il racconto Il giallo sulla morte di Lawrence La LEONARDO COEN Domenica le storie I diari delle donne in motocicletta DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 di Repubblica EMANUELA AUDISIO

Il diluvio La città cancellata dall’acqua, la gente sui tetti, la fuga disperata: oggi a New Orleans, come cinquant’anni fa nel nostro Polesine FOTO AFP PHOTO/HO/US NAVY/PHAN JEREMY L. GRISHAM VITTORIO ZUCCONI GIORGIO BOCCA i luoghi

ll’alba del 24 agosto, il dottor Evan J Blake del cen- l Po ha rotto, dalle parti di Ferrara e Occhio- Mediterraneo, il mare della poesia tro nazionale per gli uragani in Florida sorseggiò bello. È la sera del 14 novembre 1951. «Parti TAHAR BEN JELLOUN il suo terzo vaso di caffè amaro e guardò lo scher- subito», dice il capocronista della Gazzetta del mo del radar Doppler. Sul tavolo di lavoro, il col- Popolo di Torino. Noi della cronaca eravamo cultura lega del turno di notte aveva lasciato una nota: gente di trincea, come i pompieri della caser- «Keep an eye on the Bahamas thing», tieni d’oc- ma di corso Valdocco che dormivano vestiti e I mondi lontani di Giuseppe Tucci Achio la “cosa” della Bahamas e il dottor Smith aveva seguito il scendevanoI all’allarme scivolando sulle pertiche. STEFANO MALATESTA e BERNARDO VALLI consiglio. La “Bahamas thing”, un innocente sbuffo di nubi e di Non proprio così ma quasi. Il tempo di passare a ca- vento come mille altri attorno alle settecento isole delle Baha- sa per prendere qualche ricambio e poi via nella not- mas, era cresciuto mostruosamente nella notte, nutrito da un te con la tua auto, perché quelle del giornale non ci spettacoli oceano che aveva raggiunto la temperatura umana, 37 gradi. sono mai, tutte fuori per i direttori e i redattori capo. Il dottor Blake non perse tempo. Scrisse in cinque righe La mia auto è una Topolino rossa, cinquecento di Addio Greenwich, l’arte cambia casa asciutte il certificato di nascita della dodicesima “depres- cilindrata, due posti, ma va sul ghiaccio e nel fango ERNESTO ASSANTE e GABRIELE ROMAGNOLI sione tropicale” atlantica 2005. Era ancora troppo piccina, e non si rompe mai. Dove? A Ferrara e al Po, la stra- troppo debole, per meritare un nome che avrebbe acqui- da per arrivare sul posto dove c’è da vedere e da scri- l’incontro sito soltanto se fosse cresciuta fino a essere un uragano vere la troviamo sempre. La Via Emilia nella notte è ma, per curiosità, Evan J Blake scorse la lista dei nomi al- una fila di camion ma la conosciamo a memoria, i ternati maschili e femminili preparati in anticipo per la panini degli autogrill sono di stoppa ma l’impor- Patty Pravo: “Per me il passato non esiste” “hurricane season” 2005. tante è andare. DARIO CRESTO-DINA (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive) 26 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 la copertina Una tempesta tropicale sommata agli argini malmessi di un lago Con l’acqua alla gola costiero. Le piogge d’autunno che gonfiano un grande fiume sommate alle difese fragili di golene piene di case fuorilegge. È passato mezzo secolo, ma alla radice dei grandi disastri c’è sempre un mix di natura violenta e di umana sciatteria

2005. Le onde sopra New Orleans VITTORIO ZUCCONI gini a est abbia ceduto». Voci, e non poteva essere bero costato troppo. I 500 milioni di dollari per co- tero, tra le braccia della madre che reggeva le flebo. una cosa grave. In quelle ore il Presidente america- struire i nuovi stadi si trovano, ma i 36,5 milioni che Un bambino più fortunato, forse, degli otto cardio- (segue dalla copertina) no, il “pater familias” della nazione, con tutti i mez- Walter Maestri aveva chiesto dal 2003 per alzare al- patici acuti portati sul tetto del “Charity Hospital” al- zi a disposizione, dopo avere invitato tutti a lasciare meno i lati più esposti non c’erano mai. Nella finan- lagato e coi generatori sott’acqua e morti dopo due primi dieci erano stati consumati da uragani la città era tornato sereno nel suo ranch a esercitarsi ziaria in corso, quella 2005, il sindaco e il Genio se li notti all’aperto, nei 35 gradi all’umido, davanti a car- già passati dal mese di giugno, Arlene, Bret, su una chitarra con il simbolo presidenziale inciso erano visti rifiutare. L’Amministrazione, intenta a ri- diologi impotenti. Quando la “battaglia di New Or- Cindy, il primo disponibile era l’undicesimo. sopra, omaggio di un cantante “country western”. Il durre le tasse e a pagare il conto dell’Iraq, ne aveva leans” è cominciata, venerdì sera, e le colonne di Un nome da straniera, grazioso. Katrina. sindaco di New Orleans, un nero e democratico per assegnati 10 e tagliati 200 dal fondo nazionale per la mezzi militari e di soccorsi civili hanno cominciato Cinque ore più tardi, a tremila chilometri di più, Ray Nagin, che aveva previsto la fine del mon- difesa delle coste. E il Genio militare aveva allora am- a entrare per riconquistare la città, l’acqua aveva di distanza dal meteorologo in Florida, Wal- do e aveva detto «se restate qui, morirete», aveva fat- messo che la cassa era dissanguata dalla guerra. preso il quartiere francese, lavato via i resti del bar di Iter Maestri compose sul telefono cellulare il nume- to la solita figura del catastrofista di sinistra. Mercoledì 31 agosto, mentre George W Bush era a Sammy, sventrato le hall degli alberghi, portato ca- ro del redattore del Times Picauyne, il quotidiano di Ma non fu l’uragano a uccidere New Orleans, né il San Diego davanti alla flotta del Pacifico per comme- daveri dove saranno trovati quando l’acqua scen- New Orleans, che da anni era il suo contatto. «Ho un Dio di Sodoma e Gomorra. Sono stati gli uomini, i go- morare la resa del Giappone, New Orleans era con derà, forse quelle migliaia delle quali ha parlato il sin- brutto presentimento — disse il vecchio italo ameri- verni, gli amministratori stolti e improvvidi. La pri- l’acqua alla gola e si arrendeva. Non è neppure pos- daco Ray Nagin. Tra loro, la donna che per una inte- cano, ex direttore dei servizi di emergenza a New Or- ma onda arrivò da nord-est, dalla parte della auto- sibile oggi, a una settimana esatta dal passaggio di Ka- ra notte ha retto abbracciata al marito sul crinale del leans — con questa depressione dalla Florida». strada 510. Non fu granché. trina, immaginare quanti siano tetto lambito dall’acqua prima di lasciarsi scivolare «Walter, Walter, sono vent’anni che tu hai brutti pre- Una lunga leccata d’acqua tra- i morti — se siano diecimila co- giù e salvare almeno il suo uomo stremato. Titanic sentimenti…». Maestri non rise. «Questa mattina cimata dalla diga sul lato del Non è stato l’uragano me si sente dire — quanti siano on the Mississipi, ma vero. sono andato a dare un’occhiata alle mie dighe sul la- Lago Pontchartrain che non è i danni, che cosa ci sia sotto il la- Non ci sono, sette giorni dopo l’uragano, notizie go. Non hanno fatto niente, neanche un lavoro di un lago come il Garda, ma una Katrina a uccidere go che ha riempito la fondina dai “bayou”, dalle paludi e dai villaggi dove serpi ve- quelli che avevo raccomandato e se ci arriva addos- enorme pozzanghera piatta e urbana. Si possono soltanto ap- lenose, alligatori e uomini si contendono le terre so un uragano, che Dio ci protegga». «Che Dio ci pro- limacciosa che ha soltanto, co- piccicare insieme schegge di asciutte, mentre l’acqua stagnante sta incubando tegga» lo salutò il reporter, che aveva poca fede ma me tutti gli altri laghi che cir- la città dei Santi una realtà che nessuno cono- un raccolto miracoloso di zanzare. Le armi, vendu- molto da fare. Quando anche lui, come tutta la reda- condano New Orleans — Lago sce. Si può partire dal Superdo- te dai grandi magazzini in belle vetrinette come zione del “Times” fu costretta a scappare in barca, Bourgne, Lago Maurepas, La- È stato un argine me, il vecchio stadio di football swatch o collanine, sono sparite nei saccheggi. Nel- rimpianse di non avere pregato. go Salvador — il difetto di esse- dove almeno ventimila perso- l’acqua alta, nel centro direzionale dei grattacieli, Katrina fu straordinariamente veloce, ma anche re di cinque metri più alto della difettoso, trascurato ne senza mezzi e soldi per fug- passano pick up e suv rubati — 95 soltanto in una dispettosa. Corse zigzagando e attraversando il fondina entro la quale sta la gire da New Orleans furono in- notte, spesso di soccorritori volontari spodestati e Golfo in soli tre giorni, ingannando i cacciatori di di- città. Lungo quella diga, sca- dal bilancio federale truppate, accatastate sui sedili uccisi — carichi di armati bianchi e neri, “buoni” o sastri mandati dalle network per farsi sbatacchiare valcata dalla pozzanghera ma tenute lontane dal campo “cattivi”, predoni o samaritani. in diretta nel centro di New Orleans, che entravano gonfiata, c’erano soltanto le verdissimo di astroturf, erba ar- Quando l’acqua arriva alla gola di chi non ha e uscivano dal “Sonny’s bar” nel French Quarter, l’u- casupole di legno e cartongesso, della città nera, di tificiale, riassettato in attesa dell’inizio imminente niente da perdere e niente più da temere, dopo che nico rimasto aperto, a bere “Margaritas” a metà quel 27 per cento di abitanti che vivono sotto il livel- del campionato. Ventimila persone che in poche ore un poliziotto su due saggiamente è scappato, pani- prezzo, senza catastrofi da raccontare. All’ultimo lo della povertà ufficiale, oltre che dell’acqua. avevano trasformato i gabinetti pubblici in buglioli co, rabbia, odio, razza, rancori, tutto rigurgita in istante, erano le sei del mattino della domenica 27 in Muoiono i poveri, nessun allarme. Una foto che sol- da lager, per il riflusso di feci e urine, senza cibo, sen- bocca, come il putridume umano e il liquame d’i- Louisiana, la carognetta aveva fatto l’ennesimo zig, tanto il Los Angeles Times ha osato pubblicare, mo- za acqua, senza medicinali, tranne quelli portati di drocarburi dalle fogne. «Se avessi avuto un fucile, si era addomesticata a una “categoria 4”, appena 240 stra una donna grassa che naviga accanto a un argi- persona dai profughi, la «Dome People», come furo- avrei sparato» diceva Miss (nel sud si chiamano chilometri l’ora, e stava passando accanto, non so- ne ponte, a faccia in giù. Un’altra donna, sulla spal- no chiamati ricordando la Boat People. In tre si sono Miss anche le nonne) Rosy Badieux, una delle “Do- pra New Orleans, lasciando i reporter sotto una letta, accarezza il suo cane spaventato e guarda il ca- buttati dall’anello superiore, sporcando l’astroturf, me People”, delle profughe americane. Ma a chi? A pioggia qualsiasi, in strade lucidate dall’acqua, ma davere scivolare via. forse suicidi, forse buttati giù in una rissa per una bot- che cosa? «Al buio, a tutti», racconta la nonna, che intatte. Nel pomeriggio, mentre Katrina bastonava La seconda ondata arrivò con la terza, la quarta, la tiglia o una pillola. Una bambina di dieci anni è ca- ha un nipotino di tre anni disperso nell’acqua, «a città a est — Biloxi, Mobile, Baton Rouge, delle qua- quinta, con tutta la massa che aveva spezzato i “le- duta in coma diabetico, salvata perché dal fondo di quelli che hanno permesso questo». «Ma tutto tor- li al pubblico non importava nulla — gli inviati, fu- vies”, come li chiamano, gli argini di terra e ghiaia una borsa una donna anziana, con meno vita da per- nerà più bello di prima», ha promesso Bush, che riosi per la buca e irritati per l’esaurimento della te- rinforzati da una piccola parete di cemento armato dere, ha tirato fuori la sua siringa di insulina. sente l’acqua della responsabilità pubblica salirgli quila da “Sonny’s”, si rassegnarono a dire che «New che il Genio Militare costruì, secondo gli ordini rice- Si può andare all’ospedale della Carità, dove un alla gola. Forse. L’America ce la farà, è grande, forte, Orleans poteva tirare un sospiro di sollievo». vuti dall’alto, per resistere a un uragano forza 3. «Per bambino leucemico di sette anni, operato di tra- perfettamente organizzata. O almeno così credeva- Fu un cronista della Fox TV a rilanciare una voce ragioni di costi e benefici», spiegano ora, perché i pianto del midollo sabato, è stato portato via lunedì mo, fino al giorno in cui il dottor Blake vide Katrina che frullava nel vento. «Si sente dire che uno degli ar- “Categoria 5” sono rari e innalzare la barriera sareb- notte dentro una gabbia di ferro appesa a un elicot- nascere dalle acque e New Orleans affondare.

La‘‘ Bibbia E le acque prevalsero tanto grandemente sulla terra che gli alti monti che erano sotto i cieli furono coperti

La Genesi 7: 19 — 7: 20 DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 27

LA GRANDE INONDAZIONE La mattina del 12 novembre 1951, dopo giorni di forti piogge, l’acqua sommergeva l’isola di Polesine Camerini, con lo sfollamento di 3mila persone. Il 14 novembre l’acqua del Po, già in piena, irrompeva nelle campagne alla velocità di 6000 mc al secondo. Prima che il Genio riuscisse ad arginare il disastro, tutto il Basso Polesine era sommerso, costringendo 180mila persone a abbandonare case e averi. Le vittime furono 84

1951. Il Po cancellò la Bassa GIORGIO BOCCA l’ingegner Corazza del Genio civile per dargli to miliardi di metri cubi di acqua, nelle prime mento di Adria. In città c’erano trentacinque- l’allarme, ma lui si mette a urlare: “Lei non si az- ore seimila metri cubi al secondo in movimen- mila abitanti. Il sindaco è il socialista Sante Tu- (segue dalla copertina) zardi perché crea panico. Se continua la faccio to vicino alla rotta. gnolo, lo aiuta la senatrice Lina Merlin, quella arrestare”. Sono tornato in comune, mi sono A Pontelagoscuro, un altro dei nomi di scia- che abolirà i bordelli. Chiedono per radio da ove? A Occhiobello, da qualche messo la fascia da sindaco e ho detto: da ora co- gura, la portata del fiume è stata di dodicimila Rovigo che tempo fa. C’è un nebbione tremen- parte questo Occhiobello dovrà mando io. Al parroco dico di far andar le cam- metri cubi al secondo di fronte ai novemila del- do ma la Merlin risponde: «Un sole splendido». pur esserci e infatti c’è e ci sono le pane a martello, al direttore della Cassa di ri- la piena del 1917 che sembrò la peggiore. Cosa Partiamo anche noi con un convoglio di anfibi rotte negli argini, il grande gonfio sparmio di suonare la sirena come durante gli facciamo noi cronisti? Partiamo all’alba. C’è che vanno lenti come rinoceronti, la via princi- incontenibile fiume nero che va allarmi aerei. Poco dopo sono arrivati da Mo- una strada a Ferrara, un rettilineo che va dirit- pale è diventata un Canal Grande con case ve- giù ruggendo nel vuoto della Bas- dena i primi sciacalli per comperare sottocosto to al Po, asfaltata, la strada nazionale per Vene- neziane, bifore, marmi, acqua e battelli e gente saD Padana, una voragine a Vallice di Paviole, al- case e animali». zia. Ma al Po è interrotta, bisogna avventurarsi che applaude alle finestre. Passiamo davanti al tre due a Bosco e Malcantone: sono i nomi del- Nella prima giornata di alluvione i morti a sugli argini dove gli sfollati bivaccano per cer- bordello, le «signorine» sono tutte sul balcone la secolare povertà e della disgrazia che la segue Occhiobello sono ottantotto, nelle case di gole- care un posto su uno degli anfibi dei pompieri a gridare ed applaudire, hanno issato una gran- come la sua ombra. Il cronista ha imparato una na. Non dovrebbero esserci case abitate nelle o su una barca del Genio dell’esercito. de bandiera tricolore, chi sa dove l’hanno tro- cosa dal suo mestiere: che tutte le vaghe notizie golene, i campi fra il grande argine e le seconde L’Italia povera del ‘51 si è mobilitata, sono ar- vata, forse era lì dalla Grande Guerra. che gli arrivano, per radio o a voce nella notte difese, ma nessuno nel Po- rivati da ogni parte, dalla Si- «È stata una tragedia in bianco e nero» dirà buia, sono vere perché le persone e i luoghi non lesine degli anni Cinquanta cilia, da Reggio Calabria, Gioia Beltrame, l’assessore alla Cultura della spariscono, li trovi al loro posto, dove li ha mes- può dire no alla povera gen- Un lago immenso, dalle Isole, che già non san- Provincia di Rovigo. «Non c’era la televisione, si la storia, la vita. te, fra le più povere d’Italia, no come provvedere ai loro le notizie arrivavano per radio, e con i giornali». In più il cronista sa un’altra cosa: che non è che vive a polenta e a erbe. dagli argini rotti bisogni, alle loro disgrazie, Sui giornali i cronisti raccontavano le cose vi- solo, che a quell’ora, nel buio pesto, sulle loro In una stanza della casa più ma si danno da fare, dormo- ste. I giornalisti celebri, le grandi firme, inven- auto stanno correndo nella notte quelli della vicina al fiume si erano rifu- no e mangiano come posso- tavano i titoli a tutta pagina: «Acqua traditora» sua pasta, il gruppo mobile che arriva di corsa giati in diciotto, stretti alle al mare. I primi no, aiutano, rincuorano. si leggeva su La Stampa a firma Paolo Monelli. sulle sciagure e sulle feste di un paese tornato a pareti, per sentirsi più sicu- Navighiamo a vista per il Centosessantamila persone abbandonarono vivere dopo la guerra: ribellioni nel Sud e cac- ri. L’acqua strappò via metà giorni è fangoso, grande lago, a vista di cam- la provincia di Rovigo e si associarono, magra cia al bandito Giuliano; crollo di case marce a casa, se ne portò via sette, panili perché i borghi quasi consolazione nei “Polesani nel mondo”. Ma una Barletta; Bartali e Coppi sul Galibier; l’ultima anche un bambino di cin- ci galleggiano coperti dall’acqua non si ve- buona parte finì nella Val d’Aosta dove c’erano fucilazione degli assassini di Villarboit, che que anni che non è stato più dono, bisogna guardare gli posti nelle miniere di Cogne e di Morgex. Molti hanno ucciso dieci persone con una mazza per ritrovato. carogne di animali alberi, perché sugli alberi ci morirono per la polvere di carbone finita nei pol- buttarle in una fossa; e un mese su e giù per la I cronisti si ritrovano sono quelli che sono scam- moni, fino a poco tempo fa riconoscevi i soprav- Valle d’Aosta per cercare Nadir Chiabodo, l’im- sempre nello stesso alber- pati arrampicandosi fra i ra- vissuti dalla raucedine cavernosa della voce. bianchino della Legione straniera che ha ucci- go. Lavorano e vivono in compagnia, amici e mi come uccelli sperduti e intirizziti dalla fame Erano dei poveri più poveri dei valdostani, che so a coltellate sul greto della Dora la Cavallero, sospettosi: dove va uno, gli altri lo seguono. Si e dal freddo da tirar giù di forza e avvolgere in perciò subito li distinsero chiamandoli i «giapu- ma sì la cugina del bandito, guarda le combina- parte all’alba per arrivare al Po, all’immenso coperte. E chi è quello che si agita in piedi sul neis», quelli delle baracche vicine alle gallerie e zioni della vita. Ci siamo tutti nella notte del 14 lago che ha formato da Occhiobello fino al ma- tetto di un camion dove c’era l’azienda Folega? delle case popolari ad Aosta. Oggi i loro eredi novembre del ‘51 noi della cronaca, probabil- re. I primi giorni il lago è torbido di fango, vi L’unico sopravvissuto di sei o sette che sono hanno l’auto e vestono come i boys americani. mente già davanti a tutti il vecchio Toscano, il galleggiano carogne di animali, alberi divelti, riusciti a salire sul tetto quando l’acqua ha co- Tutto ricostruito, tutto dimenticato: i 52 pon- fotografo del Corriere che avrà quarant’anni, è mobili; è percorso da correnti che creano gor- minciato a crescere. Andiamo a prenderlo, non ti caduti, le 1.200 abitazioni danneggiate, i robusto come un toro ma che a noi ventenni ghi. Poi l’acqua si cheta, il lago prende un colo- riesce neanche a parlare, suo figlio Aldo di otto 55mila ettari di coltivazioni coperti dalla sab- sembra un vecchio. re azzurro grigio, solo voli di uccelli passano anni è stato l’ultimo a scomparire nell’acqua. bia, i 13mila capi di bestiame morti, un centi- Ogni cosa, ogni persona è al suo posto nel nel suo silenzio, nell’incanto di un paesaggio Navighiamo a raccogliere naufraghi mezzi naio di persone perite. Lo scolo delle acque fu caos della vita per chi le dà la caccia, per chi vuol terso e immobile, fino alle Alpi dolomitiche e morti e mezzi vivi e ad ascoltare le loro storie: costoso, dopo tre mesi la superficie allagata si conoscerla da vicino. È al suo posto Nerio Cam- carniche già imbiancate di neve. Il lago copre «All’allarme abbiamo portato al primo piano era ridotta a un terzo ma per i campi coperti di pioni, il sindaco comunista di Occhiobello. due terzi della provincia di Rovigo, centomila alcuni mobili e anche un maiale, poi siamo ar- sabbie sterili ci sono voluti anni. Buona parte «Pensavano che esagerassi — racconta — ma ettari coltivati, con due metri d’acqua come rivati al sottotetto. Ci siamo rimasti tredici gior- dei 174mila sfollati si è sistemata altrove. E i noi il Po lo conoscevamo, andavamo sull’argi- media ma anche sei, sette fra Cavarzere e Lo- ni, mangiavamo grano pestato con una pietra e cronisti? A loro il lavoro non è certo mancato ne a controllare e alle due del pomeriggio co- reo. Qualcuno conosce i numeri della inonda- impastato con l’acqua». nell’Italia dello sfascio incombente e delle con- mincia a tracimare in diversi punti. Corro dal- zione, o esondazione come dicono i tecnici: ot- E viene anche il giorno di rompere l’isola- tinue sciagure.

‘‘Ovidio Altro castigo gli piacque: sommergere il genere umano, versando pioggia dirotta da tutte le parti del cielo

Le Metamorfosi DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 29

Alle partite, che nel cricket possono du- rare sette o otto ore, per il momento gli italiani non vengono, a parte qualche curioso. Ci sono i parenti e gli amici dei giocatori, i parenti e gli amici degli av- Le medaglie future e la carica dei nuovi italiani versari, qualche dirigente e il signor Ferrari, il capo: «Bisogna davvero esse- MARCO MENSURATI e FERRUCCIO SANSA re ammirati da queste persone, dalla lo- ro laboriosità e serietà. Noi italiani non quadre interamente composte di extracomunitari. Che gioca- nel Trentino Cricket: «All’inizio eravamo una squadra interamen- accettiamo più di svolgere certi mestie- no nel profondo Nord. E raccolgono il tifo di migliaia di perso- te italiana», racconta il presidente, Luca Avancini. «Poi nel piazza- ri, è un po’ quello che accadde con le im- ne, leghisti compresi. L’integrazione passa anche per questi le davanti al Palazzetto dello Sport abbiamo incontrato un gruppo FOTO STEFANO NOVELLI - LA PRESSE S migrazioni dal Sud. Ma gli indiani di se- piccoli rettangoli d’erba a Rovereto, Varese, nella periferia di Mila- di ragazzi indiani e pakistani che si allenavano. Così abbiamo de- conda generazione sono ormai inseriti no, dove la domenica pomeriggio centinaia di persone si raccolgo- ciso di metterci insieme». E gli immigrati, appena varcato il confi- benissimo, hanno il lavoro, la casa, la no per tifare le squadre di paesi e di quartieri dimenticati dal calcio ne del campo, si sono trasformati in , perché nel cricket macchina, sono spesso vegetariani e e dagli altri sport “maggiori”. In campo giocatori vestiti di eleganti gli indiani sono come i brasiliani nel calcio. La storia si ripete, ma quasi sempre molto religiosi, è gente divise bianche, in mano una mazza di legno e una palla di cuoio ros- senza ingaggi miliardari. Gli assi stranieri del Trentino Cricket so- mite che conosce il valore dei soldi: san- sa. Si muovono con movimenti precisi, ordinati, secondo regole che no arrivati in Italia per fare i muratori o i meccanici. Al mattino no risparmiare, e poi si molti, anche tra i tifosi, non conoscono. sgobbano in officina e la domenica pomeriggio sono sul campo di comprano la casetta. Una È il cricket: alzi la mano chi sa esattamente di che cricket: idoli dei tifosi. Il risultato è una squadra mista che gioca in cosa che i nostri ragazzi cosa si tratti. Da vent’anni, però, in tutta Italia le squa- A. Negli spogliatoi si parlano italiano, inglese indu e dialetti del non fanno quasi più, per- dre si sono moltiplicate. E anche i giocatori: sono al- Punjab e del Pakistan. Quando si vince, la festa è a base di piatti del ché preferiscono buttare meno cinquantamila, forse di più (i tesserati sono Trentino e del Punjab. Ma la vera vittoria è la leva giovanile: qui non tutto lo stipendio in telefo- mille, il cinquanta per cento stranieri). Quasi tutti ci sarebbero limiti al numero di giocatori stranieri in campo, ma i nini, benzina e ristoranti. pakistani, indiani, cingalesi. Stranieri, meglio extra- ragazzi di quindici anni sono immigrati di seconda generazione e So quello che dico, vendo e italiani, immigrati che sono ormai usciti dalla zona così la squadra che ha appena vinto il titolo under 15 è composta da affitto appartamenti e no- buia della clandestinità e che dopo la regolarizzazio- trentini, indiani e pakistani. Tutti cittadini italiani. to che a volte gli indiani so- ne di legge cercano anche una accoglienza sociale. È soltanto l’inizio, secondo il professor Antonio Dal Monte, uno no più in gamba di noi». Immigrati di prima, ma sempre più spesso di secon- dei più noti medici sportivi italiani: gli effetti di questa immigrazio- I posti dove vivono si chia- da generazione. Nuovi italiani, insomma. ne “sportiva” si faranno sentire nei prossimi dieci-venti anni. E po- mano Montebello e Arzi- L’immigrazione non incrocia più solo il mondo del trebbero essere sorprendenti. L’Italia che fino a oggi sa a malapena gnano, Villafranca e Mon- lavoro, ma anche quello dello sport. Con effetti posi- che cosa sia il cricket, un giorno potrebbe giocarsela con nazioni tra- tecchio, meglio i paesi del- tivi per l’Italia: «In India, Pakistan, e Sri Lanka lo sport dizionalmente molto, molto più forti. «Gli immigrati arrivando in le città, meglio il cricket del nazionale è il cricket», spiega Simone Gambino, pre- Italia — spiega Dal Monte — possono portare con sé una tradizio- calcio. «Nel nostro sport sidente della Federazione Cricket Italiana (www. ne sportiva, come avviene appunto per il cricket e per l’hockey su servono occhio, forza e ve- crickitalia. org). E aggiunge: «Molti vivono in Italia da prato. Ma c’è di più: alcune popolazioni hanno caratteristiche fisi- locità, e se sbagli non puoi anni, stanno diventando italiani, ma il centro di ag- che che gli italiani non hanno e che potrebbero portarci a primeg- dare la colpa agli altri, è so- gregazione e di identificazione della comunità è il giare in sport dove tradizionalmente non siamo forti». lo un problema tuo», spiega Madan ANTICO GIOCO campo di cricket». Insomma, su quel campo i colori, i rumori, le Insomma, oltre a una componente culturale, sociale, ce n’è an- Birha. «Lo spirito del gioco è l’amicizia, DI IMPORTAZIONE voci sono gli stessi che senti sui prati di India e Pakistan. La vita per che una più strettamente fisica. Esempi? «Gli africani della costa la prima regola è la correttezza. La divi- Sopra il Trentino un attimo sembra seguire regole e ritmi familiari, quelli del cricket. occidentale per millenni hanno vissuto di caccia sviluppando la sa a maniche lunghe bianca, secondo la Cricket Club Negli stretti confini del prato le migliaia di chilometri di distanza muscolatura bianca. Hanno quindi una grande potenza a disca- tradizione, indica persone di buon ca- under 17, terzo sembrano cancellate. pito magari della resistenza. Sono forti negli sport che comporta- rattere, uomini puliti. Anche se d’estate alle finali nazionali Ecco allora nascere un po’ dovunque squadre “meticce”: Medi- no scatto e sforzi di breve durata: corsa veloce, pugilato, basket. Gli è un po’ calda da portare». Poi vanno In Italia lo sport royal, Palestrina, San Martino e Viterbo (composte interamente da africani della costa orientale vivevano di pastorizia e questo li ha tutti sull’erba, per mostrare al profano fu importato dagli cingalesi), Aprilia, e Narni (dove giocano quasi esclusivamente in- portati ad accrescere la resistenza e a primeggiare nel fondo e nel come si fa. Qualcuno si copre il viso con Inglesi nell‘800 diani del Punjab). Per non dire delle compagini multietniche che su mezzofondo». le larghe tese del berretto d’ordinanza, In origine anche un prato di un ettaro scarso raccolgono cinque continenti: Eura- Ancora, l’arrivo di immigrati dell’Est europeo potrebbe dare im- naturalmente bianco. Ma non c’è mai Genoa, Juventus tom, Azzurra, Kingsgrove, Scaligero e Mantua. Sono soprattutto pulso a discipline come il sollevamento pesi o la ginnastica artisti- ombra abbastanza, a parte quella delle e Milan, erano squadre di serie B, perché nella massima divisione è ancora previ- ca. I turchi hanno una grande tradizione nella lotta. Le medaglie di nuvole di moscerini e degli aerei. Il lan- club di cricket sta una quota minima di sette giocatori italiani schierati in campo. immigrati di lusso come Fiona May e Josepha Idem potrebbero es- ciatore ha movenze di danza, prima di Non è una vita facile. Qui non è come nel calcio: anche se il sere soltanto le prime. Con una differenza. Qui non si tratterebbe scagliare la palla che pesa cinque once cricket è stato riconosciuto come sport federale dal Coni, di soldi più di atleti stranieri immigrati in Italia per praticare lo sport, ma di e mezza ed è di cuoio rosso. Colpi secchi non ne arrivano. Il campo devi mantenerlo tu. Un fenomeno di giovani che crescono nel nostro Paese, che qui diventano campio- nell’aria immobile e rovente. nicchia? «No. La pratica dello sport si sta rapidamente diffonden- ni. Già, in teoria, ma c’è un’incognita fondamentale: «Bisogna ve- do. Basta andare nei parchi delle città e dei paesi dove c’è una squa- dere — mette in guardia Dal Monte — se i genitori immigrati avran- dra: ormai i ragazzi oltre il calcio giocano anche il cricket», è sicu- no risorse sufficienti per mandare i loro figli ad allenarsi. Nel nostro ro Gambino. Servono soltanto un piccolo prato, una mazza e una Paese non esiste lo sport di Stato. E nemmeno la scuola svolge un pallina. E del resto, dopo il calcio, questo è lo sport più diffuso del ruolo importante. Gli sport sono pilotati dalle famiglie, dalle mam- mondo, con oltre centoventi milioni di praticanti. me. Insomma, molti immigrati potrebbero essere atleti sublimi, Non sono soltanto extra-italiani, ma anche italiani doc. Come ma senza soldi tutto sarebbe inutile». 28 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 l’inchiesta Vengono dall’India, dal Pakistan, dallo Sri Lanka. Italia multietnica Sono immigrati di prima e, sempre più spesso, di seconda generazione. Formano la spina dorsale di decine di squadre capaci di portare al successo anche nelle nostre città un gioco che, dopo il calcio, è il più popolare al mondo Cricket, i gesti bianchi dello sport meticcio

MAURIZIO CROSETTI un groviglio di maglie e pantaloni. Lo sport in Italia, ecco. VILLAFRANCA «Io ho vent’anni» dice Satish Kumar. «Sono a Verona da tre, arrivo da una uando passa l’aeroplano, i città che si chiama Jalandhas, mio papà ragazzi in campo smetto- era qui da nove anni e ci ha detto di ve- no di parlarsi perché tanto nire, a me e ai miei fratelli. Lavoro in- Qnon si capirebbe. L’unico sieme a loro in una conceria di Arzigna- rumore sordo che resiste, dentro quel- no. Ogni due domeniche, a mezzogior- lo gigante dei motori, è lo schiocco del- no e mezzo, c’è la partita di campiona- la palla contro la mazza da cricket. to oppure l’allenamento, così come il Schiocco contro rombo: davvero una sabato». Lì vicino ascolta suo fratello bella gara sonora. E poi ci sono altre Vishal, di un anno più giovane, occhi creature volanti, oltre alle pance d’ac- verdissimi. «Anch’io lavoro in conce- ciaio degli aerei che vanno e vengono ria, anch’io gioco a cricket, ho amici ita- dall’aeroporto di Villafranca, proprio liani, ci troviamo bene». Il terzo della dietro il campetto dove l’erba è un po’ dinastia dei Kumar è un ragazzino paf- troppo alta: cioè moscerini bionici, in- futo e sorridente (ma tutti in realtà sor- quietanti, capaci di avvolgere come ridono, ed emanano gentilezza come una nuvola nera il lanciatore o il batti- un fluido) che si chiama Gourhva: «Ho tore, che viceversa sono vestiti di chia- sedici anni, tra poco entrerò in squa- ro come impeccabili gentlemen inglesi dra. Invece in conceria preferirei di no, di metà Ottocento, o come antichi ten- sto studiando da meccanico nisti dai gesti bianchi. ed è quello il mestiere che PARTITE LUNGHE Nero, bianco, verde, tonfi, rombi e risa- vorrei». FINO A OTTO ORE te. Veramente strano, però bello, il Nessuno è clandestino, solo In questa pagina mondo in cui si muove la più speciale uno è precario, l’allenatore i giocatori squadra d’Italia: la Polisportiva Azzur- Kumar Ravi detto “Bharti”, della Polisportiva ra di Villafranca, la provincia è Verona, cioè l’indiano, che però è in Azzurra di Villafranca lo sport è il cricket, il paese è l’India. Italia da poco. Si arrangia rac- durante l’allenamento Perché i diciotto giocatori più l’allena- cogliendo frutta e verdura co- Le partite possono tore e il direttore tecnico sono tutti in- me stagionale. Tutti lavorano, durare anche otto ore diani del Punjab. «Ma quest’anno pen- perché emigrano solo dopo il Nella Federazione siamo di fare un po’ di propaganda nel- passaparola giusto, quando Italiana Cricket le scuole elementari e medie della pro- parenti e amici gli hanno già il 50% dei tesserati vincia, così potremo avere con noi an- trovato il posto. «Abbiamo una è formato che qualche italiano» racconta Madan specie di cooperativa e ci aiu- da extracomunitari Birha, il direttore tecnico. «Sa, è impor- tiamo molto tra di noi» dice tante anche per l’integrazione». Inten- Madan Birha, il direttore della dendo quella degli italiani. squadra. «In India ho studiato Con il cricket si sono ritrovati a casa, co- impianti di climatizzazione, sì lontano da casa. Perché in India è co- ma qui faccio il responsabile me da noi il pallone, tutti i bambini ci della produzione di una ditta FOTO CORBIS giocano e non smettono più. Ma il viag- che tratta alluminio. In dieci anni di Ita- gio dal Punjab al Veneto delle villette a lia ho trovato amici, un posto fisso e so- schiera dietro l’autostrada, non è pro- no anche riuscito a comprarmi un ap- prio una passeggiata. E oggi, dopo ap- partamento a Nogarole Rocca». pena due anni di attività e un solo cam- Perché la bizzarra storia della Polispor- pionato vero, i diciotto piccoli indiani si tiva Azzurra di Villafranca lancia la sua giocheranno la finale nazionale di serie palla assai oltre lo sport, molto più in là B a San Lazzaro di Savena, Bologna, dei ciuffi d’erba troppo alta che prima o contro la Mediroyal di Latina: loro tutti poi si troverà il modo di tagliare. Spie- dell’India, quegli altri tutti dello Sri ga, questa storia, come una comunità Lanka. La terza grande area etnica del di uomini gentili e laboriosi, molto uni- cricket è il Pakistan. Alcuni sono già di- ti tra loro, molto amici e solidali, si sia ventati italiani con cittadinanza e pas- inserita nel tessuto sociale del nord-est saporto, e per i loro figli sarà inevitabile. non sempre facile e aperto, usando an- «La nostra polisportiva si era sempre che uno sport per i più ostrogoto. Inve- occupata di baseball e softball» raccon- ce di chiudersi nel loro universo, gli in- ta Silvio Ferrari, il presidente nonché diani vestiti di bianco stanno facendo unico italiano della compagnia. «Un propaganda: al cricket, a loro stessi, al giorno, incontrando dei ragazzini loro paese, a una diversa possibilità di pakistani in una scuola, perché io sono integrazione. Lo dicono quasi in coro un ex insegnante di educazione fisica, due altri giocatori appena arrivati al si è parlato di cricket. Che, per inciso, campetto con le mani piene di borse di conoscevo pochissimo. La chiacchie- Coca Cola, si chiamano Singh Man- rata è arrivata alle orecchie del nostro deep e Singh Sandeep, 19 anni il primo, amico Madan Birha, che conosceva 24 il secondo, appena una consonante uno di questi ragazzini, così lui si è pre- a dividerli, un sacco di cose a unirli. sentato al campo e mi ha detto “buon- «Quando abbiamo visto gli altri gioca- giorno, se volete giocare a cricket io so- re, ci siamo sentiti a casa. È stato come no qui”. La curiosità ha fatto il resto. La tornare bambini. Il razzismo non sap- curiosità e il telefono». Perché Madan piamo cosa sia, al massimo c’è qualche ha cominciato a chiamare tutti i suoi vicino di casa che si lamenta perché la amici indiani della provincia, uniti dal- nostra cucina manda un odore un po’ la passione per uno sport che rappre- forte, però poi i ristoranti indiani sono senta la radice comune, il legame con la pieni di italiani». Il cibo è un altro pez- propria terra e la voglia di giocare insie- zo di tradizione, perché prima di ogni me. Trovata la squadra, coinvolto lo partita i ragazzi preparano qualcosa, sponsor, l’impresa Finotti che ha scrit- per lo più bombe caloriche al curry op- to il suo nome sulle immacolate divise, pure torte, lo portano al campo insieme e preso atto dell’erba del campo. «Fino alle bibite (devono essere rigorosa- L’Azzurra a qualche mese fa la tagliavano gli alpi- mente gassate, devono gonfiare la pan- ni in congedo, grazie a un accordo co- cia altrimenti non c’è soddisfazione) e di Villafranca, munale. Ora siamo in un momento di tra un tempo e l’altro si mangia insieme difficoltà, la macchina per tagliare sei- agli avversari, questo è l’uso. mila metri quadrati di prato costa quin- «Mio zio è in Veneto dall’85, e un giorno che oggi disputa dicimila euro e non ce la possiamo per- mi ha chiamato» dice Singh Mahavir, 33 mettere, insomma bisogna trovare una anni e una robustissima stretta di ma- la finale di serie B, soluzione». Come per gli spogliatoi che no. Ma prima di arrivare qui, ho girato non è stato possibile finire, troppo alta un po’ l’Italia. Sono stato uomo di fatica è fatta tutta di indiani la spesa dopo i 160 milioni di vecchie li- in un luna park di Lecce, poi ho attacca- re sborsati per il resto dell’impianto: to i manifesti pubblicitari per il Circo “Ma ora - dicono - dunque i ragazzi fanno la doccia a casa Americano, e dal 2001 faccio il gruista a e arrivano già cambiati, oppure si tol- Verona, pilotando la gru sul carro pon- faremo propaganda gono i vestiti e indossano le loro casac- te. Ho una famiglia, due bambini e gio- che direttamente qui, sotto la tettoia, in co a cricket. Il vantaggio del nostro sport è che puoi praticarlo anche se non sei nelle scuole per avere più giovanissimo, infatti il direttore Madan farà anche il giocatore nella fi- con noi qualche nale di Bologna, eppure ha 41 anni». Il gruista che lavorava alle giostre, vera- italiano. È importante mente, avrebbe un’altra specialità, po- tendo: «In India mi sono laureato in sto- ria dell’arte». per l’integrazione” 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 il viaggio Il 13 maggio 1935 l’avventuriero inglese sta tornando Giallo d’epoca a casa quando perde il controllo della sua amata moto Brough. Finisce in coma e dopo sei giorni muore. Sin qui la versione ufficiale, dietro la quale si nascondono però molte incognite e domande senza risposta. Che siamo andati ad indagare

L’ultimo mistero di Lawrence

LEONARDO COEN dalla meccanica perché lo metteva al riparo da qualsiasi co- La velocità era molto ridotta municazione con le donne. CLOUDS HILL Non essendoci donne nelle macchine, nessuna donna e un testimone parla di un’auto avrebbe potuto comprendere la felicità assoluta di un mec- sparito in fondo a quel rettilineo», indica canico nel servire e disporre i suoi bulloni e tutti gli altri pez- Michael Chapman, che abita davanti al cot- zi. La velocità era virtù e peccato, per Lawrence. Disse: «Rap- tage di Lawrence d’Arabia, in località nera che lo avrebbe sfiorato, presenta la natura umana, questo bisogno di andar sempre Clouds Hill (ora monumento nazionale), più veloci». Invece, il giorno dell’incidente Lawrence anda- «non lontanoÈ da Wareham (West Dorset): «Non più di tre- ma gli uomini dei servizi va piano: 38 miglia, meno di sessanta chilometri l’ora. quattrocento yards». Ancora venti secondi e sarebbe ritor- Come avvenne, allora, la maledetta sbandata, se non cor- nato a casa, sano e salvo come tutti i giorni, avrebbe varca- gli impongono il silenzio reva e se conosceva a menadito il percorso? Il Memorial che to il cancelletto e avrebbe dato un’occhiata affettuosa al segnala il luogo dell’incidente si trova ai margini di uno motto in greco classico sul timpano di pietra della porta L’ombra dei rapporti spiazzo-osservatorio sul poligono di tiro dei carristi e degli d’ingresso: «Non preoccuparti», citazione rubata ad Ero- artiglieri di Camp Bobington. Quando arrivo assieme all’a- doto. «Si era recato all’ufficio postale di Bovington per spe- mico Christian Tyler, scrittore ed ex caporedattore del Fi- dire un telegramma al suo ultimo amico, lo scrittore Henry dell’ex agente segreto nancial Times, c’è una bimba che sta appoggiando dei fiori Williamson», spiega Chapman. Col romanziere Lawrence su una lapide, appoggiata ad una quercia piantata nel 1983 condivideva la passione della motocicletta e quella per le con il circolo dei nazisti inglesi da Tom Beaumont, “primo mitragliere Vickers” nella cam- virtù austere del corpo e dello spirito. Qualcuno temeva di pagna di Palestina del 1917-18, uno che combatté con Law- peggio: che spartisse anche le pericolose opinioni fasciste. rence. I genitori, compiaciuti, la fotografano. Lei scandisce «Pranzo martedì West Fine Cottage 1 miglio Nord Boving- lentamente le parole scalpellate sulla pietra: «Near this spot ton Camp», fu l’essenziale messaggio di Lawrence, per con- Lawrence of Arabia crashed on his motorcycle and was fatal- fermare l’appuntamento del giorno dopo con l’amico. ly injured». Vicino a questo punto Lawrence d’Arabia ebbe «Una semplice consulenza. Stava tornando ed era di buon un incidente e rimase fatalmente ferito. umore», precisa Chapman. Lo dice come fosse successo og- ps di Bovington: Thomas Edward Shaw, il nuovo nome. Di- Era un lunedì mattina, quel 13 maggio del 1935. La stradi- gi, invece che settant’anni fa: «Era una bella e luminosa venterà la sua identità legale nel 1927. Con la connivenza dei na del West Dorset fiancheggiava, come fiancheggia ancora, mattinata di primavera, la strada non era asfaltata e non era servizi segreti? È molto probabile: ma non abbiamo le prove. le servitù militari di Camp Bovington, dove ha stanza il Royal così larga né così trafficata: sono stati i prigionieri italiani Stranamente, infatti, i dossier su Lawrence sono rimasti top Tank Corps e dove si esercita il Royal Fire Power Artillery. della Seconda guerra mondiale a raddrizzarla e a raddop- secret. I documenti attualmente accessibili riguardano la Non a caso i cartelli stradali mettono in guardia gli automo- piarne la carreggiata. Hanno fatto un buon lavoro». sua posizione militare, mai quella che occupò nell’intelli- bilisti distratti: «Attenzione: carri armati in addestramento», Uno dei loro muretti costeggia la proprietà di Mr. Chap- gence (io ho consultato il Royal Air Force file AIR 1/2696, ri- con tanto di eloquente figurina. Allora non c’erano cartelli. man. Il quale porta gagliardamente i suoi 75 anni. Ha vissu- ferimento 338171 Shaw, Thomas Edward “Secret” file, 2002). Salvo quelli provvisoriamente piazzati sul terriccio che av- to un’esistenza rocambolesca in giro per l’Asia, roba da 007 Winston Churchill lo volle come assistente personale al Co- vertivano di piccoli lavori in corso a metà strada tra Coulds (negli anni Cinquanta fu incaricato di proteggere e salvare il lonial Office. Lawrence lo lasciò nell’agosto del 1922. E disse Hill e Bovington. La strettoia dei lavori in corso dovette ral- Dalai Lama). Poi, chissà come, è approdato a Clouds Hill e no all’offerta di diventare Viceré dell’India. Preferì riottene- lentare per forza Lawrence. Non avrebbe quindi dovuto sor- per una dozzina d’anni è stato il custode del cottage di Law- re la modesta reintegrazione nella Raf come meccanico ae- prenderlo più di tanto l’arrivo di due fattorini in bicicletta, in rence. Ora vende libri e memorabilia: comprese le preziosis- ronavale. Che si realizzò nel 1925. Destinazione: la base di cima al dossetto che precedeva il breve rettilineo di casa. Al- sime puntine del fonografo “Expert” made E. M. Ginn di Soho Cranwell. Due anni dopo, missione a Karachi. È il gennaio del bert Hargreaves, garzone di macellaio. Frank Fletcher, con- Square, London, il migliore di quei tempi, che Lawrence ac- 1927. Lavoro d’ufficio, a sbrigar la corrispondenza. Il tempo segne a domicilio. Secondo la versione ufficiale, Lawrence quistò per ascoltare gli amati Beethoven, Mozart e Bach. «La libero lo occupa traducendo l’Odissea per Bruce Rogers, un per evitarli sterza bruscamente e vola fuori strada. sua Brough Superior SS100 targata GW 2275 era la miglior editore-designer americano. Una “copertura” quasi perfet- Un testimone la raccontò diversamente, però. Il capora- moto in circolazione, la Rolls Royce delle due ruote. E Law- ta. Che crolla quando lo trasferiscono a Miranshad (alla fron- le Ernest Catchcole del Royal Army Ordnance Corps, di rence, un pilota di straordinaria abilità, oltre che un compe- tiera con l’Afghanistan) nel maggio del 1928. Poco dopo stanza a Bovington, stava passeggiando col cane sul prato a tente meccanico. Trattava la sua moto con meticolosa peri- scoppia la guerra civile in Afghanistan. Bastò ai giornali per fianco della strada. Vide una vettura scura puntare la moto zia. La Brough era sempre in perfette condizioni». Eppure, associarvi Lawrence d’Arabia, “l’istigatore”: tedeschi e so- di Lawrence. Uno strano sorpasso, mentre i due ciclisti sta- quel 13 maggio del 1935, Lawrence non seppe controllare la vietici accusarono la Gran Bretagna di fomentare rivolte tra- vano sopraggiungendo in direzione contraria, pedalando tenuta di strada della superba Brough, lui che la pilotava mite Lawrence, per destabilizzare il Medio Oriente. Forse uno dietro l’altro. L’impressione è che l’auto e la moto si spesso al limite e che la portava sino a cento miglia orarie in non avevano torto. Fatto sta che Lawrence venne rocambo- sfiorino. Si tocchino. Lawrence «ha sterzato di colpo, e ha tracciati assai più insidiosi e traditori. Sbandò per evitare due lescamente rimpatriato nel gennaio del 1929. perso il controllo della moto. Sono accorso subito. L’ho tro- ciclisti, finì fuori strada, sbatté la testa e rimase in coma. Il 19 Stavolta gli toccò la base aeronavale di Plymouth. Una vato sulla strada. Il suo volto era coperto di sangue. Era in- maggio si spense. Aveva 46 anni. brutta avventura con un idrovolante lo stimola ad occu- cosciente». Transita un camion dell’esercito. Catchcole si parsi di un nuovo problema: il salvataggio in mare. In verità sbraccia, lo ferma. Caricano Lawrence sotto il telone, nel L’inchiesta frettolosa contribuisce in modo decisivo allo sviluppo di motovedet- cassone posteriore. Schizzano verso Camp Bovington. So- Questo racconta la versione ufficiale: un’inchiesta frettolo- te rapide (utili per azioni di commando più che di salvatag- no le undici e trenta quando arrivano al The Wool Military samente conclusa due giorni dopo il decesso in meno di due gio) e diventa controllore dei cantieri navali di Felixstowe e Hospital di Bovington Camp. ore seppellisce ogni mistero con la banale formula di «mor- Hythe. Il primo marzo del 1935 è messo in congedo, dopo te per incidente». Trecento yards ed eccoci al “Memorial dodici anni di onorato servizio contraddistinto da costanti Le strane mosse Oak Tree at Crash Incident”. In Gran Bretagna non c’è bi- e positive valutazioni caratteriali “V.G.” (very good) e di al- Nemmeno il tempo di ricoverare mr. Shaw (alias Lawrence sogno di aggiungere altro per capire che ti riferisci al posto trettanto encomiabili giudizi “EX” (eccellente) per le sue d’Arabia) che si presentano agenti della Special Branch di dove si schiantò l’ultima grande leggenda dell’Impero Bri- qualità tecniche. Tra le quali, appunto, l’indiscussa abilità polizia. Un paio sorvegliano il reparto di rianimazione ed tannico. A due passi da Bovington Camp, base militare del- di guida motociclistica. impediscono a chiunque di avvicinarsi: uno sta accanto al l’esercito. Un luogo qualsiasi della campagna inglese, non Lawrence è un patito della velocità e delle moto. Pretende lettino, l’altro davanti alla porta. Quattro funzionari del- particolarmente bello, tantomeno romantico. Semmai, il meglio. Il meglio si chiama Brough. Le assemblano a Not- l’intelligence si occupano, con sollecitudine e riservatezza anonimo come pretendeva d’essere Lawrence d’Arabia. tingham. Sono moto costruite a mano, su misura del clien- inconsueti, dei testimoni: al caporale intimano di non Sosteneva, l’autore de I sette pilastri della saggezza, di non te: quella targata GW 2275 è la settima che possiede, la se- menzionare mai più la storia della vettura scura. Ai due ra- sopportare il peso della sua popolarità e cercò di sfuggirla. sta modello SS 100. La prima l’ha avuta nel 1922. Le chiama gazzi vietano di raccontare per tutto il resto della loro vita le In modo ambiguo: cambiando identità due volte. La prima, tutte con lo stesso nome e le numera, come si usa fare coi modalità dell’incidente. I due negheranno di aver mai visto arruolandosi come aviere semplice nella Raf (col nome di sovrani: George VII sta per cedere il sellino alla prossima un’auto nera tra loro e Lawrence, contraddicendo la ver- John Hume Ross) al Royal Aircraft Establishment di Farn- George VIII. Lawrence aspetta da un giorno all’altro la chia- sione del caporale. Costui, qualche anno dopo, si suiciderà borough. Scoperto dai giornali, dovette mollar tutto all’ini- mata di George Brough, l’artigiano costruttore. Erano le sue sparandosi un colpo di fucile. zio del 1923 in seguito allo scandalo. Boa (da Boanerger, i figli del tuono). A Robert Graves, poe- Mentre i testimoni vengono intimiditi, altri uomini dei Nel marzo dello stesso anno ci riprovò col Royal Tank Cor- ta che gli fu sempre affezionato, disse che era affascinato servizi si fiondano al cottage per impedire l’accesso agli DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31

ARCHEOLOGO E SPIA Archeologo, agente segreto al servizio di Sua Maestà, paladino del nazionalismo arabo, Thomas Edward Lawrence nasce in Galles il giorno di Ferragosto del 1888. Inviato al Cairo durante la Prima guerra mondiale, entra nella leggenda per aver partecipato alla rivolta delle tribù arabe contro i turchi tra il 1916 e il 1918, che racconta nel libro di memorie I sette pilastri della saggezza. Deluso dalle decisioni prese dalla Conferenza di pace di Parigi riguardo al mondo arabo, torna in Inghilterra dove cambia più volte nome. Muore il 19 maggio del ’35 in seguito a un ancora poco chiaro incidente motociclistico FOTO GHETTY - RONCHI FOTO CORBIS

L’AVVENTURIERO Lawrence su un cammello La sua doppia vita di archeologo e 007 e la morte misteriosa hanno alimentato un mito ormai entrato nella leggenda

estranei e per setacciare l’austero alloggio di Lawrence. Por- tano via casse di documenti, libri, persino oggetti. Come se volessero cancellare tracce compromettenti. Di quale atti- vità? Pochi minuti dopo l’incidente — altra curiosa coinci- denza — il ministero dell’Aviazione (ufficio D) piglia in ca- rico la faccenda e fa sapere alla stampa che non c’erano sta- ti testimoni nell’incidente di Clouds Hill. Il War Office gesti- sce la vicenda a livello politico. È la vedova del romanziere Thomas Hardy a riconoscere Lawrence. Lo stesso fanno il pittore Johns, Churchill e Charlotte Shaw, la moglie del grande commediografo George Bernard Shaw. Due medici personali della Corona inglese assistono l’agonia di Law- rence: il maggior generale West, chirurgo del re e sir Far- quhar Buzzard, internista del re. Nei sei giorni in cui Lawrence rimane in coma, i titoli dei quotidiani progressivamente preparano l’opinione pub- blica all’inevitabile. «Lawrence coinvolto in un incidente». «Lawrence d’Arabia incosciente». «Lawrence resiste, ma la speranza è debole». «Il colonnello Lawrence si batte per so- pravvivere». Sino al fatidico annuncio: «Lawrence è morto. La Gran Bretagna onora l’eroe d’Arabia». Lawrence morì il 19 maggio pochi minuti dopo le otto del mattino, senza mai riprendere conoscenza. Due giorni dopo l’affare venne ar- chiviato. I solenni funerali si svolsero a Londra, nella catte- drale di San Paolo: c’era tutta l’Inghilterra che contava. Re Giorgio V scrisse a Arnold Lawrence: «Il re ha appreso con profondo rammarico la morte di vostro fratello, e vi testi- monia, a voi e alla vostra famiglia, tutta la simpatia per que- sta perdita crudele». Un personaggio scomodo Una perdita o un’eliminazione? Lawrence era diventato un personaggio ingombrante, negli ultimi tempi era asse- diato dai giornalisti che volevano chiedergli essenzial- mente la conferma di due indiscrezioni: «È vero che avreb- be incontrato Hitler?». «È vero che si sta preparando a di- ventare il futuro dittatore della Gran Bretagna?». Preoccu- pavano certe apparenti derive politiche: l’amicizia con Williamson, noto esponente del partito fascista britanni- co fondato da sir Oswald Mosley, aperto sostenitore di Hi- tler. E una sorta di progetto politico condiviso da altri suoi amici, come Lord e lady Astor (il famoso “Cliveden set”), come Geoffrey Dawson, direttore del Times, come Lionel Curtis (fondatore del Royal Institute of International Af- fairs col quale intendeva fare per la politica mondiale ciò che la Royal Society aveva realizzato per le scienze): ap- poggiare un grande blocco europeo in funzione antiso- vietica. Diceva Curtis che lo scopo della discussione non

poteva essere che la decisione e l’azione. Chi meglio di Lawrence per impersonare ciò? Ma forse Lawrence era stato “infiltrato” in questa accolita per con- trollarla e riferire. In ogni caso, con premura sospetta, la mo- to incidentata fu spedita alla Brough per essere immediata- mente aggiustata e rivenduta. Otto anni fa fu messa all’asta, senza successo, per 3,3 milioni di sterline. Troppi, anche per il mistero più oscuro della storia d’Inghilterra dopo quello di Jack lo Squartatore.

DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33 le storie Hanno facce allegre, soddisfatte e fiere: sono Nuove strade le “centaure” che hanno scelto e scelgono le due ruote per spostarsi e per cercare l’avventura. Come Anny Ninchi Cacciaguerra che nel ’53 andò dall’Italia all’India a bordo di una Lambretta. O come la texana Della Crewe che con la sua Harley Davidson attraversò gli Stati Uniti I diari delle donne in motocicletta

PESARO EMANUELA AUDISIO Louie McLean. Nel 1926 partecipano al- la Sei Giorni Internazionale portando a edi le facce, e capisci: l’al- termine la gara senza penalità, conqui- legria, la soddisfazione, la stando la medaglia d’oro e l’anno se- fierezza. Non quella do- guente il vaso d’argento. Theresa Walla- lente di Virginia Woolf. ch nel 1935, a diciassette anni, parte in si- LeggiV i nomi: madame, mademoiselle, decar con una amica con l’intenzione di miss, mrs. Guardi cosa cavalcavano: fer- raggiungere Città del Capo. Saranno le ri in movimento, piccola velocità di ac- prime ad attraversare il deserto del Saha- ciaio, motore a quattro tempi, e apprez- ra, a trovare in un altro modo le parole zi la voglia di andare. Sarà costata mal di per dirlo. In Germania si distingue reni, di schiena, di braccia, e pessima re- Hanni Kohler: nel 1928 partecipa ad putazione se ancor oggi le cicliste più una gara di resistenza di circa 3.400 vecchie d’Inghilterra (Rosslyn Ladies chilometri, nel 1931 in sella alla Cycling Club) vengono accusate in un li- Bmw, è protagonista di un avven- bro di essere tutte «sessualmente devia- turoso raid in India. te». Si capisce, la libertà di muoversi e Oltreoceano, all’inizio del fuggire nasconde torbide pieghe di pia- Novecento è una ragazza del cere. Le vedi: piegarsi in curva, driz- Minnesota a far parlare di sé. zarsi davanti alla vita, attraversa- La quindicenne Clara Wa- te dal vento. Ma sempre con gner, bellissima figlia di l’aria di chi non rimpiange la le- George, costruttore zione di cucito o di piano. delle motociclette Ascolti Anny Ninchi Caccia- Wagner, nel 1907 rice- guerra, ottant’anni oggi, raccon- ve la tessera della Fe- tare di ieri, di quando nel ‘53 partì deration of American da Pesaro per Nuova Delhi, in In- Motorcyclists. Tre an- dia. On the road, su due ruote. ni dopo prende parte «Mi annoiavo, cercavo qualco- alla gara di resistenza sa che potesse cambiare la mia da Chicago a Indiana- vita, non sapevo guidare, mi fe- polis. Il regolamento cero un corso accelerato, parti- non permette alle donne vo di corsa, da pilota dicevano. di partecipare, ma Clara In Siria ebbi un incidente, riesce a convincere gli or- avevo bisogno di aiuto, si ganizzatori a farla gareg- fermò un’auto: siete in- giare in forma privata. glese, chiesero? No, ri- Quando gli uomini non sposi, e quelli se ne an- sono mascalzoni. In sella darono». Già, roba da ad una monocilindrica di inglesi. Da circolo di famiglia arriva al traguar- Bloomsbury in ver- do senza penalità e gli al- sione sportiva, da tri concorrenti si tassano Lawrence d’Arabia, per offrirle una medaglia da Chatwin. Attraver- d’oro. Buffa la storia di Del- sare il mondo su una la Crewe di Waco (Texas), Lambretta modello E, che nel 1915 decide di attraver- messa in moto a strappo, per sare gli Usa, con la propria Harley- mezzo di una maniglia e un cavo, come LA MOSTRA Davidson, in compagnia del suo cagno- nei motori marini. Anny veniva da una “Il ruolo della donna lino Trouble. famiglia di attori, sua cugina era Ave nelle due ruote”. E in Italia? Diventa famosa la ferrarese Ninchi, lei stessa faceva l’annunciatrice È il tema della mostra Vittorina Sambri, la prima donna cam- in tv, ma si annoiava appunto. Quando in programma fino pione di motociclismo italiana. Dal lu- incontrò il conte Franco Cacciaguerra, za». Un vero viaggio: Salonnico, Istan- al 30 settembre glio del 1913 alla metà degli anni Venti è in tuta da meccanico color celeste, gli bul, Ankara, Beirut, Damasco, Bagdad, presso le officine una delle più attive partecipanti al cam- chiese il perché di quel bizzarro abbi- Teheran, Bam, Quetta, Lahore, Nuova Benelli di Pesaro pionato su pista, suscitando la curiosità gliamento. «Tra alcune settimane andrò Delhi. Tre mesi di polvere e di avventura, del pubblico per il suo viso da giovanet- in India in Lambretta», rispose lui. E lei l’arrivo a metà novembre, il ritorno in to, il taglio dei capelli e il modo di vestire, subito: «Vengo con te». Italia, «io però in aereo», e anche l’amo- ra. Ai fratelli Michele e Eugenio Werner, tanto che molti fanno delle illazioni sul La Innocenti ogni anno indiceva un re tra i due perché certe affinità elettive in russi emigrati a Parigi, si deve, oltre alla suo sesso: Vittorina o Vittorio? concorso a premio riservato a quei clien- moto scoppiano meglio. La loro prima realizzazione di modelli di grande suc- Oggi le ragazze cavalcano le moto per ti che avessero percorso oltre diecimila figlia si chiamerà Ambretta. «Ricordo un cesso, l’invenzione del nome motocy- comodità e convenienza. Lontane da chi chilometri di un itinerario prestabilito. bagno turco in Iran. Entrai e le donne gri- clette. Le cronache citano tra le prime e il 2 ottobre 1905, pubblicò un trafiletto Già l’anno prima Cacciaguerra aveva darono di paura. Loro erano in carne, io entusiaste motocicliste mademoiselle sul quotidiano Penrith Guardian, in ri- partecipato al raid Parigi-Tibet senza molto magra e bianca. Mi presero per un Renée Divonne, quarta alla Parigi-Nizza sposta ad una inserzione di lavoro: «So- fortuna, avendo dovuto abbandonate a ragazzo e mi cacciarono». del 1898 su uno schieramento di undici no una zitella di 46 anni ed ho un orrore metà strada. Solo che Anny non era mai Le donne e la moto, storia di marce che concorrenti maschi; e mademoiselle Jo- profondo per gli uomini pur essendo salita su una moto e così al romano Lui- grattano, ma ingranano. Paolo Prosperi, livete settima, in sella ad una Pécourt da- considerata belloccia. Desidero solo gi Ciai, pilota anche della Benelli, spettò presidente del Registro Storico Benelli, vanti ad una folta compagine maschile avere ogni settimana mezza giornata di l’arduo compito di un corso di guida in- ha curato con passione a Pesaro nelle of- in una famosa riunione in pista all’ippo- libertà per dedicarmi alla mia motoci- tensivo. «Fu un angelo, pieno di pazien- ficine Benelli una mostra che espone dromo di Deauville nel 1902. In Inghil- cletta». Mezza giornata, solo. moto, oggetti, foto, ri- terra nel 1901 è scan- cordi. La prima gara di dalo per l’avventuro- cui si ha notizia risale so viaggio, da Coven- al 15 giugno 1897. A try a Londra, di miss F. Longchamp, vicino H. De Veulle in sella ad Parigi, quel giorno ‘‘ una Coventry Motet- c’era il pubblico delle Mi annoiavo, te. Per la sua coraggio- grandi occasioni: sfi- sa prestazione avrà in da tra undici motoci- cercavo qualcosa premio da Harry Law- cliste. Dopo una par- son, fondatore del Bri- tenza laboriosa, quat- che potesse tish Motor Syndacate, tro delle concorrenti, un anello con brillan- infatti, rimasero al pa- cambiare la mia ti. Due anni dopo le lo, il successo andò a sorelle Gibbs con il lo- mademoiselle Lea Le- vita, non sapevo ro triciclo Singer com- moine. Il primo veico- piono un raid di oltre lo a due ruote con il te- 1600 chilometri. laio aperto è quello guidare e mi Ma la più celebre è costruito dal francese miss Muriel Hind che Felix Millet nel 1893, fecero un corso nel 1902, a 21 anni, ac- la tedesca Hildebrand quista una Singer con e Wolfmuller del 1894 accelerato il motore nella ruota è la prima motociclet- posteriore. Nel 1905 ta prodotta in serie. ottiene l’iscrizione al Motor Racing Club Fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del e la licenza di corridore. L’anno seguen- Novecento si fanno parecchi tentativi te vince la sua prima gara ad Edimburgo. per rendere popolari le motociclette per Nel 1910 prende parte, in sella ad una Rex le donne, con telaio aperto e motore si- bicilindrica a V, realizzata su suo proget- stemato in modo da non imbrattare la to e denominata, naturalmente, Blue gonna della guidatrice. In Italia la torine- Devil, a gare di trial, in salita, e con Bea- se Rosselli è la prima a costruire motoci- trice Langston e Mabel Hardee alla Sei clette, avendo presentato nel 1903 una Giorni Scozzese. Nel 1912 si sposa con il bicicletta a motore con trasmissione a pilota Reginald Lord e si ritira dalle gare. cinghia. Sono diciannove le case italiane Muriel sarà anche la prima giornalista che hanno in listino, sino alla fine degli donna del settore. Nel 1910, inizia a col- anni Trenta, modelli per signore. Per le laborare con la rivista Motor Cycling, cu- nobildonne, ma soprattutto per chi ha rando la rubrica “The Lady Motorcicly- esigenze di lavoro e deve muoversi in st”, nel 1931 viene addirittura eletta fretta, anche nelle campagne. Ostetri- membro a vita della “Association of Pio- che, insegnanti, all’estero anche vigili neer Motor Cyclists”. del fuoco donne. La pubblicità racco- Si sa, la libertà è contagiosa. E così l’in- manda: «Per signore ed ecclesiasti». Per glese Marjorie Cottle è “miss Nuvolari” chi porta la gonna, insomma. Come la non solo per la somiglianza con il grande gente di chiesa. pilota mantovano, ma anche per le sue La velocità è di trenta chilometri all’o- capacità. Gareggia con Edith Foley e 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 i luoghi Prima ancora di un modo di vivere è un modo di essere, Mare antico sulle sue sponde anche il tempo ha una durata diversa, vaga: qui tutto si mescola in una quotidianità quasi letteraria. E forse solo attraverso le parole degli scrittori e dei poeti potrà tornare a farsi sentire con una voce forte in grado di parlare al mondo

Mediterraneo la poesia del lago di luce

TAHAR BEN JELLOUN LE CAPITALI la sua area più povera e sovrappopolata, che più segna la differenza rispetto alle nazioni del Nord. Un’area che l Mediterraneo è una perla. Come le pietre prezio- certo avrebbe voluto poter godere delle stesse ricchezze se, è sorto dalle viscere della Storia, attraversando dei dirimpettai dell’altra sponda. molte prove e difficoltà. È un’area geografica, cer- Il dramma è che il Mediterraneo è multiplo e squili- to, e una parte importante della storia dell’uma- brato, sia sul piano economico che su quello demografi- nità: un mare con le sue sponde, con diversi paesi co. La sua area settentrionale è ricca, ma scarsamente e popolazioni; e una serie di stereotipi, usati a pro- popolata; e ha bisogno della manodopera dell’altra prioI vantaggio dall’industria turistica. Ed è anche un co- sponda, meno sviluppata ma sovraffollata di gente che modo gadget per organizzare colloqui, che consentono sogna di emigrare, lasciandosi alle spalle la povertà in cui ai promotori di giustificare le sovvenzioni di cui fruisco- vegeta da molti lustri. Questa disuguaglianza è anorma- no. Ciò che si dice in quei convegni — ovviamente non le. Si contava sull’Europa perché ristabilisse l’equilibrio, sempre, ma in alcuni casi — se ne va via col vento, tratte- facendo del Mediterraneo un’entità armonica, forte, nendo al massimo l’attenzione di pochi isolati, o appas- MENFI bella e di sangue misto. Ma l’Europa ha preferito rivol- sionati della realtà mediterranea. È ormai un filone, una Fondata da Re Narmer, nel II millennio gersi ad Est, e ha integrato vari paesi di quell’area con buona ricetta per parlare senza dir nulla, o magari per a.C. era la città più grande del mondo sconcertante rapidità. Ha dimenticato il Sud, gli ha vol- proclamare frasi generiche del tipo «il tato le spalle. Ma il Sud continua a guardare all’Ue, ad os- Mediterraneo lago di pace», pur sapen- servarla. E se non è l’Europa a venire al Sud, è la sua gen- do benissimo che pochi altri luoghi te ad andare, per vie legali o clandestine, verso quell’Eu- hanno visto esplodere tante guerre ci- ropa che l’ha trascurata. vili e conflitti tra stati. Ma questo lago I ministri dell’interno del G5, che comprende tre pae- che non è un lago, per quanto calme si mediterranei, si sono riuniti a Evian, nell’Alta Savoia, possano essere le sue acque, è un enig- per mettere in comune le loro infrastrutture e concorda- ma, un mistero che affascina e intriga. re i voli organizzati per espellere gli immigrati clandesti- Il Mediterraneo, prima ancora che ni, raggruppati a seconda dei paesi di provenienza. Co- un modo di vivere, è un modo di esse- me ha detto il ministro francese Nicolas Sarkozy, si trat- re. Per comprendere bene quest’affer- ta di «coordinare i nostri sforzi finanziari e politici» (Le mazione basta immaginare un asiatico ATENE Monde, 5 luglio 2005). Inoltre, per meglio sottolineare il o un nordico condannati a lavorare a Nel V sec. a.C, l’era di Pericle, divenne legame di quell’Europa del Nord con gli stati dell’Est, Napoli o a Beirut: troverebbero diffici- la capitale culturale del Mediterraneo Sarkozy ha proposto di trasformare il G5 in G6, inseren- le, se non impossibile, assimilare l’im- do nel gruppo anche la Polonia. maginario dei mediterranei, e soprat- La migrazione rimane una costante del Mediterraneo tutto la loro concezione del tempo, il lo- povero. Un tempo erano i portoghesi, gli spagnoli e gli ro modo di consumarlo. Qui il concet- italiani a lasciare il proprio paese per cercare lavoro sul- to della durata, così preciso e sempre l’altra sponda; mentre oggi questi stessi paesi — e so- misurato altrove, è vago, estensibile, e prattutto i due ultimi — sono divenuti terre d’immigra- a volte anche poetico, nel senso che i zione. Nel 2004 si contavano in Spagna 375.767 immi- punti di riferimento dell’essere si perdono o si confon- grati marocchini regolari, di cui 128.686 nella sola Cata- Il suo azzurro è talmente dono, mescolando le necessità tecniche e amministrati- logna. Dal 1996 la popolazione straniera si è triplicata. ve con l’affettività, gli interessi familiari, le pulsioni irra- Con la regolarizzazione di varie centinaia di migliaia di luminoso che le acque si zionali ecc. È una questione di grammatica e di sintassi, immigrati privi di documenti, la Spagna e l’Italia hanno che nel Mediterraneo non sono come altrove. Si può par- CARTAGINE voluto risanare una situazione in cui il lavoro nero face- lare la stessa lingua, farsi capire passando per l’inglese o Città fenicia, nel V sec. a.C. fu il centro va comodo a molti imprenditori, ma insidiava lo statuto confondono con i riflessi lo spagnolo, ma il modo di fare e di comportarsi, i gesti, i di un enorme impero commerciale dei lavoratori e defraudava lo Stato dei contributi non simboli cui ci si richiama sfuggono inevitabilmente alla versati per questi lavoratori clandestini, inesistenti sul dei raggi della luna piena struttura della lingua propriamente detta. piano legale. Un gesto che è stato criticato dalla Francia, e usato persino come argomento per incitare al voto con- * * * tro il progetto di Costituzione europea. Uno dei leader di Nel mondo arabo, il Mediterraneo è chiamato «il ma- destra di questa campagna è arrivato a dire che presto «i re bianco di mezzo». Di fatto non è bianco, né sta nel mez- marocchini e gli albanesi regolarizzati verranno da noi, zo. Al limite, lo si può collocare al centro della carta del a creare disoccupazione nella nostra società». mondo: tutto dipende dal luogo in cui si sta, da dove lo si guarda. Bianco, perché il suo azzurro è talmente lumi- * * * noso da confondersi con la luce lunare, quando la luna è Il Mediterraneo è tutte queste cose: variegato e ugua- piena. Il mondo arabo non si è fatto una fama di tradi- le a se stesso, complesso e irrazionale, seducente e con- zioni marittime, benché i suoi scambi commerciali sia- ALESSANDRIA traddittorio. Ma come farne un’entità unita e forte, una no sempre passati per il Mediterraneo. Oggi però i leader Fino al III secolo d.C. fu l’erede di Atene sorta di blocco ove le ricchezze siano distribuite con politici lo citano di rado. Forse perché appartengono al- nel ruolo di guida culturale del mondo equilibrio e giustizia, la demografia si sviluppi in manie- DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

I LIBRI JEAN-CLAUDE IZZO HENRI PIRENNE PEDRAG MATVEJEVIC FERNAND BRAUDEL FOLCO QUILICI

Marinai perduti, In Maometto Il Mediterraneo Civiltà e imperi Il mio Mediterraneo, Edizioni E/O, la storia e Carlomagno e l’Europa, edizioni del Mediterraneo Edizioni Mondadori, di tre Ulisse di oggi Laterza, le origini Garzanti, esplora nell’età di Filippo II, è un viaggio bloccati a Marsiglia, dell’Europa il rapporto che lega Edizioni Einaudi nell’archeologia, in balia di un vengono ricondotte il Mediterraneo Allo schema classico nelle tradizioni Mediterraneo alla rottura, e l’Europa, senza della crisi dopo e nella natura dei che dietro l’apparenza ad opera dell’Islam, trascurare la sponda il 1492 contrappone popoli che abitano solare nasconde dell’unità politica meno sviluppata un Mediterraneo vivo le sponde del mare un destino tragico del Mediterraneo del nostro mare per tutto il XVI sec. più antico del mondo

ra armonica e la violenza sia messa al bando? LE CAPITALI intitolata Figli del sole: IL CENTRO DEL MONDO L’Europa avrebbe potuto fare la scelta di orientarsi In queste pagine, antiche verso il Mediterraneo, tenendo in giusta considerazione «La luce, bella luce del sole, cartine geografiche l’importanza di questa sua componente, con le sue de- Crudele messaggio dell’impossibile, Nonostante le evidenti bolezze e i suoi punti di forza. Ma l’Ue è ancora incom- Annuncio dorato di un fuoco sottratto all’uomo, inesattezze, la costa pleta, e sta attraversando una seria crisi. Potrebbe darsi Ci invia la sua folgorante promessa strappata mediterranea è delineata che il no al progetto di costituzione — un rifiuto molto Sempre e per sempre in cielo, serenamente statico con sorprendente ambiguo — rappresenti un’opportunità per il Mediter- (Sombras del paraiso; 1939-1943). precisione raneo. Ma per renderla realizzabile occorrerebbe con- vertire alla “religione” mediterranea paesi quali la Ger- Nel settembre 1941, l’altro premio Nobel della lettera- mania, l’Olanda, il Belgio, la stessa Gran Bretagna. È que- tura, il greco Georges Seferis, descriveva con parole sem- sto il vero problema: un problema che non è né politico plici la quotidiana bellezza di questo Mediterraneo: né economico, ma culturale. La cultura mediterranea è cresciuta attraverso incontri, scambi, passioni, commi- ROMA «Il mare ti appartiene e il vento stioni di razze, duttilità, ma anche forti ambizioni. Agli Per sei secoli, fino al 476 d.C., fu Con un astro sospeso al firmamento. arabi si deve la traduzione di Aristotele in arabo e in lati- la capitale politica del Mediterraneo Signore, essi non sanno che noi no. E sono stati viaggiatori arabi come Ibn Batouta, o ita- Siamo solo ciò che possiamo liani come , a portare nel mondo lo spirito di Curando le nostre piaghe con erbe questo Mediterraneo. I viaggi, i commerci, le vicende di Raccolte sui verdi pendii, guerra e pace, i ritrovamenti e i matrimoni, le successive Non laggiù ma qui, molto vicino. simbiosi culturali, nella musica come nella pittura o nel- Respiriamo come possiamo, l’arte culinaria: ecco ciò che più fedelmente definisce il Con la timida preghiera d’ogni mat- Mediterraneo di oggi e di ieri. tino Che si fa strada verso la riva * * * Lungo le faglie della memoria Saranno forse la letteratura e la poesia a unificare il Me- Signore, non con loro. Sia fatta altri- diterraneo, dandogli una voce in grado di arrivare lonta- menti la tua volontà». no e di parlare al mondo. È con la cultura e con la poesia COSTANTINOPOLI che il Mediterraneo resisterà — poiché si tratta di resiste- La nuova Roma sopravvive mille anni * * * re a una globalizzazione che sacrifica il Sud. Non possia- alla prima: nel 1452 diventa Istanbul Come già disse il poeta francese René mo contare sui politici, più preoccupati della propria car- Char, «gli uccelli non hanno cuore di riera che del futuro del Mediterraneo. La resistenza, la fan- cantare in un cespuglio di domande». Il no i visionari, coloro che portano nel cuore questa luce bacino mediterraneo, e più precisa- mediterranea e la celebrano, la cantano al di là del tempo mente la sua parte più povera, il Sud, so- e delle contingenze. I poeti ci parlano di giardini che non miglia a una foresta di interrogativi, di hanno più un paese ove fiorire, e ci rammentano «i frutti problemi, di destini contrastati. I poeti nella poesia e nel mare». Sono parole di un poeta libanese sono i migliori analisti di una situazione francofono, Georges Schéhadé, che ci dice ancora: strutturale. Vedono lontano e in profondità. Perciò biso- gna consultarli — cioè leggerli in via prioritaria, se si vuo- Sono stati i grandi «Quando avremo le che questa parte del mondo possa divenire un luogo in Spiagge dolci da toccare con lo sguardo cui far vivere e cantare i valori dell’umanesimo. Sarebbe viaggiatori come Marco E una vita ove l’ombra si scosta dalla luce GRANADA difficile chiedere al cancelliere tedesco, al presidente del Verrà il riposo con i suoi tesori Nel XII secolo, è la perla luminosa consiglio italiano o al premier britannico di tener conto Polo Tu ed io sulla Terra delle spiagge (e islamica) del medioevo europeo della voce dei poeti. Ma già Platone, e in seguito anche a portare in giro lo O amore mio che i viaggi Nietsche, molto prima di quest’epoca moderna così vio- Al sonno stai domandando». lenta e manichea, avevano detto quanto i politici hanno spirito di questi Paesi bisogno della filosofia e della poesia. Viviamo in un mon- E come per rispondergli, il poeta greco Yannis Ritsos do bipolare, dove per il momento domina l’asse anglo- scrive, nel marzo 1972: sassone; e il mondo asiatico sta avanzando. L’uno e l’al- tro hanno in comune una cosa: del Mediterraneo non «Il nudo sentiero, il sole, i ramoscelli secchi, le pietre. sanno neppure dove si trovi. Per alcuni è un club di va- Raggiunta infine la sorgente, al meriggio, canze, per altri un supermercato che vende prodotti col- Davanti al fragore e all’abbondanza dell’acqua, tivati a migliaia di chilometri di distanza. Comprendiamo quanto la nostra sete Ragione di più perché i mediterranei prendano co- Sia poca cosa». scienza dell’eccezione culturale che rappresentano, del- VENEZIA l’opportunità di essere diversi, del loro interesse a raffor- L’andaluso Vicente Aleixandre evoca il sole, che è l’al- Nata sulle isole per sfuggire ai barbari, zare i reciproci legami politici, economici e culturali. tra faccia enigmatica e immobile del mare, in una poesia fino al 1700 è la regina del Mediterraneo (Traduzione di Elisabetta Horvat) 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005

Fascista più per interesse che per vocazione, esploratore, studioso orientalista, scrittore, ma soprattutto un uomo d’azione amante dell’imprevisto e delle imprese rischiose. Affrontate per trovare alleati nella lotta contro il razionalismo dei suoi contemporanei occidentali. Una personalità complessa e affascinante, che ora torna d’attualità con un nuovo libro

BERNARDO VALLI i piedi del Potala, nel tardo autunno di due anni fa, socchiudo gli occhi e lascio alla fantasia il compito di ricostruire Lhasa cosi co- me era nel 1948, quando AGiuseppe Tucci vi mise piede per l’ultima volta. Ho appena letto la sua descrizione, ed anche di altri, in particolare quella me- no aristocratica e più passionale di Alexandra David - Néel della stessa epoca. La città, cresciuta senza un piano, presta- bilito, è popolata da gente di tutte le razze e vestite in tutte le fogge. È una tavolozza Giuseppe Tucci di colori sui quali prevalgono il rosso e il giallo. Sulle piazze e le strade scorre un fiu- me umano in piena: pellegrini, mercanti, mendicanti, asceti si confondono con uo- mini e donne del posto; si muovono come una vita nomade un gregge senza pastore, in direzione di pagode cariche d’oro e gremite di statue, tra i cumuli di rifiuti e le fosse che servono da latrine, esposte a tutte le curiosità e a tutte le intemperie. La luce nobilita anche a caccia del mito gli angoli più luridi. La luce del Tibet non è paragonabile a nessuna altra. L’azzurro intenso del cielo e il bianco antico delle montagne innevate si contendono il cri- stallo dello spazio. Il sole accende i colori senza attenuare il gelo, che quasi non si sente tanto è asciutto. Con la sua mole massiccia, il Potala protegge la città e do- mina l’intera valle tagliata dal corso del Chiciu e serrata a nord e a sud da monta- gne nude, quando non sono coperte di ne- ve. Là, oltre la città, si stende un paese si- lenzioso e strano; geloso dei suoi segreti; apollaiato sul tetto della Terra, l’altare del mondo, a un’altitudine che può uccidere chi vi sale partendo dal livello del mare; al- lungato su steppe sterminate, costellate di laghi la cui acque gelate sono di un blu più intenso di quello del cielo. Quando riapro gli occhi, per alcuni mi- nuti tengo alto lo sguardo, lascio che si perda nello spazio in cui si riflettono colo- ri eterni e inviolati. Cerco di non disper- dere subito le immagini recuperate dagli scritti dei viaggiatori di un tempo. Con- cludo il gioco infantile ritornando al traf- fico, automobilistico e umano, simile a quello di tante altre città della Cina. La Ci- na che ha inghiottito il Tibet conosciuto da Giuseppe Tucci, riducendolo a un pae- se come tutti gli altri. O quasi. Tucci ha avuto la fortuna di esplorare, di conoscere, di studiare quel Tibet in gran parte scomparso. Vi aveva trovato una terra promessa, un rifugio per evade- re dall’Occidente industrializzato e in ge- nerale dalla sua modernità, che aborriva. Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e l’esperienza l’aveva spinto, come altri giovani ufficiali, verso il fasci- smo. E questo lo induceva a pensare che la battaglia, l’azione, il rischio, fossero «un antidoto alla fredda razionalità e alla spersonalizzazione dell’era contempo- ranea». Anche la conoscenza delle reli- gioni orientali poteva servire a immuniz- zare l’Occidente da quei mali che l’avreb- bero portato a un’inevitabile decadenza. Per salvarsi la civiltà euro- pea doveva attingere forze e idee dalla civiltà asiatica. Il scenza per il tempo che mi aveva conces- Tibet, per la sua inviolata In Nepal scrive: “Il silenzio sospeso nell’aria so. A trent’anni, grazie a Carlo Formichi, autenticità, era l’antidoto suo professore di sanscrito, Tucci ottiene per eccellenza. Era inconta- vegliava, solo, sul luogo dove era nato la cattedra di lingua e letteratura italiana minato. Immobile nella sua all’Università indiana di Shantiniketan, perenne, preziosa, incanta- fondata da Rabindranath Tagore. E in ta antichità. Qualcosa di si- Gauthama Siddhartha che doveva, dopo il quel periodo traduce dal cinese e dal san- mile a uno scrigno smarrito, scrito vari testi classici. dimenticato, lassù, sulle suo risveglio spirituale, diventare Budda” Ma l’esperienza in quell’università non vette più alte. Irraggiungi- dura a lungo. L’interrompe un incidente bile per gli affannati comu- al quale lui è personalmente estraneo. ni abitanti delle metropoli Tramite Carlo Formichi, il governo italia- occidentali a corto di fiato. no invita Tagore a Roma, e durante la vi- Le difficoltà materiali per sita il poeta si indigna per il modo in cui la raggiungerlo ed esplorarlo, stampa affianca fascismo e nazionalismo e il lavoro intellettuale per indiano, e rompe ogni tipo di collabora- aprirlo e decifrarne il conte- zione con l’Italia. I tentativi di sfruttare i ri- nuto, impegnavano tutte le chiami di Gandhi (e di Nehru) al Risorgi- sue doti e sollecitavano le mento italiano, e in particolare a Mazzini, sue ambizioni, eccezionali si ripeteranno anche negli anni seguenti, e sconfinate. Il fisico, l’intel- da parte di Carlo Formichi, il cui obiettivo ligenza, la cultura (cono- era appunto di alleare fascismo e nazio- sceva le principali lingue nalismo indiano in funzione anti britan- europee, il cinese, il sanscri- nica. Costretto a lasciare l’università di to, il tibetano, l’hindi e vari Tagore, Tucci resta comunque a Calcutta antichi idiomi asiatici), e e poi a Dacca con vari incarichi universi- una passione alimentata da tari e pubblica alcuni saggi sul confucia- una vanità incontenibile, nesimo e il taoismo. gli consentivano di affron- L’esibita fede fascista gli servirà poi per tare avventure perigliose e ottenere i finanziamenti indispensabili imprese scientifiche rima- alle sue spedizioni. Per questo non esiterà ste esemplari, per gli stu- a sottoscrivere il documento del regime diosi dell’Asia (un tempo sulla condanna della razza ebraica. Tut- chiamati orientalisti). tavia la passione per le esplorazioni e la ri- L’immagine che si ha di cerca scientifica prevarrà ampiamente, lui assomiglia a quella di un superuomo, UN POPOLO DI PENSATORI consentendogli alla caduta del fascismo cosciente di essere tale. E quindi superbo. Al centro della pagina, di far apparire quella ideologia più stru- Non sempre simpatico. Altezzoso. A trat- una foto, scattata da Tucci mentale che autentica. L’indiscutibile ti arrogante. Cosi mi apparve quando lo stesso, della città valore dei suoi studi, e il prestigio interna- incontrai e non mi lasciò neppure il tem- di Baktapur, in TIbet zionale, contribuiranno a ristabilire mol- po di porgli una domanda. Parlò per più Sopra, con un tibetano to presto la sua autorità anche sull’Ismeo di un’ora. Ma non mi pentii di averlo «sembrano oziosi (Istituto per il Medio ed Estremo Oriente) ascoltato in silenzio. Era anche un sedut- — scrive nei suoi racconti — da lui fondato nel ‘34, con Giovanni Gen- tore. Alla fine sentii una profonda ricono- e in realtà sono profondi» tile. I suoi studi restano oggi un punto di DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 37

riferimento per chiunque si occupi di Ti- Tucci descrive quel momento, mentre sta bet e in particolare di arte tibetana. Come per raggiungere la sottile striscia di terra vengono riconosciute e celebrate alcune su cui è nata una delle religioni più dure- sue scoperte archeologiche, anche in Ci- voli e viventi. E davanti alla colonna spez- L’attrazione fatale per il Tibet na, in Iran, in Pakistan, nel Nepal. zata e solitaria che si alza in quel luogo de- Tucci amava la vita nomade. Nella rac- solato, Tucci rivede la scena di ventidue STEFANO MALATESTA colta di suoi scritti appena pubblicata, secoli prima, quando Asoka, il re guerrie- con una introduzione di Stefano Malate- ro, in preda al rimorso per le migliaia di sta (Il paese delle donne dai molti mariti, uomini caduti nelle sue battaglie vittorio- iuseppe Tucci è stato un visionario Chiunque sia arrivato per la prima volta Neri Pozza, euro 17,50), racconta «l’irre- se, viene in pellegrinaggio a Rumindei per come lo erano i santi e i profeti di nel Tibet, ha sempre avuto l’impressione di quietezza mai sazia» che gli faceva dete- cercare la pace nelle parole di Siddhartha. Guna volta. Ma come questi avevano stare su un altro pianeta. A differenza di al- stare fin da ragazzo le pareti dome- Tucci è affascinato da quella cele- passato la loro vita a cercare gli dei, così tri, Tucci fece completamente suo quel stiche e prediligere il vagabondag- RACCONTI DI VIAGGIO bre conversione del sovrano tor- Tucci aveva passato la sua ad evitarli, al- mondo alieno come se stesse aspettando gio come forma di vita. Gli esempi Il paese delle donne mentato dal rimorso per la violen- meno quelli delle culture monoteistiche. Il l’incontro da innumerevoli vite: qualcosa di due concittadini, entrambi nati za delle guerre in cui ha trionfato. buddismo, questa forma suprema di laici- di traumatico che gli impedì di scriverne come lui a Macerata, l’hanno subi- dai molti mariti è il titolo Anche lo studio del buddismo smo scelta da anime religiose che non si per anni prima che l’eccitazione si fosse de- to spinto verso l’Oriente. La grande del primo libro della serie (tantrico, cioé iniziatico ed esote- adattano ad avere un pantheon di padri positata in una assoluta consapevolezza. avventura intellettuale di Matteo di racconti di viaggio rico) che incontra in Tibet condu- padroni sopra di loro, l’aveva messo in Raccontava spesso che arrivato di fronte al Ricci in Cina nel tardo Cinquecen- ce Tucci a qualcosa di molto simi- guardia sulla vanità e sull’inadeguatezza Kailas, montagna sacra a tre religioni, gli era to, e quella di Cassiano Beligatti in della Neri Pozza Editore le a una conversione. Ma non a della mente inutilmente sovrana del pas- sembrato di trovarsi in presenza di un dio Tibet nel Settecento, hanno acceso che raccoglie gli articoli una conversione totale. Le sue re- sato e del futuro, del prossimo e del remo- che faceva piegare le ginocchia. E il lago la sua fantasia d’adolescente. stano le incursioni di un occiden- to. E sulla necessità, imperiosa per gli uo- Manasarovar, il lago di Brahma, aveva il ful- Amava le carovane, la solitudine e le note di Giuseppe Tucci tale. Egli si tuffa nell’Oriente ma mini, di staccarsi dall’effimero tragitto che gore del simbolo «dell’eterna essenza del sulle alte valli del Tibet, del Sikkim, sulle sue spedizioni in Tibet non vi si perde. Non si lascia in- porta dalla nascita alla morte. Quando io cosmo» e di quell’incognita energia che del Nepal, e le avventurose indagi- ghiottire. Per lui le scuole di quel l’ho conosciuto aveva passato gli ot- crea «l’infinite forme dell’essere». Le sue ni per arrivare a un manoscritto o a tardo buddismo, annidate nei tant’anni e si era appena rotto una gamba descrizioni dei paesaggi partivano sempre un dipinto. grandi monasteri (in cui ama soffermar- salendo in montagna. «Sono stato per mo- dai modi occidentali, cioè l’individuazione Nel ‘52, quando ha cinquantotto anni, si e discutere, conquistando i monaci rire», disse, con una voce che sembrava dei particolari, accompagnati da uno stile dopo una marcia di quaranta giorni dalla con la sua conoscenza della loro lingua e provenire da quell’inferno tibetano che coloristico, e finivano nella spiegazione frontiera tibetana, Giuseppe Tucci arriva della loro cultura), sottopongono a un’a- aveva così ben studiato: «Un’esperienza mistica, nella ricerca di un significato più in prossimità di Rumindei (oggi Lumbini, cuta analisi il nostro io e servono a enu- straordinaria». profondo. Il Chomolai aveva pareti a picco nel Nepal). È il 27 novembre ed è già il cre- cleare dall’imperfetta creatura che sia- (...) Aveva già incominciato a interessar- inaccessibili su cui nemmeno le nevi e i puscolo. Il sentiero polveroso sul quale mo un essere perfetto al di là di ogni con- si del paese delle donne dai molti mariti, co- ghiacci facevano presa e in cima nasconde- avanza nella pianura monotona sembra tingenza e dolore. me lo aveva chiamato, andando alla ricerca vano una dea. Nelle pianure immense in senza fine. I soli rilievi in cui inciampa lo Ma la teologia e la metafisica di quelle di scomparsi testi buddistici in sanscrito fondo alle quali, verso sud, si addormenta- sguardo sono due leggere prominenze, scuole, pur avendo una poderosa impal- che però erano rintracciabili nella tradizio- va in uno scintillio rossastro la catena hi- due timide gobbe, che nella luce metalli- catura logica, devono dimostrare anzi- ne tibetana. Ma questa esigenza filologica malayana, gli uomini e le bestie apparivano ca del tramonto sembrano un trepidante tutto la falsità delle opinioni e delle teo- ci dice pochissimo su quello che provò Tuc- minuscoli e insignificanti, schiacciati dalla miraggio destinato a sparire in quella rie correnti, e condurre alla conclusione ci quando mise piede per la prima volta nel maestà delle rocce che li sovrastavano. sconfinata solitudine. che il vero è oltre la formula logica, non Tibet. Non fu solo un cambio o un’alter- (dalla prefazione a “Il paese delle donne «...Il silenzio sospeso nell’aria vegliava, oggetto di conoscenza, ma di esperien- nanza di studi, fu un’attrazione fatale. dai molti mariti”) solo, sul luogo dove era nato Gauthama za. Tucci trova sul tetto del mondo un al- Siddhartha che doveva, dopo il suo risve- leato contro il razionalismo dei suoi con- glio spirituale, diventare il Budda». Cosi temporanei occidentali. 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005

Per anni è stato il centro culturale dell’America: Bob Dylan e Paul Simon lo hanno celebrato nelle loro canzoni, qui ha debuttato come comico Woody Allen, nei suoi caffè si poteva trovare Jack Kerouac. Ma ora l’avventura è finita:le case costano troppo, i locali chiudono e gli artisti se ne vanno. A decretarne l’epilogo il “Village Voice”, lo storico settimanale fondato da Norman Mailer GreenwichVillage Cala il sipario sul palcoscenico di New York

ERNESTO ASSANTE BLEECKER STREET BLEECKER STREET Paul Simon celebra Ad un angolo di questa strada 1 scillavo con la una delle strade più importanti c’è il Bitter End, mia vecchia del Village in una sua canzone uno dei pochi club dove chitarra\ ag- del 1964. Sono molti i locali è ancora possibile ascoltare grappato ad da visitare nella strada, nuovi folksinger. È qui una maniglia soprattutto il leggendario che ha iniziato la sua fortunata della metropo- Village Gate, storico avventura musicale litana\«O e dopo un viaggio di scossoni e locale del jazz la cantautrice Tracy Chapman scuotimenti\ atterrai dal lato del 1 downtown\ Greenwich Village». Can- tava così il giovane Bob Dylan in Talking New York raccontando il suo arrivo nel cuore della Grande Mela, in quel Greenwich Village che di lì a poco lo avrebbe adottato come uno dei suoi figli migliori, contribuendo a farlo di- FOTO CAMERA PRESS/DAN CALLISTER./GRAZIA NERI ventare una leggenda. In quello strano quartiere, agli inizi degli anni Sessan- ta, si stava verificando una curiosa sal- Adesso i turisti vengono datura tra diversi tasselli della nuova cultura. Era il rifugio di artisti, disadat- qui per vedere dove sono tati di ogni risma, esponenti della new left, ma anche di musicisti, jazz e folk, di scrittori bohemien, una sorta di co- stati girati “Sex and the munità alternativa nella quale comin- ciavano a ritrovarsi tutti coloro che city” e per incontrare non si riconoscevano nei valori ufficia- li del Paese. gli attori di “Friends” 2 Il Greenwich fu uno straordinario laboratorio, una culla, un vero e pro- prio brodo primordiale la cui alchi- gente del vecchio Voice, fondato an- 3 mia ha dato origine alla nuova voce cora da John Wilcock. Al Village creb- 1 della protesta. Insomma, il luogo do- be la pop art americana, furono getta- ve, all’inizio dei “Sixties”, inizia a ti i semi della “new left”, la nuova sini- prendere forma la nuova storia del stra degli anni Sessanta con gli Yip- rock, attraverso il folk revival, il tea- pies di Jerry Rubin e Abbie Hoffman. E tro, la poesia e la politica che in esso nelle strade e nei locali attorno a St. vivevano e si sviluppavano. Oggi non Mark’s Place, nel corso dagli anni Cin- è più così e, se dovesse arrivare un quanta e fino ad oggi sono cresciute giovane Bob Dylan, una volta sceso diverse generazioni di artisti rock, da dalla metropolitana non troverebbe Dylan a Hendrix, da Paul Simon a Pat- 2 un coffeshop dove suonare la sua ar- ti Smith, da Tracy Chapman a Suzan- monica, non ci sarebbe qualcuno che, ne Vega, fino agli attuali Strokes. come lui racconta, gli dice «abbiamo Molti locali celebri non ci sono più, bisogno di folksingers, qui». Ma sa- come il Cafe Metro (oggi The Te- rebbe travolto da qualche comitiva di lephone) che era frequentato da Jack 4 turisti giapponesi o europei, con le lo- e Louise Reed, Emma Goldberg, Eu- ro macchine fotografiche digitali, gene O’Neill, Leone Trotsky, William pronti a catturare le ultime immagini Burroughs e Jack Kerouac, o il Cafè La di un luogo che è stato leggendario e Mama, dove nacque buona parte del che per molti versi oggi non lo è più. teatro “off-broadway” americano, Il grido d’allarme lo ha lanciato la soprattutto il Living Theatre, molti 8TH STREET WEST “bibbia” del quartiere, il Village Voice, invece ci sono ancora in attività, co- Il Greenwich Village il giornale settimanale che cinquanta me il White Horse (dove Dylan Tho- ospita ancora anni fa, nell’ottobre del 1955, fu fon- mas bevve il suo ultimo drink), come gli Electric Lady Studios, dato da Norman Mailer, Dan Wolf e il leggendario Village Vanguard, do- gli studi entrati Ed Fancher, e che fino ad oggi è stata ve, da musicisti come John Coltrane, a far parte della la voce della New York più liberale, al- sono state scritte alcune delle più im- storia del rock ternativa e sofisticata. «Il Village sta portanti pagine della storia del jazz, o per essere stati la “casa” morendo», recita il titolo di un artico- l’Oscar Wilde Bookshop, il negozio di di Jimi Hendrix, lo di qualche settimana fa, sottoli- libri gay e lesbo più antico di New che ha inciso lì il suo neando come i poveri poeti, gli artisti York, o ancora The Boston e The Co- “Electric Ladyland” in cerca di fama, i musicisti squattri- nati, gli attori senza contratto non so- no più i beniamini del quartiere, han- no dovuto cambiare casa, cambiare 3 zona, perché «per vivere al Village og- gi bisogna essere ricchi». Paul Simon, nel 1964, celebrava Bleecker Street in una sua canzone ricordando che con trenta dollari si pagava l’affitto. Oggi non bastano trecento dollari per tro- medy Cellar (dove esordì Woody Al- 7TH STREET SOUTH vare un appartamento, le piccole bot- len), che hanno visto nascere una in- Il Village Vanguard, nella parte sud teghe sono state pian piano sostituite tera generazione di attori comici della Settima Strada, è uno dai grandi negozi, i MacDonald han- americani. Chi ama Dylan può anda- dei templi del jazz americano. no preso il posto dei coffeshop e dei re in pellegrinaggio al Cafè Wha?, il Hanno registrato nel club John Coltrane, piccoli ristoranti a gestione familiare, coffeshop cantato in Talking New Bill Evans, Dizzy Gillespie, e giovani le librerie e i negozi di dischi sono di- York, o al Gaslight, dove il musicista si come Joe Lovano e Brad Meldhau ventati dei supermarket editoriali e, incontrava con Ginsberg e Gregory come racconta Karen Kramer nel suo Corso, entrambi ancora aperti in Mc- documentario The ballad of Greenwi- Dougal Street, la strada dove Dylan ch Village, lo scenario del quartiere è prese casa nel 1969. completamente cambiato. Ma sono in pochi a cercare questi 4 Il Village é sempre stato uno dei indirizzi, oggi i turisti arrivano per centri culturali più attivi d’America, vedere le strade dove è stato girato nelle vie irregolari del quartiere (l’u- Sex and the City, o i luoghi dove si in- nica zona di New York in cui le strade contravano gli attori di Friends, en- non seguono la classica numerazione trambi ambientati nelle vie del Villa- ma hanno dei nomi, e non si incrocia- ge, e i attori, bohemien, cantanti e no ad angolo retto come nel resto del- poeti non ne trovano più, emigrati la città), tra Bleecker Street e Wa- verso Tribeca, verso la Bowery o TUTTO DA RIDERE shington Square nacquero organi di Alphabet City, o altrove ancora, lon- McDougal Street ospita il palco stampa come il già citato Greenwich tani da quel quartiere leggendario di Comedy Cellar, dove ha esordito Village Voice, l’East Village Other, che è stato, per poco meno di un se- un giovanissimo Woody Allen giornale più politicizzato e intransi- colo, il cuore culturale di New York. DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 39

L’inventore dei quartieri di successo

GABRIELE ROMAGNOLI

11 settembre del 2001, mentre tutti fuggivano dalla zona sud di Manhattan, un uomo andò controcorrente. Ben- L’ché avesse una gamba ferita salì a piedi i 29 piani della Li- berty Tower in Liberty street, a un solo isolato da Ground Zero. En- trò nel suo attico pieno di polvere e detriti, in cima a un palazzo evacuato perché giudicato pericolante. Si proclamò capitano del- la nave: ultimo a lasciarla, deciso ad affondare con quella. Aveva in frigo dieci scatolette di tonno, nella dispensa soltanto baratto- li di frutta secca. Il telefono era scollegato e nessuno gli avrebbe comunque consegnato a quell’indirizzo il cibo a domicilio. Strac- ciò le lenzuola per farne maschere da mettere sul viso, che ba- gnava di continuo. Era divorziato, aveva due figli lontani: il suo mondo era lì, in quella parte di Manhattan che aveva contribuito a inventare. Si chiamava Joseph Pell Lombardi, aveva sessant’an- ni, otto palazzi e un nonno napoletano. Ristrutturava vecchi edi- fici e li metteva al centro di mondi che non esistevano prima di es- sere nominati. Aveva imparato una ricetta che è sempre la stessa, dovunque nel mondo: prendi quattro scrittori, tre sessualmente ambigui, due personaggi del jet set, uno chef, li spalmi su cinque chilometri quadrati, spazzi i resti di quel che c’era prima, spolve- ri, agiti bene la stampa, alzi la fiamma dei prezzi, battezzi con un riuscito acronimo, et voilà: è nata una stella, una nuova “zona cal- da” di una qualsiasi metropoli. Quando Joseph Pell Lombardi cominciò a occuparsi di immo- bili Manhattan finiva a Union Square. Dalla Quattordicesima in giù viveva chi non poteva permettersi altro o era un ratto. Il Greenwich Village cambiò le cose. A downtown fu il primo mar- chio immobiliare di successo. Improvvisamente le casette bas- se con la scala antincendio e le pareti interne scrostate divenne- ro ricercate quanto i grattacieli con i commodori al portone e i muri di cristallo. Perché al Greenwich abitavano i poeti, le drag queen, i figli ribelli con papà su Fortune, i cuochi dei nuovi ri- storanti di tendenza. Pochi anni e fu tutto esaurito. In molti sen- si. Esaurita la vena degli artisti del Village, esaurito il portafoglio per pagare affitti in crescita, esaurito lo spazio. Bisognava farsi più in là e inventare qualcosa di nuovo, pro- clamare «la fine del Village» poi decretare la nascita degli eredi. Primogenito: SoHo, acronimo di “SOuth of HOuston street”, pa- lazzi di ghisa, regolamenti condominiali in cui si esige la certifi- cazione che l’inquilino è “artista” per approvare il contratto d’affitto (esperienza personale: ho dovuto portare due libri e dieci recensioni, ma non hanno preteso che fossero positive). Secondogenito: Nolita (NOrth of Little ITAly). Terzogenito: la 5 creatura di Joe Lombardi, Tribeca. Fino agli anni Settanta era semplicemente «dove finisce il Village e comincia il nulla». Poi s’inventarono TRIangle BElow CAnal, il triangolo sotto Canal street, ristrutturarono vecchi magazzini abbandonati, ci mise- ro ad abitare Harvey Keytel, David Letterman, John John Ken- nedy e, soprattutto, Robert De Niro. Soprattutto, perché De Ni- ro portò Nobu, il più fantasioso chef giapponese e per mangia- re da Nobu a Tribeca tutta New York si mise in fila. L’ultimo mar- chio fu Wevar, WEst of VARick street. Lì Lombardi avrebbe do- vuto restaurare un gigantesco frigorifero che un tempo conte- neva prosciutti e formaggi. Poi arrivò l’11 settembre, ma quello del 1999, quando ancora Wall Street creava ogni giorno nuovi ricchi. Già allora, scrisse Tom Wolfe, «tutti i quartieri degli artisti di Manhattan — SoHo, WeVar, TriBeCa, il Village, Nolita — erano storia». O qualcuno aveva il coraggio di proporre Nothing, nulla, il quartiere imma- ginario North Of anyTHING o bisognava ricominciare da capo, riarrotolare la coperta e rivendersi tutto ripartendo da nord. Sic- come spacciare Harlem per nuova “zona calda” richiedeva uno sforzo speciale fecero ricorso a un testimonial eccezionale, met- tendoci l’ex presidente Clinton. Ha funzionato, la macchina è ri- partita. Ora tramonta downtown e risorge Spanish Harlem, ma FOTO TED RUSSELL / POLARIS/GRAZIA NERI il gioco è scoperto e ciclico. Si proclama la «fine del Village» per IL VILLAGGIO DI BOB poterlo, tra qualche anno, riscoprire, mandandoci a vivere qual- Molti i luoghi “storici” del Village legati cuno che ne era scappato vent’anni prima. Dalla cima della Li- a Bob Dylan, a partire dal Cafè Wha? berty Tower a Joe Lombardi basta adesso girare la testa verso al 115 di MacDougal Street, dove debuttò nord per vedere il “nuovo che avanza”. E gli basterà aspettare 5 perché ritorni ai suoi piedi, tutto sia riscoperto e rivenduto a prezzo raddoppiato. Non è solo New York a giocare questa partita a “monopoli”. Tut- te le metropoli d’occidente hanno quartieri che sbocciano, muoiono e risorgono. A Parigi è stato il Marais. A Londra Notting Hill (consacarato come marchio da un film con Julia Roberts e Hu- gh Grant che l’aveva per titolo). A Roma, dopo anni di sforzi (per- ché fuori dal centro storico sunt leones) stanno finalmente riu- scendo a vendere il Pigneto, dove, va da sé, stazionano scrittori e trans, oltre alla seconda sede della catena di acconciature “Con- testa Rock Hair”, che ha un negozio anche a Miami, per dire. E chi pensa che accada soltanto in Occidente, si faccia un giro WASHINGTON a Beirut. Per anni la strada dove tutto accadeva era Monot: c’e- SQUARE PARK rano i locali di tendenza, la gente giusta, la trasgressione. Le fo- Il cuore to scattate a Monot finivano su Wallpaper e dintorni. Poi qual- del Greenwich Village cuno ha dichiarato che Monot era «finita». Cosa era mai acca- è dedicato alla musica duto? Come muore un quartiere? Semplicemente avevano dato Da sempre, licenze per aprire qualche decina di locali in un’altra strada: ogni domenica, Gemmayze. Mentre Monot entrava nell’ombra, a Gemmayzee si si suona accendevano le luci di caffè, ristoranti, pub e, soprattutto, sali- dal vivo nel parco vano i valori immobiliari delle vecchie case tradizionali affac- Un grande numero ciate su una strada fin lì spopolata dopo il tramonto. Ci sono an- di musicisti cora tre o quattro licenze da piazzare, altrettanti negozi di can- in cerca di successo, dele e liquirizie da convertire e poi anche Gemmayze comincerà molti buskers a “finire”. L’erede è già stato concepito: è la zona di fronte al por- e artisti di strada to dove stanno aprendo i locali notturni nei quali le multinazio- e, decisamente nali tengono, a rotazione, le loro serate promozionali con i mi- meno spesso, celebrità gliori dj. Intorno ci sono vecchie case che qualcuno sta già com- di passaggio prando. Manca solo l’acronimo giusto, il logo da stampare sopra si esibiscono al pacchetto immaginario e, lì come altrove, il gioco sarà fatto. per la gioia dei passanti Aspettando di riscoprire Monot, il Marais, il Greenwich Village, perché tutto quel che sarà è già stato, quel che cambia è soltan-

Repubblica Nazionale 39 04/09/2005 to la generazione che se lo compra. Sponsor Ufficiale concept hair: Pier Giuseppe Moroni 62. mostra internazionale d'arte cinematografica

Abbiamo il cinema in testa

Venezia 31 agosto - 10 settembre 2005

Valorizzare la bellezza è il nostro obiettivo. Celebrarla nell'arte e nella cultura il nostro impegno. Perché la bellezza è soprattutto una questione di testa e nel cinema trova fascino e creatività espressiva.

Alla bellezza intellettuale e artistica alla capacità positiva delle donne del cinema Premio Wella Cinema Donna 2005 www.wella.it Repubblica Nazionale 40 04/09/2005 DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

spettacoli & tv AL LIDO Mostra di Venezia SUTHERLAND BELLUCCI SODERBERGH Racconta Donald “Divento strega solo “La tv è piena di reality Sutherland, Casanova quando mi devo difendere” show che non raccontano per Fellini: “Nel ’92 dice Monica Bellucci, la realtà. Con Bubble Federico mi disse di avere testimonial di Sky ho voluto prendere un progetto su Venezia Cinema, e strega un ambiente reale, con Berlusconi che cattiva in I fratelli persone vere, e far comprava la città e Grimm di Terry diventare questo un trasformava il Canal Gilliam. In verità ama film”, dice il regista Grande in Canale 5” Cappuccetto Rosso Steven Soderbergh

Il Sessantotto è già in bianco e nero

NATALIA ASPESI che alla rinfusa, perché, come nei su- miti di cupidigia nelle signore. L’han- minuti discutere sull’eventualità che permercati, è l’abbondanza della “Les amants no invece ridicolizzato, con parrucca la Madonna fosse ricca, e che perciò VENEZIA merce (non sempre di qualità) che a frangetta, facendone un inquisitore anche i ricchi abbiano un’anima, at- conta. reguliers” ovviamente bacchettone e sciocco. tendendo ansiosamente, come la l regista e il film più esotici del- Quel che si trova si trova, quel che Non è chiaro perché, sia pure in protagonista, che la Madonna in per- la 62esima Mostra del Cinema c’è c’è. Può sembrare per esempio un omaggio alla città di Casanova, la Mo- sona si faccia viva per parlarne? non vengono dalla Corea o dal- prodotto succulento e addirittura di di Philippe Garrel stra abbia inserito un film come quel- Non è detto che il Venerato Autore la Cina, ma dalla Francia: lui è marca l’ennesimo Casanova (dopo ha incantato lo di Hallstrom che, oltretutto, pur sia sempre da venerare, ma a nessuno IPhilippe Garrel, che con i suoi lunghi quelli di Steno, Comencini, Fellini, studiato per la cassetta, non sembra verrebbe mai in mente di sottoporre a ricciuti capelli grigi e lo sguardo lan- Scola) fuori concorso, questa volta destinato alle folle oceaniche. esame il suo nuovo film, che così vie- guido è l’immagine impolverata di un americano, diretto dallo svedese Las- il pubblico A un festival — e a quello di Venezia ne golosamente accettato per il solo tempo che sembra non essere mai se Hallstrom, che sullo sfondo di una in particolare — il personaggio più fatto di portare la sua firma. E per esistito. Il suo film è Les amants regu- Venezia ridipinta come nei quadri di con i visi innocenti ambito, quello che assicura il lustro e esempio Park Chan-wook, coreano liers, e in tanti si era pronti a piantar- Guardi, accumula bellezze come il successo, almeno di stima, resta an- poco più che quarantenne, è una ce- lo lì a metà, non tanto per i suoi 178 Sienna Miller e Lena Olin: ma viene cora il Venerato Autore, una tipologia lebrità recente, molto apprezzata minuti quanto perché a chi gliene im- commesso l’errore scemo di dimenti- di giovinezza dei suoi purtroppo in estinzione, come Gar- dalla critica giovanilistica, anche se porta più del sepolto, dimenticato, carsi del fascino astuto che il vero Ca- rel, o come Manoel de Oliveira, che lui stesso confessa che se nei cinema antidiluviano ‘68 visto da uno che l’ha sanova si attribuì, affidandone il ruo- rivoluzionari illusi imperterrito da 63 anni (è nato nel asiatici i suoi film sono presi d’assal- vissuto, soprattutto dopo The Drea- lo al biondo atleta burroso e asessua- 1908 ed è più vispo e agile che mai), to nel mondo occidentale il pubblico mers di Bernardo Bertolucci? In più to Heath Ledger (sexy invece come continua a regalare film di poco pub- è molto scarso. Il che non scoraggia i Garrel è un regista fuori moda, perché cowboy gay in Brokeback mountain) blico ma d’incantato piacere, come Festival che, come quello di Cannes era ed è rimasto povero in un epoca in e non all’inquietante Jeremy Irons: LES AMANTS REGULIERS questa volta il suo Specchio magico: dell’anno scorso, ha assegnato il gran cui la povertà, tanto temuta, è segno che malgrado la pioggia di rughe e le Clothilde Hesme e Louis come si fa a non lasciarsi travolgere premio della giuria al suo Old boy, in di fallimento. occhiaie sataniche, desta ancora fre- Garrel, protagonisti del film dalla laica ebbrezza di sentire per 137 cui il protagonista, incazzato per es- Il suo film è costato meno di uno sere stato tenuto prigioniero per 15 spot, un milione e mezzo di euro, e anni da ignoti e per ignota ragione, per risparmiare all’osso ha anche dopo essersi rifocillato con disgrazia- preso come attori il padre Maurice e il ti polipi vivi, si mette a tagliare lingue figlio Louis (bello, protagonista di Il regista coreano si smarca da Tarantino e dal cinema hollywoodiano e a strappare denti ai suoi avversari. Dreamers) a paga da elemosina. Il suo Anche se ancora più sanguinario, linguaggio nelle interviste pare anti- Lady Vendetta, in concorso adesso a co come il sanscrito: parla di classe Park: “La mia vendetta sporca e cattiva” Venezia, ha un po’ deluso suscitando operaia, di borghesia, di rivoluzione risate anziché spavento. come se, arrivato ventenne allo stori- MARIA PIA FUSCO Eppure non gli manca proprio nul- co Maggio parigino, lì si fosse instal- la per far felici gli ammiratori delle ef- lato tra pavé disselciato e cariche del- VENEZIA Credo sia tipico delle donne, il senso di responsabilità feratezze coreane di un autore che si la polizia, rifiutando di guardare oltre è molto più forte per loro». dichiara molto cattolico: dalla forbi- la sua giovinezza, il mondo che cam- a vendetta oggi è cosa da cinema western, è stata Perché ha scelto di trasformare in collettiva la ven- ce piantata nella nuca, alla lente degli «L detta individuale? biava, invecchiava, regrediva. proibita in ogni società civile. Ma nel mondo contempora- occhiali rotta che per tradizione pre- Garrel è uno dei casi tipici del cine- neo è alla base di molti comportamenti, penso ai tanti con- «Alla scoperta che l’assassino ha ucciso non uno ma al- lude a horror dei più sanguinolenti. ma: quello di un regista che, girando flitti regionali che esplodono come ritorsione, alle guerre meno altri quattro bambini, Lady Vendetta decide di Infatti. Catturato il maestro rapitore e sempre film sublimi, osannati anche di religione, penso alla reazione dei soldati americani in coinvolgere nella vendetta i genitori di tutte le piccole assassino di bambini, lady Vendetta se pesantemente francesi, maestro di Iraq quando viene ucciso un loro compagno, non è solo sul vittime. M’interessava analizzare i comportamenti e le dal volto candido e soave, lo affida al- rigorose pellicole di idee e d’amore, colpevole che si sfoga la vendetta. Mi appassiona il tema reazioni diverse di un piccolo gruppo di persone: farsi la giustizia dei genitori che da anni quasi nessuno sa chi sia, quasi nessu- proprio perché è uno dei sentimenti negativi più profondi giustizia da soli o consegnare il serial killer a un tribuna- cercano invano i loro bambini scom- no ha visto i suoi lavori, se non in raf- nell’animo umano». le? È un microcosmo simile al parlamento di un paese o parsi: previdenti, armati di asce e col- finati cineclub o da noi in televisione, Dopo Mr. Vendettae Old boy, Park Chan-wook con Lady all’assemblea generale delle Nazioni Unite». telli, indossano camicioni di plastica trasmessi poco prima dell’alba, e Vendettaconclude la sua trilogia. Protagonista Lee Young- Che differenza c’è tra la sua Lady Vendetta e la Uma per difendersi dagli schizzi di sangue, neppure doppiati. Eppure il pubblico ae, una delle attrici più amate in Corea, nel ruolo di una Thurman di Kill Bill? poi ad uno ad uno procedono al ma- è rimasto di sale, incantato: bianco e donna che esce dal carcere dopo tredici anni per aver par- «Essenziale: nel film di Tarantino c’è una ricerca di bel- cello. Coreanamente, la storia è mol- nero, visi innocenti di giovinezza dei tecipato al rapimento di un bambino e averlo ucciso: la sua lezza nelle sequenze della violenza e delle uccisioni. Non to confusa: ventenne accusata di aver rivoluzionari illusi, dei poeti libertari vittima è Choi Min-sik, il vendicatore di Old boy. nel mio film: vendetta e violenza non hanno niente di ucciso un bambino perde la sua pic- che sognavano di non diventare mai C’è differenza tra donna e uomo nel sentimento del- bello, restano solo il dolore e il tormento della morte. E cina adottata da una volgare coppia famosi, barricate in strada e hashish la vendetta? se nel cinema commerciale la vendetta è liberatoria, io australiana; viene rinchiusa in una in casa, amour fou e morte, in un lun- «Formalmente sì: una donna si prepara, cerca i det- cerco gli aspetti etici del sentimento che spinge qualcu- prigione tutta rosa per 13 anni, con go racconto nostalgico di tempi che tagli, nel trucco del volto come nella ricerca di un’arma no alla vendetta e anche l’etica di chi la subisce». compagne di cella inimmaginabili malgrado tutto erano belli e vivi, e che esteticamente bella. Un uomo si vendica con qualun- Com’è visto il suo cinema in America? per bruttezza, brutalità e imperii agli scoraggiati giovani spettatori di que mezzo. E c’è una differenza sostanziale: la donna in «Lo amano i cinefili. Hollywood prepara il remake di sporcaccioni. Libera, si tinge le pal- oggi paiono favole. Si sa che ai festival realtà non ha ucciso il bambino, è stata costretta a con- Old boy e mi propone molte sceneggiature, ma io prefe- pebre di rosa, compra una pistola ele- del cinema si accumula di tutto, an- fessare dal vero colpevole. Ha partecipato al rapimen- risco pensare al mio prossimo film che si svolgerà in un gante e diventa lady Vendetta. to senza prevederne le conseguenze, si sente in colpa. ospedale psichiatrico sul tema: chi sono io?». Repubblica Nazionale 41 04/09/2005 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005

i sapori Al centro di “Cheese”, in calendario a Bra tra due fine Tradizioni ritrovate settimana, i prodotti del latte di un animale a lungo bistrattato e oggi riabilitato perché refrattario agli allevamenti intensivi e all’alimentazione industriale. Un comparto in crescita, dove gli affinatori italiani ormai eguagliano e spesso scavalcano in fatto di qualità i rivali francesi

18 i kg di formaggio consumati Formaggi da ogni italiano in un anno 32 le produzioni protette dall’Unione europea 481 i formaggi tradizionali Caprini censiti dalle regioni Torna l’antica ricetta dei pastori 219mila le tonnellate di formaggi italiani esportate ogni anno LICIA GRANELLO leggermente aciduli. Quella presamica, invece, è svel- tita dalla presenza di caglio e dal riscaldamento della l trionfo della capra. Bistrattata, trascurata, vilipesa — massa: in questo modo si realizzano pezzature più sei una capra! — confinata nell’elenco degli animali di grandi e dalla consistenza compatta, strutturata. stretta sussistenza. Errore clamoroso. Chiunque abbia I risultati sono comunque deliziosi e tanto differen- fatto scivolare in bocca un petit morceau— il “piccolo ziati da tradursi in una fitta costellazione di forme e for- morso” che i francesi riservano ai bocconi più golosi — mine, che ancora fatichiamo a catalogare. Del resto, di Chevrotin o di Robiola di Roccaverano, sa esserle l’unica Dop attribuita a un caprino, la Robiola di Roc- eternamenteI grato. Perché con il suo latte si fanno dei for- caverano, permette l’utilizzo di latti diversi, soprattut- maggi meravigliosi, che dopo anni di colpevole oblio abbia- to vaccino, per adeguarsi alle esigenze dell’industria mo riabilitato, diventando produttori orgogliosi e raffinati, casearia. Così, Slow Food ha inserito la Robiola di pura tanto da sfidare a testa alta i campioni francesi. E infatti, Slow capra — cioè la lavorazione storica — tra i suoi Presìdi, Food dedica ai caprini la nuova edizione di “Cheese”, in pro- aiutando gli allevatori dell’Alta Langa a ritrovare moti- gramma a Bra, Cuneo, tra due fine settimana (informazioni su vazioni e qualità di produzione. www. slowfood. it). Il tutto, mentre in Francia, dove anche il più micro- Nessun razzismo caseario. Il latte trasformato di pecore e bico dei formaggi viene battezzato con nome e prove- mucche, animali altrettanto benedetti, a “Cheese” godrà di nienza, i responsabili delle Aoc (le Dop francesi) stan- spazi e passerelle adeguate, soprattutto nelle versioni artigia- no progressivamente restringendo i paletti dei disci- nali e di pascolo — il francese fermierche troviamo su certe sca- plinari, vietando l’utilizzo degli insilati e mantenendo tole di Camambert — ovvero i formaggi come dovrebbero intatte le ricette della tradizione. Altro problema, quel- sempre essere, figli delle erbe infinite che riempiono i prati e lo legato alla qualità del caglio e dei lieviti, inseriti nel dell’aria libera. latte per indirizzarne la trasformazione: proprio come Da questo punto di vista, la capra è l’animale simbo- per i vini, il pericolo è quello di produzioni sempre più lo dell’ecoagricoltura: innamorata degli spazi aperti, omologate. anche a costo di arrampicarsi e saltabeccare su rocce Per fortuna, la “Resistenza Casearia” sta dando i suoi impervie, va pochissimo d’accordo con allevamenti in- frutti: nelle degustazioni “cieche”, i nostri caprini ven- tensivi, alimentazione industriale (insilati), produzio- gono premiati spesso e volentieri. Perché il latte di ca- ne forzata. In compenso, sa essere docilissima, se è ve- pra è scritto nel nostro dna. Come raccontano i Fiori- ro che l’uomo l’ha addomesticata subito dopo il cane, Guffanti, famiglia di affinatori benemeriti, i fenici bat- facendone una compagna di lavoro indispensabile e tezzarono i francesi oi Galatoi(i Galli) ovvero gli alleva- affezionata da quasi diecimila anni, a partire dalla Gre- tori, e gli italiani oi Italoi, i pastori. E infatti, a differen- cia (primo sito di ritrovamenti caprini in Europa). za degli altri latti, l’intolleranza a quello vaccino è mol- Indipendenti e fedeli, trasmettono carattere anche to più italiana che europea. Le capre sono roba nostra, al loro latte, che può essere lavorato secondo due prin- insomma. Basterà passeggiare tra gli stand di “Cheese” cipi diversi. La cagliata lattica — senza aggiunta di ca- per capirlo. Tra un assaggio e l’altro. glio (coagulante) o quasi — è sinonimo di pazienza, perché richiede quasi un giorno inte- ro di riposo e dà origine ai clas- sici caprini freschi e morbidi,

ITALIANI Cacioricotta Cilentano La capra cilentana produce un latte ricco in antiossidanti e acidi grassi insaturi. Lavorato con tecnica mista, si gusta fresco con il miele, o stagionato da grattugiare

Casieddu Marzolina Robiola Scimudin di Moliterno Si produce in primavera di Roccaverano Realizzato in Valtellina Nella terra del pecorino sui monti Ausoni (Fr) Il più “francese” dei nostri con latte di capra — ma canestrato, d’estate Si gusta fresca o caprini lotta contro oggi quasi soppiantato i pastori della Val d’Agri, stagionata prima il disciplinare della Dop da quello vaccino — filtrano il latte con foglie su graticci di legno che consente l’uso fino il “piccolo Scimud” di felce e nepitella, e poi in barattolo, a secco all’85% di latte vaccino, (formaggio) matura realizzando una (piccante) o con olio mentre i produttori storici un mese, ha crosta sottile, cacioricotta dal sentore (morbida). Ha profumo usano solo latte di capra un lieve strato di muffa di latte e aromi d’erbe caprino e sapore ricco Sa di yogurt e nocciole protettiva e sapore dolce Repubblica Nazionale 42 04/09/2005 DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 43

Banon (Francia) Moliterno (Pz) Roccaverano (At)

Sulla Strada È uno dei centri Il comune più alto della Lavanda, più suggestivi della Langa astigiana itinerari nell’Alta Provenza, della Basilicata è appoggiato su una tra i monti Lure montana (879 metri rocca (che insieme Il lucano Roberto e Ventoux, questo sul mare), incastonato al torrente Ovrano Rubino, uno dei più delizioso, piccolo nell’alta Val d’Agri, ne determina il nome) borgo medievale vicino al Lago quasi ai confini colti e appassionati affondato tra i campi del Pertusillo. con la Liguria. esperti di formaggio di cereali e piante Di origine Al di là della piccola aromatiche “battezza” ogni anno oltre mezzo milione preromanica, vanta un maestoso castello di fattura chiesa-gioiello del ‘200 dedicata a San Giovanni, del mondo, di piccole forme legate con la rafia longobarda. È zona di pascoli e di produzione casearia si estendono i pascoli

è il fondatore DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE dell'Associazione HÔTEL DES VOYAGEURS HOTEL MINERVA L’AMACA B&B Place de l’Hotel de Ville Via Valinoti Latorraca 11 Loc. Caramello Piandonne 16 nazionale formaggi Camera doppia da 38 euro, colazione inclusa Tel. 0975 67900 Tel. 0144 93048 sotto il cielo, a difesa Tel: +33 04 92 73 21 02 Camera doppia da 77 euro, colazione inclusa Camera doppia da 38 euro, colazione inclusa delle produzioni DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOMAINE DES ANDÉOLS (con camere) AGRITURISMO AIA DEI CAPPELLANI CIRIO MADONNA DELLA NEVE (con camere) di pascolo, e del premio D2 direzione Gordes, Saint Saturnin Les Apt contrada Maurino, Trecchina Loc. Madonna della Neve, Cessole "Caseus" per il miglior Tel. +33 04 90755063 Tel. 0973 826937 Tel. 0144 80110 Senza chiusura estiva, menù da 42 euro Senza chiusura estiva, menù da 18 euro Chiuso venerdì, menù da 28 euro carrello di formaggi DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE nei ristoranti italiani FROMAGIER JOËL CORBON FORMAGGI ANGIOLA AGRELLO ARBIORA La Pourcine, Limans Banon Contrada Tempa del Conte Casa dell’Antica Filanda, Via Consortile 18, Bubbio Tel. +33 04 92730154 Tel. 0975 67454 Tel. 0144 850000

Isabel Allende Il piacere carnale più intenso, goduto senza Il mito di Giove e Amaltea fretta in un letto clandestino, sa di baguette, prosciutto, formaggio francese e vino un cibo divino, dolce e cremoso da Afrodita. Ricette, racconti ed altri afrodisiaci CORRADO BARBERIS Edizioni Feltrinelli mmaginava, la gentile capretta Amaltea, mentre nutriva il piccolo Giove, che un editore palermitano avrebbe pubblicato un libro, Ragù di capra dedica- Ito alle peripezie di un giovanotto milanese sceso in Calabria per organizzar- si una piccola ‘ndrina ma rimasto crudelmente — e giustamente — beffato? Me- schino! Se invece di spingersi nella profonda Locride, si fosse arrestato nella pre- Sila greca, tra gli albanesi di San Demetrio Corone, avrebbe potuto consolarsi oltreché con il ragù, anche con lo shtalp: uno scodellato di formaggio caprino che sta al latte come certi “sughi” dell’Emilia stanno al mosto appena pigiato. L’esplosione dei formaggi caprini è uno dei più interessanti capitoli della ri- voluzione alimentare italiana: circa il cinquanta per cento in più, negli ultimi vent’anni, pur rimanendo un po’ al di sotto dell’incremento caseario totale. Ma con questa differenza: che, mentre il parmigiano reggiano o il gorgonzo- la erano già ben conosciuti e quindi era relativamente facile invitare la gente a comprarne di più, il caprino era un oggetto misterioso, un cibo invisibile nei ne- gozi. Al punto che l’unico formaggio denominato caprino era in realtà prodot-

FOTO GETTY - RONCHI to da un’eccellente casa lombarda con latte di tutta vacca: secondo onesta indi- cazione dell’etichetta. Eppure, quel molle cilindretto dolce rappresentava ve- ramente l’idea platonica del caprino come poi l’avremmo costruito una volta imparato a servirci della materia prima appropriata. C’era, insomma, in ciascuno di noi una intuizione, un modello iperuranico di caprino che aspettava solo il latte giusto per scendere in terra. Cremoso secon- do la lezione che ci viene da un dipartimento della Francia centrale, il Cher, per- ché la crema annega il piccante come una bella aureola di florido grasso avvol- ge ed elimina, nel prosciutto, il salato del magro. Invero a sfogliare le aggiorna- te pagine dell’Atlante dei prodotti tipici: i formaggi che Agra-Rai Eri presenterà ai primi di ottobre ci si accorge che di caprini in Italia ce ne sono tantissimi altri e squisiti. Ma sono elaborati che, per usare un termine venatorio, chiameremo «da buca» perché, come il cacciatore agguatato nella botte, attendono il turista di passaggio per fare il colpo. Fatulì dell’Adamello, marzelline ciociare, caso pe- ruto cioè avvizzito: una sfida, con quel nome all’estetica gastronomica. Tutto il Sud spreca le sue capre nel pur splendido cacioricotta la cui perfezione è rite- nuta massima quando, stagionato, è pronto per la grattugia (ma per questo c’è già il parmigiano...). Per andare all’attacco dei mercati, perché il cacciatore vada veramente a cac- cia e non stia solo rintanato in buca, occorrono dunque i caprini cremosi quel- li che hanno cominciato ad andare di moda dopo il Sessantotto quando alcuni ragazzi delusi dalla rivoluzione mancata si sono messi ad allevare, general- mente saanen, questa specie di frisona caprina, forse non eccellentissima ma così comoda per tutte le versioni. A portare sul mercato i blu di capra e ad avvolgere gli elaborati di preziose fo- glie sono gli affinatori: un Vittorio Duberti di Acqui Terme, un Carlo Fiori di Aro- na. Così tutto il mondo della capra è in grande evoluzione. Un tempo come car- ne stagionata c’erano solo i violini della Val Chiavenna, spesso rinsecchiti. Og- gi ci sono i prosciutti, finalmente prosciutti della scuola salisiana di Ploaghe, Sassari: morbidi, come un caprino. Soddisfatta, Amaltea? (L’autore è Presidente dell’Istituto nazionale di sociologia rurale)

FRANCESI Pouligny Saint-Pierre Un nome da Tour, per il caprino a forma di piramide tronca della valle della Brenne. Profuma di landa e lupinella, ben presenti nel formaggio, insieme a paglia e nocciola

Banon à la feuille Charolais Chevrotin Crottin Si dice che l’imperatore Tipico delle pianure des Bauges de Chavignol Antonino ne mangiò fino del Charolais, Borgogna, Prodotto sui pascoli Prende forma e nome da a morirne. Il caprino più e lavorato per tradizione di Bauges da latte crudo una lampada di terracotta famoso della Provenza dalle donne, conserva (come quasi tutti del Sancerre. Matura in 5 matura in foglie gli aromi primari del latte i formaggi francesi), settimane, ha una pasta di castagno, vanta una di capra. Matura da 2 a 6 subisce un affinamento gustosa e profumata, e pasta morbida, cremosa, settimane e sviluppa di 4-6 settimane. Ha una crosta fiorita bianco- quasi untuosa, sentori una crosta profumata pasta burrosa e fondente bluastra. Tra i più usati di frutta secca e terra con muffe bianche e sapore di nocciola in cucina, anche cotto Repubblica Nazionale 43 04/09/2005 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005

le tendenze Trionfo di computer, e mail, sms, palmari. E ancora, Consumi di ritorno blocco demografico e scuole svuotate. Eppure le aziende che producono biro e stilografiche non conoscono crisi, anzi rilanciano. Grazie a robuste iniezioni di hi tech che rendono sempre più piacevole la scrittura manuale e grazie al fascino di un gesto antico come la Storia Le AL FEMMINILE È impreziosita da Swarovski Ici et là Crystal Special Edition di Waterman

PUNTA DI DIAMANTE Dalla collezione S.T.Dupon Diamon Head, un accessorio pregiato con lavorazione orefice Penne La post-scrittura? SACRO E PROFANO L’Aurora Papa è decorata da due stemmi papali, l’aquila e la croce Tutta fatta a mano

AURELIO MAGISTÀ ntica quanto la storia, assediata nel suo fortino di gloria dalla civiltà dell’immagine e della parola fuggitiva, la scrit- tura manuale resiste e osa perfino qualche sortita. L’espo- OMAGGIO AL PALLADIO La stilografica Signum prende il nome dall’omonimo architetto nenziale diffusione di computer da tavolo e portatili, sms, palmari e agende elettroniche, la prevalenza del parlato, il trionfo della posta elettronica che ha causato la scompar- Asa della normale corrispondenza d’amicizia e di cortesia (per posta arri- vano solo più bollette, pubblicità e comunicazioni bancarie o giudizia- rie) non sono riuscite a condannare all’estinzione le penne e nemmeno le antiquate stilografiche. Dal 2000 a oggi questi strumenti di scrittura ap- parentemente obsoleti si sono attestati sulla linea di resistenza di un fat- turato italiano stimato in circa 400 milioni di euro all’anno. E parliamo UN BEL FUSTO Metallo bilanciato e forma esagonale per il fusto della Newton di Rotring dei soli prodotti di marca, che oltre alla concorrenza dell’hi tech devono affrontare anche quella della grande distribuzione. Il tutto malgrado il nostro scarno tasso di natalità, che ha vuotato le scuole e de- presso la domanda di penne a basso prezzo. Vince la nuova Insomma, ad allungare l’elenco delle profezie sbagliate sui cambiamenti indotti dall’innovazione tecnologica, insieme al- generazione dei gel la smentita del tracollo dei consumi di carta, va anche la scom- parsa della scrittura manuale e dei suoi strumenti: penne e sti- lografiche. E non solo perché è il metodo di scrittura ancora in liquidi e solidi, uso in tutte le scuole italiane. Umberto Eco, per esempio, ha par- LA DIVINA A cent’anni dalla nascita dell’attrice ecco la penna Greta Garbo. Di Montblanc lato nella sua Bustina di Minervadell’influenza della scrittura al delle punte di fibra, computer sullo stile: grazie alla tecnologia il flusso dello scrive- re ha raggiunto la rapidità del flusso con cui le parole si formano dei roller e dei grip nel pensiero, ma con la conseguenza di un probabile aumento di sciatteria. Scrivere a mano invece significa difendere, fino al- ultramorbidi l’autolesionismo, la sofferenza della creatività. È la riconquista della lentezza in quanto riappropriazione di uno stile più sorve- gliato e ponderato, anche se gli autori che ancora usano carta e per rendere penna sono pochi e la filologia delle varianti non ha più mano- più piacevole scritti pieni di cancellature e correzioni su cui esercitarsi. Stilografica E-motion Faber-Castell, bombata e in legno di pero Ma la scrittura manuale resiste soprattutto perché, in fondo, è RASSICURANTI ROTONDITÀ pratica. Quando si devono prendere pochi rapidi appunti non si l’impugnatura perde tempo ad accendere marchingegni e selezionare pro- grammi. Tanto più che, grazie alle iniezioni di hi tech nelle pen- ne, l’atto di scrivere è sempre più efficace e piacevole. Le macchie d’inchiostro delle antiche stilografiche sono state eliminate dagli inchio- stri a essiccatura rapida come aveva intuito Laszlo Biro. E oggi sono mol- to apprezzati i gel liquidi e solidi, le punte di fibra, i roller, e perfino i grip(le impugnature) ergonomici, ultramorbidi che hanno trasformato la tedio- Le quattro mani di lacca conferiscono a Latitude, di Parker, un effetto metallico sa fatica dell’amanuense nel sottile godimento di un fluido vergar parole. SCINTILLII In parallelo alle ragioni della ragione, come direbbe Pascal, resistono le ragioni del cuore. Praticità ed efficacia garantiscono la sopravvivenza della scrittura manuale nella vita quotidiana, ma nostalgia, stile, passio- ne salvano dall’oblio anche le penne a sfera di lusso e perfino le stilogra- fiche: piccoli capolavori della meccanica con i loro serbatoi, sistemi di aspirazione e pompaggio dell’inchiostro, oggi dettagli di storia della scrittura per collezionisti ma ieri armi per combattere la sfida con la con- correnza a colpi di innovazioni e brevetti. Come per le penne hi tech, an- VENTI DA EST Simboli orientali decorano l’anello della penna Asia, di Aurora che per le penne di lusso ogni anno ci sono novità. Perché la penna di pre- stigio continua a esercitare il suo fascino, conferisce importanza a ciò che si scrive. Scripta manent, le cose scritte restano. Ma se le scrive- te a mano è come se restassero un po’ di più.

PROFILO GRECO Signum omaggia l’antica Grecia con Dorica, che prende il nome dalla forma a capitello della clip

TONI MORRISON Americana, UNA ROSSA SCATTANTE Aurora Lacca Style: giovane stilografica dai colori accesi ha esordito nel ’70 con The Bluest Eyes. Nel’93 ha vinto il Nobel per la Letteratura

CONCEDETEVI IL LUSSO Ricercata, con foglia d’oro. Non poteva che chiamarsi Louis Cartier Dandy

Toni Morrison Ci sono scrittori capaci di creare direttamente su computer ‘‘ Io no. La mia ricerca della penna stilografica perfetta LA SIGNORA IN BLU Madame Montblanc Bohème Jewels ha placca di platino e un topazio sulla clip ha rivaleggiato solo con la mia ricerca della parola perfetta Repubblica Nazionale 44 04/09/2005 DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 45

Saul Bellow In anni recenti ho fatto ritorno alla penna. La maggior parte dei miei manoscritti ‘‘ è nella forma che una volta si chiamava “scrittura per esteso”

CLASSICO MAI TRAMONTATO Si chiama Ipsilon, qui nella versione in resina rossa, ed è di Aurora

SAUL BELLOW Canadese, figlio di ebrei russi. Nel ‘76 il Nobel “per la sua comprensione dell’umanità” PER VERI INTENDITORI Pelikan Script è una stilo ideata per la scrittura calligrafica

OTTANTA CANDELINE, E UNA PENNA Per il suo ottantesimo compleanno Omas si è regalata Bologna

Una macchia blu sulla nostra vita ELENA STANCANELLI PREZIOSA DA TASCHINO Il decoro di Eternal Bird di Montegrappa è rifinito a mano da maestri orafi e la macchia sul vestito di Monica ha cambiato la storia degli Stati Uniti, ispi- rando a Philip Roth uno dei suoi romanzi più belli, la chiosa blu di ordinanza sul- Sla tasca delle camicie bianche degli uomini che oggi hanno quaranta, cin- quant’anni — simbolo di un’esistenza scombinata e scapola, dove le parole l’aveva- no vinta sulle lavatrici, la poesia sulla prosaica manutenzione domestica — è stata co- me il segno dell’angelo sulla porta per una generazione di donne. L’uomo da amare, o da evitare, a seconda della direzione che intendevamo dare alla nostra vita, che vo- lessimo salvarci o rimanere per sempre invischiate nella meravigliosa inconcluden- TIRATO A NUOVO Edizione speciale dello storico Tratto Pen Fila, che compie trent’anni za del distratto intellettuale. Le nostre Bic di donne, invece, allagavano il fondo della borsa di pelle, tatuandola per sempre. Macchie blu. Poi, lentamente, l’inchiostro blu è uscito dalle nostre vite. Quotidiani, libri, rivendica- zioni delle Br, istruzioni dei telefonini, avvisi in bacheca: tutto è diventato nero. Per sem- plicità, credo, nero su bianco. Garanzia di inoppugnabilità, anche in metafora. Assertivi e senza appello questi anni, dai quali rimpiangere un po’ la malinconia, come direbbero gli inglesi, o quantomeno l’incertezza, timidezza anche del blu. Adesso la scrittura si è af- francata anche dalla carta, e le lettere sono diventate digitali, ologrammi prodotti dal fre- netico scalpiccìo dei tasti. Computer, telefonini, palmari. Di che colore sono gli sms? Per chi ha imparato a scrivere negli anni Settanta, la penna era la Bic. L’unica, se si esclu- SCIENTIFICA Omas Imagination ha la teoria della relatività incisa a diamante su argento massiccio de lo spaventoso sigarone bianco e blu, praticamente impossibile da impugnare, che con- teneva diversi refil di diversi colori. Rosso, verde, nero, giallo e blu. Con un gesto del pol- lice, abbassando un gancetto di plastica, si potevano alternare. Ma il sigarone non servi- va a scrivere, era una specie di antistress. In classe, sotto interrogazione, il tac tac tac del gancetto era la colonna sonora dell’ansia. La Bic, che prima di essere trasparente era gialla, chissà perché aveva una sezione a pen- tagono, o qualcosa di simile. Che detto così non significa niente, ma tra le dita era una raf- finata tortura. Lasciava tra l’indice e il medio un segno concavo, a forma di pentagono, appunto. Un’infiorescenza callosa. Quando noi donne ci ritrovavamo finalmente tra le mani le mani degli uomini con la macchia blu, ne tastavamo rapite il calletto. Ricono- Linea simmetrica per la Exception Night and Day Gold di Waterman scerlo, era come trovare l’amuleto al collo dell’eroe, il segno incontrovertibile del ricono- GEOMETRIE scimento, l’epifania. Chissà se agli uomini quel bitorzolo sulle nostre mani procurava la stessa emozione o lo trovavano ripugnante, rabbrividivano sentendolo raschiare contro la pelle della loro schiena. Scrivere con la Bic era faticoso, un lavoro muscolare che lasciava segni sul corpo. I fogli scritti a Bic si potevano leggere da entrambi i lati, erano scolpiti più che scritti, la grafia era pesante, runica. Piegava i quaderni, li accartocciava. Senza rimpianti siamo passati alla Tratto, non appena è stata immessa sul mercato. Che goduria, che legge- rezza. La Tratto è una penna docile, che prende la forma della tua scrittura dopo po- Compagna per tutti i giorni, Rolly Scatto Pentel è ergonomica e rivestita in gomma che pagine. La punta si modella, e quando la poggi sul foglio non devi fare altro che ECONOMICA orientarla sempre nello stesso modo. Ha un unico difetto, come tutti i pennarelli: la to- tale mancanza di impermeabilità. Provate a versare anche solo una lacrimuccia su una pagina scritta a Tratto. Si trasformerà immediatamente in un pantano, un unico mac- chione sbiadito ai lati. La storia del mondo attraverso le sue macchie. Ah, e la rispettabilità. Se davvero dovessi dire cosa rimpiango della Bic, è la sua collo- cazione merceologica. La Bic, nei vecchi spacci ma anche nei supermercati, a differen- za di tutte le altre penne stava accanto alle lamette da barba e ai preservativi. Nell’uni- verso semantico del peccato, insomma. Il migliore, quello che mi sembra il più affine al- INDIMENTICABILE Evoca nostalgia la Bic Cristal, icona della scrittura e prima usa&getta la scrittura.

CON LOGO Per i fashion victim, ecco la penna Gucci. Lavorata a mano e decorata dalla doppia G

WOLE SOYINKA Nigeriano, è uno dei più grandi PASSIONI GIOVANILI Stabilo Passion è un roller a inchiostro liquido, ideale per la scuola drammaturghi africani E’ stato insignito del Nobel nell’86

DI RAZZA Pen of the Year Graf von Faber-Castell è rivestita dal pregiato pellame Galuchat

Wole Soyinka Semplicemente non riesco a realizzare una poesia ‘‘ se non attraverso quel dialogo a tre: la mente, la penna e il compiacente foglio di carta PER POCHI Ommage à Pope Julius II è una crezione artigianale Monblanc dedicata al Papa mecenate Repubblica Nazionale 45 04/09/2005 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 4 SETTEMBRE 2005 l’incontro Vite contromano È magrissima, androgina, essenziale: una donna in filigrana, un budda senza peso. La “Ragazza del Piper” ha 57 anni, voce di cobra, idee limpide e usa le parole come un bisturi. “Il tempo non esiste - dice - per me contano solo presente e futuro. Odio la sensazione della vita che ti si attacca. Voglio passarci attraverso alla vita, e non voglio Patty Pravo un impermeabile per scansare la pioggia, preferisco infradiciarmi dalla testa ai piedi”

DARIO CRESTO-DINA mine di anni, ma anche soltanto di ore, era andata a Londra. Non ha mai volu- giorno prima, noiosi e scritti male». goncini del Dhl, l’altro giorno mi ha ri- finisci inevitabilmente per alzare una to figli, «i figli sono un atto di egoismo, i Quest’estate sta leggendo qualsiasi portato a casa uno con il motorino, barriera che ti tocca poi scavalcare, e miei figli sono il mio pubblico», ne im- cosa trovi di Truman Capote, L’illusio- quando siamo arrivati qui sotto mi fa: ROMA non sai la fatica. Due ore fa. vent’anni fa. maginò uno con Gordon Faggetter, ma ne della finedel sociologo francese Jean “Signò, sono il suo macellaro”. Con il ca- Non lo dico mai, non esiste il passato per erano troppo giovani o troppo pazzi, Baudrillard, il Demostene e Cicerone di sco non l’avevo riconosciuto. Questa aluta il signore». Il me, contano soltanto il presente e il fu- fantasticarono per un po’ di portarselo Plutarco e Il governo dei filosofi di Pla- città è meravigliosa, è un parco giochi. A braccio del pupazzo turo. Odio sentire la sgradevolissima ai concerti nella culla attaccata alla bat- tone. La sua casa è piena di carte, fogli volte sto via sette, nove mesi l’anno, va- di corda si anima al- sensazione della vita che ti si attacca, vo- teria di lui, poi lasciarono perdere e for- di quaderni, appunti, strane sottoli- do nei deserti, in Cina, in Africa, in Sud l’improvviso. La glio passarci attraverso, alla vita. E non se fu meglio per tutti, anche per il bebé neature, punti esclamativi e interroga- America, ma alla fine torno qui». bocca«S si apre, fa «ciao, ciao» con quella voglio impermeabilini contro la piog- mai procreato. Quattro mariti, altre tivi. Ha l’ossessione della parola, non Si alza, s’affaccia sulla terrazza, indica voce inconfondibile, un’eco di lava e gia, preferisco infradiciarmi dalla testa quattro storie importanti, l’ultima fini- scrive al computer ma su una vecchia un tavolo di pietra rotondo: «È un tavolo pietra pomice, e lei ride strizzando gli ai piedi». ta pochi mesi or sono. Adesso è single. Olivetti Lettera 32 che si è fatta regalare di Lorenzo Papi, ci parlo da quarant’anni occhi cinesi, danzando felice della sua Nicoletta Strambelli è nata il 9 aprile Non ha un’alta considerazione degli da un’amica dopo che la sua le si era in- e lui parla a me. Parlo con gli uccelli, par- piccola sceneggiata da ventriloqua sul- 1948. Ha cinquantasette anni. Non è più uomini di oggi, ci commisera: «Avete chiodata per sempre. lo con le piante. Credo nella materia e nel- la terrazza al sesto piano di via Naziona- una ragazza. «Lo so». E non è più neppu- menti piccine, vi siete fatti distruggere Non canta, se non quando deve can- l’energia, nella luce che ognuno di noi ha le. Roma è adagiata sotto il suo sguardo re la ragazza del Piper: «Era ora, meno dalle donne, senza ottenere nulla in tare, trascorre molti pomeriggi al pia- dentro di sé, una luce che sopravviverà al- e porta all’orizzonte i segni di un tempo- male». Spinge l’aria davanti a sé con i cambio. Così la maggioranza di voi si noforte: «Il vero musicista è colui che la nostra morte perché essa non può mo- rale in arrivo, il vento solleva e abbassa palmi aperti come per allontanarne il ri- trova a essere totalmente rincoglionita scrive musica e testo, gli altri sono canta- rire. Non credo nel dio delle religioni. Ha la tenda bianca della stanza da letto, una cordo. E non è più tante altre cose. Un’i- o insopportabilmente gelosa». Non va storie. Io non ho bisogno di cantare, la fatto una quantità di disastri. Magari specie di duna sul tetto, un corvo («il mio cona, per esempio, la chiamavano divi- al cinema, «troppi spifferi», eppure natura mi ha dato uno strumento perfet- avessi la certezza dell’esistenza di un corvino, ah ah ah», dice) precipita dal na: «Oggi tutto è un’icona, troppo faci- ama i film americani che si proietta in to, la voce, che non devo nemmeno alle- creatore, un bel signore con la barba bian- cielo tra i grandi vasi di limoni con la le». O un simbolo della trasgressione: casa. Da quasi dieci anni non guarda i nare. Ho invece bisogno di scrivere». Di ca che sta a pensà ai cazzi nostri. Ma va. Se sfrontata sicurezza di chi sa di incrocia- «Fino ai trent’anni puoi fare di tutto. Do- giornali, «sono ogni giorno uguali al buono vede poco in giro: siamo ancora a c’è un disegno divino è nella materia, dio re rotte casalinghe. Sembra di stare in un po, il tutto diventa un rischio, non riesci Vasco Rossi, De Gregori, Paolo Conte, è il tutto, questa grande spirale che ci ab- film di Kiarostami. La sospensione del- più a ripulire il tuo corpo». Prendiamo il Zucchero, qualcosa, appena qualcosa, braccia. La magnificenza è nella natura e l’immagine è quasi assoluta e ciò che si sesso: «Arriva il giorno in cui bisogna di- acconsente con una smorfia gentile, di io sono un animale». muove lo fa con soggezione, ondeggian- re basta. Non concepisco il sesso da vec- Io non credo nel dio Jovanotti, «soprattutto perché è difficile Mi spiega che lei «sente» la vita, sia do dentro il fantasma tremolante della chi, per me il sesso è anche estetica. A fare rap in italiano, e lui rivela coraggio quella che ha davanti sia quella appena calura che increspa l’aria. settant’anni ci dovrà ben essere qualco- delle religioni. nel farlo». Nicoletta adora le canzoni de- perduta. «Mentre vivo mi accorgo che Lei è essenziale come tutti gli oggetti sa di diverso dal sesso tra un uomo e una gli anni Sessanta, «ci sono pezzi bellissi- c’è una parte di me che se ne va, che pas- che ha portato fin quassù e che la cir- donna». Prendiamo la droga: «Qualche Credo nella materia mi», e il vecchio repertorio napoletano, sa da un’altra parte. Non ho paura del fu- condano, magrissima, una donna in fi- canna, ogni tanto. Basta con il resto da «culla della nostra musica». turo che si restringe. Prima della fine ligrana: niente orologio al polso, niente un sacco di tempo. Mai provato l’eroina, È quasi sera e i tetti di Roma sono di- spero che avrò un po’ di tempo da tra- anelli alle dita, due rosari laici, uno d’o- per quella roba lì bisogna esserci porta- e nell’energia, ventati più morbidi, quando Patty Pra- scorrere in solitudine e un posto dove la- ro l’altro colorato, a una caviglia, la ma- ti. Voglio dire che purtroppo devi averla vo si addolcisce a sua volta, ripone il col- sciarmi spegnere con buon gusto, sensi- no sinistra, sempre solo quella, che va a dentro la testa». Accanto al divano ha nella luce che ognuno tello, e svela l’altro lato di sé, lasciandoti bilità e ancora qualcosa in cui credere. cercare i capelli dietro la spalla e li ravvia una bottiglia d’acqua minerale, più tar- lì a ascoltarla soggiogato — o rincoglio- Ci sono due età durante le quali bisogna una, due, tre volte. Si siede sul divano di offrirà fette d’anguria, quasi a confer- ha dentro di sé nito, ti viene il sospetto — dalla sua voce essere tutelati: quando si è bambini e bianco, le gambe unite come un soldato mare ciò che ha appena detto, il suo sa- di cobra, dalle mani che disegnano quando si è vecchi. È la sola regola che ri- sull’attenti, la schiena diritta, il mento lutismo in età matura... traiettorie lisergiche, dalle discese e dal- corderò a chi mi sarà vicino». proteso come nelle fotografie nude e Le parole sono un bisturi, scarnifica- e che sopravviverà le risalite della sua narrazione, dalle ri- Fuori il corvo si esibisce in un’altra evo- tanto amate di Angelo Frontoni. no il pensiero fino all’osso: «Non sono sate che esplodono improvvise. «Ho bi- luzione, arpiona uno sperone che esce Un budda senza peso, in qualche mo- mai andata a votare, una volta dissi che alla nostra morte sogno di ridere molte volte al giorno, ri- dal muro e inclina il collo a cercare la pa- do svestita, anche adesso, mentre cele- Prodi mi faceva vomitare. Esagerai, do per cose tragiche. Non sono mode- drona di casa, lei gli dice qualcosa in una bra la sua assenza dal mondo nostro fat- chiedo scusa adesso, ma continua a perché sta. Sono consapevole. Ho capito che sa- lingua sconosciuta. Le domando che co- to di carne e sudore e sangue, un’astra- non piacermi né mi piace Berlusconi. pevo cantare solo tre o quattro anni fa. sa avrebbe voluto essere se non fosse di- zione non si sa bene fino a che punto Rappresentano la mediocrità assoluta non può morire Mi piace il mio corpo androgino, avevo ventata Patty Pravo. «Avrei voluto essere inaccessibile. «Il tempo non esiste», di- al potere. La verità è che mi fa orrore 15 anni quando mio padre a uno che gli una donna pericolosa», risponde. Ma co- ce. «Quando cominci a ragionare in ter- questo paese: troppi partiti, quanti so- chiedeva se ero davvero una femmina me, non lo è stata? «Non abbastanza». no adesso? settanta? novanta? almeno disse di toccarmi sotto per vedere se ave- si dividessero semplicemente in con- vo o no le palle e lo minacciò di buttarlo

servatori e progressisti, che sono anche in un rio se ci avesse provato sul serio. due belle parole. Troppa ideologia, Non sopporterei di avere le tette grosse, quando l’ideologia è finita in tutto il re- quando vado a correre me le schiaccio sto del mondo, troppa politica mentre con le mani, così, per non sentirle sob- uno Stato dovrebbe essere ammini- balzare. A cinquantasette anni sono an- strato come una casa. E ancora: scarso cora bella, poserei di nuovo nuda per la senso civico, figuriamoci, abbiamo un copertina di un disco. Sto bene, non premier che invita a non pagare le tas- prendo medicine, solo l’aspirina che è ‘‘ se e a lavorare in nero; scarsissima vo- un farmaco totale. Aspetto i sessanta per cazione internazionale e, infine, poco la prossima metamorfosi, i miei cicli senso dell’umorismo. Ci sarebbero vanno di dieci anni in dieci anni. Non ho sufficienti motivi per fuggire, e invece un grande ego, sono pigra. So fare bene resto qui perché questo è un posto sco- il niente. Credo nell’amicizia, non so de- modo dove vivere, perché è una sfida, e finire l’amore ma ho amato tanto e qua- perché voglio vedere se i ragazzi che og- si ogni giorno ho momenti d’amore ver- gi hanno tra i sedici e i vent’anni saran- so gli altri. Non sono bugiarda, ma se mi no capaci di migliorarlo. Qualcosa mi capita di esserlo le mie bugie non sono dice che loro ce la faranno. I trentenni, mai piccolissime, semmai m’invento invece, non valgono nulla». qualcosa di clamoroso e affascinante Patty Pravo ha avuto quattro mariti, come l’amore appunto. Sono attenta il primo a 17 anni, quando aveva da po- sempre, anche se sembro svagata e as- co lasciato a Venezia la nonna che l’a- sente. A Roma faccio spesso l’autostop, veva iniziata alla musica e alla danza e mi caricano soprattutto quelli con i fur- ‘‘ FOTO DAL ZENNARO/ANSA