La Copertina D'artista - Ottobre 2018
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La Copertina d'Artista - Ottobre 2018 Una grossa ruota in pietra di un frantoio, fotografata in un bianco e nero denso e stratificato, quasi espressionista, fa bella mostra di sé sulla copertina d’artista di questo ottobre 2018. Come mai l’artista di questo numero, al secolo Antonella Pucci (classe 1982), ha scelto un’immagine così antica, arcaica quasi, per rappresentare la copertina di un numero che parla di innovazione? Forse il riferimento allude alla ruota come invenzione, che permise al genere umano di affrancarsi dalla fatica e di dare avvio alla prima rivoluzione tecnologica? Oppure più precisamente si riferisce alla ruota del frantoio, quindi, ad una macina, che permise di dare avvio alla prima produzione di massa del cibo lavorato, raffinato e trasformato in prodotti completamente nuovi, che affrancò gli antichi popoli dalla fame e dalle carestie? O ancora, più sottilmente, l’artista si riferisce alla ruota come esempio paradigmatico di tecnologia ante litteram, una scoperta o un’invenzione, così geniale che in millenni di storia non è cambiata e ci dimostra che le vere scoperte e rivoluzioni scientifiche, le innovazioni insomma, sono perfette così come sono e che durano per sempre? L’ultima ipotesi mi pare la più plausibile, forse perché è anche mia opinione che il progresso odierno sia quasi sempre effimero, di scarsa portata, e di natura pressoché consumistica. L ’ a r t i s t a d i q u e s t o n u m e r o d i S m a r t M a r k e t i n g , A n tonella Pucci. Quante tecnologie pensavamo dovessero durare per sempre, ed invece sono morte lungo la strada del futuro? Tante, troppe per stilare un qualsiasi elenco appena accettabile. Mentre la ruota, come il libro o la forchetta, benché siano rimaste pressoché immutate, hanno radicalmente trasformato la nostra società. Quindi il passato secondo la nostra artista è il nostro futuro, il nostro avvenire, la vera innovazione? Forse più che una fotografia, prima ancora che un’immagine, l’opera di Antonella Pucci è una lezione di storia ed un esercizio spirituale di umiltà? C o n - f u s i o n i , 2 0 1 7 . Forse l’artista ci sta dicendo che, se davvero vogliamo progredire ed innovarci, dobbiamo raccogliere l’eredità del nostro passato, ed in questo il titolo scelto per l’opera: “Moviment- AZIONE: progresso umano”, ci fornisce un preciso e decisivo indizio. Lo so ci sono troppe domande in questo articolo, ma è il destino dell’arte quello di porci domande e non facili risposte. Sta a noi completare il processo creativo dell’artista, interiorizzando l’opera nella nostra esperienza, allora, e solo allora, se mai dovesse emergere una qualche risposta, anche se diversa da quella degli altri, anche se differente dalle intenzioni dell’artista, potremmo stare sicuri che sarà una risposta vera, autentica e genuina. Quando dopo le innumerevoli domande posteci dall’arte, finiremo per dare una risposta personale e meditata, passeremo dalla semplice speculazione estetica alla vera cultura. T e m p i o m o d e r n o , 2 0 1 7 . Antonella Pucci frequenta il Liceo Artistico Lisippo di Taranto e successivamente studia architettura all’UNIBAS – Università degli Studi della Basilicata, frequentando diversi ed importanti workshop di studio dell’immagine e di fotografia. Dal 2010 dedica la sua attenzione alla fotografia di architettura e di paesaggio, indagando luce, ombra, dettagli e geometrie dei luoghi, delle città e del territorio. S t o r i e , 2 0 1 6 . Ultime mostre: 2017 Mostra personale CON-FUSIONI – “I dettagli si fondono e confondono”, al Museo Narracentro di Palagiano (TA). 2016 Mostra collettiva di fotografia “Storie” al Laboratorio Urbano di Mottola (TA). 2015 Mostra collettiva di fotografia di architettura al Festival dell’Architettura Archival, Università degli Studi della Basilicata. 2012 Mostra collettiva_Ex.0 Cambiamenti di Stato con l’Università degli Studi della Basilicata, al Palazzo Lanfranchi di Matera, Museo di arte medievale e moderna della Basilicata, nell’ambito di Matera 2019. Per informazioni e per contattare l’artista Antonella Pucci: [email protected] Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della quarta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed inviando un portfolio alla nostra redazione: [email protected] innovation.now - L'editoriale di Ivan Zorico Non so se anche a voi capita, ma quando penso a dieci anni fa non mi viene da pensare al 2008 (largo circa) bensì agli anni ‘90 o, al massimo, agli inizi dei 2000. È una strana sensazione. Sembra quasi che da un certo punto in avanti il mondo, il tempo, la vita, abbiano preso una velocità doppia, se non tripla. Non ci siamo più trovati di fronte ad un percorso di crescita graduale (diciamo naturale), ma di fronte ad un tipo di crescita esponenziale. Tutto è cambiato: mondo del lavoro, modo di relazionarsi, trend, business, mode, media, ecc. È come se di colpo avessimo fatto a piè pari un balzo in avanti. Un balzo nel futuro. In questo la tecnologia ha avuto il suo peso rilevante. Ci sono innovazioni tecnologiche che segnano le epoche nelle quali vedono la luce. Solo per rimanere nel campo dei media non possiamo non citare l’invenzione della stampa, della radio, della televisione, di internet e, oggi, dello smartphone. Sì, lo so. Lo smartphone non può essere annoverato come media. Ma per la sua capacità di inglobare tutti i media precedenti non posso che considerarlo in qualche modo tale. Dieci anni fa non ci saremmo mai sognati di guardare la televisione su un semplice telefonino, così come non avremmo mai potuto leggerci un quotidiano. Lo smartphone, attraverso internet, è stato in grado di cambiare il nostro modo di approcciarci al mondo e ha potenziato di gran lunga le nostre possibilità. Molte delle attività che prima facevamo fisicamente adesso le facciamo via digitale, nei tempi e nei modi a noi più congeniali. Si può dire quindi che l’innovazione tecnologica ci ha portati nel futuro. Ma, appunto, sono passati dieci anni. E a poco a poco ci stiamo abituando all’idea di un futuro coniugato al tempo presente. Conviviamo con l’innovazione, con le scoperte e con la velocità dei cambiamenti. Ci sono voluti dieci anni, ma forse ora stiamo davvero capendo cosa è accaduto in questo periodo. Da qui l’argomento del mese: innovation.now. Siamo nell’era dell’innovazione. E ci stiamo dentro con tutte le scarpe. Quindi abbiamo voluto giocare con l’estensione/dominio .now accanto ad innovation, proprio per affermare che quando si parla di innovazione non si deve farlo al futuro, ma al presente. Ivan Zorico innovation.now - L’Editoriale di Raffaello Castellano Sono le ore 20:00 del 30 ottobre del 1938, la notte che precede Halloween: la Radio CBS di New York trasmette un programma live, il Mercury Theatre on Air, una serie di adattamenti dal vivo di classici letterari. Il programma è di nicchia e non avendo sponsor, va in onda senza interruzioni pubblicitarie. Ad ideare e condurre lo show c’è un attore talentuoso e giovanissimo di soli 23 anni: Orson Welles. L ’ a t t o r e e f u t u r o r e gista Orson Welles. Quella sera si sta mettendo in scena l’adattamento di un romanzo “La Guerra dei Mondi” di H.G. Wells, che parla di un’invasione aliena da parte dei marziani. Lo sceneggiatore che ha rimaneggiato l’opera originale, Howard Koch, ha trasposto i fatti narrati dalla Londra vittoriana alla New York degli anni ’40, inoltre, la narrazione fu modificata in modo da sembrare una cronaca in diretta dell’attacco dei marziani, con tutto il corollario di interviste ad esperti, bollettini ufficiali, discorsi di autorità, testimonianze, grida, esplosioni e via discorrendo. L’effetto fu tremendamente realistico, tanto che getto nel panico 2 milioni di ascoltatori, un terzo dei sei milioni di cittadini americani in ascolto; vi furono fughe in massa, atti vandalici, incidenti mortali ed addirittura suicidi. Quando si scoprì che si trattava di uno show, anche lo scandalo fu nazionale, nei mesi successivi furono dedicati alla faccenda oltre 12.000 articoli e le critiche contro la “giovane” industria radiofonica furono aspre. La radio infatti era ancora considerata un mezzo di comunicazione pericoloso ed incapace di gestirsi autonomamente e bisognoso di misure e restrizioni legali per impedirne l’effetto pervasivo e persuasivo. Senza troppi sforzi potremmo considerare lo scherzo radiofonico di Orson Welles (che grazie ad esso divenne una star e diede avvio alla sua sfolgorante carriera), come un primo caso ante litteram di fake news (noi abbiamo trattato l’argomento nel numero di febbraio 2018). La radio all’epoca era come l’internet di oggi, più veloce ed immediato della stampa e raggiungeva le persone nelle loro case, nei bar, nei locali, dove si riunivano piccole comunità. Eravamo nel periodo fra le due guerre, i cittadini americani stentavano ancora a riprendersi dalla Grande Depressione del 1929 e, inoltre, le notizie provenienti dall’Europa, con la Germania e il Giappone sempre più pericolosi e guerrafondai, avevano evidentemente scoperto il nervo emozionale della nazione che, inquieta, insicura e impaurita era pronta a credere a tutto, forsanche all’invasione degli alieni. Dopotutto i regimi totalitaristi dell’epoca, nazisti, fascisti o franchisti che fossero, stavano già manipolando le folle attraverso la propaganda (trasmessa su tutti i media, ma soprattutto attraverso la radio) contro un nemico immaginario, politico, religioso o etnico che fosse, al fine di guadagnare consenso. Ma perché per presentare questo numero di Smart Marketing dedicato all’innovazione, vi ho raccontato una storia così “datata”? Perché a distanza di 80 anni dai fatti della vigilia di Halloween del 1938, possiamo affermare che nulla, o quasi, è cambiato, se non i mezzi, gli strumenti tecnologici e la natura dei manipolatori.