BABESCH 90 (2015), 139-154. doi: 10.2143/BAB.90.0.3089918

Una dedica ad Augusto e le porte di Alife

Enrico Angelo Stanco

Abstract

Two limestone blocks from a Roman monument, one of which characterized by an Ionic architrave with two fasciae, were found as reused pieces in an early medieval burial recently excavated near the city of Allifae. Two other similar fragments of architraves, housed in the Museo Civico of Piedimonte Matese (CE), on which is inscribed a dedication to Augustus, are ascribable to the same complex, and may be associated with other archi- tectural elements including two voussoirs and a fragment of a frieze, datable to the first triumviral age, engra- ved with trophies and weapons. It seems plausible to assign all those items to the façade of the triumviral colony city gates; the dedication to Augustus was added later above the gate overlooking Rome, that was monumental- ized after the construction of a paved road from Venafro (and Rome) to Alife given by the princeps.*

Un recente sondaggio archeologico nell’area cir- Al primo dei due blocchi, per dimensioni, deco- costante l’anfiteatro di Alife, nel suburbio sud razione frontale e caratteristiche della lavorazione, orientale della città, ha portato in luce due sepol- sembrano avvicinabili due pezzi consimili fram- ture altomedioevali una delle quali realizzata con mentari conservati al Museo Civico di Piedi- vari blocchi lapidei di spoglio (figg. 1-3).1 I pezzi monte Matese, che presentano un’iscrizione sulle provengono in parte dal vicino anfiteatro ormai due fasce, più volte editi (figg. 6-12, 13.2-3, 15, 17):2 in abbandono, ma anche dalla circostante necropoli - Blocco parallelepipedo in calcare (cm 82+ x 46 x romana; due elementi di incerta attribuzione, evi- 38) mutilo del lato sinistro, fronte articolata in un dentemente parte di un medesimo complesso per architrave a due fasce sormontata da cornice a le consimili caratteristiche, si distinguono per la gola rovescia e listello; sulle fasce iscrizione: [---] particolare morfologia: SARI. DIVI[---] / [---]TRIBVNIC[---], lett. cm 14, - Blocco parallelepipedo in calcare (cm 111,5 x 12; superficie liscia con leggera gradina; parte 43,5 x 31-27) integro, fronte articolata in un retrostante lasciata grezza, fianco residuo con architrave a due fasce sormontata da cornice a anathyrosis a lieve sottosquadro e superfici di gola rovescia e listello, superficie liscia con leg - contatto (verso la fronte e la faccia superiore) rifi- gera gradina; parte retrostante lasciata grezza, nite a fine gradinatura, piano di posa e piano di fianchi con anathyrosis a lieve sottosquadro e attesa lisci con lavorazione a gradina. Sul piano superfici di contatto (verso la fronte e la faccia di attesa si individuano un filo scalpellato (in superiore) rifinite a fine gradinatura, piano di corrispondenza del sottostante attacco della cor- posa e piano di attesa lisci con lavorazione a nice) per il corretto posizionamento arretrato del gradina. Sul piano di attesa si individuano un blocco sovrastante, e un incasso per ingrappatura filo scalpellato (in corrispondenza del sotto- laterale sull’estremità superstite (figg. 6-7, 11, stante attacco della cornice) per il corretto po- 13.2, 15.1, 17.1). sizionamento arretrato del blocco sovrastante, - Blocco consimile al precedente (cm 59+ x 46 x 35) e due incassi per ingrappature laterali (figg. 2-3, mutilo del lato sinistro, sulle fasce iscrizione: [---] 13.1, 14.1, 16). TO. PON[---] / [---]XIII. PAT[---], lett. cm 14, 12 - Blocco parallelepipedo in calcare (cm 111,5 x 45 (figg. 8-10, 11, 13.3, 15.2, 17.2). x 34) integro, fronte liscia con leggera gradina; parte retrostante lasciata grezza, fianchi con I due frammenti iscritti vengono attribuiti ad una anathyrosis a lieve sottosquadro e superfici di medesima epigrafe monumentale di dedica ad contatto (verso la fronte e la faccia superiore) rifi- Augusto databile tra gli anni 1 a.C. e 1 d.C.:3 nite a fine gradinatura, piano di posa e piano di [Imp(eratori) Cae]sari div[i f(ilio) Augus]to pon[tif(ici) attesa lisci con lavorazione a gradina. Nella faccia max(imo)] / [co(n)s(uli) XIII] tribunic(ia) [potest(ate) superiore sono due incassi per ingrappature late- X]XIII pat[ri patriae]. rali (figg. 4-5, 14.2). Tutti e due i blocchi conservano il margine destro (il sinistro è mancante) e, considerando il testo, dovevano essere posti in opera contigui; accet-

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98228_Babesch_90(2015).indd 139 31/08/15 13:20 tando per il secondo una lunghezza di cinque piedi esemplificativo, nei casi degli architravi del (m 1,48), nella ricostruzione grafica dell’iscrizione sacello del Genius e dei Lares Augusti di Capena si può disporre il testo della prima riga con una (inizi I secolo d.C.),9 del sacello (del Genius?) e dei corretta ordinatio e si evidenzia la presenza di una Lares Augusti di Cori (inizi I secolo d.C.)10 del maggiore quantità di spazio nella seconda riga, tale sacello di Histonium11 e dell’augusteo di Falerii da giustificare l’integrazione potestat(e) (fig. 12).4 Novi (giulio-claudio),12 tali edifici colonnati, con Nella ricostruzione proposta il testo occupa architravi alti circa la metà di quello in esame,13 l’architrave per un’ampiezza di circa m 3,90 (13 presentano anche iscrizioni con lettere di dimen- piedi). sioni proporzionalmente ridotte, che dovevano In considerazione delle caratteristiche morfo- teoricamente risultare leggibili ad altezze (calco- logiche si deve escludere l’attribuzione di tali late per le colonne complete) di poco più di 15 elementi a complessi colonnati, risultando evi- piedi. Facendo invece riferimento ad alcuni archi dente l’appartenenza ad un edificio con struttura trionfali di età augustea, si riscontra che ad altezze a facciata piena di blocchi squadrati (applicati da terra superiori (anche doppie rispetto a quelle verosimilmente ad un nucleo cementizio); ipotizzate per il monumento in studio),14 l’altezza l’assenza di qualsiasi evidente difformità visibile delle lettere in alcuni casi aumenta in proporzione, nella lavorazione delle facce inferiori sembrerebbe in altri di poco o affatto (tabella); se ne desume indicare un aggetto minimo della cornice rispetto che l’iscrizione alifana, con lettere di 14 e 12 cm, al resto della facciata. dovesse presentare almeno teoricamente dimen- L’architrave appare costruito secondo un disegno sioni tali da essere considerata leggibile ad teorico basato sulla misura romana del digitus (1/16 un’altezza anche superiore ai 20 piedi. di piede); dal basso le fasce dovrebbero corrispon- Nelle murature di epoca medioevale della dere a 10 e 9 digiti (teorici 18,5 e 16,65 cm) e la cor- porta (o porta Fiume) del recinto urbano nice a 5 digiti (teorico 9,25 cm) per un totale di 24 è visibile un blocco calcareo parallelepipedo reim- digiti (un pes più un semipes). piegato (spessore cm 33, ampiezza cm 66, altezza Seguendo l’enunciato vitruviano,5 un architrave non rilevabile) di cui si vede la sola faccia supe- di 1,5 piedi presuppone una colonna completa alta riore con due incassi laterali per grappe - fig. 19), piedi 19,5 (più presumibilmente, per arrotonda- molto simile per dimensioni e caratteristiche al mento, 20).6 Inoltre, dal confronto con i rapporti blocco liscio reimpiegato nella sepoltura presso dimensionali documentati in alcuni edifici tem- l’anfiteatro, mentre nel rifacimento medioevale plari di epoca romana con ordine corinzio,7 si della torre di sinistra della stessa porta è murato potrebbe ipotizzare un’altezza totale per la tra- un frammento di fregio in calcare con armi e tro- beazione, completa della cimasa, di 4,5 piedi.8 fei che sembra accostabile a tale gruppo di ele- Ovviamente tali osservazioni devono considerarsi menti (fig. 18): del tutto indicative, derivando da confronti con edi- - Blocco parallelepipedo in calcare (cm 80+; 43,5; fici di tipologia del tutto differente; purtuttavia 27) fratto sul lato sinistro e privo di parte del non sembra improbabile che l’architrave potesse listello superiore e dell’estremità destra del essere posto in opera ad un’altezza prossima ai campo figurato residuo, fronte articolata in sei metri (20 piedi) considerando che, a titolo due listelli aggettanti (superiore h cm 3, inferio re

Tabella. Confronto tra altezza da terra delle iscrizioni ed altezza delle lettere.

Monumenti Altezza iscrizione da Altezza lettere Centimetri digiti terra (in piedi) Arco di Rimini 50-56 35; 20 18 digiti; palmus maior (12 digiti) Arco aziaco 42-45 22 palmus maior (12 digiti) Arco di Susa 40-45 23; 14 palmus maior (12 digiti) semipes (8) Arco di Fano 35-40 30; 24 pes (16 digiti); 13 digiti Arco di Pola 34-36,5 15 10? semipes (8 digiti) Arco di Alife 20-21,5 14; 12 semipes (8 digiti); 7 digiti Sacello di Capena 15-16,5 9; 7,5; 6,5 5 digiti; palmus (4 digiti); 3 digiti Sacello di Histonium 15-16,5 7,5; 4,5 palmus (4 ); 3 digiti Sacello di Cori 15-16,5 9,5; 5,5; 5,5 5 digiti; 3 digiti Augusteo di Falerii Novi 15-16,5 6 3 digiti

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98228_Babesch_90(2015).indd 140 31/08/15 13:20 h cm 4,5) che racchiudono un fregio a rilievo complesso in esame. Si deve però rilevare che il fre- con trofei di armi, superficie liscia con leggera gio, per le caratteristiche iconografiche, non è coevo gradina; fianco integro e piani di posa e di attesa all’iscrizione, ma risulterebbe di alcuni decenni più non visibili, retro irregolare.15 antico; pertanto qualora si accettasse l’attribuzione ad un medesimo monumento, ne deriverebbe o Il fregio, che presenta stessa altezza e lavorazione un notevole attardamento culturale dei lapicidi dei blocchi con cornice a fasce,16 mostra caratteri- locali, oppure si dovrebbe concludere che su un stiche iconografiche che si distaccano dal reperto- monumento pubblico eretto in età triumvirale, rio normalmente riscontrabile negli edifici privati all’atto della fondazione della colonia o poco dopo, (sepolcri) e che risultano maggiormente coerenti sarebbe stata successivamente apposta una dedica con un edificio pubblico.17 ad Augusto negli anni tra l’1 a.C. e l’1 d.C (sull’argo- Nell’ambito dell’architettura romana di età mento si tornerà oltre). repubblicana ed augustea, nell’ordine ionico, e nel Infine sembra plausibile associare, sia pure in via corinzio che ne riprende le forme della trabeazione, di ipotesi, all’insieme illustrato due conci d’arco il tipo dell’epistilio a due fasce costituisce una dif- di epoca romana reimpiegati nel rifacimento fusa variante del più noto tipo a tre fasce, codificato medioevale della porta orientale del circuito negli scritti di Vitruvio;18 il canone vitruviano sem- murario urbano (porta Napoli; figg. 20-22):23 bra imporsi, almeno nell’architettura pubblica, solo - Concio d’arco in calcare (altezza ghiera cm in età augustea avanzata; è in tale periodo infatti 84+, larghezze agli estremi 58 e 37; spessore 74) che si generalizza l’uso dell’architrave a tre fasce scheggiato e mutilo del lato curvo interno, con coronamento a gola rovescia sormontato da fronte decorata con tre fasce sormontate da listello.19 cornice a gola rovescia e listello; superficie liscia Di contro il tipo dell’architrave a due fasce, che con gradina molto leggera; altre facce non visibili nasce e si sviluppa dal quarto al primo secolo a.C. (figg. 20-21). nell’area di cultura ellenistica (Macedonia, Asia - Concio d’arco in calcare come il precedente Minore, area siro-palestinese, Nabatea, Cipro, Egitto, (cm 88, larghezze agli estremi 58 e 37; spessore 74) Sicilia, Italia meridionale),20 risulta particolar- molto scheggiato e mutilo della faccia frontale mente attestato in area italica, sia nei monumenti (fig. 22). pubblici che nei sepolcri, in età medio - tardo repubblicana e augustea, rimanendo più spo- Tali elementi sono relativi ad un arco originario radicamente in uso, soprattutto nell’architettura con luce di circa metri 3,4-3,6 (12 piedi romani), sepolcrale, per buona parte del primo secolo fino composto da quindici conci uguali24 dell’ampiezza almeno in età tardo neroniano - protoflavia, per di cm 88 (3 piedi), ciascuno con un settore d’arco poi tornare in auge anche nell’architettura pub- di 12°, per il quale in base a confronti con edifici con- blica in età adrianea.21 simili (archi onorari e porte urbiche) sembra plau- Per le proporzioni interne tra i vari elementi sibile una datazione in età augustea o comunque della trabeazione con architrave a due fasce non primo imperiale; la misura della luce corrisponde sono pervenute notizie in merito all’eventuale a quella delle porte del circuito murario romano redazione di un canone, che però doveva sussi- di Alife e appare quindi logico supporre che nelle stere, secondo logica per confronto con il canone fasi edilizie medioevali nelle ghiere possano essere vitruviano e giudicando dalla casistica nota: in stati reimpiegati i conci delle porte più antiche; a tali seguito all’esame di un campione abbastanza complessi sembra di poter attribuire anche gli epi- ampio di epistili pertinenti ad edifici pubblici e a stili ed il fregio già trattati. monumenti privati (case e sepolcri), si può evincere La decorazione a tre fasce e cornice risulta quasi da un lato la ricezione modulare del modello teoriz- canonica nelle ghiere degli archi trionfali, ma la zato per la trabeazione canonica vitruviana con scarsa luce dell’arco sconsiglia l’attribuzione dei architrave a tre fasce, dall’altro la diffusa tendenza pezzi in esame a tale classe di monumenti; di all’equivalenza tra le altezze di architrave e fregio; contro tale decorazione appare elemento meno ambedue le soluzioni presentano interessanti col- comune ma non raro nelle ghiere d’arco delle legamenti con il mondo ellenistico, portando così porte urbiche.25 Si deve comunque rilevare che a presupporre la formazione di due canoni paral- appare anomala la diversa decorazione a tre fasce leli fedelmente seguiti dagli architetti romani.22 rispetto a quella a due fasce dell’architrave iscritta, Traendo quindi le dovute conclusioni, pur con in quanto nella maggior parte dei casi sia nelle tutte le cautele del caso, non sembra fuori luogo porte urbiche ornate che negli archi trionfali queste l’attribuzione del frammento di fregio descritto al due partizioni architettoniche presentano un

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98228_Babesch_90(2015).indd 141 31/08/15 13:20 identico apparato decorativo,26 anche se sono trabeazione, ad un’altezza di 21 piedi (m 6,21); è comunque documentati casi con differenti solu- possibile peraltro una riduzione nell’altezza degli zioni nelle due parti.27 stipiti a 11 piedi (m 5,02), e di conseguenza della Sembra comunque opportuno considerare che luce della porta al colmo a 11 piedi (m 3,25), in la particolare decorazione del fregio presenta scarsi consonanza con l’altezza teorica dell’architrave a confronti con le porte monumentalizzate: per 20 piedi da terra (m 5,91) (figg. 25, 27). esempio nel caso di Ariminum si è notato come il Conseguentemente a quanto esposto in prece- riferimento del monumento al programma urba- denza, sia pure a livello di ipotesi, si potrebbe rico- nistico civile e non ad un fatto militare o trionfale struire almeno parzialmente lo schema progettuale avesse comportato l’attenuazione, quasi la scom- delle quattro porte dell’originario circuito murario parsa, del repertorio iconografico di tipo tropaico, di Alife; inserite tra due torri a pianta rettangolare relegato nei lacunari del cassettonato28 e che distanti tra loro 30 piedi, tra due tratti murari ampi anche nei casi in cui tale repertorio appare mag- fino agli stipiti 9 piedi e con luce ampia 12 piedi, giormente enfatizzato, come nella porta di Saepi- presentavano un’altezza al colmo della luce di num,29 questo si presenta in tono ridotto. Solo nella 17-18 piedi; a 20-21 piedi di altezza era una cornice porta urbica di Langres, databile ai primi decenni ionica con architrave a due fasce e fregio ornato del I secolo d.C. (sia pure con dubbi), compare con armi e trofei. sull’architrave a tre fasce un fregio con scudi ed A questo punto, tornando all’iscrizione, sem- armi offensive.30 bra possibile che questa sia stata apposta solo in Purtroppo in tutte e quattro le porte del recinto un secondo momento su una delle porte e per- murario di Alife la soprastruttura originale è del tanto sarebbe relativa ad uno specifico evento tutto scomparsa.31 Nella ricostruzione medievale verificatosi negli anni 1 a.C.-1 d.C. L’epigrafia di Porta Napoli i conci dell’arco romano sono alifana offre per tale periodo un solo indizio deri- stati riposizionati all’altezza di m 1,52 dal piano vante dal cippo miliare conservato a Masseria di campagna attuale (figg. 23-24), ma ciò che resta Cegna (Ailano - CE) tra i ruderi dell’abbazia di S. delle mura romane non raggiunge tale quota; Maria in Cingla: imp(erator) Caesar divi f(ilius) infatti, nel settore apparentemente meglio con- Aug(ustus) / pontif(ex) maxum(us), co(n)s(ul) XIII, / servato, il piedritto sinistro, la muratura, costi- tribunic(ia) potest(as) / (milia passuum) XII.34 Il testo tuita in facciata da blocchi antichi legati con malta corrisponde a quello di altri cippi miliari distribuiti e nella parte retrostante da una cortina disordinata sulla viabilità che dalla transitava per di piccoli scapoli di calcare e spezzoni di tegole, Venafro ed Isernia.35 è chiaramente relativa ad un intervento postclas- Nei miliari la tribunicia potestas non è mai speci- sico; solo il primo filare in basso, che emerge per ficata, con i dati a disposizione la cronologia si 55 cm dal piano di campagna moderno, risulta inquadra tra il XIII consolato del 2 a.C. e la morte attribuibile alla fase originaria del complesso. Il di Augusto nel 14 d.C.; la corrispondenza degli piano di spiccato della controporta, rilevato in un elementi dei due testi potrebbe suggerirne l’attri- sondaggio effettuato all’interno delle mura, si buzione ad un medesimo evento, che nel caso trova a m -1,70/1,78 dal piano stradale attuale,32 potrebbe essere individuato con la sistemazione e pertanto lo stipite della porta risulta conservato del raccordo stradale per Alife da Venafro e quindi per almeno m 2,25-2,33; nella porta occidentale dalla regolarizzazione dei collegamenti con Roma. (porta Roma), ove l’interro è minore e le murature L’intervento augusteo dovette poi ampliarsi negli originali sono totalmente in luce fino al piano di anni successivi oltre Isernia, come risulta dai testi spiccato sul lato sinistro (fig. 26), escludendo l’ul- di altri due miliari sulla via Sulmo- timo filare di blocchetti di minori dimensioni legati datati agli anni 3-4 e 9-10 d.C.36 con malta,33 si evidenzia un’altezza di almeno m 2,30. Il fatto che la distanza del miliario di Masseria La porta è ampia 12 piedi (m 3,55), e sembra Cegna sia relativa ad un collegamento breve, men- plausibile un’altezza al colmo della luce dell’arco tre negli altri miliari è data la distanza da Roma,37 di 18 piedi (m 5,32) con un rapporto di 2:3; gli individua una strada locale, verosimilmente 'a stipiti avrebbero così un’altezza di 12 piedi e la Venafro Allifas';38 su tale percorso l’area di Mas- costruzione geometrica sarebbe rappresentata da seria Cegna dista da Venafro circa 18 chilometri un quadrato con un triangolo isoscele sovrap- corrispondenti alle XII miglia del miliario.39 posto con base pari al lato del quadrato ed altezza Seguendo tale ipotesi sembra possibile che una pari a metà. La ghiera dell’arco misura 3 piedi (m delle porte della città, presumibilmente l’occidentale 0,88) e immediatamente sopra questa, come da verso Venafro (od. Porta Roma), sia stata dedicata molteplici confronti, doveva correre l’eventuale ad Augusto come ringraziamento della comunità

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98228_Babesch_90(2015).indd 142 31/08/15 13:20 per l’atto di evergetismo, come una sorta di arco coronamento merlato; lo stesso elemento com- trionfale, anche se nel testo ricostruito non com- pare nei mosaici di Pola e Avenches.54 pare alcun riferimento alla motivazione della dedi ca La presenza di un frontone terminale nelle porte come invece nell’arco di Rimini relativo alla siste- risulta elemento comune in ambiente ellenistico, mazione della via Flaminia;40 qualora tale costru- soprattutto per ingressi santuariali,55 e il modello zione risultasse corretta nella parte finale dell’iscri- viene evidentemente mutuato da tale originaria zione in esame potrebbe anche trovare posto una localizzazione ad alcuni casi di porte urbiche elleni- formula dedicatoria finale abbreviata.41 stiche che potrebbero aver costituito un modello per Tale ipotesi ricostruttiva, pur fondata esclusi- le consimili strutture di epoca romana. vamente su ipotesi e indizi, giustifica il fatto che Ma nel caso alifano sembra possibile una diversa un’iscrizione dedicatoria di tale importanza sia origine del tipo architettonico, proponendo di stata iscritta sulle fasce dell’architrave e non sul riconoscere nella porta occidentale (Porta Roma) fregio o in un’apposita tabella in posizione più un rifacimento databile tra l’1 a.C. e l’1 d.C. con autorevole; in nessun arco onorario noto appare una monumentalizzazione della struttura che un’iscrizione dedicatoria originaria sulle fasce viene dedicata ad Augusto con una fusione tra il dell’architrave42 e lo stesso si riscontra anche tema della porta urbica e quello dell’arcus trium- nelle porte urbiche; sull’architrave sono relegate phalis, come nel caso dell’Arco di Rimini. Nell’am- di solito le iscrizioni accessorie o quelle posteriori bito di tale intervento la saracinesca viene arre- come nella Porta Esquilina a Roma, nella porta di trata, presumibilmente per l’esigenza di ricavare Fano o nell’arco di Bara.43 nella fronte della porta una o più nicchie per Lo stesso si riscontra nella maggior parte degli l’inserimento di statue dell’imperatore e di altri edifici augustei e posteriori44 e in età repubbli- personaggi;56 sembra logico che in tale progetto cana, nel santuario di Palestrina;45 a Falerii Novi potesse essere inclusa la realizzazione di un coro- un edificio (portico?) presenta la fronte dell’archi- namento a frontone per completare il prospetto trave unificata in un’unica tabella scorniciata con una valenza di tipo sacrale; la merlatura della iscritta.46 prima fase sarebbe rimasta dietro al frontone, Solo pochi monumenti si distaccano da tale come per l’appunto appare nelle vedute del regola; il tempio circolare di Tivoli, ove le fasce sono mosaico.57 certamente unificate nel campo epigrafico e il fregio Certo è che l’edificio, o il complesso, cui apparte- è riccamente scolpito,47 e un architrave al museo di nevano gli elementi architettonici in esame doveva Amelia, con una probabile dedica a Livia Augusta, essere ormai privo di funzione in età longobarda, relativo ad un sacello circolare verosimilmente con allorquando venne spoliato degli elementi lapidei fregio ornato.48 In tali monumenti, edifici sacri a che furono riutilizzati sia nell’edilizia pubblica pianta circolare, l’area del fregio era occupata (in un che per fini privati; i due pezzi del Museo di caso dubitativamente) dalla ricca decorazione e Piedimonte provengono infatti dalla chiesa di S. l’iscrizione era apposta sull’architrave.49 Salvatore,58 ove erano stati reimpiegati in età lon- A sostegno di una tale ipotesi è un ulteriore gobarda (770-774 d.C.)59 assieme ad una grande m osaico da una domus alifana,50 oggetto di un quantità di altri elementi lapidei iscritti provenienti recente studio, nel quale sono raffigurate alcune dalla vicina Allifae,60 mentre i due pezzi di recente porte urbiche che presentano la peculiare partico- rinvenimento, come già esposto, erano stati messi larità iconografica di un timpano monumentale in opera in una sepoltura altomedioevale presso l’an- tra il secondo piano a galleria ed il coronamento fiteatro romano; inoltre i conci d’arco sono stati merlato (fig. 28), lasciando ipotizzare che il mosai- reimpiegati a Porta Napoli. Tutto ciò considerato cista possa essere stato ispirato dalla realtà monu- non appare improbabile supporre che i pezzi in mentale delle porte della colonia.51 esame potessero provenire dalle porte della città, In particolare tale iconografia porta a riconside- i conci d’arco e gli elementi nella tomba presso l’an- rare la possibilità della presenza di un frontone fiteatro dalla porta orientale (Porta Napoli) il fre- ornamentale sul coronamento di tale tipologia gio forse dalla stessa porta (ove sono reimpiegati architettonica; il timpano triangolare, rappresen- anche pezzi del mausoleo c.d. degli Acilii Glabrio- tato nei disegni rinascimentali delle porte di nes fuori Porta Napoli) o dalla porta meridionale Spello e Ravenna,52 era stato rigettato, almeno nel (porta Fiume) gli altri pezzi, iscritti, presumibilmente primo caso, come supposta integrazione degli dalla porta occidentale (Porta Roma). Tale costru- artisti.53 Il mosaico alifano testimonia inequivoca- zione spiegherebbe anche il differente profilo delle bilmente la presenza del timpano anteposto al modanature che caratterizza l’architrave rinvenuto presso l’anfiteatro, che presenta fasce superior-

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98228_Babesch_90(2015).indd 143 31/08/15 13:20 mente rastremate con fronte obliqua, rispetto agli e sul fregio, h. 36?, fregio 14,5?, fascia inf. 8,5?, fascia sup. 61 9?, cornice 5? altri due elementi iscritti nei quali le fasce sono 11 Buoncore 1983, 162, n. 2; blocco unico per architrave e a piombo; lievi differenze di dimensioni e profilo fregio, h. 44, fregio 21?, fascia inf. 7,5?, fascia sup. 7,5?, si riscontrano anche nella cornice (fig. 11), tali da cornice 8? suggerire la presenza di diverse strutture con 12 Di Stefano Manzella 1981, 146-148; CIL, XI 3183; blocco unico per architrave e fregio, iscrizione sull’architrave, consimile aspetto. h. 45?, fregio 24?, fascia inf. 7,5?, fascia sup. 8?, cornice 5? 13 Le misure sono espresse in piedi, il punto di domanda NOTE indica le ricostruzioni teoriche; i diversi monumenti, forse tutti legati al culto del Genius Augusti o di Augu- * Fotografie e disegni, quando non diversamente speci- sto stesso, corrispondono indiscutibilmente ad una ficato, dell’autore. Un ringraziamento è dovuto al prof. progetto dimensionale standardizzato, i rapporti corri- Giuseppe Camodeca per le critiche, i consigli e i sug- spondono a quanto previsto da Vitruvio nel caso del gerimenti con i quali ha seguito il lavoro. tempio picnostilo. 1 Le due sepolture sono state presentate da L. Rendina, monumenti HA HC HCA DBC L. Di Cosmo, Nuove sepolture altomedievali dall’a- rea dell’anfiteatro di Alife, in Esperienze di ricerche in sacello di Capena ¾ 15? 1,5 1,5 (Atti del I seminario di archeologia postclas- sica 23-24 marzo 2011), in sacello di Histonium ¾ 15? 1,5? 1,5? corso di stampa. sacello di Cori ¾ 15? 1,5? 1,5? 2 CIL IX, 2330; Mancini 1968, 86-87; Buonocore 1998, 46-50; AE 1998, 00401; Mancini 1997, 148-151; 2005, 109, augusteo di Falerii Novi ¾ 15? 1,5? 1,5? n. 12; Isabella 2007, 125-127. 3 Cfr. bibliografia alla nota precedente. HA: altezza architrave; HC: colonna; HCA: altezza capi- 4 Con una più stretta consonanza con i testi dei miliari tello; DBC: diametro base colonna augustei, cfr. infra. Si deve però ricordare che il blocco 14 L’altezza della colonna in tale classe di monumenti di architrave anepigrafe, completo, presenta una lun- risulta ininfluente in quanto in tutti i casi presi in esame ghezza di cm 111,5, forse con un’ampiezza teorica di 4 l’ordine spicca da un alto podio che aumenta sensibil- piedi (cm 118) meno lo sfrido, e che pertanto tale rico- mente l’altezza da terra dell’iscrizione. struzione deve considerarsi del tutto congetturale. 15 Merolla 1964, 42; Villucci 1990, 156; Caiazza 1995, fig. 5 Vitr. De arch. 3.5.8-11. 100; Caiazza 2001, 154, fig. 50. 6 Considerando infatti un architrave di 1,5 piedi, l’unico 16 Le altezze dell’architrave e del fregio descritto oltre caso in cui la misura teorica della colonna ricadrebbe risultano in linea con quelle degli archi di Orange, nei gruppi dimensionali nel diagramma vitruviano Rimini, Susa (di poco superiori), e corrispondono a (Vitr. De arch. 3.5.8) è quello di 19,5, per il gruppo di quelle dell’arco di Pola e dell’arco aziaco del foro 15-20 piedi. Un architrave da 1,5 piedi nel sistema da romano (ricostruzione Gatti). 20 a 25 e da 25 a 30 risulterebbe di dimensioni troppo 17 Anticipo in quest’ambito parte delle conclusioni di uno esigue. Tale rapporto viene rispettato, ad esempio, studio in corso di prossima pubblicazione, da parte di nell’arco di Susa (De Maria 1988, n. 110). Stefania Tuccinardi che ringrazio ancora per la cortesia, 7 Gros 2001b, 497-498. per i proficui scambi di opinioni e per i consigli datimi 8 Con un rapporto h colonna / h trabeazione di 4,33; nel corso del presente studio, oltre che per l’accurato ipotizzando una trabeazione completa di 4 piedi il rap- studio del fregio alifano, materia troppo distante dalla porto dimensionale passa a 4,84, molto al di fuori dello mia personale formazione specialistica. standard che sembra attestarsi al di sotto di 4,5 (Gros 18 Vitr. De arch. 3.5.10. 2001b, 497-498) mentre in età repubblicana il rapporto 19 Gros 2001a, 161. appare molto superiore (Schenk 1997, 67). Invece, 20 Grobel Miller 1973, 202-207; von Sydow 1977, 284; Pen- secondo il canone vitruviano, il modulo è dato dall’i- sabene 1993, 87; von Sydow 1984, 322-324. Molti degli moscapo della colonna e l’architrave non è mai supe- esempi di epistili a due fasce menzionati nella bibliografia riore a 1,68 del modulo, con un rapporto tra l’altezza (tomba macedone da Lefkadia, Leonidaion ad Olimpia, della colonna e l’altezza di tutta la trabeazione (cimasa Tempio L di Epidauro, sepolcri lici e carii, propyla di inclusa) di 5,95 (Vitr. De arch. 3.5.8-11; Gros 2001b, 498). Labraunda, altare del tempio di Atena a Priene, stoà del In alcuni archi trionfali di età augustea e primo impe- santuario di Atena Poliàs a Pergamo, edificio di Laodike riale il rapporto appare coerente: Rimini 5,12; Susa 4,68; a Mileto, casa 'dell’Ermete' a Delo, cornici dal Quartiere Pola 3,8; Orange 4,6 (misure approssimate sulla base Reale e sepolcro ipogeo da Alessandria, sepolcro di dei rilievi editi). Diversa la situazione negli edifici di Butera, rilievo da Taranto, ipogeo dei Cristallini di età repubblicana, con rapporti di 1,76 (tempio rotondo Napoli) sono relativi a trabeazioni prive del fregio: di Tivoli) e 1,73 (tempio rotondo del Tevere) ancora sugli architravi in quasi tutti i casi si impostano diret- maggiore per gli edifici con ordine corinzio ed archi- tamente i dentelli. trave dorico (Schenk 1997, 67), mentre in area greca e 21 A prescindere dalle attestazioni di età precedente (in microasiatica il rapporto si aggira attorno a 2 (Schenk particolare i templi di Atena al Sounion e di Apollo a 1997, 67). Bassae. Grobel Miller 1973, 202-207; von Sydow 1977, 9 Papi 1994, 150 e figg. 2, 6; AE 1994, 624; blocco unico per 284; von Sydow 1984, 324; Pensabene 1993, 87), vedi P. architrave e fregio, iscrizione sull’architrave e sul fregio, Pensabene in Calza et alii 1977, 328, n. 420, nota 1; von h. 45, fregio 22, fascia inf. 7, fascia sup. 10, cornice 6. Sydow 1977, 284; Pensabene 1993, 88; von Sydow 1984, 10 Brandizzi Vitucci 1968, 97 e 98 fig. 196; CIL, X 6516; blocco 322-324; Montanari 2009, 48. unico per architrave e fregio, iscrizione sull’architrave

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98228_Babesch_90(2015).indd 144 31/08/15 13:20 22 L’argomento verrà trattato più dettagliatamente in altra 30 Polito 1998, 154-155. sede; si presentano in quest’ambito le conclusioni che 31 Sulle porte romane di Alife, Miele 2007, 192-194 con possono interessare il caso in esame. bibliografia precedente. 23 In età medioevale sembra possibile che l’intero arco fosse 32 Miele 2001, 36-39. stato realizzato reimpiegando conci di un monumento 33 Che peraltro nell’archivolto interno interrompono le romano; a seguito di eventi traumatici di tale intervento ampie scanalature per la chiusura a saracinesca. sono rimasti in opera solo i due conci di base mentre la 34 Mancini 1998, 148, n. 182; Mancini 2002. parte superiore della porta attualmente visibile è relativa 35 Donati 1974, nn. 37-38; Caiazza 2010, 77-83. IMP. CAE- ad un rifacimento di età postmedievale. SAR DIVI F. AUG. / PONTIF. MAXIM. COS. XIII / 24 15 conci si riscontrano anche nella porta Gemina di TRIBUNIC. POTEST[at] / [CX] (Donati 37); IMP. CAE- Ascoli, dell’arco di Carsulae, dell’arco centrale della SAR DIVI F. AUG. / PONTIF. MAXIM. COS. XIII / porta Pretoria di Aosta; il numero dei conci negli archi TRIBUNIC. POTESTAT. (Donati 38); [i]MP. CAESAR monumentali (porte ed archi trionfali) tende a variare DI[vi f. Aug.] / COS. XI TR. POTESTA[te] / EX S. C. presumibilmente in relazione con la qualità della pietra (Caiazza 2010); IMP. CAESAR DIVI F. AUG. / PONTIF. impiegata e con la luce dell’apertura. Dai 31 dell’arco MAX. C[os]. XIII / TR[ibunic. P]OTE[stat] (Caiazza di Augusto ad Aosta, 29 nell’arco centrale della Porta 2010). Pretoria di Aosta, 25 dell’arco di Rimini, 23 nell’arco 36 Donati 1974, nn. 41-42; G. De Benedittis, La Provincia Sam- centrale della porta di Fano, 21 dell’arco centrale della nii e la viabilità romana (Quaderni dell’Associazione 4), porta Consolare di Spello e di porta di Isernia 2010, 41-56. IMP. CAESAR DIVI F. AUG. / [PON- Sepino, 19 dell’arco centrale dell’arco di Orange, 17 di TIF.] MAXIM. COS. XIII / TRIB. POTESTAT. XXVI / porta Tammaro e di porta Boiano di Sepino, dell’arco CXX (Donati 41); [IMP. CAESAR DIVI F. AUG.] / PON- centrale della porta di Augusto di Nîmes e dell’arco di TIFEX [MAXIM.] / TRIB. POTESTAT. XXXII COS. Fano, della porta di Tarragona, dell’arco di Bara 13 [XIII] / CXXI (Donati 1974, n. 42). Al grupppo sembra della porta di di Saint–André ad Autun, nell’arco cen- affine un miliario sulla via Esernia Boviano di proble- trale della porta di Colonia, nella porta dei Leoni di matica lettura: [---]HR[---]SV / AUG. PONT. MAX. / Verona, nella porta di Carmona o nell’‘Arco di Druso’ CXVIIII (Donati 1974, n. 40) (forse [I]MP. [CAE]SAR sull’Appia, degli archi laterali dell’arco di Orange, [DIVI F.] / AUG ecc.). nell’arco di Saintes, 11 dell’Arco dei Gavi a Verona, 37 Miglia [CX], CXX, CXXI, CXVIIII, Donati 1974, nn. dell’arco centrale di porta Venere e dell’arco laterale di 37-38, 40-42. porta Consolare di Spello, ai 9 negli archi laterali di 38 E forse oltre, per Telesia e Beneventum. porta Venere di Spello della porta di Augusto a Nîmes, 39 Seguendo il percorso della linea ferroviaria fino all’al- 7 negli archi laterali della porta di Fano (osservazioni tezza di Mastrati, quindi valicando il Volturno e costeg- dirette autore; Matteini Chiari 1982; Rebecchi 1987; De giando le pendici meridionali di Monte Cappella fino Maria 1988, nn. 3, 11, 21, 91, 113; Gros 2001a, figg. 21, al Lete e a Masseria Cegna (cfr. Caiazza 2010, 84-86). 37, 39, 55, 60, 64). 40 De Maria 1988, 260-262, n. 48; CIL, XI 365. 25 Trento porta Veronensis, Aosta porta Pretoria, Verona 41 Del tipo s(enatus) p(opulus)q(ue) A(llifanus) o ex s(enatus) porte Leoni e Borsari, Autun porta di Saint–André, c(onsulto) o consimile. In tal caso si dovrebbe ipotizzare Rimini arco di Augusto (due fasce e cornice) e Colonia anche una diversa formula al posto del troppo esteso (Mangani, Rebecchi, Strazzulla 1993, 185; Rebecchi 1987, pat[ri patriae], forse pat[(ri) patr(iae)… 149, fig. 25; Lugli 1957, tav. LXXVI, 2-3; tav LXXV, 2; 42 Eccetto forse che nell’arco di Filippi (De Maria 1979, 76 Rebecchi 1987, 130 fig. 1 e 149 fig. 26; De Maria 1988, e fig. 29), tra i più antichi dell’epoca augustea e comun- n. 48; Gros 2001a, 42 fig. 21). que ancora attribuibile ad una fase fluida di forma- 26 Per esempio, nei casi dell’arco di Rimini e della Porta zione del tipo architettonico, che presenta l’iscrizione, Esquilina di Roma (c.d. arco di Gallieno) ad un archi- in lettere applicate, sull’architrave a tre fasce opportu- trave a due fasce corrisponde una decorazione a due namente lasciato liscio nell’area del campo epigrafico. fasce nei conci d’arco; nei casi degli archi di Susa, Pola 43 De Maria 1988, nn. 21, 93; Gros 2001a, 72 e fig. 55. e a Roma del c.d. arco di Druso e dell’arco aziaco sia 44 Capena, sacello del Genius e dei Lares Augusti (inizi I l’architrave che l’arco presentano cornice a tre fasce; secolo d.C.) (Papi 1994, 150 e figg. 2, 6; AE 1994, 624). nell’arco di Bara cornice e arco presentano un’unica Amelia, museo, dal teatro (augusteo?) (Matteini Chiari, fascia (De Maria 1988, nn. 33, 48, 56, 91, 93, 110; Gros Stopponi 1996, 55, n. 17; Tarchi 2000, tav. CCXXVIII; 2001a, fig. 55). CIL XI 4383). Appia, Casale di Roma vecchia (augu- 27 Nell’arco di Saintes la cornice degli archi presenta una steo) (CIL, VI, 883; Imagines, Roma 2, 3422). Histonium, soluzione differente rispetto a quella dell’architrave; sacello (culto imperiale?) (prima età imperiale) (Buono- nell’arco Partico a Roma (ricostruzione Gamberini core 1983, 162, n. 2). Cori, sacello (del Genius?) e dei Mongenet) l’architrave è a tre fasce e la cornice dell’arco Lares Augusti (inizi I secolo d.C.) (Brandizzi Vitucci a due, mentre nell’arco di Augusto ad Aosta l’architrave 1968, 97 e 98 fig. 196; CIL, X 6516). Saturnia, augusteo presenta un fregio dorico, i piedritti una cornice ionica (15/16 d.C.) (Carandini/Cambi 2002, 194, fig. 85; CIL, a due fasce e l’arco un’anomala partizione che sembra XI 2647). Aquileia, museo (augusteo, giulio-claudio) riproporre la curvatura di una trabeazione ionica con (Lettich 2003, 309, n. 444). Falerii Novi, augusteo (giu- architrave a due fasce, cornice, fregio e cornicione; nella lio-claudio) (Di Stefano Manzella 1981, 146-148; CIL, XI porta di Fano l’architrave presenta tre fasce, l’arco una 3183) (come negli altri augustei sulle fasce sono i nomi sola e i piedritti due; nella porta di Saint-André ad Autun dei dedicanti, al centro del fregio, in un’area rispar- archi ed architrave del primo livello presentano cornici miata, doveva essere la dedica primaria). Roma, Musei a tre fasce, nel secondo livello a due fasce (Gros 2001a, Capitolini, sacello dei Lares Augusti (100 d.C.) (Imagines, figg. 39-40; 48-49, 64; De Maria 1988, nn. 3, 21, 59). Roma 1, 2174; CIL, VI 451; ILS 3619). 28 Gualandi 1979, 112. 45 Palestrina, santuario, area sacra (ultimo quarto II secolo 29 Gualandi 1979, 115. a.C.) (Fasolo/Gullini 1953, 40, 272 n. 7 e figg. 58, 362, gruppo

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98228_Babesch_90(2015).indd 145 31/08/15 13:20 3). Ibid. terrazza emicicli (ultimo quarto II secolo a.C.) 60 Trutta 1776, 397; CIL, IX 2318-2319, 2327, 2329, 2337, (Fasolo/Gullini 1953, 133, 267-268 n. 2 e figg. 199, 352- 2338, 2342, 2357, 2382, 2383, 2421, 2436a. 353, tav. XVIII, 3). Ibid. terrazza della cortina, testata 61 Secondo la ricostruzione proposta i due frammenti aggettante fronte fornici (ultimo quarto II secolo a.C.) dovrebbero distare tra loro circa 75-80 cm; i due pezzi (Fasolo/Gullini 1953, 173, 176-177, 267, 270-271, 282 e presentano una sezione lievemente differente, ma tali figg. 262, 269, 350-351, 357 nn. 1, 5). esigue difformità sembrano riconducibili nell’ambito 46 Falerii Novi, edificio colonnato non identificato (dopo il delle irregolarità della lavorazione artigianale a mano. 6 d.C.) (Di Stefano Manzella 1981, 138-139, n. 15; CIL, XI 3150 + 3105 + 3148b; 3148a) blocchi distinti per architrave e fregio, resta il solo architrave con iscri- ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE zione entro tabella corniciata, h. 27. 47 Fine II secolo a.C. Delbrueck 1979, II, 16-22 e tav. XIII. Alife romana 1982: Alife romana. Contributo alla conoscenza 48 Dopo il 29 d.C.? Matteini Chiari/Stopponi 1996, 48, n. delle opere pubbliche e private, Napoli. 5; [---Liv]iae imp(eratoris) [Caesaris Augusti ---] / [---]ens Arslan Pitcher, L. 2013, I mosaici della domus di via Cado- IIII vir [---] CIL, XI 7833. lini rivisitati, in C. Angelelli (ed.), AISCOM, Atti del 49 Forse anche per influsso degli edifici con architrave XVIII colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la dorico, ove la zona del fregio, per la caratteristica spe- Conservazione del Mosaico (Cremona 14-17 marzo 2012), cificità di rapresentazione dell’apparato strutturale Tivoli, 13-20. dell’edificio, non può essere occupata dall’iscrizione. Bacchielli, L. 1984, Le porte romane ad ordini sovrapposti 50 Il mosaico è edito in Alife romana, 33-39; Miele 2007, e gli antecedenti greci, RM 91, 79-87. 201; Miele 2009, 420-421. Brandizzi Vitucci, P. 1968, Cora (Forma Italiae, 1, 5), Roma. 51 Stanco 2014 Buonocore, M. 1983, Regio IV. Sabina et . Histo- 52 Cfr. Bacchielli 1984, 82-83; Kahler 1935, 172-224. nium, in Supplementa Italica n.s. 2, Roma, 97-144. 53 Cfr. nota precedente. Buonocore, M. 1998, Le iscrizioni imperiali d’età giulio- 54 Pola, villa urbana sul lato sud-orientale del Foro (Roscino claudia nella regio IV. Nuove proposte di lettura, Epi- 2001, n. 34, Buzov 2005, 686). Avenches (Roscino 2001, graphica 60, 45-70. n. 48). Nel caso del pavimento da Cremona, Domus di Bursich, D./S. Nava 2013, Il mosaico del labirinto di Cal- via Cadolini (Roscino 2001, n. 22; Arslan Pitcher 2013, vatone – Bedriacum dallo scavo al 3D, in C. Angelelli 13-20) il timpano risulta racchiuso nella volumetria (ed.), AISCOM, Atti del XVIII colloquio dell’Associazione della facciata dell’edificio e deve pertanto intendersi Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Cre- come mero elemento ornamentale in rilievo, come mona 14-17 marzo 2012), Tivoli, 51-60. riscontrabile nei monumenti delle Porta Borsari e Porta Buzov, M. 2005, The Roman mosaics of Dalmatia, Histria Leoni a Verona, della porta Aurea a Ravenna, dell’arco and Pannonia, in H. Morlier (ed.), La Mosaïque Gréco- di Augusto a Rimini (Rosada 1990, 382-391; Kähler 1935, romaine IX, Actes du Colloque International (Roma, 10 172-224; De Maria 1988, n. 48, 260-262), dell’arcus in Sacra novembre 2001), Roma, 683-693. Via summa nel rilievo degli Haterii, forse rifacimento Caiazza, D. 1995, Archeologia e storia antica del Mandamento di della Porta Mugonia (Coarelli 1983, 34, nota 23; De Pietramelara e del Montemaggiore, I-II, senza luogo stampa. Maria 1988, tav. 72, 2; LTUR I, 97, 110; III, 157, 160; IV, Caiazza, D. 2001, Le torri di Alife. Un castello normanno, 224, 227). Nel caso di Calvatone (Domus del Labirinto: in D. Caiazza/L. R. Cielo (edd.), In finibus alifanis. Sto- Roscino 2001, n. 21, Bursich/Nava 2013, 51-60) l’even- ria e archeologia di Alife e del suo distretto, Piedimonte tuale presenza dell’elemento risulta dubbia; la termina- Matese, 81-140. zione triangolare della sovrastruttura della porta Caiazza, D. 2010, La via latina e i suoi raccordi, in G. De potrebbe anche essere interpretabile come una coper- Benedittis, La Provincia Samnii e la viabilità romana tura a falda o a padiglione della torre, come nei mosaici (Quaderni dell’Associazione 4), Isernia, 75-96. da Cormerod e Conimbriga (Roscino 2001, nn. 42 e 43, Calza R. et al. 1977, Antichità di Villa Doria Pamphilj, Roma. San Nicolás Pedraz 2004, 842). Carandini A./F. Cambi 2002 (edd.), Paesaggi d’Etruria. 55 Per esempio la porta di Zeus ed Hera a Thasos, o la Valle dell’Albegna, Valle d’Oro, Valle del Chiarone, Valle del porta riprodotta nella “terracotta S. Angelo”, cfr. Bac- Tafone, Roma. chielli 1984, 84-86 con ulteriori confronti. Porte monu- Coarelli, F. 1983, Il Foro Romano I. Periodo arcaico, Roma. mentalizzate con l’aggiunta di un timpano risultano Delbrueck, R. 1979, Hellenistische Bauten in Latium, Perugia comuni in ambiente ellenistico, soprattutto come (ristampa anastatica). ingressi santuariali. De Maria, S. 1979, La porta augustea di Rimini nel quadro 56 Solo nella porta Roma si riscontra la presenza nei pie- degli archi commemorativi coevi. Dati strutturali, in dritti della doppia rotaia per la saracinesca; la prima Studi sull’arco onorario romano, Roma, 73-91. rotaia, più esterna, posta a due piedi romani, dallo spi- De Maria, S. 1988, Gli archi onorari di Roma e dell’Italia golo esterno (cm 60 cca) corrisponde perfettamente a romana, Roma. quelle delle altre porte; la seconda risulta ulteriormente Di Stefano Manzella, I. 1981, Falerii Novi, in Supplementa arretrata di altri due piedi romani (cm 120 circa dallo Italica n.s. 1, Roma, 101-176. spigolo esterno); le rotaie sono larghe cm 16-18. Donati, A. 1974, I milliari delle regioni IV e V dell’Italia, 57 Una consimile situazione, con una fusione tra il tema in Epigraphica 36, 155-222. della porta urbica e quello dell’arcus triumphalis, si Fasolo F./G. Gullini 1953, Il Santuario della Fortuna Primi- potrebbe ipotizzare anche negli altri casi di porte sor- genia a Palestrina, Roma. montate da frontone. Gambella, A. 2007, Medioevo alifano. Potere e popolo nello 58 CIL IX, 2330; Mancini 1968, 86-87. stato normanno di Alife, 2Napoli. 59 Il monastero femminile di S. Salvatore venne fondato nel Grobel Miller, S. 1973, The Philippeion and Macedonian 770 o poco prima del 774 da Arechi II, duca e principe di Hellenistic Architecture, AM 88, 189-218. Benevento; cfr. Trutta 1776, 397, Gambella 2007, 20. Gros, P. 1997, (ed.), Vitruvio de architectura I-II, Torino.

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98228_Babesch_90(2015).indd 146 31/08/15 13:20 Gros, P. 2001a, L’architettura romana dagli inizi del III secolo settentrionale in età romana: morfologie e strutture e funzi- a.C. alla fine dell’alto impero. I monumenti pubblici (Biblio- onamento dei centri urbani delle regiones X e XI (atti del teca di Archeologia, 30), Milano. convegno, Trieste 13-15 marzo 1987), Roma, 365-409. Gros, P. 2001b, L’architecture romaine du début du IIIe siècle Roscino, C. 2001, Il mosaico con labirinto del Museo av. J.-C. à la fin du Haut-Empire 2. Maisons, palais villas et Archeologico Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi, tombeaux, Parigi. Ostraka 10, 117-146. 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Fig. 1. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale ricomposta.

Fig. 2. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale Fig. 4. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale ricomposta, cornice reimpiegata. ricomposta, blocco reimpiegato, fianco con anathyrosis.

Fig. 3. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale Fig. 5. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale ricomposta, blocco reimpiegato. ricomposta, blocco reimpiegato, piano di attesa.

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98228_Babesch_90(2015).indd 148 31/08/15 13:20 Fig. 6. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, primo frammento.

Fig. 9. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, secondo frammento, fianco con anathyrosis.

Fig. 7. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, primo frammento, fianco con anathyrosis.

Fig. 8. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, Fig. 10. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, secondo frammento. secondo frammento, piano di attesa.

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98228_Babesch_90(2015).indd 149 31/08/15 13:20 Fig. 11. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, i due frammenti dell’iscrizione accostati.

Fig. 12. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, ricostruzione dell’iscrizione (da calco a carta carbone con tonalità invertite).

Fig. 13. Alife, anfiteatro e Piedimonte, Museo Civico, sezioni degli architravi.

Fig. 14. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale ricomposta, cornice e blocco reimpiegati, piani di attesa.

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98228_Babesch_90(2015).indd 150 31/08/15 13:20 Fig. 17. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, particolare degli incassi per grappe; in grigio i residui di piombo.

Fig. 15. Piedimonte, Museo Civico, cornice iscritta, piani di attesa dei due frammenti.

Fig. 16. Alife, anfiteatro, tomba altomedioevale ricomposta, cornice e blocco reimpiegati, particolare degli incassi per grappe; in grigio i residui di piombo.

Fig. 18. Alife, Porta Fiume, torre sinistra, fregio reimpiegato, ripresa dal basso (più contrastata) e da fronte (meno contrastata).

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98228_Babesch_90(2015).indd 151 31/08/15 13:20 Fig. 22. Alife, Porta Napoli, stipite destro, concio Fig. 19. Alife, Porta Fiume, fianco destro, blocco d’arco reimpiegato; la freccia indica la modanatura reimpiegato. residua.

Fig. 23. Alife, Porta Napoli, veduta; le frecce Fig. 20. Alife, Porta Napoli, stipite sinistro, concio indicano i due conci d’arco. d’arco reimpiegato.

Fig. 21. Alife, Porta Napoli, stipite sinistro, concio d’arco reimpiegato.

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98228_Babesch_90(2015).indd 152 31/08/15 13:20 Fig. 26. Alife, Porta Roma, veduta.

Fig. 24. Alife, Porta Napoli, rilievo situazione esistente (Archivio Disegni Soprintendenza Napoli n. RA/rot. 136, n. 1937).

Fig. 27. Alife, Porta Roma, ricostruzione ipotetica (Archivio Disegni Soprintendenza Napoli n. RA/rot. 475, n. 69, rielaborato). Fig. 25. Alife, Porta Napoli, ricostruzione ipotetica.

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98228_Babesch_90(2015).indd 153 31/08/15 13:20 Fig. 28. Alife, mosaico dalla domus di via Roma, sezioni con rappresentazione di porte urbiche.

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