Rainuovamusica2008 2007 Fibra Di Vetro
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Venerdì 18 gennaio 2008 ore 20.30 Auditorium Rai Arturo Toscanini - Torino PIERRE-ANDRÉ VALADE direttore FRED SHERRY violoncello CHARLES ROSEN pianoforte Charles Ives Elliott Carter Igor Stravinskij rainuovamusica2008 In copertina: Tony Cragg Making Sense 2007 Fibra di vetro. Courtesy: Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice. redazione Paolo Cairoli-AndreaMalvano redazione Paolo 3° concerto venerdì 18 gennaio 2008 - ore 20,30 PIERRE-ANDRÉ VALADE direttore FRED SHERRY violoncello CHARLES ROSEN pianoforte Charles Ives (1874-1954) Three Places in New England (1903/1935) per orchestra I. The “St. Gaudens” in Boston Common II. Putnam’s Camp, Redding, Connecticut III. The Housatonic at Stockbridge Elliott Carter (1908) Concerto per violoncello e orchestra (2000) (prima esecuzione italiana) Elliott Carter Dialogues (2003) per pianoforte e orchestra da camera Igor Stravinskij (1882-1971) Sinfonia in tre movimenti (1945) I. [primo movimento] II. Andante – Interludio III. Con moto Charles Ives Three Places in New England per orchestra Data di composizione: 1903-1935 Prima esecuzione pubblica: New York, International Society for Contemporary Music, 10 gennaio 1931 Interpreti della prima esecuzione: Chamber Orchestra of Boston, Nicolas Slonimsky (direttore) Durata: 23’ circa Editore: Th. Presser / Sonzogno Nel 1929 Nicolas Slonimsky, allora Direttore principale della Boston Chamber Orchestra, contattò Ives su suggerimento di Henry Cowell per verificare la possibilità di eseguire Three Places in New England in pubblico. L’organico era stato pensato per grande orchestra e così Ives dovette rivedere il lavoro per complesso da camera. Fu in questa versione per organico ridotto che il 16 febbraio Slonimsky presentò in anteprima Three Places in New England a New York all’American Committee of the International Society for Contemporary Music. L’impressione fu subito enorme e poco tempo dopo fu contattato l’International Committee per organizzare la prima esecuzione ufficiale per grande orchestra, che ebbe luogo il 10 gennaio 1931 alla presenza dello stesso Ives. In seguito il compositore ritornò più volte sul lavoro, rivedendo la partitura fino al 1935. L’opera è formata da tre brani ispirati a tre luoghi del New England. The “St. Gaudens” è un tributo a un monumento eretto da Augustus Saint-Gaudens in memoria del massacro del Cinquantaquattresimo Reggimento del Massachussett, avvenuto a Fort Wagner nel 1863. Ives cerca di rievocare l’emozione dell’evento, ricorrendo a citazioni di melodie tradizionali legate alle vicende di quel periodo storico, come la vecchia canzone Old Black Joe e gli inni patriottici Marching Through Georgia e The Battle Cry of Freedom. Putnam’s Camp è un luogo dedicato al generale Israel Putnam, uno degli uomini che ebbero un ruolo decisivo nella guerra d’indipendenza. Ives immaginò di descrivere l’emozione di un bambino che immagina in sogno la marcia e i suoni di un battaglione in movimento. Anche in questo caso emergono dalla trama della partitura citazioni tratte dal repertorio delle melodie nazionali: in particolare spicca la presenza di un inno di origine inglese molto popolare tra i soldati americani, intitolato The British Grenadiers. L’ultimo brano, The Housatonic at Stockbridge, è ispirato a una passeggiata fatta da Ives con sua moglie ad Housatonic River nel 1908 durante la loro luna di miele. Così il compositore ricordò l’emozione vissuta in quell’occasione: «Camminavamo lungo il fiume, quando abbiamo sentito canti in lontananza provenire da una chiesa. La nebbia non aveva ancora lasciato il letto del fiume e i colori, l’acqua corrente, le rive e la chioma degli alberi divennero qualcosa che si vuole ricordare per sempre». Il brano non inserisce citazioni all’interno di un discorso originale, ma parafrasa interamente l’inno di Isaac B. Woodbury intitolato Dorrnance. Elliott Carter, a proposito di Three Places in New England scriveva: «Ives fece un passo in più rispetto agli altri compositori americani, esplorando il terreno delle “suddivisioni artificiali” - terzine, quartine e simili - al fine di creare combinazioni poliritimiche così complesse che sembrano sfidare le possibilità esecutive e perfino d’ascolto. Il suo approccio era in generale di natura testuale, presentando citazioni affatto letterali di motivi ben noti - patriottici, religiosi o di danza - insieme a un commento. Per esempio, nel secondo movimento di Three Places in New England, un ragazzo sogna due gruppi di soldati che marciano a velocità diverse, di modo che un gruppo sparisce alla vista mentre l’altro appare. Questa commistione di livelli ritmici coinvolse Ives in complessi problemi di notazione specialmente nei lavori composti tra il 1910 e il 1920». Elliott Carter Concerto per violoncello e orchestra (prima esecuzione italiana) Data di composizione: 2000 Commissione: Edward F. Schmidt Family Commissioning Fund per la Chicago Symphony Orchestra Prima esecuzione: Chicago, Symphony Hall, 27 settembre 2001 Interpreti della prima esecuzione: Chicago Symphony Orchestra, Daniel Barenboim (direttore), Yo-Yo Ma (violoncello) Durata: 20’ circa Editore: Boosey & Hawkes / Casa Ricordi Nota illustrativa: Il mio Concerto per violoncello è introdotto dal solista con una cantilena frequentemente interrotta, la quale presenta idee destinate a essere sviluppate nel corso del movimento. I vari tempi sono collegati da episodi che spesso riconducono all’Allegro fantastico conclusivo. Tutto il lavoro cerca di trovare modalità personali e significative di esplorare le vaste potenzialità espressive del violoncello. Commissionata dalla Chicago Symphony Orchestra per lo straordinario Yo-Yo Ma, il quale ha dato anche eccellenti esecuzioni della mia Sonata per violoncello e pianoforte, questa partitura è stata composta nel 2000 tra New York City e Southbury nel Connecticut. Elliott Carter Recensioni relative alla prima esecuzione assoluta: «Chicago Sun-Times» Carter sembra affascinato dal mondo che ruota attorno a lui, dalla sua velocità, dai suoi colori, dai suoi conflitti… È impossibile non cogliere nel suo lavoro il piacere di muoversi da un’emozione all’altra esplorando le vaste direzioni del suono. «Chicago Tribune» Carter imposta la sua forza musicale in opposizioni nette. L’orchestra si rompe in una serie di unità strumentali al fine di creare dialoghi, una piacevole conversazione tra violoncello, legni e percussioni: i legni suonano all’acuto sotto al ronzio del solista; gli ottoni trafiggono il violoncello con accordi fortemente accentati. «New York Newsday» Proprio come accade spesso nella musica di Carter, il brano ha il caotico aspetto di una conversazione in una sceneggiatura di Robert Altman: pungente, densa di sovrapposizioni, precipitosa e solo parzialmente comprensibile. I dettagli si confondono nel panorama, ma l’intenzione resta cristallina… Mi stupirei se, qualche decennio fa, Carter avesse potuto immaginare un trionfo travolgente come quello vissuto alla Carnegie Hall. La sala era impazzita, le ovazioni quasi rauche. Elliott Carter Dialogues per pianoforte e orchestra da camera Data di composizione: 2003 Commissione: BBC Prima esecuzione: Londra, Queen Elizabeth Hall, 23 gennaio 2004. Interpreti della prima esecuzione: London Sinfonietta, Oliver Knussen (direttore), Nicolas Hodges (pianoforte) Durata: 15’ circa Editore: Boosey & Hawkes / Casa Ricordi Nota illustrativa: Dialogues, per pianoforte e orchestra da camera, è una conversazione tra solista e orchestra, che si rispondono a vicenda, ora interrompendosi, ora discutendo assieme. C’è un solo movimento in continuo divenire, che è interamente derivato da un piccolo gruppo di armonie e ritmi. Nata su commissione della BBC per il giovane pianista Nicolas Hodges, questa composizione è stata scritta a New York nel 2003. Elliott Carter Recensioni relative alla prima esecuzione: «The Guardian» Come in molte composizioni di Carter dell’ultimo periodo, l’invenzione sembra spontanea, la struttura musicale autosufficiente e assolutamente soddisfacente. Ma rispetto al tono generale di questi lavori recenti, leggero, ritmicamente estroverso e trasparente, sembrano esserci molti più muscoli in Dialogues. Il confronto tra solista e orchestra è spesso agitato, anche se una riconciliazione si attua nelle luminose pagine finali. «Sunday Times» La metrica complessa di questo brano non rinuncia alla chiarezza dei significati, ma è resa con un’economia di mezzi che crea uno scambio biunivoco tra ogni singola nota e lo spazio circostante. La partitura è piena di spazi bianchi, ma ogni tratto è eloquente. «Evening Standard» Carter condensa in quindici minuti di conversazione una straordinaria varietà di stati d’animo. Ci sono momenti di calma, riposo e riflessione, con armonie sensuali che non ci si aspetterebbe da Carter. Ci sono convulsive eruzioni. Ci sono rapidi cambiamenti. Ci sono colori accennati e intensi, rumori piacevoli e sgradevoli… Carter qui riprende un’espressività immediata che sembra raccontare i contorni disordinatamente mutevoli delle prime composizioni. Igor Stravinskij Sinfonia in tre movimenti Data di composizione: 1942-1945 Prima esecuzione: New York, 24 gennaio 1946 Interpreti della prima esecuzione: New York Philharmonic Orchestra, Igor Stravinskij (direttore) Dedica: New York Philharmonic Symphony Society Durata: 24’ circa Editore: Schott / Sugar Music La Sinfonia in tre movimenti è una composizione al confine tra il terreno del concerto e quello della sinfonia. Alcuni tratti formali dei vari movimenti rimandano alla concezione beethoveniana della sinfonia, con