L’Oceano nell’Anima

Una perla per l’oceano 2014

Raccolta antologica delle poesie

in concorso

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Una perla per l’oceano

1. In una notte di Dicembre vorrei conoscer i tuoi Vassena Elisabetta pensieri e veleggiar tra loro, Breve è il respiro delle notte ma tu non parli per vive la sue luce ed io resterei per ore e le sue ombre, ad ascoltare, confuso nel frastuono I tuoi silenzi. della vita.

Mentre lente scandiscono le ore 4. Gocciole per chi veglia, Industria Nunzio lasciando scivolare i suoi pensieri sulla scia di un'invisibile cometa Gocciole d’universo che la vita gli promise adornano la volta, e mai passò. lo zefiro pettina un ricordo in vestaglia Vorrei credere ancora e odori di rugiada che la luna mi sorride delicatamente posano ... se chiudo gli occhi. le ali sul libro chiuso nelle mani tremule del tempo. Dalla finestra 2. La rondine l’opale oscilla indifferente, Bravi Massimo nel barbaglìo indistinto due occhi spenti Sei la mia rondine. come lucciole all'alba Forse è colpa di questa cercano i primi raggi primavera che non vuol e una farfalla, ancora. Finire, sei rimasta tra le mie mani eri li seminascosta tra 5. Preghiera pietre blu, argento Industria Nunzio e perle false e tu diamante Ti parlavo in silenzio dai capelli oro mentre ti scarmigliavo e quel sorriso nelle mani del vento azzurro mare e un gelsomino ti sfiorava. hai preso il posto dell’estate Ti parlavo in silenzio in questa lunga frammisto alla risacca primavera. del mare, evocando languori per fugare il torpore dalla tua bocca 3. I tuoi silenzi serrata di parole e baci. Bravi Massimo Ti parlavo in silenzio Conosco già i tuoi passi sprofondandomi vivo a volte ti seguo nell’ombra nella terra ovattata di un sogno, nel cappotto di neve, a volte, senza cappa di stelle come passa il tempo e in balìa del tornado e segna il viso di un che mi lasciò stremato. colore ambra, ma tu sei cosi bella Giunse l’aurora attraversi strade inusuali e andai per prati per la vita, col secchiello bucato

2 a cogliere odori, leggero 8. Forza e debolezza leggero col retino colmo Gullotto Santina di farfalle inventate. Fende il verde quell’abbagliante Rubai colori raggio di sole tra le foglie... intrecciando scialli di versi Pensieri taglienti come per sciogliere la neve, di lame affilate di coltelli... bruciai il letto di foglie Squarci di luce attraversano spazi ove giacque dolente che si intrapongono un cammino straniero. alle solide rocce dei miei monti.. Mentre come scosse da uno sisma tremano le fondamenta... 6. Una cornice Quel sibilante suono preannuncia Industria Nunzio la fine di qualcosa che si sta sgretolando dentro... Una cornice di spazio ingiallito La nera roccia si divide dal profondo d’un giorno brunito. Approdo saturo senza più vergogna mostra le viscere di rimembranze, l’alveo ove la fronte in quel solco dilaniante cerca refrigerio di palma schiusa ostentando debolezza come usignolo nella polla estiva, lì dov’era la sua forza... che fugge ancor privato della coppa spaventato dall’eco d’uno sparo. L’urlo che rimbomba dalla conchiglia 9. Palfeo quando freme, sversando la placenta Didonna Maria Elena del naufrago solo sulla scogliera, ove il fato per man d’Eolo adirato Seduto su di un sagrato di una piccola città, lascia che vento stracci ormeggio vivo, sui gradini innevati, un uomo, scaraventando una barchetta cieca le cui radici si estesero lungo l’arido e incolto sino a che tempesta volge alla fine. terreno Acqua cheta, riciclo di natura dai colori opacizzati e dal grigiastro ossigeno , trasmuta pensiero nella materia, sfoderava la lingua pungente che ignorando il ritardo arde sapere. contemplando il sole morente.

Di linfa poetica s’animava il suo riso. 7. Quando torno Gullotto Santina Muto il cielo innanzi a lui. Lui affamato delle sacre pietanze, Ammutolito il vento, sedata la tempesta... i cui ingredienti citava. Nuvole nere in cielo intristiscono l’inverno... Gronda di pioggia l’ulivo verdeggiante Ma il sordo udito dei passanti, mutilato dalla come pianto, sopra scalini grezzi gazzarra mondana, dove un’ultima volta posasti la tua zampa... urtava contro la sua lemma sapiente. ed io non ero lì ad accarezzar la fronte Che sdegno vi fu a citar’ le mentite emozioni come facevo sempre e socchiudevi di individui che fingevano di non provar’ ardore. i tuoi occhi un poco spenti e stanchi .... La morsa del dolore stringe Gocce di lava bruciarono la sinopsi di una storia ancora il cuore ogni volta quotidiana, che torno dal mio ulivo verdeggiante... le cui bocche si cibavano di erbe amare, ma Niente può consolare oramai lenitive. il mio cuore stanco di sofferenze crude La sua storia straripava, come fiume in piena, tra che la vita non mi risparmia... le strade, e sotto il gelso torno a guardare quasi fosse l’assordante monotonia il posto del tuo riposo che tutti annoia. mentre inevitabilmente i miei occhi si riempiono di pianto... Orsù il richiamo del guerriero,

3 ove, sul seducente destriero e così l’illusione far domare i suoi memori sogni. maneggiava le lingue biforcute Il Dio assecondò la supplica. recitanti verità e sprezzo versus una folla Assieme a Futuro, padre Tempo, vide Logica. audiolesa e accomodante, i cui assensi circuivano e traviavano i deboli cuori. I due amanti fuggirono verso Vita. Passato portò con se le sue esperienze, Mentre lui percorreva il lembo boscoso, Futuro le sue aspettative ignorato era da illustri e lucenti artigiani, ed insieme giunsero lì dove dal loro amore nacque il cui veleno era più esiziale del Crotalo Tigre Presente. e sicché i loro passi conteggiano per sommare il ricavato giovamento che portano a se solo acqua e cemento. 11. Il riflesso di una mela Didonna Maria Elena Questa è la storia di un uomo il cui nome fu del cielo, suo amante patente. E poi senti il cielo La sua paura non ostacolava l’impavida spada che minaccioso adornata era da luce non riflessa. ti guarda... Profanato dall'angustia E’ la sua voce che grida la storia della Vita. di tormentose bufere. E’ Palfeo che caccia la sua preda verità celata. Nessuno conosce l'origine E’ Palfeo che denuda i falsi lucernai di tal furia, E come oratore ne fece della sua vita la propria eppure... missione. gli attimi son sempre eguali, il ticchettio resta fedele al medesimo ritmo sinuoso e risoluto 10. L'illusione di Morfeo e gli alberi non cambiano mica tintura. Didonna Maria Elena Quantunque il corrugarsi delle venature, Timoroso si mostrò l’amore tra due sinceri amanti, denudano l'anzianità del bulimico mondo. che assetati di sentimento, Tutto sembra combaciare alle reali sembianze. scoprirono al divino Sole il mistico accaduto. Ma, la vista non ancora cieca, Supplicarono Sole la fronte bieca di non rivelare ad alcun entità la natura di svelano la realtà mendace. quell’amore. E’ Narciso, Pregarono Sole amante dell’Ego che codesta unione fosse celata dalla notte, e null’altro. poiché inspiegabile agli occhi della Logica e del Non resta che trasgredire Tempo. I desideri suoi, Sostituendo egli stesso Ergo Sole allungò ancor più i suoi raggi col puro riflesso di una mela. per avvertire la sua amata Luna, custode dei compromettenti segreti. 12. L’essenziale I due amanti, Passato e Futuro, De Ruvo Vincenza poterono vedersi e amarsi tra l’oceano e il cielo, lì dove il tempo smetteva d’esistere. Tieni strette le mie mani e lasciami il profumo di un sorriso L’estiva notte ospitò i due innamorati, le note di un violino... ma il suo corto mantello rivelò alle ore la loro ne farò melodia identità. nelle notti insonni dei miei anni... Il Tempo, padre di Logica e suocero di Futuro, ne farò essenza edotto fu del tradimento. nelle stupide sere dal sapore del niente. Tieni strette le mie mani Passato scongiurò Morfeo e lasciami tutto ciò che non ti costa nulla di posare un suo papavero sulla fronte di Tempo, un abbraccio...un sorriso...una carezza...

4 un respiro nel tremolio del vento nello specchio del tempo un sogno colorato dove potermici tuffare... e le rughe svaniscono ne farò sole d'aprile... tra le tue braccia come nebbia... luce che abbaglia...sinfonia d'amore... Sono la tua ciocca bianca Tieni strette le mie mani il tuo sorriso sgangherato anche quando il mio No dall’incedere del tempo... sarà tuono nella notte del tuo cielo Ho perso tutte le lacrime del mondo e il silenzio bucherà il respiro in un sospiro. su bancarelle di perchè Se i miei passi si allontaneranno e quante parole vorrei poterti dire... e le lacrime ghiacciate di noia Nutro i miei respiri bucheranno i tuoi silenzi con i colori che porti nel cuore... tieni strette le mie mani e se domani l’alba mi sorprenderà piano ch'io non possa smarrire l'essenziale aprendomi le braccia a un nuovo mondo, giacchè sei tu per me ...l'amore. io ci sarò in ogni dove tu mi vorrai vedere, Tieni strette le mie mani per invecchiare insieme in ogni goccia d’azzurro incisa nei pensieri fino alla fine.... io ci sarò nello specchio dei tuoi ricordi in ogni lacrima...fotografia... in un libro di poesia... 13. Ho cercato il tuo nome Nei riflessi increduli dei pensieri De Ruvo Vincenza scivolerò come foglia sulle paure dei tuoi inverni, Ho cercato il tuo nome mi farò conchiglia nel mare della vita.. mendicando farfalla nei prati del cielo... ai bordi della memoria Domani sarò polvere di stelle con fiaccole di speranza tra le mani e su di un foglio inchiostro bianco... tra zolle di sorrisi dimenticati. Ma oggi...tra le tue braccia Ho cercato il tuo nome sono venere sull’onda... nei rintocchi cuore di bimba... che segnano il mistero del mio tempo... e nei tuoi occhi ancora.....la tua ragazza! nel sole che scalda pallido il nostro mondo. Camminando a piedi nudi 15. La poltrona comoda nei sentieri dell’anima mi sono persa Iusco Michele in labirinti di silenzi senza fine di un ricordo. Quando sarò vecchio, Voglio chiamarti ancora seduto sulla poltrona comoda ad alta voce o su una panchina del parco. tra le scatole accartocciate Quando sarò vecchio della quotidianità Con i capelli bianchi di giorni tutti uguali... E con le rughe sul volto. cercare ancora il tuo nome Quando sarò vecchio gridarlo con tutto il fiato in gola Forse non ricorderò il tuo nome, fino a quando.. forse non ricorderò i tuoi fianchi, dove... l’orizzonte muore... forse non ricorderò la tua voce. Amore... Ricorderò Amore... Senza dubbio Amore... I tuoi occhi. Quel mare dolce dei tuoi occhi. Quando sarò vecchio 14. Ancora... la tua ragazza! seduto sulla poltrona comoda, De Ruvo Vincenza appoggerò il mio capo sulla mano e porterò i tuoi occhi Frugo nelle tasche del mio ieri nel sogno. e mi riposo nei tuoi occhi quando i miei si perdono

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18. Equinozio d'Autunno 16. Al centro del tuo verbo Delle Fratte Alessandra Delle Fratte Alessandra Fermati, Giorno! M'è impossibile far spazio all'idea Vienimi incontro... Ch'io non sia Percorri a metà la tua strada. Sempre al centro di te Io t'aspetto, In placida attesa Ad ogni tuo diniego Dove riparo trovare potrai. Mi divora dentro l'angoscia Dov'io sono, Famelica fiera È facile perdersi. A dilaniarmi il cuore Nell'oblio dei sensi, nel torpore dell'Anima. Vieni a me, Giorno! Di quest'amore così decantato Ferma ora, m'arriva solo l'inconsistenza delle parole tue Il tuo camminare. Ritrova te stesso, unendoti a me. Ma io amo il tuo Verbo Di cui mi nutro Eccomi, Notte! Perché di Te Sono arrivato. È l'unica cosa che ho... Stanco, tra le braccia tue vorrei dimorare... A lungo mi sono affannato. Intenso è stato il mio tempo. 17. Solitudini del cuore Molte battaglie ho dovuto affrontare. Delle Fratte Alessandra Tanto dolore ho gettato alle spalle. Eccomi, Notte! Questo vuoto che ho dentro Se mi vuoi, sono tuo. ha la stessa forma del La mia mano a te ~ora~ tendo. Tuo Notte raggiungimi! Cicatrici diverse Non mi lasciare, Stillarono il medesimo All'affanno della mia solitudine. Vermiglio Colore Eccoci ora, In perfetto equilibrio! Rinascendo Anime fuse, le nostre... Quando c'incontreremo In un unico istante Mi farò raggio di sole D'intensa magia ad illuminare il tuo Di palpitante emozione. Giorno E tu abbraccio Un attimo solo, A placar l'inquietudine Una gemma preziosa... Dell'animo mio Poi di nuovo divisi. Destinati a sfiorarci, Sarò stella cometa per il tuo Senza poterci toccare. Desiderio Fino al prossimo attimo, E tu Eco silente di Di perfetto equilibrio. Sussurri d'amore

Gioia pura saremo 19. Rosso. La guerra. Quel giorno Vergoni Gilberto Tu ed Io A scaldar questi Né inizio né fine Cuori non più soli Senza spazio né tempo Oramai... La Grande Anima S' affaccia indifferente Chiamata dal rutilante suono dell'odio.

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Cambiano i ferri il mio essere. I rumori Dolci le tue carezze Non le ferite. ed i tuoi baci, Non il dolore. che sanno dipingere Perché il rosso colore è in fecondo l'anima mia E la terra che ne è bagnata chiama un dio. quando l'ombra Il suo. mi avvolge. È un dio della terra Tu sai regalarmi Della terra intrisa di sangue. gocce preziose Le voci dei fiori e le schegge delle Anime fatte del tuo amore Rimarranno ancora serrate ed io mi disseto Nello spazio di un tempo. come se fosse acqua Di un tempo che fu. nel deserto. Che rubò all'Anima ciò che sarà. Stringimi sempre forte a te, perché tu sei tutto il mio 20. Mio Padre mondo... Angeli Rossana Nel silenzio della notte ritrovo le mie ali Mi perdo nei tramonti stando abbracciata a te. e ti trovo li, nella forza Grazie per amarmi del mio essere sei divenuto cosi tanto. il punto fermo dei miei passi. Solo così mi sento libera di volare. Vorrei tagliare 22. Gabbiani il rumore e udire solo il silenzio, Vai Maria Grazia abbondonare me stessa, fatta di carne e ossa, Mi arrivi e volare oltre quei riflessi tra i profili della malinconia e coloridel cielo. In quella tenerezza che abbraccia Sei per me come le api con il miele. le lacrime gioiose di un tramonto Non posso stare un giorno senza te. Dove s’alzano più alte Perché per me sei l'essenza le mie radici, e Tu nel cuore aiutami sei nuvola tra i piedi scalzi delle stelle a superare questo momento Esserti fiato che sento di prigionia. è respirare la tua assenza Mi sento in una gabbia vivendoti le mille forme della pioggia di falsi eroi e di finti sorrisi, E’ cadere fra la neve dove tutto sembra come il passo lieve delle capinere non aver più un briciolo Come fosse la terra che ti cerca di umanità né di cuore... al di là d’ogni mio respiro Tu solo sarai sempre E’ vivere il mio unico amico del cuore Lentamente, mio Padre. nel volo fragile dell’orizzonte vivendoci l’accettazione di un cielo sconosciuto 21. Sei quasi fosse d’una rondine Angeli Rossana quel cigolio che torna a spalancare i miei fiori e le finestre, tutte Sei vela sempre aperta E’ quel fiorire d’ali al mio cuore che naviga su ali nelle ore di ogni giorno. nel mio frusciare d’aria Nella mia vita le tue sull’asfalto braccia sono il porto dove arrivano bassi ogni sera a cui io ripristino in cerca di cibo -i tuoi gabbiani

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23. In libertà di vento Al termine di questa lunga via Vai Maria Grazia troveremo forse quiete e un riposo alla follia Siamo stati lontani d’anime tormentate. anche senza conoscere la rotta o i suoi marciapiedi Andremo alla dolce fonte da cui sgorgano latte e miele, Siamo stati del mare ove si posano gli usignoli l’eterna distanza tra i riflessi delle lampare e le e la nebbia non c’è mai. pietre, l’onda che torna dai campi alla luna Soli nella macchia di verde, Lontani, smarriti per la sorpresa come solo le navi -o il silenzio- d’un incontro esclusivo sanno sbiadire dalle grondaie in capo al mondo. a primavera Sette colori, sette profumi, Figli dei pesci sette tonalità di musica innamorati delle scie dei gabbiani nell’armonia d’un Eden allenati a scomparire in cui tutto è perfetto. allo sbocciare dei primi lampioni Lontani e dentro Come la terra che un giorno 25. Perdersi nell'infinito si arrese a te Mancin Stefano

Quel fiore di ibisco e madreperla Mi perdo mai troppo legato stretto nell'infinito agli oceani del tuo del tuo navigarmi -in libertà di vento, sguardo così intenso il destino. da rubare tempo al tempo

24. Mano nella mano Il tuo corpo Arecchi Alberto è un giardino per una rosa Andavamo, mano nella mano, di carne in bilico sull’orlo del mondo. profumata Vedevamo, da lontano, che da senso il buio d’abisso profondo. ai desideri

Le stelle indicavano il cammino Bruciamo ai nostri occhi di ciechi. di passione Nel futuro del destino, fra candele solamente incubi biechi. e baci ardenti siamo focolai Un minuscolo sentiero accesi tra paludi e sabbie mobili e mai spenti avanzava nel mistero di tragedie indescrivibili. Perdersi... nell'infinito Mille strade abbiam provato di interminabili per sapere chi eravamo, abbracci ma una sola ci ha segnato così stretti con le rughe che vediamo. da rubare aria al vento

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Scie luminose Le tue gambe sogni d'argento son tenaglie occhi del tempo per la mia vita baci nel vento mentre le mie gambe Fiocchi di luna son tenaglie note del cielo che tremano melodia soave del paradiso Gridiamo la passione La limpidezza fra gemiti le rende più belle e sospiri fiocchi di luna dissetandoci sono le stelle di noi come vampiri 28. Il mio miglior amico Labianca Samuel 26. I tuoi baci Mancin Stefano Vana la speranza di Romeo notte e dì immobil a fissar Ho assaporato le tue labbra rosse dischiusi i tuoi occhi rievocan fuoco vivo di inebriante passione, tempi lieti e lontani miraggi la tua pelle era velluto tra le mie mani ad ambir corse nei campi. e si accese la miccia del desiderio Quel vezzo col suo palmo vento, afa e gelo han supplito. Ho sfamato la mia silenziosa quiete Guaiti laceranti frantuman la pace di parole e gesta d'immenso amore, che si percepisce nel cimitero. e mai la mia vita fu più sazia di gioia Lì è il suo profumo che fiuta, da far dei silenzi grida di passione bramoso, fermo ed esil, adagiato su quel giaciglio Ho dissetato le mie labbra di baci... ove riposa il suo amico miglior. i tuoi baci... cuniculi di lingue diperse Stagioni ad osservar passanti che si sono ritrovate tra brividi di passione. che lo invano lo sfaman E il mio cuore taciturno riprese a scandire sino al dì che neve e ghiaccio copron Romeo e il cuor sotto il suo pelo.

27. Fiocchi di luna Mancin Stefano 29. Grido Labianca Samuel Fiocchi di luna come la neve Seguito a gridare verità, cadono in mare ignota oppur mascherata sono brividi al cuore Grido, Piccole luci ma simuli l'ascolto piene di vita la quiete simil a lamenti rochi. virgole d'oro piene d'amore Grido, anelando il contatto assente Fiocchi di luna le mie gemme stanche stillano. piume leggere foglie del buio Grido, che tocca la notte come una bestia al mattatoio muta e sorda esamini.

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Ingannami con menzogne, Rimbomba nelle orecchie donami utopie, l'urlo della tragedia gridiam assieme e della disperazione, radiando le pecche. per quelle vittime che per la sorte non c'è l'hanno fatta. Il fango, senza alcun rimorso, 30. Percorso di una lacrima non lascia scampo, Labianca Samuel mentre continua a danneggiare. Un pensiero va a quel Dio Senza indugio vieni fuori, che non sa ascoltare. comunicando con ogni individuo Alla fine, la soglia del dolore, sfogo di letizia oppur cordoglio. diventa protagonista e devastante.

Nitida s'affaccia negl'iridi d'un bimbo, lieve come piume in bimbi viziati, 32. Clochard massiccia come un monte in quelli affamati. Crotti Osvaldo

Espressione favella dell'occhio, Il cielo sulla pelle. inconscia e muta straripi, Occhi pieni di stelle. con lesti e guardinghi moti. Segni di bufera sul corpo e nella mente. Adagio approdi con tracce sul volto Temprato guerriero occhi scostanti da chi scruta dallo spirito ribelle. occultata, ma corri boriosa. Notte scura, un cartone e un pizzico di luna. Effimero il viaggio per un esteso gemito Cuore in affanno, dilemmi, inquietudini e sconforti briciole d'amore che conficcano radici arcane e profonde. e tanta sfortuna. Selvaggio destino. Crolli sul mento e scivoli via, Pioniere di lotte senza fine. da una mano asciugata e sfrattata, Sguardo di miele, ma l'angoscia è parcheggiata nel cuor, parole soffocate insieme al tuo infinito dolor. e gelide mani., per non dimenticare. Ombra di nuvola 31. Alluvione sui marciapiedi di città. Crotti Osvaldo Unico e degno maestro di tanta dignità. Piove! Piove sempre di più!! Piove di giorno, di notte, ( Poesia autobiografica ) mentre la luna ignara di ciò che accade, ci volta le spalle e dorme. 33. L'urlo dell'esistenza in declino Uno sguardo verso il cielo Crotti Osvaldo colorato di nero, così tetro, così cupo, che non promette amore. Un Esistenza di parole povere. La pioggia si trasforma in lacrime. Solo, alla ricerca di ogni rimedio d'errore. Quest'acqua che scende Con gli occhi lucidi e le labbra serrate, impazzita lungo le strade, lungo i confini vedo tanto odio e barricate. s'infiltra nelle case, Con gli ideali ormai infranti. si versa sulle campagne Del tempo trascorso vivono solo noia e pianti. e sulle colline ormai dissestate. Lo sgomento ogni istante è più vicino. I visi della gente sono cerulei e segnati. Vibrano le ossa. Dentro le membra rimbomba, Negli occhi tanta paura. l'urlo acuto di un misero declino. Crolla ogni speranza.

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Oltre il portone chiuso. 34. Sillabe di Sibilla Dove hai portato il tuo inferno? Nenzi Vittoria Non conto le cicche tra le dita bruciate, I bicchieri di amaro addolciti di pianto, Arcano verso di Sibilla ignota, Maledico l’io che non sa più dormire, Scrisse parole chiare ma ignorate, La luce del sole non riesce a scaldare. Sillabe intrise di profezia ostile, Sento freddo, Diafana mano sparse l’enigma, Quel freddo che viene da dentro, Saggezza in polvere di seme. Quel tremito che sa di paura, Quel gelo che e duro nel cuore. “Falò sia tua intima letizia, Scivolo sulle gambe, Chiudi i ponti che non fluisca il fiume, E in ginocchio prego, Mute parole in terra rossa e nera, Baratto dignità con speranza, Fumo sia eterna tua mestizia, E prego, Lombi coperti di pianto e di sudore”. Prego, Che tu apra la porta, Memoria breve fu nella mia mente, Portando il tuo inferno nel letto. Godetti, risi, amai gioiosamente, Percorsi valli, mari, fiumi, seguii le stelle, Aprii porte, portoni, cuore e polmoni, 36. Una Voce Denudai il ventre ad accettare seme. Nenzi Vittoria

Colpi tremendi su desolate spalle, In questi giorni mi desto con le rondini, Spine profonde al posto delle rose, Un’urgenza mi fa uscire al vento, Orridi bui, crepacci di ferite, Lavare le ciglia con rugiada pura, Gioie timidamente godute e poi finite, Bere il latte lasciato dall’aurora. Ribelle grido rivolto all’infinito. C’è una voce che mi chiama, La odo arrivare non so da dove, Mi chinai su me stessa a protezione Forse dal monte soffiando in mezzo al mirto, Di quanto nascosto nel mio cuore, Forse dal mare morbido sussurro. Immobile invocai il perdono, In questi giorni mi vesto di tepore, Di gioia mi dovevo vergognare, Le mani sostenute dal calore, Gelido pianto a inumidir silenzio. S’infiammano sciogliendo la paura. Quella voce, Di profezia cancellerò memoria, Chiama, Pagato il mio debito di pianto, Blandisce e ruba l’anima. Le mie spalle si drizzeranno piano, La odo lontana, limpida, Il volto verso il sole troverà calore, Armoniosa, Rimorso non c’è se non c’è peccato. Come volo di gabbiano, Sale, Ritta aspetterò che nasca il sole. Scende fino a tuffarsi nel silenzio. In questi giorni di prima estate, Viaggio lontano con la mia follia, 35. Inferno Assorbendo un sapore diverso, Nenzi Vittoria Nuovo, ritorno dall’antico. Quella voce, La pendola Mi turba e poi mi placa, Ha scandito sei colpi, Diventa vita poi muore all’orizzonte, La notte è morta nell’alba. Per sparire oltre l’infinito. Dove sei? In questi giorni mi desto con le rondini, Portiere sbattute, Con loro volerò a cercare il sole. Ombrelli neri sotto la pioggia, Urla di sirene contrarie, Ululare randagio, Ruote nel fiume di fango

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37. A proposito di noi mai sarà pari all'arte che ti specchia. Fuina Oliviero Angelo É la tua mano che trattengo in petto Io mi trovo tra il nulla e l'infinito nella promessa che noi già viviamo in quel gesto che si apre, e nell'inedia, vorrei donarti oggi tutto il mondo dove il verbo ammutolisce nel cielo ma nulla vale accanto al tuo profilo ruggendo incomprensibile nel fango E voglio dirti, senza le parole, Tu sei tutto ma ancora non mi basta con un respiro che ci unisca i cuori perché non sai raggiungere quei luoghi quanto ti amo, oggi come sempre, che stanno tra la notte e i miei pensieri tu che sei tutto, e senza te io niente. e in ciò che non so dire e in ciò che urlo

Tu sei molto ma non è mai abbastanza 39. Penelope per chiuder la distanza dei silenzi; Pireddu Daniela di noi sappiamo tanto in superficie tenaci ad evitare ogni immersione Sono un ‘isola , una goccia di terra, Io sono quello che tace con la penna abbracciata dal mare del tuo amore, e tu sei gli aggettivi che non leggi L’infinita onda del tuo cuore perché vedersi spesso dentro casa torna da me ogni notte, di certo non vuol dire stare insieme e il suo dolce movimento, è una soave carezza E adesso che nei vetri trovi un senso da cui mi lascio travolgere, - io che li ho già scheggiati tempo prima - prima di lasciarti andare mi parli dei riflessi più leggeri e aspettare di nuovo e dell'ipocrisia mi affossa il peso l’incanto magico dell’oscurità che ti riporta da me . É tanto che ho scordato il tuo profumo e la tua pelle è soltanto un confine ma io che da aquilone ho perso il filo 40. Nel delicato istante mi adagio nella quiete più distante. Spedicato Assunta

Non voltarti! 38. Dodici lune d'infinito tempo non bruciarmi il tempo Fuina Oliviero Angelo rischiando di inciampare nel rovescio del mio aspetto. Nei tuoi riflessi di fuoco e di rosa Finché non avrai chiara dodici lune hanno inventato il sole la bontà d’ogni parola, che splende nel sorriso che disegni non guardarmi! Ascolta sul mio saperti fin dal primo giorno. l’incedere del verbo al passo del cromatico ritmo; Amazzone di Luce e di calore cedi all’incalzante danza tu che ti offri al senso della Vita e abbandona al fremito ci siamo uniti in questo invisto mese ogni lembo della pelle. quando la quercia ha sciolto le radici Raccoglierò riverberi di luce per diradare le ombre della sera; e mentre un Angelo hai vinto nel cielo sarò nel buio delle palpebre sopite le nostre ali in terra abbiam cucito a rafforzare nel silenzio per un planare dentro veri abbracci l’intimità di una preghiera. per un librarci nell'immenso Amore Estenderò la voce sull’equilibrio delle tue note Dodici lune d'infinito tempo per accedere a quel limbo ogni domani è già il nostro presente dove risiede l’armonia. ed ogni sguardo a rivelar stupore Sarà questa - spero -

12 la dimensione dell’immagine La falsa misericordia non m’impedisce di vomitare, che gioverà ai tuoi occhi ché le promesse volano coi rutti. nel delicato istante in cui I chiodi delle nostre barricate abbandonano le ti volterai. travi e ci troviamo nudi. Sopra la mia culla suonavano mille topolini 41. Figli impiccati: Persico M. Rosaria il mio tenero e amorevole carillon. Li vedo che ancora girano sulla mia testa. Ho vomitato dolore per avervi accanto Non corde vibranti d’arpa ma forche ombelicali. e voi aggrappati alla mia veste quasi prolungamento del mio essere Perfetta osmosi di fluido vitale 44. Un raggio di sole voi a me ed io a voi Palmas Aldo Ma il fiume dalla sorgente va al mare il dondolio delle sue onde allontana dalla riva Dalle persiane socchiuse lentamente inevitabilmente la luce del mattino, proietta Così pian piano nella stanza lunghe ombre. immersi nella vita Dormi, il respiro leggero, la sua corrente vi ha trascinato via un raggio di sole Ed io a volte carezza il tuo viso. vomito sterile dolore Non voglio spostarmi. per il mio ventre vuoto Dormi, gli occhi chiusi, e i vostri letti intatti a un tratto un sorriso. E' un sogno, o forse un angelo. Al tuo fianco, respiro piano, 42. Piéce è bello guardarti. Persico M. Rosaria Aspetto, pensando a quei giorni lontani La tela che filtra la luce nei tuoi giorni quando mi svegliavi presto, lasciando in penombra tutto il tuo mondo per raccontare i sogni. come fosse sipario d'un tratto si solleva Ricordi: i progetti, la casa, e scopre un'altra scena il treno che parte. d'azzurro colorata Un bacio veloce, l'attesa. Poi tutto daccapo. E' l'atto unico di piéce teatrale Vedi, è ancora così. che oscilla con cadenza tra il dramma e il suo Su, svegliati! contrario Dammi la mano, raccontami ancora i tuoi sogni. Seduta in prima fila di quel teatro vuoto attentamente ascolti ogni singola parola 45. Orizzonte (20 agosto 2013) Applaudi senza sosta Guzzardi Antonio ti spelli quelle mani che più non copron gli occhi di lacrime saziati Orizzonte, curvo limite del mio vedere, inafferrabile confine del mio credere. 44. Sogni Mi chiedo Galaffu Giovanni se appartieni al cielo o al mare o sei solo una banale sfumatura d'azzurro, Ho sputato sulle ossa di mille cuccioli macellati, se esisti veramente ignorando quali animali erano stati un tempo. o sei solo una effimera idea di pace. Ci cibiamo d’innocenti, risparmiamo altri. Oltre te svaniscono le mie certezze e Davvero più dei morti hanno meritato la nostra cominciano le mie paure, ma, pietà? come un amore impossibile,

13 infinitamente mi attrai e tesoro d’infanzia, tesoro d’innocenza. infinitamente a me ti sottrai. Avevi la gioia dei tuoi nove anni Isso, incredulo, l'ultima mia vela Quando correvi tra la polvere per avvicinarmi a te dopo questo mare. ed osservavi rapita il mare So che il timone piagherà le mie mani e ed i racconti senza tempo il sale avrà bruciato i miei occhi sussurrati dai vicoli di Castellamare prima che io giunga a te, Poi un giorno come tanti altri ma il mio destino è il nostro incontro. Un giorno senza inizio Che tu possa allora, placando i tuoi venti ostili, Un giorno così maledetto avere pietà della mia zattera e della sua logora Un giorno dimenticato vela. Nelle memorie ipocrite Nel tuo arcipelago delle speranze Di un paese senza memoria, accogli perciò questo marinaio senza sorriso, dove si cantano gesta di re adagiandolo su una silenziosa spiaggia bianca di eroi e di vacua retorica...... e che lì abbia come compagne Ma tu eri innocente Angiolina solo le sue orme e la sua anima nuda. come un fiore appena sbocciato tra le povere argille di Trinachia; ma eri la figlia di villani; 46. Strano amore ma eri stirpe di siciliani; Gianolio Roberto colpevole del tuo pianto di bambina di un grido di dolore O strano amore che in me ragioni, quando l’assurdo della guerra perché così amaro tu mi appari? portò via la tua nonna Gioia dev'essere e non soffrir! con il fuoco di un generale senza onore. Non ho pace, Avevi la semplicità dei tuoi nove anni la donna che amo mi ha lasciato Quando ritta ad un muro e solo mi ritrovo sulla nave del dolore Non giocavi con i tuoi cugini sopra un mare sconosciuto, Ma giocavi con la morte dove onde maestose mi travolgono, Ammantata dal il sigillo di un monarca. naufrago nel buio sconvolgente Per l’ atroce legge di un regno per te di una vita ormai perduta. Sconosciuto e straniero, il tuo pianto era un complice reato; Angelina; brigantessa, rea, criminale 47. Immenso mare Tre gennaio 1862; i tuoi nove anni Gianolio Roberto Fermati in un giorno di pallido sole all’ombra del disonore O immenso mare delle piume di un plotone di esecuzione. o azzurro cielo, testimoni del mio amore: perché tacete? Perché non dite 49. Passeggeri a questo cuore sordo d'amore Pisani Leonardo che tutto è vano. Di colei che amai rimase il sogno. Siamo tutti passeggeri Irraggiungibile meta di giovanile età In questa vita, ormai svanita nella nebbia siamo tutti passeggeri con un amaro ricordo. verso mete conosciute verso mete sconosciute verso mete dimenticate 48. Angelina (dedicata ad Angela Romano 1853-1862 vittima della legge Pica) Siamo tutti passeggeri Pisani Leonardo Senza bagagli a volte Carichi del nostro passato Avevi il sorriso dei tuoi nove anni Leggeri del nostro futuro Quando giocavi con una piccola Bambola di ricchi stracci; Siamo tutti passeggeri

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Anche senza volerlo Una goccia sfugge alla mano, Nelle strade dipinte e, impertinente, corre sul suo viso, Da qualche Karma fino a bagnare le sue labbra secche. Nelle strade segnate Dopo tanto sacrificio e fatica, Di sogni incompresi oggi anche il sudore, ha finalmente un dolce sapore. Il tramonto segna la fine di una lunga giornata, 50. Le carezze dei venti si danza e canta in una ritrovata armonia Pisani Leonardo con la amata e prolifica terra. Sotto l’albero del fico Le carezze dei venti sosta il nonno stanco e sorridente Scese dai sannitici colli che sereno attende l’arrivo della fine. Narrano, narrano, narrano Seduto su una pietra, Di memorie antiche incornicio questa scena Quanto il cielo e le lune. che indelebile sarà radice della mia vita. Le carezze dei venti Che arrivano senza tempo Dal bianco monte d’orizzonte 52. Dietro la finestra Raccontano raccontano raccontano Quaranta Enzo Di un tempo futuro Dove il crepuscolo risplende di oro. All’occhio compare un verde panorama, Le carezze dei venti già striato di giallo secco, Delicate accarezzano a rammentare l’arrivo dell’estate. Spighe di grano e erbe sconosciute Dentro un campo di calcio abbandonato, Cantano cantano cantano spicca inaspettato un pozzo antico, Nenie di lupo e di falco fonte di vita per gente trapassata. In fondo, a sinistra, case su case, 51. La vendemmia vecchie, colorate, deformi, Quaranta Enzo senz’ordine, senza logica, senza tempo, come un presepe, L’alba irrompe tra i filari. come un puzzle incompiuto, Sembrano incastonati di diamanti, come un ammasso di errori. i pampini ricoperti di rugiada. In fondo, a destra, E’ lieve il passo dei contadini, case su case, pronti a raccogliere il nettare degli Dei. nuove, uniformi, uguali, Il sole pallido e sorridente ordinate, appiccicate, moderne, dona luce al paesaggio come un esercito in marcia, fatto di un diluvio di colori. come una cornice squadrata, Sale dalle viscere della terra come un ammasso di errori. un sordo e cupo suono Al centro, spartiacque del tempo, che cadenza il ritmo delle forbici. emerge il campanile, Un suono che penetra nelle vene, richiamo di fede, imponente e maestoso, come fuoco riscalda il sangue, ma schiacciato, stretto, incastrato, batte nella testa, costante, possente, vorace, da cumuli di cemento come morso di tarantola. che soffocano lo sguardo L’aria fresca profuma di sapori antichi, e sporcano il paesaggio. mielosi come l’uva, Tra nuvole striate, agri come il cotogno, il sole va a tramontare, amari come la rucola. coprendosi di vergogna, Le donne cantano e preparano il pranzo, per questo quadro mentre curvi gli uomini, tagliano l’uva. dall’uomo rovinato. Si alza papà e con le mani bagnate di mosto, si asciuga il sudore che gronda nei solchi profondi nella sua fronte.

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53. Harraga Odorosi ricordi, Spedicato Assunta profumano di nostalgici colori dell’età a noi cara Il cuore ausculta l’imbrunire, di una Camelia smanioso di fiutare nel silenzio ancora in fior. la scia odorosa del ritorno e l’eco urgente dei passi d’uomo a rinverdire il polveroso cortile. 56. Pane e Fango Gli occhi, sgualciti dalla provata attesa, Pascale Fabio Salvatore rincorrono pensieri e sogni protesi in direzione degli angoli oscuri, Non ho tempo, oltre la spiaggia di Sidi Salem per questo silenzio e verso lo sbarco in terra Sardinia. per quest’attimo che scivola in questa Amal consegna lo sguardo goccia di rugiada. al sole e al suo lento declino. Spiega, come una vela, la fedele preghiera Non ho tempo, che in grembo raccoglie il vento per questi tormenti! e rimedia verso il lido della speranza, al largo dal foriero ristagno del momento. La vita sfavilla nel dolore, Nessuno le parli del viaggio interrotto, i ricordi fluttuano dell’onda che al figlio ha impedito il ritorno! nella vergogna. Le luci lontane sono mete riflesse, incoraggianti segnali per la sopravvivenza. 57. Le variazioni imperfette di un uomo (1) Colacrai Davide Rocco 54. Il nome spento Pascale Fabio Salvatore La grande solitudine di questo cielo mi risucchia in sé Lento candido destino, i pensieri accovacciati accanto al cuore scrostato che gridi in su nel cielo il ventre trasformato in un filo di lenzuola viso acerbo la fuliggine dei miei sogni sulle mani di paura fragile, la bocca, come mollica stella spenta il silenzio della neve senza amore. l’attesa dell’ultima sillaba la frantumazione di ogni ipotesi in polvere Il timido silenzio, labile, nella gola, un canto di preghiera cade al tramonto l’arsura dell’inganno all’ombra di un Cipresso. l’orma cattiva del distacco lo stagnare di questa vita ed io, che non sarò mai padre, a fissare un punto 55. Camelia lontano Pascale Fabio Salvatore senza ombra

Il tuo nome mi sorprende, disegna, il dolore, un altro giorno d’eclissi sul mio tra odorose rose corpo e tulipani in cor. che tracima in ossa sempre più strette e nude e mi rende croce del mio solstizio Quel rosso di passione, che si apre all’orizzonte che vesti d’Ardore per sprofondare nella risacca di un sangue mi confonde con il bianco che impregna la mia inerzia della tua eleganza ed è incapace a contenere, per intero, il mio nome ove tramorto fu il pensiero e, con esso, la sua assenza. e le altre stelle.

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Vivo in uno spazio neutro, di connubio tra brivido e Eclissato nel silenzio cenere, Dei tuoi giorni. al chiaroscuro di un lume Tu sei potente e sei tenue, dove la mia clessidra, in appoggio all’eterno, Solitario nell’eremo ha smesso di cigolare ed è ammutolita Che attorno a te hai costruito per ascoltare, E la mia presenza verso te, per la prima volta o forse per l’ultima, È silente e assidua nelle variazioni imperfette dell’uomo che sono Come un’ombra che non chiede e ama. stato, Me ne sto ad adorarti, questa mia voce. Mentre la notte si consuma Sul tuo volto, (1) Ad un amico, malato di AIDS. Che non vedo ma sfioro, Con un bacio e una preghiera.

58. La penna del Poeta Mori Angela 60. Donna Poeta Mori Angela Sembra non si dia pace Mentre veloce scorre, Apoteosi di bellezza Come torrente in piena, Nelle mie vene scorreva, Consigliata dalla tua smania. anche se dolore mi rattristiva Stretta nella tua mano, Negli occhi che struggevano fatica, Saetta che traccia scura lascia Nelle orecchie che udivano livore, Lei, che d’azzurro ha il vestito, Le spalle che pativano, Porta espressioni amare, Sogghigni di perfide iene, Sobillate dalla tua bocca Che nella bile ora annaspano. E create dalla tua mente. Mi definivano alienata da sempre, Tu che reminiscenza svegli, Mi desinavano la carne, Con ricordi forse lontani Nell’irrequietezza che mi rodeva, Li riporti odierni, Ma ora non odo affronti, A risorgere la morte del cuore. Sto tranquilla e compiaccio, Lei come dardo al veleno Nel vedere indispettiti i loro volti, Che guizza su immacolate pagine, Mentre a testa alta avanzo, Si logora lenta E narro i miei versi, Al tuo gradimento. Accompagnati dal pianto, In tuo dominio appare vivente Che non è sinonimo di follia, Loquacità che non si ferma… Ma di ottenuto coraggio, Completa così il poeta, Che si scioglie come burro, Il suo dilemma. E ammorbidisce la mia strada, Mentre le mani di chi mi amo stringo, E forza mi danno. 59. A te che amo tacendo Quella bambina attonita, Mori Angela Che sola stava e non parlava, Quella ragazzina strana, Amo te perché sai piangere Che pensieri volgeva ai sogni, Dentro e fuori, E splendore trovava in ogni luogo, Perché sei un sogno Quella ragazza stramba, Che non muore all'alba Che amore per uomo non aveva, E un pensiero che non si scalda E oltre lo sguardo volgeva, Solo a meridione. Quella creatura astrusa, Sei un inquieto sospiro Che leggeva e scriveva, Al rosso del crepuscolo, Ora non è solo donna divenuta, E una frenesia audace nell’oscurità, Ora è POETA! Prima che giunga il sonno. Ti amo perché sai sorridere,

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61. Il mare Mille Costellazioni, Sforza Alessandra miliardi di Stelle lanciano strali d’argento Soffia salmastro per te il vento, e sono quelle del deciso mentre storie al cielo strilla che sei la più bella tra le belle. e con fragore in ogni momento Tu sei una Meteora Luminosa ovunque il suo fischio sfavilla. come l’Aurora Boreale, ma non così fredda Sfida impaziente con il suo canto non così lontana; le morbide onde, che il sole culla puntuale dopo l’alba e dai loro salti, sempre è avvinto, c’è il tuo orizzonte e fra i loro giochi, tenue scintilla. di fronte alla mia faccia, un tepore nell’anima, Fra le tue braccia son io perduta, il corpo lievita e dal tuo canto son poi illusa. la voluttà m’abbraccia. I miei occhi nella tua immensità Finisce il giorno, inizia la notte, vieni Tu ad indorarmi di Luce vagano ciechi privi di meta, Stella Valente mentre la bocca annaspa confusa, che s’accenda innanzi al buio, gridando limiti alla tua infinità. guidami col Tuo prezioso Lume fammi risentire il Canto della vita, un altro giorno, 62. Odio un altro domani, sempre. Sforza Alessandra 64. Il vuoto Oh odio terribile e infame! Milone Nadia Nell’anima pura sgorghi potente, di oscurità fitta infesti la mente, M'addentro nell'oscur silente getti nel cuore soltanto catrame. dell'infinito vuoto spaziale, aerodinamica staticità La rabbia sazia la mia fame, oppressa da pareti grigie vibra il corpo di energia fremente, e banale quotidianità tremano gli occhi di sangue furente, che comprimono domande, sparano sguardi taglienti di lame. dubbi illogici ed esistenziali. Muta, attonita, Stremata cado a terra esanime, basita dall'umana indifferenza mentre affogo nelle mie lacrime come bestia sacrificale accolgo ormai la fine ecco che il vuoto sale regnante. dagli occhi brucianti e dignitosi, più non supplico perdoni Mentre si ciba della mia dignità, a carnefici soddisfatti cedo al richiamo con passo esitante. miranti un'anima sconfitta. Prenditi anche la mia umanità.

65. Fusa feline 63. Madrigale Milone Nadia Proietti Gianfranco Fusa feline In uno spazio tra cielo e mare ad addolcir l'esistenza, ho visto una splendida cornice; tra ricordi d'infinita solitudine fatti guardare Stellina Ardente bianca come un sudario, e ci vado a disegnare oscura quanto i demoni del presente, la creanza del tuo viso; ricopron le spoglie mortali nel carminio di un sorriso d'angoscia del domani sei ancora più bella Tu, ove affondan dell'odio le ragioni. sussultano nel Blu Sole giallo che tramonta

18 sugli spasmi della vita e non posso fermarli..... quasi plastica, forse morta... il mio sogno di certo sì.... per rinascer brillante stella lo aspetto oltre i muri ed i rimpianti accarezzando un’onda lenta in mezzo a morbide effusioni. del mio amato mare!

66. Stanze di memoria 68. A te, figlia lontana Milone Nadia Mulas Mariella

Stanze di memoria, Ti sfioro, giochi esausti ed ormai lontani alla brezza che rivedon spensierata di questo settembre la fanciulla ormai già donna. che ha occhi chini Ora paga sul destino delle radici con scotto d'anima straziante del dolore... d'esser fiore, Ti sfioro, l'istinto e il sentimento dolce viso del sorriso, annusando solitudine ovunque alberghi tra rose di cartapesta. il risuono del tempo.. Boccioli rossi son sfioriti Ti parlo tra le guance rigate e fredde con nuvole di sillabe da lacrime di cristallo lassù in quel cielo volte a morir su labbra mute. che illumina l'istante dei sogni e racconto 67. Riflessi estivi i miei silenzi, Mulas Mariella le mie istanze di attese, le mie perdute ore Fasciata da matura di abbracci. timidezza riflessiva E ti porto immagine avanzo tutt'ora come madonna insicura oltre... sul petto delle preghiere, Non bastano capelli bianchi e sospirerò ancora a intenerire sentieri. di questo esilio Affianco fiori vivi insieme ma lo terrò come a corolle già cadenti promessa di ritorno.... multicolori, A te, che sfioro il viso nel pensiero cespugli invischiati con riflessi di parole d’amore da steli già esausti di secco. sulla mia nostalgica guancia umida. Così appare solenne ai miei occhi solo il mare che sciorina i suoi riflessi estivi 69. T'amo dissi con toni da far tremare ricordi Mulas Mariella di passione. E invade voglia d'esistere T'amo, dissi caparbia, e combatte contro ira come sorso che invoglia invece mugugno di vita.. come unico linguaggio E rievocarlo d'infelicità.. ha sapore di nebbia, Avanzo fasciata da inutile timidezza di qualcosa intravisto per una vita che è costruita e poi smarrito in una dimensione tra bollicine evaporanti. che sento non mi appartiene, Ma, l'amore spesso eppure passi vanno ancora ha dimora

19 in rettangoli di brame, Che si commuova il sole, in frasi abbozzate, la luna, le stelle, il cielo intero, in scarabocchi infantili. cadano lacrime in vortici concentrici in emozioni ritrose, singhiozzi giungano dal mare, in atmosfere d'intimo s’intenerisca l’erba e la campagna, ascoltare il remoto. e gli alberi raccolgano T'amo i gemiti del vento… e fu attimo in cui la vita si assimila L’intero mondo si copra di lamenti, sempre illusa (trascorsa è ormai la gioventù ad ogni panorama e la vecchiezza che ora m’accompagna d’alba coraggiosa a quell’età che ingarbugliava il core e ogni tramonto sospirante adesso meramente è li discinta, alla notte. riposa tra le pagine d’un libro che mai sarà più intinto e presto estinto)

70. Ai miei genitori io non so più scrivere Cacace Antonietta liriche frementi, e l’erotismo che prima m’aggiogava Se per prodigio a quell’impulso che ingarbugliava il core, mi tornaste accanto, adesso meramente è li discinto, io vi direi di quanto questa vita mia riposa tra le pagine d’un libro è colma di dolore, e buia, che mai sarà più intinto e forse estinto!... anche se in cielo splende il sole…

Vi narrerei tutta l’amarezza 72. Ricordo di quello che si prova stando sola, Cacace Antonietta or che alla terra siete ritornati… Cammino, Se solo per un giorno io potessi avervi, tra luci di lampioni ritroverei il sorriso ormai perduto, e foglie appassite e quei miei sogni di fanciulla acerba, che compiono giravolte quando credevo in quell’eterna alba, nel vento della sera… non offuscata ancora dalla morte… Notte senza rumori Mi basterebbe un attimo soltanto, se non quelli dei miei pensieri; per dirvi tutto il bene che vi voglio, smarrita, vi parlerei di quell’amore che io porto dentro, sotto una luna che sorride da sola che a volte sembra inutile serbarlo posso sognare il tempo passato, se ora voi non siete più con me, rievocare felicità trascorse, e che caparbiamente ancora lo difendo e lasciare che vivano di nuovo in qualche modo per sentirvi accanto nelle mie emozioni… e per comporre ancora questo canto… Un istante fa, ignara, abitavo la vita 71. Non so più scrivere momenti usati e non adoperati Cacace Antonietta lasciati scorrere senza indugiare a pensare, Pianga or ora ogni essere umano, ora, pianga la sorte ed ivi anche la mia, pianga la i miei giorni pieni di sole poesia, sono solo memorie vestite di nuvole, piangete voi che non sapete, mentre sono qui ad aspettare l’alba… pianga colui che sa, si dolgano le anime inquiete… L’aria fredda odora già di un nuovo mattino

20 mentre il buio lascia il posto all’ aurora, nell'intreccio dei corpi per ore lontani. e questa notte, sarà anch’essa, solo un ricordo! Strofino un piede contro l'altro - solitario tentativo di calore - e ascolto con la tenerezza di chi assiste 73. Conforto ad un amore che non si vergogna. Imperiali Micole Dal vuoto del mio doppio letto singolo Guardo questa ferita scelgo il lato più consono all'equilibrio del breccia su ciò che la pelle dovrebbe celare momento e vedo te fin quando - incosciente - assistere alla sua nascita. occuperò il centro di uno spazio non più assegnato.

Gli occhi cadono Un cuscino solo su particolari che stringono la morsa a stonare tra note strappando brandelli alla rinfusa. nate per essere doppie.

Mi perdo nel vuoto che lascio affondare 75. Scarto nel centro di quello che ero. Imperiali Micole

Boccheggio Da essere contato su una mano con gli occhi puntati al cielo il tempo che è durato il nostro incontro. Respingo le scorciatoie dello stordimento Alla luce mi hai mostrato Assisto la mancanza d'ombre di un desiderio. all’inadeguatezza che m’imbavaglia E all’assenza Cullata da parole che indossavo soffici che torna costante negli anni del dolore - stupore dolce nella solitudine - come l’unica certezza di morte ho voluto un presente senza definizioni.

Tutto ciò che è scaduto nella forma del passato Poi si è seccata ogni parola lo cerco nelle notti agitate dalle febbri della e con loro le spiegazioni privazione Il riflesso nello specchio ha mostrato la trama E lo ritrovo nel mattino dalle porte chiuse in delle scelte faccia. e definito la fuga.

Poi Ti ho sentito ridere nella notte. con gli stessi occhi affilati dei ricordi Fallo ancora ti vedo accanto a chi avrà il coraggio di sostenere il tuo ridere, camminare, amare. abbraccio.

Ed il mio unico conforto è sapere che vivi. 76. Lago di malinconia Fuina Oliviero Angelo

74. Musica Bisogna amarla, la malinconia, Imperiali Micole per vestirsi delle brume del lago: uggiosa inquietudine d’acque lente Dalla stanza accanto arrivano le voci sussurrate a confondersi coi piedi del cielo; labbra contro labbra dei dialoghi segreti tra amanti. l’ipnotico mantra di sciabordio che allunga polpastrelli alla carena Al calare del giorno d’un guscio capovolto, solitario, le risate interrompono i silenzi che sanno di baci a contemplare i placidi Germani.

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l’abbraccia, accorto alita sulla neve Canne danzanti strusciano i ricordi tra i capelli e lo scialle arruffando gli umidi sospiri la protegge amabilmente, nello specchiarsi distorto del tuo volto s’ubriaca d’ansietà, la bacia. sopiti desideri d’acqua dolce. Cara! Cara! E’ il vento che parla? Portala a casa. Portala a casa. Lego un rimpianto ad ali di Breva che dal Sud si leva, morto il Tivano, sull’onda lunga piango un dolore 79. Aiutami sapendo del conforto alle tue rive. Zhubryk Maryna

E quando a sera solo il tuo sentore Aiutami, richiama nello sguardo la distesa allungami la mano d’acque profonde sopra quel mistero e mille volte ti aiuterò che irrisolto ondeggia la mia pena. e che non sia uno sforzo vano, tu chiedimi e stai sicuro lo farò. 77. Nostalgie Con te supereremo ogni cosa, Proietti Gianfranco ogni momento di difficoltà, non volerà soltanto chi non osa Qualcosa buttarsi in mezzo alla realtà. che penetri e resti Tu hai le ali come l’aria nelle crepe Vedi? Io anche, l’umido nelle radici: aiutami e ti aiuterò... fosse pure E sopra le nostre espressioni stanche solo terra nelle unghie, un raggio di sole si posò. o comignoli di tela o fuliggine di colori o mantici di cera. 80. Scoprire, che era tutto scritto Purché sia Mandala' Rosalba patrimonio di te. C'è un mondo dove tutto è scritto parlerà di noi, di voi 78. Mimosa molecole che si uniranno Proietti Gianfranco storie che s'incroceranno. Attraverseranno, il tempo . La sposa attenta ricama dapprima, non s'incontreranno... un fazzoletto seduta sul divano. ma quasi si toccheranno: Fuori è nevicato. trent'anni fa, in un ospedale La bambina sveste e riveste lui ad un piano, una bambola di celluloide. tu all'altro. Il camino è acceso. Il portavoce è tuo marito Lui è con le mani in mano, su di lui, farà un commento: lo sguardo fratturato. “non capisco s'è fatto sgridare, (Mimosa ti amo!) sui gradini continuava a stare. Un adagio di Albinoni Nonostante la levatrice dicesse si ripete nel play automatico. che non era ancora il momento!” La luce arranca e tu ne prendi le difese. il pomeriggio s’infratta. senza sapere chi, stai tutelando! Mimosa sulla strada Ne difendi il pensiero, semplicemente.. è un grappolo d’oro giallo Per un pelo, lo stavi conoscendo! che s’allontana nel bianco Passerà un altro decennio d’un bozzetto invernale ... Una fotocamera acquisterà, (Mimosa ti amo! Cara, cara!) uno scontrino ,porgerai Come un vento novello un sorriso, gli farai

22 le vostre mani si andranno a sfiorare... 82. Il nostro tempo migliore ma ancora non sarà il momento! Abate Mariapina più in la nel tempo, scoprirete che le vostre vite Io mi ricordo si apparterranno. del gusto agrodolce l'universo ha atteso, del nostro tempo migliore che passasse acqua sotto i ponti che mai assaporammo, e ora...è giunta l'ora del profumo del mosto di godersi, l'incanto.... che non c'inebriò e delle dita che non ci scottammo mangiando castagne al fuoco. 81. La valigia Io mi ricordo Abate Mariapina di tutta quella nebbia improvvisa che avvolse notti di cristallo E rifaccio la valigia... dove noi non ci perdemmo senza più nelle mani e dell'umido odore la freschezza dei vent'anni. di terra muschiata Ricordo con quanta cura che non respirammo. riposi in fondo ad essa il mio destino. Delle foglie stanche Non dimenticai dopo l'ultima danza la pila di speranze che non calpestammo. per bene ripiegate e poi, cento e mille sogni Io mi ricordo pigiati in una scatola, di uno sprazzo d'autunno due ali, per farli andare in alto che nell'attimo breve e l'incoscienza annodata alla paura. illuminò di un senso la vita, Avevo vent'anni e non serviva altro di quel nostro tempo migliore per andare incontro alle incertezze. che noi, maldestri, ci lasciammo sfuggire E rifaccio la valigia... di mano. non sarà così leggera questa volta. Devo mettere la rosa quella del primo appuntamento, 83. L'attesa i fiori d'arancio Abate Mariapina che le stagioni impolverarono rubandone il profumo. Mi e nemico il tempo I tacchi consumati su cui camminai sola arido e avaro e poi sale di lacrime e di mare. che non sa più distinguere Ho ancora la scatola dei sogni la mia presenza oramai stanchi e sgualciti e la tua assenza. ...non presero mai il volo... Mi è nemico il tempo In un angolo sistemerò gocciolio spasmodico il sacchetto degli attimi di gioia sulla mia testa, i mesti rintocchi di una campana mentre attraversa le sue isole tuti i silenzi e le parole senza arrivare mai. quelle che non furono mai dette. Mi è nemico il tempo E non dimentico la rabbia ed il coraggio come roccia crudele, di cui non posso fare senza. passato a dipanare come reti intricate. Stracolma è la valigia ma ancora non la chiudo. E nel silenzio Non ho più vent'anni di questo tempo avverso né so dove andare, io ti aspetterò intanto scrivo una poesia come una casa vuota, e continuerò a viaggiare. bianca di sole

23 e profumata di salsedine in un giorno d'estate Delicatezza occorre nel brindare ove tu tornerai ancora. per non ferirsi Ad abitarmi. e frantumare coi bicchieri... il cuore !

84. Ibiscus, fiore di un solo giorno Intruglio Lina 86. L'odore della morte Intruglio Lina Ibiscus fiore di un solo giorno! Rosso come fuoco di passione L'odore della morte apre vellutati petali alla luce ha intriso il tuo candido abito. mostrandosi indifesa bellezza Il tuo viso in tutto lo splendore. porta i segni della devastazione, Un solo giorno vive,uno solo! i tuoi occhi E mentre ignora sono spenti e ciechi. la brevità della sua vita La tua mano tremante brilla insolente di fulgido colore brancola nel buio e nel vuoto mentre si schiude ai raggi mentre aspetta dell'amante sole. di essere afferrata dalla vita, Vive in quell'unico giorno sta chiedendo silenziosamente tutta la magia aiuto. che altre meraviglie del creato Come Lazzaro non vivranno in secoli. varchi le porte della speranza Basta un solo giorno e inizi il tuo cammino verso la luce nel cerchio della vita verso la vita, verso l'amore. per assaporare intensi e unici amori Alla fine del tuo doloroso viaggio da custodire in seno fino a sera. il tuo corpo è quello dell'innocenza La nostra sera nel cerchio della vita. profuma di nuovo latte e di nuova vita. E quando giunge notte Esci nudo chiusi e serrati i pugni nella tua nuova forza nell'attimo già andato, e indossi solamente la tunica bianca ci si può staccare dall'effimera vita della vita. lasciandosi cadere nella fredda terra Hai sconfitto l'orrore devastante della droga! per rinascere ancora Ibiscus Ricordati sempre che essa fiore di un solo giorno . non vuole padroni ma solo schiavi. Oggi Tu sei il padrone! Gesù è fra noi... Dio esiste. 85. Bicchieri di cristallo Intruglio Lina Nota dell'Autrice: Per tutte le persone che lottano contro la dipendenza della droga. E siamo come fragili bicchieri di cristallo . 87. Un ricordo di vapore Tintinniamo dolcemente Leonelli Andrea in calici ricolmi gocce di chiaro nettare Vicoli ciechi a ristorar le arsure . e strade chiuse, Placare sembra rami secchi un momentaneo gesto che non daranno frutti, di quel donarsi mutandosi azzardo dell'umano . in migliaia di anni. Siamo appena nati Tintinnare! nel ciclo della vita

24 illusi 90. Le vele della vita d'essere all'apice. Grassano Marina L'ultimo scalino da cui scrutare le vele della vita un universo Ho spolverato le vele dichiarandocene padroni. le ho strofinate sul mio cuore Ma nel fiume del tempo le ho stese al sole siamo una goccia. sistemate Domani forse pronte per la rotta, solo un ricordo di vapore. ho guardato e rispettato il soffio sostenuto il talento respirata l'emozione, 88. Mare oscuro l'ho vista Leonelli Andrea trattenuta per pudore, liberata in una risata di gioia. Onde Quel vento che soffia e segue la rotta. di tristezza si abbattono su spiagge 91. L'arcobaleno di malinconia. Grassano Marina Immersioni letali a esplorare L'arcobaleno abissi Vorrei scacciare la malinconia di solitudine asciugare le lacrime e grotte sommerse donarti un pezzo di cielo, di pensieri neri soffiare sul quel grigio in cui appassiscono, prepotente e ostinato. taglienti, Lui si crede forte coralli di dolore. ma i colori mescolati Riflessioni si spiaggiano sorprendono a morire solitarie. illuminano Calendario rallegrano. Si nasce a pugni stretti pronti a lottare, 89. Un fragile guerriero dei momenti belli Grassano Marina si conserva il colore un tesoro da donare con amore. Un fragile guerriero La mappa Ti sento trottolina ha tracce del passato, governi il tuo spazio su quel grigio colora l'arcobaleno non sosti la mente usa i colori tuoi più belli, sei desta e precisa pennella il futuro. non molli il tuo ruolo sei madre e noi figli. 92. Dentro me! Sedute, ti racconti Cagnacci Marzia ricordi profondi di vite incrociate Se anche solo un momento sei figlia, sorella, potessi essere vento che si insinua sei sposa libero tra i tuoi capelli sei mamma, e scomporre i tuoi occhi, sei vita di ieri, belli di vita che corre e l'oggi da sostenere.. verso orizzonti lontani. un fragile guerriero dal bianco mantello, Se potessi sentirmi addosso sei la forza incastonata nel tuo anello. il tocco delle tue mani

25 forti come acciaio slacciando pensieri in piume che in una morsa stringe perse e raccolte in cesti sentimenti confusi ma veri. colmi di rime preziose Se nei miei sogni più sinceri avessi il coraggio Riflettono di rosa di scoprirmi l'anima e inseguire le cime maestose quel miraggio lontano fascino senza tempo d'un desiderio taciuto. un sospiro riverbera Se come acqua che lambisce d'un gioco di luci richiama il respiro superfici impervie a nascondere un bacio e lascia di se tra le pieghe di lana calda tracce umide di purezza degli abbracci silenti potessi, con solo una carezza, dirti quanto sei dentro me! Alto s'invola questo amore oltre ogni passo sofferto preludio 93. Coppa d' emozioni di note intonate di passione Massa Antonella tenerezza che avvampa di cerbiatta curiosa Dipingo sogni di noi sul sentiero che conduce luminosi sulle tele dell'anima al nido caldo di sole ondeggiano di vento di primavera e si colorano di cielo riverberando d'incanto 95. Il mistero dell'amore surreale tremuli sull'acque Trapasso Maurizio mentre vibra e si dissolve la malinconia come neve al sole Sotto la lente di occhi maledetti di una camminata notturna Risuona nel cuore ti parlai: mutiliamo la notte! una melodia d'amore di fronte allo specchio giallo seminato di pelli su labbra che luccicano la mia voce tuonava nella tua gola d'un bacio e un altro bacio ancora sotto la legge della tua irrimediabile bellezza trabocca di sogno ti parlai: seminiamo il sole di cordigliere innevate e spumeggia la coppa d'emozioni soffochiamo il mare col nostro sudore guarda s'accendono le luci ti parlai: risvegliamo dal sogno immaginario sugli abeti vestiti a festa sgombriamo il dubbio col sortilegio del bacio ti parlai: di paure Viaggio tra i ricordi molti dei quali navigheranno nella spiritualità del appesi i fiocchi ai rami scintillanti peccato passeggiando sul viale nel portone delle uve cariche di simili scorgo sorrisi di cuori lieti davanti ai segni del morto nella sua tomba ora ci sei tu sei al mio fianco vegliando la luna come un lupo agonizzando. nel mio mondo di donna e bambina Io ti parlai; del mistero dell'amore. magica alchimia e inebriante gioia d'amore 96. Contatore Trapasso Maurizio 94. Armonia d'essere Massa Antonella Nacqui tra i battiti come una nuvola che si stacca dal cielo D'ali possenti fendi le nuvole come un albore estivo tuffandosi nel fiume e ritrovarmi in volo così fra le tue braccia tra i limiti febbrili oltre i confini in spazi di luce dei nervi armonia d'essere dei muscoli e dei tendini

26 delle coscienze del sangue ed i suoi rumori impareggiabile equilibrio. Stamane sono io a porgere il primo risveglio saltando sul muro di cinta del pomeriggio All’erba ancora fresca di rugiada conglomerandomi col silenzio dei sospiri Ai primi calori di un sole pittore del cornicione della notte ed il suo abbigliamento Al rigagnolo accarezzato da impercettibile fiorito motore. La lentezza è preziosa sorgente sognando come il sudario degli angeli Per il mio occhio assetato di logiche come un sogno dentro un altro sogno Che fugge le prime impressioni. di cattedrali ed autostrade C’è un altro mondo che collegano con quel canticchio delle campane oltre questo un indaco e fervente desiderio E non è detto che non sia lo stesso Ove io voglia giungere. nacqui migliaia di volte su fibre di vene abbracciate sugli occhi comunicando sguardi di vangelo 99. L'amore grigio in nudità di bianco Vassena Elisabetta e le sue ali che liberano la pelle del firmamento Oggi il cielo è grigio tutto quello fu ieri e ti vedo arrivare. ma oggi muoio Emergi dalla nebbia vicino alle sofferte ombre mentre ti avvicini ... senza la cura dei corpi grigio i tuoi capelli, grigi i tuoi occhi, sembra quasi grigia la tua mano 97. Mare grande che si tende verso di me in un saluto De Marchi Elisa e il mio cuore danza. Oh come amo il grigio Mare grande piatto salato se è il tuo. Enorme contenuto di angosce e respiri Paralizzi il mio sguardo all’orizzonte e un po’ più in là 100. I miei gelidi inverni Provochi violento l’affanno mio di uomo inquieto. Squillace Amelia Adeguarsi al movimento perenne è vitale, essenziale A poco a poco la luce solare Sintonizzare un cammino sull’onda del mare comincia a dominare il giorno, Avanzare, allentare l'imponente torre scricchiola Rincorrere, lasciare da anni a anni entusiasmi ed errori in un mondo sotteso in un forte odore di sapore antico. da grandi enigmi elisi all’occhio dell’uomo. Con i suoi dolci pendii la valle, Eppure a fondo, con l'immensità delle vette innevate indisturbata, esprime la sua sovranità. popola ignara la perla, Un rumore distensivo delle acque lucente espressione di una forza vitale s'infrange contro le rocce, ragion d’essere e fulcro da sempre cercato. arriva una cascata come la neve di un bianco spumeggiante. Ora sento la gelata e 98. Primo risveglio mi chiedo: De Marchi Elisa dove sono nella tana del lupo? Questo silenzio avvelena il mio cuore Sul riposo silente del paese in cui sono sparsi piccoli diamanti; Erra cauto il mio cuore; i rumori tipici del caos cittadino ogni cosa rispetta la quiete, ove si attinge di rosa e arancione il mio cielo. incalcolabile stormo di uccelli neri Con ululi ti strappa l'anima e perdura la sosta notturna su fili sospesi, m'appoggio alla mia finestra e

27 mi chiedo: 102. Ricordi, Teresa, il battito stanco sono giorni e giorni Garamanti Francesco anni e anni di sessantanni, il grigio dei capelli, imbiancati Ricordi, Teresa, il battito stanco dagli inverni artici e gelidi, del piccione stremato alla cimasa non vedo il mio cielo e e su di noi gravar il non più franco non mi resta che oscure notti. cielo, e bagnarsi di denso mercurio?

E il pianto dei nembi accarezzarti 101. Un'alba le tenere postille, Garamanti Francesco e il gracidare idrofobo dell'asfalto battuto? Passata è un'altra notte, vasto Urano, e di nuovo ti macchiano L'aere anche s'intristiva d'azzurro catrame i nembi fugaci, colorandosi di fredde cromie. ma d'un oro soffuso li bagna la timida nuova luce. Son quei momenti in cui altro non senti. E mentre rare favelle s'accendono Vive lo stillicidio, sulla deserta piana e lì s'addensa il cosmo. di nuovo scampata alla morte spuria, iniquo compenso delle profonde Ma su d'una pozzanghera sgualcita stelle offuscate in cielo ma mai morte, come un pezzo di specchio io, sprofondato nell'infimo punto, mi misi ad agguantare contemplando quei neri il riflesso dei tuoi occhi fugaci. contorni che par ti mangino il manto, d'alberi e cipressi e case tutte, Spezzato era dall'attardate gocce smarrito nei tuoi pelaghi il tuo viso sull'acqua. vo misurando il peso dell'umano travaglio, Ed io i cocci soli svelato da brulichio di luci riappianavo fremendo. e sempre a se medesimo, Ma nulla paga il pianto delle schegge dentro l'immensità che son rimaste sole. del profondissimo cosmo infinito. Ogni tanto sobbalzo E allor scavano fiordi di notte scoprendo un pezzo mancante, nella mente mia lo spazio silente e scorrono sul mio sudore freddo e il brusio impalpabile i soli azzurri del tuo sguardo rotto. di cosmiche e vere rivoluzioni, e i colossi sferici galleggianti nell'impensabil vòto, 103. Quadranti d’eternità e mille e mille miliardi di stelle, Leonelli Andrea e la polvere cosmica; ma subito ricado, Spiavo quel suo sguardo chiuso e risprofondo in questa nostra terra, Perso in luminose oscurità e di nuovo ti contamina il fumo Diverso dagli altri della stanca ciminiera alla vista Per la profondità dei sogni mia: vanamente ancor torna il penar Rubavo i suoi respiri nostro infelice e misero. Col mio petto Gli stremati raggi della cittade Conservandoli in me a cigolar di vano suono tornano, Nelle apnee scordate sull'usato e trito calle battendo Cadendo sulle labbra il masochista piede, sulle spine Delle dita che si cercano dell'inane quisquilia. Graffiando quadranti d’eternità

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104. Bagliori di luna Cagnacci Marzia Con spasmo, mi ama. Mi trova, mi assale, mi possiede, mi svuota. Nella penombra è il tuo profilo Si acquieta nel suono melodioso di una nuova il confine ninna-nanna, la poesia, dove s'accelerano i battiti del cuore. e la vita. Sempre più possenti si frantumano in miriadi di gocce di piacere Come sono belle le ciaramelle! che come profumo s'espandono sulla tua e mia pelle. Nella luce del mio paradiso interiore 106. Tutti, almeno una volta vedo te, Coghetto Claudio forte sento la tua presenza, inconsistenza audace Tutti, almeno una volta, di attimi di pace da un frammento di mare blu che la mente esplora. siamo stati stregati, Vivo ogni ora della mia vita e i nostri sogni sono naufragati. nell'intensità fugace di sentimenti che inchiodano Tutti, almeno una volta, la voglia di scappare. abbiamo guardato dentro briciole di cielo, Nel buio squarciato da bagliori di luna, da dietro le sbarre della vita, ricompongo tasselli del mio bisogno d'amare. cercando nuove vie d’uscita.

Tutti, almeno una volta, 105. Le ciaramelle in una pozzanghera di fango, Croce Antonio ci siamo sporcati le ali calpestando i nostri ideali. Un suono delizioso, come di madre, una ninna- Siamo Angeli caduti: nanna. dentro un corpo umano, ma non lo sappiamo. La gente del Nord suona le cornamuse; Dentro l’infinito, ma ancora non l’abbiamo capito. in terra d'Abruzzo, le zampogne. Io amo le ciaramelle. 107. Troppo velocemente Eguali ad un seno: Gonfie di latte, sulla bocca Coghetto Claudio avida del neonato; d'aria, nelle narici con essenze di Troppo corte sono le stagioni. dolciumi Troppo brevi le illusioni. e profumo di mandarini. Riempiono il nostro tempo immediatamente, Bruciando la gioventù irrimediabilmente … Si gonfiano, si sgonfiano, si riempiono ancora, come i polmoni; Troppo velocemente … come la vita. Le maree, gli uragani, i vulcani. Troppo avventatamente. Il seme nella terra implode: nasce un nuova poesia di vita. L’esistenza: un sogno, un lampo a ciel sereno destinato per forza e bellezza, a lasciare il segno. La poesia, come l'edera, s'inerpica, scavalca il muro, trova l'amore. Volteggia con i sensi, feconda l'animo. 108. Il mio respiro Aleggia con lo spirito. Mi innamoro: La mia Musa, Di Crescenzo Vinicio Salvatore sempre amata, e sempre irraggiungibile. Spingo il mio respiro sino allo spasmo, Sognata, e mai toccata. nella speranza che l'affanno della mia esistenza Anelata. Sospirata. Desiderata. possa ridonarmi quelle vecchie immagini sbiadite La poesia gioca nel mio cuore; impalpabile, mi che contengono i ricordi. estasia. Pezzi di tempo ormai remoti,

29 stracciati ormai da un destino accorto anche se accasciar vorrei su me stesso. che non desidera un passato, No, amore mio... Non è possibile...! ma solo costruzione di memorie, E' cominciato tutto all'improvviso, memorie da inventare, da giudicare e da io che vivo in te, del tuo amore... archiviare. affido a Dio e alla scienza il tuo sorriso. Il mio respiro soffre. Soffre nel condurre avanti un cuore ancora aggrappato 111. Mare d'Autunno a quelle immagini sbiadite. Pietro Gennaro

Appoggiato al passamano del ponticello, 109. Il gioco degli amanti infreddolito e lo sguardo a quell'onda Iusco Michele mentre un gabbiano scivola dalla sponda. Dalla torre svirgola le case, Le bocche degli amanti i rami scuote di tramontana, soffia, Nascondono sempre le foglie stacca come farfalle gioiose. Piccoli tranelli Volto lo sguardo le case son giganti, Piccole dolcezze, il ciel è rosso, il tramonto osservo, incertezze luce riflette il sole e i gabbiani son tanti. e nostalgie. La spiaggia è diversa, la sabbia era calda Come la lampada di Aladino, chalet ormai chiusi, spiaggia lunare, così vorrei accarezzare ancora questa è la vita, tristezza mi assale. la tua pelle Mare d'Autunno, spiagge nude e tristi, per trarne sortilegi, l'Estate è passata, il mare non si addice, magie di un attimo brivido mi percorre, un arrivederci ai turisti. da ricordare per tutta la vita. Gli occhi degli amanti, come le loro bocche, 112. Onirica visione nascondono sempre piccoli tranelli. Pietro Gennaro Piccole tenerezze, giochi E nostalgie. Bucolico pensiero e fidente futuro forbito il tuo parlare sembri realtà, bella tu sei o dolce creatura 110. Non è possibile...! onirica visione penso fossi realtà. Pietro Gennaro Oltre la finestra e quella rada sopra il crinale di quella montagna No, amore mio... Non è possibile...! c'è l'Etna che silenzioso ci guarda All'improvviso in questo tunnel ci trovammo, quello è il dio della montagna. quel flagello che distrutto ci sembrava... Bella creatura muta non parlare fatalmente s'intrecciò al nostro cammino. onirica visione forbito è il tuo dire No, amore mio... Non è possibile...! da questo mondo materiale Dell'angoscia vorrei io fossi antesignano, con te vorrei fuggire. volgo lo sguardo in quello abisso... Non concretezza ma Illusione voglio tenere stretta la tua mano. quanto avrei voluto fosse realtà No, amore mio... Non è possibile...! nella mia mente quell'incisione volgo ancor lo sguardo in quello abisso, quanto avrei voluto fosse verità. quanto vorrei sciatar l'animo tuo, e... afferrar il timone per evitar lo stesso. No, amore mio... Non è possibile...! 113. Solitudine Mi sento così male al sol pensiero, Ros Nicolina quel mostro ha offuscato il tuo sorriso... il sole splenderà, ne son sicuro. Anche se ti confino No, amore mio... Non è possibile...! sulla più alta cuspide Nessuno può ferire il tuo sorriso, o nel più remoto speco io non abbandono la tua mano... Tu,

30 che ti nutri di eterni ritorni ne faccio un fagotto e la lascio in un angolo. non mi abbandoni. Poi E mentre bramo il bisbiglio la stendo al sole di parole consolanti insieme al bucato. vestita di silenzio La guardo asciugarsi. nell’ultimo rosseggiar del giorno Sventola sotto lo scirocco. vieni. Danza ritmicamente Vischiosa ombra di miele tra le mimose e i lillà che mio padre piantò che avviluppa il cuore, quando i corpi erano giovani e sani e pur che non sei una prigione e si sognava a otto mani. né una condanna, Appesa al filo con le mollette rosse come un infido amante si dimena sai ingannar la mente. come un palloncino gonfio d’ comprato alla fiera del paese quasi volesse scappare. 114. Libertà - Utopia Invece sventola Ros Nicolina come una bandiera bianca. Chiede tregua Togli dagli occhi ma anela alla pace. la ripugnanza ipocrita Prima che faccia sera di chi ti canta e l’umidità, fitta, la avvolga mentre ti assassina. profumata di giardino e di sole Indossa il germoglio la indosso di nuovo. del tuo sorriso vero. Ed esco come fosse un giorno di festa. Vola decisa sulle curve sibilanti del deserto sugli algidi ghiacciai 116. La poesia dei matti sulle foreste sconfinate Tancredi Maurizio sulle acque immacolate sulle svettanti alture. Camminano soli, malconci e distratti pantaloni rotti e giacche sgualcite Sui formicai dolenti... non li premiano con gli encomi sfiora le guance dei viventi ma un tempo li chiudevano nei manicomi disorientati dalla tua assenza. per fortuna una legge chiamata “cento ottanta” Scuoti i signori della guerra, gli ha ridato la libertà e una speranza. falli tornar bambini che si incantano nei desideri Sono viandanti, sognatori di stelle cadenti. un popolo di mendicanti, Rivela loro che il tuo girotondo quelli che gli umani chiamano “errori”. è un delirante afflato d’amore che benedice A loro basta un niente per esser contenti tutte le genti del mondo. non chiedono soldi alla gente “normale” ma un gesto d’amore e qualche sogno in contante.

115. Ho steso l'anima al sole Scappano via se li ferma qualcuno Lorenzini Clara non si fidano di nessuno derisi e umiliati, sanno di far parte Ci sono giorni in cui del popolo dei dimenticati. smetto di esistere. Vivo. Però io so che son fragili e sognatori Cammino, parlo, mangio, rido. peccato che gli “uomini ” Vivo, ma non esisto. li definiscano “errori”. Ci sono giorni in cui mi strappo l’anima di dosso

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117. Abbraccio d'amore Bagno la mia anima Micciani Cinella di colorate speranze. Il mio corpo danza Quando non ci sei la mente vaga ti penso i pensieri corrono. con tutta la forza Li vedo intrecciarsi del mio essere. avvolgersi in volute Tesso fili di ricordi o spirali iridescenti li riannodo mentre s'irradiano raggomitolo attimi come luminosi raggi d'intensa magia alla ricerca di te. e ti ritrovo lì In un istante al centro siamo di nuovo noi. del mio mondo E io torno a vivere. e del mio cuore. Sono emozioni Mentre ti penso brividi di madreperla t'infili carezze tenere sotto la mia pelle echi di sogni mi sfiori tenero incanti dell'anima. mi copri di carezze. Il mio corpo vibra. Le emozioni 119. Il tempo rigenera esplodono. Godino Luigi Il pensiero di te nascosto Il pensiero vola con ali infangate nel mio silenzio ridotte al minimo dell'attività rimbomba nell'anima e della sopportazione tanta è la fatica. e scuote ogni fibra Un respiro caduco ma mai arrendevole del mio essere. balbetta un canto melodico trafugando Noi due insieme nel profondo delle anime perse viviamo di respiri. qualcosa di buono. Le nostre anime Il malato non sa di essere malato mentre si fondono. il sano non sa dell'esistenza di tali mali; Siamo un solo battito e il tempo, che per fortuna mai si ferma, un atomo di felicità sta consumando a ritmo di tamburi un palpito in volo. l'esistenza di un bimbo vissuto in passato Nell'immensità che mai più ritornerà. un abbraccio d'amore.

120. La vittoria dei perdenti 118. Incanti dell'anima Godino Luigi Micciani Cinella Le guerre hanno spazzato via tanta gente, A piedi nudi come foglie prede del vento corro sulla battigia hanno lasciato solchi profondi migliaia di anni. dove l'onda Seppur il ricordo del loro sacrificio, bacia la riva. vano ed a volte no, rimane indelebile nella storia, Sono spuma di mare la natura dice che quel che è stato è stato; profumo di salsedine. sono le anime nobili a dire che Raccolgo conchiglie quel che è stato un giorno sarà: ascolto canti d'amore. nel domani c'è tanto passato. Vibrante d'emozione Chi vuole arrivare in vetta mi muovo leggera deve partire dal primo gradino; quasi eterea chi apre gli occhi quando già è luce come farfalla in volo. verrà dannatamente abbagliato;

32 chi aprirà gli occhi quando è arrivato s'allontana in volo. è solo un codardo; Il cuore scintilla. chi salirà sul carro dei vincitori Tutto è melodia. non è un vittorioso, ma un vinto: La mia anima chi avrà il coraggio di piangere è un mosaico un giorno sorriderà. d'emozioni.

121. Ogni giorno 123. Padre ( Sacro vibrante) Godino Luigi Sciuto Carlotta

Mentre la tua anima riposa Padre balbettando con acciacchi di stagione, Ricordati della il mio cuore veglia a distanza d'amore calma spinosa un circondario turbante e fastidioso Di rozze mani - non t'ho stretto mai che sembra non finire mai. ai seni - nessuno, mai. I miei battiti sorridono Padre. Amante. Ampio solco. mentre il tuo respiro scivola sereno Delizia del tuo contenermi, consapevole della mia presenza Infradiciando l'intatto corpo seppur traballante. D'attimo madido - privo di gocce Se è vero che ogni cosa che inizia poi finisce Che so riconoscere - all'affondare ed ogni cosa che nasce poi muore; Nel Sacro vibrante, grida mordono vuol dire che il mio amore finisce ed inizia Il nostro nudo muore e rinasce ogni giorno. Padre Lo Strepito soverchio che avverti , È carne disfatta sulla croce di figlia 122. Mosaico d'emozioni Quando concessa goduria Micciani Cinella D elle mie dita - Al trapasso nella gola - La mia anima Salassa l'ormai sordo corpo è un mosaico Amante, d'emozioni. La nostra è patologia - Ogni istante secca piaga d'una notte ultima esplodono di Lacerazione- le tue rughe vorrei nel cuore Ora - mentre rievoco il sacro vibrante ed io mi vesto Tra le mie gambe divaganti di radiosa luce. incollate al tuo sangue. Tutto è melodia. Scenari infiniti ove respiro 124. Smarrimento della rondine il colore del cielo. Giorgio Rosa Maria Foriero di felicità m'arriva un canto. Garriva la piccola rondine L'anima s'eleva incagliata fra rami mentre lo sguardo fitti e secchi, vaga estasiato con ali inchiodate tra vette innevate e ruscelli ridenti S’era smarrita nel silenzio profumati di sole. della fredda foresta In lontananza mentre migrava sorridono in caldi paesi ammiccanti girasoli immersi in un vortice Fiutava il calore del nido di dorato brillio. sotto tetti bianchi Una lucciola schiva lasciato ad uccelli

33 ormai stanchi 127. Siamo figlie di questa terra Rodolao Sara Non gemono i ricordi su terre in attesa Siamo figlie di questa terra che ha accorciato le ma gridano distanze, per vita incompresa ma resta statica e lontana all’orizzonte; la stessa terra dei nostri padri e come ai nostri padri ci scorre nel cuore, 125. L'abbandono limpida come l’acqua d’un ruscello alpino. Sciuto Carlotta Siamo donne massicce, temprate, non solo alla fatica; intrecciamo cipolle rosse e Parola gravida di sogni Lamentazione tra il profumo dell’origano Osanna il mio feto e l’attesa sui balconi: Tra le gambe le ginocchia figli come scialli intorno al collo Richiamanti un cristo e doveri come bottoni a sigillare le asole dei Duro di bestemmia giorni. Siamo rondini innamorate del ritorno Egli vuole trascinarmi in luoghi adorati come presepi, Nel sommo riparo di chiodi e aghi dove orologi senza cifre scandiscono ore Non alla diminuita luce d’un tempo sempre uguale. Si torcerà il mio sesso Siamo gitane di sentimenti passionali, I nodi scivolano guardiane di valori Intorno alla curva gola scampati alla tagliola della memoria. Siamo figlie di questa terra L'inseguitore s'apre grande a volte matrigna a volte madre, Nell'ingoio attraverso messa in croce come Cristo sul Calvario della Piaghe di me storia. Tali sorsi di strillo fuggono dalla faringe Strisciano fino a lì - nel limbo 128. Vorrei entrare Avviluppati in quel modo Rodolao Sara Moltiplicandosi in cellule Vorrei entrare nell’intimità perduta Scoscendono stramazzati di questa casa vecchia, Brandelli di questa impregnata dal profumo di caldarroste Reliquia di corpo - parti di secco e di grappoli in fermento; Guscio che si sfolla in vorrei internarmi Grevi balzi di riconoscimento come un baco nel bozzolo dei ricordi Sciabordo - consumato in zolle d'abbandono e andare a ritroso senza freni, fino a ritrovare il volto di mia madre, nel tempo in cui impastava farina 126. Il niente e il profumo del pane s’innalzava: Sciuto Carlotta - poetico - come una canzone d’amore. Costante natura mia - E vorrei approdare ancora più lontano: avvinta alla verità opima al sapore del suo seno Ove assedio colante dalla tua bocca nella mia bocca ingorda Inchioda la mia condizione e indietro ancora, - indietro ancora -: Di nausea - divorante quando ero immersa nel suo mare Radiosità - che fa una lunga schiera e per vivere in due Di mucchi - nel terrore dov'ero cara. basta un cuore solo. (Indietro…indietro sempre più, laddove ero un pensiero tra i rami dei suoi sogni )

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Vorrei entrare Come la mia vita in questa vecchia casa, Accompagnata da appigli silenziosi col sorriso di mio padre stampato sui muri, Atti a sostenermi ma… il baco è divenuto farfalla: a cui aggrapparmi per non crollare inutilmente cerca polline d’amore nel cuore profondo di pietre ripudiate. Arrivo al pianoro Nell’interezza del presente

129. Interezza Dall'Ara Chiara 130. A Teresa Tancredi Maurizio Piano piano su per la salita Agognando il meritato traguardo Oh! Stella mia che per anni apparisti Cadute, una, due, tre come una lontana cometa Non le conto più correvi sprigionando uno splendore paradisiaco. Mi rialzo e riparto Ripercorro i miei passi Ma un bel giorno Oltrepasso gli stessi errori decidesti di avvicinarti Sbucando in vetta a un sogno mi trovasti e mi illuminasti.

Assaporo gli istanti divini Con il tuo splendore Lassù, io e il mondo intorno a me mi seguisti Al culmine della felicità ed io ti portai nel mio paradiso D’improvviso si presenta il ritorno incoronandoti Regina. In forma di precipizio Mi prendesti per mano Rotolo giù e arricchimmo insieme Mi schianto mi frantumo questo "misero" cielo Frammenti di spine e lacrime lacerano l’anima sempre più pieno di stelle ma "sempre" più privo di splendore. Riposo un po’ Distaccata da tutto Ci unimmo per l'intera vita stellare Incapace di ricompormi per tornare su ed entrambi vagammo regalando al cielo Rivedo lei inerme uno sciame di stellette splendenti. Piccolo essere risiede nel cuore Fra le pieghe di un infinito dolore 131. I vecchi Mi ridesto dalle ceneri Tancredi Maurizio Invocando la fenice salvatrice insita in me Risalgo in cima Sguardi vuoti, pupilla di cervo Carica del fardello gravoso occhi che non sanno più raccontare.

Di nuovo lassù Parcheggiato nei corridoi di un ospizio A guardare l’inesauribile rimembri il fuoco della tua gioventù Contenuto nella dolcezza dei monti quando il correre e lo spazio erano la tua libertà e tu tutto questo non lo sapevi, non lo capivi. Lascio andare lei Fantolina Oggi tutto ciò che era normale Liberandomi del macigno che mi spinge a fondo non ti è dato di essere si è castelli di storia su pilastri di sabbia, Ritrovo la via della discesa si è argilla muta e cedevole Ripida e impervia nelle mani di chi ci vuole come ci preferisce

35 mai destinati a diventare pietra. Idioti bastardi l'aurea avvolge la vista Bella la vita mi sembrava quando tutto era chiaro alterna l'orrore mai vissuto pien d'amici m'appariva il mondo nel suo profondo ma ora che la vecchiaia mi ha portato via amori ed si saggia la beltà amici diversa da se stessa tutto s'arrende e si prostra davanti ai suoi piedi un sogno sconosciuto tanto che la morte diventa il solo desiderio, placida l'enorme sgombro l'unica salvezza del ricordare immaginarla o sognarla diventa una gioia. la mente invasata scura buia avrà visto la verità Ciò che si è sempre evitato di volere in vita or sepolta all'incoscienza oggi diventa di più gradita brama. del... nessun perdono nascosta dal cuore la menzogna più feroce 132. Vorrei della nascita carnale Rodolao Sara il corpo brucerà

Vorrei avere la tua mano da stringere con forza, 134. Maschera di gesso quando varcherò la soglia di me stessa Catania Rosaria sfumando, nel mio tempo ormai scaduto. Un batter d'ali s'incrociano volando Vorrei scrutare i miei occhi una mano gentile apre la porta riflessi nei tuoi occhi s'ammalia un sogno per ritrovare la ragazza di ieri, velenoso perdonando sei tu biancospino pungente l’oltraggio degli anni, leccar non serve passati con gli zoccoli sul viso. siamo animali braccati su ribellioni ombre Vorrei mi raccontassi un’altra volta Il dito puntato -sottovoce- conferma l'insistenza la favola bella che fu nostra tra poesie gesta è ignoranza e rivivere in un battito di ciglia la chiusura del cerchio tutta la strada fatta insieme, intuisce la mossa mano nella mano. Desiderio di un abito firmato o una tazza di caffè decaffeinato Vorrei avere sulla pelle in un libro non letto il calore della tua germoglia - conosciuta in ogni piega - la polvere analfabetica attingere un guizzo d’energia della muffa e trovare il coraggio del pidocchio più meschino per dissolvermi nel sole, raffinato e arricchito nella merda -libera- col puzzo di fritto addosso con la tua musica inghiottisce l'uovo ad allietarmi il tragitto. che marcisce in sè Dietro le inferriate la gente ti guarda 133. Ombre carnali sa è intuisce e resta muta Catania Rosaria accompagni i bimbi al pulmino maschera di gesso Cantar senza interrompersi fai le diete e le mesh la vita sua ha fame agganciando le tue streghe quel corpo che è amore in gonnella e mini gonna

36 col torchio in borsetta ad essere fiero di tua figlia dei tuoi nipoti va a caccia sviolinando omicidi sei andato lontano col sorriso al dentifricio alla menta dove non puoi più vedermi più bianco Ma ti assicuro Caro papà... Maschera di gesso sono una donna fiera è felice Per il piccolo Loris Con il vento ti mando un bacio " tua figlia." Rosaria 135. Spiriti d'incanti... Terminiello Gianni 137. L'ala accorta do un desio Quanti…..abbracci di gole scavate Terminiello Gianni su quel promontorio che ricorda una piccola fanciulla, nata dalla Il volo della fenice (Post fata resurgo) penna di un poeta innamorato. Chiome sparse……… Da lì, selvaggio è il trastullo…… ad alzarsi tra i recinti del mare e dal profondo s’alza il fiato spumoso, che stringe una vita. per una luna ansimante che lo chiama dentro di sé. Si consumano quelle fiamme di lucciole nascoste, a respirar Dalle sfumature di un corpo… in silenzio, il tumulto delle ceneri, pianure di tremule e scivolose di là a da venire. sembianze, passano negli argentei palpiti. Lei irrompe……scalza di resurrezione E lui poi, canta l’aria di un’anima, tra le sue piumose ali a ricostruire elenca spruzzi di destini…. per sapori petali di sogni oltrepassati. infranti dalle rughe umane. Sacro uccello…..non sai dei tuoi anni, Spuma di tristezza….quando dall’alto pronti ad alzarsi di nuovo in volo, di una chimera, posizionati refoli cantano nel ruvido balzello di foglie secche ancora di lei, ma sono solo intensi ricami. a macerar nidi di misteri.

Al molo…..audace resiste l’incanto, A rilento…..scompaiono pagliuzze che dalle vie maestre immagina…… di se, entrano nel passato che diventa futuro di nuove nudità che riscrive….. oltrepassandole. 136. Papà Catania Rosaria Cammina quel volo, dove abita il vento misterioso dei sensi abbattuti dalla Caro papà ti sto scrivendo questa lettera finta morte. lo so che tu non potrai leggerla Non so da dove iniziare, eri giovane quando sono Lei, come lei……rimuove il tempo nata dai deserti di un enigma che parla…… la tua prima figlia coccolata da zii e nonni a testa alta. Anche tu... mi amavi ma... a tuo modo E sulla cima di una quercia attende Eri severo non una carezza un bacio volevi troppo il riflesso di insenature mentali……. da una bambina, la sua età era di giochi quante, a parlar delle sue orme raccontate. non di sacrifici crescendo ho capito che tutto quello che facevo, non era niente per te E così….un rapace sorriso s’immerge Ti ho fatto soffrire volevo il tuo dolore nel sorgere del sole……che dall’acqua l'hai avuto... freme ad aspettar un ansioso domani. ma a quale prezzo sei diventato vecchio e come un bambino incominciavi a volermi bene

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La fenice è un uccello mitologico, noto per la muri scolpiti. storia che lo vuole far nascere dalle proprie ceneri, dopo la morte. Il motto sempre Che destino…..del vento sgranato a rincorrersi rispettato dagli egizi e poi dai greci per una vita e tramandar note per dolci melodie. “post fata resurgo” indica che questo rapace dopo la morte torna ad alzarsi per riprendere il suo volo eterno. Dalle “Metamorfosi” di Ovidio si E’ la storia del Palazzo di Jaipur in India, parla dell’Araba Fenice, divenuto simbolo della chiamato anche palazzo dei venti, per la presenza morte e della resurrezione. Dopo aver vissuto per di oltre centinaia di anni, il sacro uccello sentiva 950 finestre, che attraversate dal vento creano sopraggiungere la sua morte e costruiva un nido delle dolci melodie. La città è chiamata città rosa sulla cima di una quercia ad aspettare. La storia di per il colore dei suoi palazzi. Il palazzo del Anna è stata così, ad aspettare con fede e Marajhià fu un osservatorio dove le donne di riconoscenza dall’alto del suo nido, il sapore di una corte, in attesa di conoscere il proprio amore, non viste dalla strada, potevano assistere alla vita della città ed osservare ipotetici amori. 138. Il palazzo di Jaipur Terminiello Gianni 139. Semmai ! (palazzo dei venti) Giorgio Rosa Maria

Finestre affacciate………. Semmai un giorno il mio sorriso sul miele di fantasmi di donne si spegnesse tra spifferi in respiro, adagiate lì, dove svanisce dei quattro venti per incanto il senso dell’alito del dolore. vienimi a cercare Lembi di brezze cantano gli affanni nell’angolo dell’ultimo scivolo. tra finestre vuote che accompagnano i silenzi…..tra accordi disegnati nei sordi Semmai il cuore segreti di dame di corte. racchiuso in una carcassa da rottamare intraprender volesse nuove traiettorie Sembrano nodi spettinati alla ricerca di condite note che sobbalzano in quelle lasciami volare tele di cuori, tra ombre sinuose e scalzi nell’aria che mi concede. pensieri. Semmai e oramai E’ il mistero delle carezze di un vento amico, dovesse accadere che assaggia percorsi di sensazioni tra incontri per eventi naturali e rivoli di debolezze umane, al vagar tra pregne sarà quiete dopo la tempesta speranze. l’ultimo bacio alla vita Riflessi di memorie in quelle fanciulle………. che tanto m ha tolto donano armonia allo spirito caduto e illusorie e molto m’ha donato cicatrici compaiono negli abissi delle stagioni.

Quante sferzate di voli di gabbiani a cercar 140. Malinconia d'Autunno rifugio negli occhi aperti di quel palazzo….. Lania Lucia Cristina alla città rosa. Soffia irruento il vento di tramontana Colorate alchimie penetrano quei vuoti d’aria il mare è schiumante di collera per saggiar magiche presenze che lentamente con le sue tumultuose onde che si frantumano a raccontano di antichi profumi danzanti. riva. Sembrano ghermire chi sull'arenile Sono essenze di amori furtivi, ritrovati negli osserva assorto nei suoi pensieri. angoli di parole appese al petto calcareo di

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Malinconia d'Autunno si diffonde tu che ancora puoi tra gli alberi scevri di questo giardino Il pentagramma vive in te. dove in passato c'era vita gaia. Lacrime di pioggia sulla strada ancora tutta da percorrere. 142. Ricordo la neve con te Calabrese Viviana Ombre frettolose attraversano le luci della ribalta serale C'era il sole, il vento era gelido, come fosse palcoscenico della città. quella mattina ero così felice. Spifferi di vento freddo Ricordo che eravamo seduti, si insinuano fin nel profondo dell'anima... Sulla nostra panchina e parlavamo, ci eravamo presi per mano, Dal cielo una mano invisibile camminavamo mano nella mano, scrive su nuvola grigio fosco nevicando con fiocchi di neve, che è di nuovo Autunno. La neve ci accarezzava Un altro tempo nel mutare delle stagioni da vivere È stata una bellissima giornata con te amico mio, nel rinnovare d'esistenza. Il cuore prova ancora tanta emozione, ricordo che non smetteva Una goccia lieve di rugiada di nevicare, da quel giorno non si ferma di là del vetro ho mai dimenticato questo giorno brilla nella notte di fine Ottobre memorabile, è stato il più dona Luce di vita bel san Valentino nel chiarore di nuova alba. in tutta la mia vita. Ti voglio bene. Io e te per sempre

141. Vivere Lania Lucia Cristina 143. Mango Calabrese Viviana Ogni gesto è il sentire dell'anima tra atomi degeneranti Mango... sfere che rotolano eri una persona stupenda, dai gradini della vita. sentire le tue canzoni mi fa ricordare di te, Ogni attimo è il reale passaggio avevi la bellezza nel cuore... dal cielo alla terra di qualcosa che si vive. il tuo sorriso luminoso e Ogni respiro fluisce gli occhi pieni di vita. .. da battito di cuore per volontà divina. ma poi sei volato in cielo e ti sei spento come una candela.... La vita va prenditi cura dei tuoi cari da lassù tra raggi di sole nuvole bianche grigie e prega per loro che lacrime amarissime sorrisi possano trovare pioggia torrenziale cielo terso. la forza di andare avanti Riposa in pace mango... Tutto avviene in un dipanarsi di trina su rete tessuta Trina che fluisce nell'andare di pentagramma 144. I nostri sette anni dove il tempo è ritmato da note gioiose o tristi. Calabrese Viviana

Ogni tuo giorno È arrivato il momento tanto atteso sia nuovo mai inutile i nostri sette anni, vivilo nell'amore nel sognare sette anni di tristezze e gioie... nel coraggio di affrontare le avversità sette anni di amore... sette anni di sacrifici, La vita è un tempo solo sette anni che siamo migliori amici... battilo con il tuo solfeggio eh già il tempo è volato.

39 sono i sette anni più speciali della vittoria senza podio. mia vita migliore amico Solo la mente e preferirei morire che non averti. .. prova a salvare l'amore, ti amo da morire e voglio vivere di te e non vuol percepire spero che santa rita ci protegga e la cruda realtà. faccia per noi grande cose... Ti amo dolce principe... ti amo stella del mio cuore 147. Le stagioni che non esistono ti amo ora, oggi e domani. Dolceamore Maria Ti amo Ti ho donato la mia primavera, e tu l'hai fatta sfiorire. 145. Muezzin Ti ho donato la mia estate, Giustini Angelo e tu l'hai gelata con la tua indifferenza. Ti ho donato il mio autunno, Cinque volte s’innalza il canto e tu lo hai incenerito. ma l’invito alle genti E quel che è rimasto dell'amore, si perde nel fragore degli scoppi tu l'hai reso inverno. afone parole si librano nell’aria inutilmente spronando alla preghiera 148. Un filo perchè perso è l’uso dell’udito Venditti Angela altro più non ha Si unisce un filo nel vento leggero, quella madre che urlando s’annoda, si scioglie, vibra nell’aria, abbraccia le macerie insanguinate di bianco vestito si muove sul serio tra il cilestro e il grigiastro, sì che varia. sul Golgota, novello dolore perpetua l'antico sacrificio Danza tra i sogni, i pascoli, le valli, e disperato è il Sacro Sangue ora scende di colpo e par sì cada, ma poi risale tortuoso a coralli nuove legioni di Tito e infin è sconfitto su terra rada. abbattono ancora il Tempio mentre lacrima sulla spianata il Muro. Un filo d’aria ci lega all’ignoto, ci scuote, ci sobbuglia l’intelletto, Inascoltato… quel canto sale verso il cielo! congiunge e separa fior di loto.

Un filo di razio batte poi in petto, 146. Fine di un amore soggiunge soltanto sulle ave foto, Dolceamore Maria ma il tempo è scaduto, ritorna il detto.

Come un battito d'ali attraversa il nostro Metro: Sonetto (schema: ABAB, CDCD, EFE, FEF) essere, ma nessuno ha la lettura solo il cuore può comprendere cosa si dibatte, tra il vero e il falso 149. Certi tiepidi ardori solo la fuggevole emozione che porta Di Stefano Carmelo alla realtà dal sogno, ci fa vivere in un parallelo Le tue ragioni tra ciò che è a ciò che vorremmo. Le mie prigioni Ci fa sfuggire l'essenza dell'io E le occasioni dove amore non è! Come saldi di gaie stagioni Ma sordo rancore Ora sogni bisogni illusioni che parla d'amore, Ora fulgidi esempi il cuore non smette di piangere, Ora scempi e ogni ferita arde di sconfitta e Ora pianti a dirotto

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Ora il porto dei mille ritorni e sono andati Ora i giorni dei mille rimpianti via, così, Ora incanti. senza voltarsi, come viandanti E t’appartieni esaurite le stelle… E ne convieni Gente distratta E ti nascondi passata da qui, Poi mi sfuggi svolazzi e riscendi e che ha scordato di sé Mi trastulli sollazzi e pretendi alcune cose… Poi mi offendi M’affanni e m’inganni Piroetti leggiadra e m’infiammi 151. Quasi amore Muovi i fianchi leziosa e volteggi Di Stefano Carmelo E mi dileggi Rubi l’aria graziosa imperiosa ...E sei qui che mi manchi E sei preziosa mentre vesti fragranti rossori, E ti nascondi. mentre sordi fragori scompigliano foglie d'autunno... Certo l’onda conosce gli anfratti Certi trepidi giochi e i ricatti Sei il sogno , Certi tiepidi ardori. l'istante distante, mentre mi guardi mentre respiri la mia solitudine... 150. Oggetti smarriti Di Stefano Carmelo Sei qui che mi accadi e accudisci i miei fragili sogni... Pomeriggio d’autunno faccio mio, umido e pigro E indossi il sorriso recente, e senza colori. versione indecente del giorno inventato. Mi diletto nel bel rimestìo Vorrei dei giorni andati… fosse quello usuale, Vecchie cianfrusaglie del passato; l'usato usurato... scatoloni vuoti Fosse il vuoto di sempre... pieni d’illusioni; quattro o cinque orizzonti, alcuni spenti; 152. Il mio cuore vola verso il cielo e stratagemmi per sciupare le occasioni… Pozzolini Maria Questo è un sorriso. Quello è l’attimo che ho perso. Il mio cuore vola Questo è un addio. incontro ai miei ricordi più cari che non ho più Quello l’angolo dei sogni. accanto. Questo son io… Anche questa volta non accenderò le luci Tutti bene ordinati, dell'albero, catalogati, non farò niente! tutti pronti per ogni inventario: giorni grigi, "Il Natale portava" tanta gioia nella vita, svogliati d’autunno. la ritenevo la festa più bella dell'anno Quà e là un luccichìo… adesso sa di lutto! E mi ci tuffo, a piene mani, Mi rattrista vedere le luci accese dell'albero senza vedere. "in quanto il mio cuore sanguinerebbe". Quello è un domani… E non capisco Cercherò, in tutti i modi, perché hanno lasciato di far volare questo mio sentimento parte di sé, il più in alto possibile affinché possa

41 rubare più di una stella per assaporare ancora, per non far spegnere per sempre le dolci briciole di vita! "all'interno dell'anima" la speranza del futuro. 155. L'intenso respiro Carrozzo Paola 153. Pennellate al tramonto Pozzolini Maria Nell'incanto silenzio di una stella in un attimo d'intenso respiro Ho voluto pennellare il tramonto, in quel vago sentire che è nell'aria per notare meno le pagine ingiallite nel mio diario. in un universo senza riserve Come lo sfogliavo... usciva ancora il rumore del vento, io che vivo in un sogno il profumo del mare, ed anche dei fiori. di frammentaria bellezza come un'entità avida Regnava una grande meravigliosa magia di conoscenza del tempo trascorso. e bisognosa di questo alimento

Sembrava di sentire l'odore della tua pelle... non mi resta che reinventarmi le note della nostra canzone. in quegli infinitesimi stati d'animo. Avrei voluto fermare quell'attimo! Ma...tutto svanì in un lampo. 156. L'occhio della sera Rimase il tramonto pennellato... D'accia Lucrezia e l'album ingiallito "tra le mie mani" ! L'occhio della sera Ed eccomi fato a proferir la sorte 154. Il diario delle mie emozioni che per le ali mi tende. Pozzolini Maria Il mio orecchio sordo al mio petto Quando le mie emozioni diventano gocce di rivolge l'ascolto al tempo pioggia... e mi coglie un fremito nell'arcobaleno vedo una cascata a contemplare l'occhio della sera di spruzzi di ricordi lontani. che mi guarda senza professare Il pensiero vola per fare i tuffi nell'acqua e piango più alla gioia nel nostro mare di ricordi. che a deliberata morte I gabbiani volano nei cieli aperti che la mano a volte mi tende. per assaporare il profumo del nostro passato amore. Il quel momento vorrei spolverare le stelle 157. Lungo il sentiero della vita per farle brillare ancora... Tanese Maria Linda per sentire nelle tasche del cuore tanta dolcezza. Dire alla vita di sostenermi perché Tessendo giorni è un mio diritto viverla che non rimuovono la mia anima urla insieme alla tua. il respiro pesante del tempo, Sai bene che l'orizzonte mi aspetta dietro cammino a passo lento l'angolo lungo il sentiero della vita. perché anche nel passato è stato mio complice. Ora aspetto che finisca questo interminabile Nei profili distratti momento... di chi mi sfiora per far entrare il sole, che riscalderà il mio sgorgo infinite sensazioni futuro. calpestando asfalti di malinconia Così mi sentirò leggera come una libellula e danzando su prati di felicità.

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I miei passi sono foglie sussurra al mio cuore, che si tuffano nel vento una dolce nenia. nell'attesa impaziente Discreta confidente del futuro che sarà. stupita e argentea fatale sorride ai miei occhi. 158. Conchiglia Messaggera d’amore Tanese Maria Linda culla i miei sogni incantati, nutrendo d'eterno l'anima. Lì distesa Custode dei più profondi segreti su un tappeto di polvere di stelle nella beatitudine della notte come una dolce sirena, con il suo celeste manto raggiante splendi. purifica di nuovi colori Mentre guardo dell’orizzonte l’incanto il mio spirito. come un gioco, che mi appare eterno, nel silenzio canti immersa in un paradiso infinito. 161. Il tempo ed il vento In un attimo mi sorridi Iusco Michele e in te ascolto il mare. Nelle mie mani adesso riluci Il tempo i miei sogni e le mie speranze culli. Passa inesorabile Scrigno di ricordi sei! Sui nostri volti E li segna Con rughe profonde. 159. Nostalgia Solchi nella terra arata Albano Lucia Pronti ad accogliere Il seme della vecchiaia. Stille d’incanto, Germoglierà lontani ricordi Nel sereno respiro echeggiano tra le ali Umido di pioggia dei miei pensieri solitari La spiga del pensiero. legandomi a te all'infinito. Ed il vento la piegherà Un vento di nostalgia Al suo volere prelude a miraggi perduti, Nel tintinnio a vuoti incolmabili Di campanelle ad attimi senza tempo. Appese all’uscio. Gocce di memoria Ci presenteremo spaziano oltre misura A quella porta fino a raggiungere Con la valigia le ardenti corde del mio cuore Della nostra vita e nel rilascio posano Stretta nel pugno. nella loro immobile bellezza Chi ci aprirà un tocco di magico eterno. Avrà pietà Immortale condanna dentro me. Del nostro tempo Perduto E delle lacrime 160. Argentea luna Non versate. Albano Lucia Sorriderà Dei nostri sogni Immersa in un turbinio Riposti con ordine di luccicanti stelle, Nei nostri cassetti. spunta silenziosa Chiuderà la porta la sacra luna. Alle nostre spalle Eterna poesia nel firmamento, E abbraccerà tra echi d'infinito La nostra miseria.

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162. Reo di donna per proseguir virtù D'accia Lucrezia e ampie conoscenze.

A volte puttana Con tuo pennino altre beata; d'alto valor regale Son chioma che non perdona io vissi l'arte, son l'arco che non scocca, ne assaporai il tratto fine son luscinia che non migra, lo sorseggiai e ne rimasi dell'amore il simbolo, dolcemente innamorata. a volte solo il suo eufemismo. Della terra la fata e la strega, M'incanto innanzi del mare la piovra e la sirena, al vagar della tua luna del cielo son la vergine immortale e seducente del clero la sua schiena. Sono il danno e il dono Tra il gregge avanza il pastore del mio signore L'uomo, errante, a procacciar il pasto che un giorno m'accarezza e tutto ciò che la natura insegna. e l'altro mi disprezza. Perchè son finestra S'incammina l'anima al pascolo ... che riflette tutta la luce che le resta. nell'eterea capricciosa natura. Perchè son donna ..che si partorisce ad ogni suo risorgere. 164. La voce del mare Manca Marinella

163. Quel giovane favoloso La odo nella notturna sinfonia, Manca Marinella quando intorno si è spento il giorno nelle tristi note Oh, se sol potessi dire del Silenzio. quanto vicina fu l'alma mia al core tuo. Le primule torneranno a fiorire, sorrideranno luminose le viole ... Mio sommo Poeta, ho naufragato nel tuo perpetuo mar solo per un attimo ne potremo abbracciata al tuo sentire, respirare la magia e tutto svanirà, le mie mani sfioravan le tue labbra lasciandoci un tepore al dolce desio dei versi tuoi, di celestiale fragranza. fascino mondo antico. Sensazioni traboccano, Poeta mio, intime si stendono sul filo malinconico e gentile, invecchiato e arrugginito, sostanza solitaria macchiato di inquietudine. al tuo vagar in immensa vita di siepi e colli oltre l'infinito. La figlia del popolo s'affaccia e scruta Negli occhi tuoi lessi beltà In lontananza l'orizzonte ... e riconobbi tratti assetati nel tuo spirito mai pago. Siam tutti fratelli truffati in questa terra diseredata, Eppur ti vidi amar affamata e tradita ... l'umana gente, agli umili portar liberateci, prima che la massa una dolce novella. venga indebolita e resa schiava di un potere che lentamente Fuggir in altri lochi distrugge.

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e ravviva ogni lembo Laggiù anime in volo, che ha sfiorato il tempo ebbre di dolore e di speranza, il nostro tempo insieme. lottano verso un luogo di luce ove il sole nasca sorridente, Torneranno tutti nella casa del padre illustrando e rasciugando e nelle materne braccia si culleranno ancora, occhi disperati ... curati e ben lustrati dalla divina luce, saranno portatori sani pallidi e stanchi di sole e sentimento. di inseguire ombre senza sostanza. 166. La Titti Vassena Elisabetta 165. Affetti e ricordi Manca Marinella La Titti veniva da Milano aveva un sfilza di nomi Risvegli assonnati dal suono strano ancora appisolati retaggio di parenti francesi godevano l'uno del tepore dell'altro ... figlioccia di altolocati milanesi. Ma la chiamavano così li ho visti uscire intimoriti e in tal modo rimase. dal tetto scoperchiato, ognuno portava un dono ... Aveva un'aria nobile la Titti terra e radici di due alberi abbattuti, ma non se ne accorgeva, sulle spalle uno scialle nero aveva gli occhi azzurri e camminava leggera. e una copertina Con quello sguardo limpido per i giorni freddi che arriveranno. sempre sorridente, lei parlava con tutti anche allo stradino che la guardava sognante Si tenevano per mano sentendosi importante. per non perdersi, Così mi raccontarono di lei ... per lunghi anni han riposato lontani dalle piogge, Io la conobbi in età filtrati dal sole e seppur avanti negli anni e dalla luna. aveva lo stesso fascino leggero e gli occhi sempre belli e brillanti Maestosi e silenziosi di un azzurro intenso ... rubavano la scena più intenso del cielo. all'alba che sorgeva.

L'aria era strana, 167. Un raggio eterno pareva desolata Barreca Angelo e smarrita, I ricordi no, “ Un raggio eterno “ erano appesi al cuore I raggi dei tuoi profondi occhi come un ciondolo impreziosito accarezzano il mio cuore di sfumature d'altri tempi. solfeggiando struggenti melodie …. come vento al mare, Ora sono in passeggiata mare …. come sogni all’alba. a respirare il profumo, Nel brusio quotidiano di anime gocce di ossigeno attraversano le narici tormentate purificando la pelle calda di luce solare. illumini le gioie dei miei silenzi liberandomi dalle ferite della mente, Sorvolano il cielo come i gabbiani quasi a sfuggir come un bambino. nel vento che rinnova, Ho sorvolato fitti inverni nel tramonto che accende dentro questa corazza arrugginita,

45 ma anche tante estati allietate dalla stupida mania di suonare note nefaste. ho dipinto d’infinito Sarò anche pronto per salpare verso lidi con il colore dei tuoi sogni, sconosciuti, riuscendo, giorno dopo giorno, ma, quel giorno ….. a morire sempre di meno. sarò pronto ad abbandonarmi al vento Non ho paura del domani, o degli addii, dell’eternità? ho solo timore di non poter fermare il tempo Nell’attesa, dipingo il mio cuore del colore delle tanto quanto basti a proteggere il tuo futuro. nuvole Inguaribile illusione di saperti solo mia per confondere le mie lacrime con quelle del cielo. in questo tuo eterno volo verso l’Empireo. Pensami, onda dopo onda, senza rimpianti per questo mio egoismo d’amore, 170. Il mimo di Crikvenica volgendo il tuo fresco sguardo Bregoli Fabrizio verso una qualsiasi stella affinché possa continuare a sognarti in eterno. Reggo un violino dipinto d’argento Grazie per essere tuo padre. e scorgo il mio viso a nuovo innevato sulle spente acque del lembo di mare stretto orizzonte all’immoto mio sguardo. 168. Per sempre Mi fingo di pietra, acquatto il respiro Barreca Angelo perché tu mi creda il quieto ritratto dell’uomo compito e sazio di niente, Ogni raggio sobillatore quel tanto imprudente di sole che sfida in silenzio la pioggia e il vento, può essere cova il segreto d’ogni turbamento. spento, Se insidiano le labbra mosche e arsura ma non il suo o qualcuno celia, o sprezzante passa cuore. talvolta brevi gocce di sudore improvvise brillano sulla fronte rapide poi imbrunendo sulle guance. 169. Un volto nuovo Sono i pensieri che non so trattenere Barreca Angelo nel lago opaco delle mie pupille, il battito più acceso sotto pelle, Sarò pronto, quando veemente zampilla il sangue quando il tuo sguardo arriverà d’un tremito le palpebre socchiude. fin dentro la mia sorda coscienza e le stelle smetteranno di brillare Quando sarà deserto questo spazio nell’ennesimo amplesso notturno, mi curverò più lieve su me stesso sarò pronto a varcare i miei sbiaditi confini e mi raccoglierò nel mio mantello a cavallo di una inquieta felicità in vicoli angusti in fretta svanendo. rapita ai rimorsi di un passato affaticato. Domani indosserò il mio volto d’uomo Non trovo scuse valide all’alba consueto sconosciuto per liberarmi dall’oblio della banalità tra i passi frettolosi dei turisti, alienando la mia fragile anima anch’io ambulante maschera fra tante. al dolce cullare di un’onda nottambula. E’ una sfida contro un destino tormentato dal rimorso d’aver perso l’ultimo treno 171. Serbasti verso il capolinea dell’eterno perdono. Bregoli Fabrizio Adesso è troppo tardi per proseguire la ricerca del sentiero della libertà Serbasti le parole più preziose per riempire la mia esistenza di un nello scrigno bianco del silenzio, senso spirituale altrimenti inutile fabbricasti garze sottili, else in questo quotidiano errare senza meta. per la fronte sfuggente dell’alba, Sono pronto a spezzare le catene dell’egoismo colombe accovacciate sul palmo. liberando l’ultimo barlume di dignità rimasto Ed ora sono stelle tramortite ancora acceso in questa coscienza stremata sullo scosceso asse delle stagioni,

46 libellule nella prigione d'ambra, Il perdurare dei miei errori quanto tempo nido scortecciato d’ali impiegherà sulle ciglia ferite del crepuscolo. ad indurire i tuoi sensi di giovane fanciulla? Le serbasti come bozzoli, rose E mentre il tempo che volontariamente lapida il pronte a schiudersi alla prima rugiada, mio cuore, ad un fortuito indugio d’ore. mi farà scorgere visi amari, ormai nulla più Le serbasti deciso, fra le labbra. che teschi informi, Ne trassero melodia di ghiaccio, tu avrai voltato il tuo sguardo. quadranti taciturni e lapislazzuli, Il fumo di ciò che fu, ti sfiorerà appena ipotenuse strabiche di volti. ed una lacrima scorrerà lungo la tua guancia, simile ad un gesto involontario. Non guardarti dietro, 172. Virginia ma guarda il cielo sereno, Bregoli Fabrizio il candido sbattere delle ali delle rondini, le montagne che prendono il colore Viveva caparbia, a lato della storia di un sole di fuoco, segno di rinascita. fioca come un fanale nella nebbia nella sua villetta, tutta squadrata convertita in modesto magazzino 174. Cefalonia emporio di povere masserizie, Schioppo Umberto di biancheria sotto naftalina, maglioni a rombi, camicie fiorate, Udirò per sempre la voce del vento che, borsette senza grazia, fuori moda portentosa come l'ululare di un lupo che intravede accatastato tutto alla rinfusa la sua preda, alla penombra sempre novembrina brandisce l'animo di chi affacciandosi d’una lampada arresa alle stagioni. ruba al mare il suo paradisiaco incedere. Chi frugava impicciando mani e furia, Ormeggerò la mia barca, fatta di dolce speranza e chi spendeva la voglia della ciarla di spensierata gaiezza, al vivo soldo del pettegolezzo, sulle rive di spiagge che alla luna hanno rubato il chi salutava per buttare l’occhio, placido biancore. chi trafugava asciugamani o calze Nuoterò in queste acque, cullato dalla spuma furtivo sotto giacca, e lei si dice delicata sapeva non dar corda, e mai negava di un azzurro celestiale. se chiesto sottovoce un giusto sconto, Mi immergerò nella natura incontaminata, con spirito di parte a quella ruvida abbandonando l'ultimo aspetto umano cortesia cresciuta alla campagna, e tornerò ad essere libero, spoglio di preconcetti ed al rintocco dell’agognata ora ed ansie. stringeva poi le nocche sulla carta Tornerò qui, mia dolce Cefalonia, imbucando nel buio della tasca sarò il tuo Ulisse. e un guizzo le arricciava fini labbra, Cambieranno le orme, che da giovani si contenta del suo misero bottino. tramuteranno in vetuste, ma non cambierà il mio animo libero. Mi farò trasportare da quel fiume in piena che è 173. Rinascita la vita Schioppo Umberto e piangeremo insieme, quando l'alba sorgerà e ci illumineremo Perdonerai le mie scuse ingenue, della potenza della sua luce. i miei tiepidi sussurri, quando solo il pensiero del vivere quotidiano avrà già consumato la mia speranza di vedere la 175. Il mio intimo segreto prossima alba? Schioppo Umberto Ascolterai i miei balbettii quando, intimorito dallo scroscio comune, Non sono morto, mi rintanerò nel guscio più profondo della mia non sono stato fantasma in questo mondo di esistenza? ricordi.

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Ho costruito e smontato più volte senza titolo. questa parvenza di vita, Testamento fino a quando, dalle rive gorgoglianti di errori di un mare in tempesta, sei spuntata tu, compresi dolce dea bionda, perdonati piccolo scrigno, voluti. dolce mistero di vita. Mappe di strade percorse Ho sentito il cuore riavere battito, correndo ho visto la speranza entrarmi dentro, inciampando pervadermi e bruciarmi in petto, insistendo. fino a piangere di felicità. E al centro Non era altro che l'amore. IO L'infinito attimo di follia, che ho voluto il tassello finale, inseguito il chiavistello di questa storia, raggiunto il tuo essere perfetta. l'angolo remoto Dio in mille forme, E sfoglio la calma dell'eterno ritorno. i ricordi Io e te, spiriti mistici, le cose presenze irrintracciabili agli occhi gli amori di questa ignobile indifferenza. E taglio quel filo sottile di un destino latente. 176. L'amore è una carezza che io stessa Cibotti Anna ho determinato. Forse... Il tempo delle rose è passato e con lui gli sguardi impazienti rubati all'attesa 178. Profumo di te La vita ha consumato gli slanci Inglese Costanza e frantumato illusioni d'eternità C’è profumo di te.. ma ha costruito un muro di pietra C’è profumo di pioggia nell’ aria, che non è barriera, ma non piove ancora. ma roccioso mantello C’è profumo di te nella mia vita, che copre e ripara ma ora non ci sei. il lungo andare C’è profumo di te sulla mia pelle, del nostro viaggio insieme. non ti dimentica. Le vecchie mani C’è una luce immensa nel tuo sguardo, strette in una tacita intesa ma non nasce dai miei sorrisi. non sono più ruvide e stanche, C’è profumo di te in queste parole, se aperte disperate, bagnate da lacrime ad una tenera carezza. trasformate in bolle di sapone dai tuoi sogni, dalle tua improvvisa lontananza! 177. Forse... C’è profumo di te in ogni notte, Cibotti Anna nelle luci di una città che non dorme mai, abitata da gatti misteriosi, Pagine e dalla mia nostalgia che non ti polverose lascia mai! sbiadite dimenticate di un libro riposto in un angolo remoto. Diario di vita

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179. Chi ama Si aggrapparono a una nube Inglese Costanza Che il sole oscurava Volse gli occhi al cielo Chi ama Mentre un volo di rondini non è né un visionario L’accompagnava garrendo né un sognatore, Verso un’alba stralunata è un bimbo inconsapevole delle delusioni, un fiore che nel suo sbocciare 182. Il contrappasso dona la bellezza a chi lo osserva contemplandolo! Oppio Danila Chi ama è una sorgente d'acqua limpida Nessuna pena nel quale rispecchiarsi! Peggiore al contrappasso Chi ama non ha pregiudizi, Da viver nel mondo ti segue in silenzio per non lasciarti Che non offre pace mai solo Che schiaccia il tempo nei misteri della vita! In una pressa grave Come di marmo nero Su tomba abbandonata 180. Speranza In un oscuro cimitero Inglese Costanza E’ dover dire addio A chi si è tanto amato Un fiore nasce tra le pietre dove terra non c'è. Ogni pietra è una parola non detta accumulata nel tempo dell'indifferenza, 183. Vela latina nel vuoto della tua incoscienza, Oppio Danila fredda, irriverente, gelida. Una speranza può salvare il tuo cuore Ho accarezzato il cuore l'anima il viso dal tormento di questi giorni bui, Tutto quanto di più sensibile indimenticabili, inaccettabili. Ti appartiene, da ambigue lontananze Questa speranza si chiama amore. Eteree, immense, eppur attigue Un fiore nasce tra le fessure aride di un muro di cemento, Ormeggiata la mia barca al porto la tua barriera tra te e il mondo, Paventando tempeste e marosi tra me e la mia finestra, tra te e il mio cuore! Rinuncio a intraprendere Itinerari sconosciuti e avventurosi

181. Tramonti Al richiamo del rabbioso vento Oppio Danila A questa mia imbarcazione La direzione all’istante inverto Il tramonto spargeva Prendendo con audacia il largo Petali di gerbere aranciate Sopra ortiche che irritavano Issata la vela latina, mi abbandono Le sue membra stanche In quella ricerca di cosa non so Raccolse ranuncoli selvatici Ma che almeno mi porti lontano E piccoli fiordalisi Dall’immensa profonda solitudine Che riflettevano ignari Che i miei giorni avversa Tersi cieli di torrida estate

La natura esplodeva feconda 184. Fotografia Di una rinnovata vita Perna Marco Mentre un’anima invecchiava Tra l’alba e la notte stellata Una lacrima scava nelle viscere Le mani, quelle storte dita di un ricordo, Che dalla vita raccolsero ben poco cade con un tonfo sordo

49 e smette di esistere. A differenza di molti, La musica aiuta o danneggia, non son bravo a parole, cura contro il dolore me la cavo con i fatti, o semplice amplificatore, non son bravo con l'amore. nel cuore ancora quella scheggia.

Ne hai una fra le mani, 186. La faraonica leggera e ancora illesa Mancini Donato eppure quanto pesa. Una guida per il domani. Sulfureo settembre impaglia detriti Questa quasi ti ha tolto il respiro, sul pianto rotto l'avevi dimenticata delle fragole morse come una canzone di vecchia data, dai solisti pilastri il destino che fa il giro. della faraonica preghiera.

Le osservi con la nostalgia Mute perle di chi col passato rubate alle sacre acque non ha ancora chiarito, del mar rosso la stessa perfetta malinconia. deflorate nel regno del maschio voluttà. Le conserverai, come fosse un po' la scia di una vita ormai conclusa, Sotto il cielo di Sodoma anche se solo rinchiusa il cruento assolo dentro una fotografia. incastonato in seno al marmo dell’ardore

185. Finita all'inizio Perna Marco 187. In uno per due Mancini Donato Le parole tremano, gli sguardi bassi Nudi temono sulle labbra del mare il rumore dei passi. piedi assetati scalzati dal sale. Non ho ancora detto niente e già sei il mio passato. Dagli scogli tagliati Non ti ho ancora ferito I morsi dei denti e già chiedo scusa. sono aguzzi frammenti tra le dita, le secche Sento freddo, sono i tormenti. l'inverno o tu lontana anni luce, Ma se labbra mi Sali l'inferno. alta marea mi cogli e con gli occhi della luna I tuoi movimenti mi spogli. al rallentatore, i miei giri di parole Mani le onde senza cuore. carezze profonde ladro mi accingo Con te, lungo i contorni sopportavo l'agonia. sulle sponde ti frugo Da me ti rubo, ti soffio puoi soltanto andare via. dalla bocca il respiro.

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Ho vagabondato in ripidi sentieri fra ulivi giganti… Pensieri Ho ascoltato nell’alba d’argento e nell’oro al quali pensieri tramonto di oggi, di ieri il canto eterno delle onde che si infrangono bianco e neri e ammirato i delicati ricami di spuma lusinghieri. indossati con leggiadria. Ho pianto e rammendato pensieri sulla riva di Camminare… quel lontano mare dove inquieta l’onda ma dove andare sussurrava moniti e rimproveri. se il verbo è amare. Ho preso i suoi colori per provarli su me… Una nuvola grigia passeggera e guardinga si dipana silenziosa mentre il mondo 188. La tana ciondola tra vanità e presunzione… Mancini Donato Ho raccolto conchiglie, vetri e piume sulla sabbia… Qualcosa di te e me in questa inquieta vita… L’ardore della cupidigia sonagli, avviluppa la voluttà Caina 191. Una paloma blanca dell’isterico respiro. Pomina Genoveffa Brucio nella tana dei seviziati sensi Si sgretola la bianca sabbia alla derisione sulla battigia nell’incessante onda. in-fame Tempeste negli abissi, polveri libere della tua bocca. nelle brezze…morbide distese. Una nuvola gioca con un raggio di sole e il mattino sorride a correggere 189. Nel cielo di Erode spazi tristi e vuoti. Moretti Andreina Nell’avanzar del giorno dipinto di gialli intensi e vorticar di colori, Della mia fede non resta che in queste rive senza età, un'arrugginita stella di porpora, arcobaleno ben colorato incollata nel cielo di Erode. da genio folle in pittura. Sospesa tra nuvole e inferi, vivo nella terra di In questo canto di cielo mezzo, morsa del sole a picco. luogo selvaggio e arido, dove A sera muore il mare la solitudine e la disperazione in un sospiro di onde… mi corrodono l'anima. racconta storie di notti e giorni Come un animale spaventato ascolto il silenzio, nascosti nella sabbia. mentre il buio mi possiede. Sabbia dorata in azzurre storie… Vorrei essere gravida di Dio, Sabbia scura in perdute storie… gravida del Suo amore, della Sua parola, Mi sono adagiata per un istante partorire la resurrezione e in questo irriverente mare, la speranza per i dimenticati come me. lamentando la tua assenza. Dilaga la luce in questa notte antica, Una fisarmonica vibra e singhiozza. il vagito di un bambino, un astro sulla grotta, Un vecchio cane ascolta il suo padrone il Natale altro non è che l'amore sconosciuto e conosce ogni nota quando che rotola il masso con sguardo pensieroso del sepolcro del nostro cuore. intona…una paloma blanca…

190. Ascolti e suoni 192. Innamorati poco allineati Pomina Genoveffa Giampetruzzi Giuseppe

Ho inciso due cuori sulla corteccia di un pino… Infiniti luoghi dove andare Ho schiuso trifogli nel prato fra morbide mimose… Poche certezze dove avanzare

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Per noi innamorati poco allineati, Egli mi dice: “spero sia durevole Sarà perché l’amore sono i sessi opposti questo momento, anzi, Tutto resto sono solo eccessi. perché no, eterno”.

Ti ho vista nelle lanterne, nelle vie, Ad un tratto, il sogno si spezza Come stanche farfalle morenti il lume si è spento Come lucciole senza bagliore. ridiscendo sulla terra e i coriandoli se li porta via il vento. Vieni con me tra le mie eccezioni Stando attenti agli angoli del mondo, Sotto questa volta celeste, 194. Le macchine fotografiche piangono Che trattiene le stelle e la pioggia Piana Fabio Dove nascono conflitti tra mente e cuore Che spezza le vene In un mondo in cui noia e conseguente nulla A noi innamorati poco allineati. prevalgono sulla realtà apparente ci si invecchia prematuri Non giudicare i tuoi anni, cercando continuamente ciò che mai saremo, Non siamo noi imperfetti, o che comunque ci sarà privato La terra è un grande dipinto, e a quel punto La perfezione di un artista stravagante. non ci saranno più immagini da immortalare C'è stato un tempo, dove potevamo baciarci niente più battaglie da combattere Senza chiederci come sarebbe stato … ma solo il ricordo Noi che faremo l’amore di una guerra che hai sempre perso Tenendoci stretti per la mente, ma in cui non sei mai morto. Quando non c’è tempo per fare l’amore, E come un assassino ucciderei i tuoi pianti, E come un ladro cambierei gli eventi. 195. Catalessi Dipingeremo il mare quando non ci sarà più mare, Piana Fabio E come un assassino ti ucciderei d’amore, E come un ladro ti terrei l’anima tra i denti. Il desiderio di arrivare alla piacevolezza di un sonno eterno Non aver paura degli inganni che vanno avanti richiedere l’aiuto della dea del nulla Non temere le stagioni fuggenti, abbandonare, C’è un tempo che si può fermare per un lungo periodo, gli intrusi del fare. A sacrificio della vita mia. Esplorare esclusivamente se stessi. Essere protagonisti di un gradito egoismo. Avere più tempo per i propri sogni. 193. I coriandoli se li porta via il vento Piana Fabio 196. A mia madre La festa è iniziata Pireddu Daniela i cieli cantano tra stelle di fiori e la luminosa Orione Nel passare dei giorni, viene invasa di colori. mi guardo allo specchio e scopro qualcosa di te La costellazione del carro nei miei occhi, si riempie di giullari dello spazio rivedo le tue espressioni sprizzanti d’energia nel mio volto. e privi di superbia terrena. Corro inutilmente Per raggiungere quello che tu eri. Bacco celebra ebbri banchetti di felicità: Sempre mi sono chiesta quivi non v’è fatica ne pianto come avessi imparato a essere mamma ma solo ozio e risate d’amore. senza aver avuto il tempo di essere figlia, con la sapiente miscela di severa dolcezza,

52 nella sicurezza della tua figura, Le onde si fanno buie, tristi, scure; il colore del tuo rossetto, su quel nero emergono, orgogliosi, tra i fili intrecciati dei tuoi ricami. bianchi spumeggianti ciuffi, Ti cerco, cullati dal vento. ti parlo anche se so che non ci sei, illudendomi che tu possa ascoltarmi. Ti guardo incantato, Aspettando che tu mi risponda, sconfinata estensione di acqua! che tu venga a trovarmi nei miei sogni. In te, sempre trovo Non so adesso dove tu sia , strane magie, fascino nuovo. e chissà se esiste davvero un paradiso, non so che cosa adesso tu sia se sei luce nella luce, 198. L'ultimo bacio ali nel vento Costa Gregorio o solo polvere sotto la terra, so che niente ha più lo stesso nome Più nulla ho da offrirti, da quando sei andata via, nulla più m'è rimasto. lasciandomi un bacio sulla mano Bellezza e giovinezza e una parola “bravissima.” son già volate via, A cui mi aggrappo per non annegare così come la vita mia. Nel mare della vita senza te . Un bacio, solo un bacio è tutto ciò che mi resta e te ne voglio far dono 197. L'Atlantico ultimo petalo d'un fiore Ferigo Zeno per un dolce tramonto. In un ultimo abbraccio, Sostando, davanti a te, dolcemente ti sfioro disteso su arenosa spiaggia, e accendo quel tempo, o seduto su bianco scoglio, d'un vissuto stupendo, sul quale l’eco sonoro delle onde per l'eternità a durare. si frange con fragore, scopro inedite meraviglie. 199. A volte, capita Manifesti la tua voce, Costa Gregorio con indefinito mormorio, nel fragore pauroso dei tuoi flutti. Dopo un addio, capita Le tue parole sono musica: d'incontrarsi ancora note di un grande canto, e quel silenzioso sguardo il cui eco sale al cielo. reclama una parola. Uno sguardo attento, Quando il sole in te si specchia, tu ed io soltanto un piano d’argento si riflette; e quel brusio del mondo ad ogni alito di vento si spegne in un istante. ti rivesti di brillanti. Ricordo di ieri ancor quel dire, ma ciò che il verbo disse, Quando il sole al tramonto volge, al cuore mai vi giunse. in te sembra tuffarsi Così nella mente affiora l'amor la sua sfera di fuoco, che mai s'è spento imporporando le tue azzurre acque. e quell'addio di ieri, come un rivolo di fumo, Se luna piena brilla in ciel sereno, svanisce in quell'istante. come per magia Basta una parola la tua superficie si inargenta. o uno sfiorar di dita, Ma se ulula il vento e giunge la burrasca, per dare nuova luce scompaiono rilucenti colorazioni. a quel pensier sopito. E invece, imbambolato e muto,

53 sto dritto come un fuso, infranti, storditi ad aspettar quel dire. da troppa inattesa Bellezza. Devo pure far qualcosa, non posso voltar le spalle 202. Arcano mistero (l'amore) a realtà d'un sogno Della Vega Vincent per lungo tempo attesa. Così chiudo gli occhi a vita L’amore è un pensiero impalpabile e in uno sfiorar di labbra è un vento leggero che ci accarezza quella realtà d'un tempo ci libera la mente ritorna a nuova vita. ci spoglia di ogni cosa, ci avvolge in un involucro candido di seta e ci unisce 200. Ultima melodia in un unico respiro, Costa Gregorio ci fonde nelle sue essenze soave misteriose Guardo il frantumar dell'onda è un esplosione dei sensi e d'essa ne ascolto il pianto. che si esprime con gli sguardi, Tra i raggi d'un tramonto, con i sorrisi, con il corpo, spegne la sua voce il vento ci rende teneramente stupidi, e nel silenzio altro più non s'ode ciechi, fragili a volte anche ladri. se non il naufragar dell'onda. Non esistono parole per spiegare Solo l'eco suo distorto é un arcano mistero incomprensibile al cuor mi giunge ma anche la nostra parte migliore e con la mente la trasparenza ed è meraviglioso quando di quel ricordo sfioro. si sentono i rumori dell’anima Giace, nell'alma mia sofferta, mentre si abbandona, l'amor che più non vive dolcemente, in silenzio, e l'ultima melodia per rinascere con nuova linfa, che tristemente canta. in nuova vita.

201. Notte di stelle 203. Canto alla luna Cordella Felicita Cordella Felicita

Al respiro del vento Mi fido di te, luna, ai sospiri dell'anima carezza di luce, ecco sorgono con te stanotte e danzano le parole annuso il sale in questa notte di stelle. di questo mare inquieto. Dalle narici, giù, giù L'occhio dolente del poeta mi penetra e inebria di luce si abbaglia; brucia la gola, soffoca prove di libertà sapori di nuovi spazi inventa, tenta, inedito infinito pregusta. impara a strappare sogni al cielo. E il cuore è un pescatore di stelle Danzano immagini morte e, mentre l'onda violenta danzano ricordi, infrange ogni sogno, danza l'amore rinchiuso in oblio; insegue ammaliato la felicità fragile, i segreti delle maree. le cose segrete dell'anima, danzano. Sul nero scoglio infido il bianco dell'onda infranta Sfuggono i fili del tempo diviene tastiera, dalle mani delle Parche, suono su cui suonare passato e futuro confusi, intrecciati la sinfonia dei ricordi.

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205. Soltanto tre parole Debolezze tu, luna, non hai io una ne ebbi: io amai...! Permesso, grazie, scusa. D'ogni pena sii balsamo tu A tutti rivolgo le stesse, semplici in questa notte Parole, soltanto tre, le stesse. d'ineluttabile naufragio. A tutti le rivolgo, sempre, ovunque. Mi fido di te, luna, Fate del mio insegnamento un grande tesoro, compagna mia Raccogliete insieme il mio dolce, muta. Accorato appello, le mie tre parole. Ridammi, se puoi, Non vi è dono più giusto i miei infiniti pleniluni perduti. Che la grazia di un saluto ad un fratello E di un ringraziamento a una mano che aiuta. Seguite il mio consiglio, quello di uno spirito 204. Angelo bianco Che giunge a voi dalla fine del mondo. Rendina Massimiliano Oggi sia soltanto permesso, grazie, scusa.

Krakow, Polonia, Antica città cristiana, patria di 206. Lasciami sognare Re e di Patriarchi: Rendina Massimiliano Oggi, 18 Maggio 1920, nacqui, Luminoso uomo di fede Ed ora che nulla sembra dar pace a questo mio Incrollabile, immortale. povero combattuto cuore La storia mi consacrerà un giorno: ed ora che i sogni non bastano a difendermi Guiderò gli uomini contro il male, dalle colpe che mi continui a ricordare Regnerò su Roma eterna col mio io ti chiedo solo di lasciarmi sognare Abito candido come neve. con i miei sfregiati abbattuti orizzonti Nessuno mi fermerà. con le mie miserevoli glorie Diverrò strumento del destino con le familiari paure che malgrado cercherò di E del cambiamento il simbolo. tenere lontano forse non riuscirai mai a comprendere davvero. Lasciami sognare 205. Papa emerito con le mie meritate colpe e le mie naufragate Rendina Massimiliano sospese confuse certezze. Lasciami sognare Beato chi resiste con i miei inascoltati occhi E non si ferma, con le mie fedeli menzogne Non dimentica di essere una guida, con i miei distratti sorrisi. Esempio di tutti i credenti, Lasciami sognare Degli umili, degli afflitti, nelle mie stanze vuote E dei diseredati. con il mio disatteso coraggio Troppo il peso sulle sue spalle, ed il mio soprav(vissuto) in(decifrato) Troppo pesante il fardello da portare in(destinato) dolore. Oltre la storia, oltre i Lasciami sognare Segni del tempo che passa. con le mie solitarie ruvide pagine bianche E allora, meglio lasciare, con i miei familiari silenzi Donare a qualcun altro quel sacro ufficio, con le mie negate salvezze Inestimabile, difficile, con le mie segrete ragioni. Complesso, importante, Lasciami sognare E ritirarsi nella preghiera, nel con i miei in(pronunciati) perdoni Silenzio, nella pace della propria coscienza. con le mie in(comprese) follie In questo, io, Papa Emerito, ho con le mie spezzate ali Mostrato il coraggio della debolezza, con le mie mani di carta. Offerto il sacrificio del rifiuto. Lasciami sognare con il rumore dei miei instabili passi con i miei rinchiusi confinati giochi.

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Lasciami sognare anche se non lo sai con i miei ingialliti arresi soffitti anche se non ho ali sui miei gelidi trafitti scogli ho giurato che la proteggerò dove più volte (per) sempre... cadrò scivolerò mi rialzerò 208. Gioia ed ancora una volta Ciarlo Daniele con quei miei stessi inascoltati incantati increduli occhi La cercai mi scoprirò sognare... nel dimenticato grido del mio arreso cuore fui certo di vederla sorridere dietro le sue vesti di seta 207. Non sei sola lei che giurava di esserci Ciarlo Daniele ma non c'era. La cercai Sarò a fianco a te nei silenzi rinnegati dei miei combattuti sogni quando il silenzio ricoprirà di incerte promesse le nella rabbia accecata dei miei inospitali giorni tue speranze lei che prometteva di esserci e quando la solitudine bacerà con incredulo ma non c'era. rimpianto la tua soffusa ombra. La cercai Sarò a fianco a te nell'indifferenza che vanamente indossai quando distratta nei paradisi che inconsapevolmente distrussi in qualche angolo del mondo nelle parole che scioccamente assecondai e che mi con la tua amorevole premura ritrovai a pronunciare mi cercherai lei che gridava di esserci nelle annerite lacrime ma non c'era. e quando i tuoi fragili occhi La cercai grideranno urleranno nei miei sfregiati inabissati orizzonti soli dietro le ruvide porte delle mie sopravvissute di voler essere salvati. speranze Sarò a fianco a te nell'ingrigita polvere delle mie fragili stanze quando la meschina incertezza dipingerà nel timoroso canto di audaci certezze i tuoi lividi cieli ed il soffitto, a lungo senza alcuna pietà, la cercai ucciderà e cancellerà anche l'ultimo ostinatamente dei tuoi confusi in(difesi) sogni. maledettamente Ti difenderò e lei era lì quando la notte ed io vicino a lei gelosa dei tuoi pianti tra le sua ambrate braccia ingannerà la tua tristezza senza sapere ancora di essere felice... e la tramuterà in sorda inascoltata indifferenza. Ti proteggerò quando le parole ti riveleranno la crudele sembianza dei loro aridi 209. Ti immagino volti e Ciarlo Daniele quando ancora una volta Ti immagino piccola creatura, tu mi cercherai un giorno dentro me, nell'antico rumore dei nostri inabitati rifugi a dare gioia alla famiglia perché resti e resterai che un giorno sarà la tua. sei e sarai Nascerai da un'unica cellula, l'unica cosa più importante che la vita mi abbia la prima del tuo essere. mai dato Crescerai, dono della natura, ed io ti trasformerai anche se non vuoi e trasformerai anche me.

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Verrai alla luce, 212. I gradini dei ricordi decidendo tu quando Vicino Alessia e in un momento sarai tra le nostre braccia, Non mi sono mai rassegnato tanto aspettato ai luoghi perduti nelle nebbie vaganti, regalo di Dio. al tempo che perde memoria Ti immagino piccola creatura, nei groppi di vento un giorno con me, annidati tra i muri delle case. a colorare di allegria I giorni amati palpitano i miei giorni con te. tra muffe e polvere di tarli, miriadi d’emozioni sedimentano negli spazi segreti 210. Storia di un sogno con le nubi in corsa sotto la luna. Vicino Alessia Sotto gli irmici ispessiti di candore più non piango la solitudine Dolce immaginare che rugge nei brevi sospiri, due amanti in riva al mare, negli occhi erranti su spiccioli di vita che si abbracciano felici intessuti col fitto ordito riempiendosi di baci. e riposti nella vecchia cassapanca. Lontano da tutto, Lo so, hanno perduto sapore i canti, lontano dal resto, i sogni appuntati al cielo, non curandosi di nulla le nenie di mamme assonnate a notte. come un bimbo in una culla. Or lentamente fiocca Il loro amore vagabonda nel tempo, e tutto luccica come trama d’argento. in un luogo dove mai verrà maltempo. La storia sopravvive e fa bella mostra di sé nel dolore acuto che scandaglia al buio ogni immoto angolo dell’ abbaino. 211. Uomo Non mi sono mai rassegnato Vicino Alessia e richiudo lentamente la porta del cuore. Mentre la neve sui coppi scandisce i battiti, Eri piccolo, pian piano discendo i gradini dei ricordi. tra le sue braccia: non potevi difenderti, lo faceva lei per te. 213. Paesaggio Ti ha amato, Riccardi Antonella ti ha educato al mondo, un mondo che non è E’ una ferita schiusa quel che lei desiderava per te. questo manto di rami al cielo, L'hai amata anche tu, questo crinale che svetta ripido l'hai amata tanto. quasi a dar battaglia alla volta celeste. Ma poi sei cresciuto. Salgo, un passo, un altro e un altro ancora. Hai iniziato a disprezzarla, Tra fili d’erba che s’adagiano in un refolo, dimentico del fatto tra le chiome che leggere carezzano che ti ha donato la vita. il fischio del merlo. L'hai odiata, Salgo, senza orgoglio, senza fiato ma lei ha continuato ad amarti. fluttuando qual messe sincera L'hai ripudiata, che s’agita per la campagna assolata e petrosa, riempiendola di ingiurie. che già non teme la serpe immota Lei ha lottato: a crogiolar sul masso. ti voleva con se A ritmo dei tocchi lontani e tu l'hai capito troppo tardi. per l’antico solco avanzo, Sei tornato da lei, sulla scia battuta dall’ umile armento, ma non era più lì ad aspettarti. sui contorni curvi del buon pastore che quieto s’inerpica poggiato al vincastro. Salgo e m’accorgo d’essere carne e selce,

57 tralcio e roggia, rumori di cucina impasto prodigioso di terra e fronde. annunciano un giorno di festa, Sento forte la salita, un sogno, solo un sogno, lo spazio brado sgombro di nubi adesso che mi sveglio, che mi ritaglio dentro. col cuore in gola, Sotto le falde del panama chiaro ora che tace il paesaggio si carica d’azzurro, la casa degli angeli, s’allarga il respiro in uno sbuffo di vento. finestre chiuse, Dolce l’aria intenta a purificar i sensi, nessun rumore di festa, è silenzioso ostello che accoglie il mio riposo. nessuna voce, quando apro la porta nessun calore mi accoglie, 214. Nel volger della luna ormai solo, quanta fatica Riccardi Antonella immaginarli vicini, presenti, perduti angeli custodi Nel volger della luna, di un bambino già vecchio declinando all’orizzonte dolorosamente immoto, ritrovo l’incanto d’un andare, 216. Giorni sovrano, nel candore dei vapori. Baroni Pietro Morbido e feroce, nella brevità d’ un tempo che s’adorna di giovani felci, Giorni spesi come soldi vinti di nidi consueti fra corredi troppo vuoti che non bastano i sogni, di malinconiche e polverose siepi, giorni di giovinezza che non ricordo, sperso, tra pareti d’astri e nude gole. tesoro seppellito nella mente, Inafferrabile, disgiunto profumo di illusioni perdute, il canto, precipita uccise ogni sera da una realtà aguzza, nell’ora che lustra d’argento i ciottoli giorni vissuti col cuore in gola e gli argini sfatti. a rincorrere la vita per erte pianure, Lungo le vie dei calvari giorni di noia tutto svapora, tutto sopisce, buttati cercando risposte, la pietra cresce dove s’aggrumano fissando il mare, parole d’argilla, onde veloci parlano di noi, di languori sinuosi trabocca il cielo. venire da dove, Al chiarore d’iridescenti fumate, per andare chissà dove a morire, quando il quieto sciabordio giorni pesanti come anni, incontro al mar dirama, che non fa mai notte un afflato divino, in un barlume, subito dispare. e vorresti fosse l’ultima ma poi al buio, rannicchiato, 215. I Miei Angeli eterno bambino, Riccardi Antonella disobbediente sfidi il sonno, e attendi sveglio Non fanno rumore le promesse di domani. le ali degli angeli, non più di una carezza nel sonno, 217. Sergio che mi accomoda i capelli, Baroni Pietro rimbocca le coperte, dalla porta socchiusa Sergio non c’è più, una lama di luce se n' è andato, scompare un mattino qualunque col passo leggero di mia madre, di una vita sottovoce, dormo cullato dalle voci dei miei angeli, trascinato via dai giorni senza colore, musica di famiglia, giorni,

58 che non lasciano ricordi, dove, solitario, ripasso i miei sentimenti. se n'è andato, come un animale Ostinato, cercando la solitudine, cerco quel seme che tutto spiega. eravamo diversi Ahimè, ad anima fragile disperatamente lontani anche in un abbraccio, nulla appare. sopravvivere Riflette solo dolore per una amore violentato. soffrendo dietro un sorriso, nascosto da occhi ridenti di bambino di ottant'anni, 220. Salento mio parlando del suo mulino, Squeo Luigi di boschi e temporali, di un cane spinone e una cavalla fidata, Stupita m'infilo della miseria e della fame, in un gomitolo di vie con orgoglio da dipanare senza vergogna, con sguardo di bambina estasiata; povere cose di una vita fa, in labirinti intricati se n'è andato, grondanti memorie, saggezze, sapori. col suo fagotto di ricordi stretto al cuore, con lui la mia giovinezza, Vicoli come cunicoli, solo adesso pareti abbaglianti, bianche di latte sento di somigliargli, e squarci di tinte improvvise, ogni giorno di più. balconi come pennelli d'arancio di indaco e viola la calce a macchiar d'allegria. 218. Segnare il passo Baroni Pietro Campanili svettanti come vigili occhi Non so dir altro che disquisir d'Amor. a scrutare dall'alto Eterno tormento per un cuor vago. cortili e contrade Ombre d'uomo fan leva ad un cauto esistere. a proteggere vite, sussurri, sospiri Ma per altre fonti l'anima si muove. e segreti d'amore e dolore. Or ferma or gaudente, scioglie desideri in speranze senza misure. Un filtrare di sole s'incunea Allor che di vagar il tempo chiede conto, e colora ricami di pietra e il ritrovar le tasche vuote, portali, balconi e trionfi barocchi lascia risuonar campane mute. narranti d'antiche casate Rintocchi di rammarico di storie d'incontri di scontri spengono il brio al fato bendato. d'amore di morte... chissà. Ignaro o illuso, stringo nell’anima il pensar felice. In corti come concavi abbracci Unica certezza sfuggita al mondo del non essere. mi perdo, anch'io divengo segreto. E il cuore si scioglie, dimentico d'antico dolore, a cantar salmodiando sì pura emozione. 219. Sdegno infinito (Violenza sulle donne) Squeo Luigi 221. Dimenticata magia Vorrei colorare di fuoco le mie parole. Cordella Felicita Brucerei quei pensieri insani, ombre di una cattiveria senza ragione. Quest'arida collina battuta dal tempo Fisso lo sguardo al viso offeso. coltiva gli sterpi dell'antica vita Lo sdegno non trova pace. nei cunicoli misteriosi della terra. E allora, cado giù nel mio cuore, Dimenticata magia quella ch'improvvisa

59 travolge l'aria, un urlo morente Che rimarrà per sempre incompleto. accanto al sole ormai fuggiasco. Richiama fantasmi la mente complice e vegliano attorno in silenzioso 225. Dentro tremo corteo del nulla, disperso al vento Palmieri Placido che stasera riporta instancabili nenie antiche. Quando respiri sul mio ventre Avverto il tuo iride pulsante Turbato dalla tua bellezza 223. Orme Sospiro senz’aria Palmieri Placido L’hai tu L’hai da sempre Mi guardai allo specchio Dentro tremo e scorsi le tue orme sul mio petto. Mentre osservo il tuo chiarore Le lasciasti di proposito Che illumina il nostro spazio per mai scordare il tuo vivermi. Minimo e unico Le toccai, Ci basta erano profonde, Viviamo nella stessa bolla definite, Sospesa tra i nostri cieli intarsiate tra le costole, Tremo dentro senza dolore. Così due anime Il tuo amore, Silenti la mandragora dei miei travagli. Nel divenire nuvole Mi lasciasti le orme dei ricordi nell’intreccio caldo come tatuaggi senz'età. di un sole prigioniero Nello specchio nell’universo del sempre. riflessi per molto, per i miei pensieri, mentre la mano, 226. Figlia ignara, Vergoni Gilberto smembrava quell'immagine. Come in un cielo instabile il vento e le nubi s'alternano a raggi caldi e viste 224. Il pescatore dell' orizzonte terso Palmieri Placido che fa immaginare profili di futuri conosciuti alternati a speranze mai viste. Nel silenzio Il sandalo taglia le acque dell’alba Improvvisi singulti con precarie inaspettate Tra le mansuete onde solitudini, Il pescatore rema verso il buio battaglie non volute che bagnano il cuore di Dove i fondali solo si pensano lacrime In cerca di passioni che rapide, evaporando senza rigare il volto Tra fango e alghe portano via il calore di momentanee passioni. Temerario stende la sua rete E ti accorgi, inascoltata da te stessa, La sua forza che le mille storie in cui si snocciola il tuo oggi Tessuta con orgoglio riempie il tempo Nelle aurore ma non il senso ancor nascosto della tua vita Sui tramonti Col cuore arcaico Dalla veste decisa 227. A mia madre Bagnata dalle maree Vergoni Gilberto Che veementi occultano Infrangendo lo specchio di una vita Ammiro vestigia di una antica città. Lui rema tra quei frammenti Chissà come erano i colori, i suoni; chissà come le Quella rete a cercare i tasselli di un mosaico musiche.

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Vedo il perimetro di quel che rimane 229. Soffio di vento e ne intuisco la bellezza e le forme finite Tomassini Augusta e ne intuisco la nobiltà e l'orgoglio. Brezza del sud, calda Apro gli occhi e sento come un affettuoso rallentati echi di bisbigli, abbraccio di bambino. frasi troncate affogate in ricordi incompiuti e Sospinta la rondine in volo, persi sfiora il suo soffice manto che tornano d'un tratto come il frinire di mille il vento… cicale. Petali di girasoli danzano Donna d'altri tempi e di sempre: come l’aria fosse musica, perno solido e malleabile verso quell’ orizzonte oppure colonna del tempio mai finito i miei sogni varcano il confine. che nei figli ha infuso i suoi numi. Comunque sola. Su, nel cielo son le stelle Muta testimone di antichi suoni e perduti colori. puntini accesi che giocano a nascondersi, le nuvole come fiocchi di seta volteggiano sotto il cappello smaltato 228. Primavera di blu infinito. Tomassini Augusta Di luce dorata si veste la luna Dolci i profumi culla le ombre di primavera nell’insensibile calma lucenti i raggi del sole, di una notte d’agosto. gaie giornate regalan tepore alle ali del vento. 230. Da oriente Tomassini Augusta Nei giardini son tutti fioriti i gelsomini Vedi ancora le tue orme candidi come la neve sulla dorata sabbia profumati come miele … sono il tuo passato. e le farfalle variopinte Ormeggia muto corolle danzanti. quel vascello carico di speranza. Musica angelica Il mio sorriso … è suono di violino, il tuo domani si spande un’eco di parole. oltre le nuvole verso l’immensità Pesanti sospiri sperduta sguardi smarriti dei turchesi cieli d’oriente. mani di colori diversi intrecciate dal profumo del mare, … E le tue labbra a stento i gabbiani Sì, le tue labbra continuano il volo. dal sapor di zucchero filato, sanno addolcire il cuore Lacrime confuse fra le onde: e l’anima allietare, freddo è l’abbraccio cancellan ogni incertezza della terra di nessuno. sul mio infinito amore. Per le strade turbinio di culture diverse come farfalle impazzite,

61 si mescolano pensieri nel suo Po è la campagna di oggi... di ieri... dei Taurini e Celti è sorte.

Socchiudo gli occhi: Da Annibale espugnata, morte e paura dalle Alpi intervenuto, nostalgia da elefanti sostenuto; per quella terra da Alarico saccheggiata. dov’era la vita mia. Julia Augusta pur rinata e di gloria Pietro Micca, 231. Il canto dei versi di storia anche più ricca, Gaye Cheikh Tidiane poi da Roma governata.

Ho dormito con te Da Agilulfo e Raginperto solcando le tue dune Longobardi ancor sovrani, di sabbia dorata Carolingi i più nostrani, memorie fresche Berengario tanto esperto. che sollevano il peso Di Santorre un Santarosa delle anime ancora dal suo seno issò la spada, piatte. dalle Alpi altra contrada, Poeto con la tua saliva un sol grido: Italia sposa. che bagna il mio respiro poeto il tuo cammino Da Superga, ancora il grido: che mi guida all'orizzonte più di cento e di cinquanta tu, poesia e bella donna con la storia che t'ammanta ti poeto cantando dovrai lì affrontar l'infido. l'incenso dei tuoi fianchi che abbellisce i miei occhi Se dall'Antonelli agli archi, piatti. Corsi, le Vie e Monumenti, Sei il mio giardino i Parchi, i Corsi e i quanti, e il mio alessandrino; fulcro di lavoro e sbarchi. sei il mio petto e il mio respiro Scuoti figli d'ogni strada, sono il verso rinnovar le gesta, certe e sei la sillaba in ogni altra si converte e tra me e te in ciascuna sua contrada. una sola luce: la melodia. Nel nido depongo l'uovo 233. Il gattino la parola e accendo il fuoco Mondelli Tommaso aspettando aspettando aspetto che nasca Lungo la strada interrata il canto dei versi. c'è miagolio che s'intona ma forse è nella scarpata a lato sud di una fontana. 232. Torino Mondelli Tommaso Al freddo un piccolo micio che mamma sua non sente Ben pria che Roma fosse o qualcuno lì sul terriccio che quest'altra già lo era l'ha lasciato quasi morente. da un'ignota primavera Taurinorum si promosse. Una mano pietosa l'accoglie e sotto il mantello lo pone Delle Alpi è contrafforte a casa il ristoro lo accoglie, del Monviso che ti bagna la casa del nuovo padrone.

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Ma a lato di quel focolare 235. Stanco Sud di cui la famiglia dispone Preta Maria Concetta si parla di storie d'amore come di nuova stagione. Non cambia niente, qui al mio Sud niente di niente, tutto resta immoto, Ed ogni giorno che passa, e quello che scorgevo, scorgo ancora: è via, un poco che cresce soliti fichidindia, olivi e viti la temperatura men bassa madonne issate in processione e meglio la casa conosce. giganti persi in fiere paesane Un tratto il micio è destato tarantelle, fisarmoniche e 'nduja e alla porta verso l'uscita mescolati con Jeans Dolce e Gabbana, e par di terrore all'armato Suv, I-phone, I-pad e borse Armani. uscire all'esterno li invita. Ma lungo le fiumare avvelenate carcasse d'auto combuste e di capre, A pochi minuti un boato e il pianto d'un agnellino perso la terra trema e sussulta fuso al pazzo frinire di cicale. l'evento lo aveva avvertito Regna sovrana la turpe indifferenza, e a tutti fu salva la vita. se mi concentro stordimento m'assale, e colgo intorno a me desolazione: zappe lasciate su zolle inaridite, 234. La casa della nonna spaventapasseri senza più un sorriso Preta Maria Concetta migranti che imprecano tra le arance marce, uccelli senz'alcuna voglia di cantare. Penso di esserci stata da sempre Non cambia lo scenario qui al mio Sud, in quella vecchia casa della nonna. il progresso è solo un triste inganno Adoravo ogni angolo riempito di ninnoli, falsità da comizi elettorali i muri screpolati, le ragnatele e la polvere d'un Cetto Laqualunque e vai, cumpa'! le stanze in successione, le porte spalancate, Hanno sepolto sotto terra i nostri miti gli infissi scricchiolanti e le piastrelle di graniglia, con quintali d'eternit d'amianto, il bagno freddo di ruggini e la cucina calda, fusti radioattivi e relitti dell'industria. l'accogliente polmone della casa. Al posto di briganti sanguigni, C'era sempre la nonna davanti al fuoco affaristi e politici corrotti dal suo scanno dava ordini e controllava il cibo ... faide, 'ndrine e selvagge mattanze non sapeva far altro, così opulenta e matronale. coi kalashnikov al posto di lupare. Ne porto il nome, non bello, e me ne vanto. Non c'è posto per fiabe e leggende, Mi rincorreva con la sua voce pastosa, ... dov'è finita la fata Morgana? mentre io mi rintanavo nei posti segreti, E il Vizzarro ... chi sarà mai costui? i sottodavanzali, le nicchie d'ardesia I nostri focolari sono spenti, i piccoli vuoti scavati per accogliermi ... i proverbi ... chi li ricorda più? la chiamavo a cercarmi, ma non veniva mai. Vecchi cantastorie senza pubblico, Mi trovavano a sera, impolverata e stanca nonne che hanno perso la favella, magari addormentata ai piedi del lavatoio ... dov'è finita "la favola bella"? o rannicchiata sotto il pozzo in cui si gettò Bambini che non tremano per l'Orco, la servetta violentata dal padrone. ma per un tablet scarico, stop al game. Bussavo alle vecchie pareti per averne risposta, Senza più timore varcano lo Stretto i tonni non per sentire l'eco inanimato delle pietre ché tanto di rais non ce ne sono più. ... in quella casa io cercavo la vita. Seppur avvolti dal velame di neo-miti, Invece, nel giardino, solo dalie intristite, qui è tutto fermo, secolare e stanco. digitali spoglie e campanule accasciate. Non lo vedo il cammino della Storia, Anche senza rumori quella casa fu per me non sento più i suoni di battaglie, un guscio, una preziosa conchiglia. i suoi fantasmi sono fuggiti via Ma si sgretolò troppo in fretta, verso Olimpi, Nirvana e Wallallha e mi espulse senza avvisarmi. stanchi pure loro del mio Sud. E rotolai via, piccola perla informe.

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I tuoi gesti sopporteranno il mio sguardo, 236. Buonanotte Signorina mentre si preparano all’azione. Pacenza Avrai la forza di dirmi “Anch’io”, quando le mie parole diventeranno troppo lunghe o Le cicale vivono la loro estate sugli alberi, mute. il sole picchia forte e un filo di vento guida le nuvole di ieri, Ti starò seduto accanto via, via, via lontano dalle nostre porte. Finché la gioia si sarà trasformata in noia! Buonanotte signorina, Solo noi due sopravviveremo al nostro amore. tu che mi cammini attorno Resisteremo perché una volontà, una promessa, con un gesto malandrino hai spazzato via quelle una vita! mosche Solo io e te sopravviveremo al nostro amore! che dici non essere un buongiorno. Cielo chiaro sulle teste, meno scuro di quelle sottovesti, 238. Storia di un uomo stanco cariche di lacrime e silenzio Pacenza per quegli amori e vite separate. Buonanotte signorina, Mia madre lavorava i campi e mio padre il ferro. a te che spiegavi il loro perché Crescendo lasciai la loro casa: con la tua stridula vocina La matematica mi aiutava a capire ogni cosa. confusa ad un vespro e un altro devoto tè. Mi innamorai e presi moglie Quelle chiassose campane Avevamo grandi sogni, volevamo cambiare il Annullano il mio pensare, mondo. mi sembri intimorita mentre passi dalla chiesa: Nacque la mia prima e unica bambina: il tuo viso rosso e lucente scivola sul petto Io ero al fronte da sei mesi ormai. dove l’attende la tua mano pronta Non sapevo chi combattevamo, a schioccar un bacio al crocifisso. per me, quei visi sporchi di fango e sangue Buonanotte signorina, portavano tutti la stessa divisa. tu che vuoi sentirti donna Dopo divenni un buon marito e maestro di bimbi, chiedi se la tua voce sia cresciuta la mia vita scorreva tranquilla. e intanto ti sfili la minigonna. Due anni fa morì mia moglie Il sole s’è ormai calato nel mare E con lei anche il mio sorriso. E la notte stanca, Oggi sono in ospedale: lenta abbraccia la luna. il mio vizio peggiore ha fumato la mia salute In un fragore d’un momento ciò che oggi era, e la mia bambina non può aiutarmi, domani non sarà più. ormai le sono solo di peso. Anche tu vuoi cambiare abito e sospiro, I numeri tanto amati mi hanno rapito il tramonto picchia sulla tua pelle fino all’alba. E io stesso ora ne sono uno. Buonanotte signorina, Sento questi signori parlare di me: sono un uomo ormai stanco oggi ho fatto l’intervento e domani si vedrà. per giocare a guardie e ladri, Sto per salutare tutti, credono che non lo sappia: Se lo crede mi perdoni, Mi ci vollero più di settanta anni per capire il ho anch’io il mio perché . senso della mia vita. E ora che è il mio momento Buonanotte signorina. Non posso portare niente con me. Nudo ero arrivato e nudo me ne vado. Una giornata ventosa mi ha strappato al mio corpo 237. Solo noi due sopravviveremo al nostro Tra un superiore felice che io liberassi il suo amore orgoglio Pacenza E una giovane ragazza che non era lì per farmi compagnia. Solo noi due sopravviveremo al nostro amore. Noi due così uguali e diversi. Le mie labbra avranno la pazienza Di aspettare il tuo sorriso, prima di ogni richiesta.

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239. Il tuo Profumo… 241. Fragili immagini Commone Teresa Pettineo Calogero

Come tralcio unito alla vite Sono sempre in cerca nei miei logoranti silenzi di assoluzione i miei pensieri m’illudo di averti vicino. essi schiavi della mente La nostalgia mi scorre tra le vene. confondono la ragione Indosso qualcosa di te, che offende la vita Il tuo profumo m’ inebria, e volano basso con pigrizia. ti sento vicino… Cosi cresce l’invisibile vuoto Sento il suono della tua calda voce e con minuzia sprofondo sussurrarmi dolci parole nell’oscuro dei miei stessi occhi. e… mi riscalda L’orizzonte il tuo respiro sulla mia pelle. è sempre più diviso Avverto quel brivido intenso gode assaporando parti di me attraversare il mio corpo e in una guerra già decisa mi perdo nell’ azzurro immenso dove pigramente abbasso le armi del tuo sguardo. a quelle voci informi Sublimi i tuoi languidi baci e strillanti nella mia mente le calde carezze sul viso. che di continuo mi assillano. Sorrido tranquilla e felice Percepisco ciò che mi attende Abbandonandomi ai nostri dolci ricordi. e odo la mia non parvenza rimasta sulle indifese speranze.

240. La mia alba Cosi ingenuamente Commone Teresa nascondo con le mani il sole e con gli occhi pieni di lacrime Un raggio di sole, dolcemente, percorro la strada s’adagia sul letto, preannunciando che porta fino alla follia l’inizio del giorno. colando a picco nelle fragili immagini Un fresco venticello che offre la crudele realtà spazza via le ombre della notte. capace di mettere la parola fine Dalla finestra osservo ad ogni mia certezza. il muoversi armonioso delle fronde vibranti, ascolto la sua dolce melodia 242. Gocce di rugiada e mi lascio baciare Commone Teresa dall'aria fresca del mattino. Lo sguardo si perde lontano… Le tue mani, come gocce di rugiada, Lentamente, dissolti gli affanni, accarezzano dolcemente raggiungo Infiniti orizzonti. la mia pelle, arsa dal sole, Qui pulsa la vita, qui si respira libertà. e…lentamente, soavemente, Lascio alle spalle… si fermano ai miei piedi. Il bagaglio pesante Custodisco gelosamente d’una intera esistenza. ogni goccia sorseggiata, Fuori da queste mura assaporata, gustata. tutto è più bello Impregno tutta me stessa, Respiro la vita e… ebbra e felice d’incanto scompare ti rendo la gioia ricevuta. Il grigiore della notte senza emozioni. Partorisco, come fertile terra, in un tenero bacio, in un sublime abbraccio l’emozioni provate donandoti il frutto della mia passione.

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243. Dove sei Poesia 245. Elevazione Pettineo Calogero Potenza Mary

Non ti sento Nell’ancestrale cielo infinito sei muta nei miei sogni ammiro spazi azzurri e tersi bianco e nero e fragranze d’immenso bianco, nero e bianco m’inducono alla calma e ancora bianco nella ricerca della perfezione. dove sei Poesia ti cerco Ascolto con gli occhi del cuore tra le rime parlo con la voce dell’amore che faticano a decollare vivo su ali di farfalla mentre come pappo al vento respiro nelle folate di vento ti disperdi inseguendo i vivi echeggi dell’anima. e... se fossi morta? Lo spirito colmo d’amore Allora che senso avrebbe si eleva all’immenso scrivere poesie con leggero timore forse... si ritrova in una luce accecante che i morti ne hanno bisogno? nell’attesa di nuove emanazioni. Confusione sogno o realtà Mi nutro di purezza e nuova linfa o realtà che diventa sogno di fronte all’imperscrutabile immensità dove le parole risorgo in uno spazio dionisiaco vivono e prendono forma colorato e gioioso e mi accarezzano oltrepassando ogni dimensione. in questa mia solitudine che ti cerca. 246. Onda fluente Potenza Mary 244. Un tempo migliore Pettineo Calogero Visione ancestrale d’incanto s’innalza nella sua imponenza La vita d’indicibile irruente bellezza. la sento urlare Vibra e danza d’un canto unico. e la ignoro la vedo passare Con le sue imprendibili asimmetrie come ombra senza colori s’infrange sulla calda battigia e chiudo gli occhi in spuma contemplativa. non voglio Rinfranca l’essere imploso. che mi complichi i giorni non voglio prestarmi al suo gioco Nell’oblio dei sensi appagati ma muovermi nell'acqua d’alternanti silenzi dell’anima e non sentirmi in colpa urla al cielo d’un tempo senza limiti. veder germogliare il silenzio Plasma armonia tutt’intorno. e innamorarmi della vita accompagnandola per mano. Rientra nel mare sua atavica culla Io ci provo con una fusione a ritmo avvolgente come il complice di un assassino in un tripudio di calma ascetica. schiavo dell'indifferenza Ricompare maestosa oltre l’infinito. che il cuore umilia ci pro a dar fuoco alle parole per un tempo migliore.

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247. E così rimasi stringerlo a me Felicetti Pierpaolo parlargli ascoltarlo in silenzio. E rimasi così, Tu non parli solo , acciaio muto ad ascoltare il e il mio cuore sordo pianto si dilania a vederti dei miei pensieri senza di lui. avvolti alle onde del mare in tempesta. Nessun raggio di sole 249. Angelo mio Illuminò il mio cuore, Felicetti Pierpaolo nessuna bocca d’amore pronunciò il mio nome . Bambino mio aspetta E così rimasi , ancora non è tempo , solo , aspetta ti prego. con lacrime inghiottite Stai ancora al calduccio dal dolore qui dentro di me . a scavare solchi profondi Verrà il tempo nel mio cuore. per giocare e per ridere , per sporcarti di fango e di sentire la pioggia 248. Parlami ora che sulla tua pelle. Felicetti Pierpaolo Ma non ora. Le tue ossa sono Parlami ora che non troppo fragili , c’è più lui . il tuo cuoricino Dimmi qualcosa tu, non è forte abbastanza. che lo hai abbracciato, Non avere fretta coccolato, di sentire il mio bacio, tenuto in grembo le carezze di tuo padre , stretto a te . il sole riscaldarti il viso. Hai sentito il suo odore Verrà il tempo di giocare ne hai sentito il a calcio , di nuotare , peso diminuire , di ridere e di piangere. giorno dopo giorno, Ma non ora bambino mio. lo hai sentito piangere. Ma un disegno è scritto Dimmi qualcosa , e tu non sei più tu. il mio bambino Dimmi cosa sentivi ma un angelo tra gli angeli , quando eri la sua ancora e l’angelo più bello e luminoso, il suo approdo. a cui affido le mie lacrime Ma tu non parli, e 5 mesi diventano 33 anni, tu non dici una parola, angelo mio , sei la sua custode eterna. bambino mio. T’invidio , sai ? E ti odio , lo sai , vero ? E ti amo , sai ? 250. Città di notte Ma se almeno tu parlassi Strazzulla Salvatore ora che non c’è più ora che non posso più Flebili suoni vederlo cui rende vigore la notte sentirlo e silenzi pesanti: abbracciarlo città vuota, deserta, bianca, baciarlo frammento di vita che dorme

67 nel tenue riflesso lunare. 252. Ecce Homo Cirillo Antonio L’ultima nota di un canto notturno Nel bosco fitto della Verna, stava rivolto alla luna assort’un uomo dentro la preghiera s’è sciolta nel buio dal primo sol al divenire sera, ed echeggia nell’aria del ber e del mangiar non si curava. l’incerto latrare Le miti bestiole cui parlava d’un cane randagio davan il senso della Pace vera o il respiro pesante di un uomo com’etereo volare d'Angel’in schiera: che nel vino annegò d'amor per il Creato si cibava. i suoi pensieri. La dura pietra scelta per giaciglio quale catarsi nell' espiazione E’ colmo il silenzio degli echi di peccat'altrui, avendo l'umiltà di mille parole d'esser agnello nella povertà, accennate, pensate, sublime sigillo della Passione vogliose di evadere, con impresse le stimmate del Figlio. librarsi nell’aria e volare su vasti orizzonti, empire di suoni la notte 253. De Juventute gelosa di tanto silenzio. Cirillo Antonio Ed i passi vorrebbero correre e farsi giganti, Quando ripenso alla gioventù sprofondare nel nulla sento il cuore che si fa leggero questa città dormente. e vola con un tenero pensiero verso cose che non abbiamo più: libertà, sogni, umore in su, 251. Un'altra sera forza d'affrontar il mondo intero, Strazzulla Salvatore certezza di trovar l'amore vero senza rimpianger poi quello che fu. E’ un’altra sera che va. Oggi ch'affronto plurisessantenne Ancora distesi sul tempo la realtà del mondo malandato che vola con noi che simil a me è pieno d'acciacchi non contiamo le ore. vi dico che la paura non intacchi Confusi passato e futuro, quel che di buono sempre va sperato: c’è solo presente. lo spirto sia quello del ventenne.

Ma è amaro, ogni sera, un istante inatteso: 254. Fiore reciso ( a Giulia ) un mare sereno sconvolto Cirillo Antonio da un vento improvviso, i tuoi occhi posarsi nel vuoto. Fiore, che una notte fu reciso, ti dedico questo sommesso canto Li guardo socchiusi, invece di un angoscioso pianto con le labbra accarezzo le ciglia… al destino crudo ed improvviso. e intanto, nel tempo che vola, l’orologio di latta Giallo, è il colore del narciso, scandisce le ore. giallo, è il bagliore nello schianto, negli occhi la luce dell'incanto Poi la strada si para dinanzi, sulle labbra l'oro di un sorriso. le foglie sfiorate da un soffio leggero. C’è gente laggiù che cammina. Cinguettando te ne sei volata via E’ già quasi notte. lontano, per abbracciare il cielo portando lì con te lo zainetto

68 colmo di ricordi e dell’affetto Ora il dubbio di chi ti volle bene senza velo di scoprire l'arcano come amasti tu la Tunisia. diventa pressante ma per quanto tu cerchi la soluzione nel tuo intelletto : 255. E' solo amore neppure del tempo sei certo Battini Mauro ne di quanto sopra la terra di restare ti sia concesso . C'è nell'abbraccio la gioia degli amanti mentre il gioco s'alterna 257. Una patria comune gli occhi si chiudono Catalani Gaetano alla ricerca del limite della follia : Smunto è il viso dal tempo scalfito, il profumo del rapporto in balia della pioggia e del vento, allarga le narici degli affetti accorato è il ricordo come quando primavera e con impeto l’anima accende. sboccia nei campi Il mare sfida in una notte buia, e impazzisce di fiori . unica compagna il suo dolore, e occhi smarriti il cielo scrutano Tu amore , solo tu d’affanni e di paure ridondanti. e nessun'altro Senza sosta è il suo duro lavoro a condividere il destino col timore di cadere nell’oblio, e a far scaturire per magia e mentre alita il vento di scirocco un fiore nel mio giardino . nella risacca un ricordo si trascina. Ci sarà una patria senza frontiera? Un bacio ,una carezza Un mondo con una sola bandiera? altro non ho da chiedere Un falco che piange quand’è sera poiché la musica al canto di una dolce capinera? delle tue parole per me : Ho paura a scrutarlo negli occhi e astratta una nube mi soffoca è solo amore . mentre ubriaco di verità non dette dolente l’anima mia s’accartoccia.

256. Il dubbio Battini Mauro 258. E ritorni a sognare Battini Mauro Ora che il respiro si fa pesante E' tuo il breve cammino ti morde l'angoscia che lesto attraversa la terra e il dubbio mentre un tintinnio di fermagli diventa ingombrante . accompagna il tuo andare Si riempiono le notti ti chiedi , se sia giusto ancora e in processione questo camminare . sfilano gli anni , le mancate occasioni Ora il sole arroventa i muri sembrano non finire e i passi diventati pesanti tanto che il mare cercano un'ombra non riesce a trattenere . dove riposare le membra . Rivedi i volti della gente , le tante parole che senti Una casa appare come ristoro ti lasciano indifferente : e seduto sotto un sicomoro gli amici ora assenti o persi rivedi sopra un bianco lenzuolo per strade troppo strette , diapositive di cose passate riaffiorano come scogliere . e lasciate a metà .

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la tua immagine appare, Dopo lo sguardo si posa maliziosa, sopra un bambino in quei teneri ricordi, che tira il suo aquilone : tersa, rivedi tutti i sogni come un cielo d’estate, e aspetti nell'ombra libera, risposte che non verranno . come una rondine in volo, cesellata, E' l'indecisione di un attimo nel mio cuore per sempre. dopo una brezza marina Delicata e fiera, ti seduce di nuovo: sensuale e pudica, il cuore riprende vigore nell’anima e nel corpo, dopo ogni fermata ( se vuoi ) dentro e fuori, si può ricominciare ... prima e dopo, eterna mia gioia, E ritorni a sognare . eterno mio tormento.

259. Una nebbia sui ricordi 261. Il gelo dell’anima Catalani Gaetano Benatti Graziella

Scende una nebbia che le offusca la mente Cammini lento nei rovi del passato, e con essi i ricordi di una vita, guardi le tue mani vuote sbiadiscono le immagini del passato nelle lacrime asciutte e questo vuoto le sconvolge il cuore. di singhiozzi spezzati. Legge i suoi libri di chiesa e getta appunti sulla carta Un vestito strappato per non scordare le cose più importanti, scivola sulla tua pelle sfoglia un album di vecchie fotografie solchi invisibili arrecano per arginare il vento dei ricordi. la tua lucentezza. “Ti voglio bene mamma, a cosa pensi ?” China la testa, ma non mi risponde. Viso nell’ombra Sembra una barca in balia del mare inascoltato il battito che fatica a scrutare l’orizzonte. nei fremiti di un dì E’ in un luogo che non riconosce ed ancor lì e in una nicchia dove la porta il cuore, che ferita ti rechi è uno sguardo gettato lontano a salvar l’anima dalle tenebre. alla ricerca dei giorni più belli. Scrive parole e poi le rilegge, No non udire quei passi, ma non ricorda di averle già scritte, esci dalle sue ombre e mentre la penna scorre veloce inventa un nuovo sorriso, la sua memoria nuota nel vuoto si il sole che risplende negli oceani, come inghiottita da un mare d’inverno. non abbandonarti Scrive pensieri che il vento le porta non esitare ancor e per ricordarli li appende ad un chiodo, fuggi via dai suoi inesistenti sorrisi. scende una lacrima che nemmeno la bagna ed i suoi occhi sono sempre più dolci. No non sentirti in colpa Ridiscende la nebbia e lei già non ricorda. per aver donato il tuo amore là dove la terra non è fertile, se il tuo sorriso 260. Gioia e tormento non ha accarezzato l’anima di qualcuno. Catalani Gaetano Non sentirti mortificata Nitida, per il dono negli occhi miei di pianto, che la tua mano ha teso.

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Perché non tutti posso raccogliere il tuo germogliare, 263. Ultimo valico tu sei il fiore De Marchi Elisa che brilla di luce. Lo sguardo induce Ritrova il tuo sorriso Sull’ultimo valico ed inventa un nuovo sole tempesta affannosa del cuore. per un nuovo giorno Su di una schiera di pensieri in te stessa il mio corpo e tutt’intorno per tutti noi … un attimo sosta. Funambola deviazione 262. Intreccio d’anima di sottili decisioni Benatti Graziella che si mischiano a quel filo ricurvo Mi tramutai in pietra dei monti stagliati all’orizzonte, negli avvallamenti di versi spettatori inerti. tra finte mosse e sorrisi inesistenti. Tentennamenti impercettibili Del capo chinato; Sorvolò una carezza giusto il tempo di un respiro, manto destriero quanto basta si diresse un dolce cavaliere a riacciuffare l’impulso alla meta che ornò il tuo sentire. a continuare a superare Fiore perpetuo e poi scivola sull’arcate pelle arrivare. brividi scavano l’epidermide soggiogami ora che la luna illumina la finestra. 264. Enigma siderale Barina Alberto Posati sui salmastri occhi che navigano negli oceani infiniti. Mi lasciate la spina dorsale e i sogni, Divieni la stella lo zenit esatto che illuminerà le notti, della parola che sigilla il buio. adagiati sull’epidermide, L’enigma siderale i tuoi vulcani s’innalzano alla luna, quando alla poesia e alle mie mani il fuoco attizza lingue non posso credere. scivolano nei stretti promontori, sudici lenzuola Figlio anfratto di carta. nell’amplesso dei corpi, intrecciate radici Non scrivo, si diradano nella terra non ho mai scritto nell’eterno abbraccio, e in un attimo rinnego tutta la bellezza ora che sei la mia radice in questo esilio. nutrimi nell’essenza divina. Apri mio fiore Sia fatta la vostra volontà dell’intaglio il sentore della tua rea bellezza, dei valori prossimi al cuore ‘o mio candore tu che sei e l’intero peso rugiada della mia alba di una memoria che non basta. ti aspetterò in quell’orizzonte dove i due poli si toccheranno, nella luce dei tuoi occhi diverrà la nuova alba.

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265. Il mio inconscio Eppure, respirando questa calma ovattata di Barina Alberto malinconia scrivo ancora versi d’amore per te. Il mio inconscio Poi gli occhi s’addormentano nei rumori che trasmette su frequenze cardelline tacciano prove tecniche per il paradiso. mentre i silenzi urlano ricordi che non vogliono Indisciplinato, teatro futurista, morire studente ripetente del ginnasio Siamo già al di la del ponte senza più barriere, né non immagina la dedica, cancelli chiusi la poetica licenza. Finalmente tutto è trasparenza e luce. Invitato al ballo in maschera di Freud improvvisa un minuetto coi tiranni. Subacquea simbologia che affiora. 267. Dove passano i soli ardenti Spartito palindromo, Gallace Rosy conosce il grande noce a Benevento. Carovaniere che si rigira dall’altro lato delle Una preghiera lenta si alza verso il cielo ombre, invocando il Dio di tutti che pare non sentire. Maniscalco che riannoda la giustizia. Qui sulla terra dove tu cammini Perfezione ellenica di Chartres tra gli equinozi che non ti fan capire che disorienta e rimesta i miei secoli. in quali stagioni stai vivendo, Incubo del proscenio, mentre gli alberi si spogliano e la luce si fa tenue. gradino che conduce all’attico di Pandora. Cammini sulla terra rossa senza scarpe Schiavo ostinatamente cardiaco tra i sassi e lamiere di un sentiero minato, di un sogno e la paura divampa la tua anima. spesso poco convinto della notte. Quando l’ultima luce del giorno lascerà l’ultimo chiarore per incontrare quello della luna e delle stelle, 266. Trasparenza e luce nessuna campana suonerà per te gli ultimi Gallace Rosy rintocchi. Corri lontano dalle grida anche se il vento ti Ho ascoltato i tuoi silenzi rincorre ho raccolto i tuoi gesti sibilando lamenti di uomini straziati in un cielo ho camminato nel tuo tempo scolorito. tra compleanni persi, sorrisi mai pronunciati Sotto il tuo manto di porpora e carezze mai sfiorate tra i soli ardenti nel silenzio di un deserto Abbiamo camminato insieme la corda stretta al collo, la falce su strade parallele senza mai incontrarci gioca il poco tempo che ti resta, intascando solitudini sibili una preghiera come una nenia e E cosi, confondi lo sguardo tra le ombre della solitudine. di tanto in tanto Con le tue ali di Icaro cerchi l’ombra in queste ultime ariose giornate di settembre prima di addormentarti per sempre. mi ritrovo nella quiete apparente Ora tutto si è compiuto. in un cammino di parole divenute inquietudini. Si è alzato forte il vento portando via Pensieri che vanno e vengono tra la tempesta di sabbia le urla e il dolore. senza fare rumore in questo poco tempo che Più lontano il silenzio flagella l’anima di una madre rimane che più non può aspettarti Quel poco o niente che resta del nostro andare neanche un sasso sul quale scrivere il tuo nome e per quelle cose da dire tra noi, ancora non dette sul quale raccogliere le lacrime. pensate soltanto nella chiarità del giorno. Si spegne la lampada senza più olio e calano le Troppo stanca per annodare giorni tenebre troppo tempo a mendicare certezze su quella terra rossa dove passano i soli ardenti troppi segni lasciati sulla pelle. dove un alito di vita più non conta e si perde E’ ora di andare, è ora di attraversare quel ponte tra la sabbia portata via dal vento in un cielo che ci divide tra muri di orgogli dove la luce non ha più colore ma il Dio di tutti raccoglierà per te

72 l’ultimo tuo respiro. Ad ogni mia salita Ma guardo avanti e dico: “ Non è finita” (dedicata ai condannati in Syria) Una domanda mi appare Perché c’è tanta paura di cadere Quando poi si può volare? 268. Il tempo del disincanto Si ama amando Gallace Rosy Ma non si vive solo respirando.

Un giorno di festa come questo a inseguire un qualsiasi sogno passeggero 270. Città giovane ad amare, mai vecchia in questa stagione piena di colori per sognare e dal sapore di terra. Sibilla Giuseppe Metto insieme parole alla rinfusa con suoni e fonemi diversi Ti accarezza il Vento, intere o spezzate, leggibili o meno, sospira, a volte, e sbuffa d’inverno. caratteri composti o scomposti Nuvole bianche, ricoprono il tuo viso per riempire un vuoto che opprime Ma voci stanche riscaldano il paradiso. ansie, irrequietezze. Il colorato clamor dei piccoli cittadini Traccio segni grafici confusi, casuali inebria l’aria di sorrisi su cerchi colorati nello spazio di un foglio di carta Abbandonando quasi, l’eco delle crisi per riempire una pagina quanto una distesa di che non spaventa i mille sogni dei bambini. mare La soffice polvere riga gli oblò senza capirne il senso. Cela al mondo quello che può, Linee insignificanti, quel tanto Sogno e felicità che si fondono e si confondono Basta solo un soffio per renderla realtà. in allusive tendenze di una trama informe E’ Fredda la notte che ti riscalda con la coperta di di rabbia e di furore degli affanni stelle e delle inquietudini a ricomporre vivono anche di giorno, ma solo di notte vedi come un volto, un sorriso nei riflessi di luce sono belle. di un amore non dimenticato. Notte gli tieni la mano In quel tutto che scompare nella memoria Perché solo così sogni di andar lontano. o nelle parole che ancora vorticano casualmente E ora è di nuovo mattina, in qualche parte lontana nel silenzio E ora vola via, soffio di Malinconia di una qualsiasi solitudine ricordata. Voglio solo che ci sia il sole dell’Allegria Sensazione che appare e scompare Accompagnato dalla delicata pioggia di questa nell’esprimere un desiderio poesia. di fermare quel tempo del disincanto.

271. Ho fatto l'amore con te 269. L'ombra dell'ultimo sole Zingoni Italo Sibilla Giuseppe Ho fatto l’amore con te Vola, nel cielo scarlatto contando le vie delle stelle Un soffio di polvere di un libro mai letto nel blu delle notti senza luna Sfoglia, passando tra rovi e silenzi Il mare dei ricordi senza alcuna voglia sospirando di nebbia il mattino Senza fortuna e senza nessuna luna Una stella, è lì nel mio cielo Ho fatto l’amore con te Che promette di tutto lungo le solite frasi sconnesse Ma resta là, da sola. scontando i giorni e le notti Scrivo con l’inchiostro dei sogni tra rumori di strade e di piazze E parlo con vocali di speranza, a nascondere il sonno dell’alba In un mondo fatto solo d’incoerenza Mentre io vivo senza stimoli o bisogni Hai fatto l’amore con me Faccio fatica sulle onde che giungono a riva

73 stretta nella tua solita timidezza 273. Il tuo scoglio sui fianchi sconfitti del sole Spataru Elena sulla carezza di una notte rubata Assopito rigoglio Al ritmo di una musica lontana tiene dai bistrot della passeggiata a mare stretto i tuoi segreti ancora aperti agli amanti distratti tramontano abbiamo fatto l’amore "io con te tu con me" svaniti chissà dove senza neppure sfiorarci. lasciando l’amore nudo il cuore sul colore del tempo 272. Non abbiamo bisogno di nulla. incanta Zingoni Italo i tuoi occhi ora sulla riva deserta Non abbiamo bisogno di nulla il tuo scoglio eppure ci manca sempre qualcosa si gira nell’ attesa che ci fanno sembrare molto essenziale di speranze qualcosa che vale l’immagine bella per andarci altrove. del vuoto che avanza intorno al culto dell’apparenza come fosse l’ultima stella 274. Lirica Vita cui davvero “non puoi fare senza”. Spataru Elena

Forse è vero, Rubarti cuore per pagare e morire nella geografia dei sogni, c’è sempre tempo "come si dice" nel favo di poesia ma a volte si vive per questo di tanta allegria. nelle code con il numero in mano Solfeggiarti davanti a sportelli ancora chiusi con i miei silenzi e guardare lontano non serve che ti incantano che tanto gli illusi sono al tuo fianco come la primavera e hanno sempre il modello più in voga. in angoli del cielo. Abbracciarti Forse è vero, di dolce sorriso non abbiamo bisogno di nulla tra deserto remoto siamo proprio allo sbando e oblio del sentimento lasciati senza punti di riferimento rubarti cuore foglie nel vento di questi cicloni al fin sul tetto parole da sempre disperse lirica vita. reclusi nelle nostre prigioni innocenti solo per scelte diverse che non seguono le buone ragioni. 275. Quale vento Spataru Elena Però basta poco, cambiare i percorsi e deviare Veste di fogli vergine dalle lusinghe delle volpi e dei gatti, il tuo cielo siamo ancora in gioco dove le molecole di rose possiamo ancora lottare, infiammano magari rischiando di esser presi per matti. il tuo presente di carta assopito e schiavo di un sogno quale vento veleggerà sulla tua pelle dorata

74 se il mare 279. Conato di delusione solletica il tuo cuore Schiavone Katia quasi ora questa strada di viole Apro finestre dove invade e cambio lenzuola, il destino di marmo Sfoglio quaderni finalmente e accarezzo gli oggetti. saremo liberi. Tengo in vita quella stanza nel caso tu tornassi... Ma la tua assenza 276. Stupro grava nell'aria Fiore Caterina e sul mio cuore. Poi stamattina Gocce di un passato che non riconosco come ogni giorno, scavano ferite nella carne di una memoria gelida apro le imposte stillicidio continuo e una zaffata di profumo di una me che non tornerà più m'iveste e mi inebria. gocce ferme Per un istante, solo un istante come molestatrici implacabili sento il profumo bloccano il mio divenire di vita normale. non voglio andare Intenso e struggente. che ci volete fare... Un bacio e un pizzicotto l'"oltre" non fa per me Sveglia! È ora di alzarsi e andare a scuola. 277. La vita e la morte Il profumo svanisce, Fiore Caterina mi guardo intorno, la stanza è spettrale Ecco, un altro autunno incomprensibile è arrivato nel suo vuoto immenso. Non tornerai più! non riservato a me Un sorriso amaro. lontano da questa esistenza Conato di delusione. da questa realtà. E comincia così la mia giornata. E’ tutto così armonico, logico, questo trascorrere ma io non ho più tempo se non istanti 280. La lacrima o istinti? Schiavone Katia E canto nell’attesa dell’annullamento finale. Un sera d'ottobre ricevesti in dono un paio di candide ali. 278. La grande Allucinazione (Sarajevo) Volasti lontano Fiore Caterina mentre una lacrima solcava il tuo viso Notte crivellata da schegge dannate lasciando una scia. deviando dalla parabola prefissata Sembravi dormire quando ti vidi. fanno evaporare come essenze Le mie incredule labbra vite che non saranno mai vissute. ti baciarono, Ma bagnarmi nelle loro lacrime di gesso teneramente, sparse nell’erba infuocata di questi bassifondi mentre i miei occhi sarà, da oggi, la mia perenne tribolazione. immortalavano quella lacrima dall'ignoto perché.

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281. Inarrestabili ci siamo cercati Milicia Antonio voluti amati Inarrestabili… così sono le radici baciati stretti.. Frangono lente la pietra e la roccia Col tempo ci siamo Regine nei campi, sovrane nei boschi avvinghiati Suggon gli umori da ogni sapida goccia allertati Compagne segrete di fronde chiassose allattati Tracciano indomite capricciosi arabeschi sorretti.. ci siamo persino spogliati Scolpiscono impavide su zolle odorose distesi Dal mondo di sotto attirate dal vento seduti Affiorano a volte con gobbe nodose toccati Ma solo la terra ne conosce il lamento sfiorati Del loro perpetuo viaggio pungente uniti.. Tu mi senti E con lente mosse, terrose carezze nell'aria Son loro le sole ad offrire conforto nel tempo Ad ossa tradite da mani assassine in un momento Vite sepolte in tempeste di pianto e quasi senti, come se io e te fossimo il sempre.. Nella triste Contrada dei cuori dispersi. Io per te come la terra come il mare come un fiume 282. I colori del buio come un lago Milicia Antonio col tempo ci siamo scoperti come nuvole.. ci siamo rincorsi Nel mare e nel cielo, qualcuno dipinge tenuti d'occhio.. con tratti pastosi, crea giochi festosi. prima un lampo Ma poi la burrasca la mente gli scheggia, poi il nostro incontro.. e nel grigio si perde, dei cupi marosi. come un tuono Annaspa demente, vacilla, boccheggia, un rombo gli cade il pennello e si tinge di nero. una lancia Eclisse di sguardi, una fiamma... tramonta il mistero. Ci sentimmo arrivati Dal buio profondo lo spettro risorge, sfiniti un gorgo dell’anima, e il viola riemerge. impazziti di noi È il primo colore che screzia la notte, pensammo.. è finita! poi il rosso, poi il giallo… le acque son rotte. Poi il mio cuore C’è vita che vive, c’è vita che muore, cercato dal tuo.. nei quadri c’è tanto, tanto dolore. di nuovo al galoppo... Ma ecco l’istante, nell’alba assopita io tu noi che abbaglia la mente, di un’arte impazzita. noi tu io È un gioco di vita, che ingombrante fluisce, tu io noi... e illumina infine, una tela che nasce. ora.. tra un po' e poi domani 283. Io Tu Noi un mese Fontana Domenico un anno... restammo per sempre! Io ti sento nel sonno nel buio nel vento.. io, materia della stessa tua materia

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284. Io Ragazzo, Tu Donna perchè anch'io t'amo Fontana Domenico e sono il solo a sapere come, e a capire il perchè! Dirompente Allora è vero! passionale Hai frantumato i giorni timida affinchè l'amore arrivasse presto, tenera sempre più grande decisa colorato mai confusa... deciso Tu, cocciuto che sei l'impronta che lasciano i miei passi.. vero Sei nell'aria esilarante.. ed io respiro..! Anch'io feci come te Vent'anni..! graffiai le ore Dicesti a me "vent'anni!" i muri Ed io sordo i vetri cieco allungai il passo, mi finsi distratto.. veloce Ti dissi che io non so contare sempre più veloce! e tu smettesti di recitare i numeri.. Ebbro d'amore il tuo cuore Tonifico l'anima, si strinse al mio quando la tua pelle come una mano s'accosta alla mia... in cerca d'altre dita, Io di te non guardo come gli occhi in cerca di uno sguardo..! il colore dei tuoi occhi Allora s'avvera! ma la grandezza dei tuoi sogni.. Due stelle Di me non guardi la pochezza dei miei anni due rami ma ti soffermi ad osservare due cuori l'intensità dei miei battiti.. due lampade Io ragazzo due gocce tu donna due respiri Io uomo due... tu gia mamma.. Allora è vero! Parlammo di futuro Allora M'ami! e di futuro ci nutriamo... Allora T'amo! Io felice di te Buon viaggio.. mio dolcissimo sogno Tu pazza di me... è notte A labbra socchiuse i miei occhi son chiusi con mani tremanti i suoi dormienti... col cuore in gola Entra nel nostro sonno con l'anima in escandescenza e non svegliarci.. Facciamo l'amore.. sii grande e forte da sempre.. al punto da restare in memoria, per sempre! nel caso in cui in noi.. avvenga il risveglio!

285. Allora è vero! Fontana Domenico 286. Buscìa D'accia Lucrezia Allora è vero! M'ami! Greve la carne ed io non voglio sapere da cui mi separo come, remando contro dove, della sibilla quanto.. la menzogna.

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Mi vesto di rosso dei grappoli di uva per camuffarne il sangue che occhieggiavano felici che tra le pieghe sotto i pampini verdi della vite. provo a confondere. Finalmente Imbruna la sua treccia giungeva il giorno della vendemmia e la protrae al nuovo amore e, all’alba, come in processione, ..la Luna non è poesia si andava in campagna; è solo una buscìa sparpagliati sul colle fra i filari, ti mente e scappa via. con cesti e panieri sotto il braccio, uomini, donne, ragazzi e bambini raccoglievamo con gioia 287. Il sole di settembre quei grappoli colmi di acini. Mazzitelli Francesco Canti, stornelli ed un vociare continuo accompagnavano Il sole di settembre la fatica della raccolta, accarezza e, con discorsi che sapevano di niente, la vigna del tuo cuore andavamo e, per svuotare nei tini, sui carri, fino all'ultimo filare, cesti e panieri, vado raccogliendo colmi di uva. l’uva matura del tuo amore. La fatica della vendemmia 289. Il mio Libro continua Maggiore Simona fino al meriggio ed al vespro L'aria mattutina autunnale mi incammino verso le tinaie mi trascina nei ricordi, per bere rivedo la mia vita il dolce mosto come fosse un testo antico, delle tue calde profumate labbra. ove pagine logore si sbriciolano Tristi e silenziosi allo sfiorare della memoria... passano i giorni altre sono rimaste bianche mentre aspetto sporcate solo da parole qua e là.... che arrivi Spesso ho creduto il giorno dell'incontro d'aver chiuso un testo nella cantina per aprirne un altro, dove gusteremo con gioia vana illusione la mia! il vino Comprendo d'aver concluso della nostra felicità. solo paragrafi o capitoli, ma il libro è sempre lo stesso. 288. La vendemmia Mazzitelli Francesco 290. Il vento Là su per i viottoli Maggiore Simona di quella stanca collina, abbracciata dai tralci Ogni raffica di vento contorti della vigna è uno schiaffo io curioso mi avventuravo; del passato ero ragazzo, che torna violento e, mentre il sole di agosto e scuote il presente. accarezzava l'uva acerba colorandola di rosso, In questa notte camminavo in silenzio in cui il cielo per i sentieri per gustare il sorriso è deserto

78 la terra è arida sapere che dal buio posso riveder la luce e il mare è muto... Ci penserò domani aria del nord, ora non voglio mi pretende Oggi mi assaporo mi riporta spengo la mente da amori passati ...mai dimenticati. 293. Dimensione astrale Ercolani Milena 291. Eterno Amore Maggiore Simona Vorrei essere ingoiata dalla notte per entrare Ti stringo nella dimensione delle stelle, per non lasciarti sarei allora il tuo respiro, sfumare scorrerei nella linfa vitale con le prime luci del tuo sangue, dell'alba, abiterei lo spazio bianco mio dolce sogno. del tuo corpo e potrei camminare coi tuoi piedi Mi avvolge sulle umide terre il tuo profumo dei miei baci in attesa … di Primavera, Vorrei essere ingoiata da questa notte, mi tenti.... di silenzi senza te, Le nostre essenze per entrare si perdono nella dimensione dei tuoi sogni, nel sentimento sarei allora il tuo pensiero, ritrovandosi scorrerei nei fotogrammi alla fioca luce della tua mente, delle stelle. mi riposerei nello spazio ampio della tua schiena e potrei perdermi 292. Ci penserò domani per rinascere al mattino, Persico M. Rosaria nuovo germoglio, unico virgulto con te … Ci penserò domani ora non voglio Seduta guardo i miei piedi 294. Fotografia di una emozione ancora sorreggono Grilli Massimo sopportano mi legano alla terra La sera silenziosa Amo i miei piedi di uno strano giorno di luglio son belli vestito d’autunno, Guardo le mani lo sguardo perso al di fuori della finestra. un po' sciupate Una birra in mano, fanno di tutto mille pensieri arruffati le apro, le richiudo un gabbiano si alza in volo improvviso. e ancora le riapro Fa rumore, Amo le mie mani nel suo silenzioso volteggiare, son belle appoggia sull’anima i tuoi occhi. Sollevo leggermente una spalla Coccolo il viso vi poggio il capo per sentire se la barba è troppo ruvida, costeggio con un dito il suo contorno una doccia e scivolo leggero sulle strade Apro gli occhi, li chiudo accarezzando il mare. ancora li riapro Ritrovarti in un angolo di mondo, mi piace passare dalla luce al buio sentire il tempo che si ferma.

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Da lontano nasce un arcobaleno, di un fanciullo reso uomo troppo presto. le tue mani intrecciate alle mie, Ma ci sei tu, silenzio che profuma d’emozione vera; il tuo amore che profuma come la primavera, le tue mani che giocano con le mie, ma ci siamo noi ali dello stesso gabbiano senti qualcosa in petto si vola liberi e non è un semplice battito. nei giorni che paiono abbiano perso le ore, Troppi pensieri, l’anima lega il cuore, si danza sulla battigie malate d’autunno ma poi si arrende. riposando tra le barche rovesciate. E’ un attimo, nasce un bacio. Chiudo gli occhi, Scende la sera e le gambe tremano, mi sento leggero nell’idea di te. gli occhi lucidi di una felicità che fa solo bene. Parlando di te mi trema la voce, poi incontro il tuo sorriso. 296. Il grande male Respiro forte, mentre un pensiero, Grilli Massimo si ferma sulla riva del tuo cuore. E’ la vita che incontra amore Ho dormito stanco e si veste d’immenso. sul giaciglio dei pensieri pesanti, mentre fuori la pioggia della notte portava via polvere. 295. Il mare e l'orizzonte Avrei steso l'anima volentieri, Grilli Massimo pur di ritrovare un sorriso. i giorni a volte sono così, Siamo ali dello stesso gabbiano, quando la vita non indossa il kimono della festa come onda delicatamente e le ore sono piccole lame sulla pelle resa ruga dal accarezziamo lo scoglio del tempo, tempo. andiamo torniamo A volte penso, può bastare così, verso il cielo terso di maggio, perché abbiamo perso il senso del vivere, quando i roseti profumano non si vive di emozioni, e i sensi si destano il grande male è lì accanto a te. danzando sul canto delle cicale. A volte ti sfiora con una carezza, Siamo respiro della stessa emozione, tu sei fiore che sgrulli la corolla e ti apri al sole, che ruba birichina i colori della natura a volte ti abbraccia sino a farti morire. e s' imbelletta come una donna vanitosa, A volte passa, a volte resta davanti allo specchio del tempo. questo maledetto malessere, Il panama è là, appoggiato tra le stelle, allora si pensa che essere cielo come certi pensieri che li hai dentro sia l’inquietudine matata. e fai finta che non ci siano. A volte si insegue un Dio, Mani salmastre, usurate dal destino magari poi oltre il silenzio che batte in levante sordo al respiro della vita. c’è solo il mare. Mi lascio andare a un respiro profondo, Siamo numeri, sento il male di vivere polli da combattimento, in una cicatrice che stamattina urla. siamo costretti ad indossare finti sorrisi, A volte non so cosa fa più male gli altri sono sempre meglio. se un dolore fisico o un dolore dell’anima. Forse sperare a volte non basta si proprio la mia anima un campo di croci, ci sente soli, contro il grande male, dove solo la tua luce può portare il giorno. talmente soli che l’amore non basta. Si spera sempre Forse una candela, cercare una stella, per non morire d'indifferenza, portare la mente altrove troppa gente non conosce più magari tra pezzi di cartone colorati il fremito di una piccola emozione. può portare la tua barca oltre la secca. Mi perdo nel calendario dell'avvento fatto a forma d'albero, provo anche io a sentire la magia del natale che viene, tornano ricordi

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297. Sibilla con quella voglia di nulla Lanza Bruna e quel sapore di casa tra le dita e solo un desiderio: Dimmi Sibilla, ritrovarsi. cosa ne sarà di me? Delle mie speranze e delle mie fobie? Del mio esser ribelle 300. Amore del cuore e dell'anima entro il recinto delle regole? Maiorino Cristiano Salvatore Del mio voler vivere mentre il futuro si cela a me? Se ami qualcuno col cuore, Dimmi Sibilla cosa ne è stata fa’ che sia presente l’amore dell’anima, della ragazzina ingenua che tiene all’altro che in me albergava? senza dimenticare se stessi, E dei crinali erbosi che eleva l’altro dove la rugiada senza abbassare se stessi, è fonte di nuova vita? che illumina l’altro Dimmi Sibilla, senza spegnere se stessi, perché la linea bianca della vita che si dedica all’altro si contorce su se stessa? lasciandolo se stesso, Pare quasi che chiuder voglia che lascia liberi il mio cammino. l’altro e se stessi, Oh Sibilla, Se ami solo col cuore, che stupida rivolgermi a te, tutto brucerà pare che voglia io e sarà cenere. viver nell’incertezza del dire e del fare mai compiuto. E scuoter devo la mente mia, 301. S. Anna, poi le cicale e chiuder il cuore con catene ferree, Dall'Olio Anna Maria socchiuder gli occhi a folata di vento e stringer i pugni a offesa devo, Mitra ruggenti e fasciar i piedi il paese spazzano che orme sanguinanti strazi ferini a nemico non lascino e decisa, tra corpi e corpi muover passo sempre innanzi strappata dalla culla e responso più non domandare. Anna Pardini Sol così ragione avrò di strada mia. sepolto il sole secondi silenziosi 298. Un caldo abbraccio poi le cicale. Maiorino Cristiano Salvatore

Un caldo abbraccio 302. ...è alba si posi sulle tue spalle Ganci Filippo Salvatore come di due passeri che allegri, Raggio di sole al tuo bianco collo, come pennello cercano riparo. intinge nella rugiada con maestria di pittore a pitturar natura già pronta. 299. E poi arrivò l'inverno Maiorino Cristiano Salvatore Vedo iniziar l'opera da occhi appena desti E poi arrivò l'inverno, a seguir pennello magico quell'eremo della vita, che dipinge.

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Or con verde 304. Aurora crea prati Mutarelli Alessandra e con marrò storti rami. La chiami “Aurora” Da luce a una pietra grigia la piccola deriva, e spruzzi di bianco, giallo e rosso che al voler del vento creano tra il verde fiori di campo. le sue vele piega Illumina il pesco con tocchi di rosa ma non spezza. e a un mandorlo dal fare nervoso concede lo splendore del bianco Presto o tardi, che si rispecchia nel celeste rientrerà nel porto di un rigagnolo mormorante. e, con robuste cime, la ormeggerai Ed io a bocca aperta, estasiato al fondo, vedo la poesia della terra mia. ad un corpo morto. E' alba! Follia incalzante! Piegami ancora, 303. Piramide di ciocchi fino a spezzarmi Dall'Ara Chiara e sarò vento che si rialza; Te ne stai lì Accatastata al sole e più leggere le mie vele Ad aspettare la scintilla daranno forma alla tua danza. Anima vitale Dagli umori inebrianti Di foreste secolari 305. Canto sacro Di acque cristalline Manetti Liliana Di nevi silenziose E quando Empia di luce mi perdo nelle mie preghiere Accosto l’olfatto al tuo cuore che non hanno un solo credo Muschi rinverditi fatte di luce Aromatiche essenze il mondo mi sembra polvere di stelle! Pervadono i sensi Tutto converge nell'amore...... tutto si perde nell'Amore... Ti vedo ardere e nell'Amore si ritrova. Emani fragranti tepori Quando invoco schiere di angeli Guizzi in un vortice per illuminarti il cammino... Sprigioni forza dal tuo essere ...il mio cuore esplode! Che chiedere? Svanendo in caleiodoscopiche faville Solo il bene per te per me per questa umanità... Gialle pieta' per questo mondo... Rosse Ad canto unico mi unisco Azzurre un canto sacro, Bianche parlo la lingua dell'Amore... Fino a librarti bandendo differenze invoco Amore solo Amore...

Su

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306. Come oro nella terra affabili e gentili dell'Amore... Manetti Liliana ...in armonia con l'universo... ho pregato Quando vuoi forte sarò qui che quell'attimo come sempre non finisse mai. sulla mia amaca a pensare... quando 308. Anima una tua parola Crisci Maurizio sarà come oro nella terra... L ’illusione di avere un’anima e l'origine io ne sono l’ombra mi svelerai e la nebbia come un velo dei tuoi silenzi... riveste il mio abbandono ed io ti racconterò il silenzio, come l’acqua, nutre delle mie lacrime trattenute... e sazia le mie paure e i miei amori e dei miei inverni... l’eco dei ricordi penetra nel mio oblio non sarà mai tardi e dissolve il sonno eterno , per sorridere l’inganno , orpello su lenzuola di seta insieme m’ avvolge nelle notti di veglia del morso bramoso nessun varco o soluzione della lontananza... mi preparo , mi adagio sulla mia ombra ...e sarà dolce e aspetto , gustare il frutto che la mia anima si sveli , di miele inattesa nel freddo di ricordi... saranno distanti ormai anni luce i tuoi orgogliosi no 309. Fermo liberi saremo Crisci Maurizio cavalcando sulle nostre fantasie scarlatte Seduto , ad un tavolo quasi vuoto , e forti un posacenere con una sigaretta spenta , per affrontare una bottiglia di vino mezza vuota e un bicchiere il sorgere del sole... pieno , le mani che si avvinghiano intorno al viso , ormai sono stanco di sognare . 307. M'hai detto t'amo Sul tavolo non c’è spazio per svolgere il tema della Manetti Liliana vita , allora cerco di affogarla , M'hai detto t'amo tra l’amore e la morte non c’è spazio , a volte si ed io attorcigliano . come corda di violino Sono due linee rette , le vedo , ho suonato le note con le braccia aperte le tocco , affabili e gentili dell'Amore... mi attraversano , ...in armonia con l'universo... si appartengono dentro di me , ho pregato sono figlio del tempo nascosto nel buio forte e di ombre senza origini , che quell'attimo mi fermo sulla soglia dei ricordi , non finisse mai. vedo un angelo senza ali , M'hai detto t'amo dagli occhi lacrime di vita , M'hai detto t'amo sono fermo , avanti nel tempo ed io ad aspettare il mio passaggio , come corda di violino sono fermo , ho suonato le note sono ubriaco

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310. Sono 312. Perdutamente mi sono innamorato Crisci Maurizio Cappelloni Gastone

Sono il profumo del tuo amore , Perdutamente che lasci addosso ai tuoi amanti , mi sono sono l'ombra delle tue lacrime , innamorato che lasci a casa in una giornata di sole, del tempo sono quel sapore amaro sulle tue labbra, che mai arriverà, dopo l'ultimo tradimento , forse, perché, ho visto le piume delle tue ali perdersi nel vento , troppo impegnato, e cadere , nel preoccuparsi è inutile , dei minuti suoi. truccarti o cambiare vestito , Delle proprie giornate! nasconderti nel deserto o in mezzo alla gente , Inutilmente, o affogare la tua solitudine , bussando alle sue ansie, sorridi a chi non conosci , coi suoni dell'aria, e piangi davanti allo specchio , aprendogli sei il riflesso della tua dannazione , le persiane del pensiero. e sarebbe l'unica cosa che riusciresti a vedere , E lui, se non fosse per un tenero abbraccio ….. saturo sono la tua anima. di temprate agitazioni, si è negato, sbiadendo nel letto 311. Cura il mio sorriso... di cuor mio! Simonetti Emilia

Prendilo così...aperto e vero 313. Solo domani saprò distinguerti... come la prima volta Cappelloni Gastone che ho arcato le labbra, mentre si apriva il cuore ! Solo domani Non farlo spegnere mai... saprò distinguerti tienilo vivo con le parole nei colloqui del ricordo, ed i gesti di un cavaliere dove antichi equilibri che protegge l'anima, si specchiavano facendo da scudo al dolore in foglie di nuvole, tanto da lenire il rancore e i colori delle ansie delle lacrime miste a sangue ... vagavano patite per amore. nella memoria delle labbra Non distogliere mai la cura... allora... con lo sguardo punta la bocca amerò le dissolvenze che deve sempre chiudersi delle amarezze, al tuo nome ed insieme nei battiti agli occhi chiusi...ricordare di Donna senza lacrime. il tuo sapore. Non voglio mai smettere di sorridere perchè saresti 314. Con precauzione tornai a corteggiati... comunque la mia scelta... Cappelloni Gastone anche quando la rabbia asciuga le labbra Con precauzione e le secca tornai a corteggiarti mentre crolla il mondo baciando ed io mi sposto...per caderti l'assente tua bocca. inesorabilmente addosso. A voler ricostruire frammenti

84 d'arrendevoli È per il vecchio amico pescatore, miei coraggi dopo anni e anni ha raggiunto la sua tanto amata scherniti e dispersi Perla, nell'inconscio persa nell'immenso oceano. di aneliti vigliacchi; Tutto fu sostituito da un'abbagliante luce color perché madreperla. pudore senza mani, modellarono figure immaginarie, 317. I randagi di Marrakech improvvisandosi Vargiu Laura rumori senza lamento, per lenir Smarriti briciole esistenziali, ai margini delle strade adulate e imbalsamate tra i colori opulenti del centro nei meandri e le periferie polverose di miseria di solitudini indelebili. i randagi di Marrakech vagano. Non hanno meta o domani da inseguire né passato a cui tornare, 315. Zavorra solo il riparo del cielo Patrito Domenica spento e austero e la fame di giorni mai sazi. Tu nell'oceano come perla illumini la terra, le stelle, la luna. I randagi di Marrakech Potresti con il tuo splendore fiutano l’indifferenza illuminare la mia anima con armonia nell’aria sporca d’asfalto nelle lunghe giornate di pioggia. rovistando disillusi Ogni istante scorre stanco, nella plastica dei rifiuti quasi a sussurrare al mondo la sua tristezza. in cerca di brandelli d’umanità distratta. Non indugiare nella muta attesa, Tepore di carezze non conoscono l'Universo è irriconoscibile nell'oscurità. e chissà se sognano l’amore Leggiadra dolce perla, quando i loro occhi si chiudono come lacrime nell'immenso oceano, su giacigli di pietra e fango allontana da me questa zavorra che ho nell'anima o sopra marciapiedi calpestati mentre l'onda affannata corre sugli scogli. da passi frettolosi e ciechi.

Sono bestie, sono uomini 316. Il vecchio pescatore i randagi di Marrakech Patrito Domenica figli bastardi di uno stesso destino diseredati del cuore Quelle notti d'agosto, emarginati al silenzio dell’alba le lunghe passeggiate sulla nuda ancora calda senza più parole. sabbia, Ma ogni sera l'onda placida l'accarezza con la sua schiuma quando sulla città dalle montagne bianca. discendono fredde della notte le ombre Un vecchio pescatore li senti guaire in lontananza con la sua stanca barca, solitari o in branchi dispersi dal vento si avvia su quell'acqua cheta. e il tuo cuore s’abbandona al mare inquieto Seduta sullo scoglio, d’una lacrima mai confessata il mio sguardo segue quel vecchio pescatore.. per fuggir via con loro la luna e le stelle gli fanno da cornice, randagio anch’esso. è lì fermo, guarda l'acqua come fosse la prima volta, anche il blu dell'acqua ha un'intensità differente. Una stellina si allontana con luce fioca. Chiedo perché tanta tristezza?

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318. Le città delle cicogne e aprirsi con la gente. Vargiu Laura È cieco nel cammino, celato a tutti è il viso, Sulle città d’ocra il cuore non conoscono, dai verdi orizzonti di palme perché lui l’ha rinchiuso. e selve di parabole bianche Perché metti la maschera? si posano le cicogne, Perché non vuoi mostrarti? seguendo rotte d’assolati cuori migratori Né debole né fragile, dalle stagioni impresse ti giudicheranno gli altri. lungo sentieri di vento e stelle Ma tu ti chiudi ermetico, Sono adorne di modernità bramate smettendo di fidarti, ma dall’anima antica nessuno saprà mai, le città che dall’alto di ruvidi minareti che sia tu in realtà. scrutano le cicogne, E solo al mondo resti, mentre devoto il mattino si leva tua scelta radicale, dalla rugiada di genuflesse preghiere tenendo le distanze, sussurrate a un dio smarrito nei cieli continui a camminare. Sono pesanti dei rumori del giorno le città delle cicogne pur se il tempo ha passi leggeri 320. Coprifuoco tra i dedali arcani di polvere e fango, Nolli Alessia dove gli occhi dei bambini fioriscono in sorrisi e le donne si vestono dei colori dei tappeti Corri, corri, che splendono al sole di carovanieri pensieri nessuno ti protegge, Hanno il sapore delle spezie ci sono dei fucili, e il profumo dei mandarini nascosti tra le case. le città delle cicogne Corri, corri, fresche d'acqua di rose e fronde di giardini, veloce come il vento, calde di fragranze di pane e musiche di mercati diretto verso casa, fra miasmi d'asfalto e fiumi da rifiuti inariditi sperando di arrivarci. che rincorrono sogni d'oceaniche maree Corri, svelto, Spiegano alte le ali le cicogne non sei più al sicuro, in volo su tramonti di depredati palmeti sono spariti i parchi, al disperdersi dell'eco delle voci dei muezzìn i giochi nei giardini. verso i silenzi innevati delle montagne, Corri, andiamo, quando le piazze s'accendono di malìe e non è tempo di giocare, cantastorie c’è il coprifuoco adesso, e nei vecchi café già si sonnecchia c’è solo tanta guerra. dinnanzi al rituale solenne del tè Corri, nasconditi, Sempre ritornano al nido le cicogne, con i tuoi stracci al vento, fedeli custodi della prima luna la polvere sui piedi, e dell'ultima malinconica poesia e quel sorriso spento. delle città d'Africa. Fermati, silenzio, non farti catturare, il cuore batte forte, 319. Solitario viaggiatore rannicchiati nell’ombra. Nolli Alessia Paura, silenzio, quei passi sulla ghiaia, Cammina silenzioso, passano i soldati, nella notte scura, in cerca di una preda. compagno delle ombre, solitario viaggiatore. Nascosta è la sua anima, al mondo circostante, ha smesso di fidarsi,

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321. Flusso e riflusso di mare e parole di spazi isolati, Castelli Mariangela glaciali, tenebrosi, Il tempo scorre lentamente sui mutevoli litorali di dove solo poter vivere Bretagna. senza dover soffrire. La penisola di Quiberon si protende nel mare Percepire lo spettacolo, infuocato. il fluire del tutto Il tramonto incandescente sfuma all’orizzonte. meraviglia Per millenni erano qui i confini del mondo. per chi è spettatore Oltre questa costiera solo mare e mare e spesso sofferenza il terribile vento che carico di sale e iodio per chi agendo dimezza gli alberi rivolti ad occidente. non lo può vedere. Tragico vento che solleva il mare e Ma l’anelito di vita, ingolla chi lo sfida senza paura. quando meno lo si aspetti, Vento amico quando sempre attrae verso di sé, gonfia forzando ogni volontà, le vele ogni piano, progetto. riportando Ed ecco allora che il percorso, a casa uomini audaci nel suo lento avvicinarsi un attimo prima della tempesta. all’ennesima galassia, Vento seducente che gioca con gli aquiloni cambia brusco traiettoria, accarezzando le lunghe distese di fine sabbia. ridestando in un momento Misteriosi arcaici allineamenti di grandi massi reminiscenti realtà come truppe in cammino formano un’ampia curva in un crescere di luce, prima di sparire oltre il dosso che delimita di presenze e di calore. l’orizzonte. Poco a poco Antiche autostrade per il mondo misterioso oltre il guscio ormai glaciale finisterra, si sfalda scomparendo, oppure il desiderio di queste genti di rendersi pronto a svelare, visibili dal cielo? al ritrovato Sole, l’antica e splendida natura da troppo tempo ormai 322. Colmando celata. Scagliarini Pietro

Persone sole 324. Libero mi libro ricercano Scagliarini Pietro tra la folla spiriti loro affini, Indefinitamente, solitudini nel cielo terso, incolmabili. libero mi libro. Tutti i cieli violabili, i mari 323. Cometa solcabili, illimitatamente. Scagliarini Pietro Eppure percepisco oscuri presagi. - Dedicata a Mamy Lana - Rare le isole, Troppo tempo trascorso mare ovunque: ai margini dell’universo. le poche esistenti Tanto vagare, ricercare stracolme di vecchi, quel Sole padroni, inetti al decollo, che solo potesse e di loro parenti e amici vincere la paura, ormai troppo agiati, la rassegnata accettazione cozze allo scoglio.

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Qualche salma Provo a sostare sprofonda esanime, e riprovo, invano. qualcuna è preda di fauci Appena atterrato marine sempre pronte la falange compatta, a fagocitare, mai sazie. come rete da pesca, Solo la poesia mi avvinghia tra le maglie ad allietarmi ed illudermi, costringendomi al volo come voce moribonda, disperata. in cerca di nuovi approdi. Continuo a librarmi, Libero di librarmi, libero, di scegliere di scegliere direzioni, la via, tra cielo e mare, scegliere un'isola libero di andare, su cui voler appiedare, fare, potere, essere, costretto a rassegnarmi costretto, però, per non poter atterrare a non poter mai atterrare, se non per il breve tempo in un volo perenne. di eludere gli sguardi. Libero mi libro. Rare le speranze: Indefinitamente. trovare anime affini con cui condividere in pace un lembo di terra. 325. Antico monile Non è stagione Mutarelli Alessandra di ideologie e sentimenti: ci si mette col più forte, Resto ammutolita ogni gesto è interessato. nella violenza del vento, le parole gelano, E le isole rimaste annichilite, non bastano per tutti. la pelle si ferma, fredda, Troppi vittime dell'ingordigia sotto una giacca di lana. e dell'egoismo malsano. Troppi deboli e vigliacchi, Nell'imperturbabile sereno, asserviti e omologati. la schiuma rompe le creste; Mentre io, libero, macerie di un'anima ancora mi libro. sgretolata, che al mare appartiene Dall'alto ammiro il paesaggio: e a lui ritorna. cielo e cielo specchiato, scarsezza di varietà, In mezzo al ferro invecchiato se non fosse per le migliaia e tosse di sabbia su voci spente, di chiazze scure disseminate, ti trovo e ti nascondo, salme inanimate, che ancora parlano: antico monile, chi ha mollato rassegnato, [preziosa] facile preda chi è rimasto senza forze, di ruggine e sale. chi appiedato fiducioso Ti tratterrò con corde pesanti, su un'isola poi affondata. per non perderti nei fondali Risaltano in superficie, del pregiudizio: come monito ai sopravvissuti, dissennata passione a chi ancora resiste, e ribellione onirica pieni ancora di aria, della mia coscienza. vitalità ed energie, La mia bocca anela eppure vuoti nell'animo. a un amante che porta con sé i colori del mare.

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Ti riconosco, miraggio, Dispero illusioni future rare gemme di topazio blu, e colmo la vita della tua piccola presenza sui riccioli rossi dell'oro. che sfugge ai miei orizzonti mentre guardo il tuo pupazzo Ti solleverò dal pelo dell'acqua, simbolo dell’appartenenza, fino a staccarti dalla sua pelle. rimasto lì, Berrò, dai tuoi occhi, nella tua vecchia cameretta rosa, sorsi di cielo; come angolo di luce dolce disseterò l'avida mia bocca nelle pieghe del cuore. con stille di un veleno senza nome. 328. Ogni giornata Brasili Luigi 326. Guarda..... Gammarrota Gabriella Trapunta di stelle nel cielo d’estate, mani che tremano, e sfiorano un volto radioso, I pensieri negli angoli dei cassetti e intorno la musica, un coro di fate. raccontano di me, di te, di loro. C’è stata quella quantità d’amore giusta Voci d’infanti tra sguardi commossi, per devastare campi e alberi e argini di fiumi. grembo di donna ch’è fonte d’amore, Ora, nelle mie stanze vuote sorrisi e carezze, futuri promessi. accumulo piccoli pezzi di legno e fantasie di colori Respiro del mare che bagna il tramonto, per costruirmi un nido bimbi a gridare e gioire nel sole, tutto per me. rocce cullate da soffio di vento. Non c’è più posto per ambiguità, attese e incertezze. Alberi, fiori, gocce d’aurora, La verità è lì sull’uscio che sbatte frutta succosa e acqua di fonte, a ogni colpo di vento natura che il cuore di sogni colora. ma non fa più paura…. Guarda… Ogni giornata, vissuta, assorbita, quanto è calmo il mare, è un calice pieno, di bianco o di rosso. e smisurato, Sollevalo in alto, e brinda alla vita. e infinito mentre l’ombra del sole scivola lenta 329. Gioia sull’eclissi del cuore. Marinelli Rosella

Bello come il sole 327. A mia figlia che t'irradiava il viso Gammarrota Gabriella tu, con quella luce Brevi filastrocche corrono sul filo del ricordo attesa dopo le tenebre e vestiti colorati che si muovevano al leggero I miei occhi lucidi soffio di vento dalla commozione e la voce argentina dei tuoi infiniti perchè ti seguivano Oggi, la speranza vestita a festa nei tuoi occhi increduli distrugge cavalli di frisia del miracolo avvenuto. La tua mano non ha più bisogno della mia, Come una mamma arranco dietro il tuo passo giovane, che stringe tra le braccia sempre più incerto il mio. il figlio appena dato alla luce So che di questi fili aggrovigliati che mi porto così io ti guardavo. dentro Qualcuno di più grande non resterà che una traccia lieve ti ha donato una seconda vita. nei tuoi occhi. Non voltarti indietro

89 lungo il tuo cammino pensieri spenti destati da sussulti sii orgoglioso di te stesso. si accordano per essere presenti. Tu sai, Cessato il temporale, il sole irride, ci sono con la sua luce, le fuggenti nuvole e sempre ci sarò soltanto tu, tempesta del mio cuore, io credo in te non sai mandare via il mio dolore. tu mia sola gioia.

332. I ricordi 330. La magia delle nuvole Ardizzoni Nerina Albano Irma Le tue fiabe, Ho tolto un gran sospiro dal mio cuore ideali, aspirazioni, e l’ho mandato in giro per il cielo orgoglio, coraggio, volevo che potesse risalire timori e lacrime tra quelle bianche nuvole leggere. nascosti nella fuga Mi vedo tra i ricordi di bambina di Pollicino. guardare quelle nuvole in cammino; L'abbandono, mandavo il mio pensiero ad incontrarle il sacrificio dei prati, perché lassù io non potevo andare. il silenzio del cuore Veniva incontro un volto sorridente nel pianto di Biancaneve. che scivolava su di un nastro rosa La tua ninna nanna forse voleva vendermi un sorriso cullava il pianto del passato oppure farmi dono di qualcosa. e mi addormentava serena. C’ era un cavallo che al gran galoppo Consegnerò all'alba i ricordi, mi indicava di montare in sella arabeschi di ghiaccio per il sole. e quello sguardo mio che si perdeva a sceglier tra le nubi la più bella. E ancora bianchi treni e barche a vela 333. L'ultimo amore spinti dal vento che li allontanava, Ardizzoni Nerina tendevo con timore la mia mano quasi a impedir che andassero lontano. Feste, vino e i tuoi baci Tutto accadeva come per magia: promessa di vita eterna. “Ora eran qui ed ora andati via”. Oggi la neve mi rattrista, Lo scorrere veloce delle nuvole la festa mi isola, è simile al trascorrere del tempo supermercati di felicità che come vento porta tutto via lasciano il posto e non consegna nulla più al mittente. a clown infreddoliti. No, tempo non portare via ll paese non mi appartiene, la mia magia e la mia fantasia. nell'assolato rintocco cerco profumo di pane; intorno a te le dune del deserto, 331. Il temporale le onde di un mare cobalto Albano Irma e le verdi palme dell'oasi: sei il sole di una fredda stagione. Avanzano le nuvole nel cielo simili a folla che annulla le distanze la terra tace, presa da un incanto, 334. Donna d'altri tempi l’aria si svuota delle sue presenze. Giorgio Rosa Maria La volta è una mantella tutta nera che spiega luci sempre più frequenti Sono donna d’altri tempi, tuoni assordanti preannunciano la sera Tempi duri scrosci di pioggia dividono i momenti. quando anche il sentimento Rigano il volto le pesanti gocce, era pudore e come dita schiaffeggiano le guance, il sesso peccato

90 la verginità era cosa da provare Il giorno avanza, come un guerriero atteso; Sono quell’aborto mancato non ne temo il fulgore, per timore di Dio guizzo di lama sono il maschio desiderato riflesso. non arrivato Mi svelerò a te, bocca svenduta senza motivo in una pioggia di sensi, tessendo ricami di luce Sono stata donna ribelle sul chiarore di un'alba, faccio parte della squadra che riluce e ritorna. dei sessantottisti che dietro bandiere hanno cercato 336. Iuvenis animus ideali e diritti mentre ascoltava al jukebox Magnus iuvenis animus. l’ultima di Battisti Amaro e acerbo amore, e ballava sulla mattonella rimpianto di una notte senza luna. una melodia di Leali Impercettibile e recondita nenia, accende il ricordo mai sopito, Sono una Regina di scacchi nel cuore dei giorni felici. senza trono Evanescente sogno ramingo, voce stonata vibra la malinconica nota che ha cantato della donna. e fraziona il tempo dell’attimo indefinito.

Il dolore mi ha forgiata guerriera 337. Incanto la vita mi ha insegnato Casciello Marianeve che l’amore non va mendicato ma donato in maniera Un caldo abbraccio, incondizionata forte, da stritolarmi quasi. Chiudo gli occhi, Sono figlia, madre, nonna il capo mio reclino amica al momento di bisogno sulla tua spalla, io sono la somma di tutto questo! e per un tempo indefinito sono rimasta immobile tra le tue braccia forti 335. Alba svelata ancor più dolci e care. Mutarelli Alessandra Ho sentito la tua carezza lieve ho visto il lago nei tuoi occhi Celerò i tuoi lineamenti e mi hai sorriso, padre. nella luce, Uno scalpiccio sommesso, soffice e fioca, ed è rimasto di te, solo di una nuova aurora, un ricordo evanescente. che nessun altro ti veda. Freddo serpeggia intorno Ti verrò a cercare mentre leggero e amaro nella tua sacralità è il mio ritorno a casa. - estasi lenta - e trascenderò le barriere della nostra pelle. 338. Eritrea Attraverserò il silenzio, Casciello Marianeve come in un lungo bacio, per lambire le labbra, Visetti smunti e pance gonfie, umida carne, due fuscelli le gambe , di questa notte. occhi che parlano di fame e povertà. Bimbi tranquilli, sotto al sole cocente,

91 giocano a nascondino, lentamente defluisce la linfa vitale. E mi hai circondato come placenta Acqua centellinata e nessun agio, giovani in fuga dall’estremo disagio, invaso i polmoni, idratato la pelle nel cuore il sogno occidentale. protetto il cordone ombelicale che Speranza in un futuro degno, mi ha indistinto dalla tua donna cibo ed acqua, sogni da realizzare, eri il mio liquido amniotico miraggio di lavoro e libertà. il sorriso che mi merlettava l’anima. Addio sole rovente, e sabbie e dune, un biglietto di sola andata verso la dignità, Come cieco ora vago lo spettro di essere scoperti, non porta la viltà. mi accoccolo al tuo sapere Il Sudan, poi la Libia, e sul barcone per nutrirmi del colostro della terra infine, in volo, verso la libertà. di parole prime che mi sorprendono Ammucchiati come vecchi cenci, ogni volta di senza aria e cibo, la stia accoglie quel vento umido del divenire. defraudando dell’ umanità. Troppi i dispersi in mare, campi profughi per i fortunati, 340. Il Ventre ed i Falò paura, coraggio e sogni, rimbalzano Di Paola Claudio tra le reti della nuova prigione. Immobile e teso come un arco dentro questa cella di pregiudizi 339. In Utero dietro queste infinite sbarre di Di Paola Claudio draghi ombre e fantasmi

( A mio padre ) mi incurvo su un’antica conchiglia poggiata all’orecchio Avrei voluto vederti sgusciare per sentire quel mare che non ho furbo dai cardini stabiliti del tempo mai solcato. ma ti sei ripiegato in te stesso come feto alla scintilla madre E’ il nero che mugghia di queste strade segreto, tra i fori di Pantalica. di queste case appena nate.

Sei muro di seme che Dal fondo delle vitree foreste cerco un vagisce fuori da questo filo di sabbia suono d’ascia che svuoti le montagne e che scorre tra le ampolle. squarci lo specchio dell’iride.

Sul tuo scheletro è piantato Io che non sono mai morto l’albero della terra, gola ascolto il macinio dei giorni che profonda del mio lungo respirare. ammoniscono mentre la noia espande il suo respiro Come posso ingoiare il sole? sottile e fastidioso. Come posso togliere i tuoi occhi dalle mie scarpe da viaggio? Morsa sul fuoco stropicciato del mio sacro tempio interiore La forza delle tue parole non lascerà mai scoperte le mie spalle e ho le ossa incise e messe in mostra ti accolgo come un infante, come zanne d’elefante. come primogenito, come roccia che si sdoppia mentre mi inerpico nel mondo. Me ne vado ancora con i pugni chiusi Sono il tuo seme fermentato controvento il sottile aroma del tuo turibolo finché non mi scuciranno il l’alito che hai emesso quella notte nel tempo dal midollo ventre di mia madre. finché non si scioglieranno i

92 ventri molli 342. Imperscrutabile rotta Grieco Salvatore dalle calde lacrime dal guaire di un cane O mare, quando il cielo in te si fonde, dal richiamo del colombo in amore dell’armoniosa e cilestre acqua piace dalle colonne del grande caos. il vivido amore che ogni dì trasfonde fin dove il Creatore si compiace; Forse c’è ancora speranza nel conduci orsù tra le tue cullanti onde, ventre di una donna. il dolce allietare della somma pace che affossa e tacita le furibonde Dal capezzolo da cui attingo il mondo. scorse, di questo cuor vile e mendace. Dà giusta proda all’anima incorrotta che, seppur trepida, nel buon Dio spera 341. I Primi Giorni D'Inverno di scoprir presto la sicura rotta. Di Paola Claudio Mando, tra spinte e pene, la galera consunta e quando il dì pian piano annotta, Piume di ali appesantite bramo e confido nell’aura leggera, inesorabili di scorgere presto il riverbero rosso sul tempo di ciò che eravamo e siamo del mite borgo, d’altra vita scosso. mentre ci inerpichiamo attraverso le goffe ombre dell’invisibile scesa. 343. Le mie stagioni Marinelli Rosella Raccontami la storia dei secolari canti umani Una piccola rosa sboccio' breccia al mio mondo in una notte di maggio di questi sospesi specchi immaginari quando l'aria profuma di un viaggio senza volto e di mille fiori. dalle mille migrazioni nei nostri sguardi. Accarezzata dalle spighe in mezzo a campi di grano Tu non sei mai cosa sei! raccoglieva papaveri per ornare i biondi capelli. Sull’asse della terra siamo Come un delfino bastardi dal sangue nobile. tra le onde del mare Dai deserti alle foreste non riesco a amico fedele immaginarti ma ti inseguo, ti catturo e di mille avventure . ti sogno mentre mi consumi Quando l'aria sapeva di mosto fra i giorni che non smettono mai di allattarci. e pendevano grappoli su lunghi filari che bello gustare Con gli occhi di chi danza tra sorrisi tarocchi e dei dorati acini la dolcezza. cicale, traccio la mappa della mia vita Uscire con le guance arrossate per non passare muto attraverso rotolarsi nella candida neve questa gracile notte. che lenta scendeva su tutte le cose Essere l’ombra sbiadita di un essere creando una magica atmosfera. che ci sposta inesorabili sotto le ore. Quante stagioni sono trascorse da allora e quante ne arriveranno ancora . Il nulla né prima né dopo? Quanti doni le porterai , tu vita ? Con uno splendido sorriso tutto accoglierà Alla tua mente alta io sono una scheggia impazzita o uno strano oblio 344. Sequenza provo a declinarmi come uomo Rossi Roberto mentre mi sorprendo nudo e cavaliere proprio lì - dove ti ho atteso invano - Sequenza d'impulsi. Sequenza di attimi.

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Sequenza d' emozioni. per darci speranza Esistenti realtà. raccontando la bellezza Rifiutate realtà. di ciò che abbiamo attorno. Desiderate realtà. Pulsano Sequenze che inseguono come cuori ricchi di sogni. palpiti, speranze, desideri. Sequenze di momenti percorsi su crinali di sperati sogni. 346. Una capanna racconta Sguardi che vanno oltre Rossi Roberto dove il respiro della mente accarezza Davanti essa speranze amate, volute, desiderate. s'inginocchiano. Mentre lo sguardo Racconto antico agognante racconto moderno. bellezza e desiderio Si ricorda s' adagia col peso di un petalo si dimentica. sui tuoi occhi Una capanna racconta e in essi fluttuare ogni giorno il suo messaggio nel tuo universo con barcone di donna. dentro CIE E il mio universo tra macerie di guerra abbracciato dal tuo sorriso e schiavitù si lascia trasportare tra onde micidiali nei tuoi sogni diventate tombe per farne parte. o speranze sperate oltre ogni limite. Una capanna racconta 345. Pulsano come cuori l'ambiguità umana, Rossi Roberto opulenta, arrogante, inginocchiati davanti Pulsano, per rito, per abitudine, le stelle nell' oscuro cielo notturno. ma rimasta vuota. Pulsano, Il resto sul bordo di cuori innamorati. è altra cosa. Pulsano, decorando la mente di sogni desiderati. 347. Guida Pulsano, Musolino Adriano per descrivere una magia unica Un sospiro delicato, che rapisce mente e cuori, un tocco al cuore che accarezza le corde portandoli dell'anima, in magici universi emozionali. ed intuisco che sei qui.... Pulsano, accanto ai miei passi. dove non dimorano più Tu, presenza invisibile custode di torti e grazia, speranze perdute. riparo e fiducia, fede e amore. Pulsano, Tu, che silenzioso e ottimista, nel sensuale nero abito della notte, irradi di luce le oscurità della materia.... che lenta tramutandone il senso, sinuosa passa e và. in profumo di gardenie... Pulsano, Tu,che asciughi le mie lacrime ed abbracci le mie lassù, speranze, dove noi umani riempi le mie valige e viaggi con me..... mai arriveremo. nelle sofferenze dell'esistenza. Pulsano, Tu, fedele compagno,

94 amico fraterno. la via di ostacoli e passioni , Tu, angelo guerriero, guida dello spirito, di scandali e sentimenti , veglia sempre su di me, la via di tutto ciò che si allontana , affinché possa percorrere sempre il mio buon e di tutto ciò che vive qui.... cammino. la via dell'io... Tu, che sei qui...ora! unico.

348. Il pensiero di un giorno 350. Figlio di un Dio Minore Centomo Bruno Musolino Adriano

[…] Arrivederci, amico mio, senza mano, senza Ad ogni angolo del cuore regalo un sorriso parola. Nessun dolore e nessuna tristezza dei e quella semplicità spiazzante ci ricorda bambini. sopraccigli. In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere.” Ad ogni tua domanda diretta rispondo con nutrito Sergej Aleksandrovič Esenin dalla poesia lasciata interesse all’amico Erlich, prima di suicidarsi mentre i tuoi occhi scrutano un mondo senza colpe e colpevoli. Un giorno che trattiene tristezza, ma quieta libertà. Ad ogni tuo delicato tocco di gioia la natura Un attimo che interrompe pazienza e paura. schiude i segreti della conoscenza e solcarne i Un sottile ricamo che ragno mai disegnò, petali è il viaggio di una vita. un reticolo che artista su tela non disdegnò. Ad ogni parola scritta che arriva e trasuda di Ecco come il mare tesse le sue rive, certezze frammenti di luce s’afferrano a vele benevole, le braccia stringono al petto innocenza da mentre il fiato malato urlante, nelle bottiglie difendere. s’imprigiona fatalmente, dolciastro e aspro. Come allora la fanghiglia rinserra Ad ogni vivace colore che emani stanche reti impietose, gonfie di catture. l'anima si tinge di amore e il profumo del vivere carica i battiti del tempo... Rimane quel che è soltanto la parola. Esattamente come tela, che, cucita a malapena, Di ogni piccolo angelo conservo una piuma. vorrebbe diventare veste preziosa. Se ne slaccia il nodo all’estremità, Da ogni rosa di Jerico apprendo la continua e il filo si riavvolge sulla pancia del fuso. rinascita e l'aridità del mondo ritrova vita nell'alchimia di una singola goccia d'acqua. 349. Percorsi.... Musolino Adriano 351. Quasi una poesia La via del respiro è cadenzato metronomo del Centomo Bruno pensiero , spazio infinito , Dimmi, è così di poco conto fusione costante tra un granello di sabbia che io non sappia trattenere il vento? e distese sterminate.. Scrivo mille e mille fogli. la via dell'uomo è scandita, Rubo mille e più foglie. goccia che cade e leviga la pietra , battito d'ali , Nascondo in un labirinto di parole musica che riempie gli spazi , i segni inafferrabili. contrasto ritmico tra terra e cielo , Tra terra e cielo, rovesciando il mare. rincorsa d'intenti . Che è specchio di stantii richiami: la via dell'anima è equilibrio che fortifica , immagine riletta lentamente manto d'amore al profumo di glicine, sopra questo palmo di mano, fiamma che arde nel bagliore d'eterno.... filo d’erba che parola non saprebbe

95 raccontare più ordinatamente. che reca nostalgie e assenze all’ultim’ora del E restano aperte in attesa, giorno fredde dita da stringere. sotto un cielo che risuona, quasi estremo.

La sera smaglia l’ultima sua voce. 352. Il buio scandito S’incantuccia il mio respiro e chiama compagnia. Centomo Bruno Ritrova la speranza in prossime stagioni sulla battigia del penultimo pensiero. Hai anima curva sulle cose. Tu che sei paura, filo che si dipana a stento, dentro quieto buio scandito. 354. L'acqua negli occhi, nel cuore la terra Per ricucire inverni sbiaditi. Mandia Giuseppe

Hai sorriso, vesti fatte di pioggia. Primo salto di luna, luna maestra, Tu che sei istinto, bolla che s’invola selle di barche e campi e lenta si stropiccia come fosse nell’ovale che ci abbraccia distante tempo da scandire. all’eco deliziosa della riva, effigie e altalena della sera. Hai pianto, uno soltanto, da frantumare. Rimbalzo, rimbalzo quasi di fuoco Tu che sei onda, profilo che si svela negli occhi tuoi grandi che sanno di spighe e vuoto si va a svestire, cupo si scandisce e conoscono il sole dell’entroterra, come l’occhio che mi è piaga e sangue. la cadenza lenta e assetata della fatica e si lanciano in rossori di sorrisi al cospetto dell’isola profana. 353. I suoni delle mie stagioni Di pane le mani del cielo di quarzo Mandia Giuseppe creano arie enigmatiche e svelte, odore mordace e tenebroso I suoni delle mie stagioni che scortica anima e cuore. Il lago di Bolsena Mi cattura un senso d’autunno, forse d’inverno, - impenetrabile cono - un ricordo che vorrebbe essere suono leggero riveste le sue braccia di castagne allegre, uva, figurine di pane arcigne, poderose e cupe, e coriandoli dolci di panna e amarene; porta la barca del sonno un’anima di vento che potrebbe spannare al precipizio della notte. le note sottili di quella corte affettuosa Lambiscono volti, fluttuano al mulino del presente celata e svegliano sogni le acque sue feconda armonia di scoperte, parole, volti, visuali depositarie di ritratti della storia impaludati o dispersi in un tempo da nulla. e di nude bellezze impalpabili, verdi ieratici e forti i suoi contrafforti. Ma non suona più la fisarmonica vissuta da mio Qui, dove l’istinto accompagna tutti i mutevoli padre simboli naturali, respiriamo il fragore cromatico la paura delle mie mani bambine di questa terra e, in un solfeggio di vento, tra ciliegie prese al di là del cancello; slacciamo il nostro lume all’acqua che trafigge il vigore sano di quel fiume che spumava in quest’attimo propizio alla resa. sui sassi rassicuranti e il capriccio biancazzurro dei fiori a inventare incroci di candore e bellezza. 355. Una storia Qui è ora di profili arroccati Mandia Giuseppe tra prospettive straniere, di gomiti e minuti invisi alle stelle come i miei sogni La tua linea è un orizzonte pacato indistinti granelli nelle panie di un sordo cammino. ha cauti occhiali. Violaceo è l’alveo Ci sono accordi sbagliati nello spartito del mio che scomposto poggia sul tuo dorso. destino Hai sorriso morbido in quelle acque turgide

96 avviluppate in un gorgo lucido. 357. Chiusura serale Il cestino che ho intravisto Ansoldi M. Cristina l’hai lasciato alla frontiera: dea adolescenza. Con te ha viaggiato un vestito Signori, si chiude! più nero d’un eremo. Si abbassano le serrande delle emozioni Gocce di distanza, perle di una grandinata Si chiudono i cassetti dei sentimenti che ha straziato la seta Si disfa la vetrina dell'apparire di una cravatta sbagliata. Si mette da parte l'orgoglio Tremano le guglie di quei giorni Si stipano negli scaffali le vanità che non avevano passi Schiacciate tra pieghe di presunzione ma solo ancore di cioccolata Si nascondono passioni e gelosie in un carcere di epicurei. Articoli fuori moda Trentacinque natali sono troppi anche per me Si controlla la cassa: famiglia-dipendente spiccioli di miseri successi disoccupato di cari. Banconote d'amore di piccolo taglio Senza templi aperti Tra la spazzatura abbondano qui non posso pregare Illusioni e delusioni né manifestare all’esterno, in solitudine per un risveglio tra arredi e quadri salsi. Signori, affrettarsi, si chiude! I mosaici li ho spediti a un nume arcano ancora fecondo pur se figlio di libri anziani. 358. Il pianoforte Immagino una rètina Ansoldi M. Cristina divisa per panorami pagani, difformi. È carta velina Sulla carta la mappa che vedo e non vedo scivolano che alle dita oppone un rifiuto parole non dette. e mi bisbiglia, Nei tasti due sandali alati. ebano e avorio dormono le note. Il mio tratto, 356. Penelope nero su bianco Ansoldi M. Cristina da un senso alla parole e il tocco delle tue dita Penelope attende sveglia le note e inganna il vuoto sulla tastiera. tessendo il filo dei suoi pensieri Io mi svelo scrivendo, Frenetica va la spoletta tu mi parli di te ignara del suo ipnotico con la voce del tuo pianoforte. pacificante potere Basta saperti ascoltare Le mani volano un soffio un frullio di piume 359. Norvegia e la paura Castelli Mariangela il dolore si dissolvono Il sole pallido è immobile come nebbia al mattino sulla linea dell’orizzonte A lei non importa mentre sale la luna bianca se sarà lenzuolo di nozze grande come il sole. o sudario Un po’ di sole e un po’ di luna a lei basta insieme rischiarano fare e disfare il giorno e la notte. la tela dell'attesa E allora le mani devono correre e ubriacarsi d'inutile lavoro

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360. Ladra di sogni di giovani amanti. Chiapparo Anna Luna Devo andare custode dei nostri segreti Cominciare il viaggio portami via con te verso l’ignoto in una notte d'inverno Scompiglio i pensieri quando l'aria sa di legno bruciato come un puzzle e di caldarroste. sparso sul tavolo La neve imbianca Un groviglio senza senso il letto del nostro amore Se non mi fermo a spulciare dove ci siamo lasciati Non chiudo quasi mai gli occhi avvolti nella calda coperta Vogliono vedere oltre il buio dei nostri abbracci. Oltre l’azzurro e l’immenso E li lascio fare Sole Solo la mente par danzare illumina Mentre il corpo il nostro viaggio d’amore s’annulla nell’ oblio che non abbia mai fine: E sono posti lontani Lungo quella spiaggia pieni di vento di mare che ci vide innamorati d’azzurro e di alberi inquieti e sanno ancora di salsedine centenari querceti i nostri baci che sussurrano lievi mentre l’aria profuma Ulivi d’argento sopiti di grano appena raccolto da un incanto e di lavanda. Cancelli erosi e stretti sentieri ruscelli cantanti in giardini fioriti Monti innevati dove sorge il sole 362. Tramonto di novembre e l’eco rimanda le mie parole Olfi Ornella Viaggio senza tempo né spazio Illustro disegni su invisibili fogli Nuvole allungate e protese Scorre veloce la matita della fantasia… nel cielo come braccia amorose Affiorano pigri e si cingono intriganti l'orizzonte. stiracchiano al sole Sfumature rosate e rosse Dolcemente li catturo si riflettono in cangianti e li coloro con soffi di vita striature blu e argento. Rassegnata li ripongo Ombre curiose ammiccano in cartelle sgualcite... tra sprazzi di ultima luce Anche oggi ho rubato Contorni intrecciati tra loro I miei sogni abbozzano figure enigmatiche. Paesaggio surreale, tra riverberi incupiti dal repentino imbrunire 361. L'amore in questo tramonto di novembre Marinelli Rosella

Nebbia 363. Aspetto l'estate avvolgi il mio sguardo Olfi Ornella verso quel mare che mai mi tradì Aspetto ansiosa l'impetuosa estate. dove odo canti Tronchi nudi anelano il tepore di sibille innamorate. che farà germogliare nuove gemme. Pensieri volano Fiori addormentati nei prati fremono all'estate ormai lontana per sbocciare a nuova vita. seduti su di uno scoglio Lucertole infreddolite rincorrono guardavamo al passato raggi di sole ancora pallidi.

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Passerotti intirizziti cercano incide nella terra brulla misere briciole. intaglia Gatti raggomitolati dormono fin dentro all'anima al ritmo di calde carezze. per sempre. Due nonni tenendosi per mano Ed è insieme a me, passeggiano lentamente quel tuo scanzonato sorriso, temendo che non ci sia per loro nella mia libertà di amarti più nessuna estate. come amo questa meravigliosa giostra che è la mia vita. Come se tu fossi mare 364. Tremante Viola o cielo Mangione Anna Maria o la fusione di cielo e mare, Ho voluto imprigionare il mio cuore come tu fossi In una argentea ragnatela. questa luce che Fosti l'ultimo mio soffrir d'amore, abbaglia il mio orizzonte. l'ultimo eterno sguardo i cui guizzi viola accesero i miei occhi. E' l'amor che ho per te 366. Di madre in figlia fuso all'amor che ho per me. Parlato Nunzia Tremante viola fui accanto a te, Quando il mio corpo scaverà la sua ultima culla stordita ed estasiata, fra le braccia della terra fragile e innamorata. e tornerà zolla fra le zolle Terro' cosi', non trattener di me la passata forma. segreti e ansie Sia nota del tuo riso il mio sorriso e luminose follie Sia canto a squarciagola la mia voce intrappolate tra le pieghe E nel tuo respiro più profondo e le anse dell'anima. sia vento che soffia forte, il mio sospiro. Sarai il mio amuleto, Esso a sua volta pieno s'è nutrito come un diamante nella mia mano, all'amato fiato di mia madre. perche' sia solo gioia Inspira a fondo e mischialo col tuo. il ricordar di quei momenti e Null'altro ho d'affidarti, figlia mia, non strazio che non sia eco spersa già nel mondo per cio' che non fu mai. che non brilli di luce senza abbaglio Ed e' cosi' che, che sappia esser dimora alla sua ombra. per cio' che avremmo potuto vivere Trattieni sulla pelle ogni mio tocco e che non vivremo mai, e sciogli dalle mani ogni carezza. per le ore vissute Fa che non sia mai perdita l'abbraccio e per quelle perdute, e che non segni un vuoto la partenza. sarai per me Accogli nel tuo cuore questo affanno l'ultimo mio amore. e non disperar ché in ogni figlia risorge in fiamma sacra l'alma materna. Ora t'esorto; va, corrile incontro... 365. Come se tu fossi cielo e mare ed innalza solenne il calice alla Vita! Mangione Anna Maria

Non vissi mai un solo intero giorno insieme a te 367. Le tue parole eppure non amai che te. Parlato Nunzia Per quel giorno non vissuto, per quei pochi momenti, Le tue parole riempivano i miei giorni per quegli aliti d'amore respirati spargevano dintorno profumo di cannella e donati, Scioglievano in bocca zuccherose eternai nel mio cuore, come canditi della festa a Natale la magia che un intensa passione Accendevano il buio come lucciole sparse

99 a rincorrersi sui prati della notte. delimito con le dita i contorni Le tue parole si levavano in alto... provo ad afferrare l'immenso Erano l'aria! mi perdo tra l'agonia dei ricordi , Calmavano nell'arsura del mio fiato lasciando al dolore il risveglio . la sete indomita del tuo respiro Il mio destino sei tu Le tue parole erano rugiada tu , con il sorriso malinconico rorida vita sgocciolante sui miei pensieri tu che mi stringi al petto Zolle incolte, erano le tue parole, tu che ad occhi aperti trasfiguravano fra le mie mani come argilla delimiti i miei tratti Le tue parole erano pelle alla mia pelle per ricordare , inchiodata senza ferro tu che sei il destino Nel più felice e ferace degli innesti per il mio amore , Le tue parole sono i cardini, della memoria... io che son E dattorno il bocciolo del tuo cuore. tutto il vivere che ignaro s'agita con indolenza inesorabilmente, svapora. 370. Ascolto lo schiudersi dei fiori Lorussi Paolo

368. Saudade Seduto Lorussi Paolo tra lo sguardo ignaro della gente, contemplo le foglie Si sono consumati i giorni che nascono lente In suono cadenzato di voci, senza pausa su di rami spogliati dal tempo, La tua assenza non sa tacere ascolto lo schiudersi dei fiori La nostra nuvola s'è nutrita d'acqua che lascian spandere il loro profumo. Si è rotta in scrosci almeno mille e mille Ascolto i passi e mille volte ancora frenetici e schivi S'è fatta aria e pioggia chi della vita in un segnar di stagioni più non ha ricordo, Senza posa delle risate A far dispetto a me che ti rallegrano il giorno, dagli occhi cade dell'amor puro l'immagine fermata del tuo viso o celato, e l'impronta delle mani tue che ti fa sentir vivo, sulla mia pelle scolora e va osservo a dilatare un tempo senza ritorno con il mio sorriso acceso Se tu calpestassi la mia via su di una bocca lasciando l'orma tua colma d'amore confusa a quella d'altra gente colma del tuo amore, A muto richiamo son qui come ogni giorno l'anima mia ti verrebbe incontro quando si spegne l'ultima stella Riconoscendoti. per accogliere il giorno, aspetto il primo raggio lo sento scivolar sul mio volto, 369. Il mio destino lascio il mio posto Lorussi Paolo a chi non sa guardare, tornerò ogni giorno lì La realtà non è qua ad osservare nel disordine dei pensieri e meditare per chi non sa amare. nel vento freddo che lacera la mia carne , nel perdersi in un bacio rapito a due amanti . Seguo con lo sguardo l'orizzonte

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371. Suicidio di un poeta mille trascorsi Lorussi Paolo mi abbandono in quella lacrima di un occhio stanco E' triste ma di vita dentro quel che nel cuor mio dimora colori variopinti dover lasciar ancora donna tu unica e preziosa fogli bianchi di libere scelte senza poterli colmar d'amore fu la tua vita lasciar che il Sole spenda ma che scorre e nessun lutto in cielo, e un po' ci si rilassa solo lei la mia amica notte ma la tua grinta parla in silenzio lascerà cader il nero manto, oltre quel corpo di passioni accenderà poche stelle oltre ogni idea di un racconto misterioso quante eran le parole che scrissi di ammirazione è il mio sguardo a questo indifferente mondo. dove bambina io mi rivedo Mi mancherà il gusto sulle labbra ad ascoltare la tua voce di donna matura il suono che aveva il cuor un dì un grazie rimarrà quando l'emozione nasceva, perderò colore in volto e non avrò più luce negli occhi, 373. Folle sentirò freddo Morelli Giuseppe senza l'amore senza la pelle gioiva delle carezze, Forse percorrerò la stessa via trapasso violento per raggiungere quel luogo, indotto voluto mai userò le tue impronte, non so se le mie labbra chiunque tu sia, lasceran sfuggire un lamento ho le mie, arma bianca solo io posso calzare i passi miei, o corda tesa sono la mia firma, flebile scelta su questa via sì polverosa della vita, per chi ha la mente persa, ove nessuno mai potrà, non vi sarà perdono ho un difetto tienilo a mente, quando vi sarà il passaggio amo troppo, solo fiamme ad avvolgermi oso troppo senza mai più riposo, e vedo oltre, scrivere non sarà più ove tu non entreresti mai, la mia causa, innanzi a te un muro s'erge, sarà solo un ricordo sbiadito li tutti si arrestano tornando indietro, in un anima che amava come automi condizionati da regole le parole dare, gia stabilite d'altri, farsi amare io no, ma non si sapeva l'ho trapassato, amare. folle fino alla fine, senza maschera alcuna.

372. Epoche D'aiello Maria Luigia 374. Orizzonte eterno Ambrosi Marco Sono li ferma ad ascoltarti I tuoi occhi si imprimono nei miei Perdonerai il mio fianco estasiata dai tuoi racconti quando sarà troppo debole vago nell'era dei tempi passati e quel fuoco io di questo tempo che non saprà bruciarti, racconti non ho tu dei tuoi tralascia le parole che non t'ascoltano

101 e saprai ridisegnarmi, ormai prossima alla parola fine in quel giorno che muore nel traguardo raggiunto, senza aver vissuto, da un ardita parentesi oltre la cortina dei miei pensieri in questo secondo tempo. che ostacolano i tuoi passi.

Raccoglierai foglie 376. Le orme dove credevi di trovare i frutti, Ambrosi Marco ma saprai distinguere le sole frantumate in polveri di sogni Nel matrimonio con se stessi nei tanti complessi, e porterai sul grembo amplificati nell'orditura sazia di pensieri ogni goccia d'amore come fosse un dono, dolci solo all'apparenza, poiché se il destino si è mosso si rovesciano solide emozioni sarei proprio ingrato a non seguirlo, tradotte dal sistema immunitario che difende la mente dallo sgretolarsi, così e aggiunge macchie di sangue seminale semplicemente al buio, a questo sudario, in quel suo fascino e mistero, quando la voce chiama al quale nessuna ragione può e qualcuno risponde, senza vergogna, annullando le distanze essere solo sana .....e inopportuna nella dubbiosa incognita del maestro di voce, che grida la sua paura ruvida e giusta, 375. Chi sei racchiusa in un bacio rubato al tempo Ambrosi Marco e continua la sua corsa , su binari dalle rotaie stridenti Dolce presenza terrena secche di sostanza d'amore, che di purezza vesti la nuova luce, riscattata nella superba prova memoria completa di tutto d'inganni assorbiti dal tempo. come solo un anima vera dona. Lontana è la figura errante che più non teme le proprie scelte, peccati 377. L'umana dimensione che sorbirono in fretta Caranti Stefano la primitiva sostanza impartita come legge e naturale forza. Tracciamo distanze Tenero è il mestiere nel tempo frammentato di cacciatore di anime nuove senza sapere dove, custode del lavoro limiti umani d’imprecisa comprensione, di quell'Angelo armato di frecce. dove il tutto in spazio vuoto è trasformato. Membro graduato oppure vittima Voglio svestirmi da logiche terrestri, nell'esercito del peccato, frantumar lo spazio senza inganno in un sentimento eterno che cristallizza anime dolenti, più prossimo al vero, trovare il giusto raggio insaponato dalla voce tra i punti di confine. che la pelle riconosce Ma il tempo che scorre è superiore, come tenero amore. proietta il futuro di speranza Tu vergine raggio lucente per cercare la smarrita ricca di capoversi e suoni, umana dimensione, gentile nel cuore una parola giusta, un gentil gesto, morbida nel verbo quel rispetto che il nostro tempo chiede, stampi brividi come perle, l’autentico sorriso che regala negli attimi di vita colui che tiene l’umiltà nel cuore, segnati da rugosa solitudine, quella che tutti noi chiamiamo vita.

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378. Il cantico lontano alla deriva. Caranti Stefano E’ tempo, Vorrei trovare semplici parole è il nostro tempo guardando il firmamento, di cogliere la vita. con il cuore che batte complici le stelle io mi ritrovo 380. Si odono schioppi ad innalzare al cielo Paciello Domenico questo mio canto. Cala l'autunno, son gli ultimi giorni “Meravigliose sono si muovono le mani come quei nonni le tue leggi contorte le viti da mani sapute che ancora non fronde d'ulivo gentil battute conosco ma che bramo svelare i tuoi misteri sognano il risveglio i rami di pesco in questa dimensione il cane nelle canne punta di fresco di passaggio. si in grigia il cielo di voli di storni Dimmi se puoi, si odono schioppi in tutti i dintorni dove cercare tra le infinite vie rassetta la corte mano di donna di questa notte scodinzola il cane al velar della gonna per far finire con un bacio di sole la luna si desta nel nostro mondo il male ?” è al desinare ogni fuoco si appresta

Tremula di luce vuota è la corte alla luce di luna questa sera, calda attesa sull'uscio all'imbruna come la voce mia vanga o fucile accompagna per strada che scioglie il tempo, fremono i passi nell'andar verso casa come la cera è sciolta al lume di candela. mille piccole mani ti fanno la tesa la bella cosa per loro è pretesa Nello spazio immenso, nelle tasche ritrovar vuoi la resa il cantico lontano mentre di ogni di lei ti godi la presa dell’attesa. piccole mani al sonno s'apprestan fino a che il gallo la corte ridesta 379. La tela del tempo delle sue mani ora ti godi la stretta Caranti Stefano la tua stanchezza lontano rigetta

Dipingo il battito di ciglia racconta alle stelle ancora il camino tra cielo e terra, piange ormai vuoto il bicchiere di vino la vita che si espande ora al tuo fianco lei ti è vicino così come si espanso il mondo t 'affida il respiro fino al mattino con occhi d’infinito e meraviglia, effimera al passaggio 381. Una carezza che non darò del tempo Paciello Domenico e di comete. Libera gli occhi dai loro lamenti Dipingo il plenilunio riarsi dal senno e dai tormenti e polvere di stelle come deserto sferzato dai venti sul pavimento nudo, un petalo di rosa rischiarata Una goccia scivola all'improvviso che dondola sul mare come vomere solca di nero quel viso

103 portando con se quel tormento infinito Singulti di cielo conteso e fremiti di foglie Riarde ragione, che asciuga ora il viso ruppero monotonie e destini ogni tormento è finalmente sopito chiusi nell'abbraccio d'amore. solo del vomere il nero segno è ravviso Fummo proiettati nell'inconscio, Non sulla guancia, lì ora è svanito il pianto grondò come pioggia ma nel tuo grembo, dove il tormento su nudi rami di dolore, si nutro da dentro è diviene infinito. anime protese al cielo in ascetico canto.

Quando venne la luce 382. Controra svanirono ombre e rimpianti Paciello Domenico di confusa passione, di corpi ed anime infrante. Non si esce a quest'ora c'è Taglia Grasso !

E' fior di caldo dagli usci socchiusi 384. Rinascita lo sciacquettio nei lavelli, Pedicini Adriana timorosi e confusi; Leggiadre sfumature di forme e tra vicoli corti indefinite lievitano al ritmo d’Amore bagnati dal sole sciogliendosi dal perenne fluire cavalcando favonio della Fonte a formare TagliaGrasso ti vuole. tessere luccicanti o opache scaglie di rocce Dormi per finta ad esprimere con stille spiando nascosto di sangue l’anelito che urla il cicaleccio di gonna di dolore o l’abbandono a Ferragosto; all’oblio soave nella ricerca dell’Essenza. attendi impaziente Aguzzi gli scogli che i passi il meriggiar prepotente impediscono lacerano che fresco e frizzante le piante e spezzano il respiro. allontani l'ardente E si maledicono i vasa electionis nella vile sventura che attanaglia. Ti riporti per strada Patibolo lungo da percorrere a giocar tra la gente alla fine ci attende e croce è lontan dalla mente più pesante di Cristo. Taglia grasso si pente. Ma pietoso cireneo un alito divino prodigioso vicino o lontano dissolve la nebbia dagli occhi che sguardi 383. Luce di odio pietrificarono o semplicemente Salvaggio Carmelo il male di vivere. Allora vedi bucaneve forare dell’animo Quando venne la luce il manto perlaceo o gocce di lacrime il piacere svestì la notte mutarsi in variopinte veroniche degli assurdi silenzi lungo i polverosi sentieri dell’anima. rischiarando confini di cielo. Allora crescente sinfonia si leva il palpito di vita che Brividi alitarono vita ora modulando cadenze nell'aria fredda della prima ora sofferte ora squilli gioiosi trapassando corpi distesi si nutre dei soavi frutti d’Amore lungo sponde d'abbandono. grondanti come pioggia silente dall’Universo.

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385. Cuore in burrasca ora che il gelo stringe il cuore Serio Anna nella morsa che delude e offende il protendere sincero alla fiducia. Sul bianco qual neve salata Disarmata e nuda dell'onda in frenesia danzante senza scudi dubbiosi cavalcano tempesta e tormenti senza più spine né artigli i pensieri del cuore in burrasca. dondola ferita tra le onde innevate, Approdano a lidi stranieri, bianco d' ira immacolata del suo mare. spaventano le notti ignote in cerca di un faro lunare, disperse e dormienti le stelle. 388. Per un re Tamburi di terre lontane Nardacci Gabriella risvegliano il naufrago cuore, ritorna il ritmo incalzante Ti ho seguito muta e generosa è stanco, ma eterno viandante. Dentro la tua tenda Intanto diviene carezza Dove ne'aedo ne' musa il bianco di sale impetuoso Giammai potrebbero cantare ed è luce la notte più nera, Della bellezza della tua spada lucente faro si accende la mente. E di quanto tu sia stato re con me E di come me con te Abbia diviso il mio onore. 386. Se noi... Le mie ancelle mi hanno atteso Serio Anna Per lavarmi con acqua di rose E la notte mi ha accompagnato Se l'anima fosse alito Dentro la tua reggia fluente dalle tue labbra, Ove mi hai offerto la respirerei nei tuoi gemiti d'amore Un banchetto di cibi speziati e tratterrei il fiato, E dove abbiamo nutrito l'anima per non perderla nel respiro. Del nettare rubato ai fiori della vita. Se il mio corpo fosse arpa, Ad un Re ho donato vibrerebbe sotto la tua pelle Un regno sconsacrato esplodendo in canti di passione. Senza che io abbia mai conosciuto il suo volto Se i miei capelli fossero piume, solleticherebbero gli angoli più intimi del tuo cuore, 389. Leggera come neve rendendolo docile al mio calore. Nardacci Gabriella Se i palpiti fossero rintocchi, fermerei il tempo E correre lontano ed arrancare e ci nutriremmo di infiniti istanti C'è forza e tanta voglia di scappare e succulenti baci Parole dentro, pensieri solitari di nettare divino. Che corrono con me tra suoni e noia Se noi fossimo nuvole in quei momenti solidi e loquaci plasmate dal vento in cui non sento in tempo suoni e voci. a sovrastare il cielo, Io vivo azioni perse e inevitabili diverremmo pioggia d'estate Bisogni e percezioni inesprimibili e ci uniremmo al mare, Ma corro come gocce d'anima e sale. Arranco tra brividi e ricordi E cambia il cielo che è sempre più vicino E che non è il mio cielo nella stanza. 387. Rosa nel mare Non sento la distanza Serio Anna E l'aria è più pungente E fuori è tutto bianco dove arrivo Ha perle di rugiada salata Non sento più la gente a graffiarle i petali vermigli Silenzio è intorno e nuvola mi sento la rosa nell'anima, E apro le mie braccia

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E il ciel mi stampa i baci sulla faccia Il vuoto E urlo nei nomi, tra i volti E lascio le mie impronte sulla neve elenchi rubati, affondati come pietre. Che cade e mi accarezza lenta e lieve Non si torna, non si aspetta più. Ed è già sera... Si respirano brusii di cenere sparsi e incollati. Il silenzio del catrame 390. Io sono l'amore urla nel fondale Nardacci Gabriella piange e fuma negli abissi rotola nel triste senso. Io sono l'amore di oggi L’eco del dolore bussa Quello senza storia e senza pianeti giace nel labirinto L' amor che non pensa cova debolezza Che si ciba di fiori e di frutti stride sotto la porta dell’anima Che sprizza di frizzi e di lazzi... e muore d’un infinito perpetuo d’acqua e demoni dissolti. Io sono l'amore di ieri Quello senza futuro e senza una casa L'amor che ha memoria 392. Nel silenzio delle mie urla Che si ciba di spezie e profumi Monfregola Vincenzo Che vivi ha lasciato i miei sogni... Dipingo in cielo parole delicate, Io sono l'amore che vola sono le virgole di seta Che geme a regalarmi la sosta. Che urla il suo nome Sono l'amore bambino “E' un viaggio Che è nato dovunque che non ha eguali.” Sognante Mostruoso Mi perdo Invitante tra le nuvole in tempesta Che scrive sui muri e ritrovo la rotta Che bacia per strada incurante solo quando è quiete, Che scrive sui libri di scuola quando regna sovrano l'assordante silenzio delle mie urla. Io sono l'amore che vive in prigione Nei vecchi diari legati con nastri di raso In scatole a fiori 393. Le lenti agli occhi Insieme a foto sbiadite Monfregola Vincenzo A lettere pronte a partire e mai più spedite. Andrò via Io sono l'amore che piange e che ride come le parole L'amore vicino e lontano che scorrono veloci L'amor che patisce nelle pagine L'amore che sempre rinasce. di un libro vecchio.

Viaggerò 391. Acqua e demoni in quel mondo Atzori Marina che narra la vita, serviranno delle lenti nuove Fiamme, corpi senza vita alcuna agli occhi nodi e vento. che non sentono. Mare, aperto come cielo scale e scialuppe coperte fredde, di ghiaccio. A galla la paura.

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394. Del nulla vesto, del tutto vivo 396. Convinti di essere speciali Monfregola Vincenzo Caldarese Ivan

Non godo di nulla Convinti di essere speciali, credono a questa di alcuna ricchezza, fantasia porto me stesso al giorno che sono convinti di essere speciali o fantocci e guardo il cielo, manovrati da forze sovrumane. le foglie, la terra, Vi rivelerò i fatti, gli inesorabili e terribili fatti. quello che basta. La razza umana non controlla il proprio destino, pensiamo di essere liberi, Scrivo il mio tempo milioni di esseri che credono in questa fantasia. tra la miseria delle baracche, La terra è una fattoria e noi bestiame e le pezze intrappolato da una invisibile pastoia. che nascondono il mio corpo. Convinti di essere speciali, sacri e onorati gli animali prescelti dagli Dei, Mi regalo al giorno per giorno vengono battezzati, catalogati ed etichettati, e sono là mentre la lunga ed invisibile pastoia stringe, dove non verresti mai a cercarmi. stringe, stringe… Non chiedermi quel perché, Barcolla il bestiame che giorno dopo giorno esiste io sorrido nel nulla se non per soddisfare la brama carnivora dei tra le macerie di una vita padroni. che solo questa conosce, L’unica scelta è sopportare il male, il mio é sorriso che nasce lo stesso resistergli selvaggiamente, e senza alcun prezzo. solo così puoi convincerti di essere speciale.

Ora vieni, siediti sulla pietra del niente, 397. Senza preghiere perché sono io a chiederti Caldarese Ivan parole senza senso: Vorrei regalarmi la possibilità di volare, << Veramente, evadere dalla sua presenza. sei felice nel tuo tutto? >> Giorno e notte mi sta vicino, quasi addosso, l'accusatore dei miei peccati. Ci osserviamo, mi guarda, 395. Il cerchio della vita penetrando la mia corazza Ardizzoni Nerina riesce ad accarezzare le mie più intime paure. Giornate fiorite di crisantemi, E' cosi che riempie il salvadanaio che tiene in freddo chiacchierio di parenti, mano. umidità di antichi sassi scrostati, Avara esistenza. ognuno cerca una presenza, Ma per quella ricchezza non voglio pregare, un affetto, un dolore, io prego per non essere come gli altri. per ricordare ancora, per continuare a soffrire. Un bambino corre lungo il viale, 398. 1000 Criste sfuggito a chissà quali mani, Romano Enrica i suoi occhi felici illuminano il luogo, - E le vedi danno senso al passato e in piedi chiudono il cerchio della vita. sulla croce Ognuna a suo modo non arresa; Mille Criste in fila

107 gravide di senso. trascinandomi fra le dune Corpi attraversati che, il vento dei ricordi, da mani oscene costruisce sul mio cammino e ragioni abortite. e sciolgo nel pianto consolatore Scavate dall’urlo dell’anima in rivolta i versi di un vivere scuoiate nei cuori palpitanti. che, ormai, non mi appartiene. Trafitte dall’assurdo Vivi, mi dicesti acuminate dal male. mentre si spegneva la tua luce Lunghi capelli ma il cuore sordo non coprono la vergogna del genere umano; e stanco del disincanto Lontane le nenie da bambine, le grida giocose, le chiude gli occhi all'anima ninna nanna intonate. e stancamente riposa Chissà l’ultimo tuo pensiero; le sue terminali nei versi di una nenia parole. che anelano al silenzio Poi il silenzio: ad una ad una in un coro sordo dell'ultimo respiro. in quella/questa terra desolata, dal sangue innaffiata. Ti accorgi che sei parte di loro 401. Il corvo e la luna e lasci in quei chiodi una fitta di te. Castillia Vicente Guardi e non vai oltre Raccogli nei tuoi occhi cent’anni quasi orsono le mie lacrime d'argento vergine è la Pietà. - e fredde son le fiamme che nel cuore innescano l'incanto. E' nel nero del tuo manto 399. Un gesto...la vita che celi il mistero del tuo canto, Salvaggio Carmelo hai occhi profondi, come profondo è il disincanto Di quelle mani che confortarono il seme di quei versi tuoi che anelano al dolore. prima dell'abbandono, Dimmi povero amico ho prediletto la semplicità del gesto. cosa cela il tuo destino? Lavoro, sacrifici, rinunce E' l'anima ferita amica mia, affondano nelle rughe del viso a dettare i versi del mio desio, nella profondità degli occhi tuoi ormai stanchi, che anela all'ombra più che alla luce nei solchi delle mani operose ed è rosso come i sangue come il seme che accarezzasti il bargiglio del mio elmo che ora giace a dar frutto che indomito nasconde in un solco fruttuoso il lacrimare greve del cuore, d'alma madre terra. mentre il nero del piumaggio fa da scudo al beffeggio Semplice il gesto che il vivere fa del mio coraggio infinito il dono. e la passione che un di mi apparteneva ha trovato il suo destino oltre l'incanto che il buio della notte mi ha donato. 400. Sopravvivo al vivere Castillia Vicente 402. Amore reale... Languono gli occhi al ricordo Caldarese Ivan mentre un pensiero, sottovoce, Solo lontano dalle dimensioni tenebrose rapisce l'anima dell'esistenza, ed il desiderio che non ha voce solo li, trovo l'amore. si tramuta nel canto cupo del cuore. In quel rapporto che si racconta con i respiri, Vivo, o meglio, che qualsiasi parola detta rimane tra le lenzuola, sopravvivo al trascorrere del tempo sporcandosi di orgasmi di stelle,

108 fino a contenersi nell'attesa della prossima volta. la luna che ti culla Silenzi e infarti d'emozioni, ogni notte. solo quello mi rimette al mondo più vivo di prima. Mi piacerebbe donarti Solo per un attimo, infiniti sorrisi, finché non alzo le persiane e guardo fuori. essere la guida della tua ragione, Li, sento il ritorno sulla pelle alle follie ordinarie. illuminare i tuoi momenti più bui. Ma quel ricordo, Seguirti a distanza senza l'odore nella stanza rimane, mi accompagna, intralciare il tuo volo. rimane dentro, lo ascolto e vado avanti, Mi dispiace essere solo avanti. la tua pena, il tuo tormento, ma ben sai che il mio amore è come un fiume 403. Ho paura dei tuoi occhi che si apre al suo mare. Castillia Vicente

Ho paura di perdermi 405. Anima nel labirinto dei tuoi occhi, Zezza Giovanna il tuo sguardo timidamente ammaliante Si schiudono i petali cattura e non lascia scampo, di un cuore ferito travolge con l'impeto come api giulive della sua estrema dolcezza che succhiano un nettare confonde acerbo, con la sua disarmante bellezza. così spighe di grano E' stato intenso toccano il cielo quel singolo istante, danzando cullate dal vento in cui i tuoi occhi come tralci di viti sono stati dentro i miei, che sostengono il cuore capriccioso, un frutto allettante, proibito, nella sua ritrovata fanciullezza fanno posto ad un’anima ha reso unici quegli istanti. adagiata su un fondo Vorrei poter difendere i tuoi pensieri marino e con un bacio sulla fronte come in un abisso inesplorato. sigillare i tuoi ricordi per far si che il mio volto rimanga nella tua mente. 406. Inquietudine Ho sempre guardato al cielo nero Zezza Giovanna con la passione e lo stupore che è tipico del bambino Ed è uno stato d'inquietudine ma da ieri sera che mi pervade, ho una ragione in più mi rapisce per guardarlo ed come una foglia strappata un modo diverso di vederlo al suo albero dal vento. sapendo Quel vento che crea un vuoto dell'anima, di non essere il solo a sognare una bolla che non scoppia. mentre disegno col dito Lacrime strozzate sulla lavagna del cielo. che non fluiscono, restano incastrate, come tra rocce indurite. 404. Perla La libertà del mio sentire Zezza Giovanna in balia di un mare perennemente in tempesta.

Vorrei essere la perla di ogni tuo giorno, il chiarore di ogni mattino,

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407. Luna 408. Non ricordo Radicati Stella Giovagnetti Elzide

La Luna che si tuffa nel mio bicchiere Non ricordo quando sono nata ha il profumo dolce del Gelsomino, nelle bordure ma le rose erano in fiore delle villette estive, e cadeva il sole, calde, vivaci, come sensuali notti d’Agosto tardo, dietro la collina, e poi sulla terra di grano. nuovamente abbottonate e frigide nel gelido Sono nata tra i giochi dei bambini inverno, e le lenzuola profumate di sapone, quando il mare si gonfia e grida, tra le pareti di casa s’increspa di spuma violenta, e le braccia dure di lavoro. rumorosa e arrogante, Non ricordo, empio di forza, ma battezzata dal dolore scellerato. intanto che il primo respiro soffiava sul seno dell'amore. Luna, t’avessi ancora nel mio bicchiere, ti berrei d’un fiato 409. Sotto lo stesso sole oppure non brinderei affatto, Giovagnetti Elzide per non lasciarti scorgere dal balcone accanto e nascosta tra le pieghe di un fazzoletto, Sulle barche smorte di pescatori ti lascerei seccare come un fiore di campo. al riparo sopra reti disfatte riposano sereni mercanti di colore. Luna stinta Ossidata dal silenzio notturno Cade, peso morto sulla corda da innamorati incostanti, un figlio della repubblica e da tiepide promesse shakespeariane. democratica fondata sul lavoro

Luna eterea, impiccato dalla sua condizione frantumata e dispersa: strozzato da fame e disonore. scintille luminose di un calice rotto scivolato dalle mani insicure, d’un viandante ubriaco.

Luna torbida, avvolta tra nuvole di ragnatele filanti, Velata dalla fioca luce degli abatjour accesi Sui racconti d’infanzia Di colpo scivolati nell’oblio del sogno, Setacciando pensieri che scemano lentamente come sabbia tra le dita.

Con gli occhi chiusi ad ascoltare le ombre.

Sigarette accese mimano nella notte le luci lontane dei cimiteri silenziosi e quieti ed altre, nuove Lune ad illuminare l’Eterno.

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