Power Play Politica, Media E Partecipazione: Metamorfosi Possibili Nell’Epoca Delle Reti Globali Settore Scientifico Disciplinare: SPS/08

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Power Play Politica, Media E Partecipazione: Metamorfosi Possibili Nell’Epoca Delle Reti Globali Settore Scientifico Disciplinare: SPS/08 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI URBINO CARLO BO DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE, STUDI UMANISTICI E INTERNAZIONALI: STORIA, CULTURE, LINGUE, LETTERATURE, ARTI, MEDIA CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE E SCIENZE DELLO SPETTACOLO CICLO 28° Power Play Politica, media e partecipazione: metamorfosi possibili nell’epoca delle reti globali Settore Scientifico Disciplinare: SPS/08 RELATORE DOTTORANDO Chiar.mo Prof. Gea Ducci Dott. Gerardo Di Meo ANNO ACCADEMICO 2015 Power Play Politica, media e partecipazione: metamorfosi possibili nell’epoca delle reti globali Power Play. Politica, media e partecipazione: metamorfosi possibili nell’epoca delle reti globali Potere 5 Potere e società (Cap. 1) 10 Power networks 10 Potere sistemico 14 Potere, Struttura e Agency 22 Network Society: Potere e contro-potere 32 Disordine e Disciplina (Cap. 2) 40 Egemonia e Differenze 40 Potere, Resistenza e Incorporazione 66 Folk Devils, Ordine e Disordine 80 Egemonia e Potentia 88 Power Play 94 Disordine e Disciplina (Relazioni di Potere, 108 Trasgressione e Piacere) Partecipazione 138 Media e Partecipazione (Cap. 3) 141 Media, Audiences & Signifying Practices 159 Il Piacere della Differenza 164 Corpo e Cultura 189 Fan 202 Digital Media & Participatory Culture 219 Creatività e Capitalismo 227 Mass self-communication, Content curation 237 & Participation gap Politica, Media e Partecipazione (Cap. 4) 249 Public Spheres 249 Storytelling e Partecipazione 257 Identity & Engagement 269 Participazione e Democrazia 297 Movimenti Sociali 315 Mutations 325 Pippo 340 Metodologia della Ricerca (Cap. 5) 341 Ricerche e fonti statistiche 342 Issues & frames 343 Stampa: Quotidiani e Periodici 346 La rete e le News: agenzie, TV, testate digitali e blog 352 Partiti politici 359 Personaggio/partito o Issue 360 Analisi e interpretazione 363 Civati, il dissidente e la sinistra (Cap. 6) 365 Giuseppe Civati 365 Civati e i Media Professionali 369 Civati e i Blog 389 Civati e i Partiti 397 Civati: il Blog e i Social Media 399 Ciwati: il Blog 404 Civati e i commenti della rete (Blog e Social Media) 410 Civati e le sfere pubbliche disperse 421 Bibliografia 434 Appendici Le reti globali interattive, e la crescente pervasività-diffusione dei media, alterano le modalità e gli spazi in cui il dibattito e la competizione politica si svolgono e vengono rappresentati. Il ‘racconto’ politico è meno centralizzato e controllabile, nasce dallo scontro-confronto di tendenze opposte e di contenuti molteplici, prodotti e distribuiti da un numero maggiore di attori. Le relazioni comunicative tra politici, media professionali e cittadini vengono modificate in maniera profonda; ed il controllo narrativo slitta e fluttua in una serie infinita di interazioni e comunicazioni multimediali e multipiattaforma. La mass self-communication e le reti globali interattive e mobili abilitano, e possono favorire, l’emersione di ‘nuove’ tendenze socio- politiche e l’impegno civico. Le nuove forme di narrazione e partecipazione devono, però, essere analizzate tenendo presenti i rapporti di potere preesistenti e i limiti della partecipazione politica stessa; a cui vanno aggiunti quelli imposti dalle caratteristiche proprie: delle nuove forme di interazione abilitate dai media digitali, e dell’ambiente socio-culturale in cui si innestano. La presente ricerca si propone di analizzare le dinamiche contraddittorie, caotiche e multipiattaforma, di costruzione- rappresentazione-tematizzazione di issues ed identità politiche nell’ambiente culturale odierno, caratterizzato dal moltiplicarsi a dismisura degli spazi comunicativi e dall’emergere della mass self- communication. 3 Gerardo Di Meo – [email protected] 4 Gerardo Di Meo – [email protected] Potere “And thus I clothe my naked villainy With odd old ends stol'n out of holy writ, And seem a saint, when most I play the devil.” (Shakespeare, W. The Life and Death of King Richard III. 1592: I, 3, 336) “Il piacere… è una deriva, qualcosa che è insieme rivoluzionario ed asociale.” (Barthes, 1999: 91) Il potere, nelle società complesse del tardo-capitalismo globalizzato, è contraddittorio e disperso. Il divieto e la forza bruta persistono, ma da soli non sono più sufficienti; se mai lo sono stati. Le società hanno sempre utilizzato simboli e riti per istigare “social action and define the individual’s sense of self” (Kertzer, 1989: 6). I detentori del potere per legittimarsi e acquisire consenso, “to arouse popular emotion in support of their legitimacy and to drum up popular enthusiasm for their policy”. I movimenti di protesta per suscitare “powerful emotion” e mobilitare “the people for revolt”1 (ibidem: 14). Violenza, discorsi e capitali2 sono le principali fonti o meccanismi di formazione del potere; tra cui esiste “un rapporto di complementarità e di reciproco sostegno” (Castells, 2009a: 3). Violenza, disponibilità di beni materiali e costruzione di senso sono alla base delle relazioni di potere; istituzioni, norme e tradizioni solidificano queste relazioni e contribuiscono a renderle riproducibili-cristallizzate. Il dominio bruto, la coercizione, il controllo e la minaccia della violenza non riescono, da soli, a gestire la complessità e la diversità. Tuttalpiù, possono suscitare acquiescenza e apatia, non consenso e volontà di agire-partecipare ‘liberamente’. Il potere deve farsi seducente, stimolare piacere, penetrare nel magmatico sociale e dargli temporanea e cangiante forma. Deve riuscire a far apparire popolari i suoi interessi di parte, ‘organizzare’ la diversità sociale e disciplinare - produrre il caotico divenire. 6 Gerardo Di Meo – [email protected] Potere e conoscenza, politica e comunicazione-cultura sono strettamente interrelati. Tutte le attività politiche possiedono aspetti simbolico-comunicativi, tutte le forme di comunicazione incorporano elementi politico-ideologici. Il potere ha, sempre, la necessità di “plasmare la mente umana” e, così facendo, di legittimarsi. “La legittimazione si basa in larga misura sul consenso che viene suscitato dalla costruzione di significato condiviso… La costruzione di senso nella società avviene tramite un processo di azione comunicativa.” (ibidem: 4) Attraverso l’uso di simboli rituali e narrazioni il potere si giustifica, spiega e forma3. Simboli e narrazioni differenti sono armi della competizione politica; ed, insieme, suo fondamento e maschera dietro cui interessi differenti si nascondono. Simboli e narrazioni legittimano e promuovono una forma di governo, un partito, un politico o una specifica policy; e, contemporaneamente, alterano-modificano l’ambiente sociale. Non solo rendono intellegibile, giustificano e promuovono l’esistente, ma contribuiscono al suo cambiamento. Nuove narrazioni e nuovi rituali, dando forma ad una diversa comprensione del sociale, si trasformano “in strumento di cambiamento politico e sociale” (Hunt, 1995: 59). “L’aspetto simbolico della politica suscita interesse perché gli uomini non sono in grado di conoscere se stessi fino a che non hanno cognizione di ciò che fanno, di ciò che li circonda e li influenza. L’uomo crea simboli politici ed essi, a loro volta, lo sostengono e lo fanno crescere o lo modificano negativamente.” (Edelman, 1987: 65) L’importanza politica della popular culture4 nasce, proprio, dal suo essere lo spazio magmatico in cui le identità e il senso del mondo degli individui si formano in larga parte ed, insieme, il terreno5 di scontro dove le definizioni sociali, morali, ideologiche e politiche confliggono e si danno battaglia per la vittoria del consenso e la riproduzione – ristrutturazione - produzione della società e dei corpi. 7 Gerardo Di Meo – [email protected] Il potere si dissemina e disperde tra le piaghe del sociale; graffia i corpi, la carne e le interiorità stessa. Ogni campo sociale è coinvolto e sconvolto dal suo fluire. La popular culture ne è impregnata. È lo spazio conflittuale e magmatico dove il senso comune prende forma. I flussi culturali, prodotti industrialmente, si scontrano con i desideri, le passioni, i piaceri e le pratiche ‘grassroots’ delle audiences. Le norme egemoniche confliggono con differenti sistemi di significato e le tecniche polimorfe del potere cozzano contro l’intransigente rifiuto a sottomettersi-conformarsi della ‘libertà’. La popular culture è lo spazio mutevole dove le differenze sociali vengono create, ri-generate e ri-prodotte e i discorsi del potere tentano di dar forma a corpi docili e normalizzati. Mutamento e ri- produzione sociale, identificazione e soggettività, corpi docili e corpi deformattati6, creatività e conformismo, partecipazione e apatia, potere e conflitto, piacere e potere. Il potere, di sovente, è concepito come qualcosa di statico e monolitico, la cui funzione è quella di reprimere gli istinti attraverso la regola organizzatrice. Al contrario, è in continuo movimento, reprime ed, insieme, produce; stimola desideri e marca corpi. Il piacere è, di sovente, concepito come ciò che si oppone al potere, alla regola; l’istinto che riprende il sopravvento. Al contrario, non ha mai una forma prestabilita; è in ogni luogo e in nessun luogo. Potere e piacere si confondono. Il potere produce il piacere così che possa penetrare più a fondo nelle maglie della società. Il piacere vive nell’esercizio del potere e nello sfuggire a esso. La popular culture è lo spazio conflittuale, in cui, piacere e potere, forze disciplinari e irriducibile antagonismo del frammento, si ibridano. Disordine, trasgressione, evasione e resistenza si fondono, confliggono, ibridano con tentativi
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