Inserto della rivista ComunitàItaliana - realizzato in collaborazione con i dipartimenti di italiano delle università pubbliche brasiliane ano VII - numero 77

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Suplemento da Revista e la voce della poesia Maggio / 2010 Editora Comunità Rio de Janeiro - Brasil www.comunitaitaliana.com n omaggio a Mario Luzi, tra i più grandi poeti italiani del [email protected] secolo, scomparso, ultrà novantenne, nel 2005, riportiamo Direttore responsabile la poesia-colloquio a lui dedicata da , po- Pietro Petraglia I eta contemporaneo ben conosciuto ai lettori di Mosaico, in- Editore troducendo gli articoli e la scelta antologica di quattro giovani Fabio Pierangeli studiosi del poeta fiorentino: Irene Baccarini (Università Tor Grafico Vergata, Roma), Noemi Corcione (Università di Napoli Fede- Alberto Carvalho rico II), Emiliano Ventura (saggista, suo il recente testo Mario COMITATO Scientifico Luzi, La poesia in teatro, Scienze e Lettere editore), Gabriele Alexandre Montaury (PUC-Rio); Alvaro Ottaviani (Università Tor Vergata, Roma). Santos Simões Junior (UNESP); Andrea Gareffi (Univ. di Roma “Tor Vergata”); Mario, è finito il Novecento Andrea Santurbano (UFSC); Andréia Guerini (UFSC); Anna Palma (UFSC); Cecilia Casini ed è la poesia che non finisce (USP); Cristiana Lardo (Univ. di Roma è la tua fedeltà per quell’aprile- “Tor Vergata”); Daniele Fioretti (Univ. amore che arriva sino al volo delle rondini Wisconsin-Madison); Elisabetta Santoro degli anni tardi, sino all’aprile (USP); Ernesto Livorni (Univ. Wisconsin- Madison); Fabio Pierangeli (Univ. di Roma festa vagabonda del moto e della quiete “Tor Vergata”); Giorgio De Marchis (Univ. delle cose, danza greca, eraclitea, di Roma III); Lucia Wataghin (USP); Luiz che ti ha dato giovinezza nuova, Saggi Roberto Velloso Cairo (UNESP); Maria Eunice Moreira (PUC-RS); Mauricio Santana è quella fede nella poesia Dias (USP); Maurizio Babini (UNESP); che ti ha portato oltre le soglie del secolo Roberto Mosena Patricia Peterle (UFSC); Paolo Torresan breve e orribile a parlare a noi. La voce dei poeti: Luzi e Caproni registrati da Pietro Tordi pag. 04 (Univ. Ca’ Foscari); Rafael Zamperetti Parlaci ancora, Mario, aspettiiamo i tuoi Copetti (UFSC); Roberto Francavilla (Univ. Irene Baccarini de Siena); Roberto Mulinacci (Univ. di versi di foschia e di luce Antologia luziana pag. 08 Bologna); Sandra Bagno (Univ. di Padova); protesi verso un sopramondo dorato Sergio Romanelli (UFSC); Silvia La Regina di verità e di eternità Irene Baccarini (Univ. “G. d’Annunzio”); Wander Melo Miranda (UFMG). che è il sogno nelle pietre della tua città, Mario Luzi: la poesia come esperienza del mondo pag. 14 tutta cupole e torri celesti stamattina. Noemi Corcione COMITATO EDITORIALE La Barca: «dalle foci alle sorgenti» pag. 17 Affonso Romano de Sant’Anna; Alberto Ti scrivo in viaggio, dal caffè della stazione Asor Rosa; Beatriz Resende; Dacia di Pisa, sotto una grande Emme di plastica Maraini; Elsa Savino; Everardo Norões; Emiliano Ventura Floriano Martins; Francesco Alberoni; gialla, ho cercato invano il budino Intervista a Caterina Trombetti1 poetessa e collaboratrice di Mario Luzi pag. 20 Giacomo Marramao; Giovanni Meo Zilio; di riso che mi deliziava ogni volta. Giulia Lanciani; Leda Papaleo Ruffo; La differenza, la bellezza è morta? Emiliano Ventura Maria Helena Kühner; Marina Colasanti; Lasciamolo dire ai tristi sociologi. Il teatro di Mario Luzi pag. 22 Pietro Petraglia; Rubens Piovano; Sergio Michele; Victor Mateus Ignominiosamente muore l’Europa Gabriele Ottaviani ma la poesia no, so che è la sua stagione Mario Luzi: percezione d’un’assenza pag. 25 ESEMPLARI ANTERIORI di cantare il particolare contro la globalizzazione Redazione e Amministrazione sa che l’aspetta un compito fatale Lina Unali Rua Marquês de Caxias, 31 essere la sola forza di resistenza spirituale Altri luoghi di memoria deleddiana pag. 28 Centro - Niterói - RJ - 24030-050 contro le forze del nulla, del dio denaro e delle tenebre. Tel/Fax: (55+21) 2722-0181 / 2719-1468 Elisabetta Marino Mosaico italiano è aperto ai contributi Io ti auguro, uomo della mitezza e della verità, La Roma di Nathaniel Hawthorne in The Marble Faun (1860) pag. 31 e alle ricerche di studiosi ed esperti tu che non hai tradito come hanno tradito tanti brasiliani, italiani e stranieri. I collaboratori esprimono, nella massima che nuovi lunghi anni per te ancora ci siano di poesia, Piergiorgio Mori libertà, personali opinioni che non rose divine e canti. Furio Colombo: “Olivetti non era un sognatore” pag. 33 riflettono necessariamente il pensiero della direzione. Fino agli ultimi giorni Mario Luzi, «uomo della mitezza e Piergiorgio Mori Silvana Mauri: “Olivetti? aveva un’adorazione per le intelligenze” pag. 35 SI RINGRAZIAno della verità», non ha tradito, come testimoniano gli articoli di questo numero di Mosaico. A ricordare Luzi contribuisce anche “Tutte le istituzioni e i collaboratori Rubrica che hanno contribuito in qualche modo la il racconto di Roberto Mosena della straordinaria impresa all’elaborazione del presente numero” della enciclopedia della poesia parlata messa insieme dal poe- Francesco Alberoni ta Pietro Tordi che in centinaia di cassette audio aveva registrato All’amore serve la parola per sapere se è sincero pag. 38 STAMPATORE la voce dei più importanti poeti italiani degli anni Settanta e Editora Comunità Ltda. Ottanta. Un modo, come scriveva Marina Cveteva: «di andare Passatempo pag. 39 ISSN 2175-9537 sulle orme di un poeta, aprire tutte le strade da lui aperte».

2 3 L’uno dopo l’altro gli dànno fianco di Totò, Rascel, Maca- Caproni e Mario Luzi e regi- udienza, e d’altra parte toglier- rio, Gassman, Tognazzi, Sordi, strati nei primi mesi del 1982. selo di torno è impossibile. Mastroianni, Mangano, San- La voce dei poeti: Alcuni poeti cominciano ad drelli in pellicole che vanno da La registrazione dell’in- aspettare il frutto del suo lavo- Divorzio all’italiana e In nome contro con Mario Luzi è del ro. Altri, come Maria Luisa Spa- del popolo italiano al Marche- 13 gennaio 1982. Tordi rag- ziani, gli chiedono di donare il se del grillo. Diplomato all’Ac- giunge il poeta al mattino, Luzi e Caproni materiale accumulato. Pietro cademia d’Arte Drammatica di buon ora. Quel giorno, Tordi va avanti per la sua stra- Silvio D’Amico, di cui fu allie- alle undici, Luzi ha un treno da che negli ambienti letterari vo e amico, lavorò variamente per Firenze, dove farà ritorno lo sta portando alle soglie della anche nel teatro. dopo un passaggio romano. registrati da leggenda, ma che si interrompe Negli anni Trenta fu, con Nella camera d’albergo (stan- nel 1990. Mentre le audiocas- Antonio Marasco, tra gli ani- do a quanto scritto sulla cas- sette furono riposte dentro uno matori del “futurismo indi- setta si tratta del “Tiziano”) un scatolone, nel solaio. pendente”, pubblicando nel orologio a pendolo dalla pa- Pietro Tordi La voce di Alba Tordi rac- 1934 Ingranaggio di sintesi rete scandisce le letture. Roberto Mosena conta magnificamente la - fi (atti brevi nello stile del teatro Il nastro comincia a regi- gura paterna: «Mio padre era sintetico marinettiano). strare in medias res, con la l solaio e la soffitta sono un pazzo. Era nato nel 1906 a Alla recitazione e alla scrit- poesia A un fanciullo, data- spazi letterari di memorie, Firenze da un uomo più pazzo tura ha abbinato la scultura, la ta 1943, dalla sezione Affetti Idi sogni, ma anche impre- di lui: Sinibaldo Tordi, pittore pittura ottenendo l’approvazio- di Un brindisi, terza raccolta vedibili cataloghi di cose che che ambientava le sue tele nel ne di Argan e Perilli. Ma il gran- pubblicata nel 1946, dove riposano tra la polvere e il si- 700 francese. Lo pagavano in de interesse nascosto della sua Luzi compone una immagine lenzio, in attesa che qualcuno anticipo e poi non aveva vo- vita era la poesia. Quando negli di sé, attraverso il facile alter ne riscopra il valore. In alcuni glia di mettersi all’opera, allora anni Settanta e Ottanta esplo- ego di un fanciullo sostenuto casi, le soffitte nascondono stipendiava un tipo perché gli se il mercato dei registratori, dal «mio destino, sotto il fuoco autentici tesori. Leccornie da stesse appresso tutto il gior- Tordi ebbe l’idea di comporre / scuro della mia stella». Leg- letterati. Per esempio, il cele- no a ricordargli gli impegni. un’Enciclopedia della poesia gendo il testo, che ripropone bre manoscritto de Il più lun- Quando non ne poteva più, parlata: registrare le proprie let- anche un’immagine tradizio- go giorno, era questo il titolo gli allungava altri soldi chie- ture di classici di tutti i tempi nale della poesia otto-nove- originario dato da Campana dendogli di andare al bar a (Le stagioni della nostra vita), centesca, quella dei «fanciulli» ai suoi canti orfici, venne ri- farsi un bicchiere e lasciarlo in ma anche le voci dei poeti nei che s’inchinano a «giuocare» trovato proprio in una soffitta pace. Capite? Mio padre creb- festival e negli incontri presso «pei chiassi e le piazzole», la negli anni Settanta. Non se ne be in quello studio e, siccome le università (Ateneo di Roma voce del poeta indugia e sotto- sapeva più nulla dal 1913. amava follemente la poesia, di “La Sapienza” 1982, Piazza di linea proprio i toscanismi. Nel 2008 è accaduto qual- notte s’infilava un cappuccio, Siena 1983 ecc.), oppure in- Mario Luzi, una delle fi- cosa di simile. In un solaio di si travestiva da Dante, e usciva contrandoli privatamente. gure chiave della poesia del Bassano Romano, la signora sono entrati potentemente sul diretti da Sansone e Petruccia- nel giardino “francese” per de- Da questo materiale, che Novecento, è piuttosto noto Alba Tordi ha ripreso in mano mercato e Tordi gira di casa in ni, e lì registra poesie e com- clamare La divina commedia, sto studiando per gentile con- per la sua disponibilità e si di- alcune cassette registrate ne- casa, di poeta in poeta, e sulle menti di Accrocca, Bellezza, che conosceva a memoria». cessione della diretta erede mostra molto felice per l’idea gli anni Settanta e Ottanta dal cassette invita gli autori a re- Betocchi, Bigongiari, Capro- Di sicuro l’ambiente in cui è Alba Tordi, che ringrazio forte- di Tordi di incontrare i poeti e padre, l’attore Pietro Tordi: si citare le proprie poesie». ni, Cucchi, Erba, Giuliani, cresciuto ha seminato in Pietro mente, ho estratto la conferen- registrarne le letture dei pro- tratta di un grande tentativo di Non solo, Tordi comincia Guidacci, Luzi, Memmo, Pa- Tordi una vitalità spaventosa, za di , Ricordo pri testi. «Ce n’è una che si realizzare una enciclopedia a passare intere giornate in gliarani, Parronchi, Pignotti, una forte inclinazione al disor- di Pasolini (Via del Vento, Pi- riferisce alla guerra», propone della poesia parlata, una an- preda al Demone della poe- Porta, Raboni, Ramat, Risi, dine materiale e un irrevoca- stoia 2009, pp. 36) e il libro Luzi con l’umiltà di chi non tologia di poesie lette diretta- sia. Registra poesie che legge Rosselli, Sanguineti, Sereni, bile amore per qualsiasi forma L’uomo che registrava i poeti. sa se i testi che sceglie incon- mente dagli autori. lui stesso. Scrive poesie. Com- Spaziani, Turoldo, Zeichen. d’arte, specie per la recitazione Pietro Tordi e l’Enciclopedia trino il gusto dell’altro. È Viso, Del ritrovamento di questo pra libri. Ha oltre settant’anni, Così continua ad accumu- che fu il suo pane quotidiano. della poesia parlata, con poesie orrore, poesia del 1944, an- materiale, oltre cinquecento frequenta i festival di poesia, lare cassette su cassette, co- Alla storia è passato come lette da Dario Bellezza, Giorgio cora da Un brindisi: audiocassette, ha dato notizia come quello di piazza di Sie- struendo una cattedrale di voci attore. Pietro Tordi (1906- Caproni, Mario Luzi (Mucchi, per primo il giornalista e scrit- na a villa Borghese, e registra sconfinata e suggestiva, intrisa 1990) è stato uno dei maggiori Modena 2010, pp. 63, cd 49’) Fra i visi inorriditi che si tore Matteo Nucci: sulle pagi- tutto quello che gli capita. Va di letture, riflessioni teoriche, attori italiani del secolo scor- Qui di seguito riporto una volgono ne del «Venerdì» di “Repub- all’università La Sapienza nel commenti, aneddoti, discus- so, impiegato in oltre cento breve parte, liberamente ta- per non vedere, il tuo sporge blica” ha scritto: «Sono i pri- febbraio del 1982, per gli in- sioni. Tra i poeti serpeggia la film da registi come Germi, gliata e montata, degli incon- più intenso, mi anni Ottanta, i registratori contri di poesia organizzati e notizia della singolare attività. Risi, Bragaglia, Polanski, al tri avuti da Tordi con Giorgio più alta rocca di lagrime

4 5 confitta nel silenzio, Mi trovo qui a questa età che È la mattina del 23 marzo qui, col tuo passo, già l’imbarazzo che sta sorgendo. netti), il poeta vuole riposarsi nel deserto di grida soffocate. sai, 1982 quando a Roma (dove il attendo la morte. Legge All’alba da Il muro della e prega l’attore di spegnere il né giovane né vecchio, poeta si è stabilito nel ’39 ed terra del 1975 (il titolo rinvia registratore, altrimenti, sug- Così il tempo propizio per attendo, guardo è morto nel ’90, dopo nascita Allitterazioni, rime interne esplicitamente a Dante, Infer- gerisce, «si consuma la pila». piangere fugge via, questa vicissitudine sospesa; livornese nel ’12 e appren- e soprattutto quegli enjambe- no, X, 1-3 «Ora sen va per un Poi dice: «Proviamo a fumare, fra i denti si conchiudono i non so più quel che volli o distato genovese negli anni ments che, diceva Giovanni secreto calle, / tra ’l muro de magari passa». sospiri mi fu imposto, ’22-’36) Pietro Tordi registra Raboni, sono «la sua regola», la terra e li martìri, / lo mio Pietro Tordi gli chiede e recisi dall’anima sguardi entri nei miei pensieri e la voce squillante, netta e a assieme a uno dei classici maestro, e io dopo le spalle», di leggere qualche poesia cercano pace n’esci illesa. volte improvvisamente rauca temi della sua poesia: l’amo- altro titolo molto dantesco era sull’amore, sulla guerra. Ca- ed all’estremo nascono parole. di Giorgio Caproni. Il poeta re, al cui centro vi sono sfu- stato Il seme del piangere del proni legge da I lamenti, tor- Tutto l’altro che deve essere incespica, non legge bene al- mate figurine di donne, di me- 1959, ma di dantismi si intes- nando indietro sui suoi passi, Pazienza spenge e fa esigua è ancora, cuni testi perché non li vede retrici oppure l’evanescente se spesso la trama dei versi al Passaggio d’Enea. Ne legge la fronte, il fiume scorre, la vita varia, distintamente e a tratti va a figura materna. Proprio i versi del poeta): tre, ma qui riporto solo 1944: un debole sorriso quasi grandina, spiove, qualche senso. «Non me le ricordo sull’amore mercenario sono un’acqua latente cane latra, più queste poesie», commen- tra i più belli di Caproni; del Eran costretti, tutti, Le carrette del latte ahi scivola sulla bocca inaridita, esce la luna, niente si ta molto amareggiato. Rico- tutto estraneo al tipico clima a seguir lui, il solo mentre il sole schianta il volto gelato la riscuote, mincia da capo, incespica novecentesco della sensuali- che avesse una lanterna. sta per pungere i cani. Cosa pazzìa. niente dal lungo sonno di nuovo. La voce si alza e tà composta e tenue, traccia Ma insacca avventuroso. si abbassa di colpo. Tossisce: alcuni mirabili ritratti di giu- all’alba, la morte sopra i selci nel Ma te! ecco ritrovo la tua «troppe sigarette», «stamane noniche forme dalla concre- tutti, si sono dileguati fragore essenza rifluita Il cupo viaggio cui allu- non va», «questa tosse non se ta e trascinante presa reali- come fa la nebbia. Tutti. di bottiglie in sobbalzo? Sulla nel profondo dei gesti de (da notare che l’aggetti- ne vuole andare», «sarà me- stica. Ma l’amore di Caproni Chi qua, chi là. faccia familiari, vo “cupo” è molto frequen- glio smettere». Tordi suggeri- è spesso indirizzato alla sua punge già il foglio del primo delle calme abitudini sulle te nella poesia luziana) è il sce calma e acqua, Caproni città: Genova che è al centro (C’è anche chi ha preso, giornale sponde solari: viaggio nelle profondità della sembra sfiduciato e svogliato. di molti versi degli anni Tren- pare, una strada falsa. col suo afrore di piombo - tutto ci resta ancora per soffrire. memoria, il viaggio memo- Finalmente riesce a leg- ta e che sarà poi eternamente Chi è precipitato. È facile.) immensa un’acqua riale, e dunque immagina- gere Alba, da Il passaggio amata e rimpianta dalla nuova passa deserta nel sangue a I versi, prevalentemente rio, che sustanzia una poesia d’Enea del 1956: città d’esilio, Roma. La città li- Oh, libertà, libertà. chi muove endecasillabi scanditi nelle fortemente animata dal tema gure insegna al poeta un sal- a un muro, e già a una quattro quartine variamente del nostos, così centrale nel- Amore mio, nei vapori d’un do, virile stoicismo; l’accetta- I campi, sempre dallo stesso scarica una latta assonanzati più che in rima, la poesia pascoliana e tipico bar zione del destino, qualunque libro: ha un sussulto fra i cocci. O dànno l’immagine di un volto anche di certo D’Annunzio, all’alba, amore mio che esso sia. Si fa città dell’anima, amore, amore con accenti danteschi: degra- di Alcyone; l’immaginario ri- inverno luogo privilegiato con i suoi «Avanti! Ancòra avanti!» che disastro è nell’alba! Dai dato e mortificato dalla fron- torno a casa, alle origini o a lungo e che brivido dintorni scabri ed essenziali, i urlai. portoni te esigua, dal debole sorriso, se stessi, qui è negato in una attenderti! Qua precipizi sul mare e gli ulivi, Il vetturale dove geme una prima chiave, dalla bocca inaridita su cui condizione di immobilità, dove il marmo nel sangue è l’arsura in giro, che costitui- si voltò. o amore scivola una bava a comporre di irrisolvibilità del destino. gelo, e sa scono quel paesaggio ligusti- «Signore,» non fuggire con l’ultimo un’aulica «rocca di lagrime». Per cui «questa vicissitudine di rifresco anche l’occhio, co cui tutta una linea di po- mi fece. «Più avanti tepore Il poeta preferisce legge- sospesa» si pone come l’ar- ora nell’ermo eti del Novecento ha cercato non ci sono che i campi.» notturno - non scandire re versi dei tempi più recenti. resto del moto, diventando rumore oltre la brina io quale di accordare la propria voce. questi suoni, Ma poi leggerà quasi da tutte un’espressione emblematica tram Nei casi migliori nascevano i Seguono ancora testi bre- tu che ai miei denti il tuo le sue raccolte tranne dalle della poesia di Luzi e anche, odo, che apre e richiude in frammenti di Ceccardo Roc- vi. Caproni legge con sempli- tremito imponi. prime più ermetiche. Notizie a diceva Franco Fortini, di tutta eterno catagliata Ceccardi, le poesie cità, tuttavia, per la sua mania Giuseppina dopo tanti anni, da «una situazione storica». le deserte sue porte?... dette pianissimo e i trucioli di della musica (da giovane stu- È tempo di smettere, la Primizie del deserto del 1952. I testi che continuerà a Amore, io ho fermo Camillo Sbarbaro, i Murmu- diava il violino), dà la giusta voce di Caproni, che trema e scegliere e leggere dimostra- il polso: e se il bicchiere ri ed echi di Mario Novaro, importanza alle pause, fa sen- sussulta fra i cocci, ha fatto il Che speri, che ti riprometti, no la strada e l’evoluzione entro il fragore i frantumi e i peccati di Gio- tire gli spazi bianchi e le rime. possibile e le sigarette il resto. amica, della poetica luziana: dalla sottile ha un tremitìo tra i vanni Boine, fino ad arrivare Al termine delle rapide lettu- se torni per così cupo viaggio “voce” ermetica, alla “perso- denti, è forse agli Ossi di seppia di Eugenio re, così fitte di ripetizioni e Il cd che accompagna il li- fin qua dove nel sole le na” tra gli altri, alla “voce di di tali ruote un’eco. Ma tu, Montale e alla prime prove di di facili rime (quartine brevi, bro contiene sei letture poeti- burrasche tutti”, segnando un cammino amore, Caproni. pochi versi, canzonette, nello che di Dario Bellezza, tredici hanno una voce altissima in cui costruisce a suo modo non dirmi, ora che in vece Non è giornata. Caproni stile di tanto Caproni, e si può testi letti da Mario Luzi, nove abbrunata, una poesia unanime che ne tua già il sole decide di leggere alcuni testi dire che in lui queste forme si letti da Giorgio Caproni e una di gelsomino odorano e di fa un testimone prezioso del sgorga, non dirmi che da brevissimi per evitare inci- dividano la scena con i com- antologia di poesie del Nove- frane? nostro tempo. quelle porte, denti di lettura e per superare ponimenti lunghissimi e i so- cento lette da Pietro Tordi.

6 7 le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita. Le ragazze alla finestra annerita con lo sguardo verso i monti Antologia non sanno finire d’aspettare l’avvenire. Nelle stanze la voce materna senza origine, senza profondità s’alterna col silenzio della terra, è bella luziana e tutto par nato da quella. Irene Baccarini 2 (da Un brindisi)

Nell’abbondante produzione luziana - poetica, saggistica, teatrale - non Dove l’ombra procede e le strade ristanno è stato facile selezionare dei testi che delineassero il profilo di quello che viene tra i fiori, ricordarmi le parole considerato il maggior poeta italiano del secondo Novecento. Allo stesso Luzi e le grida dell’uomo è forse un inganno. venne chiesto da Paolo Mettel, nel 1999, di comporre un’antologia personale, Ma sempre sotto il cielo consueto ritrovo le mie tracce, il mio sole un «testamento» secondo la definizione del poeta, che racchiudesse i momenti e gli alberi remoti dal tempo più significativi del suo cammino poetico, teatrale e saggistico. Quell’antologia fissi dietro le svolte. E sempre, è poi uscita postuma nel 2007 con il titolo Autoritratto. ancor che mi sia noto il dolce segreto, I testi che qui si presentano, invece, non saranno che uno schizzo, sulla polvere quieta, tra le aiuole, rapido ed essenziale, attraverso cui i lettori potranno osservare l’immagine di m’indugio ad aspettare che sporga un poeta che, nella sua umiltà, ha saputo vivere la poesia sempre «nell’opera un viso inenarrabile dal sole. del mondo». Un canto «fedele alla vita», una poesia che, pur sbocciando 3 (da Poesie sparse) dall’incanto misterioso della Parola, è sempre riuscita a parlare agli uomini e degli uomini. Quante ombrose dimore hai già sfiorato, Le poesie cercano di rappresentare il crescere e il mutare di questa anima mia, senza trovare asilo: fede nel mondo, nella vita, nel corso delle varie stagioni poetiche dell’autore, dal sogno rifluivi alla memoria, riecheggiando quella voce che da una barca ci invita ancora a guardare da memoria tornavi a essere un sogno, il mondo. per via ti sorprendeva la bufera.

Senza felicità, senza speranza 1 Alla Vita (da La barca) di quiete – ma guarda come il volto puramente contiene il suo destino – Amici ci aspetta una barca e dondola a volte ti levavi rischiarata nella luce ove il cielo s’inarca dalla ragione, a volte ti eclissavi. e tocca il mare, volano creature pazze ad amare Vivi, incredibilmente ti fu dato; il viso d’Iddio caldo di speranza esisti, come sia lo chiedo ancora in alto in basso cercando al passato, a quest’ora in cui più lieve affetto in ogni occulta distanza la montagna di sé scolpisce il sole e piangono: noi siamo in terra e la sera che il mare blu deplora. ma ci potremo un giorno librare esilmente piegare sul seno divino 4 Aprile-amore (da Primizie del deserto) come rose dai muri nelle strade odorose sul bimbo che le chiede senza voce. Il pensiero della morte m’accompagna tra i due muri di questa via che sale Amici dalla barca si vede il mondo e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo e in lui una verità che procede di primavera irrita i colori, intrepida, un sospiro profondo stranisce l’erba, il glicine, fa aspra dalle foci alle sorgenti; la selce; sotto cappe ed impermeabili la Madonna dagli occhi trasparenti punge le mani secche, mette un brivido. scende adagio incontro ai morenti, raccoglie il cumulo della vita, i dolori

8 9 Tempo che soffre e fa soffrire, tempo che in un turbine chiaro porta fiori E detto questo posso incamminarmi misti a crudeli apparizioni, e ognuna spedito tra l’eterna compresenza mentre ti chiedi che cos’è che sparisce del tutto nella vita nella morte, rapida nella polvere e nel vento. sparire nella polvere o nel fuoco se il fuoco oltre la fiamma dura ancora. Il cammino è per luoghi noti se non che fatti irreali 6 Vita fedele alla vita (da Su fondamenti invisibili) prefigurano l’esilio e la morte. Tu che sei, io che sono divenuto La città di domenica che m’aggiro in così ventoso spazio, sul tardi uomo dietro una traccia fine e debole! quando c’è pace ma una radio geme È incredibile ch’io ti cerchi in questo tra le sue moli cieche o in altro luogo della terra dove dalle sue viscere interite è molto se possiamo riconoscerci. M è ancora un’età, la mia, e a chi va nel crepaccio di una via che s’aspetta dagli altri tagliata netta tra le banche arriva quello che è in noi oppure non esiste. dolce fino allo spasimo l’umano appiattato nelle sue chiaviche e nei suoi ammezzati, L’amore aiuta a vivere, a durare, l’amore annulla e dà principio. E quando tregua, sì, eppure chi soffre o langue spera, se anche spera, uno, la fronte sull’asfalto, muore che un soccorso s’annunci di lontano, tra poca gente stranita è in lui, un soffio basta a suscitarlo. che indugia e si fa intorno all’infortunio, Questo ho imparato e dimenticato mille volte, ora da te mi torna fatto chiaro, e noi si è qui o per destino o casualmente insieme ora prende vivezza e verità. tu ed io, mia compagna di poche ore, in questa sfera impazzita La mia pena è durare oltre quest’attimo. sotto la spada a doppio filo del giudizio o della remissione, 5 Nell’imminenza dei quarant’anni (da Onore del vero) vita fedele alla vita Il pensiero m’insegue in questo borgo tutto questo che le è cresciuto in seno cupo ove corre un vento d’altipiano dove va, mi chiedo, e il tuffo del rondone taglia il filo discende o sale a sbalzi verso il suo principio… sottile in lontananza dei monti. sebbene non importi, sebbene sia la nostra vita e basta. Sono tra poco quarant’anni d’ansia, d’uggia, d’ilarità improvvise, rapide 7 (da Per il battesimo dei nostri frammenti) com’è rapida a marzo la ventata che sparge luce e pioggia, son gli indugi, Madre, madre mia lo strappo a mani tese dai miei cari, l’essere molto amati dai miei luoghi, abitudini di anni non medica la solitudine, rotte a un tratto che devo ora comprendere. la affina L’albero di dolore scuote i rami… anzi, la escrucia in un limìo d’inanità e di rimorso – Si sollevano gli anni alle miei spalle Posso, a sciami. Non fu vano, è questa l’opera sì, averlo udito che si compie ciascuno e tutti insieme perdutamente i vivi i morti, penetrare il mondo parlare così il discorso… opaco lungo vie chiare e cunicoli E intanto fitti d’incontri effimeri e di perdite taceva il suo contrario o d’amore in amore o in uno solo in ogni lingua di padre in figlio fino a che sia limpido. ma io lo ricordavo,

10 11 per me era presente: 10 (da Frasi e incisi di un canto salutare) «Amare, questo sì ti parifica al mondo, Non startene nascosto ti guarisce con dolore, nella tua onnipresenza. Mostrati, ti convoglia nello stellato fiume vorrebbero dirgli, ma non osano. Il roveto in fiamme lo rivela, e sono però è anche il suo dove tu sei, si battono impenetrabile nascondiglio. creato ed increato, E poi l’incarnazione – si ripara allora, in un trepidare unico. dalla sua eternità sotto una gronda Allora, in quel punto». Lo ricordavo. umana, scende nel più tenero grembo 8 Vola alta parola (da Per il battesimo dei nostri frammenti) verso l’uomo, nell’uomo… sì, ma il figlio dell’uomo in cui deflagra Vola alta, parola, cresci in profondità, lo manifesta e lo cela… tocca nadir e zenith della tua significazione, Così avanzano nella loro storia. giacché talvolta lo puoi – sogno che la cosa esclami nel buio della mente – 11 (Da Dottrina dell’estremo principiante) però non separarti da me, non arrivare, Schiodami, ti prego, dalla croce ti prego, a quel celestiale appuntamento della mia identità, lasciami da sola, senza il caldo di me a ogni casuale evento, o almeno il mio ricordo, sii libero, neutrale, indiviso dalla vita. luce, non disabitata trasparenza… La prima, la seconda, la continua vita La cosa e la sua anima? o la mia e la sua sofferenza? tutto ciò che dà tutto si riprende. 9 AUCTOR (da Frasi e incisi di un canto salutare) 12 (da Lasciami, non trattenermi. Poesie ultime) Non ancora, non abbastanza, non crederlo �Il termine, la vetta mai detto di quella scoscesa serpentina in pieno e compiutamente ecco, si approssimava, il tuo debito col mondo. ormai era vicina, Aperto – ne davano un chiaro avvertimento così t’era i magri rimasugli di una tappa pellegrina il suo libro su alla celestiale cima. stato gioiosamente offerto, perché tu ne leggessi il leggibile, Poco sopra il nero, il bianco, alla vista il testo, i suoi intervalli che spazio si sarebbe aperto per te e per altri, ancora dal culmine raggiunto... più inesperti, immaginarlo che non osavano farlo. già era beatitudine E il molto appreso concessa più che al suo desiderio al suo tormento. dovevi tu Sì, l’immensità, la luce in parola ricambiarlo. ma quiete vera ci sarebbe stata? Questo pareva il tuo compito Lì avrebbe la sua impresa e stentavi, avuto il luminoso assolvimento stentavi a riconoscerlo. da se stessa nella trasparente spera Né sai perché, dove fosse il disaccordo o nasceva una nuova impossibile scalata... che ti ha tritato la vita, Questo temeva, questo desiderava. tormentato il canto.

12 13 la sua opera attori risultino cerca della verità. Nell’espe- re, / la bocca chiusa al verbo gli altri […] ed egli appaia rienza del mondo il poeta ed al sorriso, / un secolo d’ac- l’interprete e il testimone».5 ricerca la verità per offrirla cidia riverso sul mio viso, / la Mario Luzi: Questa necessità di far par- e la parola ne è testimone, stanchezza di chiedere più ol- lare piuttosto che imporre la per questo Luzi le chiede di tre» (Un brindisi). Questi versi propria voce rappresenta uno “volare alta” (Vola alta paro- sintetizzano tutta l’angoscia dei motivi più originali della la): l’esperienza del mondo del poeta: l’angoscia per il la poesia come poetica luziana. Luzi sente e l’esperienza del dicibile particolare momento storico la pena di dire io ogni volta si completano. Luzi chiede – siamo negli anni della se- che quest’io può diventare molto alla sua poesia: una pa- conda guerra mondiale – ma un ostacolo e non una via di rola che sappia testimoniare soprattutto per quella mano esperienza del mondo accesso al mondo: « Schioda- tutti i gradi del dicibile e che, che non sa più carezzare e Irene Baccarini mi, ti prego, dalla croce / del- pur volando alta, sia memore per quella bocca che non sa, la mia identità, / lasciami / a del mondo, fedele alla vita. o non può più, né parlare né on ancora, non ab- gono in uno spazio comune ogni casuale evento, / libero, Solo così può diventare dono, sorridere; nella stanchezza bastanza, / non cre- che è il mondo. È lo stesso neutrale, indiviso dalla vita»,6 offerta; solo così il debito può di chiedere il dialogo rischia «Nderlo / mai detto / in mondo, la stessa radice. […] scrive in una poesia della rac- essere saldato… di interrompersi. Sembra im- pieno e compiutamente / il In questo spazio umano che colta Dottrina dell’estremo La conquista della natura- possibile ribadire con forza tuo debito col mondo».1 Con è di tutti il poeta e il lettore principiante. La naturalezza a lezza, tuttavia, non è stato un quella fedeltà alla vita che questi versi Mario Luzi apre non esistono se non in un rap- cui il poeta mira, infatti, «in- cammino sempre facile per Luzi aveva pronunciato agli la raccolta Frasi e incisi di porto di reciprocità, perché lo dica una fedeltà alla vita, alla Luzi. Dopo gli “amici” della esordi. Tuttavia l’esperienza un canto salutare, uscita nel scrivere implica sempre un natura dell’uomo»:7 vita e po- prima fase, altre presenze/ del mondo, che in quegli anni 1990: si tratta quindi della interlocutore. […] la materia esia sono così legate da una assenze entrano nell’univer- significa appunto esperien- fase più matura della poesia del dire, del significare è co- fedeltà reciproca, vivono in so del poeta nella stagione za della guerra, passa anche luziana e tuttavia qui si può mune, non può essere se non uno spazio in cui si testimo- ermetica. Come ebbe a con- per questa negazione di fede, leggere una dichiarazione di di me stesso trovo il senso di quella del dominio dell’espe- niano a vicenda. fessare egli stesso, in Avvento che si ricostituisce in modo poetica – la poesia si intitola un debito, naturalmente un rienza, del dicibile che nasce Questo è il grande mes- notturno, seconda raccolta nuovo a partire dagli anni appunto AUCTOR – che ca- debito che non ha cifre ma dall’esperienza, che nasce saggio che Luzi annuncia sin pubblicata nel 1940, «il flus- successivi, a riaffermare la ratterizza tutta la produzione che è il sostegno del dicibi- dall’esperire».3 Queste pa- dalla prima raccolta e che so della vita insegue se stes- volontà di «penetrare il mon- dell’autore e che nella matu- le, di ciò che siamo indotti role spiegano molto bene la tornerà poi a ribadire in modi so in modo più angoscioso e do / opaco» (Nell’imminenza rità diviene ancora più con- a dire. Si tratta di un dono particolare poetica di Luzi, e momenti diversi. Questo batte contro gli emblemi della dei quarant’anni). Un passo sapevole. Il dettato dei versi che creaturalmente ci è sta- che pone all’origine dell’atto è ciò che si legge già in una perennità divenuti più umbra- decisivo: anche se il mondo citati è quanto mai significa- to fatto, di cui dobbiamo es- poetico il bisogno di attingere delle sue prime poesie, l’en- tili, più sibillini ritorcendosi visto dalla barca non appare tivo: la negazione ripetuta, il sere degni e che dobbiamo allo spazio comune dell’espe- tusiastico canto Alla Vita nella in certe interrogazioni senza più così nitidamente, anche discorso intermittente tra le corrispondere».2 La poesia è rienza del mondo, da cui nes- raccolta d’esordio La barca. risposta».8 Quel canto alla se la verità è nascosta, talvolta pause ricorrenti sono il se- quindi un dono che il poeta suno è escluso. Più volte e in «Amici ci aspetta una barca vita si fa meno corale, non si inafferrabile, «è questa l’ope- gno di un poetare che vuole riceve e al tempo stesso deve sedi diverse, infatti, Luzi si è e dondola / […] / Amici dal- vede più il mondo dalla bar- ra / che si compie ciascuno e sempre ricominciare e che offrire al mondo, che non è soffermato sui limiti della sog- la barca si vede il mondo / e ca: lo sguardo appare «sen- tutti insieme» (Nell’imminen- ad ogni verso riscopre l’espe- un destinatario passivo, ma gettività e sulla necessità che in lui una verità che procede za meta» (Danzatrice verde). za dei quarant’anni). Il poeta rienza inesauribile della pa- un interlocutore sempre vivo. il poeta, nel dire io, trovi non / intrepida». La stagione poe- La raccolta successiva, Un riscopre la sua essenza nella rola. Non a caso Luzi ha in- In tutte le sue stagioni poeti- «se stesso ma l’umano nelle tica di Luzi viene inaugurata brindisi, del 1946, anche se molteplicità, nella necessi- titolato la sua ultima raccolta che, infatti, il discorso poe- sue accezioni».4 D’altra parte da questo canto corale. La «inaugura una nuova dispo- tà di inquadrare la sua sorte Dottrina dell’estremo princi- tico di Luzi assume la forma già nel saggio Naturalezza del meta del poeta, ma anche del nibilità al colloquio»,9 con- nel destino comune «del no- piante (2004). di un dialogo mai interrotto poeta del 1951, che rappre- lettore, è la scoperta di que- ferma per alcuni versi questa stro tormentato procedere nel Il poeta stesso, nel corso col mondo, nel mondo, in un senta un momento decisivo sta verità che è nel mondo e situazione di estraneità, di mondo».10 Se ogni cammino di un’intervista, ha spiega- orizzonte che libera la poesia nella formulazione dei suoi del mondo: l’uso del prono- «dissonanza», che traduce in poetico è un cammino di co- to il significato del «debito» dal dominio esclusivo dell’io. principi poetici, egli afferma- me di prima persona plurale termini negativi quanto il po- noscenza, questo è partico- che egli pone all’origine della «I confronti tra il poeta e il let- va che il poeta «sarà arrivato esprime proprio l’invito ad eta aveva affermato prima: «la larmente verificabile in Mario sua poesia: «se vado a fondo tore – afferma Luzi – avven- vicino alla verità quando nel- un’esperienza comune di ri- mano che non sa più carezza- Luzi: la sua poesia non è mai

1 Mario Luzi, L’opera poetica, a cura e con un saggio introduttivo di Stefano Verdino, Milano, Mondadori, 1999, 5 Mario Luzi, Naturalezza del poeta, in L’inferno e il limbo, Milano, Il Saggiatore, 1964, p. 42. p. 711. 6 Mario Luzi, Dottrina dell’estremo principiante, Milano, Garzanti, 2004, p. 183. 2 Mario Luzi, La poesia: un debito col mondo. Interviste a cura di Lorenza Gattamorta e di Laura Toppan, introduzioni 7 Mario Luzi, La poesia: un debito col mondo, cit., p. 52. storico-critiche di François Livi e di Giorgio Petrocchi, Roma, Leonardo Da Vinci, 2000, p. 61. 8 Mario Luzi, Discretamente personale, in L’inferno e il limbo, cit., p. 239. 3 Ivi, p. 60. 9 Mario Marchi, Invito alla lettura di Mario Luzi, Milano, Mursia, 1998, p. 40. 4 Ivi, p. 50. 10 Mario Luzi, Autopresentazione, in Mario Marchi, Invito alla lettura di Mario Luzi, cit., pp. 14-15.

14 15 stata semplificazione, riduzio- ne del reale, ma anzi, proprio ammettendo l’indecifrabilità dell’esistenza, ha mantenuto la sua promessa di fedeltà alla La Barca: vita. Ed è su questa via che il poeta può arrivare a ricono- scersi Nell’opera del mondo, titolo che, prendendo spunto «dalle foci da un suo verso, ha scelto per la seconda sezione del volume che raccoglie la sua 11 alle sorgenti» opera poetica. Da questo Noemi Corcione momento lo sguardo del poe- ta abbraccia sempre di più la ell’ambito dell’ermeti- La prima raccolta di liriche La Barca fu stampata ini- totalità del reale: anche grazie smo, movimento lettera- del giovane autore, La Barca, zialmente nel 1935 a Modena alla lezione fondamentale del Nrio sorto agli inizi degli testimonia in maniera eviden- presso l’editore Guanda (Ugo filosofo gesuita Teilhard de anni Trenta del Novecento e te quello che sarà poi l’ideale Guandalini) con il sottotitolo Chardin e ad una nuova più latazione della dimensione loro pienezza».13 In questo sviluppatosi principalmente di fondo della poetica luzia- leopardiano Canti e, successi- profonda e complessa visione della parola in quella della senso la conoscenza è umiltà, a Firenze, ma con diramazio- na, ossia la ricerca costante vamente, nel 1942 a Firenze cristiana, che cerca nel mon- vita e viceversa. Luzi, in tutta il candore sapienza: «Raggia ni a Milano e a Roma, Mario di una verità che garantisca e per i tipi dell’editore Parenti do i segni di una creazione la sua produzione poetica, si di sapienza il tuo candore, / Luzi, poco più che ventenne, allo stesso tempo indaghi una in un’edizione modificata e sempre in atto, la poesia di- è dimostrato un grandissimo splende / di lieta parità / tua si cimenta nei suoi primi testi realtà mutevole, sfuggente, as- accresciuta. La raccolta con- viene significazione del pro- cantore della vita, riuscendo con il mondo».14 in versi. L’adesione all’erme- sorta in un’attesa emozionale, fluì ne Il giusto della vita, Mi- gressivo ricongiungimento ad usare il termine, nelle sue È su questa via, infine, che tismo rende il giovane poeta religiosa, morale e fondata lano, Garzanti, 1960; poi in all’esistente in tutte le sue numerosissime occorrenze, l’estremo principiante può partecipe di un clima cultura- su una dimensione segreta Tutte le poesie, Milano, Gar- forme, e si pone «non contro in modo mai banale. Vita esclamare: «Come posso, le in contrasto con la retorica dell’esistere che accomuna zanti, 1979; quindi in Tutte non al di fuori del mondo non cantata, vissuta ed esperita mondo, divezzarmi / da te? fascista e con un esercizio del ogni aspetto dell’universo, le poesie: Il giusto della vita; in antagonismo con il quo- nel mondo, e al mondo resa Mi sei disceso, / dolcissimo e potere autoritario e violento e primo fra tutti quello creatu- Nell’opera del mondo; Per il tidiano, non al di sopra, ma attraverso la parola. perfido alimento / in tutte le fa sì che egli si leghi allo spi- rale. In un’intervista concessa battesimo dei nostri frammen- dentro questa sofferenza ge- Il potenziale cono- cellule, hai pervaso / capil- ritualismo cristiano fiorentino a Giuseppe Zagarrio, il poeta, ti, Milano, Garzanti, 1988; in nerale dell’umanità».12 scitivo della poesia dell’ulti- larmente ogni mia fibra».15 che si offriva come ideologia parlando del proprio lavoro, seguito in Tutte le poesie, Mi- Soprattutto nell’ultimo mo Luzi è inversamente pro- Il mondo non è più soltanto portante di un’intera genera- afferma che la «[…] ricerca lano, Garzanti, 1998; e infine Luzi, il ricongiungimento porzionale al suo grado di guardato da una barca, è pe- zione, raccolta intorno a rivi- era affatto disgiunta da un ne L’opera poetica, a cura e all’esistente avviene paralle- appartenenza alla terra: già netrato nel poeta e il poeta ste come «Campo di Marte» proposito (e mi piacerebbe con un saggio di S. Verdino, lamente ad una esplorazione agli inizi della sua carriera in lui. Più il poeta si cala nel e «Il Frontespizio», che an- dire un destino) di rappre- I Meridiani, Milano, Arnoldo dei limiti della parola. Nella poetica egli aveva riflettu- mondo, si immerge in tutte noveravano al loro interno sentazione dell’umano il più Mondadori, 1998. Nel 2001 raccolta Per il battesimo dei to sul senso della terra nella le forme della realtà, più la esponenti della cultura erme- possibile compiuta e, come è apparsa una stampa anasta- nostri frammenti, del 1985, poesia, sottolineando l’im- sua parola vola alta e, innal- tica quali , Romano ideale, addirittura sferica. A tica della prima edizione del- Luzi pone in epigrafe un portanza di «quel profondo zandosi, rivolge anche a noi Bilenchi, Piero Bigongiari e questo proposito o destino di la raccolta in 300 esemplari verso del Prologo del Van- soffio tellurico che è la- per l’Augurio che Luzi rivolse a . Facendo teso- rappresentazione la Barca ha per i tipi di Proposte d’Arte gelo di Giovanni: «In lei [la suasione fisica e insieme la se stesso anni fa: «Sia grazia ro del famoso discorso tenuto portato il suo contributo; essa Colophon, Belluno. L’ultima parola] era la vita; e la vita vertigine dell’esistenza e che essere qui, / nel giusto della dallo stesso Bo ed intitolato è senza dubbio il serbatoio dei edizione dell’opera è La Bar- era la luce degli uomini». consente dunque di rappre- vita, / nell’opera del mondo. Letteratura come vita, possia- motivi essenziali che avreb- ca, introduzione di A. Petreni, Questa scelta spiega la di- sentare i gesti dell’uomo nella Sia così».16 mo dire che l’intento di Luzi bero avuto risalto in seguito» Montepulciano, Editrice Le era quello di una coincidenza (G. Zagarrio, Luzi, Firenze, La Balze, 2005, con la riprodu- dei due termini da realizzarsi Nuova Italia, 1973, p. 2). La zione dei manoscritti originali 11 Cfr. Mario Luzi, L’opera poetica, cit. Il volume è diviso in tre sezioni: Il giusto della vita, Nell’opera del mondo e Frasi nella luce nascente. Le raccolte poetiche apparse successivamente e non comprese nel volume sono Sotto specie nella capacità evocativa del- Barca si pone subito come un dei testi. umana, Milano, Garzanti, 1999, Dottrina dell’estremo principiante, Milano, Garzanti, 2004 e Lasciami, non trattenermi, la parola che convogliasse il volume autonomo, completo, Tale raccolta, con le sue apparsa postuma sempre presso Garzanti (Milano) nel 2009. soggetto, lo spirito, la natura, finito, in cui la parola poetica liriche eleganti, in parte di 12 Mario Luzi, Un viaggio nella memoria, in Mario Luzi. Una vita per la cultura, a cura di L. Luisi, con la collabora- il cosmo in un’unica soluzio- aspira dunque ad essere glo- ascendenza simbolista, pur zione di C. Becattelli, Roma, Ente Fiuggi, 1983, pp. 87-88. 13 Mario Luzi, Piccolo catechismo, in L’inferno e il limbo, cit., p. 78. ne armoniosa, in una libera bale, rappresentativa di un affrontando le tematiche in- 14 Mario Luzi, Dottrina dell’estremo principiante, cit., p. 107. espressione, in un incontro rapporto con il mondo che, serite in un più ampio mo- 15 Ivi, p. 114. che prescindesse da imposi- sotto i crismi della soggettivi- vimento novecentesco, non 16 Si tratta appunto della poesia Augurio, contenuta nella raccolta Dal fondo delle campagne e ora compresa in zioni ed ostacoli. tà, vuole essere totalizzante. segue gli esiti delle varie Mario Luzi, L’opera poetica, cit., p. 279.

16 17 correnti poetiche di inizio ta che le ha belle» Le mesti sguardo che percorre l’intero secolo, ma si libera di ogni comari di Samprugnano, vv. arco della vita e che osserva convenzionalità teoretica, 17-20). con «mesto» disincanto l’av- dando vita a quelle ragioni Ne La Barca, l’ermetismo vicendarsi di gioie e dolori civili, intime, evocative, stili- dei versi («Il fantasioso viale («furono matrimoni, morti, stiche che saranno prospetta- | voga nella sua nuvola ver- nascite, | il mesto rituale del- te in settant’anni di sensibile de, | e già la stella | dall’ali la vita» Parca-Villaggio, vv. scrittura che ha mantenuto più silenziose | divide la sua 6-7); eppure, l’armonia del- sempre le promesse della luce fanciulla | tra i sitibondi la natura che riappacifica gli sua precocità. Luzi, attraver- emisferi» Serenata di Piazza opposti tende sempre ad esal- so la metafora della “barca”, d’Azeglio, vv. 1-6), eviden- tare la bellezza del tutto: «La allude all’intenzionalità del ziando la pregnanza e l’in- terra e a lei concorde il mare viaggio, alla possibilità data tensità proprie di un trobar | e sopra ovunque un mare all’uomo di intraprendere un clou che carica di signifi- più giocondo | per la veloce cammino desiderato ed ine- cati l’espressione, mostra, fiamma dei passeri | […] per vitabile, oscuro eppure inelu- in questo modo, un volto quelle voci che scendono | dibile per un’anima inquieta in continuo divenire, come sfuggendo a misteriose porte che vuole tentare di scioglie- se il senso di cui è portato- e balzano | sopra noi come re l’incognita del divenire, re venisse continuamente uccelli folli di tornare | sopra avanzando «dalle foci alle oltrepassato per dar vita ad le isole originali cantando: | sorgenti» (Alla vita, v. 6) per un linguaggio puramen- qui si prepara | un giaciglio di conoscere una creazione che te emozionale, che giunga porpora e un canto che culla non ha fine, che è in conti- alle profondità dell’essere. | per chi non ha potuto dor- nuo moto: «Amici ci aspetta Nell’intervento intitolato mire | sì dura era la pietra, | sì una barca e dondola | nella Nostre pagine e pubblicato acuminato l’amore» (Natura, luce ove il cielo s’inarca | e su «Campo di Marte» (1938, vv. 1-3, 8-16). tocca il mare, | […] Amici n. 2, p. 2), Luzi infatti scri- La musicalità dei versi dalla barca si vede il mon- verà: «Non cercate però nel- («Quando tra estreme om- do» (Alla vita, vv. 1-3; 13). le pagine nostre la misura: bre profonda | in aperti pa- Dunque, scopo del viaggio la corrispondenza esatta tra esi l’estate | rapisce il canto intrapreso fin dagli esordi da l’oggetto e l’impeto, la geo- agli armenti | e la memoria Luzi è quello di giungere ad nostalgica e accorata (le ra- 143). Lo specifico inelimina- pazze ad amare | il viso d’Id- metria sapiente dei motivi; dei pastori e ovunque tace | una «verità che procede | in- gazze «s’inondano di dolce bile di questa prima scrittura dio caldo di speranza» Alla ma le esitazioni tremende, il la segreta alacrità delle spe- trepida» (Alla vita, vv. 14-15), sofferenza | il cuore» Ragaz- luziana si manifesta allora vita, vv. 4-5), carità per chi, palpito che eccede. E neppu- cie» L’immensità dell’attimo, che appare sempre segreta e ze, vv. 1-2), una quiete accet- come l’immagine di un’esi- privato dei genitori, è ignaro re cercate il segno utilitario vv. 1-5) e gli accostamenti di inafferrabile, attraverso la tata in cui «fanciulle con le stenza continuamente im- di ogni conforto («Dentro ai e l’ambizione di un’ascesa immagini e di stile di tali po- quale gli uomini divengono fronti pensose» (Fragilità, v. mersa in un flusso vitale che, puerili occhi sorride | l’incol- noumenica, la progressiva esie («Quando ebbra di ma- consapevoli della vita, e che 5) sono, con la loro delica- pur tramite di conoscenza e ta povertà, l’amore muto | da conquista di un modo di ve- ree s’alza sui colli | stanchi testimonia del valore cono- tezza, trepidamente attraver- stupore, non sempre elimina lunghi anni nel petto e la tri- dere i frangenti; ma la propo- la luna ai dolci davanzali | a scitivo della poesia e della sate da un tempo inesorabile il sospetto sulla effettiva pos- stezza | smisurata del rifiuto a sizione continua dell’evento lei si volgon come a un nuo- sua capacità di resistere al che, come un «flutto» (Fra- sibilità di realizzazione di sognare più» Primavera degli comune e singolare a un vo mondo» Le fanciulle di S. dissolversi delle cose. In tale gilità, v. 8), sottrae dolente- quel desiderio di tutto voler orfani, vv. 9-13), l’invocazio- dubbio agitatore». Niccolò, vv. 1-3) fanno sì che percorso l’amore comprende mente la loro bellezza. comprendere per poter nuo- ne ad una Vergine benigna, Il ritmo costante dell’esi- le parole si addensino e si di- in sé ogni ragione di esistere Attraverso tale inquietudi- vamente rinascere: «Perché accostata alla figura materna stenza che recupera la me- latino in un’articolazione che ed ogni coincidenza tra vita ne Luzi cerca continuamente tutto non sia più vero | i cor- («Alto e sconosciuto | viso moria («A lungo si parlò di rende l’intensità e l’ampiezza e natura; elementi caratte- una risposta al dubbio, alla pi si spengano un giorno | e di mamma palpita per loro | te attorno ai fuochi» Parca- del primo affacciarsi alla po- rizzanti di tale sentimento relatività dell’uomo e al de- d’intorno divinamente esser nell’oro in cui splende il suo Villaggio, v. 1) per guardare esia del nostro autore. La po- appaiono essere la fragilità siderio di sperimentare pie- vento | esser luna» (Ragazze, sorriso» Primavera degli orfa- al futuro («Io vecchia donna esia di Mario Luzi, pensosa, («L’ora s’addorme su ogni namente l’afflato verso ogni vv. 9-12). La forte carica spiri- ni, vv. 13-15) e il riconosci- in questa vecchia casa, | cu- segreta, impegna un pensiero foglia | e dentro gli occhi | segno del vivente, fedele a tuale del poeta è presente fin mento della magnanimità del cio il passato col presente, vasto e profondo, un flusso delle più fragili donne, | una quella certezza che, ci indica dalle prime liriche attraverso Creatore («a intervalli cado- intesso | la tua infanzia con meditativo che fa ruotare il vela umida di destino | chie- Fortini, è l’«essenza spiritua- una visione familiare, natu- no le messi ne’ campi gialli, | quella di tuo figlio | che attra- proprio mondo intorno a dei de a noi un porto profondo» le dell’universo» (Franco For- rale, del gesto cristiano che esse salendo a Dio | saranno versa la piazza con le rondi- nuclei ideali affinché non Serenata di Piazza d’Azeglio, tini, I poeti del Novecento, lenisce la sofferenza e divie- nelle sue mani come un fio- ni» Parca-Villaggio, vv. 9-12) sfugga quel senso pur inaffer- vv. 20-24), una sofferenza Roma-Bari, Laterza, 1988, p. ne amore («volano creature re | in quelle d’una giovinet- è affidato dal poeta ad uno rabile dell’essere.

18 19 tradotto e conosciuto in molte nazio- cosa e infatti quando compone Ipazia ni, molte volte candidato al Nobel. dice proprio che ‘quasi medianicamen- D.) Hai avuto qualche riscontro dall’estero? te’ cominciarono ad affiorare delle voci Intervista a R.) Mi sono giunti commenti che deplo- che poi divennero quella disputa che 1 rano che in Italia non lo stiamo ricor- conosciamo. Come reagì la città di Pa- dando come dovremmo, anzi hanno lermo allo spettacolo su Don Puglisi?. Caterina Trombetti aggiunto che stiamo provincializzando R.) Fu un successo al teatro Biondo, un grande, non dandogli i dovuti onori. tantissimo pubblico e tutte le autori- D) Come al solito non facciamo una bel- tà erano presenti. Avevamo seguito le la figura. Ho prestato particolare atten- prove nei giorni precedenti e Mario poetessa e zione alla sua opera drammaturgica, mi aveva ascoltato gli attori, aveva appor- interessa particolarmente il suo ultimo tato alcune modifiche al testo, perfe- testo teatrale Il fiore del dolore, in que- zionandolo via via. sto testo mi sembra che ci siano molti D.) Quindi un lavoro sul testo proprio da collaboratrice spunti etici, una sorta di interrogazione uomo di teatro, un’attenzione alla parola intorno al perché del ‘male’, quasi a ri- che poi si fa voce in scena, anche in que- proporre l’unde malum di Sant’Agostino. sto caso cade la differenza tra il poeta e di Mario Luzi R.) È stato un lavoro lungo. Arrivò da il drammaturgo, una annosa e noiosa Emiliano Ventura Palermo la richiesta a Mario Luzi di questione; non un poeta prestato al te- scrivere un testo drammaturgico sul- atro ma un uomo poeta e drammaturgo, l 28 febbraio del 2010 ricorreva la vicenda di Don Puglisi, il sacer- torniamo alla semplicità dell’uno. l’anniversario dei primi cinque dote ucciso dalla mafia e andammo R.) Semplice ma anche complesso; Ianni dalla morte di Mario Luzi. più volte a Palermo e al Brancaccio, guarda alla sua opera, alla sua poe- A Mendrisio in Svizzera si è tenu- parlando con la gente e raccogliendo sia, come puoi scindere il poeta dal to un convegno commemorativo per informazioni e giornali. Ne nacque un drammaturgo, dal saggista, dal critico il poeta, il 7 marzo a San Miniato, testo molto potente; pensa ad un per- d’arte, la sua attenzione alla pittura e all’Accademia degli Euteleti, si è ripe- sonaggio come ‘il Sicario’, colui che alla filosofia. Anche come traduttore, tuto in terra toscana l’appuntamento si assume la responsabilità reale e mo- prendi la traduzione dall’Amleto, quel commemorativo. rale dell’omicidio, compare tre volte, to be or not to be reso con ‘Essere o Pienza con i rappresentati del suo ma che profondità in quelle parole! no?’. È bellissimo! Il tutto in un uomo “Centro Studi Mario Luzi La Barca”, Mi sono sempre meravigliata della ca- non serioso come qualcuno potrebbe Nino Petreni (presidente del Centro) pacità di Mario Luzi di ‘entrare’ nei immaginare un poeta di tale levatura, e Marco Marchi (Università di Firen- personaggi di cui scriveva; prendi lo non mancava di ironia, insieme a lui ze), è stata presente in tutti e due gli mi chiamò al telefono ed ebbe parole stesso Don Puglisi o Pontormo o Si- ci si divertiva spesso, oltre alla rifles- appuntamenti. Il Centro Studi Mario di attenzione e di interesse. Da allora è mone Martini, era come se Luzi diven- sione profonda non mancava mai an- Luzi di Pienza è l’archivio e l’organo nata una amicizia che ci ha portato ad tasse il personaggio stesso, non vedo che la leggerezza. di raccordo di tutto il materiale la- un confronto e ad un colloquio quoti- frattura tra l’autore e il personaggio. D.) In effetti credo che sia proprio questa sciato, tra cui inediti, ritratti e opere diano, fino al suo ultimo giorno. D.) ‘Divinamente semplice e uno’ direb- la sua grandezza, un tale ‘scialo’ di cono- pittoriche, lettere, da Mario Luzi; i D.) Quest’anno sono cinque anni dalla be Campana! Anch’io ho notato la stessa scenza, non sai mai dove ti conduce un maggiori studiosi della poesia luziana morte, un anniversario importante, ti suo testo, una sua poesia, in ogni parola, appartengono al comitato del centro, sembra che le istituzioni e le varie città in ogni a capo può esserci l’incontro con Stefano Verdino, Giancarlo Quiriconi lo stiano ricordando e celebrando con un mondo che non conosci, un’emozione e Mario Specchio. attenzione? sempre nuova e unica ogni volta. A San Miniato abbiamo incontrato R.) Premetto che io sento molto im- R.) Sono pienamente d’accordo. Caterina Trombetti poetessa , amica portante la data del 20 ottobre, che è e collaboratrice di Mario Luzi. Ne è quella della sua nascita, più che quel- Nel salutare Caterina Trombetti ci nata una conversazione interessante la del giorno della morte. Mendrisio congediamo dalla Toscana e dalle sue per meglio cogliere il poeta. in Svizzera e San Miniato in Toscana colline, non senza una promessa di hanno fatto le loro celebrazioni, ma incontro al prossimo appuntamento D.) Quando hai conosciuto Mario Luzi? manca però Firenze e Siena che sono luziano e che ‘non sia nostalgia ma R.) Nel 1990 avevo pubblicato il mio li- le sue città, mi sembra che si dia poco desiderio’ come direbbe Mario Luzi. bro di poesie Il pesce nero e Luzi , con risalto ed attenzione a un poeta del- mio grande stupore, dopo averlo letto la levatura internazionale come Luzi, Emiliano Ventura Autore di Mario luzi La poesia in teatro, ed. Scienze e Lettere, 2010. 1 Caterina Trombetti, Dentro al fuoco, Passigli, 2004.

20 21 preparatorio per i testi teatrali, proprio considerare Ipazia il del religioso in Pietra oscura, queste parabole di vita ‘spet- che rappresenteranno la matu- primo testo composto per la si ritrova pienamente svilup- tacolarizzanti’ approdino al rità del poeta. drammatizzazione della pa- pata nel testo Corale della testo teatrale. Per trovare però la com- rola, questo atto naturale che città di Palermo per Santa Questo gioco dei poeten- Il teatro di piutezza di un’esperienza la poesia possiede e che la Rosalia (1989); qui bisogna ti diviene ‘materia poetante’ teatrale legata allo scritto scena rende ancora un even- decidere se le ossa ritrovate dei diversi drammi che negli dobbiamo attendere gli anni to. Un intreccio di fanatismo in una cava siano o meno le anni vengono ad imporsi alla sessanta, in quel momento il e fede, un gioco di potere ossa della Santa e poter dive- penna del poeta, completan- poeta attendeva alla traduzio- che si palesa nell’Alessandria nire, al fine, oggetto di vene- do e arricchendo il lavoro più Mario Luzi ne di Racine e Shakespeare, del V secolo d.C., è lo sfon- razione per il popolo. tipicamente lirico che segue Emiliano Ventura da qui si ripresenta la natu- do ideale del ‘martirio laico’ Luzi in diverse occasioni itinerari non dissimili. ario Luzi è stato uno una disputa intorno alla morte ralezza dell’esprimersi con di quella donna filosofo. È (vedi i vari testi di colloqui e È in testi come Hystrio dei maggiori poeti ita- (suicido?) di un sacerdote che una versificazione legata alla proprio il ‘gioco del potere’ interviste con Specchio o Fa- (1987) che il gioco tra recita Mliani del Novecento, non intende curarsi, siamo nel recitazione. Ipazia, il primo e la sua rappresentazione ad soli) ha dato una definizione e potere si fa paradigmatico, le sue raccolte poetiche dal 1946 e l’opera è Pietra oscu- compiuto testo teatrle luzia- essere uno dei temi che at- del potere, il governo degli le macchinazione del ‘pa- primo libriccino La Barca ra. È un testo essenzialmente no, nasce proprio da questa traversa quasi l’intero corpus uomini che sia attuato attra- lazzo’ tentano di rovesciare del 1935 all’ultimo Dottrina prosastico dove solo in poche immersione nella drammatur- teatrale luziano (quattordici verso la democrazia o attra- il potere dell’anziano Berek, dell’estremo principiante del parti emerge la versificazione, gia di questi autori, lo spun- testi per il teatro se contiamo verso la dittatura, è un sogget- per arrivare a questo si tenta 2004 (Lasciami non trattener- Stefano Verdino (a lui si deve to venne dal maestro Verretti Amleto voce sola scritto a to che possiede in se aspetti di usare l’attore Hystrio; il mi è una raccolta postuma la cura dell’edizione del 2004 che nel 1969 chiese a Luzi un quattro mani con l’attore re- tipicamente drammaturgici, tutto è giocato proprio sulla curata da Stefano Verdino ed del testo e il merito di aver testo per musica. gista Ugo De Vita). La disputa con il suo essere un gioco teatralità che il potere mette edita nel 2008) hanno attra- ritrovato il dattiloscritto) ha Dopo l’approccio del ’46 dei religiosi che debbono at- delle parti, recita e finzione, costantemente in scena per versato e definito il secolo giustamente parlato di cartone con Pietra oscura non è im- testare quella morte sospetta è quasi naturale quindi che auto determinarsi. Anche in che lui chiama della ‘contro- Rosales (1983) si palesa la versia’; settanta anni di lavoro stessa dinamica, la medesi- poetico non si rintracciano ma problematica che ruota facilmente in altri nomi che intorno a questo gioco dei siano italiani o europei. potenti, imperniato sul mito Oltre alle opere liriche, di Don Giovanni emerge la Luzi, scrive anche testi per il domanda sulla legittimità di teatro a partire dalla fine del- un omicidio commesso per la seconda guerra mondiale. il mantenimento del potere, La prima opera che tenta una la differenza tra un martirio, drammatizzazione della pa- un sacrificio e un omicidio rola è Pietra oscura del 1946, (la domanda in realtà può l’ultimo testo composto per essere ampliata e rivolta la scena è Il fiore del dolo- alla differenza tra il bene e re pubblicato nel 2003, due il male, in che modalità di- anni prima della marte avve- stinguiamo queste catego- nuta nel 2005. rie). Non è assulatemente Contemporaneamente arbitriaro leggere questi te- lavora sia alla poesia che ai sti, Ipazia, Rosales, Hystrio, drammi, una classifica di pre- come una trilogia sul potere ferenza tra queste modalità di e la sua drammatizzazione, espressione appartiene più al per alcuni versi anche Cene- cronista e allo storico che al ri e Ardori (1997) testo sugli poeta, per lui non vi è alcuna ultimi giorni di Benjamin differenza; in diverse occasio- Constant, può essere ricon- ni, convegni e libri di interviste, dotto a tale tematica. non ha lesinato di sottolineare Luzi non ha mai nascosto questa verità. Dopo una pri- la sua grande passione per ma giovanile stagione poetica, l’arte pittorica, evidenziata iniziata nel 1935, Luzi sente di negli amici pittori (Carrà, Ro- esprimersi nella forma dram- sai, Venturini, Francesconi, maturgia che porta le voci di Macchi) in saggi critici e in

22 23 raccolte liriche (vedi la bellis- Umanesimo e Rinascimen- poeta fiorentino. Un even- troppo più) ancora in carica sima Viaggio terrestre e cele- to) in prossimita dell’anno to manifestatosi in un dato presso il Quirinale, colle ro- ste di Simone Martini). giubilare. Anche la raccol- contesto storico, non cessa mano che fu dei papi e dei Sa- Cresiuto sulle vestigia e i ta poetica Viaggio terrestre la sua portata nell’attimo Mario Luzi: voia. In particolare nella pro- fasti dell’Umanesimo fioren- e celeste di Simone Martini in cui accade, ma continua duzione poetica torrenziale e tino, tra Siena e Firenze, non doveva essere, nelle prime a manifestarsi; “niente è pregna di Luzi si staglia – a mo’ ha mai lesinato interesse per intenzione del poeta, un te- come se non fosse mai sta- di Moloch fenicio, ma per quei grandissimi artisti del- sto drammatico, in seguito to”, “la contemporaneità di percezione giunta, oltre che imponente e la pittura (Raffaello, Pontor- ha assunto la definitiva for- tutti i tempi”, sono versi che terribile, anche imperscrutabi- mo, Simone Martini, Giotto, ma lirica che conosciamo. ci consegnano questa attua- le, pressappoco come l’alfabe- Beato Angelico) quell’arte Questo viaggio di ritorno lità degli eventi. Ecco che in to non del popolo fenicio (evo- che tenta un superamento del pittore, da Avignone a questo modo il suo poetare è d’un’assenza luzione del protocananaico), dell’umano avvicinandosi a Siena terra natale, è un ritor- un ‘poetizzare’ il mondo e la Gabriele Ottaviani della cui tradizione il Moloch un’ideale, lontano quindi dal no alle origini, una nostalgia storia, in presenza del poeta era più che parte integrante, crudo realismo caravaggesco. del vissuto con il desiderio la poesia erompe. L’ultimo Ma dove bensì di quello etrusco, ancora Tracce di Umanesimo fioren- del nuovo. Nostalgia e desi- testo scritto per il teatro è Il grondante misteri – la graniti- tino, di quella unica stagione derio, oltre a dare il titolo a fiore del dolore pubblicato “Non è più qui” insinua una voce di sorpresa ca, bruciante, offensiva, deva- del pensiero umano che nel un bellissimo saggio in Di- nel 2003 ma di cui si voci- “il cuore della tua città” e si perde stante, volgare, lacerante e ni- ‘400 trova il suo apice, traci- scorso naturale, sono i sen- ferava già nel 2001, è il bel- nel dedalo già buio tidissima percezione dell’as- mano in diversi testi del poe- timenti che compaiono nel lissimo racconto della morte se non fosse una luce senza, della perdita, o almeno ta. Un saggio su Raffaelo se- cantica del Purgatorio dan- di don Puglisi, assassinato piovosa di primavera in erba del mutamento, di un baricen- gna il suo esordio come ‘crit- tesco e che Luzi riprende nel quartiere Brancaccio di visibile al di sopra dei tetti alti. tro valoriale che fino a poco co’, una continua attenzione in Il Prgatorio La notte lava Palermo perchè inviso con Io non so che rispondere e osservo prima appariva non solo – er- alle opere degli Uffizi emerge la mente, riduzione teatrale la sua opera a cosanosta. È le api di questo viridario antico, rore fatale! – scontato, ma as- in diverse interviste. della stessa cantica (1990). probabilmente il testo più i doratori d’angeli, di stipi, solutamente saldo, e quasi sa- In Felicità turbate (1995) Nel 1999 per la pasqua l’al- ‘civile’ ed etico, in quanto i lavoranti di metalli e d’ebani cro, mentre ora oscilla, vibra, è protagonista proprio il Pon- lora pontefice Giovanni Pa- denuncia del male e del suo chiudere ad uno ad uno i vecchi antri traballa, e i contorni si fanno tormo, quel pittore schivo e olo II commissiona a Luzi mutamento antropologico, e spandersi un po’ lieti e un po’ spauriti nei vicoli attorno. meno netti, e la consistenza di- umbratile che ha lasciato in- un testo poematico sulla ma soprattuto si interroga “Non è più qui, ma dove?” mi domando venta evanescenza, effimera, compiuti gli affreschi di San passione di Cristo ( e baste- sul bene e sul male; “nostro mentre l’accidentale e il necessario impalpabile, che lo sforzo cre- Lorenzo a Firenze; ambien- rebbe questa committenza mestiere è l’interpretazione” imbrogliano l’occhio della mente ativo e ispirato del poeta con tato nel 1512 si sente l’aria per consegnare al poeta un è un verso che come una e penso a me e ai miei compagni, al rotto abnegazione assoluta tenta di di crepuscolo nella Firenze ruolo tra i grandissimi), na- sorta di refrain ricorre più conversare con quelle anime in pena sottrarre a quell’ineffabilità che orfana di Leonardo, Pico, sce così La passione, Via cru- volte, attesta proprio questo di una vita che quaglia poco, al perdersi era arduo tema e difficile e Michelangelo, Botticelli e cis al Colosseo, un testo che bisogno di comprendere il del loro brulicame di pensieri in cerca di un polo. aspro problema già ai tempi di Alberti, il presente non rie- affianca le liriche luziane a perché del male, echeggia Qualcuno cede, qualcuno resiste nella sua fede tenuta stretta. Dante, e a cui già l’esule poeta sce a nascondere la nostal- passi tratti dai vangeli, quasi l’unde malum di Sant’Ago- fiorentino sepolto a Ravenna, gia di una grandezza tra- come le chiose dei commen- stino. Ancora una volta la n questa poesia – edita nella schauung, la sua resistenza – ma il cui cenotafio è a Santa scorsa. In Opus florentinum tatori medievali, e che scan- giovanile ‘tentazione’ filo- raccolta, che è evocativa sin che è ripulsa, ribellione e rival- Croce, dove una targa ricorda (1999) protagonista è Santa discono proprio le ultime sofica di Luzi emerge nella Idal titolo di una fluidità in- sa – pertinace e pervicace alla Luzi accanto alle spoglie mor- Maria del Fiore, la cupola ore di Cristo. Emerge la fi- sua poesia che è spesso in- forme, densa, torbida, collosa sciatteria, la sua, tutto somma- tali dei più grandi della storia a otto vele eretta dall’inge- gura monologante e umana- terrogazione (evidente an- e vischiosa, capace di ustiona- to, esistenza, compreso l’ono- moderna, aveva dovuto, chissà gno di Filippo Brunelleschi mente e dubitante di Gesù. che dal ricorrente punto di re e divorare ogni ostacolo che re del laticlavio vitalizio, tribu- se effettivamente suo malgra- e simbolo di Firenze; una Luzi non è un uomo di te- domanda). Il percorso che si frapponga al suo corso ine- tatogli per nomina dell’attual- do, inchinarsi, soprattutto nella ‘parlata’ di operai intenti atro come , ma un si apriva negli anni quaranta sorabile, denominata Nel mag- mente altrettanto senatore a terza delle sue celeberrime alla costruzione ci restitui- poeta, è naturale quindi che con Pietra oscura e la morte ma (siamo nel 1963, anno cru- vita, nonché Presidente emeri- cantiche, la più spirituale, la sce il secolo di Toscanelli, il suo lavoro drammaturgico (suicido) di un sacerdote, si ciale per il XX secolo tutto e to della Repubblica Italiana e, più divina, la più rarefatta. Il Ficino, Poliziano e Lorenzo. sia un teatro della parola, un chiude perfettamente con Il per la storia del mondo: si pen- tra l’altro, livornese di nascita, poeta lotta veementemente La Chiesa di Santa Maria si tentativo riuscito di portare fiore del dolore con l’omi- si, solo per fare due semplicis- quindi corregionale del poeta, contro la mancanza, l’impossi- fa emblema della cristianità, la poesia in scena, come per cidio di un altro sacerdote, simi, forse scontati, esempi, a , all’epo- bilità di espressione, che peri- si assume la responsabilità D’Annunzio e Lorca, i nomi foce e sorgente, stilemi del- John Fitzgerald Kennedy o a ca (mercoledì 20 ottobre 2004, colosa può volgere verso la di coloro che hanno abusato che Paola Borboni, una del- la poesia luziana, han finito Martin Luther King) – a mio av- nella ricorrenza del novantesi- mancanza e l’impossibilità di del suo nome e si prepara a le maggiori interpreti insie- per convergere e al centro viso c’è Luzi al completo, il mo genetliaco di Mario Luzi, comprensione, l’inconnu, il un nuovo inizio (quel ritorno me a Giorgio Albertazzi del rimangono più di cinquanta suo pensiero, la sua passione, che di lì a pochi mesi, quattro, mistero che attrae e respinge, alle origini che caratterizza teatro luziano, avviciniva al anni di drammaturgia. la sua originalissima Weltan- per l’esattezza, non sarà pur- che interroga e fa interrogare,

24 25 il muro che si staglia inespu- mondo, la solitudine del poeta liti, su Luzi esercita una forte correre il rischio di perdersi, a prendente pure “Avvento not- gna fedele inavvertita / nelle gnabile, l’enigma, l’angoscia – che parla però non dall’ere- influenza, e Oreste Macrì, partire da un cattolicesimo in- turno” (1940), “Biografia a ore medie / nei giorni interni che tarpa le ali, la rete in cui mo, dalla turris eburnea in cui presso Castello, all’epoca fra- quieto, una produzione teatra- Ebe”, una “prosa poetica” del grigi delle annate, / levatasi fiu- cercare una smagliatura, un Rainer Maria Rilke (1875- zione del comune di Sesto Fio- le ardua e sensibile (“Ipazia”, 1942, “Un brindisi” (1946) e tò la notte tumida / di semi che varco, per dirla con Montale, 1926) consiglia al giovane arti- rentino) Luzi, dalla polis e per sull’omonima figura, interes- “Quaderno gotico” (1947: morivano, di grani / che scop- che invece (Luzi in questo dif- sta, che sia Franz Kappus o un la polis – e lo sconcerto di santissima, e ancor oggi assai comprende però liriche data- piavano, ravvisò stupita / i fuo- ferisce nettamente) appartene- comune lettore che però sente un’intera società che, parafra- dibattuta – molti la vedono bili tra il 1940 e il 1944, gli chi in lontananza dei bivacchi va a quella razza, per sua stes- i libri più come amici fedeli sando quanto sostenuto da come una sorta di martire della anni della guerra che l’inse- / più vividi che astri. Disse: è sa ammissione, che rimane a che come ordinati agglomerati Proust, possiamo dire che in laicità e della libertà di pensie- gnante Luzi passa tra Roma, l’ora. / Ci mettemmo in cam- terra, alle spalle della vita stes- di pagine insieme cucite, di ri- primis non deve mai aver pau- ro – della matematica, astrono- Parma e San Miniato, già San mino a passo rapido, / per via sa, una voce fuori campo e se- fugiarsi, perché a suo dire la ra di andare oltre, perché la ma e filosofa neoplatonica na- Minato al Tedesco, nella pro- ci unimmo a gente strana. / Ed minascosta, timorosa eppure parola è frutto del silenzio, del- verità è ancora oltre, e che tiva di Alessandria d’Egitto uc- paggine della provincia di Pisa ecco / Il convoglio sulle dune ebbra di desiderio, frustrata, la meditazione e del distacco, inoltre, affranta, grida, insieme cisa dai monaci cristiani para- più prossima a quella di Firen- dei Magi / muovere al passo mentre l’esistenza davanti, a il suono scaturisce dalla quiete all’artista, la cui autobiografia bolani, “Rosales”, “Hystrio”, ze), ma anche, o, per meglio dei cammelli verso / la Cuna. poco più di un passo, su un (di nuovo, dunque, una “fertile è celebrata nei testi e nelle “Corale della città di Palermo dire, soprattutto, il luogo dal Ci fu ressa di fiaccole, di voci. / palcoscenico dalle tavole tar- assenza”, un otium nel senso opere con accenti squisita- per Santa Rosalia”, “Il Purgato- quale si può, appartati, osser- Vidi gli ultimi d’una retroguar- late e un po’ crocchianti, cinto più pieno ed etimologico del mente drammatici, che esalta- rio”, “Io, Paola, la commedian- vare, con quella giusta distan- dia frettolosa. / E tutto passò dalla polvere pesante del sipa- termine, di ciceroniana, e non no il conflitto, il dissidio inte- te”, “Pietra oscura”, pièce cen- za che consente di vedere il via tra molto popolo / e gran rio di velluto e/o di cretonne, solo, memoria, con la routine riore, la dicotomia ossessiva e surata dalla Rai negli anni ’60, mondo e la verità che in esso polvere. / Gran polvere. / Chi nobile stoffa – con quale altro che lascia spazio alla vera es- ossessionante tra un Io che per che ne vietò la trasmissione ra- procede con intrepido ardore, andò, chi recò doni / o riposa o tessuto, di cui riempirsi appie- senza e all’autentico bisogno: sua natura sarebbe portato al diofonica, reputandola scabro- il confronto con la realtà quoti- se vigila non teme / questo no le narici, la dublinese Eveli- Mario Luzi tocca però accenti sublime, e lo ricerca, lo brama, sa poiché narrava della morte diana che ha un suo specifico vento di mutazione: / tende le ne avrebbe potuto cucire le imparagonabili, non è imposi- lo desidera con ardore folle, e di un sacerdote cui veniva ne- fondamentale straordinario va- mani ferme sulla fiamma, / sor- tende con cui ornare la propria zione, bensì sgomento), ma, al lo squallore alienante e merci- gata, per l’ostinato rifiuto di lore (“Onore del vero” è la rac- ride dal sicuro / d’una razza di finestra? James Joyce non pote- contrario, per stessa considera- ficato del contingente, del tan- curarsi, la sepoltura in terra colta del 1957), gli orizzonti longevi. / Non più tardi di ieri, va certo optare, con tutto il ri- zione del fiorentino (anche se i gibile, del visibile, un fortissi- consacrata, “Felicità turbate”, fiabeschi – quando non quoti- ancora oggi.”), la questione tra spetto, per, ad esempio, lo suoi primi anni di vita lo vedo- mo e straziante dissenso, il de- “Ceneri e ardori”, “Passione”, diani e gravidi di reminescen- vita e morte, la vita sociale dai shantung: quello va bene no risiedere, più che nel centro siderio di un abbraccio che “Fiore nostro fiorisci ancora” e ze adolescenziali oppure eso- fondamenti invisibili, come in- tutt’al più per la Casa Tugen- della città, dove anni dopo si unisca tutti i compagni, sia co- “Il fiore del dolore. Il martirio tici in senso stretto – per mez- titolerà nel 1971 un suo formi- dhat a Brno progettata da Lu- laureerà in Letteratura francese loro i quali hanno ceduto, irre- di Padre Puglisi”, eroico sacer- zo dei quali il poeta più di una dabile lavoro, nel magma – ri- dwig Mies van der Rohe! –, con una tesi su François Mau- titi dalla foschia obnubilante dote, dal 1999 proclamato Ser- volta sfiora la possibilità di im- torna la metafora della vita so- scorre immutata e immutabile, riac, giudice intransigente, nei generata dall’accidentale e dal vo di Dio, del quartiere paler- mergersi direttamente in mo- ciale gravida di recriminazio- e Montale lì, incapace di alte- suoi romanzi, delle bramosie necessario – “Dalla rete mitano di Brancaccio, ucciso menti della storia sacra o del ni: è il dibattito, fortissimo, de- rarne persino un sia pur mini- basse e volgari che corrompo- dell’oro pendono ragni ripu- nel giorno del suo cinquanta- passato, nell’ipotesi di una vita gli anni Sessanta – di una rifles- mo dettaglio, di accarezzare le no la borghesia perbenista, gnanti”, per dirla con il Salva- seiesimo compleanno, merco- cristiana di popolo a cui dav- sione che si gioca su simboli e nervature geometriche e sel- nonché Nobel nel 1952, “per tore Quasimodo del 1956 (“Il ledì 15 settembre 1993, dalla vero partecipare con pienezza figure, mentre l’identità è eva- vagge di una foglia, di lanciare il profondo spirito e l’intensità falso e vero verde”), a tre anni mafia, a causa del suo costante (in “Epifania” Luzi è con i nescente, il presente ineffabile, un sassolino e vedergli com- artistica con la quale è pene- da quel Nobel che gli fu confe- impegno sociale ed evangeli- Magi! “Notte, la notte d’ansia e inenarrabile, e la parola si fa piere cerchi sull’acqua, che sia trato, nei suoi romanzi, nel rito, recita la motivazione co), è la figura della “barca”, di vertigine / quando nel vento corrotta e breve, spezzata, di- o meno a scaglie dietro una dramma della vita umana”, e dell’Accademia di Stoccolma, non solo titolo della raccolta a fiotti interstellare, / acre, il storta, la memoria stessa, la parete sormontata di cocci, stringerà amicizia con perso- “per la sua poetica lirica, che d’esordio datata 1935, a tratti tempo finito sgrana i germi / sua consistenza, il suo conte- mare in cui pare comunque nalità influenti del calibro di con ardente classicità esprime orfica e finanche profonda- del nuovo, dell’intatto, e a te nuto sono negati, e l’occhio grandioso riflettersi e continua- Alessandro Parronchi, Carlo le tragiche esperienze della mente surrealista, che apre la che vai / persona semiviva tra del mondo potrebbe vedere re imperterriti a sperare, nono- Bo, Leone Traverso, tra l’altro vita dei nostri tempi” – sia prima fase della produzione di due gorghi / tra passato e avve- sempre più, ma è invece sem- stante ogni cosa, il tempo e la traduttore di Stefan George quelli che invece resistono, per Luzi, realizzata senza mai tra- nire giunge al cuore / la freccia pre più cieco, ed è proprio ragione. Luzi nella vita ci af- (1868-1933), che, con i tratti i quali quella fede, qualunque scurare la sua missione di inse- dell’anno … e all’improvviso / quando non si riesce più a co- fonda invece le mani come si della sua opera – travisata, ed è accezione si voglia liberamen- gnante, che tanti intelletti con la fiamma della vita vacilla nel- gliere con la vista la salvatrice fa nella terra fertile per piantar- noto che non si è trattato di un te attribuire a questo termine, orgoglio ha accomunato (Paso- la mente. / Chi spinge muli su del mondo, che da Dostoevskij vi sementi e ottenerne frutto, evento isolato, tutt’altro, dal che può essere letto diversa- lini, per quanto straordinario, è per la montagna / tra le scheg- in poi si chiama bellezza, che però in ogni modo, è innegabi- nazismo – mutuati dalla cono- mente da diversi sguardi, è solo, in questo senso, “uno dei ge di pietra e le cataste / si tur- ancor più tragicamente si pos- le, c’è lo smarrimento, il labi- scenza, nel corso dei suoi fre- cara e preziosa, e se la tengono tanti”, come si intitola il bel li- ba per un fremito che sente / sono non scorgere i grandi rinto, il percorso tortuoso, sof- quenti viaggi per l’Europa, di stretta. Luzi è la ricerca di una bro di Edgarda Ferri sulla sto- ch’è un fremito di morte e di mali, le turpi atrocità, i dolori e ferto, ma anche liberatorio, Stéphane Mallarmè, Paul Ver- stabilità, di un centro da cui la- ria, mai raccontata prima, di speranza. / In una notte come gli inganni per cui è un dovere che dall’ermetismo sempre più laine, Algernon Swinburne, sciar libera l’anima di irradiar- Orlando Orlandi Posti, ucciso questa, / in una notte come reperire la forza di opporsi con si evolve nell’accoglienza del Émile Verhaeren e i preraffael- si, partire e tornare senza mai alle Fosse Ardeatine), e com- questa l’anima, / mia compa- nettezza.

26 27 Cominciai a farlo passeggian- imprimere il movimento rota- do per le strade del paese. Mi torio, con la corda, aggiunse si disse, quasi tutti per strada anche che la casa dei Maggi è sembravano sapere qualco- ora chiusa e disabitata. sa, di cercare un’abitazione Leggiamo nel sito dell’Istitu- Altri luoghi andando prima dritto, poi a to Etnografico della Sardegna: destra, e superata la Chiesa di Il nucleo originario del San Francesco, continuare per Fondo Deledda è costituito la lunga via in discesa fino ad dai documenti donati all’Isti- a una casa incatenata. Ma la tuto nel 1979 dagli eredi di di memoria casa incatenata con catena di Grazia Deledda, la signora ferro arrugginito in bella mo- Fernanda Madesani Deledda stra nella parete esterna non Maggi e Massimo Madesani, aveva nulla a che fare con i rispettivamente nuora e nipo- deleddiana Madesani. Bisognava, mi dis- te della scrittrice. Col tempo Lina Unali sero, ripercorrere la strada a il Fondo è stato incrementato ritroso ed entrare nel palazzo con nuove acquisizioni pro- razia Madesani (Deled- introduzione a persone di ma in settembre sono andata biancastro che veniva dopo venienti per lo più da acqui- da) figlia di Franz Made- nome Madesani. in gita nella bella cittadina quello giallo. Suonai al cam- sti dell’Istituto e in parte da Gsani, nato nel 1904, era Poi una volta, mentre so- laziale circondata da vaste panello e poi bussai col bat- donazioni diverse di cui si fa stata nostra compagna di Uni- stavo ai piedi del monumento mura ciclopiche e mi sono tente. Nell’abitazione, molto riferimento più avanti in di- versità. Morì prematuramen- a Carlo III a Puerta del Sol a accorta di varie cose che po- gradevole per la presenza di stinte schede ordinate crono- te. Incontrandola una volta a Madrid, non mi ricordo come, trebbero servire a illuminare travi di legno e di mobilio del- logicamente. casa di comuni conoscenti, mi trovai a parlare della De- sia la storia della famiglia lo stesso materiale, parlai con Ma la gita ad Alatri mise in mi sembrò scoraggiata del ledda con dei compagni di Madesani, sia quella della la padrona di casa, di nome moto quel tipo di ricerca che fatto di non trovare uno sboc- viaggio provenienti da Alatri. scrittrice che nel 1900 ave- Adele, una maestra che inse- in seguito incontrai e inter- a volte si fa ormai quasi au- co di lavoro per la sua laurea Il nostro fu uno strano discor- va sposato, dopo l’incontro gna ad Acilia, la quale fece in vistai era attigua a quella dei tomaticamente dei materiali in Lettere. Le parlai della sod- so. Mi dissero che i Madesani a Cagliari, il funzionario del mia presenza alcune telefo- Maggi. C’era un giardino e un presenti nella rete intorno a disfazione che si può avere erano una famiglia nobile di Ministero delle Finanze di nate per chiedere informazio- grande terreno che divideva i un determinato argomento nel proseguire nella ricerca Alatri. Mi chiesero se (forse in nome Palmiro Madesani. ni che potessero soddisfare le due caseggiati. Mi disse che di interesse anche recente e letteraria, la indirizzai al no- quanto di famiglia sarda) ero Ma se pur erroneamente mie curiosità. Franz Madesani fu visto poco cercando il cognome del ma- stro professore perché le asse- parente di Grazia Deledda. avevo creduto alle origini ala- La Signora Malusardi, da ad Alatri. rito della Deledda è balzato gnasse un nuovo tema. Dopo Alatri quindi rimase nella tresi del marito della Deledda, lei interpellata, le disse di Di Grazia Deledda ricor- sul mio scrittoio il titolo del capii che il motivo dello sco- mente come un punto di ri- non avevo mai riflettuto su un essere stata cresimata dalla dava solo di aver guardato più romanzo di Pirandello intito- raggiamento era il fatto di star ferimento a cui per anni non possibile collegamento diret- nuora di Grazia Deledda che volte una fotografia sbiadita, lato Suo marito. Nelle prime tanto male. Questa fu la mia riuscii ad aggiungere nulla, to della Deledda con Alatri. per l’importante occasione le appesa a una parete del salot- pagine della narrazione, in aveva regalato un bel braccia- to di casa Maggi. Rappresen- cui compare una Roma in le d’oro già di proprietà della tava la scrittrice intenta a scri- tumulto a causa di manife- scrittrice. vere. Interpreto il fatto come stazioni e disordini, la scrit- Appresi che i Madesani se l’ambiente in cui quest’im- trice di nome Silvia che sta non erano originari di Alatri. magine era presente potes- per Grazia è presentata come Il marito della Deledda era se idealmente rappresentare il grande successo letterario lombardo, nato nella frazio- quasi una dimora ideale della del momento e introdotta al ne di Cicognara nel comune Deledda, un luogo dove ri- lettore come: “giovine e già di Viadana in provincia di siedeva nella considerazione veramente illustre scrittrice” Mantova. Appresi che Franz dei contemporanei. Della mia mentre subito dopo sono ri- Madesani, uno dei loro due compagna di Università la si- portate le parole non del tutto figli (l’altro si chiamava- Sar gnora Malusardi disse che era benevole che uno dei presenti dus) si era sposato a Alatri con bella, che era sua coetanea e rivolge all’editore di certi suoi una donna di nome Fernanda amica, che avevano giocato racconti: “Troppo, troppo alto Maggi e che questi erano i insieme da bambine ai gio- ormai ha spiccato il volo la nomi dei genitori della mia chi che si facevano allora, colombella vostra; ha valica- compagna di Università mor- a campana, con il picchio, to le Alpi e il mare, e andrà a ta prematuramente. La casa quella specie di trottola che farsi il nido lontano lontano, della signora Malusardi che si lanciava sul pavimento per con molte pagliuzze d’oro,

28 29 nelle grandi riviste di Francia, di Germania, d’Inghilterra”. Gli aggettivi riferiti alla persona della scrittrice du- rante lo svolgimento del La Roma di banchetto organizzato in suo onore sono pallidissima, timida, mesta, turbata e si- mili. Diversamente dal con- Nathaniel sorte, ella non sembra mi- rare al successo, soprattutto a quello che può tradursi in Hawthorne in denaro. Tutt’intorno a lei ci sono piccole o grandi ma- nifestazioni di invidia e ma- lizia che la fanno soffrire e The Marble Faun (1860) che ella non riesce a fronteg- Elisabetta Marino giare tramite quel che si suo- le definireuso di mondo. Per ra il gennaio del 1858 quando, liberarsi la scrittrice Silvia/ dopo aver portato a compimento Grazia si allontana mental- El’incarico di console americano mente dai presenti e volge lo a Liverpool, Nathaniel Hawthorne sguardo verso la verde cam- decise di intraprendere un viaggio pagna che si può ammirare attraverso l’Italia assieme alla moglie dal luogo in cui si svolge il Sophia e ai loro tre figli, esplorando ricevimento, oltre alle rovine con occhi ammirati ma sempre critici del Palatino. quella terra che li avrebbe ospitati fino Del marito della Deled- al giugno dell’anno successivo. da si parla sostanzialmente Il soggiorno romano fu certamen- come di un uomo d’affari. Si te una tappa importante e prolungata dice che egli insiste nel vole- del loro itinerario, fonte di ispirazione re che la stampa sia presente ecco... Io vedo in Francia... e ricerca costantemente attuata per numerose pagine dei Notebooks, i alla manifestazione: “Mi si anche in Germania, sa?”. per la costruzione delle sue taccuini che accompagnavano lo scrit- è tanto raccomandato per la Per la prima volta chi scri- narrazioni, per la delineazio- tore ovunque decidesse di recarsi e sui stampa. Vorrebbe molti gior- ve ottiene una visione della ne dei personaggi delle sue quali registrava puntualmente espe- non solo un romanzo acclamato, ma nalisti”. Viene proiettata la Deledda come impegnata in storie, una vita indipendente rienze e impressioni. Le fitte note sul anche una vera e propria guida turisti- figura di un coniugemanager un menage familiare difficile. e solitaria. paesaggio della Campagna, sulle rovi- ca, un volume dal carattere descrittivo la cui caratteristica principa- Quel che Pirandello suggeri- Stranamente avevo spes- ne celebri dei tempi antichi e sui costu- ed esplicativo che, sul finire dell’Otto- le è il senso pratico e l’avi- sce è una figura di scrittrice so immaginato la Deledda mi controversi degli italiani avrebbero cento, conduceva immancabilmente i dità di compensi pecuniari. all’inizio probabilmente in- nel litorale romagnolo, una fornito l’ordito per The Marble Faun (Il viaggiatori anglo-americani per le vie Lo si vede desiderare per la teressata alla collaborazione volta lasciata Roma, come fauno di marmo), il romanzo dal tes- di Roma, rivelandosi strumento indi- moglie collaborazioni ben che il marito poteva offrirle immersa in una completa suto complesso e intricato la cui trama spensabile ad avvicinare il territorio, pagate, traduzioni estere nu- nel campo delle relazioni solitudine personale e for- - sotto forma di racconto breve desti- una fonte inesauribile di informazioni merose, soprattutto in Fran- pubbliche, nella corrispon- se così fu almeno in parte: nato poi ad ampliarsi – è incentrata sul a cui attingere per sciogliere dubbi e cia e in Germania, cospicui denza internazionale (a tal la scrittrice cercò sempre di tema del peccato, della caduta uma- soddisfare curiosità. diritti d’autore. Nel racconto fine si menziona più volte un raggiungere l’indipenden- na e del riscatto, tema ricorrente nel- È proprio su questo aspetto singo- di Pirandello l’aspetto com- suo possibile apprendimen- za personale in altri lidi per la produzione dell’autore americano, lare di The Marble Faun, vademecum merciale della sua attività è to delle lingue straniere), ma sopravvivere. Uno di questi, come anche il suo scritto più noto, The per i visitatori della Città Eterna, che ci costantemente messo in ri- poi, come temendo l’inari- forse il più frequentato fu la Scarlet Letter (1850), contribuisce a di- soffermeremo. salto: “Glielo domando per- dimento della propria forza villetta a due piani di Cervia, mostrare. I molteplici ritratti - a volte La Roma tratteggiata nel romanzo ché Silvia ha avuto richiesto creativa e lo spegnersi della ora nella seconda fila di case minuziosi, altre volte appena abboz- ci appare con tre volti, che corrispon- un romanzo dal Corriere. Ma sincerità esistenziale, ella si nel Lungomare della citta- zati - dei luoghi visitati e delle persone dono alle categorie del “bello”, del forse non accetteremo, per- allontanasse psicologicamen- dina romagnola intitolato incontrate si insinuano in modo così “pittoresco” e del “sublime” teorizza- ché, veramente, in Italia... in te dal consorte mentalmente a Grazia Deledda, a pochi prepotente nelle pagine del nucleo te da Edmund Burke e William Gilpin. Italia non c’è convenienza, preferendogli la scrittura, la chilometri da Ravenna. narrativo da fare di The Marble Faun Hawthorne indulge nella contempla-

30 31 ria del sangue versato da gladiatori e martiri in quella commistione grottesca di vitalità e ferocia che erano i giochi circensi. La storia di Beatrice Cenci, Furio Colombo: l’orrore dell’incesto e del parricidio vengono evocati attraverso la descri- zione di una copia - per mano di Hilda, una delle protagoniste principali - del “Olivetti non era celeberrimo dipinto attribuito a Guido Reni. La “Roman Fever” (quella ma- laria che proprio a Roma colpì anche Una, la primogenita di Hawthorne, de- un sognatore” terminando i suoi accessi di follia futu- Piergiorgio Mori ri) è la signora incontrastata delle estati romane, quando la città si svuotava dei Cinquanta anni fa moriva Adriano Olivetti, il grande industriale di Ivrea e ultimo grande viaggiatori stranieri, più suscettibili a mecenate della cultura e grande amicodi molti scrittori, alcuni suoi dipendenti. Per ricordarlo contrarre il male rispetto alle popola- pubblichiamo due interviste a testimoni diretti di quel periodo della storia italiana. zioni locali. Anche la religione è fonte zione serena dei parchi romani e di di inquietudine per lo scrittore: nel sol- una Campagna fiorita e ferace, dove co del romanzo gotico tradizionale (si Adriano Olivetti (Ivrea, 11 aprile 1901 – Aigle, 27 febbraio 1960) è stato un imprendi- tore, ingegnere e politico italiano, figlio diCamillo Olivetti; fu uomo di grande e singolare rilie- contadini dalle vesti scarlatte si ab- pensi a The Monk, 1796, di Matthew vo nella storia italiana del secondo dopoguerra. Nacque sulla collina di Monte Navale, nelle bandonano a danze sfrenate al ritmo Gregory Lewis), il villain della narrazio- vicinanze di Ivrea l’11 aprile del 1901, dal padre Camillo, ebreo, e dalla madre Luisa, valdese. di flauti e violini, quasi fossero fauni ne è un inquietante frate cappuccino, Nel 1924 conseguì la laurea in ingegneria chimica e, dopo un soggiorno di studio negli Stati e ninfe strappati per magia a un bas- e catacombe, cripte, e la chiesa di S. Uniti, durante il quale poté aggiornarsi sulle pratiche di organizzazione aziendale, entrò nel sorilievo antico; nelle parole dell’au- Maria della Concezione, con le sue 1926 nella fabbrica paterna ove, per volere di Camillo, fece le prime esperienze come ope- tore, “sembra che l’Età dell’Oro sia complesse architetture di ossa e teschi, raio. Divenne direttore della Società Olivetti nel 1933 e presidente nel 1938. Si oppose al tornata a vivere in questo luogo”1. costituiscono lo sfondo ideale per la regime fascista con momenti di militanza attiva (partecipò con Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, A queste immagini arcadiche si messa in scena del terrore. Sandro Pertini ed altri alla liberazione di Filippo Turati). Durante gli anni del conflitto bellico, alternano spesso gli scorci pittoreschi In questa articolata guida turistica in cui Olivetti era inseguito da mandato di cattura per attività sovversiva, riparò in Svizzera. di una Roma in rovina, coi suoi archi non mancano indicazioni, a volte par- Rientrato dal suo rifugio alla caduta del regime, riprese le redini della azienda. Alle sue capa- interrotti, le colonne spezzate che si ziali e spesso irritanti, sul carattere e cità manageriali che portarono la Olivetti ad essere la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio, unì una instancabile sete di ricerca e di sperimentazione su come si stagliano contro tramonti dai colori le consuetudini proprie degli italiani. potessero armonizzare lo sviluppo industriale con la affermazione dei diritti umani e con la accesi, i resti dei templi costruiti in Nonostante la loro spiccata attitudine democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica. Nel 1945 pubblicò L’ordine politico del- epoche remote, sormontati da muschi alla baldoria, malgrado la propensione le Comunità che va considerato la base teorica per una idea federalista dello Stato che, nella e ciuffi d’erba e circondati da una ve- alla menzogna e l’innata inclinazione sua visione, si fondava appunto sulle comunità, vale a dire unità territoriali culturalmente getazione rigogliosa e incolta. all’accattonaggio, ciò che sorprende e omogenea e economicamente autonome. Nel 1948 fondò a Torino il “Movimento Comunità” Quella che domina, tuttavia, è l’im- allo stesso tempo affascina lo scrittore e si impegnò affinché si realizzasse il suo ideale di comunità in terra diCanavese . Il movimen- magine di un Eden soltanto apparente è la possibilità che agli italiani viene to, che tentava di unire sotto un’unica bandiera l’ala socialista con quella liberale, assunse che, in verità, nasconde insidie perico- offerta di confessare le proprie colpe nell’Italia degli anni Cinquanta una notevole importanza nel campo della cultura economica, lose o addirittura mortali. Il ritratto che e ottenere il perdono dal peccato. I sociale e politica. Sotto l’impulso delle fortune aziendali e dei suoi ideali comunitari, Ivrea rimane più impresso nell’immaginario commenti sarcastici abbondano nel negli anni cinquanta raggruppò una quantità straordinaria di intellettuali che operavano (chi del lettore è quello di una Roma dal testo (la confessione non sarebbe altro in azienda chi all’interno del Movimento Comunità) in differenti campi disciplinari, inse- guendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica. passato opprimente – quasi fosse lo che un interludio tra due crimini; le Nel 1949 Olivetti si convertì al cattolicesimo «per la convinzione della sua superiore teolo- specchio di quel passato puritano da stesse labbra che pronunciano le ma- gia» [1]. Fu sindaco di Ivrea nel 1956 e nel 1958 venne eletto deputato come rappresentante 2 cui Hawthorne si sentiva soffocato - ledizioni recitano poi le preghiere ), di “Comunità”. Studioso di urbanistica, diresse il piano regolatore della Valle d’Aosta e fu an- una Roma in cui anche l’arte è eccessi- ma c’è da chiedersi se, proprio come che presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica. Il 27 febbraio 1960 morì improvvisamen- va, una città dai quartieri oscuri, come Hilda, la “figlia di antenati puritani”3 te durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: al momento del suo decesso l’azienda il ghetto ebraico, sfondo ideale per un del suo romanzo, lo stesso Hawthorne fondata dal padre e da lui per lungo tempo diretta vantava una presenza su tutti i maggiori intreccio dai toni gotici quale è quello non abbia mai desiderato, anche solo mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all’estero. di The Marble Faun. Del Colosseo vie- per un momento, di potersi inginoc- ne ricordata la croce nera, in memo- chiare e liberarsi dal peso del passato. urio Colombo, deputato presso l’Olivetti ha conosciu- tervista, realizzata via fax, è della Repubblica nelle to molto bene Volponi e Ot- di seguito riportata. 1 Nathaniel Hawthorne, The Marble Faun, Oxford Classics, Oxford University Press, p. 69. Le Ffile del Partito democra- tieri ed ha, in qualche modo, Cominciamo con Olivetti. Come traduzioni sono le mie. tico, giornalista, ex-dirigente anche direttamente parteci- definirebbe l’esperienza dell’in- 2 Cfr. Ivi, pp. 120 e 320. FIAT, oltre ad aver lavorato pato a quella stagione. L’in- dustriale di Ivrea: quella di un 3 Cfr. Ivi, p. 273 32 33 ingenuo sognatore, quella di non è morta. È morto Adriano Niente e nessuno era più tipico un uomo che precorse i tempi, Olivetti. Così presto (sessan- e familiare del mitico Albino o quella uno dei pochi esempi ta anni) che nessun piano di Saluggia nella nostra quotidia- di industriale illuminato avuti successione era predisposto na vita di lavoro (Ottieri, Vol- Silvana Mauri: in Italia? nell’azionariato familiare. poni e io facevano svolgevamo Adriano Olivetti aveva una vi- Quasi contestualmente è mor- le stesse mansioni all’Olivetti). sione molto ampia della sua to in un incidente stradale il Il fatto è che tutti abbiamo rico- responsabilità di imprendito- giovane ingegner Tchou che nosciuto i tanti Albino Saluggia “Olivetti? aveva re. Ma non era un sognatore. stava guidando il progetto del della nostra esperienza dopo L’azienda, sotto la sua guida, primo e unico computer euro- avere letto Memoriale. Quan- è stata solida, fiorente, in con- peo. Quel computer, se realiz- to a Ottieri, il suo Donnarum- tinua crescita, si è espansa ne- zato, avrebbe cambiato la stra- ma era arrivato anni prima. A un’adorazione per gli Stati Uniti. Non si può dire da dei rapporti fra Italia, Euro- Pozzuoli, dove l’industria del – purtroppo – che “ha precor- pa e Stati Uniti. Dopo Olivetti Nord stava incontrando i pe- so i tempi”. Da allora sono non è più accaduto. Sono finiti scatori del golfo di Napoli. indubbiamente migliorate le di colpo, insieme, il grande vi- Era in contatto con Ottieri nel le intelligenze” tecnologie e sistemi di produ- sionario e la sua visione. periodo della sua esperienza Piergiorgio Mori zione, ma non il lavoro, non i Lei, se non andiamo errati, ha a Pozzuoli e di conseguenza lavoratori, non il rapporto tra conosciuto sia Volponi sia Ot- negli anni della stesura di Don- Silvana Mauri (1920-2006) nacque a Roma ma fu grande testimone della cultura mi- prestatore d’opera – qualun- tieri. Quali erano le differenze narumma all’assalto? lanese del secondo Novecento, ma fu amica di scrittori anche di altre “città” come Mora- que livello – e l’impresa. Da più evidenti tra i due? Ho conosciuto Ottieri subito allora tutto è peggiorato, con è stato un ami- dopo la stesura del romanzo. via e Pasolini. Lavorò quarant’anni anni per la casa editrice Bompiani e oltre venti per la una vasta, inimmaginabile di- co per tutta la vita. Il rapporto Era venuto dal Nord. Lavo- Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri. Nel 1950 sposò lo scrittore Ottiero Ottieri. stanza fra il punto più basso con Volponi è negli anni di rammo insieme in via Clerici Quando Valentino Bompiani, fratello di sua madre, la chiamò a lavorare nella casa editrice la e quello più alto del lavoro lavoro insieme, 1956-1964. a Milano, stessa stanza. A par- invitò a tenere un diario che costituisce la parte centrale del suo libro Ritratto di una scrittrice in un’azienda. Certo Adriano In seguito i rapporti sono stati te la straordinaria moglie di involontaria (nottetempo, 2006).Un ventina di giorni prima della morte abbiamo intervistato Sil- Olivetti ha visto con estrema continuati con stima e atten- Ottieri, Silvana Mauri, credo vana Mauri nella sua casa di Milano. Era già malata e tuttavia lucidissima e serena. Una donna chiarezza una strada di civiltà zione reciproca ma senza il di essere stato il primo lettore saggia. Questa l’impressione che abbiamo ricavato in quei giorni. Una donna straordinaria che ha industriale che è stata subito legame durato sempre con del manoscritto. attraversato la cultura italiana conservando il carattere della semplicità, dell’umanità. Qualità rara soprattutto nel mondo intellettuale italiano dove lo snobismo e l’altezzosità non sono eccezioni. abbandonata (dopo di lui). Era Ottieri. Difficile descrivere le Il dibattito sulla letteratura in- fondata su tre punti: il livel- differenze tra due dei più im- dustriale fu avviato da Elio Vit- lo estetico (il luogo di lavoro portanti autori della letteratu- torini sui due numeri del «Me- ignora Mauri, quale è sta- soldi non ne aveva tanti. Aprì figlio, Massimo e una bella deve essere bello); la qualità ra italiana del dopoguerra. In nabò» (precisamente il n. 4 e il to il suo rapporto con la la casa editrice intorno agli moglie, ma viziata. Poi ho co- umana (rispetto per le perso- comune avevano rigore e fan- n. 5) e, tra l’altro, lei intervenne Scultura italiana? anni Trenta. I primi contatti nosciuto Moravia che era un ne che lavorano, strumenti per tasia, profonda esperienza e proprio nel n. 5 con due raccon- Ho lavorato quaranta anni con furono con Zavattini, Parliamo adolescente. E ancora: Benia- progredire, come la celebre una straordinaria libertà d’im- ti. Quale fu l’impressione che la casa editrice di Bompiani tanto di me, è uno dei primi mino dal Fabbro, Bontempel- biblioteca di Ivrea, sostegni maginazione. Ottieri ha usato ricavò da quel dibattito? dove cominciai giovanissima, libri che ha stampato. Poi Mo- li, Paola Masino, Anna Maria per i trasporti e la casa) e il la sua malattia come strumen- Quel numero del «Menabò» prima di finire le scuole. Va- ravia, Alvaro e altri. Ortese. Quest’ultima aveva coinvolgimento del personale to, come materiale, come fon- era a cura di e di lentino Bompiani era il fratel- Lei cosa faceva in casa editrice? un rapporto di nostalgia con nel fascino, nella ricerca del te di disordine e scompiglio, Umberto Eco. D’accordo con lo di mia madre, era romano In casa editrice ognuno faceva Napoli: era molto strana, nuovo. Olivetti ha stabilito un nel mezzo di una vita (quella loro e con Vittorini, vi ho pub- e venne giovanissimo a Mila- tutto. Io lavoravo alle voci del bizzarra. Con la sorella non evento imprenditoriale unico descritta ancor più di quella blicato i miei due primi rac- no. Fu compagno di scuola di Dizionario delle opere e dei si muovevano mai di casa. non solo in Italia. vissuta) apparentemente ordi- conti, “Il prigioniero della Torre mio padre al liceo Nazareno personaggi. Il primo lavoro fu Vedevano i tetti di Milano e Fino a che punto, secondo Lei, nata. Il riferimento, mi sento Velasca” e “Ragazze tranquille e poi si laurearono in Legge. levare le h e mettere le o e le guardando i tetti con le anten- il fallimento di quella stagione di dire, è una specie molto e di buon senso”. Era una for- Appena finito il liceo aveva a accentate perché ci manca- ne raccontavano che sembra- di speranze in cui si credeva originale di teatro dell’assur- ma intensamente olivettiana già cominciato a lavorare per va la carta. Si faceva tutto co- vano loro delle navi e ricorda- possibile la maturazione di un do. Volponi ha usato la grande di narrazione perché, come la casa editrice Unitas, che la- munque e io mi davo da fare vano così il porto di Napoli. capitalismo dal volto umano ha pittura, di cui era competente Ottieri e Volponi, su quel «Me- sciò poco dopo, perché que- anche come ufficio stampa. Non c’era una scelta degli scrit- avuto ripercussioni sui decenni e appassionato, come scene nabò» parlavamo di lavoro in sta voleva pubblicare un Pro- Di Alvaro cosa ricorda. tori in base ai salotti? seguenti così tormentati per il di fondo, a volte grandiose, particolare persone giovani messi Sposi rifatto da Guido Silenziosissimo contadino ca- No. Bompiani leggeva tutti i nostro paese non solo sul piano della sua narrazione. coinvolte nel lavoro, circonda- da Verona. Trovò la cosa così labrese abitava in Piazza di manoscritti e sceglieva in base economico, ma anche politico? Volponi e la genesi di Memoriale. te dai propri personaggi. Era un indecente che si dimise. Poi Spagna con finestre che dava- ai suoi gusti. Io scrivevo le lette- Dipende dalla definizione che Ne sa qualcosa? Ha mai incon- tipo di “letteratura industriale” rimediati i soldi, attraverso un no sulla scalinata. Andavo da re di diniego in modo più dolce si dà della parola “fallimen- trato nei suoi di lavoro all’Olivetti che prima non c’era mai stata. cognato e un fratello, aprì la lui a colazione entrando da possibile. Poi c’erano riunioni to”. “La stagione di speranza” un potenziale Albino Saluggia? E non c’è più stata dopo. Bompiani. Era nobile, ma di vicolo del Bottino, aveva un ed altre scelte che erano fatte

34 35 su criteri più collegiali. La casa un disdoro, un segno di debo- Volponi, che vive ad Urbino, Ci sarebbe da parlarne per di Calvino. È rimasto un car- D’altra parte si assiste, mi pare, editrice non ha mai guadagnato lezza. Era ingenuo. e ci sono in contatto ancora ore. L’ho conosciuto giovanis- teggio tra loro due conservato ad un sempre maggiore scolla- molto. Solo con Le stelle stanno Come è stata l’esperienza di adesso. C’era una reciproca simo, tramite mio fratello che dall’Einaudi. mento tra intellettuali e società. a guardare di Cronin abbiamo Pozzuoli? stima, e anch’io lo adoravo. era suo collega di università a Torniamo a suo marito. Sin dai Sì, è vero. Durante il fasci- raggiunto le cinquemila copie. Ottiero partì che era appena Si erano conosciuti all’Olivet- Bologna. Pierpaolo aveva di- primi romanzi appare esplicita smo ad esempio, esisteva un In genere si arrivava a mille co- guarito da una meningite tu- ti. Anche Volponi poi, aveva ciotto anni, e tra noi ci fu una la sua vicinanza al Partito So- antifascismo operativo, ma pie e ottocento copie. bercolare. Per quanto mi ri- lasciato l’Olivetti. fraterna amicizia. Io facevo cialista. Come ha vissuto la tra- non violento che muoveva Ha conosciuto Gadda? guarda, a Pozzuoli sono stata Può farci un breve ritratto di lunghi soggiorni in Friuli e lui sformazione del partito di Nen- gli intellettuali. Oggi gli in- Straordinario. Bizzarrissimo. benissimo, avevamo una casa Olivetti? veniva da noi a Milano. ni in quello di Craxi, dal partito tellettuali sono separatissimi. Un originale. Mi ricordo una ammobiliata molto carina, ma Adriano era un uomo affasci- Immaginava che Pasolini degli operai a quello dei mana- Nella nostra casa editrice scena con Gadda incredibile: bisognava inventare la vita ogni nante, anche con delle durez- avrebbe fatto quella fine? ger e della “Milano da bere”? c’era molto fermento, un via eravamo a cena, mi cadde il giorno. Si incontrava il vendi- ze e, in parte, era spregiudi- No, non ci pensavamo affatto, Craxi fu per lui una grande vai di scrittori che hanno fatto tovagliolo e Gadda si tuffò tore di pesce e quello di frutta cato come industriale. Aveva fu un colpo terribile. Non sug- delusione. Noi lo conosce- la storia del nostro Novecen- sotto il tavolo per cercarlo a alle ore più strane e sempre si un’adorazione per le intelligen- geriva la violenza. Aveva que- vamo personalmente e non to letterario, pur mantenendo quattro zampe. respirava quell’atmosfera di in- ze. Tanto per fare un esempio ste notti brave… Questo sì, ne pensavamo che avrebbe mai dei tratti di grande simpatia Parise? venzione e di precarietà tipica riguardo al suo rapporto con gli ero al corrente, ma che il tutto preso una svolta simile il Par- umana. Si parlava, si discute- Ho conosciuto Parise, anche del Sud. Ottiero in un primo intellettuali posso raccontare il si concludesse in modo così tito con lui alla guida. Da di- va, venivano idee. Per esem- se non era un autore Bompia- momento fu felice, poi si stufò seguente episodio: un giorno tragico non me l’aspettavo versi anni comunque non era pio fu proprio da una chiac- ni. Andai a trovare Parise già e si fece trasferire a Milano. si presentò per un colloquio, proprio. Tuttavia non credo al più iscritto, ma era sempre ri- chierata tra mio zio e Grassi malato. Abitava in un paese Lo stress di andare su e Antonio Saffi (uno scrittore di- complotto, penso all’omici- masto di sentimenti socialisti. che nacque l’idea del Piccolo del vicentino. Ma quelli che giù lo logorò, ma lui era così: scendente di Aurelio Saffi), che dio preterintenzionale. Il ra- D’altronde da giovane aveva di Milano. ricordo meglio sono gli autori quando capiva che una cosa era anche un clavicembalista. gazzo si è messo paura. Un frequentato le sezioni socia- A proposito di teatro. Quali della nostra casa editrice: Va- ormai l’aveva posseduta, si Olivetti gli chiese cosa sapes- dramma inaspettato. liste, poi lasciò a causa delle sono stati i rapporti della casa lentino era affezionato a tutti saturava e la lasciava. Però se fare e quando Saffi rispose Con la famiglia di Pasolini ri- sue nevrosi e delle sue ango- editrice col teatro? gli scrittori della sua scuderia, grazie a quella esperienza di che suonava il clavicembalo, mase in contatto? sce e dell’ansia di scrivere. Abbiamo pubblicato per anni con Zavattini era fraterno, si Pozzuoli ha scritto Donna- l’assunse subito. Pure con Ot- Sì. La madre divenne pazza. Tratti umani e simpatici degli la rivista «Sipario» di cui zio telefonavano sempre. rumma all’assalto. Il libro che tieri fu molto particolare. Mio Il cugino Nico Naldini è stato scrittori. Ce ne può fare qual- Val era direttore, e poi ho Oltre al Dizionario delle opere gli ha dato più soddisfazione, marito mandò una lettera alla il contatto più importante in che altro esempio? avuto mio nonno paterno che e degli autori, un altro lavoro insieme alla Linea Gotica. Olivetti la quale non rispose quei giorni, io andai prima a C’era Soldati che era un ma- è stato un impresario teatra- di spessore della vostra casa Roma gli mancava? subito. Si lamentava, mi dice- Roma e poi alla tumulazione niaco della famiglia, parlava le: è stato lui a far costruire editrice è stato l’Almanacco Enormemente. Voleva tornarci va: “Vedi se ne fregano di me”. del feretro, con la famiglia di sempre dei figli e della mo- il Teatro Eliseo chiedendo al Bompiani. a vivere. Ma a fare cosa? I suoi Quando improvvisamente ar- Pierpaolo, a Casarsa. C’erano glie un po’ aggressiva ed En- principe Rospigliosi l’auto- L’almanacco Bompiani si po- genitori lo adoravano, ma lo rivò la missiva: “Ho l’onore di i suoi amici, ricordo Davoli, e nio Flaiano che non perdeva rizzazione per l’edificazione teva fare perché la vita intel- opprimevano al tempo stesso. assumerla ecc”. Poi si amma- in particolare l’omelia in friu- occasione per raccontarci del teatro. Fu un teatro molto lettuale era molto vivace, era- Come si trovava a Milano? lò e non poté lavorare per un lano di David Maria Turoldo. qualcuna della sue boutade. cosmopolita: vennero dalla no numerosi gli scrittori che si Viveva in modo conflittuale anno e mezzo a causa della Nell’anno della morte di Paso- Ne ricordo una a proposito Francia e dagli Stati Uniti ar- vedevano ai Caffè. C’era molto con la borghesia di Milano, malattia e tuttavia Olivetti con- lini veniva assegnato il nobel a di un incontro che ebbe con tisti come Josephine Baker e più fermento. Allora a Milano preferiva stare a casa. Lui scri- tinuò a mandargli lo stipendio Montale. Lo ha conosciuto? un corazziere, il quale propo- Tom Mix, che inventò il gene- si vedevano e vivevano molti veva tutto il giorno, faceva senza che mio marito avesse Di Montale ricordo che era se scherzosamente a Flaiano re western. intellettuali. Oggi no, c’è solo tante versioni di un libro: lo fatto un solo giorno di lavoro. un personaggio difficilissimo, (che era molto basso) di di- Facendo un confronto tra gli Consolo. C’era un mondo in- scriveva due o tre volte. Dopo Voleva restituire i soldi, ma silenzioso, egoista, frustrante. ventare anche lui un corazzie- anni della sua gioventù e quel- tellettuale che oggi non c’è più. l’Olivetti non ha più lavorato. Olivetti non volle. Diverso nel carattere mi di- re al che Ennio rispose: “Non li d’oggi, ha rimpianti per non Come ha conosciuto Ottiero Suo padre gli mandava dei Quali furono i rapporti di suo cono fosse Ungaretti, le cui mi giudichi, sono in desabil- aver vissuto i suoi vent’anni nel Ottieri? soldi. Io lavoravo, avevo uno marito con il cinema? poesie mi piacevano molto, lée”. Poi c’erano le Ortese, di Duemila? Con Ottieri mi sono cono- stipendio, il padre lo aiutava e Collaborò con Antonioni. Gli ma che non ho avuto modo cui ho già detto: non voleva- Non posso invidiare nessuno, sciuta il giorno del referen- siamo andati avanti. Ottiero, piaceva il cinema e cercò di fare di conoscere, anche perché no frequentare nessuno, vive- ho avuto una giovinezza libe- dum istituzionale su Monar- inoltre, faceva anche il giorna- anche un documentario. Dopo lui apparteneva alla scuderia vano isolate all’ultimo piano, ra, simile a quella dei giovani chia e Repubblica. Un giorno lista. Ha scritto sul «Mondo» aver collaborato alla sceneggia- mondadoriana. ogni volta che suonavi apri- d’oggi. L’unica differenza è l’ho incontrato a San Babila, e sul «Giorno» di Italo Pietra. tura dell’Eclisse e aver recitato Di Calvino cosa ricorda? vano la porta con la catenella la castità. Oggi questo valore mi disse che non conosceva Ci sono tanti articoli suoi. So- un breve cammeo nella Notte Aveva un carattere molto osti- come se fossero staccate dal non esiste più. Io ero differen- nessuno. Il giorno della di- prattutto sul «Mondo». non riuscì più a continuare il co. Era chiuso. Mio marito mondo. Una volta un diretto- te solo in questo, ma avevo chiarazione mi ricordo che Quali erano i rapporti con Vol- suo rapporto col cinema. intrattenne con lui un intenso re della Rizzoli mandò loro tutta la libertà di viaggiare e era molto titubante se farmela poni? Lei, tra le altre amicizie, ne ha rapporto epistolare. Ottiero una pianta alla quale girarono di frequentare i miei amici, di o no, perché andava in analisi Con Ottieri era come un fra- avuta una straordinaria con lo ammirava molto, ma era intorno per ore per scoprire se questo sarò sempre grata alla da Musatti e ciò gli sembrava tello. Conosco la moglie di Pasolini. complicato diventare amico c’era del veleno. mia famiglia.

36 37 All’amore serve la parola per sapere se è sincero cruciverba per esperti Francesco Alberoni Per un legame duraturo bisogna dire spesso «ti amo»

el libro «L’amante» di Mar- la sua liberta. E lui la mia. L’amo- guerite Duras la protagoni- re è il miracoloso incontro di due Nsta, una ragazza francese volontà libere. Ed è per questo che di sedici anni che vive in Indoci- è una continua scoperta dell’altro, na, diventa l’amante di un giova- ed ogni incontro ci appare dono e ne ricco cinese ed ha con lui una grazia, e sempre nuovo. sconvolgente esperienza erotica. Quanti errori, quanta sofferen- Ma non sa di essere innamorata. za sorgono fra mogli e mariti o fra Perché lui è cinese. Solo quando amanti quando ciascuno preten- sarà sulla nave che la riporta in de di sapere che cosa vuole l’altro patria, ascoltando Chopin, avrà e così gli impone i suoi desideri. una irrefrenabile crisi di pianto e Quante persone credono che basti capirà che l’amava. E nei due an- l’amore per capire ed essere capi- ni successivi invecchierà rapida- ti. Che siano sufficienti gli sguardi, mente perché solo allora la sua i gesti, gli abbracci, le carezze, i si- mente, il suo cuore e il suo corpo lenzi, le allusioni. Per cui quando scopriranno di aver perduto qual- nella coppia si crea un evento nuo- cosa che non troveranno mai più. vo come la nascita di un bambino Ho riportato questo episo- esplode il dramma. Ricordo una dio per mostrare che l’amore, da donna che urlava: «Quando non uragano di sensazioni e di senti- capisci che cosa ti sta capitando, menti, deve farsi logos, concetto, perché piangi sempre, perché sei parola. Finché non so di amare come una pazza isterica, come fai e finché non dico «ti amo», non a spiegarlo al tuo compagno? Ep- amo pienamente. E finché non mi pure la risposta è semplice: “con la identifico con l’altro, non faccio parola”. Dicendogli che stai male, mie la sua vita, la sua storia, le chiedendogli aiuto». sue sensazioni e i suoi sogni, sono Ah, il dono divino della parola! ancora nell’anticamera dell’amo- Studiando come un grande amo- re. E perché l’amore sia comple- re appassionato può durare anche to devo anche saper distinguere il molti anni, ho scoperto che gli ser- mio dal suo desiderio, il mio dal ve la parola, al punto che il mio ul- suo sentimento. Non posso attri- timo libro l’ho chiamato «Il dialogo Curiosità: A quanto pare le lacrime sono terapeuti- buirgli lemie emozioni e pensa- degli amanti». La grande passione che, cioè fanno bene alla salute, in quanto quando re che lui desideri ciò che desi- dura nel conoscere profondamen- si piange l’organismo si libera di sostanze chimiche dero io. Gli devo chiedere cosa te noi stessi e il nostro amato. Ri- tossiche. Ciò però non si verifica se il pianto è dovuto esperti pensa, cosa desidera, cosa vuo- spettandone la libertà e dicendoci ad una causa esterna, come per esempio l’irritazione cruciverba per procurata dal taglio delle cipolle. le. Devo accettare fino in fondo la verità. S OL U Z I ON

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