Premiata Forneria Marconi -

Scritto da Giovanni Giovedì 15 Ottobre 2009 17:31 -

Brani:

1. Appena Un Po' 2. Generale 3. Per Un Amico 4. Il Banchetto 5. Geranio

Formazione:

Flavio Premoli (, clavichord, , Pari portative pipe organ, Mellotron, modular Moog synthesizer, lead vocals), (guitars acoustic and electric, mandolin, lead vocals), Franz Di Cioccio (drums, percussion, vocals), Giorgio `Fico` Piazza (bass and vocals), Mauro Pagini (, , vocals)

Prodotto da PFM e Claudio Fabi anno: 1972 - Durata: 34:00

Avete presente quella fase in cui, dopo alcuni ascolti, riesci ad entrare nel mood di un disco di musica prog? Quel momento in cui ogni volta che il riproduttore trasmette quella musica riesci a carpire un elemento in più, a provare un'emozione diversa? Ebbene, è quello che mi sta capitando con questo disco e sono sicuro che molti di voi, che lo ascoltano da diversi anni, proveranno un innato senso d'invidia nei confronti del sottoscritto. Sì, perché diciamocela tutta, certi capolavori regalano emozioni ogni volta che si sentono ma volete mettere le sensazioni della "prima volta"? E così mi trovo a commentare questo della PFM, Per Un Amico, sforzandomi di smorzare gli entusiasmi. Molti potrebbero recensirlo meglio di me ma io proverò a descrivere le emozioni che la PFM riesce a trasmettermi senza il filtro dell'assuefazione. Inutile dilungarsi sul felice contesto storico in cui il disco viene realizzato. Ci troviamo nel 1972 e sapete bene che momento di grazia sta vivendo il movimento progressive, in special modo quello sinfonico, di cui la PFM è inarrivabile portabandiera. La musica riflette i talenti e gli stati d'animo del periodo, fondendo elementi rock, classici e popolari in un equilibrio tanto affascinante quanto precario. Le canzoni danno l'impressione di prendere strade inaspettate, passando con disinvoltura da toni gentili ed ipnotici a passaggi duri e aspri, ma in genere il cliché è quello dell'andamento circolare con il tema di apertura che viene stravolto e sviluppato nel corso del brano per poi essere ripreso pressocché identico sul finale. Ogni pezzo esalta la genialità artistica di musicisti che riescono a ritagliarsi assoli pregevoli da tramandare ai posteri nonostante una durata complessiva che non raggiunge i 35 minuti (ma i tempi dei cd erano lontani!). Appena Un Po' inizia il viaggio con un intro da menestrello sostenuto dal flauto di che sembra condurre a toni pastorali. Ma di colpo subentrano gli strumenti elettrici ed il violino ad inasprire l'atmosfera. E' solo un attimo: "via di qua", il coro della PFM riconduce il pezzo su toni di angelica beatitudine. Certo, In The Court dei Crimson è ben presente in questi frangenti. Ma la quiete raggiunta viene nuovamente spezzata da un ritmo incalzante retto da flauto, tamburello e organo. Il pezzo prosegue in un alternarsi di guerra e pace che lascia col

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Scritto da Giovanni Giovedì 15 Ottobre 2009 17:31 - fiato sospeso. Quasi naturalmente, Appena Un Po' confluisce in Generale , un grandioso strumentale nel quale spicca il violino di Pagani che impazza per i quattro minuti di durata. Ci si calma nuovamente con la title track, della quale colpiscono l'inizio ipnotico e le belle parole che compongono il testo. Ancora una volta, però, la traccia prende direzioni inattese nell'intermezzo strumentale, dove davvero tutti i musicisti riescono a ritagliarsi uno spazio di altissimo livello. Il ritmo salito progressivamente inizia nuovamente a scemare nel finale per ritrovare il tema iniziale. Signori e signore, questo è prog! In un disco così bello, riesco comunque facilmente ad individuare il momento più emozionante che a mio avviso è condensato dal minuto 2 al minuto 4 della traccia numero 4, Il Banchetto. Ma ovviamente chiunque potrebbe dissentire da questa affermazione, la pelle d'oca è una sensazione soggettiva! Ad ogni modo, per rimanere su questo splendido pezzo, oltre a colpire per l'ironia dei testi, stupisce per come, dopo un avvio particolarmente scontato fatto di sola chitarra e voce, prosegue variando con disinvoltura da arrangiamenti tipicamente progressivi a melodie di impronta medievale per poi sfociare in una parte di pianoforte jazzata magistralmente suonata da Premoli. Il lungo intermezzo va poi a confluire nel brillante finale in cui il tema iniziale viene ripreso, come da copione. La conclusione del disco, affidata a Geranio, è non meno emozionante. Ormai non ci stupiamo più dinanzi ad un brano che abbandona dopo due minuti il suo incedere lento e struggente per regalarci un lungo passaggio strumentale caratterizzato da un magnifico coro che si fa largo in mezzo all'alternanza di ritmi, stili, strumenti. La chiusura inquietante e ossessiva non rende forse giustizia al livello compositivo dell'intero disco. Quando commento album di tale spessore divento un fondamentalista: non può non piacere a veri appassionati di musica. Andrebbe fatto ascoltare alle scuole medie!

Giovanni Febbraio 2004

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