“ “ Cinquant'anni Di Un Giornale
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VENERDÌ 30 SETTEMBRE 2005 LA REPUBBLICA 57 DIARIODI NELL’OTTOBRE DEL ’55 IL PRIMO NUMERO Storia di un La famiglia settimanale che editoriale rappresenta una che ha certa idea dato vita a dell’Italia “la Repubblica” ominciò per caso», aprile del 1963, Benedetti con- «Ccosì Arrigo Benedetti creta il proposito di lasciare la raccontava la nascita direzione dell’Espresso. Nel dell’Espresso. In quell’ottobre maggio gli subentra Scalfari. I del 1955, Benedetti ha quaran- servizi, gli scoop, le campagne si tacinque anni. È un giornalista aggiornano su una situazione autorevole. S’è formato alla che muta - assai relativamente, scuola di Leo Longanesi. Da gio- si lamenta a sinistra - sul palco- vane ha lavorato accanto a Ma- scenico politico e culturale. Il rio Pannunzio, suo amico per la Sessantotto, che L’Espresso re- vita: sono stati, insieme, diretto- gistra fin dai suoi precoci indizi, ri di Oggi, un settimanale che nel è il segno di un’impazienza col- ‘42 il fascismo soppresse. Nel lettiva che la politica tarda a re- dopoguerra, Benedetti ha dato cepire e talvolta respinge. vita all’Europeo; nel 1954 ne ha Uno dei litigi più clamorosi lasciato la direzione per contra- fra L’Espresso e l’establishment sti politici con l’editore Angelo di governo prende il nome dal Rizzoli. Ora collabora alla Stam- Sifar. Fra gli anni Sessanta e Set- pa e al Mondo, con articoli di to- tanta l’eco di quel “rumore di no letterario. E alla letteratura - sciabole” - rivelato sul settima- passione giovanile, miraggio nale da Lino Jannuzzi, suffraga- mai scomparso dal suo orizzon- to da prove documentali duran- te - sembra deciso a riavvicinar- te l’intera direzione Scalfari e ol- si. Ma il giornalismo, dopo una tre - confermerà che i propositi piccola pausa, tornò a catturar- innovatori del centrosinistra lo. Non tanto “per caso”, quan- sono svaniti o compromessi. to sotto il segno di una vocazio- Prima la contestazione, poi le ne. follie del terrorismo trovano lì Con Eugenio Scalfari - che, al- una delle loro tante radici. l’epoca poco più che trentenne, Prima sotto la direzione di scrive anche lui sulla Stampa ed Gianni Corbi, poi, per quattor- è vicino al Mondo - da vari mesi dici anni, sotto quella di Livio Benedetti va fantasticando su 2 ottobre 1955, la prima Zanetti, L’Espresso, intanto, non come fondare una nuova testa- copertina dell’Espresso fa che crescere. Il Sessantotto, ta. l’autunno caldo, le gesta incon- Pensano a un quotidiano, ne trollate della razza padrona, la parlano con i loro amici liberali strage di piazza Fontana, che di sinistra, formulano ipotesi vede una raffinata indagatrice sui finanziatori. È naturale che di costume come Camilla Ce- interpellino per primo Adriano derna trasformarsi in una de- Olivetti, un industriale atipico, tective della sovversione arma- animato da una passione quasi ta. E poi il divorzio, l’aborto, le fisica per l’editoria. Fra gli altri dimissioni di Giovanni Leone imprenditori consultati, il solo da capo dello Stato, la tragedia Enrico Mattei, dell’Eni, rispon- di Aldo Moro che proietta de con un sì deciso, ma si tratta un’ombra livida sulla Repubbli- d’un un partner politicamente ca. Infine la crisi del comunismo difficile. Olivetti ci sta, ma un nostrano e lo scricchiolare del quotidiano gli pare un obiettivo L’ESPRESSO regimi dell’Est. troppo ambizioso. Si parte con Dal 1974, L’Espresso ha adot- un settimanale. Il titolo è presto tato il formato tabloid, cioè le scelto, L’Espresso: il francese misure dei maggiori settimana- L’Expresssembra in Europa una li internazionali. L’evoluzione testata vincente. tecnica produce un’impennata Un settimanale d’impronta nelle vendite. E poco più tardi, “liberal” esiste già a Roma: si Cinquant’anni di un giornale nel 1976, la storia del gruppo di chiamava Cronache. Nasce via Po si biforca. C’è un ramo spontanea l’idea d’innestare NELLO AJELLO nuovo: si chiama La Repubbli- quella redazione nel nuovo pro- ca. Oltre a sostenere la vicinan- getto. Dell’Espresso Antonio vuol vivere di inchieste, rivela- con la quale un personaggio di domanderà ai lettori nel luglio cisivo per il progresso del paese. za con il quotidiano nato dal suo Gambino diventa redattore ca- zioni, “campagne”. Gogol ispezionava le “anime del 1958. Gianni Corbi e Livio Il settimanale appoggia la na- stesso vivaio, la testata nata nel po. In tre stanze di uno stabile Dietro il sorriso di Rebecchini morte” del suo governatorato Zanetti, indagando sulla sofisti- zionalizzazione dell’industria 1955 deve fronteggiare una sfi- elegante e vecchiotto di via Po s’intitola la prima puntata di (Cicicov in Campidoglio è un al- cazione dei cibi, hanno scoper- elettrica con i risoluti interventi da tecnica più generale, quella trovarono posto Fabrizio Denti- un’inchiesta sui delitti urbani- tro titolo della serie). Lo slogan to che ogni paradosso è possibi- di Eugenio Scalfari. che si usa chiamare la “settima- ce, Carlo Gregoretti, Mino stici commessi ai danni di Ro- che Benedetti imprime sulla le. È agli albori quel centrosini- nalizzazione dei quotidiani”. Guerrini, Sergio Saviane, Enrico ma. L’autore è Manlio Canco- campagna anti-speculazione - Un altro titolo, fra i tanti, che stra che l’ambiente liberal ha Per reggere un simile impat- Rossetti, Franco Lefevre. Presto gni, che s’aggira fra il dicembre Capitale corrotta = Nazione in- diventa slogan: La corrente elet- sognato per lunghi anni. E le li- to, a partire dal 1984, una gene- arriveranno Gianni Corbi, Ma- del 1955 e il gennaio successivo fetta - assurge a proverbio. trica. È il 1962. Si tenta di sot- nee di sviluppo del settimanale razione nuova subentra a quel- rialivia Serini, Andrea Barbato, negli uffici comunali della Capi- “Avete mai bevuto un asino? trarre alle mani dei privati uno di via Po verranno incise da la dei “fondatori”. Per sette anni Sandro Viola, Elio Aloisio e alcu- tale con la disarmata meraviglia O una balena?”. L’Espresso lo strumento che si considera de- quell’ideale di partenza. Il 10 dirige L’Espresso Giovanni Va- ni collaboratori “storici” di Be- lentini. Gli succederà, dal 1991 nedetti: Adelfi, Cancogni, Carlo al 1999, Claudio Rinaldi. In que- Fusco, poco più tardi Camilla sto volgere di tempo, la contesa Cederna. Firmano le rubriche del gruppo Caracciolo Scalfari culturali scrittori illustri: Mora- prima contro il Psi di Craxi e poi via, De Feo, Zevi, Venturi, Mila, in opposizione alla più esplicita Garosci, Valiani, Paolo Milano, deriva conservatrice rappre- Adriano Buzzati Traverso, Vit- sentata dal berlusconismo tro- torio Saltini. Le scrivanie di Be- UMBERTO ECO va nell’Espresso un’espressione nedetti e Scalfari (che è vice di- vivace, inflessibile. È ormai una rettore e direttore amministra- costante del settimanale di via tivo) sono nella stessa stanza. L’ESPRESSO “L’ESPRESSO” dà al Po, che la breve direzione di Benedetti è un direttore ruvi- suo lettore l’impres- Gliulio Anselmi (poi passato co- do, esigente. A tratti, autorita- sione di trattarlo da me editorialista alla Repubblica rio. Lo domina l’avversione per persona matura, gli propone dei contrasti, lo lascia e infine assurto alla direzione “libero di trarre delle conclusioni. Il lettore di questo il linguaggio ingessato, tipico della Stampa) conferma e d’un giornalismo corrivo. Non giornale non ha da sapere quanti film si proiettino in rafforza. sopporta alcun tecnicismo, né settimana, né quante palle o stellette abbia ciascu- Daniela Hamaui, la prima in politica, né in economia, e no, ma a divertirsi a seguire la reazione di Moravaia donna che abbia occupato il meno che mai negli interventi a un solo film. E se le opinioni di Moravia lo irritano, vertice dell’Espresso, tiene dal culturali. Per lui lo strumento non le legga. Nel rispetto di questa dialettica, la di- 2002 il giornale sulla stessa li- ideale - così proclama - è una rezione premia la varietà e la conflittualità (supremo nea, pur con varianti formali te- «penna meccanica» che percor- valore borghese) a scapito della coerenza e della se a ringiovanirlo. ra l’intero giornale. Mai consen- continuità. Il lettore è invitato a confrontarsi con op- Proprio con il mutare delle tirsi un sussulto di enfasi. Mai posti estremismi. Naturalmente la proposta na- persone che di volta in volta le soggiacere a un condiziona- sconde un ricatto: se non sopporti questa doccia rappresentano, le istituzioni - e mento. Non sono soltanto pre- scozzese, non sei dei nostri. E non si può dire che il L’Espresso, nel suo mezzo seco- cetti formali; assurgono a rego- lessico sia esageratamente tecnico. Semmai il gio- “ lo di vita, ha saputo diventarlo - le etiche per un giornale che co dell’“Espresso” è questo: che si trattano Garinei mostrano la loro vitalità. e Giovannini come fossero un modulo fiscale, e la politica del ministro delle Finanze come fosse un musical. Repubblica Nazionale 57 30/09/2005 58 LA REPUBBLICA DIARIO VENERDÌ 30 SETTEMBRE 2005 BENEDETTI SCALFARI Il fondatore Eugenio Scalfari, dell’Espresso vice direttore di Arrigo Benedetti Benedetti, dirige dirige il l’Espresso dal I DIRETTORI settimanale dal 1963 al 1968 1955 al 1963 l principio dell’Espresso, Anella primavera del 1955, ci furono due minuti di silen- zio. «Però parvero lunghi un seco- lo», racconta Eugenio Scalfari, al- lora poco più che trentenne. «Adriano Olivetti si raccolse in si- lenzio, senza staccarci gli occhi di dosso. Poi cominciò un interroga- torio serrato, fin nei dettagli più minuti». Al fianco di Scalfari sede- va Arrigo Benedetti, di quattordici anni più vecchio: erano a Ivrea per presentare il progetto del nuovo giornale. Il sodalizio con Olivetti sarebbe finito l’anno successivo. Ma intanto nell’ottobre la nave era LE COPERTINE varata. Perché proprio Olivetti? Era molto diverso da voi. «Adriano era uno spirito religio- so quanto noi eravamo laici e vol- terriani.