di Montebelluna. Già in questo capitolo, si cercherà poi di analizzare le dinamiche e la rilevanza del partito fascista nel territorio trevigiano, facendo emergere i primi contrasti con gli altri partiti politici. Nel capitolo successivo ho analizzato le dinamiche di quella notte, attraverso il resoconto di alcuni giornali che uscirono nei giorni immediatamente successivi, volti soprattutto a ricostruire la vicenda, ma soprattutto al prezioso diario di Raffaele Vicentini, uno squadrista che prese parte all’assalto. Cercheremo in questo senso di analizzare l’organizzazione fascista, i ritardi e le incongruenze delle autorità preposte a proteggere la cittadinanza. Nel terzo capitolo si analizzeranno invece le reazioni della comunità all’indomani dell’assalto degli squadristi: in questo senso, ho soprattutto usufruito di fonti giornalistiche, a partire da quello direttamente toccato, Il Piave, settimanale ufficiale dei Popolari, La vita del Popolo, quotidiano cattolico, a 5 La Riscossa dei Repubblicani, Il Lavoratore e L’Avanti, due organi di propaganda vicini al movimento socialista, Il Popolo d’Italia, quotidiano fascista, o ancora Il Gazzettino. L’ultimo capitolo è dedicato invece alla trascrizione fedele di alcuni documenti reperiti all’Archivio Centrale di Stato di Roma, come La Relazione Secchi, insieme ad alcuni altri telegrammi inviati dalle autorità trevigiane di richieste di aiuto. Oltre al già citato Archivio Centrale di Stato, ho avuto modo di consultare i documenti anche nell’archivio di Stato di Treviso, dove tuttavia non ho trovato molto materiale riguardante questa vicenda, l’archivio storico comunale di Treviso, che mi ha aiutato a ricostruire tutti i fatti di quella notte e le decisioni assunte nei giorni successivi, e L’Archivio Diocesano di Treviso. Tra i personaggi che ricorreranno maggiormente all’interno di questa sede vi sono Guido Bergamo, deputato e massimo rappresentante dei repubblicani a livello locale, Pietro Marsich, a capo del Fascio di Venezia, Gino Covre, fascista originario di Udine che guidò l’assalto a Treviso, Luigi Coletti, a capo del fascio trevigiano. Insieme a questi, si aggiungono l’ispettore Secchi il quale scrisse a distanza di un mese circa una relazione volta a ricostruire i fatti di quella vicenda, il sindaco di Treviso Italo Levacher, o ancora Raffaele Vicentini, uno squadrista fascista che partecipò all’assalto. Prima di concludere, credo sia giusto ringraziare alcune persone che, sicuramente, sono state per me importanti durante questo mio percorso universitario e in questi ultimi mesi di elaborazione della tesi: in primis ringrazio il Professor Alessandro Casellato, per avermi suggerito l’argomento e seguito in ogni fase di questo cammino di tesi, a volte arduo e faticoso, ma mai scialbo e monotono; i miei genitori e tutta la mia famiglia, per avermi sostenuto e incoraggiato quando la strada è sembrata interminabile e irraggiungibile, e – last but not least – alcuni miei colleghi di corso e amici di sempre, Paolo Riccardo Oliva e Alex Da Fré, per l’importante sostegno datomi con la loro presenza virtuale e quotidiana.