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Il territorio di Roselle-: occupazione del suolo e forme insediative dalla preistoria al medioevo*

Il metodo adottato nella ricognizione di super - ma di ottimizzare il prodotto finale riducendo la f i c i e . superficie da indagare pur senza perdere in fatto La domanda storiografica primaria di questa di rappresentativtà. La scelta è stata per un’area a ricerca è capire la dinamica del popolamento forma di rettangolo di 11 x 22 km 2 che pone al suo nell’area circostante i due centri dominanti (Rosel- centro la città di Roselle, indagato per campioni. le e Grosseto) con particolare attenzione al periodo La scelta dei campioni sul terreno ha tenuto conto che va dalla tarda antichità al pieno medioevo, dei principali fattori che possono aver influenzato cioè i secoli in cui maturano le condizioni del “pas- la natura e la disposizione dell’insediamento3 ed in saggio di consegne” fra la città etrusca e la città particolare: moderna. 1) la formazione geologica del suolo4. I suoli La seconda questione in ordine di importanza è dell’era secondaria sono rappresentati in misura selezionare l’area da sottoporre ad indagine1. La del 21,9 % e sono concentrati nelle colline a nord di particolare situazione di questo territorio elimina Roselle, quelli relativi all’era terziaria costituisco- totalmente il problema posto per altri comprenso- no il 36,5 % e formano i due gruppi collinari che si ri: infatti la bassa valle dell’, con i due affacciano sulla vallata dell’Ombrone (Roselle- spartiacque meridionale e settentrionale, costitui- Moscona-Montebrandoli e Poggio Cavolo). Infine i sce un tutt’uno sotto il profilo storico e geografico. suoli relativi all’era quaternaria sono il 41,3 % e Lo spostamento del centro dominante da Roselle a rappresentano tutta la vallata alluvionale e di Grosseto, diversamente che per -Massa, bonifica dove sorge Grosseto. Queste tre realtà non ha mutato nella sostanza la situazione. Il ter- sono distribuite dunque a blocchi separati abba- ritorio circostante Roselle, per un vastissimo rag- stanza nettamente e per la loro natura si prestano gio, rimase sempre, pur con fluttuazioni alle estre- a diversi gradi di antropizzazione5. La presenza di mità, di pertinenza rosellana. Ma trattandosi di suoli di deposito alluvionale recente e di colmata programmare una ricerca su un’area del tutto ver- nella pianura su cui sorge Grosseto ha influito sul gine sotto questo aspetto si poneva anche il proble- grado di visibilità del terreno. Questo fattore nega-

* propongo qui un’estrema sintesi dei dati archeologici della dati materiali, sicuri che si riferiscano ad un contesto omoge- mia tesi di laurea, che aveva per oggetto il popolamento neo. Si tratta dunque di valutare in che termini vada intesa dell’area circostante Roselle dalla preistoria al medioevo (CIT- l’omogeneità. Vi può infatti essere un’omogeneità storica, con- TER 1989). Ringrazio il Prof. Francovich per il continuo sup- siderando il territorio che in un certo periodo costituiva porto ed preziosi suggerimenti sul paesaggio medievale. Non un’unità amministrativa, e si può invece considerare rientrando nel mio ambito specifico di ricerca, ho discusso i dati un’omogenità geografica come la valle di un fiume. In ogni caso relativi al popolamento pre-medievale con alcuni colleghi che è l’obiettivo che gli studiosi intendono raggiungere a determi- ringrazio sinceramente In particolare il Dott. Guerrini e il nare l’approccio sul terreno e la scelta dell’area. Dott. Cardosa per la preistoria, la protostoria e l’età etrusca; la 2 cioè 244 Km2 di cui 49 campionati che corrispondono al 20%. Dott.ssa Celuzza per l’età romana. Non recepisco qui nella A questi si aggiungono tutti i sopralluoghi di controllo della let- sostanza, pur cercando di estrarne alcuni dati, i lavori di teratura. PASQUALE 1972 e CURRI 1978, a causa dell’impostazione 3 metodologica incompatibile con gli standard attuali. Ho riela- per una panoramica degli aspetti metodologici e del dibattito borato il modello storiografico sulla sola base dei dati materia- suscitato rimando a CAMBI, TERRENATO 1994, in par- li raccolti, poiché in questo stesso volume vengono presentati ticolare pp. 79-115, con ampia trattazione dei diversi casi di studi basati sulle fonti scritte che trattano gli stessi problemi contesto territoriale. con dovizia di argomentazioni. 4 rimando al testo di STEA in questo stesso volume e si veda a 1 Questo argomento è stato al centro del dibattito negli ultimi anche Carta Geologica d’Italia, F. 128, Grosseto II ed., 1959. decenni. Anche se ormai è abbandonata l’ipotesi di modelli 5 le colline di macigno di Poggio Cavolo hanno rivelato un pre- matematici rigorosi da applicare alle discipline archeologiche, senza umana molto minore rispetto alle pianure sottostanti. tuttavia rimane centrale la necessità di poter interpretare i 26 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

tivo incide però in misura molto minore nella zona su una carta in scala 1: 1000 tutti i lacerti di mura- selezionata per questa ricerca, seppure fenomeni ture e di edifici medievali cercando di proporne di erosione e apporto di terreni sono possibili una datazione. Questo consente di evidenziare in anche in età storica6. molti casi i nuclei insediativi più antichi, le espan- 2) certamente l’orografia è un fattore determi- sioni bassomedievali, le aree funzionali7. nante nella scelta dell’insediamento. Anche se non 6) la viabilità è spesso conservativa. Una gran- si può generalizzare, tuttavia in molte indagini si de arteria romana, che comportava una rete di è riscontrata una notevole corrispondenza fra la infrastrutture nonché una monumentalità distribuzione dell’insediamento medievale e le dell’opera stessa, si è mantenuta, almeno nel trac- zone collinari da un lato e l’insediamento romano e ciato, anche in epoche successive ed ha con- le zone pianeggianti dall’altro. Nell’area in que- dizionato fortemente la disposizione degli insedia- stione la quota di 20/25 m. s.l.m., che costituisce le menti8. Ricostruire la viabilità nelle sue direttrici falde del colle di Moscona, è sembrata una distin- fondamentali significa soprattutto collocare nella zione accettabile fra collina e pianura. giusta dimensione il territorio in esame con quelli 3) la possibilità di accedere alle riserve idriche confinanti; creare una correlazione fra il centro è una necessità primaria di ogni società umana. egemone ed il territorio, stabilire una gerarchia Nell’area selezionata defluisce il corso inferiore degli insediamenti. Più difficile certo si presenta lo del fiume Ombrone, che raccoglie le acque di studio della viabilità etrusca e medievale per la numerosi fossi e canali naturali e artificiali. scarsa monumentalità del manufatto. Ma poiché L’importanza di questa situazione idrografica per esse sfruttavano maggiormente l’andamento del l’insediamento è facilmente comprensibile ed è per suolo, delle tracce si possono ugualmente ritrovare questo che sono stati operati dei saggi sia trasver- nel palinsesto del territorio. Quello di Roselle si salmente che a ridosso dell’Ombrone e del canale presenta, anche sotto questo profilo, estremamen- Molla, emissario dell’antico lago Bernardo. te interessante, perché attraversato dalla via 4) vi è infine il fattore r i s o r s e. La presenza di Aurelia di età romana e da una serie di direttrici particolari risorse come minerali di ferro, rame, etrusche e medievali che partivano dal centro argento, oro, oppure cave di pietra da costruzione dominante via Ombrone. hanno un peso determinante nell’attrarre l’inse- 7) gli interventi umani sul territorio (dal disbo- diamento umano sia sotto forma di presenza tem- scamento, alla centuriazione9, alle bonifiche) sono poranea o stagionale che permanente. Nell’area dei mutamenti ambientali che vanno tenuti pre- selezionata questo fenomeno è chiaro per il senti all’atto della campionatura. La moderna uti- medioevo, assai meno per i periodi precedenti. lizzazione del suolo è forse il fattore che più di ogni Possiamo infatti ragionevolmente supporre che altro condiziona la capacità dell’operatore sul l’origine del castello di , ed in misura campo di stendere una carta archeologica. Sappia- minore forse anche di , stia proprio mo infatti che in tempi recenti tutta l’Italia ha vis- nella possibilità di sfruttare i giacimenti minerari suto dei veri e propri traumi paesaggistici. Ma non del territorio che lo circonda. Si è ritenuto pertan- dobbiamo neppure dimenticare l’azione in negati- to operare anche dei saggi nei dintorni di questi vo operata anche dai centri urbani in forte cresci- due castelli, effettuando dei sopralluoghi dove ta, categorie che costituiscono il nocciolo del pro- sono state segnalate attività estrattive anche di blema della visibilità. La disposizione dei campio- età moderna. ni, che sono del tipo a blocchi, parte dalla necessità 5) i centri storici sono un vero e proprio serba- di indagare una percentuale significativa di ogni toio di informazioni archeologiche e rappre- c o m p o n e n t e1 0, tenendo conto anche delle indica- sentano anche un successo insediativo perché, zioni di tipo storico e delle emergenze. La copertu- nati molti secoli fa, sono rimasti in vita fino ai gior- ra di questi saggi è stata totale per quanto la natu- ni nostri. In un’indagime sul territorio queste ra del luogo, la possibillità di accesso ai fondi chiu- realtà devono essere trattate alla stregua di ogni si ed il ciclo delle colture hanno permesso. Infine altra presenza umana sul territorio. Il metodo sono stati operati alcuni piccoli saggi esterni allo adottato nella presente ricerca consiste nel porre scopo di rispondere ad alcuni interrogativi partico-

6 devo questa informazione a B. Stea che ringrazio. A partire 7 ho già pubblicato i risultati dell’analisi di Istia d’Ombrone, dagli anni ‘50 la riforma fondiaria e le nuove tecnologie hanno Batignano e in CITTER 1996 a cui rimando. determinato arature in profondità del terreno, che hanno intac- 8 ho trattato questo aspetto in CITTER 1995a. cato i depositi archeologici e, distruggendoli, hanno portato in 9 superficie materiali che altrimenti non sarebbe stato possibile quando fu impostata questa ricerca non era ancora stata pro- individuare in fase di ricognizione. Un caso esemplare è la villa posta un’ipotesi di centuriazione romana del territorio rosella- romana di S. Martino dove gli scassi hanno interessato solo no. Lo studio, di prossima pubblicazione, si deve a G. Prisco, l’area ad est del sito, mettendo in luce molti altri siti minori che ringrazio per avermene permesso la visione. riferibili alla stessa, mentre ad ovest non è visibile in superficie 10 in genere non inferiore al 10% e con una media del 28%. neppure una presenza sporadica. Carlo Citter 27

lari, il più importante dei quali era il controllo cui si può aggiungere la grotta del Fontino17, che della letteratura che spesso fornisce indicazioni ha frequentazione fra Eneolitico e Bronzo. In area generiche e di difficile interpretazione. vetuloniese è databile a questo periodo la stazione di Poggio Zenone; mentre più ad est, sotto Monte- I dati archeologici - dal Paleolitico al Neolitico. pescali, è l’abitato a La Torraccia, caratterizzato Dai pochi dati di cui disponiamo per la preisto- da alcune capanne1 8 Infine segnaliamo la Grotta ria possono essere estratte tre indicazioni di mas- dello Scoglietto19 sui colli dell’Uccellina. Si tratta sima: di una grotta/riparo che presenta anche un riuso di 1) L’assenza di stazioni riferibili al paleolitico età etrusca e romana, con un livello della piena età inferiore. del Bronzo. 2) Le terrazze tirreniane ed i suoli emersi Alcune ipotesi fatte sull’origine di Roselle come durante la glaciazione Würm sembrano già abita- sinecismo da villaggi abbandonati nel corso del ti da popolazioni musteriane. Anche se non abbia- Bronzo finale sono prive di fondamento 2 0. Le mo dati più precisi sulla datazione di queste sta- modeste tracce di frequentazione del Bronzo a zioni, né sulla composizione, soprattutto a causa (MP 5.1, 7.1, 8.1) non possono infatti della loro esiguità, tuttavia possiamo supporre che essere inquadrate in quel complesso, articolato e esse si inseriscano nel generale fenomeno del monumentale fenomeno che dette origine a e Musteriano che caratterizza l’Italia centro-setten- ad altre città dell’ meridionale21. L’Etruria trionale. centro-settentrionale, essendo come discriminan- 3) Il Paleolitico Superiore offre due elementi di te la valle del Fiora, sembra aver avuto uno svi- grande interesse: la presenza di un’industria uluz- luppo decisamente diverso soprattutto in ragione ziana che sembra in generale derivare da un tipo di di una diversa, in questo caso minore, densità di Musteriano a denticolati individuato proprio in popolamento. Toscana e di un’industria gravettiana che attesta uno dei punti del percorso di questa cultura dalla Il Villanoviano. Francia verso il meridione lungo la costa tirrenica11 . Nell’area circostante Roselle le testimonianze Per il Neolitico abbiamo al momento solo alcu- villanoviane sono state oggetto di scavi ottocen- ne incerte tracce a Roselle, ma si tratta di mate- teschi, ritrovamenti occasionali, ricerche locali, riale di superficie soprastante i livelli di abbando- ma mai di studi specifici. Di esse pertanto sappia- no medievali e va considerato con una certa caute- mo ben poco. Spesso viene detto solo genericamen- la, mentre una sepoltura presso Grancia può esse- te che si tratta di tombe, che non possiamo ubicare re collocata nell’Eneolitico1 2. Di datazione più con certezza, né è possibile per lo più visionarne i generica i ritrovamenti di Scalo13. materiali. Infine le citazioni dei luoghi si basano su una toponomastica in molti casi non più rin- L’età del Bronzo. tracciabile. La ricognizione di superficie non ha Le più cospicue evidenze materiali per l’età del individuato elementi nuovi, pertanto dobbiamo Bronzo sono relative al periodo Finale, nel cui limitarci a riportare quelle poche notizie reperibili ambito si inquadrano la necropoli di Sticciano nella letteratura riservandoci di accettarle con un Scalo14 e i castellieri di Monte Leoni15 e Calvello16, certo margine di dubbio.

11 industria musteriana è segnalata sul sito di Selvello e in val 12 MAZZOLAI 1984 p.34. d’Ampio pesso Ponti di Badia da CURRI 1978, p. 15. Sui colli 13 TORELLI (a cura di) 1992, f. 128, 15. Al neo-eneolitico nella dell’Uccellina abbiamo la Grotta La Fabbrica: situata a circa 11 zona di (CURRI 1978, p. 15). m di quota sul piano attuale presenta un’industria di tipo Uluz- 14 ziano con caratteri arcaici intercalata ad un livello Musteriano e TORELLI (a cura di) 1992, f. 128, 21.1 Ivi l’ubicazione è erra- ad un livello superiore di Protoaurignaziano a lamelle Dufour ta. La località La Pescaia è a sud del castello, il fosso Rigocchio (GUERRINI 1963, GUERRINI, RADMILLI 1966, PALMA DI è a nord. CESNOLA 1987). Uluzziano è anche l’orizzonte di Val Berretta 15 TORELLI (a cura di) 1992, f. 128, 20. (PALMA DI CESNOLA 1987) e così un insediamento di superfi- 16 l’abitato ha una cronologia estesa al Villanoviano - TOREL- cie rinvenuto a Poggio Calvello (TORELLI (a cura di) 1992, f. LI (a cura di) 1992, f. 128, 78.2. 128, 78.1; PALMA DI CESNOLA 1987). A Nomadelfia, ma senza 17 ulteriori precisazioni, sono stati rinvenuti materiali relativi ad VIGLIARDI 1980. industrie musteriane e genericamente tipo paleolitico superiore 18 rispettivamente siti CURRI 1978, 6 e 42. (GRIFONI CREMONESI 1971 pp.211 e ss.). Al Gravettiano a 19 GUERRINI 1961. bulini di Noailles è ascrivibile l’industria rinvenuta sui colli 20 in questo senso si erano espressi PASQUI 1908, MAZZOLAI dell’Uccellina presso (Grotta del Golino - PALMA DI 1960 p.83, BERGONZI 1973, BOCCI 1981. CESNOLA 1987). Non vi sono tracce al momento di industria epigravettiana nei dintorni del Prile; la più vicina è forse a 2 1 NEGRONI CATACCHIO 1981, pp.199 e ss, MAGGIANI, (PALMA DI CESNOLA 1987). PELLEGRINI 1985 e per il Lazio DI GENNARO, PERONI I pochi strumenti rinvenuti in superficie sulle colline di Roselle 1986. Per un panorama più ampio cfr. D’AGOSTINO 1985, non ci sembrano sufficienti per qualificare il tipo di frequenta- CRISTOFANI 1986. zione (MAZZOLAI 1960 pp.145 e ss.). 28 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

Tav. 9: i siti pre-protostorici del Grossetano (si presentano dati di un’ area più ampia non essendo stato rinvenuto alcun insediamento nell’ area indagata).

Tombe sarebbero state individuate alla Castel- suo sinecismo velocemente, ma piuttosto tardi laccia alla confluenza fra Ombrone e Trasubbie forse in relazione allo sviluppo dei traffici lungo la (PO 1.1), lungo il torrente Grillese forse in prossi- costa tirrenica e verso l’entroterra emancipandosi mità della necropoli altomedievale (AL 3.1), sul dal vero centro dominante che era . pianoro inferiore del colle (GR 21.2, più che tombe si tratta di materiale sparso di superficie) e lungo L’età etrusca - il periodo orientalizzante e arcai - il crinale di Moscona che scende verso Roselle vici- co (VII-VI sec.a.C.) (Tav. 10). no al fosso Grascetone (GR 21.3), a Ponte Tura fra La sola ipotesi sulla storia etrusca di Roselle è Sterpeto e Istia, nel canale diversivo (GR 28.1)22 e stata formulata da Torelli in più occasioni ed inse- a Pingrossino, lungo il tombolo costiero antico2 3. rita nel più ampio problema dei XII populi26. Essa, Infine anche a Roselle sono stati a più riprese tro- è bene precisarlo, si basa su evidenze di età roma- vati materiali e tombe villanoviane24. na, pertanto rimane solo una chiave di lettura, Recentemente è stato scavato un sito di tipo abi- seppure suggestiva, perché finora la più organica, tativo riferibile ad un momento iniziale del Villano- l’unica che cerca di inserire Roselle a pieno diritto viano sul colle di Poggio Calvello, un promontorio nell’ambito della storia etrusca. Lo studioso indivi- che si affaccia sul golfo Prile ad ovest di Roselle25 . dua infatti in questo centro lo sbocco al mare della Il territorio sembra dunque occupato solo da lontana Chiusi. modesti nuclei rurali, la maggior parte dei quali Più interessante è invece l’idea che l’istituzione presenta frequentazione anche nel VII secolo. La religioso-giuridica nota come XII populi, non fosse consistenza e la struttura protourbana devono un organismo fisso, ma che rispecchiasse di volta in essere stati a Roselle di scarsa entità per tutto il volta la situazione politica del momento e quindi secolo VIII. Questo dato è in parte suffragato dalla fosse una fotografia dei rapporti di forza fra le città. sensibile crescita durante il tardo VII. Si può dun- Dal confronto delle liste dunque si dovrebbero rica- que pensare ad un modesto centro che raggiunge il vare elementi per la storia di Roselle, ma nessuna

22 MAZZOLAI 1984 p.44. 24 MAZZOLAI 1960 pp.99 e ss. 2 3 MAZZOLAI 1984 p.28; di tombe sul fianco nord di Poggio 25 ESPOSITO 1989. Cavolo citate da Mazzolai 1960 p.87 non possiamo dare neppu- 26 TORELLI 1984, cap. 5, 1985. re un’approssimativa ubicazione. Carlo Citter 29

fonte cita per esteso la o le dodecapoli, quindi Torel- l’uso di una necropoli nei pressi di Casette Mota li le ricostruisce partendo da altri elementi. (GR 5.1) da cui forse proviene anche una stele di La prima lista dei XII populi proposta da Torel- guerriero36. Infine intorno a Roselle lungo il fronte li fotograferebbe la situazione nel secolo VIII: Veio, nord e sul fianco est sono segnalate altre tombe Cerveteri, , , Chiusi, Perugia, allineate più o meno secondo un asse nord/sud3 7. , Arezzo, Fiesole, Cortona, Vetulonia, Più verso l’interno sono le necropoli di Vulci. Se l’inclusione nei XII populi seguiva criteri e Casetta Lucignano38. Ammesso che tutte le noti- di effettivo potere sia politico che economico, alme- zie siano attendibili, possiamo solo ipotizzare la no per Roselle questa serie potrebbe essere esatta. I presenza di modesti nuclei abitativi da associare dati in nostro possesso infatti ci consentono di data- alle necropoli (la maggior parte delle quali potreb- re l’inizio dell’ascesa di Roselle solo alla fine del VII be essere in relazione con l’abitato di Roselle). E e per questo verrebbe esclusa dalla lista dell’VIII. questo dato negativo, in parte certamente imputa- Gli scavi effettuati sia dall’Istituto Germanico che bile al forte grado di deperibilità degli insediamen- dalla Soprintendenza Archeologica e pubblicati ti etruschi, in parte ai processi postdeposizionali fanno supporre che la città orientalizzante dovesse che abbiamo già sottolineato, può essere interpre- concentrarsi sulla sola collina nord27 . tato anche come effettiva scarsa antropizzazione Allo stato attuale delle conoscenze l’ipotesi più dell’area circostante Roselle39. probabile sulla genesi di Roselle sta forse nella sua Proseguendo con l’ipotesi di Torelli dovremmo stessa posizione. Essa sorge presso la foce di un avere una seconda lista di popoli che fotografe- fiume navigabile, l’Ombrone, il più grande fra rebbe la situazione al VI/V secolo che include l’Arno e il Tevere, su una pianura fertile dominante Roselle. un golfo e a ridosso di importanti centri minerari Infatti la prima attestazione documentaria di controllati in parte da Vetulonia. Roselle rimase Roselle risale ad una spedizione di città etrusche fino al VI sec. un nucleo abbastanza modesto in del nord contro Roma intorno alla metà del VI relazione con le due vie di traffico (quella costiera e secolo. Pertanto anche l’eventuale decadenza di quella verso l’interno). Una prova della sua ascesa Vetulonia andrà collocata alla fine del VI se non nel VII secolo è il panorama dei materiali che oltre. Roselle è definita chiaramente come entità potrebbe suffragare in parte la funzione di semplice politica autonoma mediante l’indicazione di popo- tramite verso l’interno fino al momento in cui si lo (Rousilànoi)40. creò anche una domanda interna di certi prodotti. I dati archeologici confortano in pieno questo Possiamo dunque supporre che nel VII secolo Rosel- quadro di rapida ascesa, senza contare l’imponen- le abbia le funzioni di centro di raccolta e smista- te cinta muraria di 3270 m. con una superficie mento dei prodotti destinati ai mercati interni, pro- interna di 41 ettari41. dotti che solo nel VI secolo si fermano anche in loco. La Roselle del VI secolo è dunque una città con Nel territorio circostante abbiamo deboli indizi sinecismo pienamente avvenuto ed una struttura di popolamento sparso sia nella pianura grosseta- interna complessa che prevede aree pubbliche, na che nei rilievi collinari prospicienti, troppo poco aree private ed aree produttive. La costruzione di per affermare che il territorio rosellano era densa- edifici pubblici e di una cinta muraria presuppone mente popolato2 8. Vengono segnalate necropoli o un’autorità in grado prendere le decisioni, farle tombe isolate a Casenovole presso 2 9, rispettare e reperire le risorse umane, tecnologi- Casoni del Terzo 3 0, Poggetti Nuovi 3 1, Ponte che e finanziarie necessarie alla loro realizzazione. T u r a3 2, Bucacce3 3, Campo alla Fonte3 4, Poggio Una città che può qualificarsi come p o p o l o a n c h e C a v a l l o3 5. Intorno alla fine del secolo comincia se un territorio a prevalente vocazione agro-pasto-

27 si vedano le osservazioni contenute a più riprese in Roselle cesura intorno al V a.C.- MAZZOLAI 1960 p.112, 1984 p.44; per gli scavi e la mostra. cfr.BOCCI PACINI 1965, 1970, LAVIOSA tutti questi siti vedi anche MAZZOLAI 1960 pp.99 e ss. 1960, CANOCCHI 1980, HILLER 1962, NAUMANN 1959, a, 3 5 GR 29.1-MAZZOLAI 1960 p.23-incerta situazione con ma- HILLER, NAUMANN 1959, 1962, COLONNA 1986. teriali fino al VI a.C. 28 purtroppo il livello delle segnalazioni per il periodo estrusco 36 MAZZOLAI 1960 p.115. è del tutto insufficiente ad ubicare, qualificare e circoscrivere 37 BOCCI 1977, ESPOSITO 1989. cronologicamente i siti con la precisione che oggi si richiede all’archeologia dei paesaggi. 38 TORELLI (a cura di) 1992, f. 128, 82.1 e 83. 29 CIACCI 1981 p.131. 3 9 infatti stessa sorte hanno avuto le modeste casa1 e casa2 30 romane che invece sono visibili. Diverso è il caso delle sommità sito GR 25.3-MAZZOLAI 1984 p.49. boscose e quindi inaccessibili. 31 sito GR 24.2-MAZZOLAI 1960 p.23. 40 Dion. Alik., Ant. Rom., II, 51, 4. 32 sito GR 28.1-MAZZOLAI 1984 p.44. 41 si vedano le osservazioni contenute in Roselle gli scavi e la 33 sito GR 28.3-MAZZOLAI 1960 p.23. mostra, in particolare i contributi di BOCCI e CANOCCHI. Si 34 sito GR 2.1 -sempre che si tratti esclusivamente di una mode- veda inoltre HILLER, NAUMANN 1959, 1963, BOCCI 1981, sta necropoli rimarrebbe in uso fino al tardo impero con una CYEGELMANN 1989, DONATI 1988, 1989. Sulle mura da ultimo POGGESI 1989. 30 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

rale, la mancanza di attestazioni di un artigianato nel centro urbano che nel territorio e sembrano di qualità paragonabile a quello di altre realtà, manifestare un ripiegamento fra VI e V secolo. sembrano relegarla ad un ruolo secondario. I Le necropoli in uso nel VII e VI al Campo Tre profondi conflitti sociali del VI secolo potrebbero Fonti, Grancia, Ponte Tura, non sono più fre- dunque aver favorito l’ascesa di un centro minore quentate, tuttavia si intensificano i dati da La come Roselle. Ed in questo quadro potrebbe essere Canonica (GR 29.1), Commendone, podere Pistoia letta l’alternanza Roselle/Vetulonia sul Prile42. e Podere Roma51, cui vanno aggiunte le necropoli Il territorio anche per questo periodo restitui- intorno alla città lungo l’asse sud e verso Grosseto sce solo modesti nuclei di tombe per i quali vale (dubbi permangono su una datazione a questo l’avvertenza fatta sopra. Forse le stesse necropoli periodo di alcuni tumuli andati distrutti proprio in segnalate per l’orientalizzante vengono mantenu- zona Casette di Mota-Podere Rosellano), e poco te in uso nel VI. A queste si possono aggiungere discosto un tumulo (GR 12.2) con materiali di IV. quelle di Poggio Castellaccio43, di Poggio La Cano- È bene infine precisare che i ritrovamenti cui si n i c a4 4, lungo la strada dello Sbirro, in un punto è fatto riferimento sono costituiti sempre da singo- non meglio precisato45 e quelle lungo il fianco est le tombe o al più modesti nuclei che non possono della città che sembrano disposte su un asse nord essere riferiti in nessun modo ad abitati di una sud in relazione alla strada di cui sopra46. Secondo certa entità. Si ritiene pertanto di poter estendere notizie raccolte sul luogo durante arature nei il modello di insediamento proposto per il VI sec. decenni scorsi sono venuti alla luce nella zona di anche al V e IV: un paesaggio agrario caratterizza- Casette di Mota-Podere Rosellano numerosi fram- to da una rete insediativa a maglie piuttosto lar- menti di pietrame, laterizi e ceramica interpreta- ghe e nuclei molto modesti (case o al più fattorie). bili forse come tombe47. La loro ubicazione sembra In base ai dati disponibili, pertanto, è difficile confermare lo sviluppo di un tracciato lungo un ipotizzare per il territorio circostante l’abitato di asse nord/sud in direzione Istia. Sempre in zona Roselle un tipo di sfruttamento intensivo delle Mota (GR 5.1) su una sommità sono stati rinvenu- risorse agricole. ti materiali di una modesta necropoli che rimane in uso a partire dalla fine del VII fino a tutto il IV Ipotesi sulla viabilità etrusca nel rosellano. a.C. Lungo la strada per pres- La definizione delle comunicazioni del territo- so i poderi Recco e Querciolo furono rinvenute rio rosellano nel periodo etrusco è stata affrontata tombe pertinenti a questo periodo4 8. Restituzioni più volte, talora però senza il necessario supporto anche da Grosseto49. documentario52. La lettura dei dati materiali sembra conferma- Una strada etrusca non aveva la monumenta- re l’ipotesi che l’espansione economica di Roselle, lità di una strada romana, non aveva stazioni di attardata rispetto ad altri centri storici dell’Etru- posta e non ha lasciato itinerari in forma docu- ria, continui poi in età tardo-arcaica, anche se il mentaria o epigrafica. La ricostruzione, pertanto, territorio circostante l’abitato non sembra dotato è più difficile. di grande vitalità50. Sappiamo che l’asse portante della viabilità etrusca era costituito dal tracciato nord/sud che L’età etrusca - il periodo classico e tardo classi - collegava Roma con l’Etruria interna e questa con co (V-IV sec.a.C.) la pianura padana. Questa direttrice, poi monu- I dati relativi a questo periodo sono esigui sia mentalizzata con le vie romane Flaminia, Ameri-

42 Non sappiamo se ed in che misura vi furono scontri, ma è certo non si rinvia ad un numero di catalogo, ma alle pubblicazioni che a partire dalla seconda metà del VI secolo Vetulonia ha un che ne trattano seppure marginalmente; cfr. BIANCHI BAN- periodo di ripiegamento, favorito anche dall’esito negativo della DINELLI 1925, LAVIOSA 1960 per quelle sul fianco ovest, spedizione contro Tarquinia ( non sembra credibile un forte LAVIOSA 1969, 1971 per quelle lungo il lato nord, infine anche declino che la vede scomparire per risorgere più tardi nel IV). HILLER, NAUMANN 1959. Da ultimo POGGESI, BETTINI Possiamo pensare che proprio Tarquinia abbia visto di buon 1989 ed ESPOSITO 1989. Tutti questi dati sono stati di recen- occhio l’eliminazione della rivale Vetulonia. Anche Vulci può te sintetizzati nel catalogo TORELLI (acura di) 1992, f. 128. aver preso parte a questa strategia perché in quel momento 4 7 cfr. anche MAZZOLAI 1960 pp.115 e ss. dove descrive i ri- alleata della prima (infatti non partecipa alla spedizione delle trovamenti in seguito agli sterri dell’Ente . città del nord contro Roma). Se non possiamo dire in che misu- 48 MAZZOLAI 1960 p.131. ra questo conflitto si svolse, non possiamo, a maggior ragione, 49 dire nei dettagli l’esito. Certamente Vetulonia viene resa inof- via della Pace -GR 30.4- e dal Tiro a Segno -GR 30.1- MAZ- fensiva, ma non vi sono prove per affermare una annessione da ZOLAI 1960 p.17. parte di Roselle o una qualunque forma di protettorato (contra 5 0 questo ovviamente non implica che aree interne del rosel- CARDARELLI 1933). lano, ancora non indagate, non possano presentare caratteri 43 PO 2.1, 2.2; MAZZOLAI 1960. decisamente diversi. Sarebbe interessante a questo proposito effettuare ricerche lungo il corso dell’Ombrone fino a Murlo. 44 GR 18.3-La Canonica- MAZZOLAI 1984 p.45. 51 MAZZOLAI 1960. 45 ibidem, p.50. 5 2 4 6 cfr. Strade degli Etruschi, CURRI 1978, MAZZOLAI 1960, per le tombe scoperte nelle pendici delle colline di Roselle 1967, 1976, SOLARI 1976. Carlo Citter 31

Tav. 10: il popolamento del periodo etrusco nell’ area indagata (VII-IV sec. a.C.). 32 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

Tav. 11: il popolamento di età romana nell’ area indagata (III sec. a.C.-VI sec. d.C.). Carlo Citter 33

na e Cassia, rimarrà sempre il fulcro delle comuni- menti minerari di Roccastrada e . cazioni in Italia a partire dalla guerra greco-gotica Lungo tale direttrice si trova la necropoli di Sel- e durante il medioevo come parte della via Franci- vello, sulla riva sinistra del Bruna. gena. Da questa arteria principale si dipartivano alcune vie trasversali che collegavano fra di loro i 2.1.8. L’età romana - la romanizzazione (III- centri della costa con quelli dell’interno. Lungo il fine I sec.a.C.) (Tav. 11). corso dell’Ombrone/Orcia doveva snodarsi la diret- Dal III al I sec.a.C. Roselle entrò progressiva- trice che univa Chiusi con Roselle, probabilmente mente nel sistema economico e politico romano. Si è con un doppio tracciato fluviale/terrestre. pertanto preferito mantenere un’unità di trattazio- Di questo nel territorio in esame sembra di ne pur operando una necessaria distinzione fra il III poter cogliere elementi su cui tutti più o meno con- secolo ed i restanti due caratterizzati da un più c o r d a n o5 3. Dalla porta est di Roselle verso sud, diretto ed incisivo processo di romanizzazione59 . seguendo l’andamento delle necropoli (Casette di Nell’area circostante Roselle i dati sul popola- Mota - Istia d’Ombrone), quindi costeggiando mento per il III sec.a.C. sono piuttosto incerti. Si l’Ombrone in direzione Chiusi. Altri indizi possono tratta anche di un problema insito nella fonte essere la necropoli presso Campagnatico54, i ritro- materiale stessa. È probabile che alcuni siti iden- vamenti di Paganico e quelli alla confluenza fra tificabili come fattorie, certamente presenti nel II Orcia ed Ombrone55. Questa direttrice è certamen- secolo a.C., fossero già esistenti nel III. Lo stato te in uso ancora in piena età romana. eccessivamente frammentario della ceramica a Una seconda direttrice dalla porta ovest di vernice nera, unico fossile guida, non consente Roselle andava verso Grosseto. Possiamo indicare infatti cronologie fini. A questo si aggiunga che un allineamento di tombe che sembra disporsi una prima forma di presenza romana sui territori lungo un tracciato orientato nord/est sud/ovest. A conquistati può essere stata costituita da struttu- puro titolo di ipotesi potremmo individuare in essa re deperibili che non lasciano tracce60. un asse costiero verso Vulci che dovrebbe passare Un unicum è al momento la casa2 GR 16.1 che per Grosseto nella valletta fra i colli dell’Uccellina presenta materiali sicuramente del periodo tar- e di Monte Cornuto (oppure semplicemente il colle- doetrusco (e potremmo avanzare una datazione gamento con un porto sulla costa del Prile). Una intorno al IV-III secolo). Situata dalla parte oppo- terza verso nord/ovest in direzione di Vetulonia. sta del colle di Montebrandoli rispetto a Roselle, Per questa abbiamo oltre l’andamento delle tombe essa è l’unica attestazione finora evidente di inse- nei pressi della città, anche alcuni elementi piutto- diamento etrusco, nei decenni della conquista sto importanti: un sito a La Torraccia presso Brac- romana, che non sia riconducibile ad una sepoltu- cagni che secondo Curri56 ha attestazioni dal Bron- ra (o ad una frequentazione non meglio precisabi- zo finale all’età romana e al medioevo (tomba di età le). Segnaliamo anche alcuni ritrovamenti di longobarda). Poco più a nord, verso Poggetti Lepri materiale fittile nel centro urbano di Grosseto (GR i materiali rinvenuti fanno pensare ad un tempio 30.5)61 databili al IV/III sec.a.C. di V secolo a.C. che ben si accorda con un tracciato Un più decisivo passo in avanti nel processo di vi a r i o 57 . Infine nei pressi di Vetulonia, nella vallet- romanizzazione dell’area circostante Roselle è da ta che la separa da , l’allineamento delle collocare intorno al II ma soprattutto al I secolo a.C. tombe giustifica l’ipotesi di una strada antica rical- con la nascita di numerosi siti rurali con evidente cata da quella attuale. Una probabile deviazione diversificazione sia funzionale che dimensionale62 . verso le Colline Metallifere poteva situarsi nei Infatti possiamo registrare in questo periodo pressi di Selvello dove sono stati individuati resti l’impianto di una serie di fornaci per la produzione di una strada e di una necropoli arcaica58 . di laterizi63. Esse si presentano disposte lungo un Una conferma viene dalla ricognizione che ha asse nord-sud sul versante orientale del colle di individuato un insediamento sparso, disposto Montebrandoli. Insieme ad altri insediamenti lungo una direttrice che, dalla confluenza del tor- dello stesso tipo, ma posteriori64, costituiscono un rente Asina nel fiume Bruna, va verso gli affiora- grosso nucleo produttivo. La disposizione, per la

53 vedi anche BOCCI 1977, CIACCI 1981. 1985, pp. 109 e ss. 54 MAZZOLAI 1976 s.v. Campagnatico. 6 1 MAETZKE 1957, TALOCCHINI 1959-alcuni conservati 55 CIACCI 1981 con bibl. presso il Museo Archeologico di Grosseto. 6 2 56 1978, 42. per una panoramica sul processo di romanizzazione cfr. 57 HARRIS 1977 cap. V., CARANDINI 1981, CELUZZA, REGOLI ibidem, 17. 1982, POTTER 1985, pp. 134 e ss, CAPOGROSSI COLOGNE- 58 ibidem, 2. SI 1986, CARANDINI (a cura di 1985), CARANDINI 1989. 59 per gli aspetti relativi al centro urbano rimando al testo di 63 GR 9.1, 9.2, 9.3, 9.5, 9.8, 9.9, 9.11. Sulle sponde settenrionali Conti in questo stesso volume. del Prile si impiantano, in un momento non precisato, le ville 6 0 vedi anche CARANDINI (a cura di) 1985 p.104, POTTER CURRI 1978, 74, 75, 76, 88, 89, 94, 98, 100, 104, 117. 34 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

quale certamente si sarà tenuto conto di corsi coincidere un impulso verso la concentrazione d’acqua, potrebbe anche aver subito l’influenza di della proprietà con la riduzione di Roselle a muni - un tracciato viario verso l’Ombrone. Una ha resti- cipium. Questi nuovi siti solo in due casi sembrano tuito anche una fuseruola con iscrizione etrusca65. sorgere su preesistenze: GR 23.2 su una frequen- Questo e altri dati6 6 potrebbero indicare un’atti- tazione non meglio definibile del periodo etrusco vità produttiva cominciata per la nuova commit- arcaico; GR 6.2 su una casa2 ellenistica69. tenza da maestranze non completamente roma- La presenza della villa non sembra aver influi- nizzate. L’area sarebbe poi rimasta destinata a to negativamente sull’insediamento sparso mino- questo uso ancora per due secoli (fino al I d.C.) re, anzi, ci troviamo di fronte ad un dato esatta- come attestano le altre 4 fornaci rinvenute. Ma il mente contrario. Nel periodo precedente (III-II dato più significativo è la comparsa anche in que- sec.) sono attestate solo la casa2 GR 6.3 e la casa1 sto territorio delle prime ville. GR 19.1. Dagli inizi del I sec.a.C. abbiamo un Gli elementi emersi dalla ricognizione di super- grande sviluppo sia di casa17 0, che di casa27 1. A ficie consentono di concentrare il grosso nucleo di questi andrebbero aggiunti forse una trentina di edificazione di ville nel I sec. a.C. mentre nello annessi agricoli databili genericamente al periodo scorcio del II ne sono attestate due sole: GR 27.267, romano, ma verosimilmente appartenenti a ed MP 1.1. q u e s t ’ e p o c a7 2. Dal momento che l’ubicazione di La seconda fase della romanizzazione coincide questi insediamenti non sembra sempre legata con la fine della Repubblica. I grafici riassuntivi strettamente alla presenza di una villa si possono (Tav. 12) mostrano un andamento della dinamica dare due interpretazioni: dell’insediamento assai chiaro. Se leggiamo i dati 1- sono insediamenti comunque in relazione dell’area intorno alla città per secoli notiamo che: con le ville anche se ad una certa distanza da esse. 1- nel II sec. a.C. vengono fondati 16 insedia- Allora il processo di concentrazione della proprietà menti, nel I a.C. 37, nel I d.C. solo 3. in mano ad un numero ristretto di proprietari è già 2- alcuni insediamenti del II secolo continuano concluso nel I sec. a.C. ad esistere nel I a.C. (12), mentre nel I d.C. quelli 2-sono insediamenti di piccoli e medi proprietari del secolo precedente che continuano sono più che ancora non assorbiti dal sistema della villa. In tal triplicati (43). caso la crisi di questo ceto in quest’area andrebbe Questi dati consentono pertanto di porre una spostata fra la fine del I sec. d.C. e tutto il II, e per- forte accelerazione del processo di romanizzazione tanto i due sistemi coesisterebbero73 . La mancanza proprio nel I sec.a.C. con la fondazione di numero- di fonti documentarie e di più precise fonti materia- si nuovi insediamenti che occupano tutto il territo- li non consente di scartare al momento una delle due rio: dalla pianura, ai crinali collinari, alle medie e ipotesi. Possiamo quindi pensare al I sec. a.C. come basse colline dell’interno. Mentre il I sec.d.C. si il momento di massima utilizzazione del suolo e più caratterizza come un periodo in cui, esauritasi la marcata presenza umana: la quantità, la struttura spinta propulsiva, permane una situazione abba- e la disposizione dei siti, la viabilità e la centuriazio- stanza omogenea di forte antropizzazione, ma ne sono gli elementi di un quadro che forse solo nel senza ulteriori accelerazioni. È questo il primo sin- pieno medioevo viene in parte ridipinto74 . tomo, ancora in embrione, di una più profonda Tuttavia sarebbe errato parlare per il rosellano, crisi che trova nel II sec.d.C. il suo momento di nel suo complesso, come di un territorio dove le atti- massima esplicazione. vità agricole specializzate abbiano inciso nel tessu- La presenza più evidente di ville nel I, con la to economico come nella vicina valle dell’Albegna. comparsa di altri 5 siti di questo tipo68, sembra far Nel nostro caso si può proporre un modello basato

64 GR 9.4, 9.6, 9.7, 9.10, 14.1. 71 dagli inizi del secolo si hanno GR 1.1, 2.3, MP 2.1 ed MG 3.1, 65 GR 9.1. e dalla metà GR 8.2, 11.1, 20.4, MP 1.4, 10.1. 72 6 6 assenza di sigillate in alcune di esse e un inquadramento GR 2.1, 6.4, 7.2, 12.1, 14.3, 19.2, 19.4, 20.2, 23.7, 23.8, 23.11, cronologico variabile fra II e I sec.a.C. Non vi sono elementi per 23.13, 25.1, 26.1, 26.4, 26.14, 27.5, 27.6, 27.7, 27.9, 30.13, 25.4, un’attribuzione di questo complesso di fornaci all’attività di MP 1.2, 1.3, 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 6.2, AL 4.1, 6.2. Probo Rusellano attestato per via epigrafica, data l’assenza di 73 vedi a questo proposito i dati dell’ager lunensis, dell’Etruria scarti di fornace con bollo. meridionale e della valle del Biferno- WARD PERKINS 1978, 67 forse la mansio di Ad Lacum Aprilem. 1981, BARKER, RASMUSSEN 1988, POTTER 1985 pp.135 e ss. Per il caso rosellano possiamo anche pensare ad una coesistenza 68 di cui due nella prima metà del secolo (GR 15.2, 23.7), men- dei due fenomeni almeno per il I sec. d.C. Ho discusso questo tre le altre (GR 6.2, 23.2, 25.2, MP 9.1) sono riferibili ad un aspetto con A.Frati che ringrazio. periodo compreso fra gli anni 40 e gli anni 20. 7 4 rimando al testo di PRISCO, FARINELLI in questo stesso 6 9 più chiara sembrerebbe invece l’evoluzione da siti pree- volume. È bene precisare, però, che al momento non vi sono sistenti nell’area nord-ovest del Prile di pertinenza vetulo- dati archeologici a supporto della ricostruzione fatta sui docu- niese - cfr. CURRI 1978, siti 75, 97, 100, 114. menti. Vedi più avanti a p. 37. Per la nobiltà da ultimo CITTER 70 GR 10.1, 3.1, 20.9, mentre dalla metà circa GR 3.2, 14.2, 1.3, 1995a. MP 1.5. Carlo Citter 35

Tav. 12: grafici sulla dinamica del popolamento nell’ area indagata. Nei primi due sono conteggiati i soli siti di data- zione sicura, nel terzo anche quelli a datazione incerta. su un sistema che asseconda le naturali vocazioni possibile vedere una prima inversione di tenden- del territorio, senza stravolgerle75 . Come ulteriore za77. I dati materiali del centro urbano forniscono elemento nel panorama degli insediamenti segna- ulteriori elementi di giudizio78. liamo la presenza di tre cisterne ed un pozzo nella Il II secolo d.C. può essere suddiviso in un valletta fra Moscona e Roselle ed interpretabili momento iniziale che coincide con l’età traianea ed verosimilmente come parti di un acquedotto76 . adrianea, in cui non si notano cesure ed in un secondo momento che coincide con tutta l’età anto- L’età romana - apogeo e crisi dell’economia ita - nina e severiana che invece registra un cambia- lica (fine I sec.a.C.- II sec.d.C.). mento sensibile. Nel secondo periodo il territorio Durante il I sec.d.C. il forte dinamismo del se- presenta un quadro molto chiaro. Considerando di colo precedente si arresta bruscamente, ed anzi è nuovo i grafici dell’insediamento (Tav. 12) possia-

75 si veda quanto detto in CAMBI (et alii) 1994. Questo è valido 76 GR 20. 6, 20. 7 e 20. 8. anche per le sponde settentrionali del Prile. La totale assenza 77 solo 3 insediamenti nuovi rispetto ai 37 del I sec.a.C., 7 ven- al momento di fornaci per anfore, ma anche lo scarso rinveni- gono abbandonati, ed infine 43 insediamenti continuano ad esi- mento di anfore in generale, la limitata superficie coltivabile a stere. disposizione, fanno pensare ad un’economia più incentrata 7 8 sull’itticoltura e la raccolta del sale. La presenza di numerosi MICHELUCCI 1985, DONATI 1988, NICOSIA (a cura di) siti tipo casa1 e 2 ripropone anche lì i problemi sollevati per il 1990, CELUZZA, in CELUZZA, FENTRESS 1994. Si vedano territorio circostante Roselle. inoltre le osservazioni di CONTI in questo stesso volume. 36 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

mo notare che viene fondato un solo nuovo sito doantico caratterizzato dalla prevalenza del (contro i 3 del I secolo d.C. ed i 37 del I a.C.), che 23 latifondo. Ma a motivi puramente economici si insediamenti vengono abbandonati (contro i 7 del I affiancano, e questo è evidente nell’area circostan- d.C. e gli 8 del I a.C.); infine che 23 insediamenti te Roselle, motivi diversi, come, forse, la diminuita della fase precedente continuano ad esistere. capacità contributiva del ceto medio italico. Il solo Non sembra dunque che vi siano dubbi sulla riassetto della proprietà in un territorio in cui la forte cesura che il II secolo d.C. segna nella di- produzione di derrate pregiate non sembra aver namica dell’insediamento: il territorio indagato mai avuto un ruolo primario, non è infatti spiega- restituisce 46 siti del I secolo d.C. e 24 del II, con zione convincente81. un calo di quasi il 50%. Una villa viene probabil- mente abbandonata già nel corso del I (GR 23.1) L’età romana - la destrutturazione del paesag - mentre nel corso del II vengono abbandonate GR gio romano (III- fine VI sec.d.C.) 15.2 e GR 25.2. Questo può anche significare una Pur non essendovi prove dirette della presenza ulteriore concentrazione della proprietà a favore di truppe gote e bizantine sul sito urbano, tuttavia di alcuni insediamenti, due dei quali poi continua- è probabile che durante le fasi della conquista lon- no ad esistere ben oltre la fine dell’Impero Romano gobarda anche Roselle rientrasse nel sistema d’Occidente (GR 6.2 e 27.2). difensivo basato sui capisaldi di , isola I dati sull’insediamento minore sono ancora più d’Elba, Pisa, Luni, ai quali possiamo aggiungere evidenti. Cessa l’attività di tutte le fornaci di lateri- presidi di minor conto quali Talamonaccio, Poggio zi, e viene dimezzato il numero delle casa1 e 279 . È Cavolo (AL8.1) e Castiglione della Pescaia (ovvero pertanto evidente che oltre ad una concentrazione il contatto fra il mare ed il golfo Prile) presso Gros- della proprietà vi è anche un processo piuttosto seto82. Non si può escludere, come il caso di Anse- veloce di generale spopolamento delle campagne. donia sembra suggerire, che già durante la guerra Per quanto riguarda le cause di questa cesura gotica parte di questo sistema difensivo fosse già non sembra verosimile cercare la risposta nella in uso. malaria che viene sempre evocata con troppa sem- La lunga frequentazione di almeno due grosse plicistica approssimazione per tutti i periodi della ville fino a tutto il VI secolo (GR 6.2 e 27.2) sugge- storia di Roselle. I motivi sono molteplici ed una risce la presenza di un paesaggio agrario in cui il panoramica su ciò che accade nello stesso periodo popolamento si distribuisce a maglie molto larghe. in altri territori contribuisce a chiarirli80. Rimane però da stabilire in che misura i vuoti sul La ristrutturazione dei mercati mediterranei territorio sono da intendersi come mancanza effet- con il prevalere dei centri produttori situati nelle tiva, come sembrerebbe più probabile, o come province occidentali in Africa, la perdita della lea - mancanza di evidenze. I grafici della dinamica del dership economica in ogni settore è dunque la popolamento anche per questo periodo sono molto causa prima di un profondo riassetto della pro- chiari. I nuovi insediamenti sono praticamente prietà terriera e delle attività produttive. Le poche assenti sia nel III che nei secoli successivi83, con- ville rimaste (del tutto insignificante l’incidenza fermando il trend visto per il II secolo. Ma se non della piccola proprietà) riorganizzano il territorio vengono fondati nuovi insediamenti, il numero per pascolo e cerealicoltura, imprese a scarsa complessivo scende da 10 del III a 6 del VI secolo. necessità di investimenti e di manutenzione dei Pertanto la crisi non fu un fatto episodico, ma l’ini- fondi, preparando la transizione al paesaggio tar- zio di un processo che perdurò fino alla fine dell’età

79 continuano le casa1 GR 1.3, 2.2, MP 1.6 e le Casa 2 GR 1.1, suggerimento a G. Prisco che ringrazio). Avremmo quindi una MP 1.4, 2.1, 10.1, MG 3.1. linea continua di punti da Cosa-Ansedonia a Roselle via Tala- monaccio, S. Rabano, Poggio Cavolo, Moscona. A margine pos- 8 0 per un panorama più ampio sulla Toscana cfr. CAMBI (et siamo notare, ma mancano elementi archeologici, che la suppo- alii) 1994. sizione di un forte interesse longobardo lucchese su Grosseto e 81 è un problema molto ampio, che lo spazio a disposizione non Caliano-La Trappola fatta in base ai documenti scritti (PRI- consente di affrontare. Rimando al cap. 2.2. della mia tesi di SCO 1989, pp. 123 e ss.) andrebbe a coprire l’unico “buco” di dottorato di prossima pubblicazione (CITTER cs1) dove parlo questo sistema, cioè il basso corso del fiume Ombrone. Una della crisi della città nella Toscana meridionale. In breve pos- trattazione più diffusa di questo aspetto nel cap. 3.2 della mia siamo dire che il caso rosellano deve essere inquadrato in un tesi di dottorato di prossima pubblicazione (CITTER cs1). fenomeno molto più vasto che vide il crollo della città romana in 83 rispettivamente 0-3-0-2. Anche nell’area studiata da Curri i tutta la zona a sud dell’asse Pisa Chiusi. Non è un caso che il siti sono ancora abitati nel IV, mentre nel V abbiamo solo rare Valdarno, protagonista delle vicende belliche di età gota e lon- attestazioni, ad eccezione del grande abitato all’imbocco del gobarda, sia il vero motore della Toscana già dal IV secolo, se Prile (CURRI 1978, 105 e 106). Scompare in primo luogo anche non prima. qui l’insediamento sparso minore tipo casa1 e 2, mentre qual- 82 sito AL 8.1.- Cfr. CITTER 1993 e 1995. Per un ipotesi di torre che villa sembra avere maggiore capacità di resistenza, ma non bizantina a S. Rabano cfr. MERELLI, SAGINA 1989, per Casti- si scorgono, in base alla documentazione disponibile, tentativi glione della Pescaia CITTER 1995. Sono del parere, ma gli ele- di rivitalizzazione delle campagne che hanno investito la menti sono al momento insufficienti, che anche il cosiddetto Tuscia nel IV secolo d.C. - cfr. CIAMPOLTRINI 1995 con biblio- Tino di Moscona sia da inserire in questo quadro (devo questo grafia. Carlo Citter 37

romana e oltre. L’insediamento sparso minore nuità di vita sui paesaggi antichi nella transi- scompare del tutto, mentre rimangono solo due zione, con 8 sepolcreti (oltre a quello urbano) data- grandi siti 84. Anche nella periferia nord le indagi- bili all’altomedioevo in base al tipo di sepoltura87. ni condotte85 consentono di ritenere che i pochi siti Questi siti sorgono nelle vicinanze o all’interno sparsi minori sorti fra II e III secolo non furono dei vecchi insediamenti abbandonati, che sono parte di un più ampio fenomeno di occupazione di ancora un punto di riferimento per quelli del VII88. aree marginali, ma piuttosto parte integrante, del Nell’ambito del modello di popolamento inter- progressivo avanzamento del sistema del latifondo medio, cessata la tassa sulla terra, gli abitanti i cui centri stavano in pianura. La pastorizia sem- degli ultimi latifondi rosellani potrebbero aver bra dunque l’attività trainante del comprensorio talora trovato spazi lasciati liberi dai vecchi p o s - collinare, cioè della periferia rosellana. s e s s o r e s e non occupati dai nuovi proprietari lon- I pochi dati consentono tuttavia di attestare il gobardi89. permanere di un collegamento del territorio con le L’intero comprensorio collinare di Grancia- linee di traffico internazionale fino alla seconda Poggio Cavolo presenta insediamenti romani solo grande crisi che coincide con l’invasione longobar- alle pendici estreme verso il fiume90 , il resto è occu- da, sebbene si tratti di un debole legame a senso pato da una serie di siti databili fra VI e XII secolo unico incentrato esclusivamente sulla ricezione di d. C . 91 . Di AL 8.1 ho già parlato; i siti AL 8.2 e 8.3, prodotti delle province. interpretati come casa1, potrebbero essere annessi del centro maggiore sorti nell’altomedioevo. Il medioevo - l’età longobarda (fine VI- VIII sec.). A questo panorama dobbiamo aggiungere il Il periodo che va dalla guerra gotica alla secon- sito GR 20.3 molto simile a questi ultimi, ma isola- da metà del VII secolo è caratterizzato da un tipo to in un contesto di soli insediamenti romani in di popolamento che potremmo definire intermedio, prossimità delle colline di Roselle. nel senso che mantiene ancora alcuni punti di con- Questi dati, seppur esigui, consentono di trac- tatto con il passato, ma costituisce un momento di ciare un abbozzo di storia del paesaggio agrario fra passaggio fra il latifondo tardoantico, prevalente- VI e VII secolo d.C. nell’area circostante Roselle e mente in pianura ed il nuovo paesaggio dei secoli nella pianura grossetana. Possiamo dire che: centrali, prevalentemente in sommità. Esso è dif- a) su un tessuto connettivo estremamente sfi- fuso in tutta la Toscana, seppure solo nella parte lacciato i Longobardi non sembrano agire con meridionale le ricerche sono state più puntuali86. pesanti devastazioni, ma, al contrario, è più pro- Le sue caratteristiche sono: babile che abbiano sfruttato quanto ancora rima- 1) persistenza degli insediamenti sui paesaggi neva in termini di organizzazione produttiva del antichi; territorio inserendosi fra la popolazione romana 2) assenza di gerarchie; (certo più numerosa)9 2. Infatti la fine delle ville, 3) tendenza all’autarchia; dabile al massimo al primo quarto del VII in virtù 4) estrema povertà delle strutture; della sigillata africana, non sembra ascrivibile, in 5) distribuzione lungo tutta l’area costiera ed in mancanza di elementi di scavo, ad un evento trau- molte aree interne. matico93. Non vi sono elementi riconducibili a sicu- Il Rosellano presenta forse la più alta concen- ra presenza di armati della prima o della seconda trazione finora rilevata di necropoli su siti tar- generazione, cioè quelle coinvolte nell’invasione doantichi, cioè uno dei principali indizi della conti- della Maremma. In questo quadro pertanto la pre-

84 uno di questi (GR 27) poteva anche essere diventato un vil- anche nella prima fase del cimitero urbano - vd. CELUZZA in laggio; l’altro sorgeva all’imbocco del Prile, presso Castiglione CELUZZA, FENTRESS 1994. Più precisi possiamo essere solo della Pescaia (sito CURRI 1978, 106). Il problema della presen- per quelli che hanno restituito materiali (in tutto 5: Grancia, za di villaggi ed il loro rapporto con gli altri insediamenti nel Casette di Mota, Case Benelli, Castiglione della Pescaia, La territorio circostante Roselle e lungo le rive del Prile merita Pescaia), che orientano verso un’attribuzione al pieno VII (più il un’attenzione maggiore di quanto sia possibile in questa sede. rinvenimento isolato di Grosseto che invece si colloca nella secon- da metà del VI). Un riesame dei dati Curri consente di aggiunge- 85 cfr. CAMBI (et alii) 1994, p. 185. re anche il sito 42 - La Torraccia, a breve distanza da La Pescaia. 8 6 cfr. CAMBI (et alii) 1994 e CITTER 1995. Per la periferia 8 8 per tutti i dettagli su queste necropoli rimando a CITTER nord del rosellano ricordiamo che presso il castello di Fornoli, a 1995; per un’analisi più precisa dei corredi a CITTER cs2. circa 300 metri di quota, la ricognizione di superficie ha indivi- duato un insediamento sorto in tarda età romana e vissuto fino 8 9 tesi sostenuta soprattutto da WICKHAM 1988. Ma si ve- al VI-VII sec., la cui popolazione probabilmente confluisce, già dano le critiche in CARANDINI 1993 e DELOGU 1994. in epoca altomedievale, nel soprastante castello. È possibile 90 AL 4.1 e 4.2. supporre uno sviluppo di questo tipo anche per il castello di 91 AL 8.1, 8.2, 8.3. Torri. A circa un chilometro da questo insediamento si localiz- za infatti un modesto villaggio databile approssimativamente 9 2 questo dato emerge chiaramente da un riesame dei doni ad un periodo compreso fra il V ed il VII secolo. (si veda il con- funebri della Tuscia longobarda - cfr. CITTER cs2. tributo di S. Guideri in CAMBI (et alii) 1994, p. 207). 9 3 si vedano a questo proposito le osservazioni fatte da Whi- 87 a cassa in lastre di pietra lavorata e orientate o/e, rinvenuto tehouse (1985) per il Lazio. 38 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

senza longobarda nell’area circostante Roselle glio gli elementi relativi all’area intorno al centro sembra piuttosto labile. u r b a n o9 8. A partire dalla fine del VII, e soprattutto Generalmente i castelli di questa zona presen- nell’VIII, le fonti documentarie attestano feno- tano due cinte murarie ad esclusione di uno99. Di meni di ripresa e di ristrutturazione del paesaggio Moscona (Montecurliano?) non possiamo fornire agrario, ma al momento per l’area in esame non dati più precisi poiché coperto da folta vegetazio- abbiamo dati materiali su cui poter discutere94. Il ne, sebbene si possa notare un impianto piuttosto problema, quindi, da un punto di vista stretta- regolare di edifici abitativi all’interno. Murature mente archeologico, rimarrebbe ancora aperto, se i riferibili al periodo romanico nei castelli dell’area casi di Scarlino e Montarrenti non fornissero dei selezionata sono state rinvenute: a Grosseto (la modelli inequivocabili95. chiesa di S. Pietro e il Cassero del Sale), a Istia d’Ombrone, Batignano1 0 0, Montorsaio (il primo Il medioevo - l’incastellamento (IX-XII secolo d.C.) impianto della chiesa, e parte di un circuito mura- I secoli centrali del medioevo sono caratterizza- rio). A queste si possono aggiungere la torre de Le ti dalla nascita del sistema dei castelli. Le fonti Murelle e forse anche la cinta muraria di Poggio materiali dell’indagine di superficie sono estrema- C a s t e l l a c c i o1 0 1. Queste murature si presentano mente labili e non è possibile fare ricostruzioni costituite da filari orizzontali abbastanza regolari basate sul solo dato archeologico 9 6. Allo stato di pietre locali squadrate, e talora rifinite, legate attuale delle conoscenze il paesaggio agrario da malta. In alcuni casi i muri sono a sacco interno dell’area circostante Roselle fra IX e XI secolo sem- e rivestimento in facciavista con lastre di calcare bra costituito da nuclei di popolamento più o meno ben lavorate. In un caso (a S.Pietro a Grosseto) consistenti disposti sia in pianura che in sommità. invece sembra di poter cogliere un paramento con Il problema del rapporto fra insediamento pietre lavorate a forte bugnato e poi pesantemente sparso ed insediamento accentrato è, in base ai stuccate con giunti ridisegnati con uno stilo. Si dati disponibili, di difficile soluzione. Certamente tratta comunque di murature di un certo pregio, il secondo doveva assumere un ruolo sempre più ma dobbiamo segnalare che si tratta sempre di centrale, visto che non emergono nei dintorni dei opere pubbliche di rilievo per la vita sociale di una castelli attestazioni significative di siti minori. comunità quali chiese, casseri e muri di cinta. Non La consistenza dei nuclei abitati doveva essere abbiamo al momento elementi sulla coeva edilizia generalmente modesta, dunque si passa da una privata soprattutto dei ceti meno abbienti. Un rete insediativa a maglie larghe e piccoli nuclei indizio tuttavia proviene dallo scavo della Fortez- sparsi, ad una a maglie larghe, nuclei consistenti za Medicea di Grosseto 1 0 2 dove l’esistenza di fortificati e per lo più di sommità. un’edilizia minore precaria sembra attestata per Al momento nel territorio dell’antica diocesi tutto il periodo romanico ed oltre103. di Roselle sono archeologicamente documentabili L’analisi delle tecniche costruttive consente di 65 castelli medievali9 7. Pur mancando ancora datare approssimativamente la prima cortina uno studio complessivo, almeno per il periodo in difensiva fra XII e prima metà XIII e la seconda, esame, è stata recentemente proposta una sinte- dove esiste, fra XIV e XV secolo, con rifacimenti si dei dati noti di cui si propongono qui in detta- posteriori per i siti ancora abitati.

9 4 alcune linee erano in C. CITTER, S. GUIDERI, L ’ o r i g i n e 98 vedi quanto detto alla nota 89. Anche l’area nord del Prile è dell’incastellamento nel territorio di Roselle-Grosseto, contribu- interessata dal fenomeno dell’incastellamento. Rimanendo to presentato al convegno: Da Roselle a Grosseto. Strutture lungo le primi propagginni collinari abbiamo infatti: Castiglio- ecclesiastiche e laiche nella Maremma grossetana fra XI e XII ne della Pescaia, Castellaccio del Prile, Castelvecchio di Vetu- secolo, tenuto a Groseto nel mese di ottobre del 1989 e purtrop- lonia (Vitulonium), Vetulonia, Buriano, Case Sestica (castrum po mai pubblicato. Altri elementi in CITTER, cs1 cap. 3.1.4. Per S. Michelis), il Convento (castrum Sestinghe), Giuncarico, Mon- un inquadramento delle problematiche storiografiche si veda il tepescali. contributo di PRISCO e FARINELLI in questo stesso volume. 9 9 Stertignano è un castello che non sembra aver avuto par- 9 5 il progresso delle ricerche potrà evidenziare ovvi accenti ticolare successo. dovuti alla specificità di ogni sito, ma, credo, all’interno del 100 CITTER 1996. modello generale di una precoce risalita sulle sommità. Per 101 Montarrenti cfr. FRANCOVICH, HODGES 1989; per Scarlino PO1.1- identificato da Cardarelli (1932) con Castro Dotale FRANCOVICH, et alii 1989 e da ultimo FRANCOVICH 1995. citato come castello già dal 1102; CDA, II, 302. Ho affrontato il problema della risalita in sommità in base ai 102 FRANCOVICH, GELICHI 1980a, fase IV stanza I e anche dati archeologici e ai modelli desunti dalla produzione storio- nota 13 a p.44. grafica nel cap. 3.1.4. della mia tesi di dottorato di prossima 1 0 3 lo scavo di Scarlino, nella diocesi rosellana, mostra chia- pubblicazione (CITTER cs1). ramente che fra VIII e X secolo l’abitato è costituito da ca- 96 questo vale anche per una ricognizione sulla periferia nord panne di legno, mentre nel X abbiamo strutture miste legno- del rosellano, curata da S. Guideri, di cui alcuni elementi in pietra, per passare alla pietra solo con il romanico - p.c. dati di CAMBI (et alii) 1994. scavo in corso di edizione. 97 le fonti ne citano 61. Carlo Citter 39

Tav. 13: il popolamento medievale nell’ area indagata (VII-XV sec. d.C.) 40 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

Questi due momenti sembrano dunque coinci- Il medioevo - il paesaggio bassomedievale (XIII- dere da un lato con l’incastellamento aldobrande- XV secolo d.C.) sco e dall’altro con la risistemazione senese anche Sotto il profilo della dinamica del popolamento se l’iniziativa dell’edificazione non sempre viene si possono individuare due aspetti: lo sviluppo e la esplicitamente da . crisi bassomedievale del sistema castrense105. Alcune osservazioni possono essere fatte anche Non tutti i castelli riescono a superare la crisi sotto il profilo urbanistico. Vi è una notevole spro- cominciata con le grande ondate di peste del XIV porzione fra l’area racchiusa dalla prima cinta e secolo. Nell’area selezionata i castelli di Moscona - quella racchiusa dalla seconda. A Batignano il Montecurliano, La Canonica, Poggio Castellaccio e rapporto è 1:3, a Istia d’Ombrone è 1:5. Il fattore di Stertignano restituiscono materiali di XIV, ma crescita in rapporto alla supercifie originaria è non oltre. Questo dato è estremamente interessan- dunque sorprendente anche in insediamenti la cui te: la metà dei castelli viene abbandonata per non posizione non doveva certo favorire un notevole essere più rioccupata. incremento demografico. La forma dei castelli è I castelli abbandonati presentano tutti una su- pressoché identica: nuclei ovoidali che si dispongo- perficie piuttosto esigua, che non poteva contenere no in sommità e nelle vicinanze di corsi d’acqua, molti di abitanti. Considerando le varie ondate di guadi (Istia d’Ombrone e Grosseto), risorse del sot- peste, possiamo ragionevolmente supporre che il tosuolo (Montorsaio e Batignano), viabilità (Gros- fenomeno di emigrazione sia stato sparso: verso seto) controllo di vallate o declivi adatti alla coltu- Grosseto, ma anche verso i castelli vicini, non ulti- ra estensiva e forse anche a colture più intensive mo Paganico, dove è evidente l’ampliamento oltre alla raccolta del sale fornito dal Prile almeno dell’abitato cinto da una nuova cortina difensiva fino al pieno medioevo (Grosseto). La seconda che può essere genericamente datata fra XIV e XV cinta muraria si dispone concentricamente alla secolo con rifacimenti talora di età moderna. E non prima ad eccezione di Grosseto dove i nuclei primi- è un caso che siano proprio questi i castelli soprav- tivi erano 2. Il dislivello fra i due pianori si aggira vissuti fino ai giorni nostri106. intorno ai 3/4 m. Sotto il profilo urbanistico l’elemento inte- Un caso anomalo è Moscona arroccato sul colle ressante da rilevare è proprio l’ampliamento delle più alto di tutta la zona, ma privo di risorse idri- cinte murarie di questi ultimi. Sia Istia d’Ombrone che, difficilmente raggiungibile e senza seconda che Montorsaio e Batignano, infatti, presentano un cinta104. nucleo sommitale con i resti romanici ed un nucleo L’area racchiusa dalla prima comprende gli inferiore costituito dal borgo bassomedievale nel edifici più importanti: la chiesa più antica visibile, quale è visibile una maggiore pianificazione delle il palazzo del signore, talora il palazzo del popolo unità abitative disposte a schiera lungo vie più o ed anche un palazzo del vescovo. Le case erano qui meno concentriche al nucleo sommitale. Torna disposte a blocco, mentre l’andamento a schiera, l’idea di uno spopolamento trecentesco non genera- talora con lotti standard visibili ancora nei catasti, lizzato, ma limitato ai soli nuclei di minore consi- è pertinente per lo più al borgo cinto dalla seconda stenza, che non riuscirono a superare la crisi. cortina. Per quanto concerne le tecniche costruttive Sul versante della cultura materiale dobbiamo delle strutture bassomedievali possiamo notare osservare che in generale i siti medievali (forse che viene fatto un uso abbastanza generalizzato anche perché alcuni sono tutt’ora abitati) hanno del laterizio soprattutto a partire dal XIII secolo restituito un nucleo di reperti estremamente scar- mentre prima i paramenti sono in pietra107. so se si paragona a quello di una qualunque fatto- Anche per questo periodo l’approvvigionamen- ria romana. Questo elemento fa da contraltare alla to dei materiali da costruzione era per lo più ope- forte conservazione degli elevati spesso tutt’ora rato su scala locale. Per i laterizi si possono ragio- utilizzati. La scarsità dei rinvenimenti anche su nevolmente supporre fornaci nei dintorni data la siti fortificati suggerisce la contemporanea presen- presenza di argille fluviali, secondo un’antica za di altri materiali più deperibili come il legno o vocazione artigianale della zona già rilevata per continuamente utilizzati come il vetro ed i metalli. l’età romana.

1 0 4 per i problemi di interpretazione relativi a Moscona e La Parenti in FRANCOVICH, GELICHI 1980 p.171) presenta nella Canonica cfr. PRISCO 1989, capp. 1 e 2. fase di XIV secolo un paramento in conci di travertino disposti a pseudofilaretto, come le mura di Montecurliano e di La Canoni- 105 per alcune osservazioni storiche sulle pievi rimando a PRI- ca. Entrambe si presentano con un paramento in pietra calcarea SCO 1994. locale; una diversità è invece rilevabile nella tessitura, più accu- 106 Istia d’Ombrone, Batignano, Montorsaio, ai quali possiamo rata quella di Montecurliano dove i conci sono sbozzati, squa- aggiungere anche il castello di Montepescali sebbene non rien- drati e disposti in corsi suborizzontali, meno accurata quella di tri nell’area selezionata. La Canonica (qui sono quasi interamente rifatti a secco dai pro- 10 7 per alcune osservazioni sui castelli di Istia d’Ombrone, Bati- prietari negli ultimi anni) dove il paramento esterno si presenta gnano e Montepscali rimando a CITTER 1996. Anche l’impianto in corsi irregolari di conci sommariamente sbozzati. In entram- originario del cassero senese a Grosseto (vd. il contributo di bi i casi le malte sono di buona fattura. Carlo Citter 41

La cultura materiale del territorio rosellano fra massiccia immissione di anforacei senesi o tardoantico e medioevo. comunque di area senese. È attestata infatti una In base ai materiali provenienti dallo scavo del fornace attiva a Campagnatico nel XV secolo pro- Cassero Senese di Grosseto, ad altri nuclei da Rosel- prio per la produzione di questi manufatti1 1 2. Il le e dal territorio10 8 possiamo delineare un quadro panorama è comunque piuttosto scadente e rivela preliminare dei prodotti ceramici che circolavano a l’assorbimento di prodotti di infima fattura, talo- Grosseto e dintorni fra il VI e il XVI sec. d.C. ra con evidenti difetti di fabbricazione e decora- Nel VI secolo le ultime produzioni di sigillata zioni sommarie: quindi un mercato poco esigente, africana D arrivano sia nel centro urbano che nelle come necessariamente doveva essere quello del due ville GR 6 e 27.1, confermando un debole lega- contado senese dominato politicamente ed econo- me con le correnti di traffico mediterranee che micamente da un unico centro. Successivamente, caratterizza tutta la costa meridionale della nella seconda metà del XV e nel XVI secolo, l’oriz- Toscana109. zonte delle importazioni sposta il suo baricentro Mancano i caratteristici vasi longobardi pro- dal senese al valdarno da dove provengono le dotti in Italia settentrionale, in piena sintonia con smaltate dello stile severo e le ingubbiate sotto quanto possiamo osservare per tutta l’antica vetrina e graffite. Questo monopolio rimarrà Tuscia. Le poche attestazioni di VII secolo sono immutato fino almeno al XVIII secolo. Si tratta di quindi tutte riconducibili alle produzioni di cera- un’inevitabile conseguenza del crollo della poten- mica dipinta in rosso integralmente o a za senese sancito definitivamente dalle vicende di gocciolature, talora a superfici nude ma con deco- M o n t a l c i n o . razioni a crudo eseguite con punta e/o pettine110. L’assenza di ricerche specifiche e la generale Le attività economiche del territorio circostante povertà dei contesti, non consentono di fare osser- Roselle - Grosseto in base all’evidenza archeologica. vazioni più precise sulla cultura materiale fra il I primi elementi su cui poter basare una gene- pieno VII e tutto il X secolo111. rale riflessione riguardo l’attività agricola nel no- Fra XI e XII i dati dello scavo di Grosseto e stro territorio cominciano con l’età etrusco arcai- della ricognizione consentono di fare alcune ca, caratterizzata da un popolamento che vede al osservazioni. Il panorama è ancora costituito da centro le due città di Vetulonia e Roselle, e siti produzioni acrome da mensa e da fuoco, di tipo a sparsi nel territorio (identificati come casa1 e diffusione microregionale ma con alcuni significa- casa2, o di cui si hanno indizi in rinvenimenti di tivi apporti esterni. Il parco morfologico molto singole tombe o materiale sporadico). Mentre per ristretto è ridotto al testo per le forme aperte, il vetuloniese, in base alle pur labili indicazioni di all’olla e al boccale per le forme chiuse. Curri, è possibile vedere una certa consistenza Nel corso del XIII secolo la cultura materiale dell’occupazione delle campagne, per il rosellano, comincia ad assumere lineamenti chiaramente almeno nella parte indagata, i dati sono veramen- senesi anche per quanto riguarda la ceramica da te esigui. cucina più povera che viene importata da fornaci È probabile che l’assenza di insediamenti di di area senese, o, se prodotta in loco, di fatto con una certa consistenza sia da imputare ad un modelli e forme senesi. Nel XIV secolo infatti com- modello economico che prevedeva lo sfruttamento paiono le tipiche olle con orlo ad arpione ed i di piccoli appezzamenti di terreno coltivati da testelli con orlo piano molto estroflesso ed appun- popolazione residente nel centro urbano, con- tito o con pareti rialzate. Questo fenomeno si giuntamente a modesti nuclei abitativi più lontani accentua nel corso del secolo con la immissione del tipo casa-piccola fattoria. nel mercato locale della maiolica arcaica (che in Nonostante sia attestato un modesto artigia- misura minore è presente nelle forme di XIII seco- nato, l’asse portante dell’economia rosellana do- lo), ma vi compaiono anche elementi di prove- veva dunque essere il settore agropastorale con nienza pisana (la cui influenza commerciale arri- tutte le attività connesse di trasformazione delle va fino a Buriano) ed alto-laziale. Grosseto è infat- derrate alimentari. Sia le officine per la produ- ti al confine fra le tre aree. Si pone talora il pro- zione del bucchero, sia le fornaci di mattoni roma- blema di produzioni locali dovute ad ibridazione ne sono infatti elementi piuttosto circoscritti e di di temi e forme di diversa provenienza. Anche sul scarsa incidenza nel quadro generale delle attività versante della ceramica da mensa notiamo la economiche.

108 FRANCOVICH, GELICHI 1980 e 1980a. Roselle gli scavi e 110 ma molti materiali degli scavi di Roselle attendono ancora la mostra, MICHELUCCI 1985, CURRI 1978, CELUZZA, in uno studio sistematico. CELUZZA, FENTRESS 1994, oltre ai materiali individuati in 111 si vedano però le indicazioni contenute in FRANCOVICH, queste ricognizioni. GELICHI (a cura di) 1980, p. 189. 1 0 9 ho affrontato questo argomento nella mia tesi di dottora- 112 FRANCOVICH 1982 p.92 to(CITTER, cs1, cap. 4.1.). 42 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

Anche il noto brano di Livio sugli aiuti offerti tutti sarebbe stata garantita l’esenzione fiscale, ma da alcune città etrusche a Scipione Africano113 for- il tentativo fallì e il latifondo a bassa produttività nisce la prova di una realtà economica che la roma- avanzò senza sosta. Di questo abbiamo un prova nizzazione non sembra aver stravolto nelle linee nella permanenza di alcuni grossi siti ben oltre la fondamentali. Il paesaggio doveva essere caratte- fine dell’età romana che riorganizzano la proprietà rizzato anche in età ellenistica da un tipo di agri- fondiaria su basi molto diverse, almeno per l’area coltura condotta in maniera per lo più estensiva. intorno a Roselle, rispetto ai secoli precedenti. Per l’età romana a partire dal I secolo a.C. il I pur esigui dati per il VI e VII secolo d.C. con- quadro è più articolato, ma ancora nel solco della sentono di osservare la contrazione del popola- tradizione. Infatti nel territorio circostante la città mento e la semplificazione estrema della tipologia di Roselle il sensibile incremento del numero di dei siti quindi una rete a maglie larghe e nuclei siti fra II e I secolo a.C. attesta una precisa volontà molto piccoli votati all’autosufficienza: i doni fune- di sfruttamento intensivo sia della pianura prospi- bri e la ceramica attestano un minimo di circola- ciente il golfo Prile, sia dei primi rilievi collinari. zione seppure in un ambito subregionale117. Così le ville vengono costruite per lo più in pia- Un maggiore impulso verso la riorganizzazione nura. Ma è bene notare che l’assenza di fornaci di della produzione agricola può essere stato operato anfore vinarie induce a ritenere queste ville durante i secoli centrali del Medioevo (X-XII) ad profondamente diverse dal modello classico stu- opera dei castelli. diato altrove114. Questi nuovi nuclei di popolamento fungono da Neppure la romanizzazione, dunque, operò una catalizzatori dell’insediamento sparso minore; il trasformazione radicale delle basi dell’economia paesaggio si presenta pertanto con centri di una del territorio, che, nonostante le indubbie tracce di certa consistenza attorno ai quali si dispongono centuriazione, doveva consistere nella cerealicol- aree coltivate intensivamente, con o senza siti del tura e nell’allevamento115. La presenza delle ville, tipo casa1 e 2. infatti, potrebbe essere connessa all’allevamento La fitta rete di castelli suggerisce forse di attri- dei suini. I numerosi siti del tipo casa1 e casa2 si buire all’incolto un ruolo più marginale rispetto a inquadrano pertanto in un tipo di economia agri- quello avuto nei secoli precedenti, tuttavia la let- cola intensiva ma non specializzata. Non vi sono tura incrociata del Buongoverno del Lorenzetti e prove dirette, ma le ville disposte lungo le rive del della Tavola delle Possessioni118 consente di vede- Prile, soprattutto sul versante vetuloniese, pote- re una grande distesa priva di poderi, di opere di vano essere interessate principalmente alla pro- sistemazione agricola con ampie zone a macchia e duzione del sale e all’itticoltura. a palude. Le aree messe a coltura si limitano a A partire dal II secolo possiamo registrare un modeste fasce intorno ai castelli. crollo vertiginoso del numero dei siti e forse delle Un cambiamento nell’assetto del territorio si aree coltivate. registra fra XIV e XV secolo, con la scomparsa di Aree incolte, e quindi in parte riconquistate molti castelli, e quindi con un’accentuazione del dalla macchia, dovevano essere abbastanza nume- carattere estensivo delle colture, con la maggiore rose in tutta la costa tirrenica, tanto che gli stessi incidenza del pascolo transumante sulla cereali- Imperatori, proprietari di grandi latifondi, tenta- coltura119. rono nel III secolo di rimettere a coltura vaste zone Fra le altre attività primarie non dobbiamo di- dove erano ingentes agri (...) fertiles ac silvosi116. menticare il ruolo giocato dal sale, di cui però non In particolare gli sforzi erano concentrati sulla possediamo una documentazione archeologica120. costa (Etruriae per Aureliam usque ad Alpes mariti - Certamente anche il legname era una risorsa vi- ma s ), dove erano presenti vaste aree spopolate, ma tale per l’economia preindustriale. La prima atte- ancora con forti potenzialità (ingentes agri sunt stazioni di aree boschive nel rosellano è nel brano di iique fertiles ac silvosi). I possessori di latifondi Livio già citato. Il paesaggio del periodo etrusco improduttivi (locorum incultorum), se lo avessero doveva presentare, soprattutto sui rilievi, numerose ritenuto opportuno, avrebbero potuto mettere a col- aree coperte da folta vegetazione. In particolare le tura col sistema schiavistico i terreni in collina, pre- macchie fra Batignano e Montorsaio, il comprenso- diligendo la vite ad altre piante (atque illic familias rio di Poggio Cavolo, unitamente ad aree più inter- captivas constituere, vitibus montes conserere). A ne che non rientrano nell’ambito di questa ricerca.

113 Liv., A.U.C., XXVIII, 45, 13-20. toscani meglio studiati confermano questa tendenza. 114 cfr. CARANDINI (a cura di) 1985, e 1988. 118 cfr. anche FRANCOVICH, PICCINNI 1976. 115 in questo senso vanno anche le fonti documentarie. Si veda- 119 cfr. testo di BUETI in questo stesso volume. Sulle colline di no le informazioni contenute in L.IV., A.U.C., X, IV, 5-8; 12; Grancia rinasce l’insediamento sparso, ma è un caso isolato. XXVIII, XLV, 14 e ss. 1 2 0 abbastanza chiara è invece l’evidenza documentaria per 116 Hist.Aug., Divus Aurelianus, 48, 1-2. tutta la costa tirrenica. Rimando a CITTER, cs1, cap. 4.1.2. e al 117 ho affrontato questo aspetto in CITTER, cs. Altri contesti testo di PRISCO in questo stesso volume. Carlo Citter 43

Tav. 14: sito MG 2.2. Fattoria S.Mamilian. Resti della via Aurelia vetus a nord dell’Ombrone (a sinistra) e del baso- lato riutilizzato per la pavimentazione di una abitazione recente (a destra).

I colli di Poggio Cavolo rimangono forse boschivi una certa cautela. Ne riporto di seguito una breve fino a tutta l’età romana, dal momento che non vi si descrizione. rinvengono siti fino al V secolo d.C. Poi la presenza • Sulla sommità di poggio Petriccio, presso del c a s t r u m muta l’aspetto delle colline e forse il Montorsaio, in una macchia ad una quota di 250 bosco scompare o si riduce sensibilmente. Fra tar- m.s.l.m. circa sono tre pozzi (MP 17.1) disposti in domedieovo ed età moderna l’infittirsi della maglia fila lungo uno stradello, ed uno poco più discosto in insediativa con la fondazione di molte casa 1 sem- basso. Non sono stati rinvenuti materiali. bra relegare il bosco ad un ruolo marginale, ma è • Lungo il fosso delle Scaggini, ad est della l’unica zona in cui i dati di superficie sono chiari. sorgente del Croccolino, in un terreno in forte pen- Con l’incastellamento deve aver avuto un par- denza tutto a macchia, è ben visibile un complesso ticolare impulso lo sfruttamento della risorsa costituito da almeno quattro imbocchi di gallerie mineraria nel distretto rosellano. comunicanti a due a due (MP 16.1) con due saggi In particolare a Batignano e lungo una linea che intermedi di modesta profondità (meno di due arriva quasi a Montorsaio erano estratti il rame e metri) disposti in fila lungo le curve di livello. l’argento, nei pressi di Montepescali il rame12 1 . Annessa a queste è una cava più ampia dalla quale La ricognizione ha permesso di individuare si dipartono altre due piccole gallerie. Non è stato alcune tracce dell’attività estrattiva, gallerie e rinvenuto nessun frammento di minerale (né in pozzi di sfiato, che non sono stati inclusi in una loco né sul fondo del torrente sottostante), anche delle carte di fase perché l’assenza di materiali se tracce di mineralizzazione sono visibili sulle datanti in superificie ha suggerito di mantenere pareti. Si deve tuttavia segnalare che il fronte di

121 Inventario, schede 134 e 135. 44 GROSSETO, ROSELLE E IL PRILE

Tav. 15: a sinistra: Moscona, Castello di Montecurliano: muro di cinta dell’abitato sul lato est. A destra: Montorsaio, resti del muro di cinta romanico del Castello.

cava è molto fresco e che all’interno delle gallerie vale la dizione La Valle. Lungo uno stradello che la terra risulta molto smossa. costeggia il colle è l’imboccatura di una galleria • A circa 200 m. a sud-ovest del cimitero di (quota 175 m s.l.m.). Sul colle in più punti sono Montorsaio, nella macchia (a quota 375 m.s.l.m.) è stati segnalati dei pozzi evidentemente in relazio- l’imbocco di una galleria molto profonda di circa 2 ne alla galleria (MP 14.1.) Notizie raccolte sul m di apertura (MP 18.1.). Lo scarico all’esterno è luogo hanno permesso di identificare in questa costituito da minerali ferrosi. Sta forse in relazio- galleria una di quelle viste da Grottanelli nel seco- ne con MP 18.3. Non sono stati trovati materiali. lo scorso. Un minatore ha asserito che durante i Secondo notizie raccolte sul luogo sarebbe uno lavori di estrazione furono rinvenute antiche gal- degli interventi effettuati dalla Società Mineraria lerie più strette entro le quali erano ancora con- Antimonifera nel dopoguerra. servati attrezzi da lavoro. Le moderne cave hanno • Circa 1 km a nord di Montorsaio, ad una obliterato interamente le tracce di quelle antiche. quota superiore (450 m.s.l.m.) è un pozzo largo 1 m Tutto questo complesso si trova al momento in un profondo almeno 10 m. foderato internamente in fondo chiuso cui non è stato possibile accedere. pietra (MP 18.3). Nessun materiale è stato rinve- Dovrebbe essere una delle miniere dalla quale si nuto nei pressi. Secondo notizie raccolte sul luogo doveva estrarre piombo argentifero. Si può forse sarebbe uno degli sfiatatoi di MP 18.1. ubicare in questa zona una parte delle miniere • Strada senese alla deviazione per Montor- medievali di Batignano122. saio, all’inizio della macchia è uno stradello che con- • Miniere interne al castello di Batignano. duce, dopo circa 200 m, ad una galleria (MP 19.1.) di Lungo via di mezzo, dal lato che dà verso via del circa 2 x 3 m (a quota 176 m s.l.m.). Un abitante del Castello, sono visibili quattro imboccature di grot- luogo afferma che lì era una antica miniera e che vi te (MP 15.1.). Secondo le notizie del luogo questi furono trovati minerali. Il sopralluogo non ha evi- cunicoli sono molto profondi e attraversano l’inte- denziato tracce di miniera, né di materiali. ro sito. Potrebbero essere le miniere citate nel • Colle di Vallesoli. Il toponimo è rimasto documento del 1178123 dove si fa chiaro riferimen- solo sulle carte topografiche, mentre sul luogo pre- to a vene interne al castello.

122 per la descrizione cfr. GROTTANELLI 1874 pp.8 e ss. dicta metalla et laborandi ubicumque voluerint in predictis locis, 12 3 “. ..mee partis vene argenti et plumbi et auri(...) que extrahetur de preter quam in castello de Batiniano, in burgis, tamen facere pos - castello de Batiniano (...) et do eis liberam potestatem fodendi pre - sint ita quod non noceat muris castelli...” (ASS Kaleffo Vecchio ,19) Carlo Citter 45

Tav. 16: A sinistra: Roselle - PodereSerpaio, bassorilievo con motivi a treccia del “magester iohannes” dalla pieve urbana. A destra: Batignano, transenna d’altare con motivo decorativo a foglie di Lauro.

Il rosellano nel suo complesso non aveva giaci- carolingia, debba essere letta come frutto dell’ini- menti paragonabili a quelli del vicino populoniese, ziativa signorile1 2 7. Gli Aldobrandeschi che in tuttavia, come ho già avuto modo di sottolineare parte ereditarono le acquisizioni territoriali dei al t r o v e 12 4 , la crisi tardoimperiale può aver riattiva- Longobardi lucchesi della fine del VI secolo in loca- to circuiti produttivi del periodo etrusco. Riesce dif- lità strategiche come Caliano-La Trappola e Gros- ficile credere, infatti, che nella generale “fame” di seto, lungo il corso inferiore dell’Ombrone, si dires- metalli sia per le necessità quotidiane, sia per la sero poi a monte verso Campagnatico, altro punto produzione di armi, le autorità imperiali mantenes- strategico ma anche area di mineralizzazioni e sero ancora nel IV e V secolo il divieto di estrazione. verso Batignano e Montorsaio. In questi due castel- A maggior ragione nell’altomedioevo le li nel XII secolo esecitavano il potere anche consor- nascenti aristocrazie della tarda età longobarda, terie locali di visdomini, evidentemente dei rappre- pur nel silenzio delle fonti scritte1 2 5, possono aver sentanti degli Aldobrandeschi che grazie all’atti- avuto interesse nello sfruttamento della risorsa vità estrattiva erano riusciti ad emanciparsi12 8 . m i n e r a r i a1 2 6. I conti ancora ai primi del XIII secolo volevano Sembra piuttosto evidente che la fondazione del mantenere, almeno sul piano formale, il pieno con- castello di Batignano su un filone argentifero, e trollo della risorsa, tuttavia interessi locali e sene- l’argento era un segno di prestigio sociale oltre che si avevano già mutato la situazione de facto. unico metallo utilizzato per la monetazione di età (Carlo Citter)

124 CITTER 1995, cs, cs1 cap. 4.1.3. e cs2. 127 cfr. FRANCOVICH, FARINELLI 1994 pp. 448 e 451 e ss. 125 ma il caso di Rocca S. Silvestro dove le prime citazioni sono dove viene giustamente sottolineato l’interesse dei grandi com- del XIV secolo a fronte di prove archeologiche di quattro secoli plessi monastici nello sfruttamento della risorsa mineraria già più antiche è emblematico. nella prima età carolingia se non addirittura in età longobarda. 1 2 6 Batignano rientrerebbe (usiamo il condizionale in attesa di FRANCOVICH, FARINELLI 1994, p. 446, nota 15 dove si scavi) nel modello di Rocca S. Silvestro, per il quale da ultimo ricorda il caso esemplare del marchese di Tuscia Adalberto II, FRANCOVICH, WICKHAM 1995. il ricco. 128 ibidem p. 457.