Rassegna del 26/07/2017

SCENARIO BANCHE 26/07/2017 Avvenire 2 Lettera. Botta e risposta. Ciò che si fa per le banche (e perché) Girardo Marco - Cozzi 1 0.48.00 Ciò che le banche devono fare per noi Alberto 26/07/2017 Corriere del Trentino 11 : +18% ... 2 4.22.00 26/07/2017 Corriere del Veneto 12 Favotto: «Bloccammo subito i nuovi crediti a chi era in Cda» - Favotto Francesco 3 4.55.00 Venezia e Mestre Veneto Banca, Favotto: «Bloccammo i nuovi crediti a chi era in Cda» 26/07/2017 Corriere del Veneto 12 Il decreto salva-banche in aula: respinti i 203 emendamenti, si va Mo.Zi. 4 4.55.00 Venezia e Mestre verso la fiducia 26/07/2017 Corriere della Sera 27 Banche venete, la carica di 203 emendamenti F.Mas. 5 4.22.00 26/07/2017 Corriere della Sera 27 Dimon e Blankfein, 314 milioni per due ... 6 4.22.00 26/07/2017 Corriere dell'Alto Adige 11 Banca Generali, raccolti duecento milioni - Banca Generali Fabbi Silvia 7 4.34.00 accelera in regione Crescita al 18% negli ultimi due anni 26/07/2017 Giorno Milano 19 Intervista ad Antonio Patuelli - Abi cambia, Milano diventa sede Balzarotti Luca 8 3.02.00 «L'Italia ormai ha due capitali» 26/07/2017 Il Fatto Quotidiano 15 Profumo a Finmeccanica: a rischio la maxi-gara Usa - Profumo, Feltri Stefano 9 3.14.00 troppe ombre russe nella maxi-gara Usa di Leonardo 26/07/2017 La Verita' 16 Le Bcc al governo: per noi niente regole Baldini Gianluca 10 4.55.00 26/07/2017 La Verita' 17 Modena, il sogno immobiliare del Pd fa perdere a Bper 41 milioni Amorosi Antonio 11 4.50.00 di euro 26/07/2017 Mattino Napoli 27 Banconapoli, il fronte anti-Marrama «Investimento Brs contro lo Iuliano Valerio 12 4.17.00 statuto» - «Illegale il patto della Banconapoli in Brs» 26/07/2017 Messaggero 16 Poste, in arrivo Novelli (Simest) E Sace chiude semestrale ok r.dim 13 2.04.00 26/07/2017 Messaggero 17 Offerta Azimut al Banco per Aletti Gestielle Castagna al bivio: r.dim 14 2.28.00 entro breve una decisione 26/07/2017 Messaggero 18 Cariparma, sprint sulle tre banche r.dim 15 2.31.00 26/07/2017 Mf 8 NB Renaissance raccoglie 300 mln per il fondo Annex Peveraro Stefania 16 4.40.00 26/07/2017 Mf 8 Npl, le nuove garanzie del Tesoro - Gacs, governo pronto al Gualtieri Luca 17 4.37.00 rinnovo 26/07/2017 Mf 9 Mps, slitta la semestrale in attesa dei decreti Costa Manuel 18 4.40.00 26/07/2017 Mf 9 Backstage - avverte: investitori attenti, Cervini Claudia 19 4.41.00 l'aggregazione delle bcc comporta dei rischi 26/07/2017 Mf 9 Patuelli (Abi): le attività sindacali a Milano Romano Mauro 20 4.35.00 26/07/2017 Mf 9 La Sga in versione Tesoro dimezza gli utili a 13 mln e si prepara Gualtieri Luca 21 4.31.00 per le Venete - Per Sga profitti in calo con il Mef 26/07/2017 Mf 10 Pramerica si allea con Banca Cambiano 1884 Romano Mauro 22 4.44.00 26/07/2017 Mf 10 Ecco la nuova squadra di Amundi per l'Italia Cinzia Tagliabue sarà Valentini Paola 23 4.51.00 ad - Ecco chi guiderà Amundi in Italia 26/07/2017 Mf 10 Aperta la data-room per la cessione di Bim Cervini Claudia 24 4.53.00 26/07/2017 Mf 15 Arrivano le offerte per Quadrivio - Trenta in corsa per Quadrivio Peveraro Stefania 25 4.58.00 26/07/2017 Mf 15 Per il factoring gli Ifrs9 saranno un vantaggio Messia Anna 26 5.02.00 26/07/2017 Mf 18 Contrarian - Cruciali le nomine per riportare presto il Monte in ... 27 5.29.00 Borsa 26/07/2017 Mf 18 Le banche più piccole non sono tagliate fuori dal digitale. Possono Ruozzi Roberto 28 5.29.00 ricorrere all'outsourcing 26/07/2017 Mf 18 Bruxelles ha abusato del suo potere sulle venete? De Mattia Angelo 29 5.29.00 26/07/2017 Sole 24 Ore 2 Rientro dei capitali con doppio rilancio - Per la voluntary un doppio Galimberti Alessandro 30 0.49.00 rilancio 26/07/2017 Sole 24 Ore 2 Scambio dei dati sui titolari dei conti e sulle giacenze Vallefuoco Valerio 31 0.49.00 26/07/2017 Sole 24 Ore 5 Rimborsi Mps, nessun «tetto» alle persone fisiche Trovati Gianni 32 1.04.00 26/07/2017 Sole 24 Ore 23 Banche, entro venerdì l'offerta di Atlante per gli Npl delle 3 casse - Davi Luca 33 2.15.00 Per il salvataggio delle 3 Casse è in arrivo l'offerta di Atlante 26/07/2017 Sole 24 Ore 23 La rete Abi tra Roma, Milano e Bruxelles R.Fi. 34 2.19.00 WEB 25/07/2017 AREZZONOTIZIE.IT 1 Ex Etruria, così la riorganizzazione: centro servizi Ubi da 130 posti ... 35 0.08.00 in via Calamandrei, 5 filiali in salvo. Chiusure in Casentino e a Cortona - Arezzo Notizie 25/07/2017 FEDERDAT.IT 1 Mps, trattativa per 4.800 tagli - Federdat ... 36 0.08.00 25/07/2017 TWEETIMPRESE.COM 1 Mps, trattativa per 4.800 tagli ... 37 0.08.00 Avvenire 26-lug-2017

Lettera. Botta e risposta. Ciò che si fa per le banche (e perché) Ciò che le art banche devono fare per noi

Caro direttore, premetto di essere soprattutto un lettore «della domenica» e vi faccio i complimenti per la qualità di "Avvenire". Torno su un tema trattato nell'interessante editoriale di Marco Girarlo, sulla questione relativa al salvataggio delle banche venete (pubblicato domenica 25 giugno 2017). Sono completamente d'accordo sul quadro generale, vale a dire che il sistema bancario italiano deve ricostruire quel rapporto di fiducia tra istituti di credito e risparmiatori. C'è però una sfumatura all'intemo dell'editoriale che mi lascia perplesso. Mi sembra di cogliere da parte dell'autore dell'articolo una presa di posizione a favore del ruolo che in tutta questa faccenda si sta ritagliando Banca Intesa. Io sono un correntista di suddetto istituto di credito da un quarto di secolo e lo sono diventato in quanto nel piccolo centro in provincia di Milano in cui vivo l'allora Cassa di Risparmio delle Province Lombarde era l'unica banca del Paese e ci tenevano i risparmi sia i miei genitori che la famiglia della mia futura moglie. Ora Banca Intesa mi sta giocando lo scherzetto di incrementare il costo del mio attuale conto corrente da zero euro l'anno a 120 euro l'anno su un conteggio retroattivo sulla mia giacenza media mensile del 2016. E di settimana scorsa la notizia secondo cui la Banca d'Italia vorrebbe vederci più chiaro in questa faccenda, a dire il vero poco chiara. Nel frattempo ho già espresso le mie rimostranze alla filiale di Banca Intesa, ma per evitare questa "purga" dovrò inventarmi economista per stare sotto la soglia di giacenza media di 2.000 euro mensili sul conto con una famiglia di quattro persone per evitare aggravi di costo. Detto questo, mi auguro, per il bene dei risparmiatori che hanno aperto i depositi presso le banche venete che il subentro di Banca Intesa sia per loro un beneficio, per altri versi, da uomo della strada, ho letto l'intervento di Banca Intesa come opera di, mi si passi il termine, "sciacallaggio". E, sinceramente, il mio rapporto di fiducia nei confronti degli istituti di credito non è per niente cresciuto. Grazie, e i miei più cordiali saluti. Alberto Cozzi Cesate (Milano) Gentile signor Cozzi, grazie anzitutto per l'attenzione e l'apprezzamento riservati ad "Avvenire". Il direttore mi ha chiesto di rispondere alle sue osservazioni sulla questione banche venete e, in particolare, sul ruolo di Intesa nel salvataggio, e io lo faccio volentieri. L'editoriale risale a un mese fa, giorno in cui, in serata, è stato poi presentato il decreto per la liquidazione ordinata delle ex popolari ed è dunque emersa, in tutta evidenza, la parte da protagonista che si è ritagliata nell'operazione: arginare una valanga in grado altrimenti, con un fallimento "disordinato", di travolgere l'economia del Nordest e, dunque, di avere ricadute pesanti su quella di tutta l'Italia. La mia impressione è che Intesa avrebbe fatto volentieri a meno di imbarcarsi in un'avventura cosl complessa. Se da un lato, infatti, lo scudo alzato ha protetto i 30 miliardi di raccolta diretta e i 20 di risparmio gestito delle famiglie e delle imprese venete, dall'altro, senza l'apporto di capitale garantito dallo Stato, l'intervento del grande gruppo bancario italiano ne avrebbe compromesso i coefficienti patrimoniali, intaccato il dividendo da 3,4 miliardi promesso dal piano industriale agli oltre 300mila soci ed esposto alle intemperie gli 875 miliardi di euro custoditi nei suoi forzieri. La banca guidata da Carlo Messina non aveva certo bisogno di espandersi nel Triveneto: ha già oggi, con 800 sportelli, la leadership nell'area. È stata invece "invitata" dall' advisor del Tesoro a partecipare a un'asta, insieme ad alme banche internazionali di pari dimensione, presentando alla fine l'unica offerta completa. Senza l'intervento di Intesa, poi, il Tesoro avrebbe dovuto trovare subito 12,5 miliardi - non solo i 5,2 messi a disposizione dell'istituto con il decreto - per rimborsare i correntisti tramite il Fondo interbancario obbligatorio e altri 10 per coprire le emissioni delle due banche, titoli già garantiti dallo Stato. C'è poi una seconda questione da lei posta, che terrei distinta dalla precedente: quella relativa allo "scherzetto" giocatole dalla banca di cui è cliente da un quarto di secolo. Alla lista degli istituti che hanno ritoccato i costi del conto corrente si aggiungerà effettivamente, dal primo agosto 2017, anche Intesa SanPaolo. La motivazione addotta dalla maggior parte delle banche per giustificare aumenti decisi in modo unilaterale si basa in sostanza sui maggiori oneri derivanti dall'adeguamento alle norme europee in materia di Fondi di garanzia e sui contributi versad al Fondo di risoluzione per la normativa del bail-in. Sullo sfondo ci sono però i bassi saggi d'interesse del mercato interbancario, livelli che rendono da tempo la liquidità lasciata in deposito dai clienti sui conti un "costo" per la banca.Ammesso e non concesso che tali fattori costituiscano, come prevede il Testo unico bancario, un

SCENARIO BANCHE 1 «giustificato motivo» per l'innalzamento dei canoni, sarà proprio la capacità delle banche nel proporre offerte differenziate, condizioni "su misura" per i singoli clienti, tenendo anche conto della loro fedeltà - nel suo caso, una fedeltà accordata addirittura da qualche lustro - a consentire loro di mantenere i depositi e quindi a crescere. Altrimenti perderanno anche i correntisti più affezionati, a vantaggio magari di chili tratta meglio, sfruttando appieno le potenzialità della tecnologia applicata alla finanza (Fintech): oggi, infatti, per aprire un nuovo rapporto e cambiare banca bastano pochi clic. Le banche non sono nemiche dei cittadini e delle imprese, sono loro alleate. Ma oggi più che mai devono dimostrarlo col fatti. Marco Girardo ***

SCENARIO BANCHE 2 Corriere del Trentino 26-lug-2017

Banca Generali: +18% art Banca Generali accelera sul Nordest e punta spedita sul mercato regionale. La banca private triestina ha quattro punti operativi nella regione (Bolzano, Trento, Egna e Merano) e vanta masse pari a 350 milioni di euro, in crescita del 18% negli ultimi due anni. Le tre sedi altoatesine hanno raccolto circa 20o milioni, gli altri 150 milioni provengono da Trento e provincia. Bovo: consulenze ad hoc per le famiglie. ***

SCENARIO BANCHE 3 Corriere del Veneto Venezia e Mestre 26-lug-2017

Favotto: «Bloccammo subito i nuovi crediti a chi era in Cda» - Veneto Banca, art Favotto: «Bloccammo i nuovi crediti a chi era in Cda»

di Francesco Favotto La tesi che sottende l'articolo di Ferruccio de Bortoll sulla autocritica mancata della classe imprenditoriale veneta non è infondata. Gli imprenditori ex soci debitori sono in una forbice: storditi da quanto successo - ma come può essere accaduto? - e carichi di incertezza per la incombente azione delle «società recupero crediti» mirate all'incasso e disinteressate alla continuità aziendale delle imprese (il 6% di utile era l'obiettivo del Fondo Atlante con la gestione degli Npl). I due fattori, abbinati alla rabbia di essere caduti in questa trappola, possono spiegare la cappa di silenzio che sembra in corso sulla tragedia veneta. Aldo Moro diceva che «Quando non si può fare niente e tutto è perduto, bisogna almeno cercare di capire». E su quanto avvenuto nelle banche venete c'è ancora davvero molto da ricostruire e capire. Premetto che sono in conflitto di interessi, fattore che spiega la riservatezza che mi sono imposto dall'ottobre 2015, per cui intendo soffermarmi solo sul dettaglio informativo. Il tema dei «crediti facili» come spiegazione del fallimento delle banche venete è solo parzialmente fondato. Tra l'altro, andrà giuridicamente specificato e tecnicamente quantificato - dettagli entrambi non facili - e anche infine capito e pesato. Per quanto riguarda la gestione del credito dall'aprile 2014 in Veneto Banca le procedure di assegnazione rientravano nelle deleghe al Dirigente del Credito e all'apposito Comitato direzionale entro le metodologie e i processi definiti dal Cda. Nei 18 mesi di Presidenza non ho mai ricevuto richieste di supporto al credito né ho percepito possibili interferenze di altri consiglieri. Quando nel maggio 2014 - dopo un mese dalla elezione del nuovo Cda - si è presentata la prima legittima richiesta di credito da parte di un consigliere, la pratica è stata gestita in modo rigoroso secondo un nuovo regolamento ad hoc, che impediva nuova finanza aggiuntiva a esponenti aziendali del Cda, del Collegio Sindacale e loro parti correlate rispetto alle pratiche di fido già in corso. I crediti venivano istruiti e valutati dalle strutture tecniche competenti, in coerenza con la evoluzione del credito da «economico relazionale» a «finanziario transazionale» come da criteri Asset Quality Review applicati dalla Bce negli stress test 2014 e imposti poi, con procedura peraltro imprevista, al bilancio 2014. E i giudizi dei tecnici, sempre condivisi, erano prerequisito e garanzia per i vari livelli decisionali: filiale, capo area, Comitato Crediti e Cda per le autorizzazioni più impegnative. Il Cda dava anche indicazioni di fondo, di priorità di filiere - ad esempio meno edilizia e più meccanica o meno rinnovi e più finanziamento di progetti innovativi - ma l'intero iter valutativo era della struttura. Sono stati invece i crediti erogati negli anni precedenti a mostrarsi nel tempo sempre più deteriorati, questo anche in relazione al protrarsi della crisi economica e alle convenienze che i debitori avevano a intraprendere o meno percorsi virtuosi di restituzione, fatto questo poco studiato. Il crescere degli accantonamenti da un lato e il diminuire del prezzo di acquisto degli Npl dall'altro, aumentava la forza contrattuale dei debitori. Nel biennio 2014-15 le riclassificazioni dei crediti pregressi da performing a non performing hanno coinvolto un volume di 2.5 miliardi di euro, con carico a Conto Economico per 1.5 miliardi, una enormità. Ma dicevo che il tema dei «crediti facili» offre una spiegazione solo parziale del default. In realtà, assieme alle perdite su crediti è stata la caduta della «reputazione» della Banca e della «fiducia» riscossa presso i soci, i risparmiatori, gli investitori, il personale, i clienti, nonché le istituzioni superiori italiane ed europee e il più ampio contesto politico e culturale, il fattore che spiega il disastro. Voglio solo citare il fenomeno della «fuga dei depositi». per centinaia di milioni di euro, che ne è derivata. Un fenomeno che nemmeno le successive gestioni, neanche quella di Atlante, hanno saputo contrastare. Ma qui il discorso si allarga e andrà approfondito. ***

SCENARIO BANCHE 4 Corriere del Veneto Venezia e Mestre 26-lug-2017

Il decreto salva-banche in aula: respinti i 203 emendamenti, si va verso la fiducia art In seduta serale al Senato, ieri la commissione Finanze ha respinto i 203 emendamenti sul decreto di messa in liquidazione delle banche venete, la cessione a Intesa e l'affidamento dei crediti deteriorati a Sga. Con la certezza che nessuna modifica verrà approvata perché in aula tra oggi e domani sarà posta la fiducia, sono stati individuati gli ordini del giorno che accompagnano la conversione definitiva con i quali si chiedono al governo l'istituzione di n fondo per la tutela degli azionisti raggirati, impegno affinché le transazioni cui hanno aderito il 70% de soci non ricadano nella revocatoria della procedura di liquidazione e non siano tassate. «La maggioranza chiede anche che siano garantite le linee di credito alle imprese clienti delle due venete e anche di Intesa — specifica il senatore Giorgio Santini, Pd - E infine che la magistratura sia messa nelle condizioni di operare». C'è infatti un'emergenza che riguarda la Procura di Treviso, inondata di esposti di azionisti truffati da Veneto Banca ma con pochi magistrati in organico in grado di procedere celermente. «Il procuratore Michele Dalla Costa ci ha riferito che su 12 magistrati in organico mancano quattro sostituti procuratori - spiega il deputato Federico D'Incà, M5s, che oggi con i colleghi Enrico Cappelletti, Francesca Businarol, Arianna Spessotto e il capogruppo regionale Jacopo Berti incontrerà il ministro della Giustizia Andrea Orlando — Chiederemo un impegno a rafforzare l'organico, inserendo anche un procuratore aggiunto. Altrimenti non si avrà giustizia sulle banche venete e tutto cadrà in prescrizione». I 5s hanno proposto un ordine del giorno che estende la tutela a chi ha comprato le azioni dal 2014 al 2016, che alla Camera era stato anche recepito dal relatore. Mdp-Articolo i chiede l'esclusione perpetua dalla vita pubblica dei manager responsabili del fallimento. Il Pd fa propria la richiesta del sindaco di Vicenza Achille Variati di mantenere ad uso pubblico Palazzo Thiene. Mo.Zi. RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 5 Corriere della Sera 26-lug-2017

Banche venete, la carica di 203 emendamenti art Banche venete, la carica di 203 emendamenti A Siena Slitta la semestrale di Mps in attesa dei decreti sugli aiuti di Stato in Gazzetta Nonostante abbia già incassato la fiducia alla Camera, il decreto legge sulle banche venete — che stanzia direttamente 5 miliardi a favore di Intesa Sanpaolo per rilevare le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca — arriva alla commissione Finanze del Senato gravato da 203 emendamenti e 49 ordini del giorno. I lavori sono partiti ieri sera, anche se nessuna modifica dovrebbe essere approvata: obiettivo della maggioranza è avere l'ok della commissione già oggi e il via libera dell aula di Palazzo Madama entro giovedì, sempre con il voto di fiducia. Il decreto va convertito in legge entro il 24 agosto e, per esplicita clausola del contratto con Intesa Sanpaolo, non deve essere modificato nelle clausole sostanziali. Movimenti in corso anche sul fronte della ricapitalizzazione precauzionale del Montepaschi. Il board dell'istituto senese guidato da Marco Morelli e presieduto da Alessandro Falciai, destinato all'approvazione dei conti semestrali che devono recepire la maxi- perdita legata alla svalutazione degli npl, slitterà rispetto al calendario già fissato di venerdì 28. Il rinvio, al momento senza una data, è legato alla necessità di attendere la pubblicazione dei due decreti ministeriali che daranno il via alla ricapitalizzazione di Mps per 8,1 miliardi, di cui 3,9 miliardi a carico dello Stato e il resto dalla conversione in azioni delle obbligazioni subordinate. I decreti firmati dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sono all'esame della Corte dei Conti per la registrazione dopodiché verranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Lo Stato avrà una quota iniziale del 55% circa ma alla fine del processo, entro l'anno, arriverà a circa il 70% del capitale, in base al livello di adesioni all offerta di scambio azioni-bond ai risparmiatori da parte del Tesoro. L'offerta potrebbe avvenire subito dopo il ritorno in Borsa di Mps, in autunno, anche se questo passaggio, tutt'altro che neutrale, non sarebbe stato ancora definito: l'altra strada è di lanciare l'offerta di scambio prima del ritorno in quotazione. F. Mas. RIPRODUZIONE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 6 Corriere della Sera 26-lug-2017

Dimon e Blankfein, 314 milioni per due art L'effetto Trump su Wall Street ha avuto effetti anche sui Ceo delle banche. Come riporta il Financial Times, Jamie Dimon e Lloyd Blankfein, numero uno di JP Morgan Chase e di Goldman Sachs, hanno visto salire il valore dei titoli in loro possesso (azioni e opzioni) di 314milioni di dollari. Banchieri Jamie Dimon, Ceo di JPMorgan Chase e Lloyd Blankfein, di Goldman Sachs ***

SCENARIO BANCHE 7 Corriere dell'Alto Adige 26-lug-2017

Banca Generali, raccolti duecento milioni - Banca Generali accelera in regione art Crescita al 18% negli ultimi due anni

BOLZANO Banca Generali accelera sul Nordest e punta spedita sul mercato regionale con nuovi servizi patrimoniali. Dal quartier generale di Bolzano, la banca private triestina sta investendo sul territorio, aumentando il numero dei propri professionisti a supporto dei clienti nell'area. Il Nord Est è tra le zone di maggiore interesse perla società che intorno ai quattro punti operativi nella regione (Bolzano, Trento, Egna e Merano) vanta masse pari a 350 milioni di euro, in crescita del 18% negli ultimi due anni. Le tre sedi altoatesine hanno raccolto circa 200 milioni, gli altri i5o milioni provengono da Trento e provincia. L'offerta della banca è cambiata negli ultimi anni partendo dall'analisi dello status quo. La fotografia che ne è emersa rivela come in regione sia cambiato l'approccio al risparmio delle famiglie: gli immobili e i titoli di Stato non sono più un bene rifugio, le complessità familiari implicano flessibilità nelle scelte per il futuro, e fra gli imprenditori il patrimonio personale ha iniziato a essere considerato altro rispetto a quello della società. «Banca Generali ha ripensato il tradizionale modello di consulenza dedicato alla diversificazione di portafogli puntando su un'advisory evoluta per aiutare le famiglie nella protezione del patrimonio non solo finanziario dove vantiamo soluzioni personalizzate e su misura, ma anche immobiliare, di impresa, e in tutte quelle criticità legate all'ottimizzazione successoria» spiega Leandro Bovo, area manager di Banca Generali nel Nord Est. La società ha investito circa 20 milioni negli ultimi anni per sviluppare una piattaforma tecnologica proprietaria all'avanguardia in Italia (Bg Personal Advisory), in grado di incrociare diversi parametri, scannerizzare le proprietà real-estate nelle variabili di mercato e fiscali, proiettare simulazioni su investimenti evidenziandone i molteplici fattori di rischio e rendere semplice e immediato lo sguardo sul capitale. Presentato agli investitori a Londra pochi giorni fa nel corso di un investor day, il modello ha ricevuto il plauso degli analisti. «Col nuovo servizio di consulenza riusciamo ad avere un approccio analitico agli investimenti finanziari e non. Stiamo ricevendo molto interesse nell'area di Bolzano da imprenditori e famiglie proprietari di diversi immobili in cerca di strategie per valorizzare risorse troppo spesso incagliate in situazioni di illiquidità» spiega Bovo. Nell'ultimo anno la società ha intercettato consulenza su asset per un controvalore potenziale di 5 miliardi, in termini di operazioni di corporate finance o stime sulle proprietà immobiliari. L'Italia è ai vertici mondiali per possessori di prime case (709), contro una media europea del 50-60%. Quanto alla composizione della ricchezza privata, questa è per il 60% esposta verso gli immobili, asset con forti criticità, come la difficile liquidità nella vendita e il peso degli oneri fiscali. I dati ufficiali confermano questo trend, con valutazioni sotto pressione e prezzi scesi del 3o-40% dai picchi nel 2007, e compravendite diminuite del 40% fino alla 2014. «La nostra sfida riguarda la protezione e il valore e la affrontiamo sposando al meglio il contributo del digitale forti di una solidità al vertice del sistema e di una banca private che ha dimostrato di essere una delle realtà più apprezzate dal mercato a livello mondiale nel proprio settore» conclude Boyo. Silvia Fabbi Sede operativa II quartier generale di Bolzano r perla banca private triestina che in provincia ha in tutto tre uffici ***

SCENARIO BANCHE 8 Giorno Milano 26-lug-2017

Intervista ad Antonio Patuelli - Abi cambia, Milano diventa sede «L'Italia ormai ha art due capitali»

- MILANO - LA PREMESSA: «L'Italia ha due capitali, Roma per le istituzioni, Milano per finanza. E Abi ne deve tenere conto». Detto, fatto. «Milano - annuncia Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione bancaria italiana - sarà una sede, non più una dipendenza romana. Nel decidere di trasformare Milano in una sede, Abi ha scelto di assegnare al capoluogo lombardo la Direzione sindacale e del lavoro». Presidente Pautelli, perché questa decisione? «Perché è una delle attività fondamentali di Abi che si sposa perfettamente con la natura di capitale finanziaria di Milano. La città ha conosciuto una nuova crescita significativa dopo Expo. E se vogliamo attirare investitori e altri operatori economici, noi non possiamo non esserci». Da quando sarà operativa questa scelta? «Tra pochi giorni, sei per l'esattezza. Dal 1 agosto, anche se ne avevo già parlato durante l'assemblea del 12 luglio». Cosa cambierà? «Milano diventerà una sede Abi come Roma e Bruxelles. Nei prossimi mesi entrerà nel vivo il piano triennale che intende sviluppare le attività di Abi distinte in tre diverse località. A Roma e Bruxelles, le capitali dell'Italia e dell'Europa, saranno concentrate le strutture dedicate ai rapporti istituzionali. A Milano, invece, saranno dislocate le attività che hanno a che fare con una città che è capitale della finanza e con la formazione. Ora possiamo dire che Abi avrà tre sedi distinte». Luca Balzarotti

SCENARIO BANCHE 9 Il Fatto Quotidiano 26-lug-2017

Profumo a Finmeccanica: a rischio la maxi-gara Usa - Profumo, troppe ombre art russe nella maxi-gara Usa di Leonardo

STEFANO FELTRI Il banchiere Alessandro Profumo è stato scelto dal governo Gentiloni come amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica anche se privo di esperienza nel settore della difesa, per le sue doti manageriali e la sua rete di contatti costruita nell'espansione internazionale di (oltre che per un certo grado, vero o presunto, di renzismo). Eppure proprio il curriculum di Profumo ora rischia di penalizzare Leonardo. Secondo quanto riferiscono due diverse fonti al Fatto, una italiana e una americana, negli ambienti vicini al Pentagono negli Usa ci sono perplessità su una delle cariche che Profumo ricopriva fino al 26 maggio, prima di entrare in Leonardo: era nel supervisory board della Sberbank, la principale banca russa, controllata dalla Banca centrale di Moscae sotto la diretta influenza del presidente Vladimir Putin. Dal 2014 la Sbebrank è sottoposta a sanzioni sia da parte dell'Unione europea che degli Stati Uniti come reazione alla guerra in Ucraina. Profumo non è mai finitoinalcunablacklist,mala direttiva 1 dell'OfficeofForeign Assets Control vieta a cittadini americani di fare affari con Sberbank. "NESSUNA EVIDENZA di difficoltà e rallentamenti e nessuna criticità nelle gare", assicuraLeonardoalFatto. Ma il dettaglio di sicuro non aiuta il gruppo italiano nella gara più importante per i prossimi anni, da 16,3 miliardi di dollari, per la costruzione del nuovo velivolo di addestramento per tutta la Us Air Force. In questo momento di fibrillazioni per i rapporti tra l'amministrazione Trump e la Russia, affidare la più grossa commessa del settore difesa a una cordata guidata da un manager marchiatocomefilorussononpasserebbe inosservato. La gara T-100 per Leonardo-Finmeccanica è difficile anche a prescindere dal curriculum di Profumo. Secondo l'autorevole rivista Aeronautica 8 difesa di Claudio Tatangelo è addirittura "una gara persa prima di iniziare". La commessa è gigantesca: si comincia con 350 aerei per un valore di 16,3 miliardi, perché la Us Air Force deve rimpiazzare il Northrop T-38 C. Ma questo è l'antipasto: il gruppo che riesce a imporre il proprio velivolo come nuovo addestratore si prende anche i servizi di manutenzione per decenni. E poiché gli Usa fissano lo standard, anche molti alleati degli americani che interagiscono con le loro forze armate seguirannola scelta del Pentagono per l'addestratore. I preparativi per questa gara durano da un decennio. Leonardo ha quello che dagli esperti è considerato il velivolo migliore: PM-346 sviluppato dalla Aermacchi sul progetto della russa Yakolev. Un aereo così apprezzato che Israelenehacomprati 30,laPolonia otto, Singapore dodici, l'Aeronautica militare italiana 18. Se la gara fosse soltanto sul prodotto, Leonardo avrebbe probabilmente la vittoria in tasca. Ma nel settore della difesa tuttoèpolitica. Per ottenere commesse dal Pentagono le aziende straniere devono trovarsi un partner americano e impegnarsi a creare posti di lavoro negli Usa (Leonardo ha già accordi con Honeywell peri motori in Arizona, per i simulatori con la Cae in Florida e ha promesso che l'assemblaggio in Alabama produrrà 750 nuovi posti). NEL 2009 FINMECCANICA aveva il migliore dei partner, cioè Boeing. Poi l'alleanza si è sciolta e Finmeccanica si è rivolta a General Dynamics, ma di nuovo un divorzio, nel 2013. Altro tentativo: con Raytheon, colosso Usa specializzato in missili, ma tanto l'aereo ce lo metteva Finmeccanica. Nel febbraio 2016 il colpo di scena: anche Raytheon se ne va, pare per divergenze sul prezzo. Gli americani volevano una versione più economia del M-346, che nella gara viene ribattezzato T-100, mentre Finmeccanica si ribellava alla pericolosa logica del low cost, che rischiadi deprimere i margini anche in gare future. La Finmeccanica guidata da Mauro Moretti si trova così senza il fondamentale partner americano a poche settimane dall'inizio della fase finale della gara. Un disastro affrontato con unasoluzionedi ripiego: il partneramericanoèdiventato Drs, cioè una società americana che però è già interamente di Leonardo- Finmeccanica, specializzata in elettronica per la difesa, che però "garantisce una struttura di costi più snella", rassicura Leonardo. Le regole Usa sui settori strategici impediscono a Leonardo-Finmeccanica di esercitare il controllo sulla Drs, che deve avere vertici tutti americani. Ma la sostanza cambia poco: Moretti ha lasciato a Profumo una azienda senza un partner rilevante per la gara T-100. Equita, la società di consulenza finanziaria di Profumo, dopo il divorzio tra Leonardo e Raytheon scriveva a febbraio: "Presentandosi senza un prime contractor Usa di peso le chance di assegnazione (contro Lockheed-Kai e Boeing Saab) si riducono". E Claudio Tatangelo di Aeronautica t difesa, nel numero in edicola oggi, spiega: "Gli Stati Uniti possono, devono e vogliono mantenere in

SCENARIO BANCHE 10 vita una pluralità di aziende a cui potersi rivolgere". I protagonisti sono tre: Lockheed Martin, Northrop Grumman e Boeing. LOCKHEED-MARTIN è già impegnata nel famoso e contestato programma F-35 Lightening II Northrop Grumman si è aggiudicata il bombardiere strategico B-21 Raider (80-100 macchine per almeno 550 milioni e questo spiega perché si è di fatto sfilata dalla gara T-100). Boeing, invece, sta cercando di rilanciare il programma F-15 e FA-18. Ma al momento è l'unico grande gruppo senza commesse rilevanti. Nella logica spartitoria, era dunque il partner perfetto per Leonardo. Dopo la rottura ne12009, invece, Boeingsi èalleata con la svedese Saab e a dicembre ha presentato il velivolo T-X, studiato proprio per la gara americana. Lockheed Martin offre il T-50 già operativo in Corea del Sud, considerato dagli esperti di gran lunga inferiore al M-346 italiano. Ma la partita per Leonardo sembra disperata. E lo il marchio russo su Profumo non aiuta certo. RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 11 La Verita' 26-lug-2017

Le Bcc al governo: per noi niente regole art di GIANLUCA BALDINI • Sono in pochi a saperlo e chi non è un addetto ai lavori ci dà poco peso. Eppure il primo gennaio del 2018 sarà una data storica per l'Italia: verrà implementata la normativa europea Mifid2 che regola l'utilizzo degli strumenti finanziari da parte di asset manager, banche e intermediari finanziari. In Italia, dietro a questo norma c'è una vera e propria battaglia politica che si sta combattendo a colpi di audizioni e decreti in cui ognuna delle parti coinvolte cerca di tirare acqua al suo mulino. IL QUESTIONARIO La prima battaglia è quella legata alle banche di credito cooperativo che, da più parti, hanno chiesto di essere esonerate dagli oneri della Mifid2 che, in primis, chiede che ogni cliente compili un questionario che lo renda consapevole di quello che sta facendo a livello finanziario. Gli istituti di credito cooperativo, per), stanno spingendo affinché non siano obbligate a rispettare certi obblighi. Il motivo? Sarebbe troppo oneroso per questi istituti chiamare in causa tutti gli azionisti che, singolarmente, detengono partecipazioni modeste. «Le commissioni al Senato e alla Camera che si occupano della Mifid2 e di come verrà implementata in Italia fanno entrambe capo alla maggioranza., spiega alla Venti Salvatore Gaziano, direttore investimenti Soldi expert, società di consulenza indipendente. «Al Senato c'è Mauro Marino del Pd mentre alla Camera c'è Maurizio Bernardo. L oro hanno ricevuto il decreto dal Consiglio dei ministri e poi hanno dato il via a delle audizioni e sono giunti a formulare delle osservazioni. Una di queste è che le banche di credito cooperativo hanno sposato quanto richiesto da Federcasse e cioè che, nel caso della Mifid2, si applichi una versione ridotta perché gli azionisti hanno pochi titoli e sarebbe un problema convocarli per fargli firmare la profilatura con effetto retroattivo. Per questo chiedono che ci sia un regime speciale sia per chi è già in possesso di azioni, sia per la vendita dei titoli. In parole povere, le Bcc hanno chiesto che venga istituito un regime di rango secondario che significa che vengano definite delle condizioni di buon senso da sottoporre alla Consob. Cosi facendo per loro diventa più facile collocare azioni.. Aonore del vero, non è ancora chiaro se le richieste delle Bec verranno esaudite nella legge che implementerà ufficialmente la Mifid2. Quello che è certo è che se le Bcc non dovessero rientrare all'interno dei controlli della normativa europea, questa non sarebbe una scelta realizzata nell'interesse dei risparmiatori che sarebbero maggiormente esposti nell'acquisto di titoli da parte di istituti con bilanci non per forza solidi (come nel caso delle venete). Ma non è finita. «È un approccio che é stato contestato., spiega Gaziano, «perché, secondo la riforma numero 49 di Matteo Beni, entro il 2021 queste banche potranno aumentare il numero di soci da un minimo di Zoo ad almeno 50o, ma soprattutto l'investimento minino potrà passare da 50.000 a 1oo.00o euro. Così facendo, c'è il rischio che qualche banca non proprio solida possa offrire qualche fregatura ai risparmiatori. Non si capisce perché per la Mifid2 ci debbano essere figli e figliastri. Il messaggio che passa è che il Parlamento è costituto da commissioni di poteri forti che non vanno afavorire la collettività». All'interno della norma che regola la Mifid2 c'è poi l'annosa questione legata alla consulenza finanziaria indipendente. Quella, cioè, pagata a parcella e che non fa capo ad alcuna rete di consulenza. «All'interno del decreto che istituiva la consulenza fuori sede, continua Gaziano, «Senato e Camera hanno recepito il parere delle banche secondo cui dovrebbe esserci un veto sul fatto che, con la Mifid2, possa essere esercitata la consulenza indipendente attraverso l'offerta fuori sede. Una scelta che non alzerebbe il livello dei servizi e non farebbe scendere il costo della consulenza.. IN GRAN BRETAGNA In Inghilterra, uno dei primi Paesi dove è stata implementata la Mifid2, ad esempio, è stata fatta una scelta radicale: vietare le retrocessioni (denaro percepito dai consulenti per ogni prodotto venduto, ndr). Un sisterna che garantisce trasparenza perché non invoglia un consulente a vendere un prodotto piuttosto che un altro. In Italia, l'idea (non c'è ancora nulla di certo a livello normativo) è di andare verso una strada opposta. «La vera paura., dice Gaziano, «è che i consulenti che appartengono alle reti distributive bancarie possano staccarsi e offrire lo stesso servizio in modo indipendente. Offrendo, peraltro, una consulenza senza pressioni dall'alto per cui è possibile vendere solo alcuni prodotti finanziari della casa. Ma questo costituirebbe un enorme danno al sistema bancario. ***

SCENARIO BANCHE 12 La Verita' 26-lug-2017

Modena, il sogno immobiliare del Pd fa perdere a Bper 41 milioni di euro art di ANTONIO AMOROSI • Sono le banche il terreno di scontro tra le componenti del centrosinistra, l'una contro l'altra armate. E le banche restano il limite di ogni loro disegno strategico e territoriale. - In questi giorni a Modena è fallita Manifattura tabacchi, un simbolo oltre che uno dei più importanti investimenti immobiliari della città rossa. Lo storico cornparto a due passi dalla stazione in viale Monte Kosica è arrivato a fine corsa. È stato un monastero nel 1500 diventato ospedale, poi deposito, nel 1788 fabbrica del tabacco, simbolo della cooperazione locale e realtà industriale cresciuta fino a trasformarsi forse nella più grande che Modena abbia mai visto. APPARTAMENTI VUOTI Da metà degli anni 2000 Manifattura tabacchi è stata ristrutturata dalla Quadrifoglio Modena spa, veicolo societario di Fintecna, a sua volta di Cassa depositi e prestiti, cioè il ministero dell'Economia. In quel momento Manifattura era il più grande cantiere dell'Emilia Romagna, con oltre loo operai impegnati contemporaneamente, capace di dare vita a un «affare. per milioni di euro, dicevano a sinistra. Luogo simbolo della campagna elettorale del sindaco Pd Gian Carlo Muzzarelli, ex assessore fedelissimo di Vasco Errani, Manifattura interessava circa 14.000 metri quadrati destinati a residenze, oltre 2.000 metri a uffici, circa 1.000 metri a centro commerciale e altri 4.000 ad attività commerciali diffuse. Ma a distanza di soli tre anni dall'inaugurazione trionfale del 2014, dove si parlava di «cuore, fulcro urbano e dinamico. della Modena del futuro, 1'88% della struttura rimane invenduto e Quadrifoglio Modena spa finisce in liquidazione. A giugno scorso, ultimo mese censito, i due padiglioni avevano solo una decina di inquilini e tutto il resto, 67 residenze, 17 uffici, 12 negozi, vuoto e disabitato. Nella storia di Manifattura tabacchi si trovano tutti gli attori che nella provincia di Modena contano davvero. C'è soprattutto Bper, prima banca popolare della provincia solidamente ancorata nel centrosinistra e che ha Unipol quale primo azionista. Bper deve avere da Quadrifoglio Modena spa oltre 41 milioni di euro. La banca ha da poco anche risucchiato la Nuova carife di Ferrara, la good company della vecchia Carife, dopo il commissariamento del ministero dell'Economia, quindi lo stesso potere che sta dietro a Cassa depositi e prestiti. Bper è in s e l colti a reggere ancora le mancate entrate di Quadrifoglio Modena spa. Nessun rimborso effettuato nel 2016, vista la disastrosa situazione di bilancio della spa, e un piano di ammortamento che doveva partire nell'esercizio 2015 ma che è rimasto congelato. E poi c'è lo Stato sempre con Cassa depositi e prestiti che ha ne voluto la ristrutturazione. Ma più di tutti le più grandi cooperative di costruzioni del territorio riunite nella Ciminiera spa costituita da Ccc, Cdc, Cmb, Cme, Cesa, Rigenti e Seam detenuta al 49% da Costruzioni generali due e con la presenza importante dell'ex vicepresidente del Consorzio cooperative costruzioni, il modenese Omer Degli Esposti. Infine Muzzarel i Oggi tutti sconfitti. Tutti vittime e artefici del colossale flop. Il piano sembrava solido ma si poggiava sul salvadanaio, le spalle di Bper, capace di dare credito più o meno all'infinito. Ma l'infinito in economia bancaria non esiste. Bper nel gennaio 2016 veniva considerata da Pricewaterhousecoopers, nota società americana di consulenza finanziaria, il terzo istituto più in sofferenza d'Italia con un quarto del portafoglio in crediti non esigibili, ossia prestiti concessi che non saranno ripagati e che minano cioè la solidità dei conti. A chi saranno stati erogati questi prestiti? Quando negli ultimi mesi Bper, con i suoi 41 milioni di euro da avere per Manifattura tabacchi, si è vista anche stimare l'opera 29 milioni ne ha chiuso i battenti. I PRODIANI Il gioco si ripete come con Banca Etruria e più di tutte Mps. Bper per() non può essere una riserva di aiuto infinito per i disegni del centrosinistra. È apparso anche di recente in uno scoop raccontato dal quotidiano La Stampa. Ma qui per motivi diversi. Siamo a fine 2014 ed Ettore Caselli, allora presidente di Bper, capeggia il fronte che nell'istituto vede con favore un'integrazione con Banca Etruria. Ma deve fronteggiare la freddezza di strutture e cda. Soprattutto l'opposizione di due consiglieri, Angelo Tantazzi e Giuseppe Lusignani, vicini a Romano Pro in rotta di collisione con i renziani dopo la mancata elezione a capo dello Stato. Caselli contatta allora i suoi interlocutori nel consiglio di Etruria e chiede di attivare «il Boschi», allora vicepresidente dell'istituto e papà dell'allora ministro -per far muovere il governo e trovare una mediazione con i prodiani. Ma non c'è niente da fare. Anche Graziano Delrio, ex prodiano di ferro, chiederà informazioni sullo stato della fusione. Ma gli uni contro gli altri son già fin troppo armati per perseguire lo stesso disegno. E la banca che dà è la stessa che toglie. ***

SCENARIO BANCHE 13 Mattino Napoli 26-lug-2017

Banconapoli, il fronte anti-Marrama «Investimento Brs contro lo statuto» - art «Illegale il patto della Banconapoli in Brs»

Valerio luliano È vietato dallo Statuto utilizzare il capitale della Fondazione per svolgere attività di impresa bancaria per di più detenendone il controllo in base ad un patto di sindacato»: è questo, in estrema sintesi, uno dei punti essenziali della nota inviata ieri al Ministero dell'Economia dai sei consiglieri in polemica con i vertici dell'ente. Un riferimento diretto all'acquisto delle azioni della Banca Regionale di Sviluppo, che, a giudizio del fronte anti-Marrama, non avrebbe potuto essere effettuato. « vietato dallo statuto avere il controllo di una banca e il presidente - questa la tesi sostenuta dai sei consiglieri - ha dichiarato di avere scritto un patto di sindacato di controllo della Brs nel verbale del consiglio del dicembre 2015». La guerra ricomincia esattamente dal punto in cuisi era interrotta temporaneamente appenatre giorni fa. Da ieri mattina, nella casella di posta elettronica di Andrea Rivera, responsabile della quarta direzione del Ministero che si occupa di Vigilanza, sono pervenute sei e- mail inviate dai sei consiglieri che contestano l'operato del Cda della Fondazione Banco di Napoli. Il testo delle sei note al Ministero è esattamente identico. Cambiano solo i mittenti. E la scelta di non inviare un documento congiunto - sostengono dal fronte anti-Marrama - è dovuta solo alla difficoltà di firmare contemporaneamente lo stesso testo per la lontananza di alcuni. Arriveranno invece venerdì prossimo al Ministero di via XX Settembre le lettere di controdeduzioni alla nota del Mef del 27 giugno scorso, che era stata l'origine del conflitto scatenatosi all'interno del consiglio generale della Fondazione. Le missive saranno firmate rispettivamente dal consiglio di amministrazione e dal collegio sindacale, due organi ai quali erano indirizzati i rilievi ministeriali, ciascuno per le proprie competenze. I consiglieri in polemica con i vertici della Fondazione giocano d'anticipo sui loro avversari. Le comunicazioni alla Vigilanza del Ministero hanno un'origine precisa. Ovvero la proposta di una commissione istruttoria finalizzata ad acquisire la documentazione sugli investimenti della Fondazione. La mancata approvazione daparte del consiglio generale della stessa richiesta ha indotto i sei consiglieri proponenti a rivolgersi al Ministero. Nelle e-mail firmate da Orazio Abbamonte, Rossella Paliotto, Francesco Caia, Vincenzo Di Baldassarre, Antonio Baselice e Donato Pessolano vengono illustrati tutti i punti su cui verte la polemica con il presidente Daniele Marrama e con il consiglio di amministrazione. Su tutti, la questione dell'investimento delle azioni dell'ente nella Banca Regionale di Sviluppo, che gli stessi consiglieri ritengono un'operazione di salvataggio di un istituto di credito in conclamata difficoltà finanziaria. Un motivo in più per attribuire al consiglio generale il potere di indirizzo sull'investimento. Una tesi contestata aspramente dallo stesso Marrama che invece, nella nota al Ministero, ribadirà chele decisioni sui singoli investimenti spettano al Cda. Abbamonte e i suoi alleati sostengono, comunque, di essere venuti a conoscenza ufficialmente di tutta l'operazione BRS solo attraverso la nota ministeriale del mese scorso. Un esempio - a loro parere - dello scarso coinvolgimento del consiglio e della difficoltà ad ottenere documenti utili a svolgere le funzioni dell'assemblea. E, tra gli investimenti della Fondazione, il fronte anti-Marrama ribadisce la sua contrarietà anche a quello nella società di elicotteri K4A. Gli stessi consiglieri giudicano poi un "segnale poco confortante" anche il prolungamento del mutuo per il contratto di acquisto di Palazzo Ricca, sede della Fondazione. Una tesia cui aveva replicato il consiglio il direttore generale Antonio Minguzzi, secondo il quale si tratterebbe di una normale operazione per una corretta gestione delle risorse. Il veleno sta ancora nella coda, quando i consiglieri ricordano al presidente Marrama l'incompatibilità tra la sua carica di presidente della Fondazione e quella di presidente di due istituti di credito che hanno la stessa Fondazione come azionista. Proprio sul tema della sua presunta incompatibilità sarà dedicato uno dei paragrafi principali della lettera di controdeduzioni di Manama. ***

SCENARIO BANCHE 14 Messaggero 26-lug-2017

Poste, in arrivo Novelli (Simest) E Sace chiude semestrale ok art ROMA Andrea Novelli in arrivo nel top management di Poste. Dimessosi nei giorni scorsi dalla poltrona di ad di Simest, controllata al 76% da Sace (gruppo Cdp), dall'1 settembre il manager originario delle Marche, formatosi in Cassa Depositi, secondo quanto risulta al Messaggero, andrà a ricoprire una posizione apicale nel gruppo di corrispondenza, a riporto di Matteo Del Fante con il quale ha lavorato a lungo in via Goito. Al cda di Poste di mercoledì 2, Del Fante dovrebbe riferire la nuova posizione di Novelli. Intanto ieri, via libera dal cda di Sace ai conti semestrali del polo per l'export e l'internazionalizzazione che si sono chiusi con 7,8 miliardi di risorse mobilitate da Sace e Simest, in aumento del 19% rispetto al primo semestre 2016. Il risultato - si sottolinea in una nota - è in linea con le aspettative del piano industriale. L'utile netto ammontati 147 milioni. «Chiudiamo il primo semestre con risultati molto positivi», ha detto Alessandro Decio, ad e dg di Sace. r. dim.

SCENARIO BANCHE 15 Messaggero 26-lug-2017

Offerta Azimut al Banco per Aletti Gestielle Castagna al bivio: entro breve una art decisione

ROMA Azimut si fa nuovamente avanti su Aletti Gestielle controllata da Banco Bpm che sta negoziando con Anima-Poste la nascita del terzo polo del risparmio gestito aperto a Cdp. Ma oltre a queste due proposte, Giuseppe Castagna avrebbe ricevuto un'offerta anche da un fondo estero. Domani il cda di Azimut, secondo quanto ricostruito dal Messaggero presso fonti degli advisor, dovrebbe formalizzare l'offerta finale che sarebbe più alta di quella fatta finora pervenire da Anima. CDA ANTICIPATO A VENERDÌ 4 Ieri si è tenuto a Milano il consiglio della terza banca italiana presieduto da Carlo Fratta Pasini con argomenti di ordinaria amministrazione. Al cda Castagna avrebbe dato un'informativa sullo stato dell'arte delle trattative sul risparmio gestito ma, per motivi di riservatezza, non ha voluto scoprire le carte sulle due nuove offerte sul tavolo che sta negoziando con l'ausilio di , in competizione con l'offerta di Anima che ha , Merrill Lynch e studio Gatti Pavesi Bianchi come advisor. Castagna punta a chiudere l'accordo su Aletti Gestielle per il prossimo cda anticipato a venerdì 4: ci sarà la semestrale. L'offerta di Azimut e l'altra estera avrebbero trovato terreno fertile perché il negoziato con Anima sarebbe in stand by sul prezzo e le altre condizioni. Castagna vorrebbe oltre 700 milioni mentre l'offerta di Anima holding controllata al 14,67% da Banco Bpm, al 10,3% da Poste destinato a salire fino al 24% circa con il conferimento già deciso di BancoPosta Fondi, sarebbe più bassa. In più non ci sarebbe intesa su commissioni e durata dell'accordo di distribuzione che il banchiere vuole oltre il 2030. Anche l'ultimo incontro a Roma nei giorni scorsi non avrebbe avvicinato le posizioni. Non è la prima volta che Azimut corteggia Aletti Gestielle. Nell'autunno 2013 Ia trattativa con il era in dirittura d'arrivo e il principale gestore indipendente lanciò un bond convertibile da 250 milioni per fare cassa. Tra Azimut e Banco Bpm ci sono rapporti di antica data e l'istituto è banca depositaria. Azimut più Aletti Gestielle formerebbe un gruppo da 59 miliardi di masse gestite. Il terzo polo del risparmio gestito dietro Generali e Eurizon, quindi, è in bilico e nel caso in cui il Banco dovesse accettare l'offerta di Azimut o l'altra estera, quasi certamente uscirebbe dal capitale di Anima. Lo snodo è cruciale e i tempi per una decisione sono strettissimi. r. dim.

SCENARIO BANCHE 16 Messaggero 26-lug-2017

Cariparma, sprint sulle tre banche art ROMA Giorni cruciali per la soluzione delle ultime tre banche: le Casse di Cesena, Rimini e San Miniato dove si stanno sistemando i tasselli. Credit Agricole Cariparma vorrebbe formalizzare l'offerta definitiva entro fine mese, quando scade l'esclusiva affinché giovedì 3 la capogruppo di Parigi, nell'illustrare i dati semestrali, possa annunciare l'acquisizione da formalizzare entro l'anno. Di fronte al pressing dell'istituto guidato da Giampiero Maioli che si aggiunge a quello di Bankitalia, si sta cercando di anticipare il cda del Fondo Volontario da mercoledì 2 a venerdì 28 luglio: il board dovrebbe convocare l'assembica per raccogliere una somma straordinaria tra 50-90 milioni necessaria per supportare l'operazione. Le risorse serviranno da aggiungere a 420 milioni residui e ai 130 da incassare dalla vendita di Cesena per sottoscrivere la tranche Junior della cartolarizzazione da 2,8 miliardi lordi di npl e ricapitalizzare Rimini e San Miniato con circa 225 milioni. Ma oltre allo schema Volontario è necessario che anche Atlante II faccia un passo in avanti. Oggi a Milano torna a riunirsi il comitato investitori con tre punti sul tavolo: la scelta del servicer per i progetti Cube e Este (relativi alle quattro good ) e prendere posizione sul progetto Berenice (le tre banche) dove finora c'è disaccordo sul prezzo di sottoscrizione della tranche mezzanine: lo schema volontario chiedeva il 38%, Quaestio vuol metterne meno. Anche Cariparma farà uno sforzo rinunciando a quasi tutti i 90 m ilioni di garanzie chieste e probabilmente ad accettare una vendita di npl di importo inferiore. r. dim. ***

SCENARIO BANCHE 17 Mf 26-lug-2017

NB Renaissance raccoglie 300 mln per il fondo Annex art di Stefania Peveraro NB Renaissance Partners (Nbrp), la piattaforma di Neuberger Berman dedicata agli investimenti di private equity in Italia, ha annunciato ieri il raggiungimento del target di raccolta a 300 milioni di euro per il nuovo fondo NB Renaissance Partners (Annex), che si affianca quindi al primo fondo NB Renaissance Partners lanciato nel 2015 con una dotazione di 620 milioni di euro, portando dunque il totale degli asset in gestione da parte della piattaforma a 920 milioni. Neuberger Berman aveva partecipato alla capitalizzazione del primo fondo, apportando il portafoglio di quote di fondi di private equity acquisito da Intesa Sanpaolo per un valore di circa 100 milioni ( in particolare quelle nei fondi Clessidra, Cinven, Apax, Carlyle e Apollo) e investendo un altro centinaio di milioni in cash. Quanto a Intesa Sanpaolo, aveva apportato al fondo la maggioranza di una newco alla quale sono state girate circa 20 partecipazioni di private equity in varie società, del valore di circa 300 milioni. Il resto era poi stato raccolto presso investitori terzi. I fondi Nbrp sono attualmente investiti in 13 aziende italiane tra cui Engineering, Alfasigma, Camfin/Pirelli, Guala Closures, Rina, Esaote e Farnese Vini. Nbrp è guidata da Marco Cerrina Feroni, Fabio Canè e Stefano Bontempelli. Il team di gestione conta 14 professionisti. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 18 Mf 26-lug-2017

Npl, le nuove garanzie del Tesoro - Gacs, governo pronto al rinnovo art DI LUCA GUALTIERI Lo strumento potrebbe essere un decreto varato dal governo tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, subito dopo la conversione in legge del salvataggio delle due banche venete e la messa in sicurezza del Monte dei Paschi. In linea con le indicazioni arrivate nei mesi scorsi, l'esecutivo intende rinnovare la garanzia pubblica sulle cartoIarizzazioni (Gacs), lo strumento varato all'inizio del 2016 per sbloccare il mercato dei crediti deteriorati. La garanzia arriverà a scadenza il prossimo 16 agosto e dovrebbe essere prolungata per altri 18 mesi a condizioni abbastanza simili a quelle previste finora. L' unica modifica, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza da fonti legali, potrebbe riguardare il costo dello strumento, che viene calcolato sulla base di una media di valori di mercato dei contratti derivati di protezione del credito (credit default swap, o cds) relativi a bond emessi da alcuni emittenti italiani di obbligazioni. L'idea di fondo condivisa con la Commissione Europea è che il costo della garanzia corrisponda al costo medio sul mercato della protezione dal rischio di insolvenza sul debito di emittenti italiani, finanziari e corporate, classificati investment grade. Dal primo al terzo anno viene pagato il cds di riferimento a 3 anni. Nel quarto e quinto anno il costo è quello del cds di riferimento a 5 anni più un premio, nel sesto e settimo anno si utilizza il cds a 7 anni più un premio e per gli anni successivi vale il cds di riferimento a 7 anni. Si tratta di un calcolo complesso e non esente da criticità, visto che i soggetti inseriti nel paniere poco hanno a che fare con i debitori che hanno generato gli npl. In ogni caso è possibile che, a seguito della variazione dei credit spread di alcuni emittenti, il costo complessivo dello strumento risulti in media più alto di quello registrato nelle poche operazioni registrate finora. Per il resto la struttura della garanzia dovrebbe risultare in linea con quella applicata negli ultimi 18 mesi. La Gacs scatterebbe sulle tranche senior delle cartolarizzazioni (cioè le prime a essere rimborsate con i flussi di cassa provenienti dai portafogli) a patto che le banche abbiano ottenuto sul portafoglio un rating investment grade da parte di un'agenzia di rating riconosciuta. L'analisi puntuale del merito di credito dello stock, quindi, lo farà l'agenzia di rating. L'obiettivo sarà imprimere un'ulteriore spinta al mercato italiano dei crediti deteriorati, dove finora lo strumento della Gacs è stato usato con grande parsimonia. Dopo l'operazione pilota sulla Popolare di Bari (480 milioni di valore lordo), negli ultimi mesi sono scattate quella su Carige (938,3 milioni) e (1,5 miliardi) con prezzi tutt'altro che deludenti per gli istituti di credito coinvolti. Come atteso, lo strumento della garanzia ha permesso di strappare valori di cessione largamente al di sopra della media di mercato: 30% del nominale per Bari, 33% per Genova e 37,5% per Sondrio anche se la composizione dei portafogli è differente e non confrontabile. Alla luce di questi risultati stupisce che finora le banche si siano accostate con grande prudenza a questo strumento, anche se nei prossimi mesi il trend potrebbe intensificarsi. Alla garanzia pubblica potrebbe, per esempio, fare ricorso Unicredit insieme agli investitori Pimco e Fortress in relazione al portafoglio Fino (Failure Is Not an Option) da 17,7 miliardi ceduto proprio la scorsa settimana. Ma la madre di tutte le cartolarizzazioni sarà indubbiamente quella del Montepaschi che si accinge a deconsolidare un portafoglio di crediti deteriorati da 28,6 miliardi, uno stock leggermente superiore a quello previsto nel piano «privato» abortito a fine 2016. Lo smaltimento avverrà principalmente attraverso una cartolarizzazione da 26,1 miliardi, mentre un pacchetto di prestiti unsecured e leasing da 2,5 miliardi sarà ceduto a parte. I crediti saranno venduti al prezzo di 5,5 miliardi, pari al 21% del valore nominale, a fronte di un valore netto contabile al 31 dicembre 2016 di 9,4 miliardi; la minusvalenza sarà pertanto di 3,9 miliardi e verrà contabilizzata nella semestrale, anche se il deconsolidamento del portafoglio è atteso per il giugno del 2018. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 19 Mf 26-lug-2017

Mps, slitta la semestrale in attesa dei decreti art di Manuel Costa Potrebbe slittare l'approvazione dei risultati semestrali di Mps, prevista per il 28 luglio, perché non sono stati ancora pubblicati i decreti del ministero dell'economia necessari per la ricapitalizzazione precauzionale. I due provvedimenti sono stati firmati lunedì dal ministro Pier Carlo Padoan e sono ora alla Corte dei conti, che ha fino a 60 giorni per esaminarli. Fino a quando i decreti non saranno pubblicati, il consiglio di amministrazione del Montepaschi non potrà riunirsi per dare il via libera ai conti del primo semestre. Si fa più chiara intanto la road map per la messa in sicurezza di Mps. La conversione delle obbligazioni in azioni dovrebbe avvenire a settembre: per attuare il burden sharing (ovvero le condizioni di condivisione degli oneri per azionisti e detentori di bond subordinati) servono infatti tempi tecnici e la stesura di un prospetto ad hoc. La ricapitalizzazione, che porterà lo Stato a entrare nella compagine azionaria del Monte, si stima avvenga a inizio agosto come già preventivato qualche giorno fa dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Lo Stato metterà a disposizione della banca complessivamente 5,4 mld (3,9 mld come iniezione di liquidità e 1,5 mld per il ristoro dei piccoli risparmiatori incappati nella vendita di bond subordinati) salendo fino al 70% massimo del capitale. Il piano di rilancio della banca prevede un deciso taglio dei costi e un progressivo recupero della redditività. Il business plan stima la chiusura di 600 filiali e una riduzione di ciuca 5.500 unità entro il 2021 (di cui 4.800 uscite attraverso l'attivazione del Fondo di solidarietà, 450 uscite legate alla cessione o chiusura di attività e 750 uscite derivanti da turnover fisiologico). (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 20 Mf 26-lug-2017

Backstage - Cassa Padana avverte: investitori attenti, l'aggregazione delle bcc art comporta dei rischi

• Il rischio derivante dalla riforma delle banche di credito cooperativo è apparso ufficialmente, nero su bianco, in un prospetto di base depositato in Consob. Il prospetto in questione è quello relativo alla lombarda Cassa Padana (tra le maggiori Banche di crredito cooperativo, dotata di un patrimonio a fine 2016 di 200 milioni di euro, una raccolta complessiva di 2,2 miliardi e impieghi superiori a 1 miliardo) ed è relativo a un programma di emissione di obbligazioni. «Sulla base dei dati di bilancio consolidato al 31 dicembre 2016 il free capital dell'emittente (inteso come capitale eccedente i requisiti patrimoniali minimi obbligatori) è pari a 112,935 milioni di euro», si legge nel documento. «L'investimento in obbligazioni dell'emittente potrà comportare per l'investitore l'esposizione, oltre che al rischio di impresa proprio della banca, anche al rischio di impresa proprio di altre banche aderenti al medesimo gruppo bancario cooperativo». «Sussiste», infatti, «il rischio che in futuro, come conseguenza dell'adesione dell'emittente al gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale Banca (di cui non si pub ancora prevedere la definitiva composizione in termini quantitativi e qualitativi), l'attuazione del previsto meccanismo di garanzia comporti l'obbligo per la banca di impegnare parte delle proprie risorse patrimoniali in eccedenza per rispondere di obbligazioni assunte da altre banche aderenti al medesimo gruppo; per fornire il sostegno finanziario necessario ad assicurare solvibilità e liquidità ad altre banche aderenti al medesimo gruppo bancario». Cassa Padana tramite il suo ex direttore generale Luigi Pettinati, scomparso alla fine del 2016, è stata tra gli ideatori della way-out, ovvero il meccanismo che permette alle Bcc di non aderire ad alcun gruppo cooperativo sposando la trasformazione in Spa. Le Bcc non intenzionate ad aderire a un gruppo bancario cooperativo avrebbero potuto esercitare la «clausola di non adesione» entro il termine di 60 giorni dall'entrata in vigore delle legge, purché in possesso di un patrimonio netto a dicembre 2015 pari ad almeno 200 milioni di euro. Una strada seguita inizialmente da Cassa Padana la cui assemblea ordinaria il 29 maggio 2016, aveva deliberato di esercitare la way out. Più recentemente, a seguito dell'evoluzione della riforma (e, in particolare, a seguito della facoltà di scegliere tra più di un gruppo bancario cooperativo) Cassa Padana ha rivalutato la possibilità di aderire in via definitiva a una holding. E con delibera dell'assemblea ordinaria del 28 maggio scorso, la scelta è caduta sull'adesione a Cassa Centrale Banca. Il 6 giugno è stata quindi trasmessa comunicazione ufficiale a Banca d'Italia circa la definitiva rinuncia all'opzione di way out, per la quale la banca è, allo stato attuale, in attesa dell'estinzione dei relativi procedimenti da parte di Via Nazionale. Scelta che comunque, allo stato attuale, rappresenta un rischio per gli investitori. (riproduzione riservata) Claudia Cervini ***

SCENARIO BANCHE 21 Mf 26-lug-2017

Patuelli (Abi): le attività sindacali a Milano art di Mauro Romano Un ripensamento «del funzionamento e della localizzazione degli uffici Abi fra le tre sedi di Roma, Milano e Bruxelles». E quanto afferma il presidente Abi Antonio Patuelli in un intervento pubblicato sul quotidiano Avvenire dove rileva come già all'inizio di agosto «di quest'anno, la sede della Direzione sindacale e del lavoro, uno dei settori più rilevanti delle nostre attività» è stata trasferita negli uffici di Milano che diventano una sede Abi. Patuelli ricorda come già nell'assemblea dell'associazione dello scorso 12 luglio «ho annunciato l'intenzione di rivedere profondamente la struttura associativa istituendo a Bruxelles una sede Abi in coordinamento con la Febaf, in quanto anche Bruxelles è una nostra capitale dove occorrono attenzioni e presenze sempre più strutturate e continue». A Milano (dove frequentemente si riuniscono gli organi statutari) «possono essere localizzate le strutture dedicate ai mercati finanziari e ad attività rivolte agli associati» oltre «alle attività formative rivolte al personale delle banche e del mondo a esse connesso». A Bruxelles e Roma saranno appunto localizzate «le attività connesse al funzionamento delle istituzioni che sono basate nelle due capitali». (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 22 Mf 26-lug-2017

La Sga in versione Tesoro dimezza gli utili a 13 mln e si prepara per le Venete - art Per Sga profitti in calo con il Mef

DI LUCA GUALTIERI In attesa che entri nel vivo l'attività sui portafogli delle due banche venete, la Società per la Gestione di Attività (Sga) ha archiviato i risultati del 2016. Nell'esercizio che ha visto l'ingresso del Tesoro (nuovo azionista di riferimento dal maggio 2016) e l'investimento nel fondo Atlante per 450 milioni. la ex bad bank del Banco di Napoli ha registrato profitti per 13,1 milioni, in netto calo rispetto ai 28 milioni registrati nel 2015 e sostanzialmente in linea con i 13 milioni postati nel 2014. Lo scorso 7 luglio i risultati di bilancio sono stati approvati dall'assemblea che ha deciso di riportare a nuovo gli utili. Proprio nello stesso giorno il Tesoro ha nominato i nuovi vertici della società, designando alla presidenza il dirigente Alessandro Rivera e, per la carica di amministratore delegato, l'ex responsabile delle strategie di Unicredit, Marina Natale. Come si evince dal verbale di assemblea, i soci hanno stabilito anche il compenso annuo lordo dei nuovi amministratori, fissandolo in 30 mila euro per Rivera e in 20 mila per Natale (come compenso da consigliere, anche se non si ha notizia di retribuzioni aggiuntive) e l'altro consigliere Domenico lannotta. Se insomma la nuova squadra di vertice è stata individuata, i lavori per definire la strategia potrebbero entrare nel vivo solo dopo la pausa estiva. L'obiettivo del governo è infatti recuperare una parte dei 17,3 miliardi di crediti non performanti (sofferenze e inadempienze probabili) trasferiti alla Sga da Popolare di Vicenza e Veneto Banca dopo la messa in liquidazione. In particolare, scelta che dovrà essere compiuta, è se la società debba agire come un supervisore o come un servicer vero e proprio, gestendo direttamente i processi di recupero. In questo secondo caso saranno necessari forti investimenti in risorse e strutture tecnologiche per fomire i supporti essenziali a condurre in porto la missione. Viceversa, il Tesoro potrebbe individuare partnership con operatori specializzati a cui delegare l'attività di gestione dei portafogli in un'ottica di medio-lungo periodo. La Sga insomma è al bivio. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 23 Mf 26-lug-2017

Pramerica si allea con Banca Cambiano 1884 art di Mauro Romano Pramerica Life, la compagnia di assicurazione del gruppo statunitense Prudencial Financial, espande la rete distributiva nel canale bancario chiudendo un accordo con Banca Cambiano 1884. Si tratta dell'istituto divenuto spa lo scorso gennaio, primo caso di way-out dal sistema del credito cooperativo in conseguenza della riforma. Attualmente Banca di Cambiano 1884 è presente sul territorio con 42 filiali che operano tra l'altro nelle province di Firenze, Torino e Arezzo. L'accordo con la compagnia assicurativa prevede in partenza il lancio di una polizza durata a vita intera e a premio unico che consente la rivalutazione semestrale del capitale assicurato in base all'andamento del fondo a gestione separata Pramerica Financial, che negli ultimi sei anni ha registrato un rendimento medio lordo annuali7zato del 4.9%. La raccolta premi 2016 della compagnia assicurativa è stata in totale di 130 milioni, di cui poco più del 67% è arrivato dal canale bancassurance e dalle reti terze, mentre il resto è stato prodotto dalle rete dei financial planner composta da circa 110 persone. Se si guarda invece alla tipologia di raccolta del canale bancario e delle reti terzi, i premi ricorrenti pesano per il 60,7% mentre quelli unici del 39,3%. «II fatto di avere un Solvency II ratio del 285% ci consente nel brevemedio periodo di venire incontro alle esigenze degli istituti bancari in tema di premi unici», sottolinea Alessandro Forza, chief distribution officer e marketing director di Pramerica Life. Ma l'obiettivo nel lungo termine resta quello di estendere l'offerta a un mix di prodotti differenti, come premi ricorrenti e prodotti di protezione, meno costosi in termini di capitale richiesto alla compagnia. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 24 Mf 26-lug-2017

Ecco la nuova squadra di Amundi per l'Italia Cinzia Tagliabue sarà ad - Ecco chi art guiderà Amundi in Italia

DI PAOLA VALENTINI In Italia Amundi vara la squadra che siederà sulla plancia di comando del nuovo hub con sede a Milano e che deriva dall'integrazione delle attività sul mercato tricolore di Pioneer (rilevata a fine 2016 da Unicredit con un'operazione che si è perfezionata il 3 luglio scorso). Dall'unione delle due società nascerà, una volta acquisite tutte le autorizzazioni, una Sgr che in Italia conterà su masse in gestione per quasi 200 miliardi (52 miliardi di Amundi Sgr e 145 miliardi di Pioneer Sgr) e avrà oltre 400 dipendenti, collocandosi al terzo posto dopo Generali (476 miliardi) ed Eurizon (384 miliardi). Mentre a livello globale il gruppo Amundi, guidato dall'ad Yves Perrier, gestisce oltre 1.300 miliardi, masse che ne fanno il più grande asset manager d'Europa e nella top ten internazionale, oltre a essere la società con la maggior capitalizzazione nel mercato europeo (è quotata alla borsa di Parigi da novembre 2015) e la quinta nel mondo. Il colosso francese ha scelto per guidare le sue attività in Italia Cinzia Tagliabue, nominata amministratore delegato oltre che vice responsabile della divisione globale clienti retail. Tagliabue, che era ad di Pioneer Sgr, sarà coadiuvata nel suo ruolo da Alessandro Varaldo, ex ad di Amundi Sgr, che diventa vice ceo di Amundi Italia. Mentre a Matteo Germano va la direzione degli investimenti Italia. Ma, soprattutto, Germano viene confermato responsabile della piattaforma globale degli investimenti multiasset (ruolo che già occupava in Pioneer) che sarà, in quest'ambito, un punto di riferimento per tutta Amundi nel mondo. Quindi Milano diventerà un polo globale del multiasset, accanto agli altri cinque poli di investimento del gruppo (Boston, Dublino, Londra, Parigi e Tokyo). Quanto alle aree sales e marketing, Paolo Proli (di provenienza Amundi) è il nuovo responsabile della distribuzione retail con l'importante obiettivo di sviluppare, da un lato, la collaborazione con le reti partner e, dall'altro, gli accordi di distribuzione con le reti terze nei diversi canali (wealth management, consulenti finanziari e private banking) in un momento, come l'attuale, di grandi cambiamenti nel mercato in vista della Mifid II (in vigore dal 2018) che vedrà le società di gestione non più soltanto nel ruolo di fornitori di prodotti ma anche di servizi con la conseguente necessità di dover instaurare con i distributori una relazione ancor più stretta di quella attuale. A Francesca Ciceri (ex Pioneer) va la responsabilità dei clienti istituzionali, un mercato in cui la nuova società è già leader. Alla guida del team del marketing è stato nominato Antonio Napolitano (ex Pioneer). Le altre caselle del team italiano vedono Giovanni Carenini (Amundi) a capo del business monitoring and control, Julien Bernard (Amundi) quale head operations, services and technology, Claude Hassan (ex Pioneer) come head of compliance, Stefano Sansone (ex Pioneer) nuovo head of finance, Cesare Agnelotti (ex Pioneer) a capo delle risorse umane, mentre il timone dell'audit è affidato ad Alessandro Pagani (Amundi). La prima linea italiana che riporta a Tagliabue è stata quindi disegnata per contenere in maniera equilibrata le due anime del nuovo gruppo e soprattutto è frutto di una selezione basata sulle competenze che le due famiglie, quella di Pioneer e quella di Amundi, hanno portato in dote. Le nozze Amundi-Pioneer rappresentano il primo grande deal di mea nel risparmio gestito italiano che si prepara a vedere nei prossimi mesi altre operazioni di integrazione in una fase in cui le dimensioni sono un fattore cruciale per la profittabilità delle masse. I presupposti ci sono tutti e resterà da capire chi farà ora la prossima mossa. Quel che è certo è che la scelta di Amundi di basare a Milano uno dei sei suoi poli di specializzazione è un elemento qualificante per la città nell'ottica della sua evoluzione in corso come capitale finanziaria. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 25 Mf 26-lug-2017

Aperta la data-room per la cessione di Bim art DI CLAUDIA CERVINI MF-DOWJONES Avanza il cantiere per la vendita di (Bim), la soietà storicamente controllata da Veneto Banca (e poi da Quaestio sgr) che, dopo la liquidazione coatta amministrativa dell'istituto, è rimasta fuori dal perimetro di asset acquisiti da Intesa Sanpaolo. Secondo quanto riferito da una fonte a MF-DowJones, è stata formalmente aperta la data-room ed entro agosto sono attese le offerte vincolanti. Ad avere manifestato interesse sarebbero stati principalmente fondi di private equity internazionali, mentre non sarebbe presente nessuna banca. Bocche cucite sui nomi e anche sui livelli di prezzo che, secondo qualcuno, potrebbero rappresentare un punto di frizione quando la trattativa entrerà nel vivo. L'interesse riscontrato tra i private equity sarebbe calzante per la società poiché questi soggetti hanno un periodo di mantenimento della partecipazione di medio-lungo periodo e potrebbero sviluppare l'offerta della piattaforma valorizzando il marchio. A gestire la vendita sono i commissari liquidatori; e sebbene non ci sia un termine normativo per la cessione è stata data «un'indicazione di opportunità» a chiudere la vendita entro l'anno. Il cda della banca intanto ha approvato il piano industriale 2017-2021 che è stato predisposto secondo una logica stand alone. Il business plan indica per il 2017 e il 2018 una serie di azioni di ristrutturazione e investimento per innovazione ed efficientamento della pi attaforma aziendale, reso possibile dall' innovazione che il management ha posto in essere negli scorsi mesi; il periodo successivo sarà invece concentrato prevalentemente sullo sviluppo. A fine piano il Cet 1 dovrebbe attestarsi al 18,6%. L'istituto guidato dall'ad Giorgio Girelli, che ha chiuso il 2016 con una perdita di 93,3 milioni (era di 19,88 min nel 2015), ha avviato nel 2017 un profondo processo di turnaround. Da inizio anno la prima linea è stata in gran parte rinnovata: sono cambiati 11 manager su 15. Avviati anche il processo di modifica dell'outsourcing informatico e la cessione di Bim Suisse (per quest'ultima è stato prorogato il periodo di esclusiva a Banca Zarattini fino a fine luglio). La firma della vendita di Bim Suisse, secondo la fonte, dovrebbe avvenire entro venerdì prossimo. I numeri del primo trimestre hanno mostrato una certa verve a livello tendenziale. La perdita di periodo si è ridotta a 2 milioni e il margine di intermediazione è cresciuto del 2% a quasi 22 milioni, pur a fronte di una raccolta calata del 2,3% a 9,161 miliardi. Il rapporto tra esposizioni deteriorate nette e crediti verso clientela è salito leggermente al 36,4%, dal 35,1% di fine anno. Il Ceti fully a fine marzo è invece salito all' 11,65% (11,52% a fine 2016), mentre il Total Capital Ratio è migliorato di 23 punti base attestandosi all' 11,54%. La riunione del cda di Bim per l'approvazione della relazione finanziaria semestrale prevista per il 3 agosto 2017 è stata anticipata al 31 luglio. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 26 Mf 26-lug-2017

Arrivano le offerte per Quadrivio - Trenta in corsa per Quadrivio art DI STEFANIA PEVERARO Scadono a metà della prossima settimana i termini per presentare le offerte non vincolanti per l'intero capitale di Quadrivio sgr, uno dei maggiori operatori nella gestione di fondi alternativi in Italia con più di 1,3 miliardi di asset in gestione. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l'advisor Lazard a metà della scorsa settimana ha inviato gli information memorandum a chi aveva già manifestato interesse, dopo aver fatto firmare almeno una trentina di accordi di riservatezza. Il dossier è allo studio di asset manager internazionali del calibro di Eurazeo, Tikehau Capital Partners, Muzinich, Adam Smith Capital e Advanced Capital (casa britannica, da non confondersi con l'omonimo asset manger italiano) e la cinese Fosun, mentre l'altra cinese, Haitong, che inizialmente aveva mostrato interesse, si è poi fatta indietro. Tra gli italiani, il dossier di Quadrivio è sul tavolo di Idea Capital Funds sgr, Clessidra sgr e Tages Holding. L'affollamento di nomi si spiega con il fatto che l'sgr è una delle più grandi piattaforme specializzate in asset alternativi a livello italiano, con tre fondi operativi (private equity, private debt e clean energy) e un'ampia base di investitori che comprende casse di previdenza, banche e family office. L'occasione, quindi, è ghiotta sia per asset manager italiani che vogliono crescere di dimensioni, magari all'estero, sia per gli internazionali che vogliono crescere in Italia. A vendere è la holding della sgr, controllata al 70% da Alessandro Binello e Walter Ricciotti, sino allo scorso aprile rispettivamente presidente e amministratore delegato di Quadrivio sgr, e per il restante 30% da Futurainvest, holding di partecipazioni controllata dalla Fondazione Cariplo. Nell'operazione gli azionisti sono affiancati dai legali dello studio Pedersoli. La sgr, che genera circa 12 milioni di euro all' anno di commissioni generando un ebitda rettificato atteso per il 2017 di 2,4 milioni, è in carico nel bilancio della holding per 20 milioni. Binello e Ricciotti avevano dato le dimissioni all'improvviso dalle cariche e lasciato il posto ad Adalberto Alberici (docente all'Università Statale e alla Bocconi di Milano) e Francesco Ceci (ex cfo di Cdp), a seguito di una precisa richiesta della Banca d'Italia, che nel verbale d'ispezione la primavera scorsa aveva scritto parole molto dure e aveva giustificato la richiesta di rimozione dalle cariche dei due manager con il fatto che le loro scelte di gestione avessero dato luogo a un «quadro aziendale condizionato negativamente dalla subordinazione degli interessi della sgr e dei fondi gestiti a quelli della proprietà e delle altre componenti del gruppo al quale appartiene la sgr» e che ci fosse la «necessità indifferibile di evitare la reiterazione delle condotte in pregiudizio alla sana e prudente gestione dell'intermediario». Alla sgr non sono state comminate sanzioni di sorta né è stato intimato ai due manager di cedere le loro quote nell'sgr, ma motivi di opportunità hanno indotto gli azionisti della sgr a vendere. Peraltro, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, oggetto del contendere sono stati 4,3 milioni di euro di crediti vantati dalla sgr nei confronti dei due manager e della società tramite la quale detenevano la quota nella holding della sgr stessa. Crediti originati da un'operazione di cash pooling (2,8 milioni) e dal fatto che negli anni scorsi i due manager avessero acquistato le quote di alcuni fondi gestiti da Quadrivio sgr, che un family office estero aveva sottoscritto, salvo poi comunicare che non avrebbe più dato seguito all'investimento. Per quelle quote sul secondano non si era trovato un compratore e quindi Binello e Ricciotti hanno deciso di acquistarle e risolvere il problema in casa, facendosi però finanziare dalla sgr. Fatto, questo, che a Bankitalia non è piaciuto. In ogni caso, nel bilancio 2016 quei crediti non ci sono più, per cui la situazione a fine anno era stata sanata. Intanto lo scorso 20 giugno Banca d'Italia ha nominato Alessandro Zanotti liquidatore del fondo immobiliare riservato Pegaso Real Estate (gestito da Quadrivio ed ereditato da Fondamenta sgr), il cui patrimonio residuo era stato messo all'asta a fine dicembre. (riproduzione riservata)

SCENARIO BANCHE 27 Mf 26-lug-2017

Per il factoring gli Ifrs9 saranno un vantaggio art Per il factoring gli Ifrs9 saranno un vantaggio di Anna Messia Le società di factoring non temono l'effetto degli Ifrs 9, il principio contabile che da gennaio sostituirà lo Ias39. Nuove regole che potranno richiedere la rilevazione immediata di tutte le perdite previste nel corso della vita di un credito, con inevitabili effetti negativi sul capitale. Situazione che preoccupa non poco le banche (si veda MF-Milano Finanza del 25 luglio) che in queste settimane stanno cominciando a valutarne e a stimarne gli effetti, ma che non sembra affatto agitare le società di factoring, anzi. «Contrariamente al pesante impatto che è previsto per le banche la minore rischiosità del prodotto che emerge dai dati sui crediti deteriorati e sulle sofferenze nel factoring fanno supporre effetti positivi dall'applicazione del nuovo principio contabile Ifrs9», dice ad MF-Milano Finanza Fausto Galmarini, presidente di Assifact, l'associazione che rappresenta le società del comparto. A supporto di questa tesi Galmarini ricorda che le sofferenze nelle esposizioni per factoring si sono attestate alla fine del 2016 al 3,2%, in lieve calo rispetto al 2015 e a livelli ben più contenuti nel confronto con l'attività bancaria nel suo complesso, il cui livello di sofferenze si attesta all' 11% degli impieghi. Più in generale, con riferimento alla qualità del credito, il settore anche nel 2016 ha registrato un lieve calo dell'incidenza delle partite deteriorate sulle esposizioni, passando dal 7,65% di dicembre 2015 al 6,67% del dicembre scorso. Settore, il factoring, che continua tra l'altro a crescere mese dopo mese: il turnover da gennaio a giugno scorso, ovvero il dato di flusso, ha superato 109 miliardi. Risultato che rispetto allo stesso periodo del 2016 rappresenta una crescita del 16,9% a conferma della partenza sprint del factoring anche per il 2017. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 28 Mf 26-lug-2017

Contrarian - Cruciali le nomine per riportare presto il Monte in Borsa art Con la prossima emanazione da parte del Tesoro dei decreti sul Mps si definirà l'entità dell'intervento dello Stato nella ricapitalizzazione. Questa in parte dipende dalla conversione delle azioni in possesso dei creditori subordinati nei nuovi bond ordinari che saranno emessi dal Monte, come dalle specifiche norme vigenti. In ogni caso si ipotizza che il Tesoro, comunque futuro azionista di maggioranza, potrà alla fine disporre di una quota compresa tra poco più del 50 e il 70%. Del radicale mutamento dell'assetto proprietario gli organi deliberativi e di controllo dovranno tener conto, dunque saranno doverose le dimissioni dei loro attuali componenti. Ovviamente, anche nei confronti di questi ultimi il Tesoro potrà fare le scelte che valuterà opportune e coerenti con la nuova fase che si è aperta per la banca. Ma se anche la presenza del Tesoro nell'istituto più antico del mondo dovesse avere carattere transitorio, non sarà questa una buona ragione per non dotare i vertici di membri di alta professionalità, competenza ed esperienza. All'opposto, se l'intento è quello di tornare in Borsa e, quando necessario e opportuno, uscire dal controllo pubblico, l'attenzione alla formazione e alla qualità dei vertici deve essere massima. Se si è esclusa la costituzione di un organismo tra Tesoro e Banca per gestire la partecipazione, sarà bene che non si veda negli organi decisionali solo una partecipazione di funzionari pubblici, non perché essi non possano essere professionalmente validi, ma perché occorre suscitare la più ampia adesione al rilancio del Monte valorizzandone l'autonomia, cosa che richiede apporti, oltreché delle istituzioni, del mondo delle professioni, della cultura, della società civile e dell'economia. Insomma, a cominciare dalla scelta del presidente, con le nomine di sua competenza il Tesoro di fatto parlerà ai senesi e al Paese, in una città che fino a prima della crisi è stata abituata a vedere quasi sempre personaggi da tutti conosciuti far parte del vertice dell'Istituto. Un aspetto positivo, questo, ma anche un limite. Occorre dare un segnale di discontinuità, ma anche di preservazione di quei caratteri che siano ancora validi della senesità. Si deve essere consapevoli che la prova che ora viene affrontata, fino alla nomina del nuovo ad, è cruciale: pur recuperando con la ricapitalizzazione ampi margini di sicurezza, nulla è scontato. All'opposto, la disponibilità delle nuove risorse accresce la responsabilità delle condotte aziendali. Le verifiche che saranno possibili dopo una prima fase di operatività costituiranno un segnale importante. Non si dovrà trattare della classica nazionalizzazione, anche se il ruolo del Tesoro resta fondamentale essendo in ballo la gestione di risorse pubbliche. Ma si deve confidare nel fatto che un impegno straordinario, a partire dai prossimi mesi, senza fretta ma neppure in tempi troppo lunghi metta la Banca in condizione di camminare senza fare ricorso alle stampelle del pubblico. ***

SCENARIO BANCHE 29 Mf 26-lug-2017

Le banche più piccole non sono tagliate fuori dal digitale. Possono ricorrere art all'outsourcing

DI ROBERTO RUOZZI Nell apparso il 18 luglio sull'importanza dell'innovazione tecnologica per lo sviluppo dell'attività bancaria ho citato alcune dichiarazioni del governatore della Banca d'Italia, il quale ha ricordato che gli investimenti tesi a sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia digitale possono essere fatti solo da poche grandi banche e che solo un terzo di quelle italiane (soprattutto le maggiori) hanno avviato progetti per sfruttare i big data interni e organizzare le informazioni su abitudini e possibili richieste dei clienti. Tale dichiarazioni sono (ovviamente) precise, ma non vorrei che prendendole alla lettera facessero pensare che le banche più piccole siano tagliate fuori dal discorso e che il loro futuro sia piuttosto cupo. Credo perciò che valga la pena cercare di integrarle con altre considerazioni che possano dare un'idea più realistica di quanto accade e potrà accadere nel prossimo futuro nel sistema bancario italiano. Questo è composto, come gli altri sistemi bancari, da banche di dimensioni diverse, il cui approccio all'innovazione tecnologica non può che essere anch'esso diverso da un caso all' altro. Il governatore ha implicitamente affrontato la questione ricordando, immagino a titolo di esempio, che solo le banche grandi possono permettersi di utilizzare risorse umane adeguate alle necessità del nuovo business model imposto dalla tecnologia e di fare gli ingenti investimenti che quest'ultima richiede. Anche questa è una grande verità, ma non significa che le banche di dimensioni non grandi siano necessariamente estromesse dal discorso. Ciò accadrà se il loro atteggiamento in materia sarà più o meno passivo nella convinzione (del tutto errata) che il problema non le riguarda o se riterranno che gli investimenti e le risorse umane indispensabili per sfruttarli al meglio sono fuori della loro portata (il che è invece corretto). Mentre il primo tipo di considerazioni non ha sbocco se non nell'uscita dal mercato, il secondo può essere affrontato seguendo strade diverse da quelle dei grandi gruppi. Come accade in tanti settori dell'attività bancaria, sempre più numerose funzioni produttive e distributive non sono più svolte all'interno delle banche, ma sono esternalizzate a specialisti delle singole funzioni, che servono più banche, ritrovando in questa indiretta e impropria maggiore dimensione la possibilità e la convenienza a fare investimenti ingenti e disporre delle risorse umane necessarie al loro buon utilizzo. Tra queste funzioni c'è proprio quella tecnologica. Molte banche non dispongono più da anni di sistemi informativi interni, ma li acquisiscono dall'esterno, in media con buoni risultati. Di conseguenza non fanno investimenti in proprio, ma li delegano a terzi, trasformando in variabili i costi fissi che da sole non potrebbero permettersi. In tal senso gli investimenti totali del sistema bancario in tecnologia sono più consistenti di quelli che si potrebbero dedurre da una lettura superficiale delle considerazioni del governatore prima citate. Qualità e dimensioni di tali investimenti e relative risorse umane, ai fini del loro proficuo utilizzo, non possono evidentemente essere uguali a quelli seguiti fino a oggi. Può peraltro accadere che non tutti gli outsourcer informatici oggi utilizzati dalle banche vogliano e/o possano adeguarsi alle più complesse e costose esigenze dell'innovazione tecnologica. Chi lo farà e riuscirà ad avere successo potrà rimediare all'inferiorità attuale e prospettica delle banche di non grandi dimensioni, che coli potrebbero continuare a operare con successo anche nel nuovo mercato che si aprirà a loro. Le dimensioni sono del resto oggetto delle considerazioni e previsioni più diverse. Ciò che sembra valere in termini medi o generali non può più essere applicato sic et simpliciter a questo o quel caso concreto. Le considerazioni generali non valgono più e possono essere anche stravolte in positivo o in negativo. Le soluzioni positive tuttavia esistono, vanno cercate e utilizzate al meglio e i risultati non mancheranno. Chiudo con un'osservazione. Qualcuno potrebbe dire che gli outsourcer italiani non sono all'altezza della sfida cui sono chiamati. Anche questo può essere vero per alcuni e non per altri. Sono convinto che ce ne siano alcuni bravissimi e inoltre ricordo che nello scenario che stiamo immaginando anch'essi, come le singole banche, non saranno più soli come sono stati a lungo, ma potranno disporre a loro volta di partner esterni, soprattutto società fintech, che essi possono utilizzare molto meglio delle singole banche, specie quando queste sono di minori dimensioni. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 30 Mf 26-lug-2017

Bruxelles ha abusato del suo potere sulle venete? art DI ANGELO DE MATTIA Si scopre dalle cronache che i nein della Commissione Ue alla ricapitalizzazione precauzionale delle due banche venete sarebbero dovuti non tanto alla mancanza dell'apporto privato per 1,2 miliardi all'aumento di capitale, ma al fatto che, secondo la DcComp, se non si fossero verificate alcune previsioni del piano presentato dai vertici dei due istituti, nel 2021 sarebbe stato necessario un nuovo aumento fino a 2 miliardi. Insomma, c'erano dubbi sulla solidità del piano. Ma se le cose stanno coli, perché non si è chiesta una revisione dei punti che lasciavano spazio a incertezze? Meglio, perché la Direzione, che avrebbe voluto in precedenza modifiche di altri punti, poi apportate, non ha chiesto anche quest'ultima variazione? Come può un organo non preposto al sistema finanziario, ma che deve verificare se concorrenza e libero mercato sono rispettati, quindi se è rispettato il divieto di aiuti di Stato, arrogarsi il potere di tale valutazione, quando si dovrebbe presumere che simili osservazioni non sarebbero state mosse dalla Banca d' Italia e neppure dalla Vigilanza unica? Nell'intervento di Ignazio Visco all' assemblea dell' Abi del 12 luglio si possono leggere diversi passaggi che autorizzerebbero a ritenere che Palazzo Koch non fosse dello stesso parere ora attribuito a Bruxelles. Non si è in presenza allora, se coli è accaduto, di uno sconfinamento di potere da parte della Commissione? Non c'è nulla da rivedere, a questo punto, nel funzionamento delle istituzioni Ue sul settore, al di là della necessaria revisione della Direttiva Bird? Il piano era stato redatto, tra gli altri, da Fabrizio Viola, noto per competenza e rigore. Se davvero fosse esistito il rischio adombrato, Viola sarebbe stato il primo a indicare come prevenirlo. E il Tesoro che comportamento ha tenuto al riguardo? Non è pensabile che abbia condiviso i dubbi della Direzione. Ma se coli è, si è limitato a fare buon viso a cattivo gioco? Servirebbe a questo punto un chiarimento che, se non sarà possibile in altre sedi, non potrà non venire in Commissione d'inchiesta, la cui composizione appare sempre più urgente. Intanto, in occasione della discussione domani in Senato sulla conversione del decreto di liquidazione delle due venete, la maggioranza confermerebbe la blindatura del testo, il che impedirà che emendamenti opportuni, se non necessari, siano introdotti: in particolare, la previsione del rimborso degli obbligazionisti subordinati che abbiano acquistato i titoli fino al 1 febbraio 2016, anziché al 12 giugno 2014 (data di pubblicazione della Direttiva sul bail-in) e l'ammissione a tale rimborso anche dei titoli acquisiti da banche controllate dalle due in liquidazione. A questi sarebbe giusto aggiungere una manleva per gli ultimi amministratori dei due istituti che hanno agito con correttezza e rigore, mentre per i responsabili del dissesto sarebbe più che doverosa l'interdizione da pubblici uffici e persone giuridiche private; infine, occorrerebbe ovviare all'attuale mancanza, ai fini della cessione dei crediti deteriorati, della possibilità di concedere in alcuni casi anche dei prestiti nella quasi certezza che coli si agevoli il ritorno in bonis di questi prestiti. Tutto militerebbe per apportare tali modifiche. Ma razionalità e buon senso sembrano sfuggiti achi ha di mira interessi elettorali e pensa di quieta non movere sulle quattro banche poste in risoluzione, alle quali pure si applicherebbe la norma sull'interdizione. (riproduzione riservata) ***

SCENARIO BANCHE 31 Sole 24 Ore 26-lug-2017

Rientro dei capitali con doppio rilancio - Per la voluntary un doppio rilancio art Alessandro Galimberti MILANO In attesa del prolungamento della finestra di accesso all'emersione dei capitali - entro lunedì arriverà un Dpcm che sposterà i termini di "presentazione spontanea" al 3o settembre (con slittamento a lunedì 2 ottobre) - il cantiere della voluntary disclosure 2.0 è ufficialmente riaperto. I dati di adesione alla seconda campagna, dopo il boom del 2015, continuano a preoccupare il Mef, considerato che nonostante il blitz della Gdf sui conti della scorsa settimana (la richiesta di collaborazione alla Svizzera su oltre 9.900 nominativi di evasori) non c'è ancora traccia di code ai botteghini. A ieri, nonostante il riserbo strettissimo delle Entrate sul tema, le istanze di emersione erano circa 7.50o, un risultato davvero modesto dopo nove mesi di riapertura dei termini e a pochi giorni dalla scadenza della legge di sanatoria/bis (lunedì 31, appunto). Da queste statistiche deludenti - e che rendono il target di 1,6 miliardi di gettito una chimera-riparte la discussione troncata nell'ottobre scorso, all'epoca della riedizione della Vd, su come recuperare il contante da un lato, e come aumentare la platea dei "pentiti" sull'altro versante. La voluntary domestica, cioè in sostanza il contante che riposa in cassette di sicurezza o sotto le piastrelle, già fallita nella prima edizione (solo 1.600 adesioni), sta naufragando nella seconda. Nonostante la stima di 80/130 miliardi da recuperare, nessuno ha scelto finora di aderire a causa delle condizioni particolarmente svantaggiose oggi previste (la cifra emersa, certificata da un notaio, deve essere spalmata sulle ultime cinque annualità fiscali e fa rivedere pertanto al rialzo le ultime cinque dichiarazioni dei redditi). Nell'ipotesi di revisione, il Parlamento introdurrebbe nuovi criteri più elastici di imputazione per considerare "prescritte" alcune annualità, facendo così scendere il conto fiscale. Di fatto oggi il contante da sanare costa il 43% sul capitale, rispetto al 7% medio della regolarizzazione della Vd/i del 2015. Ma tra le pieghe della revisionedella Vd a.o-revisione che approderebbe direttamente nella legge di stabilità del prossimo autunno- si sta facendo largo anche la mai sopita ipotesi di stabilizzare il programma di regolarizzazione, rendendolo disponibile in ogni momento e senza più limiti temporali. Verrebbe da chiedersi quale ne sia l'utilità, considerato che dal prossimo anno scatterà lo scambio automatico di info fiscali con un centinaio di paesi (si veda l'articolo a lato). Secondo i proponenti l'apertura sine die della voluntary disclosure permetterebbe il ravvedimento anche nel periodo cuscinetto tra la trasmissione dei dati tra amministrazioni e le contestazioni (accertamento) nei confronti del contribuente. Su tutto pesa però l'incognita della congiuntura politica. Se il fisco è già per sua natura materia "ostile" perla comunicazione, la campagna elettorale ormai pienamente lanciata rischia di raffreddare gli entusiasmi dei riformatori, congelando una Vd 2.0 molto sotto le attese e ben sotto le esigenze della contabilità pubblica.

SCENARIO BANCHE 32 Sole 24 Ore 26-lug-2017

Scambio dei dati sui titolari dei conti e sulle giacenze art di Valerio Vallefuoco Si avvicina la prima scadenza del Common reporting standard (Crs) per gli intermediari italiani: la prima comunicazione dei dati è prevista per il 21 agosto. Cosa comporta il Csr per gli italiani con attività finanziarie all'estero? Il Crs nasce da un progetto del Geo, portato avanti dall'Ocse (l'organizzazione multilaterale per lo sviluppo e la cooperazione economica con sede a Parigi, responsabile anche dei lavori sul Beps) che eleva a livello internazionale e multilaterale quanto già previsto dagli Stati Uniti con la normativa sul Foreign account tax compliance act (Fatca), emanata dal 2010, sullo scambio automatico di informazioni ai fini fiscali. In breve, si introduce l'obbligo, per gli intermediari finanziari, di comunicare alle proprie amministrazioni fmanziarie (per l'Italia, l'agenzia delle Entrate) i dati delle attività finanziarie (conti correnti, depositi, titoli eccetera) detenuti presso di loro da soggetti residenti in altri Paesi; a loro volta, le amministrazioni finanziarie debbono trasmettere questi dati alle amministrazioni di residenza dei soggetti non residenti. Ogni amministrazione finanziaria dialoga con le altre in via bilaterale. Questa scelta ha avuto un'implicazione rilevante: anche se i Paesi che aderiscono al Crs sono ormai quasi mo, gli scambi non riguardano tutti i Paesi, ma solo quelli che hanno attivato, su base bilaterale, una relazione. In particolare, per l'Italia ciò significa che arriveranno segnalazioni da 88 Paesi: 27 sono i Paesi Ue, tenuti a ciò dalla direttiva 20l4/107 (Dac2,che ha modificato la direttiva sulla cooperazione amministrativa); cinque sono i Paesi che hanno uno specifico accordo con la Ue, basato sulla Dac2; gli altri segnaleranno sulla base del Crs. Insomma, i detentori di capitali in questi Paesi debbono iniziare a considerare che la disclosure colpirà, da quest'anno o dal prossimo, anche i loro conti. Saranno oggetto di comunicazione, infatti, i dati relativi a conti detenuti da persone fisiche o da altre entità non finanziarie, per le quali, in alcuni casi, dovrà essere specificato chi è il titolare effettivo del conto; non sono mai oggetto di comunicazione, invece, i dati relativi ai conti detenuti da intermediari finanziari, società quotate e società diverse da quelle che detengono per la maggior parte attività che forniscono passive income (dividendi, interessi eccetera). L'amministrazione italiana riceverà, oltre ai dati del titolare del conto,dati quantitativi di tipo patrimoniale e reddituale: il saldo o ilvalore del conto (peri contratti di assicurazione, il valore maturato o il valore di riscatto); l'importo totale lordo di interessi, dividendi e altri redditi generati dalle attività detenute nel conto o comunque accreditati sul conto; le somme lorde percepite in seguito alla vendita o al riscatto delle attività finanziarie. Questi dati verranno comunicati su base annuale entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello di riferimento. Non per tutti i Paesi ricordati, però, la prima comunicazione riguarderà i dati del 2016; alcuni, come la Svizzera e Hong Kong, ad esempio, inizieranno a trasmettere i dati dal 2018, con riferimento alle attività detenute nel 2017. ***

SCENARIO BANCHE 33 Sole 24 Ore 26-lug-2017

Rimborsi Mps, nessun «tetto» alle persone fisiche art Gianni Trovati ROMA Lo scambio fra le azioni di Mps generate dal burden sharing e le nuove obbligazioni senior sarà offerto a tutte le persone fisiche che hanno in portafoglio il bond subordinato Upper Tier II del 2oo8, a patto che non siano professionisti dell'intermediazione secondo le regole del Testo unico della finanza. Il diritto all'indennizzo sarà rivolto a chi ha acquistato il bond dalla banca o da Mps Capital Services; in questo secondo caso, lo scambio potrebbe essere avvenuto sul mercato secondario, e i rimborso "in obbligazioni senior sarà pari al prezzo effettivo dell'acquisto, purché ovviamente non superi il valore nominale del titolo. Sono questi i parametri peri ristori ai piccoli investitori di Siena scritti nel decreto ministeriale sul burden sharing, ora alla Corte dei conti insieme al provvedimento sulla ricapitalizzazione precauzionale dopo la firma da parte del ministro dell'Economia (si veda Il Sole 24 0re di ieri). Il decreto serve a disciplinare lo scambio fra bond junior e senior scritto nel decreto «salva-risparmio» di Natale e finanziato con 1,5 miliardi di euro dal piano sulla ricapitalizzazione precauzionale concordato con Bruxelles. I bond subordinati oggi in circolazione parteciperanno alla «condivisione dei costi» tramite la conversione forzosa in azioni del "nuovo" Monte dei Paschi con il cappello statale. Per gli investitori che non siano etichettati come «controparti qualificate» o «clienti professionali» in base al Testo unico della fmanza (le regole di rifenimento sono all'articolo 6 del decreto legislativo 58 del 1998) eche hanno in tasca il bond junior del 2008, si aprirà però la strada della transazione, in cui Mps offrirà di scambiare le azioni nate dalla conversione forzata con obbligazioni senior per un valore pari al prezzo dell'acquisto. Le regole, a quanto si apprende, non prevederanno un tetto agli importi delle azioni scambiabili, e quindi delle obbligazioni rimborsabili, e nemmeno limiti di reddito o patrimonio come quelli imposti nel aois ai rimborsi automatici agli obbligazionisti delle quattro banche regionali e ripescati poi nel caso delle venete. L'obiettivo, del resto, è quello di sminare il terreno dai rischi legali che potrebbero arrivare dalle cause di chi si è visto propone come "sicuro" un titolo poi naufragato nella tempesta della crisi e del salvataggio di Stato. Proprio per questo i confini degli indennizzi saranno ad ampio raggio, come confermano gli 1,5 miliardi dedicati alla questione dai piani per la ricapitalizzazione. Quello della Corte dei conti dovrebbe essere un esame breve, molto più rapido rispetto ai 6o giorni previsti dalla legge, ma proprio l'attesa dell'emanazione dei due provvedimenti fa slittare il cda del Monte sulla semestrale in programma per venerdì. Intanto, sempre in settimana dovrebbe arrivare al traguardo la conversione in legge del decreto sulla liquidazione ordinata di Popolare Vicenza e Veneto Banca, da ieri sera sui tavoli della commissione Finanze del Senato. Come alla Camera, nessuno dei 203 emendamenti presentati dovrebbe riuscire a farsi strada, e nelle intenzioni della maggioranza il testo blindato dovrebbe superare il voto dell'Aula (con la fiducia) entro venerdì: anche se, come sempre, al Senato i numeri sono molto meno sicuri che a Montecitorio. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA * LA PAROLA CHIAVE Bond subordinato •Un bond subordinato quando, in caso di liquidazione dell'emittente, sarà rimborsato solo dopo tutti i debiti non subordinati (i cosiddetti bond senior) ma prima delle azioni. I subordinati sono di diversi gradi: gli upper Tier II sono più rischiosi dei lowerTier II e prevedono la possibilità (non l'obbligo) di differire il pagamento delle cedole. ***

SCENARIO BANCHE 34 Sole 24 Ore 26-lug-2017

Banche, entro venerdì l'offerta di Atlante per gli Npl delle 3 casse - Per il art salvataggio delle 3 Casse è in arrivo l'offerta di Atlante

Luca Davi Si gioca nelle prossime 72 ore la partita per la messa in sicurezza delle tre Casse di risparmio di Cesena, Rimini e San Miniato. Entro fine mese, a quanto risulta al Sole 240re, Credit Agricole Italia punta a chiudere l'intera partita, così da poter formalizzare il proprio impegno per l'acquisto dei tre istituti. Se tutto filerà liscio, venerdì potrebbe essere presentata l'offerta vincolante per l'acquisto, giusto a ridosso del Cda della capogruppo Credit Agricole, fissato a Parigi il 3 agosto, in cui saranno esaminati i conti semestrali. Lo sforzo della banca guidata da Giampiero Maioli è subordinato tuttavia a una serie di condizioni, che sono di fatto quelle contenute nell'offerta non vincolante di maggio. Paletti diventati ancor più stringenti dopo il deal Intesa-Venete e sui quali tutti i soggetti coinvolti-da Banca d'Italia al Mef, dal Fitd ad Atlante - stanno provando a trovare un punto di mediazione proprio in queste ore. Tra i nodi da sciogliere ci sarebbe anzitutto quello relativo alla trasformazione delle Dta (Deferred tax asset, ovvero le imposte anticipate) in credito d'imposta per Agricole a fronte delle perdite fiscali delle tre banche, un po' come accaduto già per le acquisizioni delle Good da parte di Ubi o di Carife da parte di Bper. Ma il perno imprescindibile dell'operazione su cui si sta lavorando è rappresentato dalla pulizia dei crediti deteriorati delle tre banche, nel frattempo saliti da 2,8 a 3 miliardi. La notizia positiva è che per venerdì è attesa sul tavolo del Fitd anche la lettera con cui il fondo Atlante 2 si impegna a prendere parte alla maxi- cartolarizzazione degli Npl, il cui valore complessivo netto si attesta a circa un miliardo. Il veicolo promosso da Quaestio Sgr si renderebbe disponibile a fare la propria parte nel salvataggio, visto che impegnerebbe nell'operazione circa 40 milioni, ovvero gran parte dei fondi in cassa. Ma è difficile che, da solo, l'apporto di Atlante a basti a coprire la sottoscrizione della tranche mezzanina che ha un taglio stimato tra i 500 e 600 milioni. Un'opzione è quella di ridurre al minimo la cartolarizzazione, ma è chiaro che minore è l'apporto in questa fase, maggiore sarà la necessità di coprire le perdite sul capitale. Nella partita sugli Npl potrebbe fare peraltro ingresso la Società perla Gestione di Attività, che proprio nei mesi scorsi aveva dato disponibilità ad investire circa 200 milioni di euro sui crediti di Caricesena. Qualcuno ipotizza che Atlante possa ricorrere anche al finanziamento bancario per aumentare la potenza di fuoco, anche se è ragionevole che questo venga utilizzato per coprire - tramite un prestito a quattro anni - la tranche senior, il cui valore è stimato attorno ai 370 milioni. Altro capitolo riguarda le possibili operazioni di coinvestimento sulle quali Atlante 2 starebbe lavorando. Il veicolo punta a liberare risorse dalle altre cartolarizzazioni già effettuate nei mesi scorsi, così da ottenere mezzi freschi, ma va dettoche i tempi per siglare accordi simili richiedono tempi più lunghi di quelli che le scadenze sulle tre Casse impongono. Tra le opzioni potenziali sul tavolo, a quanto risulta al Sole 240re, ci sarebbe ad esempio un possibile coinvestimento da 50-100 milioni di Fonspa-Credito Fondiario nella cartolarizzazione fatta nelle tre good banks, per cui Fonspa a quanto risulta avrebbe già presentato una manifestazione di interesse nelle scorse settimane. Lo stesso Fonspa peraltro avrebbe già spacchettato al 50% con Atlante 2 la cartolarizzazione da 76 milioni fatta sugli Npl di Carife. Altra ipotesi - ma meno matura - prevede la condivisione dell'investimento negli Npl di Mps - per cui Atlante 2 ha investito 1,6 miliardi - con DoBank: in questo caso, secondo alcune indiscrezioni, si parla di un potenziale investimento da 50-100 milioni. Confermato invece l'impegno del Fitd da 170 milioni sulla tranche equity. Dopo aver già investito 28o milioni nella ricapitalizzazione di Cesena, il Fondo guidato da Salvatore Maccarone ha in mano 42o milioni circa: di essi, circa 250 verrebbero impegnati nella ricapitalizzazione di Rimini e San Miniato, destinate poi a finire a un euro a Cariparma-Agricole. Non è escluso che il Fitd debba ricorrere a nuove risorse da recuperare tramite un "rabbocco" del fondo volontario da circa 100 milioni, ma la ritrosia delle banche a nuovi esborsi sta spingendo a ridurre al massimo l'impegno per il sistema. ***

SCENARIO BANCHE 35 Sole 24 Ore 26-lug-2017

La rete Abi tra Roma, Milano e Bruxelles art — Un ripensamento «del funzionamento e della localizzazione degli uffici Abi fra le tre sedi di Roma, Milano e Bruxelles». Lo afferma il presidente Abi Antonio Patuelli in un intervento pubblicato sul quotidiano Avvenire dove rileva come già all'inizio di agosto « la sede della Direzione sindacale e del lavoro, uno dei settori più rilevanti delle nostre attività» passa negli uffici di Milano che diventano una sede Abi. Patuelli ricorda come già nell'assemblea dell'associazione dello scorso 12 luglio «ho annunciato l'intenzione di rivedere profondamente la struttura associativa istituendo a Bruxelles una sede Abi in coordinamento con la Febaf, in quanto anche Bruxelles è una nostra capitale dove occorrono attenzioni e presenze sempre più strutturate e continue». A Milano (dove frequentemente si riuniscono gli organi statutari) «possono essere localizzate le strutture dedicate ai mercati finanziari e ad attività rivolte agli associati» oltre «alle attività formative rivolte al personale delle banche e del mondo a esse connesso». A Bruxelles e Roma saranno appunto localizzate «le attività connesse al funzionamento delle istituzioni che sono basate nelle due capitali». R.Fi. ***

SCENARIO BANCHE 36 AREZZONOTIZIE.IT 25-lug-2017

Ex Etruria, così la riorganizzazione: centro servizi Ubi da 130 posti in via art Calamandrei, 5 filiali in salvo. Chiusure in Casentino e a Cortona - Arezzo Notizie

Filtrano le prime novità legate al piano di riorganizzazione predisposto da Ubi per la ex Banca Etruria. Centro servizi ad Arezzo, taglio di 35 filiali (anziché 40 come inizialmente annunciato), di cui tre nell’Aretino. Il centro servizi Caduta l’ipotesi di via Calamandrei come centro direzionale di Ubi, prende corpo, quella della nascita di uno snodo Ubiss (Ubi Sistemi e Servizi) ad Arezzo. Ubiss è una società che si occupa della progettazione, realizzazione e gestione di applicazioni informatiche, processi operativi e strutture organizzative all’interno del gruppo Ubi, servendone le realtà in tutta Italia. Arezzo sarebbe l’ottava città d’Italia ad ospitare un centro Ubiss, la sola del Centro assieme a Jesi. Al Sud ci sono soltanto Cosenza e Bari, al Nord troviamo Cuneo e quelle della Lombardia: Varese (2 sedi), Milano (6) e Bergamo (5). I tempi: la creazione del centro servizi è prevista a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio del nuovo anno. Attualmente i dipendenti di via Calamandrei sono 350. Il centro Ubiss prevede l’assorbimento di 120-130 unità. Cinque filiali in salvo Rispetto all’annuncio del taglio di 40 filiali ex Etruria, cinque si dovrebbero salvare: saranno convertite, anche se potrebbero presentare una riduzione d’orario. Ne chiuderebbero così 35, di queste 3 sono nel territorio aretino. La Toscana, poco coperta sinora dalle filiali del gruppo, dovrebbe avere meno ripercussioni rispetto ad altre regioni come Umbria e Marche. Due chiusure in Casentino, una a Cortona Chiuderanno tre filiali in provincia, già fissata la data: quella del 24 novembre. Uno sportello si trova a Bibbiena, in piazza Roma. Un altro a Stia, in via Roma, e un ulteriore nel centro storico di Cortona, in via Santa Margherita. I tre sportelli sacrificati saranno accorpati a quelli più vicini (Bibbiena stazione, Pratovecchio e Camucia), con la promessa fatta ai sindacati di non lasciare personale a piedi e di riallocarlo nelle vicinanze. I sindacati Non confermo, né smentisco – spiega Fabio Faltoni della Fabi Arezzo – sulla localizzazione delle chiusure. Saranno tre nell’Aretino, a partire da novembre. Tuttavia ci è stato assicurato che avverranno accorpamenti con filiali vicine. Restiamo in attesa di chiarezza anche sul destino di via Calamandrei, nella speranza che si concretizzino svolte positive dopo l’addio alle speranze del centro direzionale. Bibbiena protesta Tuttavia la ventilata chiusura dello sportello di piazza Roma a Bibbiena ha già innescato la protesta dell’amministrazione comunale, perché la filiale è considerata un servizio importante per il centro storico. E la giunta chiede un incontro con i vertici di Ubi. La notizia ci ha colpito molto in maniera negativa – commenta il sindaco Daniele Bernardini – le politiche di rilancio dei piccoli centri storici toscani non può essere connotata da questi percorsi. Le filiali come quella che si trova nel nostro contesto, rappresentano un servizio significativo per i cittadini. Nell’incontro porteremo queste istanze che per noi sono assolutamente centrali. La speranza è che i vertici di Ubi possano venire incontro alle nostre richieste. La Toscana “minore” non ha più bisogno di enunciazioni, ma di azioni concrete che intervengano per la sua valorizzazione concreta. @MattiaCialini

WEB 37 FEDERDAT.IT 25-lug-2017

Mps, trattativa per 4.800 tagli - Federdat art A poche settimane dalla presentazione del piano del gruppo Mps, i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ugl credito, Uilca e Unisin-Sinfub) hanno ricevuto la lettera che avvia la procedura per la riorganizzazione che è stata approvata dalla Ue e ha consentito l’approvazione della indispensabile ricapitalizzazione precauzionale.Il piano 2017-2021, come si legge nella missiva ricevuta dai sindacati, prevede una flessione dell’organico del gruppo di 5.500 persone: verrà realizzato, in prevalenza, con «manovre di accompagnamento all’uscita», spiega il gruppo, e con l’attivazione del Fondo di solidarietà per circa 4.800 lavoratori. Secondo il piano presentato ai mercati, i lavoratori passeranno dai 25.500 del 2016 a 20.100 nel 2021, con una riduzione pari al 22% (si veda infografica a destra). Come avverrà la riduzione? La via indicata dal gruppo prevede 4.800 uscite con il fondo di solidarietà, la cui attivazione comporta un accantonamento pari a un miliardo e 150 milioni di euro. A queste si aggiungano 450 uscite dovute alle cessioni di filiali all’estero, 750 dovute al fisiologico turn over e poi 500 nuove assunzioni per favorire il ricambio generazionale. Ammesso che vengano raggiunti gli accordi con i sindacati su questa strategia, il costo del lavoro passerà da un miliardo e 611 milioni del 2016 a un miliardo e 319 milioni del 2021, con una riduzione pari a circa il 20%: a fronte di un aumento di 100 milioni dovuto all’evoluzione inerziale del costo del lavoro ci sarà infatti un risparmio strutturale di 430 milioni dovuto alle iniziative del piano di ristrutturazione. L’EVOLUZIONE DEL NUMERO DEI LAVORATORI… Dati in unità Anche se siamo a ridosso della pausa estiva, il gruppo ha comunque deciso di avviare subito i negoziati per la riduzione di 1.200 persone attraverso l’utilizzo del Fondo di solidarietà. Un numero doppio rispetto a quello negoziato nell’ultimo accordo che fa pensare che la gestione, verosimilmente, sarà più complessa, anche perché sommando le uscite al primo maggio e quelle al 31 ottobre si arriva a 1.800, soltanto per quest’anno. Già questa settimana, domani e dopo, sono previsti due incontri per avviare il negoziato sulla prima tranche di 1.200 uscite. I sindacati si preparano a una discussione in un gruppo dove «ai lavoratori si deve molto – dice il segretario nazionale organizzativo e coordinatore Fabi di Mps, Franco Casini -. Se fino ad oggi il Gruppo è riuscito a far fronte al crollo della fiducia dei mercati e alla fuga dei depositi lo si deve ai lavoratori. Senza di loro il Monte dei Paschi di Siena non esisterebbe più». La lettera fa riferimento al contenimento dei costi condiviso con una serie di interventi definiti nei precedenti accordi che, secondo un bilancio della Fabi, nell’arco di 9 anni porteranno l’istituto a tagliare 11.400 posti di lavoro: nel 2012 i lavoratori erano 32mila, nel 2021 saranno 20.100. Inoltre circa mille lavoratori del back office sono stati esternalizzati in Fruendo dal 2012 al 2016, è stato previsto il congelamento del contratto integrativo aziendale dal 2012 a oggi, così come del Tfr e dei percorsi di carriera fino al 2018. Dal 2013 sono state inoltre previste 6 giornate di solidarietà all’anno, diminuite a 5 nel 2015 per chi guadagna meno di 35mila euro l’anno. In totale parliamo di 636mila giornate di solidarietà dal 2012 a oggi. Se questo è il quadro «il piano di riorganizzazione dovrà essere gestito in maniera morbida e condivisa attraverso uscite volontarie, senza alcuna forzatura né deroga al contratto nazionale», avverte Casini. Fabio Brunamonti, segretario responsabile della First Cisl del gruppo Mps spiega che «le parti nel negoziato dovranno cercare di raggiungere il miglior accordo nel più breve tempo possibile. Con l’ultimo accordo sono uscite 600 persone al primo maggio, chiediamo che il nuovo fondo ricalchi quello precedente». Brunamonti osserva comunque che a fronte di 1.800 uscite ci vorrà, in futuro, «forte attenzione alla copertura dei ruoli perché al di là del contenimento dei costi bisognerà parlare anche del rilancio del gruppo Mps e di come la banca potrà tornare a fare utili» © Riproduzione riservata

WEB 38 TWEETIMPRESE.COM 25-lug-2017

Mps, trattativa per 4.800 tagli art A poche settimane dalla presentazione del piano 2017-2021 del gruppo Mps, i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ugl credito, Uilca e Unisin-Sinfub) – scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola – hanno ricevuto la lettera che avvia la procedura per la riorganizzazione che è stata approvata dalla Ue e ha consentito l’approvazione della indispensabile ricapitalizzazione precauzionale. Il piano, come si legge nella missiva ricevuta dai sindacati, prevede una flessione dell’organico del gruppo di 5.500 persone: verrà realizzato, in prevalenza, con «manovre di accompagnamento all’uscita», spiega il gruppo, e con l’attivazione del Fondo di solidarietà per circa 4.800 lavoratori. Secondo il piano presentato ai mercati, i lavoratori passeranno dai 25.500 del 2016 a 20.100 nel 2021, con una riduzione pari al 22% (si veda infografica a destra). Come avverrà la riduzione? La via indicata dal gruppo prevede 4.800 uscite con il fondo di solidarietà, la cui attivazione comporta un accantonamento pari a un miliardo e 150 milioni di euro. A queste si aggiungano 450 uscite dovute alle cessioni di filiali all’estero, 750 dovute al fisiologico turn over e poi 500 nuove assunzioni per favorire il ricambio generazionale. Ammesso che vengano raggiunti gli accordi con i sindacati su questa strategia, il costo del lavoro passerà da un miliardo e 611 milioni del 2016 a un miliardo e 319 milioni del 2021, con una riduzione pari a circa il 20%: a fronte di un aumento di 100 milioni dovuto all’evoluzione inerziale del costo del lavoro ci sarà infatti un risparmio strutturale di 430 milioni dovuto alle iniziative del piano di ristrutturazione. Anche se siamo a ridosso della pausa estiva, il gruppo ha comunque deciso di avviare subito i negoziati per la riduzione di 1.200 persone attraverso l’utilizzo del Fondo di solidarietà. Già questa settimana, domani e giovedì, sono previsti due incontri per avviare il negoziato sulla prima tranche di 1.200 uscite. Per il segretario nazionale organizzativo e coordinatore Fabi di Mps, Franco Casini «il piano di riorganizzazione dovrà essere gestito in maniera morbida e condivisa attraverso uscite volontarie, senza alcuna forzatura né deroga al contratto nazionale».

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