41134655.Pdf
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
CORE Metadata, citation and similar papers at core.ac.uk Provided by Archivio Ricerca Ca'Foscari SAGGI Rino Cortiana Tra le pieghe dell’orizzonte Parole e spazi nella poesia francese contemporanea Marsilio Università Ca’ Foscari Venezia Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali comparati © 2012 by Marsilio Editori® s.p.a. in Venezia Prima edizione: novembre 2012 ISBN 978-88-317-1410 www.marsilioeditori.it Realizzazione editoriale: redazioni, Venezia INDICE tra le pieghe dell’orizzonte. parole e spazi nella poesia francese contemporanea 7 Nota 9 1. L’Orizzonte e i suoi nomi nella poesia francese contemporanea 23 2. Il vento dell’Ovest: Westwego di Philippe Soupault 41 3. Una meteora tra la costellazione e l’ambra. Percorso di Orione nella poesia di René Char 59 4. Il paesaggio e la memoria nella poesia di Philippe Jaccottet 73 5. Visibile e non visibile nella poesia di Jean Tardieu 99 6. Il passo di Orione: lo spazio «in avanti» nella poesia di André du Bouchet 127 7. «Corrispondenze e coincidenze» nel viaggio poetico di Réda 143 8. Alberi e radici nella poesia di Frédéric Jacques Temple 163 9. I quadri nel paesaggio. Bonnefoy: L’entroterra e i suoi incroci 183 10. Il corpo si scrive. Strategie espressive in Bernard Noël NOTA Le analisi qui proposte sono spesso nate in occasione di conve- gni o collegate ai corsi universitari1 e non possono che rappresen- tare un percorso. Materiali di poesia francese contemporanea, con qualche escursione nella prima metà del Novecento (Soupault, per la sua rappresentazione dello spazio urbano e per la sua vicinanza al jazz, come succede, in altro modo, in Réda) e con l’evocazione di Char, monumento della parola incarnata della storia e trasformata in selce folgorante. Poeti, i primi, già consegnati alla storia della poesia e quelli più vicini a noi, già «laureati» e riconosciuti che non devono far dimenticare altri protagonisti qui non contemplati2. Emerge in questi poeti l’esigenza di misurarsi con lo spazio cercando di do- minarlo attraverso la sua geometrizzazione – funzione essenziale, secondo Marc Augé, del luogo antropologico: linee dell’orizzonte, 1 Ricordo i capitoli – qui rivisti e aggiornati – già usciti in italiano: capitolo 1: in Syno- nimie et «differentiae»: théories et méthodologies de l’époque classique à l’époque moderne (a cura di Maria Gabriella Adamo e Paola Radici Colace), Messina-Napoli, Accademia Peloritana dei Pericolanti, Edizioni Scientifiche Italiane, 2006, pp. 312-323: capitoli 4-5- 6-7 in: Rino Cortiana, L’Occhio scrive, Venezia, Cafoscarina, 2003. 2 Rimando ai lavori (e alle iniziative) di Stefano Agosti, di Giovanni Dotoli, di Valerio Magrelli, di Adriano Marchetti, di Jacqueline Risset, di Fabio Scotto. Ricordo qui almeno tre antologie che registrano tappe ed evoluzioni della poesia francese contemporanea: 1. Poeti di «Tel Quel», a cura di Alfredo Giuliani e Jacqueline Risset, Torino, Einaudi, 1968; 2. Nel pieno giorno dell’oscurità. Antologia della poesia francese contemporanea, a cura di Fabio Pusterla, Milano, Marcos y Marcos, 2000; 3. Nuovi poeti francesi, a cura di Fabio Scotto, Torino, Einaudi, 2011. 7 nota ma anche linee dei binari e linee parallele create dai fiumi o dai solchi dei campi. Geometrie dello spazio che creano geometrie della scrittura. E che non escludono gli apporti del discorso mi- tico (la figura di Orione attraversa vari testi) e della risalita alle origini dei segni. 8 1. L’ORIZZONTE E I SUOI NOMI NELLA POESIA FRANCESE CONTEMPORANEA La figura d’orizzonte si impone attraverso varie denominazioni e incarnazioni in vari testi della poesia francese contemporanea. All’interno – e attorno – alla dinamica essenziale della metafora si fa strada una dialettica tra omonimia e sinonimia, mentre si eviden- zierà la parte attiva delle «differenze», degli interstizi che vanno ad incarnarsi, in alcune manifestazioni, anche a livello di disposizione delle parole sulla pagina, a livello tipografico. Bisogna immediatamente ricordare che sullo sfondo di un simi- le argomento si stagliano i lavori fondamentali di Husserl e di Mer- leau-Ponty. Tali riferimenti sono opportuni per ricordare il livello filosofico di quella che Husserl definisce la «struttura d’orizzonte». Tale concezione si nutre nella corrente fenomenologia di una dina- mica della percezione che implica dunque un rapporto tra il sog- getto e il mondo. Ciò che mi interessa qui ricordare delle riflessioni di Husserl contenute nelle Meditazioni cartesiane è il rapporto tra l’orizzonte interno del soggetto e l’orizzonte esterno, che sono messi in relazione dal meccanismo della percezione. Ritengo importante sottolineare la variazione, lo spostamento, che può subire la linea e la configurazione dell’orizzonte sotto la spinta delle possibilità di un determinato Erlebnis che urgono di essere realizzate dall’io. Ogni Erlebnis ha un orizzonte che varia col mutare delle sue connessio- ni nella coscienza e col mutare della sua fase di svolgimento – un orizzonte intenzionale costituito dalle indicazioni delle potenzialità della coscienza appartenenti al momento stesso considerato. Per esempio in ogni perce- zione esterna i lati propriamente percepiti dell’oggetto di percezione con- 9 tra le pieghe dell’orizzonte tengono un’indicazione dei lati ancora intenzionati in maniera secondaria, non ancora percepiti, ma solo anticipati nel modo della aspettazione ed anzi in assenza di ogni intuizione – come lati che da ora in poi vengono alla percezione. È questa una protezione continua, che acquista un senso nuovo in ogni fase della percezione. Per di più, la percezione possiede orizzonti che offrono altre possibilità percettive, e sono quel che potremmo avere, se dirigessimo in altro senso il tratto della percezione, se cioè dirigessimo lo sguardo anziché in questo, in un altro modo, se noi andassimo avanti o di fianco, e così via1. La percezione ha a che fare anche con il tempo: essa può susci- tare una dinamica della rimemorazione che ha un orizzonte suscet- tibile di allargarsi su altre possibili rimemorazioni che si misurano con il presente percettivo del soggetto. L’idea di «orizzonti come potenzialità delineate» – e la dina- mica della struttura d’orizzonte – mi sembra utile per la lettura e l’interpretazione di questa figura che ricorre in alcuni testi di poeti contemporanei. Soprattutto i lavori di Michel Collot2 sulla poesia moderna e contemporanea hanno illustrato l’importanza della figura dell’oriz- zonte, continuando le elaborazioni di Merleau-Ponty soprattutto su quella parte che concerne il rapporto tra struttura d’orizzonte e incarnazione e sulla struttura-figura che si profila sul doppio oriz- zonte dello spazio esterno e dello spazio del corpo. Come ben lo sottolinea Collot i poeti contemporanei si rivolgo- no all’orizzonte ponendo una serie di domande sulle diverse pro- spettive del nostro mondo e sulle corrispondenze eventuali con le dinamiche del soggetto. Alcune esemplificazioni, riprese in maniera più ampia in alcuni capitoli successivi, ci permetteranno di mettere in rilievo alcune dinamiche. In Jaccottet possiamo registrare varie incarnazioni della figura d’orizzonte. Vari termini possono diventare, ovviamente all’interno di una catena anche metaforica, dei veri e propri sinonimi: a) alcuni si situano in un’area semantica più astratta, come «frontière», «là- bas», «le lointain»; b) altri sono dei lessemi più concreti, referenti 1 Edmund Husserl, Meditazioni cartesiane, Milano, Bompiani, 2002, pp. 73-74. 2 Michel Collot, La poésie moderne et la structure d’horizon, Paris, puf, 1989. 10 1. l’orizzonte e i suoi nomi nella poesia francese contemporanea precisi che, pure nei loro spostamenti semantici, non smettono mai di mettere in moto la figura di orizzonte in quanto linea, limite, barriera. Ricordiamo almeno i termini «parete», «porta» e soprat- tutto il lessema «muro». Nella dinamica spesso attiva di orizzonte interno e di orizzonte esterno il poeta, in un suo percorso nel paesaggio – che è anche percorso di una ricerca del non visibile, del «vero luogo» (termine spesso usato da Bonnefoy) – sente la necessità di prendere in con- siderazione ciò che è dall’altro lato, «de l’autre côté». In Le travail du poète 3 il muro è un referente preciso (il muro del giardino), ma che diventa subito, anche per effetto della luce intensa, uno «schermo» sul quale si stagliano le ombre dell’infan- zia, e diventa alla fine la barriera che separa la vita dalla morte. La linea di un orizzonte può situarsi molto vicino a un luogo conosciuto, dominato, come lo spazio attorno alla casa. Ma basta girare l’angolo per incontrare una linea di separazione: «Girare appena l’angolo della casa, o attraversare, di nuovo, quale fron- tiera?»4. Questa linea che separa – ma che è anche punto di riferimento, principio che serve al soggetto per situarsi e situare le cose – viene sottoposta a forti sollecitazioni. Attraverso la qualità della leggerez- za (dell’aria) e della trasparenza (della luce) tende ad affievolirsi: ecco allora imporsi la figura del tessuto (con le sue varianti come il «velo», la «tela» o il «lenzuolo»). I bastioni che circondano e proteggono un paese si trasforma- no in «fumées de bivouac», in «toiles transparentes». Dietro queste tele bianche stanno ad attendere ancora molti spazi e molta aria5. I muretti in pietra secca che il poeta incontra nel paesaggio in- torno a Grignan, dove vive, si trasformano da semplici recinti a ele- menti che avviano il meccanismo della memoria e rinviano dunque a un altro tempo e a un altro spazio: quelli dell’antica Grecia6. Ma queste linee di pietra diventano anche la base di un paesaggio che sta sotto, «non solo all’inizio della nostra storia, ma nei sotterranei del nostro pensiero e dei nostri sogni […]». 3 Philippe Jaccottet, L’ignorant, in Poésie, Paris, Poésie/Gallimard 1996, pp. 64-65. 4 Id., Pensées sous les nuages, Paris, Gallimard, 1983, p. 20. 5 Id., La promenade sous les arbres, Neuchâtel, La Bibliothèque des Arts, 1980. 6 Id., Paysages avec figures absentes (1976), Paris, Gallimard, 1993, pp.