Frontespizio

PIETRO RATTO

Cronache di una pandemia

I primi nove mesi di un incubo © Bibliotheka Edizioni Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma tel: (+39) 06. 4543 2424 [email protected] www.bibliotheka.it

I edizione, novembre 2020 Isbn: 9788869347139

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Disegno di copertina: Paolo Niutta www.capselling.it

Pietro Ratto

Filosofo, storico, giornalista e scrittore, Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri. In ambito losoco ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019), la raccolta di suoi saggi BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020). Oltre a questo libro, in ambito storico ha scritto: Le Pagine strappate (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L’Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018), Rockefeller - Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019), Il gioco dell’Oca. I retroscena segreti del processo al riformatore Jan Hus (2014-2020) e L’industria della vaccinazione. Storia e contro-Storia (2020). Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata Programma dIstruzione (2020). Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un aollatissimo canale YouTube e a una vivace pagina , chiamati entrambi BoscoCeduo. Dal 2019 amministra una piattaforma di contenuti di aggiornamento e approfondimento delle tematiche arontate nei suoi libri, che si chiama BoscoCeduo Pro (www.boscoceduo.it/pro)

Un irriverente e documentatissimo resoconto dei primi nove mesi di un incubo chiamato “Covid 19”, contenente una mole impressionante di informazioni, in molti casi decisamente “scottanti”. Un’occasione unica per acquisire una visione di insieme nei confronti di una Pandemia dai contorni ancora tutt’altro che chiari, ma inequivocabilmente capace di mettere in ginocchio l’economia di un intero pianeta e di compromettere seriamente l’equilibrio psichico di milioni di persone, molto più della loro salute.

Venerdì 13 novembre 2020

Sono passati quasi nove mesi, dal giorno in cui è uscito il mio libro “L’industria della vaccinazione. Storia e contro-Storia”. E il mondo in cui oggi viviamo non è più quello. L’intera quotidianità, in ogni sua sfumatura, è ormai irrimediabilmente intrisa e pervasa dalla questione Covid-19. La nostra vita è stata rapidamente stravolta, costretta a successive e crescenti restrizioni declinate dallo stillicidio di continui e ansiogeni Decreti del Presidente del Consiglio, che hanno via via limitato la nostra libertà di movimento, di relazione, di svago, obbligandoci a svariate forme di distanziamento sociale, all’uso prolungato e costante di mascherine e di dispositivi di protezione, alla somministrazione di tamponi atti a vericare l’eventuale stato di positività della cittadinanza e alla quarantena forzata nelle rispettive abitazioni. L’Italia, da quella ne di febbraio del 2020, stando ai dati uciali diramati dall’Istituto Superiore della Sanità, è stata infatti invasa e travolta dal virus, risultando a lungo la nazione più colpita dopo la Cina. In seguito alla scoperta di un focolaio in Lombardia si è cominciato predisponendo l’isolamento forzato di diversi comuni del lodigiano e, successivamente, il blocco delle attività scolastiche in Lombardia e in Veneto, quello dei carnevali di Ivrea e di Venezia, no alla sospensione di diverse partite di calcio di serie A. Il 28 febbraio la sezione cinese dell’OMS ha dichiarato l’origine zoonotica del virus. Nel frattempo tornei, campionati ed eventi culturali di portata internazionale sono stati via via sospesi. Poi, il 9 marzo 2019, il Ministero della Salute italiano ha imposto una quarantena forzata, di lì in avanti denita , per l’intero Paese, chiudendo le frontiere. Una linea poi seguita, seppur con sfumature diverse, da moltissime altre nazioni del pianeta. L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proclamato lo stato di Pandemia. Ho dedicato molto spazio, sul mio BoscoCeduo Pro(1), ai protti accumulati, grazie all’impennata delle loro azioni, dalle grandi multinazionali del farmaco. Quei colossi che, in quei giorni, a cominciare da Moderna avevano annunciato l’imminente nascita di appositi vaccini. Nello specico video dedicato proprio a questa “società nanziaria mascherata da azienda farmaceutica”, fornisco i dati. Per esempio, circa l’enorme crescita del patrimonio del prof. Timothy Springer, quarto principale azionista di Moderna, divenuto miliardario proprio in questa brevissima fase. O in relazione alla tempestività con cui la stessa multinazionale ha annunciato, nel corso di un incontro tenuto alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti e avvenuto già il 1° marzo (e quindi ben dieci giorni prima della proclamazione della pandemia), l’imminente nascita di un siero a tecnologia m-RNA anti Covid-19, per altro approvato dalla FDA soltanto ventiquattro ore dopo. A questo proposito, sempre sul suddetto mio BoscoCeduo Pro, mi sono occupato di AstraZeneca, la multinazionale di cui il Ministro italiano della Salute Roberto Speranza - insieme con i suoi colleghi francese, tedesco e olandese, riuniti nell’Inclusive Alliance - ad agosto 2020 si è impegnato ad acquistare, per l’Unione Europea, ben 420 milioni di dosi di un vaccino anti Covid-19 ancora in fase di sperimentazione III, elaborato dalla Società Jenneriana di Oxford in collaborazione con l’IRBM di Pomezia. E ciò, nonostante già a luglio si fosse vericato un caso sospetto di mielite trasversa in una donna che gurava tra i volontari oertisi per farsi somministrare quel siero in via sperimentale. Un caso, per altro, di cui i media si guardarono bene dal parlare, per lo meno (e in quel caso, solo fuori dall’Italia), no a settembre. Anche a questa italiana IRBM, nata da una costola di Merck e, dal 2009, nita nelle mani di un personaggio che con la sanità non aveva mai avuto a che fare, l’imprenditore Piero di Lorenzo, autore del libro Lezioni di Lobbying, ho dedicato un approfondimento su BoscoCeduo Pro. In cui, tra l’altro, sottolineo la sua recente joint venture proprio con Merck, nalizzata alla produzione e commercializzazione di un farmaco anti Covid-19. Nello stesso mese di marzo 2020 la FDA americana ha autorizzato Abbott Laboratories a commercializzare un test sierologico capace di intercettare il virus, somministrato per la prima volta a Detroit il 1° aprile 2020. Anche l’Italia si è precipitata ad adare a questa multinazionale di Chicago, che vanta un passato di scandali, di inchieste tuttora in corso e di condanne, l’incarico di eettuare i test sulla propria popolazione. A tutt’oggi, però, la principale forma di analisi della positività o negatività al virus resta quella (per altro fatta oggetto di molti dubbi da più parti espressi circa la sua adabilità) del tampone. Anche ad Abbott ho dedicato un approfondimento sulla suddetta mia piattaforma, non esimendomi però, in articoli come quello comparso su BoscoCeduo.it(2), dal sottolineare come la gigantesca ed esponenziale diusione di tamponi e di mascherine abbia procurato immensi protti a società nostrane come, rispettivamente, la DID (di proprietà della famiglia Tria) e la Copan (in mano ai Maoli), che si sono assicurate un quasi monopolio mondiale del mercato dei tamponi, e come la FCA. Che, dopo lunghi periodi di crisi determinati da una forte contrazione del mercato automobilistico, risulta oggi rinata proprio grazie a una produzione e commercializzazione giornaliera di ben 27 milioni di mascherine. Per non parlar poi dell’app , fortemente propagandata dal Ministero della Salute per gestire la mappatura digitale dei contagi e decisamente avversata dai sostenitori del diritto alla privacy di ogni cittadino, prodotta dalla startup Bending Spoon, saldamente in mano alla famiglia Berlusconi. Nella prima metà di aprile, in Italia, dopo circa 20 mila decessi, si cominciava inquietantemente a parlar di terapia sbagliata. Il problema, naturalmente, era piuttosto grave. Ed era dovuto a una circolare ministeriale alquanto controversa (la numero 11285 del 1° aprile 2020, per altro poi ribadita dalla 15280 del 2 maggio e dalla 18458 del 28 maggio) che, in merito al protocollo da adottare nei confronti dei deceduti a causa del virus, al punto C.1 sosteneva: “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero, sia se deceduti presso il proprio domicilio”. Scoppiava quindi la polemica circa quello che veniva, forse esageratamente, denito un “divieto del Ministero della Sanità nei confronti dell’esecuzione di esami autoptici” evidentemente all’origine di quella scarsa capacità che no a quel momento gli ospedali avevano dimostrato nel fronteggiare il virus, alla quale zelanti e molto allineati siti come Wired o Open(3) (tra l’altro attaccandosi a imprecisioni di assoluta irrilevanza come l’esatta denominazione del Ministero, che non è della Sanità ma della Salute!), sottolineavano la forma condizionale di quel “non si dovrebbe”, credendo così di smentire in maniera categorica i detrattori della famigerata Circolare. Dimenticando però che, in Italia, il timore di un ricorso spinge quasi chiunque a non rischiar nulla e a prender un semplice “non si dovrebbe” come il più granitico dei divieti. Fatto sta che il non expedit ministeriale di guai doveva averne fatti eccome, visto che la stragrande maggioranza dei medici legali vi si era zelantemente uniformata, e che soltanto grazie a pochi coraggiosi determinati a svolger autopsie anche rischiando l’ira dei superiori, si era cominciata a far strada la notizia, appunto, che il virus causasse un fenomeno di forte sepsi riconducibile a fenomeni tromboembolici da trattar, quindi, non ricorrendo soltanto a quella ventilazione nora adottata in massa, ma anche - e soprattutto - tramite eparina. In quello stesso aprile, un Donald Trump ucialmente contrario a un generalizzato allarmismo mediatico nei confronti della pandemia, notoriamente refrattario all’uso della mascherina e al ricorso a un vaccino anti Covid-19, ha invece avviato in fretta e furia la sua Operazione Warp- Speed, nalizzata a un grande nanziamento destinato alle principali multinazionali del farmaco, proprio per accelerare la realizzazione del siero. Nel suddetto video su Moderna spiego, tra l’altro, che grazie a questa iniziativa la succitata società ha ottenuto dalla Casa Bianca 483 milioni di dollari, che AstraZeneca ne ha intascati 1,2 miliardi, NovaVax 1,6, Pzer 2, mentre Sano e Glaxo ne hanno presi 2,1 ciascuna. Senza dimenticare il conitto di interessi che lo stesso Trump ha innescato, collocando alla guida dell’intera operazione il ricercatore Moncef Sloui, già presidente della sezione vaccini di Glaxo nonché membro del board della solita Moderna. Il quale Sloui, va detto, ha poi lasciato i suoi incarichi, sì, ma senza minimamente rinunciare alle quote relative a quelle stesse società. A cominciar proprio dai suoi dieci milioni di azioni Moderna. Il 24 aprile Trump, attribuendo alla Cina le responsabilità della pandemia (senza per altro curarsi di dimostrarlo), tagliava bruscamente i nanziamenti alla ONG newyorkese EcoHealth Alliance, specializzata nella prevenzione delle pandemie, accusandola di aver creato il virus in collaborazione con il Wuhan Institute of , situato proprio nell’epicentro del focolaio originario di Covid-19. Laboratorio di cui, per altro, EcoHealth risulta nanziatrice. Trump, tramite il National Institutes of Health, vietava così all’organizzazione di attingere ai rimanenti 369.819 dollari (su un totale di 7,5 milioni di dollari assegnati per il periodo 2019 - 2024) dell’attuale sovvenzione governativa. Il presidente della EchoHealth , d’altra parte, in un articolo apparso il 27 febbraio 2020 sul New York Times, ricordava di aver avvertito esattamente due anni prima l’OMS di una “prossima pandemia causata da un agente patogeno sconosciuto e non ancora passato all’uomo”. Tra l’aprile e il maggio 2020, poi, Daszak aveva più volte smentito pubblicamente (nel corso di più interviste rilasciate alla CNN, a CBS News e a NBC News), l’ipotesi secondo cui il virus fosse fuoriuscito dal WIV a causa di un incidente. Il 17 aprile, però, il già citato premio Nobel , ai microfoni del canale francese C-News, aveva ribadito la sua convinzione secondo cui questo nuovo virus fosse stato eettivamente “manipolato in laboratorio” e fosse sfuggito erroneamente ai ricercatori durante un esperimento su un vaccino per l’HIV. Ma c’è di più. Dalle pagine del Daily Mail(4), già l’11 aprile l’ex sindaco di New York e avvocato dello stesso presidente Trump, Rudolph Giuliani, aveva accusato Barack Obama e il già citato virologo Anthony S. Fauci di aver disposto nel 2017, nei confronti del Wuhan Institute of Virology, una sovvenzione di 3,7 milioni di dollari pubblici tramite il National Institutes of Virology (per altro in violazione di una legge rmata nel 2014 proprio dall’amministrazione Obama), per condurre ricerche su pipistrelli catturati nelle grotte dello Yunnan, insinuando così un collegamento tra questi esperimenti e l’epidemia in corso. Il periodico britannico, infatti, ricordava come un sequenziamento del genoma del Covid-19 autorizzasse proprio il collegamento tra il virus e i pipistrelli trovati nelle suddette grotte. Aggiungendo che, “secondo un’aermazione non vericata, gli scienziati dell’istituto avrebbero potuto essere infettati dopo essere stati spruzzati con sangue contenente il virus e poi trasmesso alla comunità locale”. E sottolineando, altresì, come i pipistrelli fossero stati già collegati a sette grandi epidemie vericatesi negli ultimi tre decenni, così come emergeva da una ricerca, nanziata dagli Stati Uniti, pubblicata da un pool di scienziati cinesi sulla rivista scientica Plos Pathogens nel novembre 2017 col titolo: “Discovery of a rich gene pool of bat SARS-related provides new insights into the origin of SARS ”. Il Governo cinese, dal canto suo, aveva naturalmente negato ogni addebito. L’8 luglio 2020 il NIH inviava una lettera ad EchoHealth Alliance dichiarandosi favorevole a un ripristino della sovvenzione sospesa a condizione che la ONG si prestasse a soddisfare sette sue richieste. Tra queste, la consegna di una ala del campione di Covid-19 in possesso del WIV e la disponibilità a permettere un’ispezione di funzionari federali statunitensi presso lo stesso istituto di virologia di Wuhan. Va aggiunto che, già a gennaio, Daniel Lucey - famoso specialista in malattie infettive presso la Georgetown University - aveva dichiarato che, se i nuovi dati erano accurati, le prime infezioni umane dovevano essersi vericate nel novembre 2019 - se non addirittura prima - per via del tempo di incubazione che necessariamente intercorre tra infezione e comparsa dei sintomi. In tal caso, il virus avrebbe potuto diondersi silenziosamente tra le persone a Wuhan - e forse altrove - prima che il gruppo di casi provenienti dall’ormai famigerato mercato all’ingrosso di frutti di mare di Huanan, ritenuto da molti il punto di partenza dell’intera pandemia, fosse stato scoperto, ossia alla ne di dicembre. “Il virus è entrato in quel mercato prima di uscirne”, aveva aermato Lucey(5). Un dato, questo, da incrociare con la petizione(6) lanciata il 10 marzo 2020 da un comitato di cittadini americani nei confronti della Casa Bianca, con la quale si chiedevano urgenti chiarimenti circa eventuali collegamenti tra le ricerche svolte al laboratorio di armi batteriologiche della CIA Fort Detrick, particolarmente attivo durante la Guerra Fredda e frettolosamente chiuso nel luglio 2019 dal Center for Desease Control and Prevention statunitense, e la diusione del virus in Cina. In quella ne di aprile i casi dichiarati di Covid-19 erano, a livello mondiale, ben 3 milioni; con un bilancio di 200 mila vittime. A ne maggio i dati risultavano però già raddoppiati. Nel frattempo - in un’Italia che in pochi giorni si era dotata di task force e Comitati Tecnico Scientici atti a contenere e gestire la pandemia, ma anche e soprattutto la devastante crisi originatasi dalla drastica chiusura di tutte le attività economiche del Paese, a cominciare dalla molto discussa equipe “Fase2” guidata dall’ex CEO di Vodafone Europa (ma, soprattutto, tuttora direttore non esecutivo di Verizon(7)) Vittorio Colao(8) - a inizio primavera veniva raggiunto il picco dei nuovi positivi (6.557 nuovi contagi) della cosiddetta Fase 1. E non a caso, proprio giusticando la sua come una missione orientata a provvedere, tramite le più moderne tecnologie, a controllar infezioni e a risollevar l’economia, proprio Colao si prodigava a esercitar forti pressioni sulle politiche governative in favore di una capillare diusione delle frequenze 5G nell’intera penisola, invocando la triplicazione delle attuali emissioni e auspicando l’esclusione della “opponibilità locale” esercitata da eventuali movimenti di dissenso(9). Il 5 aprile, poi, la teoria della maggiore esposizione al virus degli anziani rispetto ai giovani all’interno della popolazione italiana cominciava a “spiegarsi” grazie all’annuncio di un’indagine del Ministero della Salute (seguita a un articolo denuncia di Gad Lerner comparso su Repubblica il giorno precedente) che portava alla scoperta di forti irregolarità riscontrate in centinaia di RSA del nostro Paese, a cominciare dal tristemente famoso Pio Albergo Trivulzio, già al centro delle cronache trent’anni prima come “focolaio” dell’inchiesta Mani Pulite, e individuato dai NAS come centro di accoglienza e smistamento di malati Covid dimessi dagli ospedali locali in virtù di delibere regionali come quella promulgata in Lombardia l’8 marzo 2020, e intitolata Disposizioni in ordine alle Strutture extra ospedaliere. Le suddette ispezioni, avviate dal viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri nei confronti di centinaia e centinaia di residenze sanitarie assistenziali dislocate in tutto il territorio nazionale e completamente sprovviste dei più basilari dispositivi e accorgimenti atti a far fronte al contenimento e al trattamento dell’epidemia, portavano all’accertamento di migliaia di morti tra gli ospiti delle strutture (150 al Trivulzio, soltanto nel primo mese di epidemia), confermando così quanto sostenuto da uno studio(10) di un giovane economista del Centre for European Policy Studies, da me diuso, che ipotizzava che la circostanza, per altro non determinatasi in altre nazioni come ad esempio la Germania, di un alto numero di contagi statisticamente riscontrato in Italia nelle fasce di popolazione più anziane, non fosse dovuta a una particolare caratteristica del virus bensì alla possibile presenza di focolai maturati soprattutto in contesti maggiormente frequentati appunto da persone in età avanzata, come ospedali e case di cura. In un clima di proliferazione selvaggia di “squadre di esperti” sguinzagliate pericolosamente a esercitar forme di controllo e di autorità in condizioni normali appannaggio di un governo democratico, a marzo l’opinione pubblica italiana veniva a conoscenza dell’esistenza di un’associazione fondata da Roberto Burioni e chiamata Patto trasversale per la Scienza. Una vera e propria “task force contro le fake news” appoggiata dalla Rai e comprendente anche Gerardo D’Amico, Pierluigi Lopalco, Andrea Cossarizza e Guido Silvestri. Nello statuto del Patto, costituitosi già il 14 gennaio 2020, all’articolo 5 si legge: “Lo scopo dell’Associazione è la promozione e la diusione della scienza e del metodo scientico sperimentale in Italia al ne di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientici, il tutto nell’ottica del precipuo interesse della tutela della salute umana garantito costituzionalmente, contrastando altresì ogni azione e/o condotta da parte di chiunque che possa pregiudicarla sia in forma individuale che collettiva anche tramite illeciti civili, amministrativi o penali”. E più oltre: “Per conseguire lo scopo precipuo l’associazione può utilizzare tutti gli strumenti di legge, compreso il ricorso all’Autorità giudiziaria e/o amministrativa con azioni individuali e collettive, nonché tramite la costituzione di parte civile in processi penali, ove risulti leso il bene primario dello scopo associativo della correttezza dell’esercizio della scienza e del metodo scientico-sperimentale in Italia e della tutela della salute umana garantito costituzionalmente, anche rispetto ai destinatari della scienza e delle professioni tramite le quali si estrinseca.” L’equipe si metteva subito al lavoro dedicandosi alla censura e all’intimidazione legale nei confronti di medici o intellettuali “non allineati” con la narrazione dominante relativa alla fenomenologia del virus, della sua diusione, della sua letalità, ecc. Primo destinatario degli attacchi legali della squadra di Burioni, il dottor Stefano Montanari, colpevole di aver pubblicamente dichiarato, il 14, 17 e 19 marzo su YouTube, di esser convinto che il virus fosse di natura “articiale”, che si trattasse di una “trua multimiliardaria”, che fosse bene permettere che gli anziani uscissero e prendessero il sole e che ciò fosse importante per tutti proprio per accumulare vitamina D. Montanari veniva denunciato(11) dal Patto per la Scienza il 25 marzo 2020. Si assisteva così a un crescente fenomeno di repressione e discredito nei confronti di teorie alternative circa la possibilità che il virus potesse recedere con l’aumento delle temperature, o a proposito delle possibili interazioni tra le infezioni e l’alto livello di inquinamento rilevato proprio nelle stesse zone in cui il Covid si era maggiormente diuso, o circa le possibili connessioni con le emissioni 5G così tanto lodate da Colao e abbondanti proprio nelle suddette aree, o ancora sulle misure da adottare per il contenimento del contagio o per la cura del virus a base di elementi naturali come la quercetina, la lactoferrina, la vitamina D, lo zinco(12)… Tutte sostanze il cui apporto nel trattamento del Covid, a discapito della forte opposizione lì per lì esercitata a livello mediatico dalle suddette task force, veniva successivamente riconosciuto anche da studi pubblicati su riviste medico scientiche di fama. Contemporaneamente, i principali social media come , YouTube, Facebook, e siti uciali come Google o Wikipedia prendevano a cancellare, con crescenti disinvoltura e autoritarismo, qualsiasi post, video o contributo “non autorizzato” dalle uniche fonti di informazione per altro insistentemente riproposte a chiunque si azzardasse a digitar parole chiave legate al tema della pandemia. Fonti come Wikipedia o il sito uciale del Ministero della Salute. Un caso eclatante si rivelava quello dell’idrossiclorochina, farmaco super collaudato e massicciamente utilizzato contro l’artrite reumatoide o la malaria e rivelatosi da subito ecace nella cura del Covid, ma preso immediatamente di mira dai media no alla comparsa su Lancet, il 22 maggio, di un articolo a rma dei ricercatori Mandeep Mehra, Sapan Desai, Frank Rutschitzka e Amit Patel, che ne dichiarava tutta la pericolosità e l’inecacia nel trattamento del Covid-19, provocando così la sospensione del suo utilizzo a livello mondiale sancita il 25 maggio dall’OMS. L’articolo in questione, però, veniva rimosso il 2 giugno perché ritenuto inadabile. Presi particolarmente di mira, poi, i contributi in rete di chi osava ricordare che emergenze come quella dei reparti di terapia intensiva al collasso, vericatesi anche a causa dei continui tagli alla Sanità eettuati negli ultimi decenni, si erano presentate già gli anni scorsi(13), o che le zone di Bergamo e Brescia, particolarmente colpite dal virus in Fase 1, erano le stesse in cui, dall’autunno 2019, si era assistito a un boom di vaccinazioni antinuenzali(14). In questa atmosfera di crescente scontro tra la fazione dei sostenitori dell’emergenza e delle varie misure restrittive e quella degli assertori di un allarmismo mediatico ingiusticato nei confronti di un fenomeno ritenuto riconducibile a un’inuenza o poco più, le suddette task force si dedicavano ad attaccar questo secondo schieramento, ribattezzato molto presto come il fronte “negazionista”. L’opinione pubblica italiana si trovava quindi costretta a dividersi, a schierarsi e a dar credito o agli illustri esponenti della “fazione scientista”, come i già citati Roberto Burioni (che, pure, il 2 febbraio 2020 aveva sminuito la contagiosità del virus “cinese” sostenendo, nel corso della trasmissione Che tempo che fa, che per gli italiani ci fosse “rischio zero”) e Walter Ricciardi, o a quelli della fazione avversa come i prof. Matteo Bassetti, Giulio Tarro e Alberto Zangrillo, decisamente critici nei confronti dell’allarmismo generale e sostenitori della sempre minor virulenza del Covid, quanto meno dall’estate 2020. Un’Italia letteralmente in ginocchio, da un punto di vista economico e psicologico ancor più che sanitario, dal 4 maggio 2020 entrava nella cosiddetta Fase 2, consistente in un periodo di graduali forme di “allentamento delle restrizioni” sfociato poi nella Fase 3 tramite il DPCM dell’11 giugno, entrato in vigore il giorno 14, che restituiva gran parte delle libertà personali ai cittadini in un’ottica di “convivenza con il virus”. Da notare che, in seguito ad una discussa telefonata intercorsa due giorni prima con un Bill Gates particolarmente impegnato a sensibilizzar l’opinione pubblica mondiale circa la necessità di giungere il più presto possibile all’elaborazione di un vaccino anti Covid, proprio lo stesso 4 maggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato lo stanziamento di ben 140 milioni di euro (di cui 120 destinati alla Gavi Alliance, la no- prot del suddetto miliardario, fondatore di Microso), per partecipare all’iniziativa “World against Covid19” (di cui l’Italia, anche grazie all’impegno di Luigi Di Maio, risultava una delle nazioni promotrici) nalizzata alla raccolta di 7,5 miliardi di dollari per nanziare, appunto, il tanto sospirato siero(15). Fatto sta che, in virtù di quell’ennesimo DPCM, il Paese si risvegliava da un incubo, pronto a godersi, in un regime di quasi totale libertà, le tanto sospirate vacanze estive. Ma già il 16 agosto il ministro della Salute chiudeva discoteche e sale da ballo e imponeva l’uso delle mascherine (no a quel momento previsto solo nei luoghi chiusi) anche all’aperto, tra le ore 18 e le ore 6. Nel frattempo si era scatenato un accesissimo dibattito sulle condizioni in cui riaprir le scuole, con il MIUR deciso a disporre ad ogni costo l’avvio in presenza dell’anno scolastico, prescrivendo però agli studenti l’uso dei dispositivi di protezione personale in tutti i locali del loro istituto (a eccezione della propria aula, ma a patto che tra i singoli banchi fosse rispettata una distanza minima di un metro) e nelle immediate pertinenze dello stesso. Con un provvedimento tutt’altro che chiaro, lo stesso Ministero dell’Istruzione istituiva l’acquisto e la dotazione di milioni di banchi monoposto a rotelle per tutti gli istituti scolastici che ne avessero fatto richiesta. Quei banchi, però, sarebbero in gran parte giunti in ritardo: ben oltre la data di entrata in vigore dell’ennesimo DPCM, che dal 6 novembre chiudeva le scuole per tutti gli studenti dalla seconda media inferiore in su, ripristinando la famigerata “Didattica A Distanza” già imposta (e ampiamente criticata) nella Fase 1. Tornando a questa concitata estate, il 30 luglio l’agenzia Reuters batteva la clamorosa notizia secondo cui AstraZenca sarebbe stata esentata da qualsiasi richiesta di risarcimento per eventuali eetti collaterali dovuti al suo vaccino anti Covid-19, nella gran parte dei Paesi in cui sarebbe stato distribuito. Una condizione, questa, molto simile a quella che, come abbiamo visto, dal 1986 vige in America. “Si tratta di una situazione unica: come azienda non possiamo accollarci il rischio che, nei prossimi quattro anni, il vaccino produca eetti collaterali”, dichiarava contestualmente Ruud Dobber, membro del gruppo dirigente della multinazionale. “Nei contratti che abbiamo stipulato chiediamo un risarcimento. Per la maggior parte dei Paesi è accettabile assumersi questo rischio perché è nel loro interesse nazionale”. Nel frattempo, dalla ne di quello stesso mese era esploso il caso dei 95 verbali redatti dal Comitato Tecnico Scientico istituito il 3 febbraio 2020 per la gestione della pandemia, e tenuti rigorosamente segreti. Nonostante il Governo avesse fatto di tutto per mantenerne il riserbo, grazie alle forti pressioni esercitate dalle opposizioni e dal Copasir e grazie a un ricorso della Fondazione Einaudi accolto dal Tar del Lazio il 22 luglio 2020 (a cui, per altro, l’Avvocatura dello Stato aveva subito fatto opposizione presso il Consiglio di Stato), a inizio agosto venivano desecretati cinque verbali (redatti rispettivamente il 28 febbraio, il 1° marzo, il 7 marzo, il 30 marzo e il 9 aprile). In seguito alle numerose proteste dell’opinione pubblica, all’inizio di settembre e a pochi giorni dal pronunciamento denitivo del Consiglio di Stato, veniva disposta la pubblicazione di tutti e novantacinque i verbali, da cui emergeva soprattutto l’interesse, diuso e condiviso tra gli stessi membri del CTS, di non divulgare il “Piano anti Covid”. La questione, sembra inquietantemente chiarita da una recente puntata della trasmissione Report (andata in onda il 2 novembre 2020), da cui è emerso il mancato aggiornamento del Piano Pandemico Nazionale dal 2006 ad oggi, rimpiazzato da un volgare e irresponsabile “copia e incolla” vericatosi ad ogni nuova (triennale) scadenza, no all’esplosione della pandemia. A raccontarlo ai microfoni della suddetta trasmissione un imbarazzato e spaventato Francesco Zambon - coordinatore della sezione dell’OMS di Venezia e coautore di una relazione(16), tanto aggiornata quanto urticante (pubblicata il 13 maggio 2020 sul sito dell’OMS e rimossa nel giro di ventiquattro ore), che documentava proprio questa grave inadempienza - le cui parole tirerebbero in ballo la forte responsabilità del già citato Ranieri Guerra, attualmente direttore vicario della stessa Organizzazione Mondiale della Sanità e chiamato a questo ruolo dall’etiope Gebreyesus, attuale direttore generale dell’OMS eletto proprio grazie all’appoggio di Guerra (per altro poi, appunto, promosso suo braccio destro) e evidentemente la stessa persona da cui è dipesa la scelta della rimozione dell’ingombrante documento. D’altra parte, non è questa la prima delle polemiche che coinvolgono l’attuale direttore generale OMS, data la sua discussa nomina, alla carica di ambasciatore dell’organizzazione, del dittatore del Zimbabwe Robert Mugabe. O il famoso tweet con cui, il 14 gennaio 2020, la stessa OMS riportava e diondeva i risultati delle indagini cinesi in base ai quali non esisteva “nessuna chiara evidenza della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus (Covid-19) identicato a Wuhan”.

A coronamento di tutto ciò, un’inchiesta(17) del New York Times pubblicata il 2 novembre scorso ha smascherato quella che ha denito l’intesa segreta tra l’OMS e la Cina. In quell’esplosivo articolo scritto da quattro giornalisti d’inchiesta, si racconta della fulminea azione di disinfezione ordinata ed eseguita, in tutto il mercato Huanan di Wuhan, da un gruppo di operatori bardati come astronauti e incaricati di spruzzar disinfettante, nel silenzio più totale, su tutto quel che vedevano, nel corso dell’intera notte del 30 dicembre 2019. L’operazione fu seguita, il giorno successivo, dall’ispezione del China CDC, l’organo cinese di controllo e prevenzione malattie, che prelevò numerosi campioni dall’ambiente e dagli animali in vendita sui banchi del mercato. E ciò, nonostante la dichiarazione rilasciata tre settimane dopo dal responsabile dello stesso CDC locale, George F. Gao, secondo cui la sua squadra non era riuscita ad eettuare in tempo i dovuti e approfonditi prelievi, a causa della frettolosa chiusura del mercato. Risulta abbastanza evidente che, in seguito alla tempestiva igienizzazione del luogo, gli uomini del team di Gao non siano riusciti a prelevare granché. Ma resta anche il dubbio circa la possibilità che, invece, il risultato di quei prelievi sia stato appositamente occultato, rendendo materialmente impossibile dimostrare se, eettivamente, l’origine di tutta questa tragedia sia da collocare tra i banchetti del Huanan. Il NYT sostiene che l’OMS abbia fatto ben poco per raccogliere prove a riguardo, parlando apertamente di una mancanza di trasparenza da parte di Pechino, ma anche di una colpevole passività dimostrata da un’Organizzazione Mondiale della Sanità che pare aver delegato tutte le indagini al governo cinese, a discapito della sua terzietà. A cominciare dall’ammissione della stessa OMS che, in riferimento a una nuova inchiesta annunciata il 30 ottobre, ha ammesso di aver concordato con la Cina l’elenco degli esperti da inviare e di aver accettato che i punti chiave dell’indagine (l’analisi dei primi pazienti infettati e il ruolo svolto dagli animali selvatici in vendita in quel mercato) siano gestiti esclusivamente da esperti cinesi nel rispetto di quello che il New York Times sospetta essere un “accordo segreto” tra le parti.

Nel corso dell’estate 2020, all’ennesima crescente agitazione a proposito del nuovo aumento dei contagi, si era tra l’altro fatta strada la critica opposta da virologi “dissidenti” come Pasquale Mario Bacco e il succitato Zangrillo, impegnati a sostenere che questo incremento fosse dovuto semplicemente al sempre più massiccio ricorso ai test tampone (la cui media mobile, cioè costruita sulla media dei giorni precedenti, passa eettivamente dai 4.115,71 dell’8 marzo ai 149.590,57 del 21 ottobre, no ad arrivare alla cifra di 254.808 tamponi eettuati in Italia nella sola giornata del 12 novembre). I suddetti esperti, inoltre, avevano a più riprese messo in rilievo l’altissima percentuale di “falsi positivi” e di positivi asintomatici, quanticate entrambe intorno al 95%. Aggiungendo che l’elevatissima percentuale di infetti asintomatici o paucisintomatici non facesse che dimostrare inconfutabilmente la bassa virulenza ormai caratterizzante l’infezione. Sta di fatto che ad oggi, 13 novembre, i positivi della giornata ammontano a 40.902. E i decessi, a 550. Quanto ai tamponi eettuati dall’inizio della pandemia, siamo a quota 18.455.416. Da due giorni abbiamo superato la soglia del milione di casi, di cui circa 600 mila tuttora positivi. È stato però un insolitamente rivoluzionario Bruno Vespa, durante la sua trasmissione Porta a Porta del 15 ottobre, a manifestare a un’imbarazzatissima Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa il suo dubbio circa la forte possibilità che, nel novero dei test positivi, vengano quotidianamente conteggiati come tamponi relativi a individui diversi anche quelli eettuati invece per la seconda o la terza volta a uno stesso paziente, al ne di accertarne l’eventuale passaggio alla negatività. Per non parlare dell’obiezione sollevata nel corso della trasmissione Omnibus del 30 ottobre su La7 da Guido Bertolaso - consulente per la gestione della pandemia nelle regioni Lombardia, Umbria, Sicilia e Marche - circa il forte rischio che la diaria giornaliera di duemila euro riconosciuta dalle singole Regioni agli ospedali per ogni malato di Covid-19 ricoverato nei rispettivi reparti di rianimazione e terapia intensiva possa, quanto meno, indurre le strutture sanitarie stesse a “tenersi stretti” questo tipo di pazienti. La scuola è ripartita in tutto il Paese a metà settembre, ma nel brevissimo periodo si e vericato quanto sospettavo e avevo più volte previsto(18). Uno starnuto di troppo scatena timori e sospetti dando luogo così a continui test che, in caso di positività, costringono intere famiglie alla quarantena e all’isolamento, scatenando un processo a catena. In un’Italia ormai suddivisa in aree rosse, arancioni e bianche a seconda delle percentuali di contagiati, di ricoverati nei reparti di terapia intensiva e di decessi (aree che, in base al loro “colore”, vivono diversi gradi di restrizioni e limitazioni della mobilità e delle relazioni), chi può ancora uscir di casa (quasi esclusivamente per motivi di lavoro o per questioni di necessità) è tenuto a indossare la mascherina ovunque. Anche all’aria aperta. Le scuole dell’infanzia, le elementari e le prime medie inferiori restano aperte proprio per permettere ai genitori di continuare a recarsi sul posto di lavoro, unica dierenza sostanziale rispetto alla Fase 1, mantenuta proprio per non aossare denitivamente l’economia, già allo sfascio, di un intero Paese. Ma per i dipendenti a cui è stato assegnato il cosiddetto smart working (ossia il lavoro da casa, attraverso il computer), aleggia il crescente spettro dell’employee monitoring, permesso da soware di autentico “spionaggio impiegati”, commercializzato da aziende come Capterra o come Awareness Technologies, che in questi nove mesi hanno visto moltiplicarsi i loro protti. Programmi come Time Doctor, per esempio, che scatta video e foto al lavoratore impegnato davanti al Pc e che invia invadenti Alert quando non lo trova più al suo posto, minacciandolo di interrompere entro 60 secondi il conteggio dei minuti retribuiti. O come TSheets, che fornisce in tempo reale, al manager, la posizione esatta dell’impiegato. O, ancora, come InterGuard, installabile a distanza e senza che il lavoratore se ne accorga. Tutte pratiche fortemente lesive della privacy dei dipendenti che, in situazioni di lavoro “in presenza”, sarebbero ritenute illegali, ma che, invece, prosperano alla grande in questo selvaggio clima di vuoti legislativi e di sospensione dei fondamentali diritti costituzionali. Il tutto condito dalle nuove dichiarazioni di un attivissimo Burioni, secondo cui la cosiddetta immunità di gregge non sarebbe più ormai nemmeno pensabile, dato che l’80% della popolazione non risulterebbe ancora essere entrato in contatto col virus. Un principio, questo, che suggerisce però il dubbio che il lockdown in cui l’Italia è ripiombata serva soprattutto a quello. A impedire un’immunizzazione naturale, spianando invece la strada alla vaccinazione di massa. Il 12 ottobre 2020 uno specico Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, richiamandosi all’art. 195, comma 1, del Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020, ha sancito l’assegnazione di 50 milioni di euro nei confronti delle “emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi”, riconoscendo alle stesse “un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diusione del contagio da Covid-19”. I telegiornali, i periodici, i social, i siti internet istituzionali… Tutto parla, tutto tratta sempre e solo di quest’unico argomento. La gente è esasperata, spaventata. Ossessionata da quest’unico tema, giorno e notte. Davvero sembra che null’altro accada, nel mondo. Perno le elezioni presidenziali americane - che nonostante le cause legali intentate dal presidente uscente Trump, per brogli elettorali a sua detta orditi dal Partito Democratico, attualmente risultano vinte dal rivale Joe Biden - si sono giocate sulla questione Covid. Sulla capacità dell’amministrazione Trump di far fronte all’emergenza, sul suo aver sminuito la portata del virus, ecc. Particolarmente interessante il caso della positività dello stesso presidente americano, ricoverato il 2 ottobre, curato in tempi record, dimesso dopo quattro giorni e riapparso di fronte alle telecamere dichiarando la grande ecacia della cura somministratagli, a base di idrossiclorochina e di REGN Cov2, mix di anticorpi policlonali non ancora approvato dalla FDA, prodotto dall’azienda di biotecnologie Regeneron fondata nel 1988 da Leonard Schleifer (amico di Trump(19)), destinataria di 450 milioni di dollari grazie alla suddetta operazione Warp Speed. Il farmaco, tra l’altro, veniva ritirato già a ne ottobre con la dichiarazione secondo cui, in base ai più recenti test, “i rischi della somministrazione ai pazienti ospedalizzati potrebbero superare i beneci”. Da notare, inoltre, che lo stesso Donald Trump - nonostante, all’uscita dall’ospedale, abbia dichiarato ai giornali di non aver sentito parlare prima di questo farmaco e di averlo quindi “voluto provare” - nel 2017 risultava in possesso di azioni Regeneron. Non è certo sfuggito a molti poi che, dopo mesi e mesi di discorsi e notizie incentrati sul fatto che il tanto sospirato (e non certo da tutti) vaccino avrebbe tardato ad arrivare e non sarebbe stato disponibile prima della primavera 2021, dopo le allarmanti notizie sulla scarsa adabilità dei sieri in sperimentazione (come nel caso di quello di AstraZeneca, dato per ecace al 60% ma anche “oscurato” da un secondo caso di mielite trasversa occorso a un’altra volontaria a inizio settembre), all’indomani della pubblicazione dei risultati delle suddette elezioni, Pzer tirasse fuori dal cilindro la notizia dell’improvvisa disponibilità del suo vaccino - per giunta proclamato ecace addirittura al 90% - già da dicembre 2020. E che, solo poche ore dopo l’annuncio, approttando del fatto che le quotazioni in borsa di Pzer fossero di colpo salite del 7%, il CEO della stessa multinazionale Albert Bourla vendesse in fretta e furia il 60% delle sue personali azioni (132.508 titoli al prezzo di 41,94 dollari a Wall Street), incassando così quasi 5,6 milioni di dollari. Seguito a ruota dalla vicepresidente Sally Susman, per giunta. Liberatasi di 43.662 titoli per 1,8 milioni di dollari(20).

Mentre scrivo queste ultime righe mi appare un insospettabile tweet di Elon Musk sullo schermo. Dice: “Sta succedendo qualcosa di estremamente fasullo. Oggi sono stato testato per il Covid quattro volte. Due test sono risultati negativi, due positivi. Stessa macchina, stesso test, stessa infermiera. Test rapido dell’antigene di BD”. Di cose da chiarire, a nove mesi dall’inizio di questa crisi senza precedenti, direi che ne restino parecchie.

(1) La piattaforma in abbonamento BoscoCeduo Pro, concepita proprio per approfondire e aggiornare costantemente i temi trattati nei miei libri, è rintracciabile all’indirizzo: https://bit.ly/3lrDqPi I tre video citati, che svelano molti scheletri nell’armadio e conitti di interesse a proposito di Moderna, AstraZeneca e Abbott Laboratories, sono inseriti sulla piattaforma all’interno del Box Storia e Presente II. (2) L’articolo citato, pubblicato il 10 novembre 2020, si intitola Vaccini. L’apoteosi della sudditanza del pubblico agli interessi privati si trova a questo indirizzo: https://bit.ly/38zpAa6 e non disdegna di fornire anche qualche informazione sulle società private (l’italiana Air Medical Service e la tedesca Centogene) che, negli ultimi tempi, eettuano tamponi prescritti dalle disposizioni dei rispettivi governi, a tutti i passeggeri di svariati grandi aeroporti italiani e tedeschi, società in molti casi di proprietà delle stesse compagnie che gestiscono gli scali. (3) Cfr. l’articolo di Open citato, all’indirizzo: https://bit.ly/35CtLA9 (4) Cfr. http://dailym.ai/3nhS0JI (5) Cfr. D. R. Lucey, Coronavirus - Unknown Source, Unrecognized Spread, and Pandemic Potential, in ink Global, January 2020. (6) La petizione è rintracciabile all’indirizzo: https://bit.ly/3pzaxn1 (7) Di questo colosso delle telecomunicazioni che egemonizza la CTIA (Associazione di categoria che in America rappresenta le grandi multinazionali del settore wireless) e delle pesanti inuenze che quest’ultima esercita sulla FCC, la Federal Communications Commission, attraverso i molteplici conitti di interesse che la caratterizzano, parlo in un altro video presente sulla suddetta piattaforma BoscoCeduo Pro, intitolato L’arcobaleno di Firstenberg e contenuto nel box Storia e Presente II. (8) Vittorio Amedeo Colao, classe 1961, bresciano ma di origini calabresi, è glio di un uciale dei Carabinieri nativo di Fossato Serralta (CZ) che fu anche vicepresidente di Total Italia (https://bit.ly/3lWmlgz). La madre era la contessa Maria Amalia Pellizzari di San Girolamo, scrittrice e traduttrice, fondatrice nel 1961 della sezione di Brescia del Soroptimist International d’Italia (associazione internazionale, composta da donne che occupano alti livelli nei vari settori lavorativi, che sviluppa progetti nalizzati all’avanzamento della condizione femminile) deceduta nel 2011, glia del conte e notaio Camillo di Rinaldo Pellizzari di San Girolamo, nato nel 1906 e cofondatore, nel 1945, dell’Unione Monarchici Italiani. Il trisnonno Camillo Pellizzari (1844 - 1918) - notaio e fondatore, nel 1870, della Società di San Martino e Solferino che si riproponeva di onorare e mantener vivo il ricordo dei caduti della battaglia del 24 giugno 1859 - nel 1864 entrò in possesso della grande proprietà terriera di San Girolamo che, a quei tempi, segnava il conne tra i comuni di Rivoltella e Desenzano del Garda, e che include una grande e antica villa con annesso parco secolare, nonché una chiesa-oratorio del XV secolo contenente, tra l’altro, uno splendido ciclo di areschi. In virtù di questa acquisizione, il trisnonno materno di Vittorio Colao ottenne, tramite Regio Decreto, la possibilità di aggiungere al suo cognome l’appellativo “di San Girolamo”. Lo zio materno di Colao, il conte Rinaldo Pellizzari di San Girolamo, gestisce una grande azienda vinicola sita all’interno della suddetta proprietà di famiglia ed è fondatore della confraternita Gran Priorato del Lugana, tra i cui aliati risultano i principali produttori dell’omonimo vino DOC. Uciale di riserva dei carabinieri, dopo la Bocconi e un master ad Harvard Vittorio Colao ha lavorato alla Morgan Stanley di Londra, poi nella sede di Milano della McKinsey & Co., come partner, nel settore telecomunicazioni. Direttore di Omnitel dal 1996 e A.d. di Vodafone Italia dal 1999, dal 2001 è CEO di Vodafone Europa meridionale. Poi, dal 2003, anche di Vodafone Medio Oriente e Africa. Nel luglio 2004 (dopo esser stato sostituito da Arun Sarin e aver bloccato l’acquisizione di una compagnia telefonica bulgara) e no al settembre 2006, Vittorio Colao è A.d. di Rcs MediaGroup, poi (in seguito alle critiche dei grandi azionisti), a ottobre è di nuovo a Vodafone, come A.d. divisione Europa e vice A.d. generale al posto di Julian Horn-Smith. Nel 2007 dichiara alla stampa di non essere interessato alla carica di A.d. di Telecom. Nel 2008 è A.d. di Vodafone, succedendo a Sarin. Ha guidato una serie di acquisizioni e cessioni di titoli, dall’acquisto della società multinazionale britannica Cable & Wireless da 1,7 miliardi di dollari alla vendita di una quota di $ 130 miliardi in Verizon Wireless. Nel 2011 ha dichiarato un guadagno 14 milioni di sterline (circa 17 milioni di euro). Nel 2014 è diventato Cavaliere del lavoro. Dal 2015 è amministratore di Unilever. Il 5 ottobre 2016 è stato ricevuto dal Papa. Ha lasciato l’incarico in Vodafone a ottobre 2018, dopo l’acquisizione da parte di quest’ultima della Tv via cavo Liberty Global, in Germania ed Europa dell’est, per 18,4 miliardi di euro. Dal 7 al 10 giugno 2018 partecipa al Bilderberg di Torino. Fa inoltre parte di Trilateral Italia. Nell’estate dello stesso anno riuta di succedere a Sergio Marchionne alla guida di FCA. Dal 2019 è direttore non esecutivo di Verizon. È omonimo del Vittorio Colao (1910 - 1978), “Potentissimo” Gran Maestro (33°grado), medico di Catanzaro trapiantato a Roma, di famiglia da quattro generazioni nella massoneria, salito a sessantasei anni al vertice del Supremo consiglio dei 33 sostituendo Giovanni “Eiael” Pica (dic. 1976) e fuoriuscito, in forte dissidio con Lino Salvini (Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia nonché responsabile della nomina di Licio Gelli ai vertici della Loggia P2), dal Gran Consiglio del Rito Scozzese (di cui era Sovrano ma che ha, quindi, sciolto), fondando la Gran Loggia d’Italia Massoneria Universale, ricongiuntasi con il Grande Oriente d’Italia soltanto il 13 ottobre 2013. Il Gran Maestro Vittorio Colao è deceduto il 17 aprile 1978. (9) Cfr. Iniziative per il rilancio “Italia 2020 - 2022”, cap. IV, punto 27, pag. 22. (10) Lo studio, condotto da Andreas Backhaus e intitolato Coronavirus. Why it’s so deadly in , è stato pubblicato il 13 marzo 2020 a questo indirizzo: https://bit.ly/3lzzRXn. Il post in cui mi richiamo ad esso è rintracciabile qui: https://bit.ly/35xJwbe (11) Il trionfale annuncio della denuncia è rintracciabile sul sito della stessa associazione, a questo link: https://bit.ly/3niGxtw (12) A proposito del ruolo inibente della quercetina nei confronti del Covid-19 si veda l’articolo intitolato Structural stability of SARS-CoV-2 3CL pro and identication of quercetin as an inhibitor by experimental screening, comparso sul vol. 164 dell’International Journal of Biological Macromolecules (https://bit.ly/3nrMNz2). Sulla stessa rivista, al vol. 203, è preso in considerazione il ruolo della vitamina D (https://bit.ly/3f1l8BZ). Quanto ai beneci della lactoferrina, per altro non condivisi da Burioni, cfr. lo studio italiano comparso sul MDPI il 17 giugno 2020, a questo link: https://bit.ly/3ly7R6H. Uno studio, presente nel Registro americano degli Studi Clinici, sull’uso congiunto di queste sostanze in aggiunta a zinco e bromelina, è presente qui: https://bit.ly/3f2lZm0 (13) Si veda anche solo l’articolo, apparso sul Corriere il 18 gennaio 2018, intitolato Milano, terapie intensive al collasso, in cui viene descritta una vera e propria emergenza, con tanto di operazioni chirurgiche rinviate e neomamme o bambini a rischio di morte, proprio per l’attenzione dei medici concentrata solo sulla gran quantità di casi di polmonite: https://bit.ly/3eZBm (14) Cfr. ad esempio l’articolo apparso su Brescia Oggi il 14 dicembre 2019 e intitolato: Inuenza. Boom di vaccinazioni: https://bit.ly/2H47AJD (15) La gura di Bill Gates è stata particolarmente bersagliata dalla corrente cosiddetta “negazionista”, in questi mesi, in un’alternanza di notizie vere e altre completamente false. Come quella, diusa il 5 aprile 2020, secondo cui il nonno del fondatore di Microso fosse il socio e collaboratore di John D. Rockefeller Frederick Taylor Gates, cofondatore della Rockefeller Foundation. Per smentire questa falsa informazione, originatasi da un grossolano errore genealogico, pubblicavo su BoscoCeduo Pro il mio video: Bill Gates. Il nonno giusto e il nonno sbagliato, contenuto nel già citato box Storia e presente II. (16) Il rapporto si intitolava Una sda senza precedenti, la prima risposta dell’Italia al Covid, realizzato da un gruppo di dieci ricercatori e rmato da Hans H.P. Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa. Kluge, in quel rapporto, cosi sintetizza il problema italiano: “L’Italia ha uno dei sistemi sanitari più forti, ma quando il Covid-19 è arrivato alle sue porte, il sistema italiano ha sorato il collasso. E questo ha creato il panico nel mondo. Al termine della prima fase ed entrando in una fase di transizione verso la cosiddetta normalità, è tempo che l’Italia rietta sulla sua riposta”. (17) L’articolo è rintracciabile a questo indirizzo: https://nyti.ms/32IaxH9 (18) Si veda ad esempio l’intervista, rilasciata il 7/7 e pubblicata il 4/8 su YouTube, a questo link: https://bit.ly/2Ura1sP (19) A spiegare come Schleifer sia infatti membro del club di Golf di Trump di Westchester (nello stato di New York) e a parlare delle azioni Regeneron, ma anche Gilead, ucialmente in mano allo stesso presidente nel 2017 sebbene non risultino più dichiarate nel 2020, è un articolo di P. R. La Monica comparso su CNN Business il 5 ottobre 2020, che specica anche come, dal momento in cui Trump ha rilasciato le sue dichiarazioni sul farmaco assunto, le azioni Regeneron siano salite del 7%. (20) Cfr. tio.ch, 13.11.2020, all’indirizzo: https://bit.ly/3nkhQwA Lettera aperta al Presidente del Consiglio(21)

25 aprile 2020

Ill.mo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,

a pochi giorni dal 75° anniversario della Liberazione, il Suo popolo si trova a vivere, ormai da quasi due mesi, un’emergenza senza precedenti. Un’emergenza che costringe gli italiani a una reclusione forzata tanto più opprimente quanto più ci si concentra proprio sull’imminente ricorrenza di questo nuovo 25 aprile. Da quel 1945 ad oggi, infatti, mai come quest’anno il Suo popolo ha avvertito, in tutta la sua dirompenza, il forte anelito alla Libertà. Una Libertà sica - che è possibilità indiscriminata di movimento, di circolazione, di ritorno alla vita di tutti i giorni e di ricongiungimento sociale - ma anche, e soprattutto, una Libertà morale e intellettuale, che si traduce in un inestinguibile desiderio di confronto, di dialogo e di comprensione profonda, anche e soprattutto in riferimento a quanto ci sta capitando. Il sacricio che, da molte settimane, Lei sta chiedendo e imponendo al Suo popolo, Signor Presidente, non può quindi non venir ricambiato da un Suo preciso impegno nei confronti di questa esigenza di chiarezza che, da molte parti ormai, si sta facendo prepotentemente strada. Un’esigenza, come dicevo, intimamente connessa con quel desiderio di Libertà che le sue inestirpabili radici aonda nella Costituzione, nelle istituzioni democratiche e, ancor più, nella nostra più intima e irrinunciabile Natura. Siamo Uomini, Presidente. E, come tali, vogliamo capire. A nome di tutti coloro che vorranno condividere, in tutti i modi possibili, questa mia istanza, Le chiedo quindi di approttare della ricorrenza che ci attende, per far luce - in nome di quella Libertà e di quella Democrazia a cui, in quanto italiani e soprattutto uomini, mai rinunceremo - sulle seguenti questioni:

1. Recentemente il Suo viceministro alla Salute ha dichiarato, nel corso di una trasmissione radiofonica: “Visti i danni del Covid19, non ho dubbi. Il vaccino dovrà essere obbligatorio. Mi auguro che sarà un vaccino sicuro…”. Preso atto del fatto che, in base a quanto sostenuto dalla stessa comunità scientica internazionale, il suddetto virus risulta mutare molto velocemente e/o addirittura tornare a colpire soggetti già guariti, quanto ritiene davvero utile un’eventuale vaccinazione, tanto più se “obbligatoria”?

2. In merito alla recente disposizione della Regione Lazio circa l’obbligatorietà, da settembre p.v., del vaccino antinuenzale e anti pneumococco per tutti i residenti con età superiore ai 65 anni, vista la forte concentrazione di vaccinazioni di questo tipo eettuate nei mesi immediatamente precedenti alla diusione del virus nel nostro Paese proprio nelle zone italiane maggiormente colpite dal Covid19, quanto si sente di escludere un collegamento tra i due fenomeni?

3. L’area in cui si è concentrata la maggior quantità di casi di contagio e morte risulta la stessa in cui, da anni - e nelle settimane precedenti all’emergenza virus, in misura quanto mai allarmante - si registra una forte concentrazione nell’aria di sostanze altamente tossiche e inquinanti. Quanto si sente di escludere un collegamento tra questi due tipi di emergenza? Nel caso, come intende far fronte a questo problema?

4. Da molte parti riecheggiano ormai approfondite considerazioni, appoggiate da autorevoli esperti, circa il collegamento tra la diusione sempre più capillare della tecnologia 5G e il moltiplicarsi a dismisura di gravi problemi respiratori, per altro riscontrati, con la massima intensità, nei soggetti colpiti dal virus. Con quali argomenti si sente di escludere questa connessione o, in alternativa, quali misure prevede di adottare per far piena luce sulla questione e, eventualmente, per porvi rimedio?

5. La cosiddetta Task force da lei istituita e guidata da Vittorio Colao, orientata alla ricostruzione economica del nostro Paese, ha appena rmato un accordo per la gestione di un’applicazione tesa a monitorare il movimento dei cittadini nella cosiddetta “Fase 2”, in un’ottica di prevenzione del contagio. Quanto è sicuro Lei, e quanto può rassicurare tutti noi, circa il rispetto della privatezza e della riservatezza individuale della popolazione? A tal proposito, come spiega la Sua scelta di un ricorso a un’equipe di tecnici (nel caso di Vittorio Colao, poi, collegati a contesti come quello della European Round Table of Industrialists o del Bilderberg, da sempre criticati e guardati con forte sospetto dallo stesso Movimento che l’ha candidata all’altissima carica che oggi ricopre), invece che adare questo delicatissimo compito ai Suoi Ministeri o, comunque, a uomini dello Stato?

6. Nel corso di una recentissima intervista rilasciata a CNews France, il virologo e premio Nobel prof. Luc Montagnier ha denito il Covid19: “un virus non naturale, frutto di un lavoro molto minuzioso di biologi molecolari”. Qual è la sua idea in proposito e quanto si sente di escludere questa aermazione?

7. Nelle settimane scorse un’altra “Task Force”, guidata dal prof. Burioni, ha attaccato l’informazione alternativa (chiedendo, nello specico, l’oscuramento di canali indipendenti come quello denominato ByoBlu), denunciando al contempo il prof. Stefano Montanari per le opinioni espresse proprio nel corso di un’intervista rilasciata al suddetto canale. Che cosa pensa, Presidente, di questa iniziativa e, in generale, di questo clima di progressivo oscuramento delle opinioni e delle posizioni “non allineate” a quelle uciali? In generale, non trova poi che questa eccessiva preoccupazione nei confronti delle cosiddette “fake news”, oltre che costituire un tentativo di gestire in maniera arbitraria e unilaterale l’informazione e di esercitare un monopolio sulla nozione stessa di “Verità”, possa tradire la consapevolezza, da parte delle istituzioni, di aver per troppo tempo “formato”, attraverso la scuola pubblica e i media uciali, individui ben poco avvezzi al ragionamento autonomo e quindi facilmente indottrinabili?

Da semplice cittadino quale sono Le chiedo quindi, signor Presidente, di dimostrare ancora una volta la Sua cortesia e la Sua disponibilità venendo incontro alle perplessità e ai dubbi di molti suoi concittadini, nella piena convinzione secondo cui una corretta, trasparente e precisa informazione stia alla base di un’autentica Democrazia e costituisca lo strumento privilegiato per assicurare alla nostra grande Nazione il rispetto delle sue regole.

La ringrazio n d’ora.

Distinti saluti,

Pietro Ratto Filosofo, storico, giornalista e insegnante

(21) Questa lettera è stata pubblicata sul mio BoscoCeduo.it all’indirizzo https://bit.ly/36An8xq e sulla mia pagina Facebook (https://bit.ly/32LeA5x) raggiungendo decine e decine di migliaia di persone. Naturalmente, tranne lui.