Diari Di Cineclub 63
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
_ n.3 Anno VII N. 63 | Luglio 2018 | ISSN 2431 - 6739 Quando ci si batteva dentro e fuori le mura Legge cinema Anno del circolo del cinema durante la guerra Secondo: un primo bi- fredda lancio a disposizione Nell’immediato dopo- Qualcuno borbottò tra i denti: “Figli di mi- del nuovo ministro guerra, nel 1946, il gran- gnotta, altro che figli del popolo…” ma poi si de comizio del primo mise a cantare “Bandiera rossa” e non capitò il 800 Milioni di euro, troppi maggio a Roma venne più piccolo incidente con quei “celerini”, grigi tenuto da Giuseppe Di e muti, seduti sulle jeep schierate ai bordi del- film, meno spettatori, poca Ivano Cipriani Vittorio, il bracciante la piazza, infilati nelle loro pesanti divise di qualità, tanti ritardi, molta autodidatta di Ceri- panno grigioverde, l’elmetto in testa e il man- gnola diventato segretario della Cgil, il sinda- ganello a portata di mano. Un clima difficile insoddisfazione cato unitario di tutti i lavoratori. E Di Vittorio che rifletteva quello della guerra fredda, che La legge Franceschini e le concluse il comizio con una raccomandazio- andava esplodendo nel mondo. L’anno suc- sue promesse ne: “Tornate a casa, compagni, e non vi sia da cessivo, nel 1947, sempre il primo maggio, a Giunta al secondo an- parte vostra un gesto o una parola di provoca- Portella della Ginestra in Sicilia, gli uomini di no la legge 220 sul ci- zione verso i poliziotti e i carabinieri,” E con- Salvatore Giuliano, con il supporto di ex militi nema e l’audiovisivo, cluse con una frase che una ventina d’anni do- della Repubblica sociale, aprirono il fuoco con approvata nell’ottobre po sarebbe stata ripresa da Pier Paolo Pasolini, le mitragliatrici contro i contadini socialisti e 2016 e annunciata dal al tempo dei fatti di Valle Giulia: “Ricordate comunisti che manifestavano perché il lati- ministro Franceschini che poliziotti e carabinieri sono figli del popolo”. fondo fosse finalmente diviso tra chi sulla ter- Ugo Baistrocchi come una riforma ri- ra lavorava da secoli nella fame voluzionaria, attesa da e nella pena quotidiana. L’epi- oltre quarant’anni, si sta rivelando una grande sodio fu declassato dall’allora delusione. La legge approvata definitivamente Ministro degli Interni, il demo- dalla Camera, in fretta e furia e praticamente cristiano Mario Scelba, ad atto senza alcuna discussione, è stata presentata di “banditismo siciliano” e fu il nei comunicati stampa del Ministro come la segnale dell’avvio di un’altra soluzione per tutti i mali di un’industria guerra, non solo fredda, che dell’immaginario in difficoltà. L’ipotesi dell’i- avrebbe martoriato l’Italia per stituzione di un Centro Nazionale per il cine- molti decenni ancora. L’anno ma e l’audiovisivo, dotato di ampia autonomia appresso uno studente sparò e e finanziato da una tassa di scopo, secondo ferì gravemente il segretario l’efficace modello francese, sul quale da tempo del Partito comunista Palmi- stava lavorando il Senato, prima dell’interven- ro Togliatti, portando il pae- to di Franceschini, non è stata neanche presa se sull’orlo della rivoluzione in considerazione per un eventuale futuro. che fu evitata soltanto grazie “Notti magiche” Italia 2018 inseguendo...una vignetta di Pierfrancesco segue a pag. 4 Uva segue a pag. successiva Auguri ministro Bonisoli Alzare l’ambizione della cultura Con il nascituro governo Conte, diamo il benvenuto al nuovo Ministro della Cultura Alber- to Bonisoli , augurandogli buon lavoro. Ci aspettiamo in particolare tra i diversi possibili interventi, un ammodernamento della Legge su cinema e audiovisivo - dopo oltre due an- ni ancora ferma al palo -, più rivolta agli interessi del pubblico e della promozione cultura- le cinematografica anziché a quelli della complessiva mercificazione. Una rivisitazione che non potrà prescindere da un indispensabile rinnovamento dei vertici dell’apparato burocratico ministeriale, in particolare quelli della Direzione Generale Cinema responsa- bili in questo specifico settore di anni di paralisi e inefficienza. Battaglie epiche per il nuovo Ministro alla Cultura? Diari di Cineclub Caricatura di Luigi Zara Sardinia Film Festival 28.06 - 13.07 | XIII edizione. Eccezionale evento Internazionale. Ampio servizio a partire da pag. 57 [email protected] n. 63 segue da pag. precedente vittime sempre, protagoniste agli accorati appelli alla calma dello stesso To- mai. Da tale dimensione politi- gliatti. E così via, dall’eccidio di Battipaglia ca nacquero decine di circoli e (1949) a quello di Avola (dieci anni dopo) a se- certamente quelli che videro gnalare la durezza di uno scontro che condi- nascere noi del “Centro cine- zionava pesantemente il nostro futuro. Fu nel matografico popolare” prima e quadro di questa tensione sociale e politica del “Circolo di cultura cinema- che riprese vita il movimento culturale dei tografica Charlie Chaplin” poi, Circoli del cinema, o cineclub come volevano i impegnati in una ricerca e in fondatori più raffinati, attratti dal francesi- un confronto che i tempi resero difficile, sem- bandiera rossa della “madre”. Un cinema che smo di quella denominazione che ricordava i pre ostacolato, perché ritenuto eversivo ri- appariva come un esaltante pugno, rivelatore primissimi circoli europei, nati proprio in spetto ai partiti della maggioranza e allo stes- di un balzo in avanti della storia, che era poi Francia. Da noi il primo club era stato fonda- so modello di cultura e di democrazia quello che noi credevamo e per il quale ci bat- to nel 1926 ed altri ne avevano seguito l’esem- “controllata” che quei gruppi volevano costru- tevamo dentro e fuori le mura del Circolo del pio finché nel 1934 le gerarchie fasciste, preoc- ire. Noi del “Chaplin” non avevamo fatto studi cinema. Per conservare buoni rapporti con cupate dal diffondersi di quei liberi luoghi di specifici di cinema, a parte i miei quindici l’Ambasciata sovietica proiettavamo anche La aggregazione, non decisero di trasferirne le giorni al Centro sperimentale che mi aveva caduta di Berlino (Chiaureli) con Stalin in divi- iniziative e il controllo ai Guf (Gruppi univer- permesso di conquistare la segreteria del Cir- sa bianca, una sorta di arcangelo del bene, o le colo, su proposta di Mino Argentieri, ma leg- stupefacenti mele di Miciurin, il genetista gevamo con accanimento tutto quello che c’e- russo che aveva sbaragliato lo scienziato “idea- ra da leggere, dagli articoli di giornale alle lista” Mendel. Ma poi ci consolavamo di questi recensioni dei film, dai saggi di Barbaro, di nostri compromessi con le mattinate dedicate Chiarini o di Aristarco, a quelli di Sadoul e di agli straordinari “pupazzi” cecoslovacchi di Balàzs. E dalle tasche delle nostre giacchette Trnka e di Zeman o con le commedie unghe- spuntava sempre una rivista, fosse Cinema o resi, in questo caso non tanto per merito di Cinema Nuovo o Filmcritica o l’Eco del cinema o, quei modestissimi film, quanto per la disin- quando era possibile, I Cahiers du cinéma. Proiet- voltura delle nostre presentazioni. Ricordo tavamo in genere rassegne tendenti a dare un sempre la decisione che gli amici del direttivo ordine logico al nostro lavoro e a fornire punti presero a proposito di una commediola un- di riferimento ai nostri soci attraverso una gherese, disponibile nella lingua originale, Tessera CineGuf lettura che partiva dal cinema, ma richiamava con il solo supporto del testo italiano dei dia- sitari fascisti) con la creazione dei Cineguf, con forza il teatro, la letteratura e la società loghi. Fu deciso che sarei stato io a seguirli anche se presto dovettero rendersi conto che politica del tempo. Andavamo alla ricerca del- durante la proiezione, leggendo al pubblico la l’idea non era stata del tutto felice e che quei le fonti del nostro neorealismo, dal Blasetti versione italiana. Ed io fui talmente preso dal circoli finivano spesso per uscire, con le loro della Tavola dei poveri e di 1860, al Rossellini ruolo che feci una traduzione molto persona- scelte di film e di iniziative culturali, dalle lo- della Nave Bianca e ai documentari, che da Pa- lizzata e molto animata, con una sfacciata in- giche politiche del regime. Personalmente ri- sinetti a Maselli ad Antonioni avevano costrui- terpretazione di quel che andavo leggendo, cordo il fallimento della presentazione roma- to il grande mosaico del nuovo cinema italiano. che ottenne però uno straordinario risultato na di Ossessione di Luchino Visconti, nel ‘43, in Presentavamo il realismo poetico francese, da di risate ironiche da parte del pubblico. Alla fi- piena guerra, inizialmente autorizzata su ri- Renoir a Carné a Duvivier, con l’occhio parti- ne ci aspettavamo una brutta reazione da par- chiesta del Cineguf di Roma, ma poi, a pochi colarmente attento ai film del periodo del te dell’Ambasciatore di quel paese, presente in minuti dall’inizio, impedita dal sopraggiun- Fronte popolare, risalendo poi ai lavori ribelli sala, e invece lo trovammo entusiasta, convin- gere di “ordini superiori”. Nel dopoguerra la e anarchici dei surrealisti. Selezionavamo tra to che tanta ilarità fosse dovuta ai meriti del ripresa del “libero movimento” dei Circoli i documentari inglesi quelli della scuola for- film e non alle spregiudicatezze del lettore. camminò parallelamente alla nascita ed allo matosi all’ombra e per iniziativa dell’ammini- Ma le panoramiche internazionali nulla to- sviluppo del neorealismo italiano, al bisogno strazione laburista, poi, passato uno stretto glievano al focus della nostra azione che re- di recuperare il tempo perduto, dopo venti braccio di mare, incontravamo l’occhio ribelle stava sempre il cinema del neorealismo italia- anni di censura e di condizionamenti, al riaf- dell’olandese Joris Ivens, da Borinage a Zuider- no, il suo spessore umano e artistico, la sua fermarsi del cinema come momento di aggre- zee a Indonesia calling. Cicli particolari erano valenza politica. E fu quello, infatti, il punto di gazione culturale e non soltanto ricreativa, dedicati all’espressionismo tedesco, dal Gabi- rottura tra i circoli della Ficc che allora, era momento di scoperta e di conoscenza.