Se Ne Va Un Altro Glorioso “Undici”

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Se Ne Va Un Altro Glorioso “Undici” Se ne va un altro glorioso “undici” Di Pierino Prati, detto Pierino la peste per il suo dinamismo in attacco, ricorderemo soprattutto un’avventura conclusasi nel migliore dei modi: la notte del 28 maggio 1969, quando al Bernabéu di Madrid deliziò la platea mondiale realizzando una tripletta all’Ajax di un giovanissimo Cruijff. Per comprendere la portata dell’impresa, basti pensare a ciò che hanno vinto i lancieri negli anni successivi e a cosa abbia rappresentato il calcio olandese nei Settanta, quando andava di moda la contestazione giovanile e anche il calcio aveva bisogno di trovare un modello rivoluzionario cui ispirarsi. E così nacque il calcio totale, con gli schemi che venivano meno, i campioni trasformati in tuttocampisti, attacco e difesa che si mescolavano e si sovrapponevano: una gioia per gli occhi e uno spettacolo senza fine, sapientemente miscelato dall’arte filosofica di Rinus Michels e illuminato dal genio di fuoriclasse come il già menzionato Cruijff, Neeskens, Krol e molti altri ancora. Il Milan che ebbe la meglio su quei furetti olandesi, prossimi a dominare il mondo e a cambiare per sempre il nostro immaginario, era invece frutto del vecchio artigianato italiano targato Nereo Rocco: l’opposto di Michels, contrario ai fronzoli e rimasto un provinciale nell’anima, capace di applicare a Rivera e compagni gli stessi schemi e i medesimi insegnamenti di quando a Padova si augurava, alla vigilia di una sfida con la Juventus, che non vincesse il migliore. Pierino Prati con Nereo Rocco Pierino Prati, quella notte a Madrid, realizzò addirittura una tripletta, regalando al Milan la sua seconda Coppa dei Campioni e issando Rivera sulla vetta del mondo, tanto che quello stesso anno | 1 Se ne va un altro glorioso “undici” l’abatino per eccellenza avrebbe vinto il Pallone d’oro. Non possedeva, Prati, i quarti di nobiltà dei miti del tempo: non aveva la potenza esplosiva di un Riva, il talento di un Anastasi e nemmeno, forse, la miscela di classe e istinto ferino di un Boninsegna. Fatto sta che segnava eccome, non tirava mai indietro la gamba e si trovava spesso al posto giusto nel momento giusto, non rinunciando mai alla battaglia, alla passione ardente di un gioco che era nel suo DNA, alla lotta innanzitutto con se stesso e con i propri limiti. | 2 Se ne va un altro glorioso “undici” | 3 Se ne va un altro glorioso “undici” Se n’è andato a settantatré anni, due giorni dopo Mariolino Corso, a dimostrazione che in questo maledetto 2020 ci sta iniziando a dire addio la meglio gioventù, così che anche noi giovanotti del Duemila apprendiamo quanto sia duro il percorso di crescita e il trovarsi all’improvviso senza padri e senza bandiere. Nei giorni tragici del coronavirus, Scurati ha scritto sul Corriere che se ne stava andando la generazione che ha ricostruito l’Italia e ne ha vissuto gli anni più belli. A livello calcistico, c’è un dettaglio in più: ci sta salutando l’ultimo calcio verace, l’ultimo lembo di Novecento che, di questi tempi, ci avrebbe fatto comodo, se non altro per la sua genuina umanità che, Gattuso e pochi altri a parte, fra i robot contemporanei è merce rarissima. | 4 Se ne va un altro glorioso “undici” Pierino Prati in una recente immagine Pierino Prati era un anti-divo, l’eroe che non ti aspetti, il Pablito Rossi di quando Rossi andava ancora alle medie, eppure ravviso una certa somiglianza fra la sua apoteosi madrilena e quell’indimenticabile pomeriggio barcellonese in cui il centravanti azzurro, reduce da due anni di squalifica per via del Calcioscommesse, risorse contro tutto e tutti e ci proiettò verso la conquista del terzo titolo mondiale. A Prati il Milan deve una lezione di umiltà che le cicale olandesi (sì, nel calcio i ruoli fra noi e loro si invertono) avrebbero imparato a proprie spese altre due volte: nel ’94, quando il magno Barcellona di Cruijff venne preso a pallonate dal pragmatico Milan di Capello, e nel 2000, quando Dino Zoff condusse la Nazionale alla sfortunata finale degli Europei, superando in semifinale un’Olanda sprecona e troppo innamorata di se stessa e della propria arte. Il precursore di tutto ciò fu lui: Pierino da Cinisello Balsamo, in quella squadra allenata da un uomo di trincea e innervata da gente come Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino, profonda provincia lombarda, terra di lavoratori abituati a poche parole e molta fatica. Il Milan degli sgobboni e dei casciavit, illuminato dal talento sovrannaturale di Rivera, quella notte a Madrid ebbe la meglio sui futuri padroni del mondo. Chissà se almeno lassù Cruijff riuscirà a perdonargli tanta sfrontata irriverenza! ⚽️ Nel 1974-75 Pierino Prati decise due dei tre derby vinti per 1-0 in stagione | 5 Se ne va un altro glorioso “undici” Abbiamo ripercorso gli altri casi di vittoria per 1-0 contro la Lazio con gol del giallorosso con la maglia numero 9… ➡️ https://t.co/ChCFL8nc5x#ASRoma pic.twitter.com/VM11wfB9kh — AS Roma (@OfficialASRoma) June 24, 2020 Copertina: l’ultimo saluto a Pierino Prati sul campo di calcio dell’oratorio Paolo VI ad Alzate Brianza. Se ne va un altro glorioso “undici” was last modified: Giugno 25th, 2020 by ROBERTO BERTONI | 6.
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