Liborio Romano Come Il “Cavour Delle Due Sicilie”

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Liborio Romano Come Il “Cavour Delle Due Sicilie” Qualche anno fa, nel marzo del 2010, a commento di un testo del Cognetti (Pio IX ed il suo secolo dalla rivoluzione francese del 1789 alla proclamazione del Regno d'Italia per Biagio Cognetti), scrivevamo: “Interessante la definizione che egli da di Liborio Romano come il “Cavour delle due Sicilie”. In effetti persona di straordinaria intelligenza politica il Romano è stato sempre considerato, anche da chi scrive, un essere abbietto, uno dei tanti che vendettero il loro paese per un pugno di lenticchie. Oggi dopo anni di ricerche e decine di libri letti la nostra opinione è cangiata. Era un personaggio del suo tempo le cui doti gli avrebbero potuto permettere di offrire grandi servigi al suo paese, ma appartiene ad uno stato che viene spazzato via e i cui territori sono devastati da criminalità e sottosviluppo. Se non fosse scoppiata la guerra civile e se il sud non fosse finito in miseria probabilmente Romano sarebbe passato alla storia come il salvatore della capitale, come l’abile politico che aveva evitato a Napoli un bagno di sangue. E se Cavour non appartenesse ai vincitori oggi sarebbe considerato un volgare ladro ed un accaparratore.”1 Dopo aver letto “Memorie politiche di liborio Romano pubblicate per cura di Giuseppe Romano suo fratello – con note e documenti” possiamo affermare in piena convinzione che liquidare Liborio Romano come l’uomo che traghettò la camorra nello stato ha fatto comodo più ai padani che a noi meridionali. Le sue documentate memorie, in certi passaggi, sembrano più un libello di stampo neoborbonico che un’opera di un convinto liberale. In esse ritroviamo tutti i temi “cari” a meridionalisti e identitari: • drenaggio di capitali dalle Provincie Napoletane; • svendita dei fondi del Regno delle Due Sicilie; • assenza di interventi seri a favore delle Provincie Napoletane; • soffocamento della nascente industria meridionale; • imposizione delle luogotenenze e delle leggi piemontesi. Con Liborio Romano si instaura l’era delle recriminazioni e richieste risarcitorie da parte delle classi dirigenti meridionali, ma le Provincie Napoletane non metteranno mai in discussione l’unità. Nonostante siano state italianizzate dalle baionette dei bersaglieri più che da solide convinzioni, come afferma Paolo Macry. Alla stregua di Cavour che si barcamenava abilmente fra Francia ed Inghilterra giocando su più tavoli, anche don Liborio intratteneva rapporti con lo stesso Cavour, con Garibaldi e con i capintesta dei quartieri per tenere tranquilla la capitale al momento dell’ingresso del dittatore. 2 «Il vero padrone della situazione è ormai don Liborio Romano»3, scrive Ruggero Moscati, mentre Paolo Macry sottolinea che “l’avvocato salentino finirà per smontare pezzo a pezzo lo stato napoletano “.4 1 Pio IX ed il suo secolo dalla rivoluzione francese del 1789 alla proclamazione del Regno d'Italia (http://www.eleaml.org/sud/stampa2s/Pio_IX_ed_il_suo_secolo_01_Biagio_Cognetti_2010.ht ml). 2 Memorie politiche di Liborio Romano, Napoli 1873 (cfr. pag. 18-20). 3 La fine del regno di Napoli: documenti borbonici del 1859-60 di Ruggero Moscati, F. Le Monnier, 1960 (cfr. pag. 89). Napoli, grazie anche alle sue abili trame, rinnegò i Borbone e si fece italiana, travestendo perfino la bandiera: allo sfondo bianco del vessillo borbonico fu sostituito il tricolore. A noi, oggi, la lettura delle sue memorie suggerisce una amara considerazione: quella sullo straordinario tempismo del destino tra l’incontro chiarificatore – avvenuto fra Liborio Romano e Camillo Cavour a Torino – e la morte improvvisa dello statista piemontese di li a qualche giorno. Dal resoconto del Romano pare che si fossero intesi 1 e che ci potesse essere un seguito molto positivo per le Provincie Napoletane. Invece non ci fu seguito alcuno. La morte2 colse il Tessitore all’alba di giovedì 6 giugno del 1861 e Romano – uno dei politici più votati tra i liberali meridionali, al punto da impensierire lo stesso Cavour per questo – rischiò addirittura di non vedere convalidata la propria elezione al Parlamento nazionale. Scrive Giordano Bruno Guerri: “Nelle elezioni unitarie del 1861, Romano venne eletto deputato vincendo in ben nove collegi, ma in Parlamento fu subito isolato. Invano chiese, anche a Cavour, la giusta considerazione dei problemi meridionali. Nel 1865, disgustato, si ritirò dalla politica, non prima di aver compiuto l’ultimo «tradimento», il passaggio dalla destra alla sinistra liberale.”3 Un ritratto impietoso di parte “neoborbonica” o, se preferite, identitaria, venne pubblicato nel luglio 2000 dal periodico Due Sicilie diretto da Antonio Pagano. Potete leggerlo qui: http://www.eleaml.org/sud/storia/liborio.html. Buona lettura. Zenone di Elea – Maggio 2016 4 Unità a Mezzogiorno. Come l'Italia ha messo assieme i pezzi, Paolo Macry, Il Mulino – 2012 (cfr. pag. 58). 1 Sulla morte di Cavour si sono fatte tante ipotesi – fra cui un avvelenamento pilotato dai francesi – ma nessuno ha mai riferito di un nesso con questo incontro fra i due importanti uomini politici. A nostro avviso l’ala più intransigente e militarista della classe dirigente sabauda non vedeva di buon occhio una soluzione più politica alla grave situazione che si stava determinando nelle Provincie Napolitane. Scrive Romano a pag. 129 delle “Memorie”: “Nè dubitò che ai mali da me accennati avrebbe dato riparo, se indi a pochi giorni da morte immatura non fosse stato rapito alla patria.“. 2 LA MORTE DI CAVOUR /3 I dubbi e i sospetti delle prime ore (http://www.fasaleaks.it/la- morte-di-cavour-3-i-dubbi-e-i-sospetti-delle-prime-ore/). 3 Dai Borbone a Garibaldi via Cavour Ma non chiamatelo trasformismo di Giordano Bruno Guerri – Il Giornale, 20/11/2009 (http://www.ilgiornale.it/news/dai-borbone-garibaldi-cavour- non-chiamatelo-trasformismo.html). MEMORIE POLITICHE DI LIBORIO ROMANO PUBBLICATE PER CURA DI GIUSEPPE ROMANO SUO FRATELLO CON NOTE E DOCUMENTI NAPOLI PRESSO GIUSEPPE MARGHIERI EDITORE 1873 DILETTISSIMA MADRE MIA CHE CON ANIMO GAGLIARDO VIDE PER LUNGHI ANNI PERSEGUITATI DALLA TIRANNIDE I FIGLI I CONGIUNTI QUESTO DOCUMENTO DI NUOVI DOLORI Memorie politiche di Liborio Romano - INTRODUZIONE V INTRODUZIONE «Se al tempo della mia morte non si troveranno pubblicate le mie memorie politiche, prego mio fratello Peppino volerlo fare quando più lo crederà opportuno.» Patù, 17 aprile 1867. L. ROMANO. I. È questo il mandato ohe io debbo compiere; e lo adempierò religiosamente, non ostante l’intenso dolore di riandar fatti ed avvenimenti che mi divisero dai più intimi amici politici, e pur troppo amareggiarono, ed abbreviarono, gli ultimi anni di vita del mio compianto fratello. Molti suoi amici e miei, rimasti fedeli e carissimi fra tanto mutar di uomini e di cose, mi han fatto continue istanze per tale pubblicazione: e non sono mancati di coloro che già mi appongono a colpa lo indugio, non sapendo quanta violenza ho per esso fatta ai più vivi sentimenti dell’animo mio. Pur chi vorrà ricordare che il coperchio di una tomba non basta a seppellir le ire http://www.eleaml.org – Maggio 2016 Memorie politiche di Liborio Romano - INTRODUZIONE VI politiche; e che fra tanti pubblici disastri, non sarebbe stata carità di patria distrarre da essi la pubblica attenzione, per rinfocolare odii recenti e private querele, mi consentirà forse che non a torto ne ho differito sinora la pubblicazione. Ma oramai è tempo che l’Italia conosca taluni fatti, i quali potranno forse servire alla sua storia; e rifermi sopra più solide basi quel benevolo giudizio che ella, non ostante le altrui malignazioni, ha già portato sulla politica di un uomo che, se l’amor fraterno non m’inganna, mi pare aver onestamente compiuto il debito cittadino di portare il suo granello di sabbia al grande edificio del risorgimento nazionale. Ed affinché meglio si comprenda come i Borboni di Napoli con un esercito di centomila uomini, col migliore naviglio, le migliori finanze e le migliori leggi di tutti gli altri stati d’Italia, fossero da Garibaldi e dai suoi mille, per la massima parte ignari delle discipline delle armi, in pochi giorni battuti, fugati, e costretti a rinchiudersi dietro gli spaldi di Gaeta, gioverà brevemente accennare di taluni precedenti storici che ne daranno la spiegazione. Ben sappiamo che cotesto rapido cenno è superfluo per coloro che conoscono appieno le sventure di queste meridionali provincie; e però potranno essi non leggerlo. http://www.eleaml.org – Maggio 2016 Memorie politiche di Liborio Romano - INTRODUZIONE VII Ma non riuscirà tale per non pochi di coloro nelle cui mani potrà cader questo libro. E molto meno sarà inutile per quei stranieri che, nemici della nostra unità, dispregiatori, o per lo meno incuriosi delle cose nostre, vogliono non pertanto giudicarne, e lo fanno con tale una leggerezza, e tale una compiuta ignoranza de’ fatti, da meritar compassione. Noi ben comprendiamo le mene degli avversi partiti, degli oltramontani e de’ clericali; ma non possiamo intendere come possano spingere la loro mala fede sino ad affermare che la grande epopea della rivoluzione italiana, fosse effetto di piccioli intrighi di una setta, della codardia, e peggio del tradimento di lutti coloro, che aveano il debito di difendere le cadute dinastie e noi fecero. Ricordino bene i fatti, e si tacciono pel non peggio1. II. Siaci dunque permesso ricordare come al regno glorioso di Carlo Lii, ed alle liete speranze concepite nell’inizio di quello di Ferdinando IV, seguirono ben tosto amari disinganni, mutamenti e casi tristissimi. 1 Il Ministero Spinelli-Romano ha risposto col silenzio e con lo sprezzo a codeste ridevoli malignazioni; perocché i fatti eloquente- mente dimostrano per quali colpe, e per quali uomini fu travolta la dinastia de’ Borboni di Napoli. — Leggasi pure quanto trovasi scritto nella nota della pag. 75 delle Memorie politiche di L. Roma- no. http://www.eleaml.org – Maggio 2016 Memorie politiche di Liborio Romano - INTRODUZIONE VIII La rivoluzione di Francia del 1789 poneva tra popoli e principi un abisso, che dovea separarli per sempre.
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