Una Città E Il Suo Fiume
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Una città e il suo fiume: itinerario cartografico tra cultura del territorio e gestione paesistica di Maria Augusta Bertini, Carla Catolfi 1. Riflessioni metodologiche Nello studio dei rapporti fra società e costruzione del territorio il tema delle acque è argomento fra i più significativi ed interessanti, soprattutto in aree ad antico popolamento dove le collettività umane hanno governato le sorti dell’assetto idrografico, disciplinando, dirottando, sbarrando i normali deflussi per asservirli ad esigenze socio-produttive, ma di frequente dando vita a fragili equilibri artificiali in contrasto con le leggi della natura. La ricerca qui delineata si propone di approfondire la conoscenza della struttura storico-territoriale della bassa valle del Foglia, muovendo dall’ele- mento ‘fiume’, dal suo ruolo generatore di sviluppo economico ma anche di rischi ambientali, dal suo rapporto privilegiato con la città di Pesaro e con il paesaggio circostante (che resta essenzialmente agricolo sino al secondo do- poguerra), con la linea di costa e le sue variazioni e, a partire dagli ultimi qua- rant’anni, con un fondovalle profondamente urbanizzato ed industrializzato. L’indagine intende raccogliere, analizzare e fornire informazioni scientifi- che utili nei momenti decisionali, per inserirsi, quindi, nel dibattito locale suscitato dalla necessità di dare soluzione a problemi urgenti e persistenti di carattere idrologico e paesistico, al fine di una corretta pianificazione degli interventi urbanistici in armonia con la tutela e la valorizzazione ambientale. Essa vuole altresì rappresentare un esempio di analisi storica di un pic- colo comprensorio e del suo fiume, ricostruita attraverso fonti documenta- rie e cartografiche, ma costantemente proiettata sul presente, sul paesaggio concreto e visibile dell’oggi. Un paesaggio in cui i sistemi idraulici di uso e di contenimento delle acque, la trama insediativa e il reticolo viario, lo sfruttamento economico e abitativo sia agricolo sia urbano, il tessuto indu- striale con residue tracce di antiche pratiche manifatturiere, i toponimi, la * Presentato dal Dipartimento di Studi per la Storia e per il Patrimonio Culturale. Il contributo è frutto della collaborazione e della progettualità comune tra le due autrici. Tuttavia i paragrafi 2 e 4 sono da attribuire a Maria Augusta Bertini, i paragrafi 1 e 3 a Carla Catolfi. 10 M. A. Bertini, C. Catolfi rete confinaria delle proprietà, i rapporti tra la città e la campagna, pur nella profonda metamorfosi dell’ultimo cinquantennio, sono ancora forte- mente condizionati dai segni di un passato più o meno recente. In sintesi, obiettivo del progetto è proporre una lettura diacronica complessa che, facendo riemergere alcune forti e secolari radici dell’area, contribuisca ad approfondire la cultura del territorio inducendo ad assu- mere decisioni più razionali e motivate nel momento organizzativo-gestio- nale. Per ricostruire le dinamiche della configurazione territoriale ci si è mossi entro vari ambiti disciplinari – geografia, geografia e cartografia sto- riche, storia, pianificazione – avvalendosi anche delle esperienze di geologi ed urbanisti. Sono state utilizzate fonti eterogenee, bibliografiche e carto- grafiche: antichi disegni e dipinti, rappresentazioni locali a grande scala, monografie geografiche, studi di settore, piani urbanistici e paesistici pro- vinciali. In particolare la cartografia è stata oggetto di attenta lettura e di conti- nuo confronto con le testimonianze materiali residue e con la realtà odier- na, nella consapevolezza che la semplice lettura dei molteplici segni, nel paesaggio e nelle sue raffigurazioni può risultare superficiale, incompleta e persino potenzialmente distorta se non si ha cura di sottolineare i rapporti tra il paesaggio attuale e le sue metamorfosi, tra i documenti e le loro finalità originarie, ma anche di ricomporre il contesto – sociale, economi- co, normativo, politico ed istituzionale – in cui carte e dati nascono e ven- gono elaborati. Gli insostituibili catasti storici, con i preziosi apparati di registri e mappe 1, i prodotti iconografici noti 2, l’inedita cartografia minore, privata e pubblica, realizzata in tempi successivi (tra il XVIII e il XIX secolo), hanno consentito di ottenere per l’area in esame un’immagine di grande dettaglio: da essa emergono, oltre al fiume, all’evoluzione del suo percorso e dei suoi rapporti con le terre circostanti, tipologie di uso agricolo, forme di artigianato che ruotano attorno alla campagna e al mondo mezzadrile (molitura, follatura di tessuti, lavorazione dello zolfo, produzione di lateri- zi, concia delle pelli), problemi legati all’assetto del territorio, ai dissesti, 1 In particolare il Catasto geometrico particellare ‘gregoriano’, realizzato nel Pesa- rese a partire dal 1818. 2 Fra gli esempi più famosi sono: l’atlante dei domini rovereschi composto dal pittore-cartografo pesarese F. Mingucci nel 1626 (Città e Castella (1626). Tempere di Francesco Mingucci pesarese, Torino, ERI Edizioni RAI 1991; M. A. Bertini, Un atlante secentesco del Ducato di Urbino: corografie e vedute urbane di Francesco Mingucci tra espressione artistica e scienza geocartografica, in La cartografia degli autori minori italiani, a cura di C. Cerreti, A. Taberini, Memorie Soc. Geogr. Ital., vol. LXV, Roma, Soc. Geogr. Ital. 2001, pp. 107-133) e l’affresco Urbini Ducatus, realizzato fra il 1580 e il 1581 nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano (La Galleria delle Carte Geo- grafiche in Vaticano, a cura di L. Gambi, A. Pinelli, Modena, F. C. Panini 1994). Una città e il suo fiume 11 al controllo, alla conservazione di proprietà e strade, analoghi a quelli di oggi. Altrettanto significativi anche limiti fondiari e antiche contese confi- narie appena rintracciabili in qualche resoconto d’archivio ma non nell’at- tuale topografia, nomi di luogo, elementi paesistici o tipologie architettoni- che particolari ed illuminanti di ruoli dimenticati di qualche frammento del paesaggio (molini, cascine, fornaci, sentieri, tracce di antiche delimita- zioni). Ma per ottenere una visione dinamica di tali processi è stato necessa- rio incrociare fonti elaborate in ambiti differenti e in tempi successivi: per la cartografia, nei limiti del possibile, si è sovrapposta la produzione antica con quella post-unitaria sino alle aerofotogrammetrie, ortofotocarte, foto aeree degli ultimi anni; allo stesso modo, le notizie archivistiche sono state integrate con le risorse bibliografiche recenti e, infine, la documentazione acquisita è stata continuamente messa a confronto con le risultanze mate- riali, il paesaggio concreto nelle sue salienti peculiarità, con le sue persi- stenze e le nuove forme. 2. La secolare dinamica del corso fogliense e l’evoluzione paesaggistica Le relazioni fra corsi fluviali, insediamento, organizzazione economica risultano sempre forti e determinanti non solo in grandi realtà regionali ma anche in spazi circoscritti come quelli marchigiani, dove i bacini vallivi sono stati i principali teatri della storia, dove la rete idrografica ha a volte favorito, a volte ostacolato gli scambi culturali e materiali sino a configu- rarsi, in passato come oggi, quale elemento chiave nei processi di territo- rializzazione. L’unità costituita da un bacino imbrifero è lo spazio entro il quale la natura e l’uomo esplicano tutte le loro attività. Quindi il fondo di una valle e, a maggior ragione, il suo segmento terminale risentono delle azioni che le componenti naturali ed antropiche contemporaneamente hanno svolto e svolgono nell’intera area. L’ambito di studio è stato pertanto inquadrato in un contesto più am- pio, esaminando le caratteristiche fisiche ed idrauliche di una regione che travalica i limiti areali del fondovalle oggetto di specifica indagine. Per fornire alcune coordinate spaziali dello scenario geografico analiz- zato, il bacino del fiume Foglia 3 (l’antico Isaurus o Pisaurus), tra i più 3 L’idronimo Folia o Follea si ritiene risalga al periodo medioevale e sembra colle- gato alla presenza lungo il fiume di folles, cioè di impianti per la follatura di tessuti (A. Carile, Pesaro nel Medioevo. Problemi di storia delle istituzioni e della società, in AA.VV., Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, Venezia, Marsilio 1989, pp. 3-54, cfr. p. 3). Tuttavia alcuni studiosi ritengono che il nome sia assai più antico e persino prece- dente al latino Isaurus; a supporto di questa ipotesi si narra che in tempi remoti, non 12 M. A. Bertini, C. Catolfi importanti delle Marche, è interregionale ed interessa, oltre a Pesaro, altri 28 Comuni marchigiani, il Comune toscano di Arezzo in cui il corso ha le sorgenti, ad est dell’Alpe della Luna, e il Comune romagnolo di Mondai- no per un breve tratto del versante idrografico di sinistra. L’altitudine massima e quella media corrispondono rispettivamente a 1415 e 360 m s.l.m. La pendenza media dell’asta fluviale è pari all’1,2% 4 e diviene quasi nulla nella porzione finale, tanto da rendere difficoltoso il deflusso a mare come confermano l’andamento a meandri e, nell’antichità come nei secoli fra basso Medioevo ed età moderna, la presenza di aree paludose. L’estensione totale del bacino è pari a 704 kmq (631 nelle Marche, 55 in Toscana e 18 in Emilia-Romagna), con una lunghezza del corso di circa 91 km (81 nelle Marche). Come tutti i fiumi marchigiani a nord del promontorio del Conero, anche il Foglia è caratterizzato da un prevalente orientamento SO-NE. Tra Montelabbate e la foce le acque fluiscono in una valle alluvionale larga circa 2 km in corrispondenza di Chiusa di Ginestreto ed oltre 3 km nel- l’ultimo segmento