Point of No Return
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1 Wallace Lee POINT OF NO RETURN Basato su personaggi creati da: David Morrell Test reading: Piero Costanzi Orazio Fusco Flavio Brio Gary Rhoac Editing in italiano: Flavio Brio Website Design by: Marco Faccio Copertina: copertina di Marco Faccio da un disegno di Ambra Rebecchi e un'idea di Wallace Lee Un ringraziamento speciale: A tutti I veterani che hanno contribuito a questo libro; le parole non bastano. Grazie di cuore. Double Edged Ghost Writings, 2017 [email protected] Copyright: I personaggi di Rambo e del colonnello Sam Trautman sono stati creati da David Morrell nel suo romanzo Primo Sangue, copyright 1972, 2017. Tutti i diritti sono riservati. Tali personaggi sono stati inclusi in questo libro con il permesso di David Morrell, alla condizione che nessuna parte della trama sia messa in vendita. L'uso dei personaggi non implica approvazione della trama da parte di David Morrell. Il coltello First Blood è stato disegnato dal fabbro dell'Arkansas Jimmy Lile (1982). Tutto ciò che leggerete in questo libro al momento della sua uscita (Aprile 2017) e che non appare in alcun film o libro ufficiale della saga di Rambo, proviene dal lavoro originale dell'autore. Copia elettronica per la lettura privata, la diffusione gratuita e la valutazione da parte di siti e riviste. Qualunque utilizzo commerciale è proibito. 2 POINT OF NO RETURN 3 IMMAGINI 4 Una squadra in assetto 'pesante' per le missioni a lungo raggio, con personale americano e indigeno, appena tornata da una missione. 5 La scaletta per le esfiltrazioni di emergenza. Quando recuperare una squadra del SOG era estremamente pericoloso, si usava la scaletta. Era un metodo di recupero molto più veloce ma anche molto più pericoloso, sia per il rischio che i soldati cadessero nel vuoto che per la possibilità che la scaletta si impigliasse, facendo precipitare l'intero elicottero. 6 Pugnale da combattimento modello Gerber Mark II. Il coltello d'ordinanza durante il Vietnam fu il Kabar, un coltello adatto sia a combattere che all'uso come utensile da campo. Proprio per questo motivo, molti soldati sentirono la necessità di qualcosa di più letale, come un pugnale vero e proprio, e pugnale significava un coltello più lungo, più stretto e soprattutto col doppio filo. Ecco perché - durante la guerra del Vietnam - il coltello da combattimento 'puro' più diffuso fu il Gerber modello Mark II. Nonostante i soldati se lo procurassero pagandoselo di tasca propria, divenne talmente diffuso, amato e 'di moda' tra i soldati, da diventare una vera e propria icona della guerra del Vietnam. Gli LRRP (ricognitori a lungo raggio dei Ranger) sono ancora oggi l'unico corpo d'elite che abbia mai incluso come prova d'ingresso una missione di guerra vera e propria, in un autentico territorio nemico. Alla fine della sua prima, vera missione in territorio ostile, se la recluta veniva poi accolta negli LRRP, riceveva in dono un Mark II come simbolo del suo 'essere diventato' un vero ricognitore . Il Mark II divenne quindi anche il simbolo di quell'unità, esattamente come per gli uomini di Trautman lo fu il Randall 18. Gran parte del successo del Mark II è sicuramente dovuta al suo look minaccioso, al punto che il Gerber comparve perfino nelle piazze, tra le mani dei pacifisti - durante le manifestazioni contro la guerra - per mostrare al mondo quanto fossero 'caduti in basso' i soldati americani, al punto da brandire armi tanto 'viscide'. Alcuni dei soldati di Trautman possedevano anche dei Mark II, ma li portavano con sé solo nelle missioni in cui l'uso offensivo del coltello era una certezza, o nelle missioni in città o di breve durata, dove il peso dell'equipaggiamento era irrilevante. Sebbene il Mark II fosse senza dubbio un coltello 'superiore' in quanto a 'potenza offensiva', la sua lama troppo stretta lo rendeva inutilizzabile come strumento da campo. Quindi per il Baker team, il 'coltello Baker' (il Randall 18) restava quello più importante dei due, specialmente nelle missioni a lungo raggio, dove il peso complessivo dell'equipaggiamento era un fattore fondamentale e i soldati portavano con sé, per forza di cose, un solo coltello, e dunque il più versatile (il Randall 18). L'unico ad avere sempre costantemente con sé un Mark II, durante tutte le sue missioni, era Coletta, che lo teneva sempre a portata di mano e, quando necessario, lo prestava a Rambo o a Delmore, quando i due 'uomini ombra' dovevano agire 'silenziosamente'. 7 Pistola Browning 'Hi-power' Progettata negli anni trenta, è stata una delle pistole più diffuse nella storia delle armi da fuoco, al punto da apparire nelle mani di entrambi gli schieramenti durante la seconda guerra mondiale. In calibro nove millimetri, fu il primo design in grado di ospitare ben tredici colpi (da cui il nome) senza problemi di affidabilità, quarant'anni prima che tali pistole diventassero standard. Ha cominciato a essere sostituita definitivamente solo negli anni novanta, ma è ancora in uso in vari paesi. Pur non essendo mai stata ufficialmente un'arma americana, molti nel SOG se la procurarono per sostituire la 1911, per via del suo caricatore tanto capiente, più adatto alle condizioni 'estreme' in cui il SOG combatteva. Lanciagranate M79 detto 'blooper'. Lo scopo dell'M79 era dare ad un soldato la capacità di lanciare granate con una gittata e una precisione fuori dal comune. Però pesava e ingombrava come un'arma standard, ma potendo sparare solo granate era inutilizzabile per l'autodifesa immediata. Vennero così create delle granate speciali che sparavano pallettoni (come i fucili da caccia), ma anche così il soldato armato di Blooper era comunque costretto a ricorrere spesso alla pistola, specialmente nei momenti di maggiore pericolo. Per questo motivo, il Baker team non lo usava quasi mai. 8 Lanciarazzi leggero M72, Americano. E' l'equivalente del suo omologo russo, l'RPG, solo leggermente più moderno, leggero e preciso. A differenza dell'RPG però non si ricarica, perché è un'arma usa e getta. Fuori produzione da anni, è tornato recentemente in produzione per l'uso in Iraq e Afghanistan, per la sue doti di leggerezza, compattezza e soprattutto per il basso costo, che ne consentono un utilizzo in grande quantità. 9 Elicottero da attacco modello Cobra. Veniva utilizzato soprattutto come scorta armata per altri velivoli, ma spesso anche come elicottero d'attacco, specialmente contro bersagli difficilmente individuabili dai jet (che potevano passare sui bersagli solo ad altissima velocità, quindi sapendo già dove colpire). Era dotato di mitragliatrice pesante (20mm) molto veloce, razzi e missili. I razzi erano numerosi e, a differenza dei missili, erano senza guida, avevano dunque una traiettoria lineare e venivano sparati come proiettili, ma all'impatto esplodevano creando grossi danni. I missili invece erano meno, ma potevano inseguire il bersaglio (veicoli o carri armati) e avevano una testata molto più potente dei razi Il fuoco che un Cobra era in grado di generare in una manciata di secondi era impressionante. Qui sotto, la cabina del Cobra e il suo mirino HUD, mentre con la mitragliatrice sta sparando cento proiettili al secondo. 10 Point Of No Return 11 Jorghenson si svegliò nell'oscurità dei suoi occhi chiusi. La prime cose che sentì furono l'odore dell'alcool, del cloro e del sangue, ma soprattutto le urla, tante urla e di vario tipo, che provenivano da tutt'intorno. Aprì allora gli occhi. Sopra di sé, vide il soffitto di una tenda da campo. L'ospedale della base – pensò. Poi, con lentezza esasperante, girò a stento la testa . Sul tavolo operatorio a fianco al suo fianco, due mani luride e senza guanti cercavano (invano) di bloccare un paio di gambe amputate al ginocchio. I moncherini mulinavano invece e si dimenavano come l'uomo stesse impazzendo per il dolore, e fu allora che Jorghenson riuscì finalmente a dare un senso alle urla che sentiva. Solo che erano tante. Tantissime. “DATEMI UNA MANO” gridò qualcuno alle sue spalle. Il sangue usciva ancora dai quei moncherini gocciolando, grondando e schizzando ovunque, tanto che per poco non gli arrivò negli occhi. La vista di quelle mani luride di terra e senza guanti, che maneggiavano ferite aperte e ancora sanguinanti, rese quella visione ancora più orribile. “TU: DAMMI UNA MANO, CAZZO!” Jorghenson chiuse subito gli occhi. Li strinse e si girò dall'altra parte, ma con quelle dannate urla che non smettevano mai quell'orribile visione non uscì dalla sua testa. Fu allora che si accorse di non riuscire a muoversi. Paralisi – pensò. Sono paralizzato dalla testa in giù. Riaprì allora gli occhi. Probabilmente per sempre. Un telo verde oliva faceva da separé a un'operazione in corso, ma un sottile fiume di sangue scivolava da sotto la tenda, Gesù Cristo. Era come se quel telo nascondesse un qualche canale di scolo per il sangue. Jorghenson risalì allora con lo sguardo su, lungo il telo, e si accorse che erano due accostati uno all'altro, in realtà, e che c'era un piccolo spiraglio tra i due. Vide gli anfibi del paziente steso sul tavolo. Tremavano un poco, come se avesse le convulsioni. Alzò allora gli occhi al soffitto, perché ovunque girasse lo sguardo non trovava pace. Poi, senza volerlo, tornò con lo sguardo al sangue che scorreva come un fiume sul pavimento di tela della tenda ospedale. Non era solo il sangue a scorrere. 12 Scorrevano anche delle interiora, come foglie alla deriva su un fiume. Parevano rifiuti gettati sul pavimento. Un paio di mani – anche stavolta senza guanti - si abbassarono per prendere quegli intestini e portarli via. “Che ne facciamo di questa merda?” “'Ficcatela su per il culo” Le voci si fecero allora distanti, irreali, e il cuore di Jorghenson accelerò.