n otiziario bibliografico 51

periodico della Giunta regionale del Veneto n. 51 - febbraio 2006 sped. in abb. postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 taxe perçue tassa riscossa Filiale di Padova Notiziario Bibliografico n. 51, febbraio 2006 periodico quadrimestrale d’informazione bibliografica nb 51 a cura della Giunta regionale del Veneto

comitato promotore collaboratori alla redazione Con l’uscita del numero 50 Giancarlo Galan di questo numero il “Notiziario Bibliografico” ha cambiato Presidente della Regione del Veneto Cinzia Agostini, Enrico Ballerio veste grafica, mantenendo la propria originaria Angelo Tabaro Giovanna Battiston, Sandra Bortolazzo vocazione di strumento vivo per conoscere Segretario Regionale alla Cultura Fabrizio Boscolo Caporale, Laura Bozzo – con rubriche, recensioni, approfondimenti – Alessandro Casellato, Marilia Ciampi Righetti quanto viene pubblicato, nei più diversi ambiti, comitato di redazione Fiorino Collizzolli, Diego Crivellari in Veneto e sul Veneto. Claudio Bellinati Barbara Da Forno, Gina Duse Il percorso iconografico “le murrine”, che attraversa già Direttore emerito dell’Archivio Vescovile Franca Fabris, Susanna Falchero, Elio Franzin le rubriche della rivista propone, di volta in volta, e della Biblioteca Capitolare di Padova Barbara Giaccaglia, Cinzio Gibin un tema tratto da varie opere pittoriche. Fausta Bressani Luciano Morbiato, Giuseppe Iori, Paola Martini La “murrina”, opera d’artigianato tipicamente Dirigente regionale Direzione Beni Culturali Massimiliano Muggianu, Giorgio Nonveiller veneziano, è il risultato della lavorazione a taglio Massimo Canella Ferdinando Perissinotto, Silvia Piacentini di una canna di vetro interamente realizzata Dirigente Servizio Beni Librari, Mario Quaranta, Anna Renda a mano: la canna viene composta da diversi Archivistici e Musei Michele Simonetto, Angelo Tabaro strati di vetro colorato, con una tecnica Maria Teresa De Gregorio Tobia Zanon, Piero Zanotto artigianale unica, conosciuta solo nell’isola Dirigente regionale Unità di Progetto Attività di Murano e tramandata per centinaia di anni Culturali e Spettacolo collaboratori alla rassegna bibliografica di padre in figlio. Chiara Finesso Giovanna Battiston, Laura Bozzo In questo senso, “le murrine” diventano Responsabile di redazione Barbara Da Forno, Susanna Falchero una lente, dispositivo attraverso cui filtrare Bianca Lanfranchi Strina lo sguardo sull'arte e sulla tradizione del Veneto, già Sovrintendente ai Beni archivistici del Veneto direzione e redazione e non solo. Anelio Pellizzon Giunta regionale del Veneto In questo numero “le murrine” sono dedicate Direttore responsabile Centro Culturale di Villa Settembrini a vedutisti del Settecento. Marino Zorzi 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32 Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana tel. 041 980447 / 980499 - fax 041 5056245 direttore responsabile Giunta regionale del Veneto Unità di Progetto Attività Culturali e Spettacolo Anelio Pellizzon 30121 Venezia - Palazzo Sceriman responsabile di redazione Cannaregio Lista di Spagna, 168 tel. 041 2792710 - fax 041 2792794 Chiara Finesso Recapito della Redazione responsabile del coordinamento regionale “Notiziario Bibliografico” Romano Tonin presso Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova | via Cassan 34 (piazza Eremitani) segreteria di redazione tel. 049 8360887 | fax 049 8360864 Giovanna Battiston, Laura Bozzo (tutti i materiali per la rivista vanno inviati Barbara Da Forno, Susanna Falchero a questo indirizzo) progetto grafico Periodicità quadrimestrale Il Poligrafo casa editrice Tiratura 15.000 copie Laura Rigon Editore Il Poligrafo - Regione del Veneto Autoriz. del Tribunale di Padova n. 1291 impaginazione del 21-6-1991 Laura Bozzo Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padova Stampa Arti Grafiche Padovane

IL P O L IGRAFO

2 notiziariobibliografico51 indice

9 Carlo Scarpa 1906-2006. 18 F. Vivian, Colli trevigiani. Il paesaggio della Marca Le celebrazioni promosse dalla Regione del Veneto dal Piave alle Prealpi Enrico Ballerio in occasione del centenario della nascita Angelo Tabaro 18 Casoni. Dalle lagune di Caorle e Bibione a Cavarzere, Segretario Regionale Cultura, Regione del Veneto a cura di R. Franzin Franca Fabris

19 Marmolada: regina delle Dolomiti, a cura di L. Casanova recensioni e segnalazioni Enrico Ballerio 19 Dolomiti. Magia di neve - Winterzauber Enrico Ballerio

Scienze sociali 19 P. Campogalliani, Lontano vicino. Tra silenzi e sentieri nelle valli di Posina e Laghi Enrico Ballerio 13 D. Cason, Relazioni fra giovani e anziani nel Veneto. Indagine campionaria dell’Anteas Paola Martini 20 R. Sudiero, Grappa. Giardino degli Eroi Enrico Ballerio

13 Il Veneto si racconta. Primo rapporto statistico 2004 20 P. Paolucci, Piccola guida alle orchidee spontanee Il Veneto si racconta. Rapporto statistico 2005 del Triveneto Franca Fabris Susanna Falchero

13 Nord Est 2004. Rapporto sulla società e l’economia, Lingua - Tradizioni a cura di D. Marini Diego Crivellari 21 M. Lio, Modi de dir, modi de far. Dire e fare di un tempo 14 Il Veneto. Storia della popolazione dalla caduta di Venezia fra Prealpi Trevigiane e Bellunesi Giuseppe Iori a oggi, a cura di G. Dalla Zuanna, A. Rosina, F. Rossi Diego Crivellari 21 L. Pizzo - N. Turri, Tabarro. Storia di cavalieri, dame e sognatori Giovanna Battiston 14 Veneti nel Benelux, a cura di L. Segafreddo Susanna Falchero 22 M. Scibilia, Venezia. Osterie e dintorni. 15 V. Durante, Sportsystem tra fashion e performance. Vademecum per bere e mangiare a Venezia Giovanna Battiston Moda e design, sport e streetstyle, cultura e società del sistema sportivo italiano Susanna Falchero 22 M. Poppi, L’anno, i mesi e i giorni nella cultura popolare del veneziano. Proverbi, modi di dire, tradizioni Giuseppe Iori 15 Lavori pubblici di interesse regionale. Legge Regionale 7 novembre 2003, n. 27 e norme regionali 23 M. Zampieri - A. Camarda, Sotto il segno dei Maccheroni. complementari. Normativa vigente, a cura di M. Franco Rito e poesia nel Carnevale veronese Giuseppe Iori Diego Crivellari 23 G. Penzo, Vaporetti. Un secolo di trasporto pubblico 16 Manuale per operatori. Invalidità civile Susanna Falchero nella laguna di Venezia Piero Zanotto

Arte Ambiente - Scienze naturali 23 L. De Rossi, Francesco Polazzo Barbara Giaccaglia 16 P. Gasparetto - A. Talamanca, Le grotte del Montello. Guida di storia naturale del Montello di Nervesa della Battaglia 24 Scienza e tecnica del restauro della Basilica di San Marco Enrico Ballerio Silvia Piacentini

16 Grotte dei Berici. Aspetti fisici e naturalistici 24 Dipinti e sculture del Trecento e Quattrocento restaurati Enrico Ballerio in Veneto, a cura di A.M. Spiazzi e F. Magani Marilia Ciampi Righetti 17 Censimento delle aree naturali “minori” della Regione Veneto Enrico Ballerio 25 M.G. Sarti, Il restauro dei dipinti a Venezia alla fine dell’Ottocento. L’attività di Guglielmo Botti 17 I Colli Euganei Anna Renda Silvia Piacentini

notiziariobibliografico51 3 25 Vittorino Morari. La terra in attesa, a cura di L. Pisanello 35 G. Conati, La Seconda Guerra mondiale a Pescantina Barbara Giaccaglia Ferdinando Perissinotto

26 G. Sartorelli, Per pretesto e per amore. 35 La somma del dolore. Fontesi caduti nella Seconda Guerra Parole e immagini intorno all’arte e alla città 1968-2004 mondiale 1940-1947, a cura di I. Riera Diego Crivellari Giorgio Nonveiller 36 Storia di un territorio di frontiera. Trebaseleghe, 26 50. Biennale revisited, a cura di S. Collicelli Cagol a cura di D. Gasparini Michele Simonetto e F. Cancellieri Silvia Piacentini 36 E. Ramazzina, Santa Giustina in Colle. 27 Franco Carlassare. Geometrie del colore, Gli anni della Seconda Guerra mondiale (1940-1950) a cura di C. Limentani Virdis Silvia Piacentini Elio Franzin

27 Arte a Verona. Vent’anni di una tipografia - Arte e persone. 37 D. Garafoli - G. Bocchini Padiglione, Aldo Finzi. Vent’anni di ritratti, a cura di E. e R. Bassotto Silvia Piacentini Il fascista ucciso alle Fosse Ardeatine Elio Franzin

28 Antonio Ievolella / X Quadra. I guardiani della dormiente 37 G. Muneratti, 1944-1945. La vita di una piccola comunità Silvia Piacentini del territorio in tempo di guerra Laura Bozzo

28 Manufatti in ferro a Feltre. Testimonianze di un’arte minore, 38 E. Pegoraro, Per la terra e per gli uomini. a cura di D. Colferai e G. Vanz Barbara Giaccaglia Storia della Confederazione italiana agricoltori di Padova dalle origini ai giorni nostri Elio Franzin

Fotografia - Libri illustrati 38 G. Matteotti, Scritti giuridici Mario Quaranta

29 C. Anderson - C. Sparvoli, Treviso il fascino della seduzione 39 L. Scalco, Mario Volpato. Maestro e pioniere tra ricerca, Anna Renda politica ed innovazione Mario Quaranta

29 A. Weissmüller, Palladio a Venezia Anna Renda 39 Elio Fregonese 1922-2002. Una biografia a più voci, a cura di A. Casellato Sandra Bortolazzo

Storia 40 Appiani e Treviso. Idee, opere, protagonisti della tensione modernista nella città tra Otto e Novecento, 30 F. Foscari, Promissione ducale 1423, a cura di G. Marino Alessandro Casellato a cura di D. Girgensohm Diego Crivellari 40 Pietro Bertolini. Un protagonista della storia montebellunese 30 G. Gullino, La saga dei due Foscari Anna Renda dal Comune al Governo, a cura di B. Buosi Elio Franzin

30 Gerolamo Foscari, podestà e capitano. Dispacci da Treviso 41 G. Marton, Scribovobis. Storie di vescovi, giovani e contadini 1645-1647, a cura di F. Sartori Diego Crivellari nel Veneto bianco degli anni Cinquanta Diego Crivellari

31 L’ambizione di essere città. Piccoli, grandi centri nell’Italia 41 B. Pittarello, Vajont ottobre 1963 Giovanna Battiston rinascimentale, a cura di E. Svalduz Diego Crivellari 42 S. Canestrini, Vajont: genocidio di poveri Giuseppe Iori 31 P. Valerio Zaramella, Iscrizioni della città di Padova Cinzia Agostini 42 C. Datei, Vajont. La storia idraulica Sandra Bortolazzo

32 Catechismo agricolo ad uso dei contadini, a cura di L. Scalco 43 F. Vendramini, Governo locale, amministratori e società Giuseppe De Meo a Longarone. 1866-1963 Michele Simonetto

32 M. Ulliana, Vittorio Veneto tra Ottocento e Novecento 43 Dal tram a cavalli al tram su gomma. Marilia Ciampi Righetti Storia dei trasporti nel padovano (1888-2003) Elio Franzin

33 N. Nanni, Pordenone tra Ottocento e Novecento 43 Chioggia e il suo territorio Gina Duse Marilia Ciampi Righetti 44 V. Boscolo, Sotto Marina si racconta. Generazioni di ortolani 33 D. Fontanive, Figli delle Rupi. e ortolane. Testimonianze e immagini di un paese Il Battaglione Alpini Antelao nella Grande Guerra Giuseppe Iori e di un mestiere Fabrizio Boscolo Caporale

34 A. Boscolo, I giornali di prigionia (1940-1946), 44 Almanacco dell’Isola di Pellestrina. 2. Vicaria di Pellestrina, a cura di F. Togni Diego Crivellari a cura di A. Padoan Marilia Ciampi Righetti

34 Obiettivo “Venerdì Santo”. Il bombardamento di Treviso 45 G. Boscolo - G. Scarpa, 50 anni del latte a Chioggia 1953-2003 del 7 aprile 1944 Marilia Ciampi Righetti Cinzio Gibin

35 Emigranti a passo romano. Operai dell’Alto Veneto e Friuli 45 R. Ros, Storga. Estimi e proprietà fondiaria nelle campagne nella Germania hitleriana, a cura di M. Fincardi Giuseppe Iori dell’antica Zosagna (secc. XVI-XIX) Michele Simonetto

4 notiziariobibliografico51 l’editoria nel veneto 59 F. Busetto, Tracce di memoria. Dall’università a Mauthausen Diego Crivellari

47 Cultura popolare veneta 60 C. Saonara, Egidio Meneghetti. Scienziato e patriota Fiabe, racconti, dialetto nella civiltà contadina combattente per la libertà Elio Franzin

47 Fiabe e racconti veronesi, raccolti da Ettore Scipione Righi, 60 Concetto Marchesi e l’Università di Padova 1943-2003 a cura di G. Viviani e S. Zanolli Luciano Morbiato Diego Crivellari

48 E. Croatto, Vocabolario del dialetto ladino-veneto 61 E. Ceccato, Patrioti contro partigiani. Gavino Sabadin della Valle di Zoldo Luciano Morbiato e l’involuzione badogliana nella Resistenza delle Venezie Diego Crivellari

49 I vetri nell’antichità 61 La partigiana veneta. Arte e memoria nella Resistenza, Corpus delle collezioni archeologiche del vetro nel Veneto a cura di M.T. Sega Diego Crivellari

49 A. Larese, Vetri antichi del Veneto Cinzia Agostini 62 E. Ceccato, Freccia: una missione impossibile. La strana morte del maggiore inglese J.P. Wilkinson e l’irresistibile ascesa del col. Galli (Pizzoni) 51 L’eredità di Carlo Scarpa al vertice militare della resistenza veneta Arte e cultura a cento anni dalla nascita Fiorino Collizzolli Barbara Da Forno 63 L’anarchico di Mel e altre storie. 51 Centro Internazionale di Architettura Andrea Palladio, Vite di “sovversivi” processati dal Tribunale speciale Carlo Scarpa. Atlante delle architetture, a cura di G. Beltramini per la difesa dello stato, a cura di A. Casellato e I. Zannier, fotografie di G. Battistella e V. Sedy Tobia Zanon

52 O. Lanzarini, Carlo Scarpa. L’architetto e le arti. 63 M. Passi, La casa di via Agnus Dei. Gli anni della Biennale di Venezia 1948-1972 Una famiglia nella Resistenza Diego Crivellari

52 Studi su Carlo Scarpa 2000-2002, a cura di K.W. Forster 63 E. Sarzi Amadè, Polenta e sassi Diego Crivellari e P. Marini 64 G.A. Cisotto, La Resistenza vicentina. Bibliografia 1945-2004 53 Carlo Scarpa. Opera completa, a cura di F. Dal Co e G. Mazzariol Diego Crivellari

54 Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, 64 M. Simonetto - L. Vanzetto, 10 anni di Istresco Sandra Bortolazzo Carlo Scarpa nella fotografia. Racconti di architettura 1950-2004, a cura di G. Beltramini e I. Zannier 65 F. Selmin, La Resistenza tra Adige e Colli Euganei Diego Crivellari 54 A. Di Lieto, I disegni di Carlo Scarpa per Castelvecchio 65 B. Muraro, L. Rocca, M. Solazzi, Sui sentieri della libertà. 55 Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Inventario, I luoghi della Resistenza sulla montagna veronese, a cura di E. Terenzoni a cura di B. Muraro Ferdinando Perissinotto

56 Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, 66 P. Savegnago, L. Valente, Il mistero della Missione giapponese. Giornate di studio alla Fondazione Querini Stampalia Valli del Pasubio, giugno 1944 Ferdinando Perissinotto I-VII. 1998/2004, a cura di M. Manzelle 66 F. De’ Franceschi, Estate partigiana. In montagna con la Osoppo. 56 G. Bruschi, P. Faccio, S. Pratali Maffei, P. Scaramuzza, Diario 1944-1945, a cura di L. Rocca Massimiliano Muggianu Il calcestruzzo nelle architetture di Carlo Scarpa. Forme, alterazioni, interventi 67 E. Ceccato, Il sangue e la memoria. Le stragi di Santa Giustina in Colle Diego Crivellari 57 Carlo Scarpa. Gli infiniti possibili. Fondazione Querini Stampalia: disegni inediti, 67 Cattolici nella Resistenza. Fraccon e Farina, Cd-rom multimediale a cura di B. Gramola Diego Crivellari

68 P. Gios, Il contributo del clero del comune di Padova 58 La Resistenza nel Veneto alla Resistenza Ferdinando Perissinotto Tra storia e memoria: interventi e contributi in occasione del 60° anniversario 68 P. Gios, Intorno alla Resistenza. Dalle cronistorie alle relazioni dei parroci delle parrocchie 58 S. Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica della diocesi di Padova in Provincia di Treviso Diego Crivellari Massimiliano Muggianu

59 L’immaginario della Shoah. Gli studenti veronesi 68 Relazioni dei Parroci delle Diocesi di Belluno e Feltre e la percezione dello sterminio. Risultati di un’indagine, sulla occupazione nazista dal 1943 al 1945, a cura di A. La Terza Diego Crivellari a cura di G. Sorge Ferdinando Perissinotto

notiziariobibliografico51 5 69 Il sacrificio terminale (25-29 aprile 1945). rivisteria veneta Nel 50° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione nei comuni di: S. Giustina in Colle, S. Giorgio in Bosco, Villa del Conte, S. Martino di Lupari e Castello di Godego Spoglio dei periodici di storia della chiesa e religione Diego Crivellari (2004-2005)

69 E. Ramazzina, Il processo ad Ada Giannini per l’eccidio nazista 73 Esodo. Quaderni di documentazione e dibattito di S. Giustina in Colle. Il testamento di don Giuseppe Lago, sul mondo cattolico Il “referendum” del ’46 e la nostalgia di casa Savoia, 74 Oasis. Rivista semestrale del Centro internazionale Le condanne ai collaborazionisti e ai criminali di guerra, studi e ricerche Oasis - socio ordinario dello Studium Celebrazioni per il 50° dell’eccidio Elio Franzin Generale Marcianum 74 Quaderni di storia religiosa 70 Per non dimenticare. Ermes Parolini: testimonianze di un impegno durato una vita Diego Crivellari 75 Ricerche di Storia Sociale e Religiosa 76 Studi di Teologia 70 Per non dimenticare. Resistenza a Camponogara e dintorni. 76 Studi Ecumenici Dalla lotta partigiana alla Liberazione: storia minore e piccole storie di un grande avvenimento Diego Crivellari 77 Studia Patavina. Rivista di Scienze Religiose 78 Vita Minorum. Rivista di spiritualità 70 B. Muraro, Ferrazze 26 aprile 1945. e formazione interfrancescana Il silenzio e la memoria Diego Crivellari

71 Teolo 1945. Gli ultimi giorni di guerra, a cura di S. Giorato Diego Crivellari

6 notiziariobibliografico51 Canaletto, Il Bucintoro di ritorno al molo il giorno dell’Ascensione, part., 1734, Windsor Castle, Royal Collection Canaletto, Ingresso al Canal Grande dalla Piazzetta, fine degli anni Venti del Settecento, Windsor Castle, Royal Collection nb 51

carlo scarpa Il 2006, centenario della nascita di Carlo Scarpa, ha visto la Regione del Veneto 1906-2006 impegnata in prima linea per la valorizzazione e per la promozione della figura e dell’opera dell’architetto veneziano – e non poteva essere altrimenti, se si considera Le celebrazioni promosse il crescente interesse che si è creato intorno a Carlo Scarpa, anche a livello interna- dalla Regione del Veneto zionale, specialmente in questi ultimi anni. in occasione del centenario L’anno del Centenario, del resto, è stato anche il coronamento di un percorso avvia- della nascita to con l’istituzione, avvenuta nel 2002, del “Comitato paritetico di studio per la conoscenza e la promozione del patrimonio culturale legato a Carlo Scarpa e alla sua presenza nel Veneto”, che ha visto collaborare attivamente Direzione regionale cul- Angelo Tabaro tura (unitamente al Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio” Segretario Regionale Cultura - CISA di Vicenza, alla società La Rocca di Monselice e al Comune di Verona) con la Regione del Veneto Direzione per l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le atti- vità culturali. Il Comitato, presieduto dall’architetto Pio Baldi, direttore generale del DARC, ha potuto contare, fin dal principio, su una natura istituzionale innovativa, in quanto composto da rappresentanti di nomina statale e regionale che, in piena sin- tonia, hanno cooperato per la realizzazione di risultati importanti, primi fra tutti il recupero puntuale di disegni, fotografie e oggetti “erratici” conservati da collabora- tori, artigiani e committenti scarpiani, e la loro catalogazione, insieme a iniziative di alta formazione, editoriali ed espositive: basti ricordare, per esempio, l’inaugurazio- ne del Centro Carlo Scarpa a Treviso, il potenziamento della raccolta dei disegni scarpiani del Museo di Castelvecchio a Verona, la nascita della Fototeca Carlo Scarpa al Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio” di Vicenza, i restauri promossi alla Querini Stampalia di Venezia e alla Gipsoteca di Possagno. Con un simile mosaico di eventi si è voluto finalmente “incardinare”, una volta per tutte, l’universo architettonico di Scarpa nel suo territorio. “Il più geniale architetto del ventesimo secolo”: queste le parole del Presidente della Regione, Giancarlo Galan, intervenendo all’inaugurazione del Centro Carlo Scarpa a Treviso. Un Centro in cui, per decisione congiunta del DARC e della Regione del Veneto, troveranno collocazione e accesso pubblico buona parte dei 30.000 disegni di Scarpa che il DARC ha acquisito dal figlio Tobia per il nascente Museo MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma (MAXXI architettura). Il Centro Carlo Scarpa rappresenterà ugualmente un’istituzione culturale di tipo nuovo, partecipata, in modo paritetico, dallo Stato e dalla Regione, che insieme con- tribuiscono a delinearne la realtà di luogo di studi di eccellenza e di sito per la con- servazione dei documenti. All’interno della struttura, allestita presso l’Archivio di Stato trevigiano su progetto dell’architetto Umberto Riva, una galleria espositiva permanente presenterà al pubblico, a rotazione, i disegni autografi. Il Centro è anche pensato come baricentro di una rete di archivi, collegati on-line con il MAXXI architettura di Roma e con due importanti istituzioni venete: il CISA “Andrea Palladio” di Vicenza, che conserva la Fototeca Carlo Scarpa, la più completa raccol- ta esistente di fotografie che documentano le realizzazioni scarpiane dal dopoguer- ra a oggi, e il Museo di Castelvecchio a Verona, con l’altro, fondamentale nucleo di 657 fogli, collegati al celebre riallestimento del museo scaligero commissionato da Licisco Magagnato nel 1957. Ed è proprio presso Castelvecchio che la Regione del Veneto ha depositato gli oltre mille disegni di Carlo Scarpa acquistati, dal 2002, dai suoi artigiani, amici e allievi. La banca dati dei disegni per Castelvecchio rappresenta il primo nucleo del più ampio Archivio digitale Carlo Scarpa: i disegni di Scarpa costituiscono, infatti, un

notiziariobibliografico51 9 10 notiziariobibliografico51 unicum nell’architettura del Novecento. Rappresentano un intenso, completo “diario di viaggio” del maestro. Dalle prime intuizioni all’opera finita, tutto è disegnato e colorato dallo stesso autore, sul proprio tavolo di lavoro. L’intero corpus della docu- mentazione scarpiana, forte di quasi 32.000 documenti, è attualmente oggetto di una campagna sistematica di informatizzazione che già consente consultazioni on-line. Sempre rimanendo in ambito veneto, a Vicenza è stata organizzata una mostra delle immagini che il fotografo Gianni Berengo Gardin realizzò, nel 1972, in occasione dell’inaugurazione della Tomba Brion a San Vito di Altivole: l’omaggio di uno dei più grandi fotografi italiani al capolavoro dell’architetto. La “Tre giorni con Carlo Scarpa” (2, 3 e 4 giugno 2006) ha visto invece l’apertura al pubblico di tutti i “luoghi scarpiani” d’Italia, compresi quelli che, come le case pri- vate, di norma risultano inaccessibili. Una trentina di musei, edifici residenziali e commerciali, complessi monumentali, per un itinerario in cui il Veneto è stato anco- ra una volta il protagonista e l’elemento propulsore per una conoscenza più com- pleta di un’opera così variegata e originale. In ognuno di questi luoghi il pubblico è stato invitato a scoprire, anche tramite visite guidate, l’inconfondibile “impronta” lasciata dall’architetto: non solo nei musei in cui Scarpa ha dato il proprio originale apporto, da Castelvecchio, al Correr e alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, a Palazzo Abatellis a Palermo, senza dimenticare la Gipsoteca Canoviana di Possagno e il Museo Revoltella di , ma anche in luoghi meno noti come la Sala Consiliare della Provincia di Parma, nei numerosi monumenti funerari che affian- cano il complesso Brion, nelle abitazioni private come Casa Scatturin a Venezia, Casa Ottolenghi a Bardolino, Casa Gallo a Vicenza. A questi appuntamenti si sono aggiunti convegni, conferenze, lezioni e altri mo- menti di carattere pubblico, che hanno configurato il Centenario, almeno in parte, come una sorta di “risarcimento” nei confronti di un maestro dell’architettura vene- rato all’estero. E molti, come vedremo, sono stati gli esiti editoriali, le pubblicazioni che, da più punti di vista, hanno affrontato temi, realizzazioni, aporie e suggestioni presenti nell’architettura di Scarpa. Naturalmente, le iniziative promosse dall’Ente regionale non sono destinate ad e- saurirsi nell’anno del Centenario, ma rappresentano, piuttosto, la fondamentale pre- messa di un lavoro di approfondimento e di divulgazione che si pone l’obiettivo di durare nel tempo e di riuscire a fornire, in maniera continuativa, nuove occasioni per scoprire e conoscere il maestro. In considerazione del risultato ottenuto con l’apertura del Centro Carlo Scarpa pres- so l’Archivio di Stato di Treviso e ritenendo valida l’esperienza operativa del Comitato paritetico, la Regione del Veneto – con deliberazione di Giunta n. 3728 del 5 dicembre 2006 – ha stabilito quindi di mantenere in capo al Comitato le funzio- ni di organo di indirizzo delle attività del Centro e di definizione dei progetti di valo- rizzazione dell’opera scarpiana. Inoltre, per quanto riguarda il completamento del piano delle attività per l’anno 2006, già approvato con provvedimento della Giunta regionale n. 944 dell’11 aprile 2006, lo stesso Comitato ha confermato il proprio sostegno ad una serie di ulteriori iniziative incentrate sulla valorizzazione dell’ope- ra di Scarpa: dal supporto alle attività del Centro trevigiano al completamento del- l’ala scarpiana della Gipsoteca di Possagno, dall’implementazione dell’archivio digi- tale di Castelvecchio ai vari finanziamenti per progetti editoriali, cortometraggi, seminari, attività espositive e di comunicazione. Dall’insieme, emerge un quadro articolato e composito che, su molteplici livelli, consentirà di poter avvicinare questo arcipelago culturale ad un pubblico sempre più vasto.

nella pagina di sinistra ritratto di Carlo Scarpa nel Museo di Castelvecchio a Verona, 1966 (fotografia di Ugo Mulas) in questa pagina, dall’alto in basso Museo di Castelvecchio, Verona Gipsoteca Canoviana, Possagno, Treviso Fondazione Querini Stampalia, Venezia

notiziariobibliografico51 11 Bernardo Bellotto, Piazza del Mercato Nuovo, 1750, Dresda, Staatsliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie recensioni e segnalazioni nb 51

scienze sociali denza per motivi di lavoro, studio e così via. in termini reali, mentre un ulteriore segnale Uno studio questo, ritenuto indispensabi- confortante è quello relativo ad una crescita le dall’Anteas-Cisl per poter costruire po- dell’export oltre le aspettative. Pur in contesto DIEGO CASON, Relazioni fra giovani e anziani litiche di difesa e supporto della famiglia. che rimane, come si è visto, di debole cresci- nel Veneto. Indagine campionaria dell’Anteas, | Paola Martini | ta, il Veneto ha comunque contribuito per Mestre-Venezia, Anteas-Cisl Veneto, 2004, una quota pari al 9% alla composizione del 8°, pp. 285, ill., s.i.p. Pil italiano (terzo nella graduatoria regionale  dopo Lombardia e Lazio). La tenuta del siste- Il rapporto tra gli anziani, nonni e non, e i ma produttivo è testimoniata inoltre dall’in- giovani è molto buono. Sono i nonni ad ave- cremento delle imprese attive (+0,9%), so- re la maggiore disponibilità e capacità di Il Veneto si racconta. Primo rapporto statistico prattutto grazie al terziario. Per quanto ri- ascoltare i giovani. È il risultato confortante 2004, Segreteria Generale della Program- guarda le tendenze nel mercato del lavoro, è emerso dalla ricerca Relazioni fra giovani e mazione - Segreteria Regionale agli Affari interessante notare come nella realtà veneta anziani nel Veneto, condotta da Diego Cason Generali, a cura dell’Unità di Progetto Stati- la flessibilità sembri oggi tradursi meno, ri- per iniziativa dell’Anteas- Cisl con il patro- stica, Venezia, Regione del Veneto, 2004, spetto al resto d’Italia, in situazioni di preca- cinio della Regione Veneto. Per i giovani, la 4°, pp. 192, ill., allegato CD-ROM, s.i.p. rietà legate alla determinatezza dell’impiego. fascia d’età presa in esame va dai 6 ai 20 Il Veneto si racconta. Rapporto statistico 2005, Nella presentazione al Rapporto 2005, il pre- anni; per gli anziani, dai 65 ai 75 e poi fino Segreteria Generale della Programmazione - sidente della Giunta regionale Giancarlo Ga- ai 90 anni. Ciò che emerge è che, in Vene- Segreteria Regionale agli Affari Generali, a lan sintetizza il senso di queste pagine: “Si to, la rete famigliare “regge”. Circa la metà cura dell’Unità di Progetto Statistica, Vene- coglie sempre più di frequente l’auspicio ad degli anziani abita entro un raggio di 4 km zia, Regione del Veneto, 2005, 4°, pp. 248, una crescita, non solo strutturale ed inno- dai figli. Questi, dunque, pur uscendo di ill., allegato CD ROM, s.i.p. vativa, bensì il più possibile ecocompatibile casa con il matrimonio non si allontanano ed equamente distribuita. Emerge il concet- di molto dalla famiglia d’origine. Rimane Giunto quest’anno alla sua seconda edizio- to di una globalizzazione sostenibile, tesa ad un senso patriarcale della famiglia, anche ne, il Rapporto statistico Il Veneto si racconta evitare qualsiasi dumping sociale e ambien- se non si abita più nella stessa casa. Le fa- rappresenta un ricco compendio di dati e di tale. | Susanna Falchero | miglie venete sono diventate più piccole; cifre che sintetizza la realtà economica e so- sono aumentate quelle con uno-due compo- ciale del Veneto. Tra i vari aspetti monitorati: nenti e sono diminuite quelle con quattro o la situazione del reddito familiare; la perce-  più componenti. La crescita della famiglie zione del cittadino riguardo all’efficienza dei formate da una sola persona è evidente, servizi; il commercio; la rete delle infrastrut- mentre sono diminuite le famiglie comples- ture; l’andamento dell’economia regionale; Nord Est 2004. Rapporto sulla società e l’eco- se. È cambiata però anche la struttura inter- i caratteri del lavoro e delle attività produtti- nomia, a cura di Daniele Marini, Venezia, na della famiglia. Diminuisce il peso delle ve disseminate sul territorio. Nel Rapporto Marsilio - Fondazione Nord Est, 2004, 8°, coppie giovani (donna fino a 34 anni), men- 2004 viene messo in rilievo il ruolo del Ve- pp. 200, ill., e 15,00. tre aumenta quello delle coppie anziane (don- neto quale ponte verso la Nuova Europa, con- na con 55 anni e più). Si riducono le coppie fermando il dato centrale di una realtà che, Il recente allargamento dell’Unione Europea con figli, crescono quelle senza figli e quel- nonostante una complicata congiuntura, verso l’ex blocco sovietico ha ridisegnato gli le formate da un solo genitore con un figlio. mantiene standard di assoluto valore in ter- scenari dell’intera realtà continentale, attri- Il Nord-Est conserva il primato delle fami- mini di Pil pro capite, occupazione, ma si di- buendo al nostro Nord-Est una nuova centra- glie complesse: famiglie composte da un stingue anche per un certo dinamismo so- lità nello “scacchiere” europeo. Se, da un la- nucleo e altri conviventi e poi famiglie com- ciale e culturale (a dispetto dei bassi tassi di to, la politica è sembrata così “allinearsi” ad poste da più nuclei, mentre nel resto dell’Ita- fecondità). Se il Veneto vorrà essere davvero una serie di profondi cambiamenti, dall’al- lia le percentuali sono inferiori. La famiglia un caposaldo dell’Europa allargata – queste tro, il sistema produttivo del Nord-Est viene ha subito però cambiamenti anche qualita- le conclusioni del Rapporto – sarà fonda- ora a trovarsi nella condizione di dover “tira- tivi, come il calo e l’instabilità dei matrimo- mentale tornare ad investire sul capitale uma- re il fiato”, calibrando il proprio rendimento ni, la crescita di nuove forme di convivenza, no, aumentare i fondi destinati a ricerca e su livelli più vicini alla media italiana ed eu- il calo della fecondità e della natalità (uno sviluppo, pensare a come delineare una ade- ropea. Dietro questa pausa fisiologica, che se- dei fattori che determina questo calo è il ri- guata strategia di internazionalizzazione del- gue a un lungo periodo di performance ecce- tardo con cui si decide di concepire dei fi- le nostre imprese. È questo un quadro che si zionali, si nasconde tuttavia qualcosa di più gli), la permanenza dei figli per un periodo trova ad essere sostanzialmente confermato di un riposizionamento. È, infatti, una “tra- lungo nella famiglia d’origine e la crescita anche dal Rapporto 2005: nel corso dell’ulti- sformazione silenziosa” quella che oggi inve- della mobilità, cioè i trasferimenti di resi- mo anno il Pil sarebbe aumentato dell’1,5% ste l’intera area, anticipazione possibile di un

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modello più esplicito del Nord-Est, cultural- metro fondamentale per guadagnare una vi- mente definito e immune da residue tenta- sione attendibile della contemporaneità e zioni di chiusura localistica, come ricorda dei suoi possibili sviluppi. All’interno del vo- Daniele Marini nella sua introduzione. Nella lume sono presentati i contributi di studiosi prima parte del rapporto – “Gli indicatori” – di diverse discipline – demografia, sociolo- l’attenzione è rivolta all’evoluzione della si- gia, scienza del territorio, economia, storia – tuazione demografica nel Nord Est (Maria che mantengono un duplice obiettivo di fon- Castiglioni, Gianpiero Dalla Zuanna), alle in- do: raccogliere in una sintesi unitaria le co- certe ricadute della riforma universitaria noscenze acquisite sugli ultimi due secoli di (Lorenzo Bernardi), nonché agli sviluppi più storia della popolazione veneta e definirne la recenti di un’economia “in fase di stallo” specificità in rapporto al più ampio contesto (Bruno Anastasia, Giancarlo Corò) e di un internazionale. Dal punto di vista della po- mercato del lavoro attraversato da tensioni polazione, infatti, la storia di un’area come il che sono, da più punti di vista, riconducibili Veneto, dopo il crollo della Repubblica Sere- agli effetti delle spinte migratorie (Maurizio nissima e la fine dell’antico regime demogra- Gambuzza, Silvia Oliva, Maurizio Rasera). fico, sembra distinguersi per una rapida al- La seconda parte – “Gli osservatori” – si con- ternanza tra fasi di conservazione e altre se- centra su fattori quali l’internazionalizza- gnate da repentini cambiamenti. zione e le tecnologie di rete nei distretti in- Il profilo di un altro Veneto si sta delinean- dustriali (Maria Chiarvesio, Stefano Micelli), do proprio in questi anni, disegnando i con- sul ruolo degli imprenditori nel contesto del- torni di una società in cui gli anziani rap- l’allargamento a Est (Daniele Marini) e, quin- presentano una quota sempre più consi- di, sul faticoso iter del Corridoio 5, unico tra i stente della popolazione e i nuovi veneti pos- dieci grandi assi di comunicazione e traspor- sono anche, in molti casi, “cambiare pelle”, to tracciati in sede europea, ad interessare di- prefigurare un mosaico sociale composto di rettamente il territorio italiano (Paolo Possa- culture e fedi religiose differenti: uno scena- mai, Federico Ferraro). La terza e ultima par- rio che modifica nei suoi lineamenti essen- te – “Le sfide e le idee” – assembla riflessio- ziali un intero modello di sviluppo, ma scon- ni di più ampio respiro teorico sul significa- volge anche la struttura della società, la fa- to e sulle prospettive della “grande Europa”. miglia, il welfare. Come si svilupperà allora Si prende così spunto dalla sostanziale “ade- questo melting pot in salsa veneta? Quali re- sione senza passione”, elemento unificante sistenze potrà incontrare? Su quali fattori ri- che pare connotare l’opinione pubblica dei uscirà più facilmente a far leva? Un dato è in questa pagina immagini tratte da principali paesi (Ilvo Diamanti, Fabio Bordi- certo: in assenza di migrazioni, nei prossimi Il Veneto. Storia della popolazione... (in alto) gnon), per giungere all’analisi compiutamen- vent’anni, in tutto il Nord-Est, la fascia di età Veneti nel Benelux (in centro e in basso) te politica di una Europa in cui, con il passare delle persone comprese tra i 20 e i 49 anni nella pagina di destra del tempo, “i nazionalisti si rafforzano e gli è destinata a diminuire di circa un milione immagini di emigrati italiani in partenza europeisti si indeboliscono” (Lucio Carac- di unità. Il volume, sostenuto e promosso e ai controlli sanitari ciolo) e dove, tuttavia, lo scetticismo può au- dalla Fondazione Nord Est, è stato diretto e mentare proprio perché il dato di fondo – il coordinato dal Dipartimento di Scienze sta- processo storico di unificazione – non è or- tistiche dell’Università di Padova. Un lavoro mai messo in dubbio da alcun attore di rilie- di sintesi che, calato all’interno di una realtà vo (Innocenzo Cipolletta). Segue un contri- politica e territoriale caratterizzata dalla per- buto dedicato alla diversa percezione dell’in- sistenza di forti identità localistiche, può tegrazione, che in molti casi si frappone tra rappresentare un contributo utile alla defini- le élite politiche e il cittadino comune (Fran- zione di una cultura di governo dei processi cesco Jori). La chiusura del volume è affidata, su scala regionale. | Diego Crivellari | invece, ad una breve appendice statistica sui “numeri” del Nord Est, curata da Silvia Oliva. | Diego Crivellari | 

 Veneti nel Benelux, a cura di Luciano Sega- freddo, testi di Giuseppe Boggiani, Paolo De Mas, Benito Gallo, Laura Schram Pighi, Il Veneto. Storia della popolazione dalla cadu- Luciano Segafreddo, Abramo Seghetto, Ser- ta di Venezia a oggi, a cura di Gianpiero Dal- ge Vanvolsem, Venezia, ADREV Archivio di la Zuanna, Alessandro Rosina e Fiorenzo Documentazione e Ricerca sull’Emigrazio- Rossi, Venezia, Marsilio - Fondazione Nord ne Veneta - Ravenna, Longo Editore, 2005, Est, 2004, 8°, pp. 312, ill., e 22,00. 8°, pp. 276, ill., e 15,50.

Riuscire a comprendere le radici dei com- Il volume, promosso dalla Regione del Ve- portamenti sociali, seguendo le linee evolu- neto e dall’ADREV (Archivio di Documenta- tive della demografia, costituisce un para- zione e Ricerca sull’Emigrazione Veneta),

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presenta un ampio resoconto dell’emigra- storia del sistema sportivo italiano o, all’in- zione veneta in Belgio, Olanda e Lussem- glese, dello sportsystem, inserendolo all’in- burgo. Fin dal Medioevo città e porti belgi terno di un contesto assai più ampio e va- ebbero modo di intrattenere relazioni com- riegato, in cui si confrontano molteplici aree merciali con la Repubblica di Venezia, inau- di interesse: il design, le nuove sottoculture gurando una fitta rete di scambi che, nel urbane, le tendenze in atto nell’economia e corso dei secoli, si estese fino a comprende- nella società, ma anche nel mondo della re gli attuali Paesi Bassi. Furono questi i cultura e dell’arte. L’autrice mette in rilievo prodromi di un fenomeno migratorio vene- il ruolo assunto dal Veneto all’interno del to che, a partire dagli ultimi decenni del- sistema e, in particolare, del distretto di Mon- l’Ottocento, assunse dimensioni molto più tebelluna: sulla scorta di un’indagine con- consistenti. Ma decine di migliaia saranno dotta dalla Fondazione Museo della Calza- gli “emigrati” provenienti da tutta l’Italia: tura Sportiva per Assosport sappiamo che, operai, ma anche intellettuali e rifugiati po- nel 2002, delle 753 aziende che costituisco- litici. Dopo la fine della Seconda Guerra no il sistema sportivo italiano ben 256 si mondiale, si apre una nuova fase dell’emi- trovano in Veneto, regione che da sola rea- grazione: un “piccolo” paese come il Belgio lizza il 36% del fatturato dell’intero settore. potrà accogliere altri 70.000 italiani, chia- Comprendendo anche l’indotto, le aziende mati a lavorare nelle miniere di carbone, in che fanno parte del distretto montelliano condizioni spesso molto precarie. Inizia l’e- sono ben 428, per una produzione in valo- popea delle miniere, delle raffinerie, dei quar- re di 1.570 milioni di euro. Uno dei casi più tieri italiani, con le caratteristiche corons. La interessanti di dinamismo economico nati tragedia di Marcinelle, che l’8 agosto 1956 a Nord-Est. Pur non potendo competere con costò la vita a 262 minatori, di cui 136 ita- le maggiori multinazionali a livello planeta- liani, cade in un periodo – dal dopoguerra rio, per capacità finanziarie e per fatturato, fino agli anni Sessanta – che è segnato tut- Montebelluna continua a rappresentare un tavia da importanti progressi sul piano del- caso unico, in tutto il mondo, per la sua con- l’emancipazione e dell’integrazione. E un centrazione di merceologie legate al mondo evento luttuoso di tali proporzioni contri- dello sport. In questa zona, infatti, gravita- buisce ad “umanizzare” la realtà degli emi- no marchi di abbigliamento sia tecnico che grati, rafforzando lo spirito di appartenenza casual e, soprattutto, sono prodotte quasi alla comunità e ponendo le basi di un dialo- tutte le tipologie di calzature sportive. Lo go con le genti del luogo. Con gli anni Set- sportsystem italico nasce proprio in questo tanta e i rapidi cambiamenti che interven- microcosmo veneto, dove lo spirito impren- gono a modificare il quadro economico e ditoriale è figlio di un imprinting contadino, sociale europeo, i flussi migratori dal Vene- dell’anelito alla proprietà, in “una comunità to sono, salvo rare eccezioni, destinati a ri- con una forte coesione sociale – ricorda Va- dursi quasi del tutto. In anni più recenti, di lentina Durante –, una sana rivalità impren- fronte alla rivoluzione economica del Nord- ditoriale e tanta voglia di venir fuori da una Est, i veneti del Benelux (emblematico è il realtà almeno inizialmente fatta di fame e di caso dei “gelatai” presenti in Olanda) hanno stenti”. E il futuro? Ancora oggi, il model- saputo farsi punti di riferimento, in grado lo dominante da fronteggiare sembra esse- di collegare mercati e prodotti dei rispettivi re quello che giunge dall’America, guidato paesi. Nel volume, dopo una iniziale “perio- dall’ideologia di una distribuzione sportiva dizzazione” del fenomeno migratorio, con sempre più “integrata, organizzata, globale, una rassegna delle professioni e dei mestie- aggressiva”. | Susanna Falchero | ri, si passa a considerare molteplici aspetti come l’associazionismo veneto, la presenza della Chiesa cattolica, l’evoluzione di lingua  e tradizioni a contatto con il nuovo paese d’adozione, i nomi e le storie di personaggi significativi. | Susanna Falchero | Lavori pubblici di interesse regionale. Legge Re- gionale 7 novembre 2003, n. 27 e norme regio- nali complementari. Normativa vigente, coor-  dinata ed annotata, aggiornata a gennaio 2005, VALENTINA DURANTE, Sportsystem tra fashion a cura di Marcello Franco, Venezia, Regio- e performance. Moda e design, sport e streetsty- ne del Veneto - Hyper edizioni, 2005, 8°, le, cultura e società del sistema sportivo italia- pp. 256, ill., s.i.p. no, Caerano San Marco (TV), Danilo Zanetti Editore, 2004, 8°, pp. 472, ill., e 25,00. Se è vero che il nostro territorio costituisce una realtà in perenne trasformazione, an- Valentina Durante, giovane docente di Fas- che la lettura che di questo territorio viene hion Design al Politecnico di Milano, ha com- fatta deve poter mutare periodicamente il piuto questa lunga cavalcata in un secolo di proprio volto e la propria impostazione, per

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meglio adeguarsi alle nuove necessità e alle ta delle indicazioni e dei suggerimenti rice- Facendo riferimento al Catasto delle Grot- nuove esigenze. Un problema, questo, che vuti dagli stessi operatori del settore. In tale te del Veneto che ne riporta oltre 7000, le a maggior ragione interessa una realtà in ottica, la realizzazione del volume si inseri- 90 grotte del rilievo carsico del Montello rapida evoluzione come il Veneto e, di con- sce all’interno di un quadro politico e legis- paiono ben poca cosa e, tuttavia, proprio que- seguenza, i suoi organi legislativi. La legge lativo che, specialmente negli ultimi anni, ste grotte e il rilievo stesso rappresentano regionale 7 novembre 2003, n. 27, “Dispo- ha visto crescere progressivamente il peso un unicum a livello mondiale per alcune ca- sizioni generali in materia di lavori pubbli- specifico e il ruolo delle entità regionali nel- ratteristiche particolari: roccia atipica per ci di interesse regionale e per le costruzioni le politiche sociali. I provvedimenti adottati queste manifestazioni, essendo un conglo- in zone classificate sismiche”, è stata conce- a livello regionale, infatti, hanno cercato di merato poligenico, modesta altitudine del pita proprio con l’obiettivo di poter rappre- imprimere maggiore agilità ed efficacia ai rilievo e piccolo areale in cui si sviluppa il sentare uno strumento importante nell’am- procedimenti di accertamento delle mino- fenomeno. La descrizione delle cavità più bito di un tema così delicato e ricco di spun- razioni civili e di concessione delle relative importanti, arricchita da molte fotografie, è ti come l’infrastrutturazione del territorio ve- provvidenze economiche. La Legge regiona- stata curata dallo speleologo Paolo Gaspa- neto, dando rilievo al ruolo assunto dai la- le 19/2000 (art. 15, comma 2) ha ridistri- retto, che rimanda ad una futura pubblica- vori pubblici. La nuova normativa regionale buito funzioni precedentemente svolte dal- zione la descrizione di tutte le grotte. è stata realizzata – così si legge nelle note le prefetture alle aziende Ulss dei capoluo- La parte relativa al Museo di Storia Natura- introduttive – per riuscire a “promuovere la ghi di provincia, presso cui sono state crea- le del Montello di Nervesa della Battaglia, qualità dell’opera pubblica, garantendo l’ef- te le Unità Operative Invalidità Civili (UOIC), anch’essa corredata di numerose fotografie, ficienza, l’efficacia e l’economicità dell’azio- incaricate di una serie di attività di tipo de- è stata curata dal giornalista Alberto Tala- ne amministrativa, attraverso la semplifica- cisionale sulle diverse pratiche. Alle azien- manca. Il museo, che presto troverà nella zione, l’omogeneità, la trasparenza e la tem- de Ulss, nello specifico, è stato assegnato lo stupenda Villa Eros la sua sede definitiva, pestività delle procedure”, potendo contare svolgimento delle attività istruttorie e l’ac- ha come nucleo più importante quello co- sull’attivazione o sul miglioramento di stru- certamento dei requisiti sanitari. Questo nuo- stituito dalle esposizioni, costantemente cu- menti quali programmazione dei lavori, ap- vo impianto legislativo è andato consolidan- rate e aggiornate, delle collezioni di cam- plicazione del “principio di delegificazio- dosi anche grazie alla Delibera della Giunta pioni e reperti concepite per un intelligente ne”, sussidiarietà, partenariato, metodi di Regionale 19 luglio 2002, n. 1949, emana- uso didattico. Le esposizioni di campioni e valutazione, certezza dei tempi, qualifica- ta con l’obiettivo dichiarato di rendere uni- reperti spaziano dalla geologia alla minera- zione delle amministrazioni aggiudicatrici, forme e più efficace l’iter di accertamento logia, dalla speleologia alla paleontologia, garanzia di una libera e paritaria concorren- e di istruttoria. In materia di provvidenze dalla botanica alla zoologia, fino all’archeo- za e della sicurezza dei lavoratori. economiche, l’impegno del Veneto ha tro- logia e storia antica che apre l’excursus, per Dopo le note introduttive alla legge regiona- vato ulteriore riscontro nella Legge regiona- il fascino e l’interesse che esercita la parte le 7 novembre 2003, estratte dalla relazione le 33/2003, dando così un’effettiva priorità che riguarda l’antropizzazione del colle, dai al Consiglio della VII Commissione consi- alle persone affette da grave disabilità: in base primi insediamenti umani fino a tempi più liare, e l’illustrazione dell’articolato, nel vo- alla legge, infatti, a quei cittadini cui è già sta- recenti. lume sono esposti i testi della precedente ta riconosciuta tale condizione, sarà possibile Se al museo aggiungiamo il Laboratorio di- legge regionale 16 agosto 1984, n. 42 (“Nor- anticipare la (spesso essenziale) indennità di dattico di Biospeleologia situato all’interno me in materia di opere pubbliche di inte- accompagnamento. | Susanna Falchero | della grotta del Tavaran Longo e l’Oasi Na- resse regionale e per le costruzioni in zo- turalistica “Valle delle Tre Fonti”, nonché ne classificate sismiche”) e della stessa leg- l’offerta di lezioni e uscite naturalistiche e ge n. 27, seguiti dalle varie deliberazioni storiche sul Montello si può ben compren- successivamente adottate dalla Giunta re- dere l’uso didattico per scuole di ogni ordi- gionale a tale proposito. Si tratta dunque di ne e grado. | Enrico Ballerio | uno strumento strettamente operativo, ri- volto in primis agli amministratori locali e ambiente a coloro che operano nel settore dei lavori scienze naturali  pubblici. | Diego Crivellari |

PAOLO GASPARETTO - ALBERTO TALAMANCA, CLUB SPELEOLOGICO PROTEO DI VICENZA -  Le grotte del Montello. Guida di storia natura- MUSEO NATURALISTICO ARCHEOLOGICO DI VI- le del Montello di Nervesa della Battaglia, Cae- CENZA, Grotte dei Berici. Aspetti fisici e natu- rano San Marco (TV), Danilo Zanetti Edito- ralistici, vol. I, Vicenza, Comune di Vicenza - Manuale per operatori. Invalidità civile, a cu- re, 2004, 8°, pp. 71, ill., e 5,00. Museo Naturalistico Archeologico, 2003, 4°, ra della Regione del Veneto - Assessorato pp. 269, ill., s.i.p. alle Politiche sociali, Volontariato e Non Pro- Il Montello è l’ultimo rilievo derivato dal fit, Venezia, Regione del Veneto, 2004, 8°, corrugamento delle Alpi e la sua storia car- Grotte dei Berici è il primo dei tre volumi pp. 208, ill., s.i.p. sica, particolarmente intensa sull’altopiano della collana “Ambiente e Speleologia” di- nord-orientale, ha avuto il probabile inizio retta da Antonio Dal Lago del Museo Natu- L’Assessorato alle Politiche sociali della Re- alla fine del pliocene. Il carsismo, fenome- ralistico Archeologico di Vicenza e da Paolo gione Veneto ha provveduto all’aggiorna- no di corrosione e dissoluzione di una roc- Mietto del Dipartimento di Geologia, Pa- mento di questo manuale, destinato alla cia carbonatica per mezzo dell’acqua, è un leontologia e Geofisica dell’Università degli formazione degli operatori sulle invalidità potente agente morfologico che porta alla Studi di Padova. La serie di volumi è pub- civili, prendendo spunto proprio dalle “in- formazione di grotte con stalattiti e stalag- blicata in occasione del 40° anniversario terpretazioni operative” che l’Assessorato miti, ma anche di doline, cioè valli e depres- della fondazione del Club Speleologico Pro- ha potuto recentemente condurre, sulla scor- sioni circolari. teo di Vicenza.

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Il presidente della Società Speleologica Ita- territorio e, in particolare, di quei piccoli liana, Mario Chiesi, nella presentazione scri- frammenti d’ambiente collocati in aree for- ve: “Siamo viaggiatori, gli autori della geo- temente antropizzate e quindi meno visibi- grafia del sottosuolo. Nel disegnarla percor- li e a maggior rischio. riamo le vie dell’acqua, dell’acqua che ber- Tali aree, residui di vasti biotopi naturali remo dal domani in avanti”, riassumendo che in passato caratterizzavano il territorio in poche parole l’aspetto più importante, veneto, hanno un alto valore educativo per anche se non l’unico, per il quale, non solo la comprensione del proprio ambiente in le genti che abitano le montagne ma anche quanto consentono non solo di acquisire la la scuola quale ambiente di formazione del percezione diretta di come era la realtà ori- rispetto e della tutela dall’ambiente e, so- ginaria del territorio, ma anche di favorire prattutto, gli enti di governo deputati alla lo sviluppo di atteggiamenti positivi per la gestione del territorio, dovrebbero impe- sua tutela. gnarsi nella tutela di questo patrimonio na- Questo rapporto rappresenta solo la prima turale, perché di quell’acqua “quanta e di fase del progetto che dovrà svilupparsi, in quale qualità dipenderà innanzi tutto da un momento successivo, con la realizzazio- quanto saremo capaci di proteggere le mon- ne di una guida didattico-scientifica che do- tagne carsiche che la raccolgono”. vrà fornire, a chi sarà chiamato a svolgere I Berici, che per la loro morfologia vanno attività didattica in ambiente naturale, una considerati veri e propri “monti” piuttosto chiave di lettura per leggere e interpretare che “colli”, come suggerirebbe la loro mo- correttamente i vari ambienti. desta elevazione, insieme ai Lessini e ai Col- Il rapporto comprende una parte descrittiva li Euganei, sono particolarmente interes- corredata dalla rappresentazione cartografi- santi sia dal punto di vista geologico sia eco- ca delle aree interessate e da un cd-rom con logico, trattandosi di biotopi caratterizzati schede informative e rappresentazione car- da un complesso di elementi che costitui- tografica per ciascuna delle 303 aree ogget- scono un ambiente adatto allo sviluppo di to del censimento, suddivise nelle sette pro- una comunità floro-faunistica particolare. vince venete. | Enrico Ballerio | Dopo uno studio dell’ambiente geologico l’opera riporta, infatti, un’accurata descri- zione delle conoscenze faunistiche e bota-  niche dei Berici. Dato che l’argomento fon- damentale riguarda le grotte dei Berici, le ricerche speleologiche e la descrizione delle I Colli Euganei, Sommacampagna (VR), Cier- cavità naturali, comprensiva di un elenco re, 2005, 4°, pp. 444, ill., e 49,50. catastale e di una ricca documentazione fo- tografica, rappresentano ovviamente il ful- Il profilo dei Colli Euganei è inconfondibi- cro dell’opera. | Enrico Ballerio | le: emergono all’improvviso, a una decina di chilometri a sud-ovest di Padova, dal va- sto, piatto orizzonte padano, con le caratte-  ristiche vette a cono. Sono oltre cento i ri- lievi: monti nell’aspetto, colli per l’altezza. Arrivando dal Polesine, la Rocca di Monse- Censimento delle aree naturali “minori” della lice, che si innalza per oltre 140 metri sulla Regione Veneto, Venezia, Regione del Vene- pianura, è il primo avamposto; da qui lo to Assessorato alle Politiche per l’Ambiente sguardo coglie prima le diverse alture (le più e per la Mobilità - Assessorato alle Politiche elevate raggiungono i 400-500 metri) per per il Territorio - ARPAV Agenzia Regionale poi bloccarsi sul monte Venda, che troneg- per la Prevenzione e Protezione Ambienta- gia con i suoi 600 metri d’altitudine. le del Veneto, 2004, 4°, pp. 37, ill., CD-ROM Un volume dettagliato e riccamente illu- allegato, s.i.p. strato, a cura di Francesco Selmin, restitui- sce il ritratto completo dei Colli Euganei L’Assessorato alle Politiche per l’Ambiente analizzando ogni aspetto con metodologia e per la Mobilità, l’Assessorato alle Politiche scientifica. I diversi contributi, realizzati da immagini tratte da Grotte del Veneto Fregona, Treviso (in alto) per il Territorio e l’ARPAV, con la collabora- specialisti della materia, spaziano dalla mor- Volpago del Montello, Treviso (in basso) zione del WWF sezione Veneto – nell’ambi- fologia e geologia agli aspetti naturalistici, to del progetto “Fruizione educativa di aree storici, artistici, sociali, culturali, economi- a forte valenza naturalistica”, previsto dal ci, fino al contemporaneo, mettendo in luce Documento di Programmazione della Re- le problematiche per la tutela e valorizza- gione Veneto in materia di Informazione, zione del luogo. Formazione ed Educazione Ambientale – Oltre al fenomeno delle acque calde utiliz- presentano questo Censimento delle aree na- zate a fini terapeutici fin dall’antichità, la turali “minori” della Regione Veneto allo sco- doppia natura del terreno, marina e mag- po di favorire il processo di conoscenza del matica, la diversità delle rocce, la varietà dei

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microclimi, danno origine a una notevole soffermarsi “presso una chiesetta solitaria biodiversità floristica e di conseguenza fau- posta nel mezzo di un prato circondato dal nistica. Anche il paesaggio è vario e in con- bosco. Si trattava di uno di quei luoghi igno- tinua trasformazione per un’attività di esca- rati dai turisti e quasi preclusi al traffico au- vazione mai del tutto cessata, un’espansio- tomobilistico che più di altri invitano alla ne edilizia disordinata e poi incendi e movi- contemplazione e suscitano profonde emo- menti franosi. I modesti rilievi, intersecati zioni”, e ne fu folgorato. Da allora smise di da vallate e pianori, celano testimonianze di preoccuparsi di sottrarre del tempo prezio- insediamenti umani che risalgono al paleo- so alle amate Dolomiti, spinto dal desiderio litico inferiore, presenza ampiamente docu- di scoprire il fascino nascosto dei colli trevi- mentata da reperti archeologici rinvenuti giani, immortalando nei suoi scatti tutto nell’intera area. Caratteristici del paesaggio l’incanto del paesaggio. euganeo sono anche i siti fortificati, primi Il libro, presentato da Toni Basso, amante e fra tutti quelli di Monselice ed Este. Mura, profondo conoscitore della Marca Trevigia- castelli, torrioni e merlature restituiscono in- na, è suddiviso in vari capitoli che raccolgo- tegro il fascino di atmosfere medievali, en- no le più belle istantanee scattate dall’auto- fatizzato dalla presenza di numerosi pievi, re, precedute da testi che ne favoriscono la monasteri (Praglia) ed eremi (monte Rua) comprensione, e si presenta in una veste ti- che sorsero dopo l’anno Mille. Una sezione pografica di buon impatto. | Enrico Ballerio | infine illustra la fortuna dei Colli Euganei nelle arti. Una popolarità ufficializzata dal soggiorno di Francesco Petrarca nel piccolo  centro di Arquà, che da allora fu meta di tanti pellegrinaggi da parte di poeti e scrit- tori. Queste alture divennero, inoltre, prota- Casoni. Dalle lagune di Caorle e Bibione a Ca- goniste nella letteratura con Percy B. Shel- varzere, a cura di Renzo Franzin, Venezia, Pro- ley e con l’abate Giuseppe Barbieri, nelle vincia di Venezia - Portogruaro (VE), Nuova Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo Dimensione, 2004, 8°, pp. 191, ill., e 24,00. e in Piccolo mondo antico di Antonio Fogaz- zaro. Le ritroviamo negli sfondi dipinti da L’importanza dei casoni del Veneto rurale Giovanni Bellini, Jacopo da Montagna, fino ha fatto emergere un mondo straordinario a Giambattista Tiepolo, e più avanti nel tem- agricolo-pastorale e legato alla pesca. Una po immortalate in pellicole fotografiche e particolare suggestione presentano i casoni cinematografiche. | Anna Renda | da pesca che esistono tuttora tra Piave e Ta- gliamento. Sono più di cento, in parte anco- ra usati per la pesca, e rappresentano un  esempio di patrimonio raro in altre parti del Paese e dell’Europa. Osservare i casoni fa immaginare una real- FRANCO VIVIAN, Colli trevigiani. Il paesaggio tà fatta di silenzi, di tempi passati, di lavoro, della Marca dal Piave alle Prealpi, introd. di di sacrifici. Vi sono casoni di valle spesso Toni Basso, Ponzano (TV), Vianello Libri, 2003, raggruppati in piccoli nuclei e casoni di la- 4°, pp. 181, ill., s.i.p. guna spesso raggiungibili solo via acqua. A volte si trova in mezzo ad altri un casone immagine tratta da Colli trevigiani... Padovani, vicentini, trevigiani che, non ap- più grande, fatto di legno e canne lacustri, pena possono, corrono a rifugiarsi nelle ama- con un focolare al centro per riscaldare e cu- te montagne attratti soprattutto, e a giusta cinare. Nel basso Polesine anziché con le ragione, dallo spettacolo unico al mondo of- canne, la base è costruita in muratura. ferto dalle Dolomiti, spesso trascurano i pic- La Regione Veneto e l’Assessorato alle Poli- coli gioielli che la natura ha munificamente tiche Ambientali della Provincia di Vene- incastonato appena fuori dal loro uscio: i zia hanno avviato un rigoroso censimento Colli Euganei, i Monti Berici e i colli che dell’ubicazione per conoscere sia il loro nu- fanno da corona alla Marca Trevigiana. Una mero, che la situazione reale dei casoni di piccola scoperta o una piccola esperienza laguna e di campagna, non solo per un’ana- possono galvanizzare la nostra attenzione lisi del patrimonio, ma anche per un even- spostando il centro dei nostri desideri. Que- tuale studio che ne consenta il recupero. sto è ciò che è accaduto a Franco Vivian, au- Il libro è completato e arricchito da cartine, tore di questo libro che racchiude nelle sue da foto dei casoni degli anni Venti e Trenta stupende immagini l’affascinante ricerca e da una preziosa documentazione fotogra- dedicata ai colli della Marca Trevigiana.Vi- fica a colori che riporta indietro al tempo vian narra infatti che un giorno, percorren- passato. | Franca Fabris | do in bicicletta una delle tante “stradine strette e tortuose che salgono e scendono per i declivi dell’Asolano”, gli accadde di 

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Marmolada: regina delle Dolomiti, a cura di Dolomiti. Magia di neve - Winterzauber, foto- Luigi Casanova, Trento, Edizioni UCT, 2004, grafie di Luca Merisio, testi di Fabio Bot- 8°, pp. 118, ill., e 13,00. tonelli, Sondrio, Lyasis Edizioni, 2003, 4°, pp. 160, ill., e 44,00. Verso la metà di novembre 2005 alcu- ni giornali e almeno un canale televisivo Se è cosa inevitabile restare incantati dalla a diffusione nazionale riportavano l’appel- magia e dal fascino immortale delle monta- lo denuncia dell’associazione “Mountain gne più belle del mondo, ben più difficile Wilderness” per l’aggressione che si sta è riuscire ad offrire, nel mare di pubblicazio- compiendo sul ghiacciaio monumenta- ni sul paesaggio dolomitico, una nuova chia- le della Marmolada, la Regina delle Dolo- ve di interpretazione attraverso fotografie e te- miti, con un’opera di dubbia utilità che sti che rifuggano dalle “banalità da depliant”. pone una seria ipoteca sui “quindici an- Il sodalizio tra un fotografo professionista, ni spesi per mantenere spazi sempre più Luca Merisio, e un giornalista freelance, Fa- ampi di libertà ai sogni, alle emozioni, alla bio Bottonelli, ha permesso la realizzazione fantasia”. di quest’opera che presenta tutte le caratte- Il movimento internazionale “Mountain ristiche “d’autore”, attraverso un’interpreta- Wilderness - Alpinisti di tutto il mondo in zione delle Dolomiti d’inverno che manca- difesa dell’alta montagna” vedeva la luce sul va nel mercato del libro. finire del 1987, nella elegante cornice otto- Luca Merisio, da vero professionista, ha sa- centesca del Teatro Sociale di Biella. Le puto cogliere immagini tanto straordinarie, aspettative iniziali di questo nuovo movi- quanto uniche, che esprimono veramente mento erano forse eccessivamente otti- tutta la “magia di neve” di questi luoghi fia- mistiche e le idee sul come procedere piut- beschi e le emozioni che destano vengono tosto confuse, tuttavia, alcuni progetti si efficacemente descritte in toni poetici – in sono andati delimitando chiaramente e so- italiano e in tedesco – da Fabio Bottonelli. no stati portati avanti con tenacia e deter- “A bocca aperta”, scrive per esempio di Cor- minazione. tina il giornalista: “così ti lasciano i profili Altri progetti sono ancora in divenire. Tra delle Dolomiti che incorniciano la luminosa questi, particolarmente importante è la pro- conca di Cortina d’Ampezzo [...] Uno spet- posta in base alla quale l’Unesco dovrebbe tacolo unico al mondo che non ti stanca dichiarare le Dolomiti “patrimonio dell’U- mai, e si eleva alla massima potenza”. E del manità”, perché “le Dolomiti sono colore, massiccio del Civetta: “È una presenza co- sono arditezza, sono severe, riassumono con stante. Ammaliante [...] lo sguardo non può straordinaria completezza il vivere di tutte non incollarsi a quella parete gelida, sem- le montagne del mondo” e, quindi, rappre- pre in ombra, ma ugualmente colorata di sentano un vero e proprio patrimonio per il sfavillante bellezza invernale”, mentre di genere umano. San Martino di Castrozza: “Le cattedrali di Il presente libro curato da Luigi Casanova, roccia vi incombono sopra, letteralmente ma scritto a più mani, presenta a tutti gli [...] Nel cuore di questo paesaggio, San Mar- amanti della montagna una sintesi dell’a- tino di Castrozza esibisce il suo fascino si- zione di “Mountain Wilderness” in Mar- gnorile, discreto, che non conosce eccessi”. molada. È il racconto del lungo viaggio non E della Valle Inarco, ancora: “Un anfiteatro immagini tratte da ancora terminato nel quale sono stati rag- di slanciate creste di roccia. Guglie di catte- Casoni... (in alto) e Dolomiti... (in basso) giunti e superati molti traguardi grazie al- drali gotiche imbiancate di neve. O, forse, l’azione degli ambientalisti a difesa del schegge di ghiaccio conficcate nei pascoli gruppo della Marmolada. Riportarne una [...] C’è da sbizzarrirsi a far galoppare la fan- sintesi significherebbe, come scrive Casa- tasia, di fronte a un tale spettacolo”. nova, “annullare passaggi importanti, azio- Ed è cosa certa che, grazie ai due autori di ni di piccoli gruppi o di singole persone, questo meraviglioso libro, la fantasia del let- tutti momenti che assumono identica di- tore si troverà a cavalcare a briglia sciolta. gnità e che hanno contribuito a costruire il | Enrico Ballerio | variegato mondo dell’associazionismo am- bientalista che oggi troviamo attivo nelle Dolomiti”. È da sperare, quindi, che l’in-  sensato assalto al ghiacciaio della Marmola- da accennato in apertura venga vissuto, da chiunque abbia davvero a cuore l’ambien- PAOLO CAMPOGALLIANI, Lontano vicino. Tra si- te naturale, come un’insopportabile violen- lenzi e sentieri nelle valli di Posina e Laghi, Pa- za e non si resti alla finestra a guardare. dova, Cleup, 2004, 8°, pp. 99, ill., e 10,00. | Enrico Ballerio | Quando si legge un libro tra le cui righe s’annida l’anima dell’autore, per mantener-  ne immutate le vibrazioni, si è tentati di ri-

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portarne interi brani per scolpirli nel cuore. ROBERTO SUDIERO, Grappa. Giardino degli Eroi, Ma la cosa non sempre collima con lo sco- Feltre (BL), Libreria Editrice Agorà, 2003, 8°, po della recensione. pp. 156, ill., s.i.p. Paolo Campogalliani, docente di Storia del- la Scienza presso la Facoltà di Scienze del- Roberto Scudiero, naturalista appassionato, la Formazione dell’Università di Pado- usando solo “la curiosità di scoprire degli va, narra che nelle valli di Posina e Laghi, occhi e il desiderio di capire del cuore” ha anni fa, alle sue prime incursioni, ha av- realizzato questa raccolta di immagini fatta vertito che, tra quelle contrade e quelle “non di albe o di tramonti fiammeggianti, montagne, iniziava l’esperienza di un viag- foschie o mari di nuvole, ma del vero Grap- gio profondo nella lontananza dell’altro- pa”, quello veramente naturale così come si ve, che può essere magari molto vicino, rivela agli occhi del visitatore. ma che è comunque l’inizio di un percorso “Solo l’uomo”, scrive Marco Rech nella pre- di vita, di un orizzonte che si apre. Non, sentazione dell’opera, “è passato e passa quindi, la distanza del viaggio, della lonta- veloce sul cuore cavo di questi monti che nanza, la distanza vissuta come fuga, ma la sono cambiati con lentezza estrema [...] ricerca del nuovo, del diverso, ciò che ci è L’uomo che interpreta il paesaggio, la crea- lontano nelle forme dell’esistenza. Si spie- zione; l’uomo che crea il Giardino, l’uo- ga così il significato del titolo del libro: Lon- mo che crea gli Eroi [...] E il Giardino e gli tano vicino. Eroi popolano il Grappa nel vento dolce Campogalliani, in quest’epoca a dominante d’estate o con quello gelido e sferzante del- impronta scientistica, assolutamente atten- l’inverno”. E Roberto Scudiero fissa nelle to a non smarrire la dimensione culturale sue immagini i colori del Giardino degli dell’immagine di natura, non esauribile dal- Eroi incorniciandoli con note poetiche. le descrizioni della scienza, nella sua pas- | Enrico Ballerio | sione per la montagna ci fa dono in realtà di un’opera letteraria ricca di pagine di rara bellezza, dal profondo contenuto poetico e  contemplativo. Già nella dedica, dove scrive: “A Ca’ Berga- na, all’anima di quel luogo, di quelle pietre, PAOLO PAOLUCCI, Piccola guida alle orchidee che al primo incontro, molti anni fa, è en- spontanee del Triveneto, Sommacampagna (VR), trata nella mia. E di essa si è fatta parte”, Cierre, 2005, 8°, pp. 153, ill., e 11,50. possiamo ritrovare l’anima di quel mondo, come dice magistralmente James Hillman, Questa piccola guida alle orchidee, ricca di l’anima delle cose che gli sono care, dei luo- disegni originali e splendide foto a colori, ghi in cui è vissuto, perché l’anima di un rappresenta un valido strumento di ricerca luogo dev’essere scoperta allo stesso modo sul campo. dell’anima di una persona, ripetutamente, Delle 2500 specie diffuse in tutto il mondo attraverso l’amore... vengono qui trattate 62 specie di orchidee E anche se la Bellezza è quella interiore, il spontanee che sono state rinvenute in Ve- suo senso non può essere scoperto se non neto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia cogliamo le vibrazioni, la natura segreta dei Giulia. Di ognuna l’autore fornisce detta- luoghi e degli eventi nei quali è sbocciata. gliatamente le caratteristiche con un dise- “Così forse, tra passato e futuro”, conclude gno che illustra le parti della pianta e una Campogalliani,”è il silenzio di queste mon- foto, inducendo alla ricerca di specie simili. tagne che interroga il nostro presente”. Le specie sono state classificate con l’aiuto La lettura di questo bel libro aiuta anche il delle chiavi dicotomiche. “non montanaro” a percepire un “mondo Le orchidee rappresentano una delle fami- vivo, multiforme, indefinito, che è possibile glie più numerose del mondo vegetale e si coinvolgere in un dialogo, un autentico al- trovano particolarmente abbondanti soprat- trove dal mondo di sempre”, in altre parole tutto ai tropici e all’equatore. l’esistenza di una dimensione che rimanda Sono piante lunghe da pochi centimetri fi- a una realtà antropologica, simbolica, miti- no a circa un metro. Nell’introduzione ven- immagini tratte da Lontano vicino... (in alto) ca, poetica, dialogica, alla fine inafferrabile, gono spiegate le varie forme dell’apparato Grappa. Giardino degli Eroi (in basso) ma del tutto necessaria per preservare l’in- sotterraneo, del fusto, delle foglie e dei fiori tegrità dell’uomo. e le varie modalità riproduttive per tuberi e Le fotografie, alcune delle quali paiono dei stoloni o con la fecondazione dell’ovario e la veri e propri quadri d’autore, sono l’imma- dispersione dei semi che avviene con l’aiu- gine reale delle emozioni e dei sentimenti to del vento. Dopo la germinazione, per fio- dell’autore. | Enrico Ballerio | rire le orchidee devono attendere diversi anni, anche 11 o 14. Completano la guida al- cune chiavi di classificazione di alcuni ge-  neri. | Franca Fabris |

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lingua - tradizioni In tutto Lio presenta 400 termini, che egli ha ricavato in due modi: in primo luogo consultando archivi e bibliografia, in secon- MARIANO LIO, Modi de dir, modi de far. Dire e do luogo sottoponendoli alla revisione diret- fare di un tempo fra Prealpi Trevigiane e Bel- ta degli abitanti delle zone interessate, così lunesi, premessa di Dino Coltro, Feltre (BL), da salvaguardarne il più possibile l’autenti- Libreria Editrice Agorà, 2005, 8°, pp. 207, cità espressiva e lessicale, oltre che di pro- ill., s.i.p. nuncia. E per rendere più facile la consulta- zione di questa lunga rassegna di termini, Mariano Lio, da Segusino, ha dedicato gran l’autore ha voluto proporre un indice per ar- parte della sua vita nella preziosa e appas- gomenti, dividendolo anche in settori speci- sionata ricerca tesa a salvaguardare e valo- fici: indovinelli e soluzioni, filastrocche, gio- rizzare gli aspetti più vivi e genuini delle chi-filastrocche per bambini e scioglilingua, tradizioni e del folklore popolari nelle pro- blasoni popolari, preghiere e canti religiosi, vince di Treviso e di Belluno, un’opera par- storielle e leggende. | Giuseppe Iori | ticolarmente valida perché nella società contemporanea dominata dalla globaliz- zazione si rischia di dimenticare quelle che  sono le proprie origini, sulle quali non può che fondarsi la storia moderna. Lo sostiene nella Premessa un esperto di questo settore LORENZA PIZZO - NILLA TURRI, Tabarro. Sto- come Dino Coltro, che mette in rilievo co- ria di cavalieri, dame e sognatori, Ferrara di immagini tratti da me, se sono ormai molti coloro che si pro- Monte Baldo (VR), Mulino Don Chisciotte, Modi de dir, modi de far... (in alto) pongono di difendere e di far conoscere l’i- 2004, 8°, pp. 128, ill., s.i.p. Tabarro... (in basso) dentità del dialetto veneto, spesso e volen- tieri “la scoperta delle proprie radici rischia L’etimologia della parola “tabarro” sembra di essere un termine abusato da chi si ac- doversi attribuire all’espressione latina ta- contenta di togliere appena la polvere che bardus o tabardum, che indicava – per la ve- copre il passato e non va oltre, perché si fer- rità in maniera abbastanza generica – una ma alla superficie delle cose. Non è il caso varietà di capi dalla veste al mantello fino di Mariano Lio, che si presenta con il suo alla sopravveste. E sono secoli di evoluzione quarto lavoro [...] la quarta tappa di un cam- quelli che determinano la fissazioni dei ca- mino coerente, che si completa libro dopo ratteri fondamentali di un capo di costume libro, con una puntualità che ne aumenta la così tipicamente veneto come il tabarro, testimonianza e il valore”. “ruota di panno” che è diretta filiazione del Così “i modi de dir e i modi de far” si collo- mantello. A Venezia, il tabarro, in una delle cano in una precisa dimensione, caratteriz- sue innumerevoli evoluzioni, sarà condizio- zata non tanto da una sterile “nostalgia” per nato dall’imposizione del colore nero (di- il passato, ma come un documento autenti- ventato, a partire dal Cinquecento, e per vo- co e reale di vita vissuta, che ancor oggi con- lontà del potere politico, il vero colore domi- serva intatta la sua forza espressiva, grazie nante in città, nell’abbigliamento come ne- anche alla forza della “oralità” espressiva gli scafi delle gondole), che saprà ben presto del linguaggio dialettale, che consente una connotarlo in maniera inconfondibile. Il ta- maggior libertà e una più incisiva creatività. barro veneziano appare così “di tutto e di Non solo, ma riproponendo “i modi de dir e più, camaleontico e adattabile a qualunque i modi de far” si combatte un altro pericolo, capriccio del suo legittimo proprietario. A quello di impoverire progressivamente la ruota piena o mezza ruota, accompagnato ricchezza e la varietà delle parole, che ri- da accessori come l’apposita mantella detta schiano di ridurre la lingua a una sintesi di ‘pellegrina’ o scevro di accessori, di panno, termini stereotipati, anonimi e meramente velluto o seta, spesso con colletto alzato”. tecnologici. Dopo essersi “insinuato”, tra divieti e san- Naturalmente non è un’operazione sem- zioni, all’interno del guardaroba del nobiluo- plice, anche perché molte espressioni sono mo veneziano, l’uso del tabarro (vero prota- cadute in disuso o sono poco conosciute, so- gonista della moda del Settecento in lagu- prattutto da parte dei giovani: in questo sen- na) si estenderà largamente a tutte le fasce so l’autore correda il suo lavoro con una ric- sociali. I nobili della città di San Marco ar- ca documentazione iconografica, che si pre- ricchiranno l’indumento con galloni, ala- senta come un messaggio complementare mari e fiocchi da spada, mentre le dame al testo scritto. Dopo l’espressione dialettale avrebbero provveduto piuttosto ad accor- segue la “traduzione” in italiano, che a sua ciarlo, rendendolo più vezzoso, simile a una volta è spesso completata da una spiegazio- semplice mantellina, come documentato ne di carattere storico, che espone l’origine peraltro nei dipinti di Pietro Longhi o nel e la vicenda dell’espressione stessa, così da Minuetto di Giovan Battista Tiepolo. Si trat- renderla più viva e più fruibile. tava di dettagli che testimoniavano soprat-

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tutto le differenze di classe esistenti all’epo- da questa particolare disposizione d’animo, ca e lo stesso cromatismo fungeva da vetto- sorprese, incontri, esperienze... re essenziale di distinzione sociale: se, ad Scegliere il posto giusto dove poter bere, esempio, il nero austero era per le classi pri- mangiare e “tirar tardi” può allora rappre- vilegiate, e caratterizzava la vita in pubblico sentare il migliore viatico per accostarsi ad di patrizie e “cittadine originarie” dal mo- una Venezia quotidiana, forse quasi ordina- mento in cui erano sposate, i ceti più umili ria in certi scorci, ma non per questo priva di potevano utilizzare le sfumature dal grigio magia. | Giovanna Battiston | al marrone. E così i tabarri sono presenti anche al centro della scena della Bottega del Caffè di Goldoni, nella contesa al tavolo da  gioco tra Eugenio e Pandolfo. Un discorso a parte, nella dettagliata galleria descritta dal- le autrici, lo merita infine il tabarro vene- MARIO POPPI, L’anno, i mesi e i giorni nella ziano “da maschera”, allungato fino ai pie- cultura popolare del veneziano. Proverbi, modi di, variante ancora più misteriosa, intrigan- di dire, tradizioni, Venezia, Corbo e Fiore, te e perfettamente a suo agio nella tradizio- 2004, 8°, pp. 317, ill., s.i.p. ne carnevalesca della Serenissima, al punto da diventarne uno dei simboli più ricono- L’autore inizia l’opera ricordando che il suo scibili. Un simbolo in grado di resistere an- amore per l’argomento risale all’infanzia, che al sostanziale declino novecentesco del quando, girando con il padre, commercian- capo ordinario. | Giovanna Battiston | te per i paesi del Veneto, in particolare quel- li del veneziano, voleva capire “ciò che si na- scondeva dietro le frasi fatte che le persone  si comunicavano comprendendole senza bi- sogno di alcuna spiegazione”. Questo inte- resse, cominciato quasi per caso come un MICHELA SCIBILIA, Venezia. Osterie e dintor- gioco, ha poi caratterizzato tutta la sua vita, ni. Vademecum per bere e mangiare a Vene- per cui Poppi si premurava di appuntare zia, Ponzano (TV), Vianello Libri, 2003, 8°, tutto ciò che poteva servirgli per arricchire pp. 82, ill., s.i.p. la propria cultura in proposito. A lungo an- dare egli si è trovato tra le mani una serie Giunta ormai alla sua terza edizione, questa notevole di proverbi e modi di dire, per cui agile e colorata guida di Michela Scibilia si a un certo punto ha deciso di metterli i or- rivela essere una curiosa quanto opportuna dine e di pubblicarli, scontrandosi però con introduzione alle delizie enogastronomiche una prima difficoltà di metodo: si trattava, di Venezia e dintorni: dall’esclusivo Harry’s infatti, in primo luogo di controllare tutto il Bar fino ai “bacari” più piccoli e appartati, materiale, poi di verificarne la veridicità di frequentati soprattutto da giovani e studen- appartenenza e infine di scegliere quelli ve- ti, la guida accompagna il lettore in un per- ramente autentici e “nostrani”. corso dentro le tradizioni vive della città la- Un lavoro non certo agevole, ma che Poppi gunare: “un viaggio alla scoperta di una cit- ha svolto con rigore e con cura: la divisio- tà che sotto la maschera turistica nasconde ne scelta è stata quella per anni, mesi e gior- una vita quotidiana fatta di piccole cose da ni. Tutto ciò è confermato dall’introduzio- salvare, o reinventare”, come scrive l’autri- ne di Ivo Prandin, che mette in rilievo come ce. Un contributo alla valorizzazione di una “questa lingua delle madri e delle balie è “cultura del gusto”, che è patrimonio tipica- anche lingua della realtà” e che “dopo un’e- mente veneto, italiano. clisse parziale, il dialetto veneto sta cono- Ed è un itinerario variopinto che, oltre a for- scendo una primavera nuova”. nire una serie di suggerimenti utili per tut- Così questo lavoro di Poppi “costringe” po- te le tasche – come si dice in questi casi – in- sitivamente il lettore a compiere un viaggio troduce a riti (e, talvolta, miti) di una socia- a ritroso nel tempo, estremamente utile per- lità veneziana tuttora presente e radicata ché gli consente di ritrovare le origini sue e nelle abitudini degli abitanti o, più sempli- del linguaggio di un’epoca ancora preindu- immagini tratte da cemente, di chi desidera “vivere” la città, fi- striale. L’opera è corredata da una ricca se- Venezia. Osterie e dintorni... (in alto) nalmente lontana dall’immagine oleografi- rie fotografica, che si integra benissimo con L’anno, i mesi e i giorni... (in basso) ca di un folklore ricreato a uso e consumo il testo, il quale comincia con due proverbi del turismo di massa più invasivo. L’invito popolari riferiti all’anno nel suo complesso, finale di Michela Scibilia sembra essere il primo dei quali è noto anche oggi: “ano quello di provare a riscoprire Venezia senza bisesto, ano sensa sesto”. fretta e inutili ansie, cominciando dai suoi Seguono poi i dodici mesi, colti sia nel si- sapori e dagli angoli meno celebrati, meno gnificato generale del mese stesso che nei battuti: riscoprirla con lo spirito del flâneur, giorni più significativi della cultura vene- assaggiarla, preparandosi a ricevere in dote, ziana. Ad esempio, “dal primo al 24 de ge-

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naro xé i giorni endegari”, al cui proposito ricomparsa delle anime dei defunti, che i si evoca tra l’altro la drammatica sorte toc- Poppi spiega: la consuetudine ritenuta più vivi accolgono e poi allontanano, dopo aver cata il 14 agosto1944 alla motonave SV1 in sicura per pronosticare in modo puntuale placato con generose offerte di cibo”. Anche navigazione per Fusina: il bombardamen- l’andamento meteorologico dell’anno era Verona non sfugge a questa logica nella sua to cioè da parte di tre aerei alleati che pro- quello di esaminare attentamente la situa- lunga tradizione, cantata nei secoli scorsi vocò la morte di 15 persone e il ferimento zione del tempo nei primi 24 giorni di gen- in un originalissimo latino maccheronico da di altre 50. E vi sono annotazioni di sapore naio, considerati ‘indicatori’ per eccellen- molti autori: la stessa etimologia di “mac- anche sociale, come questa sottolineata da za”. Così si procedeva in un doppio calcolo cherone” (che si riferisce anche al cibo omo- Giuseppe Roma presidente di “Vela SpA”: il incrociato: dal 1° al 12 si andava da gennaio nimo) deriva dal termine greco makaria, cioè “caso dei distributori atutomatici di biglietti a dicembre e dal 13 al 24 in senso inverso, “pasto funebre”. introdotti già nel 1929, ma fin da subito da dicembre a gennaio. L’autore spiega ogni La “fatica” degli autori riesce a fondere insie- poco utilizzati per tutelare l’occupazione modo di dire: si veda, tra tutti, il celebre det- me una approfondita analisi storica sull’origi- dei bigliettai”. Una storia lunga cento anni. to riferito al 13 dicembre “Santa Lusìa el ne e sul significato del Carnevale in generale, Che anche visivamente scorre su pagine nel giorno pì curto che ghe sia”, proverbio che e del Venerdì Gnoccolare in particolare, con formato di un album orizzontale facendo solo in apparenza è falso, perché Poppi di- la presentazione di numerosi testi poetici e conoscere pure alle generazioni più giovani mostra che lo stesso è stato coniato tra il XIV prosastici scritti in latino maccheronico, in il complesso e affascinante percorso dei na- e il XVI secolo, quando era ancora in vigore dialetto e in italiano, con le opportune tradu- tanti pubblici veneziani nella trasformazio- il calendario giuliano e solo papa Gregorio zioni, così da offrire un panorama esauriente ne via via “moderna” del loro profilo. Non XIII con la sua riforma fissò il solstizio d’in- e completo di una festa popolare, che affonda soltanto ad uso nel Canal Grande. Anche verno al 21 dicembre. | Giuseppe Iori | la sua origine nei secoli. | Giuseppe Iori | nel loro servizio (talora di traghetto) alle iso- le ed extraurbano. Scrive ancora Giuseppe Roma: “Nel trasporto collettivo Venezia ha   anticipato tutte le altre grandi città italiane, introducendo per prima il collegamento a propulsione maccanica verso l’estuario MARINO ZAMPIERI - ALESSANDRO CAMARDA, GILBERTO PENZO, Vaporetti. Un secolo di tra- (1872) e poi, con il vaporetto Regina Mar- Sotto il segno dei Maccheroni. Rito e poesia nel sporto pubblico nella laguna di Venezia, Ve- gherita, il servizio in Canal Grande (1881). Carnevale veronese, Caselle di Sommacampa- nezia, Libreria Editrice Actv Vela, 2004, 4°, Tutto questo ben prima delle tranvie a tra- gna (VR), Cierre, 2005, 8°, pp. 296, e 18,00. pp. 257, ill., e 50,00. zione elettrica, che possono essere conside- rate il corrispondente mezzo di trasporto pas- “La vera, genuina ricetta del gnocco, quella Opera monumentale questo volume di Gil- seggeri nelle città di terra”. La patina d’epoca che i nostri antenati hanno gelosamente cu- berto Penzo, “costruito” per testi e immagi- dell’apparato iconografico regala al lettore stodito e zelantemente tramandato, è sempli- ni (davvero un profluvio di documentazione più di una emozione. Per taluni, forse (è una cissima. Il gnocco naturale è fatto di farina di fotografica da archivi diversi oltre quello questione anagrafica) anche con un velo di grano ben impastata e ben cotta, condita ab- dell’Actv, ricostruzioni di scafi e battelli vir- nostalgia. | Piero Zanotto | bondantemente con burro e formaggio: ‘unc- tuali, col sapore d’epoca di cartoline raccol- tus, crede mihi, sit gnoccus, sitque bisunc- te da collezionisti, copertine della “Domeni- tus!’, non si stancano di ripetere nel loro lati- ca del Corriere” dovute allo storico della cro- no maccheronico i nostri poeti” . Il “gnocco”, naca disegnata, Achille Beltrame). che sta al centro del “Venerdì Gnoccolare” Vaporetti è in questo senso un compendio che chiude da sempre il Carnevale di Verona, prorompente, esaustivo, che Actv e Vela han- è, secondo gli autori, il primo cibo usato dal- no voluto nel centenario del trasporto pub- arte l’uomo quando si è liberato dalla “schiavitù” blico nella laguna di Venezia. Opera che ha della ghianda, anteriore anche al pane, come precedenti nella pubblicazione di studi par- si crede tradizionalmente. Non è un caso, in- ticolareggiati dello stesso autore (Il bragosso, LAURA DE ROSSI, Francesco Polazzo, present. fatti, che il “gnocco” veronese abbia conser- Forcole, remi e voga alla veneziana, La gondo- di Giuseppe Maria Pilo, Mariano del Friuli vato nella sua forma vagamente ovale la figu- la, Navi veneziane) ritenuto quindi il mag- (GO), Edizioni Della Laguna - Bergamo, Pro- ra di una ghianda; lo stesso Plinio nella sua giore studioso ed esperto nella materia. Del- vincia di Bergamo, 2005, 4°, pp. 336, ill., s.i.p. Naturalis historia ci informa che per lungo la sua collaborazione si avvalgono istituzio- tempo le popolazioni latine si cibarono non ni e musei italiani e stranieri. La vita lunga e operosa e soprattutto l’attivi- di pane ma di puls (un impasto fatto di cereali Tra storia e cronaca – si cita un esem- tà incessante del pittore veneziano France- bollito nell’acqua), della stessa famiglia cioè pio – viene rievocato, attraverso alcune foto- sco Polazzo (1682-1752) sembravano desti- del nostro “gnocco” – che appartiene al ge- grafie, lo sciopero dei gondolieri il 1° no- nate a rimanere in gran parte nell’oblio. Tra nere della pulte fitilla, specie di dolce di puls, vembre 1881, contro il primo vaporetto, il gli artisti veneti della prima metà del Sette- che ai tempi dello scrittore romano si confe- Regina Margherita. Esiste in proposito un cento che, dopo una prima formazione emi- zionava per gli antichi riti e per la celebrazio- gustosissimo film, Canal Grande di Andrea liana, seppero diffondere a Venezia un lin- ne dei compleanni. Robilant (1943) dedicato a questa diatriba, guaggio artistico rinnovato, la figura di Fran- Oltre a questa interessante informazione, il alla paura dei gondolieri di vedere annulla- cesco Polazzo non è tra le meno rilevanti: il volume fornisce una serie di preziose noti- ta la loro categoria di servizio alla città, con suo operato rimase, però, sempre in secon- zie circa l’origine delle mascherate di Car- attori quali Cesco Baseggio e Gino Cavalie- do piano rispetto a personalità geniali come nevale “che, come le processioni di Ognis- ri; film desunto dalla commedia Serenissima Sebastiano Ricci e Giovan Battista Piazzet- santi e le lumère di San Martino (crani-lan- di Giacinto Gallina. ta. Eppure dalle fonti, sia veneziane che ber- terne ricavati da zucche vuote, illuminate al- Nel bene e nel male: nella cronologia ragio- gamasche, sappiamo che molti furono gli l’interno da una candela) rappresentano la nata che elenca gli eventi dal 1881 al 2004 scrittori che si interessarono alla sua arte, che

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piaceva proprio perché aveva saputo fondere ria, l’arte e il restauro della Basilica, con lo insieme elementi della maniera pittorica sia scopo di promuovere, approfondire e diffon- del Ricci che del Piazzetta, giungendo ad un dere la conoscenza del monumento per colti- linguaggio personale di rilievo. Sappiamo, varne l’amore e garantirne la conservazione. inoltre, che i suoi committenti furono nume- Gli interventi di questo convegno scientifi- rosi tanto a Venezia, sua città natale, quanto co sono stati programmati secondo quattro a Bergamo e nel suo territorio, all’epoca par- filoni tematici principali: temi generali, te- te integrante della Serenissima; fra di essi mi di carattere tipologico e costruttivo, temi spiccano i nomi di personaggi illustri quali generali di restauro, specifici interventi di Giovanni Pesenti, i conti Albani, il conte Gia- restauro. A questi vanno aggiunte alcune como Tassis e il conte Giacomo Carrara, no- comunicazioni connesse a temi analoghi a bili mecenati bergamaschi, il marchese fio- quelli presenti in Basilica o legate all’evento rentino Orazio Marucelli, nonché la nobile dell’anno marciano. famiglia veneziana dei Baglioni. Il primo gruppo di saggi comprende temi di Nonostante la fama e i riconoscimenti ot- tipo filosofico, storico, istituzionale e tecnico, tenuti in vita, dopo la sua morte per quasi il secondo gruppo riguarda aspetti che ven- due secoli nessuno scrisse più niente ri- gono chiariti e resi noti circa l’architettura, la guardo alle sue opere. Nel 1934, finalmente, decorazione e la statutaria, fondamentali per Rodolfo Pallucchini fece riemergere dal lim- procedere nel restauro. Il terzo gruppo riuni- bo in cui si trovava la figura di Francesco sce problemi generali del restauro comin- Polazzo, in un noto saggio considerato fon- ciando dalla lettura delle tematiche della de- damentale per la ripresa degli studi su que- corazione e dall’individuazione di un tema sto artista. In tempi più recenti altri studio- specifico e passando alla conseguente analisi si hanno integrato il corpus delle sue opere sullo stato di conservazione del monumento. pittoriche, ma nessuno aveva ancora nep- Il quarto gruppo raccoglie l’illustrazione dei pure tentato di riunire tutti i suoi dipinti no- singoli restauri e delle analisi scientifiche ti in un unico, esauriente catalogo. connesse, proponendo anche un interes- Laura De Rossi, attraverso ricognizioni a tap- sante confronto con le tecniche di restauro peto condotte su un territorio molto vasto, è dei mosaici ravennati. riuscita a portare felicemente a termine un La pubblicazione di questi due volumi, oltre lavoro di ricerca di grande rigore e precisio- che chiusura dell’omonimo convegno, si in- ne, il cui risultato finale è la presente mono- serisce all’interno di una serie di pubblica- grafia: in essa, oltre al catalogo delle opere zioni che hanno accompagnato tutto l’anno note del Polazzo, l’autrice ha presentato di- marciano, iniziato nel 1994 e terminato nel pinti inediti, ha evidenziato come alcune tele 1995, con lo scopo di promuovere, approfon- gli siano state erroneamente attribuite, ha ri- dire e diffondere la conoscenza del monu- valutato aspetti poco conosciuti o analizzati mento per coltivarne la cura e garantirne la del suo “fare pittura”. | Barbara Giaccaglia | conservazione, nonché come utile strumento di lavoro, offrendo spunti metodologici, espe- rienze e soluzioni che possano applicarsi ad  ogni restauro e ad ogni indagine tesa alla conservazione di edifici storici e delle opere d’arte in essi presenti. | Silvia Piacentini | Scienza e tecnica del restauro della Basilica di in alto San Marco, Venezia, Istituto Veneto di Scien- opera di Francesco Polazzo  ze, Lettere ed Arti, 1999, 8°, 2 voll., pp. 1058, nella pagina di destra immagini tratte da ill., e 82,63. Dipinti e sculture del Trecento e Quattrocento... (in alto e in centro) La pubblicazione composta da due volumi è Dipinti e sculture del Trecento e Quattrocento Il restauro dei dipinti a Venezia... (in basso) dedicata ai lavori di restauro e di manuten- restaurati in Veneto, a cura di Anna Maria zione compiuti nella Basilica di San Marco in Spiazzi e Fabrizio Magani, Treviso, Canova, questi ultimi decenni. Tali lavori sono stati il- 2005, 8°, pp. 156, ill., s.i.p. lustrati e discussi nel corso del convegno pro- mosso dalla Procuratoria di San Marco nel Gli atti della giornata di studio del 9 maggio maggio 1995 con la collaborazione dell’Isti- 2003, ora riuniti in un volume, documenta- tuto Veneto, resa possibile e fattasi più in- no l’attività della Soprintendenza nelle ope- tensa grazie all’unione, nella stessa persona re di ricerca, approfondimento e conserva- del prof. Feliciano Benvenuti, della carica di zione del patrimonio artistico in Veneto. Primo Procuratore di San Marco e di Presi- La rassegna inizia con l’articolo di Anna Ma- dente dell’Istituto Veneto. Il convegno, di cui ria Spiazzi sul Castello Carrarese di Padova, in questo volume si pubblicano i saggi, ha vi- centro del sistema difensivo voluto da Fran- sto l’impegno di oltre cento personalità di cesco il Vecchio, eretto nel 1374-1378 ad ope- spicco nei diversi settori che hanno appro- ra di maestro Nicolò della Bellanda. Dopo gli fondito aspetti di grande rilevanza per la sto- ultimi restauri è possibile leggere gli affre-

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schi delle stanze al piano terra e al piano su- ni Battista Cavalcaselle, nei vent’anni che periore e valutare l’alta qualità della decora- vanno dal 1873, anno in cui giunse in la- zione che doveva rappresentare un punto di guna in occasione del restauro di alcuni af- riferimento per le pitture d’interni della città. freschi del Veronese in San Sebastiano, al Da Padova l’influsso di Giotto si espande 1895, quando fu ispettore delle Gallerie del- nell’area veneta ispirando pittori e scultori, l’Accademia. mentre stretti rapporti si instaurano tra di- Nei suoi anni di permanenza a Venezia il pinti e rilievi. È quanto emerge dagli artico- Botti intervenne sulla maggior parte dei di- li di Fabrizio Pietropoli e Chiara Scardella- pinti che tanto nel capoluogo veneto, quan- to, che espongono i diversi e gravi problemi to nella provincia e nella regione, necessita- connessi al recupero e alla conservazione di rono di operazioni conservative. opere d’arte del primo Trecento a Verona e La pubblicazione presenta una selezione di a Treviso, con particolare attenzione alle tec- tali interventi di restauro condotti nella zo- niche degli autori. na in cui il raggio di influenza dell’Accade- Intrise di “spirito grottesco” sono anche le mia delle Belle Arti era molto forte, scelti in due sculture di grande interesse trattate da base a criteri di massima esemplificazione Anna Malvolta: l’ancona tripartita con l’alto- di alcune tematiche e procedimenti che si rilievo San Pietro tra i santi Fermo e Rustico, voleva focalizzare. nella parrocchiale di Valeggio sul Mincio, e Fonte principale per il presente lavoro è il il gruppo scultoreo Cristo Crocifisso, San Gio- fondo del Ministero della Pubblica Istruzio- vanni e San Maria Maddalena nella chiesa ne, Direzione Generale di Antichità e Belle di San Zeno a Cellore d’Illasi. Arti, conservato all’Archivio Centrale dello Il ciclo di affreschi con Storia dei santi Vitto- Stato, da cui è peraltro possibile avere un re e Corona, nel transetto del santuario di Fel- panorama completo di tutta la sua attività. tre, è oggetto dell’attenta analisi di Giuliana Nei dodici capitoli che compongono questo Ericani, che sottolinea il “potente espressio- testo l’autrice descrive l’opera e le tecniche nismo disegnativo delle figure”, carattere di- del restauratore, muovendosi da Venezia e stintivo della pittura del primo Trecento nel- le sue isole, dove avviene l’incontro con la l’area fra Bolzano, Trento e Feltre. pittura di Paolo Veronese, Giovanni Bellini, Fabrizio Magani narra la storia del grande Cro- Vittore Carpaccio, Giambattista Tiepolo e Ti- cifisso di legno delle monache “Convertite” di ziano, alla marca trevigiana dove Botti esplo- Treviso, restituito alla venerazione dei fede- ra Tommaso da , Paris Bordon e li nella chiesa di Santa Maria Maggiore nel Palma il Vecchio. Ciascun capitolo tratta un 2003, dopo il restauro che ha accertato l’indi- episodio specifico. pendenza della statua di Cristo dalla croce. La La trascrizione dei documenti riportati nel- scultura, d’impianto trecentesco, esprime una l’appendice documentaria è fedele al testo, forte carica religiosa di carattere popolare. correda e chiude quest’interessante pubbli- Più mistico e spirituale è il Crocifisso ligneo cazione portata tenacemente a termine dal- del Duomo di Adria segnalato da Donata l’autrice, non senza difficoltà dovute al non Samadelli. La grande scultura di Cristo ap- facile accesso alle carte dell’Accademia Ve- peso a una croce arborea presenta un inte- neziana delle Belle Arti durante la sua ste- ressante contrasto tra la resa elegante e deli- sura. | Silvia Piacentini | cata del corpo e il violento espressionismo del volto. La rassegna dei saggi è conclusa dagli interventi di Vasco Fassina, Elisabetta  Fedeli e Guglielmo Stangherlin su esempi di analisi diagnostiche prima del restauro di due sculture in pietra policroma a Sant’Ana- Vittorino Morari. La terra in attesa, a cura di stasia di Verona e in San Pietro a Valeggio Laura Pisanello, Treviso, Grafiche Vianello, sul Mincio. | Marilia Ciampi Righetti | 2002, 8°, pp. 95, ill., s.i.p.

Vittorino Morari, nato nel 1932 a Canda,  piccolo paese in provincia di Rovigo, ha tra- scorso l’infanzia nella pianura polesana; sposatosi, ha lasciato il territorio rodigino MARIA GIOVANNA SARTI, Il restauro dei dipin- per andare a vivere a Treviso. Sarà proprio ti a Venezia alla fine dell’Ottocento. L’attività questo distacco dalla sua terra d’origine a di Guglielmo Botti, Venezia, Istituto Veneto far nascere spontaneo in lui il desiderio di di Scienze, Lettere ed Arti, 2004, 8°, pp. 336, dipingere. ill., e 26,00. Laura Pisanello, curatrice del volume, spie- ga efficacemente l’opera di questo artista di- Il testo di Maria Giovanna Sarti prende in cendo che nei quadri di Morari gli oggetti esame l’attività veneziana di Guglielmo sembrano come proiettati su uno schermo, Botti, restauratore pisano amico di Giovan- sospesi sulla tela, in un’arte che allude a una

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realtà metafisica. Metafisica. Attesa. Un’atte- Chartres, a Rouen), ottenendo in opere feli- sa pacificata che allude a qualcosa di tra- ci come Città liquida o Città nascosta (due scendente. Attesa che è la nota dominante collage del 1986) singolari effetti di sospen- della pittura di Morari. Pittura che è essen- sione spaziotemporale. zialità e colore; un colore che dalle tinte pa- Parallelamente Sartorelli è andato precisan- stello, dai grigiazzurri degli anni Settanta è do una propria posizione critica diretta- giunto ai colori caldi e intensi delle ultime mente legata a un’ipotesi di ruolo dell’arti- opere, ai suoi verdi, ai suoi rossi. sta entro una società tecnologica, che si af- Questo volume, edito in occasione dei set- ferma anche per mezzo di rinnovate elabo- tant’anni dell’artista, propone opere di di- razioni “linguistiche”, tentando di condurre versa natura, scelte perché rappresentative un’operazione opposta al comune uso mass- dei suoi temi preferiti e delle tecniche da lui mediale dell’informazione visiva, sia pub- esplorate: olio, tempera, acquerello, collage, blicitaria (nei decenni trascorsi prevalente- ceramica. Numerose le esposizioni in cui i mente cartellonistica), sia televisiva. suoi quadri sono stati protagonisti. | Barbara Tale operazione artistica – di cui è evidente Giaccaglia | la valenza critico-didattica – non può esclu- dere il riconoscimento di una storia che è interna alle arti visive, in un confronto rin-  novato con la pittura di Monet, Cézanne o Mondrian, ad esempio, in termini che sono perfettamente attuali. Le città rivisitate da GUIDO SARTORELLI, Per pretesto e per amore. Sartorelli rivelano pur sempre l’occhio di Parole e immagini intorno all’arte e alla città un artista veneziano capace di cogliere lo 1968-2004, Venezia, Supernova, 2004, 8°, stratificarsi di un palinsesto di forme rife- pp. 134, ill., e 19,00. ribili a emergenze storiche o contempora- nee diverse, che alla fin fine risultano filtra- Guido Sartorelli (nato a Venezia nel 1936) tissime ed esigono, al di là della loro valen- propone un consuntivo della sua attività ar- za critica, un quoziente di invenzione com- tistica in un volume articolato in quattro binatoria che lascia un ampio spazio all’im- parti, costituite da: scritti intorno all’arte maginario. | Giorgio Nonveiller | pubblicati in varie occasioni espositive tra il 1968 e il 2001; testi sulla città, redatti tra il 1978 e il 2004; una sessantina di immagini  selezionate tra dipinti (1969-1975), videota- pe e installazioni video (1974-1988), nonché montaggi a collage di fotografie in bianco e 50. Biennale revisited, a cura di Stefano Col- nero, scattate dall’artista, che vertono sui licelli Cagol e Francesca Cancellieri, present. vari tipi di segni architettonici o di arredo di Nico Stringa, Venezia, Mazzanti Editori, urbano di varie città europee (1975-2004); 2004, 8°, pp. 263, ill., e 10,75. apparati bio-bibliografici sul proprio lavoro e florilegio critico. L’idea di questa pubblicazione nasce dal- Nei suoi scritti e dipinti Sartorelli delinea l’incontro pubblico, al quale hanno parteci- una posizione che fra il 1969 e il 1975 si è pato studenti, professori, giornalisti e arti- precisata come un lavoro di analisi interno sti, tra Università e direttore del settore arti in questa pagina immagini tratte da alla pittura, muovendo dalla relazione tra visive dell’Esposizione Internazionale, Fran- Vittorino Morari... (in alto) 50. Biennale revisited (in basso) superficie empirica della tela e spazio illusi- cesco Bonami. vo della scena rappresentata, conducendo La Cinquantesima Biennale, intitolata “So- nella pagina di destra immagini tratte da un’indagine su alcuni postulati della pro- gni e conflitti. La dittatura dello spettatore”, Franco Carlassare... spettiva albertiana, tentandone una riduzio- è stata all’insegna della collaborazione tra ne in termini anti-illusionistici. L’artista ha Università Ca’ Foscari di Venezia e Bienna- condotto una sorta di de-costruzione assai le, come testimoniano i contributi di questo prossima al concettualismo, adottando suc- testo lavorato con competenza da Francesca cessivamente modalità “linguistiche” legate Cancellieri, Stefano Collicelli Cagol e Cin- alle nuove dimensioni della comunicazione zia Garzoni, con prefazione di Nico Stringa. visiva: dall’arte video all’uso estensivo della La pubblicazione è suddivisa in sezioni che fotografia – sempre prodotta dall’artista – il corrispondono ai luoghi espositivi: Giardi- cui montaggio, filtrato dalle tecniche xero- ni, Arsenale, Museo Correr, a cui si aggiun- grafiche, gli ha consentito di produrre acco- gono sezioni su alcuni padiglioni nazionali stamenti e dislocazioni di immagini urbane e articoli specialistici su argomenti ai “con- che catturano volta a volta particolari mor- fini della Biennale”, quali la fotografia, stru- femi e sintagmi visuali, spesso emblematici mento di documentazione dell’esposizione dei segni antichi e recenti che ricorrono in stessa, sull’esperienza formativa, come il ciascuna città (da Venezia, a Düsseldorf, a progetto Educational, che ha rappresentato Londra, a Zurigo, a Glasgow, a Berlino, a per la prima volta un’articolata proposta di-

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dattica rivolta alle scuole di ogni ordine e uomo schivo, sobrio e solitario, non compe- grado, alle famiglie e ai gruppi di adulti or- titivo se non con se stesso, la cui produzione ganizzati, nonché un saggio sull’evento pa- è paragonabile a quella musicale, per il suo rallelo alla Biennale 2003, ossia l’Esposizio- ripetersi creativo con uno spunto iniziale – il ne “Jannis Kounellis” che ha ulteriormente tema musicale – che fiorisce in elaborazioni, arricchito la scena della laguna. interazioni, e varianti che si dispongono su Questa particolare rivisitazione della Bien- più piani come in uno spartito musicale. nale tocca, attraverso i titoli dei suoi saggi le Linea comune di tutti gli interventi critici è problematiche attuali importanti, dalla ne- l’individuazione di un serrato dialogo tra ra- cessità del cambiamento, ben espressa dal- gione e sentimento, ma mentre le prime tre la mostra “Ritardi e rivoluzioni”, allestita al- firme fissano la loro attenzione su un aspet- l’interno del padiglione Italia, che riassume to della sua produzione artistica, ben deli- il tema centrale dell’esposizione, concen- neato dai titoli stessi degli interventi, Gian- trandosi sul senso dell’attesa per qualcosa giorgio Pasqualotto propone un viaggio al- che non arriva e sulla figura della donna l’origine della forma e del colore, elementi rappresentata dall’artista Carol Rama, all’il- fondamentali nell’opera di Carlassare, attra- lustrazione di due percorsi al femminile nel verso una disamina di tutte le tecniche arti- padiglione belga. stiche da lui sperimentate da cui emerge Particolare attenzione è stata posta per le una tendenza a far “uso del vuoto” nella sua mostre a latere della Biennale raggruppate riduzione all’essenziale delle forme stesse, sotto la denominazione di “Extra 50”, in par- indicata da Caterina Limentani Virdis come ticolar modo a quelle che hanno portato la ri- vocazione ordinatrice, di matrice kleeiana, flessione sul concetto di “spazio-artistico” ri- capace di condensare e filtrare emozioni in visitato dal saggio di Roberto Cavallini. partiture sublimate e liriche. Ne esce una rivisitazione della Biennale at- Mario Rigoni Stern, ricordando una serata traverso gli occhi di giovani e futuri storici passata sull’Altipiano di Asiago a vedere i dell’arte che nessun critico ha avuto l’ardire lavori di Carlassare, sottolinea come la visio- di affrontare negli ultimi anni a causa del- ne delle sue opere rievochi lo sguardo del l’espansione della mostra all’Arsenale e in chimico che attraverso l’osservazione al mi- altre sedi del centro storico, delle pluralità croscopio sperimenta gli elementi e le loro dei linguaggi e del numero crescente degli combinazioni, vede e pensa come la gente artisti presenti. comune normalmente non vede. Attraver- La presente “antologia di punti di vista” col- so esperienze che sembrano astrazioni Car- ma un vuoto e suggerisce un metodo per lassare riesce a comunicare concetti di cielo approcciare questa storica manifestazione. e terra, di natura e di mondo, di infinito e di | Silvia Piacentini | universo, caratteristica tipica degli scien- ziati-artisti. Una “fine letteraria” a un excur- sus della vita artistica dell’uomo Franco Car-  lassare. | Silvia Piacentini |

Franco Carlassare. Geometrie del colore, a cu-  ra di Caterina Limentani Virdis, scritti di Fer- nando Bandini, Virginia Baradel, Giangior- gio Pasqualotto, Mario Rigoni Stern, Pado- Arte a Verona. Vent’anni di una tipografia - va, Cleup, 2004, 8°, pp. 105, ill., s.i.p. Arte e persone. Vent’anni di ritratti, a cura di Enzo e Raffaello Bassotto, Verona, Edizioni I cinque saggi contenuti all’interno di que- dell’Aurora, 2004, 8°, 2 voll. in cofanetto, sta pubblicazione, unitamente ad un per- pp. 359, 254, ill., s.i.p. corso di immagini presentate per tecniche rispettando però l’ordine cronologico di rea- Questo volume raccoglie alcuni ritratti rea- lizzazione, si configurano come un itinera- lizzati da Enzo e Raffaello Bassotto negli ul- rio guidato per il lettore tra “geometria e co- timi 25 anni. I volti esposti appartengono a lore”, due elementi presenti nell’opera di personalità dell’arte e della cultura legate Franco Carlassare, la cui anima risulta co- alla città di Verona, che qui sono transitate stantemente divisa tra queste due tendenze tanto per lavoro abituale quanto per una vi- e lasciando il lettore e fruitore con il quesi- sita occasionale. Il percorso fotografico pun- to se questo abbia costituito per l’artista un ta soprattutto a descrivere la casualità degli limite o una ricchezza. incontri restituendo al pubblico un perso- Le riflessioni di Caterina Limentani Virdis, nale album fotografico di persone che han- curatrice della pubblicazione, di Fernando no lasciato il segno nell’immaginario degli Bandini, Virginia Baradel, Giangiorgio Pa- autori. squalotto e Mario Rigoni Stern, sottolineano Gli ospiti di questa accogliente galleria foto- la passione per il colore di questo artista, grafica sono stati invitati dai “padroni di

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casa” a scegliere la posa a loro più conge- eterno tra le due realtà e simboleggiati dal niale in modo da “prendere l’immagine” sole con lo stelo più volte ripetuto sulla pa- nell’intento di rappresentare il loro sé, otte- rete, gettano un ponte fatto di interrogativi nendo così un atteggiamento comunicativo che da sempre appartengono alla storia de- e allo stesso tempo rilassato nonostante l’oc- gli uomini. chio della macchina fotografica. Una serie di foto a colori, panoramiche e di La forza delle immagini, accuratamente scel- dettagli tanto dell’opera artistica, quanto te dai Bassotto, rivela la volontà di cancella- delle fasi della sua realizzazione, sono il re il tempo, di fissare i volti in un hic et nunc cuore del volume, corredato dalle presenta- assoluto, bloccando i tratti salienti della fi- zioni del sindaco, Gaetano Calore, dall’as- sionomia e del carattere dei soggetti, sot- sessore alla Cultura Lucina Rigoni, dagli in- traendo alla dimenticanza un momento del- terventi di Luigi Meneghelli, Claudio Alde- la loro esistenza. ghieri e Franco Biscossa, soci fondatori, as- Questa pubblicazione è un’importante te- sieme ad Aristide Giorgio Maso, di “XQua- stimonianza della vita artistica della città di dra”, laboratorio di progettisti che ha sedi a Verona in cui ogni personaggio, ritratto nel Padova e Venezia. suo ambiente familiare (la casa, lo studio, il L’intervento del critico d’arte Guido Gales- giardino), non è raffigurato nell’incontro con so aiuta il lettore nella comprensione della la città stessa bensì con la propria concezio- realizzazione artistica. ne di sé filtrata dallo sguardo appassionato Le riflessioni di Galesso partono dall’evolu- e divertito dei due fotografi, che sa anche di- zione della funzione del cimitero che a par- ventare ironico. tire dal XIX secolo diventa luogo ai limiti dei Affiancata a questa pubblicazione ve ne è centri abitati, situato nelle periferie, circon- un’altra sui vent’anni della tipografia Grafi- dato da alte mura, separato e estraneo allo che Aurora, editrice dei due volumi in que- scorrere della vita: rimozione inquieta nel- stione e di molti altri, il cui contenuto è ri- l’immaginario quotidiano. La realizzazione portato all’interno del volume in una pro- di Ievolella e di XQuadra testimonia l’inten- posta non cronologica che si snoda a parti- zione di confrontarsi con un tema che pone re dagli anni Ottanta, ossia dall’inizio della in crisi la negazione di ogni altro tempo che loro attività. non sia il presente. Il presente volume non è solo il resoconto Viene posta l’attenzione sull’obiettivo degli sintetico di anni di attività, bensì l’attivazio- artisti di “aprire lo spazio dei morti al tempo ne di un procedimento esplorativo rivolto dei vivi”, contribuendo a creare dei confini all’intero territorio veronese, da cui escono deboli fra i due mondi, un luogo di incontro una serie di indizi riguardanti gli orienta- e ponendo a guardia muti giganti che si sta- menti espositivi delle gallerie, uniti agli an- gliano con le loro grandi sagome fra le stra- damenti di mercato, ai rapporti tra pubblico de, le case, i campi, simili a cipressi. e privato, agli eventi connessi all’avanguar- Galesso invita il lettore, che spera diventi dia e a quelli legati alla tradizione. anche visitatore curioso, a non percepire la Non solo quindi una romantica passeggiata realizzazione artistica come esempio di in- tra le pubblicazioni succedutesi e i volti noti tervento cosmetico che intende celare le ci- di Verona, ma anche una critica sottile ai catrici di un territorio ferito dal proliferare pezzi mancanti della vita artistica veronese di una città senza confini, di un agglomera- e lo stimolo per lo sviluppo di nuove avven- to urbano diffuso senza riferimenti visivi si- immagini tratte da Arte a Verona... ture estetiche. | Silvia Piacentini | gnificativi, ma a valutarlo come tentativo, pe- raltro riuscito, di restituire un luogo ai suoi abitanti. | Silvia Piacentini |   Antonio Ievolella / X Quadra. I guardiani del- la dormiente, Padova, Il Prato, 2004, 8°, pp. 673, ill., e 25,00. Manufatti in ferro a Feltre. Testimonianze di un’arte minore, a cura di Daniela Colferai e Il volume illustra l’interessante intervento Giovanni Vanz, Feltre (BL), Università degli di Antonio Ievolella su un’area originaria- adulti-anziani di Belluno, Sezione di Feltre, mente destinata ad essere un parcheggio al Agorà Libreria Editrice, 2004, 8°, pp. 118, ill., servizio di un cimitero. Il suo progetto ha e 13,00. concluso il lungo processo decisionale del Comune di Ponte San Nicolò, suscitando Il volume si presenta come una raccolta di curiosità, interesse, stupore, ammirazione fotografie, scattate passeggiando lungo le per la sua monumentalità. “I guardiani del- vie di Feltre alla ricerca di angoli nascosti, di la dormiente”, simbolo di rispetto e sacrali- scorci suggestivi, di manufatti da ammira- tà del luogo cimiteriale, segnale di legame re. La macchina fotografica si è fermata su

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oggetti di vario genere, tutti esclusivamente possa offrire la Marca, fin dal Medioevo ri- eseguiti in ferro battuto: ed ecco ringhiere nomata come “gioiosa et amorosa”. di scale e di balconi, inferriate di finestre, Con un linguaggio asciutto la giornalista picchiotti di porte, cancelli e cancelletti, lan- Cristiana Sparvoli traccia in poche righe le terne e lampadari, roste di porte, insegne e caratteristiche storiche, artistiche e paesag- portavasi. gistiche essenziali di ogni località della pro- L’arte del ferro battuto in Italia iniziò la sua vincia, integrandole con informazioni spic- diffusione nel primo Rinascimento, per co- ciole ma accuratamente selezionate. Tra le noscere poi, durante il periodo barocco, un aziende si segnalano quelle più tipiche e cu- momento di grande fioritura; seguirono riose: come certi bed and breakfast, piuttosto lunghi anni di decadenza, fino a quando, ai che i tradizionali hotel, perché rappresenta- primi del Novecento, questa arte registrò no una realtà emergente nel settore della ri- una nuova ripresa. A Feltre la lavorazione cettività alberghiera, i relais di campagna e del ferro è stata praticata fin dai tempi più le aziende agrituristiche; tra i ristoranti, poi, remoti; la cittadina, infatti, è situata nel ba- quei pochi che propongono le specialità del- cino montano del Piave, in cui si trovano al- la tradizione, le ultime osterie rimaste, le mal- cuni giacimenti metalliferi. Con il termine ghe per i formaggi e le botteghe con l’arti- “ferro battuto” si indica il ferro dolce a basso gianato locale più sfizioso. contenuto di carbonio, ottenuto dalla ghisa Il libro si presenta con una veste editoriale allo stato pastoso, che è difficilmente fusibi- e grafica elegante, tipica del libro fotografi- le, è inalterabile all’aria secca e, se è ben bat- co classico, di dimensioni piuttosto grandi, tuto, resiste alla ruggine anche in presenza con una sola immagine per pagina, per va- di umidità. È un metallo duttile, malleabile lorizzare al massimo le foto di Clive Ander- e tenace e viene battuto con mazze, magli e son che esplora ed esaspera situazioni di luce martelli nelle fucine. con messa a fuoco diversa su piani diversi. Il più grande maestro feltrino nella lavora- Tra le foto più emblematiche, i “burci” del zione del ferro battuto fu Carlo Rizzarda Sile immersi in un’atmosfera lattiginosa, la (1883-1931); alla sua morte il Comune di Fel- verticalità esasperata del colonnato esterno tre ereditò l’antico palazzo Cumano, acqui- del Tempio del Canova a Possagno, le vigne stato dall’artista nel 1926 con l’intento di del Prosecco e l’abbazia di Follina sovrasta- farne un museo in cui raccogliere le sue ta dalla mole di CasteBrando a Cison di Val- opere migliori e gli oggetti d’arte da lui pos- marino, riprese da una visuale che (nella seduti (pitture, sculture, mobili...). Il 10 giu- contrapposizione dei due poteri spirituale e gno 2001 il palazzo, denominato Galleria temporale) le pone in una prospettiva meta- d’Arte Moderna Carlo Rizzarda, è stato ri- forica e paesaggistica d’impianto medieva- aperto al pubblico dopo un lungo lavoro di re- le, non fosse per la modernissima rete di stauro, di ripristino e di selezione dei pezzi. una porta di calcio che filtra l’immagine. Tra le pagine del volume sono particolar- Foto meditate, altre colte al volo, d’istinto. mente interessanti quelle riguardanti la de- Foto realizzate senza alcun artificio digitale, scrizione in dettaglio della lavorazione del a cui nulla è stato tolto e niente aggiunto. ferro battuto, il glossario dei termini tecnici Perché le cose belle ci sono ancora, come e una tabella con la cronologia della tecnica mostrano queste pagine, basta aver voglia di metallurgica del ferro. | Barbara Giaccaglia | cercarle e imparare a vederle. | Anna Renda | immagine tratta da Manufatti in ferro a Feltre... 

ALBERTO WEISSMÜLLER, Palladio a Venezia, fotografia Ponzano (TV), Vianello Libri, 2005, 4°, pp. 116, libri illustrati ill., e 38,00.

Ha quarant’anni Andrea Palladio quando CLIVE ANDERSON (foto) - CRISTIANA SPARVOLI nel 1548 va per la prima volta a Venezia. (testi), Treviso il fascino della seduzione, Trevi- È un architetto ambizioso, molto rinomato so, Veneto Comunicazione, 2005, 4°, pp. 80, in terraferma, soprattutto a Vicenza dove in- ill., e 25,00. teressanti incarichi già avevano consentito al suo genio di conquistare la stima dei con- Il volume qui presentato costituisce un temporanei. Sente che è tempo di sfidare “ibrido editoriale” a metà strada tra il libro l’ambiente artistico veneziano. Ma qui la fotografico e la guida turistica: una settanti- concorrenza è forte e lui non intende met- na di foto a colori e ventitré fitte pagine di tersi in competizione: spera di entrare in testo in italiano/inglese che concentrano per contatto con la bottega del Sansovino che è il turista anche nostrano il meglio di quanto all’epoca il più illustre e richiesto architetto

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in città. L’auspicata collaborazione non si un punto di riferimento basilare nel quadro due destini diversi ma uno stesso dramma realizza e la sofisticata committenza vene- generale di leggi e provvedimenti che reg- perché in una città dove lo Stato è conside- ziana gli rimane ostile. I suoi progetti ven- geva lo stato veneziano. Come ricordava lo rato una “divinità” superiore, il suo massi- gono bocciati e non riesce a ottenere alcuna storico Eugenio Musatti: “Comunque si vo- mo rappresentante, non può fare niente per carica ufficiale, nemmeno quella di proto gliano giudicare queste leggi, certo è che salvare il proprio figlio ed è anzi costretto ad alla Camera del Sal per la quale si era can- senza le promissioni ducali, tutelatrici del avallare tutte le procedure giudiziarie con- didato. Soltanto dopo dieci anni, e grazie al- comune diritto contro possibili tirannidi, la tro di lui. A raccontarcene la storia ne La l’aiuto dei due fratelli Barbaro, eruditi e in- Repubblica non sarebbe stata né duratura, saga dei Foscari è Giuseppe Gullino, docen- fluenti membri dell’élite locale, ce la farà ad né gloriosa”. Quasi a conferma di una simi- te di Storia Moderna all’Università di Pado- entrare nel giro con la sua prima importan- le preminenza, che travalica per il suo si- va, già autore di saggi sulla Serenissima e il te commessa (la chiesa di San Pietro di Ca- gnificato anche simbolico l’ambito circo- suo patriziato, che coniuga l’accuratezza stello) nella città lagunare dove concentrerà scritto della storia giuridica veneziana, più scientifica dello studioso al gusto per il par- l’opera degli ultimi trent’anni della sua vita, volte gli studiosi hanno voluto soffermarsi ticolare intrigante dello scrittore consumato. in una serie di successi che culminerà con sul testo delle promissioni ducali (oltre al Jacopo muore in maniera misteriosa. E suo la realizzazione del complesso conventuale già citato Musatti, Cecchetti, Schmeidler, Ma- padre, anche se non è prassi regolare a Ve- di San Giorgio Maggiore e della chiesa del ranini, Pertusi, Ortalli, Benzoni). La promis- nezia, viene obbligato ad abdicare. Una Redentore alla Giudecca. sione giurata da Francesco Foscari, doge tra brutta storia messa a tacere. Tre secoli do- È incentrato su questo periodo il volume di il 1423 e il 1457 (suo fu dunque il dogado po, in età romantica, nascerà il “mito” dei Alberto Weissmüller, Palladio a Venezia, do- più lungo della storia veneziana), e pubbli- due Foscari “come episodio-simbolo – pun- ve si alternano belle foto a piena pagina a te- cata in questo volume, è stata conservata in tualizza Gullino – della polemica antivene- sti di esemplare chiarezza, che individuano due pregevoli esemplari, tra cui spicca un ziana che segue la caduta della Repubblica”. le costanti e gli elementi di originalità di sontuoso codice pergamenaceo, che costi- E allora avrà il sopravvento la versione ro- uno stile architettonico “classico” (Vitruvio tuisce un ottimo esemplare del documento manzata dei fatti che da quel momento ver- e i monumenti della Città Eterna, in parti- in questione, con una stesura materialmente rà rappresentata nelle opere di numerosi colare il Pantheon) perseguito dal grande assai curata e giunto a noi nella forma di letterati e artisti: nel 1821 George G. Byron maestro in ogni sua opera, seppure con gli “testo unico”, vale a dire comprendente le scrive The two Foscari, nel 1840 Francesco adattamenti imposti dalla normativa della modifiche e le aggiunte del caso. Una ver- Hayez dipinge L’ultimo incontro, nel 1844 Controriforma in atto, che proibiva agli ar- sione probabilmente non ufficiale, ma con Giuseppe Verdi compone l’opera I due Fo- chitetti di ispirarsi per le loro costruzioni un carattere essenzialmente “privato”, de- scari, con lo stesso titolo anche un quadro di sacre agli antichi templi pagani. Dalle ini- stinato alla proprietà del doge stesso e ai Eugène Delacroix. Ma ciò che maggiormen- ziali sconfitte alla conquistata fama, in una suoi discendenti. La novità giuridica princi- te ha alimentato la fantasia era l’ipotesi di città che per lungo tempo aveva rifiutato il pale del testo presentato nel 1423 è data dal- una congiura perpetrata negli anni dalla fa- grande architetto vicentino per quel suo lin- la definitiva abolizione di ogni residua fun- miglia Loredan per rancore e invidia nei guaggio “romano” e perché lo considerava zione precedentemente attribuita all’aren- confronti dei Foscari. forse troppo provinciale, dal libro emerge gum, cioè all’assemblea del popolo: da ora Oggi nuovi sospetti si affacciano, supporta- altresì un singolare e curioso spaccato della in avanti veniva a cadere anche il momento ti dalle recenti ricerche archivistiche del- Venezia del Cinquecento. | Anna Renda | della, seppure sempre più formale, appro- l’autore: Jacopo era davvero colpevole? E vazione popolare dell’elezione del nuovo do- come è morto? Perché tanto accanimento ge, che l’arengum aveva potuto conservare su di lui? A chi giovava la sua morte? Con fino a quel giorno. Si sa, inoltre, che lo stes- quali soldi e intenzioni Francesco aveva ac- so Foscari fece parte della commissione di quistato Ca’ Foscari? La nuova versione dei correttori chiamata ad intervenire sulla pro- fatti ribalta la precedente, individua nuovi col- missione, anche se non si conosce il ruolo pevoli, nuovi moventi e trasforma la “leggen- storia effettivo da lui avuto nella parziale modifica da nera” dei due Foscari in un incredibile del documento. | Diego Crivellari | giallo. | Anna Renda |

FRANCESCO FOSCARI, Promissione ducale 1423, a cura di Dieter Girgensohn, Venezia, La Mal-   contenta, 2004, 8°, pp. XXIV-130, ill., s.i.p.

La “promissione ducale” è stata lungo i se- GIUSEPPE GULLINO, La saga dei due Fosca- Gerolamo Foscari, podestà e capitano. Dispac- coli uno dei pilastri dell’ordinamento co- ri, Sommacampagna (VR), Cierre, 2005, 8°, ci da Treviso 1645-1647, a cura di Fausto Sar- stituzionale della Serenissima. Un pilastro pp. 206, e 12,50. tori, Venezia, La Malcontenta, 2004, 8°, pp. non immutabile, quanto flessibile, piutto- XX-68, ill., s.i.p. sto, sottoposto a cicliche revisioni, di volta È la storia di Francesco e Jacopo Foscari. in volta modificato e riscritto nelle sue sin- Il primo è il più grande doge che Venezia Nel 1339, con la cessione di Treviso e del gole parti da apposite commissioni. Le pri- abbia mai avuto, in carica dal 1423 al 1457 in suo territorio da parte degli Scaligeri, era me notizie in merito alla sua adozione ri- un periodo in cui la Serenissima, raggiunto iniziata l’espansione veneziana sulla terra- salgono alla metà del XII secolo: da allora il il culmine del dominio nello Stato da mar, ferma. Nel 1645, quando il Maggior consi- giuramento prestato dal doge neoeletto, che si lancia alla conquista dello Stato da terra. glio decide di assegnare al patrizio Gerola- garantiva anzitutto la salvaguardia della le- Jacopo è il suo sciagurato unico figlio ma- mo Foscari (1609-1649) gli incarichi di po- galità durante l’esercizio del proprio potere, schio, processato tre volte, ripetutamente destà e capitano proprio a Treviso, il capo- doveva assumere il valore di testo fonda- torturato e condannato all’esilio a vita, alla luogo della Marca sta attraversando una fa- mentale di diritto pubblico, rappresentando fine forse anche assassinato. Due uomini, se di decadenza, rappresentata dal progres-

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sivo declino economico e demografico. I qua- tendevano a conservare il controllo del pro- rantasette dispacci di Foscari, che ora si prio contado, in cui le gerarchie tra centri conservano presso l’Archivio di stato di Ve- maggiori e minori risultano già delimitate. nezia, sottoscritti e inviati al Consiglio dei Nella complessa e singolare geopolitica di Dieci durante la sua permanenza in servi- un fitto reticolo di città, “castelli”, “terre” zio, forniscono un quadro circostanziato di potevano così pesare fattori eterogenei, qua- quella che doveva essere l’amministrazione li il numero di abitanti, la tradizione muni- penale ordinaria della Serenissima, costella- cipale e quella culturale, la presenza di mer- ta da reati e infrazioni di varia tipologia. L’o- cati o fiere, l’esistenza di una cinta muraria, riginalità e l’interesse di una raccolta di dis- la presenza della sede vescovile. Come evi- pacci sembrano però risiedere in una serie denziato nell’Itinerario per la Terraferma ve- di considerazioni ulteriori, che vanno oltre neziana di Marin Sanudo, opera del 1483, la semplice casistica criminale. Un aspetto non esisteva un criterio realmente univoco degno di nota è dato dal carattere del tutto per distinguere lo status di “quasi-città” mu- peculiare di questa forma di resoconto: il rate come Rovigo, Bassano, Conegliano ecc. carattere di una narrazione in bilico tra il Spesso la richiesta di poter essere insigniti documento ufficiale e la cronaca, in cui so- del titolo di città deriva da una accesa rivali- no mescolati elementi e registri difformi, tà con il proprio capoluogo, ed è il caso di ed emerge un linguaggio colorito, spesso Conegliano, mossa nei confronti di Treviso, molto vicino al parlato. I dispacci, il loro lin- o di Schio, nei confronti di Vicenza. Parti- guaggio “realistico”, il punto di vista che colare rilievo, nell’ambito di simili contese esprimono, filtrano un intero contesto so- localistiche, viene infatti assunto dalla que- ciale, consentono di osservare all’opera un stione dell’autonomia amministrativa. Ve- metodo di amministrazione della giustizia, nezia si trova spesso a dover mediare, pru- incarnano la visione della realtà – e i pre- dentemente, tra esigenze contrapposte, tra giudizi ad essa sottesi – di un patrizio vene- le aspirazioni di neonate élite cittadine, te- ziano come Gerolamo Foscari. In questo nendo conto delle convenienze di carattere senso, assumono un valore paradigmatico. politico-militare. Significativo per i suoi ri- Scrive Fausto Sartori nella sua Introduzione: flessi veneti è anche il saggio di Diego Cuo- “I dispacci sono il luogo dove, se conflittua- ghi, in cui vengono analizzati i legami che lità sociale esiste, essa prende le forme del hanno unito il centro emiliano di Scan- sangue, della violenza, o della prevaricazio- diano e la nobile famiglia vicentina dei ne legalistica”. | Diego Crivellari | Thiene. | Diego Crivellari |

 

L’ambizione di essere città. Piccoli, grandi cen- P. VALERIO ZARAMELLA, Iscrizioni della città tri nell’Italia rinascimentale, a cura di Elena di Padova, Padova, Centro Studi Antoniani, Svalduz, Venezia, Istituto Veneto di Scien- 1997, 8°, pp. 512, s.i.p. ze, Lettere ed Arti, 2004, 8°, pp. 416, ill., e 54,00. Vale la pena menzionare quest’opera, anche se pubblicata qualche anno fa dal Centro “Quasi-città”: espressione che nella storio- Studi Antoniani di Padova, in quanto fin dal grafia italiana è passata a designare centri titolo, il semplice Iscrizioni della città di Pa- minori i quali, pur assumendo una veste dova, denota le due peculiarità che la segna- cittadina, non erano sedi diocesane. Le cor- lano: una ricerca accurata, nelle sue diffe- ti disseminate in area padana, da Mirando- renti connotazioni pre e post visione e tra- la a Correggio, da Guastalla a Sabbioneta, scrizione epigrafica, e la modestia con cui conoscono verso la fine del Quattrocento l’autore, appassionato cultore della storia lo- una fase di “felice rinnovamento”, incarna- cale, la colloca tra precedenti raccolte di in- ta da un’aspirazione di fondo che pareva ac- signi professionisti. comunare i vari signori: l’ambizione di di- Padre Zaramella ha condotto le sue ricerche immagini tratte da L’ambizione di essere città... ventare città. Un tema, questo, che all’inter- pedibus calcantibus tra le vie e le piazze del- no della raccolta di dodici saggi, curata da la sua città, spinto dall’amore per le origi- Elena Svalduz, viene opportunamente este- ni antiche e con l’intenzione di completare le so ai centri veneti minori entrati nell’orbita “Somme” del Portenari e del Tomasini. No- della Serenissima. Venendo, in particolare, nostante il titolo indeterminato evidenzi la all’area veneta, l’intervento di Anna Bellavi- consapevolezza che non tutte le iscrizioni tis si propone di tracciare un bilancio arti- cittadine siano state rintracciate (o lette a colato del periodo. La conquista veneziana causa della cattiva conservazione), gli editori della terraferma aveva incontrato un siste- ne ribadiscono in questo modo la portata, ma organizzato, un mosaico di civitates che andata ben oltre gli scopi dichiarati: “E il suo

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lavoro risultò davvero un completamento del questo è un libro che si gusta con intimo pia- Salomonio senza volerlo essere intenzional- cere, “tanta è la sapienza naturale, istinti- mente, con un suo tocco e un suo metodo, va, che si legge in ogni pagina, in ogni botta senza programmi e non senza un ordine e risposta”. prestabilito”. Concepito come un dialogo in cui alla do- L’autore ha raccolto il materiale in vari fa- manda di un “discente” segue la risposta di scicoletti, ordinati successivamente con cri- un “sapiente”, il piccolo, ispirato Catechi- teri dati in sede di pubblicazione; il risulta- smo di don Rizzo mira, in primo luogo, al- to appare comunque organico ed esaustivo, l’innalzamento delle condizioni materiali di suddiviso tra: iscrizioni dell’Università e del vita del contadino, persuadendolo che solo Municipio; iscrizioni toponomastiche; iscri- il possesso di nozioni corrette di agricoltura zioni del Prato della Valle; testamenti e le- e di allevamento, garantite dalla scienza e gati scolpiti su pietra; iscrizioni su palazzi, dalla tradizione insieme, potranno miglio- abitazioni private e ospizi; su monumenti, rare il rendimento e la salute dei campi e de- ponti e collegi universitari; iscrizioni riguar- gli animali. È appunto constatando la man- danti artisti, scienziati ed eroi; iscrizioni su canza di un’istruzione agricola impartita at- edifici religiosi; riguardanti ordini, ospedali traverso la scuola pubblica che don Rizzo e confraternite nel ’600. Un ultimo capito- giungeva a concepire quest’operetta, rac- lo, articolato in paragrafi dai titoli spesso comandandola ai contadini in grado di leg- curiosi (Padova enigmatica, La sapienza dei gere e ai maestri disposti a diffonderla. In nostri antenati, Quelli dell’Orologio), comple- 354 domande e risposte, il sapere del parro- ta l’opera con la rassegna di iscrizioni varie, co di Salboro si dispiega con tono semplice alcune di significato sibillino. ma accurato, attento a farsi intendere dal Decisamente coinvolgente lo stile, appro- suo “contadino”, e perciò pronto a tradurre priato a una raccolta divulgativa con fini non i termini tecnici dalla lingua al dialetto, o scientifici ma di pubblica utilità, quasi da disposto a ricorrere a detti e proverbi per “guida” alla città. | Cinzia Agostini | veicolare concetti e principi. Lo storico Lino Scalco, curatore della rie- dizione e autore della Postfazione, fornisce  le coordinate entro cui si collocano la figura e l’attività sacerdotale e intellettuale di don Giovanni Rizzo (nato ad Altichiero nel 1825) Catechismo agricolo ad uso dei contadini compi- sullo sfondo dell’Italia risorgimentale e del lato dal parroco D. Gio. Cav. Rizzo. Con due contrasto tra papisti-filoaustriaci e antitem- appendici su alcuni pregiudizi dei contadini e poralisti-liberali. Fra i secondi vi erano sa- sulle misure e pesi metrici, Padova, Coi tipi cerdoti come don Giovanni Rizzo il quale, del Seminario, 1869, ristampa anastatica, a dopo l’annessione del Veneto all’Italia, rice- cura di Lino Scalco, Padova, A.I.A.B., 2003, 16°, vette dal Governo (caso insolito in tempi di pp. XC-186, ill., e 15,00. anticlericalismo), la croce di cavaliere per me- riti patriottici. | Giuseppe De Meo | La riproduzione anastatica di quest’opera di don Giovanni Rizzo, parroco di Salboro per quasi mezzo secolo nella seconda metà del-  l’Ottocento, ripropone non solo un prezioso immagini tratte da prontuario di nozioni e tecniche agricole, ma Vittorio Veneto tra Ottocento e Novecento consente di riscoprire antichi “saperi dell’a- MARIO ULLIANA, Vittorio Veneto tra Ottocento e gricoltura”, fondati su un concreto “rispetto Novecento, Treviso, Canova, 2005, 8°, pp. 202, della Vita”, come bene nota Giorgio Salvan, ill., e 24,00. presidente dell’Unione Agricoltori di Padova, promotrice, con la Cooperativa agricola “El Il 22 novembre 1866, per decreto reale, na- Tamiso”, della riedizione del libretto. sceva la città di Vittorio Veneto dalla fusio- Nella stessa Presentazione al libro, Franco ne tra Ceneda e Serravalle, due comuni fino Zecchinato osserva come “produrre cibi allora separati da un’antica ruggine e da sani e in accordo con l’ambiente [sia] anche profonde diversità. Serravalle, cresciuta in- un fatto di cultura e di stile di vita”. A que- torno alla strada d’Alemagna che convoglia- sto modo rispettoso di sentire ed intendere va i traffici dall’Adriatico all’Europa centra- il rapporto con la terra e i suoi prodotti, si ac- le, ostentava caratteri aristocratici e di libe- cordano, ante litteram, le nitide pagine della ro pensiero, Ceneda, dedita all’agricoltura, pedagogia agricola di don Rizzo, appassiona- aveva un’atmosfera più provinciale e legata to predecessore di una visione “ecologica” di alla tradizione. Il clima patriottico del 1866 equilibrio fra uomo e ambiente. Coltivare la aiutò a superare i dissensi e fece prevalere terra senza violentarla recita a tale proposito il la spinta all’unificazione. titolo che Ferdinando Camon dà alla sua In- I primi tempi furono difficili, anche perché troduzione, nella quale ricorda anzitutto che l’annessione aveva alterato i rapporti econo-

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mici. Poi si sviluppò la cultura dei bachi da patriarca d’Aquileia; nel 1269 passò alla seta, già fiorente all’inizio del secolo come casa di Stiria e nel 1278 agli Asburgo che la attività ben inserita nel ciclo lavorativo della tennero fino alla guerra della Lega di Cam- vita contadina e che forniva alle famiglie un brai, 1508, mentre il resto del Friuli si sot- po’ di denaro. Sorsero e si moltiplicarono fi- tometteva a Venezia già nel 1420. lande e lanifici. Fu anche individuata una fi- Il centro storico, sulla riva destra del Non- bra sostitutiva della seta, ricavata dalla scor- cello custodisce i monumenti di quel lonta- za dei ramoscelli di gelso, “gelsolino”, usata no passato: il Duomo di San Marco tardo- dal clero per paramenti e addobbi sacri. Tra gotico con il maestoso campanile, il Palazzo le attività produttive spiccavano i nuovi im- Comunale gotico-rinascimentale, la Chiesa pianti per la produzione di cemento e calce della Santissima, cinquecentesca, di pianta idraulica che impiegavano capitali esterni e ottogonale, il secentesco Palazzo Ricchieri manodopera locale. Le ville e gli alberghi che ospita il Museo Civico, i palazzi Grego- lungo viale Concordia offrivano al nascente ris, Badin, Sbrojavacca e Pera inseriti in un turismo un’immagine accattivante, mentre tessuto fitto di edifici lungo le vie e le piaz- un’accorta pubblicità sosteneva l’efficacia ze. Nei secoli successivi si aggiunsero le te- curativa delle acque ricche di sali nel nuovo stimonianze di un’ininterrotta attività arti- stabilimento Bagni. Nonostante la crescita gianale e commerciale, di un’intensa vita dell’industria, il progresso tecnologico, l’av- sociale e culturale. vento della ferrovia (1879) e dell’illuminazio- La vocazione industriale di Pordenone si evi- ne elettrica (1891), le condizioni di vita della denziò fin dall’inizio dell’Ottocento, quan- popolazione non miglioravano né in città né do sorsero numerose le fabbriche: ceramica in campagna e la povertà alimentava un in- Galvani, filatura di Torre, tessitura di Rorai, tenso flusso migratorio. cotonificio Amman. Si intensificarono gli La Grande Guerra decretò la fine di quel scambi per via fluviale lungo il Noncello, mondo, specie dopo Caporetto, quando la lungo la Strada Napoleonica oggi Pontebba- città per dodici mesi fu occupata dalle trup- na e per ferrovia, dal 1855. Risale al 1910 il pe austriache. La popolazione in parte scap- campo d’aviazione della Comina, sede della pò e quella che rimase subì umiliazioni, prima scuola di volo e che divenne campo fame e spoliazioni. Con la liberazione e la militare durante la guerra del 1915-1918. vittoria si accesero speranze in un futuro Nel secondo dopoguerra ci fu il grande svi- migliore che andarono deluse nella lenta ope- luppo delle industrie meccaniche e degli ra di ricostruzione. Come nel resto del Pae- elettrodomestici che ebbe tra i protagonisti se si scatenarono disoccupazione, miseria, più dinamici Lino Zanussi e Luciano Savio. scontento, ribellione, paura e infine la na- Nel 1947 fu istituita la Fiera Campionaria scita del fascismo e l’affermazione del nuo- che si tiene anche adesso in settembre e che vo regime. La cronaca di Vittorio Veneto, continua la tradizionale fiera di San Gottar- pur con episodi e protagonisti locali, corri- do e l’Esposizione Agraria del 1903. Nel sponde a quella del resto d’Italia, non solo 1968 Pordenone diventava provincia e con- nel difficile dopoguerra, ma anche negli an- fermava la sua vocazione all’autonomia ni seguenti fino alla Seconda Guerra mon- espressa fin dal lontano Medioevo. | Marilia diale che costò alla città 518 morti. Ciampi Righetti | La storia di Vittorio Veneto è narrata non solo con le parole, ma anche con belle im- magini, spesso inedite, di vita quotidiana.  | Marilia Ciampi Righetti |

DARIO FONTANIVE, Figli delle Rupi. Il Battaglio-  ne Alpini Antelao nella Grande Guerra, San Vito di Cadore (BL), Edizioni Grafica Sanvite- se, 2004, 8°, pp. 207, ill., s.i.p. NICO NANNI, Pordenone tra Ottocento e Nove- cento, Treviso, Canova, 2005, 8°, pp. 168, Antonio Cason, presidente della Sezione ill., e 24,00. Alpini Cadore nel suo saluto introduttivo ri- immagini tratte da Figli delle Rupi... corda che il Battaglione “Antelao”, formato Il volume inizia con un breve capitolo in- quasi esclusivamente da alpini provenienti troduttivo sulla storia singolare della città e dalle zone del Cadore, dallo Zoldano e dalle sulle vicende che ne segnarono il carattere. Prealpi trevigiane, ha avuto una vita breve, Pordenone (da Portus Naonis oggi Noncello) centrata appunto durante lo svolgimento fu in passato un centro importante della na- della Grande Guerra. Infatti “fu costituito vigazione fluviale che regolava il traffico di nel 1916 con l’unione tra le compagnie 150a merci dall’Adriatico ai paesi dell’Europa cen- e 151a e la 96a del ‘Pieve di Cadore’, per es- trale; nel XII e XIII secolo difese la propria sere sciolto nel 1919; fin da subito si mise autonomia comunale contro il potentissimo in evidenza sul fronte cadorino delle Tofa-

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ne, a Forcella di Fontananegra, alla Tofana rali o “parlati”, realizzati con l’obiettivo di di Mezzo, alla conquista del Masarè e nel- mantenere in vita un senso di solidarietà l’azione poco fortunata in val Travenanzes, collettiva tra i prigionieri. Opera di redatto- poi viene impiegato nell’undicesima batta- ri improvvisati, ma destinati magari a di- glia dell’Isonzo, quindi sul fronte del Gar- ventare giornalisti al loro rientro in Italia – da, nel sottosettore Dossi e poi sul Grappa e è il caso dell’autore – questi fogli, di cui nel 1918 sulla linea del Piave, dove sul Mon- spesso sopravvivono soltanto i nomi (“Arco- te Solaroli gli alpini dell’Antelao scrissero baleno”, “Rivincita”, “Quota Zero”...), rac- importanti pagine di storia”. coglievano articoli di arte, letteratura, sport, La presente pubblicazione è opera di Dario ma anche racconti, illustrazioni, vignette, Fontanive, scrittore particolarmente esperto notizie sull’andamento del conflitto tratte del mondo della montagna, il quale, corre- dai giornali stranieri. Boscolo, ufficiale cat- dando l’opera con molte illustrazioni foto- turato dagli inglesi nel 1943, fu trasferito ne- grafiche, rievoca un periodo breve, se vo- gli Stati Uniti e rimase per quasi tre anni gliamo, ma denso di avvenimenti e di vi- rinchiuso nel campo di Hereford (Texas), lo cende, una delle tante pagine di sofferenza stesso che ospitò Burri, Berto e Gaetano Tu- che hanno interessato il nostro Paese nelle miati: la sua ottica è dichiaratamente di par- vicende della Prima Guerra mondiale. te, ad esempio nella rivendicazione di uno L’autore rievoca così la vita quotidiana del status di “NON collaboratore”, eppure la rac- Battaglione, tra ansie e speranze, tra delu- colta pare voler superare i limiti di una let- sioni e gioie, percorrendo a ritroso le tracce tura ostentatamente ideologica. E non man- di molti protagonisti di quelle complesse vi- cano spunti interessanti, come la rievocazio- immagini tratte da cende, prendendo le mosse da una delle fi- ne compiuta da Giuseppe Berto circa i pro- I giornali di prigionia... (in alto) gure più significative del Battaglione, il cap- pri incerti esordi letterari (“un bel pezzo di Obiettivo “Venerdì Santo”... (in basso) pellano militare Domenico De Rocco, che fu prosa ritmica, dannunziana da cima a fon- sempre un costante punto di riferimento sia do...”), avvenuti in un campo di “irriducibili”. per gli ufficiali che per i soldati semplici. | Diego Crivellari | Il volume è diviso in due parti: nella prima sono elencati gli avvenimenti che hanno ca- ratterizzato la vita del Battaglione, nella se-  conda l’attenzione viene centrata sulle figu- re e sui fatti più significativi e più impor- tanti: ne consegue un insieme vivo e denso Obiettivo “Venerdì Santo”. Il bombardamento di stimoli per il lettore e pieno di ricordi per di Treviso del 7 aprile 1944 nei documenti del- i protagonisti della guerra. | Giuseppe Iori | l’Areonautica Militare Statunitense, Treviso, Canova, 2004, 8°, pp. 168, ill., e 15,00.

 La guerra, una tragedia che sembrava quasi superata dall’uomo “civile” della seconda metà del XX secolo, si è invece estesa e avvi- ARMANDO BOSCOLO, I giornali di prigionia cinata, moltiplicandosi e frantumandosi in (1940-1946), coordinatore dell’edizione e au- innumerevoli orrori quotidiani. Il clima al- tore di prefazione e note sparse Fernando To- terato del presente evoca memorie violente gni, Clusone (BG), Ferrari, 2003, 8°, pp. 352, del passato e, tra queste, il bombardamento ill., s.i.p. di Treviso del 7 aprile 1944, giorno della Passione di Nostro Signore, Venerdì Santo Che cosa accomuna uomini, artisti, intellet- della città. Questo libro offre le testimo- tuali come Alberto Burri e Giuseppe Berto, nianze raccolte da Everardo Artico e le ri- Giovannino Guareschi e Oreste del Buono? flessioni di Ernesto Brunetta e Nazzareno Furono tutti prigionieri di guerra (PoW re- Acquistucci sui fatti e le motivazioni del citava l’acronimo inglese), durante il secon- drammatico evento. do conflitto mondiale, come altre centinaia Nella primavera del 1944 l’esercito alleato di migliaia di italiani, sparsi dalla Russia al- era fermo da mesi sul fronte di Cassino e l’India, dalla Germania agli Stati Uniti, dal- non riusciva a sfondare le linee di difesa te- la Polonia al Sudafrica: una tragedia collet- desche. Elaborò allora il piano chiamato tiva che questo libro incompiuto di Arman- “Strangle” – ossia “strangolamento” – per do Boscolo, giornalista di origini chioggiot- disarticolare le linee di rifornimento nemi- te, scomparso nel 2000, a Milano, ha inte- che, bombardando i principali nodi di comu- so recuperare e indagare da un’angolatura nicazione nelle retrovie, in particolare fer- del tutto particolare come quella dei “gior- rovie e ponti. nali di prigionia”. Boscolo si è impegnato Gli abitanti di Treviso (stazione con impor- nel censimento puntuale di questa pubbli- tante scalo merci sulla linea -Udi- cistica “di fortuna”: manoscritti o dattilo- ne) avevano vissuto i primi anni del conflitto scritti ciclostilati, copie uniche, giornali mu- senza gravi privazioni e sofferenze, lontano

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dai grandi teatri di lotta, ma dopo l’8 set- dacati, mano a mano che le condizioni del ne suscitava l’elenco con i nomi dei parroc- tembre, passata la breve euforia della cadu- conflitto andavano a incidere negativamen- chiani partiti per il fronte, fatto collocare ta del fascismo, con l’arrivo dei tedeschi, si te sui rapporti italo-tedeschi, essi si trova- dall’arciprete presso l’altare della Madonna: trovarono la guerra in casa. Anche la con- rono in una condizione di semischiavitù. i primi concreti segnali della guerra giun- vinzione di non rappresentare un obiettivo Aspetto, questo, ribadito e approfondito dal- gevano infatti con le fredde comunicazioni militare si rivelò illusoria, quando il 7 aprile lo scritto di Roberto Sala, Migranti veneti in dei nomi delle vittime. uno stormo di 190 aerei americani sganciò terra tedesca. Note storiche e storiografiche, in Come per molti centri del nord Italia la svol- le bombe che causarono almeno 1600 mor- cui l’autore sostiene comunque che la condi- ta decisiva fu però l’8 settembre: l’illusoria ti. Sull’accaduto si sono formulate le ipote- zione di questi lavoratori, già presenti in speranza della fine della guerra, la terribile si più diverse, ma analizzando i documenti Germania prima dell’8 settembre 1943, in realtà dell’occupazione nazista. Pescantina, dell’Ufficio storico dell’Areonautica statuni- ogni caso non può essere comparata “al de- situata alle propaggini meridionali della Val tense, si può ricostruire lo sviluppo delle stino dei circa 600.000 prigionieri italiani d’Adige, costituiva un snodo importante sul- operazioni, da quando gli aerei provenienti di guerra, deportati al lavoro coatto in Ger- la essenziale via di comunicazione del Bren- dalla Puglia risalirono le coste adriatiche mania come ‘internati militari’, destino non nero; nella sua area furono stivati enormi fino a Jesolo e si diressero a neutralizzare le di rado tragico”. quantitativi di rifornimenti, il suo territorio aree ferroviarie di Bologna, Ferrara, Mestre Gli altri saggi affrontano aspetti non me- fu presidiato in modo massiccio. L’impo- e Treviso. Il bombardamento su Treviso durò no interessanti: Luigi Urettini parla de Gli nente presenza militare tedesca ostacolò la cinque minuti, dalle 13.24 alle 13.29 e, oltre emigranti trevigiani in Germania (1938-1943) nascita di formazioni partigiane autonome agli obiettivi strategici, distrusse interi quar- nella stampa locale. Lo stereotipo del lavorato- (il primo Comitato di Liberazione Naziona- tieri ricchi di opere d’arte e uccise i civili re veneto docile e laborioso; Partire dalla pro- le a Pescantina nacque, quasi per caso, solo convenuti in città per i riti del Venerdì San- vincia di Treviso: organizzazione politica di nel febbraio del 1945) ciononostante l’op- to. Il bombardamento che doveva essere un provvisorio spaesamento è invece il titolo pressione nazifascista si fece sentire in pae- “selettivo” fu invece indiscriminato per una del saggio di Daniela Bonotto; da parte sua se in modo ugualmente brutale: deportazio- serie di ragioni: la quota troppo alta da cui Alessandro Casellato tratta di La Germania di ni e vittime fra i civili come nell’eccidio di furono sganciate le bombe, l’imprecisione Luigi Meneghel. Biografia e autobiografia di un tre donne perpetrato dalle “Brigate nere” dei lanci e le piccole dimensioni della città. operaio trevigiano (1941-1945); Matteo Erma- nell’agosto del 1944. Tanto era stato diffici- | Marilia Ciampi Righetti | cora affronta il tema di Campi e cantieri di le il periodo dell’occupazione, tanto festoso, Germania. Migranti friulani nel Reich hitle- esaltante, sfrenato fu il momento della libe- riano (1938-1943); Lavoratori bellunesi nel Ter- razione. Nella seconda sezione, composta  zo Reich (1938-1945) è invece l’argomento di da un insieme di documenti, lettere, artico- Adriana Lotto; chiude Matteo Sanfilippo con li, interviste pazientemente raccolte da Co- Scalabriniani veneti nella Germania nazista. nati, le testimonianze sullo sgancio, il gioio- Emigranti a passo romano. Operai dell’Alto Ve- | Giuseppe Iori | so saccheggio dei magazzini tedeschi, sono neto e Friuli nella Germania hitleriana, a cura fra i racconti più pittoreschi e avvincenti: di Marco Fincardi, Treviso, Istresco - Casel- montagne di pepe, zucchero, caffè, sbrisia- le di Sommacampagna (VR), Cierre, 2002,  role su piramidi di fusti di burro olandese, 8°, pp. 256, e 12,50. una bolgia di salami, salsicce, cosciotti di ma- iale in cui si consuma, in un grande e con- Fin dall’Ottocento la Germania e il mondo GIANNANTONIO CONATI, La Seconda Guerra fusa festa popolana, la fine di un incubo. tedesco sono stati una delle mete preferite mondiale a Pescantina, Sommacampagna (VR), | Ferdinando Perissinotto | dagli abitanti delle province venete e friula- Cierre, 2005, 8°, 349, ill., e 18,00. ne, soprattutto quelle settentrionali, in cer- ca di lavoro: un fenomeno caratterizzato in Terza tappa di un meticoloso lavoro di rico-  particolare da un percorso stagionale, ben struzione del passato di Pescantina, il nuo- più frequente di quanto lo fossero i viaggi vo testo di Giannantonio Conati prende in oltre oceano. Questo studio indaga il perio- esame le drammatiche vicende del secondo La somma del dolore. Fontesi caduti nella Se- do che va dagli anni Trenta del secolo scor- conflitto mondiale. conda Guerra mondiale 1940-1947, a cura di so fino alla conclusione della Seconda Guer- Il testo si divide in due sezioni. Nella prima Italo Riera, Fonte (TV), Comune di Fonte, ra mondiale. l’autore ricostruisce la vita quotidiana a Pe- 2004, 8°, pp. 432, ill., s.i.p. Otto densi saggi monografici mettono in scantina nell’età della guerra. In un primo evidenza come il fenomeno migratorio dal tempo gli abitanti della cittadina vissero in Con la pubblicazione di questo volume, a Nord-Est italiano verso la Germania sia sta- un’atmosfera ancora ovattata: la guerra era cura di Italo Riera, il Comune di Fonte, nel- to pianificato grazie a un accordo tra il regi- un evento lontano, di cui si percepiva l’eco la Marca Trevigiana, prosegue nel lavoro di me fascista e quello hitleriano, secondo una nella retorica di regime, nei razionamenti, recupero di una memoria collettiva che è le- logica di programmazione del lavoro, che nelle prime, rudimentali precauzioni prese gata ai tragici eventi del secolo appena tra- ha interessato in quel periodo centinaia di nei confronti di improbabili attacchi aerei: scorso. In questo caso particolare, il periodo migliaia di persone, per aiutare la macchina una sirena, funzionate a manovella situata preso in esame è quello relativo alla Seconda di produzione bellica tedesca. sulla torretta di un vecchio edificio, utilizza- Guerra mondiale, con la dolorosa appendice I primi due saggi sono di carattere genera- ta come precario punto d’avvistamento e rappresentata dalle vicende dei prigionieri di le: Marco Fincardi, curatore del volume, in d’allarme. Nei primi tempi anzi, nelle rare guerra italiani, molti dei quali furono rim- Operai e operaie in sahariana blu mette in ri- occasioni in cui il suono stridulo della sire- patriati a distanza di mesi, se non anni, dal- lievo come le condizioni degli emigrati mu- na si diffondeva, le reazioni dei paesani era- la fine del conflitto. La somma del dolore è un tassero radicalmente soprattutto durante la no più di scherno che di terrore “Eco el affresco che si compone di tante memorie guerra: da lavoratori, tutelati anche dai sin- gato... i g’à tirà la coa!”. Ben più apprensio- intime, private, custodite per decenni esclu-

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sivamente dai familiari delle vittime. Le dei possedimenti dei nobili veneziani a par- schede anagrafiche raccolte dal curatore per tire dal XVII secolo, i quali contribuiscono a ogni singolo caduto sono, in tal senso, dav- ridisegnare il paesaggio locale con le loro vero emblematiche: soldati fontesi sono ville, oratori, barchesse. morti durante la guerra di Spagna, su en- Giampier Nicoletti tratta di Trebaseleghe trambi i fronti (nazionalista e repubblicano), nell’Ottocento con un excursus di largo re- poi, con l’inizio del secondo conflitto mon- spiro che muove dall’ambiente rurale per diale, in Russia, in Jugoslavia, in Grecia, in passare alla popolazione fino all’artigianato Albania, nelle battaglie sul Don o nei campi e all’emigrazione. L’uso di una vasta docu- di concentramento, o ancora dopo essersi mentazione, di tabelle e grafici conferisce uniti alle prime brigate partigiane. A fianco valore a questo studio che si muove con si- delle schede sono presentati altri indizi e curezza su una materia che richiede diverse tracce eloquenti dei drammi vissuti: le foto, e approfondite competenze. Non manca un le cartoline, le lettere spedite ai familiari, ma viaggio attraverso i luoghi che hanno confe- anche le note e i documenti ufficiali che, nel rito identità alla comunità: la fiera, l’osteria, loro linguaggio burocratico, attestano la la casa e l’aia. scomparsa dei militi o l’assenza di notizie a Egidio Ceccato è l’autore della parte dedica- loro riguardo, lo stato di servizio, le condi- ta a “Trebaseleghe nel Novecento”, il secolo zioni di salute. Comunicazioni con cui si po- dello sviluppo economico, dell’ennesima on- tevano ugualmente richiedere l’avvio di una data migratoria, delle due guerre. Pregevoli pratica per la pensione da destinare alla fa- le pagine nelle quali l’autore si sofferma sul- miglia del caduto o il congedo per uno dei la storia politica e amministrativa del co- propri figli (“perché possa coadiuvare il pa- mune, dalla Grande Guerra passando per il dre, malfermo in salute, nel lavoro dei cam- fascismo fino alla Resistenza e al difficile pi”) chiamato alle armi, come nel caso, ad dopoguerra della democrazia. esempio, di un vecchio agricoltore del paese Il libro, concluso da un utile glossario, è in- che si era improvvisamente trovato privo di tercalato da illustrazioni (per esempio i gra- manodopera. | Diego Crivellari | devoli “Saluti da Trebaseleghe” di Pierluigi Marazzato, un collage di vecchie cartoline), disegni, grafici, tabelle e da un suggestivo ma-  nipolo di foto a colori proposte da Samue- le Galeotti, istantanee su scorci architettoni- ci e paesaggistici di una comunità che fu. Storia di un territorio di frontiera. Trebasele- | Michele Simonetto | ghe, saggi di Ermanno Orlando, Mauro Pit- teri, Giampier Nicoletti, Egidio Ceccato, a cura di Danilo Gasparini, Trebaseleghe (PD),  Amministrazione Comunale - Grafica Ve- neta, 2002, 4°, pp. 523, ill., s.i.p. ENZO RAMAZZINA, Santa Giustina in Colle. Gli Nel suo “Trebaseleghe nel basso Medioevo”, anni della Seconda guerra mondiale (1940-1950), Ermanno Orlando delinea le vicende politi- Santa Giustina in Colle (PD), Comune di che, amministrative e la storia sociale della Santa Giustina in Colle - Bertato, 2002, 8°, immagine tratta da La somma del dolore... comunità tra XII e XIV secolo. L’esordio è se- pp. 240, ill., e 10,00. gnato dalla documentazione che attesta la dominazione vescovile di Treviso ma, an- Santa Giustina in Colle è un paese situato che, l’incipiente protagonismo del comu- a poca distanza della strada cosiddetta del ne che contende all’episcopio terra e potere. Santo, fra Padova e Castelfranco Veneto, ed Il saggio prosegue descrivendo le vicende è tristemente noto per l’eccidio che fu vi della signoria dei Tempesta e le caratteristi- commesso dai soldati tedeschi in ritirata, il che del primo dominio veneziano, per poi 27 aprile 1945. In seguito all’uccisione di passare alla ricostruzione della storia del ca- due soldati tedeschi furono infatti fucilati stello, della vita agricola e sociale, dell’anti- oltre venti civili, fra i quali i due sacerdoti ca fiera, della vita quotidiana. del paese. Nel 1940 il comune di S. Giusti- Mauro Pitteri in “Paesaggio e agricoltura a na in Colle contava poco più di 6.000 abi- Trebaseleghe (secoli XV-XVIII)”, propone tanti, divisi fra il capoluogo e la frazione di una disamina minuziosa dei sistemi di col- Fratte. Con l’entrata in guerra nel 1940 le tivazione e delle colture in uso nel territorio condizioni di vita della popolazione comin- fin dal Quattrocento: avvicendamenti, siste- ciarono a deteriorarsi. Nell’elenco dei pove- mi di aratura, allevamento e l’economia del- ri risultavano iscritte 133 famiglie per un to- la casa contadina. Pitteri segue le trasfor- tale di 685 componenti. A circa quattrocen- mazioni del territorio e del paesaggio senza to metri dal paese passava la ferrovia della trascurare i mutamenti nei rapporti di pro- linea Ostiglia-Mantova che fu oggetto di nu- prietà, soprattutto la crescente penetrazione merosi bombardamenti e di atti di sabotag-

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gio dei partigiani. A partire dalla metà del Partito fascista e successivamente inviato al 1944 si intensificarono gli atti di sabotaggio confino; arrestato nel febbraio 1944, venne da parte di patrioti locali di orientamento rinchiuso nel terzo braccio del carcere di cattolico. Nel novembre 1944 la zona fu og- Regina Coeli a Roma, per poi essere fucila- getto di un rastrellamento da parte dei fa- to alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944. scisti. Il cappellano di S. Giustina, noto per Finzi era nato a Legnago (Verona), ma ave- il suo orientamento antifascista, dovette la- va trascorso la giovinezza a Badia Polesine sciare la parrocchia. La personalità più nota dove il padre, un imprenditore molto attivo, delle formazioni partigiane era Graziano aveva costruito uno dei suoi mulini a vapo- Verzotto, cattolico ma membro inizialmen- re. Terminati gli studi, Aldo aveva iniziato te di una brigata Garibaldi di tendenza co- la carriera di giornalista sportivo a Milano, munista. Verzotto, uscito dalla brigata gari- partecipando anche a competizioni aviato- baldina, dette vita successivamente a una rie di vario genere. Nel giugno 1915 si era formazione partigiana autonoma denomi- arruolato volontario nell’artiglieria a caval- nata Damiano Chiesa, provocando delle rea- lo, diventando sottotenente; in seguito ave- zioni critiche da parte dei comunisti. L’ecci- va fatto parte della 87a squadriglia aerea – la dio del 27 aprile 1945 ha provocato numero- “Serenissima”, il cui comando era a San Pe- se discussioni sul comportamento dei par- lagio, nell’attuale comune di Due Carrare tigiani durante a ritirata dell’esercito tede- (Padova) – e aveva partecipato, con Gabrie- sco; in effetti sembra che i partigiani nei me- le D’Annunzio, al celebre volo su Vienna si precedenti alla Liberazione si siano impe- del 9 agosto 1918. | Elio Franzin | gnati soprattutto in atti di sabotaggio e non nell’attacco ai militari fascisti o tedeschi. | Elio Franzin | 

 GIOVANNI MUNERATTI, 1944-1945. La vita di una piccola comunità del territorio in tempo di guerra, Mirano (VE), Comune di Mirano, 2004, DOMIZIA GARAFOLI - GUSTAVO BOCCHINI PADI- 8°, pp. 60, s.i.p. GLIONE, Aldo Finzi. Il fascista ucciso alle Fosse Ardeatine, Milano, Mursia, 2004, 8°, pp. 272, Come esplicita lo stesso titolo del libro, in e 16,30. questo volumetto edito dal Comune di Mi- rano l’autore si propone di ripercorrere la Aldo Finzi, nominato nell’ottobre del 1922 vita di un piccolo borgo veneto durante gli sottosegretario al ministero dell’Interno nel ultimi anni della Seconda Guerra mondiale, governo di Benito Mussolini, ricoprì la cari- quelli che per lui furono gli anni dell’adole- ca di vicecommissario per l’aereonautica, scenza. La ricostruzione dell’uomo maturo l’arma del regime. Il 30 maggio 1924, quan- si intreccia allora con lo sguardo curioso del do Giacomo Matteotti pronunciò il discorso ragazzo di un tempo, uno sguardo attento e alla Camera dei deputati, con il quale de- vivace, capace di far rivivere, talora velato di nunciò le violenze e i brogli elettorali dei fa- una sottile nostalgia, un intero mondo di scisti, Finzi, polesano come Matteotti, fu uno piccole cose e piccoli gesti. Ecco la grande immagini tratte da dei deputati che lo interruppero. Il 10 giu- casa di Campocroce in cui si viveva tutti as- Santa Giustina... (in alto) gno il deputato socialista fu sequestrato e sieme – papà, mamma, fratelli, zia –, ecco Afro e Mirko Basaldella, Crocifissione, 1947 (in basso) ucciso da una squadra fascista. Il 14 giugno l’ampia stanza dalle pareti color rosso vene- Finzi firmò una lettera di dimissioni, detta- ziano in cui ci si ritrovava la sera con la tagli da Mussolini. La scelta di Mussolini di famiglia Winteler, ed ecco i giochi, i nuovi imporre le dimissioni a Finzi non fu priva incontri, i primi amori. Fu per l’autore uno di abilità e spregiudicatezza: Finzi era mol- stato di “vacanza spirituale”: non si andava to chiaccherato per gli ambienti affaristici ai a scuola e la guerra, di cui giungevano noti- quali era legato, e, nello stesso tempo, le zie sparse attraverso i discorsi sempre più sue dimissioni potevano far ipotizzare un tesi dei grandi, sembrava lontana. Eppure il suo ruolo nel delitto Matteotti, al quale in- nemico era vicino, terribilmente vicino. Un vece egli era estraneo. Nei giorni successivi Comando tedesco si era già insediato a Vil- Finzi scrisse un memoriale sulle responsa- la Bembo e si diceva che, nel folto bosco in- bilità del delitto Matteotti e si incontrò con torno all’edificio, nascondesse “siluri uma- Carlo Silvestri, giornalista del “Corriere del- ni” da guidare contro le navi avversarie. Nes- la Sera”. suno si aspettava ciò che accadde. La sera del Alla scadenza del mandato parlamentare si 27 aprile 1945, a due giorni dalla dichiara- ritirò a Palestrina. Data la sua appartenenza zione ufficiale di resa, il vicino reparto ini- a una famiglia di origine ebraica, le leggi ziò le manovre di ritirata, allineando i mez- antisemite del 1938 accelerarono il suo dis- zi motorizzati lungo la via per Mirano. Tut- tacco dal regime. Nel 1941 fu espulso dal to sembrava pronto, ma la colonna indugia-

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va, quasi a voler procrastinare il tempo del- del proprietario, gravava come una pesante l’inevitabile sconfitta. Finalmente si mosse minaccia permanente. e fu un attimo, o tale apparve. Il rumore Nelle campagne padovane vi erano inoltre sordo del cancello scosso con violenza, un 21.000 famiglie di fittavoli e oltre 15.000 fa- grido che incitava alla fuga, la corsa dispe- miglie di coltivatori diretti. Il 31% delle azien- rata in mezzo alla campagna, il fragore as- de agricole non superava i 5 campi padova- sordante dei siluri, abbandonati dai tede- ni. I coltivatori diretti e i fittavoli erano pri- schi forse per alleggerire la colonna in riti- vi di assistenza sanitaria e non avevano la rata. Una sola notte segnò la fine della guer- pensione di anzianità. Le imposte comuna- ra, di un mondo immutato da secoli e di un li e statali erano quasi al livello del canone periodo della vita dell’autore. Ma un sorriso di affitto. suggellò quel passaggio: a regalarlo fu il fra- Durante la Lotta di Liberazione nazionale si tello Alberto che, salito tra le stanghe al po- tentò di costituire dei comitati contadini sto del cavallo, trainò da solo la carrozza che con la parola d’ordine della rivolta. Quando serviva a ricondurre a casa la zia e l’amica si ricostituì la C.G.I.L. come organizzazione Brazzoduro. | Laura Bozzo | sindacale di tutti i partiti antifascisti si ri- tenne erroneamente che i coltivatori diretti e i salariati dovessero far parte della stessa or-  ganizzazione. Solo successivamente si com- prese che le due categorie avevano bisogno di istanze differenti. | Elio Franzin | EMILIO PEGORARO, Per la terra e per gli uomi- ni. Storia della Confederazione italiana agri- coltori di Padova dalle origini ai giorni nostri,  vol. I, Padova, Confederazione italiana agri- coltori di Padova, 2002, 8°, pp. 142, s.i.p. GIACOMO MATTEOTTI, Scritti giuridici, a cura I contratti agrari di mezzadria e di affitto e introduzione di Stefano Caretti, presenta- sono stati faticosamente eliminati mediante zione di Giuliano Vassalli, Pisa, Nistri-Li- nuove leggi soltanto alla fine degli anni Ses- schi, 2003, 8°, 2 voll., pp. 840 complessive, santa del Novecento. L’agricoltura veneta ha ¤ 45,00. risentito pesantemente di questa arretratez- za, e gli agricolotori hanno partecipato, so- Per la prima volta sono pubblicati tutti gli prattutto mediante le organizzazioni agrico- scritti criminologico-giuridici di Giacomo le di ispirazione cattolica, alle battaglie poli- Matteotti, con una introduzione di Stefano tiche per la riforma dei contratti agrari. Per Caretti che ne ricostruisce la genesi, e una le organizzazioni sindacali socialiste e co- presentazione di Giuliano Vassalli, che ne muniste, invece, il percorso prima di elabo- fornisce una valutazione entro il pensiero rare un programma adeguato ai coltivatori giuridico del primo Novecento. Uno degli diretti e ai fittavoli agricoli fu molto lungo e aspetti più controversi della personalità di tormentato. Emilio Pegoraro, padovano, Matteotti è costituito dal problematico rap- protagonista di una lunga carriera sindaca- porto tra l’uomo di studio e l’uomo d’azio- le e parlamentare, ha partecipato in prima ne, tra la sua formazione giuridica e il suo Andrea Pisano, L’agricoltura, 1337 persona e molto intensamente al program- impegno politico. Gli scritti criminologico- Firenze, Museo dell’Opera del Duomo ma indicato. giuridici sono stati perlopiù trascurati dagli Alla caduta del fascismo, le organizzazioni studiosi del socialista polesano, perché con- agricole di ispirazione cattolica avevano alle siderati una parentesi nella sua attività cul- loro spalle l’eredità delle iniziative sviluppate turale. Matteotti fa parte della generazione dal clero prima dal fascismo. Nel 1910 si era successiva al grande dibattito che precedet- svolto a Cittadella un convegno di contadini te il codice Zanardelli, formato sul modello al quale partecipò anche Giuseppe Corazzin, giuridico della scuola classica, la cui promul- il futuro dirigente delle Leghe bianche trevi- gazione nel 1890 segnò un momento fonda- giane e della Confederazione italiana del la- mentale nella vita civile dell’Italia. Matteotti voro di orientamento cattolico. A Padova il appartiene all’indirizzo della “Scuola classi- leghismo bianco fu promosso dal vescovo ca”, rappresentata a Bologna dal liberale Lui- Pellizzo e da Sebastiano Schiavon; ne fecero gi Lucchini e dal clerico-moderato Alessan- parte Lazzaro Girardin e Gavino Sabadin. dro Stoppato, che insegnò diritto e procedu- Nel periodo del Novecento precedente la Se- ra penale. conda Guerra mondiale, le condizioni di Matteotti esordiva nel momento in cui le vita dei contadini erano molto pesanti: la due “scuole” giuridiche (quella “classica” e carne arrivava solo un paio di volte all’anno quella “positiva”) avevano concluso il loro sulla tavola; le abitazioni erano squallide e ciclo vitale, tanto che nell’opera La Recidiva anti-igieniche. La facilità della disdetta, cioè (1907) si trovano critiche sia alla Scuola clas- la denuncia del contratto di affitto da parte sica, in particolare alla posizione di Manzi-

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ni, sia a quella positiva, in particolare alla teo- te l’importanza del legame fra l’Interporto ria dell’imputabilità sostenuta da Ferri. In di Padova e il porto di Venezia. Queste due conclusione, Matteotti rifiuta la tesi centra- iniziative rivelano una chiara visione strate- le del positivismo sulla genesi di carattere bio- gica degli strumenti necessari per avviare la logico del delitto, accogliendo alcune idee crescita economica del sistema produttivo guida della Scuola classica, vale a dire l’au- della provincia di Padova, tanto che questa tonomia del diritto, la pena come forma pri- città si è potuta proporre, negli anni Settan- maria di prevenzione, il delitto imputabile ta-Ottanta, come uno dei centri strategici non alla società ma a un soggetto responsa- dell’economia veneta. bile delle sue azioni. Tutto ciò è stato possibile sia per il fatto che La presenza di Matteotti nel dibattito giuridi- Volpato è stato un valido matematico (ha co-penalistico del primo ventennio del No- insegnato per vent’anni tale disciplina a Ca’ vecento è caratterizzata anche da interven- Foscari, a Venezia), una matematica di cui ti in riviste, scanditi in due periodi distinti: ha sempre indicato i campi di applicazione, 1910-1911 e 1917-1919. Nel primo periodo come l’economia; sia per la circostanza che egli approfondisce argomenti presenti nel- egli ha trovato politici accorti, che hanno l’opera del 1907, La Recidiva, il lavoro coat- compreso l’importanza dei suoi progetti e li to e il trattamento dei “recidivi abituali”. hanno appoggiati. L’autore descrive con esat- I saggi del secondo periodo, finalizzati a una tezza di particolari e riferimenti gli ostacoli carriera universitaria, riguardano soprattut- e le incomprensioni incontrati da Volpato to problemi e istituti del diritto processuale riguardo all’Interporto; alla fine il progetto è penale; essi evidenziano, afferma Giuliano andato avanti, e l’Interporto è, oggi, il più Vassalli, che egli “era all’altezza, quale stu- grande d’Italia per movimentazione di mer- dioso e scrittore, dei più ardui problemi del ci, e ha fatto di Padova la capitale della logi- diritto penale e della procedura penale. stica, mentre nessuno dubita più dell’utilità Gli studiosi che si sono occupati de La Reci- del Cerved come centro essenziale per lo svi- diva hanno rilevato che essa “lascia l’impres- luppo del Veneto. | Mario Quaranta | sione di una rigida concezione dell’ufficio del diritto penale sostenuta e ribadita senza mezzi termini e improntata ad una austeri-  tà che conosce poche sfumature” (Antonio Casanova). Il fatto è che sul terreno giuridi- co Matteotti difende in termini inequivoci Elio Fregonese 1922-2002. Una biografia a più alcuni dei risultati più importanti del libera- voci, a cura di Alessandro Casellato, Treviso, lismo, come l’uguaglianza della legge e la Istresco - Caselle di Sommacampagna (VR), certezza della pena, il rifiuto dei tribunali Cierre, 2003, 8°, pp. 126, ill., e 10,00. speciali, l’indipendenza della magistratura. | Mario Quaranta | A distanza di meno di un anno dalla sua mor- te, avvenuta nel dicembre 2002, la figura di Elio Fregonese viene restituita attraverso un  continuum di frammenti autobiografici e testimonianze, in un volume collettivo edito dall’Istresco, Istituto di cui Fregonese è sta- Giacomo Matteotti LINO SCALCO, Mario Volpato. Maestro e pio- to tra gli ideatori e fondatori nel 1992. niere tra ricerca, politica ed innovazione, pre- Nato a Treviso nel 1922, nello storico quar- fazione di Gilberto Muraro, Padova, Cleup, tiere “rosso” di Fiera, Fregonese ebbe modo 2002, 8°, pp. XVIII-658, s.i.p. quasi naturalmente di passare, dopo l’8 set- tembre 1943, nelle fila della locale Resisten- Mario Volpato (1915-2000) è stato un prota- za, essendo di famiglia tradizionalmente gonista dello sviluppo di Padova e del Vene- socialista. Nel primo dopoguerra fu segreta- to: presidente della Camera di Commercio rio della Fiom trevigiana, segretario della di Padova dal 1970 al 1982, ha anticipato i Camera del lavoro di Treviso, infine ferro- tempi, con la progettazione e realizzazione viere e segretario provinciale del sindacato della Società informatica Cerved. Tale stru- ferrovieri di Venezia; in seguito divenne mento ha permesso agli operatori economi- consigliere comunale a Treviso, deputato per ci e alle autorità politiche e amministrative il Pci dal 1968 al 1972, infine consigliere e di disporre d’informazioni rapide per orien- assessore nel comune di Mogliano Veneto. tare le loro decisioni. Non solo: il Cerved è Questa parabola di costante impegno po- stato un modello per la successiva infor- litico viene tracciata da Fregonese stesso nei matizzazione dell’amministrazione pubbli- tre testi autobiografici che aprono il volu- ca e l’ammodernamento dell’apparato pub- me: La famiglia, l’infanzia, il quartiere blico del Paese, secondo standard europei. (1995), Le confessioni di un non pentito Inoltre, Volpato ha creato la società Inter- (2000) e L’ultima autobiografia (2002). Pur porto merci, individuando tempestivamen- nella differenza di angolature e impostazio-

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ni, i tre testi offrono complessivamente del- equilibri politici locali, grazie al successo le costanti, da rintracciarsi proprio nella della formula dei “blocchi popolari”: giunte grande importanza che Fregonese dava alla progressiste in cui si trovano insieme libe- sua vita pubblica, cioè all’impegno partitico rali democratici, radicali, e anche socialisti e all’onestà dell’operato politico, importan- riformisti e che rappresentano il nuovo ceto za parallela, se non maggiore, a quella della medio in cui la borghesia più dinamica tro- sua vita privata. va forme di alleanza con strati popolari, ar- La seconda e più ampia parte del volume è tigiani, piccolo-borghesi e operai. dedicata invece a testimonianze riguardanti Insieme al farsi e al rifarsi dell’idea di città, Fregonese, a partire dai toccanti testi delle questo libro coglie anche l’emergere di un’i- orazioni funebri tenute, durante il funera- dea particolare di territorio, che con un neo- le dell’ex partigiano, da Amerigo Manesso logismo potremmo definire “Nord-Est”: uno (Direttore dell’Istresco), Lorenzo Capovilla spazio regionale che si viene formando nel (Presidente dell’Istresco), Livio Vanzetto primo Novecento non tanto per spinta endo- (storico, già fondatore e Direttore dell’Istre- gena, dal basso e in opposizione allo Stato, sco), Alessandro Casellato e Ernesto Brunet- ma in stretta relazione con le esigenze stra- ta (storici), Giorgio Prati (Alpini di Treviso), tegiche della nazione, che in quegli anni Marzio Favero (Assessore della Provincia), elegge Treviso a nodo ferroviario e centro lo- Diego Bottacin (sindaco di Mogliano Vene- gistico-militare di interesse strategico. to e deputato), Rina Biz (già dirigente Acli). In questo contesto, la figura di Appiani è in- Chiude il volume un ampio ventaglio di Ri- dividuata come modello di imprenditore il- cordi di amici, collaboratori, politici, e una luminato e impegnato: un industriale che selezione di Lettere indirizzate a Fregonese: costruisce le case per i suoi dipendenti, un frammenti che, insieme agli altri testi, con- asilo per i loro figli, dota il quartiere di un tribuiscono a dare una prima felice imma- teatro, di un cinema “popolare”, di una pista gine storica e umana di quest’uomo ricco di di pattinaggio, di una linea del tram. Un im- ideali. | Sandra Bortolazzo | prenditore che scommette sulla modernità, che intuisce e prefigura la cultura di massa, che mette in pratica e vuole estendere a tut-  ta la città un modello di società interclas- sista, a-conflittuale, in cui l’integrazione del- le masse popolari sia garantita dai consumi Appiani e Treviso. Idee, opere, protagonisti del- crescenti e dal benessere materiale. Ma che, la tensione modernista nella città tra Otto attraverso questi e altri ben più tradizionali e Novecento, a cura di Gianluca Marino,Tre- strumenti, esercita anche un controllo socia- viso, Fondazione Benetton Studi Ricerche - le capillare sui suoi dipendenti, dentro e fuo- Canova, 2003, pp. 168, e 25,00. ri la fabbrica. | Alessandro Casellato |

La vicenda di Graziano Appiani – industria- le e uomo politico attivo a Treviso nei de-  cenni a cavallo tra Otto e Novecento – è sta- ta individuata dalla Fondazione Benetton come un laboratorio attraverso il quale con- Pietro Bertolini. Un protagonista della storia durre una riflessione sulla genesi della città montebellunese dal Comune al Governo, Atti del immagini tratte da contemporanea. Convegno di studi (Montebelluna, 15-16 ot- Appiani e Treviso... (in questa pagina) Pietro Bertolini... (nella pagina di destra) L’età giolittiana per Treviso vuole dire svi- tobre 1999), a cura di Benito Buosi, Caselle luppo industriale, espansione urbana, im- di Sommacampagna (VR), Cierre, 2002, 8°, migrazione dalla campagna alla città, rime- pp. 214, e 12,50. scolamento sociale, nascita di un movimen- to operaio organizzato, autonomo e visibile. Pietro Bertolini, nato a Venezia nel 1859, cre- In quegli anni Treviso cambia volto, si mo- sciuto nell’ambiente del moderatismo laico dernizza: vengono aperti i varchi nelle mu- veneto, venne eletto sindaco di Montebellu- ra per mettere in comunicazione il centro na nel 1885 e presentò nello stesso anno il urbano con la campagna; arrivano il tram e suo primo progetto per la “colonizzazione” l’illuminazione nelle strade; si afferma una della collina del Montello. Nel 1889 egli ini- specifica cultura di governo della città, che ziò la pubblicazione della sua opera più im- si alimenta di spirito positivistico, di muni- portante, i Saggi di scienza e di diritto ammi- cipalismo virtuoso, di istanze riformatrici. nistrativo, che furono seguiti da numerosi Nascono i tecnici dei saperi urbani, si co- saggi di diritto amministrativo, con partico- mincia a discutere di piano regolatore, si lare attenzione ai problemi dei Comuni e conducono inchieste sulla povertà e sullo dei loro rapporti con lo Stato. Nel 1891 ven- stato delle abitazioni nei quartieri popolari, ne eletto deputato. L’anno successivo otten- e si dà vita allo “Iacp”, l’“Istituto autonomo ne la libera docenza in Diritto amministra- case popolari”. Si affermano anche nuovi tivo a Roma. Nel 1893 propose la riorganiz-

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zazione delle Province come consorzi di spetto alle scelte operate dal vertice. Come Comuni. L’anno successivo fu nominato si evince dalla puntuale ricostruzione di sottosegretario alle Finanze nel quarto go- questo libro, i Gruppi giovanili rappresenta- verno Crispi. Nel 1899 ebbe l’incarico di vano qualcosa di più che un oscuro luogo di sottosegretario all’Interno nel secondo go- apprendistato politico o una “cinghia di tra- verno Pelloux. Nel 1907 fu nominato mini- smissione”. In questo caso, la prospettiva di stro dei Lavori Pubblici nel terzo governo Marton, oltre a delineare il quadro di una sto- Giolitti. L’uomo politico dimostrò il suo ria generazionale dei cattolici in politica, peso come parlamentare quando, nel 1892, sembra voler affrontare un importante inter- fece approvare la legge per la colonizzazio- rogativo: come nasce e si forma una classe ne del Montello. L’anno successivo egli co- dirigente? minciò a far parte del gruppo di Sidney Son- Una vicenda, quella dei Gruppi giovanili, nino, abbandonandolo nel 1906. Era un con- non priva di riflessi nazionali oltre che loca- servatore e, come tale, si oppose all’avoca- li, a dispetto (e forse proprio in virtù) delle zione allo Stato degli oneri dell’istruzione sue peculiarità trevigiane. Come ricorda elementare, e soprattutto al progetto di Lui- l’autore, tuttavia, non si è trattato di un mo- gi Luzzatti (del 1910) per l’allargamento del vimento eteronomo rispetto alla Democra- voto; tuttavia, egli criticò i progetti di Rudi- zia cristiana. I giovani trevigiani, che costi- ni per l’introduzione delle Regioni nell’or- tuiranno un prezioso serbatoio di quadri di- dinamento italiano. rigenti per la DC, furono in grado di elabo- Bertolini, con Luigi Luzzatti, è uno dei due rare un’originale sintesi politica, vicina ai soli veneti che riuscirono a diventare mini- fermenti degli altri gruppi della sinistra de- stri prima del fascismo, benché il Veneto mocristiana, ma (almeno in parte) irriduci- avesse espresso uomini politici come Fede- bile alla loro vulgata. L’accento era posto su le Lampertico e Alessandro Rossi. È quindi alcuni problemi di fondo: necessità di supe- un po’ difficile giustificare la scarsità degli rare il limite “corporativo” dei cattolici im- studi e delle ricerche che gli sono state fi- pegnati in politica, riconoscimento del valo- nora dedicate. Silvio Lanaro afferma nel suo re della laicità, attenzione alla questione so- contributo che Bertolini è stato trascurato, ciale e alla questione morale, intervento come tutti i componenti del gruppo di colla- pubblico in economia, rinnovamento strut- boratori di Giovanni Giolitti dal 1892 al 1913. turale dello Stato italiano sulla scia di quan- | Elio Franzin | to tracciato dalla Costituzione e valutando le possibili convergenze con le forze socialco- muniste. Tra i testi di riferimento La Pira e  Sturzo, ma anche Gobetti, Gramsci, Omodeo. | Diego Crivellari |

GIUSEPPE MARTON, Scribovobis. Storie di ve- scovi, giovani e contadini nel Veneto bianco de-  gli anni Cinquanta, prefazione di Ivano Sar- tor, Silea (TV), Piazza, 2004, 8°, pp. 352, ill., e 15,00. BRUNO PITTARELLO, Vajont ottobre 1963, pre- faz. di Toni Sirena, presentaz. di Dino Brid- Dal congresso democristiano di Vittorio Ve- da, Sommacampagna (VR), Cierre, 2004, 4°, neto a quello di Oderzo, in un arco di sette pp. 85, ill., e 18,00. anni (1952-1959), l’autore ripercorre la sto- ria dei Gruppi giovanili della Democrazia Il Vajont – la tragedia del Vajont, nome evo- cristiana nel territorio della Marca. Il conte- cativo come pochi altri, evento che ha irri- sto è il Veneto bianco del dopoguerra, attra- mediabilmente segnato la coscienza collet- versato dalle prime avvisaglie di inquietudi- tiva dell’intero Paese – ha dato vita ad una ni sociali: negli anni Cinquanta la realtà di nutrita serie di pubblicazioni realizzate sul Treviso è ancora caratterizzata da un’econo- filo della memoria, in cui al fianco della ri- mia prevalentemente agricola e da una ca- costruzione giornalistica, all’interpretazio- pillare diffusione delle organizzazioni catto- ne politica o sensazionalistica, compaiono liche, terreno su cui agisce e si sviluppa pres- (e coesistono, quasi a tessere un’unica dolo- soché incontrastata l’egemonia politica del- rosa trama) tentativi e rievocazioni effettua- la DC. ti in chiave più narrativa – senza che, nel Un’ottica abbastanza insolita quella scelta nostro caso, il termine “narrativo” debba da Marton nel tratteggiare un periodo stori- per forza implicare una parziale rimozione, co, poiché l’attenzione della pubblicistica si un retrospettivo distacco dall’evidenza terri- concentra notoriamente sulla storia dei par- bile di quegli stessi avvenimenti del 1963. titi politici, relegando i movimenti giovanili In tale prospettiva, il “tentativo” di Bruno ad essi collegati in secondo piano, quasi si Pittarello, di una persona alla quale il dis- trattasse di organismi del tutto marginali ri- astro “ha portato via tutto” – come recita la

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nota in fondo al libro – si inserisce all’inter- l’avvocato Sandro Canestrini, rappresentan- no di una linea che si potrebbe definire ele- te della parte civile, il 23 settembre 1969 da- giaca. Di una testimonianza narrativa, ma vanti al Tribunale de L’Aquila, dove il pro- non per questo meno reale e documentata. cesso era stato trasferito per legittima suspi- Quelli di Pittarello sono tanti piccoli poemi cione in base a una sentenza della Corte di in prosa, parti di un coro polifonico imper- Cassazione. niato sul sentimento di pietà per le vittime Il giudice istruttore, Mario Fabbri, afferma: e sul legittimo desiderio di giustizia; parti di “L’ossequio dovuto alla Giustizia è sinoni- una costruzione “onirica”, intimamente sof- mo di civiltà. Perché anche ciò riteniamo ri- ferta, lacerante, che proprio alle vittime, alle entrare nel preciso ed ineludibile dovere dei “ripetute visioni di persone care”, vuole re- giudici: dovere giuridico e morale, se non stituire una voce. E parlano, però, anche i vogliamo che in avvenire, in nome del pro- tecnici, i burocrati, gli uomini della diga, e gresso tecnico, dell’esigenza produttiva del- parla chi cercò, in qualche modo, di ferma- lo Stato, del profitto di pochi o di molti, i no- re la tragedia imminente. Ogni breve testo è stri stessi figli siano testimoni e vittime di un capitolo a sé stante, accompagnato da analoghe tragedie, se non vogliamo, soprat- un’immagine fotografica in bianco e nero: tutto, che essi si trovino improvvisamente, Longarone, la diga, la frana, la distruzione soffocati dal fango ‘senza sapere’ questi e improvvisa, lo scenario lunare che si spa- molti altri ‘perché’”. lancò davanti agli occhi dei soccorritori, le Da questi concetti prende appunto lo spun- duemila croci che furono piantate nell’area to l’arringa di Sandro Canestrini, che defi- del cimitero riservato alle vittime del Vajont. nisce quello del Vajont come un genocidio di La memoria collettiva del 9 ottobre 1963 ha poveri, sia per le caratteristiche della trage- dovuto, necessariamente, essere un’opera a dia in sé e per sé, sia per i rinvii del proces- più voci, e realizzata su più livelli. Così sin- so, gli infiniti ostacoli frapposti dalle forze tetizza Dino Bridda, nella sua presentazio- economiche e politiche nel corso degli anni, ne: “Le memorie del Vajont non sono anco- per impedire di arrivare alla verità e di otte- ra scritte tutte, nemmeno si sono esaurite, nere giustizia. È un’arringa spietata ed esem- forse l’operazione non si compirà mai del plare nello stesso tempo, che non per nien- tutto.” | Giovanna Battiston | te si conclude citando un altro documento storico, il celebre J’accuse di Emile Zola del 13 gennaio 1898. | Giuseppe Iori |   SANDRO CANESTRINI, Vajont: genocidio di po- veri, Caselle di Sommacampagna (VR), Cier- re, 2003, 8°, pp. 128, ill., e 11,50. CLAUDIO DATEI, Vajont. La storia idraulica, Padova, Libreria Internazionale Cortina Pa- Carlo Bertorelle nella sua prefazione così dova, 2003, 8°, pp. 96, ill., e 15,00. descrive la figura di Sandro Canestrini, au- tore del presente volume: “Sandro Canestri- “Il 9 ottobre 1963 un’immane onda, prodot- ni è un avvocato piuttosto noto nel Trentino, ta dal repentino crollo del versante sinistro dove da molti anni esercita la professione e del monte Toc nel serbatoio del Vajont, dis- immagini tratte da Vajont... dove è stato impegnato con funzioni di pub- trusse l’abitato di Longarone. Le vittime fu- blica rappresentanza. Ma è soprattutto un rono più di 2000”. Chi scrive all’inizio del- militante, un uomo che vive con passione e la premessa queste scarne ma precise paro- con pieno trasporto i problemi di chi è colpi- le – Claudio Datei – è stato per anni docen- to da ingiustizia; e cerca onestamente di bat- te di Costruzioni Idrauliche all’Università di tersi per modificare le cose che non vanno”. Padova (attualmente è professore emerito), Proprio mentre sul dramma del Vajont, che nonché, come si evince dalla lista dei Perso- risale al 9 ottobre 1963, è sceso definitiva- naggi principali ed enti redatta dallo stesso, mente il sipario (ma solo dal punto di vista stretto collaboratore accademico di Augusto processuale, penale e civile, perché si tratta Ghetti, che ai tempi del “caso Vajont” era di una tragedia che non può né deve essere docente di Idraulica all’Università di Padova dimenticata), esce alle stampe questo volu- e responsabile del modello idraulico com- me, che ripropone, insieme ad altri docu- missionato dalla SADE nel 1961 per speri- menti (la sentenza del giudice istruttore di mentare gli effetti di una eventuale frana Belluno del 20 febbraio 1968, con cui si rin- nell’invaso artificiale del Vajont, all’epoca al viavano a giudizio gli imputati dirigenti del- massimo livello di riempimento. L’intento la S.A.D.E.; alcune immagini del Vajont pri- del volume, che raccoglie dal di dentro e da ma e dopo il crollo del monte Toc, l’intro- un punto di vista non certo neutro, ma con duzione di Adriana Lotto e la prefazione di dovizia di particolari, gli aspetti cronachisti- Carlo Bertorelle) l’arringa pronunciata dal- ci e scientifici dello svolgersi della “vicenda

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idraulica” del Vajont, iniziata nel 1959 e con- zano le forze popolari e il movimento ope- La storia dei trasporti pubblici padovani è clusasi nel 1962 – sono riportati e ampia- raio. Nelle elezioni amministrative del 1920 il lunga e complessa, ricca di cambiamenti, mente spiegati, anche con l’ausilio di grafi- Partito socialista conquista il Comune ed è sia nei mezzi di trasporto che in quella del- ci, i risultati dell’esperimento del modello messo alla prova nella difficile opera del go- le imprese che li hanno introdotti e gestiti. idraulico realizzato nella primavera del 1961 verno della comunità. In realtà solo due an- Il 5 luglio 1883 la Società Anonima Tramvia nell’area del Fadalto, compresa l’ampia rela- ni dopo la nuova amministrazione è costret- in Padova iniziò a far funzionare il servizio zione vergata da Augusto Ghetti nel 1962, ta alle dimissioni di fronte all’assalto del del tram a cavalli, dalla stazione ferroviaria ma anche le relazioni dei geologi che opera- fascismo. al Caffè Pedrocchi; vent’anni dopo, nel 1904, rono nella zona del Vajont nei primissimi Vendramini si sofferma sulle dinamiche in- il tram fu municipalizzato ed elettrificato. anni Sessanta, quando cominciarono a verifi- terne alla classe dirigente di Longarone nel Nel 1907 fu costituita la Società anonima carsi le prime frane (è questa nello specifico periodo fascista, segnalando in particolare per la tramvia elettrica Padova-Vigodarzere la cosiddetta vicenda geologica), una ricca ap- l’abile politica del regime, tendente ad assi- (una linea lunga 3.660 metri). Nel 1911 fu pendice sugli aspetti tecnici della diga del Va- milare i notabili locali; emblematica in que- costruita una linea tramviaria a trazione jont, e le vicissitudini del libro di Edoardo Se- sto senso la vicenda biografica di Giambat- elettrica da Padova a Voltabarozzo e venne menza (figlio del Carlo progettista della diga), tista Osvaldo Protti. I problemi della comu- inaugurata la linea per i Colli, con fermata a Storia del Vajont – è di rettificare alcune er- nità rimangono tutti inalterati e Vendrami- Villa di Teolo. Pochi anni dopo l’avvento dei rate proposizioni per dissipare i dubbi che ni, opportunamente, dopo efficaci rinvii alle primi autobus per il trasporto pubblico ur- “certa distorta e maliziosa interpretazione ha classiche modalità della costruzione del bano (1928), si concluse l’esperienza del tratteggiato intorno al ruolo avuto dalla Scuo- consenso, delinea i problemi concreti cui tram elettrico (1933), e il progetto di dotare la Idraulica dell’Università di Padova in quel- si trovano di fronte i nuovi amministratori, l’intera rete di filovie fu assunto dalla SAER. la tragica vicenda”. | Sandra Bortolazzo | mentre permane sullo sfondo lo sviluppo Il 21 aprile 1937, a Padova, partì la prima incombente del territorio, posizionato sulle corsa del filobus costruito dalla Società Ita- linee direttive dell’area cadorina, turistica- liana Ernesto Breda di Milano. Finalmen-  mente in espansione. te, nel gennaio 1952, nacque l’ACAP, l’Azien- La guerra, nuovamente, mette la popolazio- da Comunale Autofilotramviaria di Padova. ne e la classe dirigente locale di fronte alla Nella storia padovana vi è anche il tentativo FERRUCCIO VENDRAMINI, Governo locale, am- prova del fuoco. Più di altre comunità del Ve- di realizzare un collegamento fluviale con ministratori e società a Longarone. 1866-1963, neto, Longarone si mostra particolarmente Porto Marghera. Proprio a Padova, nel 1927, Longarone (BL), Comune e Biblioteca Civica ostile nei confronti degli occupanti tede- si era svolto un convegno sulla navigazione di Longarone, 2002, 4°, pp. 256, ill., s.i.p. schi, pagando un prezzo altissimo in termi- interna, a seguito del quale furono costruite ni di distruzione e morte. le conche di Dolo e di Mira sul Naviglio del Con questo volume Ferruccio Vendramini Siamo ora nel dopoguerra. Colpisce profon- Brenta, ma ancora nel 1950 la situazione del- prosegue un cammino che da alcuni anni lo damente, almeno dalla descrizione che ci la navigazione fluviale padovana era defini- sta proficuamente conducendo verso l’ap- offre Vendramini, la distanza, il silenzio che ta catastrofica. Appariva sempre più chiaro profondimento della storia delle comunità sembra aleggiare dalle carte di archivio ri- il conflitto di interessi: da una parte quelli locali del Bellunese, delle loro amministrazio- spetto all’imminente tragedia del Vajont, no- delle industrie di Porto Marghera e dall’al- ni, classi sociali, modi di vita, tradizioni. Nel- nostante i cupi segnali premonitori. La co- tra quelli della città di Padova. Il canale Oria- la nota introduttiva l’autore, immodesta- munità sembra spinta da un grande attivi- go-Marghera non fu mai attivato come linea mente, sostiene di non aver voluto fare una smo; l’importante è costruire e ricostruire, navigabile, e fu imposto un percorso più storia di Longarone e nemmeno “uno stu- dimenticare i tempi bui della miseria e della lungo, per Fusina. | Elio Franzin | dio esaustivo della sua classe dirigente, po- guerra. E, purtroppo, “quasi nessuno pen- litica e amministrativa”; ma, appunto, Lon- sava al peggio”. | Michele Simonetto | garone meritava di per sé un’attenzione e  una fatica come questa, e, in ogni caso, Ven- dramini ci ha restituito un contributo di no-  tevole spessore, condotto con intenti critici Chioggia e il suo territorio, testi di Paola Barbie- e basato sulle fonti archivistiche. rato, Marco Boscolo, Manlio Cortelazzo, Mat- Il volume è articolato in quattro densi capi- Dal tram a cavalli al tram su gomma. Storia dei teo Doria, Claudio Grandis, Paola Tiozzo Net- toli, comprendenti un arco cronologico che trasporti nel padovano (1888-2003), Padova, Si- ti, Pier Giorgio Tiozzo Gobetto, foto di Lino va dall’unificazione d’Italia al 1963. Via via gnum, 2004, 4°, pp. 167, ill., e 35,00. Bottaro, Piove di Sacco (PD), Banca di Credito l’autore delinea il clima politico che segna Cooperativo di Piove di Sacco - Veggiano (PD), l’ingresso della comunità nelle strutture del Una parte importante del futuro di Padova Artmedia, 2003, 4°, pp. 224, ill., s.i.p. Regno Sabaudo, ben accolto dalla stragran- dipenderà dal successo o dal fallimento del de maggioranza degli abitanti, soprattutto tram su gomma, la cui linea principale va Il testo segna una svolta nella pubblicistica dai ceti medi; l’emergere del dibattito politi- da Pontevigodarzere fino alla Guizza. È un locale. In modo organico viene definitiva- co; i problemi dell’organizzazione ammini- progetto che ha origine dalle Legge n. 211, mente legittimata un’immagine della città strativa, dell’economia e della società locale; 26 febbraio 1992, che aveva come obiettivo non più contratta sul centro storico ma dis- le discussioni sull’identità e sui collega- la realizzazione di sistemi di trasporto rapi- tribuita su tutto il territorio. In ragione di menti con i grandi centri amministrativi do di massa nelle città di medie dimensio- una complessità che per essere gestita deve come Belluno e Udine; i problemi dell’emi- ni. Padova è stata una delle prime città ita- essere prima di tutto riconosciuta, la riap- grazione e di un’economia di montagna. liane a presentare un progetto, poi modifi- propriazione simbolica del territorio passa Una prima, forte cesura a questa continui- cato e gestito dagli amministratori che si attraverso un’analisi storico-geografica che tà storica è costituita dalla Grande Guerra. sono succeduti alla guida della città dal 1992 ci riconsegna finalmente ricongiunti in un A Longarone, come nel resto d’Italia, avan- ad oggi. intreccio di relazioni tre microcosmi: lagu-

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na, litorale, entroterra. Come punto di par- logico, che privilegia la ricerca sul campo e tenza dell’itinerario concettuale va assunta intende valorizzare al massimo le fonti ora- la descrizione che fa Paola Tiozzo Netti del- li. Sotto Marina, recuperando il senso geo- l’impatto della modernizzazione sulla città. morfologico del toponimo settecentesco ri- Il risultato è un arcipelago urbano, vissuto preso nel titolo del volume, fissa l’identità con disagio e senso di disorientamento, che strutturale di una lingua di terra rivolta ver- richiede nuovi strumenti interpretativi. Il no- so la laguna e protetta dal mare dai Muraz- do è quello di individuare nel territorio emer- zi fatti costruire dalla Serenissima. genze alternative di varia natura – architet- Se il pregio principale del volume realizzato tonica, ambientale, urbanistica – di innesco da Viviana Boscolo è quello di aver avviato a processi di socialità per la cittadinanza e una prima e significativa raccolta di mate- per l’esterno. Da tempo sostenitore di un riali orali funzionale a una ricerca di più va- approccio territorialista, il curatore dell’ope- sto respiro intorno all’identità culturale de- ra, Pier Giorgio Tiozzo, si riserva in vari pas- gli ortolani di Sottomarina, altri elementi saggi di dimostrarne la fondatezza. La pro- concorrono a farne uno strumento di in- posta si concretizza, ad esempio, con la se- dubbia utilità anche in altre direzioni. Viene gnalazione dell’area del Lusenzo da promuo- presentato nel volume un ricco repertorio di vere a nuovo spazio pubblico con strutture fotografie d’epoca che rendono “visiva” l’e- e funzioni; altrettanto strategiche si rivela- voluzione dinamica e le profonde trasfor- no le aste terminali dei fiumi. L’operazione mazioni di Sottomarina e del suo territorio si chiarisce ancora di più con la valorizza- nel Novecento: i Murazzi, la riva, la laguna, zione dei resti del manufatto idraulico di il lavoro davanti a casa, i momenti di vita Jappelli nell’entroterra chioggiotto. Nella mo- quotidiana, le immagini del ponte e del tra- dellazione del territorio, le vicende idrauli- ghetto per Chioggia, il vecchio mercato orti- che legate alla costruzione della campagna colo, il vecchio borgo lagunare, la parte nuo- non sono meno significative di quelle fina- va proiettata sul nuovo spazio di una spiag- lizzate alla salvaguardia della laguna. A co- gia formatasi nel giro di qualche decennio, rollario della tesi, nell’ordine, gli interventi l’evoluzione dei mezzi di trasporto e di lavo- di: Claudio Grandis, Marco Boscolo Bachetto, ro, le trasformazioni radicali del paese e de- Matteo Doria, Paola Barbierato, Manlio Cor- gli orti. Il tutto introdotto da un essenziale telazzo. Così, la lettura di documenti anti- inquadramento storico-geografico: qui, tra chi evidenzia lo scambio secolare di risorse le altre utili indicazioni, figurano riferimen- e prodotti tra Chioggia e Padova attraverso ti alle proposte precorritrici e all’interesse la rete navigabile, e l’importanza in un con- agronomico di matrice illuministica dei na- testo di traffici e transiti di Brondolo, tappa turalisti Giuseppe Olivi e Fortunato Luigi obbligata lungo il percorso Ravenna-Aqui- Naccari, per l’utilizzazione ad orto dei nuo- leia, porto fluviale per Padova e Verona, se- vi terreni sabbiosi strappati al mare. de del potente monastero benedettino di Nella nota introduttiva l’antropologo Duc- S. Michele Arcangelo; e inoltre, la memoria cio Canestrini sottolinea come l’esito “me- ancora viva ci ricorda attività legate al corso raviglioso”, nel senso letterale del termine, dei fiumi, quali il lavoro dei cavallanti o dei della ricerca di Viviana Boscolo dipende cu- raccoglitori di canna palustre; la descrizione riosamente dal fatto che tornando al luogo degli ecosistemi fluviale e rurale si aggiunge natio dopo un lungo peregrinare nel mon- a quella degli ambienti costiero e lagunare, do per motivi di studio e di lavoro, come ampiamente conosciuti; l’indagine sui topo- antropologa ma allo stesso tempo “indige- nimi si estende, con dovizia di particolari, na”, è riuscita a guardare agli abitanti e alla anche alla terraferma e alle frazioni; infine, loro cultura in modo appassionato e stimo- la riflessione sul dialetto mette in luce i vari lante. | Fabrizio Boscolo Caporale | prestiti dal padovano rustico. | Gina Duse |  

Almanacco dell’Isola di Pellestrina. 2. Vicaria di in questa pagina immagini di Chioggia VIVIANA BOSCOLO, Sotto Marina si racconta. Pellestrina, a cura di Angelo Padoan, Chioggia nella pagina di destra immagini di Pellestrina Generazioni di ortolani e ortolane. Testimo- (VE), Nuova Scintilla, 2002, 8°, pp. 164, ill., s.i.p. nianze e immagini di un paese e di un mestie- re, Conselve (PD), Edizioni Think ADV, 2004, Pellestrina è un’isola sabbiosa lunga e sotti- 4°, pp. 270, ill., s.i.p. le che chiude la laguna di Venezia tra Mala- mocco e Chioggia. Il suo nome sembra deri- La scelta di Viviana Boscolo di porre al cen- vare dalle fosse Filistine, canali scavati dai tro di una ricerca su Sottomarina la viva vo- Romani tra l’Adige e le lagune di Adria, men- ce di ortolani e ortolane è dovuta all’assun- tre i suoi abitanti emigrarono dal territorio zione di un taglio essenzialmente antropo- invaso dai Longobardi nel VI secolo. Il suolo,

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soggetto a erosione marina, fu rinforzato con busche, avvenuta nel 1989. Tre sono i pe- diverse tecniche: vimini intrecciati, frammen- riodi individuati da un protagonista, il con- ti di ceramica, palizzate di quercia e moli di sigliere regionale Carlo Alberto Tesserin, di pietra. Nel ’700 furono realizzati i “muraz- quella che è stata definita un’avventura: ri- zi” in pietra d’Istria, opera colossale a difesa spettivamente gli anni dal 1953 al 1976, delle mareggiate. Pellestrina condivise la quelli dal 1976 al 1989, e quelli dal 1989 ad storia dell’area lagunare: la crescita dei com- oggi. Il primo periodo è rappresentato, do- merci con l’entroterra e con l’oriente, le de- po l’istituzione della Centrale del latte da par- vastazioni degli Ungheri, quelle dei Genove- te di un gruppo di imprenditori al fine di si, il lungo dominio della Serenissima, le oc- commerciare un prodotto idoneo sotto il pro- cupazioni francese e austriaca. filo igienico-sanitario, dallo sforzo, econo- L’isola è divisa in quattro sestieri, intitolati mico e culturale insieme, di fare compren- alle quattro nobili famiglie che ne organiz- dere alla cittadinanza l’importanza di utiliz- zarono la ricostruzione dopo la guerra di zare il latte pastorizzato. Il secondo è carat- Chioggia (Busetto, Vianello, Zennaro e Scar- terizzato dall’iniziativa dei produttori di lat- pa) e comprende quattro chiese parrocchiali te di rilevare l’impresa e dirigerla in pro- (Ognissanti, Sant’Antonio, Santo Stefano a prio. Infine, il terzo, quello attuale, caratte- Portosecco, San Pietro in Volta), oltre al San- rizzato dalla fusione con la Lattebusche di tuario della Madonna dell’Apparizione. Busche di Cesiomaggiore, in provincia di Le abitazioni, piccole e modeste, sorgono Belluno. Quella della Centrale del latte di lungo le carrizade, viuzze strette perpendico- Chioggia è una storia di “ponti” e di apertu- lari alla riva, e ospitano una popolazione in re. Non sono certamente mancate le diffi- diminuzione per la scarsità di posti di lavoro. coltà, i contrasti, tuttavia a prevalere è stato Tra i mestieri praticati ci sono per gli uomini lo spirito di fare consolidare e progredire la pesca, per le donne il merletto con il tom- l’azienda. | Cinzio Gibin | bolo e i fuselli, arte che risale al XVI secolo. Sopravvivono alcune tradizioni, come quella delle “Madonne sotto campana” donate agli  sposi nel giorno delle nozze, o storie, come La valle dei sette morti, e canti, come La canti- lena del battipalo che accompagnava la caduta ROBERTO ROS, Storga. Estimi e proprietà fon- del maglio. | Marilia Ciampi Righetti | diaria nelle campagne dell’antica Zosagna (secc. XVI-XIX), Treviso, Provincia di Treviso, 2001, 8°, pp. IX-415 + allegati, ill., s.i.p  La certosina ricerca di Ros ha come oggetto gli estimi, dal Cinquecento al periodo napo- GIORGIO BOSCOLO - GIANNI SCARPA, 50 anni del leonico, e la proprietà fondiaria nelle cam- latte a Chioggia 1953-2003, Sottomarina di Chiog- pagne trevigiane della Zosagna, attraverso i gia (VE), Il Leggio, 2003, 8°, pp. 158, ill., s.i.p. quali l’autore conduce un denso, affasci- nante viaggio tra proprietà terriere, sistemi Quando le strategie economico-aziendali si di conduzione, coltivazioni, famiglie, corpi saldano ai percorsi di una società, ovvero fiscali, lavori e lavoratori, ceti e classi socia- quando gli utili finanziari diventano “profitti” li, nomi ed etimologie, tradizioni e soprav- sociali, può succedere che si sviluppi un pro- vivenze, osterie e opifici, tutto quanto in- cesso in cui un’azienda fa la storia di una cit- somma dà vita a una comunità e ne costi- tà, di un territorio, di una collettività, diven- tuisce l’identità più profonda e sedimentata tando, a sua volta, parte integrante di questa nel tempo. Ros naturalmente non omette storia. Così il fatto strettamente economico si opportuni riferimenti al quadro storico com- colloca in una dimensione socio-culturale. plessivo e incursioni nella storia veneta tra È il caso della Centrale del latte di Chioggia, età moderna e contemporanea, di cui l’am- nata cinquant’anni fa da un’idea di un lau- pia introduzione costituisce un significativo reato in fisica, Carlo Gallimberti, il quale indice. Peculiare è, d’altra parte, la capacità aveva colto il nesso di causa-effetto tra la di Ros di coniugare la sensibilità e l’interes- vendita del latte non pastorizzato e la diffu- se per il particolare, l’individuale concreto, sione del tifo nella cittadina lagunare, ancora con la tipizzazione e le generalizzazioni, sen- sofferente per le ferite provocate dal Secon- za cadere nei limiti di una erudizione fine a do conflitto mondiale. se stessa. Della storia della Centrale si sono occupati La ricchezza delle informazioni e l’aggiorna- Giorgio Boscolo e Gianni Scarpa, i quali in mento bibliografico sono apprezzabili. Meri- questo libro hanno tracciato un preciso e ar- tano infine di essere segnalati gli indici dei ticolato quadro dello sviluppo della Centra- nomi e dei luoghi, direi indispensabili vista le, dalla fondazione fino agli anni più re- la caratteristica di questo lavoro, e gli utilissi- centi, caratterizzati dalla fusione con Latte- mi allegati cartografici. | Michele Simonetto |

notiziariobibliografico51 45 Canaletto, Una regata sul Canal Grande, part., 1734? Windsor Castle, Royal Collection l’editoria nel veneto nb 51

cultura na), Italo Calvino accenna alla ricchezza ralità alla scrittura e al rischio della perdita popolare veneta delle raccolte di area veneta nella seconda della spontaneità (in assenza di apparecchi metà dell’800, ma si cercherebbe invano il di registrazione sonora e visiva, cui si ac- Fiabe, racconti, dialetto nome di Righi, accanto a quelli di Domeni- compagnano altri rischi). nella civiltà contadina co Giuseppe Bernoni, che nel 1873 aveva Le fiabe sono state ordinate ed aggregate pubblicato una ventina di Fiabe e novelle po- nei volumi per narratore, proprio per l’im- polari veneziane, e di Arrigo Balladoro, cu- portanza del suo ruolo, ma già lo scrivano ratore di Folklore veronese: Novelline nel di fine Ottocento, su raccomandazione di 1900. L’avvocato Ettore Scipione Righi (Ve- Righi, aveva fornito alcuni dati biografici rona 1833-1894) aveva infatti pubblicato nel elementari su molti dei 47 narratori popola- Sono stati recentemente pubblicati due 1863 un Saggio di canti popolari veronesi (con ri (un campione notevole, e vario per età e nuovi volumi della collana “Cultura popola- un’aggiunta, in una pubblicazione per noz- professione), insieme a notizie su tempo e re veneta”, iniziativa editoriale sorta dalla ze nel 1870), ma null’altro del notevole ma- luogo in cui le fiabe erano state ascoltate la collaborazione tra la Giunta Regionale del teriale folklorico da lui raccolto fin dagli prima volta, nel tentativo di tracciare un’em- Veneto e la Fondazione Giorgio Cini di Ve- anni della giovinezza e, soprattutto, a parti- pirica catena della trasmissione del testo nezia. Due opportunità ulteriori per riusci- re dal 1888, quando, ormai quasi cieco, co- orale. Il principale narratore risulta il “mez- re ad ampliare e per corrispondere in pieno ordinò la trascrizione di narrazioni orali, af- zadro e possidente” Domenico Sempreboni a quella che è stata, fin dagli inizi, la princi- fidandola ad impiegati e dipendenti del suo detto Bonin, che apre la raccolta con ben pale finalità della collana: individuare, pro- podere di San Pietro in Cariano (Valpoli- trentacinque racconti (pp. 1-325: un terzo muovere e diffondere una serie di “testi ba- cella). Alla sua morte le migliaia di fogli che abbondante del primo volume; oltre il 15% silari per la conoscenza della realtà popola- ne risultarono pervennero alla Biblioteca dell’intero corpus), dipendente di Righi e re veneta, manifestatasi in maniera estre- Civica di Verona nel “Fondo Righi”, una suo uomo di fiducia, pratico della città e di mamente ricca e varia”. delle più consistenti raccolte di letteratura tutto il territorio veronese, dei mercati e del- La collana ospita volumi inerenti l’ambien- orale esistenti in Italia, consultata e utiliz- le fiere come dei traghetti sull’Adige, luoghi te fisico urbano, i sistemi economici, le strut- zata (da Balladoro, tra gli altri) per oltre un di incontri di persone e di scambi di merci, ture familiari e sociali, le manifestazioni cul- secolo, ma sostanzialmente inedita. ma anche di storie. turali e religiose, i mestieri, i linguaggi, le È quindi un importante evento culturale Vasto è il campionario di generi e argo- tradizioni, le credenze ecc. che costituiscono che si sia intrapresa – in una joint venture menti trattati da “Bonin”, dalla fiaba di ma- il patrimonio della cultura popolare e della culturale tra la Fondazione Cini, la Regione gia, anche articolata e complessa, all’episo- stessa civiltà veneta. L’iniziativa – attuata con del Veneto, il Comune di Verona e l’editore dio di vangelo apocrifo, dall’apologo alla grande rigore scientifico e metodologico – è Colla – la pubblicazione dell’imponente cor- storiella che si risolve nella battuta finale, volta ad approfondire la conoscenza di que- pus di 230 racconti e fiabe o rosarie, come così come risultano evidenti gli echi della sto prezioso patrimonio, a promuoverne la erano designate da Righi, con vocabolo dal- grande tradizione novellistica, da Boccaccio salvaguardia, la diffusione e la divulgazione, la storia affascinante, da far risalire, attra- allo Straparola. La sua è una raccolta nella per riavvicinare la gente del Veneto alle pro- verso numerose attestazioni di ‘rèsaria’, ‘re- raccolta che dovrà essere studiata a parte prie radici e alla propria identità. çera’ (trevisano, trecentesco), al latino reci- per rilevarne caratteri particolari, relativi al- Ciascuna singola uscita compresa all’inter- tare. Il contenuto di tre buste e 1500 fogli la civiltà materiale, oltre che alla letteratura no di questo articolato progetto editoriale è del Fondo Righi si traduce ora nelle oltre popolare, costanti tematiche (come la satira quindi un nuovo tassello che permette al 800 pagine del primo volume, che conten- anticlericale) e stilistiche (formule di esor- pubblico dei lettori di conoscere nuovi aspet- gono le prime 90 fiabe, mentre nelle 700 dio e di conclusione), per finire con la lin- ti della ricca tradizione culturale veneta. del secondo se ne aggiungono altre 70, in gua, cioè il dialetto veronese, pur tenendo trascrizione diplomatica e con la traduzione conto del difficile passaggio dall’orale allo letterale, oltre l’apparato introduttivo dei cu- scritto. Fiabe e racconti veronesi, raccolti da Ettore ratori. In questa parte liminare viene anche Completa entrambi i volumi un’utile Tavo- Scipione Righi, a cura di Giovanni Viviani e ripercorso il metodo seguito dagli “scriva- la sinottica che, nell’attesa della conclusio- Silvana Zanolli, prefazione di Daniela Perco, ni”, a partire dalle precise indicazioni con- ne dell’impresa (il terzo volume con le ri- 2 voll., Costabissara (VI), Angelo Colla Edito- tenute in una lettera di Righi, che pretende manenti 60 rosarie, gli indici e i raffronti re, vol. I, 2004, 8°, pp. LXIII+767, e 40,00; una assoluta fedeltà nella trascrizione: “sen- auspicabili tra narrazioni ripetute con va- vol. II, 2005, pp. 715, e 38, 00. za badare punto alla strampaleria od alla li- riazioni, come Pomo e Scorza), di ogni fiaba cenziosità del racconto oppure alle impro- della raccolta fornisce la data della trascri- Nella importante introduzione alla sua rac- prietà o volgarità delle parole relative”; per zione, i nomi del narratore e dello scriva- colta delle Fiabe italiane (Torino, Einaudi, approdare, nella risposta di un trascrittore, no, nonché la classificazione secondo i ti- 1956: un cinquantenario passato in sordi- alle concrete difficoltà del passaggio dall’o- pi di fiabe allestita da Anti Aarne e Stith

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Thompson (1910 e 1928), a conferma che to e generalizzato abbandono del dialetto – anche le rosarie della Valpolicella rientrano dovevano impedire la perdita di importanti nell’unico, vasto ma non infinito, patrimo- materiali, proprio perché, come affermava nio di racconti comune a tutta l’umanità. negli stessi anni lo scrittore Luigi Mene- | Luciano Morbiato | ghello, “morendo una lingua non muoiono certe alternative per dire le cose, ma muoio- no certe cose”. Anche questo vocabolario del  ladino-veneto permette, insieme alle parole, di salvare “certe cose” che sono appartenute per secoli alla vita degli abitanti della Valle ENZO CROATTO, Vocabolario del dialetto ladino- Zoldana nei più diversi settori produttivi, veneto della Valle di Zoldo (Belluno), Venezia, dall’agricoltura di montagna, in particolare Regione del Veneto - Costabissara (VI), An- fienagione e allevamento, alla mineralogia e gelo Colla Editore, 2005, 8°, pp. XXXIII+635, alla siderurgia, tipiche per secoli della valle. e 40,00. Croatto è particolarmente attento ai toponi- mi e microtoponimi e ai soprannomi, men- La bellunese Valle Zoldana è percorsa dal tor- tre le schede lessicali più importanti sono rente Maè che, originato dal monte Civetta, fitte di locuzioni e proverbi, spesso di co- confluisce nel Piave a Longarone; la relativa niazione locale, per i quali egli è debitore area dialettologica è formata dal territorio non solo ai documenti d’archivio, ma anche dei comuni di Zoldo Alto e Forno di Zoldo, ai numerosi informatori locali di cui forni- con l’appendice di Zoppè (nella valle latera- sce un elenco, preciso e affettuoso, distin- le del Rutorto) ed appartiene, con l’Agordi- guendoli per frazioni e paesi di una valle che no e il Cadore, alla zona di contatto tra ve- ha percorso e frequentato palmo a palmo e neto e ladino o retoromanzo parlato nella tabià per tabiadèl. Così, da una pergamena zona alpina centrale, tanto che, già nell’Ot- del 1588 proviene il “farsoruol padellina”, tocento, G.I. Ascoli aveva ipotizzato una so- anzi: “dui farsore, un farsoruol et una gradel- vrapposizione tra lo strato ladino, più anti- la”; tra le feste figura anche una “fésta de la co, e quello veneto, più recente. kòl (del kuért) = marénda de la kòl (o zéna) fe- A oltre trent’anni dalla pubblicazione del sticciola offerta ai muratori e carpentieri vocabolarietto di Augusto Gamba (Il verna- dopo la posa in opera della trave di colmo”; colo della Val di Zoldo, 1972), il glottologo mentre il “festìl”, termine del lessico alpino, padovano Enzo Croatto, collaboratore del è un “abbeveratoio di legno scavato in un Centro Studi per la Dialettologia Italiana del unico tronco”. CNR e già autore di un Vocabolario ampez- In conclusione, diamo un solo esempio del- zano (1986), ha allestito questo imponente la ricca terminologia botanica a partire dal strumento lessicografico con circa 25.000 generico èrba: “èrba del diàul aquilegia [...] lemmi, in trascrizione fonetica, frutto di ol- èrba kortelìna gramigna [...] èrba de la Madò- tre quarant’anni di frequentazione della val- na persicaria [...] èrba da pòr celidonia, erba le (dove era arrivato per la prima volta nel da porri, con i sinonimi lat de strì(g)a, ziri- 1958 come insegnante) e di studio rigoroso dóñola [...] èrba de San Zuàn salvia dei prati, del suo dialetto. ma anche iperico, erba di San Giovanni”, Iniziato come raccolta di curiosità linguisti- per finire con l’“erbàz erbaccia robusta che che, nel corso del tempo il lavoro di Croatto cresce sotto i cespugli”, cui è legato il prover- immagini tratte da è diventato sistematico e scientifico, grazie bio, un distico in rima: “San Kòsma (27 set- Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua anche alla consulenza di un maestro come tembre insieme a San Damiano, patroni dei dai vari dialetti da Italo Calvino Giovan Battista Pellegrini, fondatore di una medici) e San Protàs (19 giugno insieme a (Torino, Einaudi, 1956) collana di dizionari dialettali della provin- San Gervasio) ke i ne sàlve da le bèstie ke kamì- cia di Belluno, che – in un’epoca di accelera- na su l’erbàz (le vipere)”. | Luciano Morbiato |

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i vetri italiano, va ricordato, era animato da una fi- nell’antichità gura di prestigio come quella di Wladimiro Dorigo –, in occasione del XIV Congresso Corpus delle collezioni Internazionale ospitato a Venezia e Milano archeologiche del vetro nel Veneto nel 1998. La pubblicazione dei vari volumi del “Cor- pus” è stata non soltanto un’operazione di indubbio valore scientifico, che ha consen- tito una sistematica ricognizione di un im- portante corpus vetrario, proveniente da sca- Con la pubblicazione del volume Vetri anti- vi o da antiche raccolte, ma si è rivelata es- chi del Veneto di Annamaria Larese giunge a sere anche una concreta occasione in ter- compimento la collana “Corpus delle Colle- mini di visibilità e di pubblicità per le isti- zioni Archeologiche del Vetro nel Veneto”, tuzioni che ospitano i reperti, fornendo ad promossa dal Comitato Nazionale Italiano ogni soggetto coinvolto la possibilità di vei- dell’Association Internationale pour l’Hi- colare il proprio nome e la propria immagi- stoire du Verre e dalla Regione del Veneto e ne oltre i confini nazionali. realizzata dalla Giunta regionale del Vene- to. La collana era stata originariamente inau- gurata nel quadro di un programma relati- ANNAMARIA LARESE, Vetri antichi del Veneto, vo alla catalogazione delle collezioni ar- Venezia, Giunta Regionale del Veneto - Co- cheologiche e medievali del Veneto, dopo mitato Nazionale Italiano dell’Association che il Comitato italiano dell’Association In- Internationale pour l’Histoire du Verre, ternationale pour l’Histoire du Verre, orga- 2004, 8°, pp. 294, ill., e 60,00. nismo mondiale che ha lo scopo di promuo- vere lo studio del vetro in tutti i suoi aspetti, Il volume, l’ottavo della serie curata dalla dall’antichità fino ai giorni nostri, si era pro- Giunta regionale del Veneto in collabora- posto di elaborare un progetto di fattibilità zione con il Comitato nazionale italiano per le collezioni archeologiche del vetro nel dell’Association Internationale pour l’Hi- Veneto, la cui realizzazione, sulla base della stoire du Verre, conclude il corpus sul vetro Legge regionale 15 gennaio 1985, n. 9, era che nel corso degli anni ha visto pubblicati demandata alla Regione del Veneto. i volumi sulle raccolte del Museo vetrario di Sorta da questa collaborazione, iniziativa Murano, del museo archeologico nazionale unica nel suo genere, il “Corpus delle Colle- di Adria, del Museo civico archeologico di zioni Archeologiche del Vetro nel Veneto” è Padova, delle raccolte di Concordia e del Po- risultata essere la prima esperienza di pub- lesine, del Museo archeologico di Verona, blicazione sistematica di reperti presenti in di quello nazionale di Este e delle province un dato territorio che sia stata tentata per di Belluno, Treviso e Vicenza. Un corpus di questa classe di materiali, assumendo un elevato valore scientifico, che costituisce un certo rilievo anche a livello internazionale. unicum a livello internazionale ed è preso a Sempre in tale ottica, il “Corpus” è stato modello da altre istituzioni italiane. concepito come un’operazione editoriale Il lavoro della Larese rappresenta la prima impostata in maniera tale da monitorare il sintesi sulle forme vitree rinvenute nel ter- territorio regionale, allo scopo di individua- ritorio dell’attuale Veneto e prodotte dal re nuclei di vetri antichi presenti, accertar- V secolo a.C. al IV-V secolo d.C., provenien- ne la consistenza e la condizione giuridica, ti prevalentemente da raccolte museali de- nonché rendere disponibili i dati scientifici contestualizzate, da rinvenimenti dell’Otto- mediante le pubblicazioni della collana. Le cento e della prima metà del Novecento in collezioni che sono state presentate afferi- contesti funerari, da ispezioni di superficie; scono a varie tipologie di Musei presenti l’autrice considera inoltre esemplari non nel Veneto: da quelli Nazionali (Adria, Este, contemplati nei numeri precedenti della Portogruaro), a quelli Civici di fama inter- collana, ritrovati in recenti scavi delle pro- nazionale (Murano, Padova), fino a quelli vince di Verona, Padova, Treviso, Rovigo. locali pubblici o privati. La catalogazione segue un ordinamento cro- D’altronde, in questi stessi anni, la Regione nologico (dal V secolo a.C. all’età ellenistica; del Veneto ha continuato a manifestare più età romana; dall’età augustea alla prima metà volte e in più direzioni il proprio interesse del III secolo d.C.; età tardoromana) e morfo- per questo particolare settore, per un tipo di logico, dal vasellame aperto a quello chiuso; attività che è e rimane strettamente legato di ogni forma sono poi presentate le caratte- all’economia e alle tradizioni regionali, alla ristiche morfologiche e funzionali e vengono storia e alla cultura veneta: emblematico, discusse le problematiche relative alla crono- tra gli esempi offerti dal passato, il sostegno logia, alla produzione e alla diffusione. dato all’Association Internationale pour Nel Veneto, ad oggi, non sono stati indivi- l’Histoire du Verre – il Comitato nazionale duati resti di manifatture vetrarie: testimo-

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nianze indirette sono state osservate ad Alti- Vetri antichi di raccolte concordiesi e polesane, in questa e nella pagina precedente no per l’epoca augustea e a Verona in stra- di Annamaria Larese e Enrico Zerbinati, vetri antichi del Veneto ti altomedievali. Tuttavia la circolazione dei Venezia, Giunta Regionale del Veneto - Co- pezzi fu notevole: se in epoca preromana i re- mitato Nazionale Italiano dell’Association perti provengono da Adria, in età augustea Internationale pour l’Histoire du Verre, compaiono importazioni norditaliche e aqui- 1998, 8°, pp. 250, ill. (4). leiesi, con qualche esemplare dal Mediterra- neo orientale. È dalla fine del II secolo d.C. Vetri antichi del Museo Archeologico al Teatro che si notano manufatti di origine transalpi- Romano di Verona e di altre collezioni vero- na, soprattutto di area renana e pannonica. nesi, a cura di Giuliana M. Facchini, Vene- Il volume è corredato da un vasto repertorio zia, Giunta Regionale del Veneto - Comitato grafico e fotografico, dalla carta di distribu- Nazionale Italiano dell’Association Interna- zione delle forme attestate nel Veneto in al- tionale pour l’Histoire du Verre, 1999, 8°, meno dieci esempi, e una tabella per tipo, pp. 304, ill. (5). in cui si riportano i reperti pubblicati e ine- diti di provenienza locale. | Cinzia Agostini | Vetri antichi del Museo Archeologico Nazio- nale di Este, di Alessandra Toniolo, Venezia, Giunta Regionale del Veneto - Comitato Na- zionale Italiano dell’Association Interna- Corpus delle Collezioni archeologiche tionale pour l’Histoire du Verre, 2000, 8°, del vetro nel Veneto pp. 228, ill. (6).

Vetri antichi del Museo vetrario di Murano, di Vetri antichi delle Province di Belluno, Treviso Giovanna Luisa Ravagnan, Venezia, Giunta e Vicenza, di Claudia Casagrande e France- Regionale del Veneto - Comitato Nazionale sco Ceselin, Venezia, Giunta Regionale del Italiano dell’Association Internationale pour Veneto - Comitato Nazionale Italiano dell’As- l’Histoire du Verre, 1994, 8°, pp. 294, ill. (1) sociation Internationale pour l’Histoire du Verre, 2003, 8°, pp. 300, ill. (7). Vetri antichi del Museo Archeologico Nazio- nale di Adria, di Simonetta Bonomi, Vene- Vetri antichi del Veneto, di Annamaria Lare- zia, Giunta Regionale del Veneto - Comitato se, Venezia, Giunta Regionale del Veneto - Nazionale Italiano dell’Association Interna- Comitato Nazionale Italiano dell’Associa- tionale pour l’Histoire du Verre, 1996, 8°, tion Internationale pour l’Histoire du Ver- pp. 252 + XXIV f.t., ill. (2) re, 2004, 8°, pp. 294, ill. (8).

Vetri antichi del Museo Civico Archeologico di Padova, di Girolamo Zampieri, Venezia, Association Internationale Giunta Regionale del Veneto - Comitato Na- pour l’Histoire du Verre zionale Italiano dell’Association Internatio- Comitato Nazionale Italiano nale pour l’Histoire du Verre, 1998, 8°, pp. 30100 Venezia centro - C.P. 524 278 + XXIV f.t., ill. (3). fax 041 5274368

50 notiziariobibliografico51 l’editoria nel veneto l’eredità Per prima cosa il Comitato ha quindi prov- in questa pagina veduto a un censimento sistematico delle Museo Correr, Venezia (in alto) di carlo scarpa Museo di Castelvecchio, Verona (in centro) opere e della loro documentazione grafica, Gipsoteca Canoviana, Possagno, Treviso (in basso) Arte e cultura avviando da un lato il recupero dei materia- a cento anni dalla nascita li dispersi in sedi improprie e, dall’altro, una campagna di vincoli per la conservazio- Barbara Da Forno ne delle architetture realizzate. Anche fuori dai confini italiani l’anniversa- rio è stato celebrato da numerose iniziative, la più importante delle quali è la mostra “Josef Esattamente un secolo fa nasceva Carlo Scar- Hoffmann - Carlo Scarpa. Das Sublime in der pa: alla ricerca di “un moderno Faraone” che Architektur”, allestita presso il Josef Hoff- gli facesse edificare “la sua piramide”, Scar- mann Museum a Brtnice, nella Repubblica pa è diventato probabilmente l’architetto ita- Ceca (29 maggio - 29 ottobre 2006). liano contemporaneo più celebre a livello in- Il “Centenario Scarpiano” è anche l’occasio- ternazionale, un esteta raffinato in grado di ne per abbozzare un primo “bilancio biblio- coniugare il proprio gusto con una singola- grafico” delle più recenti pubblicazioni de- re, quasi arcaica “sapienza del costruire”. In- dicate all’opera dell’architetto veneziano, tellettuale, artista e designer, è stato un per- essendo stato proprio questo periodo carat- sonaggio isolato, controverso, spesso critica- terizzato dal fiorire di molteplici iniziative to aspramente, nonostante abbia lasciato al- editoriali legate al nome di Scarpa, con l’o- cune delle tracce architettoniche più signifi- biettivo di fornirne un ritratto il più possi- cative della modernità. Una personalità eclet- bile completo, ma anche composito, plura- tica, la cui cultura è stata alimentata da mol- le, problematico. Di questo variegato arcipe- teplici e assidue frequentazioni con artisti, lago pubblicistico rendono conto le pagine architetti, studiosi. Il suo enorme talento, che seguono. esaltato negli allestimenti di esposizioni di artisti o di collezioni permanenti di grandi musei, non lo preservò da diffidenze e ran- CENTRO INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA cori: venerato all’estero, Scarpa non ebbe si- ANDREA PALLADIO, Carlo Scarpa. Atlante del- curamente vita facile in Italia. le architetture, a cura di Guido Beltramini e Fu adorato e osteggiato, disprezzato e adu- Italo Zannier, fotografie di Gianantonio Bat- lato. Trovò, infine, anche il suo “Faraone”: tistella e Vaclav Sedy, testi di Kurt W. For- la famiglia Brion, che gli commissionò una ster, Ilaria Abbondandolo, Laura Orsini, Ve- tomba-giardino presso San Vito d’Altivole, nezia, Regione del Veneto - Marsilio, 2006, nella campagna trevigiana, opera realizzata 4°, pp. 318, ill., s.i.p. con tale maestria da costituire un suggesti- vo vertice della sua produzione artistica, un Carlo Scarpa. Atlante delle architetture è un luogo dai profondi significati in cui lo stes- libro che si pone “a monte” dei diversi con- so Scarpa scelse di essere sepolto dopo la tributi dedicati all’autore negli ultimi tem- morte, nel 1978. pi: dagli interventi all’Università veneziana In occasione dei cento anni dalla nascita del di Ca’ Foscari alla Galleria degli Uffizi a Fi- maestro veneziano, avvenuta nel 1906, il renze, dalla Gispoteca canoviana di Possa- “Centenario Scarpiano” promosso dal Co- gno al Museo Revoltella di Trieste, questo mitato paritetico tra Stato italiano e Regione Atlante compone un elegante, raffinato “rac- del Veneto – diretto da Pio Baldi e attivo dal conto visivo”, in cui le immagini, affiancate 2002 – ha visto l’organizzazione di una se- da agili testi di commento, rimangono sem- rie di eventi editoriali ed espositivi di note- pre le vere protagoniste della narrazione. La vole rilievo, nonché il recupero e la cataloga- pubblicazione vede la collaborazione della Re- zione di disegni, fotografie e oggetti dell’ar- gione del Veneto e del Centro internaziona- chitetto, conservati da collaboratori, artigia- le di architettura Andrea Palladio di Vicen- ni e committenti. Il Comitato paritetico di stu- za. La campagna fotografica sistematica che dio per la conoscenza e la promozione del pa- costituisce larga parte di questo volume, co- trimonio culturale legato a Carlo Scarpa e al- ordinata da Guido Beltramini e Italo Zan- la sua presenza nel Veneto si è adoperato, nier, e realizzata da Vaclav Sedy e Gianan- in questi ultimi anni, per coordinare le atti- tonio Battistella, è destinata ad accrescere la vità di conservazione e valorizzazione del- Fototeca Carlo Scarpa creata presso il CISA l’archivio, di censimento e restauro delle sue Palladio. Come spiega Italo Zannier, ai due opere costruite, di diffusione e promozione fotografi, Sedy e Battistella (“autori silenzio- del patrimonio scarpiano in Italia e all’este- si” del libro), è stata delegata la prima “scel- ro. Parallelamente, la Regione del Veneto si ta” visiva, riconoscendo loro una piena li- era già impegnata nella gestione e valoriz- bertà stilistica che certamente contribuisce zazione dell’opera di Scarpa con l’art. 41 del- a rendere maggiormente efficace l’omaggio la legge regionale del 17 gennaio 2002, n. 2. a Carlo Scarpa.

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L’Atlante è stato concepito come una sorta di veneziano: Carlo Carrà, Bruno Zevi, Peggy in questa pagina “censimento per immagini” o di “diario di Guggenheim. Entrare in contatto con un si- disegno per il Padiglione del Venezuela ai Giardini della Biennale di Venezia, bordo” dell’opera scarpiana, che ci viene re- mile ambiente significava, infatti, avere l’ir- 1953-1956 (in alto) stituita in tutta la sua complessità, in tutta ripetibile occasione di approfondire la cono- interno del Padiglione del Venezuela (in basso) la sua ricchezza e varietà di interventi, in ca- scenza delle ricerche figurative condotte in se private e musei, monumenti, edifici reli- Europa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio nella pagina di destra interno del Padiglione del Venezuela (in alto) giosi e civili, accompagnando il lettore in del Novecento – Klee, Kandinskij, Mon- Gipsoteca Canoviana a Possagno, lucernario (in basso) un viaggio ideale dal Veneto a Palermo, da drian, Arp, De Stijl… Scarpa compie un la- Firenze alla Svizzera. Il volume presenta voro di trasferimento di figure pittoriche materiali di studio, fonti visive per la ricer- nello spazio tridimensionale che configura ca e per la conoscenza dell’opera costruita una sorta di “metamorfosi del significato”, dell’architetto veneziano, ma offre anche l’im- avviata nel nome di una contaminazione tra magine di un work in progress, in accordo le forme artistiche e del carattere poetico con le parole usate dallo stesso Scarpa: “Io dell’operazione progettuale. non finisco mai i miei lavori”. In queste pa- Esaminando criticamente questa fitta rete gine diventa allora possibile cogliere da vi- di legami e di scambi, di influenze e di as- cino quella personalissima “sapienza del similazioni, si avverte l’esigenza di dover ri- costruire” che ha contrassegnato la sua atti- vedere almeno in parte l’insieme delle in- vità: “Se si dovesse scegliere un aspetto del- terpretazioni critiche che, nel corso degli an- l’architettura scarpiana che più degli altri si ni, hanno accentuato unilateralmente il ca- rivela come il tratto definente, questo aspet- rattere unico, straordinario, isolato dell’arte to dovrebbe essere il bordo, il confine, il limi- scarpiana, trascurandone un altro aspetto te estremo. Che si trattasse anche semplice- fondamentale, l’appartenenza al contesto di mente del bordo di una lastra, delle linee di- quella revisione dell’estetica funzionalista visorie tra le assi del pavimento, dell’angolo del movimento moderno in atto nel dopo- di una stanza, del vuoto tra i gradini o della guerra. Scrive Marco De Michelis nel suo stretta fessura che separa due materiali di- testo introduttivo: “Come molti altri della versi, Scarpa – scrive Kurt W. Forster – non sua generazione – in Italia, per esempio, Gar- trascurò mai la precarietà del vuoto, né sot- della, Terragni o Pagano – Scarpa era stato tovalutò la minaccia dell’abisso che si apri- un giovane architetto ben informato sulle va al suo interno”. L’Atlante impegna in un vicende e le sperimentazioni dell’architettu- lavoro “a ritroso”, obbliga a ripercorrere l’e- ra e delle arti figurative tra le due guerre, volversi dell’opera nel tempo creativo del- malgrado e a dispetto della provincialità del- l’autore, “scandendo in una sintesi di im- l’Italia fascista”. magini – dice ancora Zannier – una vita in- Se la riflessione sulle arti è un elemento de- tera, dispersa geograficamente, oltre che cisivo per la maturazione del linguaggio ar- cronologicamente”. chitettonico di Carlo Scarpa e consente di Il volume contiene, insieme alla sezione il- avvicinare in maniera più convincente il la- lustrata che ne costituisce la parte essenzia- voro compiuto alla Biennale, sarà ugualmen- le, gli interventi introduttivi di Guido Bel- te indispensabile tenere in debita conside- tramini, Italo Zannier, Kurt W. Forster, e razione gli incontri del maestro veneziano una bibliografia analitica finale a cura di Ila- con autori quali Hoffmann, Neutra, Aalto, ria Abbondandolo e Laura Orsini. Kahn. L’influsso di Wright, che permea l’in- tera esperienza professionale di Scarpa sia in termini teorici che progettuali, risulterà  maggiormente evidente proprio nelle struttu- re realizzate per la Biennale durante gli anni Cinquanta: il padiglione del Libro (1950), ORIETTA LANZARINI, Carlo Scarpa. L’architet- l’ingresso con biglietteria (1952), il padiglio- to e le arti. Gli anni della Biennale di Venezia ne del Venezuela (1953-1956). 1948-1972, Venezia, Regione del Veneto - Marsilio, 2003, 8°, pp. 249, ill., s.i.p.  La collaborazione di Carlo Scarpa con la Biennale di Venezia si snoda lungo l’arco di oltre un ventennio, dal 1948 al 1972, con Studi su Carlo Scarpa 2000-2002, a cura di opere e allestimenti realizzati per le sedi dei Kurt W. Forster e Paola Marini, Venezia, Giardini di Castello, dell’Ala Napoleonica al Regione del Veneto - Marsilio, 2004, 8°, pp. Museo Correr, del Lido di Venezia, ed è pro- 421, ill., s.i.p. prio a partire da una puntuale rilettura di una feconda stagione professionale che di- Il terzo volume della collana “Studi su Carlo venta possibile, per l’autrice, analizzare la Scarpa” presenta i contributi ai seminari trama dei rapporti che hanno legato Scarpa scarpiani organizzati dal Centro internazio- ai nomi più prestigiosi del milieu culturale nale di Studi di Architettura Andrea Palladio

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nel 2000 e nel 2002. Gli interventi conte- dizi dei critici. […] È proprio per quell’inso- nuti nella miscellanea sono suddivisi in tre lito stare tra le categorie che Scarpa rimane sezioni tematiche: la formazione, che appro- largamente ‘sconosciuto’ anche quando oggi fondisce anche alcuni aspetti particolari del- si fa il suo nome”. l’attività professionale di Scarpa; l’orizzonte culturale del maestro veneziano, in cui si in- dividuano le tracce di una educazione più  ricca e complessa di quanto normalmente si sia ritenuto in sede critica; la museografia, campo di azione “privilegiatissimo” che per- Carlo Scarpa. Opera completa, a cura di Fran- mette di ricostruire l’operare concreto di Scar- cesco Dal Co e Giuseppe Mazzariol, Milano, pa, la sua pratica dell’architettura e le idee che Electa, 1984, 20015, 4°, pp. 319, ill., s.i.p. ne stanno alla base, senza per questo rinun- ciare ad osservare da vicino le condizioni fisi- Francesco Dal Co e Giuseppe Mazzariol, cu- che delle sue realizzazioni. ratori di questo fortunato libro che illustra Nella prima parte, Carla Sonego ripercorre l’opera omnia scarpiana, presentano il loro la formazione di Scarpa avvenuta negli anni lavoro facendolo accompagnare da una sin- Venti, con uno scritto in appendice del fra- tetica nota preliminare che, nel descrivere i tello di Carlo, Gigi, mentre Orietta Lanzari- loro intenti, mette in rilievo come il conte- ni si sofferma sull’esperienza della Trien- nuto di queste pagine non costituisca affat- nale di Milano. Nella seconda parte, vengo- to una mera riepilogazione di quanto già si no invece rievocati alcuni tra i principali ri- è visto e scritto di e su Scarpa, ma si pro- ferimenti culturali dell’opera scarpiana e al- ponga di veicolare, piuttosto, una riconside- cune delle possibili corrispondenze artisti- razione complessiva dell’architetto vene- che e letterarie: la poesia di Noventa (Marco ziano, arricchita da elementi di innovazio- Praloran), Lloyd Wright (Nicholas Olsberg), ne. Una rilettura che dovrà essenzialmente Paul Klee (Osamu Okuda), Mallarmé (Chri- servire a liberare il campo da luoghi comu- stina Vogel), la Galleria del Milione a Mi- ni e da alcune frettolose ricostruzioni trac- lano (Nanni Baltzer), Alexander Dorner e ciate dalla critica: “L’opera di Scarpa ha sof- l’architettura inglese del secondo dopoguer- ferto di uno strano destino, solo parzial- ra (Maddalena Scimemi), fino ad Alighiero mente o ambiguamente voluto. L’occasio- Boetti (Emilia Terragni). Nella terza e ultima nalità dell’interesse per essa dimostrato ha sezione, “La vitalità dei musei”, sono ana- finito per generare numerosi luoghi comu- lizzati criticamente gli interventi che hanno ni, interpretazioni riduttive, superficiali si- costellato l’attività di Scarpa, con particolare stemazioni critiche. Solo in pochi casi gli è riferimento alle realtà museali: il Museo stata resa giustizia, e raramente il suo lavo- d’arte antica al Castello Sforzesco di Milano ro è stato studiato con la serietà che merita- (Sonja Moceri), la mostra antonelliana di va. Ad una simile tradizione questo nostro Messina e il progetto non realizzato del Mu- volume intende rispondere anche con una seo Nazionale (Gioacchino Barbera), la pro- profferta di sistematicità”. Una sistematici- gettazione del restauro della Gipsoteca cano- tà che vuole essere e mostrarsi “critica” nel viana di Possagno (Fernando Fiorino e Mar- senso migliore della parola, individuando le ta Mazza), le mostre sulla sua opera che fu- zone che erano finora rimaste in ombra. rono ospitate a Venezia, Vicenza, Londra e Nel libro, a fianco dell’approccio saggistico, Parigi negli anni Sessanta e Settanta (Guido acquisisce quindi una fondamentale impor- Pietropoli), il Padiglione del Venezuela alla tanza l’indagine di tipo filologico, con l’o- Biennale (Francesco Rovetta), Castelvecchio biettivo di poter finalmente riuscire a in- a Verona (Richard Murphy). Chiude questa ventariare con cura, ordinare e selezionare parte un saggio sulla fortuna dell’architetto un patrimonio di opere “spesso ignoto, non veneziano in Francia (Philippe Duboy). di rado frainteso”. Un insieme che trae il Una architettura, quella di Scarpa, cha ha proprio valore anche dal particolare tipo di saputo mantenersi in continua evoluzione, rapporto instaurato con il passato. Ancora sottraendosi a un’idea di compiutezza inte- Dal Co: “I progetti di Scarpa si presentano sa come fine professionale. Sarebbe però ri- per lo più quali sistemazioni precarie. La duttivo attribuire alla mentalità scarpiana memoria involontaria che irrompe dal ri- qualcosa di simile ad un habitus preprofes- cordo e scuote il disegno – epica, appunto, sionale o dilettantesco. Scrive, a tale propo- dell’azione della memoria – rimanda all’e- sito, il curatore del volume, Kurt W. Forster: videnza di un rapporto privilegiato con il “Man mano che si superano i clichés che si trascorso, con il ‘passato’”. sono sostituiti alla figura di Scarpa, l’archi- La parte introduttiva, intitolata “Carlo Scar- tetto emerge nella sua vera complessità. pa”, presenta i saggi dei curatori (quello di Egli fu tanto complesso quanto popolare, lo- Mazzariol è scritto assieme a Giuseppe Bar- dato come tradizionalista o sospettato di fa- bieri) e di Manfredo Tafuri. Segue la sezio- raoniche stravaganze, a seconda dei pregiu- ne dedicata alle “Opere”, con un catalogo

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completo di Sergio Polano e gli interventi di Hammacher, Sedy, M.E. Smith), presentate immagini tratte da Gigi Scarpa, Giovanna Nepi Sciré, Licisco Ma- all’interno del catalogo, indicano altrettanti I disegni di Carlo Scarpa per Castelvecchio gagnato, Sergio Los, Philippe Duboy, Fran- percorsi visivi possibili costruiti intorno al- cesco Rovetta, Christian Norberg-Schulz, At- l’arte di Scarpa; altrettante indagini, che te- tilia Dorigato e Luciano Pollifrone. Poi la stimoniano dello sviluppo di una peculiare parte di impronta saggistica più tradiziona- cultura visiva, di una riflessione condotta su- le, “Interpretazioni”, con i contributi di Car- gli spazi di luce ritmata delle fotogeniche lo Bertelli, Manlio Brusatin, Stefan Busaz, architetture scarpiane. Giovanni Carandente, Hubert Damisch, È una significativa molteplicità di sguardi Ignazio Gardella, Arata Isozaki, Pasquale che converge nelle pagine del volume. Ma Lovero, Rafael Moneo, Boris Podrecca, con quale spirito l’architetto si affida al fo- Franco Purini, Ludovico Quaroni, George tografo? Lo strano rapporto di “odio e amo- Ranalli, Pier Carlo Santini, Vincent Scully, re” che sempre lega ciascuno all’universo Bruno Zevi. La sezione successiva,“Carlo della fotografia e delle sue pratiche assume Scarpa: trascrizioni”, comprende una serie negli architetti – è Italo Zannier a ricordar- di lettere, interviste, prolusioni e conferen- lo nel suo saggio iniziale – la forma di un ze del maestro veneziano. Concludono, in- vero e proprio unicum psicologico. Eppure, fine, gli apparati: il profilo biografico, uno prosegue ancora lo storico della fotografia: sguardo alla biblioteca privata di Scarpa, la “Senza la fotografia la loro opera non esiste, bibliografia cronologica, il regesto delle e il fotografo è simile a un angelo, attrezzato opere e l’indice dei nomi. Il volume si con- di pellicole e treppiedi, e si spera che infine figura, dunque, come una vera e propria sia benevolmente disponibile a mostrare ‘al summa dell’universo scarpiano, in cui il dis- meglio’ quell’Opera, persino a migliorarne corso teorico-critico non è mai disgiunto e, se necessario, a costruirne in immagine la dall’esame minuzioso degli esiti formali e qualità, che nella realtà fisica potrebbe non del “retroterra” ideale e materiale del lavoro esserci”. dell’architetto. Nel volume sono compresi, oltre ai saggi in- troduttivi di Italo Zannier, Angelo Tabaro, Guido Beltramini (quest’ultimo si sofferma  sull’atteggiamento “problematico” di Scar- pa nei confronti delle descrizioni fotografi- che del proprio lavoro), e alla rassegna delle CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI DI ARCHI- immagini dei vari autori, una serie di inter- TETTURA ANDREA PALLADIO, Carlo Scarpa nel- viste a protagonisti della fotografia contem- la fotografia. Racconti di architettura 1950- poranea, che sono stati chiamati a rievocare 2004, catalogo della mostra (Vicenza, Museo la figura di Carlo Scarpa e il loro rapporto Palladio, Palazzo Barbarano da Porto, 21 con l’architetto: Fulvio Roiter, Gianni Be- settembre 2004 - 9 gennaio 2005), a cura di rengo Gardin, Guido Guidi e Luciano Sve- Guido Beltramini e Italo Zannier, Venezia, gliado. Chiude il catalogo un’appendice, con Regione del Veneto - Marsilio, 2004, 4°, pp. una breve nota sull’esposizione realizzata a 215, ill., s.i.p. Palazzo Barbaran da Porto e un contributo di Marisa Dalai Emiliani sulla lettura “in Questo volume, edito in occasione della multivisione”, compiuta dall’olandese Arno mostra “Carlo Scarpa nella fotografia. Rac- Hammacher, su un luogo scarpiano per ec- conti di architettura 1950-2004”, ospitata a cellenza: Castelvecchio a Verona. Vicenza presso il Museo Palladio, è l’esito di un ambizioso progetto – la Fototeca Car- lo Scarpa – promosso e finanziato dalla Re-  gione del Veneto e realizzato dal Centro In- ternazionale di Studi di Architettura An- drea Palladio di Vicenza. L’obiettivo è di po- ALBA DI LIETO, I disegni di Carlo Scarpa per ter rendere disponibile al pubblico, su web, Castelvecchio, Venezia, Regione del Veneto - l’intera documentazione fotografica esi- Marsilio, 2006, 4°, pp. 480, ill., s.i.p. stente sull’architetto veneziano – sia quella “storica” che quella relativa alla campagna Tra le opere di Carlo Scarpa, Castelvecchio fotografica sistematica delle opere inaugu- a Verona è stata probabilmente quella mag- rata di recente. In questo senso, le fotogra- giormente studiata: non soltanto per la bel- fie di ventisette diversi autori, italiani (Ballo, lezza del castello medievale su cui è stato Basilico, Battistella, Berengo Gardin, Campi- realizzato l’intervento, ma anche per la gotto, Casali, Chemollo, Colombo, De Luigi, “singolare unicità” della collezione grafica, Ghirri, Giacomelli, Guidi, Guidolotti, Leiss, composta da ben 657 fogli di progetto, per Monti, Mulas, Pietropoli, Renai, Roiter, To- un totale di 880 disegni pubblicati in que- bia Scarpa, Svegliado, Terrassan, Utimper- sto catalogo. La collezione, raccolta nel cor- gher, Zannier) e stranieri (Boudinet, Buzas, so dei lavori da Angelo Aldrighetti e Angelo

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Rudella, vicedirettore e geometra del Museo incontrati, evidenziando le serie di tavole immagini tratte da di Castelvecchio, venne acquisita dal diret- grafiche di riferimento e concentrando l’at- Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion tore, Licisco Magagnato, nel 1975, affinché tenzione su quelle più significative. non andasse dispersa. L’attenzione di Ma- gagnato (e della realtà museale scaligera) è ciò che ha consentito, nell’arco di trent’an-  ni, di studiare e di valorizzare l’importante fondo, reso ancora più prezioso dal luogo in cui viene conservato, un’opera che Carlo Carlo Scarpa. I disegni per la Tomba Brion. Scarpa concepiva come “cantiere permanen- Inventario, a cura di Erilde Terenzoni, Roma, te”. I disegni sono già stati al centro di di- Ministero per i Beni e le attività culturali - verse ricerche e di catalogazioni. Nel 1982, DARC Direzione generale per l’architettura e una campagna fotografica in bianco e nero l’arte contemporanee - Milano, Electa, 2006, e la prima soggettazione, a cura di Maga- 8°, pp. 291, ill., s.i.p. gnato e di Arrigo Rudi, permise di identifi- carne la maggior parte. Nel biennio 1997-98 Il libro, a cura di Erilde Terenzoni, racchiu- venne invece realizzata la prima cataloga- de l’inventario sistematico di tutti gli elabo- zione informatica, finanziata dalla Regione rati grafici (1583), tavole, disegni e schizzi, del Veneto e curata da Alba Di Lieto con che costituiscono l’archivio del progetto rea- Lara Andretta e Martina Toffoli. Nel 2004, lizzato da Carlo Scarpa per la Tomba mo- nell’ambito della costruzione di un archivio numentale Brion a San Vito d’Altivole. L’in- digitale dedicato alle opere di Carlo Scarpa, ventario rappresenta lo strumento di base i disegni furono sottoposti ad una procedu- per lo studio e la ricerca su questa opera, ra di “digitalizzazione ad alta definizione forse la più conosciuta del maestro, ma an- con l’obiettivo della sostituzione dell’origi- che la più emblematica per vari aspetti che nale negli usi della consultazione e riprodu- sono ugualmente legati alla sua lunga ge- zione”. La catalogazione presentata in que- stazione e alla sua realizzazione concreta sto libro rappresenta, in definitiva, un ulte- – l’uso di materiali come il calcestruzzo, per riore approfondimento della sistematica esempio, o la ricercatezza dei dettagli e dei schedatura compiuta due anni prima. particolari costruttivi. Si tratta del primo vo- Il corpus grafico di Carlo Scarpa per Castel- lume di una serie dedicata alla pubblicazio- vecchio, come ricorda Alba Di Lieto, risulta ne degli inventari dei progetti di Carlo Scar- essere funzionale ad una costante verifica pa presenti nella collezione del MAXXI ar- del progetto, senza che vengano applicate chitettura e che sono attualmente in fase di delle rigide gerarchie tra i vari argomenti riordino. Scarpa, parlando ad una platea di trattati. Nonostante l’ampio arco temporale, studenti proprio della Tomba Brion, affer- e le numerose interruzioni, Scarpa non per- merà: “Volevo dimostrare come si dovrebbe derà mai la propria coerenza iniziale su Ca- operare nel campo sociale, cittadino, per stelvecchio. Fogli, tavole e schizzi riflettono fare capire alla gente che cosa potrebbe es- “il dialogo intimo dell’architetto con i pro- sere il senso della morte, il senso del peren- pri pensieri ma si tramutano in strumenti ne, del transeunte”. La tomba monumenta- di comunicazione con i collaboratori dai le è anche l’ultima opera dell’architetto: la quali emergono esternazioni e informazio- sua progettazione e l’esecuzione lo impe- ni pratiche”. gneranno, infatti, a partire dal 1969 – anno I disegni sono stati accorpati nel catalogo in cui gli viene affidata la committenza dal- per aree progettuali, che corrispondono ai la vedova di Giuseppe Brion, fondatore del- luoghi fisici del museo e seguono un per- l’azienda Brionvega – fino alla sua morte, corso cronologico: si comincia dalla siste- nel 1978. E sempre per sua volontà Scarpa mazione del Mastio e dell’ala della Reggia, sarà sepolto nel cimitero comunale di San che costituirono il primo lotto dei lavori nel Vito, accanto a questa opera. 1958, per proseguire con l’allestimento tem- Fin dall’inizio della sua costruzione la Tom- poraneo dell’ala della Galleria tra il 1959 e ba ha attirato un gran numero di studiosi e 1961 e, quindi, con l’illuminazione, la siste- visitatori italiani e stranieri. I disegni in ar- mazione dell’entrata-uscita e del Sacello. chivio sono stati effettuati con le tecniche ti- Seguono la collocazione “eccezionale” della piche dell’autore, matita a mano libera, ma- statua equestre di Cangrande della Scala, il tite colorate, inchiostri di china su supporti collegamento coperto tra la Reggia e il Ma- a volte molto particolari come i cartoncini stio, la trasformazione esterna della corte “camoscio”, le veline gialle donate da Louis (1961-1964) e l’intervento nell’ala orientale Kahn. Un ricco sistema di apparati permet- (biblioteca, uffici, sala Avena, torre nord- te di collocare il progetto della Tomba mo- est) realizzato tra il 1968 e il 1975. Nel testo, numentale Brion nel panorama completo ogni area progettuale è accompagnata da un delle fonti scarpiane e nella storia e nell’o- breve saggio critico che ha il compito di de- pera di un protagonista del Novecento ar- lineare gli snodi cruciali e i principali temi chitettonico. L’inventario presenta i contri-

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buti di Pio Baldi, Sergio Poretti, Vitale Zan- Regione del Veneto. Un’idea di valorizzazio- chettin e Margherita Guccione, con un testo ne accomuna i diversi programmi e implica di Carlo Scarpa dal titolo emblematico: non solo un’attività di gestione finalizzata “L’architettura può essere poesia?”. alla migliore fruizione del luogo da parte del pubblico, ma anche il coraggio di creare nuovi contesti per il patrimonio custodito.  La parte editoriale è dentro questo disegno. Ciascuno dei volumi che sono nati dalle Giornate di studio raccoglie una gamma di Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, interventi molto differenziati tra loro, dai Giornate di studio alla Fondazione Querini saggi critici ai contributi bibliografici, da Stampalia, I. 1998 / III. 2000, a cura di Mau- scritti di carattere più generale sulla conser- ra Manzelle, Milano, Skira, 2002, 8°, pp. 173, vazione a letture particolari dell’opera di ill., s.i.p. Scarpa e dei relativi “casi studio”, dalle va- Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, lutazioni di fondi grafici e di archivi fino Giornate di studio alla Fondazione Querini alle testimonianze, ai ricordi, alle recensio- Stampalia, IV. 2001, a cura di Maura Man- ni, alle fotografie, ai progetti. Itinerari di zelle, Milano, Skira, 2002, 8°, pp. 173, ill., studio e di ricerca in cui certo non mancano s.i.p. le sorprese e le novità, anche nell’approccio e Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, nel metodo con cui si affrontano le questioni Giornate di studio alla Fondazione Querini dibattute in ambito seminariale. Troviamo, Stampalia, VI. 2003, a cura di Maura Man- in seguito, accostamenti e “similitudini”, zelle, Mendrisio, Archivio del moderno - debiti e omaggi, che coinvolgono altri auto- Accademia di architettura, 2004, 8°, pp. ri e altre discipline, componendo un mosai- 173, ill., s.i.p. co ricco, privo di barriere predefinite e di alto Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, valore scientifico. Come dice Giorgio Busetto Giornate di studio alla Fondazione Querini nella sua Introduzione a uno dei volumi fin Stampalia, VII. 2004, a cura di Maura Man- qui pubblicati: “Nel ricordare Carlo Scarpa zelle, Mendrisio, Mendrisio academy Press credo dobbiamo prima di tutto rivolgere un - Fondazione Archivio del Moderno, 2005, pensiero riverente a quello che è stato il suo 8°, pp. 98, ill., s.i.p. operare, che sempre si rivela in tutta la sua forza e in tutta la sua portata. Mano a mano Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione che procedono i lavori di studio le sorprese si propone l’obiettivo di documentare l’atti- aumentano e sono tutte nella direzione di vità delle Giornate di studio alla Fondazione apprezzare sempre di più la grandezza e la Querini Stampalia, iniziative che sono or- forza di quest’uomo e di questo artista. […] ganizzate con cadenza annuale – nell’anni- Oltre che irripetibile, l’opera di Scarpa può versario della morte dell’architetto venezia- essere capita come architettura soltanto se è no, il 28 novembre – nella forma di un se- intesa come arte nel senso non solo più minario di studi sull’opera di Scarpa e, in lato, ma anche più tecnico del termine oltre particolare, sui problemi legati alla sua con- che come prestazione artistica”. servazione. La tutela degli spazi della fon- dazione veneziana diventa, inoltre, il banco di prova per poter condurre un’analisi più  in queste pagine circostanziata sulle questioni che sono lega- Tomba Brion a San Vito d’Altivole, Treviso te alla conservazione dell’architettura mo- derna. Le Giornate di studio sono diventate, GRETA BRUSCHI, PAOLO FACCIO, SERGIO PRA- nel corso degli anni, un appuntamento ri- TALI MAFFEI, PAOLA SCARAMUZZA, Il calce- tuale, curato da Maura Manzelle, che ha struzzo nelle architetture di Carlo Scarpa. For- consentito di monitorare la crescita dell’at- me, alterazioni, interventi, Bologna, Editrice tenzione intorno all’opera di Scarpa e di Compositori, 2005, 8°, pp. 263, ill., e 35,00. fronteggiare i temi della conservazione del- la sua opera “con quel coraggio che alla fine Il volume, da inquadrarsi nel più vasto am- l’architettura necessariamente richiede”. bito del restauro dell’architettura contem- Al di là dei seminari e della pubblicazione poranea, affronta il tema delle modalità di dei relativi atti, la Fondazione Querini Stam- analisi, rappresentazione, conservazione e palia si è trasformata nel punto di conver- manutenzione delle superfici in calcestruz- genza di una serie di ulteriori iniziative, di zo a facciavista, riferendosi alla produzione una intera “strategia” scarpiana volta a rian- di Carlo Scarpa. Perché la scelta di Scarpa? nodare i fili della memoria e della preziosa In questo autore le superfici in calcestruzzo eredità culturale rappresentata dalla presen- coprono un’ampia declinazione di usi e di za di Carlo Scarpa alla Querini: basti citare risultati, con significative valenze espressi- i cicli di mostre ed esposizioni o i lavori di ve e tecnologiche, riconoscibili nelle tecni- restauro realizzati grazie ai contributi della che di lavorazione, sia in fase di getto che

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nei particolari modi di trattare le superfici Carlo Scarpa. Gli infiniti possibili. Fondazio- in opera. ne Querini Stampalia: disegni inediti, Cd- In linea generale, nel caso del calcestruzzo rom multimediale per Pc, SEM Sevizi Edito- armato, l’intervento di restauro presenta riali Multimediali - Venezia, Fondazione due tipi di problematiche: il consolidamen- Querini Stampalia. to strutturale e la conservazione del mate- riale. Se nel primo caso l’attuale sviluppo Nel 1949 il Consiglio di Presidenza della Fon- scientifico e le soluzioni tecniche ormai co- dazione Querini Stampalia decise di dare dificate consentono risposte apparentemen- inizio al restauro di alcune parti di Palazzo te esaustive, l’opera di conservazione delle Querini. Manlio Dazzi, allora direttore del- caratteristiche del materiale – anche quan- la Fondazione, affidò a Carlo Scarpa il com- do fondata sull’analisi di tali caratteri, delle pito di risistemare il piano terra, nonché il forme di alterazione e delle relative cause – giardino sul retro del palazzo, che si trovava lascia emergere il problema della conserva- in uno stato di abbandono e degrado. Il pro- zione dell’immagine architettonica. getto, tuttavia, fu realizzato solo più di dieci A circa cinquant’anni dall’esecuzione dei anni dopo, sotto la decisiva direzione di getti, l’utilizzo del calcestruzzo nell’opera di Giuseppe Mazzariol, amico e sostenitore di Carlo Scarpa, ripercorso in queste pagine in Scarpa. maniera sistematica, consente di avviare una A questo restauro del palazzo, che oggi, a riflessione intorno alla sua conservazione: Venezia, continua ad ospitare la sede della una riflessione che appare carica di rimandi Fondazione Querini Stampalia, è stata de- e di implicazioni per il futuro. Guglielmo dicata un’opera multimediale: il Cd-rom Monti, nella sua Premessa, a proposito di Carlo Scarpa. Gli infiniti possibili, strumento Scarpa e delle sue “passioni cementizie”, che apre ad una esplorazione interattiva del- scrive: “Eppure, a ben vedere, l’atteggia- l’architettura di un protagonista del Nove- mento pre-moderno dell’architetto venezia- cento. Il Cd-rom permette di entrare dentro no e la costante tensione sperimentale dei il palazzo e di accedere alle architetture scar- suoi progetti, che sono all’origine della sua piane con percorsi di vario tipo e a partire emarginazione dal mondo delle costruzioni, da più livelli di approfondimento e di “vi- lo mettono al riparo dai facili entusiasmi e suale”. Una planimetria guida quindi l’u- ne fanno anzi uno spettatore critico del fe- tente alla scoperta di ogni singolo dettaglio nomeno. Anche se dominante, il calcestruz- del restauro Querini, cercando di svelare in zo, armato e non, è sempre accostato ad usi che modo Scarpa costruisse il suo spazio. innovativi di materiali tradizionali che, in Le fotografie a colori sono interattive e con- un certo senso, finiscono per costituire la sentono di spostarsi da un ambiente all’al- pietra di paragone e il vaglio per il suo im- tro e di visualizzare ingrandimenti di ogget- piego estetico e strutturale”. Tra i casi di ti. La sezione delle foto è, inoltre, collegata studio che vengono ricordati: il giardino del alla collezione di disegni: una sequenza di Padiglione Italia e il Padiglione del Vene- oltre un centinaio tra esecutivi e schizzi, in zuela alla Biennale, il restauro di Castelvec- massima parte inediti. E ognuno di questi chio a Verona, la Chiesa del Villaggio ENI a singoli disegni può essere stampato e in- Borca di Cadore, la sistemazione del piano grandito con uno zoom dinamico a pieno terra e del cortile della Fondazione Querini schermo. Oltre al restauro Querini, il Cd- Stampalia a Venezia, il Negozio Gavina a rom presenta una bibliografia aggiornata su Bologna, la cantina annessa all’Istituto Carlo Scarpa, la sua biografia, una sequen- agrario di San Michele all’Adige, la Tomba za video/audio introduttiva e, tra le altre monumentale Brion a San Vito d’Altivole, cose, un’intervista a Giuseppe Mazzariol, la casa ad appartamenti di Contrà del Quar- che nel compimento del restauro ebbe un tiere a Vicenza, la sistemazione di villa Pa- ruolo centrale. lazzetto a Monselice, Casa Ottolenghi a Bar- Completa il quadro la riproduzione di un dolino. Chiudono il volume alcuni apparati, brano che il musicista Luigi Nono dedicò tra i quali un glossario, strumento agile e proprio a Scarpa, posto a commento di una utile al fine di definire e riconoscere univo- serie di suggestive foto in bianco e nero del- camente i termini impiegati nel testo. l’opera.

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la resistenza SANTO PELI, La Resistenza in Italia. Storia e nel veneto critica, Torino, Einaudi, 2004, 8°, pp. 282, e 16,50. Tra storia e memoria: interventi e contributi Santo Peli, docente di Storia contempora- in occasione del 60° anniversario nea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’ateneo patavino, ha voluto sviluppare la propria ricerca intorno a due assi fonda- mentali: la storia e la critica. La prima parte 1945-2005. Il sessantesimo anniversario del- della Resistenza in Italia contiene la rico- la Resistenza ha visto fiorire un gran nu- struzione dei “fatti”, mentre nella seconda mero di pubblicazioni sul tema e, da questo l’autore segue i mutevoli destini conosciuti punto di vista, molti sono stati i contribu- dalla “Resistenza dopo la Resistenza”, acco- ti che hanno riguardato, nello specifico, la standosi ad eventi particolari e nodi inter- realtà veneta. Una tendenza che, in questi pretativi che sono stati a lungo trascurati ultimi anni, in ambito editoriale, è apparsa dagli storici. Comprendere il fenomeno re- essere piuttosto stabile. Con il passare del sistenziale nella sua complessità, analizzar- tempo sembra allora che diventi possibile, ne grandezze e limiti, significa interrogarsi sia per le sintesi teoriche di più largo respi- circa la situazione di un tessuto sociale e ci- ro che per le ricerche di carattere marcata- vile in gran parte spoliticizzato dopo ven- mente locale, avvicinarsi ad un livello di co- t’anni di dittatura, “tener conto della mate- noscenza sempre più articolato degli avve- ria prima che la Resistenza ebbe a disposi- nimenti in questione – ad una conoscenza zione”. Ed è alla luce di questo lascito cultu- che si propone di connettere il microcosmo rale e antropologico del fascismo che appare locale, nelle sue varie sfaccettature, con le necessario, per esempio, inquadrare la so- questioni cruciali, di carattere più generale, stanziale impreparazione politica degli ita- che tuttora interessano e attraversano il di- liani. Frequenti, nel testo, sono i richiami al battito storiografico. La considerazione di un Veneto. Dopo i primi timidi segnali di rior- fenomeno come la Resistenza, pur essendo ganizzazione delle forze antifasciste e gli il frutto di orientamenti culturali, spesso scioperi operai, che avevano interessato so- anche molto distanti fra loro, sembra oggi prattutto l’area del triangolo industriale, il convergere in questo complessivo sforzo di movimento partigiano veneto si sarebbe ra- comprensione e di approfondimento, nel- mificato nelle città e in campagna, in pia- l’individuazione di nuovi e ulteriori “tassel- nura come nelle zone montane. Preparan- li” per la ricostruzione di un periodo così dosi a fronteggiare una reazione durissima travagliato. Un comune retroterra della ri- e spietata. L’Altopiano di Asiago, il Cansiglio, cerca storiografica può essere ritrovato an- l’Alpago, le vallate dei Lessini e del Chiam- che nelle affermazioni pronunciate in occa- po – siamo nell’estate 1944 – sono investiti sione delle celebrazioni per il sessantasimo da feroci rastrellamenti. Sul massiccio del dall’allora Presidente della Repubblica Car- Grappa “si consuma la sconfitta militare lo Azeglio Ciampi, che aveva rilevato, tra le più sanguinosa della Resistenza italiana” altre cose, l’esistenza di un ideale “filo inin- (300 caduti in combattimento, 171 impicca- terrotto” tra Risorgimento e Resistenza – in- ti e fucilati, 400 deportati). Nel Polesine e terpretati come altrettanti momenti fondan- nella Bassa padovana, invece, agiscono le ti dell’Italia contemporanea. La rassegna pre- famigerate bande di fascisti toscani, crimi- sentata in queste pagine non vuole avanzare nali comuni come i “pisani” della compa- alcuna pretesa di esaustività, ma rappresen- gnia “Op” (Ordine pubblico) dislocati in ta piuttosto un primo sguardo ragionato su provincia di Rovigo, territorio in cui la Resi- quanto si è prodotto ultimamente intorno stenza appare “un intreccio di antichi ribel- all’universo resistenziale, intorno ai suoi lismi e di politicizzazioni precarie”. Non eventi, ai suoi personaggi, ai suoi miti: dalle mancano, come ad esempio nel Bellunese, monografie di studiosi affermati, alle ricer- rivalità e tensioni ideologiche tra le forma- che condotte da storici locali, fino alla me- zioni partigiane di diversa estrazione, so- morialistica e ai contributi di carattere bi- prattutto di fronte al problema dell’unifi- bliografico. Una vivacità che testimonia, an- cazione. Tra le città venete e italiane, Padova che in relazione al Veneto, di un dibattito – da cui erano stati lanciati gli “infiammati tuttora molto vivo e acceso. Ad emergere, discorsi” di Concetto Marchesi – è quella sullo sfondo, è in definitiva l’immagine di che avrà il triste primato del numero di vitti- una memoria polifonica, di una memoria me cadute durante l’insurrezione, mentre non sempre lineare o pacificata, in cui non l’ultima, cruentissima fase della guerra sarà mancano le zone d’ombra e i contrasti. Ed è ugualmente costellata, in tutta la regione, da su questo non facile terreno che il confronto una lunga serie di stragi di civili. Lo sforzo sull’eredità della Resistenza è destinato a svi- principale dell’autore è di creare un minimo lupparsi anche nei prossimi anni. distacco da una “enorme mole di narrazioni

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e informazioni, a volte fondamentali e a vol- sarà possibile rinvenire ulteriori commenti e te inquinate da intenti autoelogiativi”, per puntualizzazioni che aiutano a inquadrare isolare le “concrete determinazioni stori- più da vicino la percezione effettiva del pro- che”, i motivi di fondo entro cui il fenomeno blema che emerge dalle risposte fornite al della Resistenza può aspirare ad essere, nel questionario: la persistenza di stereotipi e suo insieme, comprensibile, svelato agli oc- zone d’ombra, la rappresentazione dell’im- chi degli italiani di oggi. | Diego Crivellari | magine dell’ebreo, il peso acquisito da fonti come romanzi e film (dalla lettura di Primo Levi e di Anna Frank fino a Schindler’s List  di Spielberg), il livello di partecipazione emo- tiva alle vicende, le rilevanti connessioni con il presente (un tema su tutti: il conflitto L’immaginario della Shoah. Gli studenti vero- israelo-palestinese, l’esile distinzione che fi- nesi e la percezione dello sterminio. Risultati di nisce per separare termini come antisemiti- un’indagine, a cura di Agata La Terza, Som- smo e antisionismo). | Diego Crivellari | macampagna (VR), Cierre - Verona, Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 2005, 16°, pp. 194,  e 8,00.

Insegnare “Auschwitz”, ma come? E su qua- FRANCO BUSETTO, Tracce di memoria. Dall’u- le terreno preparare il confronto con le nuo- niversità a Mauthausen, present. di Giuliano ve generazioni di studenti, vissute in una Lenci, Padova, Il Poligrafo, 2005, 8°, pp. 226, realtà così radicalmente diversa rispetto a ill., e 18,00. quella della guerra e dell’Italia delle famige- rate leggi razziali? Ecco un problema didat- A qualche anno di distanza dalla prima pub- tico che si traduce immediatamente in una blicazione di Tracce di memoria, Franco Bu- questione ricca di implicazioni morali e po- setto ha dato alle stampe una nuova versio- litiche: esiste la storia, con i suoi fatti incon- ne ampliata del volume in cui ha voluto ri- trovertibili, e con le sue interpretazioni (più visitare la propria personale esperienza nel- o meno) rivedibili, ma esiste anche un im- la Resistenza veneta fino alla deportazione maginario costruito su questi fatti, che si nel lager di Mauthausen, riannodando i fili nutre di informazioni e suggestioni di vario di un percorso politico ed esistenziale. tipo. Introdurre nella normale attività didat- Nella Resistenza, il giovane Busetto assume tica il tema della Shoah è spesso risultato, a l’incarico di ufficiale di collegamento del Co- quanti se ne sono occupati, un compito non mando delle formazioni partigiane garibal- facile e tutt’altro che scontato. Un argo- dine, che si erano costituite in Veneto, Friu- mento soggetto ancora oggi a una pluralità li e Trentino. Nell’estate del 1944 sarà arre- di approcci e opinioni circa la metodologia da stato a Padova, deportato nel lager di Bolza- utilizzare in tale “scommessa educativa”. no e, poco dopo, in quello di Mauthausen. Questa indagine, che è stata avviata nel cor- A Mauthausen, Franco Busetto sperimente- so dell’anno scolastico 2000-2001 a Verona, rà le famigerate tecniche di annientamento mirava a delineare una prima sintesi di quel- della personalità che furono ideate dai nazi- lo che gli studenti della città scaligera dichia- sti, conoscerà in prima persona a quali atro- rano di conoscere riguardo allo sterminio de- ci conseguenze aveva condotto il fanatico gli ebrei, prima di poter affrontare questo odio razziale proclamato dal regime hitleria- stesso argomento nell’ambito della scuola no, ma scoprirà pure che il lager non poteva superiore. Altro elemento fondamentale, cer- riuscire nel folle proposito di schiacciare tamente da non sottovalutare nell’economia ogni residua forma di solidarietà umana tra complessiva dell’analisi effettuata, è quello i prigionieri. Busetto entrerà così in contatto delle fonti informative utilizzate dagli stu- con figure come quelle di don Andrea Gag- denti in merito alla Shoah e del giudizio ma- gero, Bepi Calore, Giuliano Pajetta. La de- turato rispetto alla credibilità e obiettività di scrizione che egli compie di tutti i dramma- tali fonti, in un contesto segnato dal prevale- tici avvenimenti attraversati durante la giovi- re di veri e propri “abusi della memoria”. nezza non abbandona mai il piano della ri- Scrive Alberto Cavaglion nella sua post-fa- flessione oggettiva e razionale, in cui l’espe- zione: “le commemorazioni, le tante com- rienza del singolo acquista pieno significato memorazioni che ormai in Italia si fanno su nel confronto con la “grande storia”. temi diversi, non necessariamente la Shoah, Nella nuova versione del libro, alla parte me- sono sempre l’adattamento del passato ai morialistica e autobiografica viene affianca- bisogni del presente”. ta una corposa appendice documentaria, cor- Le finalità della ricerca si spingono ovvia- redata da altre testimonianze e da una serie mente ben al di là della mera statistica. Co- di immagini fotografiche dei campi di con- sì, all’interno di questo prezioso volumetto centramento nazisti. L’attenzione è rivolta,

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in questa particolare circostanza, a una serie di Meneghetti di partecipare alla lotta parti- di questioni che appaiono strettamente le- giana. Con Meneghetti collaborarono inten- gate alla memoria della guerra e della lotta samente il grande latinista Concetto Mar- antifascista: la minaccia antisemita e la po- chesi, il giovane industriale ebreo Giorgio litica razziale della RSI, l’organizzazione poli- Diena, Ezio Franceschini, dell’Università tica e militare della Resistenza, le responsa- Cattolica di Milano. Ebbe un ruolo autore- bilità occultate delle stragi nazifasciste com- vole anche nell’elaborazione del program- piute in Italia. Emerge in primo piano la vi- ma del Partito d’Azione, di cui i militanti cenda dell’armadio della vergogna, in cui per veneti richiesero un’accentuazione in senso lunghi decenni rimasero colpevolmente na- federalista. Il 7 gennaio 1945 Meneghetti fu scosti i fascicoli che potevano illuminare la arrestato nella Casa di cura Antenore e por- verità delle stragi e rendere giustizia alle tato a Palazzo Giusti, dove si era stabilita la migliaia di vittime civili innocenti. Una pa- banda Carità, e dove fu sottoposto a un du- gina oscura della storia del dopoguerra, che rissimo “trattamento”, per essere poi tra- riaffiora in alcuni dei testi riportati in ap- sportato nel lager di Bolzano. Dopo la Libe- pendice. | Diego Crivellari | razione, nel maggio del 1945 Meneghetti di- venne presidente del CLNrv, mentre il 27 lu- glio fu eletto Rettore dell’Università. Alla  Consulta nazionale del Partito d’Azione so- stenne l’autonomia regionale come istitu- zione essenziale per la riforma dello Stato, CHIARA SAONARA, Egidio Meneghetti. Scienzia- seguendo il pensiero federalista di Silvio to e patriota combattente per la libertà, Pado- Trentin. In seguito all’autoscioglimento del va, Istituto veneto per la storia della Resisten- Partito d’Azione egli entrò nel PSI, ma sol- za e dell’età contemporanea - Cleup, 2003, 8°, tanto nel 1956 riprese l’attività politica diret- pp. 454, ill., e 25,00. ta, quando venne eletto consigliere comu- nale a Padova. | Elio Franzin | Egidio Meneghetti nacque il 14 novembre 1892 a Verona, in una famiglia molto lega- ta al Risorgimento. Presto attivo in politica,  Meneghetti già durante la campagna elet- torale del 1908 espresse il suo appoggio ai candidati socialisti. Nel 1914 fu arresta- Concetto Marchesi e l’Università di Padova to a Padova durante una manifestazione ir- 1943-2003, Atti del Convegno “A sessant’an- redentistica per Trieste. Meneghetti, per il ni dall’appello agli studenti di Concetto Mar- quale l’entrata dell’Italia nella Prima Guer- chesi” (Padova, Aula Magna “G. Galilei”, ra mondiale si collocava sulla linea del Ri- 13 dicembre 2003), Padova, Cleup, 2003, sorgimento, fu chiamato alle armi nel 1915, 8°, pp. 96, ill., s.i.p. guadagnandosi sul campo varie decorazio- ni. Dopo il congedo ritornò all’Istituto di Far- Sessant’anni sono trascorsi dall’appello che macologia dell’Università di Padova. Non Concetto Marchesi rivolse agli studenti di aderì al movimento combattentista, ma par- Padova esortandoli alla lotta contro il nazi- tecipò invece a quello di “Italia libera”, di fascismo. Con questo gesto l’insigne latini- ispirazione repubblicana. Distribuì, inoltre, sta abbandonò la carica di Rettore dell’ate- la rivista “Non mollare”, pubblicazione clan- neo, per entrare in clandestinità. Il Messag- destina antifascista. Il suo nome fu pubbli- gio di Marchesi ebbe tuttavia un’eco molto cato nell’elenco dei padovani banditi da Pa- più vasta dell’ambito universitario padova- dova, reso pubblico dagli squadristi, che co- no, rappresentando l’annuncio del princi- strinse Meneghetti a trasferirsi all’Universi- piare della vicenda resistenziale, dopo i dif- tà di Camerino, per diventare poi professo- ficili mesi che avevano visto il consolida- re ordinario a Palermo, nel 1927: qui rima- mento della Repubblica di Salò. L’anniver- se fino al 1932, quando poté ritornare a Pa- sario diventa l’occasione non soltanto per dova superando gli ostacoli ancora posti da una doverosa rievocazione di quei dramma- alcuni fascisti. Nel settembre 1943, fu chia- tici eventi, ma anche per tracciare un ritrat- mato dal Rettore Concetto Marchesi alla ca- to a tutto tondo di Concetto Marchesi, in cui rica di Prorettore dell’Università; nello stes- l’autorevolezza del suo magistero intellet- so mese partecipò alla costituzione del Co- tuale coesiste con le ragioni della militanza. mitato di Liberazione Nazionale regionale Nel volume convergono gli interventi di stu- veneto (CLNrv), del quale fecero parte anche diosi e uomini politici di diverso orientamen- lo stesso Marchesi e Silvio Trentin. L’Istitu- to. Alle testimonianze su quei giorni (Buset- to di Farmacologia diventò il luogo scelto to, Gui, Fiorot, De Vivo), sono affiancati con- dai cospiratori per il loro ritrovo. La tragica tributi di respiro più teorico. Angelo Ventura morte, sotto un bombardamento aereo, del- individua il retroterra morale della lotta anti- la moglie e della figlia, non piegò la volontà fascista e dell’appello in personaggi quali Ca-

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lamandrei, Meneghetti, Trentin: la Resisten- l’Italia sabauda. Proprio cattolici e “badoglia- za come ideale prosecuzione di una rivolu- ni”, specialmente negli ultimi mesi del con- zione nazionale e liberale. Emilio Pianezzola flitto, avrebbero rivolto i loro principali sforzi ricorda come la Storia della letteratura latina a isolare i comunisti. L’indagine dell’autore di Marchesi fu occasione di arricchimento prende così spunto dal radicamento di una per generazioni di studenti, opponendo un diffusa memoria antipartigiana in alcune zo- modello di “romanità” alternativo a quello ne del Veneto. Questo “ripudio” della Resi- mussoliniano. Luciano Canfora ritorna sulla stenza, nell’area pedemontana tra Padova, Vi- polemica tra Marchesi e Antonio Banfi circa cenza e Treviso, risulterebbe già evidente nel la libertà e il ruolo della cultura. voto massiccio espresso in favore della mo- Di notevole interesse il profilo tracciato da narchia nel referendum istituzionale del 2 Norberto Bobbio, che trova giustamente spa- giugno 1946. In realtà, più che di vero e pro- zio nel volume ed è insieme rievocazione prio “ripudio” dell’esperienza di lotta antifa- storica e memoria personale. scista si tratta, forse, di una chiara adesione La radice dell’antifascismo di Marchesi è uma- alla linea più conservatrice della Resistenza, nistica, ancor prima che ideologica, e si svi- che vedeva nell’avvento della Repubblica un luppa a partire dal riconoscimento di un co- esperimento dai contorni indefiniti. Il dopo- mune lascito etico e culturale, che travalica guerra sarà attraversato da una operazione di le appartenenze partitiche e si rivolge indi- rilettura del periodo, in chiave memorialisti- stintamente all’Italia “dei lavoratori, degli ca, effettuata da vari protagonisti della lotta di artisti, degli scienziati”. liberazione, che vorrà legittimare ulterior- Difficilmente inquadrabile nei termini di mente il ruolo di una Resistenza moderata, un comunismo ortodosso, Marchesi si servì nazionale, di “patrioti”, e rimasta ben distin- del materialismo storico come chiave di let- ta da chi sembrava agire sulla scorta di “istru- tura della società e della storia, priva di ac- zioni e mezzi del partito comunista sovieti- centi messianici. La provvisoria permanen- co”. Al metodo di lotta “irrazionale” dei gari- za alla guida dell’università, frutto di un “fe- baldini saranno imputati i rastrellamenti del lice errore di calcolo” dettato unicamente Grappa e del Cansiglio, e anche la pesante dalla coscienza, lo pose peraltro in condi- sconfitta militare subita sul Grappa nel 1944. zione di sostanziale isolamento rispetto al Sabadin pare liquidare la solidarietà di matri- Partito comunista durante mesi decisivi. ce ciellenistica come realtà puramente “nomi- | Diego Crivellari | nale”, che celava una profonda divisione tra forze nazionali e antinazionali. Ciononostan- te continuerà a veicolare, nei suoi scritti, un’im-  magine ecumenica della Resistenza veneta. Come diventava possibile far coesistere simi- li interpretazioni? Ceccato individua lo snodo EGIDIO CECCATO, Patrioti contro partigiani. Ga- fondamentale della lotta antifascista in un vino Sabadin e l’involuzione badogliana nella passaggio di leadership, tra l’azionista Mene- Resistenza delle Venezie, prefaz. di Livio Van- ghetti e il cattolico Sabadin, che segna una zetto, Sommacampagna (VR), Cierre, 2004, 8°, svolta sul piano politico, l’inizio di una “of- pp. 384, ill., e 18,00. fensiva antigaribaldina”. La tesi di Ceccato è che tale iniziativa, espressione di un antico- Da opposti punti di vista, storici e pubblici- munismo “teologico-teocratico”, radicato nel sti di vario orientamento hanno spesso ac- territorio veneto e differente – per esempio – creditato un’immagine unitaria del fenome- dall’anticomunismo liberale di un Edgardo no resistenziale, in cui a prevalere è stata, in Sogno, avrebbe consapevolmente scelto la primo luogo, la rappresentazione di uno strada della contrapposizione rispetto ai par- scontro frontale, assoluto, tra fascisti e anti- titi di sinistra. | Diego Crivellari | fascisti. In altre occasioni, e spesso con in- tenti polemici, la tendenza è stata quella che ha portato a descrivere la Resistenza come  realtà egemonizzata dalle sinistre, in cui il ruolo di cattolici, monarchici e liberali era da considerarsi – nel complesso – subalterno. La partigiana veneta. Arte e memoria nella Re- Nel suo saggio, Ceccato offre un quadro d’in- sistenza, a cura di Maria Teresa Sega, Porto- sieme della Resistenza nel cuore del “Veneto gruaro (VE), Nuova Dimensione - Venezia, bianco” che rovescia le prospettive qui elen- Istituto veneziano per la storia della Resi- cate. Il dato essenziale è l’individuazione di stenza e della società contemporanea, 2004, una precisa strategia condotta dalle forze cat- 8°, pp. 112, ill., e 9,50. toliche e “badogliane”, con l’obiettivo di ga- rantire una transizione morbida dal fasci- Sono due i monumenti che la città di Vene- smo, evitando rivolgimenti sociali e, inoltre, zia, nel corso del dopoguerra, ha dedicato una radicale frattura rispetto agli istituti del- alle donne della Resistenza. L’opera di Leon-

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cillo e quella di Murer, la partigiana combat- EGIDIO CECCATO, Freccia: una missione im- tente e quella morente. possibile. La strana morte del maggiore inglese In mezzo a questi due momenti, un gesto J.P. Wilkinson e l’irresistibile ascesa del col. clamoroso. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio Galli (Pizzoni) al vertice militare della resi- del 1961, infatti, un’esplosione squarcia il stenza veneta, Treviso, ISTRESCO - Somma- silenzio della sera veneziana: è un attentato campagna (VR), Cierre, 2004, 8°, pp. 182, – di matrice neofascista, si scoprirà in se- ill., e 12,50. guito – che manda in frantumi il monu- mento alla Partigiana veneta di Leoncillo, si- Il maggiore Wilkinson, noto con il nome di tuato nei Giardini Napoleonici, nel quartie- “Freccia”, venne paracadutato in Veneto re di Castello. Unanime sarà la condanna nell’agosto del 1944 a capo di una missione della città e dei veneziani. Davanti alla lapi- denominata “Ruina”, con il compito di rac- de dedicata ai Caduti per la libertà, in Riva cordare l’attività di guerriglia partigiana con dei Sette Martiri, il sindaco di allora, Fava- le imminenti operazioni militari alleate, retto Fisca, in occasione della manifestazio- che prevedevano lo sfondamento della linea ne di protesta indetta dalle forze antifasci- gotica a giorni. Ciò rendeva militarmente ste, si impegna a garantire una pronta rico- strategico creare un comando unificato Bren- struzione del monumento. ta-Garda per coprire l’area delle province di Molte erano state le donne che avevano par- Padova, Vicenza e Verona. “Freccia” rimarrà tecipato a vario titolo, combattenti e staffet- con le formazioni partigiane per tutto il te, alla lotta di liberazione in area triveneta. duro inverno 1944-1945, per poi cadere in Come, per esempio, la medaglia d’oro Ri- un’imboscata su un sentiero nei pressi di ta Rosani, caduta con le armi in pugno du- Tonezza. Il libro di Ceccato riapre questa rante un rastrellamento sui Colli veronesi pagina e rivede amnesie, luoghi comuni (e alla quale Egidio Meneghetti dedicò la poe- storiografici ormai consolidati e “visioni sia La Rita more). oleografiche” della Resistenza. Attraverso La genealogia del monumento alla Partigia- una copiosa documentazione, in buona par- na veneta aveva avuto inizio già nel 1953. La te inedita e affluita da Londra, che l’autore Commissione incaricata della scelta, che tratta in modo efficace ed offre per intero comprendeva i nomi di Argan, Bettini, agli studiosi e al lettore, emerge un insa- Mazzariol, Valeri e Zevi, optò per l’artista nabile e sordo conflitto tra “Freccia” che, ra- umbro Leoncillo. Leoncillo realizzò un mo- gionando da militare, indifferente al colore numento singolare: a colori, di una materia politico, spinge per la creazione del coman- “transitoria” come la creta, con uno stile do unificato partigiano – facendolo attribui- neocubista. Un’immagine vivace, quasi al- re a Nello Boscagli comandante della “Ga- legra – una donna che si fa strada con un remi”, di ispirazione garibaldina, la più im- fucile in spalla, su un terreno impervio – portante e organizzata delle formazioni par- così diversa dall’iconografia generalmente tigiane della zona – e la componente auto- associata alle vicende resistenziali. Il fazzo- noma e moderata, la quale nell’imminenza letto rosso al collo della partigiana venne della fine del conflitto è interessata a con- però considerato eccessivamente “schiera- quistare l’egemonia politica nella zona, per to” e l’artista fu invitato a realizzarne una “gestire” il dopoguerra – come nota Brunet- versione più neutrale. Nel 1957, si sarebbe ta nell’introduzione. inaugurata la nuova versione, con il fazzo- Due sono i temi che spiccano nel testo: la letto scuro, montata su un supporto opera chiusura della “fase Meneghetti” (ottobre 1943- di Carlo Scarpa. dicembre 1944), caratterizzata da un sostan- Dopo l’attentato del 1961, a vincere il se- ziale equilibrio tra le varie componenti e ispi- condo concorso, che vedrà il coinvolgimen- razioni che caratterizzano le forze presenti to di diversi artisti locali, sarà lo scultore bel- nel CLN e l’apertura di quella che Fantelli lunese Augusto Murer, con un’opera pret- chiama la “fase Sabadin”, in cui la compo- tamente figurativa, in bronzo, che rappre- nente moderata è tesa in modo molto deter- senta l’immagine di una donna torturata e minato a “porre la propria egemonia in legata, il Monumento alla partigiana (1964). quella zona conficcando alcuni paletti utili La prima controversa scultura di Leoncil- per il dopoguerra”, assumendo il control- lo, pur acquisita dall’amministrazione co- lo politico-militare dell’intera Resistenza ve- munale della città lagunare, sarà invece de- neta, e si articola attorno alle mosse, al sa- stinata a rimanere nei depositi di Ca’ Pesa- botaggio dei meeting convocati da “Freccia”. ro per decenni, confermando la propria na- L’altro tema riguarda le misteriose circo- tura di opera, per definizione, “scomoda”. stanze che portarono “Freccia” su quel sen- | Diego Crivellari | tiero e nelle braccia della polizia trentina; tuttavia, il tradimento non poteva certo pro- venire dalle formazioni garibaldine, come  voci interessate hanno nel tempo cercato di accreditare, ma proprio dalle forze modera-

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te – che “nella vulgata sarebbero sempre li, di tradizione liberale, repubblicana, so- sazione di libertà avvertita nel partecipare state le vittime e mai i colpevoli” (Brunetta), cialista riformista e mazziniana, resi “sov- per la prima volta, senza imposizione alcu- e avevano interesse a rompere il sodalizio versivi” dalla dittatura; dall’altro, queste sto- na, ma per averlo effettivamente voluto, ad Wilkinson-Boscagli. In questo senso, Cec- rie danno l’immagine di un Veneto meno una pubblica “adunata” – sono i momenti cato sfata anche il pregiudizio secondo cui “ubbidiente” di quello riportato dallo ste- che seguono l’annuncio di Badoglio e la ca- le missioni alleate si “sarebbero sempre e reotipo ufficiale. Resta da parlare dello stile duta del fascismo, in cui l’intera città sembra comunque alleate con le forza moderate”. brillante e dell’autentica partecipazione con raccogliersi, curiosa, esultante, intorno ai pro- | Fiorino Collizzolli | cui i giovani studiosi hanno portato a ter- pri luoghi storici, l’Università, le Piazze, il mine e dato conto della loro ricerca. Da sot- Pedrocchi... Oppure, ancora, le parole del ce- tolineare l’importanza da loro riservata alla lebre appello rivolto dal rettore Concetto  narrazione, una narrazione che, dopo la ba- Marchesi, riportate in un pacco di volantini silare ricerca archivistica e bibliografica, dia che Gastone, ora diventato “Vasco”, porge al conto di una storiografia che non si traduca fratello minore. Gli incontri con i fratelli Bu- L’anarchico di Mel e altre storie. Vite di “sov- solo in una positivistica ed asettica accetta- setto, “Bepi” Schiavon, “Toni” Pacquola, versivi” processati dal Tribunale speciale per la zione di fatti oggettivi. Correda il bel volume “Renato” Pighin e tanti altri. Radio Londra e difesa dello stato, Atti del seminario prope- un inserto documentale con le fotografie dei la “svolta di Salerno”. La tipografia clandesti- deutico di Storia Contemporanea tenutosi protagonisti di queste “storie”. | Tobia Zanon | na. Codici e pratiche segrete della cospira- nell’a.a. 2002-2003 presso la Facoltà di Let- zione. Lo stato d’animo salgariano di Mario tere e Filosofia dell’Università Ca’ Foscari – la percezione di prendere parte, più o me- di Venezia, pref. di Mario Isnenghi, introd.  no direttamente, ad una “straordinaria avven- e cura di Alessandro Casellato, Treviso, Isti- tura” – è tuttavia destinato a scontrarsi con tuto per la Storia della Resistenza e della so- una realtà spesso più feroce e terribile dell’im- cietà contemporanea della Marca trevigiana - MARIO PASSI, La casa di via Agnus Dei. Una maginazione di un adolescente. E pure la fa- Sommacampagna (VR), 2003, 8°, pp. 99, famiglia nella Resistenza, present. di Giorgio miglia Passi pagherà un dolorosissimo tri- ill., e 10,00. Roverato, Sommacampagna (VR), Cierre - buto. Gastone, il giovane partigiano “Vasco”, Padova, Centro studi “Ettore Luccini”, 2005, consumato dalla malattia e dai lunghi mesi Un corso universitario, a volte, può diventa- 8°, pp. 238, e 11,50. della guerra, morirà nella notte che precede re qualcosa di più; ecco la scommessa lan- il referendum del 2 giugno 1946, data di na- ciata da un noto docente dell’Università di Non un saggio storico, né un semplice me- scita della Repubblica. | Diego Crivellari | Venezia, Mario Isnenghi, e da un giovane moriale, ma una viva testimonianza: quella ma già valido studioso, Alessandro Casella- offerta da Mario Passi, giornalista padovano, to. Scommessa poi vinta grazie a un semi- per lunghi anni corrispondente dell’“Unità”,  nario di introduzione alla ricerca storica con- già autore di volumi come Morire sul Vajont, dotto dal secondo, in parallelo al corso di Sto- si presenta nelle vesti di lucida, appassionata ria Contemporanea tenuto dal primo. Que- rievocazione in chiave autobiografica di un EMILIO SARZI AMADÈ, Polenta e sassi, prefaz. sto seminario aveva come scopo quello di clima e di un periodo storico; una ricostru- di Ferruccio Vendramini, Sommacampagna presentare agli studenti gli “strumenti del zione filtrata dalla memoria di un adolescen- (VR), Cierre, 2005, 8°, pp. 180, ill., e 11,50. mestiere”: gli archivi, le biblioteche, e ha te che, negli anni tormentati della guerra, avuto il suo culmine nella visita all’Archivio prendeva coscienza di sé e del mondo. Scrive Il mantovano Emilio Sarzi Amadè, futuro centrale dello Stato a Roma. Oggetto del se- Passi: “Non vado oltre le mie esperienze di- giornalista del quotidiano “l’Unità”, corri- minario sono state, in questo caso, le bio- rette, non dico nulla che non abbia fatto o pa- spondente nel dopoguerra dalla Cina e, quin- grafie di alcuni “sovversivi minori”, cioè di tito o conosciuto in prima persona. E mi scu- di, dal Vietnam, operò nelle file della Resi- antifascisti processati dal Tribunale specia- so perciò di usare tanto frequentemente il stenza bellunese, traendo da questa espe- le per la difesa dello Stato, organismo crea- pronome ‘io’”. Al centro del volume, un arci- rienza i ricordi e tutto il “materiale” emotivo, to dal fascismo per perseguire chiunque espri- pelago politico e sentimentale dai contorni politico, umano, che è stato riversato, poco messe il proprio dissenso al regime. Ogni netti e ben definiti: Padova, la Resistenza, più tardi, nel volume di memorie Polenta studente si è così preso carico di un “sov- una famiglia – la famiglia, quella di Mario e sassi. Un libro che fu scritto sulla scorta versivo”, e partendo dai dati d’archivio, ne Passi. Il padre operaio e convinto antifasci- di un’evidente urgenza dell’autore: già nel ha ricostruito le vicende fino ad arrivare alle sta; la madre che contribuisce alla formazio- 1945, appena ventenne, reduce dall’esperien- testimonianze dei parenti, dei sopravvissu- ne politica e umana dei figli con il racconto za della guerra partigiana con il nome di ti, che hanno fornito materiale, per così dell’epopea bracciantile del Polesine e della “Franco”, Sarzi Amadè portò a compimento dire, di prima mano. Ne sono uscite sei te- vita di Matteotti; il fratello maggiore, Gasto- la stesura iniziale dell’opera, che sarà però stimonianze: quelle di Carlo Fassetta, di Pie- ne, modello di riferimento indiscusso per il destinata a vedere la luce soltanto nel 1977, tro Gabrielli, di Costantino Gava, di Giaco- piccolo Mario e da subito impegnato, a fian- presso Einaudi, all’interno della serie “Nuovi mo Pagnossin, di Ettore Pellegrinotti e di co del padre, nella lotta clandestina. Coralli”. Oggi, dopo oltre vent’anni, la ripro- Angelo Sbardellotto; studiati rispettivamen- Dopo il crollo dell’8 settembre 1943, sarà posizione di questo titolo, a suo tempo ap- te da Roberto Durante, da Andrea Franco, proprio l’abitazione dei Passi in via Agnus prezzato dal pubblico, viene non soltanto a da Valentina Ciciliot, da Dario Battistin, da Dei, nel cuore di Padova, a diventare uno dei “risarcire”, in qualche misura, la memoria Irene Rosati e da Eugenia Lamedica. Sei fi- luoghi di ritrovo dei dirigenti comunisti e dell’autore (scomparso nel 1989), ma anche gure molto diverse fra loro che, come indi- partigiani del Veneto. E nei capitoli del libro a cercare di recuperare una parte assoluta- ca Mario Isnenghi nella sua prefazione, mo- riecheggiano gli avvenimenti della “grande mente non trascurabile dell’immaginario par- strano, da un lato, le diverse sfaccettature storia” impressi nella memoria di un ragaz- tigiano – di un immaginario sedimentato, che caratterizzavano l’antifascismo: dai “sov- zo, che sa cogliere dettagli e particolari assai nel caso specifico, tra le montagne venete. versivi classici” (comunisti, anarchici) a quel- evocativi, a cominciare da quella strana sen- Il paesaggio aspro delle Prealpi e delle Dolo-

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miti bellunesi non funge, infatti, da semplice zione storiografica sulla Resistenza può es- sfondo coreografico degli eventi bellici, ma è sere così suddivisa in tre grandi ambiti: te- un momento centrale della narrazione. È tra stimonianze (memorie, diari, cronistorici, in- le montagne che diventa possibile sperimen- terviste); documentazione (raccolte o presen- tare, concretamente, una nuova forma di li- tazione di documenti); ricerche storiche (ope- bertà, forse perfino adombrare un nuovo mo- re di studiosi che non furono testimoni di- dello di organizzazione sociale. retti degli avvenimenti). E dalla ricerca di Polenta e sassi è un libro-diario atipico, ma è Cisotto non sono esclusi neppure gli scritti anche simile, nella sua interna struttura, allo frutto dell’altra memoria, cioè quella dei re- svolgimento di un romanzo d’azione, i cui duci di Salò e dell’estrema destra. capitoli scorrono tra dialoghi serrati, brevi È soprattutto negli ultimi anni che l’interes- descrizioni “ambientali”, movimenti dei pro- se sulla materia è andato ulteriormente ac- tagonisti, mentre poco spazio è concesso ad crescendosi, accumulando decine e decine una ricostruzione storicizzata, realizzata a po- di pubblicazioni e articoli che non sono ne- steriori, degli eventi; poco spazio per i travagli cessariamente legati a ricorrenze e anniver- interiori e per la celebrazione di un’epica re- sari particolari. Tuttavia si potrà evincere sistenziale. E traspare anche nello scambio come anche il lavoro degli studiosi si sia sof- di battute finale tra i partigiani, dove l’an- fermato essenzialmente sulla rievocazione nuncio della fine della guerra, con la morte di singole figure significative, dell’attività di Mussolini, si unisce alla consapevolezza di formazioni partigiane, di singoli episodi che una fase irripetibile si chiude e che – nel- (stragi, eccidi, avvenimenti particolari ecc.), le parole di Tom – adesso “comincia il bello”. senza cercare di arrivare alla costruzione di Altre pagine di storia, collocate già oltre la Re- sintesi di carattere generale. Il saggio di Er- sistenza, saranno iniziate da quel momento. nesto Brunetta, incluso nella Storia di Vicen- Scrive Ferruccio Vendramini nella prefazio- za del 1991, costituisce uno dei tentativi più ne: “La scrittura di Polenta e sassi è coerente interessanti in tal senso, ma, in sostanza, la con il contenuto. Pulita, nitida, essenziale. I storia della Resistenza vicentina come profi- fatti, l’ambiente e le persone hanno la pre- lo d’insieme, come “lavoro organico” incen- minenza”. Fin dal titolo, che evoca in ma- trato su tutta l’attività resistenziale civile e niera immediata, con una specie di endiadi, armata svolta sul territorio dal fascismo fino la realtà dura, scabra, spesso ai limiti della alla Liberazione deve – ci ricorda Cisotto – sussistenza, vissuta da chi – come l’autore – ancora vedere la luce. | Diego Crivellari | combatteva tra le montagne in quei mesi de- cisivi. Polenta di granoturco, “di solito senza sale”, e sassi “sparsi ovunque”, erano gli ele-  menti di cui si componeva la sofferta quoti- dianità dei ribelli.| Diego Crivellari | MICHELE SIMONETTO - LIVIO VANZETTO, 10 anni di Istresco, presentazione di Tina Anselmi,  Treviso, Istituto per la Storia della resisten- za e della Società contemporanea della Mar- ca trevigiana - Sommacampagna (VR), Cier- GIANNI A. CISOTTO, La Resistenza vicentina. Bi- re, 2003, 8°, pp. 120, e 10,00. bliografia 1945-2004, Sommacampagna (VR), Cierre - Vicenza, Istituto storico della Resi- L’Istresco viene ufficialmente fondato il 6 lu- stenza e dell’età contemporanea di Vicenza glio 1992, alla presenza di alcuni dei com- “Ettore Gallo”, 2004, 8°, pp. 190, e 12,50. ponenti del Comitato direttivo, quali l’ono- revole Gino Sartor (presidente), il segretario Nell’arco di oltre mezzo secolo gli studi de- Elio Fregonese, Giuseppe Martellone, Lino dicati alla Resistenza vicentina hanno rag- Masin, Agostino Pavan, Adriano Venezian, giunto una consistenza ragguardevole. Gian- Ivo Dalla Costa (tutti ex-partigiani o coman- ni A. Cisotto, già autore di varie monografie danti di brigata), ma anche di garanti ester- sulla storia veneta e vicentina, si è incarica- ni quali Tina Anselmi. La stessa Anselmi to di portare a termine un’importante rico- scrive nella Presentazione a questo libro che gnizione, che viene così a rappresentare la le motivazioni originarie della creazione del- prima bibliografia generale e complessiva l’Istituto si fondano sul patrimonio dei valo- degli scritti esistenti sull’argomento. ri della Resistenza, che l’Istituto si è prefisso All’interno di questo ampio panorama sarà di far conoscere e tramandare, accanto, e non possibile rintracciare non soltanto la saggi- a caso, al contesto storico recentemente pas- stica più tradizionale, ma anche articoli di sato e presente della società del trevigiano. giornale, tesi di laurea, voci di enciclopedia, Perché, come spiegano nell’Introduzione Lo- opere letterarie come I piccoli maestri di Lui- renzo Capovilla e Amerigo Manesso, è nella gi Meneghello e Il sergente nella neve di Ma- centralità del presente che l’orizzonte stori- rio Rigoni Stern. La tipologia della produ- co viene ad esplicarsi e chiarirsi come tale, e

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dunque anche un fenomeno come la Resi- zione Nazionale (CLN) di Montagnana e di stenza nel trevigiano ha motivazioni ed ere- Este, le prime “bande” partigiane – per lo dità che giungono fino all’oggi. Da ciò, l’idea più di ispirazione comunista, come la bri- dell’Istituto come fulcro per la ricerca storio- gata “Paride”, o democristiana, come la bri- grafica e per la divulgazione storica, ma an- gata “Luigi Pierobon”: il passaggio dalle che come servizio all’utenza (biblioteca e ar- azioni di propaganda e sabotaggio alle azio- chivio storico) e alla didattica. ni di tipo militare è rapido. E immediata Di come in questi dieci anni l’Istresco sia cre- scatta la risposta dei tedeschi, della GNR e sciuto tenendo ferme le linee ideali tracciate delle “bande nere” italiane, composte per la inizialmente, o nate da nuove esigenze, ren- maggior parte da giovani toscani e umbri. de conto nel suo saggio Livio Vanzetto, già La strage di Castelbaldo del luglio 1944 è Direttore del Comitato scientifico dalla fon- solo la prima tappa di questa cruenta via dazione fino al 2001. Vanzetto ripropone con crucis. Il movimento partigiano pagherà tut- chiarezza filologica, ma con ovvia partecipa- ta la propria inesperienza: la carenza di una zione, date, nomi, intenti, pubblicazioni, chiara direzione politica, la scarsa selettività mettendo in luce come il nuovo organismo del proprio interno reclutamento. Sul ver- culturale abbia di continuo dialogato, sulla sante nazifascista, emerge la figura del ca- base di ricostruzioni storiche il più possibile pitano tedesco Willy Lembcke, garante di imparziali, con la realtà attuale della provin- un “ordine” basato sul terrore, esteso a tut- cia, anche a costo di creare piccoli “incidenti ta la zona della Bassa. Nemmeno sacerdoti e diplomatici”, sempre risolti, con i diretti in- “buoni borghesi” saranno più al sicuro dal- teressati. Il saggio di Michele Simonetto si la furia di Lembcke. L’inverno 1944-1945 se- sofferma invece sulle motivazioni sottese alla gna così un momento di profonda crisi per il nascita di diverse collane editoriali, e sulle movimento cospirativo, che potrà riprender- numerose pubblicazioni già all’attivo (di cui si con l’arrivo della primavera e con l’avanza- viene riportato l’elenco al termine dell’Ap- ta delle forze alleate. L’eccesso di entusiasmo pendice), che vanno dalla storiografia tout co- di molti giovani partigiani, di fronte all’an- urt alla memorialistica; da “promemoria” ri- nuncio dell’insurrezione generale, così come guardanti fatti storici apparentemente mar- la volontà di parte della popolazione di op- ginali, all’ambito della storiografia integrata porsi alle ultime razzie e alle perquisizioni alla didattica. | Sandra Bortolazzo | dei soldati in ritirata, saranno all’origine di nuove rappresaglie. Si arriva così al 27 aprile 1945, al “giorno delle stragi, il giorno del san-  gue e del fuoco”, nelle parole di Selmin. Da Santa Margherita d’Adige a Este è un susse- guirsi di massacri perpetrati ai danni della FRANCESCO SELMIN, La Resistenza tra Adige popolazione civile dai militari tedeschi, im- e Colli Euganei, prefaz. di Ferdinando Ca- pegnati in una fuga sempre più precipitosa e mon, Sommacampagna (VR), Cierre, 2005, disperata. Il 28 aprile 1945 i primi carri ar- 8°, pp. 100, e 6,50. mati alleati, insieme ai patrioti e alle brigate, sfileranno per le strade di Montagnana e di Altissimo fu il tributo di sangue pagato dai Este. | Diego Crivellari | comuni della Bassa Padovana durante la lot- ta di liberazione contro i nazifascisti: un per- corso doloroso, costellato da un numero im-  pressionante di massacri. La ricerca condotta da Selmin, direttore del- la rivista “Terra d’Este”, inquadra la vicenda BEPPE MURARO, LORENZO ROCCA, MARCO SO- resistenziale superando l’ottica localistica, LAZZI, Sui sentieri della libertà. I luoghi della collega il suo studio alle più recenti acquisi- Resistenza sulla montagna veronese, a cura di zioni storiografiche sul periodo. Il momen- Beppe Muraro, Sommacampagna (VR), Cier- to decisivo scatta nella primavera del 1944, re - Verona, Istituto veronese per la storia con la chiamata alle armi delle classi 1923, della Resistenza e dell’età contemporanea, 1924 e 1925. Un pesante insuccesso per il 2004, 8°, pp. 192, ill., s.i.p. nuovo regime. La radice di una “viva diffi- denza” – sono le parole di una relazione in- L’esperienza della montagna risveglia nel- viata dalla Guardia Nazionale Repubblicana l’immaginario moderno un insieme di im- a Mussolini, nel maggio 1944, circa la si- magini, stati d’animo, emozioni, che si ri- tuazione del padovano – che si trasforma in chiamano e si rinviano definendo un oriz- una opposizione popolare e diffusa rispetto zonte comune di senso. La montagna è così al fascismo di Salò, deve quindi essere ri- il luogo severo e maestoso dei silenzi impe- cercata, secondo l’autore, nel carattere di netrabili, è insieme sfida e rifugio, natura “Stato senza consenso” della Repubblica integra e altera, ma anche un mondo aspro Sociale. Nascono così i Comitati di Libera- che spinge l’uomo alla cooperazione, che ri-

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sveglia i valori superiori dell’amicizia e del- nel giugno del 1944, in Val Leogra, nel vicen- la solidarietà. A fianco di questi Beppe Mu- tino, vennero fermati da una formazione par- raro, nell’introduzione del testo, evoca an- tigiana due giapponesi e una donna italiana che un altro valore, quello della libertà: il che viaggiava con loro. Le ricostruzioni agio- senso di libertà che si assapora a contatto grafiche dell’immediato dopoguerra avevano con gli incontaminati scenari alpini, ma an- subito identificato nei nipponici dei diploma- che l’esperienza attiva di liberazione che tici in incognito che trasportavano preziosi se- animò la lotta della Resistenza. greti militari. Consegnati i documenti agli al- Il testo ci invita infatti a ripercorrere con leati, i partigiani avrebbero dovuto sbarazzar- uno sguardo nuovo i sentieri della libertà dis- si dei prigionieri per non cadere nel subdolo seminati sui monti veronesi, sulle tracce dei doppio gioco dei tedeschi, che mentre tratta- partigiani. Il libro è organizzato in capitoli vano per la liberazione dei nipponici, scatena- dedicati alle località più significative delle vano un imponente rastrellamento per stana- prealpi veronesi, da Bolca a San Zeno di Mon- re la divisione garibaldina “Garemi” respon- tagna, da Bocchetta di Naole al Baldo: per sabile dell’atto bellico. La meticolosa ricostru- ciascuno di questi siti sono indicati possibi- zione di Savegnago e Valente, valendosi del- li itinerari per escursioni e notizie di ordine l’esame di una messe di documenti, ma so- geografico e orografico. Tornano così alla prattutto del confronto incrociato di numero- memoria eventi tragici ed eroici, alcuni più se fonti orali, frutto di puntuali interviste ai te- conosciuti, come le massicce azioni di ra- stimoni sopravvissuti, smonta punto per pun- strellamento tramite cui i nazi-fascisti cer- to queste prime “eroiche” ricostruzioni. La vi- carono di stroncare i nuclei della Resistenza cenda, se non perde di fascino, intrecciando la veronese, altri più oscuri e dimenticati, co- dimensione privata di tanti percorsi indivi- me episodi di brutalità, efficaci atti di sa- duali, drammaticamente coinvolti nell’episo- botaggio, ed ancora lo stillicidio implacabile dio, con gli scenari più ampi delle relazioni delle rappresaglie e delle ritorsioni che co- fra le potenze dell’Asse, di forniture militari stituisce il contesto spietato delle guerre ci- di rari materiali stivati in sommergibili ocea- vili. I singoli luoghi si mettono a parlare: la nici, di sottomarini tascabili costruiti sulle ri- grotta dell’Orsa, sulle pendici del Baldo, ri- ve del Garda, assume i contorni di una bana- corda i bivacchi dei partigiani sfuggiti all’o- le tragicità. I giapponesi non sono importanti perazione Nikolaus con cui i comandi tede- diplomatici, generali dell’esercito, o agenti se- schi vollero, nel tardo autunno del 1944, an- greti, ma rappresentanti commerciali di indu- nientare le ultime sacche di Resistenza; il strie giapponesi, rimasti intrappolati dalla Buco della Volpe presso San Zeno richiama guerra in un paese lontano. Non una novella alla mente la sede il comando della Brigata Mata Hari l’elegante signora che li accompa- “Avesani”, e così malghe isolate, contrade gnava, Maria Clementi, quanto la loro padro- pittoresche, boschi e pascoli hanno tutti sto- na di casa di Merano, a cui gli uomini d’affari rie da raccontare, storie che parlano del no- avevano dato un passaggio. Arrestati casual- stro passato, della nostra identità, come ri- mente da una compagnia partigiana, uccisi corda ancora Beppe Muraro: “questi sentie- poi casualmente, quando la pressione tedesca ri non sono solo strisce di terra battuta [...] si stava facendo più insidiosa. Come per un ma sono anche pagine di storia. Della no- “equivoco” verrà ucciso anche Giovanni Giu- stra storia”. | Ferdinando Perissinotto | sto, marito di Maria Clementi, quando, dispe- rato, risalirà le valli del Pasubio alla ricerca della moglie, e sarà scambiato, a causa delle  pressanti domande che rivolgeva a chiunque sulla sorte dei giapponesi e della donna, per una spia fascista. | Ferdinando Perissinotto | PAOLO SAVEGNAGO, LUCA VALENTE, Il mistero della Missione giapponese. Valli del Pasubio, giugno 1944: la soluzione di uno degli episodi  più enigmatici della guerra nell’Italia occupa- ta dai tedeschi, Sommacampagna (VR), Cier- re, 2005, 8°, pp. 456, ill., e 20,00. FRANCO DE’ FRANCESCHI, Estate partigiana. In montagna con la Osoppo. Diario 1944-1945, Non ultimo pregio del denso volume di Sa- a cura di Lorenzo Rocca, Sommacampagna vegnago e Valente è centrare l’attenzione sul (VR), Cierre - Istituto veronese per la Storia quel capitolo poco approfondito del secondo della Resistenza e dell’età contemporanea - conflitto mondiale che riguarda le relazioni Comune di San Martino Buon Albergo (VR), fra l’Italia fascista e il lontano alleato nipponi- 2004, 8°, pp. 294, ill., e 14,50. co. Questo argomento è poi posto come sfon- do di una vicenda misteriosa, ai confini fra la L’autore nasce a Roma nel 1923 da una fa- spy story e l’intrigo internazionale. Si tratta di miglia di origini istriane. Si forma al liceo una pagina minore della Resistenza veneta: scientifico e prosegue fino all’università, con

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gli studi in scienze politiche. Nel 1943 viene frontandone uno dei punti più controversi: Cattolici nella Resistenza. Fraccon e Farina, a chiamato sotto le armi dal regime; al rifiuto gli eccidi del 27 e 29 aprile 1945 – oltre cen- cura di Benito Gramola, Vicenza, La Sere- iniziale segue l’obbedienza causata dalla pau- tocinquanta vittime civili nei comuni di San- nissima, 2005, 8°, seconda edizione agg., ra della repressione violenta per i diserto- ta Giustina in Colle, San Giorgio in Bosco, pp. 223, ill., s.i.p. ri. Viene inviato a Sacile, ma poi diserta e si Villa del Conte, San Martino di Lupari, Ca- unisce alla causa dei partigiani, militando stello di Godego – e la memoria che degli av- Questo libro si propone di ricomporre una nelle fila della brigata Osoppo, formazione venimenti è stata poi tramandata e trasmes- biografia familiare – quella della famiglia partigiana operante nell’area friulana. Dopo sa alle generazioni successive di quegli stessi Fraccon (Torquato, Franco, Graziella) e di un rastrellamento da parte delle truppe te- luoghi. Una memoria “imbrogliata” – sostie- Ermegidio “Ermes” Farina – che è doloro- desche nel 1944, De’ Franceschi decide di ne Ceccato – perché basata su un falso stori- samente intrecciata con le vicende della Re- sospendere la lotta e tornare in pianura; a co, cioè sul fondamentale convincimento che sistenza cattolica vicentina. In queste pagi- Padova, in una nuova forma, continuerà l’o- l’insurrezione partigiana fosse qualcosa di ne, ritroviamo descritti l’impegno di Tor- pera di resistenza al regime, ma la lascerà assolutamente non necessario ai fini della quato Fraccon nella prima Democrazia Cri- poi completamente. Dopo la guerra diven- conclusione della guerra, quando invece, al stiana di Romolo Murri e nel movimento terà giornalista. Trasferitosi nel veronese, contrario, il massimo contrasto della ritirata cattolico, il passaggio da Rovigo a Vicenza, dal 1974 scrive nel giornale locale “L’Are- dell’esercito teutonico era stato richiesto dai la tenace opposizione al fascismo – anche na”. Muore nel 1999. comandi militari anglo-americani. Scrive sem- quando il fascismo è all’apice del consenso, La pubblicazione del diario di De’ France- pre l’autore: “Solo dopo aver messo in chiaro il ruolo di primo piano avuto nella costitu- schi riveste una certa importanza nella rico- l’obbligo morale dell’insurrezione, le preva- zione del CLN di Vicenza, ma anche in quel- struzione delle vicende della Resistenza: al lenti responsabilità nazifasciste e l’incidenza lo della natia Rovigo. Ritroviamo la breve di là della difficile collocazione all’interno di fattori imponderabili come la fatalità e la ma intensa parabola del figlio di Torquato, di un genere ben identificato (esso presenta casualità si possono passare al microscopio Franco, protagonista della Resistenza desti- infatti elementi diaristici, memorialistici, au- le colpe dei partigiani, che sicuramente ci fu- nato a morire a Mauthausen; ritroviamo la tobiografici, cronachistici), esiste una certa rono, soprattutto a livello di reclute dell’ulti- figura di Ermegidio Farina, detto “Ermes”, distanza cronologica tra i fatti e il resoconto ma ora”. Ancora oggi, permangono motivi il “partigiano-fucino” che diventerà com- scritto degli stessi. Le numerose cancellature polemici e recriminazioni nei confronti dei missario della Divisione “Vicenza” e spose- e correzioni presenti nel manoscritto rivela- partigiani. Per esempio, nelle lapidi e nei cip- rà Graziella Fraccon (lei stessa attiva nel mo- no l’intenzione dell’autore di fornire non tan- pi commemorativi dell’Alta padovana e della vimento resistenziale), figlia di Torquato e to una descrizione degli avvenimenti, quanto castellana – “cuore geografico e simbolico sorella di Franco. una posteriore meditazione sugli stessi. No- del Veneto moderato” per l’autore – il riferi- Scrive Nino Bressan nella Presentazione: “I Frac- nostante questa impostazione del tutto indi- mento alle complicità fasciste si è attenuato con, e il discorso vale anche per Farina, furo- viduale, volta a evidenziare l’itinerario inte- rispetto alla “colpevolizzazione” dei parti- no modelli di una Resistenza non-violenta, la riore dell’autore e le sue reazioni ai vari av- giani. Sintomatico fu l’esito del referendum più difficile tra tutte le Resistenze, quella che venimenti, il valore storico di questo docu- istituzionale del 2 giugno 1946: nei paesi in- non si proponeva di ‘uccidere tedeschi e fa- mento è innegabile: conferma e puntualizza teressati dalle stragi il referendum si tradus- scisti’ sempre e dovunque, che non si abbas- fatti relativi alla storia della Resistenza nella se in una sorta di plebiscito a favore della mo- sava ai metodi del nemico, ma lo combatteva Destra Tagliamento e in Valcellina. narchia. Andrea Colasio, nella sua Prefazio- innanzi tutto con le armi della ribellione, del- Nonostante una tendenza quasi autocele- ne al volume, ricorda come il grande merito la disobbedienza e dei valori più puri. brativa, il diario mette in luce tutta la crisi di Ceccato risieda soprattutto nella sua capa- Nella ricostruzione di queste biografie, Be- interiore vissuta da un partigiano stretto nel- cità di restituire le dinamiche degli eventi nito Gramola delinea un modello preciso di la morsa del coagulo di contraddizioni che narrati nella loro drammatica “crudezza”: la partecipazione alla lotta resistenziale e non animavano la Resistenza: le pagine offrono sua capacità di leggere i processi di sedimen- ignora come un simile lavoro di ricerca im- un’immagine della vita del partigiano che va tazione-memorizzazione selettiva delle stragi plichi comunque una valutazione e un giu- oltre un semplicistico eroismo romanzesco, compiute dai nazifascisti alla luce delle “zone dizio, intorno al valore della Resistenza cat- per collocarsi nella dimensione più umana grigie” della Resistenza veneta e del clima di tolica nel vicentino, che sono sicuramente del conflitto e delle difficoltà che caratteriz- incipiente “guerra fredda” che caratterizzerà più articolati e si spingono oltre il contribu- zano ogni scelta importante della vita di un il periodo post-bellico. Nel giudizio sulle stra- to dei singoli protagonisti. Gramola, in par- individuo. | Massimiliano Muggianu | gi, infatti, pesarono non poco le divisioni in- ticolare, respinge quelle letture (quella “let- terne al campo resistenziale, il conflitto “la- teratura del sospetto”, nella sua icastica de- tente e fattuale” tra la Resistenza cattolica e finizione) che si ostinano a pretendere di  quella comunista, la presenza di “strategie stilare una graduatoria di merito tra le di- compromissorie” finalizzate a stabilire una verse anime della Resistenza, tra “partigia- debole soluzione di continuità tra fascismo e ni” comunisti e “partigiani” cristiani, tra “ga- EGIDIO CECCATO, Il sangue e la memoria. Le post-fascismo. Conclude Ceccato: “So- ribaldini” e “moderati”, i cattolici, gli apoliti- stragi di Santa Giustina in Colle, San Giorgio in lo una corretta informazione storica ed una ci, gli autonomi, i bianchi. Se pure è oppor- Bosco, Villa del Conte, San Martino di Lupari e adeguata valorizzazione in chiave politica tuno indagare i differenti approcci alla lotta Castello di Godego (27-29 aprile 1945) tra storia e simbolica del sangue versato avrebbero po- di liberazione dei diversi gruppi, questa ope- e suggestioni paesane, pref. di Andrea Colasio, tuto, col tempo, convincere i sopravvissuti razione – suggerisce Gramola – non può Padova, Centro Studi Ettore Luccini - Somma- che il sangue versato dai loro congiunti o pae- fornire il pretesto per esaltare le divisioni, al campagna (VR), 2005, 8°, pp. 290, ill., e 14,50. sani il 27 e il 29 aprile non era stato vano”. punto da mettere in ombra la guerra contro | Diego Crivellari | nazisti e fascisti. | Diego Crivellari | Con questo nuovo saggio lo storico Egidio Ceccato prosegue nel proprio lavoro di “riat- traversamento” della Resistenza veneta, af-  

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PIERANTONIO GIOS, Il contributo del clero del l’assistenza e del rifugio offerto a partigiani vece, presero parte alla Resistenza, chi in comune di Padova alla Resistenza, Asiago scampati alle retate nazifasciste. Si anticipa maniera occasionale, chi in maniera attiva e (VI), Comune di Asiago, 2002, 8°, pp. 164, in questo modo quel ruolo di mediazione costante. Nonostante il diversificarsi degli e 22,00. tra i contingenti tedeschi sbandati, eppure atteggiamenti nei confronti della Resisten- ancora pericolosi e feroci nella loro rabbia za, tutti questi parroci decisero di rimanere Il testo di Pierantonio Gios affronta, sulla disperata, e le forze partigiane, che i sacer- nelle loro parrocchie, organizzarono l’assi- base di una nuova documentazione, un ar- doti compieranno nei giorni concitati della stenza degli sfollati, diedero ospitalità ai fug- gomento già trattato dagli studi di S. Tra- Liberazione. | Ferdinando Perissinotto | giaschi e nascosero gli ebrei nelle loro case. montin, G.E. Fantelli e dello stesso Gios: la | Massimiliano Muggianu | partecipazione del clero padovano alla lotta di Resistenza. La base della documentazio-  ne di questa ricerca, particolarmente inte-  ressante per la sua puntualità cronachistica, si trova nella Cronistoria delle diverse par- PIERANTONIO GIOS, Intorno alla Resistenza. rocchie: una sorta di stringato diario che per Dalle cronistorie alle relazioni dei parroci delle Relazioni dei Parroci delle Diocesi di Belluno e obbligo canonico ciascun sacerdote è tenu- parrocchie della diocesi di Padova in Provincia Feltre sulla occupazione nazista dal 1943 al to a mantenere aggiornato, indicando quo- di Treviso, Asiago (VI), Comune di Asiago, 1945, a cura e con introd. di Giuseppe Sor- tidianamente “con semplicità, senza perso- 2001, 8°, pp. 84, ill., e 20,66. ge, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche nalismi, oggettivamente”, come recita la re- Sociali e Culturali, 2004, 8°, pp. 326, s.i.p. gola, i piccoli e grandi accadimenti che in- Nella prima ampia parte, che figura come (“Storia”, 24). teressano la comunità dei fedeli. A questa introduzione, l’autore espone l’itinerario e prima fonte di dati, Gios aggiunge anche gli esiti dei suoi studi intorno al fascismo, Dopo la pubblicazione delle relazioni dei l’esame della Relazione degli avvenimenti ve- alla guerra e alla Resistenza nella diocesi di parroci del padovano e del vicentino sull’oc- rificatesi nella parrocchia durante il periodo Padova. Il suo percorso, iniziato nel 1979, si cupazione nazista è oggi la volta delle dio- della guerra 1940-1945, che la Curia richiese costituì fin dall’inizio come sistematica in- cesi di Feltre e Belluno, nel testo curato da ai sacerdoti della diocesi di Padova alla fine dagine delle fonti ecclesiastiche, che solo in Giuseppe Sorge. Anche in questo caso gli della guerra. Il confronto dei dati risulta il- quegli anni cominciavano ad essere prese scritti dei sacerdoti risultano preziosi, sia luminante: se nella cronistoria la dramma- in considerazione dalla storiografia. Inizial- come fonte diretta, sia perché permettono ticità delle vicende vissute, l’urgenza del mente, l’attenzione fu quasi esclusivamen- di cogliere, dietro il sobrio, pacato, spesso momento, la mancanza di prospettive di un te rivolta alle Cronistorie. Più tardi l’indagi- cronachistico stile dei relatori, stati d’animo, presente angoscioso forniscono alle scarne ne fu diretta alle Relazioni parrocchiali, ri- aspettative, valutazioni e giudizi che i sacer- note dei sacerdoti una coloritura particola- chieste dal vescovo di Padova, Carlo Agosti- doti del “Veneto bianco” diedero del feno- re, di dolorosa partecipazione alle sofferen- ni, al termine della guerra. Il presente volu- meno della Resistenza. Quando, infatti, la ze delle proprie comunità, nelle relazioni fi- me analizza e pubblica per esteso le relazio- Segreteria di stato di Pio XII fece pervenire nali si nota una prima presa di distacco dei ni relative alle parrocchie della diocesi di alle singole diocesi – siamo ancora nell’ago- protagonisti dalla violenza dei tempi prece- Padova presenti nel trevigiano: dodici par- sto del 1944 – la richiesta di un’informativa denti, un primo tentativo di riflessione e di rocchie, una curazia autonoma e una cura- sulla situazione che si sarebbe prodotta alla valutazione. E questo perché, dove ci fu una zia sussidiaria. Grazie alla loro lettura ven- fine delle ostilità, aveva esplicitato chiara- partecipazione consapevole alla lotta di li- gono meno i facili stereotipi che classifica- mente quali dovessero essere le finalità di berazione, molto spesso la scelta dei sacer- vano anche il clero in due grandi tronconi: i questa “raccolta di dati”. Era chiaro alle ge- doti si sviluppò come un’evoluzione quasi preti antifascisti e quelli che si dichiaravano rarchie ecclesiastiche che i patimenti e le automatica di quell’atteggiamento di solida- fedeli al regime. La situazione descritta dai sofferenze della guerra, se in alcuni casi rietà e “salvaguardia dei valori fondamenta- documenti analizzati mostra come le cose avevano rafforzato la fede dei credenti, in al- li di convivenza e di rispetto dell’uomo”, fossero più complesse: da un lato, c’era nei tri potevano avere avuto effetti disgregativi che caratterizzava la loro missione. La vi- preti la consapevolezza di dover stare al di sulle comunità, particolarmente gravi so- cenda di don Gerolamo Tessarolo, parroco sopra delle parti; dall’altra, esigenze di ordi- prattutto lì dove le alterne vicende del con- del Torresino, è in questo caso esemplare. ne spirituale e morale li spingevano a pren- flitto avevano favorito il diffondersi di idee e Fin dall’8 settembre 1943, con lo sfaldamen- dere posizione. La guerra non era giustifi- principi apertamente in contrasto con il to dell’esercito italiano, don Tessarolo, cata da alcun prete, ma neanche considera- messaggio della Chiesa cattolica. I sacerdo- come molti altri parroci della diocesi pado- ta nel suo statuto di aggressione e nelle sue ti ricostruiscono nelle loro relazioni l’emer- vana, si adoperò per nascondere i militari dinamiche politiche. Era comunemente con- gere spontaneo delle prime formazioni par- italiani sbandati, sottraendoli ai rastrel- siderata un castigo divino causato dalla catti- tigiane, le originarie finalità di autodifesa, lamenti tedeschi. Risultò così naturale per il veria dell’uomo. Quindi, nel clero, prevaleva sottolineano come questi gruppi ottenesse- sacerdote estendere questa protezione ai un’interpretazione morale, più che politica, ro spesso il sostegno della popolazione. In prigionieri di guerra inglesi, che avevano degli eventi di quegli anni. Le iniziali prese alcune occasioni, come per il parroco di San approfittato dell’interregno tra la dissolu- di posizione prudenti nei confronti del regi- Gregorio delle Alpi, il sacerdote è a cono- zione dell’esercito italiano e la nuova presa me, con il precipitare degli eventi e l’entrata scenza di ogni movimento delle formazioni di posizione delle forze fasciste e naziste in guerra dell’Italia, si trasformarono in clandestine e sembra offrire non solo una per guadagnare una precaria libertà in terra aperto rifiuto del regime e della violenza da copertura ai partigiani, ma anche una sorta straniera, e agli ebrei, ricercati con sempre esso praticata. Si instaurò un’intensa com- di investitura morale. Diverso è il discorso maggior spietatezza dalle forze di occupa- plicità con la popolazione affidata alla loro quando, a partire dall’estate del 1944, co- zione tedesca. Da qui il passo verso la colla- cura, che si espresse in diversi modi: alcuni minciano a giungere elementi esterni: sono borazione con la lotta partigiana fu quasi non vollero essere direttamente coinvolti e si in molti casi foresti, emiliani e bolognesi, vi- automatico e si manifestò nelle forme del- dedicarono alla sola cura pastorale; altri, in- sti con diffidenza dalle popolazioni locali,

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e sicuramente con apprensione dai sacer- calzante delle rappresaglie avvenute dopo doti per la loro coloritura politica. Grazie a l’annuncio dell’insurrezione generale, tra il loro però il movimento partigiano compie 25 e il 29 aprile 1945, da quella di Santa un salto di qualità, diventa più determinato Giustina in Colle fino all’epilogo sacrificale ed efficace, e questo comporta spesso con- nella località di Castello di Godego – siamo seguenze negative per le popolazioni che già nel territorio della Marca Trevigiana – è sono costrette a subire le feroci rappresaglie accompagnata, nel volume, da una parte de- nazifasciste. dicata all’approfondimento storico e alla Degna di attenzione è, inoltre, nelle relazio- memoria di quegli stessi eventi. Trovano ni dei parroci, la descrizione degli ultimi così spazio riflessioni e interviste raccolte concitati giorni di guerra, quando l’esercito tra testimoni e protagonisti di quei terribili tedesco in rotta risale le valli in preda alla giorni e, infine, viene presentata un’appen- rabbia e alla disperazione. In questa fase i dice documentaria (il riferimento è soprat- sacerdoti riassumono un ruolo attivo: spes- tutto alle varie cronache parrocchiali del so svolgono una funzione di mediazione tempo) che getta ulteriore luce sul carattere fra partigiani e comandi tedeschi, negozia- barbaro e inumano delle stragi compiute. no la resa di interi reparti o l’incolumità del | Diego Crivellari | passaggio di colonne in fuga, avendo come obiettivi primari la difesa delle popolazioni, ma anche il rispetto dei vinti. | Ferdinando  Perissinotto |

ENZO RAMAZZINA, Il processo ad Ada Gianni-  ni per l’eccidio nazista di S. Giustina in Colle. Il testamento di don Giuseppe Lago, Il “refe- rendum” del ’46 e la nostalgia di casa Savoia, Il sacrificio terminale (25-29 aprile 1945). Nel Le condanne ai collaborazionisti e ai crimina- 50° anniversario della Resistenza e della Guer- li di guerra, Celebrazioni per il 50° dell’eccidio, ra di Liberazione nei comuni di: S. Giustina Santa Giustina in Colle (PD), Comune di in Colle, S. Giorgio in Bosco, Villa del Conte, Santa Giustina in Colle - Bertato, 2003, 8°, S. Martino di Lupari e Castello di Godego, s.l., pp. 240, ill., s.i.p. s.e., 2004, pp. 110, ill., s.i.p. L’eccidio di Santa Giustina in Colle del Il volume ripercorre la dolorosa sequenza 27 aprile 1945 ha segnato, in modo grave, la di stragi che insanguinarono, nella fase storia del paese e non manca ancora oggi di conclusiva del secondo conflitto mondiale, provocare numerosi interrogativi. È cer- una serie di comuni situati nella parte set- to che un ruolo decisivo nella spedizio- tentrionale della provincia di Padova: Santa ne punitiva delle SS e delle Brigate nere fu Giustina in Colle, Villa del Conte, San Gior- Ada Giannini di Porcari, che svolgeva le gio in Bosco, San Martino di Lupari. Un ter- funzioni di cuoca. Durante la notte del 25 e ritorio omogeneo, abitato soprattutto da con- 26 aprile 1945, i partigiani assalirono il pre- tadini (erano almeno il 90% della popola- sidio tedesco di Santa Giustina in Colle e zione) e gravitante intorno a Cittadella, che catturarono, disarmandoli, una cinquantina fu quindi costretto a subire il “sacrificio ter- di soldati tedeschi di passaggio in paese; fu- minale” delle feroci rappresaglie condotte rono anche catturati quattro soldati delle SS dall’esercito tedesco in ritirata. L’economia e la cuoca Ada Giannini. Vi furono dei com- della zona si fondava quasi esclusivamente battimenti e vennero uccisi due soldati te- sulla coltivazione dei campi e sull’alleva- deschi. Quando i tedeschi rioccuparono il mento del bestiame, in un contesto caratte- paese, liberarono i loro commilitoni fatti pri- rizzato dal prevalere della piccola proprietà gionieri, compresa la Giannini, che durante terriera. Un mondo agricolo che, prima del la detenzione aveva potuto individuare nu- fascismo, aveva saputo individuare nelle “Le- merosi partigiani. Nelle prime ore del po- ghe Bianche” e nelle organizzazioni legate meriggio i tedeschi fucilarono per rappresa- al cattolicesimo sociale un importante stru- glia una ventina di abitanti del luogo. Ada mento di emancipazione. Fu questo anche Giannini fu molto attiva nell’indicare alcu- il retroterra della Resistenza nell’Alta Pado- ni partigiani che aveva riconosciuto; per que- vana, dove operarono, ad esempio, le tre bri- sto motivo, in seguito fu regolarmente pro- gate “Damiano Chiesa” e la brigata “Cesare cessata e condannata dalla sezione speciale Battisti”. Gli ultimi caotici giorni della guer- della Corte di assise straordinaria di Pado- ra videro tuttavia scatenarsi una cieca, di- va. Oltre a numerosi documenti e precisa- sperata reazione di tedeschi e brigate nere zioni sulle circostanze dell’eccidio, il volu- di fronte agli attacchi partigiani. Nella sola me contiene anche delle interessanti testi- giornata del 29 aprile saranno trucidate 136 monianze di partigiani del luogo sulle azio- persone. La descrizione drammatica e in- ni da loro svolte per distruggere il ponte di

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ferro della linea ferroviaria Mantova-Osti- guerra aveva messo a così dura prova. Era e prio nelle file garibaldine. Emblematica di glia, per asportare armi e munizioni dalla sta- fu sempre un uomo del dialogo. La vicenda questa situazione “fluida” fu pure la vicen- zione di Camposampiero, sulle modalità di biografica di Parolini si intreccia profonda- da della brigata “Guido Negri”, che operava interrogatorio da parte delle Brigate Nere, mente con la storia del comune veneziano nella zona. I partigiani agirono soprattutto sul ruolo del clero. Viste le polemiche che di Camponogara, eppure questa figura man- con azioni di disturbo al nemico (sabotag- sono sorte sulla figura del partigiano Gra- tiene una propria indiscutibile originalità. gio, interruzione delle vie di comunicazio- ziano Verzotto, che avrebbe occupato un La sua formazione civile e politica, infatti, ne) e con una robusta attività di propaganda ruolo politico di rilievo dopo il suo trasferi- avviene all’insegna degli ideali risorgimen- tra la popolazione. Nonostante la repressio- mento in Sicilia, si ricava l’impressione che tali, nel solco di uomini – è lui stesso a ri- ne nazifascista, che raggiunge il suo culmi- negli anni successivi alla fine della guerra cordarlo – come Mazzini, Garibaldi, Saffi, ne tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, sia mancata, da parte degli antifascisti e dei “quelli della Repubblica Romana, cacciati mesi tragici, segnati da rastrellamenti, arre- partigiani della zona, una cura della me- poi dagli austriaci. Uomini che hanno fatto sti, torture, la lotta partigiana si consolida e moria degli avvenimenti adeguata e tale da l’Italia”. La partecipazione di democratici si ramifica sul territorio. Le forze politiche informare sui caratteri reali della guerra come Parolini alla lotta resistenziale traccia che componevano il Comitato di Liberazio- partigiana. | Elio Franzin | una sorta di linea ideale che unisce questi ne di Camponogara porranno le basi per la due momenti fondanti dell’Italia moderna. rinascita del comune democratico, confer- Un’eredità da non disperdere ancora oggi. mando la prevalenza al loro di interno di uno  | Diego Crivellari | spirito unitario tra la corrente socialcomu- nista e quella democristiana, almeno fino a quando il clima politico generale non mute- Per non dimenticare. Ermes Parolini: testimo-  rà in seguito agli eventi del dopoguerra. nianze di un impegno durato una vita, Comi- | Diego Crivellari | tato “Ermes Parolini”, Camponogara (VE), ANPI-AVL di Venezia e Camponogara, 2004, Per non dimenticare. Resistenza a Campono- 8°, pp. 122, ill., e 8,00. gara e dintorni. Dalla lotta partigiana alla Li-  berazione: storia minore e piccole storie di un Come viene giustamente ricordato nella pre- grande avvenimento, Camponogara (VE) Co- fazione, la figura di Ermes Parolini sembra mitato “Ermes Parolini”, ANPI-AVL di Vene- BEPPE MURARO, Ferrazze 26 aprile 1945. Il si- quasi rappresentare una metafora della len- zia e Camponogara, pref. di Giannantonio lenzio e la memoria, Comune di San Marti- ta ma inesorabile penetrazione della cultura Paladini, 2003, 8°, pp. 175, e 8,00. no Buonalbergo (VR), Istituto veronese per democratica nella società italiana durante il la Storia della Resistenza e dell’età contem- corso del Novecento. “Io sono sempre stato Il volume passa in rassegna i momenti sa- poranea - Sommacampagna (VR), Cierre, 2005, repubblicano perché ho sempre amato la li- lienti della lotta di liberazione nel territorio 16°, pp. 91, e 8,00. bertà”, amava ripetere Parolini. Fin dalla gio- camponogarese. A Camponogara, nella Ri- vinezza, la sua visione del mondo e i suoi viera del Brenta e nella Bassa Padovana, le Il silenzio e la memoria, quasi due poli op- sentimenti furono improntati ai valori re- radici della Resistenza possono essere indi- posti, eppure segretamente, strettamente le- pubblicani e progressisti. Di estrazione bor- viduate non soltanto nel malcontento popo- gati, nella considerazione e nella rivisitazio- ghese, combattente valoroso nella Prima lare e in un diffuso spirito di ribellione, ma ne che l’uomo compie delle vicende che ap- Guerra mondiale (era nato nel 1894 ad Ari- anche in un tessuto democratico e antifa- partengono al suo passato. In questo caso, il no di Dolo), una volta diventato medico Pa- scista che risaliva ad esperienze anteriori al passato evocato dall’autore è quello di una rolini non volle cedere alle lusinghe di quel ventennio fascista. I primi episodi di oppo- delle tante “stragi dimenticate”, che hanno potere che avrebbe potuto garantirgli un’e- sizione alle direttive del governo repubbli- accompagnato gli ultimi mesi del secondo sistenza più comoda. Erano gli anni in cui chino ebbero un carattere sostanzialmente conflitto mondiale e la ritirata dell’esercito te- avanzava la dittatura fascista. Dopo aver spontaneo: alcuni ebrei provenienti da Ve- desco in Italia, di fronte all’avanzata degli svolto la professione presso l’ospedale di nezia furono ospitati nella zona e nascosti Alleati e alla presenza sempre più insidiosa Venezia e quindi nel comune di Fossò, il presso famiglie camponogaresi, dopo la pri- della guerriglia partigiana: otto vittime civi- giovane medico fu chiamato a Campono- ma retata del dicembre 1943. In seguito, con- li e ventuno soldati georgiani saranno ucci- gara, luogo al quale legherà il resto della sua tinueranno ad essere accolti renitenti alla si dai tedeschi il 26 aprile 1945, nella locali- esistenza. Parolini seppe interpretare la sua leva, soldati in fuga dopo l’armistizio, mili- tà di Ferrazze, alle porte di Verona. attività di medico come vocazione, come tari alleati. Su questa, come su altre stragi perpetrate in servizio per le classi più umili, e per questo I mesi dell’autunno del 1943, con la nascita quegli stessi giorni, calerà presto l’oblio. La motivo, per l’indisponibilità a ogni sorta di del CLN del Veneto, videro anche i prodromi memoria dei fatti resterà qualcosa di priva- compromesso, fu costretto a subire amare di un’azione realmente organizzata, attra- to, consegnato ai superstiti. Nessun archi- umiliazioni nel travagliato periodo del ven- verso la rapida costituzione di brigate di di- vio ne farà menzione. E non si tratta, in que- tennio. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, versa ispirazione e matrice politica. Tutta- sto caso, semplicemente della volontà di non dubitò della strada da seguire, ma ade- via, è bene ricordare che molti dei giovani “cambiare pagina”, di pensare alla ricompo- rì al movimento di liberazione, impegnan- aderenti al movimento partigiano non ave- sizione morale e materiale della propria real- dosi al fianco di operai, studenti, contadini vano compiuto una precisa scelta “partitica” tà quotidiana, dopo la Liberazione e dopo la nella brigata “Guido Negri”. Fu arrestato e e, del resto, non erano neppure poste parti- definitiva resa dei nazifascisti. Il silenzio di torturato, e tuttavia le privazioni non riusci- colari discriminanti ideologiche nell’aderi- Ferrazze non è soltanto quello della ragion rono a piegare il suo spirito e i suoi ideali. re all’una o all’altra formazione partigiana. di stato (quello, per intenderci, che sarà al- Nel dopoguerra ritornò silenziosamente al- Forte era la presenza cattolica nel campo re- l’origine di vicende come l’armadio della ver- la professione, contribuendo alla non facile sistenziale e, fatto significativo, diversi gio- gogna...), ma è anche il silenzio dell’imba- ricostruzione di quel “tessuto sociale” che la vani di Azione cattolica si impegnarono pro- razzo. Pesano, e continueranno a pesare, su

70 notiziariobibliografico51 l’editoria nel veneto

quanto accaduto a Ferrazze, alcune zone nosi che, nella primavera del 1945, interes- d’ombra che contribuiscono a complicare la sarono anche il piccolo centro padovano e le memoria di quel giorno di “pioggia, sangue zone limitrofe: Gli ultimi giorni di guerra non e lutti”, ricostruito con dovizia di particolari furono purtroppo, per Teolo, giorni tran- nel libro. Una mitragliatrice che spara sui quilli, né sembrarono essere un vero prelu- tedeschi in ritirata. La precipitosa fuga dei dio al ritorno della pace. Nel suo intervento “partigiani” di fronte alla risposta dei nemi- iniziale, Sergio Giorato – che è anche cura- ci. Un intero borgo lasciato in balia delle tore del volume – prende spunto da una at- truppe tedesche, della loro efferata violenza. tenta ricognizione dei documenti ammini- E la realtà di un episodio che, certo, non strativi che furono prodotti durante la fase fi- avrebbe potuto rispondere ai canoni di una nale del conflitto e in quella immeditamente certa agiografia resistenziale praticata nel successiva, facendo riferimento essenzial- dopoguerra. Il resto è la (non) storia di una mente all’attività del nuovo consiglio comu- strage ignorata più che deliberatamente na- nale appena insediato, ma anche alla “croni- scosta, la cui ricostruzione, a sessant’anni storia” della parrocchia di Teolo. Alberto di distanza, viene affidata al ricordo perso- Espen si occupa invece di riportare alla luce nale e collettivo delle donne e degli uomini un avvenimento tuttora misconosciuto ai di Ferrazze, al ricordo di chi non ha rimos- più come il bombardamento aereo alleato di so, né ignorato. | Diego Crivellari | Montemerlo, del 20 aprile 1945, che provo- cò numerose vittime e colpì diversi civili in- nocenti. La vita giornaliera degli abitanti di  Teolo, nei suoi aspetti più concreti e “mate- riali”, è l’oggetto dell’intervento di Cinzia Crescenzio, in cui viene presentato un’am- Teolo 1945. Gli ultimi giorni di guerra, a cura pio stralcio di una tesi di laurea che è stata di Sergio Giorato, Teolo (PD), Comune di Teo- dedicata dall’autrice stessa proprio ad una lo - Biblioteca Comunale, 2005, 8°, pp. 95, ill., indagine minuziosa della quotidianità pae- s.i.p. sana in tempo di guerra. Padre Giuseppe Tamburrino, monaco benedettino dell’Ab- Dall’eccidio di Selve all’episodio della morte bazia di Praglia, inquadra gli avvenimenti da eroica di Mario Rizzo, in combattimento un angolo visuale particolare, quello della contro i tedeschi, dai bombardamenti di parrocchia di Teolo: La Pastorale in tempo di Montemerlo e Teolo, all’eccidio di Vallarega: guerra intreccia le riflessioni personali di questo volume edito dal comune di Teolo, Tamburrino con i racconti dei confratelli. che si compone di una serie di contributi Seguono, infine, le voci di alcuni testimoni storici e di testimonianze dirette di quegli delle vicende belliche che sono esaminate eventi, ricostruisce la catena di fatti sangui- nella prima parte del libro. | Diego Crivellari |

notiziariobibliografico51 71 Canaletto, Il Canal Grande da San Vio, dopo il 1719 Madrid, Collezione Thyssen-Bornemisza rivisteria veneta nb 51

spoglio dei periodici la fede | Vanessa Ambrosecchio, Amare, dona- beri...” | Beppe Bovo, Pensieri e incisi per una di storia della chiesa re | Egle Bolognesi - Roberto Bertin, La paro- Chiesa radicata | Parte seconda. Echi di Eso- e religione la ai lettori | Beppe Bovo, “...portava due bam- do: Giorgio Morlin, Il 60° della Liberazione e (2004-2005) bole in dono” | Parte seconda. Echi di Esodo: il clero trevigiano | Francesco Vianello, L’assem- Giorgio Morlin, G. Dossetti: un grido per Dio e blea annuale dei soci | Giorgio Corradini, Refe- per l’uomo | Fulvio Ferrario, Meditazione su rendum sulla legge 40/04 | Carlo Bolpin, La vita Esodo 31,7-14. di un prete.

Il precedente spoglio dei periodici di “Storia a. XXVII, n.s., n. 1, gennaio-marzo 2005 a. XXVIII, n.s., n. 3, luglio-settembre 2005 della chiesa e religione” era stato presentato Il dono. La sfida della gratuità Il prezzo della libertà sul “Notiziario Bibliografico” n. 46 e pren- Carlo Bolpin - Beppe Bovo, Editoriale | Parte Carlo Bolpin - Marta Codato - Cristina Oriato, deva in considerazione gli anni 2002-2004. prima. Il dono. La sfida della gratuità: Fran- Editoriale | Parte prima. Il prezzo della liber- Il presente aggiornamento si riferisce quindi co Macchi, Caino e Abele: giustizia e miseri- tà: Beppe Bovo, Etty Hillesum o della “libertà alle nuove uscite a partire dall’ultimo fasci- cordia | Silvano Petrosino, Il fine e la fine del dentro” | Luciano Manicardi, Libro e libertà | colo segnalato sul “Notiziario” n. 46. sacrificio | Gian Domenico Cova, Il dono del- Giovanni Benzoni, L’autoinganno della liber- la Torà | Lidia Maggi, Amare, essere amati | tà | Carlo Bolpin, Il dono di mia figlia, “a caro Rosanna Virgili, Il dono come “per-dono” in prezzo” | Paola Cavallari (a cura di), Ardere per Esodo Osea | Daniele Garotta, Guardare i gigli del il Signore | Daniela Simonazzi, Mettersi a ser- quaderni di documentazione e dibattito campo... | Luciano Manicardi, Cristo, dono to- vizio | Daniela Turato, “La catena è per la sec- sul mondo cattolico tale di Dio | Aldo Bodrato, Amare il nemico: chia” | Lucio Cortella, Oggi, libertà | Pietro verso l’etica del Regno | Piero Stefani, Dai di- Barcellona, Libertà e “bene comune” | Eligio direttore responsabile: Carlo Rubini ritti ai carismi | Paolo Bizzeti, Rappresentazio- Resta, Il diritto, la libertà, la tecnica | Giusep- direttore di redazione: Gianni Manziega ne di Dio e di sé | Paola Cavallari Marcon, Nel- pe Cantarano, Tra destino e libertà | Roberto collettivo redazionale: Giuditta Bearzatto, la buona come nella cattiva sorte... | Beppe Della Seta, Libertà della scienza | Mario Ma- Carlo Beraldo, Carlo Bolpin, Giuseppe Bovo, Bovo, Racconto di Natale | Massimo Cacciari, grini, La libertà nella psicoanalisi | Piero Ste- Paola Cavallari, Marta Codato, Il dono come apertura della libertà | Roberto fani, Altro è la natura, altro il creato | Carlo Giorgio Corradini, Roberto Lovadina, Mancini, Il dono come relazione | Diletta Moz- Beraldo, Libertà obbligatoria | Beppe Bovo, Gianni Manziega, Luigi Meggiato, zato, Donare il tempo, donare la morte | Beppe Un sogno... | Parte seconda. Echi di Esodo: Diletta Mozzato, Cristina Oriato, Bovo, Il dono di un pescatore | Parte seconda. Diletta Mozzato, La tentazione della religione Carlo Rubini, Sandra Savogin, Lucia Scrivanti Echi di Esodo: Giorgio Corradini, Morti da civile | Gino Cintolo, La vera religione coincide periodicità: trimestrale CVM. Quale futuro dopo il processo? | Beppe con la fede. sede della redazione: c/o Gianni Manziega - Bovo, Le opere del giorno | Carlo Bolpin, Espe- v.le Garibaldi, 117 - 30174 Mestre-Venezia - rienze di letture (liberamente rivissute). a. XXVIII, n.s., n. 4, ottobre-dicembre 2005 tel./fax 041/5351908 Memorie e riconciliazione e-mail: [email protected] a. XXVIII, n.s., n. 2, aprile-giugno 2005 Carlo Bolpin - Diletta Mozzato, Editoriale | Par- web: www.esodo.org Religione senza fede te prima. Memorie e riconciliazione: Piero Ste- Luigi Meggiato - Lucia Scrivanti, Editoriale | fani, Le vie ebraiche alla riconciliazione | Pao- a. XXVII, n.s., n. 4, ottobre-dicembre 2004 Parte prima. Religione senza fede: Lucio Cor- lo De Benedetti, Riconciliazione e ritorno | Mas- Il dono. La sfida nell’ambiguità tella, “Modernità” della religione | Giovanni simo Giuliani, L’irridemibile e “le porte della Carlo Bolpin - Beppe Bovo, Editoriale | Parte Benzoni, Fede cristiana, fondamento della lai- Teshuvà” | Gianfranco Ravasi, Le strade della prima. Il dono. La sfida nell’ambiguità: Bep- cità? | Tom Michel, Quale laicità è possibile riconciliazione | Luciano Manicardi, Perdona- pe Bovo, Significati e parole | Umberto Galim- nell’Islam? | Giovanni Vian, Cristianesimo e re per riconciliarsi | Sergio Givone (a cura di berti, Valore etico e religioso del dono | Roberto Stati nel Novecento: appunti | Fulvio Ferrario, Carlo Bolpin), Il problema della salvezza | Da- Esposito, Il dono della vita | Enrico Cerasi, Il do- Non possiamo non dirci cristiani | Angelo Fa- niela Iannotta, Verità, perdono, riconciliazio- no come sottrazione | Carlo Scilironi, Del “più vero, Essere nel mondo senza essere del mondo | ne: Paul Ricoeur | Daniel Attinger, Ecumeni- grande dono” | Mario Cantilena, Notizie sul do- Daniele Garrone, Teologia della gloria, teolo- smo in Terra santa | Diletta Mozzato, Riconci- no dalla Grecia antica | Carlo Bolpin, Il rico- gia della croce | Valerio Burrascano, Il fascino liarsi con la filosofia africana? | Piercamillo noscimento di sé e dell’altro | Paola Melchiori, della mondanità | Luigi Sandri, Cristianesimo Davigo, Perdono e giustizia | Marcello Flores In difesa dell’ambiguità del dono | Luigi Bocca- senza Vangelo? | Carlo Molari, Riflessioni teo- (a cura di Sandra Savogin), Come ripensare al negra, Il tufo di Ceggia: un dono del fondo | logiche sulla religione civile | Giuseppe Bar- passato... | Pero Sudar (a cura di Paolo Grigo- Carlo Beraldo, Solidarietà e dono | Francesco baglio, Il ritorno degli dèi e la parola della cro- lato), Bosnia Erzegovina: a dieci anni dalla guer- Soparcordevole - Roberta Perin, Prendersi cura e ce | Maria Cristina Laurenzi, Rivelazione ra | Laura Voghera Luzzatto (a cura di Sandra assistenza... | Gabriella Caramore, Donare la cristiana e cultura | Piero Stefani, La kenosi Savogin), Seguendo il filo della memoria | Asca- speranza? | Valerio Burrascano, La novità del- dell’identità | Paolo Ricca, “La verità vi farà li- nio Celestini (a cura di Carlo Bolpin e Beppe

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Bovo), Raccogliere le storie | Carlo Bolpin, Ce- Potenza e ambiguità dell’origine | Anthony Lo- falonia: l’uso politico della memoria | Paola bo, La dura legge dei rapporti di forza | Carl An- Melchiori, Spazi di conflitto per fare la pace | derson, Una comunità per tutte le differenze | Santo Peli, Le memorie condivise della “guerra Documenti: Francesco Follo, Dialoghi della Sal- civile” | Maria Rosa Pavanello, La lotta parti- vezza | Romano Guardini, La decisione fonda- giana | Giancarlo Zeffiro - Alberto Toldo - Cri- mentale | Incontri: Roberto Fontolan, Custodi stina Oriato - Giovanni Sartoratti, Il difficile cam- fedeli del cuore inquieto del mondo | Reportage: mino della pacificazione | Beppe Bovo, Allon- Camille Eid, Vietato ai cristiani rimanere in tànati dal male | Parte seconda. Echi di Esodo: Iraq | Contributi: Mons. Paul Hinder, Dubai, Edo Pastorelli - Lucia Scrivanti (a cura di), In- parrocchia di St. Mary. Diario di una incredibile tervista a don Luigi Sartori | Giorgio Morlin, vitalità | Mons. Fouad Twal, Educare i giovani C’era una volta il Concilio | Sandra Savogin, alla realtà, missione essenziale della Chiesa | Ni- Civitella in Val di Chiana: una memoria divisa | kolaus Lobkowicz, Qual è la “quantità accet- Giovanni Chinosi - Maria Di Grazia, Lettere. tabile” dei segni religiosi a scuola? | Mons. Fran- cesco Follo, Una regola trasversale per tutelare la diversità | Boghos Zekiyan, Quando l’Arme-  nia incontrò la “modernità europea” | Recensio- ni | Memo.

Oasis a. I, n. 2, settembre 2005 rivista semestrale del centro internazionale Integrazione? Io e l’altro, noi e loro. Tra oriente e studi e ricerche oasis occidente, riflessioni e esperienze di convivenza socio ordinario dello studium Attualità: Sergio Belardinelli, Il fattore umano | generale marcianum Theodor Hanf, Se l’Europa non ha una politi- ca | Francis Balle, Il pianeta delle appartenen- direttore responsabile: Roberto Fontolan ze multiple | Francesco Botturi, Strategia dello coordinatore: Richi Alberti spazio pubblico | Andrea Pacini, Un obiettivo, caporedattore: Martino Diez tre errori | Documenti: Giovanni Paolo II, I Die- comitato promotore: Card. Angelo Scola, ci comandamenti, la legge della libertà | Henri De Card. Philippe Barbarin, Card. Josip Bozanic, Lubac, L’unione delle coppie impossibili | Gior- Card. Péter Erdö, Card. Christoph Schönborn, gio La Pira, Ai popoli di Abramo la Provviden- Card. Crescenzo Sepe, S.E. Mons. Paul Hinder, za ha assegnato un compito | Incontri: Rober- S.E. Mons. Antony T. Lobo, S.E. Mons. Fco. to Fontolan, Cristiani e musulmani. Le respon- Javier Martínez, S.E. Mons. Powathil, sabilità di un mondo in comune | Reportage: S.E. Mons. Fouad Twal Camille Eid, Il catechismo con lo sguardo di Kho- comitato scientifico: Carl Anderson, meini | Contributi: Carl A. Anderson, Religio- Gianni Bernardi, Francesco Botturi, ne e politica nello spirito americano | Henri Teis- Rémi Brague, Stratford Caldecott, sier, Una nuova stagione per la Chiesa d’Al- Massimo Camisasca, Massimo Cenci, geria | Basilios Georges Casmoussa, Sull’orlo Bernardo Cervellera, Maria Laura Conte, del vulcano, continuando a sperare | Franz Ma- Axel Diekmann, Angelika Diekmann, gnis-Suseno, Indonesia, l’Islam più grande e Roberto Donadoni, Jean-Paul Durand, sconosciuto | Samir Khalil Samir, Prospettive Camille Eid, Paul Mounged El-Hachem, dell’Intifada che ha cambiato il Libano | Recen- Brian E. Ferme, Francesco Follo, sioni | Memo. José Andrés Gallego, Claudio Giuliodori, Canaletto, Veduta di Dolo sul fiume Brenta, particolari, 1728 ca Laurence Paul Hemming, Stoccarda, Staatsgalerie Vittorio Hösle, Henri Hude,  Jean C. Jeanbart, Samir Khalil Samir, Justo Lacunza Balda, Nicolaus Lobkowicz, Javier Prades López, Claudio Lurati, Quaderni di storia religiosa Cesare Mirabeli, Ignazio Musu, Gabriel Richi Alberti, Giovanna Rossi, direttore responsabile: Maurizio Zangarini Giovanni Salmieri, direzione: Giuseppina De Sandre Gasparini, Paolo Terenzi, Boghos Zekiyan Grado Giovanni Merlo, Antonio Rigon periodicità: semestrale collaboratori scientifici: Maria Pia Alberzoni, redazione: Centro Internazionale Studi Giancarlo Andenna, Franco Dal Pino, e Ricerche Oasis - tel. 041/27439654 Carlo Dolcini, Laura Gaffuri, Donato Gallo, e-mail: [email protected] Alfredo Lucioni, Gian Piero Pacini, web: www.cisro.org Roberto Paciocco, Gianluca Potestà, Daniela Rando, Andrea Tilatti, a. I, n. 1, gennaio 2005 Gian Maria Varanini Le ragioni di una rivista: Card. Angelo Scola Pa- periodicità: annuale triarca di Venezia, Nasce Oasis. Un soggetto, uno editore: Cierre - Verona strumento | Attualità: Cesare Mirabelli, Le re- sede della redazione: c/o Cierre - gole della quantità e della qualità | Henri Hude, via C. Ferrari, 5 - 37060 Caselle

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di Sommacampagna (VR) - comitato di redazione: Rocchina Abbondanza, Canaletto, Il Canal Grande dal Ponte di Rialto tel. 045/8581572 - fax 045/8589883 Filiberto Agostini, Liliana Billanovich, a Palazzo Foscari, particolari Houston, The Museum of Fine Arts e-mail: [email protected] Giovanni Luigi Fontana, Alba Lazzaretto, web: www.cierre.it Francesca Lomastro, Michelangelo Morano, Walter Panciera, Fulvio Salimbeni, XI, 2004 Francesco Volpe Chiese e notai (secoli XII-XV) segreteria di redazione: Donatella Rotundo Attilio Bartoli Langeli, Prefazione | Antonio Ri- periodicità: semestrale gon, Il colore delle anime: in memoria di Robert editore: Edizioni di Storia e Letteratura - Roma Brentano | Antonella Ghignoli, Una retrospetti- sede della redazione: c/o Edizioni di Storia va: Chiese locali, vescovi e notai tra VIII e XI se- e Letteratura - via delle Fornaci, 24 - 00165 Roma colo | Giuseppe Gardoni, Notai e scritture ve- tel. 06/39670307 - fax 06/39671250 scovili a Mantova fra XII e XIV secolo. Una ricer- e-mail: [email protected] ca in corso | Lucio Riccetti, Il laboratorio or- web: www.storialetteratura.it vietano: i vescovi Giovanni (1211-1212) e Ranerio (1228-1248) e i loro notai | Martina Cameli, La rivista esce a cura dell’Istituto per le Ri- I notai con duplice nomina in una Chiesa ‘di cerche di Storia Sociale e Religiosa di Vicenza frontiera’ nel XIII secolo: il caso ascolano | Giam- (contrà Mure San Rocco 28 - 36100 Vicenza). paolo Cagnin, “Scriba et notarius domini epi- scopi et sue curie”. Appunti sui notai della curia a. XXXIII, n. 66, n.s., luglio-dicembre 2004 vescovile (Treviso, secolo XIV) | Piero Majocchi, Vittorio Possenti, Giorgio La Pira: il compito del- I notai del vescovo di Pavia nei secoli XIV e XV | la pace fra responsabilità della politica e forze del- Flavia De Vitt, Chiese, notai e famiglie in Friuli la grazia | Giuseppe M. Croce, Monde hellène et fra Tre e Quattrocento | Gionata Tasini, I notai chrétienté romaine. L’union introuvable (1878-1903) | e le badesse. La gestione delle proprietà del mona- Eugenio Massa, Un’apocrifa ‘sentenza di Pilato’ stero di San Zaccaria di Venezia in territorio di in un inedito di Alberto Vaccari | Sante Graciotti, Monselice (secoli XII-XIII) | Luca Fois, I notai al L’Est-Europa nella storia culturale dell’Europa | servizio del monastero di Sant’Ambrogio di Mi- Angelomichele De Spirito, Don Giuseppe De lano nel XIII secolo (una prima indagine) | Lo- Luca e don Vincenzo D’Elia: come in uno specchio renzo Casazza, Santa Giustina di Padova e i (1929-1961) | Gianmario Dal Molin, Antropolo- suoi notai nella seconda metà del Duecento | Ugo gia dei carismi: temperie socio-religiosa e nascita Pistoia, Notai e canonici. Il progetto di edizione delle congregazioni maschili e femminili alla pri- degli statuti capitolari di Belluno (1385). ma metà del Novecento | Rita Tolomeo, L’Archi- vio di Stato di Zara: una fonte per la storia della XII, 2005 Dalmazia in età contemporanea | Francesco Vec- La pace fra realtà e utopia chiato, ‘I figlioli dei poveretti non hanno fortuna Mariaclara Rossi, Polisemia di un concetto: la nelle scuole’. L’autobiografia di un prete del Regno pace nel basso medioevo. Note di lettura | Lui- Lombardo-Veneto: don Leopoldo Stegagnini | Fili- sella Cabrini Chiesa, Gesti e formule di pace: berto Agostini, Le vie di comunicazione nel Bel- note in margine all’età medievale | Andrea Mar- lunese in età contemporanea. Appunti e documen- tignoni, “Requiescat in pace”. Il destino dei mor- ti per una ricerca | Pierluigi Giovannucci, Valore ti tra fragile pace ed eterno riposo alla fine del e limiti di una recente proposta storiografica ame- medioevo | Mario Sensi, Le paci private nella ricana sul problema della controriforma | Angelo- predicazione, nelle immagini di propaganda e michele De Spirito, Il carteggio alfonsiano. nella prassi fra Tre e Quattrocento | Vito Rovi- go, Le paci private: motivazioni religiose nelle a. XXXIV, n. 67, n.s., gennaio-giugno 2005 fonti veronesi del Quattrocento | Andrea Bru- Eugenio Massa, Orografia ed economia nell’ot- schi, Dall’Académie al Concile, dalla bonne tica del filologo | Filiberto Agostini, Le ammi- doctrine alla paix: una riflessione su Pierre de nistrazioni comunali in Europa centro-orienta- La Primaudaye | John Bossy, Pace nel ‘dopo le. Un approccio alla questione | Francesco Vec- Riforma’ | Ottavia Niccoli, Postfazione. chiato, San Fermo in età moderna. Spunti di vi- ta conventuale | Massimo Viglione, Le insor- genze in Toscana e i ‘Viva Maria’ aretini | Ste-  fano Magazzini, Nascita e sviluppo delle Clas- si rurali cattoliche in Italia | Angelomichele De Spirito, Storia di vita e storiografia di Nico- Ricerche di Storia Sociale e Religiosa la Nisco patriota risorgimentale | Alberto Tan- turri, I soccorsi dell’arte salutare. L’ospedale del- direttore resp.: Gabriele De Rosa la SS. Annunziata a Sulmona | Giovanni Ma- comitato di consulenza scientifica: Maurice ria Flick, Un treno per Auschwitz | Angelomi- Aymard, Giacomo Becattini, Louis Bergeron, chele De Spirito, L’archivio della Compagnia Antonio Cestaro, Giorgio Cracco, Émile Goichot, napoletana dei Bianchi della Giustizia. Tullio Gregory, Antonio Lazzarini, Jacques Le Goff, Rudolf Lill, Émile Poulat, Paolo Preto, Jacques Revel, Michel Vovelle 

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Studi di Teologia ve | T. Williams, Per un’ecologia trinita- Michele Marieschi, Il ponte di Rialto ria | Sussidi: Piccolo vademecum trinitario | con la riva del Ferro, particolari, 1735 ca San Pietroburgo, Ermitage direttore responsabile: Pietro Bolognesi Spunti omiletici sulla Trinità | Segnalazioni bi- direttore: Leonardo De Chirico bliografiche. periodicità: semestrale editore: I.F.E.D., Istituto di Formazione  Evangelica e Documentazione - C.P. 756 - 35100 Padova sede della redazione: C.P. 756 - 35100 - Studi Ecumenici Padova - tel. e fax 049/619623 e-mail: [email protected] direttore responsabile: fr. Tecle Vetrali, ofm web: ifeditalia.org comitato di redazione: G. Dal Ferro, R. Giraldo, S. Morandini, n.s., a. XVI, n. 32, II semestre 2004 P. Piva, R. Sgarbossa, La grazia comune P. Sgroi, T. Vetrali Leonardo De Chirico, Introduzione | Articoli: segreteria di redazione: T. Vetrali, John Murray, La dottrina della grazia comune | S. Morandini, P. Sgroi Luigi Dalla Pozza, La grazia comune nella sto- periodicità: trimestrale ria della teologia | Donald Macleod, I limiti del- editore: Istituto di Studi Ecumenici la grazia comune | Documentazione: Abra- San Bernardino, Venezia ham Kuyper, Grazia speciale e grazia comune | sede della redazione: Istituto di Studi Sussidi: Vademecum per le elezioni | Questio- Ecumenici San Bernardino - nario sulla scuola | Domande sulla visione di un Castello, 2786 - 30122 Venezia - film | Segnalazioni bibliografiche | Indice del vo- tel. 041/5235341 - fax 041/2414020 lume XVI (2004). e-mail: [email protected] web: www.isevenezia.it n.s., a. XVI, n. 32, II semestre 2004, supplemento a. XXIII, n. 1, gennaio-marzo 2005 Omosessualità Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “Solo per Leonardo De Chirico, Introduzione | Documen- dire grazie”: un respiro interreligioso | I. Studi e tazione: Alleanza Evangelica Italiana, Omoses- Ricerche: Daniele Cogoni, Collegialità e pri- sualità: un approccio evangelico | Note: John mato nella teologia cattolica contemporanea | Frame, Dio ti ha fatto così? Una critica etica al Placido Sgroi, Il dialogo sui problemi etici: determinismo omosessuale | Vittorio Fiorese, principi cattolici | Giuseppe Dal Ferro, Digni- Omosessualità, conversione e ristrutturazione tà del morire | Lino Piano, La “recognitio” dei dell’identità. Nell’esperienza di Cristo è la ri- decreti dei concili particolari da parte della S. Se- sposta | Rassegna: Paul Finch, Omosessualità de: annotazioni storiche | Valentino Cottini, e scelte teologiche | Segnalazioni bibliografiche | La casa della sapienza, luogo di incontro delle re- Vita del Cseb. ligioni? | Tecle Vetrali, Timisoara: la quiete del- lo spirito | II. Chiese in cammino verso l’unità, n.s., a. XVII, n. 33, I semestre 2005 a cura di Placido Sgroi | III. Rassegna biblio- Catechesi e catechismi grafica | Bibliografia ecumenica italiana 2004 | Leonardo De Chirico, Introduzione | Articoli: Recensioni. Wim Verboom, La catechesi nella scrittura | Kenneth Brownell, Prospettive storiche sul- a. XXIII, n. 2, aprile-giugno 2005 la catechesi evangelistica | Andrea Ferrari, IV crociata. Rapporti tra Oriente e Occidente Il ruolo della famiglia nella catechesi | Giu- Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “...qui sibi seppe Rizza, La catechesi nella chiesa | Rasse- nomen imposuit Johannem Paulum II” | I. Stu- gne: Lidia Goldoni - Vitaliana Marra, Alcu- di e Ricerche: Ioannis Spiteris, Memoria - per- ne proposte evangeliche per la catechesi | Stru- dono - unità. IV crociata: le implicazioni ecu- menti per la catechesi | Nota: Katia Bonucchi, meniche in Grecia oggi | Giuseppe Ligato, Le I bambini nel culto. Un’esperienza di coinvolgi- profezie della IV crociata: l’osservatorio franco- mento | Forum: Quale popolo dei discepoli? latino | Marco Meschini, Le responsabilità del- A proposito di un libro di Pietro Bolognesi | la IV crociata | Ioan-Aurel Pop, Percezioni Sussidi: Catechesi e battesimo | Segnalazioni orientali delle conseguenze della IV crociata | bibliografiche. Aleksander Naumow, Gli echi della IV crocia- ta presso gli slavi ortodossi | Marco Zanetto, Ve- n.s., a. XVII, n. 34, II semestre 2005 nezia al tempo della IV crociata. Dalla Civitas Leonardo De Chirico, Introduzione | Articoli: Rivoalti alla Civitas Venetiarum | Valentino Robert Letham, Una visione del mondo trini- Cottini, La casa della sapienza, luogo di incon- taria per il XXI secolo | Rousas Rushdoony, tro delle religioni? (II. Il “libro della creazione”) | Il problema dell’uno e del molteplice in ottica II. Chiese in cammino verso l’unità, a cura di trinitaria | Leonardo De Chirico, La pratica Placido Sgroi | III. Rassegna bibliografica | dell’uno e del molteplice: l’etica delle prospetti- Recensioni.

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a. XXIII, n. 3, luglio-settembre 2005 memi, L’armonia prestabilita di G.W. Leibniz e nio cristiano. Rassegna di posizioni circa i reci- “Dove due o tre sono riuniti in mio nome, io so- la metafisica dell’amore | Luigi Secco, Oltre la proci rapporti | Note: Massimo Giuliani, La no in mezzo a loro” (Matteo, 18,18-20) quantità | Roberto Mancini, Il bene e il meto- potenzialità di senso della Bibbia ebraica inclu- Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “Un-età” do: riflessioni sull’eredità della filosofia del Nove- de o no l’interpretazione cristiana? | Paolo Pa- ecumenica | I. Studi e Ricerche: Piero Stefani, cento | Luigi Sartori, Essere e divenire – nella gani, La lezione tommasiana sul male nel re- La Shekhinah | Tecle Vetrali, Radunati dal metafisica dell’amore | Siobhan Nash-Mars- cente dibattito | Paolo Gava, La critica di Car- Cristo risorto: Mt 18 | Fulvio Ferrario, Gesù, hall, Il bene dell’uomo in quanto relazionale | lo Maria Curci al riformismo di Vincenzo Gio- una presenza che unisce | Piermario Ferrari, Siobhan Nash-Marshall, Il bene in quanto berti intorno alla metà del XIX secolo | Jan W. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome...”: proprietà trascendentale dell’essere | Luigi Sar- Wos, Un contributo allo studio delle relazio- tra eros e agape | Lorenzo Raniero, Il servizio tori, Per un bilancio in prospettiva | Omaggio ni polacco-vaticane: Stefan Sapieha alla all’uomo, fattore di unità. Fondamenti cristolo- a mons. Luigi Sartori: Riccardo Burigana, La corte pontificia (1906-11) | Pierantonio Gios, gici e aspetti ecumenici | Teresa Francesca Ros- pazienza del dialogo: prime riflessioni sull’opera Pio X e lo storico Roger Aubert | Notiziari: Giu- si, Pregare insieme: un problema ecumenico ri- di mons. Luigi Sartori in campo ecumenico | Te- seppe Giordan, La religione tra fede e apparte- aperto | Jürgen Kleeman, I grandi del regno e i cle Vetrali, Intervista a Luigi Sartori: ricordi - nenza. Giornata di studio in memoria di Paolo piccoli nella comunità cristiana | Pompeo Piva, amici - sogni. Giuriati | Giovanni Leonardi, Il Gesù storico L’esperienza del perdono fraterno e della remis- nelle fonti del I-II secolo “X convegno di studi neo- sione dei peccati nella comunità cristiana | Pla- testamentari e anticocristianisti” (11-13 settem- cido Sgroi, Perdersi a causa dello scandalo? Due  bre 2003, Foligno) | Recensioni, schede e segna- letture di Mt 18,14 | Giovanni Cereti, Il perdo- lazioni bibliografiche | Indice generale dell’an- no e la riconciliazione delle memorie | Appen- nata 2004. dici: Schema per una celebrazione ecumenica Studia Patavina della Parola di Dio con riflessione ecumenica e rivista di scienze religiose a. LII, n. 1, gennaio-aprile 2005 francescana. Temi e letture per le celebrazioni Editoriale: Luigi Sartori, Studia Patavina nel 50°: ecumeniche della Parola di Dio con riflessioni direttore responsabile: Antonio Barbierato ricordando il faticoso inizio | Colloquio: Lo- francescane. direttore: Giuseppe Trentin renzo Fellin (a cura di), L’attualità del mes- consiglio di redazione: Enrico Berti, saggio di Pavel Florenskij: Padova, 13 aprile 2002 | a. XXIII, n. 4, ottobre-dicembre 2005 Luciano Bordignon, Valerio Bortolin, Lorenzo Altissimo, Profilo bio-bibliografico di Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “Ricon- Celestino Corsato, Erminio Gius, Pavel Aleksandrovic Florenskij | Serghij Gajek, figurazione” di prospettive | I. Studi e Ricer- Giuseppe Grampa, Marcello Milani, Il senso della cultura in Pavel Florenskij | John che: Giuseppe Goisis, Quelle fluttuanti radi- Enzo Pace, Sandro Panizzolo, Lindsay Opie, La simbologia e l’icona in Pavel ci: l’Europa cristiana fra memoria e progetto | Angelo Roncolato, Ugo Sartorio, Florenskij | Gerardo Cioffari, Sofiologia ed ecu- Marco Da Ponte, Matrimonio e famiglia nella Giuseppe Segalla, Giuseppe Trentin, menismo in Pavel Florenskij | Ricerche: Tom- teologia di Erich Fuchs: valenza sacramentale e Ermanno Roberto Tura (membri della Facoltà maso Perrone, Conoscenza e senso ontico del sa- proposta etica | Giuseppe Dal Ferro, Atteggia- Teologica e dell’Università di Padova) pere: Max Scheler e il “problema della realtà” | menti interculturali di fronte alla vita ultima e redattori emeriti: Pierfranco Beatrice, Francesca Zaia, La morte nel pensiero di Vla- degli ultimi | Antonella Grimaldi, L’esperienza Paolo Campogalliani, Italo De Sandre, dimir Jankélévitch: l’irrevocabile nell’irreversibi- spirituale di Costantino Reta. Dalla nascita del- Paolo Doni, Pietro Faggiotto, le | Problemi e discussioni: Pietro Piro, Strut- la Chiesa evangelica libera di Ginevra alla pub- Giovanni Federspil, Giovanni Leonardi, tura e significato del silenzio nel rituale di ini- blicazione dell’Innario evangelico (1853) (I) | Pietro Nonis, Antonino Poppi, ziazione pitagorico: il silenzio come morte ritua- Valentino Cottini, La casa della sapienza. Luo- Luigi Sartori, Andrea Toniolo, le | Simone Paganini, Qumran, i manoscritti go di incontro delle religioni? (III. Ordine crea- Giuseppe Zanon del Mar Morto, gli Esseni. Un problema aperto | turale) | Michele Cassese, I testimoni del no- segreteria di redazione: Celestino Corsato Paolo Diego Bubbio, Nietzsche contra Nietz- stro tempo. Un’esperienza a Gorizia come contri- periodicità: quadrimestrale sche. Il sacrificio nel pensiero nietzschiano | buto ad un “martiriologio ecumenico” | II. Chie- editore: Seminario Vescovile - Padova Note: Martin Thurner, Raymond Klibansky: un se in cammino verso l’unità, a cura di Placi- sede della redazione: c/o Seminario Vescovile medievalista con il polso del suo secolo | Andrea do Sgroi | III. Rassegna bibliografica | Recen- di Padova - via del Seminario, 29 - Ruberti, Gesù e il suo agire profetico in Heinz sioni | Indice dell’annata. 35122 Padova - tel. 049/657099 - Schürmann | Luigi Sartori, Il dibattito sul pri- fax 049/8761934 mato papale: nota bibliografica | Notiziario: Quaderni di Studi Ecumenici e-mail: [email protected] Giorgio Fedalto, Un simposio internazionale n. 10, 2005 web: www.fttr.it/padova/stpt.html sulla quarta crociata: Andros, 27-30 maggio 2004 Per una metafisica dell’amore, a cura di Luigi | Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche. Sartori e Siobhan Nash-Marshall a. LI, n. 3, settembre-dicembre 2004 Luigi Sartori, Presentazione | Boghos Levon In memoriam: Gregorio Piaia, Giovanni San- a. LII, n. 2, maggio-agosto 2005 Zekiyan, Le dinamiche dell’amore nella mistica tinello (1922-2003) - Francesca Modenato, An- Editoriale: G. Angelini, Il sapere teologico tra e nella percezione metafisica di san Gregorio di drea Mario Moschetti (1908-2004) | Editoriale: scienza e confessione della fede | Simposio. Teo- Narek | Sante Babolin, Metaphysica Cordis in Paul Gallagher, Ricupero dell’imma- logia, attese scientifiche e problemi attuali: san Bernardo | Orlando Todisco, Dal primato ginazione e guarigione delle ferite culturali | Ri- G. Trentin (a cura di), Introduzione: ridefinire del vero al primato del bene | Piero Coda, Dal- cerche: Carlo Saccone, L’aldilà nel Corano, nel il rapporto tra confessione di fede e scienza | l’amore allo Spirito: tracce di un’ontologia he- Hadith e nella tradizione letteraria arabo-per- U. Sartorio, Teologia scienza che dà “da pensa- geliana dell’intersoggettività | Giuseppe Lori- siana | Edoardo Simonotti, Dietrich von Hil- re” | A. Toniolo, La teologia tra scienza e con- zio, Teologia e metafisica della carità nel pen- debrand: fenomenologia della persona e opposi- fessione: il dibattito dal versante della teologia siero di Antonio Rosmini | Francesco Giac- zione al nazionalsocialismo | Problemi e dis- pastorale | C. Scilironi, Pensare dopo la crisi del chetta, Tra filosofia e teologia: l’ontologia aga- cussioni: Ermanno Roberto Tura, Nodi della trascendentale | I. De Sandre, Ricerca teologica pica ne “L’action” di Maurice Blondel | Luciano riflessione teologica sul matrimonio | Rassegna: e ricerca sociologica: disconoscimento o dialogo | Bordignon, L’essere come “dono” | Luisa Sci- Ugo Sartorio, Celibato per il Regno e matrimo- P. Campogalliani, Le prossimità da perseguire |

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Francesco Guardi, Veduta del canale M. Milani, Una reazione biblica: sapienza e ri- e-mail: [email protected] di Cannaregio, particolari, velazione | G. Leonardi, Il sapere teologico del amministrazione: Casa Santa Chiara - Washington, National Gallery of Art biblista | E.R. Tura, Ricami teologici con do- via Mezzavia, 45 - mande | Ricerche: V. Bortolin, Interculturalità 35036 Montegrotto Terme (PD) e religioni. Una riflessione filosofica | C. Canul- tel. e fax: 049/793495 lo, L’amore dell’Altro. Le phénomène érotique di e-mail: [email protected] J.-L. Marion | Problemi e discussioni: S. Visin- tin, Dal Cosmo a Dio. Ha la scienza interrotto a. LXXV, n. 2, marzo-aprile 2004 questa via? | S. Bisighin, Economia delle reli- Crocefisso gioni: un primo approccio | Note: R. Cappellini, Finian McGinn, Fratelli per scelta | Tecle Ve- La Bibbia a passo di danza. Alcune consi- trali, Il Crocifisso e la vita cristiana. Il messag- derazioni rabbiniche contemporanee sulla dan- gio del Nuovo Testamento | Stefano Siliberti, za biblica nella tradizione ebraica | E.R. Tura, Dalla Croce “supplizio infamante” alla Croce Anno dell’Eucaristia. Una enciclopedia e qual- gloriosa e cosmica | Pompeo Piva, Giobbe - Cri- che annotazione | A. Genitli, Sant’Antonio Ma- sto: figura del dolore umano o implacabile do- ria Zaccaria studente a Padova (1520-24). In manda a Dio? Il fondamento della morale cri- margine all’edizione critica dei Sermoni | C. Al- stiana tra la croce e la risurrezione | Almut zati, San Luca evangelista testimone della fede Kramm, La teologia della Croce di Martin Lu- che unisce. Presentazione del III vol. degli Atti tero | Daris Schiopetto, Da San Damiano alla del Congresso Internazionale | Recensioni, sche- Verna: la preghiera di S. Francesco al Croce- de e segnalazioni bibliografiche. fisso | Chiara Giovanna Cremaschi, Chiara e il Crocifisso | Antonio Baù, Contemplazio- a. LII, n. 3, settembre-dicembre 2005 ne del Crocifisso di San Damiano | Tecla Ve- Editoriale: G. Trentin, La nuova Facoltà Teolo- trali, Timisoara: la quiete dello Spirito. Spiri- gica del Triveneto | Convegno. La figura e l’o- tualità francescana e spiritualità ortodossa al- pera di Sergej Bulgakov: L. Fellin (a cura di), l’unisono. Presentazione | C.L. Altissimo, L’uomo Sergej Bulgakov | M. Campatelli, Sergej Bulgakov e a. LXXV, n. 3-4, maggio-agosto 2004 l’ecumenismo | A. Dell’Asta, Sergej Bulgakov e Il canto della creazione il marxismo | C. Rizzi, Sergej N. Bulgakov: il In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco: teologo della Divinoumanità | Ricerche: F. Dal L’incontro nella notte | Paolo Dozio, La parola Bosco, In viaggio verso l’arete. Askesis ed epthy- della creazione ridona la speranza | Daris Schio- mia nel pensiero di Gregorio di Nissa | Proble- petto, Il cantico di frate sole, cantico dei giulla- mi e discussioni: G. Xodo, L’interpretazione ri del Signore | Chiara Giovanna Cremaschi, del problema religioso in Gramsci e Togliatti e La creatura in Chiara | Tecle Vetrali, Una spi- l’esperienza della sinistra cristiana | Rassegna: ritualità del creato | Placido Sgroi, Le chiese e D. Cogoni, Episcopato e servizio alla “cattolici- la creazione | Lorenzo Raniero, L’uomo nella tà” nella riflessione ortodossa contemporanea | creazione: la dignità del lavoro | Simone Mo- Note: G. Pasquale, Dove va la storia, dove va randini, Quale progresso nel rispetto della crea- l’uomo cristiano: il “peso della storia” per la teo- zione? | Gianni Fazzini, Ecco, nasce una cosa logia cristiana | C. Scilironi, Tra opposte ragio- nuova, non ve ne accorgete? | Giuliano Pavon, ni. Nota in ricordo di Giovanni Romano Bac- La cupola della creazione nella Basilica di San chin a dieci anni dalla morte | G. Segalla, Due Marco a Venezia | Francesco Valma, Messag- grandi commenti recenti al quarto vangelo | Re- gio e armonia nell’arte di Ignazio Damini | Lu- censioni, schede e segnalazioni bibliografiche. dovico Secco, Un entusiasta del creato: frate Damaso Bosa | Ccee, La salvaguardia del crea- to è via per la pace.  a. LXXV, n. 5, settembre-ottobre 2004 Voi siete di Cristo Vita Minorum In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco: rivista di spiritualità e formazione La verità bugiarda | Chino Biscontin, France- interfrancescana sco: un’appartenenza innamorata | Andrea Ar- valli, Custodire Cristo nell’intimo del cuore: la direttore responsabile: fr. Luigi Secco via dell’interiorità | Chiara Giovanna Crema- comitato di redazione: fr. Andrea Arvalli, schi, Il carisma di Chiara d’Assisi. Un’apparte- Emanuelina Fior, Federico Righetti, nenza totale a Dio | Arturo Agostino Milici, Cesare Vaiani, Tecle Vetrali, Paolino Zilio Francesco e l’eremo: una difficile eredità | Ciro direttore-redattore: fr. Tecle Vetrali Tammaro, Caratteri dello “Ius Naturae” nel pen- segreteria di redazione: fr. Tecle Vetrali, siero filosofico-giuridico di Alessandro di Hales | Adriano Busatto, Gianfranco Zaggia Vincenzo Brocanelli, Opzione per la povertà periodicità: bimestrale evangelica e dissociazione dall’“homo oecono- sede della redazione: Convento micus” nell’esperienza francescana | Angela An- S. Francesco della Vigna - Castello 2786 - na Tozzi, Uberto Mori: l’imprenditore di Dio, 30122 Venezia - tel. e fax 041/5281548 terziario francescano | Marcello Badalamenti,

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Costruiamo il domani “con” speranza | Dalla centro - apice della vita della chiesa e del cosmo. Francesco Guardi, Il Bucintoro libreria. Un punto di vista del cristianesimo orientale | a San Nicolò del Lido, particolari, Parigi, Musée du Louvre Luciana Mirri, “Tu sei colui che offre e colui che a. LXXVI, n. 1, gennaio-febbraio 2005 viene offerto”. L’eucaristia nella chiesa bizanti- Un cuore puro na tra icona e liturgia | Cesare Vaiani, L’Euca- In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco: ristia negli scritti di Francesco | Chiara Gio- Il professore ha incontrato il maestro | Thaddée vanna Cremaschi, Eucaristia e contemplazio- Matura, Il cuore rivolto verso il Signore | Ilaria ne in Chiara d’Assisi | Daris Schiopetto, “Ado- Benzar, Beati i puri di cuore. Essere in Dio e ramus te...”: preghiera eucaristica? | Jörg Lau- con Dio | Chiara Giovanna Cremaschi, Le ster, Fede e prassi eucaristica nella chiesa lute- Lettere ai Corinzi negli scritti di Chiara d’As- rana | Ioannis Spiteris, La domenica-eucari- sisi | Vincenzo Brocanelli, I Francescani co- stia e il primato della carità | Andrea Arvalli, struttori di ponti | Un frate della Fondazione Eucaristia e vita fraterna | Gianfranco Ferrari, di Marocco, Una vita in dialogo | Ciro Tam- Eucaristia e pastorale: fecondità di un rapporto maro, Attualità del messaggio di Raimondo reale | Andrea Borsin, Una sola messa al giorno | Lullo nel “liber de gentili et tribus sapientibus” | Dalla libreria | Appendici: Celebrazione ecume- Stefan Damian - Filippo De Marchis, Gio- nica della Parola di Dio. Temi e letture per le ce- vanni da Capestrano: 1386-1456. Il segreto della lebrazioni ecumeniche. sua reliquia | Lluís Oviedo, Verso un’altra cul- tura francescana e un nuovo paradigma negli stu- di francescani | Tecle Vetrali, Non mi ci vedo... a. LXXVI, n. 2, marzo-aprile2005 Risveglio Tecle Vetrali, L’uomo di Dio | Thaddée Matura, Le trasformazioni del francescanesimo post- conciliare | Leonhard Lehmann, La rilettura degli scritti di San Francesco | Alfonso Pom- pei, La revisione delle Costituzioni dell’Ordine | Chiara Giovanna Cremaschi, Il cammino post- conciliare nel secondo Ordine francescano | Ri- no Breoni, Vita spirituale e vita intellettuale | Ciro Tammaro, Il potere politico nel pensiero di John Duns Scotus: un’anticipazione della teo- ria sul contratto sociale | Maria Cristina Za- nardi, La biblioteca e i corali di S. Francesco della Vigna. a. LXXVI, n. 3, maggio-giugno 2005 È risorto In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco: Non ho pace da distribuire | Tecle Vetrali, La Risurrezione mistero di vita | Daniele Cogoni, La risurrezione di Cristo e dei credenti nella teo- logia e nella spiritualità orientale | Luciana Mirri, La danza della vita. L’icona della Disce- sa agli inferi | Pompeo Piva, L’impegno di Dio in Cristo nello Spirito Santo: fondamento di una morale pasquale | Cesare Vaiani, La risur- rezione nell’esperienza di Francesco d’Assisi | Chiara Giovanna Cremaschi, La risurrezione nell’esperienza di Chiara e delle sorelle povere nei secoli | Chino Biscontin, Una spiritualità della Risurrezione | Valentino Cottini, La ri- surrezione dei morti nel Corano | Dalla libreria. a. LXXVI, n. 4-5, luglio-ottobre 2005 Il mio corpo... dato per voi In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco: Trasfusioni, dialisi... e circolo a tre | Tecle Ve- trali, Eucaristia e vita cristiana | Giambattista Silini, Eucaristia: pasqua del Signore | Daniele Cogoni, “Eucaristia e Chiesa” negli scritti dei Padri e degli Scrittori Ecclesiastici | Daniele Cogoni - Joan Toba, L’eucaristia: sorgente -

notiziariobibliografico51 79 Giunta regionale del Veneto Centro culturale di Villa Settembrini n 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32 periodicità quadrimestrale spedizione in abbonamento postale b51 art. 2 comma 20/c Legge 662/96 taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padova in caso di mancato recapito restituire al mittente if undeliverable return to Padova CMP -

ISSN 1593-2869

in copertina in questo numero Giorgio da Castelfranco detto Giorgione (Castelfranco Veneto 1477 ca - Venezia 1510), Carlo Scarpa 1906-2006. Madonna leggente con il Bambino, part., Le celebrazioni promosse dalla Regione del Veneto 1500 ca - 1504, olio su tela, in occasione del centenario Oxford, Ashmolean Museum Angelo Tabaro

recensioni e segnalazioni l’editoria nel veneto cultura popolare veneta i vetri nell’antichità l’eredità di Carlo Scarpa la Resistenza nel Veneto

rivisteria veneta storia della chiesa e religione