Castel Gandolfo, Operazione Tappa Buche: 156 Interventi in Due Giorni
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Castel Gandolfo, operazione tappa buche: 156 interventi in due giorni. E non è finita CASTEL GANDOLFO (RM) – Con 72 tonnellate di asfalto, pari a 4,5 metri quadri, e due giornate di lavoro si sono realizzati i primi interventi per il ripristino di 156 buche presenti sul manto stradale nel territorio di Castel Gandolfo. Per il ripristino della pavimentazione stradale, messa a dura prova dal quotidiano aumento del traffico e dagli agenti atmosferici come pioggia, neve e ghiaccio, la ditta incaricata per tali interventi di manutenzione ha utilizzato un conglomerato bituminoso adatto proprio alla riparazione di strade trafficate usurate. “Come programmato – spiega Alberto De Angelis assessore alla viabilità del Comune di Castel Gandolfo – tra la giornata di venerdì scorso e di oggi siamo riusciti ad intervenire per la riparazione del manto stradale, lì dove si erano formate delle buche a causa del maltempo delle scorse settimane. Abbiamo subito messo in programma anche ulteriori interventi di bonifica che riguarderanno la rete stradale di competenza comunale, mentre per quanto riguarda le strade provinciali che attraversano il nostro Comune, pensiamo a via Garibaldi, viale Antonio Costa e via Carlo Rosselli, abbiamo già programmato per il 20 marzo la conferenza di servizi con la Città Metropolitana di Roma Capitale per affrontare al più presto questo problema e garantire la sicurezza stradale di pedoni e veicoli”. Nemi, consiglio sul bilancio: l’opposizione accende i fari sulla As Diana Nemi NEMI (RM) – Consiglio Comunale a Nemi dove si è discusso dell’approvazione del bilancio che ha visto anche impegnati in prima linea i consiglieri di Ricomincio“ da Nemi” Carlo Cortuso e Patrizia Corrieri i quali hanno presentato un importante emendamento che sebbene tecnicamente non sia stato accolto per vizi tecnici ha una doppia valenza sia politica che di estremo interesse per le casse comunali e quindi per le tasche dei cittadini. In sintesi cosa dice l’emendamento? In pratica il Comune risulta creditore di circa 100mila euro verso la A.S. Diana Nemi Il 13 febbraio 2018 è stata depositata dai consiglieri comunali Cortuso e Corrieri una richiesta di accesso a tutti gli atti relativi a quanto disposto nella delibera numero 80 del 9 luglio del 2012 (firmata da Pietro Pazienza e Edy Palazzi con assente il sindaco Alberto Bertucci) che ha per oggetto il conferimento dell’incarico legale all’avvocato De Marco per il recupero del credito verso la A.S. Diana Nemi. In realtà si tratta di una delibera di indirizzo a cui non seguono pubblicazioni sull’Albo Pretorio comunale ne di una determina di affidamento al legale per l’incarico in questione e ne di altri atti relativi la questione di questo credito che evidentemente è ancora da esigere e che da 8 anni di fatto il Comune non incassa. Nei fatti dunque è rimasta in piedi soltanto una delibera di indirizzo politico a cui non è seguita alcuna determina che desse di fatto l’incarico al legale. Ma cosa c’è scritto di importante in questa delibera? Andiamo per gradi. Il Comune è proprietario dell’impianto sportivo Luciano Iorio in convenzione stipulata nel 2003 con l’associazione sportiva Diana Nemi per un canone annuo di 24mila euro oltre Iva. La convenzione è stata poi riaffidata alla stessa associazione nel 2009. Nel 2011 figura agli atti una nota di messa in mora del responsabile pro tempore dell’ufficio tecnico comunale E poi c’è anche una delibera dell’allora commissario straordinario Maurano dove si demanda al responsabile dell’ufficio competente l’affidamento dell’incarico legale per agire per il recupero del credito nell’interesse dell’Ente. Per questo motivo nasce l’emendamento dei consiglieri Cortuso e Corrieri che nella seduta di Consiglio dello scorso 12 marzo hanno chiesto chiaramente: “Questi soldi dove sono? Dove li andiamo a trovare in bilancio?”. In pratica una richiesta di chiarimenti e di trasparenza partendo da un dato di fatto: i consiglieri non hanno avuto alcuna risposta di accesso agli atti e non sanno dove è finita questa somma che vanta il Comune nei confronti della Diana Nemi. Il sindaco di Nemi Alberto Bertucci, dal canto suo, ha detto che tecnicamente che l’emendamento non è stato ritenuto ammissibile secondo il parere espresso da parte dell’Ufficio Ragioneria Il primo cittadino ha aggiunto anche che la risposta data verbalmente dal responsabile dell’Area Finanziaria ai consiglieri di opposizione può essere considerata esaustiva, ovvero che la somma presumibilmente è nei residui attivi perché costituisce una eventuale eccedenza. Di contro, il sindaco ha definito il bilancio “blindato” e sano. Un documento contabile che è stato poi approvato dalla maggioranza con soli tre voti contrari dell’opposizione: “Abbiamo rispettato in pieno il patto di stabilità – ha detto Bertucci – e il nostro bilancio è fatto di numeri reali e riscontrabili”. Il consigliere di maggioranza Giovanni Libanori prima di procedere alla votazione, ha chiesto ai consiglieri, alla luce di quanto emerso, se intendessero ritirare l’emendamento ma Cortuso e Corrieri non lo hanno fatto e il Consiglio comunale lo ha respinto con tre astenuti (le opposizioni) I consiglieri di Ricomincio da Nemi, a margine della seduta hanno dichiarato: “Troviamo sconcertante la modalità con cui certi temi vengono affrontati dalla giunta comunale e dalla maggioranza che la esprime. Soprattutto quando si parla di soldi pubblici. Noi, il gruppo consigliare “Ricomincio da Nemi” – hanno aggiunto Cortuso e Corrieri – prendiamo molto sul serio il nostro ruolo di rappresentanza degli interessi dei cittadini e quindi troviamo naturale chiedere conto al sindaco e alla sua giunta di questioni che, ai nostri occhi, presentano delle incongruenze. Ancora di più in tema di bilancio. È legittimo il diritto/dovere del sindaco di sciogliere ogni dubbio e chiarire le questioni. Invece ci troviamo di fronte ad un arroccamento di giustificazioni tecnico/formali senza entrare mai nel merito della nostra richiesta se non avanzando delle tesi piuttosto confuse e, in alcuni passaggi, contraddittorie. Da parte nostra continueremo la nostra battaglia per la chiarezza e la trasparenza, perché questo è la ragione per cui siamo stati eletti”. NEMI – GENZANO: TUTTE LE “CYNTHIA” PAZZE PER GIOVANNI LIBANORI Pordenone, ha il tumore al seno e ricorre ad un naturopata: muore a soli 46 anni PORDENONE – Per combattere un tumore al seno chiede aiuto ad un naturopata, ma dopo pochi mesi si ritrova in fin di vita e quando finalmente si rivolge agli oncologi è troppo tardi. Vittima di questa vicenda è una donna di 46 anni, siciliana, morta circa un anno fa. A denunciare l’accaduto è stato l’oncologo del Cro di Aviano (Pordenone) Massimiliano Beretta, che mette in guardia, dalle colonne del Gazzettino, sull’affidarsi a questi “guru” che utilizzano soltanto sostanze naturali. Toccante l’email che la paziente ha inviato dalla Sicilia al medico dell’Istituto Tumori friulano per presentare il proprio caso: “Avevo seguito i consigli di un naturopata che conoscevo da anni, ma che si è rivelato poi un lupo travestito da agnello, definizione sin troppo generosa per questo personaggio che praticava radioestesia, fiori di Bach, metodo Hamer e poi mi ha ridotta in fin di vita, dolorante”. “Mentre lei credeva di sottoporsi a una terapia efficace, la malattia avanzava in modo ancor più aggressivo – ha spiegato all’ANSA Beretta – perché non incontrava l’ostacolo della chemioterapia, e soprattutto si diffondeva in un organismo ormai privo di difese. I dati che più ci allarmano sono quelli relativi all’autodiagnosi da motore di ricerca: una recente indagine di Medipragma ha accertato che l’81% degli italiani si rivolge al ‘dottor Google’ per trovare informazioni online su sintomi, diagnosi, malattie e cure” Messina Denaro, colpo al clan: il capomafia sempre più solo TRAPANI – Oltre 100 uomini tra Carabinieri del Nucleo investigativo di Trapani, del Raggruppamento operativo speciale e della Dia, stanno eseguendo 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Palermo su richiesta della Dda. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, favoreggiamento e fittizia intestazione di beni, tutti aggravati da modalità mafiose. L’operazione nasce da un’inchiesta avviata nel 2014 su esponenti delle famiglie di Vita e Salemi, ritenuti favoreggiatori del capomafia latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini, coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido, hanno consentito di individuare i capi dei due clan e di scoprire gregari ed estorsori delle cosche. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, sarebbero riusciti attraverso società di fatto riconducibili all’organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione. Parte del denaro derivante dagli investimenti delle cosche trapanesi di Vita e Salemi (Trapani), azzerate dai carabinieri e dalla Dia che oggi hanno arrestato 12 tra capimafia e gregari, sarebbe stata destinata al mantenimento del boss latitante Matteo Messina Denaro ricercato dal 1993. In particolare, i due clan avrebbero realizzato ingenti guadagni investendo nel settore delle agricolture innovative e della ristorazione. I Carabinieri, nel corso dell’operazione, hanno sequestrato tre complessi aziendali, comprensivi degli immobili e dei macchinari, fittiziamente intestati a terzi ma ritenuti strumento per il business dell’organizzazione criminale. In carcere è finito anche Vito Nicastri, il “re dell’eolico”, il “signore del vento”, tra i primi in Sicilia a puntare sulle energie pulite. Quello di Nicastri non è un nome nuovo per i carabinieri e il personale della Dia che hanno condotto l’ultima inchiesta sui presunti favoreggiatori del padrino di Castelvetrano: i suoi legami col boss gli sono costati sequestri per centinaia di milioni di euro. Di lui, tra gli altri, ha parlato il pentito Lorenzo Cimarosa, nel frattempo morto, indicandolo come uno dei finanziatori della ormai più che ventennale latitanza di Messina Denaro.