Scuola di Dottorato in Archeologia
Curriculum Orientale
XXVIII ciclo
La res metallica nell'Oriente romano tra il I ed il VII d. C. Gestione delle miniere, risvolti sociali ed economici dell'attività estrattiva nelle province asiatiche tra I e VII d. C.
Tutor Prof. ssa Eugenia Equini Schneider
Dottorando Marco Conti, matricola 971933 Roma, 14/12/2016
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Ai miei nonni, radici ormai lontane ma non dimenticate della mia infanzia felice
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The Dwarves tell no tale; but even as mithril was the foundation of their wealth, so also it was their destruction: they delved too greedily and too deep, and disturbed that from which they fled, Du i s Ba e J. R. R. Tolkien, The Fellowship of the Ring Chapter Four – A Journey In The Dark
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1. INTRODUZIONE E STORIA DEGLI STUDI
L'acquisizione e lo sfruttamento delle risorse metalliche hanno costituito indubbiamente una delle motivazioni principali nella pianificazione della conquista di alcuni territori da parte della classe dirigente romana, in epoca repubblicana prima ed imperiale poi. Mentre l'importanza dei metalli preziosi era capitale per la stabilità del sistema economico e monetario creato da Augusto, quelli meno nobili erano ugualmente necessari allo svolgimento di larga parte delle attività lavorative inerenti le sfere della vita civile e militare: l'approvvigionamento del ferro, per esempio, era essenziale al mantenimento della sicurezza dell'impero, legato, com'è ovvio, al fabbisogno di armi e armature. Non è pertanto eccessivo affermare che il soddisfacimento della domanda di minerali nel lungo periodo ha costituito una delle esigenze fondamentali per la sopravvivenza stessa dell'impero.
Data l'importanza rivestita da questo ambito di indagine, appare opportuno sottolineare come nella letteratura precedente le tematiche legate all'individuazione, allo sfruttamento e alla gestione dei siti minerari in età romana e tardo antica soffrano una notevole disparità di trattazione tra le province orientali e quelle occidentali. Anche per quanto riguarda le miniere occidentali gli studi precedenti non si spingono in genere oltre il III secolo d.C. Di conseguenza la comprensione dei sistemi di gestione della res metallica impiegati dall'autorità imperiale nelle province occidentali è abbastanza soddisfacente, almeno per quanto riguarda i primi tre secoli dell'Impero, mentre risulta molto lacunosa per la tarda antichità. La scarsità di studi di ampio respiro sull'estrazione e la lavorazione dei metalli per le province orientali, ed in particolare per le province asiatiche, è a dir poco sorprendente, soprattutto se si considera l'antichità ed il prestigio delle tradizioni metallurgiche dell'Asia Minor. Allo stato attuale delle nostre conoscenze riguardanti tali province non è noto se la posizione del personale amministrativo e militare coinvolto nelle attività estrattive fosse in qualche modo differente rispetto al resto dell'amministrazione provinciale, come attestato invece per alcuni siti iberici e nelle province danubiane, e ci è ignota l'eventuale presenza di distretti minerari caratterizzati da regimi particolari dal punto
7 di vista giuridico e fiscale analogamente a quanto riscontrabile, per esempio, nel Norico. Ed è forse ancora più rilevante l'assenza di una valutazione generale sulle conseguenze in ambito politico, sociale, ed economico del modo in cui la domanda di minerali è stata soddisfatta in oriente durante il periodo della dominazione romana. Si tratta di un'assenza a dir poco frustrante: la mancanza di un'analisi diacronica di tutti gli aspetti relativi alla res metallica in oriente impedisce la corretta valutazione di alcune trasformazioni di ampia portata in ambito economico e sociale riscontrabili nelle province orientali per il lungo arco di tempo che va dalla as ita dell i pe o all'epoca delle incursioni arabe che minarono gravemente le capacità di controllo territoriale da parte degli imperatori di Bisanzio in molti distretti anatolici (metà del VII secolo d.C. ca.): sono questi i due momenti che costituiscono i limiti temporali in cui si è deciso di inquadrare la presente ricerca.
Come accennato più indietro, per l'occidente romano gli aspetti più importanti riguardanti la res metallica, vale a dire la proprietà delle miniere, le responsabilità dei procuratores minerari e la loro collocazione all'interno dell'amministrazione provinciale, il sistema di sfruttamento, la forza lavoro impiegata nelle attività estrattive, il ruolo dell'esercito e del fisco nelle imprese minerarie sono stati indagati in studi precedenti. Sembra pertanto indispensabile presentare (sia pure in forma sintetica) i risultati conseguiti fino ad ora riguardo a questo ambito di ricerca assieme alle questioni ancora aperte ed alle problematiche da affrontare prima di accingersi ad esaminare tematiche analoghe nelle regioni asiatiche. Un aspetto molto dibattuto riguardo le attività estrattive è costituito dall'individuazione del sistema gestionale antico. La gestione delle cave e delle miniere romane è stata oggetto di studio, anche se cursoriamente, a partire dalle pio e isti he i e he dello Hi s hfeld sulla Kaise li he Ve altu g e del Rosto tzeff ella sua Ges hi hte de Staatpa ht . Notizie sulle p o u atele e sul pe so ale imperiale responsabile delle miniere e delle cave sono per così dire disperse nei lavori del Pflaum e del Boulvert 1 . Nel capitolo sull'amministrazione delle operazioni estrattive romane, Hirschfeld riunisce sotto la stessa intestazione (Bergwerke) miniere e cave; lo studioso tedesco esamina problemi quali la proprietà delle miniere, le responsabilità dei procuratores e la loro posizione all'interno della gerarchia amministrativa delle province, i sistemi di sfruttamento ed infine i rapporti fiscali tra Roma e le operazioni estrattive. Hirschfeld ritiene che le imprese minerarie sotto il controllo imperiale fossero di proprietà statale, ma non esclude la possibilità che comunità e privati cittadini potessero continuare ad essere titolari di cave o miniere anche durante il Principato (perpetuando così un uso iniziato in epoca repubblicana).
1 Le questioni gestionali legate alle attività estrattive sono analizzate con dettaglio variabile da MARQUARDT 1884, ROSTOVTZEFF 1904, HIRSCHFELD 1905, PFLAUM 1960-1, BOULVERT 1970, PFLAUM 1982, BRUNT 1990b, ECK 1997b, EICH 2005. 8
La maggior parte degli studiosi successivi si è espressa in maniera contraria su questo punto, ritenendo che le miniere fossero di esclusiva proprietà dell'imperatore. Hirschfeld ritiene anche che all'interno di una provincia (od eccezionalmente due) l'amministrazione di un'intera categoria di miniere fosse affidata ad un liberto o ad un cavaliere dotato di ampia competenza in materia2. Infine, lo studioso tedesco era convinto, sulla base dei testi vipascensi, che i poteri giuridici di un procuratore minerario fossero equivalenti a quelli delle autorità municipali3. Secondo il modello gestionale proposto da Hirschfeld, durante il Principato la maggior parte delle miniere erano appaltate a concessionari di piccola scala, in cambio di un affitto pagato ai conductores, una sorta di grandi imprenditori, rimpiazzati attorno alla fine del II secolo da procuratori imperiali che interagivano direttamente con i piccoli concessionari. Tale modello è seguito anche dal Rostovtzeff e dal Täckholm4. Quest'ultimo tuttavia ha supposto che il ricorso ai conductores abbia riguardato soltanto le miniere di ferro, ed ha avanzato dei dubbi5 sull'uniformità di gestione della res metallica sostenuta da Hirschfeld e Rostovtzeff. Di tutt'altro parere si è mostrato il Brunt6, secondo il quale conductores e procuratori sarebbero contemporanei, i primi in funzione subalterna i secondi, a prescindere dalla natura degli appalti ottenuti. L'analisi della titolatura dei procuratori minerari imperiali si deve al Mrozek 7 : questo studioso ha evidenziato una variazione nell'estensione geografica nella giurisdizione dei diversi funzionari, imputabile allo status sociale dei procuratori (più ampia per i cavalieri, più ristretta per i liberti). Lo stesso autore ha rilevato anche che l'amministrazione delle miniere d'argento in Pannonia e Dalmazia è stata unificata probabilmente durante il regno di Marco Aurelio. La ricerca del Mrozek consiste in un tentativo di individuare la posizione della procuratela mineraria nella scala gerarchica delle cariche equestri e di definire le responsabilità amministrative dei procuratori, mentre il lavoro del Capanelli 8 si è rivelato di notevole importanza al fine di individuare le competenze giuridiche di questi funzionari 9 . Riguardo all'estensione geografica della giurisdizione procuratoriale il contributo dell'Alföldy si è rivelato fondamentale per l'individuazione di un vasto distretto economico, il patrimonium regni Norici, nel cuore della provincia del Norico. In anni successi i, Duŝa ić e Noeske ha o te tato di ide tifi a e alt i
2 HIRSCHFELD 1905: 174. 3 HIRSCHFELD 1905: 160-1. 4 ROSTOVTZEFF 1904: 446, HIRSCHFELD 1905: 152, TÄCKHOLM 1937: 109. Alla luce delle testimonianze riguardanti il lavoro coatto nelle miniere anche Hirschfeld (ID. 1905: 162) non esclude la possibilità di un controllo più diretto da parte dello stato romano. 5 TÄCKHOLM 1937: 109-13. 6 BRUNT 1990c; ANDREAU 1989: 99-100. 7 MROZEK 1968. 8 CAPANELLI 1989. 9 Cfr. a questo proposito BRUNT 1990b per un'integrazione dei dati desumibili dalle tavole di Vipasca nel quadro delle più generiche competenze giuridiche dei procuratori.
9 distretti economici in Dacia e nelle province danubiane adottando il metodo che l'Alföldy aveva utilizzato per il Norico 10 . L'indagine del Noeske su Ampelum (la moderna Zlatna) e su Alburnus Maior attual e te Roşia Mo ta ă o siste principalmente in una ricognizione delle due comunità minerarie, ma nel suo svolgimento non è stata trascurata l'analisi delle funzioni dei procuratori, di condizione libertina ed equestre, e del personale ad essi subalterno nella supervisione delle miniere d'oro. In quest'opera il Noeske ha affermato11 che durante il tardo II secolo i procuratori liberti di Ampelum erano subordinati ai loro colleghi di rango equestre, una collegialità ineguale, secondo la definizione del Pflaum12. Per il Noeske inoltre, si potevano ritenere in vigore nelle miniere d'oro della Dacia delle leggi del tutto simili a quelle di Vipasca, almeno per quanto riguarda i compiti assegnati ai procuratori13. Tuttavia in seguito Domergue si è espresso14 contro l'estensione delle leggi di Vipasca a tutti i contesti minerari dell'impero, sottolineando la stretta connessione tra la specifica geologia di Aljustrel e le tavole bronzee della Lex Metalli dicta e della Lex Metalli Vipascensis. A a to alla egia i di etta stato ipotizzato anche il coinvolgimento diretto dell'autorità romana nelle operazioni di estrazione e riduzione del minerale15, soprattutto per le miniere a cielo aperto di Las Médulas, nel nordovest della Spagna. Recenti ricognizioni archeologiche tese a ricostruire il paesaggio minerario nella stessa regione sembrano corroborare il quadro soprattutto per le miniere a cielo aperto di Las Médulas, nel nordovest della Spagna. In questo contesto è stato ipotizzato da Domergue, Sastre-Prats, Orejas ed altri 16 che la popolazione indigena sia stata deportata al fine di provvedere manodopera utile all'estrazione dei minerali. Accanto alla deportazione di tribù, le fonti menzionano anche l'uso di condannati ai lavori forzati, un capo di studi che in anni recenti è stato indagato con rinnovata attenzione17. Dagli anni '80 ad oggi, sono stati pubblicati parecchi studi regionali, focalizzati sull'analisi della gestione delle miniere in singole province dell'Impero 18 . Probabilmente il più esaustivo, riguardante la Spagna ed il Portogallo, si deve al Domergue 19 . Nonostante questa ricerca sia impostata sull'analisi della situazione
10 ALFÖLDY 1970, DUŜANIĆ 1977, NOESKE 1977. 11 NOESKE 1977: 300-1. 12 PFLAUM 1950; PFLAUM 1960-1; PFLAUM 1982. 13 NOESKE 1977: 301. 14 DOMERGUE 1983: 146-7. Anche Täckholm (ID. 1937: 103) rifiutava la validità universale delle leggi vipascensi, ma senza fornire alcuna motivazione riguardo il suo convincimento. 15 DOMERGUE 1990: 303. 16 DOMERGUE e SILLIERES 1977; DOMERGUE e MARTIN 1977; DOMERGUE e HERAIL 1978; DOMERGUE 1989; DOMERGUE 1990; OREJAS 1994a; OERJAS 1994b; OREJAS e SANCHEZ-PALENCIA 2002; OREJAS e SASTRE-PRATS 1999; SASTRE 1998; SASTRE 2001. 17 GEERLINGS 1983; MILLAR 1984; GUSTAFSON 1994; LASSANDRO 1995; PEACOCK 1995; GUSTAFSON 1997; SALERNO 2003. 18 Per la Gallia vedi SABLAYROLLES 1989. Per la Dacia vedi WOLLMANN 1996. Per l'Illyricum vedi DUŠANIĆ 1977, ØRSTED 1985, DUŠANIĆ 1989, ŠKEGRO 2000, DUŠANIĆ 2004b. Per un'analisi generale, cfr. BLÁZQUEZ MARTINEZ 1989. 19 DOMERGUE 1990: 279-303, e specialmente 294-5.
10 riscontrabile per la sola Iberia, il Domergue ha identificato e discusso tutti gli aspetti principali, cioè i doveri delle autorità provinciali (procuratori finanziari e patrimoniali) nell'ambito dell'amministrazione mineraria, le varie funzioni di un procuratore all'interno di un distretto minerario nel contesto di una gestione diretta ed indiretta, la posizione dei procuratori minerari all'interno della gerarchia amministrativa ed in particolare i collegamenti con le grandi procuratele equestri con sede a Roma, il ruolo dei funzionari subalterni, la rilevanza delle sfide tecnologiche nell'organizzazione delle operazioni estrattive. Recentemente Andreau ha tentato di allargare l'ambito della discussione analizzando le questioni riguardanti la proprietà delle miniere, i modi di sfruttamento, la forza-lavoro e le tecnologie impiegate per l'estrazione in tutto l'impero. Andreau ha anche brevemente indagato le relazioni tra personale imperiale e ruolo dell'esercito nella gestione delle miniere20. Sempre in anni abbastanza recenti so o stati pu li ati studi i ui stata sugge ita l'esiste za di u a so ta di uffi io e t ale a Ro a, espo sabile delle imprese minerarie21. Per quanto riguarda gli studi di carattere più generale si possono citare tre opere di grande rilevanza: Roman Mines in Europe 22 , purtroppo ormai datato in quanto risalente al 1935, il volume Ancient Mining ad opera dello Shepherd23, che nonostante al u i e o i di t as izio e ha il a taggio di op i e tutte le egio i dell i pe o, e l Atlas historique des zones minières d'Europe24 , che invece si limita ad illustrare solamente le province occidentali.
20 ANDREAU 1989, 96-100; ANDREAU 1990. 21 DUŜANIĆ 1989; CUVIGNY 1996a; HIRT 2010, 159-164. 22 DAVIES 1935. 23 SHEPHERD 1993. 24 OREJAS ET ALII 2003. 11
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(… Crediamo ben fatto dire qualche cosa sulle miniere degli antichi. … I Pe si … t ae a o i etalli p eziosi dall I die o dalle province limitrofe dell Asia Mi o e. Romani, F. e Peracchi, A., Dizio a io d og iMitologia e A ti hità, Milano 1827, p. 357
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2. LE FONTI ANTICHE
2.1. Le fonti letterarie Come ha giustamente affermato il Domergue1 o a ia o pe l a ti hit u t attato specifico sulle attività minerarie come il De re metallica di Agricola. A peggiorare la nostra lacuna cognitiva si aggiunge la perdita del De metallis di Teofrasto2 e degli scritti di Stratone di Lampsaco, che, o osta te sia o al di fuo i dell o izzo te cronologico della presente ricerca, costituirono una fonte importante per gli studiosi che li seguirono. Pertanto la raccolta delle informazioni concernenti le miniere condotta sulle fonti letterarie antiche comporta un lungo e spesso infruttuoso lavoro di ollazio e di dati dispa ati, diso oge ei sotto l aspetto o te utisti o, te po ale e linguistico. Nel corso della presente ricerca le fonti letterarie sono state analizzate principalmente allo scopo di individuare i siti di estrazione noti agli antichi. Mentre la Geografia di Tolomeo non fornisce dati utili a tale scopo, di fondamentale importanza si è rivelata invece l ope a di St abone, e più specificatamente i li i igua da ti l Asia Mi o e, dall XI al XIV.
2.1.1. La testimonianza di Strabone Apprendiamo dunque dal geografo di Amaseia che nel territorio del popolo dei Soani3 l o o eniva trasportato a valle dai torrenti montani e che si raccoglieva t a ite l uso di setacci e pelli di ovini. A questa usanza l auto e i ollega la as ita della legge da del ello d o o. I te essa te l a otazio e sul pote e politi o dei Soa