I Quaderni Di Poesia 6
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i quaderni di poesia 6 «i quaderni di poesia» è una pubblicazione dell’Istituto Italiano di Cultura per i Paesi Bassi Keizersgracht 564 1017 EM - Amsterdam tel. +31 - (0)20 - 6263987 e-mail: [email protected] internet: www.iicamsterdam.esteri.it direttore responsabile: Carmela Natalina Callea curatore della collana: Gandolfo Cascio segretaria di redazione: Gisella Brouwer-Turci «i quaderni di poesia», 6, 2018: «Ma che bellezza c’è nella poesia?». Saggi su Sandro Penna ISBN 978-94-6375-271-8 © Copyright by Istituto Italiano di Cultura, Amsterdam, 2018 All rights reserved. No portion of this book may be reproduced by any process without the formal consent of the publisher In copertina: Mario Marcucci, Ragazzo al mare, 1945, collezione privata Courtesy Carla Marcucci e Associazione ‘Amici di Mario Marcucci’ Stampa: Ridderprint BV, Ridderkerk «Ma che bellezza c’è nella poesia?» Saggi su Sandro Penna a cura di Gandolfo Cascio e Roberto Deidier Istituto Italiano di Cultura LA LEZIONE DI ESTETICA «Ma che bellezza c’è nella poesia?» Ascolta, quando vedi un forte amico pieno di donne intorno, quando preso sei dall’orchestra, e sotto il riflettore risplendono i colori di una diva che seminuda scende giù in platea, dove tu trasalisci, e sei nascosto da tanta gente!, quando in una notte buia e serena in una piazza amici ballano senza donne al suono d’una fisarmonica e tu non sei di loro; ebbene questo non è bello per te? È anche bello per un vecchio signore che si chiama critico e trova molte cose belle, è andato anzi più avanti nel trovare al mondo e forse fuori, belle cose sempre più belle; eppure dice con amore: «quanto è bella questa poesia». E tu mi guardi e non mi dài neppure un bacio? Sandro Penna, La lezione di estetica, in «Officina», 8, gennaio 1957; ora in Id., Poesie, prose e diari, a cura di Roberto Deidier, cronologia di Elio Pecora, Milano, Mondadori, 2017, p. 153. PRESENTAZIONE Non sarà facile ma, sai, si muore un po’ per poter vivere. Michele Virano - Paolo Conte - Vito Pallavicini1 La Poesia è un viaggio. Un viaggio interiore durante il quale la dimen- sione del tempo non ha uno spazio definito. Se il Poeta è il Viaggiatore, egli è un esploratore che soccombe alla fa- scinazione dei luoghi facendo soccombere, a sua volta, i luoghi al fasci- no da lui emanato. In tale aura di fascinazione reciproca, il Poeta crea. E le sue creazioni recano l’impronta del luogo di partenza ed il profilo del luogo di arrivo essendo generate dal Miracolo dell’Incontro. Sandro Penna, un Poeta singolare. Lo stile trasparente della sua Poesia. Poesia venata da quella leggerezza di cui ha scritto Italo Calvino: Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superfi- cialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. [...] La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso. Paul Valéry ha detto: Il faut etre léger comme l’oiseau, et non comme la plume2. Una Poesia che parla della relatività dell’amore, della degradazione dei sentimenti, delle reminiscenze, della ricerca della purezza, della su- periorità della vita interiore, della diversità. «Felice chi è diverso | essendo egli diverso. | Ma guai a chi è diverso | essendo egli comune.»3, ha scritto Sandro Penna, che tanto ricorda le 1 Michele Virano, Paolo Conte, Vito Pallavicini, Insieme a te non ci sto più, Edizioni Sugarmusic, 1968. 2 Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1988), in Id., Saggi 1945-1985, 2 voll., a cura di Mario Barenghi, Milano, Mondadori, 1993, I, p. 643. 3 Sandro Penna, Tutte le poesie (1970), Milano, Garzanti, 1972, p. 191. VII parole scritte da Marcel Proust nel suo unico ma immenso romanzo À la recherche du temps perdu: C’est l’homosexualité survivante malgré les obstacles, honteuse, flétrie, qui est la seule vraie, la seule à laquelle puisse correspon- dre chez le même être un affinement des qualités morales4. Ciò a significare che Sandro Penna è una voce unica ed indispensabile della contemporanea letteratura italiana ed internazionale. In qualità di Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura per i Paesi Bassi di Amsterdam, luogo di Incontro con studiosi, letterati, artisti che, come meteore, passano lasciando un’impronta e, forse, il suggerimento che l’Arte non bisogna interpretarla ma soltanto accompagnarla, porgo un saluto di amicizia e di stima al Professore e Poeta Gandolfo Cascio ed al Professore e Poeta Roberto Deidier, due meteore cui va il mio plauso per questa pubblicazione frutto di una Giornata di Studi organizzata presso il Dipartimento di Italianistica della Università di Utrecht dedicata a Sandro Penna e alla sua opera. Carmela Callea Direttore Istituto Italiano di Cultura per i Paesi Bassi Amsterdam 4 «È l’omosessualità, che sopravvive nonostante gli ostacoli, vergognosa di sé, fustigata da tutti, la sola vera, la sola cui possa corrispondere nel medesimo essere un affinamento delle qualità spirituali»: Marcel Proust, À la recherche du temps perdu ‧ La Prisonnière, 2 voll., Paris, Gallimard, 1923, II, p. 8. VIII PREFAZIONE Sono trascorsi poco più di quarant’anni dalla scomparsa di Sandro Penna, uno dei pochi poeti italiani a essersi ritrovato oggetto di culto già in vita. I suoi lettori, amici, estimatori appartengono tutti alla storia della letteratura del secolo scorso, da Umberto Saba a Sergio Solmi, da Eugenio Montale a Luciano Anceschi, fino a Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Alfredo Giuliani, Giacomo Debenedetti, Pier Paolo Pasolini, Cesare Garboli; di quella letteratura rappresentano, come autori e come interpreti, la parte migliore. Un culto, però, può costituire un limite insidioso: se avvicina il personaggio, ne allontana l’opera; ne contiene le possibilità ermeneutiche, ne àncora la lettura a formule e cliché che s’incrostano nel tempo, fino a non essere più messi in discussione. Sotto un altare, vale ricordarlo, c’è spesso una tomba. L’atteggiamento di Penna è stato, in questo senso, non privo di ambi- guità o di astuzie, come di noncuranza. Indubbiamente la stima di un seguito tanto prestigioso gli risultò preziosa, anche nelle enfasi; di sé amava dire di ritenersi il più grande dopo Montale, che in gioventù gli aveva riservato non poche attenzioni; a Saba rimproverò addirittura il plagio. Sono ormai cronaca, aneddotica, questi episodi, ma l’immagine del poeta chiuso in se stesso, recluso dal mondo, un po’ querulo e scontento, che ha accompagnato i suoi anni più tardi, è rimasta addos- so a Penna per molto tempo, insieme a quella della sua grazia, della sua spontaneità o naïveté. Penna fuori dalla storia, un eterodosso del nostro Novecento, per i suoi temi, per come li ha veicolati e per la lingua in cui li ha espressi. Così, sembrava ci fosse ancora poco da dire intorno a questo poeta; ma già poco dopo la sua morte la biografia di Elio Pecora lanciava delle direzioni di ricerca ancora inedite. Le prime analisi tra i libri e le carte ritrovati nella casa di fronte a Castel Sant’Angelo rivelavano un lungo apprendistato, che pur tenendosi nell’alveo della tradizione italiana, guardava con straordinario acume non solo alle esperienze contemporanee, ma soprattutto alle letterature d’oltralpe, con una certa predilezione per le opere di lingua francese (che Penna conosce- va) e tedesca (che poteva accostare in traduzione francese, quando non disponibili nella nostra lingua). Una fitta trama intertestuale, leggibile solo in filigrana, si rendeva così manifesta. Se Penna riusciva a occul- IX tare citazioni e omaggi nella felicità della propria musica, esercitando un orecchio fenomenale, ora i suoi carteggi e i suoi diari rivelavano un fitto sostrato di presenze variamente assorbite. È grazie a queste presenze che finalmente Penna ritrova il suo pieno posto all’interno della modernità? In parte, forse; quel che più interessa, in questa prospettiva, è che le sue immagini, troppo a lungo isolate, s’identifi- cavano in una tradizione possibile, tra Leopardi, Hölderlin e Nietzsche, i simbolisti, Pascoli e Proust. Dietro a tutto questo agiva un altro potente vettore, quello della naturalezza sensuale, che un maestro rico- nosciuto come Comisso aveva attirato a sé sottraendolo agli estetismi dannunziani, ma che Penna avrebbe diversamente ricondotto a una condotta estetica: il cantore dell’amore, tra eros e poesia, ha scelto quest’ultima. Non può sorprendere che quel culto, rivisitato, ridimensionato, ripor- tato alle circostanze in cui si sostanziò, sia oggi deviato nel rico- noscimento unanime di Penna tra i classici della contemporaneità. Se, come ribadiva Calvino, un classico non finisce mai di dire quel che ha da dire, allora anche il compito dell’interprete recupera piena le- gittimità, oltre alla ricchezza d’indagine. Il materiale reso disponibile è ben più ampio rispetto al passato, anche di quello recente; e se gli studi intorno a Penna hanno un po’ sofferto, aggirata la boa del millen- nio, ora possiamo ripartire con la certezza di un orizzonte più aperto. È soprattutto dagli studiosi più giovani, alcuni dei quali presenti in questo volume, che vengono le sollecitazioni più urgenti, come quella di un più approfondito e meditato attraversamento testuale. Datazioni più certe, testimoni con varianti e altre fonti d’autore consentono uno scavo improponibile agli esegeti del secolo scorso. Il Penna lettore indagato da Calcaterra, quindi da Novella di Nunzio con importanti riferimenti a Giacomo Debenedetti, non può essere disgiunto dal poeta, i cui incisi sono puntualmente annotati da Francesco Guazzo, e dal pro- satore,