Book Reference
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Book Enrico Filippini a trent'anni dalla morte : scrittura, giornalismo, politica culturale nell'Italia del secondo Novecento DANZI, Massimo (Ed.), FUCHS, Marino (Ed.) Abstract Un'indagine a tutto campo sul lavoro culturale di Enrico Filippini (Cevio 1932-Roma 1988), sullo sfondo di anni decisivi (1950-1990) per l'apertura del'Italia a un orizzonte internazionale. I dodici contribuito esplorano gli esordi di Filippini in Ticino, l'incontro a Milano con i filosofi Antonio Banfi e Enzo Paci e la fenomenologia, il lavoro nell'editoria, la sua importante mediazione tra la cultura mitteleuropea e quella italiana, attraverso le traduzioni da Husserl, Benjamin, Binswanger e di m molti attori svizzeri e tedeschi. Meno nota, e qui per la prima volta indagate sulla base degli archivi milanesi e catalani, la sua relazione con la Spagna e l'America latina paesi in cui contò numerosi amici; come pure quella, frutto di una lungo soggiorno, con la cultura francese degli anni '70. Documenti e testimonianze inedite chiariscono l'attività letteraria di Filippini e l'importante suo ruolo di mediazione tra l'editoria italiana e le avanguardie, con l'esperienza cui partecipò in prima persona della fondazione del "Gruppo 63", legato all'editore Feltrinelli di Milano. Reference DANZI, Massimo (Ed.), FUCHS, Marino (Ed.). Enrico Filippini a trent'anni dalla morte : scrittura, giornalismo, politica culturale nell'Italia del secondo Novecento. Milan : Mimesis, 2019, 250 p. : illustrations Available at: http://archive-ouverte.unige.ch/unige:146030 Disclaimer: layout of this document may differ from the published version. 1 / 1 MIMESIS / I SENSI DEL TESTO N. 21 Collana di critica e storiografa letteraria diretta da Fausto Curi Comitato scientifico Andrea Battistini (Università di Bologna), Cecilia Bello Minciacchi (Uni- versità di Roma La Sapienza), Niva Lorenzini (Università di Bologna), Ma- nuela Manfredini (Università di Genova), Francesco Muzzioli (Università di Roma La Sapienza), John Picchione (Università di York), Niccolò Scafai (Università di Losanna). ENRICO FILIPPINI A TRENT’ANNI DALLA MORTE Scrittura, giornalismo, politica culturale nell’Italia del secondo Novecento a cura di Massimo Danzi e Marino Fuchs MIMESIS Questo volume è stato pubblicato con il contributo di Repubblica e Cantone Ticino / Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana. MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it [email protected] Collana: I sensi del testo n. 21 Isbn: 9788857557199 Issn: 2612-4858 © 2019 – MIM EDIZIONI SRL Via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 24861657 / 24416383 INDICE Ragioni di un convegno Massimo Danzi, Marino Fuchs 7 Un intellettuale oltre le frontiere. I prodromi Sandro Bianconi 13 Enrico Filippini fra cultura della crisi e crisi della letteratura Fausto Curi 25 Enrico Filippini, l’industria culturale e il rinnovamento delle coscienze Marino Fuchs 41 Coartazioni e inadempienze. Autodistruzione del racconto in Filippini Andrea Cortellessa 61 Bobi Bazlen e Enrico Filippini, due “irregolari” della letteratura Cristina Battocletti 83 Enrico Filippini e il Gruppo 63. Notizie dal Centro Manoscritti di Pavia Mauro Bignamini 91 Elementi per un’indagine sul racconto del “moderno” nelle pagine giornalistiche di Filippini Alessandro Bosco 107 Enrico Filippini: un talento oltre la flosofa Fabio Merlini 121 La Francia di Enrico Filippini Enrica Galazzi Matasci 133 Filippini, la Spagna e l’America Latina Massimo Danzi 159 Walter Benjamin tra Enrico Filippini e Cesare Cases. Una mediazione contesa (1966-1982) Barbara Bellini 187 L’esserci della parola. Enrico Filippini traduttore di Ludwig Binswanger Monica Centanni 219 Indice dei nomi 237 RAGIONI DI UN CONVEGNO C’è un modo di non far niente: questo far niente può esprimersi nell’attività: non riconoscerti negli atti che fai e rimandare gli atti in cui ti riconosce- resti. Enrico Filippini, Settembre Tutto, a partire dalle testimonianze di chi lo ha frequentato e conosciuto, converge nell’indicare che Enrico Filippini detto Nani (Cevio 1932-Roma 1988) fu, nella sua breve vita, personalità non comune e culturalmente vivace. Questo suo fervore intel- lettuale poteva, nella provincia locarnese degli anni Cinquanta, spegnersi o anche armarsi sul fronte culturale e politico come, in ambiti a lui vicini, fu il caso dell’amico Guido Pedroli, flosofo di interessi husserliani e poi storico del socialismo ticinese scom- parso a soli 32 anni nel 1962, o dello storico Virgilio Gilardoni, animatore di molte iniziative fra le quali non ultima la fondazio- ne dell’«Archivio Storico Ticinese». Entrambi saranno insegnanti in quella Scuola magistrale di Locarno (allora Scuola Normale), dove Filippini si formerà come maestro elementare. Sposato da poco, Filippini scelse invece di andarsene a Milano, prima a stu- diare iscrivendosi a Filosofa poi, fniti gli studi, a fare quello che con una formula di Luciano Bianciardi, un feltrinelliano della pri- ma ora, possiamo chiamare «lavoro culturale». Forse non tutto di quell’addio alla provincia ticinese gli era chiaro; ma fu, agli inizi degli anni Cinquanta, una felice sintesi tra il suo temperamento inquieto e la sua curiosità intellettuale. Spe- rimentare in seguito che una tale curiosità e apertura al mondo fosse condivisa da un ambiente e una generazione dovette certo confermarlo nella scelta. Siamo ancora lontani – va detto – dai mo- 8 Enrico Filippini a trent’anni dalla morte vimenti culturali e politici che, animati dalle grandi speranze di rinnovamento sociale, vanno sotto l’etichetta un po’ grigia di Ses- santotto. Ma in qualche modo gli anni milanesi, tra il magistero di un flosofo come Enzo Paci e il lavoro editoriale alla Feltrinelli, già lo collocano al centro di una stagione che non si accontentava più di ciò che esiste. Il Sessantotto, concide però per lui con l’addio alla Feltrinelli e col distanziamento da un Editore, che sappiamo stava ormai prendendo altre strade. La via di Enrico Filippini, che nel frattempo aveva promosso e vissuto l’esperienza della neoa- vanguardia strettamente legata alla Feltrinelli, rimaneva come per il poeta e amico Edoardo Sanguineti e altri esponenti del Gruppo 63, l’impegno culturale, alieno da scorciatoie politiche. Per più di un quinquennio, continuò quel lavoro prima pres- so il Saggiatore e poi, più a lungo, a Bompiani e, saltuariamente, presso altri editori. Nel gennaio 1976, la nascita del quotidiano «la Repubblica» inaugurava un giornalismo “nuovo”, che aveva in «Le Monde» e avrebbe avuto solo pochi mesi dopo ne «El País» rispettivamente un modello e un analogo europeo del nuovo cor- so. Il direttore di «la Repubblica», Eugenio Scalfari, lo volle come giornalista culturale e al giornale Nani resterà, nei dodici anni che gli sarebbero rimasti da vivere intensamente, lavorando e fr- mando più di cinquecento articoli di ampio respiro1. Se la catena di scelte fatte in quella vita breve (Milano, l’edi- toria, Roma e una certa forma di giornalismo) dimostrano la so- stanziale omogeneità dell’impegno, la sua fgura testimonia un percorso – si è detto – tutt’altro che comune, non solo nel Ticino d’allora. E tuttavia Filippini ebbe, in queste scelte, dei compagni di strada con cui costruì una parte del suo percorso. Anni fa, Car- lo Mainoldi (altro feltrinelliano) ricordava l’arrivo di Filippini in casa editrice: Si presentò così, questo giovane che era, come noi, sui 21-22 anni. E diventammo subito amici, al punto da non perderci più di vista, al punto di avere – qualche anno dopo – delle abitazioni in comune. Pri- ma ancora di quella gestita in Via Sirtori da Giairo Daghini, divenuta 1 Scelte di suoi articoli si leggono in E. Filippini, La verità del gatto. Intervi- ste e ritratti 1977-1987, a cura di F. Pietranera, introduzione di U. Eco, Ei- naudi, Torino 1990 e Frammenti di una conversazione interrotta. Interviste 1976-1987, a cura di A. Bosco, Castelvecchi, Roma 2013. Ragioni di un convegno 9 leggendaria, ce ne fu un’altra in Viale Maino, sempre a Milano, che tra il ’58 e il ’60, fu un punto d’incrocio di varie umanità e intellettualità: ci venivano Paci, Musatti, l’architetto Gardella […]; fu, posso dire, la prima «comune» d’Europa. Il concetto di «comune» sarebbe stato formulato a Berlino solo una decina d’anni più tardi.2 Giairo Daghini, primo amico di Nani in Via Sirtori, riandando a quella «comune» fatta di flosofa e politica ricordava come lì fossero maturate le traduzioni di Husserl, flosofo scoperto alla scuola di Enzo Paci: la Krisis che uscirà da il Saggiatore nel 1961 e il secondo e terzo libro delle Ideen, editi da Einaudi nel 19653. Tuttavia, Enrico Filippini aveva capito presto che l’accademia non faceva per lui. Sapeva un po’ di tedesco e lo perfezionò en- trando come traduttore alla Feltrinelli (allora appena nata: 1955) e lasciandovi subito il segno con traduzioni destinate a lunga vita degli svizzeri Frisch, Dürrenmatt e Binswanger o dei tede- schi Grass, Andersch, Uwe Johnson, Panofsky o Walter Benjamin (quest’ultimo per Einaudi). Fu un decennio di appassionato lavoro e grandi incontri, come a Nani piaceva; mentre Milano e l’Europa si coloravano di Sessantotto. Quell’anno segnò però il suo addio alla Feltrinelli e l’inizio di nuove avventure editoriali. Nel 1976, si consumò l’altra svolta con l’entrata a «la Repubblica» di Scalfari come giornalista culturale, dove in dodici anni si guadagnò la sti- ma di un mondo non certo facile di gusti. In fondo, il suo segreto era il lavoro. Con quell’aria da ragazzino fragile dal tono vagamen- te maudit, per niente establishment, Filippini lavorò molto ma principalmente lavorò per gli altri. Il convegno locarnese ha voluto chinarsi su questo «lavoro» che, fuori d’Italia (dove animò tra l’altro l’ultima stagione della neoavanguardia letteraria: il Gruppo 63), lo mise in contatto con 2 C. Mainoldi, Un vitalista malinconico, in Enrico Filippini: tra illuminismo e «coscienza infelice». Atti del convegno di Lugano, 7 febbraio 1997, numero monografco di «Cenobio», a. XLVI, n. 4, 1997, p.