Gebeth Romantic Music for Guitar
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Gebeth Romantic music for Guitar Mertz . Regondi Giacomo Susani GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 1 26/08/18 21:50 Johann Kaspar Mertz (1806-1856) 30.25 1. An Malvina 3.55 2. Etude (più allegro) 2.02 3. Unruhe 1.44 4. An die Entfernte 4.50 5. Capriccio 1.46 6. Gebeth 3.33 7. Lied ohne Worte 3.16 8. Elegie 9.19 Crediti / Credits Digital recording standard 88.2kHz/24bit Scuola della Carità, Padova, Italy, April 2017 Recording and master engineer: Marco Lincetto Photos: Giovanni De Sandre Artwork: Julia Maquieira Translations: Melissa Evans Guitar: Domingo Esteso - Madrid 1926 GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 2 26/08/18 21:50 Giulio Regondi (1822-1872) 28.50 9. Etude No. 1 3.12 10. Etude No. 4 8.06 11. Etude No. 6 7.58 12. Rêverie - Nocturne 9.34 GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 3 26/08/18 21:50 Gebeth è un progetto nato da un profondo desiderio di esprimere ciò che di più genuinamente personale e distintivo esiste nel mio fare musica. L’ambito delle registrazioni si è infatti rivelato il canale più efficace per esprimere idee senza compromessi, un contesto ideale per la presentazione pura della mia personalità artistica a prescindere da qualsivoglia influenza esterna. Per questo la scelta del repertorio (per quanto chiaramente basata sulla giustapposizione stilistica delle due maggiori personalità chitarristiche romantiche Johann Kaspar Mertz e Giulio Regondi) è avvenuta ricercando una forte affinità emotiva, che esprimesse un legame intimamente artistico e personale tra me e le opere scelte, piuttosto che seguendo un approccio meramente filologico nella resa della musica del passato. Pur riconoscendo l’immenso valore dell’apporto filologico di cui la musica dell’Ottocento per chitarra vanta, queste registrazioni tentano di affrancarsi dall’accademismo (pur essendone consapevoli e grate debitrici) ed esplorano il rapporto tra il chitarrista del presente e la sensibilità del passato, tentando di rappresentare un’immedesimazione dell’esecutore con la musica che va ad interpretare. La scelta di uno strumento storico, pur non essendo uno strumento dell'Ottocento, fa parte della stessa linea di pensiero: la Domingo Esteso del 1926, chitarra a mio avviso straordinaria, è qui presentata proprio per le sue qualità sonore, come mezzo di espressione assoluto di una ricerca personale. GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 4 26/08/18 21:50 Non intendo presentare questo CD come un definitivo punto di arrivo ma come un importante fermo-immagine di un processo di costante trasformazione e maturazione della mia personalità artistica, che ritengo possa essere rappresentata con efficace sintesi in questo progetto discografico. Giacomo Susani, Londra 2018 GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 5 26/08/18 21:50 Gebeth is a project born from a deep desire to express that which is genuinely personal and distinctive in the making of my music. The field of the recordings has indeed proved to be the most effective channel for expressing uncompromising ideas, an ideal context for an unadulterated presentation of my artistic personality regardless of any external influence. For this reason, the choice of the repertoire (although clearly based on the stylistic juxtaposition of the two major personalities of the Romantic guitar, Johann Kaspar Mertz and Giulio Regondi) was made through finding a strong emotional affinity which expresses an intimately artistic and personal link between myself and the works chosen, rather than following a mere philological approach in the rendering of the music of the past. While recognizing the immense value of the philological contribution which nineteenth-century guitar music has, these recordings attempt to free themselves from academicism (although there is an aware and a grateful debt) and explore the relationship between the guitarist of the present and the sensitivity of the past, attempting to portray an identification of the performer with the music that he is to perform. The choice of a historical instrument, even if it is not from the nineteenth century, comes from the same line of thought: the Domingo Esteso of 1926, an extraordinary instrument in my opinion, which is presented here precisely for its sound qualities, as a means of absolute expression of a personal research. GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 6 26/08/18 21:50 I do not intend to present this CD as a definitive point of arrival, but as an important still image taken from a process of constant transformation and maturation of my artistic personality, which I believe can be effectively represented in this discography project. Giacomo Susani, London 2018 GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 7 26/08/18 21:50 Dopo i fasti del primo trentennio dell’Ottocento, in epoca romantica lo strumento conobbe una profonda crisi. I grandi mutamenti storici ed estetici • portarono sia alla dilatazione delle masse sonore e orchestrali, sia alla diffusione del pianoforte. In mezzo a tali titani, la chitarra si trovò di fatto a essere il classico vaso di coccio schiacciato tra due poderosi vasi di ferro. Inoltre i gusti del pubblico erano profondamente mutati e aprirono fra lo strumento e il mondo della musica una forbice sempre più ampia man mano che passavano gli anni. Se gli esecutori in grado di celebrare le doti della chitarra furono ancora numerosi, non altrettanto accadde con i compositori: solamente Johann Kaspar Mertz, Giulio Regondi, (i protagonisti di questo CD) e, in parte, Napoleon Coste seppero recepire la lezione dei grandi romantici rifuggendo da schemi risaputi e ormai anacronistici. Una emblematica testimonianza del decadimento della chitarra in epoca romantica si trova nel celebre Traité d’instrumentation (1844) di Hector Berlioz, il quale sentenziò che è quasi impossibile di [sic] scrivere bene per la chitarra senza saperla suonare: insomma la chitarra era considerata una sorta di monstre inabordable et indomptable. Appena dopo, ecco che “la maggior parte dei compositori che l’adoperano sono assai lontano dal conoscerla”. Se a questo si aggiunge poi che “la chitarra è proprio adatta ad accompagnare la voce ed a figurare in qualche componimento strumentale non romoroso [sic]” il de profundis sullo strumento è pronunciato: quanto erano lontani i tempi di Sor e Giuliani! Johann Kaspar Mertz nacque a Pressburg, in Ungheria (oggi Bratislava) il 17 agosto del 1806, emblematicamente nello stesso anno nel quale GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 8 26/08/18 21:50 Giuliani iniziò a Vienna la sua carriera trionfale. Tra l’altro Giuliani suonò proprio a Pressburg nel 1811: il giovanissimo Mertz ebbe modo di ascoltarlo? Poco o nulla si sa riguardo alla sua formazione musicale: sappiamo solo che ben presto divenne un virtuoso della chitarra, suonando con abilità il flauto, il violoncello, il pianoforte, il mandolino e persino la zither. Si dedicò anche alla composizione, che divenne la principale attività della sua vita. Verso la metà degli anni Trenta si trasferì a Vienna dove si impose all’attenzione del pubblico, tanto da procurarsi una importante tournée in mezza Europa. Conobbe anche la pianista Josephine Plantin, sua partner sulla scena e anche nella vita. Ma nel momento più felice della sua vita, Mertz, nonostante fosse un colosso di quasi due metri, cominciò a manifestare i primi disturbi fisici e dopo pochi anni cominciò a soffrire di una dolorosissima nevralgia del trigemino, curata con la stricnina. A seguito di una violenta crisi, la moglie ebbe la disgraziata idea di somministrargli tutta la stricnina in un colpo solo: Mertz, già malmesso e deperito, subì un avvelenamento che lo portò a un passo dalla morte. Ci volle più di un anno perché si riprendesse. Tornato a Vienna, la sua salute peggiorò sempre più e nel 1856, ormai tisico cronico, partecipò all’importante concorso di composizione per chitarra di Bruxelles. Il successo arrivò e la vittoria lo portò alla consacrazione in tutta Europa. Ma il destino fu beffardo e Mertz purtroppo non lo seppe mai: quando la notizia giunse a Vienna, egli era morto da soli due giorni (il 14 ottobre del 1856) e la sua salma tumulata in una tomba per poveri nel cimitero di St. Marxer. GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 9 26/08/18 21:50 La raccolta dei Bardenklänge (=Canto dei Bardi), pubblicata a Vienna come op. 13 fra il 1842/43 e il 1852 da Haslinger, è considerata uno dei migliori lavori della seconda metà del XIX secolo. I Bardenklänge sono intrisi delle atmosfere medievaleggianti tanto amate nel romanticismo: non a caso su tutta l’opera aleggia lo spirito de I Canti di Ossian, una raccolta di poesie attribuite a un bardo gaelico del terzo secolo che furoreggiò fra gli artisti dell’epoca (in realtà si trattava di un clamoroso falso storico perpetrato dall’antiquario scozzese James MacPherson). Numerose sono le influenze dei musicisti a lui coevi: ecco così An Malvina, un brano dedicato a una donna e la religiosa spiritualità di Gebeth, ossia due classici tópoi dei compositori romantici. An die Entfernte è un diretto riferimento a Schubert (alcuni suoi Lieder hanno quasi lo stesso titolo). Evidente è la presenza di Schumann: in Unruhe vi è il tipico stato d’inquietudine che tormentò la sua esistenza, la cui influenza si manifesta anche nell’impianto costruttivo di tutti i Bardenklänge, assai simile a quello dei Kinderszenen e dell’Album für di Jugend. È poi impossibile non cogliere in Lied ohne Worte i tratti stilistici di Mendelssohn, il quale compose molti pezzi per pianoforte addirittura con lo stesso titolo. Etude e Capriccio, nei titoli come nel taglio stilistico, hanno una impostazione più “classica” seppur caratterizzata da un piglio virtuosistico tutto romantico, soprattutto nel brillante Capriccio. Da notare come in questi brani sia quasi del tutto assente l’influenza folklorica e tzigana, presente invece in molte altre opere di Mertz. L’aspetto è curioso perché proprio il movimento romantico diede invece grande importanza alla componente GIACOMO SUSANI_booklet_2018_DEF_ESEC.indd 10 26/08/18 21:50 popolare: basti pensare alla nascita delle cosiddette “scuole nazionali”.