PRESENTAZIONE

Fra il luglio del 1998 e il novembre del 2003 il centro storico di è stato oggetto di una estesa indagine di archeologia urbana da cui è emersa una massa ingente di nuovi dati. La felice intuizione del compianto prof. Riccardo Francovich e del suo più stretto collaboratore, il dott. Carlo Citter, trovò immediata accoglienza presso l’Ammi- nistrazione comunale, impegnata nei lavori di riqualificazione dell’intero centro storico e nel recupero dei più importanti monumenti ed edifici pubblici. Sembrò naturale allora, ed è stata una scelta lungimirante, profittare dell’occasione – davvero straordinaria – dei lavori di rifacimento della pavimentazione e dei sottoservizi nell’area entro la cinta delle Mura Medicee, per avviare una inedita campagna di scavi urbani. Da tale esperienza è nato il Museolab della Città di Grosseto, inaugurato nel settembre 2004 durante le celebrazioni dell’800° anniversario della concessione della Carta libertatis da Ildebrandino VIII ai grossetani: il museo laboratorio in cui comunicazione e ricerca, didattica e valorizzazione sono concepiti come elementi inscindibili. Un modello innovativo di conservazione e di gestione, non a caso ospitato insieme al Corso di laurea in Conservazione, comunicazione e gestione dei Beni Archeologici dell’Università di Siena – Polo Universitario di Grosseto, nel complesso monumentale dell’ex convento delle Clarisse (fine XVI secolo), recuperato dall’Amministrazione comunale proprio a tale scopo. All’avvio di questa esperienza si era detto che, grazie al progetto di archeologia urbana, sarebbero state poste le condizioni per ripensare e riscrivere la storia della nostra Città sul solido fondamento della ricerca archeologica: questi volumi ne sono la dimostrazione. Non ho la competenza scientifica per valutare, nel me- rito, il lavoro svolto, ma mi pare indubitabile che la massa, davvero notevole e significativa, dei dati raccolti nel corso della campagna di scavi, abbia consentito di proporre una nuova visione della storia del nostro territorio e una feconda rivisitazione critica delle opinioni correnti. Il progetto di archeologia urbana, inserito nell’ambizioso progetto di recupero della memoria collettiva della comunità cittadina, si è realizzato in un periodo in cui la Città di Grosseto, spinta da una forte pressione demografica, ha ripreso ad «avanzare vittoriosa verso la campagna» confermandosi «città tutta periferia, aperta, aperta ai venti e ai forestieri, fatta di gente di tutti i paesi», come scrisse Luciano Bianciardi della Grosseto del dopoguerra ne Il lavoro culturale, il testo che ha fatto conoscere la nostra Città al grande pubblico. Nello stesso periodo (l’approvazione definitiva è del marzo 2006) l’Ammini- strazione comunale ha avviato e portato a compimento il laborioso processo di formazione del piano strutturale, lo strumento di pianificazione che delinea la strategia dello sviluppo comunale; l’attuale Amministrazione è chiamata ad elaborare il regolamento urbanistico, atto di governo del territorio che disciplina l’attività urbanistica ed edilizia per l’intero territorio comunale, in attuazione alle scelte strategiche del piano strutturale. Mi piace pensare che questo lavoro, oltre a contribuire a risolvere «il problema delle origini» e a diradare le nebbie del passato remoto a beneficio degli studiosi e dei cittadini, possa tornare utile anche alla Amministrazione comunale come fonte di conoscenza della storia della comunità e del territorio, a servizio delle future scelte di governo. Grosseto, 22 ottobre 2007 ALESSANDRO ANTICHI

IX PREMESSA

È assiomatico che non si possa scrivere una presentazione ad un volume senza averlo letto. In questo caso, siamo di fronte a due tomi – termine desueto ma caro ai bibliofili – di ingente peso e di contenuto altamente scientifico, che sarebbe un insulto “leggere”, così, semplicemente. Si tratta infatti di un’importante e densa raccolta di dati che vanno, in ciascuna delle parti costitutive, approfon- ditamente studiate. È quindi corretto da parte mia, in quanto specialista di preistoria e protostoria – periodo al quale è dedicata una breve eccellente sintesi, corredata da ottimi disegni, che accenna alla straordinaria ricchezza di indizi sulla continuità di vita del territorio – dichiarare incompetenza ad esprimere un apprezzamento di merito su alcuni dei vari argomenti trattati, che spaziano dalla geologia alla ricostruzione ambientale, dall’età romana alla tarda antichità e medioevo, inclusi aspetti strutturali di viabilità e di interrelazioni fra città e territorio. Quello che colgo con assoluta immediatezza e che addito all’attenzione degli studiosi è il metodo, che non esito a definire perfetto, per il quale il dato di scavo e il documento d’archivio diventano le fila costitutive di una trama che, progressivamente, determina la crescita del tessuto storico, intrecciandovi via via tutti gli elementi utili a tale scopo. Siamo davanti ad una prova innegabile di come la tutela, anche la meno facile e la meno gratificante per la sua urgenza e frammentarietà, quale quella degli scavi urbani, è legata in modo inscindibile alla ricerca, anzi, è ricerca essa stessa. Di conseguenza, la ricerca e lo studio consentono il progresso della conoscenza, che, a sua volta, si identifica con la tutela. In questo circolo virtuoso, si parla di strategie d’intervento e di valutazioni del potenziale archeologico ed in tal modo si propone, per il futuro, un modello impeccabile e vincente, nell’affrontare correttamente gli oneri e le difficoltà dell’applicazione dei vari stadi di pianifi- cazione urbanistica, eliminando del tutto o riducendo sensibilmente il “rischio archeologico”, ormai fatto oggetto di previsioni attendibili. Per il passato, si è compiuto un vero miracolo, quello di rinnovellare la storia antica, proiettandola in avanti a servire il presente e l’avvenire. Si potrebbe dire che si sia dato vita quasi ad un’archeologia “applicata”, senza per questo rinunciare all’alta, specialistica qualità dei contributi che – come si è già detto – invitano allo studio e non ad una lettura frettolosa. Un’opera ponderosa, di grande impegno, che promette l’edizione di un terzo tomo dedicato ai materiali rinvenuti negli scavi: si formula l’auspicio che av- venga presto e che, come ormai la scienza moderna impone, al tomo cartaceo, pregio non trascurabile del quale è anche l’eccellente qualità editoriale, sia unito il supporto digitale. FULVIA LO SCHIAVO Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana

XI INTRODUZIONE AI DUE TOMI

Il presente libro è il frutto di una intensa integrazione Lo studio dell’evoluzione ambientale in epoca storica tra fonti scritte, archeologiche ed ambientali, con un è stato un passaggio essenziale, perché ha permesso di costante feedback tra i vari tipi di dati e la loro inter- collocare i dati archeologici relativi a siti e infrastrutture pretazione. Si tratta di fonti molto diverse per tipologia, in un contesto più solido. Abbiamo quindi concepito potenzialità informativa, arco cronologico. Nel com- il volume come la fotografia da un lato dell’approccio plesso l’integrazione ci ha permesso di proporre una multidisciplinare, e talora anche interdisciplinare, nuova lettura di alcuni aspetti del territorio, anche in individuando tre macrocategorie di dati (ambientali, termini diacronici, e la contestazione o la conferma di fonti scritte e cartografiche, fonti archeologiche) lette in alcune ipotesi correnti. funzione della domanda di partenza di questo volume: Questo lavoro ha visto un ristretto gruppo di ricerca- il contesto territoriale nel quale ebbe origine e sviluppo tori lavorare insieme nella costruzione della base di la nostra città. dati più che nella discussione di modelli precostituiti. Nel testo che segue tratteremo per primo la storia Esso nasce a fianco degli scavi urbani condotti fra il degli studi sul territorio di Roselle-Grosseto, dai pri- 1998 e il 2005, ma recepisce anche molte altre ricerche mi viaggiatori fino al Museolab di Grosseto, per poi impostate in tempi diversi per finalità diverse, che sono proporre una ricostruzione del territorio nel quale la state rilette alla luce di un quesito storiografico cen- città di Grosseto si è sviluppata, secondo la tipologia di trale: capire nella lunga durata il contesto territoriale fonti: dati geologici e paleoambientali, documentazione nel quale ebbe origine e sviluppo la città di Grosseto. scritta e cartografica, dati archeologici. Successivamente Questo territorio presenta elementi di peculiarità e vengono affrontati diversi aspetti del paesaggio naturale interesse già segnalati a più riprese dalla letteratura: e antropico. In conclusione presentiamo un inquadra- la presenza dell’Ombrone, il più importante fiume fra mento della città di Grosseto nella viabilità romana e l’Arno e il Tevere, una laguna prima salata e poi chiusa medievale della costa tirrenica. al mare con conseguente sviluppo di una palude. Su Questo volume pertanto non poteva esserci senza tutti i questi temi, che hanno costituito terreno di ampio lavori precedenti, ma riteniamo che il suo valore risieda dibattito già a partire dal XVIII secolo quando si in- da un lato nei quesiti storiografici che ci siamo posti, trapresero i primi seri tentativi di bonifica, si innestano dall’altro nella metodologia adottata. Certo le indagini altri quesiti più strettamente legati alla città di Gros- non possono finire con questo volume. Semmai questo seto, che non nasce dalla trasformazione o dissoluzione è il punto di partenza per altri progetti innovativi sul di una città romana, ma da un villaggio che ha le sue territorio. prime attestazioni sicure con l’età longobarda. Una La conoscenza del territorio e della sua storia ha, a città che nel pieno medioevo sviluppò solo in parte nostro avviso, un notevole significato per gli abitanti e solo per un tempo limitato (fra il XII e la metà del delle città, anche nell’ottica della futura gestione dello XIV secolo) una fisionomia urbana, intesa non solo stesso territorio rurale e peri-urbano. in senso urbanistico, ma anche sociale ed economico, rientrando già alla metà del XIV nella compagine Nel secondo tomo, invece, presentiamo i risultati delle amministrativa senese. ricerche effettuate nel centro storico. Partiamo dall’im- Questi elementi di peculiarità erano ben noti alla postazione del progetto di archeologia urbana, con le letteratura, sebbene mancasse un tentativo di lettura domande e le strategie adottate, seguono gli interventi integrata di tutte le fonti disponibili e soprattutto un condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici quadro di riferimento ambientale coerente. E infatti della Toscana e quindi l’edizione integrale di tutta la le nuove indagini sul corso del fiume Ombrone e sequenza stratigrafica. sulla laguna nota localmente con il nome di palude di Confluiscono in questa edizione anche alcune ricerche Castiglione e anticamente come stagno o lago Prile, condotte nell’ambito della redazione di tesi di laurea hanno portato a conclusioni molto diverse da quelle ed elaborati conclusivi della frequenza al master in di partenza e che solo in parte erano presenti nella archeologia territoriale che si è tenuto per ben quattro produzione scientifica e archeologica più strettamente anni nella sede distaccata di Grosseto. ambientale. Non pubblichiamo qui, salvo qualche eccezione, i ma- Abbiamo contestualizzato i dati e le ricostruzioni in un teriali provenienti dallo scavo, che abbiamo preferito ambito più ampio di quello locale, nella convinzione che riservare ad un terzo volume. certi trend nei processi di trasformazione dell’ambiente storico e dei paesaggi antropici sono comuni a fattori di CARLO CITTER scala anche molto ampi, talvolta perfino europei. ANTONIA ARNOLDUS-HUYZENDVELD

XIII RINGRAZIAMENTI E RICONOSCIMENTI

In questa sede vorremmo ringraziare tutti coloro che della diocesi di Grosseto e in primis di Alberto Vero, hanno collaborato a vario titolo alla realizzazione di progettista del restauro. questi due volumi e, prima, al progetto di archeologia Per il MUSEOLAB della città di Grosseto sotto la Dire- urbana e all’allestimento del MUSEOLAB della città di zione scientifica di Riccardo Francovich e il Coordina- Grosseto. L’elenco non è breve, ma si tratta di un pia- mento di Carlo Citter il progetto di allestimento è stato cevole dovere, perché dieci anni di lavoro conclusi con curato da Giuseppe Bartolini, le illustrazioni grafiche questi due volumi sono stati resi possibili dall’apporto di dallo Studio INKLINK Firenze, la realizzazione dei tante persone con competenze specifiche molto diverse pannelli e l’allestimento da Giuseppe Bartolini, Carlo tra loro, però sempre in stretto rapporto di dialogo e Citter, Hermann Salvadori, Chiara Valdambrini, con collaborazione. la consulenza di Giovanna Bianchi, Roberto Farinelli, Il progetto di archeologia urbana a Grosseto è stato pro- Maura Mordini, Emanuele Vaccaro, Andrea Zagli, per le mosso dall’Amministrazione Comunale di Grosseto in ricerche storiche e archeologiche e da Antonia Arnoldus collaborazione con l’Università di Siena (area di Archeo- Huyzendveld per le richerche geologiche. L’impianto logia Medievale – direzione scientifica Riccardo Franco- illuminotecnico è stato curato da Giuseppe Peruzzi. vich, coordinamento Carlo Citter) e la Soprintendenza Hanno collaborato alla realizzazione dei materiali per i Beni Archeologici per la Toscana (funzionari archeo- preparatori per l’allestimento ricercatori, dottorandi, logi Gabriella Poggesi e Mario Cygielman, assistente di laureati, allievi del master in archeologia territoriale e scavo Meri Fedi e con il contributo della Elsa Pacciani studenti del Dipartimento di Archeologia e Storia delle – antropologa – e di Giovanni Roncaglia – assistente di Arti dell’Università di Siena – sezione di Grosseto: Mas- scavo) in costante rapporto con la Soprintendenza per similiano Bonelli, Stefano Campana, Elena Chirico, Giu- i Beni Artistici e Storici e la Soprintendenza per i Beni ditta Frustalupi, Daniela Fumanti, Mariaelena Ghisleni, Architettonici e del paesaggio per le province di Siena Fulvia De Maio, Luca Deravignone, Carla Di Gregorio, e Grosseto. Le ricerche documentarie sono state curate Barbara Frezza, Elena La Rosa, Cristiana Lovari, Fabio da Roberto Farinelli e Maura Mordini. Per il Comune Mangiavacchi, Francesca Marino, Paolo Nannini, Josè di Grosseto hanno fornito il loro costante sostegno il Sanchez Pardo, Alessandra Pecci, Ombretta Pestelli, Pao- Sindaco Alessandro Antichi, Andrea Agresti (Assessore la Pozzessere, Elisabetta Pozzuto, Hermann Salvadori, ai LL.PP.), Giuseppe Morisco, Elisabetta Cinti, Mauro Stefano Sagina, Sara Serra, Claudia Spinicelli, Erika Pollazzi e Massimo Tombolelli (rispettivamente Dirigente Tedino, Giampaolo Terrosi, Emanuele Vaccaro, Chiara e funzionari dir. LL.PP.) Hanno partecipato al gruppo Valdambrini, Tiziana Vanni. di scavo in modo più assiduo Floriano Cavanna, Silvia Si ringraziano per la collaborazione dimostrata durante Damiani, Mariachiara Goracci, Alessio Magazzini, le fasi dell’allestimento Mariagrazia Celuzza (dir. museo Hermann Salvadori, Luca Serafini, Giampaolo Terrosi, archeologico e d’arte della Maremma), Marco Jodice Tiziana Vanni, Chiara Valdambrini. Hanno partecipato (progettista del restauro del complesso ex-Clarisse), inoltre studenti, laureati e allievi del master in archeolo- Arturo Bernardini e Beatrice Renzetti (ufficio ambiente gia territoriale: Chiara Barbarito Amodeo, Luanassunta Comune di Grosseto). Barbato, Linda Biancifiori, Massimiliano Bonelli, Claudia Un ringraziamento sincero e dovuto a Elena Chirico, Corti, Fulvia de Maio, Luca e Sandro Giustarini, Elena Cristiana Lovari, Elisabetta Pozzuto e Tiziana Vanni che La Rosa, Cristiana Lovari, , Francesca Paris, Sara Pol- si sono fatte carico con me dell’ingrato, ma necessario, vani, Monica Pratesi, Giovanna Santinucci, Alessandro lavoro redazionale, andando ad uniformare note e Sebastiani, Sara Uccelletti, Emanuele Vaccaro. bibliografie. Questo progetto, cominciato nel 1998 e terminato nel Si ringrazia il Consorzio Bonifica Grossetana, il Pre- 2003, ha poi avuto due momenti di prosecuzione in aree sidente Fabio Belacchi e l’Ing. Roberto Tasselli, per private. Nel 2004 all’interno del cantiere di restauro il prezioso aiuto ottenuto nella ricerca del materiale del complesso ex-Clarisse che ospita il MUSEOLAB cartografico. della città di Grosseto e il corso di laurea di I livello Si ringrazia infine il personale dell’Archivio di Stato di in “Comunicazione, conservazione e gestione dei beni Grosseto per la cordialità e la cortesia con cui siamo archeologici” dell’Università di Siena. Si ringraziano il stati accolti per completare le nostre ricerche. vescovo di Grosseto Franco Agostinelli e Marco Jodice, progettista del restauro. Nel 2005 è stato infine possibile CARLO CITTER scavare l’interno della chiesa di S. Pietro per volontà ANTONIA ARNOLDUS-HUYZENDVELD

XV 1. STORIA DEGLI STUDI: IL TERRITORIO DI ROSELLE-GROSSETO NEL CONTESTO DELLA NASCITA E DELLO SVILUPPO DELLE DISCIPLINE STORICO-ARCHEOLOGICHE

1.1 VIAGGIATORI E ERUDITI di conseguenza il suo interesse per il mondo antico FRA SETTE E OTTOCENTO era soprattutto l’interesse per un mondo dotato di strutture e infrastrutture funzionanti, dove l’economia 1.1.1 Viaggiatori ed eruditi toscani e la produzione prosperavano, a differenza che nella Toscana dei suoi tempi (CRISTOFANI 1983, pp. 129-136). L’interesse per le antichità nella Toscana del ’700 non produsse solo l’‘etruscheria’, pressoché sterile e priva È particolarmente radicata in Targioni Tozzetti l’idea, di seguito. Un buon numero di studiosi, per lo più di dalla fortuna lunghissima, che la Toscana avesse vissuto formazione scientifica, si avvicinò alle fonti antiche i suoi tempi più felici prima di «perdere la libertà» con e ai resti archeologici con un atteggiamento diverso: la conquista romana. Anche la «malignità dell’aria» non loro scopo era analizzare l’antico, in quanto termine di sarebbe stata che un effetto di quegli eventi lontani; paragone nell’interpretazione della realtà contempora- l’impaludamento sarebbe stato prodotto infatti dallo nea, utile per mettere in evidenza i problemi del tempo spopolamento delle campagne e dall’abbandono delle e indicare anche la via per risolverli. Questi studiosi si attività produttive e della cura del paesaggio, secondo un’opinione che troverà seguito pressoché unanime fin ponevano anche il problema della divulgazione: la ricer- 2 ca non doveva essere fine a se stessa ma, per assolvere nel XX secolo (TARGIONI TOZZETTI 1768-1779 , vol. 9, il suo compito, doveva raggiungere tutti i ceti sociali e pp. 62-63; TOSCANELLI 1927; FRACCARO 1928; sull’argo- contribuire così a un rinnovamento di tutta la società mento vedi ora SALLARES 2002). (TARGIONI TOZZETTI 1768-17792; SANTI 1795, p. 8 ss.; Sia Targioni Tozzetti, sia i viaggiatori di cui utilizzò le CRISTOFANI 1983, pp. 123-124; BOSSI 1998, pp. 27-30). relazioni, passarono però solo rapidamente da Gros- Un esempio significativo, in questo senso, è quello delle seto, soffermandosi invece a lungo nell’area mineraria 2 Novelle Letterarie, una rivista fondata nel 1740 di cui del Massetano (TARGIONI TOZZETTI 1768-1779 , vol. fu redattore unico dal 1742 Giovanni Lami (1697- 4, passim). Alla Maremma, intesa nella sua accezione 1770; BARTOLONI 1997). Le Novelle si occupavano di geografica più ampia (dal Magra al Tevere: TARGIONI TOZ- 2 antichità, scienze naturali, storia. Una efficiente rete ZETTI 1768-1779 , vol. 9, p. 59), è però dedicata buona di corrispondenti segnalava le novità del settore che parte degli studi di sintesi contenuti nelle Relazioni, in venivano tempestivamente pubblicate. In questo modo particolare quelli sui motivi della malignità dell’aria alcuni ritrovamenti archeologici trovarono immediata e della scarsezza di popolazione (TARGIONI TOZZETTI 2 edizione tramite il Lami che redigeva articoli stringati in 1768-1779 , vol. 9, pp. 59 ss.), sulle miniere (TARGIONI un linguaggio accessibile, corredati del necessario inqua- TOZZETTI 1768-17792, vol. 9, pp. 1 ss.) e, infine, sulla dramento storico (CRISTOFANI 1983, pp. 123-126). Fra le viabilità antica, ricostruita a partire dalle fonti antiche e notizie pubblicate si ricordano segnalazioni di iscrizioni dai resti materiali (TARGIONI TOZZETTI 1768-17792, vol. da Orbetello e Cosa (Novelle 1740-1792, XII, 1751, cc. 9, pp. 155 ss.; vedi anche CRISTOFANI 1980, pp. 43-45). 754-755; XIX, 1758, cc. 85-93, 100-106; XX, 1759, Anche in questo caso i dati sul Grossetano si riducono cc. 740-742, 762-765, 778-782, 811-812), per lo più a poco: si accenna solo a «qualche pezzo di lastrico» a seguito delle segnalazioni dell’erudito chiusino Luigi nei campi nella vicinanze di Castiglione della Pescaia 2 Antonio Paolozzi (PAOLUCCI, PASQUI 1989, pp. 69-70), (TARGIONI TOZZETTI 1768-1779 , vol. 9, p. 198). e la Memoria su Roselle redatta dal senese Giovanni Più limitati nell’estensione dell’area considerata (le «due Antonio Pecci (Novelle 1740-1792, XX, 1759, cc. 546- Province Senesi»), ma simili per gli argomenti trattati e 553, 561-567, 582-588), autore anche di una Memoria per l’impostazione, sono i viaggi di Giorgio Santi (1746- su Grosseto, edita molto più tardi (PECCI 1903). 1822), naturalista, chimico e botanico dallo spiccato L’opera più rappresentativa di questa corrente di studi si interesse didattico (SANTI 1795, p. 8; BOSSI 1998, pp. 29- deve a Giovanni Targioni Tozzetti (1712-1783; ARRIGONI 30). La pubblicazione in tre volumi rispecchia i tre viaggi 1987), che pubblicò in due edizioni le relazioni su alcuni compiuti dallo studioso, nel 1789, 1793 e nei primi anni viaggi in Toscana compiuti da lui stesso e da altri, in vista dell’’800 (SANTI 1795; 1798 e 1806). Il primo viaggio di un’opera sistematica che però non superò mai la fase ebbe per oggetto il Monte Amiata; nel corso del secondo di progetto (TARGIONI TOZZETTI 1768-17792; CRISTOFANI furono esplorate l’area del tufo, , Orbetello, 1983, pp. 136-137). Laureatosi in medicina a Pisa nel , il Monte Argentario, , Magliano; 1734, Targioni Tozzetti aveva competenze vaste in tutti nel corso del terzo infine, la valle dell’Ombrone, Gros- i campi delle scienze naturali e degli studi di antichità. I seto, Moscona, Roselle, il Lago Prile, Colonna, più tardi suoi Viaggi rispecchiano una impostazione enciclopedica identificata con (vedi infra), in cui riconobbe e aperta alla divulgazione, in cui l’osservazione diretta una città etrusca di non trascurabile importanza, e Massa dei fenomeni era base primaria della conoscenza: il Marittima. A Santi si deve una delle più puntuali descri- paesaggio, visto come sistema di riferimento, ha un zioni dell’Aurelia antica che, fra l’Albegna e l’Osa, gli ruolo centrale nell’analisi dei fenomeni naturali e dei apparve ancora ben conservata, costruita su un terrapieno resti antichi. L’attenzione dello studioso era attratta in e non lastricata ma rifinita da una massicciata di piccole particolare dalle attività produttive (estrattive e mani- pietre (SANTI 1798, pp. 202-203): «Lunghi e diritti tratti fatturiere in particolare) passate e a lui contemporanee; incontrammo di questa Strada, che sussiste ancora solle-

1 fig. 1.1 Antonio Terreni, Veduta degli avanzi di Roselle (da FONTANI 1801-1803).

vata, e soda, benché in un paese affatto arenoso». Altri Il 22 ottobre 1831 partì da Livorno l’abate Paolo Pifferi, tratti di strade antiche sono segnalati intorno a Ansedo- diretto, con l’amico Carlo Wilson, a Roma. Lo scopo del nia (SANTI 1798, pp. 129, 134, 139) e lungo il tombolo viaggio era di raggiungere Roma, non per il percorso più che chiudeva verso il mare il Lago di Castiglione (SANTI usuale («la strada del Trasimeno, o quella di Siena»), ma 1806, p. 54). Nello Stato dei Presìdi sembra che lungo per la antica via Aurelia. Le dodici lettere scritte dall’abate la costa la viabilità del tempo si riducesse ai resti delle a un amico inglese, corredate dalle incisioni di Carlo Wil- strade antiche: Santi infatti, se si esclude qualche tratto son, furono poi pubblicate con il titolo Viaggio antiquario percorso a piedi, da Talamone in poi si fece trasportare per la via Aurelia (PIFFERI 1832; DI SALVO 2006; PELLEGRINI in barca (SANTI 1798, pp. 112-215). 2007, p. 135). L’interesse storico-archeologico dell’opera All’inizio dell’800 si colloca anche la pubblicazione del è oggi quasi nullo: poche e sommarie sono le descrizioni Viaggio pittorico di F. Fontani (1748-1818) noto soprat- di monumenti antichi, mentre la maggior parte del testo tutto per le belle incisioni di Antonio Terreni, ancora oggi tratta dei disagi del viaggio, dei timori dell’autore, osses- frequenti, scorporate dal testo, sul mercato antiquario sionato dall’idea di prendere «le febbri» o di fare brutti (FONTANI 1801-1803; GREPPI 1998; PELLEGRINI 2007, pp. incontri, e della monotonia del paesaggio: «…tanto io, 111 ss.). L’opera invece è un insieme inscindibile in cui che il mio compagno eravamo ormai stanchi di sempre testo e tavole contribuiscono a documentare «tutto quel veder macchie, laghi, e pianure senza limite, e senza più che nobilita e rende superiore in pregio e bellezza la traccia umana, come pure villaggi spopolati da morbi, deliziosa Toscana» (FONTANI 1801-1803): l’autore si rifà e da miseria, e privi di ogni conforto» (PIFFERI 1832, p. esplicitamente già dal titolo alla tradizione francese del 23). Bisogna tuttavia riconoscere che l’abate Pifferi e il voyage pittoresque, e illustra ciascuna tavola ricapitolan- suo amico Wilson siano stati gli unici, fra i viaggiatori do storia, arte e natura dei luoghi che descrive. qui esaminati, ad aver affrontato la «strada tutta boscosa La Maremma è compresa nel secondo volume dell’opera; e malagevole» e «penosissima per la […] vettura» fra Or- i siti prescelti sono Massa Marittima, di cui viene segna- betello e Montalto (PIFFERI 1832, pp. 67-68). Cartografie lato il «deplorabile stato» e la «lacrimevole desolazione», contemporanee, quale la Val d’Ombrone Inferiore e adia- imputati alla perdita della libertà nel XIV secolo, Follo- cenze inserita nell’Atlante di Attilio Zuccagni Orlandini nica, Castiglione della Pescaia che è occasione per una (1832), registrano chiaramente il carattere diverso della descrizione del Lago e dei problemi di insalubrità dell’aria via costiera fino a Orbetello e da Orbetello verso sud: i ad esso connessi, Grosseto dove è introdotto il discorso due tratti di strada sono infatti rappresentati con linee sulla bonifica e sui meriti dei Granduchi di Lorena, Ro- di spessore diverso, nettamente più spesso il primo, e selle di cui si ricordano gli scavi nell’anfiteatro promossi sottilissimo il secondo (fig. 1.2). Il governo granducale nel 1774 da padre Ximenes, anche se la tavola dedicata aveva infatti già provveduto a ricostruire la via Aurelia da al sito archeologico rappresenta la località poco distante Grosseto a Orbetello nel 1816-1823, mentre il troncone di Bagno Roselle (fig. 1.1), e infine , Pitigliano e successivo, fino al Chiarone, sarebbe stato completato nel Sorano, mentre Santa Fiora trova posto nel terzo volume 1832 (PERTEMPI 1989, vol. 2, pp. 182-185). (FONTANI 1801-1803, vol. 2, pp. 61-80; vol. 3, pp. 23-24; Nell’800 un altro infaticabile viaggiatore e studioso, il GREPPI 1998, pp. 68 ss.; PELLEGRINI 2007, pp. 111 ss.). farmacista Emanuele Repetti (1776-1852), doveva rea-

2 fig. 1.2 Val d’Ombrone inferiore e adiacenze (da A. ZUCCAGNI ORLANDINI, Atlante, 1832).

lizzare un progetto ambizioso, forse vicino a quella idea territoriale georeferenziato e a un data base con schede solo concepita da Giovanni Targioni Tozzetti. L’opera, relative a ciascuno dei siti presenti nel Dizionario (vedi il Dizionario geografico-fisico-storico della Toscana, fu http://www.archeogr.unisi.it/repetti/). pubblicata fra il 1833 e il 1846 in sei volumi, dopo una prima edizione in fascicoli che aveva avuto grande suc- 1.1.2 Viaggiatori inglesi cesso. Si tratta di un’opera sistematica di solido impianto metodologico e di grande completezza di informazione. Sir Richard Colt Hoare (1758-1838) intraprese il Grand Singole voci sono dedicate a centri abitati, pievi, fiumi, Tour nel 1785, dopo la morte della moglie. Tornò sta- monti, strade etc. compresi nell’area storicamente iden- bilmente in Inghilterra solo nel 1791 dove pubblicò le tificata con la Toscana, più estesa del Granducato. Alcu- sue relazioni di viaggio, poi riunite nel 1819 sotto il ne voci hanno carattere generale o di ricapitolazione e titolo Classical Tour through Italy and Sicily (HOARE trattano questioni di interesse generale o aree omogenee 1819; LOFFREDO 1987). dal punto di vista geografico o amministrativo. Carat- Ciò che distingue questa opera da altre analoghe è la teristica del Dizionario è anche l’attenzione per tutti i volontà dell’autore di visitare anche i luoghi sperduti e siti, non importa se minori e sperduti, a ciascuno dei lontani dai percorsi più battuti dai viaggiatori, come è quali è dedicata una voce con l’inquadramento storico, esplicitamente dichiarato nel sottotitolo in cui l’autore geografico e amministrativo completo. si propone di integrare l’analoga e contemporanea Utilizzato ancora oggi come insostituibile repertorio opera del rev. John Chetwode Eustace (1762-1815), per l’archeologia e la geografia storica della Toscana, una guida particolarmente diffusa (EUSTACE 1815). Fra il Dizionario è stato oggetto di un recente progetto di i luoghi più trascurati a quel tempo era, comprensi- informatizzazione nell’ambito del progetto Archeolo- bilmente, la Maremma: Hoare affrontò i non pochi gia dei paesaggi medievali dell’Università di Siena, che disagi del viaggio e compì un vasto giro in Maremma, permette oggi di sfruttare interamente il potenziale visitando Follonica, Castiglione della Pescaia, Grosseto dell’opera. Il contenuto dei volumi è stato digitalizzato «ben munita di bastioni ma sprovvista di soldati», il agganciando i singoli siti ad un sistema informativo poggio di Moscona (per errore, cercando Roselle), Istia

3 d’Ombrone, Montepò, Saturnia, , Orbetello, stradale per un totale di circa 526 km di vie carrozzabili; il Monte Argentario, Ansedonia, Talamone e infine il a queste si era aggiunta la ferrovia Livorno-Civitavec- vero sito di Roselle (HOARE 1819, pp. 32-54; LOFFREDO chia nel 1863-64, che diede impulso a molte attività, 1987, pp. 79-121). Cercò anche, come tutti i viaggia- contribuendo tuttavia anche alla diffusione dello scavo tori sette-ottocenteschi, il sito di Vetulonia, ma le sue clandestino e alla dispersione dei reperti (GAMURRINI guide lo portarono a Rocca San Silvestro, in cui Hoare 1868). Sempre a Grosseto fra gli anni ’50 e ’60 nacquero riconobbe senza esitazioni un castello medievale (HOARE alcune scuole, la biblioteca, il museo, il teatro, la prima 1819, p. 34; LOFFREDO 1987, pp. 76-79). cassa di risparmio e la prima industria manifatturiera Le osservazioni di Richard Colt Hoare sono sempre pun- (l’officina meccanico-agraria Cosimini, voluta da Bet- tuali e acute, e permettono di ricavare un quadro della tino Ricasoli, proprietario di ampie estensioni di terra Maremma, spopolata e incolta, dove la mal aria colpiva nel grossetano). La malaria a metà dell’’800 colpiva indifferentemente indigeni e immigrati, particolarmente in media ogni anno il 30% della popolazione; a quel desolante. Meno utili, anche se evocative e pittoresche tempo, nonostante i miglioramenti innegabili, Grosseto e supportate da una profonda conoscenza delle fonti subiva ancora il trauma annuale della estatatura che classiche, sono le descrizioni di complessi archeologici, sarebbe stata in vigore fino al 1897 (BARSANTI, ROMBAI che, soffocati da macchie fittissime e impene- 1986; CIUFFOLETTI, ROMBAI 1989; PERTEMPI 1989). Nella trabili, erano in fondo ben poco visibili, se si escludono seconda edizione dell’opera, Dennis dà una efficacissima elementi di particolare imponenza come le mura di Ro- testimonianza della dinamicità di questa situazione e selle e poco altro. La situazione disastrosa della strade affianca alle osservazioni tratte negli anni ’40 annota- è occasione per il viaggiatore di confronti con la rete zioni non prive di meraviglia sui mutamenti in corso. viaria romana, di cui vengono ricordate ampie tracce, Vanno ricordate le descrizioni impressionanti della zona fra Castiglione e Grosseto e fra Talamone e Ansedonia del lago di Castiglione, definita “deserto”, lo squallido (HOARE 1819, pp. 35, 44-45; LOFFREDO 1987, pp. 80- quadro – confermato anche da altri testi, quali il Viaggio 81, 102-103). Lungo la costa orbetellana, in accordo pittorico del Fontani o il Dizionario del Repetti (supra) con le descrizioni di Giorgio Santi, ogni comunicazione – del degrado di Massa Marittima, contrastante con la stradale sembra infine svanire nel nulla: il viaggiatore descrizione tutta positiva (ma in gran parte successiva fu costretto a muoversi solo in barca, utilizzando la più al secondo viaggio) di Grosseto (DENNIS 1848, vol. 2, sicura laguna, per riprendere la via di terra al ritorno pp. 210 ss.; 1878, vol. 2; CELUZZA 1988b). solo ad (HOARE 1819, pp. 40-46; LOFFREDO Dennis, allo stesso tempo, si trovò a testimoniare una 1987, pp. 91-101). stagione di grandi scoperte archeologiche, conseguen- Non un nobile ma un borghese, impiegato statale, era za degli interventi granducali per il risanamento e il invece George Dennis (1814-1898; RHODES 1973), che ripopolamento e delle ricerche di alcuni pionieri come percorse la Maremma in due occasioni: nel 1843 nel Alessandro François (FRANÇOIS 1852; CAPEI 1862). corso del suo terzo viaggio etrusco, accompagnato da Centrale nell’opera di Dennis è il tema della ricerca Samuel J. Ainsley, e nel 1876. I due viaggi precedettero di Vetulonia: se ne parla pressoché in tutti i capitoli, le due principali edizioni di The Cities and Cemeteries tanti erano i luoghi dove si era voluto riconoscere la of Etruria, la prima del 1848 e la seconda del 1878 città a partire dalle prime fantasiose ipotesi di Annio (DENNIS 1848; 1878; CELUZZA 1988b). di Viterbo. Il capitolo dedicato da Dennis a Vetulonia Con Dennis i viaggiatori europei scoprirono il paesaggio tratta però, come è noto, di un altro luogo, un centro della Toscana meridionale e, insieme, la civiltà etrusca. agricolo etrusco dal possibile nome di Kaloùsion (DEN- L’immagine neoclassica dell’antichità che accompagnava NIS 1878, vol. 2, p. 194 ss.; MICHELUCCI 1984; PERKINS, i viaggiatori del Grand Tour fu così sostituita dal mito WALKER 1990). La vera Vetulonia fu invece identificata romantico del paesaggio etrusco, intatto e sconosciu- nel 1880 da Isidoro Falchi a Colonna di Buriano, e to, dove una natura matrigna e primitiva conservava i ribattezzata ufficialmente con il nome antico nel 1887 segni della presenza di un popolo dai caratteri arcaici (FALCHI 1880; BRUNI 1994). e misteriosi (BRILLI 1995; BRILLI 2004, pp. 507-508). È Non trascurabile è infine la testimonianza sullo stato ovvio aggiungere che questo atteggiamento comporta delle strade e soprattutto sulla rarità dei ponti: nel un generalizzato disinteresse per i resti del Medioevo, tratto fra Grosseto e Orbetello Dennis fu costretto a come dichiara esplicitamente Dennis in occasione della farsi traghettare ben tre volte (sull’Ombrone, sull’Osa sua visita a Talamone: «Indeed, I know not why the e sull’Albegna: DENNIS 1848, vol. 2, pp. 257 ss.; 1878, antiquarian traveller should halt at Telamone, for the vol. 2). castle is only of the middle ages, and nothing within it is In alcuni passi, infine, il testo di Dennis appare molto of higher antiquity…» (DENNIS 1848, vol. 2, p. 257). attuale, come quando polemizza con il turismo del suo I due viaggi di Dennis in Maremma si situano in un mo- tempo che difficilmente si staccava dalle tappe tradi- mento in cui il paesaggio maremmano era oggetto delle zionali del Grand Tour: «Of the swarms of foreigners più profonde trasformazioni della sua storia prima delle who yearly traverse the country between Florence and bonifiche del ’900 e della Riforma Agraria. A Grosseto Rome, not one in a hundred leaves the beaten track…», gli abitanti erano 2488 nel 1830, 4165 nel 1861; fra il anche se invitava alla visita di zone, quali Sovana, dove 1828 e il 1859 erano state realizzate le bonifiche volute aveva scoperto le tombe rupestri (AINSLEY 1843; DEN- dai Granduchi di Lorena che, se pure parziali, avevano NIS 1848, vol. 1, pp. 480 ss.), diventate oggi meta del recuperato 8700 ettari su 15000 di terreni paludosi; turismo di massa. negli stessi anni la Maremma era stata dotata di una rete MARIAGRAZIA CELUZZA

4 1.2 IL PROGRESSO DEGLI STUDI FRA ’800 E ’900: dell’antica Etruria. Al di là dei risultati è importante LA NASCITA DELL’ARCHEOLOGIA segnalare che per la prima volta si sentiva l’esigenza E I PRIMI STUDIOSI LOCALI1 di avere in Grosseto una biblioteca affiancata da una raccolta di oggetti e antichità. Tuttavia è solo con l’unità La metà del XIX secolo fu un decisivo momento di d’Italia, e precisamente nel 1875, che Gian Francesco svolta in quello che oggi genericamente definiamo hu- Gamurrini avvertì della necessità di istituire a Grosseto manities. Fu l’inizio di una stagione di archeologia sul un museo che avesse la funzione di luogo della memo- campo che si distinse dalle precedenti ricerche per la sua ria dell’antichità classica e al tempo stesso stimolo per maggiore sistematicità, per il coinvolgimento di istitu- nuove ricerche (GAMURRINI 1875 e CELUZZA, LESI 1999, zioni pubbliche, pur rimanendo ancorata all’antiquaria p. 121). La storia successiva fino al secondo dopoguerra e alla filologia. Scuole di pensiero come lo storicismo ha dimostrato che questa, come altre istituzioni, non era e il positivismo produssero un incremento non solo riuscita ad attecchire nel tessuto sociale della città e della quantitativo della conoscenza. Già nei primi decenni provincia che intendeva rappresentare. Un problema che del XX secolo in Europa si faceva strada la pratica dello si presenta ancora oggi, seppure in forme diverse. scavo stratigrafico. Questo non significa che attorno al museo civico non In Italia tutti questi stimoli giunsero in modo differente abbiano gravitato personaggi interessati allo studio della e una vera saldatura con l’Europa possiamo senz’altro storia locale. Un esempio degno di nota è certamente affermare che non avvenne prima degli anni ’70 del uno dei suoi direttori: il canonico Antonio Cappelli XX secolo. La stagione degli antiquari che operava nel (1868-1939) che per alcuni decenni fu il principale quadro politico degli Stati preunitari venne meno nella storico grossetano (CELUZZA 1996). Di lui ricordiamo seconda metà dell’800 lasciando un vuoto nel campo alcuni studi compiuti a cavallo del secolo sui centri degli studi classici, perché non era riuscita a produrre storici intorno a Grosseto (CAPPELLI 1906, 1909) e una una vera e propria scuola, a differenza della Germania, monografia dedicata ai monumenti della città e dell’area dove gli studi di lingua e letteratura antiche erano molto rosellana (CELUZZA 1996, CAPPELLI 1910). In rapporto avanzati e consentivano alle giovani leve di uscire con ad altri Cappelli emerge certamente per l’onestà in- una solida base culturale. Ed è forse in questo contesto tellettuale, la citazione delle fonti, il rigore espositivo che al concorso per la cattedra di archeologia classica anche se oggi alcune delle sue intuizioni sono superate. di Roma del 1890 vinse il viennese Emmanuel Löwy Diverso è il Cappelli degli ultimi anni (CAPPELLI 1925, (1857-1938), piuttosto che Paolo Orsi (1859-1935), 1930 e 1931) dove la retorica e lo stile del Fascismo, di una delle figure di riferimento insieme a Giacomo Boni cui fu un acceso sostenitore, e la tendenza ad accentrare (1859-1925) e Ugo Monneret de Villard (1881-1954), sulla sua persona tutte le cariche istituzionali possibili per altri filoni di ricerca, come lo scavo stratigrafico e misero in secondo piano le sue reali capacità. È tuttavia l’interesse per il medioevo, la cui maturazione avvenne innegabile che a partire dal 1923-24 egli divenne la fi- molto più tardi. gura di riferimento per la cultura grossetana assumendo In ambito locale questi stimoli furono del tutto assenti, contemporaneamente l’incarico di direttore del museo ma mancarono anche quei positivi apporti che sarebbero civico, della biblioteca, della pinacoteca e della direzio- potuti venire dalla conoscenza dell’edizione critica delle ne del bollettino della società storica maremmana. Dal fonti e da ricerche archivistiche di figure come Fedor 1928 divenne anche direttore del museo diocesano di Schneider (1879-1932) che già nei primi decenni del cui era stato l’ideatore e promotore. Per inciso notiamo XX secolo avevano messo alcuni punti fermi sulla storia che in qualche misura era un ‘figlio d’arte’, infatti suo delle istituzioni delle città vescovili di Roselle, Sovana padre, Enrico, fu il fondatore e proprietario della rivista e Populonia. “l’Ombrone”, che ospitò negli ultimi decenni del XIX e In questo contesto culturale registriamo in Maremma nei primi del XX secolo una nutrita serie di contributi la comparsa di un paio di generazioni di eruditi locali di storia locale. che praticavano la ricerca storica e archeologica come Va inserita in questa pattuglia di studiosi anche l’eclettico attività collaterale, spesso in relazione a istituzioni come Alfonso Ademollo attivo nella seconda metà del XIX se- i musei civici e le varie associazioni di studi storici. Nel colo che, pur non essendo maremmano di nascita, lasciò caso di Grosseto il primo evento è la nascita del museo alcuni importanti studi di medicina e scienze naturali archeologico ad opera del canonico Giovanni Chelli oltre ad uno sui monumenti medievali e moderni della (1809-1869), che costituisce il nucleo originario di due provincia di Grosseto (ADEMOLLO 1894), che è ancora moderne istituzioni cittadine: il museo archeologico oggi alla base di numerosi studi a carattere locale. e d’arte della Maremma (CELUZZA, LESI 1999) e la Bi- Nei primi decenni del XX secolo operarono a Grosseto blioteca Comunale che a lui è stata dedicata (MAZZOLAI anche altri personaggi di diverso profilo e spessore. 1977, pp. 11 e ss.) Chelli in effetti si limitò a costituire Lorenzo Porciatti, architetto, fu particolarmente attivo a partire dal 1860 una collezione privata di libri, quadri nella stagione neogotica, ma non ha lasciato studi sulla e oggetti di antiquariato raccolti, senza un particolare storia locale ad eccezione di una monografia sulla cat- criterio, grazie ai suoi rapporti personali in varie parti tedrale che completò in facciata (PORCIATTI 1934), che tuttavia non aggiungeva niente di nuovo. 1 Esula dalle finalità di questo contributo un esame approfondito Antonio Barabesi (1887-1937) era un proprietario ter- dello sviluppo delle discipline storiche e archeologiche. Rimando riero fortemente attaccato alla sua terra che a causa di tuttavia a BIANCHI BANDINELLI 1985; GELICHI 1997b; DELOGU et alii 1991; BARBANERA 1998; RENFREW, BAHN 1999; AUGENTI 2000 e 2001 una malattia fu costretto all’immobilità. Perciò si dedicò per i temi principali. ad un’intensa lettura di tutti gli studi riguardanti la

5 Maremma, raccolti in una preziosa rassegna bibliogra- grazie all’apporto sempre più consistente della ricerca fica ancora oggi strumento indispensabile per reperire ufficiale. Affronteremo questi aspetti nei due prossimi materiale fra i due secoli (BARABESI 1930). Questo sfor- paragrafi focalizzando l’attenzione su due temi storio- zo è stato proseguito nelle pagine del Bollettino della grafici che ci sono sembrati di particolare rilievo sia nel Società Storica Maremmana per alcuni decenni dalla contesto del dibattito italiano ed europeo, sia per le riapertura nel 1960. implicazioni sul territorio maremmano: i paesaggi di età Anche Gaspero Ciacci (1873-1944) era un proprietario classica e il tema della romanizzazione e la formazione terriero, oltre che stimato giurista e infine deputato al dei paesaggi medievali e il tema dell’incastellamento. parlamento. Il suo interesse per la storia maremmana CARLO CITTER fu profuso in un’opera sulla storia della famiglia degli Aldobrandeschi (CIACCI 1935). Fino alla pubblicazione della monografia di Simone Collavini nel 1998 l’opera 1.3 LA SECONDA METÀ DEL XX SECOLO di Ciacci è stato l’unico strumento disponibile su que- sta famiglia e sulla documentazione d’archivio che la 1.3.1 I paesaggi classici e il tema riguardava. della romanizzazione Il canonico Chiarini insieme a Adone Innocenti e Giulio Venerosi Pesciolini è invece espressione di un altro filone Dal 1948 al 1970: ricerche scientifiche in Maremma erudito, più attento alla retorica di campanile che al Nel maggio 1948 ebbero inizio gli scavi di Cosa con- rigore della ricerca (si vedano CHIARINI 1893; INNOCENTI dotti dall’American Academy di Roma. Quell’anno 1937; VENEROSI PESCIOLINI 1925). può essere considerato la data di nascita di una nuova Una menzione a parte merita uno studioso di calibro fase delle ricerche archeologiche nel grossetano, fase ben diverso: Romualdo Cardarelli (1886-1962). Le che porterà, nel corso dei decenni seguenti, a risultati sue ricerche storiche su tutta la costa maremmana da di grande interesse sui temi legati alla romanizzazione. Ansedonia a Piombino sono ancora oggi un esempio In realtà Frank E. Brown, a lungo direttore degli scavi non comune di rigore e fonte di spunti interessanti a Cosa, si aspettava dal sito prescelto l’opportunità di (ricordiamo CARDARELLI 1924, 1925, 1932, 1963). studiare l’urbanistica di una città etrusca alla quale si era Nel 1924 veniva fondata la Società Storica Maremmana sovrapposta una colonia romana («it was of well atte- avente per scopo la «ricerca, lo studio, la conservazione sted Etruscan origin, with a recorded history in Roman e l’illustrazione dei documenti e dei monumenti (…) [di] times»: BROWN 1949, p. 4; FENTRESS 2000, p. 11). Cosa, tutta quella parte di Toscana che fu la Maremma senese e com’è noto, si rivelò fin dalla prima campagna una città la Maremma pisana a sud della Cecina». Fra i soci fonda- romana senza alcun precedente etrusco e divenne in bre- tori ritroviamo tutti gli operatori culturali del momento: ve un sito esemplare per lo studio della colonizzazione Ciacci, Cappelli, Barabesi, Porciatti, ma anche Minto, romana di età repubblicana, anche in virtù dell’esten- Mori e Cardarelli che per breve tempo fu direttore del sione scavata e della qualità delle edizioni degli scavi bollettino. Questo per decenni è stato di fatto l’unico (BROWN 1951; FENTRESS 2000, p. 11; DYSON 2005, p. “foglio di collegamento” fra tutti coloro che studiavano 619). Brown impostò il progetto di ricerca privilegiando la Toscana meridionale anche da sedi non locali. E infatti lo studio dell’urbanistica e dell’architettura della città, nei primi numeri i contributi di Pareti e Volpe e l’iscri- senza dimenticare il territorio, oggetto di una ricerca zione alla società di Ranuccio Bianchi Bandinelli erano sulla centuriazione da parte di Ferdinando Castagnoli il segno più evidente del ruolo che questa rivista aveva. (CASTAGNOLI 1956) e di un primo esame dell’area del Un ruolo che aveva un potenziale di sviluppo analogo a Portus Cosanus (BROWN 1951, pp. 89-96). Minore fu quello di altre esperienze simili in Toscana come Pisa e l’attenzione per la metodologia di scavo e per lo studio Siena. Lo scollamento fra mondo della ricerca ufficiale dei reperti, relegati per lo più alla funzione di strumento e istituzioni locali è in via di superamento solo negli di datazione delle strutture (DYSON 2005). Una prima ultimi anni grazie ad un radicamento dell’Università fase degli scavi si concluse nel 1954 e fu seguita nel di Siena sul territorio, che avviene tuttavia non senza 1960 dalla pubblicazione dei templi dell’arx (BROWN resistenze e distinguo. et alii 1960). Gli scavi condotti nel foro fra il 1950 e il Negli stessi decenni anche la ricerca ufficiale cominciava 1954, destinati a rimanere a lungo inediti, ripresero fra ad interessarsi della Maremma, sebbene spesso all’in- il 1965 e il 1973, insieme con l’indagine su alcuni isolati terno di studi a carattere più ampio come nelle citate di abitazione, su parte dei quali fu costruito un edificio opere di Fedor Schneider. Ricordiamo almeno l’articolo da utilizzare come museo (l’attuale Museo Nazionale di Bianchi Bandinelli su Roselle (BIANCHI BANDINELLI di Cosa) e come laboratorio e magazzino degli scavi 1925b), che fu anche l’ispiratore della fondazione di (DYSON 2005, p. 218). Nel 1965 ebbero inizio gli scavi una Società Pro Roselle (1928) sebbene un interesse del porto, guidati da A.M. Mc Cann che dovevano poi concreto e prolungato sia posteriore alla seconda guerra portare a risultati diversi dalla ricostruzione inizialmente mondiale. ipotizzata da Brown (MC CANN et alii 1987). Se vogliamo fare un bilancio in due battute possiamo Poco meno di dieci anni dopo l’inizio degli scavi di Cosa, dire che alle soglie della seconda guerra mondiale gli l’Istituto Germanico condusse due brevi campagne di storici locali avevano gettato le basi per alcuni indirizzi scavo a Roselle che contribuirono a riaccendere l’interes- di ricerca che avrebbero trovato un loro pieno sviluppo se per questo sito (NAUMAN, HILLER 1959; HILLER 1962; solo alcuni decenni più tardi, ma, significativamente, 1963). Prima Ranuccio Bianchi Bandinelli poi Antonio non all’interno dei diversi filoni eruditi, quanto piuttosto Minto in più occasioni avevano richiamato l’attenzione

6 su Roselle, ma se si esclude un progetto di ricerca, per bassa valle dell’Albegna fu oggetto di una indagine di altro all’avanguardia per quei tempi, e alcuni scavi di limitata estensione finalizzata alla localizzazione della emergenza, fino al dopoguerra nulla era seguito (BIANCHI battaglia di Talamone del 225 a.C. (SOMMELLA 1967). BANDINELLI 1925; LEVI 1926-27; RIESCH 1933; MINTO R. Bronson e G. Uggeri pubblicarono una ricognizione 1942 e 1943). Alle indagini degli archeologi tedeschi nel territorio di Cosa (BRONSON, UGGERI 1970) da cui seguì l’apertura del cantiere di scavo della Soprinten- uscì precisato il quadro dell’occupazione preromana denza alle Antichità dell’Etruria, per molti anni diretto della zona costiera, facendo così cadere l’ipotesi che da Clelia Laviosa. Come era avvenuto a Cosa, a Roselle i tomboli di Orbetello si fossero formati solo in età ci si aspettava una città etrusca con poche eventuali storica inoltrata. Un’indagine ulteriore sul territorio sovrapposizioni romane. R. Bianchi Bandinelli, introdu- cosano, collegata agli scavi dell’Accademia Americana, cendo la prima relazione preliminare scriveva: «Questa fu intrapresa nel 1974 da un gruppo di ricercatori della è la grande particolarità del luogo: essere l’area di una Wesleyan University (Middleton, Connecticut) guidati città etrusca menzionata dalle fonti letterarie antiche tra di S.L. Dyson, che eseguirono anche saggi di scavo in le città capitali, ed essere intatta. […] Roselle è l’unico una villa romana e nel castello di Capalbiaccio-Tricosto luogo che può dirci che cosa era una città etrusca» (BIAN- (DYSON 1978; 1984). Sempre negli anni ’70 si colloca la CHI BANDINELLI 1959b, pp. 4-5). Questa aspettativa si è fortunata attività di ricerca di Claudio Curri nel terri- dovuta ridimensionare nel tempo, per le stratificazioni torio di Vetulonia, che portò alla scoperta e allo scavo romane emerse soprattutto nel centro della città. Fin di alcune necropoli e alla pubblicazione di un volume dalla sua origine la ricerca ha perciò sofferto la contrad- della collana Forma Italiae (CURRI 1978). dizione fra il preponderante interesse degli scavatori per la fase etrusca, per altro documentata da edifici orien- Dal 1970 a oggi: l’archeologia stratigrafica talizzanti e arcaici e dall’imponente cerchia muraria, e e gli studi sulla romanizzazione l’abbondanza della documentazione di età romana, non Il decennio ’70-’80 vide la pubblicazione di monografie limitata solo alle strutture architettoniche sovrapposte e di atti di convegni particolarmente significativi per alle ben più labili costruzioni etrusche, ma ricca di lo sviluppo del tema della romanizzazione. Nel 1971 reperti eccezionali, come il grande ciclo giulio-claudio uscì il volume di W.V. Harris Rome in Etruria and di statue-ritratto dei membri della famiglia imperiale, Umbria che definiva sulla base delle fonti letterarie ed tuttora inedito. Le dieci campagne che si susseguirono epigrafiche, ma senza trascurare i dati dell’archeologia, fra il 1958 e il 1970 furono descritte da Clelia Laviosa le specificità dell’impatto della conquista romana sulle nelle pressoché annuali relazioni preliminari pubblicate diverse aree dell’Etruria (HARRIS 1971). Fra i conve- su «Studi Etruschi» (LAVIOSA 1959-1971). Ad esse non gni si segnalano qui le giornate di studi dedicate nel seguì mai una edizione definitiva degli scavi, anche se 1969 a Roma e l’Italia fra i Gracchi e Silla promosse gli aspetti di maggiore novità furono oggetto di studi dalla rivista «Dialoghi di Archeologia» (Roma 1971), approfonditi, in particolare in occasione del convegno il convegno del 1974 su Hellenismus in Mittelitalien, sulla città etrusca e italica preromana del 1966 (BOCCI organizzato dall’Accademia delle scienze di Göttin- PACINI 1963; 1965; 1970; LAVIOSA 1970b; BRUNI 2001) mentre una sintesi dei risultati corredata dall’edizione di gen (ZANKER 1976) e l’incontro di studi del 1976 su una scelta dei reperti fu pubblicata nel 1977 in occasione Caratteri dell’ellenismo nelle urne Etrusche, collegato dell’allestimento di una mostra permanente all’interno alla rivista «Prospettiva» (MARTELLI, CRISTOFANI 1977). del nuovo Museo di Grosseto, allestito nel 1975 da Aldo Nonostante la forte componente storico-artistica di molti contributi, emerge dagli atti di questi convegni Mazzolai (Roselle 1977; CELUZZA 2007). Anche a Vetulonia si ebbe una ripresa degli scavi nel una nuova interdisciplinarietà, una visione dell’antichità 1959 ad opera della Soprintendenza, ma le indagini che va dall’economia alla letteratura alla storia degli non ebbero mai l’impegno e l’estensione di quelli di insediamenti e dei modi di produzione, secondo una Roselle. Il sito e le sue necropoli, d’altra parte, erano tendenza che si andava facendo spazio, e non soltanto stati ampiamente indagati da Isidoro Falchi, che aveva nelle discipline archeologiche, in molte università ita- lasciato un enorme patrimonio di dati la cui revisione liane e, per l’archeologia, particolarmente a Roma e, e pubblicazione scientifica ancora oggi non può dirsi come vedremo di seguito, a Siena. compiuta (TALOCCHINI 1963; CAMPOREALE 1968; 1969; Nel 1976, ancora una volta nel territorio di Cosa, da ultimo CYGIELMAN, PAGNINI 2006 con bibl.; su Falchi: ebbe inizio lo scavo della villa romana di Settefinestre BRUNI 1994). (Terrenato in BARBANERA 1998, pp. 178-181). Questo Fra la fine degli anni ’60 e i ’70 scavi e ricerche sul scavo, diretto da Andrea Carandini, allora docente al- territorio grossetano si moltiplicarono. La ripresa degli l’Università di Siena, portò ad operare nel grossetano un scavi guidati da O.W. von Vacano sul Talamonaccio, resa gruppo di lavoro che rappresentava in quel momento la possibile dalla smilitarizzazione dell’area, portò a una corrente più avanzata dell’archeologia classica italiana, nuova ricostruzione del frontone fittile, ben nota dopo ed era caratterizzato dal superamento dell’impostazione il restauro e la mostra (VON VACANO 1980; 1981; 1982; esclusivamente storico-artistica della disciplina, a favore 1988). L’oppidum tardo-etrusco di Ghiaccioforte, identi- dell’attenzione per la metodologia archeologica e per il ficato nei pressi di Scansano, fu scavato da A. Talocchini metodo dello scavo in particolare, e dell’interesse per e da M. Del Chiaro (DEL CHIARO 1976; TALOCCHINI la cultura materiale, vista non solo come strumento 1986; da ultimo FIRMATI, RENDINI 2002). Numerosi di datazione, ma come fonte della storia economica e sono anche i progetti di ricognizione del territorio. La sociale dell’antichità.

7 Lo scavo della villa proseguì fino al 1981. Già i primi risultati erano stati comunicati al grande pubblico attra- verso la mostra didattica Schiavi e padroni nell’Etruria romana che circolò a lungo in moltissime sedi italiane ed europee (CARANDINI, SETTIS 1979). In nuce si potevano già trovare nei pannelli della mostra soluzioni di comu- nicazione oggi divenute usuali nei musei: il ricorso alla ricostruzione grafica e alle immagini, riducendo al mi- nimo il testo scritto; l’uso di un linguaggio semplice che evita quanto possibile i termini tecnici; l’esplicitazione del metodo della ricerca. Il dibattito sul metodo trovò poi uno sbocco naturale in un convegno a Siena (1981) dal titolo Come l’archeologo opera sul campo purtroppo rimasto inedito; nello stesso anno uscì il manuale di scavo di Andrea Carandini, Storie dalla terra (CARANDINI 1981a), riedito e aggiornato dieci anni dopo; in anni successivi l’Istituto Centrale del Catalogo (ICCD) recepì le schede dello scavo stratigrafico e della catalogazione dei reperti di scavo inserendole fra le schede ministeriali ufficiali (PARISE BADONI, RUGGERI 1984; PAPALDO et alii 1988; BARBANERA 1998, pp. 178-181). Parallelamente con l’affinarsi della metodologia, negli anni ’70 si era creata una convergenza fra storici e ar- cheologi, per lo più di impostazione marxista, motivata anche dall’estremo interesse che le nuove ricerche sulla cultura materiale potevano rivestire per la storia antica. All’interno dell’Istituto Gramsci si era costituito nel 1974 un gruppo di antichisti i cui seminari portarono all’organizzazione di un convegno nel 1979 (GIARDINA, SCHIAVONE 1981). In quella occasione fu oggetto di un fig. 1.3 Scavi nella villa di Settefinestre (1979). contributo di D. Manacorda la geografia della produzio- ne e della proprietà fondiaria nel cosano, che si legava alla relazione di C. Panella su distribuzione e mercati Nello scavo di Settefinestre convergevano esperienze del vino italico; le conclusioni di Andrea Carandini precedenti, quali gli scavi dell’Istituto di Studi Liguri fornivano invece un quadro teorico di riferimento e guidati da Nino Lamboglia, gli scavi delle Terme del uno schema di periodizzazione del fenomeno della Nuotatore ad Ostia del Laboratorio per lo studio del- villa schiavistica (CARANDINI 1981b; MANACORDA 1981; l’Instrumentum domesticum attivo all’interno dell’Isti- PANELLA 1981). tuto di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana Uno sviluppo del progetto di Settefinestre e quasi un am- dell’Università di Roma (Ostia IV, pp. 419-424), e so- pliamento naturale della ricerca fu lo studio del territorio prattutto quelli della missione italiana degli anni 1972- che avrebbe permesso di comprendere all’interno di un 1974 a Cartagine, dove Andrea Carandini era entrato in sistema storico-topografico i cospicui dati già noti sulla contatto con le procedure di scavo anglosassoni, rodate città, il suo porto e la centuriazione (BROWN 1951; CA- da decenni di tradizione stratigrafica e di rigorosa do- STAGNOLI 1956), sulla villa di Settefinestre, sulle epigrafi, cumentazione di scavo (CARANDINI 1979, pp. 304-316; i forni delle anfore, le notizie delle fonti (MANACORDA ANSELMINO et alii 1989). Per questo motivo, accanto a 1978; 1979; 1980; 1981) e i siti già documentati da rappresentanti delle università toscane, coprotagonisti precedenti ricerche (BRONSON, UGGERI 1970; DYSON 1978; dello scavo di Settefinestre furono gli inglesi: archeologi, 1984). Anche in questo caso il progetto fu definito con storici, restauratori e specialisti di archeozoologia, ar- occhio attento alle esperienze anglosassoni, e in partico- cheobotanica, archeologia ambientale. La grande novità lare al South Etruria Survey guidato a partire dagli anni dello scavo era, per l’Italia, la partecipazione diretta ’60 da J. Ward Perkins (POTTER 1979, con bibl. prec.), degli studenti come scavatori (fig. 1.3), in quanto uno senza tuttavia trascurare le tendenze più recenti, come dei principi inderogabili su cui si basava il progetto di la ricognizione per campioni. La ricerca fu impostata in ricerca era che gli archeologi non potessero delegare modo diacronico e per campionatura: il comprensorio a mano d’opera esterna alcuna fase dello scavo e che corrispondente all’antico territorio di Vulci, fra III e II non si potesse perciò realizzare uno scavo stratigrafico secolo a.C. frazionato fra le tre colonie di Cosa, Saturnia guidando dal bordo del saggio una squadra di operai, e Heba è stato perciò indagato per campioni coprendo il per quanto bravi ed esperti. Settefinestre è stato perciò 25% circa della superficie e documentando i siti e le pre- anche un grande cantiere didattico dove, nel corso senze di tutti i periodi (CELUZZA, REGOLI 1982; ATTOLINI delle sei campagne, circa cinquecento studenti sono et alii 1982, 1983, 1991; CAMBI 1986; CAMBI, FENTRESS entrati in contatto con le regole e la pratica dello scavo 1988). La ricognizione del territorio si è svolta in massima stratigrafico. parte fra il 1977 e il 1986; sono stati documentati circa

8 duemila siti e scavati una casa contadina di età arcaica Lo scavo della villa di Settefinestre fu pubblicato nel (Podere Tartuchino, presso Saturnia: PERKINS, ATTOLINI 1985 (CARANDINI, RICCI 1985). L’edizione presentava 1992) e una dell’inizio del II secolo a.C. (località Giardino nel primo volume la villa nel suo contesto storico e Vecchio, presso Capalbio: CARANDINI 1985, p. 106 ss.). territoriale e le sintesi dei risultati; il secondo era invece Alcuni siti sono stati oggetto di ricognizioni effettuate dedicato alle analisi delle singole parti. In questo volu- con tecniche particolari, come la città di Heba (CELUZZA, me era pubblicata, per ciascuna delle parti della villa, FENTRESS 1990); fra questi di particolare evidenza è lo la stratigrafia, organizzata per ‘attività’, cioè gruppi di studio di superficie, integrato dalla fotointerpretazione, unità stratigrafiche interpretate nel loro insieme come del centro etrusco in località Doganella nella bassa valle un evento riconoscibile. Questo sistema, oltre ad avere dell’Albegna (PERKINS, WALKER 1990), identificato per lo una funzione di interpretazione della sequenza delle US, più con la Kalousion-Klousion polibiana (SANTANGELO permetteva di proporre la storia delle singole parti come 1954) e già oggetto di scavi da parte della Soprintendenza una narrazione scorrevole, salvaguardando tuttavia gli per i Beni Archeologici dal 1979 (MICHELUCCI 1984). aspetti di analiticità e di finezza tecnica dello scavo. Il Gli anni ’80 si caratterizzano per una grande mole di terzo volume infine era dedicato ai reperti, pubblicati pubblicazioni, oltre a quelle già citate. Nel 1980 è stato in relazione con il matrix delle attività, che veniva così pubblicato un importante contributo di Brown sugli a costituire lo scheletro dell’intera edizione. L’uso gene- scavi di Cosa. Si tratta del testo di un ciclo di Jerome roso del colore nelle piante di fase e nelle ricostruzioni, Lectures e consiste in una storia della città di Cosa che queste ultime dovute in gran parte alla mano di Sheila è anche sintesi dei risultati dello scavo, editi e inediti Gibson, erano un altro elemento di novità e preludevano (BROWN 1980). Il volume venne a colmare così il vuoto ai complessi quadri ricostruttivi, animati da personaggi lasciato dal ritardo nella pubblicazione dei volumi sugli ed eventi, dovuti allo Studio Inklink di Firenze che da scavi delle case e del foro, ma in modo parziale e con almeno una decina d’anni danno la loro impronta a scarsi riferimenti alle altre ricerche, italiane e americane, mostre, musei e pubblicazioni di archeologia. in corso nel territorio (DYSON 2005, p. 620). Nei primi anni ’80 numerosi giovani archeologi entrarono Non bisogna tuttavia dimenticare l’estrema vivacità nei ruoli delle Soprintendenze. Si tratta di un evento da dell’etruscologia italiana nello stesso periodo: negli anni ricordare non solo perché da allora l’organico dei nostri ’70-’80 gli Etruschi sono stati oggetto di innumerevoli istituti di tutela – come è ben noto – non è stato mai convegni, opere collettive e di sintesi che hanno pro- più rinnovato, ma anche – ed è quello che qui interessa dotto un flusso costante di novità. Basterà qui ricordare – perché con i nuovi assunti entrò nelle Soprintendenze, i convegni dell’Istituto di Studi Etruschi del 1975 sulla sia pure timidamente, un diverso atteggiamento, dovuto civiltà arcaica di Vulci (Civiltà arcaica 1977), del 1979 ai mutamenti teorici e metodologici che nel frattempo sull’Etruria mineraria (Etruria 1981) e del 1988 sulla si erano realizzati all’interno delle discipline archeologi- coroplastica templare (Coroplastica 1992), dai quali che. Particolarmente evidente è la nuova tendenza alla sono emersi importanti nuovi dati sul grossetano; poi la diacronia nella ricerca e nella documentazione di siti e Storia di Mario Torelli (TORELLI 1981), i volumi collettivi monumenti. Questo aspetto è molto presente nella ricca Gli Etruschi in Maremma (CRISTOFANI 1981a) e Rasenna produzione scientifica di Giulio Ciampoltrini, a cui si (1986), e infine i cataloghi delle mostre del ‘Progetto devono nuove ipotesi, edizioni di scavi e fruttuose ricer- Etruschi’ promosso dalla Regione Toscana (CAMPOREALE che nel materiale d’archivio della Soprintendenza per i 1985; COLONNA 1985b; CRISTOFANI 1985; MAGGIANI Beni Archeologici (CIAMPOLTRINI 1984b; 1985; 1989b; 1985; STOPPONI 1985). Una delle mostre del ‘Progetto 1991d; 1991e; 1995b; 1997a; CIAMPOLTRINI, RENDINI Etruschi’, La romanizzazione dell’Etruria: il territorio 1992). Mario Cygielman ha continuato ad esplorare il di Vulci, propose al pubblico nella sede della Fortezza patrimonio di dati inediti di Vetulonia, dove ha condotto Guzman di Orbetello il quadro aggiornato delle cono- scavi e riallestito il Museo Archeologico (CYGIELMAN 1994, scenze sul Vulcente laziale e toscano e sui territori delle 2000, 2002; CYGIELMAN, PAGNINI 2006) ed ha pubblicato tre colonie di Cosa, Saturnia e Heba (CARANDINI 1985). complessi romani da Castiglione della Pescaia e da Roselle Diedero il loro contributo scientifico all’organizzazione (CYGIELMAN, DANTI 1991; CYGIELMAN 2004). A Roselle, della mostra tutti gli archeologi attivi nella zona: oltre oltre all’edizione della casa arcaica dell’impluvium, sca- ai ricercatori del Progetto Settefinestre, gli archeologi vata dall’Università di Firenze (DONATI 1994) sono stati delle Soprintendenze dell’Etruria Meridionale e della dedicati cataloghi di mostre alla statuaria e a una domus Toscana e docenti di varie università italiane. In quella nel centro della città (MICHELUCCI 1985; PARIBENI 1990) occasione furono esposti per la prima volta i reperti e la guida dell’area archeologica (NICOSIA, POGGESI 1998; della villa di Settefinestre, fra cui erano alcuni dipinti vedi anche BRUNI 2001). A Saturnia si segnalano scavi murali raccolti negli strati di crollo della villa e ricom- nella città e nelle necropoli e numerose nuove ipotesi e posti come grandi puzzle, e i plastici della villa e delle messe a punto (MICHELUCCI 1982; RENDINI 1998; vedi an- sue parti e dei monumenti più significativi della città di che DONATI 1989; FENTRESS 1996). Si è inoltre risvegliato Cosa (ad opera di Marco Travaglini). Resta, quella del l’interesse per l’archeologia subacquea (CELUZZA, RENDINI 1985, l’unica esperienza di musealizzazione della villa di 1991; POGGESI, RENDINI 1998). La collaborazione fra enti Settefinestre: ad oggi infatti la sezione del Museo Civico locali, Soprintendenza e istituti di ricerca ha infine portato di Orbetello che dovrebbe illustrare questo importante alla apertura o al riallestimento con criteri aggiornati di sito è ancora chiusa, mentre non è stata possibile alcu- numerosi musei e parchi archeologici (Guida 2006). na forma di valorizzazione del sito e del monumento, Negli anni ’80 ad importanti contributi sulla romanizza- incluso in terreni di proprietà privata. zione (si segnalano a titolo di esempio gli atti di convegni

9 Colonizzazione 1988 e Amphores 1989) si affianca un e un accurato studio dei materiali. L’archivio completo nuovo spiccato interesse per la tarda antichità, che trae dei dati di scavo è inoltre consultabile in rete (DYSON la sua origine dall’affermarsi della visione globale negli 2005, pp. 615-617). studi archeologici e dall’esigenza di collegare la ricerca Nel 2002 è stato pubblicato il progetto di ricognizione di età classica con il campo nuovo ma già autorevole del Vulcente che aveva affiancato lo scavo della villa dell’archeologia medievale. Nel 1982 l’Istituto Gramsci di Settefinestre (CARANDINI, CAMBI 2002; vedi anche organizzò Due giornate di studio sulla tarda antichità PERKINS 1999). Il ritardo che ha segnato la pubblicazio- (GIARDINA 1986b) riproponendo l’approccio interdisci- ne (il lavoro sul campo si era chiuso in massima parte plinare che aveva caratterizzato il precedente convegno nel 1986) è risultato particolarmente avvertibile per il (GIARDINA, SCHIAVONE 1981). Gli aspetti tardoantico e salto tecnologico che si è verificato in questo ultimo medievale della zona sono stati oggetto di una serie di decennio e che è stato particolarmente importante per contributi (TONDO 1977; CIAMPOLTRINI, RENDINI 1988; l’archeologia di superficie. Il progetto, iniziato in una 1989; 1990; CELUZZA, FENTRESS 1994; CAMBI et alii fase ancora ‘pre-informatica’, non ha potuto giovarsi 1994; vedi a questo proposito il testo seguente, di Carlo sul campo dell’uso del computer e delle altre tecnolo- Citter). Su questo sfondo si apre la fase più recente degli gie connesse, ma solo marginalmente per elaborare il scavi di Cosa, diretti da Elizabeth Fentress. Queste nuove catalogo dei siti. I risultati della ricerca restano tuttavia indagini (anni 1991-1997) sono state caratterizzate dal di grande interesse. rigore metodologico e dal graduale distacco dall’impo- stazione data da F.E. Brown allo studio della città. I nuovi Epilogo risultati hanno infatti molto ridimensionato l’immagine Negli ultimi due decenni il concetto di romanizzazione di Cosa simulacrum Romae, e smontato alcune forzature è stato sottoposto a forti critiche soprattutto da parte interpretative (FENTRESS 2000; 2003; DYSON 2005). Saggi di studiosi anglosassoni. Gli studi sulla romanizzazione campione sono stati scavati su tutta la superficie entro sarebbero affetti da una visione colonialista e trascure- le mura per mettere a punto la cronologia delle fasi di rebbero sistematicamente gli aspetti locali. L’approccio vita e l’estensione dell’area abitata in ciascuna fase. Gli alternativo che viene proposto rispetta l’eterogeneità scavi hanno poi interessato le stratigrafie tardo-antiche delle manifestazioni culturali locali, evitando di ricon- dell’Arx e la cosiddetta Eastern Height, dove è stato durre a modelli precostituiti la pluralità dei percorsi del- localizzato il castello medievale di Ansedonia. Nume- le singole comunità dall’indipendenza all’integrazione rose aree di scavo sono state aperte nel foro e negli nello stato romano. Nell’ormai amplissima bibliografia immediati dintorni e hanno portato all’identificazione sull’argomento (in cui numerose sono le differenze di di un abitato e di un cimitero altomedievale e, infine, impostazione fra i vari studiosi) è particolarmente pre- di una domus, chiamata dagli scavatori Casa di Diana sente Nicola Terrenato, archeologo italiano non a caso per la presenza di un sacello della dea al suo interno legato al mondo scientifico anglosassone (TERRENATO (FENTRESS et alii 1991; FENTRESS 1994, 2003; HOBART 1998; vedi anche alcuni contributi in TERRENATO 2000; 1995; DYSON 2005). La Casa di Diana è stata la novità in generale si rinvia a WOOLF 1995; KEAY, TERRENATO dello scavo di maggiore impatto. L’edificio insieme con 2001; MERRYWEATHER, PRAG 2003, tutti con ampia sette altri, tutti allineati lungo tre margini del foro, era bibliografia). In Italia questa problematica appare tut- stato interpretato da Brown come atrium, una struttura a tavia ben poco avvertita, pur esistendo fra gli studiosi carattere civile di cui individuava il prototipo negli atria atteggiamenti diversi nei confronti del tema della ro- esistenti a Roma, noti dalle fonti (BROWN 1980, pp. 33- manizzazione (vedi ad esempio TORELLI 1999). Una 36, fonti a nota 5). Questa interpretazione rafforzava la parziale influenza di questo dibattito può essere colta visione di Cosa come copia in scala ridotta della Roma nelle recenti pubblicazioni di Elizabeth Fentress su Cosa repubblicana (BROWN 1951; 1980), ma si basava su un (FENTRESS 2000; 2003) nelle quali si può riconoscere confronto esclusivamente letterario, dato che non si co- una maggiore attenzione al dato archeologico in quanto nosce l’aspetto di alcun atrium romano (FENTRESS 2000, fonte, che può pertanto mettere in crisi o cancellare del p. 13-14). La nuova identificazione di ben otto domus tutto ipotesi e interpretazioni precedenti (supra). Una intorno al foro ha indebolito inoltre l’immagine di una risposta alle critiche di Terrenato (basate essenzialmente società fortemente egualitaria, sostenuta in precedenza sui suoi studi del paesaggio volterrano, particolarmente (BROWN 1951; 1980), a favore di una tipica comunità conservativo), è venuta invece da Andrea Carandini che coloniare divisa in almeno due classi (CELUZZA, REGOLI ha sottolineato il danno che può portare alla ricerca 1982; FENTRESS 2003). l’eccessivo empirismo: «Noi abbiamo avuto sempre Mentre si svolgevano questi scavi, sono stati pubblicati presente la differenza fra la realtà “storica” e la realtà con molto ritardo i volumi Cosa III e Cosa IV, dedicati “logica” ad essa sottesa, e dopo anni di disordinato e alle indagini nel foro e nelle case, condotte negli anni ’60 sconclusionato empirismo, oltre la ricerca finalmente e ’70 (BROWN et alii 1993; BRUNO, SCOTT 1993). I due vo- sistematica, era la logica che dovevamo esaltare, perché lumi non differiscono nell’impostazione del precedente era l’aspetto più estraneo ai nostri studi» (CARANDINI, Cosa II (BROWN et alii 1960), e valorizzano soprattutto CAMBI 2002, pp. 10-12). la componente urbanistica e architettonica dello scavo a Oggi nel grossetano, da più di cinquanta anni palestra scapito della stratigrafia e dei reperti (DYSON 2005, pp. degli studi sulla romanizzazione, le ricerche vanno 618-619). Ben diversa è l’edizione di Cosa V (FENTRESS avanti. Il cantiere di scavo delle fornaci di Albinia, 2003), in cui alle trattazioni storico-archeologiche si af- guidato da D. Vitali su un sito noto da tempo (PEACOCK fiancano articoli di specialisti (antropologi, restauratori) 1977; MANACORDA 1981; CIAMPOLTRINI 1997a), è il più

10 recente capitolo di questa storia degli studi. I risultati l’edizione di alcune necropoli di età longobarda ad opera dello scavo hanno permesso di chiarire le relazioni fra di Guglielmo Maetzke (1959) e la prima individuazione, la produzione vinaria delle coste tirreniche e la Gallia, dello stesso autore, della chiesa medievale, quasi sicu- e di analizzare un esteso impianto produttivo attivo nel ramente la cattedrale, sui ruderi delle terme a Roselle periodo di maggiore espansione delle ville schiavistiche (MAETZKE 1977). Così, pur non essendo strettamente di questo territorio (Fornaci c.s.). archeologico, possiamo includere in questo modesto MARIAGRAZIA CELUZZA nucleo di contributi quello di Annarosa Garzelli sul duomo di Grosseto (GARZELLI 1967) e una storia delle istituzioni curata da Danilo Marrara (1961). 1.3.2 La formazione dei paesaggi medievali In questo contesto culturale non mancavano tentativi e il tema dell’incastellamento di andare oltre la fine dell’antico e proporre letture dei Gli studiosi locali e le ricerche sul territorio profondi processi di trasformazione che hanno portato nella seconda metà del XX secolo e all’inizio del XXI alla sostituzione di Roselle con Grosseto. Lo studioso Nel secondo dopoguerra il panorama degli studi sul che con maggiore determinazione ha perseguito questi territorio di Roselle e Grosseto nel Medioevo può essere obiettivi, in un periodo in cui ancora l’archeologia suddiviso in due fasi: una che giunge alla metà degli stratigrafica e l’archeologia medievale non erano pratica anni ’70 e l’altra che copre l’ultimo quarto del secolo diffusa, è Aldo Mazzolai. A lui si deve una minuziosa ed è tuttora in corso. registrazione dei rinvenimenti che negli anni ’50 e ’60 Nella prima parte la caratteristica saliente è l’assenza di un venivano effettuati nelle campagne interessate da una interesse specifico per la formazione dei paesaggi medieva- rapida e spesso incontrollata trasformazione (MAZZOLAI li, ma, al tempo stesso, la presenza del dato archeologico 1960). Molti dei siti su cui oggi lavoriamo in termini di come uno degli elementi che concorrono alla costruzione costruzione dei modelli storiografici sono stati indivi- della storia delle campagne e delle due città. duati e segnalati per la prima volta da questo studioso Un impulso ad ampliare lo spettro delle ricerche pro- a cui pertanto va il merito di aver fornito dati spesso venne certamente dalla ricostituzione nel 1960 della non più disponibili. E anche il primo allestimento del Società Storica Maremmana ad opera di un gruppo di museo archeologico teneva conto di una nutrita sezione studiosi grossetani (Aldo Mazzolai, Giuseppe Guerrini, post-classica. Ma non possiamo dimenticare neppure Aladino Vitali e Vittorio Petroni) (GUERRINI 1985) con Giuseppe Guerrini, recentemente scomparso, che pur lo specifico intento di fornire un luogo di discussione essendo orientato verso gli aspetti naturalistici e l’ar- ad ampio spettro sui temi vecchi e nuovi della ricerca, cheologia preistorica, data la sua formazione di base, aprendosi, quando possibile, alla ricerca universitaria. mostrava sempre grande interesse per un approccio Anche la frequenza, semestrale fino al 1973 e l’ar- globale alla storia locale. ticolazione delle sezioni (studi, contributi, varietà e La prima fase del secondo dopoguerra si chiude intorno notizie, recensioni e segnalazioni) denota l’impegno alla metà degli anni ’70 del XX secolo. L’archeologia con cui questa iniziativa era stata intrapresa. Ma era medievale italiana nasce ufficialmente nel 1974, anno di comunque, come spesso accade in Italia, un’iniziativa uscita del primo numero della rivista omonima. Sebbene legata alle persone che l’avevano promossa e che solo già da almeno un decennio il fermento di ricerche e i in parte è riuscita nel tempo a coagulare nuove energie, primi scavi a Torcello e Castelseprio avessero costituito senza mai penetrare la spessa scorza protettiva della una sorta di preludio (DELOGU et alii 1991). Negli anni comunità cittadina. Ne sono testimonianza da un lato immediatamente successivi la scuola senese di Riccardo la periodicità che da semestrale è diventata annuale nel Francovich intraprese numerose ricerche nella Toscana 1974 e purtroppo negli ultimi anni con una frequenza meridionale e in particolare anche nel territorio dell’an- formalmente annuale, ma di fatto molto più dilatata, dal- tica diocesi di Roselle-Grosseto. Lo scavo del castello l’altro il restringimento dei temi trattati all’età moderna di Scarlino, cominciato nel 1977 e concluso nel 1983 e contemporanea a fronte di un ampio spettro del primo (FRANCOVICH 1985), per la prima volta pose con forza periodo. In questo lento spegnersi di un’esperienza che una serie di temi come la risalita sulle alture, la nascita rimane comunque essenziale nella storia degli studi ha dei castelli, la fine dei paesaggi antichi, le forme del- giocato certamente un ruolo non secondario l’ingresso l’abitare altomedievale. Temi che andavano ben oltre della ricerca universitaria sul territorio alla metà degli le specifiche di un territorio e si ponevano al centro anni ’70 del XX secolo. Nonostante alcune prove di del dibattito storiografico italiano ed europeo. Non dialogo, anche interessanti, la ricerca locale non è riu- a caso negli stessi anni la scuola di Andrea Carandini, scita ad agganciare quella ufficiale, rimanendo ancorata scavando la villa di Settefinestre presso Orbetello, apriva a metodologie oggi non più idonee e ad un orizzonte un altro fronte di ricerca sul tema della romanizzazione troppo circoscritto, talora decisamente campanilista. dell’Etruria (si veda il contributo di M. Celuzza al pa- Il «Bollettino», come viene affettuosamente apostrofata ragrafo precedente). la rivista dagli studiosi maremmani, è dunque lo specchio Con la seconda metà degli anni ’70 del XX secolo, fedele di un percorso della ricerca locale, che ha costitui- pertanto, la storia degli studi sulla Maremma medievale to per alcuni decenni l’unico possibile canale di dialogo entrava a pieno titolo nella ricerca universitaria avan- con una città priva di una sua identità, a causa di una zata. Questo non significa che il filone di studi locali forte ed eterogenea immigrazione. La ricerca ufficiale, sia venuto meno. Al contrario esso ha mostrato una infatti, per quanto presente sul territorio, raramente particolare vivacità almeno per i venti anni successivi affrontava temi medievistici. Ne sono positive eccezioni sul versante dell’analisi delle fonti scritte2, sebbene le

11 buone intenzioni non siano sempre state all’altezza delle Francovich e il coordinamento di Stefano Campana ed metodologie applicate, rivelando talvolta profonde Emanuele Vaccaro). Sull’area amiatina sono inoltre in lacune e scarso interesse ai nuovi stimoli che la nascita corso le ricerche dell’Università di Firenze sotto la dire- dell’archeologia contemporanea offre. zione scientifica di Guido Vannini (NUCCIOTTI 2000). Nel 1978, in occasione di un restauro, Riccardo Franco- Parallelamente al filone di ricerca pura emergeva la vich scavò all’interno del cassero senese inglobato nella necessità di rendere fruibile l’enorme quantità di dati fortezza medicea a Grosseto (FRANCOVICH, GELICHI 1980a prodotti. Si pensi che solo un censimento del noto e b). Questo insieme ad alcune raccolte di superficie nel- sulla provincia di Grosseto effettuato all’interno del l’area costiera (GELICHI 1977) e alla prima ricognizione Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena sistematica ad opera di Costanza Cucini nell’area di produsse alcuni anni fa oltre 4.100 siti archeologici Scarlino (CUCINI 1985) hanno permesso di produrre le dalla Preistoria all’età moderna. Per questo motivo la prime seriazioni di ceramiche medievali da considerare scuola senese di Riccardo Francovich ha proposto una come fossili guida. Ed è su queste basi che negli anni’80 serie di progetti di fattibilità centrati su emergenze di e ’90 numerose tesi di laurea fra cui anche quella dello particolare rilievo come sull’Amiata, l’area di scrivente, poterono cominciare a posizionare i primi Moscona-Roselle sulla costa e infine l’area del Merse siti medievali su un territorio che fino a quel momento al confine fra le province di Siena e Grosseto. Di questi sembrava privo di testimonianze posteriori all’età clas- progetti solo l’ultimo ha trovato poi una realizzazione sica. Ciò permise di collegare le considerazioni puntuali pratica. In questa sede riproponiamo una sintesi di sui siti d’altura al contesto territoriale e ai temi della quello relativo all’area di Roselle dove venne affronta- formazione e sviluppo dei paesaggi medievali. Furono to con particolare attenzione il tema della transizione interessati da indagini di superficie i Comuni di Scarlino a Grosseto (rimando al paragrafo successivo a cura di (CUCINI 1985), Grosseto (CITTER 1989 e 1996b), Rocca- Stefano Sagina). strada (GUIDERI 1988 e 2000), Massa Marittima (DALLAI Anche ad una rapida occhiata, e stiamo parlando dei soli 1993), Gavorrano (DALLAI, FARINELLI 1998), Arcidosso, studi archeologici sul Medioevo, emerge che negli ultimi Castel del Piano (MENCI 2004, CAVALLO 2003 e FRANCO- anni i “cantieri” sono aumentati in modo significativo. VICH, CITTER 2002) e Castell’Azzara (FRANCOVICH et alii 1999), ma dati sul Medioevo emergevano anche dalle Ma sono aumentati non solo in termini numerici. È ricerche sulla valle dell’Albegna coordinate da Andrea mutata anche la strategia volta non più o non soltanto Carandini (CAMBI, FENTRESS 1989). alla soluzione di quesiti storiografici, ma alla valorizza- È in questa seconda fase che si collocano in parallelo le zione di una risorsa non rinnovabile. Questo impulso ricerche sulle fonti scritte volte a chiarire aspetti cruciali è al tempo stesso causa ed effetto della costruzione a come l’ordinamento istituzionale, le variazioni dei con- Grosseto di un corso di laurea di I livello in comunica- fini diocesani, la struttura sociale di Grosseto e i temi zione, conservazione e gestione dei beni archeologici connessi con l’affermazione della signoria territoriale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di degli Aldobrandeschi3. Siena (il primo ciclo è cominciato nell’a.a. 2002-2003). Le ricerche sui paesaggi medievali hanno avuto un de- Ciò ha permesso di portare sul territorio laboratori di cisivo impulso a partire dalla metà degli anni ’90 con ricerca, personale, coinvolgere gli studenti nelle attività l’apertura di numerosi cantieri di scavo sotto la dire- sul campo e assegnare tesi di laurea. La ricerca universi- zione scientifica di Riccardo Francovich a taria è ormai fortemente radicata sul territorio anche in (GUIDERI, PARENTI 2000), Castel di Pietra (CITTER 2002a), termini di risorse umane. Il positivo riscontro di questo Selvena (CITTER 2001 e 2002b), Pannochie- sforzo nella coscienza collettiva non solo grossetana, schi (BELLI et alii 2003) e da ultimo anche Cugnano ma possiamo dire di tutta la provincia, è sicuramente il (BELLI et alii 2005) e il progetto di archeologia urbana migliore indizio dei futuri sviluppi. a Grosseto (1998-2005) che qui pubblichiamo. In questo contesto risulta pertanto incomprensibile il Negli ultimi anni nuove ricerche sul territorio sono in rimpianto della sonnacchiosa città di Luciano Bianciardi corso o sono appena terminate nei comuni di Campa- recentemente riproposto in un’ottica di negazionismo gnatico, Cinigiano e nell’area del Parco Regionale della sulla possibilità di indagare archeologicamente il pas- Maremma (sotto la direzione scientifica di Riccardo sato medievale che sarebbe irrimediabilmente perduto (ADAMI, PAPA 2006), frutto di un’ignoranza che non ha scuse, neppure quella della presunta ironia, chiara pe- 2 La letteratura è particolarmente nutrita e risulterebbe difficile fornire anche un semplice esaustivo elenco. Mi limito pertanto ad alcuni raltro solo agli autori, e la cui migliore risposta è, credo, contributi distribuiti sull’intero spazio geografico della Provincia di l’edizione di questi due volumi. Grosseto, pur se diseguali quanto a impostazione, metodologie appli- cate, risultati ottenuti. Si vedano dunque a puro titolo d’esempio da un lato CELATA 1976 e1995, BIONDI 1982 e 2001, e dall’altro PRISCO Il dibattito sull’incastellamento 1989 e 1994, BURATTINI 1996a e 1997. Per i motivi che abbiamo esposto è dunque chiaro che 3 Questa sezione è forse meno nutrita numericamente parlando di quella locale, ma è ovviamente di ben altro profilo e costituisce il l’area oggi corrispondente alla provincia di Grosseto ha necessario punto di riferimento per ogni discussione sugli assetti fornito alcuni degli spunti più interessanti al dibattito istituzionali e la struttura sociale della Maremma medievale. Non sull’origine dei paesaggi medievali in Italia negli ultimi ne trattiamo in modo diffuso perché l’obiettivo di questo contributo è centrato sul versante archeologico della ricerca. Si vedano a puro trenta anni. Ripercorriamo le tappe essenziali di questo titolo d’esempio CECCARELLI LEMUT 1985, SODI, CECCARELLI LEMUT 1994, dibattito, segnalando i contributi più innovativi e anche MORDINI 1995a, KURZE, CITTER 1995 e KURZE 2001, COLLAVINI 1998. Infine MORDINI 2007 e FARINELLI 2007 usciti dopo la consegna degli alcune prospettive di ricerca che proprio nell’area in elaborati all’editore. Pertanto mi limito a segnalarli. esame possono trovare importanti applicazioni.

12 Gli scavi di Scarlino e le ricerche successive avevano La letteratura prodotta in un ventennio è stata così vasta dato un primo spunto di riflessione: che la spiegazione da renderne difficile anche un semplice elenco. “militare” dell’origine e sviluppo dei castelli del pieno Un fatto forse merita di essere sottolineato, perché ha medioevo era riduttiva. Cosa dimostrata fra l’altro dal condizionato molta parte della ricerca sulle fonti scritte. fatto che le incurioni ungare, vichinghe e saracene non Il modello toubertiano, proprio per la sua chiarezza, furono condotte in modo sistematico su tutta la peni- veniva sentito comunque come il modello di riferimento sola (infatti ebbero luogo prima al centro-sud senza da confermare o confutare. Una sorte che Toubert non che questo producesse alcun fenomeno generalizzato di si aspettava, e che per certi versi lo accomuna a Henri incastellamento). Possiamo oggi decisamente affermare Pirenne. che al contrario la spiegazione militare non spiega nulla, Una voce decisamente fuori dal coro fu quella di Chris forse neppure quei castelli edificati per far fronte al pe- Wickham che già nel convegno di Cuneo del 1981 ricolo, cessato il quale, come per la gran parte di quelli (COMBA, SETTIA 1984) e poi in una monografia sull’area altomedievali, cessava la loro ragion d’essere. È inoltre appenninica fra Abruzzo e Molise (WICKHAM 1985) assai probabile che nelle pieghe delle fonti scritte il pe- proponeva un modello, non del tutto nuovo perché già ricolo di incursioni sia addotto per giustificare situazioni proposto da Elio Conti, ma decisamente più articolato, di fatto che avevano invece ben altre motivazioni. La in cui l’incastellamento andava a configurarsi non come protezione delle popolazioni residenti nei villaggi era un evento dirompente, ma semmai come l’ultimo passag- più nel senso di controllo e coercizione che di difesa da gio di una storia cominciata molti secoli prima. Risalita pericoli esterni. e accentramento sarebbero stati due fenomeni distinti. Più convincenti sono risultate alla fine due spiegazioni Le popolazioni rurali, a seguito dello sfaldamento del interconnesse: da un lato la volontà dei nuovi ceti paesaggio agrario tardoromano avrebbero risalito le dirigenti sorti dallo sfaldamento del regno italico, dal- alture per fondarvi dei villaggi comunitari dove solo in l’altro le maggiori opportunità che il castello offriva in un secondo momento sarebbero intervenuti i signori termini di controllo delle risorse. Tuttavia almeno per per creare giuridicamente un castello. il periodo compreso fra la fine del IX e la metà del X Negli anni ’80 proprio gli scavi di Francovich a Scarlino secolo le alte autorità civili del regno non mostrarono e Montarrenti in Toscana (FRANCOVICH, MILANESE 1988 particolare interesse per la costruzione e il possesso di e da ultimo CANTINI 2003) e le ricerche di Richard castelli, quindi anche questo fu un processo lento e non Hodges nell’area studiata da Wickham (HODGES 1993 un’intuizione immediata. e 1995) segnalavano la presenza di abitati di capanne Una tappa fondamentale nella storia degli studi, quel- sulle alture dove sorgevano i castelli di pietra dell’XI e la che ha segnato una nuova stagione di dibattito, è XII secolo. E con cronologie decisamente “alte”: il VII stata la pubblicazione da parte di Pier Toubert di due secolo fu individuato allora per la prima volta come volumi sul Lazio meridionale (TOUBERT 1973). Lo il crinale spartiacque fra la fine dei paesaggi antichi e studioso francese esaminando i documenti di Farfa l’inizio dei paesaggi medievali. In controtendenza lo sulla Sabina era giunto a formulare un modello, per la scavo di Rocca San Silvestro mostrava invece che il ca- verità limitatamente alla sola regione da lui indagata, stello era sorto su una collina disabitata in precedenza e in cui l’incastellamento del X secolo sarebbe stato un per una forte iniziativa signorile. Toubert è tornato sul evento dirompente nel quadro del paesaggio rurale che tema, accettando sia che la ripresa economica comincia fino ad allora avrebbe mantenuto inalterati i caratteri nell’VIII secolo, e che pertanto il castello è il momento fondamentali dell’età romana, segnando una profonda conclusivo di un lungo processo in cui gioca un ruolo cesura anche in termini topografici. Egli portava così in decisivo la riorganizzazione della proprietà fondiaria Italia il modello del villaggio francese dell’anno 1000. basata sulla villa o sulla curtis, sia che l’accentramento Il castello infatti sarebbe sorto per iniziativa signorile su precede l’incastellamento (TOUBERT 1998). Tuttavia per alture prima deserte spostandovi la popolazione ancora quest’ultimo aspetto le cronologie da lui proposte (IX-X) residente nelle pianure e dando origine ad una complessa sono decisamente basse e risentono dell’impostazione struttura interna da lui definita con un termine efficace “francese” che affonda le sue radici in Marc Bloch, “urbanistica castellana”. Robert Fossier e Patrick Perin (PEYTREMANN 2003, pp. Negli stessi anni le ricerche di Aldo Settia sull’Italia set- 25-66; VALENTI 2004, pp. 1-7; pp. 126 e ss.) tentrionale (SETTIA 1979 e 1984) fornivano altri dati alla Dunque l’archeologia collocava il processo di inca- discussione. Pur individuando nell’insicurezza uno dei stellamento all’interno della costruzione dei paesaggi motivi principali per la nascita dei castelli, Settia affer- medievali la cui origine andava cercata nella lenta fine mava che edificare una fortificazione non può essere una dell’antico e il cui sviluppo passava per lo spinoso tema risposta meccanica a stimoli esterni, e poneva una serie di del “sistema curtense” e del rapporto fra insediamento questioni come la natura dei castelli di prima fase, il loro sparso e insediamento accentrato. rapporto con precedenti, diverse forme insediative, l’ef- Presente già nei documenti dell’VIII secolo, la curtis fettivo impatto sul paesaggio, segnalando che nell’Italia (cioè la versione italiana della villa franca) è il primo settentrionale l’incastellamento non sembrava aver avuto passo di un processo di riorganizzazione del paesaggio esiti dirompenti come nel Lazio meridionale. Il castello agrario che trova il suo compimento con l’affermazione andava ad inserirsi e a sovrapporsi ad una molteplicità di della signoria territoriale testimoniata archeologica- situazioni non tutte riconducibili al modello tuobertiano, mente dal castello. Ma la curtis fu anche un sistema come era evidente per il Casentino studiato da Elio Conti di relazioni sociali e non solo un sistema economico. (CONTI 1965), fra cui la presenza di un habitat accentrato. Dunque al centro di una curtis dobbiamo attenderci

13 un’evidente gerarchia sociale. Perciò è difficile credere l’habitat accentrato d’altura (dove questa esiste come che il dominico potesse essere costituito da una o più nella Maremma) è la migliore risposta sia alle esigenze case isolate in pianura, mentre risulta più convincente di vita delle comunità rurali, sia a quelle, nuove, di applicare il modello su siti accentrati di sommità, all’in- controllo e gestione della grande proprietà, questa per terno dei quali, su una fase sostanzialmente egalitaria, prima si muove nella direzione di una sovrapposizione si sovrappose (e con le stesse cronologie dei documenti il più possibile precisa fra l’assetto della proprietà e d’archivio) una fase a marcata differenziazione sociale. l’assetto topografico. Processo lungo che trova la sua Le aristocrazie della tarda età longobarda e carolingia maturazione nell’Italia centro-settentrionale fra X e XI avevano innescato un processo di riorganizzazione della secolo con la creazione dei castelli, ovvero con un più proprietà fondiaria. sistematico controllo della popolazione rurale e dello Il problema della natura della curtis non è di quelli sfruttamento delle risorse. meramente accademici. L’archeologia ha ormai posto Dobbiamo poi intenderci sull’aspetto topografico di un un elemento sul tavolo della discussione: la sostanziale insediamento accentrato altomedievale. L’unità socio- “invisibilità archeologica” dell’insediamento sparso insediativa detta dalle fonti “casa” era comprensiva di altomedievale sulla cui esistenza e incidenza invece gli aree aperte, magazzino e spesso altri annessi e poteva storici delle fonti scritte non hanno mai dubitato. E an- mantenere rapporti con altre unità dello stesso tipo che in questo caso le ricerche nella Toscana meridionale all’interno di un areale circoscritto. Una famiglia abi- sono state decisive, in quanto hanno coperto porzioni tante in una casa isolata in questo periodo non aveva di territorio intorno al 9% della superficie regionale possibilità di sopravvivenza. (VALENTI 2004, p. 66), dato che non trova ancora un corrispettivo in nessun altro territorio italiano. La por- Insediamento sparso-insediamento accentrato: tata di quest’affermazione è piuttosto evidente. Significa il dibattito italiano sorto a margine delle ricerche non tanto che in nessuna regione d’Italia per molti sull’incastellamento secoli non sia esistita qualche fattoria isolata; quanto Se ancora occorre definire la consistenza e la densità piuttosto togliere all’incastellamento la sua funzione sul territorio dell’insediamento accentrato, tuttavia “rivoluzionaria” retrodatando la cesura di molti secoli. è ormai chiara la sua presenza già negli ultimi secoli Con questo confermando che l’habitat accentrato rin- dell’antichità, perlopiù su paesaggi di pianura, spesso venuto stratigraficamente sotto alle strutture romaniche insieme ad altre forme insediative minori che spariscono dei castelli non è casuale, come poteva apparire Scarlino nel VII secolo. Ancora una volta le vaste campagne di negli anni ’80 del XX secolo, ma parte di un trend ben ricognizione nella Toscana meridionale hanno prodotto preciso nel quale l’insediamento sparso non giocava più una notevole quantità di dati in questa direzione, seb- un ruolo decisivo. E questo modello si pone decisamente bene, occorre sottolinearlo, il numero di siti indagati in contrasto con la vasta letteratura francese, costretta a in profondità sia nettamente inferiore a quello di altre coniare termini come “protovillaggio” perché imbriglia- regioni soprattutto Lombardia, Emilia-Romagna, ma ta nell’identità di villaggio e castello, sebbene di recente, ora anche Puglia e Veneto. forse anche per impulso delle ricerche archeologiche, le Poiché esso è presente in tutte le regioni italiane e sem- posizioni siano meno rigide. bra passare indenne la transizione, la motivazione del La difficoltà di dialogo fra fonti scritte e archeologiche successo non può essere il legame ad un particolare tipo proviene dal fatto che le prime forniscono informazioni di paesaggio. La spiegazione forse è proprio nella natura sugli assetti della proprietà fondiaria, le seconde sulle dell’habitat accentrato, nella possibilità di coagulare dinamiche del popolamento. Viene da chiedersi se la sinergie per un tipo di economia di ambito subregionale. tipologia dei documenti scritti disponibili per l’Italia Il crollo delle reti di relazioni gerarchiche articolate fra nei secoli VIII e IX, costituiti da atti notarili e qualche V e VII secolo può aver determinato il riemergere del polittico monastico, non nascondano l’esistenza del- fattore di scala più basso: la solidarietà fra gruppi ristret- l’insediamento accentrato sotto una forma testuale che ti, forse anche legati da vincoli di sangue, sottoposti ad mette in evidenza non già tutte le case presenti in un una proprietà fondiaria fortemente frammentata, che in luogo, ma solo quella o quelle interessate dal negozio ogni caso non interferiva nel quotidiano della piccola giuridico. La citazione di una casa X in una curtis Y comunità (quindi non lasciando tracce archeologiche). non è incompatibile con la presenza nello stesso sito, di All’interno di questi gruppi potevano trovare una pur altre case che, proprio per la natura frammentata della semplificata risposta le domande essenziali alla vita della proprietà fondiaria dei secoli VIII e IX, potevano appar- comunità stessa. tenere ad altri proprietari. Anzi: potremmo interpretare Nell’ultimo decennio il dibattito su questi e altri temi l’incremento costante della documentazione archivistica si è spostato tutto all’interno del versante archeologico fra il pieno VIII e tutto il IX (non a caso in concomi- e non è ancora giunto ad una sintesi condivisa, perché tanza con l’affermazione del sistema curtense) proprio gli approcci, le metodologie, il rapporto con le fonti come il riflesso dell’esigenza di accorpare una proprietà scritte e in ultima analisi le stesse serie di dati, non sono fondiaria frammentata e incoerente mediante permute, omogenei. Esso è particolarmente vivace e intenso e compravendite, e, nel caso ecclesiastico, anche tramite coinvolge tutti i gruppi impegnati sul territorio su alcuni donazioni. Quindi i piani sono due e distinti: l’assetto quesiti che costituiscono altrettanti punti nell’agenda topografico di un habitat accentrato non è in conflitto per i prossimi anni. con l’assetto frammentato della proprietà fondiaria. Ma Ma il confronto ha caratterizzato soprattutto il tema di possiamo forse fare un’ulteriore considerazione: poiché base, che rimane sotto traccia in tutte le ricerche: se i

14 paesaggi medievali nascano in un quadro di sostanziale tiamo, è possibile che la svolta sia un evento più lungo, continuità o di rottura con l’antico. Questo dibattito è articolato su un paio di secoli. trasversale alle discipline, le posizioni sono più spesso In questo processo si inserirono fenomeni talvolta ingiu- sfumate, raramente si raggiungono gli estremi, ed è stamente sottostimati o, semplicisticamente sovrastima- stato anche uno dei punti di riferimento per il progetto ti, come la guerra gotica e l’invasione longobarda. Ma della European Science Foundation “The transforma- potremmo aggiungere un terzo elemento costituito dalle tion of the roman world”, dove è emerso il concetto di incursioni e le guerre civili del V secolo, configurando “trasformazione” come possibile (ma non condivisa) così un periodo di oltre 200 anni in cui le dinamiche mediazione, in sostituzione dell’alternativa secca con- interne alle campagne dovettero fare i conti con fenome- tinuità/rottura4. ni esterni di particolare impatto distruttivo, con buona Una recente sintesi a carattere generale (FRANCOVICH, pace di quasi tutta la letteratura europea più recente. HODGES 2003), pur se elaborata a partire dalle esperien- Un altro aspetto, centrale, mi sembra quello della defi- ze dell’Italia centrale (per la Toscana in particolare da nizione di villaggio o habitat accentrato. Cioè occorre ultimo VALENTI 2004), trova significative conferme in trovare un agreement su quante case e entro quale distanza altre regioni della penisola. Questa ricostruzione, che le une dalle altre individuano agli occhi di un archeologo pone l’accento sugli elementi di rottura con l’antico, è un villaggio piuttosto che un insediamento sparso. stata tuttavia sottoposta a critica sia per il nord (BRO- Una volta chiariti questi punti potremo ritornare sui GIOLO, CHAVARRIA ARNAU 2005) che per il sud (ARTHUR castelli tenendo presenti però almeno tre aspetti che ne 2004, VOLPE 2005a), seppure con sfumature diverse, caratterizzano la formazione: in particolare per quanto riguarda il ruolo delle chiese 1) Il primo è archeologico e, lo abbiamo brevemente nella ridefinizione della gerarchia dell’insediamento accennato, risiede nei processi di trasformazione che e nella presenza di sistemi insediativi diversificati nei portarono in molte regioni fra VI e XI secolo da un quali sarebbe ancora presente in modo significativo paesaggio rurale costituito da insediamenti di varia l’insediamento sparso almeno fino all’VIII secolo. Oc- tipologia che ancora insistevano sulle pianure a un pae- corre tuttavia sottolineare che queste osservazioni pro- saggio in cui l’insediamento fortificato d’altura giocava vengono da ricerche che in genere hanno l’VIII secolo un ruolo centrale; come momento finale. Un dibattito più approfondito e 2) le motivazioni giuridiche e sociali che consentirono a articolato potrà essere aperto, pertanto, solo quando consorterie di privati di assumere un così forte potere in l’archeologia medievale sarà tornata nel suo naturale molte regioni italiane, creando quella che viene definita alveo di studio. la signoria territoriale o di banno; Pur con questi limiti e senza volerci dilungare in un elen- 3) la scelta del sito fortificato, prevalentemente d’altura, co dei contesti che esula dai fini di questo contributo, per manifestare da un lato le nuove gerarchie sociali, possiamo tuttavia segnalare alcuni punti, rinviando sen- dall’altro per controllare in modo più efficace la popo- za dubbio alla più recente letteratura tutti i dettagli5. lazione e le risorse. Un primo dato emerge con chiarezza: ci furono tante Per quanto riguarda il secondo punto un passaggio ob- Italie tardoantiche. Accanto alla Toscana meridionale bligato è il concetto di immunità, strumento giuridico dove la crisi fu irreversibile già dal pieno II secolo c’era attraverso il quale i carolingi mantenevano la fedeltà la Puglia dove invece il IV e V furono periodi di ripresa delle alte gerarchie ecclesiastiche concedendo loro il non solo in termini numerici, ma anche nella ricchezza duplice privilegio di essere da un lato esenti dal controllo manifestata in forme architettoniche (VALENTI 2004; dei missi imperiali, dall’altro di esercitare prerogative VOLPE 2005b). E fra questi due estremi vi erano molte pubbliche essenziali in nome e per conto dell’imperatore altre situazioni la cui fisionomia era determinata ad (il banno o districtus, ovvero la facoltà di costringere una esempio dalla vicinanza o meno ai nuovi centri del po- persona a obbedire, a prestare servizi, ad essere giudicato tere come per l’area padana, o alla costa e alle direttrici in tribunale in virtù del potere derivante dall’autorità dei traffici come per la Toscana del Valdarno. pubblica). Con questo procedimento si vennero a creare Un altro dato, abbastanza comune, è l’individuazione vere e proprie sacche di potere “privato” legato a un della seconda metà del VII secolo come momento finale territorio, che finirono per disgregare il potere pubblico di questo lungo processo. Vedremo più avanti (al 4.4) nelle vecchie giurisdizioni carolinge (marche e comitati), che almeno per il territorio rosellano che qui presen- complice anche la situazione di instabilità generale. Anzi: furono gli stessi conti e marchesi ad imitare il modello ecclesiastico. Del resto la prerogativa di fondare fortificazioni era 4 Questo concetto è stato proposto anche da Letizia Pani Ermini (PANI ERMINI 1998) in riferimento alla transizione fra la città romana e la rimasta pubblica per tutta l’età longobarda e carolingia e città medievale come chiave di lettura complessiva dell’intero processo come tale la troviamo anche nella pur scarna documenta- in alternativa ai due estremi. zione del X secolo. E ancora nella prima metà del secolo 5 PANI ERMINI 1999, pp. 659-664. Negli ultimi anni sono apparsi molti contributi all’interno di atti di convegni e seminari che denotano, ad esempio in tutta l’Italia settentrionale sono i vescovi i anche solo proprio per il loro numero, quanto questi temi siano sentiti principali detentori di castelli (il dato può essere in parte dai ricercatori. Segnaliamo in ordine cronologico: FRANCOVICH, GINA- viziato dal fatto che i documenti sopravvissuti sono per TEMPO 2000; FRANCOVICH 2002; FRANCOVICH, HODGES 2003; BROGIOLO 2003c; BROGIOLO et alii 2005; BROGIOLO, CHAVARRIA ARNAU 2005; CHRI- lo più di ambito ecclesiastico). STIE 2004 e 2006; GELICHI 2005; VOLPE, TURCHIANO 2005; WICKHAM Il terzo passaggio è più sottile e non sono state molte le 2005. Al momento in cui è stato consegnato il testo all’editore non mi è stato possibile consultare SAGGIORO, MANCASSOLA 2006, dove sono ricerche in questa direzione. Il castello non fu un esito presentate le ultime ricerche nell’Italia settentrionale. obbligato della disgregazione dei paesaggi antichi. In

15 molte regioni, soprattutto quelle rimaste più a lungo Recenti ricerche anche sul versante documentario nella sfera culturale bizantina, il castello fu importato forniscono un quadro ancora più articolato (FARINELLI, dai Normanni con tempi e dinamiche, e soprattutto GIORGI 2000). Soprattutto nella Toscana meridionale incidenza sui paesaggi, del tutto diversi dal centro-nord. nel corso del XII e parte del XIII secolo il processo di D’altro canto i castelli ebbero un impatto diverso in re- accentramento cominciato con le curtes e proseguito gioni come il Lazio, la Toscana e il Piemonte. Né infine con i castelli ebbe un ulteriore impulso e furono così l’assenza o la seriorità del castello implica di per sé il creati castelli di popolamento molto più ampi e consi- mancato sviluppo di forti gerarchie sociali. Più che un stenti dei precedenti, come mostrano i casi di Scarlino, progetto chiaro fin dall’inizio, dobbiamo forse pensare Castel di Pietra, Selvena, giungendo talvolta addirittura ad una “verifica sul campo” da parte delle signorie alla fondazione di nuovi centri dagli esiti storici molto territoriali della validità e dell’efficacia dello strumento diversi come Poggibonsi (una quasi città), Radicondoli castello in relazione alla gestione delle risorse e al con- (un castello importante) e Montecurliano (un’idea di trollo della popolazione. città ridotta a castello di secondo piano). Promotori di queste iniziative, definite di secondo incastellamento, Dopo la risalita: gli sviluppi del fenomeno castelli furono sempre le aristocrazie come per il primo. Dato I castelli ci appaiono oggi, dopo decenni di scavi, non il loro spiccato valore di centri di popolamento, questi elementi statici, ma piuttosto un sistema caratterizzato castelli ebbero spesso un impianto regolare. da una dinamica e un’articolazione complesse sia in fase Un elemento che emerge con chiarezza è che il processo di formazione che di sviluppo. Ancora una volta il “mo- di ulteriore accentramento della popolazione verso po- dello toscano” è l’unico che per quantità di dati disponi- chi siti determinò nelle aree meno popolose talora l’ab- bili consente una serie di considerazioni. In primo luogo bandono di alcuni castelli di prima fase. Questo sembra appare evidente l’aspetto dirigistico dei primi impianti essere il caso di Selvena e del vicino Penna, ma anche dei castelli, segno del forte ruolo signorile esercitato in di Seggiano, per rimanere sull’Amiata, o di Camigliano fase di progettazione. A Rocca San Silvestro la prima e S. Giovanni d’Asso in Valdorcia, di Prata nelle colline fase in pietra, collocabile fra X e XI secolo, non presenta metallifere massetane, solo per fare alcuni esempi. ancora tecniche costruttive di pregio, e ciò fa supporre Pertanto accanto ad un primo e secondo incastella- il ricorso a manodopera locale (BIANCHI 1995 e 1996). mento, possiamo oggi parlare anche di un primo deca- Un dato invece comune a tutti i castelli indagati è che stellamento, distinto da quello classico dei centri che non la costruzione di cortine difensive e torri dalla tessitura riuscirono a sopravvivere alla grande crisi trecentesca. regolare, con buona finitura delle pietre, è certo opera Questo fenomeno coinvolse tutti quei castelli che non di maestranze provenienti da centri specializzati, in furono scelti come nodi del nuovo sistema insediativo. possesso di conoscenze dell’arte di costruire molto più Castelli talora invisibili nella documentazione d’archi- approfondite (BIANCHI 2003). Questa fase, almeno per vio perché opera di signorie minori, che però possono i castelli della Toscana meridionale, è il rovescio della essere letti con gli strumenti dell’archeologia a partire medaglia del consolidamento dei poteri signorili sul da un’accurata indagine sulle foto aeree seguita da castello e sul territorio circostante e può essere collo- un’altrettanto capillare ricognizione sul campo. cato fra la fine dell’XI e gli inizi del successivo. Queste La prospettiva offerta da queste nuove ricerche sulle strutture, dai marcati connotati militare e simbolico, ultime fasi dell’incastellamento impone una seria ricon- sono tuttavia molto diverse fra loro sotto il profilo topo- siderazione dei modelli tradizionali del rapporto fra città grafico: a Rocca San Silvestro di fatto interessano tutta e castelli, non tanto sotto il pur evidente aspetto demo- l’estensione dell’abitato, e lo stesso sembra mostrato per grafico (Sovana, città vescovile, aveva meno abitanti di Rocchette Pannocchieschi, mentre a Castel di Pietra e a S. Gimignano), quanto soprattutto in termini di funzioni Selvena abbiamo al momento solo l’evidenza di modesti esercitate e di capacità di proporsi come centri di orga- recinti con rispettivamente una e due torri quadrangolari nizzazione del territorio. La prospettiva immediata è di (BIANCHI 1996; CITTER, VACCARO 2005). verificare l’areale geografico di questo processo, ovvero Il processo di strutturazione urbanistica del castello è se sia un fenomeno generale o circoscritto, e se non sia certamente anteriore a Rocca San Silvestro dove si collo- ancora più articolato nella scansione cronologica. ca ancora nell’XI-primi del XII secolo, mentre a Selvena Riprendendo quanto detto fino ad ora cerchiamo di fare e Castel di Pietra è spostata di quasi un secolo in avanti. alcune osservazioni conclusive sui quesiti storiografici Sullo stesso orizzonte cronologico di San Silvestro si al centro del dibattito: attesta invece la prima fase monumentale di Campiglia a) le cronologie Marittima (BIANCHI 1997). Nel XII secolo si datano le b) le forme dell’habitat murature romaniche di Montarrenti, che implicano la c) Il ruolo della Chiesa nei processi in atto e il problema ricostruzione integrale dell’abitato pur seguendo una delle aristocrazie griglia di riferimento già segnata nell’XI secolo almeno a) le cronologie per il muro di cinta del cassero, ma con un più marcato I paesaggi antichi entrarono in crisi a partire dal III stacco dell’area signorile. secolo. Questa cronologia si abbassa in ragione della A Scarlino solo con l’XI però la trasformazione dal- vicinanza ad una capitale e della latitudine. È una voluta l’abitato in legno all’abitato in pietra può considerarsi schematica generalizzazione, che vuole comunque ren- completa. dere conto di una progressione nelle tappe della crisi. Questi dati, seppure in estrema sintesi, mostrano che La guerra gotica segnò per molte regioni italiane un l’incastellamento non fu un fenomeno monolitico. altro turning point, mentre sulla conquista longobarda

16 la tendenza è di vedere solo l’assecondare i processi in c) il ruolo della Chiesa nei processi in atto e il problema atto. E anzi si è sottolineato a più riprese l’analogia fra delle aristocrazie aree longobarde e bizantine nei processi di trasforma- Che ad un certo punto della storia europea città e zione delle campagne, delle città e della produzione. campagne abbiano cominciato a riempirsi di chiese e Ma potrebbe essere una chiave di lettura ideologica, monasteri è un dato di fatto. La domanda è che cosa espressione della teoria dell’accomodation. E quindi in significhi in termini di dinamiche insediative in atto, futuro almeno da riconsiderare. controllo della popolazione e gestione delle risorse. Nel Il 680 segna per molti versi un’altra cesura e allo stesso prossimo futuro alcuni temi saranno ai primi posti in modo l’inizio dell’età carolingia, mentre la conquista agenda. Il primo è certamente il rapporto fra il proces- islamica della Sicilia non sembra aver avuto effetti so di dissoluzione del paesaggio agrario tardoromano immediati. (la fine delle ville come impropriamente viene detto) La fine del X secolo è invece un altro momento di svolta e la presenza sempre più numerosa di edifici di culto dalla Sicilia al Piemonte. L’islamizzazione dell’isola, la cristiani. Molte chiese tardoantiche e altomedievali nascita dei castelli, la crisi del regno italico, l’emergere sorgono su edifici di età romana, spesso anche ville. delle città mercantili e la riapertura del Mediterraneo Ma la mera sovrapposizione topografica non significa sono segni piuttosto evidenti. Il mediterraneo non era sempre continuità, in assenza di sequenze stratigrafiche stato mai del tutto chiuso come hanno mostrato Dietrich complete e chiare. Anche perché erano profondamen- Claude (1985) e Michael Mc Cormick (2001), ma dalla te mutati gli assetti della società: spesso nelle ville si fine del X è indubbio che i commerci sono più visibili erano insediati più nuclei familiari rispetto al vecchio per l’archeologo. proprietario. In altri casi la vicinanza fra i due siti non b) le forme dell’habitat implica affatto continuità. Quindi ci domandiamo se le Per quanti sforzi vengano promossi nella ricerca dell’in- chiese furono fondate sempre in relazione ad un inse- sediamento sparso questo non compare come elemento diamento esistente, ovvero si plasmarono su una rete significativo in termini di strutture dell’habitat. Case insediativa formatasi in modo autonomo o se in parte sparse all’interno di un’area dove sono altre forme inse- furono le stesse chiese a determinare l’aggregazione di diative è diverso da “case isolate nel bosco”. Bisogna poi nuovi siti intorno ad esse, contribuendo al processo in intendersi sul significato di sparso. Non è infrequente, atto di trasformazione dell’habitat. La situazione tardo- soprattutto sul versante documentazione scritta, legge- antica sembra più orientata verso la prima soluzione. re di popolamento sparso per vici e curtes, che ad un Ma anche le relazioni con il sistema viario non vanno archeologo suona come popolamento per villaggi di sottovalutate. Con la fine dell’Impero finì un sistema di piccole dimensioni. Questo non è un habitat sparso. controllo e gestione del cursus publicus, ma non ven- L’habitat accentrato, che possiamo chiamare villaggio nero cancellate le strade che ancora agli inizi del XIX senza timore reverenziale nei confronti della storiografia secolo erano la base per i nuovi tracciati. La costruzione francese, è una caratteristica comune a tutte le regioni di chiese e monasteri seguendo anche il sistema viario italiane. La questione in agenda è pertanto capirne le mostra le direttrici erano ancora nella transizione un forme, cioè i diversi gradi di accentramento (e in questo elemento indicatore di gerarchia dell’insediamento. caso uno stretto rapporto con i geografi può tornare Gli insediamenti posti lungo le strade dovevano ancora utile), la sua struttura interna, le relazioni con gli altri apparire punti nodali in termini economici e sociali siti di una microregione. Pianura e sommità non sono prima che religiosi. Nonostante tutto è evidente che alternative, là dove la pianura è una caratteristica geo- la rete di chiese costruite fra V e VI secolo non passò grafica determinante. Grosseto in Toscana è un castello automaticamente al VII e VIII. Sopravvalutare il ruolo di pianura che si sviluppa proprio dall’abbandono di di questa tipologia insediativa nella formazione dei pae- una vicina (non sottostante) villa fino a diventare sede saggi medievali può essere pericoloso quanto negarne diocesana. l’esistenza. Scendendo dall’universale al particolare le È importante sottolineare che i segnali della ripresa si diocesi di Roselle e Sovana mostrano questo dato in manifestarono nei confronti dei villaggi e non dell’inse- modo chiaro (CITTER c.s.a). diamento sparso. Fu cioè nelle comunità di villaggio che Per le chiese fondate a partire dal tardo VII secolo i inequivocabili segni di gerarchizzazione delle strutture documenti d’archivio lasciano intendere una pluralità materiali mostrarono l’affermarsi di una nuova artico- di soluzioni, fra cui proprio la fondazione in luoghi lazione sociale (da ultimo VALENTI 2007). disabitati. Ma poiché lo scavo di castelli dichiarati di L’alternativa proposta fra “from villa to village” e “from nuova fondazione nell’XI secolo ha rivelato occupazioni vicus to village” potrebbe essere meno importante nel stabili molto più antiche, è lecito dubitare delle fonti futuro di quanto appaia oggi. Analogamente a quanto che, è bene ricordarlo, sono poche, non omogeneamente occorso per le chiese, le ville sono state indagate in distribuite nel tempo e nello spazio e permeate di ideolo- passato fermandosi al perimetro dei muri in pietra o gia. Se togliamo dalle fonti altomedievali italiane quelle laterizio e spesso senza grande sensibilità stratigrafica. riguardanti Lucca e il suo territorio rimane ben poco su Non sappiamo molto di ciò che stava intorno sia nelle cui costruire articolati e soprattutto granitici modelli. fasi monumentali, sia, soprattutto, nelle fasi tarde che Le chiese potrebbero essere testimonianza dei nuovi ceti qui interessano. Ad una differenza giuridica almeno fino dirigenti che in quei ruderi, veri e propri central places al V secolo fra un vicus e altra tipologia insediativa pote- mentali per le popolazioni rurali, troverebbero un modo va non corrispondere sul terreno una grande differenza per legittimare i nuovi assetti della proprietà fondiaria. in termini di forme dell’habitat. Le stesse aristocrazie che investivano in ricchi corredi

17 funerari avrebbero investito in chiese rurali e urbane, fondato da Artur Hazelius nel 1891 all’interno del nei loro arredi liturgici che solo eccezionalmente ci Nordiska Museum. sono pervenuti (come nel caso del tesoro di Galognano Il museo fino ad allora era stato concepito come una in Toscana), ma non in residenze private che, nei casi grande teca all’interno della quale custodire una serie meglio noti, sono del tutto prive di gerarchie interne di oggetti che non mantenevano alcun riferimento con (come nel caso di Mola di Monte Gelato). Ma la non il contesto nel quale erano collocati in origine. L’istitu- tracciabilità archeologica di ceti dirigenti nell’edilizia zione del museo è infatti nata nell’Ottocento con l’in- privata potrebbe essere il riflesso di una situazione dia- tento di selezionare quegli oggetti che in qualche modo metralmente opposta: ovvero i ceti dirigenti avrebbero “erano degni” di appartenere al museo per alcuni loro investito negli areali delle vecchie ville abitando altrove. requisiti puramente estetici, prefissati. Sulla base di un In questo secondo caso forse tornerebbe in gioco la atteggiamento culturale del tutto simile, furono istituiti città, pur in un quadro decisamente poco confortante i primi parchi-riserve, i quali sebbene abbiano avuto quale è quello del VII secolo. Non va infine sottovalu- l’importante compito di salvare dalla distruzione vasti tato il ruolo “conservatore” della chiesa che potrebbe patrimoni culturali (si pensi alla prima riserva europea in alcuni casi aver orientato le aristocrazie ad investire della foresta di Fontainbleau creata nel 1857), rappre- in situazioni che rispecchiavano una realtà insediativa sentavano un concetto di salvaguardia volto alla tutela di ormai morta o in fase di profonda destrutturazione, i un’area circoscritta di territorio, all’esterno della quale cui esiti non furono sempre felici. si estendeva una realtà in contraddizione con l’ordine Infine occorre fare una precisazione sulla fase cosiddetta e la cura che si percepiva all’interno della riserva stessa egalitaria dei siti d’altura di VI-VIII secolo. Come ci e spesso completamente separata da essa. ha ricordato recentemente Ward Perkins (2005), noi Soltanto alla fine del secolo scorso risalgono i primi troviamo qualche volta le buche lasciate dai pali che riferimenti al concetto di “museo all’aperto”. Tra gli costituivano l’ossatura di un edificio in legno. Ma non studiosi che iniziarono a dedicarsi alla materia, Carlo troviamo mai l’elevato. In assenza di indicatori quali la Cattaneo, precorrendo posizioni che hanno trovato forma e le dimensioni dell’edificio o la cultura materiale ampi consensi solo recentemente, sosteneva che l’am- (consumo di carne, ceramica) noi siamo propensi a cre- biente non significava soltanto natura, ma che il suo dere che non vi fosse una gerarchia interna all’abitato. Il valore risiedeva nell’essere natura segnata dall’azione problema è forse la sua visibilità. Una di queste capanne dell’uomo e proprio per questo si poteva ritenere il poteva manifestare elementi di distinzione nell’elevato tenutario della memoria collettiva. che non ci sono pervenuti. La riscossione di canoni da Nel Museo di Skansen, ad esempio, è interessante sot- parte di una pur latitante proprietà terriera longobarda tolineare la novità rappresentata dal modo in cui viene non lascia tracce archeologiche. Ma non vi è dubbio mostrato l’arredamento della casa contadina, intorno che fosse una manifestazione chiara, e dolorosa, di alla quale il museo si sviluppa: gli oggetti di arredo non gerarchia sociale. sono esposti separatamente l’uno dall’altro, ma sono col- locati in modo da poter ricreare un ambiente verosimile, CARLO CITTER anche con l’ausilio di manichini a grandezza naturale. A quel tempo, tale modo di favorire la comprensione 1.4 VALORIZZAZIONE E FRUIZIONE: IL PROGETTO da parte dei visitatori dell’atmosfera domestica di un DI PARCO SUL TEMA DELLA “CITTÀ DIFFUSA” ambiente contadino rappresentò sicuramente un passo FRA ROSELLE E GROSSETO avanti, rispetto alle collezioni “anonime” che riempi- vano i musei. 1.4.1 Premessa Un importante stimolo all’attività – tra gli altri – di Hazelius fu senza dubbio fornito dall’Esposizione Uni- La progettazione del parco sul tema della “città diffusa versale di Vienna allestita al Prater nel 1873. In questa fra Roselle e Grosseto (La Canonica-Moscona) fruibilità occasione furono costruiti dei “villaggi etnografici”, i e valorizzazione di un paesaggio medievale” si è basata cui edifici ospitavano al loro interno oggetti originali, su tre concetti chiave sui quali è opportuno soffermarsi così da rendere la ricostruzione del tutto analoga alla prima di passare alla descrizione del progetto di valo- realtà. Il fatto di riprodurre delle “imitazioni” degli rizzazione e di fruizione: originali, pur attraverso un metodo del tutto contesta- a) – L’evoluzione ed il mutamento del concetto di museo bile di mostrare il rapporto oggetto-contesto (presente b) – Il mutamento del significato di tutela nel percorso comunque anche in esperienze recenti) e non ricolle- legislativo italiano gabile al concetto di ecomuseo, ribadì la necessità di c) – La previsione dei “Parchi Culturali” in Toscana trasmettere al visitatore le interrelazioni tra l’oggetto e l’ambiente. Inoltre affermò l’importanza di riscoprire a) L’evoluzione ed il mutamento del concetto di museo e porre sullo stesso piano dell’opera d’arte gli oggetti L’inizio del processo di trasformazione del concetto di legati alla vita quotidiana, qualora questi posseggano un museo considerato come luogo in cui conservare degli proprio valore per la memoria collettiva della comunità. «oggetti sottratti dal contesto originario e dunque dalle L’interesse verso la vita rurale ed aspetti più quotidiani ragioni che li hanno prodotti, isola felice che tende a dell’esistenza umana, da semplice retaggio dello spirito legittimare al suo esterno la distruzione» (SCAZZOSI 1985, romantico, si trasforma in un atteggiamento volto a p. 191) viene fatto coincidere con l’inaugurazione del proteggere tali beni, ad estendere il concetto di monu- Museo all’Aperto di Stiftelsen Skansen a Stoccolma mento ed a conferire valore non solo a ciò che possiede

18 un pregio architettonico o artistico, ma anche a ciò che luoghi della Regione, smontate, trasportate nel Museo può rappresentare una testimonianza importante per la e qui riassemblate. comunità alla quale appartiene. Il referente privilegiato dell’ecomuseo francese è dun- È comunque solo alla metà del nostro secolo che si as- que quello locale, in questa ottica l’abitante diviene il siste ad una elaborazione programmatica delle funzioni fruitore attivo del museo nonché il primo destinatario del Museo all’aperto, con la Conferenza generale del- dell’opera educativa. All’organizzazione dell’ecomuseo, l’ICOM (International Council of Museums) del 1956. luogo nel quale si fondono ambiente naturale e culturale, Attraverso la successiva collaborazione tra i vari Paesi partecipano studiosi, progettisti, ma anche persone del europei per l’elaborazione di un documento relativo luogo, la cui opera può risultare molto utile nel lavoro ai contenuti ed al significato dei Musei all’Aperto, si di catalogazione, salvaguardia e ricerca. arriva nel 1972 alla costituzione di una commissione L’esperienza francese è senza dubbio quella che apre la il cui lavoro ha condotto alla istituzione dell’Unione strada alla riscoperta del territorio ed attraverso questa, Europea dei Musei all’Aperto. alla comprensione della storia delle comunità che con La prima “applicazione” di questo processo di muta- esso hanno interagito. Il territorio diviene il “testimone” mento del concetto di museo è stata la costituzione degli del succedersi di diverse popolazioni e di modi diversi ecomusei, caratterizzati da uno stretto legame tra museo di rapportarsi con l’ambiente circostante da parte della e territorio o museo e città. Il termine ecomuseo fu co- comunità insediata: è solo indagando sui vari processi niato in Francia da Hugues da Varine, allora segretario che hanno prodotto quello che appare ai nostri occhi, dell’ICOM, e proprio da questo Paese partì la crociera che capiremo il percorso evolutivo degli abitanti e ciò volta «ad abbattere le pareti dei musei-fortezze di tipo che quindi è necessario recuperare del rapporto uomo- tradizionale ed obbligare queste istituzioni fortemente ambiente. Attraverso la lettura del “territorio dei segni”8 autosufficienti a prendere in esame i bisogni e le carat- e l’interpretazione, alla luce della correlazione con il teristiche delle comunità nelle quali erano situate. L’èco- territorio, delle tracce che la presenza antropica ha musèe era essenzialmente il museo collocato all’interno lasciato nei secoli (siano queste relative alle tecniche di del suo ambiente umano e fisico (…) derivante, per un coltivazione o di produzione artigianale o…). verso, dai professionisti che lo organizzavano e gestivano Il territorio così concepito diviene il vero museo della e per l’altro dalla gente a cui doveva servire. Il primo storia dell’uomo e della natura, un “museo diffuso” più elemento costituiva la testa del museo, la sua intelligen- vicino e vivibile per tutti; fondamentale è quindi la valo- za il suo cervello: il secondo forniva cuore e sangue. rizzazione (Riviére) del ruolo del residente locale, quale Entrambi erano necessari e interdipendenti: la “Nuova soggetto attivo nella fase progettuale: per poter vivere Museologia” si fondava su questa interdipendenza, ge- il parco non dove essere un oggetto costruito ad uso e neralmente accettata e condivisa»6. L’ecomuseo è stato consumo del visitatore esterno, ma una presenza forte, concepito come una struttura capace di comunicare la con la quale anche coloro che vi si trovano a contatto storia e la vita della popolazione del luogo interagendo quotidianamente si possono confrontare, dando vita ad con gli abitanti e non quindi come un episodio estraneo un continuo e proficuo scambio. al territorio ed alla vita che vi si svolge. Abbiamo accennato a quanto diversa sia l’esperienza È a George Henri Riviere, che si deve la creazione del- inglese dell’Ironbridge Gorge Museum situato vicino a l’ecomuseo francese, al quale si rifanno le esperienze Telford nello Shropshire. Il museo si sviluppa su circa successive maturate in altri Paesi europei, pur con ca- sei miglia quadre nel cuore della regione, è incentrato ratteristiche diverse tra loro, dettate dalle diverse realtà sulla località di Coalbrookdale. nazionali. Secondo Riviere l’ecomuseo «è uno specchio Verso la metà del Novecento, in un’atmosfera di sempre dove la popolazione si guarda, per riconoscersi in esso, crescente interesse nel campo dell’archeologia indu- dove cerca spiegazioni del territorio al quale è legata, striale, l’architetto Ceri Griffiths, uno degli ideatori unite a quelle delle popolazioni che l’hanno preceduta, delle new towns inglesi, dopo aver visitato il museo nella discontinuità o nella continuità delle generazioni. scandinavo di Skansenvolle ripropose la costruzione di Uno specchio che la popolazione tende ai suoi ospiti, per un analogo museo in questa vasta area. farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, Nel 1973 il museo fu aperto al pubblico. Si articola dei suoi comportamenti, della sua intimità»7. intorno al famoso ponte di ferro Ironbridge, eretto nel Lo studioso francese promosse negli anni Sessanta una 1779 e costruito interamente con la ghisa che si fondeva serie di musei all’aperto. Il museo così concepito, lonta- nella fornace di Coalbrookdale, dove è stata organiz- no dal concetto di contenitore di oggetti provenienti da zata una sezione dedicata alla tecnologia di fusione del altri ambienti, si rivolge alla conservazione dei manufatti ferro. Affiancato al museo è il Long Warehouse, dove si presenti nei luoghi e tende a limitare le ricostruzioni trovano una biblioteca e la Elton Collection, una vasta all’indispensabile. Tale impostazione differisce note- collezione di oggetti di arte industriale, fotografie, libri, volmente da quella attuata ad esempio nel Museo di stampe. L’Ironbridge Institute, collegato all’Università di Ironbridge, presso Telford, nell’Inghilterra meridionale, Birmingham, organizza dei corsi post-laurea o di diplo- dove interi complessi urbani risultano ricostruiti e vi si ma in Gestione dei Musei e sull’Archeologia industriale, possono trovare delle costruzioni provenienti da altri testimonianza questa del valore didattico e culturale che il museo ha assunto.

6 Dal documento introduttivo del direttore dell’European Museum of the Year Award Kenneth Hudson in Ferrara 1993. 7 Citazione di George Henri Riviére in BASSO PERESSUT 1985, p. 185. 8 Parafrasando la «città dei segni» (CALVINO 1996).

19 Il Museo, che ha ricevuto nel 1977 il Premio Europeo quale non condivide il principio organizzatore e, prose- per il migliore Museo dell’Anno, possiede molto di ri- gue la trattazione confrontando due diverse esperienze costruito perchè essendo rimasti pochi stabili in buone museali una australiana e l’altra scozzese che sviluppano condizioni, i progettisti hanno voluto ricreare l’atmosfe- una tendenza contrapposta a quella di Beamish. ra del villaggio industriale settecentesco riproducendo Bennett ricorda che i musei vengono aperti a tutti alla imitazioni perfette degli originali. La ricostruzione ha fine dell’Ottocento, con l’intento di educare, tramite in parte falsato l’ambiente originale: si mostra princi- l’allestimento di esposizioni di oggetti senza però fare palmente l’aspetto folcloristico degli ambienti, senza riferimento al contesto in cui gli oggetti stessi erano stati far emergere le condizioni disumane dei lavoratori e la utilizzati, secondo il critico «… Si può dire che finora realtà sociale del luogo. il folklore sia stato studiato prevalentemente come ele- Le visite, organizzate attraverso percorsi specifici dedi- mento “pittoresco” (…) occorrerebbe studiarlo invece cati a giovani famiglie con bambini, alternano luoghi di come “concezione del mondo e della vita». visita a pubs, ristoranti e negozi, evitando di focalizzare Il North of England Open Air Museum di Beamish, l’attenzione su aspetti che i bambini, a giudizio dei inaugurato negli anni Settanta, è stato il primo Museo progettisti, non comprenderebbero. Un siffatto museo, all’Aria Aperta dell’Inghilterra ed ha ricevuto un’in- visitato prevalentemente da scolaresche, necessitereb- fluenza notevole da parte dei suoi predecessori, primo be anche di strutture didattiche capaci di stimolare gli fra tutti il Museo di Skansen. interessi dei giovani visitatori (videoteche, ludoteche, All’interno del museo due audiovisivi proiettati con- tematiche dove gli stessi studenti potrebbero cimentarsi temporaneamente illustrano la storia del territorio, nella costruzione di macchinari simili a quelli reali). l’uno seguendo le ere geologiche, l’altro attraverso la Il museo di Ironbridge rappresenta comunque un episodio storia degli abitanti. Il commento all’audiovisivo viene molto importante e fra i più discussi nel campo dei musei fatto dapprima da una voce distaccata, senza inflessioni all’aperto. Molti sono i saggi che i critici inglesi hanno dialettali, poi quando il filmato racconta la vita degli dedicato a questo museo, alcuni di essi di tono polemico, abitanti ed altri aspetti strettamente legati alla zona, la altri elogiativi, certo è che quella di Ironbridge è un’espe- voce è quella di una persona del luogo con l’accento rienza concreta di ecomuseo che funziona e che registra della regione in oggetto. puntualmente un bilancio più che soddisfacente. Secondo Bennett il passato viene rievocato con un ec- Il Gorge Museum costituisce forse un episodio ecces- cessivo sentimentalismo, non facendo emergere affatto sivamente ludico e rappresentativo più che della storia la vita di coloro che abitavano gli edifici, dei quali si di un territorio, di un business. mostra l’evoluzione dell’arredamento come fosse un Secondo il critico inglese Bob West (LUMLEY 1989, p. fatto causato semplicemente da un cambiamento del gu- 43) il Trust, ben consapevole delle esigenze del mercato sto avvenuto negli anni, senza invece porlo in rapporto e quindi del vantaggio economico insito nell’attività di con il cambiamento sociale all’interno della famiglia. La confezionare e vendere la storia (le spese di gestione maggior parte degli edifici presenti nel museo provengo- vengono coperte con le entrate che non solo derivano no, anche in questo caso, da altre parti dell’Inghilterra, dagli incassi delle biglietterie, ma anche dal notevole stravolgendo il contenuto legato all’identità locale ed mercato di souvenir), non vede alcun contrasto «tra il alla storia peculiare del territorio. fatto di esporre il passato come pezzo da museo e quello L’Hyde Park Barraks di Sidney, come Beamish, vuole di venderlo come bene di consumo». ritrarre la vita quotidiana con l’intento di ricostruire Nella visione di West addirittura l’economia reale della la storia della città, mostrando di essa anche la parte zona risulta penalizzata dal confronto tra le attività non ufficiale, meno nota. La storia delle immigrazioni artigianali, i negozi ed i locali di ristorazione offerti in Australia è raccontata attraverso una serie di singole dal museo e quelli presenti nei paesi circostanti, senza vicende, le quali incitano ad una riflessione critica sui dubbio meno attraenti. rapporti fra condizioni sociali passate e presenti. La maggior parte degli edifici di Blists Hill (uno dei siti L’impostazione alla base dell’Hyde Barraks si differenzia interni al museo, secondo il progetto iniziale un parco da Beamish perché illustra ed esprime modi diversi di pubblico contenente oggetti industriali, in realtà poi concepire e rappresentare un popolo e la sua storia; ac- recintato e dotato di un biglietto di ingresso e infine canto ad episodi ben riusciti che mettono in risalto anche trasformato in un grande punto vendita costituito da la versione meno ufficiale della realtà sociale, rimangono una serie di negozi) sono stati “recuperati “ in luoghi più comunque alcuni aspetti ancora legati ad una visione o meno lontani, per contribuire alla costruzione di una museale del tipo di quella di Beamish: la storia sociale comunità industriale, che è il prodotto di un assembra- e culturale della città manca di un riferimento politico, mento di più edifici per lo più estranei al contesto locale, al quale collegare le usanze e tradizioni popolari. finalizzato ad offrire una visione del passato industriale Il People Palace di Glasgow, con una collocazione stra- “esteticamente” più attraente. tegica, in quanto situato nel cuore di Glasgow Green, È interessante esaminare anche altre realtà museali attra- centro culturale di Glasgow (luogo dal quale partirono verso la visione critica dello studioso australiano Tony le marce delle donne per il suffragio universale e dove Bennett che si occupa della politica dei musei e dei beni nacque il movimento sindacale), si distingue per la sua culturali in Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti. concezione: ospita in un solo edificio un museo, una Nel suo saggio critico (LUMLEY 1989, p. 75) sviluppa la galleria d’arte, un giardino d’inverno ed una sala da discussione sul ruolo “popolare” del museo con partico- concerti, è «un luogo di divertimenti e di istruzione lare riferimento a quello di Beamish in Inghilterra, del popolare al tempo stesso».

20 «Vecchie tabaccherie e foyer di cinema, storia della si giunge ad una definizione di “bene culturale” che stampa locale, interni di case che illustrano le diverse supera definitivamente il giudizio puramente estetico condizioni abitative della città, documentazione foto- della L. 1497, trasformando il “bene ambientale” in grafica degli scioperi dagli anni Venti agli anni Ottanta, “bene economico” con il passaggio dal concetto di “pae- dipinti di artisti locali che ritraggono episodi, protago- saggio”, con il suo valore preminentemente estetico, a nisti e capi dello sciopero dei minatori del 1984, carte quello di “territorio”, termine senza dubbio più denso da gioco di propaganda del movimento delle suffragette, di significati che racchiude in sé ogni aspetto della storia descrizioni dei raduni dei disoccupati negli anni Trenta (antropologia, geologia, natura, economia). fianco a fianco con il trionfo delle squadre di calcio Questi concetti furono inseriti nella L. 310/64, che non locali (…)». trovò, purtroppo, una concreta applicazione. I primi progettisti italiani di Ecomusei tengono ben La Carta di Venezia del Maggio 1964 estende l’idea di presente l’esempio del museo di Ironbridge, ma le monumento all’intero contesto urbano e paesistico, e esperienze che scaturiscono sono sempre mediate da un afferma l’importanza della tutela e valorizzazione anche profondo legame con la storia, talvolta forse a scapito di di entità (contesti ambientali, singoli monumenti archi- un soddisfacente riscontro economico che deve essere tettonici o interi centri urbani) che, pur non potendo necessariamente perseguito. essere definite “grandi opere” nel senso classico del L’Ecomuseo della Montagna Pistoiese è uno dei primi termine, costituiscono testimonianza di una civiltà. esempi di ecomusei in Toscana ed uno di quelli che forse Un ulteriore passo avanti in questo percorso si com- più marcatamente trae spunto dall’Ironbridge Gorge pie con il convegno Nazionale dell’ANCSA del 1971 Museum, anche per la similitudine tra i temi trattati: la quando il “bene culturale” si considera definitivamente tecnologia di produzione del ferro antecedente a quella come una risorsa. inglese. L’attività siderurgica, intrapresa in questa zona Con l’attuazione dei Piani Paesistici, resi obbligatori fin dal XVI secolo, ha lasciato a propria testimonianza dalla L. 431/85, si procede all’attuazione di una tutela numerose ferriere e forni fusori attraverso i quali poter organica del territorio, affidata ad enti, quali la Pro- rileggere la vita degli abitanti di queste montagne, incen- vincia, che meglio possono conoscere le esigenze e le trata attorno a questa produzione per molti secoli. caratteristiche del proprio territorio. I percorsi del museo sono integrati così da poter scoprire La Legge Regione Toscana 5/95 introduce poi il concetto del territorio sia gli aspetti produttivi che ambientali, di sviluppo sostenibile, considerando la realtà territo- sociali ed artistici, in modo differenziato secondo il li- riale un insieme organico di cultura, ambiente, storia ed vello di preparazione del visitatore (studente, studioso, economia: un grande serbatoio di potenzialità. turista…). La cultura italiana della “tutela” non si è tuttavia an- cora trasformata del tutto in cultura della “gestione” b) Il mutamento del significato di tutela nel percorso del bene stesso. Gestire il bene culturale significa non legislativo italiano solo occuparsi della sua salvaguardia, ma anche del suo Le due leggi del 1939 rappresentano il punto di par- ruolo all’interno della comunità, di ciò che ha rappre- tenza di questo percorso: la L. 1089 per la tutela dei sentato nel passato e di ciò che può rappresentare per monumenti di interesse storico ed artistico e la L. 1497 l’economia futura. e “bellezze naturali. Protezione e tutela sono i termini utilizzati nelle sud- c) La previsione dei Parchi culturali in Toscana dette leggi, in un’ottica puramente estetica, non adatta Il concetto di ecomuseo fu ritenuto, a cominciare dagli a definire la peculiarità di un territorio il cui valore non anni Ottanta, eccessivamente riduttivo per poter com- risiede nella visione pittorica che il paesaggio ci offre, prendere l’idea di Parco Territoriale che si andava deli- ma nella sua storia. neando e che tendeva a coinvolgere sempre di più la vita Del resto il termine “protezione” fa facilmente compren- della popolazione che gravitava intorno al territorio. dere come la legge stessa nasca da un atteggiamento, Si vuole creare centri di visita, ma anche trasformare, utile in quegli anni, che comunque non valorizzava attraverso un profondo processo di riqualificazione, le presenze ambientali e storiche del territorio, ma le un’intera compagine territoriale. proteggeva da eventuali abusi. Il Parco diviene “utile” agli stessi abitanti, rappresen- Con le due leggi si propone un concetto di tutela e tando l’inizio di un nuovo modo di concepire lo svi- dunque di museo, statico, tendente soltanto a custodire luppo economico di zone che potrebbero aver subito e preservare. Si hanno i primi sentori di un superamento le conseguenze di un sistema industriale fallito o di un di questa concezione verso la fine degli anni Cinquanta, terziario che non ha mai trovato un reale sviluppo e che con il dibattito scaturito in seguito al Convegno nazionale per questo devono riuscire ad innescare nuovi processi promosso dall’Associazione Italia Nostra – Firenze 1957 economici che si fondino su altre risorse. – durante il quale si affermò l’imprescindibilità esistente La comunità diventa soggetto attivo del Parco, intera- tra manufatto e ambiente in cui esso si colloca, rapporto gendo con esso attraverso iniziative sia economiche che questo ribadito nel Convegno Nazionale dell’ANCSA a culturali, che grazie al Parco possono concretizzarsi. Gubbio nel 1960, in cui si afferma anche la stretta cor- La rinascita economica si lega strettamente alle risorse relazione tra uso del territorio e sviluppo economico. territoriali, traendo la propria forza dalla peculiarità Grazie ai lavori della Commissione d’indagine France- del luogo. schini istituita alla metà degli anni Sessanta per appro- Si cerca di combattere quella “alienazione” che scatu- fondire il tema della tutela architettonica e ambientale, risce da ciò che Norberg Schulz definisce «perdita del

21 luogo», dal fatto cioè di non riuscire più ad identificarsi Silvestro dove gli scavi archeologici realizzati sotto la con quello che costituisce il nostro “ambiente di vita” direzione scientifica del Prof. Riccardo Francovich han- (NORBERG SCHULZ 1979, p. 166). no portato alla luce un villaggio risalente all’XI secolo Il centro catalizzatore di questo nuovo processo sarà una legato all’attività delle miniere della zona. All’interno nuova forma di istituzione rappresentata ad esempio dal del parco si trovano affiancate testimonianze che vanno Parco Culturale. dall’archeologia etrusca a quella medievale, a quella Il Parco Culturale viene così definito dal CLES (Centro mineraria di epoca più recente relativa allo sfruttamen- di ricerche e studi sui problemi del lavoro, dell’econo- to delle risorse del sottosuolo attuato durante la prima mia e dello sviluppo) negli studi effettuati per la regione metà del Novecento. Accanto alle presenze storiche, Toscana: «Per Parco si intende l’insieme delle risorse acquista un importante ruolo l’ambiente naturale ambientali e culturali che caratterizzano una deter- sia per quanto concerne le presenze di flora e fauna minata area e che vengono assoggettate ad interventi autoctona, sia per le trasformazioni che l’ambiente finalizzati a promuoverne la fruizione (…) e la produ- stesso ha subito a causa della lavorazione siderurgica zione di effetti economici a favore del territorio e della e mineraria: è un significativo esempio di come storia collettività in cui si localizza… con ricadute economiche antropica ed ambientale non possano essere studiate sia dirette che indirette (turismo, commercio, trasporti, separatamente. servizi in generale)… e il conseguente sostentamento L’attività mineraria è al centro del parco di Abbadia dell’occupazione soprattutto sull’indotto». Il suo con- San Salvatore (Siena) sul Monte Amiata, con le minie- tenuto specifico (CLES) dipende dalle tematiche nelle re di mercurio alle quali l’economia dell’area è stata quali si identifica la storia naturale, sociale e civile di strettamente legata dall’Ottocento fino alla fine degli ciascuna collettività (temi archeologici, ambientali, anni Settanta. di archeologia industriale, storici, letterari, tecnici, Dopo l’interruzione dell’attività estrattiva, squadre di scientifici…). addetti furono impiegati nella manutenzione dei pozzi Il parco (CLES) non é regolato da alcuna normativa e delle gallerie, fino ai primi anni Novanta, quando fu nazionale o regionale specifica di settore, rappresenta decisa la chiusura di molti di questi. La comunità locale comunque, ad esempio insieme al museo e al centro si è battuta per conservare l’intero patrimonio edilizio storico, una forma di offerta culturale in cui si sintetizza della miniera, non solo come documento storico, ma e si rende visibile lo sforzo di tutela attiva, salvaguardia anche perchè questo rappresentasse il volano del rin- e conservazione del patrimonio, realizzato congiun- novamento economico dell’area. tamente con i piani urbanistici comunali, il sistema Il Parco-Museo si sviluppa attraverso quattro livelli: regionale delle aree protette, i piani paesaggistici, il – il museo contenitore, con funzione didascalica e di sistema dei vincoli sui beni ambientali e culturali… orientamento alla conoscenza del sistema, che rimanda Non è necessariamente caratterizzato da una estensione al concetto tradizionale di museo; territoriale di rilievo, né da una perimetrazione dei – il museo territorio, costituito dall’ambiente interessato suoi confini. Non può essere progettato solo come area dall’attività della quale ci si propone di conservare il di musealizzazione all’aperto. Garanzie per risultati “segno”; duraturi – sia dal punto di vista culturale che econo- – il museo che vive, che si esplica in tutte quelle forme mico – possono derivare dall’ideazione di attività e che favoriscono l’unione tra la realtà ed il museo e che manifestazioni (spettacoli, mostre, convegni…), attività consente la comprensione dell’evoluzione sociale ed che mantengano alto il livello di interesse da parte economica del territorio; dell’utenza e riproducano la conoscenza delle carat- – il museo come centro di studio e ricerca, per il quale teristiche storiche e culturali locali (azioni educative, si rende necessario il collegamento con l’Università. didattiche, informative). Nella scelta del Parco-Museo è implicita la scelta di Ad esempio, nell’organizzazione del Parco Culturale del creare un museo aperto alla città ed al territorio, valoriz- Maestrazgo-Teruel in Spagna presso Molinos, un impor- zando la funzione di spazio pubblico e spazio urbano di tante ruolo è stato giocato dalla popolazione locale, per relazioni. Le relazioni spaziali che connettono il museo valorizzare il patrimonio fisico, culturale, archeologico al territorio circostante sono garantite in particolare da legato a questo territorio a favore della rinascita cultu- quattro accessi, mentre i percorsi interni, organizzati in rale ma anche economica dell’area. Collegata al parco è una rete, vengono suddivisi in sotto-sistemi ognuno dei stata creata una scuola-laboratorio, dove i giovani pos- quali corrisponde ad una determinata fase del processo sono seguire corsi di formazione professionale triennali produttivo o ad una specifica funzione espositiva. in carpenteria, ebanisteria, falegnameria e lavorazione I “vuoti” importanti del museo sono costituiti dal parco della pietra, in modo da non perdere radicate tradizioni della memoria e dal piazzale della memoria, risultati locali, facendone un’occasione di lavoro concreta. Nel dalla recente demolizione di buona parte dei fabbricati Parco operano anche alcune cooperative che si occupano industriali. È proprio sull’assenza di importanti fram- del riordino degli archivi locali. menti del passato che si è cercato di ricostruire il valore Due tra gli esempi toscani attualmente più significativi simbolico e documentario di questi “spazi della memo- nel settore dei Parchi Culturali sono senza dubbio ria”. In questo nuovo contesto, il parco della memoria, quello di Campiglia Marittima e quello di Abbadia San che un tempo era un luogo pulsante di energia umana, Salvatore. percorso da nastri trasportatori e tubazioni, oggi vuoto, Il primo, che si sviluppa nel comune di Campiglia Ma- assume un’atmosfera desolata, ma anche suggestiva al rittima (Livorno), ha come suo fulcro la rocca di San pari di una rovina.

22 1.4.2 Il Tema e lo scopo del Parco Sono state raccolte le Norme Tecniche di Attuazione della Variante Generale, indicazioni per la formazione Sulla base dei tre concetti chiave brevemente accennati è dei percorsi ciclabili urbani e nel territorio aperto, stato prodotto un masterplan a cura del Prof. Riccardo 9 nonché informazioni per la formazione di aree e per- Francovich sulla «continuità e discontinuità tra Città corsi pedonali, monumenti e testimonianze dell’opera antica e Città Moderna come chiave di lettura per la dell’uomo nel territorio aperto; norme sulle cave, comprensione del territorio tra Roselle e Grosseto e la studi con finalità di tutela naturalistica; Criteri per la valorizzazione delle sue vocazioni». formazione del parco archeologico di Roselle; Criteri Lo scopo del “parco culturale” era evidentemente quello per la risistemazione dei nuclei di servizio esistenti nel di evidenziare e rendere leggibili i segni dei fenomeni territorio aperto; indicazioni sulla frazione di Roselle; storici che troviamo ancora marcati nel paesaggio ur- criteri per la sistemazione delle nuove aree termali; bano e rurale del grossetano. sono stati esaminati tutti gli elaborati della variante Si è pensato ad una realizzazione per fasi partendo dalla al PRG ai sensi della L.R. 64/1995 (allora in fase di costituzione dei sette itinerari “attrezzati” con unità revisione); i dati sul Parco del Fiume Ombrone; è informative, soste attrezzate e luoghi di visita. stata effettuata una vasta indagine catastale sull’area Un parco “non tradizionale”, “immediatamente rea- del “parco diffuso”; sono stati reperiti anche elementi lizzabile”, libero dagli iter burocratici dell’istituzione conoscitivi “puntuali” sull’area del Parco in area pub- e della gestione. blica: le ex terme di Roselle (Leopoldine); i progetti in corso (progetto di ristrutturazione e restauro ex 1.4.3 La fase conoscitiva terme di Roselle – maggio 1996)12; la rivalutazione dell’osservatorio astronomico di Casette di Mota; le La proposta di un parco “sostenibile” anche dal punto principali iniziative promosse dall’AMSA a partire di vista del finanziamento, doveva necessariamente dal 1993; è stata effettuata l’analisi dei problemi delle passare attraverso una “fase conoscitiva” ampia e mul- strutture pubbliche utilizzabili nel progetto di parco e tidisciplinare10. la valutazione del potenziamento delle attività svolte; Per questo motivo sono stati raccolti dati statistici sul le forme di promozione e di finanziamento; sono stati turismo, sulle tendenze in atto a livello italiano, sul turi- presi in esame anche elementi conoscitivi puntuali smo ed ambiente, sullo sviluppo sostenibile, sul turismo sull’area del parco di proprietà privata quali il centro termale (vista la potenziale realtà termale dell’area), sul culturale ed artistico per lo studio delle arti e dei me- passaggio dal termalismo al turismo della salute (parco stieri e uso della lavorazione della pietra in località “le ecologico-termale) (BECHERI et alii 1995b; CINGOLANI Morelle”13, le cave di Roselle, la cava di Mosconcino, 1995; GRIMALDI, VALENTI 1995). la cava Massai-Brizzi14; la cava Buca dei Lucchesi e Sono stati presi in considerazione alcuni aspetti eco- la cava Terrazzieri15; i progetti in corso sulle cave di nomici gestionali: l’occupazione turistica (analisi ai Roselle16; sono state raccolte proposte di intervento in diversi livelli di aggregazione); il mercato e l’imprese armonia con la filosofia del “parco” quali ad esempio del turismo (Azienda Italia ed alcuni dati sul Comune di le relazioni su aree di interesse speleologico con la pre- Grosseto) (BYWATER et alii 1995), Cenni sulla telematica visione di interventi immediati, transitori ed usi futuri applicata al turismo (FORMATO, MONGELLI 1995); L’at- delle Grotte, del pozzo delle malebolge, del piazzale, tività di formazione (BECHERI et alii 1995a); l’offerta 17 sulla cava dei Terrazzieri . variegata della Provincia di Grosseto (BECHERI, GAMBASSI La vasta fase conoscitiva, appena accennata, era sup- 1993); i flussi turistici (domanda ed offerta del Comune portata da un’ampia ricerca in campo storico18 ed di Grosseto)11; è stata effettuata una schedatura delle archeologico19 che forniva al masterplan lo “spessore unità ricettive presenti nell’area del “parco” e anche culturale” e la “forza propositiva” che si è sostanziata degli interventi e delle proposte progettuali che inte- nei sette percorsi di visita (fig. 1.4). ressavano l’area oggetto del masterplan. Più precisamente sono stati rilevati elementi conoscitivi di carattere generale quali l’ambiente naturale della 1.4.4 Il masterplan piana grossetana e la sua evoluzione (STEA, TENERINI La proposta del masterplan si basa su una realizzazione 1996); sono state raccolte tutte le “carte tematiche” progressiva nel tempo. I primi interventi per “velocità sul territorio, raccolti dati sul telerilevamento (PIERI, di realizzazione” ed “efficacia di valorizzazione” sono PRANZINO 1993). ovviamente i percorsi visita che possono essere oltretutto facilmente finanziabili anche localmente (Amministra- zioni pubbliche, Banche, Agriturismo, ecc.). 9 Il progetto è stato commissionato dall’Amministrazione comunale di Grosseto al Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena, sotto la direzione scientifica di Riccardo Francovich (1998). 12 10 Progetto Arch. Luigi Bernardi. Hanno partecipato alla realizzazione del progetto: Jamie Buchanan 13 e Stefano Sagina (Masterplan); Stefano Sagina (Elementi conoscitivi Progetto Arch. Maurizio Bernazzi. e fattibilità); Roberto Farinelli (Ricerche storiche); Carlo Citter 14 Progettisti Ing. Liciano Lotti e Ing. Gaetano Zanchi. (Ricerche archeologiche); Floriano Cavanna, Silvia Damiani, Maria 15 Progettisti Ing. Liciano Lotti e Ing. Gaetano Zanchi. Chiara Goracci (Ricognizioni archeologiche); Elena Micheloni, Giu- 16 Progettista Ing. Farncesco Serena. lia Ridolfi e Vanessa Turchi (Collaboratrici fase conoscitiva); Maria Grazia Celuzza e Rossana Chionsini (Referenti dell’Amministrazione 17 Società Naturalistica Speleologica Maremmana (“Gruppo Ametista”). comunale di Grosseto). 18 Effettuata da Roberto Farinelli. 11 Elaborati per il periodo 1990-1996 da Giula Ridolfi. 19 Effettuata da Carlo Citter.

23 fig. 1.4 Tavola 5 di progetto – Variante al PRG (ai sensi L.R. 64/1995 Art. 1 e Art. 3 comma 8).

L’apparente semplicità di realizzazione non deve però Medicea, allora unica sede del Dipartimento di Archeo- far perdere la determinazione necessaria per conseguire logia presso il Polo Universitario di Grosseto. un consenso ed una volontà politica favorevole all’idea Oggi la testa del sistema è stata realizzata presso la sede progettuale ed una gestione del parco diffuso, che si delle Clarisse ed è costituita dal Museolab (figg. 1.6-7). deve necessariamente appoggiare a figure professionali Sinteticamente si riportano le attività pensate nei quattro altamente qualificate. In questo senso viene spontaneo nodi di valorizzazione: il riferimento al Corso di Laurea in Conservazione Comunicazione Gestione Beni Archeologici di Gros- Ex terme Leopoldine in cui si prevede la realizzazione del seto. Fondamentali sono anche le sinergie con altre – Centro visite e documentazione; figure professionali quali ad esempio le guide ambientali – Una sezione introduttiva al parco; escursionistiche. – Gli uffici front desk ed organizzazione visite guidate; Si ricorda infatti che il masterplan propone un “parco – Un piccolo museo reale e virtuale; culturale” con un tematismo prevalente, in questo caso – Una mostra multimediale con aggiornamento scavi storico-archeologico, ma che sono presenti sul territorio archeologici; anche altri tematismi tra cui non è da sottovalutare nel – Souvenir; nostro caso quello afferente al “paesaggio”, alla “visibi- – Caffetteria; lità”, al “patrimonio architettonico” ed al “patrimonio – Servizi igienici; storico culturale” (fig. 1.5). – Servizio autobus Grosseto-Roselle coordinato con il Museolab; Le “porte di accesso” del Parco – Servizio navetta locale; Quattro sono le porte di accesso al territorio del parco. – Pannellistica di sintesi. Si tratta di strutture di proprietà pubblica che si trovano La struttura delle Terme Leopoldine, di proprietà pub- all’interno dell’area oggetto di valorizzazione. La testa blica, costituisce la naturale porta di accesso al territorio del sistema nel progetto del mese di aprile 1998 era dall’abitato di Roselle. L’intervento di ristrutturazione prevista nelle casette cinquecentesche della Fortezza ne rende possibile un immediato impiego (fig. 1.8).

24 fig. 1.5 Tavola 6 di progetto – Dal masterplan alla fattibilità.

Scavi della città etrusco romana di Roselle “da progettare in coordinamento con la Soprintendenza per i Beni Archeologici” – Centro visite ed informazioni; – Centro di documentazione: Produzione materiale informativo e divulgativo; Documentazione sul territorio e le sue trasformazioni; Documentazione sui siti archeologici e storici; Promozione di attività di ricerca ed eventi culturali; – Valorizzazione dello spazio antistante la biglietteria attuale; – Realizzazione area sosta attrezzata con Biglietteria e Souvenirs; – Ufficio guide turistiche; – Ristorante; – Servizi igienici – Magazzino, autorimessa; – Alloggio guardiani; – Servizio navetta; – Pannellistica di sintesi. fig. 1.6 Il Museolab.

25 Osservatorio astronomico (fig. 1.9) – Intervento di ristrutturazione; – Attività ed iniziative dell’associazione astrofili; – Centro informazioni; – Centro di documentazione; Produzione materiale informativo e divulgativo; Documentazione sul territorio e le sue trasformazioni; Documentazione sui siti archeologici e storici; Promozione di attività di ricerca ed eventi culturali; – Mostre multimediali di astronomia; – Osservazione diretta degli astri dal telescopio; – Sezione didattica: “il cielo dagli Etruschi al medioevo”; – Pannellistica di sintesi. Casa Chiarini (per turisti abituali) – Piccolo centro espositivo; – Centro documentazione ed informazioni; – Piccolo parcheggio scambiatore; – Servizio navetta; – Souvenirs: – Bar ed area sosta attrezzata (pic nic); – Pannellistica di sintesi. Le aree di scavo fig. 1.7 Il Museolab – Costituisce a Grosseto la testa del Quattro sono anche le aree di scavo realizzate in quattro “parco della città diffusa”. fasi successive: Mosconcino (Area di scavo Fase 1) Si prevede la realizzazione di: – Programmazione attività di survey e scavo – Individuazione area e primi allestimenti; – Punto informativo e documentazione (struttura prov- visoria da realizzare in fase di scavo archeologico); – Visite guidate; – Punto panoramico e Punto di sosta attrezzato; – Fermata navetta; – Ponticello in legno sul canale Salica; – Pannellistica di sintesi. Moscona (Area di scavo Fase 2) Si prevede la realizzazione di: – Programmazione attività di survey e scavo – Individuazione area e primi allestimenti; fig. 1.8 Ex Terme Leopoldine. Pianta piano terra; Pianta – Punto informativo e documentazione; piano primo. – Visite guidate; – Punto osservazione attrezzato; – Torre temporanea veduta sugli scavi (struttura prov- visoria da realizzare in fase di scavo archeologico); – Pannellistica di sintesi. Villa romana e cimitero longobardo (Area di scavo Fase 3) Si prevede la realizzazione di: – Programmazione attività di survey e scavo – Individuazione area e primi allestimenti – Punto informazioni e documentazione (struttura prov- visoria da realizzare in fase di scavo archeologico); – Visite guidate; – Pannellistica di sintesi. Area delle Morelle (Area di scavo Fase 4) Si prevede la realizzazione di fig. 1.9 Osservatorio astronomico. – Programmazione attività di survey e scavo

26 – Individuazione area e primi allestimenti; – Punto informazioni; – Centro di documentazione: Produzione materiale informativo e divulgativo; Documentazione sul territorio e le sue trasformazioni; Documentazione sui siti archeologici e storici; Promozione di attività di ricerca ed eventi culturali; (struttura provvisoria da realizzare in fase di scavo archeologico); – Visite guidate; – Pannellistica di sintesi. Interventi di riqualificazione nel centro abitato di Roselle Ex terme Leopoldine: Porta di accesso del territorio Piazzetta di fronte alle Terme Leopoldine: Pedonaliz- zazione Collegamento in quota con il nuovo stabilimento termale Struttura noleggio biciclette fig. 1.10 Abitato di Roselle. Servizio navetta (Area del parco) Servizio autobus (Roselle-Grosseto) Nuovo stabilimento Termale: Struttura da ridefinire visitatore con ordine, con un tematismo coerente e con progettualmente professionalità. (Possibilità di realizzare un parco termale) Partire ad esempio dal Museolab con un percorso (Collegamento con le Ex terme Leopoldine) calibrato sul visitatore che viene accompagnato da Cava Brizzi-Massai: Possibile area di riqualificazione personale specializzato a ripercorrere i segni di storia del centro abitato con un tema “vicino” agli interessi od alla sensibilità del Podere Serpaio: Intervento ristrutturazione visitatore stesso, individuati proprio durante la visita al Recupero della struttura già utilizzata dalla Soprinten- Museolab costituisce sicuramente uno degli obbiettivi denza del sistema. Sottopasso della strada statale Senese Ingenerare ad esempio l’interesse per andare a visitare La Viabilità e parcheggi il Parco della Maremma dopo aver visitato Moscona significa mettere in atto delle sinergie che fanno bene La viabilità e i parcheggi costituiscono un tema fonda- al “marchio Maremma” che è fatto di archeologia, mentale per la realizzazione del progetto di valorizza- architettura, natura, patrimonio storico, culturale, zione. Alla base della “fruibilità” di questa area della enogastronomico, ecc. “città diffusa” vi é l’istituzione di un “servizio navetta” La condizione ottimale di visita é quella di arrivare in che consenta l’accesso agli itinerari senza avere poi il prossimità del nuovo stabilimento termale, in aderenza problema di tornare a piedi, alla fine di un lungo per- alla “Casa Passerini”, in auto, parcheggiare nel capiente corso, al punto di partenza. parcheggio realizzato dall’Amministrazione Comunale Ovviamente l’istituzione di un servizio navetta costitui- su terreni di sua proprietà, attraversare il Salica e quindi sce già una fase più “evoluta” rispetto alla realizzazione raggiungere la principale porta del territorio oggetto dei sentieri di visita ed i relativi pannelli di supporto, di studio che é costituita dalle “Ex terme Leopoldine”; che vedremo in seguito, e che costituisco invece il primo quindi, prese le necessarie informazioni a detto centro punto dell’ipotetico cronoprogramma dei lavori. visita e documentazione, accedere agli itinerari scelti Di seguito viene ipotizzata una situazione ottimale di avvalendosi del servizio navetta che parte proprio fruizione per quanto riguarda la viabilità ed i parcheggi. nelle immediate vicinanze, se non addirittura, per de- Situazione che potrà essere realizzata soltanto quando congestionare l’unica piazza di Roselle, direttamente l’idea progettuale del masterplan si sarà trasformata in dal parcheggio al di là del Salica. In quest’ultimo caso un vero e proprio “sistema di valorizzazione”. Non è si renderebbe opportuno realizzare il collegamento in pensabile infatti portare avanti un’idea di “parco cul- quota tra parcheggio e centro visite. turale” senza collegarsi ad altre “iniziative” presenti o La “viabilità di progetto” dunque ruota tutta intorno da sviluppare in modo coerente sul territorio. Questo alla istituzione del servizio navetta quantomeno nei non solo da un punto di vista del ritorno economico ma periodi di maggiore affluenza, ovvero quelli che vanno anche in coerenza con lo stesso concetto di “territorio da aprile-maggio a settembre-ottobre. Nel caso in cui il dei segni”. Ad esempio dal punto straordinario di os- parcheggio precedentemente ricordato non venga imme- servazione quale è il Tino di Moscona, è fondamentale diatamente realizzato, una valida alternativa potrebbe capire le relazioni che ci sono tra la storia del territorio essere individuata in quello esistente lungo la rosellana, di Grosseto ed il Fiume Ombrone, tra lo sfruttamento in mano sinistra procedendo per circa trecento metri in delle saline di Castiglione della Pescaia e quelle di Torre direzione scavi Roselle. Questo consentirebbe, in ogni Trappola nei pressi di Bocca d’Ombrone. Sono tutti se- caso, di decongestionare l’area della piazza antistante gni di storia che devono essere indicati ad un ipotetico l’edificio delle terme.

27 Tornando al servizio navetta, questo consentirà una In ogni caso il problema della viabilità e dei parcheggi agevole fruizione di tutta la sentieristica effettuando sarà oggetto di modifiche ed approfondimenti, da fermate nei punti “chiave” (come riportati nella fig. effettuarsi durante le varie fasi di realizzazione della 1.4.7 di progetto in scala 1:10.000). sentieristica, evitando se possibile espropri ed eccessivi La stessa navetta, o un’altra, potrebbe collegare diretta- costi di realizzazione. Anche in questo caso é d’obbligo mente Bagno Roselle con il centro storico di Grosseto, il rimando ad una progettazione più avanzata: progetto in particolare con il Museo Archeologico ed il Cassero preliminare, definitivo e quindi esecutivo. delle mura (nel 1996 era in corso di restauro). Oggi ov- viamente al testa del sistema ideale non è più al Cassero Le ciclabili ma è costituita dal Museolab. L’uso della bicicletta può costituire una valida alternativa All’interno dell’area oggetto di studio la navetta effettue- all’istituzione del servizio navetta, oltre a rappresentare rà servizio tra Bagno Roselle e Roselle etrusco-romana un suo completamento. Per questo motivo sarebbe au- (capolinea); dall’altro lato collegherà Bagno Roselle e spicabile la realizzazione di una struttura per il noleggio l’Osservatorio astronomico sino all’altro capolinea in di cicli nelle immediate vicinanze delle “tre porte” di prossimità del “campo di Mario”, dove ha inizio il per- accesso all’area di cui trattasi (Terme Leopoldine, Casa corso di Moscona e quello ad anello intorno alla città Chiarini, Ingresso Roselle etrusco-romano). etrusco-romana di Roselle, da qui torna indietro passando Nella tavola 05, in scala 1:10.000, sono riportate le nuovamente dall’Osservatorio astronomico, costeggiando ciclabili previste dalla Variante al PRG ai sensi della LR le cave Terrazzieri e Sartiani sino a Bagno Roselle. 64/95 Art. 1 comma 4 e Art. 3 comma 8. Certamente potranno essere individuati tracciati e/o Nel presente lavoro prenderemo in esame separatamente fermate alternative, con l’inclusione al limite anche le piste per cicli ordinari e per mountain-bike. di “fermate su richiesta”; in particolare sarebbe inte- In pratica le ciclabili di cui alla tavola 5 si possono con- ressante riuscire a collegare il “capolinea di campo di siderare riferite ai cicli ordinari e sono sostanzialmente Mario” con quello di Roselle etrusco romana, chiudendo già utilizzate da una grande quantità di cicloamatori. in maniera logica un “anello” ed evitando il percorso Certamente non si tratta di ciclabili dotate di “sede pro- aggiuntivo che scorre in aderenza alle cave. pria” ma é da chiedersi se valga la pena, stante il carico Una valida alternativa per un’agevole fruizione dell’area di traffico che interessa l’area, realizzare una modifica é rappresentata dall’utilizzazione delle biciclette (esami- alla sede stradale per lo scopo. La risposta probabilmente nata al successivo paragrafo). é affermativa, ma un eventuale intervento non sarebbe Nei periodi invernali il servizio navetta potrebbe essere prioritario rispetto alla realizzazione di ciclabili che diradato se non addirittura eliminato. Questo compli- mettano in collegamento parti del territorio più vaste. La cherebbe non poco la fruizione dei percorsi, costringen- vicinanza con la città di Grosseto ad esempio, e l’esistenza do sempre il visitatore ad effettuare escursioni tenendo di un lungo tratto di ciclabile giustificano, in una prima in considerazione eventuali spostamenti “supplettivi” fase, il completamento del collegamento, sempre su sede 20 per tornare al punto di partenza . propria come nel tratto esistente, per proteggere il ciclista Nella carta dei progetti sono stati individuati alcuni punti dal traffico decisamente pericoloso della senese. di sosta per un numero contenuto di auto. Un parcheggio per una decina di posti esiste in prossimità della struttura I percorsi per cicli ordinari agrituristica del Podere Cerere all’inizio del percorso di Si diceva che detti percorsi sono esistenti, in prevalenza visita del Mosconcino. Altri posti auto possono essere su asfalto e sono ben evidenziati nella tavola 05 del realizzati parallelamente al senso di marcia, come avviene presente masterplan. per esempio attualmente in prossimità delle tombe etru- La bellezza dell’area in oggetto richiama una grande sche e dei punti ove é previsto il servizio navetta. Altri quantità di ciclisti, specialmente nel fine settimana. posti auto esistenti sono vicino alla biglietteria di ingresso Molti di questi, provenienti dal grossetano, hanno come all’area archeologica degli scavi di Roselle. Anche presso scopo il contatto con la natura piuttosto che il confronto Casa Chiarini si possono ricavare 3-4 posti auto, mentre agonistico, visto che i tracciati sono più “divertenti” all’Osservatorio astronomico dovrebbero essere realizzati che “difficili”, salvo alcune eccezioni. In pratica “l’area in area privata, previo accordi con la proprietà, situazio- vocazionale” del “ciclista tipo” potrebbe ben integrarsi ne questa che si verifica anche nei pressi di “Campo di con la logica del nostro intervento e potrebbe invogliarlo Mario” al capolinea della navetta. Facciamo cenno anche ad integrare la “passeggiata” in bicicletta con una gita ai posti auto che si potrebbero ricavare nelle aree delle naturalistica-storica-archeologica. Si tratta dunque cave una volta “bonificate”, magari con destinazioni d’uso di prevedere aree per il parcheggio delle biciclette in che ben si integrino con la logica del presente intervento. prossimità dell’inizio dei percorsi di visita. Ad esempio nel caso della cava in proprietà Chigiotti, A questi ciclisti si aggiungono ovviamente tutti quei potrebbe essere ricavata “un’area di sosta attrezzata” per fruitori dell’area che decidono di raggiungere Bagno coloro che percorreranno l’itinerario del Mosconcino; Roselle in “navetta” o di parcheggiare l’auto, per poi presso la Cava delle “Morelle”, si potrebbero prevedere affittare i velocipedi preferibilmente in prossimità del posti auto che incrementino l’esiguo numero di quelli centrovisita delle terme Leopoldine. disponibili nelle vicinanze di Casa Chiarini. I percorsi per mountain bike e le ippovie

20 Al rigurdo si rimanda ad uno specifico studio economico, che esula Un discorso a parte meritano gli utilizzatori delle moun- dal presente lavoro, per le decisioni in merito. tain-bike, poiché per definizione non hanno bisogno di

28 tracciati in buono stato di manutenzione, al punto che La sentieristica della città diffusa si presenta in teoria il problema opposto, ovvero quello I percorsi progettati per la fruizione del “Parco della di impedirne l’accesso a determinate zone. In effetti il Città diffusa” sono sette: limite alla “fruibilità” é costituito prevalentemente dalle capacità e dal grado di preparazione del ciclista, ma si é P.V.1 Il percorso Mosconcino-Canonica accennato al “problema opposto” nel senso che potrebbe P.V.2 Il percorso di raccordo tra Mosconcino-Roselle etrusco/romana verificarsi la necessità di non creare percorsi “misti” P.V.3 Il percorso ad anello intorno a Roselle etrusco/romana pedoni-ciclisti, in tal caso andrebbero posizionati dei P.V.4 Il percorso di Moscona sistemi di dissuasione sulla sentieristica progettata. Si P.V.5 Il percorso Case Laghi-Roselle etrusco/romana tratta comunque soprattutto di una “scelta” di carattere P.V.6 Il percorso Serpaio-necropoli-Roselle etrusco/romana “gestionale”, che esula dal presente lavoro. P.V.7 Il percorso a lunga distanza Istia-Roselle In linea di principio, stante la grande quantità di percorsi Il percorso di Mosconcino-La Canonica (PV1) fruibili in mountain-bike potrebbe essere corretto indivi- L’accesso al percorso può avvenire: duare addirittura una sentieristica ed una cartellonistica a) dall’area delle vecchie cave di marmo di Mosconcino, esclusive per questo tipo di attività (come avviene ad b) dalla struttura agrituristica del Podere Cerere. esempio nel progetto preliminare per la realizzazione delle ippovie che é in fase di stesura da parte dell’Am- In entrambi i casi il sentiero é facilmente raggiungibile ministrazione Provinciale), lasciando comunque percorsi parcheggiando il proprio mezzo in prossimità dell’agri- di tipo misto, cavallo compreso. turismo o utilizzando un servizio navetta che effettui le In una più ampia ottica di valorizzazione dell’area, con fermate in prossimità dell’ingresso della cava. riferimento specifico ai temi “mountain-bike” e “cavallo”, Il percorso, evidenziato nella cartografia di progetto potrebbero essere organizzati, quali iniziative promozio- con “PV1”, si articola intorno ai ruderi di una chiesa e nali indirette, delle competizioni agonistiche e non. di un borgo medioevale. Di seguito si individuano tre ippovie che costituiscono a) Accesso dalla cava abbandonata di Mosconcino tre percorsi a lunga percorrenza sul territorio. Il percorso ha inizio in prossimità del cancello d’in- Itinerario Ippovia A gresso alla cava dismessa, ove sarà posizionata una Dalla spiaggia vicino a Scarlino si percorre il litorale unità introduttiva contenente indicazioni generali sul fino alla Torre Civette, si risale passando sotto , parco archeologico oltre a informazioni sul percorso poi Vetulonia per dirigersi verso la zona protetta della PV1 (pendenza del sentiero, tempo di percorrenza, Diaccia Botrona21 e visitare i Resti Romani dell’Isola difficoltà, emergenze storico-archeologiche e quanto Clodia, si torna verso il mare e ci si addentra nella pineta altro necessario per soddisfare le esigenze conoscitive del Tombolo proseguendo fino al Parco dell’Uccellina e dei fruitori). alla Foce d’Ombrone fino alle prossimità di Roselle per Il cancello dovrà essere modificato per consentire il tornare poi verso il Parco e Talamone, si risale fino ai “passo d’uomo” e introdurrà al “percorso artificiale” centri etruschi e medioevali di Magliano in Toscana22. già esistente, ovvero l’argine del Salica che – come tutti Itinerario Ippovia B i corsi realizzati e mantenuti dal Consorzio Bonifica – ha un’area di pertinenza che varia dai tre ai quattro metri Dai Ruderi di Roselle si discende a , prose- che consente un’agevole fruizione. guendo per si segue il corso della Bruna Sarà necessario proteggere il tracciato, sino al punto in verso Nord fino al lago dell’Accesa, si riprende la Bru- cui raggiunge la Proprietà Marziale, con apposito para- na verso il mare per arrivare al Parco Archeologico di cintato in filagne di castagno quale dissuasore. La prote- Vetulonia23. Itinerario Ippovia C Partenza da Saturnia, luogo termale, si risale il Fiascone fino al Castello di Montepò e ai ruderi del Castello del Cotone, si percorre il Trasubbio fino al fiume Ombrone, dopo il guado del fiume ci dirigiamo ai ruderi Etruschi di Roselle per poi percorrere le colline fino a , sentiero Trekking lungo il Farma fino a Roccastrada24.

21 Corso di Laurea in Conservazione, Comunicazione e Gestione dei Beni Archeologici – Tesi di Laurea di Annalisa Bindi – Strategie per un Parco nel territorio del Comune di Castiglione della Pescaia. 22 Le località interessate: Scarlino, Vetulonia (Medioevo), Vetulo- nia (Etruschi), Diaccia Botrona, Pineta del Tombolo, Parco della Maremma, Parco della Maremma (Torre), Parco della Maremma (San Rabano), Foce dell’Ombrone, Roselle (1), Roselle (2), Roselle (Osservatorio astronomico), Talamone, Magliano in Toscana (1), Magliano in Toscana (2). 23 Le località interessate: Roselle (1), Roselle (2), Roselle (Osservato- rio astronomico), Batignano (1), Batignano (2), Montepescali, Lago dell’Accesa, Vetulonia (Medioevo), Vetulonia (Etruschi). 24 Le località interessate: Saturnia, Trasubbio, Ombrone (bonifica), Ombrone (Ponte Tura), Roselle (1), Roselle (2), Roselle (Osservato- rio astronomico), Paganico (1), Paganico (2), Paganico (3), Farma, Roccastrada, Roccastrada (Sassoforte). fig. 1.11 Il percorso di Mosconcino-La Canonica (PV1).

29 zione si rende necessaria stante il pericolo rappresentato ad anello che dalla cisterna, ove sarà ubicata una uni- dalla cava dismessa del Mosconcino (una “cava storica” tà introduttiva, si sviluppa tra i “resti” della prima e la cui utilizzazione é attestata sin dal Medioevo). della seconda cerchia muraria dell’incastellamento. Il In una fase successiva, secondo scadenze temporali percorso ovviamente sarà adattabile alle novità che e temi di progettazione coerenti con quelli del parco emergeranno dagli auspicabili scavi archeologici. archeologico sarebbe interessante realizzare nell’area Diametralmente opposta alla cisterna, alla metà del- della Cava di proprietà Chigiotti un’area di sosta at- l’anello, é ubicata la cava di Mosconcino, recentemente trezzata, dotata di parcheggi; si potrebbe “bonificare” messa in sicurezza dalla proprietà Chigiotti con apposi- la cava e successivamente sia utilizzare i volumi esistenti zione di rete protettiva. che prevederne di nuovi con destinazioni urbanistiche La pericolosità del luogo dovrà essere segnalata con ap- coerenti con l’area vocazionale del Parco, nel rispetto posita cartellonistica da collocare sulla rete, in modo da delle disposizioni regionali in materia di sistema delle rinforzare il potere dissuasorio della stessa. La cartello- aree protette (296/88). Ad esempio si potrebbe realizzare nistica dovrà essere realizzata con lo stesso “linguaggio” un laboratorio, un’area didattica, magazzini ed altro per grafico della cartellonistica del Parco. attività archeologiche di relazione ecc. Allo scopo ci si A questo punto si ha la possibilità di chiudere l’anello potrebbe avvalere di un’apposita variante al PRG come intorno all’abitato medioevale e tornare sui propri adeguamento al Piano Regionale di Attività Estrattive, passi, raggiungere il Podere Cerere, ovvero l’ingresso visto che dalla fase conoscitiva non sono emersi elaborati (b) che in questo caso funzionerà ovviamente da uscita. di questo tipo. Diversamente scendere in direzione del “ponticello” di Il percorso prosegue lungo il corso del Salica ai piedi legno ed accedere al percorso PV2 oppure ripercorrere a di Mosconcino sino ad arrivare in prossimità di una ritroso il percorso di visita sino all’ingresso (a). Il tratto “pompa a vento”, situata nel lato opposto del canale del percorso in discesa é piuttosto pendente, immerso Salica. nella vegetazione, caratterizzato da un fondo sconnesso. In questo punto si prevede la realizzazione di un pon- Per questo motivo si prevede un intervento di ripulitura ticello in legno, previo consolidamento al piede delle del sentiero utilizzando, se necessario, nei tratti con sponde del Salica, che consenta il collegamento con il maggiore pendenza, scalette e balaustre di sostegno in sentiero “PV2” ed il posizionamento di una sezione legno di castagno. introduttiva contenente tra l’altro una scheda sul “fun- b) Ingresso in prossimità dell’agriturismo Podere Cerere zionamento di una pompa a vento”. Il percorso pedonale “PV1” prosegue su un sentiero “di Lasciata l’auto in prossimità della struttura agrituristica del Podere Cerere, si troveranno unità introduttive ana- servizio” che attraversa l’oliveta di proprietà Marziale. loghe a quelle descritte al punto a) (unità introduttiva Si continua ad aggirare il colle del Mosconcino sino a contenente indicazione generali sul parco archeologico raggiungere l’unità introduttiva posta in località “La oltre che una introduzione al percorso PV1 quali la Canonica” sugli aspetti storici-archeologici-architet- pendenza del sentiero, tempo di percorrenza, difficol- tonici relativi ai “ruderi” della omonima chiesa. In tà, le emergenze storico-archeologiche e quanto altro questa unità si potrebbe dedicare una sezione ad aspetti necessario per soddisfare le esigenze conoscitive dei naturalistico-descrittivi e storico-naturalistici (es. l’olivo fruitori). e la storia; ecc. Il sentiero ha inizio da un cancello attualmente in ferro Si procede quindi in pendenza sino alla chiesa della che sarà realizzato al solito seguendo un tipologia con- Canonica ove sarà posizionata una unità introduttiva notante il parco archeologico (sono stati studiati anche più specifica sulla stessa. degli appositi schemi tipologici). I ruderi della chiesa sono interessati da opere provvi- Il sentiero costeggia i confini della proprietà Nati, sionali di sostegno – in legno – totalmente fatiscenti. protetto e delimitato in alcuni tratti, se necessario, da La fruizione quindi deve avvenire entro percorsi ben paracintare. Il sentiero di servizio procede in direzione studiati e segnalati, ricorrendo anche a palizzate di Roselle etrusco-romana sino ad una curva piuttosto protezione aventi altezza fuori suolo compresa tra 1,00 stretta che precede di poco la “Chiesa della Canonica” e 1,10 m, realizzate con pali di castagno. Si segnala in ove si ritroverà l’unità informativa di cui si diceva al ogni caso la necessità di effettuare il restauro ed il con- punto (a). Il percorso a questo punto procede percor- solidamento delle strutture in elevazione. Anche questa rendo a ritroso il tracciato già descritto nella parte (a) “operazione” é da considerarsi successiva e in ogni caso a cui ovviamente si rimanda. esula dal presente masterplan. Il percorso di visita prosegue sino ad incontrare a “T” Il percorso di raccordo Mosconcino-Roselle etrusco- quello proveniente dall’altro ingresso (b), in modo da romana (PV2) offrire la possibilità di scendere in direzione della Senese Si tratta di un percorso di collegamento tra il percorso oppure di continuare l’itinerario verso il luogo in cui si ad anello (PV3), il percorso (PV4) di Moscona, il trac- trovava la “Roselle del 1100”. ciato Case laghi-Roselle (PV5) e l’area del Mosconcino. Anche in questo punto verrà posizionata una sezione Riveste una notevole importanza da un punto di vista introduttiva. naturalistico ed é l’ideale per rileggere le relazioni sto- Si prosegue costeggiando un sentiero di servizio esistente riche ed archeologiche del nostro territorio, più volte sino ad un’antica cisterna addossata alla prima cerchia ricordate. muraria del castello medioevale. L’area interessata dai Al solito si tratta di un tracciato percorribile nei due resti dell’incastellamento é visitabile con un percorso sensi a seconda che si provenga dall’area di Moscon-

30 Sempre in aderenza alla proprietà Nuovo Poggione S.r.l, il tratto che segue sino alla pompa a vento con annesso abbeveratoio, in prossimità della quale verrà realizzata una passerella pedonale di collegamento in legno, é ca- ratterizzato spesso da una cospicua presenza di bestiame brado (vacche maremmane). Il bestiame, di proprietà Nuovo Poggione S.r.l. é tenuto a distanza dai visitatori tramite la recinzione del fondo chiuso, realizzata con filagne di castagno ad un passo di tre metri, rete Ursus della Baekert alta 1,80 m e doppio filo spinato Motto. In prossimità della pompa a vento, in proprietà Botarelli, sarà posizionata una unità introduttiva che potrebbe contenere anche indicazioni sulle vacche maremmane. È superfluo ricordare che la valorizzazione del territorio secondo i “principi-base” di questa progettazione ben si integra con azioni di carattere più strettamente econo- mico, come la valorizzazione-promozione-vendita dei prodotti tipici locali, la promozione di strutture ricettive esistenti, l’incentivo verso nuove attività quali la pro- fig. 1.12 Il percorso di raccordo Mosconcino-Roselle duzione di olio, vino od altri prodotti il cui “marchio” etrusco-romana (PV2). potrebbe richiamare l’identità dell’area come delineata nel presente progetto. Il percorso ad anello intorno a Roselle etrusco-romana cino o dall’area della città etrusco-romana di Roselle. (PV3) Nel primo caso il percorso parte in corrispondenza del Il percorso ha inizio dalla strada vicinale delle tre fonti ponticello in legno da realizzare sul canale allacciante all’altezza di un cancello che immette nella proprietà Brilli Salica, corre in aderenza al fondo chiuso di proprietà Marta; qui sarà ubicata un’apposita unità introduttiva. Il Nuovo Poggione S.r.l., nei terreni di proprietà della percorso procede lungo il sentiero recentemente “ripuli- Sig.ra Giuseppina Botarelli, proseguendo quindi nella to” ai margini dell’area boschiva, in aderenza al confine proprietà del Sig. Omero Catocci; si ricongiunge poi, in con altre proprietà, fino a raggiungere la proprietà di proprietà del Sig. Ettore Arrighi, all’anello del percorso Ettore Arrighi. Si incontra poi con il percorso PV7, in della città etrusco-romana di Roselle (PV3); il tutto per- prossimità della porta di accesso alla città etrusco romana correndo sempre ai margini le proprietà ricordate lungo di Roselle, sempre in proprietà Arrighi. Da questo punto, la recinzione del fondo chiuso di cui sopra. Il sentiero in cui sarà ubicata una unità introduttiva sull’abitato di é comunque particolarmente suggestivo se percorso Roselle, si potrà deviare verso la strada che conduce dalla città etrusco-romana alla Roselle del 1100, ovvero a Roselle così raggiungendo – seguendo un tracciato verso Mosconcino (in questo caso infatti il visitatore esistente sin dai tempi etruschi – l’ingresso al percorso percorrerebbe “fisicamente” il tracciato ideale che segna di visita PV7 (ove è prevista una fermata della navetta). il passaggio di potere tra le due località). Alternativamente, il percorso continua sino a raggiungere Il percorso, piuttosto pendente, é quasi totalmente l’itinerario PV2, collegandosi così al Mosconcino (si pre- fruibile, salvo un breve tratto ai confini della proprietà vede un’altra unità introduttiva, per evidenziare questa Arrighi e Catocci che necessita di lievi opere di “smac- seconda ipotesi). Secondo un’ulteriore terza soluzione si chiamento” e regolarizzazione del fondo del sentiero al può procedere sempre sul percorso PV2 – risalendo le fine di rendere più agevole la discesa. curve di livello e utilizzando una sentieristica in qualche Sono previste due unità introduttive nei terreni di pro- modo già tracciata – sino ad arrivare, ancora in proprietà prietà Catocci per fornire in particolare informazioni di Arrighi, di fronte alle mura di accesso alla città etrusco ro- carattere archeologico e storico sui resti dell’acquedotto mana di Roselle. Questo percorso corre in corrispondenza romano e sulla strada storica, “la strada detta antica”. della cinta muraria etrusca offrendo suggestive vedute Nel punto in cui si passa dalla proprietà Catocci alla panoramiche e risulta molto efficace per comprendere proprietà Botarelli esiste uno scalandrino che andrebbe le relazioni – nodali per la valorizzazione del “paesaggio preferibilmente sostituito con un cancellino in filagne di medioevale” – tra città, territorio e l’antico lago Prile. Si castagno secondo una tipologia simile a quella indicata può poi seguire un tracciato in discesa che riconduce al nella schedatura allegata, o quantomeno si dovrebbe percorso che scorre lungo la delimitazione di proprietà intervenire per migliorare le condizioni dello scalan- del Sig. Ettore Arrighi e procede sino al confine della drino attuale. Si accennava alla possibilità di realizzare Proprietà Nuovo Poggione S.r.l. un cancellino, poiché in questo ultimo tratto il percorso In questo crocevia verranno posizionate una unità in- è posizionato in un’area pianeggiante, ai margini dei troduttiva e le necessarie segnalazioni per evidenziare in campi lavorati, e consentirebbe quindi la realizzazione modo opportuno i possibili tracciati: il percorso PV2 che di un tracciato fruibile anche da parte di disabili, almeno procede verso Mosconcino, il tratto che va a chiudere sino a buona parte del sentiero PV1 del Mosconcino l’anello del percorso PV3. Nel primo caso si rimanda (che presenta analoghe caratteristiche) nella parte che alla descrizione del sentiero di visita PV2; nel secondo, il corre attorno al colle. percorso procede costeggiando la proprietà Nuovo Pog-

31 fig. 1.14 Il “Tino di Moscona”.

fig. 1.13 Il percorso ad anello intorno a Roselle etrusco- L’area del poggio di Moscona é un fondo chiuso. La romana (PV3). porzione di territorio interessata dal percorso che con- duce da Poggi di Mota a Moscona presenta due ostacoli gione S.r.l. in un tratto di rilevante bellezza paesaggistica, al passaggio del fruitore del parco: ancora in proprietà del Sig. Ettore Arrighi. Raggiunge 1) il pericolo dovuto alla presenza di bestiame brado, quindi il punto in cui é posizionata la fermata della na- può essere superato prevedendo – in fase di progetta- vetta (il cosiddetto Campo di Mario, nella proprietà della zione – apposite reti di protezione (come illustrato di Sig.ra Irma Cheli) e che costituisce l’entrata al percorso seguito) di Moscona, nei pressi della vecchia pompa a vento, in 2) il pericolo legato alla presenza di vipere, problema proprietà Nuovo Poggione S.r.l. Qui é prevista un’unità questo che va risolto prevalentemente indicando al tu- introduttiva, per la cui descrizione si rimanda direttamen- rista – anche durante le visite guidate – le precauzioni te al paragrafo sul percorso di Moscona (PV4). da prendere. Da quest’area si ha la possibilità di accedere alla sentie- Relativamente alla prima problematica, al fine della ristica che conduce sino all’osservatorio astronomico realizzazione della sentieristica di accesso alla “torre di (cfr. infra PV5). Moscona”, si deve mettere in sicurezza l’area fruibile Il percorso PV3 procede quindi fino a ricongiungersi alla dai turisti, sollevando al contempo la proprietà da ogni strada vicinale che collega la città estrusco-romana al Po- responsabilità, mediante realizzazione di apposite reti di dere Moscona. Anche in questo crocevia verrà posizionata protezione. Si prevede una adeguata recinzione lungo una sezione introduttiva contenente – tra le altre cose tutto il sentiero, che conduce dai Poggi di Mota a Mo- – informazioni sulla città etrusco romana e sulla presen- scona, fino a raggiungere una recinzione ad “anello” che za della “motta” che attualmente non é visitabile, ma è circonda e protegge dal bestiame brado la fortificazione auspicabile un suo inserimento nella sentieristica, previo di Moscona accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici. Si Il secondo problema, invece, riguarda una fase succes- prosegue poi lungo la strada vicinale (di cui sopra) sino a siva al presente progetto di fattibilità e sarà affrontato raggiungere l’ingresso alla città etrusco-romana di Roselle dai “soggetti” che si occuperanno della gestione della (dotato di parcheggio, servizi igienici, una struttura di sentieristica. guardiania dell’area archeologica, biglietteria d’ingresso). Il sentiero potrà essere fruibile soltanto in alcuni giorni Si ha quindi la possibilità di effettuare una visita guidata stabiliti di comune accordo tra la proprietà e l’Ammi- alla città etrusco-romana. Diversamente si procede lungo nistrazione Comunale e lungo il percorso dovrà essere la strada delle tre fonti sino a raggiungere, dopo aver su- previsto un sistema di cancelli, che renda possibile il perato varie tombe etrusche, il punto in cui è posizionata passaggio delle vacche maremmane nei giorni in cui il la prima sezione introduttiva che si è descritto, ovvero alla sentiero non é fruibile al pubblico. partenza di questo percorso (al solito, é possibile utilizzare Si evidenzia la necessità di effettuare la manutenzione ed il servizio navetta. In alternativa, la fattibilità-opportunità il restauro conservativo delle apparecchiature murarie, di tale servizio rimane da verificare, si ha la possibilità di in particolare della torre di Moscona, ma anche del raggiungere con proprio mezzo il parcheggio in prossimi- muro del ’15-’18, per proteggerle dagli evidenti stati tà dell’area di guardiania precedentemente ricordata ed di degrado. iniziare da questo punto, corredato di apposita un’unità Il percorso di visita ha inizio in prossimità del Campo introduttiva, il percorso di visita). di Mario (proprietà Catocci) dove si prevede la realiz- Anche questo sentiero può essere percorso in senso op- zazione di alcuni parcheggi paralleli al senso di marcia e posto, nel caso valgono ovviamente tutte le osservazioni una fermata per la navetta che fa servizio in un circuito fatte sino ad ora ma rilette a ritroso. che parte dalle terme leopoldine. Il percorso di Moscona (PV4) Dopo un breve tratto nella proprietà Catocci, in ade- Il territorio é di proprietà del Nuovo Poggione S.r.l. renza al confine con l’area della Nuovo Poggione S.r.l.,

32 fig. 1.15 Il percorso di Moscona (PV4). si raggiunge il cancello che introduce nella proprietà di possibili situazioni di pericolo dovute alla presenza di questa ultima. Tale cancello, in cattivo stato, deve essere bestiame brado. sostituito con uno in legno. Il percorso si sviluppa in aderenza alla macchia, con Passato il cancello, in aderenza alla recinzione (alta possibilità di “suggestivi inserimenti” all’interno della 180 cm), deve essere realizzata una ulteriore recinzione stessa, permettendo il passaggio in vicinanza ad una bella a distanza di circa due metri da quella esistente, in oliveta (sempre di proprietà Nuovo Poggione S.r.l.) e modo da proteggere i visitatori da possibili situazioni la veduta dell’insoglio dei cinghiali. Prosegue verso la di pericolo dovute alla presenza di bestiame allo stato strada che porta al pogettone per l’“abbeverata delle brado. La recinzione avrà le stesse caratteristiche di vacche” e la strada di servizio in aderenza alla recinzione quella esistente, più precisamente sarà realizzata con del fondo per il controllo del confine di proprietà. pali di castagno posti ad un interasse di circa tre metri Il tratto successivo é caratterizzato dalla presenza di un (oppure, data la natura del terreno, con pali di ferro muro a secco realizzato intorno al 1915-18 anche dai con doppia zincatura a caldo e verniciatura in colore prigionieri di guerra. La pietra era facilmente reperi- verde) e una rete tipo “Ursus Forte” alta 100 cm; so- bile “in situ”, data la presenza di numerose “lingue di pra la rete saranno posizionati due fili di ferro spinato breccia”. L’altezza varia da 1 metro a 1,40 m. In alcuni “Motto Bekert” a doppia zincatura, ad una distanza di tratti il muro é praticamente raso al suolo, in vari punti 10 cm l’uno dall’altro. In totale, si otterrà una “barriera sono presenti sia crolli meno “importanti” che recenti di protezione”, compresa la rete Ursus, alta 120 cm, “ricuciture” effettuate dai butteri della proprietà. Le anziché 180 cm come è l’attuale. pietre del muro originario sono accuratamente posizio- In questo tratto del sentiero risultano di particolare nate a cuneo realizzando una barriera di confine assai interesse una pompa a vento con fontanile, un abbeve- robusta, meno efficaci risultano gli interventi recenti ratoio, la presenza di vacche maremmane al pascolo e per ovvi motivi. di piante secolari. La vegetazione ha completamente ricoperto l’antico Attraverso il passaggio pedonale di cui sopra si rag- muro per vasti tratti, al punto che risulta difficile, at- giungerà un cancello di legno, con doppia apertura tualmente, percorrere il tratto del sentiero in aderenza (due teli da 2 metri ciascuno) posto parallelamente al all’apparecchiatura muraria. senso di marcia. In prossimità del muro corre una vecchia strada che Detto cancello sarà obbligatoriamente chiuso nei periodi portava alle carbonaie dismesse negli anni sessanta. Il di visita e sarà ubicato in modo tale da consentire alla fondo stradale, per mancanza di utilizzazione, si pre- proprietà, quando necessario, un agevole passaggio del senta assai compromesso. bestiame. Risulta chiara la necessità di effettuare un intervento Il cancello, una volta aperto a novanta gradi, “sbarrerà” di bonifica del sentiero di visita che si sostanzia nella il sentiero di visita, impedendo al bestiame di immettersi ripulitura del percorso. nel sentiero stesso. È necessario altresì effettuare la ricostruzione del Nel tratto che dal Campo di Mario raggiunge il muro muro a secco nei brevi tratti di crollo o delle piccole del ’15-’18, verrà realizzata una doppia recinzione con le ricuciture. stesse caratteristiche di quella di cui al tratto precedente. Una volta effettuata la bonifica del tracciato, sarebbe Lo scopo è sempre quello di proteggere i visitatori dalle interessante costruire, ove opportuno, delle piccole

33 “anse”, in modo tale che il visitatore possa scostarsi L’itinerario prosegue consentendo di effettuare la visi- leggermente dal tracciato rettilineo e godere della vi- ta alla torre di Moscona, che è protetta da un recinto sione di emergenze quali la strada delle carbonaie sopra posizionato ad una distanza di circa cinque metri dalle menzionata, le carbonaie stesse o una delle numerose apparecchiature murarie, in modo da consentire una “lingue di breccia”. Ad oggi, ovviamente, risulta diffi- buona veduta d’insieme dei resti. cile evidenziare nel dettaglio tali deviazioni, si rimanda La torre necessita di varie opere di consolidamento, che quindi ad un progetto di tipo esecutivo. ne garantiscano la stabilità, e opere di sistemazione inter- La recinzione anche in questo tratto, dovrà essere dop- na, per agevolare la fruizione. Verrà posizionata, in pros- pia, con le medesime caratteristiche di quella descritta ai simità della torre, una unità introduttiva con informazioni precedenti punti. Più precisamente una sarà posizionata di carattere storico-archeologico-architettonico. a monte del percorso, ad una distanza di circa due metri Nei pressi si sviluppa anche il borgo in cui si é indivi- dal muro del ’15-’18, l’altra sarà ubicata in prossimità duata, nel corso del sopralluogo, l’area produttiva. dello stesso sul lato opposto del percorso (a valle). Per le notizie storiche ed archeologiche si rimanda alle Anche in questo caso, é necessario ricorrere all’espe- apposite sezioni del presente lavoro. diente di una doppia recinzione del sentiero, poiché Per la descrizione del sito archeologico si rimanda alla lo sbarramento del muro non é sufficiente a frenare la sezione storica ed archeologica del presente lavoro. forza dirompente del bestiame brado in cerca di aree per In questa prima fase di progettazione della sentieristica, il pascolo, elemento questo che può essere constatato il borgo non verrà recintato e sarà fruibile soltanto se attualmente in vari tratti del percorso e che potrebbe accompagnati da guide abilitate. L’accesso avverrà dal provocare situazioni di pericolo per i visitatori. cancello, largo 4 metri, evidenziato sulla planimetria Il tracciato si svilupperà preferibilmente a monte del catastale con il n. 5. muro, in modo che sia possibile raggiungere la cresta – in All’interesse storico-archeologico che l’area suscita, si prossimità della torre di Moscona – dal lato della torre unisce la straordinaria bellezza del paesaggio, come stessa. Questo consentirà di lasciare inalterata l’apertura testimoniano le numerose riprese fotografiche. esistente sul muro, che prosegue ulteriormente in dire- Si suggerisce di effettuare unitamente ad una visita di zione sud-ovest, ad uso esclusivo del bestiame. carattere “specialistico” all’interno del borgo, un so- La costruzione di ‘scalandrini’, che colleghino o tratti pralluogo esterno che consenta di ammirare le cortine raddoppiati del sentiero o tratti di sentiero realizzati su murarie della recinzione e di capire, anche con l’ausilio di una unità introduttiva, le relazioni dell’incastella- lati opposti rispetto al muro, permetterebbe di avere mento con il territorio e gli altri manufatti architettonici vedute anche a valle del percorso di visita. presenti nell’area. Il tratto C termina in prossimità del sopramenzionato Suggestiva la veduta “paesaggistica” a 360° su tutta la cancello utilizzato per il passaggio del bestiame, in piana maremmana, che consente la lettura sul territorio prossimità del quale verranno realizzati altri due cancelli delle relazioni tra Grosseto Roselle e il Prile, tema chiave in legno. del presente intervento. Attraverso il passaggio pedonale, di cui sopra, si raggiun- In questo luogo si comprende la posizione strategica gerà il doppio cancello di legno, posto parallelamente che doveva avere l’incastellamento. Una volta effettua- al senso di marcia. Al solito, sarà obbligatoriamente to il restauro e consolidamento delle apparecchiature chiuso nei periodi di visita e sarà ubicato in modo tale da murarie, sarebbe interessante verificare l’opportunità consentire, quando necessario, un agevole passaggio del della realizzazione di una struttura lignea, che consenta bestiame. Una volta aperto a novanta gradi, “sbarrerà” di accedere alla sommità della torre. Nel frattempo si il sentiero di visita impedendo al bestiame di immettersi potrebbe costruire un punto di osservazione attrezzato sul sentiero stesso. dotato di apposita unità introduttiva. Il tratto finale del percorso ha inizio dall’apertura esi- L’altana, realizzata in legno e posizionata nel punto n. stente sul muro del 15-18, ove si trova il cancello in 7 della planimetria allegata, fornirà una veduta pano- legno originario. ramica sull’abitato di Roselle. Il sentiero risulta più agevole rispetto al tratto preceden- Anche in questo caso sarà possibile accedere all’altana se te. Si attraversano tratti di bosco in cui sono presenti accompagnati da guida abilitata, utilizzando il cancello, vari cipressi, piantumati a seguito dell’entrata in vigore di 4 metri, diametralmente opposto al cancello n. 5. della Legge Fanfani che, anche a causa di un habitat Il percorso di ritorno sarà effettuato ripercorrendo in naturale poco favorevole al loro mantenimento, rivelano senso opposto il tracciato sino ad ora descritto. un precario stato di salute e vari nidi di processionaria. Sarebbe interessante in futuro, previo accordo con i pro- Il percorso procede agevolmente fino a scoprire, im- prietari, prevedere anche un sentiero che da Moscona provvisamente, la imponente apparecchiatura muraria si ricolleghi al percorso PV1 del Mosconcino; in questo della torre di Moscona. caso il visitatore dovrebbe usufruire del servizio navetta Anche in questo caso é necessario bonificare il sentiero che lo ricondurrebbe al punto da cui è partito. Questo con un intervento simile a quello previsto nel prece- tratto di collegamento potrebbe essere facilmente atti- dente tratto, ma meno oneroso date le caratteristiche vato nel periodo giugno-settembre, dal momento che del sentiero stesso. in estate – essendo il bestiame accentrato a valle – non Anche in questo tratto si proteggerà il percorso con una sussistono problemi di sicurezza. doppia rete di altezza 1,20 m che si innesta direttamente Da valutare in un secondo momento, con la proprietà, sul “recinto” realizzato attorno alla torre di Moscona. la possibilità di fruire con visite a cavallo l’area di Mo-

34 scona. La realizzazione di un’ippovia ben si integrerebbe con i tracciati già evidenziati nell’apposita sezione di questo lavoro. Il Percorso di Casa Chiarini-Roselle etrusco-romana (PV5) Il percorso ha inizio dall’immobile di proprietà del- l’Amministrazione Comunale che, dopo un discreto intervento di ristrutturazione, potrebbe divenire un centro visite che abbiamo definito “fidelizzato”, nel senso che si rivolge a visitatori abituali dell’area. L’ac- cesso a Casa Chiarini, potrebbe avvenire usufruendo del solito servizio navetta, oppure con mezzi propri, compresa auto che può essere parcheggiata lungo la strada vicinale, parallelamente al senso di marcia. Suc- cessivamente potrebbe essere prevista la realizzazione di un parcheggio che in ogni caso non ospiterà più di una ventina di auto stante il carattere “riservato” di questo secondo accesso all’area. Infatti si potrebbe considerare come una sorta seconda “porta di acces- fig. 1.16 Casa Chiarini-Roselle etrusco-romana (PV5). so” all’area oggetto di studio. L’immobile, che una volta ospitava un frantoio di cui sono ancora presenti le tracce, potrebbe divenire un centro di esposizione temporanea, informazioni, al bivio di due percorsi di Il percorso PV5 prosegue ai piedi di Montebrandoli visita piuttosto lunghi. Il primo collega Casa Chiarini al attraversando l’area ove sono tracce di una villa ro- Bagno di Roselle scorrendo lungo il canale allacciante mana (sarà presente apposita unità informativa) sino a Salica, sino a raggiungere poi l’area di Mosconcino; ricongiungersi, dopo il Podere Giada alla strada vicinale, il secondo, di cui ci occupiamo in questo paragrafo, che costeggiando la cava Sartiani e cava dei Terrazzieri raggiunge l’osservatorio astronomico e si riallaccia al collega la strada dei Laghi all’osservatorio astronomico. sentiero che ruota attorno alla Roselle etrusco-romana. Il sentiero procede pedonalmente sulla strada a sterro Il tracciato, salvo un breve tratto iniziale, ripercorre servita anche dal servizio navetta, passa dal Podere Ro- una strada esistente ai piedi di Montebrandoli sino sellano sino a raggiungere l’osservatorio astronomico ove sarà ubicata un’altra unità introduttiva. Questa ad arrivare in prossimità dei resti di una villa Romana struttura, di proprietà dell’Amministrazione comunale, indicata al solito da apposita unità introduttiva. Dal- attualmente inagibile, diverrà un centro didattico inte- l’unità introduttiva del Poggino, si ha la possibilità di grando perfettamente le attività egregiamente svolte deviare verso il Poggio delle Morelle ove sarà presente dall’associazione astrofili AMNSA ed i tematismi del un punto di osservazione attrezzato. Per punto di os- presente progetto di valorizzazione. Il percorso prosegue servazione attrezzato non si vuole intendere un “luogo quindi su un tracciato esistente sino a raggiungere, nei privilegiato” di osservazione, nel senso che non esiste pressi del “campo di Mario”, la sezione introduttiva del un punto preciso da cui si possa percepire, godere il percorso di Moscona (PV4) e del percorso ad anello paesaggio, le relazioni con il territorio. Il rapporto tra attorno alla città di Roselle etrusco-romana (PV2) ai utente-natura é certamente personale, ma é necessario quali si rimanda. Al solito questo tracciato può essere cogliere l’occasione, a nostro avviso, per posizionare percorso in senso opposto, consentendo di raggiungere al termine di questa deviazione, una particolare unità l’Osservatorio astronomico al ritorno del percorso di introduttiva volta ad evidenziare gli aspetti paesaggi- Moscona o provenendo dall’itinerario di Roselle etru- stici, storici, archeologici, ricorrendo ad “eidotipi”, sco-romana. “schizzi” sul territorio, che facciano comprendere l’orografia del terreno, segnalino gli incastellamenti, Il percorso Serpaio-necropoli-Roselle etrusco-romana i cenni storici, le loro relazioni, le viabilità storiche, (PV6) gli aspetti naturalistici. In pratica il punto di vista Il percorso si attesta sulla strada vicinale delle tre fonti attrezzato (POA), é una particolare unità introduttiva e ripercorre la viabilità storica del territorio, la “strada ove sono concentrate maggiori informazioni, in una detta antica” riportata sulla canapina catastale ai fogli posizione che consente in modo particolarmente ef- nn. 41 e 42. ficace la lettura sul territorio delle “linee guida”, dei L’antico tracciato sarà opportunamente illustrato con “concetti chiave” che hanno promosso l’idea di “va- informazioni, in un’apposita unità introduttiva, sia di lorizzazione del paesaggio medioevale”. In particolare carattere generale (ricollegandosi ad uno dei temi-chiave questo punto é assai importante per capire le relazioni del progetto: la rilettura-valorizzazione del paesaggio tra l’area oggetto di studio e l’incastellamento di Istia, medioevale), sia sulle norme di comportamento, sia il controllo del fiume Ombrone. È oltretutto un punto relative agli altri percorsi visita, sia di carattere pun- di osservazione ideale per estendere la propria curiosità tuale sul percorso PV6. Anche in questo caso si ha la al di là del perimetro dell’area in studio, in particolare possibilità di raggiungere il sentiero utilizzando un sull’area del Fiume Ombrone (escursioni in canoa, area servizio navetta o in alternativa con il proprio mezzo del Ponte Tura, ecc.) e poi parcheggiando (come avviene attualmente) in

35 fig. 1.17 Il percorso Serpaio-necropoli-Roselle etrusco-romana (PV6).

collegamento alla limitrofa e non meno interessante “area protostorica di Nomadelfia” (cfr. infra Percorso PV7 che conduce dall’area protostorica di Nomadelfia alla Roselle etrusco-romana). Il percorso PV6 – pedonale – procede verso il podere Serpaio. Il sentiero non attraverserà l’area in cui si trovano gli immobili di proprietà Brilli Marta, per ovvi motivi, ma si sposterà verso est dando origine ad un tratto a forma di “c”, che si ricongiungerà alla strada vicinale delle tre fonti (nei pressi dell’area in cui si trova la salita in direzione degli scavi della città etrusco-roma- na di Roselle). Il percorso presenterà in questo punto un’altra unità introduttiva con cui si segnala il sentiero a chi arriva dalla direzione opposta. Nei pressi del po- dere Serpaio sarà posizionata una unità introduttiva. Le modalità della visita esterna agli immobili del podere saranno regolamentate in accordo con la proprietà. Il primo senso di percorrenza descritto è preferibile, perché consente l’accesso al percorso di visita che ruota attorno alla città etrusco-romana (PV2). Rispetto al PV6, gli altri percorsi sono più attinenti al tema-guida di rilettura sul territorio del processo storico, attestato anche dalle emergenze archeologiche, durante il quale si é avuta la trasposizione del potere tra le città di Roselle, Moscona, Grosseto ed il tentativo di inca- stellamento da parte degli Aldobrandeschi a Moscona fig. 1.18 Il percorso a lunga distanza Istia-Batignano (PV7). (allora Montecurliano). Il percorso a lunga distanza Istia-Batignano (PV7) aderenza alla strada parallelamente al senso di marcia. Il percorso a lunga distanza Istia-Batignano è fonda- Nella unità introduttiva sarà segnalata anche la possibi- mentale per mettere in relazione il sistema della città lità di raggiungere il sottopasso della strada statale 223 diffusa oggetto del masterplan con ambiti limitrofi. È (Senese) che, una volta adeguato, costituirà un agevole una sorta di “percorso di impianto” su cui si possono

36 innestare altri percorsi tematici. Si ricorda ad esempio capaci di esplicitare al meglio questa unione; il percorso il percorso che conduce dall’area Protostorica di No- espositivo offre differenti livelli di lettura delle tracce madelfia alla Roselle etrusco-romana, un percorso assai archeologiche narrando in senso cronologico inverso suggestivo in quanto consente il rapido raggiungimento le fasi e i processi di trasformazione di Grosseto, ma dell’antica porta delle mura etrusche a partire dal Podere anche del suo territorio, esattamente come il fare-ar- Il Casalone, in prossimità del quale si prevede, oltre al- cheologico procede dalle stratigrafie più recenti a quelle l’eventuale fermata della navetta, una unità introduttiva più antiche. che fornisca informazioni sia di carattere generale che Il percorso dei pannelli illustrati (partendo dal grande più pertinenti al percorso. In particolare, sarà segnalata cantiere mediceo della fine del XVI secolo che ridefinì la possibilità di raggiungere il sottopasso della strada l’urbanistica della città per concludersi con l’ambiente statale 223 (Senese), che una volta adeguato potrebbe naturale del territorio grossetano di 5000 anni fa) rac- costituire un agevole collegamento alla limitrofa e non conta le principali fasi insediative attraverso le giganto- meno importante area protostorica di Nomadelfia. grafie elaborate in collaborazione con lo studio Inklink Il presente progetto, come sottolineato più volte, di Firenze. Le grandi ricostruzioni diventano i titoli costituisce un tentativo di individuare un sistema di dei capitoli di una lunga storia, scandiscono e ritmano “approccio” al territorio, che al tempo stesso rap- vivacemente un’archeologia illustrata, sono la forma più presenta il modo per valorizzarlo. La presenza di una diretta e semplice delle complesse sintesi interpretative perimetrazione, quindi, é legata soltanto alla necessità degli assetti e delle trasformazioni urbane e dei paesaggi di individuare un ambito di studio e non di perimetrare- antichi. Ad ognuna delle ricostruzioni si sono accostati separare un’area del tutto distinta da quelle limitrofe; altri due livelli di lettura: il testo narrante e la docu- anzi è fondamentale – valorizzando una porzione di mentazione delle principali tracce materiali rinvenute territorio che per alcuni aspetti si può considerare omo- durante le campagne di scavo urbano e le ricognizioni genea e caratterizzata – creare collegamenti alle realtà sul territorio. Il testo, partendo dalla descrizione della che esistono nelle immediate vicinanze in un’ottica di grande tavola illustrata, allarga progressivamente il integrazione di risorse disponibili e fruibili. suo campo presentando il contesto, sociale, politico e STEFANO SAGINA culturale, nel quale si assiste alla formazione del mo- numento o del quadro ambientale rappresentati nella ricostruzione. 1.5 IL MUSEOLAB DELLA CITTÀ DI GROSSETO Al testo e alle illustrazioni si affianca un terzo livello di lettura composto da alcune immagini che presentano i 1.5.1 Il Museolab della città di Grosseto: documenti e i rinvenimenti archeologici riferiti a quel un museo laboratorio preciso capitolo narrativo. Queste sono il ponte tra Museolab è il museo-laboratorio di Grosseto. Nei suoi l’indagine e la divulgazione; la loro funzione non è so- spazi si conservano le tracce materiali del passato e si lamente quella di portare dentro al percorso espositivo promuovono attività rivolte non solamente agli utenti l’archeologia, ma anche di evidenziarne il processo universitari, ma anche al pubblico residente e visitatore, interpretativo, di far capire come ogni singola tavo- per condividere ed elaborare la memoria e i significati la, i dettagli, i personaggi e l’ambiente rappresentati del passato della città e del suo territorio. Il termine graficamente sono la ricomposizione di un mosaico Museolab definisce l’esigenza e l’obiettivo di sovrap- archeologico. porre utenti differenti (ricercatori, curatori, pubblico) Accanto alla successione cronologica delle sale in cui si in un unico spazio che è al tempo stesso collezione e espongono le grandi ricostruzioni sono stati esposti e archivio, laboratorio didattico e laboratorio scientifico, conservati tutti i frammenti ceramici provenienti dalle museo e laboratorio. L’intuizione di aprire uno spazio di campagne di scavo urbano. Il percorso è parallelo. I questo tipo per la città, nasce direttamente dall’attività reperti sono stati ancorati alla scansione temporale del decennale di ricerca e indagine storico-archeologica racconto grafico e testuale, ma riservando a loro uno che ha elaborato importanti e inedite sintesi sui mo- spazio proprio per ripercorrere la stessa storia, ponen- delli insediativi di Grosseto: in particolare tra il 1998 do al centro del racconto non la sintesi interpretativa e il 2005 l’Amministrazione Comunale ha promosso delle grandi ricostruzioni grafiche, ma le forme fisiche, un progetto di archeologia urbana in collaborazione la materialità e “l’archeologia” di quel passato. Dalle con l’area di Archeologia Medievale dell’Università di ceramiche moderne a quelle altomedievali il racconto Siena e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per si sviluppa utilizzando come elemento espositivo le la Toscana. teche-cassettiere (fig. 1.19). Il dato acquisito dalla città fisica-passata viene restituito Le teche disposte in alto, ergonomicamente e visivamen- alla città civica-contemporanea. Questo processo di ac- te meglio percepibili da tutti i visitatori, contengono quisizione-restituzione ha trovato appropriati formati e le forme più rappresentative, quelle rinvenute integre linguaggi sostenendo una presenza e un apporto costanti e quelle restaurate. Nel racconto la loro funzione cor- dei soggetti coinvolti nella ricerca storico-archeologica risponde alle grandi ricostruzioni, ovvero scandiscono in tutte le fasi di elaborazione del progetto museologico le principali tappe evolutive della storia dei manufatti e museografico. e rendono comprensibile il loro uso, la loro funzione Se uno degli obiettivi è quello di sovrapporre il più nella vita di quel preciso momento storico della città e possibile l’indagine alla sua divulgazione, i principi dei suoi abitanti. Le cassettiere che occupano la parte museologici sono declinati in forme e trame narrative più bassa di ognuna delle sezioni espositive, sono state

37 realizzate per contenere ogni singolo frammento di ceramica proveniente dalle campagne di scavo urbano, mettendo in risalto il dato quantitativo dell’indagine, troppo spesso nascosto negli archivi, chiusi al grande pubblico (fig. 1.20). Per musealizzare migliaia di fram- menti ceramici, non più grandi di quattro centimetri, sono stati realizzati in vetro tutti i piani orizzontali delle cassettiere, per creare delle voragini stratigrafiche capaci di creare un effetto visivo di forte impatto sul pubblico visitatore, senza togliere funzionalità e prati- cità ai ricercatori che possono consultare e studiare i reperti in uno spazio di gran lunga più piacevole di un claustrofobico archivio. L’occasione di far incontrare un bambino in visita al Museolab con un archeologo che studia la ceramica, aggiunge potenzialità allo spazio espositivo che diventa sempre più un luogo per l’elaborazione trasversale della memoria collettiva in cui i processi della sua formazione si esplicitano e si rendono ancora più visibili e fruibili. Al termine del percorso espositivo è stato allestito un laboratorio multimediale aperto ai visitatori, dove vengono aggiornati in-progress la banca dati e la base GIS della città e del territorio circostante. Due proie- zioni video, una orizzontale sul tavolo della cartografia e una verticale che illustra gli approfondimenti e gli archivi collegati ai singoli oggetti georeferenziati e se- lezionabili dall’utente, sono l’interfaccia di accesso alla mappa del patrimonio e del potenziale archeologico. Il medialab diventa un’ulteriore occasione per mettere fig. 1.19 Teche e cassettiere del Museolab. in mostra contenuti e metodi della ricerca, per rendere pubbliche e consultabili le carte del potenziale, mettere a disposizione dei cittadini un luogo dove partecipare alla valorizzazione del patrimonio pubblico e offrire strumenti di informazione e promozione culturale per i visitatori non residenti. Tutti gli apparati museografici e i sistemi di allestimento sono stati pensati per aggiornare facilmente e progressi- vamente i contenuti e le informazioni; le teche potranno essere integrate con nuovi reperti e i pannelli aggior- nati con nuove sintesi interpretative che seguiranno gli sviluppi della ricerca archeologica. Un modello di museo aperto e mai concluso è possibile se pensiamo che il Museolab è il giardino pensile che cresce sopra i laboratori di ricerca del Dipartimento, sopra le aule e i laboratori del Corso di Laurea in Conservazione, Comunicazione e Gestione dei Beni Archeologici, e le sue piante si alimentano delle attività di indagine e di studio per garantire la qualità dei suoi contenuti e il loro progressivo aggiornamento. Formazione, ricerca e divulgazione, studenti, studiosi, ricercatori e visita- tori condividono spazi comuni nell’ex convento delle Clarisse per cercare nuove forme contemporanee di co- municazione, valorizzazione e condivisione delle storie e dei passati della città e del suo territorio. GIUSEPPE BARTOLINI

1.5.2 Le prospettive: didattica e fruizione Nel recente dibattito museografico, rispetto ad un passato recente oggi si ha la tendenza a sottolineare in maniera predominante la funzione sociale del museo. fig. 1.20 Alcuni frammenti ceramici esposti nelle cassettiere. Per funzione sociale del museo si intende non solo lo

38 sviluppo effettivo della sua naturale vocazione educativa Per le caratteristiche e le finalità sopra esposte, il Mu- e pedagogica, ma anche e soprattutto il suo radicamento seolab ha come imprescindibile fondamento una neces- in uno specifico contesto socio-economico e culturale. sità: attivare un sistema di comunicazione accessibile a Il museo deve essere messo in relazione stretta con il tutti, che sappia tener conto dei diversi interlocutori, territorio che lo ospita, di cui rappresenta una sorta di adeguandosi alla naturale varietà delle richieste dei vi- prolungamento necessario, configurandosi non più come sitatori in nome della massima fruibilità e modellando spazio creato in vitro da parte di una elite di curatori la sua offerta culturale sulle esigenze che nel tempo museali ma luogo che la comunità riconosce come cu- vengono a determinarsi. In tale strategia comunicativa stode della memoria del suo passato e delle sue mani- rientra la scelta di privilegiare l’aspetto laboratoriale. festazione artistico-culturali in funzione di un presente La configurazione laboratoriale del Museo consente di in continua evoluzione. Ecco allora il museo acquistare evitare la trasmissione agli utenti di informazioni pre- quella dimensione dinamica indispensabile per entrare confezionate da digerire passivamente. Anzi “utente” o in tensione dialettica con i cittadini e diventare parte “fruitore” sono termini che non si vuole impiegare; ci effettiva della comunità che lo ha espresso. piace piuttosto considerare coloro che vengono a visitare Proprio perché riteniamo che un Museo sia luogo di il Museolab parte attiva del museo stesso. azioni culturali che investono tutta una comunità e Il Museolab seguendo questa indicazione esce dalla dunque abbia una fondamentale funzione formativa, il vecchia forma settecentesca del museo “enciclopedico” Museolab – il museo della città per la città – vuole offrire per attuare il nuovo museo “manuale”; qui ogni oggetto ai cittadini del Comune e della Provincia di Grosseto esposto è concepito come segno, che il pubblico cerca di l’occasione di un confronto serio con le proprie radici interpretare. L’allestimento, pensato per favorire questo storiche, avendo l’ambizione di contribuire ad incre- processo cognitivo, prevede l’esposizione della ceramica mentare in modo consapevole e responsabile, ovvero più significativa e meglio conservata nelle teche. La stessa attraverso la conoscenza, l’attaccamento al territorio in ceramica può essere rielaborata attraverso una visione in cui viviamo e il suo rispetto. Ciò giustifica la mancanza di 3D. Questa rielaborazione grafica permette di ricostruire un target predefinito di riferimento: è con la cittadinanza l’oggetto nella sua forma originale partendo da un sem- nel suo complesso che il Museolab intende trovare forme plice frammento. Nelle cassettiere, invece, i numerosi di interazione, indipendentemente dalla fascia di età, frammenti ceramici sono conservati, esposti e fruibili dal dalle caratteristiche culturali e dalle motivazioni, anche pubblico, sia che si tratti di specialisti o di curiosi. se interlocutori privilegiati sono e saranno gli studenti Nelle 7 sale del museo l’integrazione delle conoscenze delle scuole di ogni ordine e grado del Comune e della avviene attraverso il racconto della storia della città di Provincia di Grosseto. Sensibilizzare in questa direzione Grosseto narrato con l’ausilio di pannelli figurati. Il i giovani è infatti una priorità indiscutibile: l’educazione racconto procede dagli eventi più recenti a quelli più civica passa anche, anzi forse soprattutto, attraverso lo antichi seguendo non il tradizionale procedere crono- studio del nostro passato e delle nostre tradizioni. logico, ma il percorso di ricerca archeologica. Ma il museo della città per la città tiene in alta con- Un laboratorio informatico completa l’offerta attraverso siderazione anche la sempre più diffusa presenza nel la possibilità di ripercorrere l’elaborazione del dato Comune e nella Provincia di Grosseto di turisti, ai quali storiografico riguardante il territorio e la città. È infatti è doveroso fornire tutte le informazioni possibili per possibile interrogare il sistema su dati che riguardano una corretta lettura del nostro territorio. Perché solo la i siti rinvenuti nella provincia di Grosseto fino alla sin- conoscenza – ci teniamo a ribadire ancora con forza tale gola pietra di un pavimento trovato durante gli scavi concetto – consente relazioni costruttive con l’ambiente del centro storico. in cui viviamo. DANIELA FUMANTI

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