UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

ANTENOR QUADERNI 24

L’ARCHITETTURA PRIVATA AD IN ET À ROMANA

ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO (PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011)

a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori

con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato ANTENOR QUADERNI

DIREZIONE Irene Favaretto, Francesca Ghedini

COMITATO SCIENTIFICO Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea Raffaele Ghiotto, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann

COORDINAMENTO SCIENTIFICO Isabella Colpo

SEGRETERIA REDAZIONALE Matteo Annibaletto, Maddalena Bassani

La presente opera raccoglie gli Atti delle giornate di studio conclusive del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (bando 2007) “L’edilizia domestica ad Aquileia e nel suo territorio” coordinato dall’Università degli Studi di Padova (prof. J. Bonetto) in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e l’Università degli Studi del Molise.

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Università degli Studi di Padova

Università degli Studi di Roma Università degli Studi del Molise “La Sapienza”

Volume revisionato dal comitato scientifico composto da: Heimo Dolenz (Landesmuseum für Kärnten), Christof Flügel (Landestelle für nichstaatlichen Museen in Bayern), Angela Pontrandolfo (Università degli Studi di Salerno), Daniela Scagliarini (Università degli Studi di Bologna)

Volume realizzato con il contributo di:

Banca di credito cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli

Università degli Studi di Padova Dipartimento di Archeologia Piazza Capitaniato, 7 – 35139 Padova [email protected]

ISBN 978-88-9738-519-6 © Padova 2012, Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padova tel. 049 8273748, fax 049 8273095 e-mail: [email protected] www.padovauniversitypress.it Le foto di reperti di proprietà dello Stato sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (Aut. del 24/02/2012, prot. n° 563/19). Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni. Volume stampato presso la tipografia Italgraf - Noventa Padovana Sommario

ALVIANO SCAREL , Premessa ...... pag. IX

LUIGI FOZZATI , Premessa ...... » XI

FRANCESCA GHEDINI , Presentazione ...... » XIII

JACOPO BONETTO , M ONICA SALVADORI , Introduzione ...... » XV

TEMI GENERALI

JACOPO BONETTO , L’edilizia privata antica di Aquileia. Profilo storiografico ...... »1

CLAUDIO ZACCARIA , Chi erano i proprietari delle ricche domus aquileiesi? Piste epigrafiche ...... » 49

LE CASE EL’ARCHITETTURA

PATRIZIO PENSABENE , E NRICO GALLOCCHIO , Contributo per la storia del quartiere residenziale sud-ovest: i fondi ex CAL e Beneficio Rizzi ...... » 67

MICHELE BUENO , V ALENTINA MANTOVANI , M ARTA NOVELLO , Lo scavo della casa delle Bestie ferite ...... » 77

VANESSA CENTOLA , G UIDO FURLAN , A NDREA RAFFAELE GHIOTTO , E MANUELE MADRIGALI , CATERINA PREVIATO , La casa centrale dei fondi ex Cossar ad Aquileia: nuovi scavi e prospettive di ricerca ...... » 105

FEDERICA FONTANA , La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: aspetti planimetrici e funzionali ...... » 131

ANTONIA SPANÒ , F ILIBERTO CHIABRANDO , F ULVIO RINAUDO , Contributi della geomatica ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dell’ insula di via Gemina ad Aquileia ...... » 141

LUCIANA MANDRUZZATO , F RANCA MASELLI SCOTTI , Il quartiere abitativo precedente il complesso teodoriano di Aquileia ...... » 157

CATERINA PREVIATO , Tecniche costruttive utilizzate nelle case di Aquileia: le sottofondazioni pluristratificate ...... » 165

LE CASE EL’APPARATO DECORATIVO

MONICA SALVADORI , Edilizia privata e apparati decorativi ad Aquileia: lo stato della ricerca ...... » 181

MICHELE BUENO , M ARTA NOVELLO , F EDERICA RINALDI , Per un corpus dei mosaici di Aquileia: status quo e prospettive future ...... » 195 VI SOMMARIO

MARTA NOVELLO , L’autorappresentazione delle élites aquileiesi nelle domus tardoantiche ...... pag. 221

FLAVIANA ORIOLO , Modi dell’abitare ad Aquileia: i rivestimenti parietali ...... » 243

FABRIZIO SLAVAZZI , Gli arredi di lusso di Aquileia: nuove ricerche ...... » 263

FEDERICA GIACOBELLO , Arredi in bronzo del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ...... » 273

FULVIA CILIBERTO , Il lusso dell’acqua: sculture con funzione di fontana ad Aquileia ...... » 281

FEDERICA FONTANA , E MANUELA MURGIA , La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: alcuni elementi dell’apparato decorativo ...... » 297

MAURIZIO GOMEZ SERITO , E DUARDO RULLI , I materiali lapidei naturali della domus dei “Putti danzanti”: marmi bianchi e colorati ...... » 309

LE CASE EIMATERIALI

ANNALISA GIOVANNINI , Ninnoli, oggetti di devozione domestica, ricordi famigliari: immagini di terracotta da Aquileia tra scavi e dati d’archivio ...... » 317

GRAZIA FACCHINETTI , Ritualità connesse alla costruzione di domus . Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia ...... » 337

FILOMENA GALLO , A LESSANDRA MARCANTE , G IANMARIO MOLIN , A LBERTA SILVESTRI , PATRICK DEGRYSE , M ONICA GANIO , I vetri della casa delle Bestie ferite ad Aquileia: uno studio archeologico e archeometrico ...... » 353

DIANA DOBREVA , Studio e analisi di alcuni contesti della domus centrale presso i fondi ex Cossar .» 369

LE CASE FUORI DELLA CITTÀ

PAOLA MAGGI , F LAVIANA ORIOLO , Luoghi e segni dell’abitare nel suburbio di Aquileia ...... » 407

MAURIZIO BUORA , L’interpretazione delle foto aeree di Aquileia e una sconosciuta villa extraurbana nel suburbio occidentale ...... » 429

LUDOVICO REBAUDO , La villa delle Marignane ad Aquileia. La documentazione fotografica di scavo (1914-1970) - con appendici di Alberto Savioli ed Elena Braidotti ...... » 443

FABIO PRENC , Dinamiche insediative e tipologie edilizie nella Bassa Friulana ...... » 475

MARIA STELLA BUSANA , C LAUDIA FORIN , Le ville romane nel territorio di Aquileia: alcune considerazioni in merito all’articolazione e all’uso degli spazi ...... » 487

VALENTINA DEGRASSI , R ITA AURIEMMA , L’edilizia residenziale lungo l’arco costiero nord-orientale, tra il Lacus Timavi e Grignano ...... » 511

PAOLA VENTURA , Edilizia privata presso il Lacus Timavi : la villa di via delle Mandrie a Monfalcone (GO) - con appendice di Gabriella Petrucci ...... » 533

LE CASE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO

GIUSEPPE CUSCITO , Edilizia privata ed edifici cristiani di culto: un problema aperto ...... » 555

YURI MARANO , Dopo Attila. Urbanesimo e storia ad Aquileia tra V e VI secolo d.C...... » 571

LUCA VILLA , Modelli di evoluzione dell’edilizia abitativa in Aquileia tra l’antichità e il medioevo ..... » 591

MARINA RUBINICH , Dalle “Grandi Terme” alla “Braida Murada”: storie di una trasformazione ..... » 619 SOMMARIO VII

LE CASE E LA VALORIZZAZIONE

ANTONELLA CORALINI , Antichi vicini di casa. Presenze reali e virtuali nel mondo digitale ...... » 639

GIOVANNA MONTEVECCHI , P AOLO BOLZANI , La domus dei tappeti di pietra. Un sito archeologico nel cuore di Ravenna ...... » 665

EMANUELE MADRIGALI , Esperienze di restauro e valorizzazione di Aquileia: l’esempio dei fondi ex Cossar ...... » 685

VILMA FASOLI , Tra frammento e contesto: la valorizzazione come progetto condiviso ...... » 699

FABIANA PIERI , G IULIA MIAN , V ALENTINA DEGRASSI , La villa romana di Ronchi dei Legionari. Un’esperienza di valorizzazione ...... » 707

MAURIZIA DE MIN , PIERLUIGI GRANDINETTI , E UGENIO VASSALLO , Un’idea progettuale per la conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar ...... » 723 TRA FRAMMENTO E CONTESTO: LA VALORIZZAZIONE COME PROGETTO CONDIVISO Vilma Fasoli* *Politecnico di Torino, [email protected]

RIASSUNTO Il contributo propone una riflessione che si muove all’interno della molteplicità di significati e di valori che con - notano le complesse relazioni tra “frammento” e “contesto”. A partire dal “riconoscimento”, inteso come momento di ri-attribuzione di significato condotto attraverso un metodo che lavora sulle “tracce” e sugli “indizi” (se non sull’“assenza”), la riflessione si sposta a osservare la frammentazione che interviene a disegnare il ruolo degli attori, le relazioni tra competenze, le strategie e i pro - grammi di intervento di fronte alle azioni di “tutela” e di “valorizzazione” del patrimonio archeologico. Pone l’accento sul significato culturale delle azioni di “tutela” e di “valorizzazione” prima o piuttosto che sul va - lore prescrittivo degli strumenti normativi.

ABSTRACT The contribution is a reflection that moves within the multiplicity of meanings and values that characterize the complex relationships between “fragment” and “context”. The research starts from the “recognition”: it means to give a new attribution of meaning through a method that works on the “tracks” and on the “clues” or sometimes on the “lack” as well. This reflection moves to observe the fragmentation involved in designing the role of the actors, the relationship among competences, strategies and intervention programs to address the actions of “protection” and just before the actions of “development” of the archaeological heritage. The contribution focuses on the cultural significance of the actions of “protection” and just before “development” rather than on the prescriptive value of the regulatory instruments.

L’architettura privata ad Aquileia in età romana , Atti del Convegno di Studio (Padova, 21-22 febbraio 2011), a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori, Padova 2012, pp. 699-706. 1. R IFLESSIONI A MARGINE DI ALCUNE RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE DEL TERRITORIO DI AQUILEIA DEL XVIII SECOLO .

Negli anni centrali del Settecento, quando i ritrovamenti archeologici ad Aquileia sembrano farsi via via più numerosi, la città tocca il momento della sua massima disgregazione insediativa. Superate le fasi di suddivisione del consistente patrimonio fondiario e immobiliare conseguenti alla soppressione del Patriarcato di Aquileia, tra il 1762 1 e il 1765 l’ingegnere belga Maximilien Fremaut, Di - rettore delle Fabbriche Regie di , è incaricato del coordinamento delle operazioni di rilevamento topografico necessarie all’elaborazione di progetti per il “prosciugamento”, “asciugamento”, “bonifica” e “riordino” delle paludi e delle aree acquitrinose poste a sud e a ovest del territorio di Aquileia. Protrattisi fino al 1770, i lavori saranno ripresi nel 1815 sotto la direzione dell’architetto Pietro Nobile. Le elabora - zioni cartografiche e le relazioni tecniche redatte in questo arco cronologico (1762-1815) costituiscono le fonti essenziali del contributo che Maria Pia Muzzioli ha di recente dedicato alla “documentazione per lo studio della centuriazione di Aquileia” 2. L’analisi comparativa condotta su questi due tipi di fonti (elaborazioni cartografiche e relazioni tecniche) consente di osservare come in questo periodo, che per la storia europea costituisce il momento dell’esordio della cultura antiquaria, all’innovazione delle tecniche di rilevamento topografico e alla messa a punto di raffinati sistemi di rappresentazione cartografica non corrisponda una pari attenzione e precisione nella registrazione dei ritrovamenti archeologici. Il “silenzio o l’assenza” di tracce emerge in tutta la cartografia elaborata per gli interventi di bonifica, contribuendo a confermare come i valori e i significati del “frammento” fossero indipendenti dalla sua collocazione to - pografica e dalle relazioni che esso fosse ancora in grado di intrattenere almeno con il suo contesto di ap - partenenza. Nonostante i differenti tipi di formazione e di esperienze professionali precedentemente intraprese, i due protagonisti, Fremaut prima, Nobile poi, in questo compito sono accomunati dal dovere di saper offrire una soluzione alle istanze governative di efficienza funzionale e di valorizzazione produttiva del territorio. Mentre per il tecnico Fremaut prevale una riorganizzazione che vede nei “Muri patriarcali” un impedimento allo sviluppo urbano e nel battistero della basilica un’opportunità per la soluzione ai problemi di adduzione idrica, tanto da proporne la trasformazione in serbatoio d’acqua potabile, la cul - tura accademica di Nobile lo impegna in una ricomposizione storica dei luoghi subito dirottata tuttavia verso un’analisi dettagliata dell’assetto idrogeologico e verso progetti di ingegneria idraulica. Anche l’impegno profuso già dal 1720 da figure come il canonico Gian Domenico Bertoli, in più occasioni riprese da Girolamo de Moschettini fino al 1813 con la fondazione del “Museo Eugeniano”, se da un lato costituiscono la premessa alla proposte di catalogazione avanzate da Pietro Nobile 3, dal -

1 Un’apposita commissione composta da rappresentanti della Cesarea Regia Intendenza Commerciale per il Lito - rale, degli Stati Provinciali di e del Comune di Aquileia era stata nominata nel 1762. Si veda CASSAN 2008 . 2 MUZZIOLI 2005 con riferimenti a SAMONATI 2007 e a DONNINI 1989. 3 Cfr. FABIANI 2007. TRA FRAMMENTO E CONTESTO : LA VALORIZZAZIONE COME PROGETTO CONDIVISO 701 l’altro presentano i limiti della compilazione di inventari di reperti privi della loro collocazione topo - grafica e prevalentemente volti alla costituzione di preziose collezioni. Sebbene la storiografia più re - cente sia impegnata a sfumare il contrasto ideologico che a lungo ha segnato il confronto tra le politiche di tutela adottate dalla Zentral Kommission für Erforschung und Erhaltung der Baudenkmale dell’Impero Austriaco e quelle introdotte dal Governo italiano all’indomani della prima guerra mondiale, non è possibile far altro che osservare che fino al 1893, data di pubblicazione della Fundkarte von Aquileja di Enrico Maionica, non viene fornito alcun riconoscimento sistematico della collocazione topografica dei ritrovamenti archeologici. A fronte della disgregazione insediativa che continuava a connotare la realtà urbana di Aquileia, e della ormai secolare dispersione del suo patrimonio storico e archeologico, anche in altre fonti cartografiche precedenti a queste fasi, laddove Aquileia è inserita in un quadro ter - ritoriale più ampio, la sua immagine è ricondotta a un’icona: è la Basilica ad assumere il ruolo di simbolo unico e inconfondibile, il solo e unico simbolo capace di colmare il “silenzio o l’assenza”. La Basilica si afferma per il suo valore monumentale, valore che, se da un lato agevola l’esercizio del “riconosci - mento”, inteso come momento centrale di ri-attribuzione di significato, dall’altro contribuisce a stabilire la “distanza” se non la “separazione” dal contesto cui appartiene. Nell’esercizio del “riconoscimento” rinnova la memoria delle radici cristiane del Sacro Romano Impero d’, si pone come cantiere di sperimentazione e di messa a punto delle teorie di tutela e di restauro che animavano i dibattiti della Scuola d’arte di , alla fine della prima guerra mondiale il suo campanile as - sume il ruolo di simbolo di riaggregazione delle comunità, tanto da essere indicato dal vescovo Celso Co - stantini quale modello architettonico di riferimento negli interventi di ricostruzione degli edifici di culto. Laddove il contesto ha occultato i segni della sua storia, i valori di unicità o di singolarità attribuiti al monumento basilicale esercitano una tale forza di attrazione da circoscrivere energie e investimenti in studi, in campagne di scavo e in interventi di salvaguardia e di restauro. La competizione interpretativa tra monumento e contesto mette in campo e ripropone, ad Aquileia come altrove, il contrasto tra le competenze del potere centrale e quelle delle amministrazioni locali, tra i fautori della salvaguardia delle testimonianze della classicità e i sostenitori del valore dell’archeo - logia cristiana e medievale, tra valore patrimoniale di proprietà religiosa e di proprietà civile. Dispersione del patrimonio, disgregazione insediativa, assenza di monumentalità hanno imposto l’adozione di un metodo di studio di tipo indiziario che lavora a partire dalle “tracce”, un metodo che ci può consentire di cogliere il significato della svolta generazionale che ha distinto gli scavi e gli studi di Luisa Bertacchi 4 dal lavoro precedentemente condotto da Giovanni Battista Brusin. Se riconoscere significa ri-attribuire un significato, allora il frammento o la traccia ri-assumono signifi - cato quando sono in grado di rivelare le relazioni con il contesto e con il sistema cui appartengono. In questo senso, Aquileia non è solo “un sistema” di tracce, ma “il sistema” che lega i frammenti e nel quale i frammenti ri-assumono significato se sottoposti a un costante, paziente e sapiente esercizio di letture che attraversano cambi di scala. In quanto sistema, Aquileia assume il ruolo di “laboratorio” nel quale esplorare i rapporti e decifrare le relazioni di interdipendenza con il suo contesto e dal quale guardare alle strategie e alle azioni di salvaguardia, di tutela e di valorizzazione con un rinnovato sguardo prospettico. E se della valorizzazione non sappiamo che apprezzare esclusivamente le ricadute di natura economica e non riusciamo a cogliere come questa riconfigurazione del territorio a “laboratorio” costituisca, in asso - luto, la sua prima opportunità di valorizzazione, allora non possiamo far altro che condividere l’osserva - zione di Françoise Choay che afferma “per tutti coloro tra noi che sono impegnati nella salvaguardia del patrimonio culturale, la priorità mi sembra oggi la sensibilizzazione di tutti e di ciascuno alle minacce che pesano sulle nostre fondamentali competenze umane, senza le quali è vano parlare di patrimonio” 5 [TdA].

4 A cura dell’Associazione Nazionale per Aquileia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia ed il Comune di Aquileia, per le Giornate Europee del Patrimonio è in programma il convegno e sul tema “Luisa Bertacchi e l’archeologia aquileiese”, Municipio di Aquileia 23-24 settembre 2011. 5 CHOAY 2006, in part. p. 331. 702 VILMA FASOLI

2. D A “FRAMMENTO A CONTESTO ”: IL PAESAGGIO CULTURALE .

L’interpretazione sempre più dilatata, se non globale, che si è andata affermando soprattutto nel - l’ultimo decennio intorno al concetto di patrimonio culturale si riflette nei contenuti della Convenzione Europea del Paesaggio. Premesso che “il paesaggio concorre all’elaborazione delle culture locali e rap - presenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea” (Convenzione Europea del Paesaggio, preambolo) in essa si afferma che il “Paesaggio designa una de - terminata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” (Capitolo 1 art. 1 lettera a). In questo quadro interpretativo sembra inevitabile ribadire “l’irriducibilità del principio di conservazione a singoli “pezzi” del patrimonio naturale-culturale staccati dal contesto, o in altre parole, l’impossibilità di di - videre il patrimonio territoriale in parti da conservare e parti da lasciare alla mercé delle spinte tra - sformatrici” 6. Questa dilatazione del principio di conservazione sottopone la “modernità” – e tanto più quella relativa al patrimonio aquileiese – a una sfida, non solo per le difficoltà che disgregazione e dispersione del patrimonio hanno imposto (e ancora impongono) nelle azioni sul campo e nella ricerca, ma anche per la complessità nell’individuazione degli interventi di tutela, di salvaguardia, di conser - vazione e nella progettazione delle strategie di valorizzazione e di gestione. Tra i numerosi problemi aperti nel dibattito contemporaneo preme far emergere alcuni aspetti, che non possono costituire forme isolate della riflessione attuale, quanto nodi di relazioni che disegnano i processi del cambiamento. Siamo a conoscenza delle pratiche consolidate che a lungo hanno cercato di legare in una relazione – talvolta ambigua, talvolta sofferta ma consequenziale – l’operazione del ri - conoscimento alle azioni di tutela, ma anche altrettanto consapevoli di quanto e come, sul piano ope - rativo, in questa relazione manchino ancora all’appello numerose e significative testimonianze del nostro patrimonio culturale. Nell’estendere l’operazione del riconoscimento anche a quello che non è possibile tutelare, la Convenzione Europea del Paesaggio inquadra il “valore culturale” in una nuova prospettiva, interpretandolo quale paradigma che riflette interessi sia collettivi, sia trans-generazionali 7. Sancendo inoltre l’obbligo di applicare misure diversificate di salvaguardia, di gestione, di pianifica - zione, interviene a portare l’attenzione sul problema della divergenza tra i “tempi della conoscenza”, i “tempi della tutela” e i “tempi della valorizzazione”. Sono sufficienti alcuni dati quantitativi 8 per comprendere il peso con il quale questa divergenza è in grado di incidere sulle capacità di program - mazione delle amministrazioni locali e delle istituzioni pubbliche oltre che sull’efficacia dei progetti e sulla loro capacità di “collocarsi nel mercato” della valorizzazione del patrimonio. Né si tratta esclusi - vamente di un problema di divergenza di tempi: sullo sfondo della Convenzione Europea del Paesaggio giace il ridisegno dei ruoli e delle competenze delle istituzioni, e più in generale degli attori impegnati nel riconoscimento, nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio culturale. Poiché la tutela del paesaggio implica il confronto con sistemi di valori complessi e difficilmente determinabili e investe forme diverse di lettura, di rappresentazione, di percezione e di interpretazione, la Convenzione Eu - ropea del Paesaggio sancisce come la sua valutazione non possa essere demandata esclusivamente a competenze tecniche e scientifiche specializzate, ma si trasformi in un lavoro collettivo che investe la

6 Il riferimento è alla Lectio Magistralis pronunciata da Roberto Gambino l’8 ottobre 2009 inerente al tema Parchi e Paesaggi d’Europa. Un programma di ricerca territoriale, qui in particolare paragrafo 2.5. La dilatazione dell’operazione conservativa . 7 Ivi , in particolare paragrafo 2.2. Nuovi diritti. 8 A titolo esemplificavo si possono citare: la Cripta Balbi (Roma) i cui scavi sono iniziati nel 1981 su un lotto pari a un ettaro di estensione. Lavori e ricerche hanno richiesto vent’anni di tempo. Il Parco archeologico Saint-Martin- de-Corléans ad Aosta copre una superficie di circa 10.000 mq. I primi rinvenimenti archeologici sono venuti alla luce nel 1969. I lavori sono in corso. Gli scavi alla Cripta di Notre Dame a Parigi sono stati svolti su una superficie di circa 2200 mq tra 1965 e 1972. La cripta è stata aperta al pubblico nel 1980. Dal 2000 è inserita nel polo museale del Musée du Carnevalet. TRA FRAMMENTO E CONTESTO : LA VALORIZZAZIONE COME PROGETTO CONDIVISO 703 popolazione locale di un ruolo attivo inserendola in un processo di educazione alla consapevolezza e alla corresponsabilità del proprio futuro.

3. R IFLESSIONI CONCLUSIVE

Per la densità e la complessità del suo patrimonio culturale e naturale, l’Italia presenta una situazione variegata, che testimonia come la radicata tradizione delle strutture del nostro sistema attraversi molte difficoltà in relazione all’adattamento ai contenuti della Convenzione Europea del Paesaggio. Tra le prime firmatarie della Convenzione, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha avviato le procedure per la redazione del Piano Paesaggistico Regionale secondo un percorso graduale articolato in due fasi: “ la prima fase consiste nella ricognizione e perimetrazione delle aree e degli immobili tutelati e si concluderà con la redazione della Mappa dei beni paesaggistici e la determinazione delle prescrizioni d’uso intese ad as - sicurare la conservazione e la valorizzazione di essi; la fase successiva riguarderà l’individuazione di even - tuali ed ulteriori contesti da sottoporre a misure di salvaguardia e di utilizzazione” 9. Questo percorso suggerisce un’osservazione immediata in riferimento alle espressioni “perimetrazione” e “individuazione di eventuali ed ulteriori contesti”, in quanto tali espressioni sono il segnale di un’interpretazione riduttiva dell’idea di “paesaggio” rispetto a quella contenuta nei principi posti alla base della Convenzione Europea. Riconoscersi in questa impostazione, non significa seguire un “percorso graduale”, quanto adattarsi a un processo rallentato, ritardando, se non rinunciando, al cambiamento. Ulteriore perplessità desta l’atten - zione concentrata sul patrimonio naturale che, se da un lato, dà ragione della ricchezza e della varietà del contesti naturalistici vanto di questa regione, dall’altro contrasta con l’inconsistenza, nella documentazione ad oggi disponibile, dei dati relativi al patrimonio storico del suo territorio. Né dobbiamo ritenere che questa disparità di conoscenza tra patrimonio naturale e patrimonio culturale rispecchi la realtà della Re - gione dove, tra numerose difficoltà, gli istituti preposti alla tutela e, con loro, numerose associazioni cul - turali, sono impegnati in ricerche e in numerose attività di divulgazione. Questo squilibrio tra conoscenza del patrimonio naturale e conoscenza del patrimonio culturale – e quindi il gap con altri contesti nazionali ed europei nel processo di riconoscimento delle forme e delle modalità di possibile interpretazione attiva delle risorse del paesaggio locale – si aggiunge alla di - stanza che l’amministrazione frappone tra il progetto di Piano Paesaggistico Regionale e lo sviluppo della convergenza tra naturale e culturale così ampiamente richiamata dalla Convezione. Porre sullo “sfondo il riferimento della carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia redatta tra il 1798 e il 1805 Topographisch-geometrische Kriegskarte von dem Herzogthum Venedig che consente una lettura storica in una fase temporale precedente alle grandi trasformazioni insediative del secolo scorso” contraddice uno dei principi consolidati propri della metodologia della ricerca storica, in quanto in - terviene a fissare l’unicità della fonte documentaria e punta a un’analisi diacronica limitata alla fase tra XVIII secolo e contemporaneità. Da questa limitazione viene meno soprattutto la possibilità di svi - luppare la consapevolezza della “stratificazione” del patrimonio culturale, rendendo ancora più com - plessa e difficile la sensibilizzazione degli abitanti verso il riconoscimento dei “valori” della specificità locale e verso la loro connessione con quelli delle testimonianze della storia europea. Non ultima emerge la difficoltà a esplicitare orientamenti e struttura del progetto di analisi, poiché anche la pre - gevole iniziativa della redazione dell’ Atlante fotografico dei paesaggi regionali 10 rimane operazione ri -

9 La citazione è estrapolata dal sito ufficiale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: www.regione.fvg.it in particolare: Strumenti di pianificazione, Piano paesaggistico regionale. 10 “Nato da un’attività iniziata sulla base di un’intesa interistituzionale dd 22/11/2006 fra MIBAC, MATTM e Regione Autonoma FVG per l’ottenimento della valenza paesaggistica, si è sviluppato su una serie di analisi ricognitive ed una prima proposta di Ambiti Paesaggistici ai sensi D.Lgs 42/2004. ( in particolare dell’art. 135 e 143). Lo studio, in origine supportato da una campagna di sopralluoghi documentati da rilievi fotografici per opera del gruppo di lavoro del Servizio tutela beni paesaggistici Regionale assieme ai funzionari delle Soprintendenze territorialmente competenti del MIBAC, fu successivamente raccolto, rielaborato ed integrato dal Dipartimento di Progettazione Architettonica e Urbana del - l’UNI.TS. con un apposito incarico del 2008 che portò alla stesura finale dell’Atlante” citato da www.regione.fvg.it 704 VILMA FASOLI servata ad addetti ai lavori e priva, a tutt’oggi, di esiti capaci di comunicare con efficacia i valori che le risorse territoriali riconosciute quale patrimonio comune possono mettere in gioco per il futuro delle comunità. Né tantomeno è in grado di coinvolgere la popolazione locale in processi di partecipazione attiva finalizzati a consolidare l’identità locale “come premessa per qualsiasi azione di sviluppo che vo - glia essere durevole e compatibile con [la tutela del] patrimonio culturale locale” 11 . Al di là della “fe - condità” che il contributo di questa forma di rappresentazione può riservare nella definizione di strategie per lo sviluppo del territorio 12 , non è possibile non domandarsi cosa possa essere riservato al patrimonio non visibile e ai depositi sepolti. La Convenzione Europea del Paesaggio impone in questo senso un radicale cambiamento di rotta, in quanto abbandona una lettura circoscritta ai siti archeologici ponendo come obiettivo di interpretazione del paesaggio lo studio delle relazioni e dei processi inse - diativi, o come è stato recentemente suggerito della sua “addomesticazione” 13 . Si tratta di una innovazione sostanziale, capace di costruire una nuova e diversa mentalità con la quale avvicinarsi al paesaggio come bene comune, una mentalità che prende forma nel superamento della frammentazione dei ruoli, nel confronto tra saperi e competenze diverse, nel coraggio di misurarsi con sperimentazioni locali e nell’ambizione di saper costruire progetti di ricerca che affianchino la programmazione di strategie di intervento condivise.

11 MAGGI 2001 , p.11. 12 DEMATTEIS , G OVERNA 2005 . 13 Claude Raffestin si esprime in termini di “addomesticazione” in RAFFESTIN 2009. TRA FRAMMENTO E CONTESTO : LA VALORIZZAZIONE COME PROGETTO CONDIVISO 705

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