La Leadership Di Matteo Renzi. Il Leader “Televisivo” Alla Prova Delle Primarie Del Partito Democratico
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La leadership di Matteo Renzi. Il leader “televisivo” alla prova delle primarie del Partito democratico Marco Damiani e Marco Mazzoni The following article aims to study the 2013 primaries organized by the PD (Partito Democratico) for the election of the National Secretary of the Party. The outcome of said primaries (leader selection), that sees Matteo Renzi as the winner only a few weeks before his appointment to the presidency of the Council of Ministers, is compared to that obtained by the same party in 2007 and in 2009, respectively with Veltroni and Bersani as Secretaries. In this specific case study, the paper aims to analyse the peculiarities that distinguish Renzi’s leadership from that exercised by his predecessors. Within this framework our objective is to comprehend the role played by the mass media, and how Renzi used it in the internal battle for the party’s Secretariat. Our interest lies in understanding whether (and eventually why) television has been the informative tool most used by the people that, in the 2013 primaries, voted for Renzi. The re- sults of our research, conducted using data provided by C&LS (Candidate & Leader Selection - www. cals.it), Standing Group of the Societá Italiana di Scienza Politica, highlight a close correlation between the candidate of choice and the communication tool used to access information regarding the primaries. 1. Introduzione Con la fine della Seconda Repubblica (Fabbrini 2009), data l’improvvisa ine- leggibilità di Silvio Berlusconi a seguito di una sentenza passata in giudicato nell’agosto 2013 per reati legati alla frode fiscale e dopo le dimissioni di Pier- luigi Bersani da segretario del Partito democratico, Matteo Renzi diventa l’interprete principale del sistema politico italiano. Da attore politico locale, presidente di Provincia e sindaco di Firenze, tra il 2013 e il 2014 egli assume prima la carica di segretario nazionale del PD e poi quella di Presidente del Consiglio dei Ministri. Alla luce di tali trasformazioni, il nostro articolo si propone di capire se – dopo il ventennio berlusconiano – la televisione continua ad avere, anche in presenza delle piattaforme digitali del web 2.0, un ruolo centrale nel campo SOCIETÀMUTAMENTOPOLITICA, ISSN 2038-3150, vol. 8, n. 15, pp. 241-259, 2017 DOI: 10.13128/SMP-20858 www.fupress.com/smp – Firenze University Press © 2017 Author(s). This is an open access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License (CC-BY-4.0), which permits unrestricted use, distribution, and reproduction in any medium, provided the original author and source are credited. 242 SOCIETÀMUTAMENTOPOLITICA della comunicazione politica al punto da incidere anche nel processo di sele- zione del segretario del Partito democratico. Date tali considerazioni, questo lavoro si sofferma sull’analisi delle tornate elettorali effettuate per la selezio- ne diretta del leader del PD indette l’8 dicembre 2013. La scelta di centrare l’attenzione su quell’appuntamento si deve al fatto che quelle appena indicate sono le inclusive leader selection che segnano un cambio di passo importante per l’intero sistema politico nazionale e, in particolare, per il partito maggioritario del centrosinistra italiano1. L’ipotesi è che le modalità adottate dal leader per la scalata alla segreteria nazionale del Partito democratico condizionino il modello stesso della sua leadership nel corso degli anni successivi2. Da questo punto di vista, a nostro avviso, il punto di svolta è il 2013. In quell’anno, con la conquista della segreteria del PD, Matteo Renzi produce una profonda innovazione all’interno del partito. Il cambiamento rispetto al passato è piuttosto evidente. Fino a quel momento, infatti, le elezioni dirette indette per la selezione del leader del Partito democratico riescono a coin- volgere un target di elettori, militanti e simpatizzanti riferibili quasi esclusi- vamente alla membership di partito. Quelle svolte prima del 2013 sono, per lo più, competizioni a “bassa intensità”, che vedono la presenza di candidati tra loro ideologicamente affini e interessati a mantenere basso il livello della conflittualità interna (Vicentini 2013). Per questo motivo, fino ai primi anni Duemila, nei partiti di sinistra, il ruolo attribuito ai mass media nella lotta per il conferimento della leadership viene sempre subordinato a quello rico- nosciuto nelle dinamiche che si sviluppano nel partito per il controllo delle sue risorse interne (Seddone e Venturino 2013). A questo proposito, si è addirittu- ra arrivati a sostenere che la partecipazione e il voto alla inclusive leader selection del PD siano stati, fino al 2013, fortemente influenzati dall’organizzazione del partito medesimo e molto poco dai mezzi della comunicazione di massa (ivi). Gli equilibri cambiano radicalmente in occasione delle elezioni per il segreta- rio nazionale indette nel 2013. In questa circostanza, in qualità di candidato alla leadership del Partito democratico, Renzi cerca in tutti i modi di porsi al centro dello scontro elettorale, al punto da trasformare quella competizione in una vera e propria horse race capace di innescare un processo di spettaco- 1 In questo articolo non viene mai utilizzato il termine “primarie”, distinguendo il processo di selezione del candidato premier (inteso come inclusive candidate selection) dalle competizioni per la corsa alla segreteria del partito (definita inclusive leader selection) (Rahat e Hazan 2001). 2 La questione della leadership e l’importanza ad essa conferita nei sistemi politici moderni e contemporanei è cosa ben nota e molto approfondita nella letteratura socio-politologica nazio- nale e internazionale. Senza trattare organicamente il tema considerato, per un primo appro- fondimento della questione si rinvia alla lettura di Cavalli (1981; 1982; 1992; 1995), Hollander (1985), Segatori (1999), Marletti (2007 e 2010), Nye (2010) e Fabbrini (2011). LA LEADERSHIP DI MATTEO RENZI 243 larizzazione in grado di attrarre l’attenzione dei media tradizionali e della televisione in particolare3. 2. Matteo Renzi e la inclusive leader selection del PD Come già accennato, diversamente dal centrodestra, nello schieramento di centrosinistra le logiche e le regole della tv non hanno mai avuto un ruolo decisivo nella selezione della leadership. Anche nel momento in cui il proces- so di mediatizzazione e spettacolarizzazione della politica produce gli effetti più evidenti (Mazzoleni e Shultz 1999), in particolar modo nel corso della “Seconda Repubblica” (Marletti 2010), i partiti di centrosinistra seguitano ad adottare una modalità di selezione del leader tutta interna alla propria organizzazione politica (Marletti e Roncarolo 2000). In Italia, anche dopo la fine delle ideologie novecentesche, lo schieramento progressista continua a subordinare le tecniche del marketing elettorale a un’impostazione di tipo più tradizionale, considerando per lo più le regole della comunicazione come un limite contingente da superare il prima possibile (Calise 2014). In continuità con questa impostazione, i primi due segretari del Partito de- mocratico, Walter Veltroni e Pierluigi Bersani (eletti rispettivamente nel 2007 e 2009), si contraddistinguono per una forte militanza e per la loro apparte- nenza e fedeltà, innanzitutto, al partito. Benché scelti attraverso la procedura della inclusive leader selection, essi giungono alla guida del PD grazie alla legitti- mazione e al consenso che riescono a pre-costituirsi all’interno della propria parte politica. Quelle organizzate per la selezione dei primi due segretari na- zionali del Partito democratico sono, infatti, elezioni ad esito pressoché scon- tato, che però assolvono a due funzioni fondamentali: da un lato, presentano all’esterno il nuovo leader (in realtà, anticipatamente selezionato dall’establi- shment) e la sua proposta politica; dall’altro, ricompattano il partito (almeno all’apparenza) intorno al segretario prescelto, dopo le divisioni sorte proprio nel momento della sua selezione (Ceccanti 2004). Tutto questo è vero fino a quando nell’arena politica italiana non irrom- pe la figura di Matteo Renzi. Il suo intento è sempre stato chiaro: produrre una rottura nella cultura politica tradizionale della sinistra italiana, sfidando 3 In Italia, le modalità inclusive per la selezione diretta del candidato premier e di quella del segretario nazionale del partito sono una sperimentazione del centrosinistra, che nei primi anni Duemila organizza due inclusive candidate selection, nel 2005 e nel 2012, rispettivamente con Prodi e Bersani candidati alla carica di capo del governo alle elezioni politiche dell’anno successivo, e tre inclusive leader selection, svolte nel 2007, 2009 e 2013. Degli ultimi tre appuntamenti si avrà modo di discutere più approfonditamente nel corso di questo lavoro. 244 SOCIETÀMUTAMENTOPOLITICA dall’interno il suo stesso partito (Ventura 2015). Detto à la Duverger (1951), Renzi si qualifica per essere anzitutto un leader a prevalente “derivazione esterna”, intenzionato a costruire consenso anche al di fuori della sua parte. Da questo punto di vista, egli si dimostra subito consapevole del fatto che, non potendo contare sul sostegno di gran parte dell’establishment del suo partito, per vincere la battaglia interna al PD deve ricorrere a una legittimazione più ampia, esterna al partito medesimo, rivolgendosi non solo al tradizionale target di sinistra né soltanto a quello di centrosinistra. Per questo motivo, nel 2013, in occasione delle elezioni per la selezione diretta del leader del Partito democratico,