Agnacio Seu Parentella». La Genesi Dell'albergo Squarciafico a Genova

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Agnacio Seu Parentella». La Genesi Dell'albergo Squarciafico a Genova QUADERNI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA 4 Collana diretta da Carlo Bitossi PAOLA GUGLIELMOTTI « Agnacio seu parentella » La genesi dell’albergo Squarciafico a Genova (1297) GENOVA 2017 Referees : i nomi di coloro che hanno contribuito al processo di peer review sono inseriti nell’elenco, regolarmente aggiornato, leggibile all’indirizzo: http://www.storiapatriagenova.it/Ref_ast.aspx Referees : the list of the peer reviewers is regularly updated at URL: http://www.storiapatriagenova.it/Ref_ast.aspx Il volume è stato sottoposto in forma anonima ad almeno un revisore. This volume have been anonymously submitted at least to one reviewer. Volume stampato con il contributo del Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia, Geografia (DAFIST) dell’Università degli Studi di Genova, Fondi Ricerca Ateneo. Introduzione Il 23 marzo del 1297 Urseto Squarciafico, Franceschino Squarciafico, Giacomo Bollerato, questi anche a nome del fratello Gabriele, e Gabriele Zerbino si recano – percorse poche centinaia di metri dalle loro case – nel palazzo nuovo del comune di Genova. Quanto richiedono, infatti, deve ot- tenere una certa risonanza e ha sicuramente implicazioni sul versante pub- blico e fiscale. Il podestà Sorleone Curolo, cioè l’ufficiale che nella città li- gure della seconda metà del Duecento ha funzioni giudiziarie, approva il loro proposito di sub uno nomine appellari : più precisamente, con dovizia di espressioni quasi sinonimiche messe in fila dal notaio incaricato di dare forma scritta all’atto, quod omnes predicti sub nomine et vocabulo seu genere et parentela Squarzafigorum de cetero appellentur . Con la ricostruzione di al- cuni percorsi familiari di un’aristocrazia anche minima che si possono segui- re dai decenni centrali del secolo XII e che confluiscono a fine XIII nella costituzione di questo composito aggregato sociale – cioè di un istituto che è noto come albergum e che conosce una lunghissima diffusione in Liguria – intendo, da un lato, affrontare l’impasto di motivazioni che induce a forma- lizzare l’intesa e, dall’altro, riportare l’attenzione sugli sviluppi degli alber- ghi a Genova, iniziando per ora dalla questione della genesi. Ho articolato in due Parti questo piccolo libro, con l’intento di pro- porre una calibrata modalità di trattamento storiografico dell’evoluzione di ciascun albergo: la prima ha carattere più tradizionalmente analitico, mentre la seconda è dedicata a una più asettica presentazione dei dati prosopografi- ci, sotto forma di schede dedicate ai singoli individui. Nella Parte prima illustro preliminarmente (Cap. I) il contenuto e il linguaggio del documento del 1297 scritto su registro dal notaio Giacomo di Albaro e ne fornisco l’edizione. Proseguo (Cap. II) con una presentazio- ne critica – con qualche necessaria integrazione sia di informazione sia di commento – degli studi che hanno in vario modo cominciato ad affrontare il problema di queste consociazioni a base parentale, in buona misura con- centrati, dopo la lunga fase dell’erudizione, negli anni Settanta dello scorso secolo, con un’interessante ripresa recente. Tali indagini costituiscono l’indispensabile base di partenza e di discussione per un auspicabile sviluppo di nuove ricerche e consentono di proporre la costruzione di un buon que- – 5 – stionario, applicabile non solo agli Squarciafico. Passo a spiegare il quadro documentario selezionato per la ricerca (Cap. III), con attenzione alle di- storsioni interpretative che rischia di produrre (e di avvertenze e di inviti alla prudenza saranno costellati tutti i successivi capitoli): questa illustra- zione mi consente di motivare adeguatamente l’articolazione del mio lavoro in due Parti. Mi inoltro poi nei percorsi familiari, accostandoli l’uno all’altro e raccordandoli alla storia cittadina, sotto l’aspetto innanzitutto della vicenda politico-istituzionale, economica e sociale (Cap. IV). L’ossatura è semplice: si segue il declino di una famiglia e la poderosa ascesa di un’altra, mentre delle restanti individuate si registra tutto sommato un ruolo di contorno. Mi dedico infine, ben consapevole dei limiti della documentazione raccolta, a due specifici e necessari affondi, vale a dire sulle strutture familiari in sen- so lato (Cap. V) e sul quadro insediativo e architettonico (Cap. VI). In una ricerca dedicata alle consociazioni attuate in seno a un’aristo- crazia piuttosto articolata, le Conclusioni non hanno l’ambizione, come intendo chiarire subito, di pervenire a una definizione della nobiltà della maggior città ligure negli ultimi secoli dell’età medievale 1. Per giungere a una calibrata enunciazione di come si configuri il ceto nobiliare, di cui van- no bene accertati i confini nel tempo, sarà indispensabile infatti sia mettere a confronto la ricostruzione di un discreto numero di percorsi di famiglie e di aggregati familiari condotti con approcci non troppo difformi, sia aprirsi a una fruttuosa comparazione con le situazioni di altre città. La ricostruzione di questi percorsi convergenti consente di entrare nel vivo delle dinamiche genovesi tra il secolo XII, che anche di recente sta mo- nopolizzando l’attenzione degli studiosi stranieri in particolare 2, e soprattutto il XIII, che ovviamente merita altrettanto interesse da parte di quanti si rivol- ——————— 1 Lo studio di riferimento sulla nobiltà cittadina, oggetto inesausto di ricerca, nei secoli XIII-XV è adesso CASTELNUOVO 2014; per Genova un punto di partenza è SAYOUS 1937, un breve e ovviamente datato lavoro di taglio fortemente diacronico, che pone tuttavia l’accento de- cisamente più sulla prima parola del titolo ( Aristocratie et noblesse à Gênes ), con una realistica pre- sa d’atto delle situazioni di fatto. Per la nobiltà considerata nella lunga durata ha valore esemplare La nobilità romana 2006, mentre riproponibili ed esportabili in altri contesti sono le considera- zioni introduttive di M INEO 2001, che ha affrontato il caso della Sicilia bassomedievale. 2 BORDONE 2002 ha notevolmente rinfrescato l’interpretazione della prima fase del comune genovese; si sono inoltre occupati (anche) del secolo XII genovese S CHWEPPENSTETTE 2003; HAUG 2009; V AN D OOSSELAERE 2009, soprattutto il Cap. I; DARTMANN 2012, pp. 121-294; INGUSCIO 2015; WICKHAM 2017, pp. 163-169. – 6 – gono a Genova. Permette inoltre, credo, di guardare alle consociazioni a base familiare che si realizzano a partire dal tardo Duecento come un elemento di riequilibrio, se non un antidoto, sul piano dell’approccio storiografico, ri- spetto all’enfasi tradizionalmente attribuita all’individualismo genovese che si ritrova nella nota definizione dello ianuensis mercator . Abbreviazioni ASGe = Archivio di Stato di Genova « ASLi » = « Atti della Società Ligure di Storia Patria » Ringraziamenti Questa ricerca si è svolta in un clima molto collaborativo. Per un gran- de aiuto nella raccolta e nella individuazione delle fonti ringrazio Furio Ci- ciliot, Luca Filangieri e Valentina Ruzzin. Sono in debito, oltre che con i re- visori anonimi, con amici e colleghi che si sono prestati a una lettura di sin- goli capitoli o per intero di questo lavoro, dando consigli e suggerimenti: Fabrizio Benente (Cap. VI), Denise Bezzina, Marta Calleri, Isabelle Chabot (Cap. V), Valeria Polonio, Antonella Rovere (Cap. I), Gian Maria Varanini e Marino Zabbia (Cap. I). Roberta Braccia è sempre stata disponibile a of- frire le sue competenze in materia di storia del diritto. Resta ovviamente tutta mia la responsabilità di omissioni ed errori. Per la preparazione delle Tavole genealogiche ringrazio lo studio edito- riale Oltrepagina di Verona; le mappe di Genova sono un’elaborazione di Maria Luisa Gennero. – 7 – PARTE PRIMA Capitolo I - Contenuto e linguaggio dell’atto del 1297: sei fami- glie per un albergo? L’atto che il notaio Giacomo di Albaro scrive nel suo cartolare il 23 marzo 1297, dopo un meditato momento istruttorio e con grande cura nella scelta delle parole e nell’elaborazione di formule, è l’esito di un progetto di rafforzamento e di coordinamento collettivo, cui più gruppi familiari parte- cipano con ruoli diversi. Giacomo Bollerato, Gabriele Bollerato e Gabriele Zerbino si spogliano dell’elemento identitario per eccellenza, vale a dire di quanto è poi definito cognome; Franceschino Squarciafico e Urseto Squar- ciafico accettano che i primi tre assumano il proprio stesso cognome, che evoca – lo si può dire con tranquillità – rusticità e probabilmente violenza. Tutti questi uomini infatti procedono a una ‘autocertificazione’ 1 decidendo che sub nomine et vocabulo seu genere et parentela Squarzafigorum de cetero appellentur . Ha funzioni di vigilanza complessiva sull’atto Loisio Calvo, il cancelliere del comune 2 presente tra i testimoni. Il podestà Sorleone Curolo, che proviene da Tortona 3, accoglie dunque la richiesta che nei registri del comune di Genova quanti sono fino a quel momento riconoscibili come Bollerato e Zerbino reducantur sub nomine Squarzafigorum 4. Restano invece immutati – è opportunamente specificato – tutti gli instrumenta di acquisto, debito, commenda, ecc. fatti in precedenza a nome dei singoli individui: in linea di massima la loro validità è infatti a breve se non a brevissimo termine. Tale è il contenuto dispositivo del do- ——————— 1 Mutuo il termine dallo studio di H UBERT 2013 (p. 59) dedicato all’identità degli indi- vidui in una società in movimento. 2 Libri Iurium , I/8, 2002, pp. 388-389. 3 ASGe, Notai Antichi , 146, not. Giacomo di Albaro, c. 90v, doc. del 1297, aprile 11: ci- vis Terdone. Questo podestà non compare tra quelli censiti
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