Dell'origine De' Barbari, Che Distrussero Per Tutto 'L Mondo L'
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• DEL L* t) R I G I N DE’ BARBARI, i CHE DISTRVSSERQ PER TVTTO’L MONDO L’IMPERIO DI ROMA, ONDE HEBBE PRINCIPIO LA CITTA* DI VENETIA Libri Vndici. CON V N CRONICO. CHE SERVE ALLE NATlONl • B.ICOR.DATE IN ESSI, ET particolarmente a’ SAPER LE COSE FATTE DA I VENETI CON PRIVILEGIO^ Viw CI CONDVCE, IN VENETIA PER PLINIO PIETRASANTA. M D L V I 1. a oTTvr nn Q;i32?v;iT2ia hhd l’j o.'i la o 1 1/. ouKOK :i R nKi Ai o . : 1 3 I .1 ‘I 3 a H A o 1 -j t, l ; d ,‘. À't i a A T T J5'tgiu by ^L REVERENDISSIMO MONSIGNOR M. DANIEL BARBARO • ELETTO PATRIARCA i->' d’ A 0^ V I L E c I A. ' s. i! n r Avendo io gli anni partati ha- uuto ardentisfimo difiderio di ueder parte di una cerca lièoria fcrittada un nobilisfìmo, & dot- tisfimo gentilhuomo di quefta città , ancor ch’io hauesfì con lui, per fua fomma gentilezza , & cortefia non poca famigliarità, m’accorfi alla richicftafenzapar- lare , che l’hauergliela iò diman- data gli era Rato cofa non molto * grata? nortdirnenò,hauciidò egli forfè piu riguardo airaffettio-i ne, che continuamente ho portato à tutti di fua Magnifica ca- fa, degnò,ch’io l’hauesfi, &: leggesfi , fotto elprcrt'a commisfio- ne, che non la dducsfi dar in luce , ne meno moftrare à perfona dicuna;& hfcbbe patte di ra^ionejperche quello Signore ha fat-> tOjCòttiè fanno gli eccellenti Pittori, die, quando uogliono fereuàa,'ò piU figure di qualche importanza, fanno prima piu fchtóù'&'poi ne riducono una à quella forma, 'che lor piurie- fce, & aggrada; uoglio dire , che, hauendo egli animo di affati- cari! à eommune beneficio nelle Iftorie, tutte le bore, che egli ha potuto auanzare, non ha mai mancato di fcriuer in tal ma- gli ri- teriàdbquali fcritture ferueno,come per memoriali , per dbr poi le fue cofe col tempo à modo fuo,& dark perfcttioncj eifcrc ftjn & finezza ; laquaJ cofa fin qui non ha potuto fare per , to oèc^pato fua Signoria Magnifica ne’ maneggi delkcofc pu- a ii blichc. Ma io,chc jion uorrci,che tanta uariation di cofc rare reftaH'c fcpolta, masHme per cflcrc molto neccnaria,& fpedal- mcnteù lapcria uera Origine diquefta iUuftre città di Vene- tia, di cui non h%bbe,& non haucràniai il mondo cola piu tarai da contemplare, mi fono rifoluto di darla in luce , & dedicarla ù V. S. Reuerendislìma per tre ragioni; la prima,per ellcre ella Tanimaiftcfla dell’autore , &mio Signore; che fon certisfimo, che il nome fqlo di X'ollra Signoria Reuerendislìma ,non è men buono à mitigar ogni fdegno,che ne potelTe prender l’au- torc’perla inobedienzamia,chefbflc quel del gran Daniele, chchumiliòla ferocità de iferocisfimi Leoni; la feconda, per edere perpetuo debitore di \' olirà SÌOToria Reuerendisfima per il cordialisfimo amore, ch’ella per ma fola dolcezza di ani- mo continuamente fi degnamoftrarmi , non folamente in pa- role, ma in fatti ancora ; la terza per raddolcire con il glori ofo nome, & cognome della gran caia Barbara quel ruuido, -fc Ipiaceuole, che fuona nel ricordare in quella Illoria i nomiy & cognomi, & effetti horrendi di quelle genti Barbare, che inondarono, & ruinarono non pur l’Italia nollra dolce madre,' ma tutto’l mondo ancora. Et anco, perche dalla ni tto ria de i Barbari , fi come l’Africano Scipione prefe il fuo cognome, prefe uollra Signoria Reuerendisfima l’arma fatta col proprio* fangucdiqnelhonoratogentilhuomo,chc le diede ilcogno-! me, illullrato daiei molto piu con le fue rarisfime uirtù , & no-^ bilisfimc parti . Per Icquali tutte ragioni dette , &c per non ha-- ucr per quanto è fiato in me palefato il nome dell’autore ad al-t Guno ,mi fido per l’intcrpofitione di V. S. Reuerendisfima^ che non folomipcrdonerà elfo magnifico Autore, ma ancot perpiufeopriruerfodi melafua benignità, à beneficio de gli; huominimifarà un grariofisfimo dono della lunga fatica lua) dcll’Ifioria Vniucrfale . Nellaquale con mirabile ordine fi iiedq dal principio del mondo, fin al tempo prefente tutte le anti- che particolarità ,& la uera Illoria delle nationi,&le guerre delli Dei, ridotte dai Greci in fauole , tanto ben elpreffe,& coli minutamente, chele tre lingue piu belle Greca , Latina,. ti Volgare haueranno molto piu di cognitione , che non han^ fin Quella parte de i Barbari credo fc no hauuto qui . , ( non la fella lettimi Deca di quella fua numc- m’in£»anno) che è , ò rofisfima '/niucrfale Illoria; e tengo per fermo , che ella fer^ per eflere ella tutta' letta da chi fi diletta di tai cofe uolentieri, piena di un non so che di rara nouitA. Io intanto, mentre Vo- nella lira Signoria Reuerendisfima fi affaticherà di rimettermi difideratisfimagratiadi efTo magnifipo Autore, pregherò con fi degni per fpecialc tutto il cuor mfo Dio noftro Signore, che .'i uofira gV.iri.1, conceder uita lunga à ìua Magnificenza, & Signoria Reucrendisfima ", con allegrezza di tutti quelli, che fodi honon 1 Iliaca l’altraM & difiderano lor ucri,— & ainano funa j,& ,9 ^ ^ ^ faccio io con ogni fmcerita, della perpetuità del nome , come . 1 .' j: & lealtà di cuore. DiVcnctiail X V. diFcbraio, M b L V I I. -;#w i Di V. S. Reucrendisfima ' f ifi. o.^iun \ i. -QU j\ a rv‘ i •vU 'n\M g'rtifl tvn , tr.vc. i d) '>'UO "juj d humilifs. & diuotifs. feruitore'* ' '' > Francefeo Marcolini. \] : .7» ì*'. I 'Ai^'n-ùv o tol nlcV..noì u hiH'.vt -C) Vm’ftkjtbt on;ao;^cT\ ’«o«> £I primo Ithro di quede Jdorieji H trra ^ comel’JfùU ScandiA fu habi- utada ifiz^i di tyfran,f^lio di Sd- mo j che pt fglio di Noe come Berig fvltuolo di Oeterei ufeì con la Colonia le paludi ftd , ^j}dJJ(Uido della Tana fi diuifeaa Gai^aitcOf on- t de dal padre di huj i piai furono chia- % mati Ceti, dJ nome de i quali tutti i i*' fette primi libri di quefla Deca fono t' intitolati Geticii percioche i Meffagetìjcheera)tOcon GdnvaricOjfurono della medefima progenie ; fe ben alcuni dicono j che ufcirouo da due Co- lonie, cioè da quella di MeJJa, di Geter, hauendo riguardo al lor no- me. Et, perche una naue, che fi jmarrì dalle due , con lequalt Bi rig ufcì di Scandia^giunfe tardi a liti di Qotifcancia,fi che trouh di ^tà partiti ^i altri Gerì quelli, che inlei erauo,da Gepanta che nella lor lingua , , Juonaua tardità, e pigrexjcji differo Cepidi, de i quali tratta nel ,fi fi Ter7^ Libro,^ modranojche erano pur del medefimo popolo/hegli al- tri Ceti. Gli Vnnipoi, che nel Quarto fono ricordati , ocnche da canto dipadreffjèro d’altraJlirpe,furono nondimeno del fanguedei Gerì per l' le madri ; coneiofa che dice l'Jdoria, che, fendo neWeJJtrcito di Filimer '1 alcune donne maghe, incantatrici , chefaceuano con le lor arti mille • r mdi,egli le caccio nude nei di/èrti di Scitia, ne’ quali uiueuanogli huo- mini feluaggi, che con cjfeviaccndofi procrearono oh Vnni . Et, benché il Libro Quinto afje^atoa i Vandali , non debba hauer titolo di Getico, per non ciutrauenir nella lor origine il pingue de i Ceti f^ur perche , , ufcirono dalla medefimalfòla, che iGeti, nacquero de l’un dei fra- telli di Geter, ci è piaciuto dar anco à tfi il medefimo cognome . Et hifogna auertire, che uenuto à tempi di Beroida Re, D idoneo tra i Ce- ' le r ti, riputato tra lor il fecondo fauio dopo Zamolcfi , che diede leggi alla natione, mofjè con molte perfuafoni i Ceti àfarfi famofi con l’arme in mano , onde ,ufcendo esfi con diuerfi efferati all’imprefefi appellarono' con molti nomi il principale loro mutarono chtamandofi di Ceti, Goti fendo queììo proprio uttio del tempo ,che altera muta , , O* à fu$ modo, come tutte [e altre eofè,i nomi anco delle chiarijjime nationi; ne contenti ani o di huuerli cangiati di Geti in Gott, ua^^tunje un’altra ua- rietàtra loro,percioche i Gott,che balntarono il paeje di Lutantefi dijje ro Ofìroj^oti, ^ quesìi furonofletti alla famiglia degli somali, che eraantichifima ; percioche difceudeua da filimere, iptellt, che tene- nano le parti di Vonente,f chiamarono V goti, i (piali hautuano per Re tf I Raltt ufiti da Ercole Egittio j^-da llea i Rema de Geti , detti cof per il Halteo, ò cinto d’oro, che fi cinfe Scita, il minorfgliuolo di Ercole, 0'd’llea,che perciò. f chiamo Scita Balteo, Gli C/drogoti furono moltofamof in Itahafatto Teodertco lor Redicafa degli ^yfmali, ma I yifgoti di cafa Baiti, regnarono piu in Ijpagna; è opinione di mol- ti, che l ’hodierno / mperador Carlo Quinto per la Reina 1fabella di Ca- figliafta auqla materna della fa medefma progenie ; tuttauia l’au- tore néro, nqfro fdo piu di c^ualuncpte altro hawtaJcritto ai tal ma- teria, mofra chiaramente, che lafirpe de i Re Vifgoti ,fni tutta nel Re Don Roderigo , chefu morto da t Mori in cjuel gran fatto d’arme, che durò otto giorni continui i dicendo, che, ben gli fi Spagnuoli leuaimo per Re ne i monti Don Pelavio , egli però non era del Jangue de i Goti, ne rimafe di cjuefla antichifìima natione altra memoria al mondo, fpen- ti,d)e furono i yifgoti di Spagna. Quefìohabbiamo tocco per dimo- firar, perche Cagione, cjuedi ffono fitte primi libri cofi intitolati Geti- ci; conciofia, che ben i fi Longobardi uennero dall’ /fola Seandia,non s’ha pero certa origine, che fiffiro della progenie de t Geti; ma,per non pro- dur confufione,habbiamo aggiunto à ciafcun libro il fuo proprio titolo, come nella feguente fMciafpuò uedere . Leggete lettorigratiofiffimi] godete (piede nobili fatiche di un ftgrand’huomo,(iruÌHetcuiin rratia di Dio,che in tutto quel,chepofiamo,conla nodrafatica uigiouiamo.