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Anno VII N. 63 | Luglio 2018 | ISSN 2431 - 6739 Quando ci si batteva dentro e fuori le mura Legge cinema Anno del circolo del cinema durante la guerra Secondo: un primo bi- fredda lancio a disposizione Nell’immediato dopo- Qualcuno borbottò tra i denti: “Figli di mi- del nuovo ministro guerra, nel 1946, il gran- gnotta, altro che figli del popolo…” ma poi si de comizio del primo mise a cantare “Bandiera rossa” e non capitò il 800 Milioni di euro, troppi maggio a Roma venne più piccolo incidente con quei “celerini”, grigi tenuto da Giuseppe Di e muti, seduti sulle jeep schierate ai bordi del- film, meno spettatori, poca Ivano Cipriani Vittorio, il bracciante la piazza, infilati nelle loro pesanti divise di qualità, tanti ritardi, molta autodidatta di Ceri- panno grigioverde, l’elmetto in testa e il man- gnola diventato segretario della Cgil, il sinda- ganello a portata di mano. Un clima difficile insoddisfazione cato unitario di tutti i lavoratori. E Di Vittorio che rifletteva quello della guerra fredda, che La legge Franceschini e le concluse il comizio con una raccomandazio- andava esplodendo nel mondo. L’anno suc- sue promesse ne: “Tornate a casa, compagni, e non vi sia da cessivo, nel 1947, sempre il primo maggio, a Giunta al secondo an- parte vostra un gesto o una parola di provoca- Portella della Ginestra in Sicilia, gli uomini di no la legge 220 sul ci- zione verso i poliziotti e i carabinieri,” E con- Salvatore Giuliano, con il supporto di ex militi nema e l’audiovisivo, cluse con una frase che una ventina d’anni do- della Repubblica sociale, aprirono il fuoco con approvata nell’ottobre po sarebbe stata ripresa da Pier Paolo Pasolini, le mitragliatrici contro i contadini socialisti e 2016 e annunciata dal al tempo dei fatti di Valle Giulia: “Ricordate comunisti che manifestavano perché il lati- ministro Franceschini che poliziotti e carabinieri sono figli del popolo”. fondo fosse finalmente diviso tra chi sulla ter- Ugo Baistrocchi come una riforma ri- ra lavorava da secoli nella fame voluzionaria, attesa da e nella pena quotidiana. L’epi- oltre quarant’anni, si sta rivelando una grande sodio fu declassato dall’allora delusione. La legge approvata definitivamente Ministro degli Interni, il demo- dalla Camera, in fretta e furia e praticamente cristiano Mario Scelba, ad atto senza alcuna discussione, è stata presentata di “banditismo siciliano” e fu il nei comunicati stampa del Ministro come la segnale dell’avvio di un’altra soluzione per tutti i mali di un’industria guerra, non solo fredda, che dell’immaginario in difficoltà. L’ipotesi dell’i- avrebbe martoriato l’Italia per stituzione di un Centro Nazionale per il cine- molti decenni ancora. L’anno ma e l’audiovisivo, dotato di ampia autonomia appresso uno studente sparò e e finanziato da una tassa di scopo, secondo ferì gravemente il segretario l’efficace modello francese, sul quale da tempo del Partito comunista Palmi- stava lavorando il Senato, prima dell’interven- ro Togliatti, portando il pae- to di Franceschini, non è stata neanche presa se sull’orlo della rivoluzione in considerazione per un eventuale futuro. che fu evitata soltanto grazie “Notti magiche” Italia 2018 inseguendo...una vignetta di Pierfrancesco segue a pag. 4 Uva segue a pag. successiva Auguri ministro Bonisoli Alzare l’ambizione della cultura Con il nascituro governo Conte, diamo il benvenuto al nuovo Ministro della Cultura Alber- to Bonisoli , augurandogli buon lavoro. Ci aspettiamo in particolare tra i diversi possibili interventi, un ammodernamento della Legge su cinema e audiovisivo - dopo oltre due an- ni ancora ferma al palo -, più rivolta agli interessi del pubblico e della promozione cultura- le cinematografica anziché a quelli della complessiva mercificazione. Una rivisitazione che non potrà prescindere da un indispensabile rinnovamento dei vertici dell’apparato burocratico ministeriale, in particolare quelli della Direzione Generale Cinema responsa- bili in questo specifico settore di anni di paralisi e inefficienza.

Battaglie epiche per il nuovo Ministro alla Cultura? Diari di Cineclub Caricatura di Luigi Zara

Sardinia Film Festival 28.06 - 13.07 | XIII edizione. Eccezionale evento Internazionale. Ampio servizio a partire da pag. 57

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segue da pag. precedente vittime sempre, protagoniste agli accorati appelli alla calma dello stesso To- mai. Da tale dimensione politi- gliatti. E così via, dall’eccidio di Battipaglia ca nacquero decine di circoli e (1949) a quello di Avola (dieci anni dopo) a se- certamente quelli che videro gnalare la durezza di uno scontro che condi- nascere noi del “Centro cine- zionava pesantemente il nostro futuro. Fu nel matografico popolare” prima e quadro di questa tensione sociale e politica del “Circolo di cultura cinema- che riprese vita il movimento culturale dei tografica Charlie Chaplin” poi, Circoli del cinema, o cineclub come volevano i impegnati in una ricerca e in fondatori più raffinati, attratti dal francesi- un confronto che i tempi resero difficile, sem- bandiera rossa della “madre”. Un cinema che smo di quella denominazione che ricordava i pre ostacolato, perché ritenuto eversivo ri- appariva come un esaltante pugno, rivelatore primissimi circoli europei, nati proprio in spetto ai partiti della maggioranza e allo stes- di un balzo in avanti della storia, che era poi Francia. Da noi il primo club era stato fonda- so modello di cultura e di democrazia quello che noi credevamo e per il quale ci bat- to nel 1926 ed altri ne avevano seguito l’esem- “controllata” che quei gruppi volevano costru- tevamo dentro e fuori le mura del Circolo del pio finché nel 1934 le gerarchie fasciste, preoc- ire. Noi del “Chaplin” non avevamo fatto studi cinema. Per conservare buoni rapporti con cupate dal diffondersi di quei liberi luoghi di specifici di cinema, a parte i miei quindici l’Ambasciata sovietica proiettavamo anche La aggregazione, non decisero di trasferirne le giorni al Centro sperimentale che mi aveva caduta di Berlino (Chiaureli) con Stalin in divi- iniziative e il controllo ai Guf (Gruppi univer- permesso di conquistare la segreteria del Cir- sa bianca, una sorta di arcangelo del bene, o le colo, su proposta di Mino Argentieri, ma leg- stupefacenti mele di Miciurin, il genetista gevamo con accanimento tutto quello che c’e- russo che aveva sbaragliato lo scienziato “idea- ra da leggere, dagli articoli di giornale alle lista” Mendel. Ma poi ci consolavamo di questi recensioni dei film, dai saggi di Barbaro, di nostri compromessi con le mattinate dedicate Chiarini o di Aristarco, a quelli di Sadoul e di agli straordinari “pupazzi” cecoslovacchi di Balàzs. E dalle tasche delle nostre giacchette Trnka e di Zeman o con le commedie unghe- spuntava sempre una rivista, fosse Cinema o resi, in questo caso non tanto per merito di Cinema Nuovo o Filmcritica o l’Eco del cinema o, quei modestissimi film, quanto per la disin- quando era possibile, I Cahiers du cinéma. Proiet- voltura delle nostre presentazioni. Ricordo tavamo in genere rassegne tendenti a dare un sempre la decisione che gli amici del direttivo ordine logico al nostro lavoro e a fornire punti presero a proposito di una commediola un- di riferimento ai nostri soci attraverso una gherese, disponibile nella lingua originale, Tessera CineGuf lettura che partiva dal cinema, ma richiamava con il solo supporto del testo italiano dei dia- sitari fascisti) con la creazione dei Cineguf, con forza il teatro, la letteratura e la società loghi. Fu deciso che sarei stato io a seguirli anche se presto dovettero rendersi conto che politica del tempo. Andavamo alla ricerca del- durante la proiezione, leggendo al pubblico la l’idea non era stata del tutto felice e che quei le fonti del nostro neorealismo, dal Blasetti versione italiana. Ed io fui talmente preso dal circoli finivano spesso per uscire, con le loro della Tavola dei poveri e di 1860, al Rossellini ruolo che feci una traduzione molto persona- scelte di film e di iniziative culturali, dalle lo- della Nave Bianca e ai documentari, che da Pa- lizzata e molto animata, con una sfacciata in- giche politiche del regime. Personalmente ri- sinetti a Maselli ad Antonioni avevano costrui- terpretazione di quel che andavo leggendo, cordo il fallimento della presentazione roma- to il grande mosaico del nuovo cinema italiano. che ottenne però uno straordinario risultato na di Ossessione di Luchino Visconti, nel ‘43, in Presentavamo il realismo poetico francese, da di risate ironiche da parte del pubblico. Alla fi- piena guerra, inizialmente autorizzata su ri- Renoir a Carné a Duvivier, con l’occhio parti- ne ci aspettavamo una brutta reazione da par- chiesta del Cineguf di Roma, ma poi, a pochi colarmente attento ai film del periodo del te dell’Ambasciatore di quel paese, presente in minuti dall’inizio, impedita dal sopraggiun- Fronte popolare, risalendo poi ai lavori ribelli sala, e invece lo trovammo entusiasta, convin- gere di “ordini superiori”. Nel dopoguerra la e anarchici dei surrealisti. Selezionavamo tra to che tanta ilarità fosse dovuta ai meriti del ripresa del “libero movimento” dei Circoli i documentari inglesi quelli della scuola for- film e non alle spregiudicatezze del lettore. camminò parallelamente alla nascita ed allo matosi all’ombra e per iniziativa dell’ammini- Ma le panoramiche internazionali nulla to- sviluppo del neorealismo italiano, al bisogno strazione laburista, poi, passato uno stretto glievano al focus della nostra azione che re- di recuperare il tempo perduto, dopo venti braccio di mare, incontravamo l’occhio ribelle stava sempre il cinema del neorealismo italia- anni di censura e di condizionamenti, al riaf- dell’olandese Joris Ivens, da Borinage a Zuider- no, il suo spessore umano e artistico, la sua fermarsi del cinema come momento di aggre- zee a Indonesia calling. Cicli particolari erano valenza politica. E fu quello, infatti, il punto di gazione culturale e non soltanto ricreativa, dedicati all’espressionismo tedesco, dal Gabi- rottura tra i circoli della Ficc che allora, era momento di scoperta e di conoscenza. Da qui netto del dottor Caligaris ai film di Lang, Mur- inevitabile, facevano capo, circolo per circolo, il bisogno di andare oltre quello che passava nau, Pabst quali fenomeni maturati soprat- a un diverso movimento o partito politico. Da sugli schermi “normali” frutto di distribuzio- tutto nel cuore della crisi, ma anche dal lì nacque in quegli anni la scissione della fede- ni commerciali, di interessi materiali e di pro- travaglio culturale della Repubblica di Wei- razione unitaria dei circoli così come avveni- fitto, per scoprire nelle pieghe di un fenome- mar, non dimenticando mai di citare il teatro va in parallelo per i sindacati e per tutte le or- no così largo e complesso come il cinema, dati di Toller e di Brecht o le istallazioni sceniche ganizzazioni unitarie, persino per quella di conoscenza umana, sociale, politica e alla di Piscator. Poi c’erano Hollywood, Frank Ca- degli ex partigiani. La nascita della Uicc, il “li- fine artistica, come elemento complesso, da pra, John Ford e il cinema americano di de- bretto rosso” scritto ad imitazione delle tecni- rivedere e rileggere alla luce della storia. I cir- nuncia, quello del periodo rooseveltiano, il che anticomuniste del maccartismo america- coli del cinema dell’immediato dopoguerra grande cinema del New Deal, insomma, fino no, non furono che momenti di un unico furono spesso il luogo dove attraverso il cine- ai documentari dedicati a quel tempo di crisi scontro politico al quale il Ministro democri- ma si scoprivano la società e le sue leggi, si ri- e di ricostruzione che l’ambasciata americana stiano Giulio Andreotti dava fiato con i suoi percorrevano eventi storici, si imparava dai (l’Usis per l’esattezza) ci dava sì, ma storcendo attacchi ai migliori film della nostra produ- maestri il senso e i valori di un’arte ancora la bocca. E infine c’era il cinema che veniva dal zione, a partire da Ladri di biciclette, mentre la giovane e dal futuro pieno di incognite e di freddo, il cinema rivoluzionario per contenuti censura imperversava a proibire e tagliare nel potenzialità. Un cinema, infine, da far cono- e per forme dell’Unione sovietica: Eisenstein, quadro di un’aggressione che si estendeva scere, in questa lettura, al maggior numero Pudovkin, Dovgenko, Protazanov, i Vassiliev persino agli studiosi e alle riviste di cinema possibile di persone e soprattutto alle classi e tutti gli altri: la scalinata di Odessa, il carro (abbiamo già scritto di Umberto Barbaro, ma popolari che dalla cultura erano state escluse, con la mitragliatrice di Pugaciov e infine la segue a pag. successiva 2 [email protected]

segue da pag. precedente copia dataci dall’Ambasciata, e che noi non vanno dimenticati altri, come ad esempio avevamo proiettato, però quelle scene Guido Aristarco, il “caso Cinema” (1) e non so- erano rimaste e l’intervento poliziesco lo). In quel contesto, Argentieri, io ed altri, ci fu rapido e implacabile nonostante cer- cassimo di dimostrare la nostra perfet- ta buonafede. Dovemmo chiudere. Co- stretti ad adattarci alle leggi della censura e alle regole dei locali privati, fondammo il “Circolo di cultura cinema- tografica Charlie Chaplin”, che sarebbe diventato poi un circolo di punta della Ficc nella battaglia culturale in difesa del neorealismo e per il superamento di ogni frontiera, nella conoscenza e nello studio del cinema. Introducemmo una denominazione (Circolo di cultura ci- nematografica) che rompeva con la tra- dizione definitoria di Cineclub o di Cir- colo del cinema. Volevamo essere “altra cosa” e per questo ci richiamammo, quasi provocatoriamente, al nome di Charlot, l’omino povero, portatore di sogni. Avemmo un successo rapido e in- sperato, raccogliemmo come soci i più bei nomi della cinematografia e quelli della politica e della cultura di sinistra: Lettera citata del 1952 indirizzata a Ivano Cipriani a firma di Per approfondimenti www.cineclubroma.it/images/ le nostre scelte furono paganti. Diven- Guido Aristarco Doc_Testi/pdf/libro-rosso-uicc.pdf tammo qualcosa di più e di diverso da quella di Via Genova. Lì mi aspettava un fun- un circolo di cinefili e demmo finalmente un zionario che mi fece, con faccia minacciosa, senso alla presenza di poliziotti in borghese e l’elenco di una lunga serie di guai personali di agenti armati alle nostre mattinate dome- che mi sarebbero potuti capitare qualora, così nicali, mandati lì a “difendere le istituzioni” la mise, avessi fatto entrare alle mattinate del da una banda di pericolosi eversori, armati di circolo persone che non ne avevano il diritto. pellicole e di idee. Oggi, a tanti anni di distan- Era chiaro che sapevano tutto, ma volevano za, debbo confessare che qualcosa di “illegale” evitare un intervento clamoroso, in un luogo effettivamente la facemmo, ossessionati co- frequentato da politici ed intellettuali di fa- me eravamo dalla nostra convinzione che le ma. Ricorrevano così alle minacce e a un ge- proiezioni non potessero essere rivolte sol- nerico “facciamo a capirci” e infatti il collo- tanto ad una élite, e che tutti avrebbero avuto quio – con me che, faccia di bronzo, avevo diritto a seguirle. Fu così che mi ricordai di respinto ogni accusa – si avviò alla conclusio- quando, anni prima, da “avanguardista” nelle ne con una frase degna di un film di gangster organizzazioni fasciste, ero stato addetto, “ : “Stia attento - mi disse il funzionario - che uno di molti, alla vidimazione settimanale se non riga dritto, le faccio venire un gran mal delle tessere che ciascuno di noi possedeva a di testa”. A cui risposi estraendo dalla tasca testimonianza delle presenze o assenze alle della giacca un tubetto di analgesici che por- manifestazioni del sabato. In parole povere tavo sempre con me e risposi: “Come vede, mi non pochi amici presentavano a me e ad altri sono già premunito”. E me ne andai, anche se timbratori consenzienti (e a buon rendere) da allora dovemmo rinunciare alle nostre tra- non soltanto la loro tessera, ma anche quelle sgressioni o almeno limitarle allo strettamen- di “camerati” che in quel momento, invece di te necessario a conservare la nostra fama di esser presenti all’adunata, andavano al cine- XV 1954 Rassegna mensile di studi cinematografici eversori e giustificare la presenza di poliziotti ma o a cercar ragazze ai giardinetti. In un tur- armati di tutto punto o travestiti da comuni eravamo posti il problema di rompere l’accer- nover organizzato sabato per sabato. Sistema cittadini, alle proiezioni della domenica mat- chiamento, si direbbe in gergo militare, dan- ripreso ancor oggi, sia pure alla luce delle tina, al cinema Rialto di Roma. do vita a un circolo aperto a tutti e non soltan- nuove tecnologie, dai furbetti di pubbliche to ai soci paganti, costretti a una tessera e ad amministrazioni nostrane. Quel ricordo fu al- Ivano Cipriani un abbonamento. Il cinema era l’arte popola- lora applicato, con qualche variante, al nostro re per eccellenza, anche la ricerca storica, al Circolo: quando c’era un film proibitissimo suo interno, doveva essere patrimonio comu- dalla censura o che ritenevamo particolar- ne. Così era nato il “Centro cinematografico mente importante, alcuni di noi del gruppo popolare”, ma era durato poco. I poliziotti che dirigente, che potevano quindi entrare e usci- 1. Nell’ottobre del 1952 ricevevo da Guido Aristarco la let- presidiavano la sala non erano lì soltanto per re dalla sala senza controlli, raccoglievano le tera che qui riporto: “ Caro Cipriani, ti prego di interrom- garantire l’ordine pubblico, come dicevano, tessere di soci amici già in sala e le distribui- pere il lavoro che hai giù iniziato per Cinema. Come pre- minacciato da chissà chi, ma soprattutto per vano a non-tesserati in attesa nell’atrio, che, vedevo ormai da tempo, in questi giorni sono stato controllare che si rispettassero le norme det- una volta entrati, restituivano il documento. estromesso dalla rivista. Dopo l’assalto a Bianco e Nero, tate dalla censura. E fu così che ci “beccarono” Il gioco proseguiva fino ad esaurimento dei rimaneva quest’ultima voce libera da soffocare a ogni co- a proiettare un film polacco che il visto di cen- posti rimasti liberi. Quella attività proseguì sto. Ho resistito finchè mi è stato possibile. Sicuro che tu sura ce l’aveva, ma con l’obbligo del taglio di per qualche tempo, finchè un giorno non venni comprenderai quanto è accaduto, mi astengo da qualsiasi alcune scene “politicamente pericolose”. Nella convocato all’”ufficio spettacoli” della Questura, commento,” Seguono saluti e firma 3 n. 63

segue da pag. 1 entro un anno: la prima per abolire la censura normativa e di consolidati ritardi e inefficien- L’organizzazione amministrativa, secondo cinematografica sostituendola con un siste- ze. Di fatto la legge Franceschini si può consi- la “nuova” legge, rimane quella che è, prati- ma responsabilizzante che regoli anche la fi- derare la prosecuzione di questa gestione cao- camente dagli anni Trenta, con una Direzio- ction in tv e sul web e i videogiochi; la seconda so- tica ma ad un livello superiore in grado di ne Cinema del Mibact, l’Istituto Luce-Cine- prattutto per regolamentare in modo omogeneo dissipare sempre più risorse in modo arbitra- città srl, la Fondazione Centro Sperimentale le professionalità del cinema, definite in mo- rio e con sempre minori risultati concreti. La di Cinematografia (CSC) e la Biennale di Ve- do diverso in ogni regione; la terza per intro- scelta di farla entrare in vigore dal 1 gennaio nezia-Settore Cinema, dipendenti in modo durre nuove quote di programmazione obbli- 2017, abrogando tutte le norme precedenti, diretto o indiretto più che dalla legge dalle de- gatoria di opere italiane ed europee in tv e sul senza prevedere un regime transitorio, se non cisioni e dagli stanziamenti decisi dal Gover- web nonché per prevedere quote obbligatorie per il tax-credit, si è rivelata un grave errore di no. I fondi dello Stato per il sostegno del cine- di investimenti in cinema e audiovisivo da valutazione. Senza decreti attuativi, DPCM e ma vengono, però, potenziati, crescendo del parte delle imprese tv e web. I comunicati mi- decreti delegati la legge Franceschini è di fatto 60% e passando da 250 a 400 un veicolo fermo senza ruote. milioni di euro. Ne benefice- Il ministro ha, poi, sicuramen- ranno non solo i film ma an- te, sopravvalutato la capacità che le fiction per la tv e il web e la prontezza dei propri uffi- e persino i videogiochi . Un ci nel predisporre i 25 decreti nuovo meccanismo di autofi- necessari, considerato che, a nanziamento alimenterà il tutt’oggi (siamo ormai a lu- nuovo FoCA (Fondo Cinema glio del 2018, addirittura in e Audiovisivo) e assicurerà la una nuova legislatura), si è stabilità delle risorse renden- appena conclusa la pubblica- do il settore indipendente dal zione di tutti i decreti non vecchio FUS (Fondo Unico sempre immediatamente ope- Spettacolo), vincolato ogni rativi. Nel frattempo, non ap- anno all’approvazione del bi- plicandosi le vecchie norme e lancio dello Stato e della leg- non essendocene di nuove, le ge di stabilità. Alle imprese imprese cinematografiche e meritevoli verrebbero asse- gli operatori responsabili di gnati contributi non a priori, festival e iniziative a favore sulla base delle decisioni, spes- della cultura cinematografi- so considerate arbitrarie e ca sono rimasti per tutto il immotivate, di commissioni 2017 senza risorse e senza ri- di presunti esperti nominati ferimenti certi. Addirittura, in mancanza del decreto sulla dal ministro, ma a posteriori, La sede della Direzione Generale Cinema secondo criteri, economici e nazionalità, firmato solo ad culturali, automatici e oggettivi applicati alle nisteriali sostenevano, infine, che gli italiani agosto 2017 dalla Boschi e in vigore da ottobre, opere prodotte da ogni impresa negli anni pre- tornavano al cinema nelle sale e che grazie al- per dieci mesi nessun film italiano ha potuto cedenti. E le imprese con questi contributi au- la nuova legge e ai progetti speciali del mini- richiedere l’indispensabile nazionalità italia- tomatici dovrebbero, entro 5 anni, sviluppare stro, come Cinema2day (biglietto a 2 euro il na. progetti, produrre o distribuire nuove opere, secondo mercoledì di ogni mese, rilanciato in Tax-credit per tutti ma due anni dopo specialmente cinematografiche. Fino al 18% il altra forma nel 2018), si sarebbero venduti più Solo per la forma più sostanziosa di interven- Fondo sarebbe destinato, tramite contributi biglietti e ci sarebbero stati più spettatori. Era to dello Stato, il tax-credit (221M per il 2017 di- selettivi (decisi in parte da 5 esperti di livello in- addirittura annunciato un boom nel Mezzo- venuti 227M per il 2018), è stato previsto un ternazionale), a giovani autori, ad opere prime giorno e nelle periferie? regime transitorio, cioè fino alla pubblicazio- e seconde, a start up, a piccole sale, a contributi La cruda realtà delle cifre ne dei nuovi decreti si applicano i vecchi, an- a favore di festival e rassegne di qualità. Le Purtroppo gli auspici del ministro sono stati che se la loro legge è stata abrogata. Le agevo- agevolazioni fiscali (tax-credit), già esistenti smentiti dalla cruda realtà. I dati Cinetel su lazioni fiscali sono sostanziosi sconti, dal 15% dal 2007 per le imprese cinematografiche, incassi e spettatori delle sale, presentati all’i- al 40%, sulle imposte e i contributi obbligatori estese poi anche alla fiction, sarebbero state nizio del 2018, hanno rivelato che gli incassi riconosciuti praticamente a tutte le imprese rese permanenti ed applicate ai videogiochi, totali sono scesi di 70 milioni di euro mentre del settore. Con la nuova legge questi crediti incrementando gli incentivi per le produzioni gli spettatori ormai sono precipitati a 92 mi- possono anche essere ceduti a terzi, per esem- straniere in Italia e per le imprese esterne al lioni (in Francia hanno superato i 200 milio- pio scontati in alcune banche, rappresentan- settore che investono in cinema e audiovisivo. ni). La cosa più grave è che la quota di incassi do quindi contributi a tutti gli effetti. Il para- Si prevede l’istituzione di un fondo di garan- e spettatori dei film nazionali è arrivata al mi- dosso è che il regime transitorio è durato fino zia straordinario di 5 milioni di euro per dare nimo storico del 17% mentre le quote dei film a pochi giorni fa perché i nuovi decreti attua- ossigeno alle piccole e medie imprese del set- americani sono salite al 65-67%. tivi del tax-credit, alcuni dei quali sono una tore. Per quanto riguarda le sale è previsto un Il consolidamento di anni di pessima gestione delle novità (videogiochi e offerta cinematografi- piano straordinario con 120 milioni di euro di risorse pubbliche ca), sono stati pubblicati a maggio 2018 e sono risorse dal 2017 al 2021 per raddoppiare gli Questo pessimo risultato non può essere cer- operativi sulla piattaforma informatica della schermi (questo secondo i comunicati del Mi- to imputato alla nuova legge che, in pratica, è Direzione cinema solo dalla fine di giugno. nistro). Ma non è finita: il 3% del nuovo fondo in massima parte ancora inattuata, ma alla Contributi automatici: il fiore all’occhiello che non (12M/anno) è destinato anche ad un piano caotica gestione della legge precedente (la leg- è mai sbocciato straordinario per potenziare le competenze ge Urbani, Dlgs 28/2004), smontata a colpi di Non va meglio per la seconda forma di inter- cinematografiche e audiovisive degli studenti decreti attuativi e progetti speciali drena-ri- vento prevista dalla legge, il fiore all’occhiello e altri 10 milioni di euro sono destinati per tre sorse da Franceschini e dai suoi predecessori della riforma, i contributi automatici, teori- anni alla digitalizzazione del patrimonio ci- Bondi e Ornaghi (con l’eccezione di Bray, so- camente assegnati secondo criteri appun- nematografico e audiovisivo. Infine la legge stituito SUBITO proprio per la sua discontinui- to automatici e meritocratici alle imprese prevede tre deleghe al governo da esercitare tà) creando uno stato permanente di incertezza segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente up e il piccolo esercizio. Proprio le definizioni schermi attivi attestati dalla SIAE nel 2017 so- virtuose. I 50 milioni stanziati a tale scopo per di produttore indipendente e di film difficile, no circa 5000 e, quindi, 400 schermi rappre- il 2017 sono, in realtà, stati utilizzati per paga- contenute nei bandi, fanno ritenere che gli sentano l’8% del totale, cioè 1/12,5 del mercato re i contributi automatici in percentuale sugli scettici come Faenza hanno ragione di credere con il bando selettivi 2018 (art. 4, comma 3, incassi dei film degli anni precedenti al 2017, che la Franceschini sia una legge per favorire lettera d) si cerca di favorire ancor di più le dovuti dallo Stato, in base alla vecchia legge, comunque la casta dei produttori. Infatti, se- grosse produzioni. Sarebbero infatti “difficili” anche per i cinepanettoni o i film di Checco condo i bandi, sarebbe indipendente, il pro- i “film che siano distribuiti, in contempora- Zalone. In merito a questi contributi la testi- duttore che “per un periodo di tre anni non nea, in un numero di sale cinematografiche monianza più significativa è quella di Pietro destina più del 90 per cento della propria pro- inferiore al 20 per cento del totale delle sale ci- Valsecchi il produttore dei film di Zalone che duzione ad un solo fornitore di media audio- nematografiche attive”. Ma il 20% delle sale in un brano indimenticabile della puntata del visivi”, cioè solo alla RAI, Mediaset o Sky. Quin- attive (non meglio definite) è pari ad 1/5 del 17 aprile 2017 di Report, la tra- mercato. Quindi anche un film smissione di Rai3, dal titolo che occupa un quinto di tutte le “Che spettacolo!” scopre, grazie sale (meno uno, direbbe Zavat- al giornalista che glielo dimo- tini) potrebbe essere considera- stra, di aver ricevuto quasi due to difficile. milioni di aiuti dallo Stato, di Contributi selettivi: un sistema de- cui non si era accorto (?) per cisionale inefficiente, non traspa- Cado dalle nubi e lo ritiene in- rente, con palesi conflitti d’interesse giusto, perché, sostiene: “i con- Le decisioni sui contributi se- tributi pubblici dovrebbero an- lettivi dovrebbero essere affida- dare a chi ne ha bisogno non a te ad una commissione di 5 su- chi già incassa”. Anche dei 50 per-esperti, di livello internazionale milioni destinati ai contributi ma non pagati. I cinque esperti, automatici per il 2018 nessuno nominati solo pochi mesi fa, so- ha visto ancora un euro, anche no: i critici Paolo Mereghetti ed perché non sono state avviate Enrico Magrelli (già veterani di le procedure per consentire alle precedenti commissioni mini- imprese di aprire i conti dei steriali), la produttrice Marina fondi potenziali sui quali do- Cicogna, la ferrarese Daria Bi- vrebbero essere versati. Il gran- gnardi e il regista Pupi Avati dissimo numero di parametri e (che si è subito dimesso e non è criteri contenuti nelle tabelle stato ancora sostituito). Il pri- allegate al decreto, tutti da veri- mo bando per i contributi selet- ficare, e il fatto che il sistema tivi è stato pubblicato a ottobre non sia stato ancora applicato, 2017 prevedendo due scadenze né risultino fatte sperimenta- a novembre e dicembre dello zioni o simulazioni, permette a stesso anno. Ovviamente, dato molti di essere scettici sulla il blocco di un anno e la nuova bontà del sistema stesso. Il re- possibilità di presentare do- gista Roberto Faenza, per esem- manda per la scrittura di sce- pio, ha dichiarato a Report nel- neggiature da parte di persone la puntata citata: “Mi sembra fisiche, le domande sono state che questi automatismi abbia- migliaia e i 5 esperti a costo ze- no il rischio di essere selettivi ro si sono rivelati insufficienti anziché automatici, e quindi an- per esaminare un così gran nu- dare sempre nelle tasche di quel mero di domande, oltretutto di pugno di produttori, che io varia tipologia. Il bando del di- chiamo la casta del cinema, che rettore cinema ha proposto una sono 5 o 6 non di più, che poi “La migliore offerta” (2013) di Giuseppe Tornatore nel Palazzo di Piazza Santa Croce Roma soluzione piuttosto originale sono gli unici che veramente per il problema: “la DG Cinema beneficiano di tutti i contributi pubblici e del- di secondo questa incredibile definizione il può istituire gruppi di lavoro al fine di procede- lo Stato.” Il timore, cioè, è che si continui a fi- produttore che destina per tre anni il 90 per re a una pre-istruttoria specialistica delle istanze nanziare un cinema di bassa qualità e di puro cento (“non più del 90%”) della sua produzio- presentate ma con l’ausilio di Istituto Luce Ci- intrattenimento, che non ha oggettivamente ne ad una stessa emittente sarebbe indipen- necittà srl e Fondazione Centro Sperimentale bisogno di contributi pubblici”. dente dall’emittente stessa (praticamente tut- di Cinematografia.” Ma l’Istituto Luce Cine- Contributi selettivi: sempre in ritardo e con molte ti i produttori sarebbero indipendenti). Ancor città srl è un’impresa che produce e distribui- perplessità più interessante è la definizione di film “diffi- sce film, documentari, opere prime e seconde, Ancor più perplessità sta suscitando il modo cile”, che può beneficiare di contributi pubbli- mentre gli allievi e i diplomati del CSC posso- in cui sta funzionando il bando per i cosiddet- ci per il 100% del costo di produzione. Secon- no partecipare al bando. Come è possibile ga- ti contributi selettivi destinati, teoricamente do il bando selettivo 2017 (art. 1, comma 1, rantire l’imparzialità dei giudizi, che lo Stato agli autori e ai produttori indipendenti e privi lettera n, sub iii) sarebbe “difficile” il “film che deve assicurare, se alla valutazione contribui- di risorse, per i film difficili, per opere di gio- sia distribuito nelle sale cinematografiche, in scono società interessate in prima persona vani autori, per opere prime e seconde, per contemporanea, in un numero di schermi infe- all’esito delle domande? L’ANAC, la storica as- corti, documentari e opere di animazione, per riore a quattrocento”. Quindi un’opera prima sociazione degli autori cinematografici, ha la scrittura di sceneggiature, per lo sviluppo e prodotta da uno dei produttori della casta, di poi reso noto sul proprio sito, con un comuni- la pre-produzione, per la distribuzione e, teo- cui parla Faenza, e distribuito in 399 copie po- cato in data 2 marzo 2018, che il direttore ci- ricamente (la legge e il decreto attuativo li trebbe essere un film difficile, interamente fi- nema avrebbe deciso di affrontare il problema prevedono ma il primo bando no), per le start nanziato da risorse pubbliche. Posto che gli segue a pag. successiva 5 n. 63

segue da pag. precedente promozione hanno sollevato le proteste degli in sale qualificate d’essai perché si impegnano di far leggere ed esaminare le domande reclu- esclusi e attirato anche l’attenzione dei me- a dedicare la maggior parte della propria pro- tando esperti volontari forniti dalle varie as- dia. Sono tante infatti le stranezze. Al Giffoni grammazione, per un determinato periodo, a sociazioni di autori (Cento autori, CNA, WGI), film festival in provincia di Salerno, il cui di- film classificati d’essai. La proiezione di tali di documentaristi (DOC/IT), di artisti dell’ani- rettore artistico percepisce un compenso di film comporta benefici sia in termini di age- mazione (ASIFA), per creare dei tavoli di lavo- 260.000 euro, superiore all’appannaggio del volazioni fiscali per l’esercente sia per i premi ro, non previsti però dal bando stesso né da capo dello Stato (€ 240.000), viene assegnato riconosciuti alla sala d’essai applicando un si- alcuna norma. L’ANAC ha segnalato la pro- un contributo di € 850.000 con un incremen- stema a punti alla programmazione della sala. pria perplessità su trasparenza e imparzialità to di quasi € 500.000 rispetto al 2016. È di palese evidenza che tutto il sistema si reg- di una tale procedura che ben poco corrispon- (+142,8%!). I contributi a tutti i festival lom- ge ed è attendibile quanto più è qualificato il de alle promesse di qualità del ministro. Sta di bardi sono quasi un nono dei contributi desti- giudizio sui film d’essai. Tale giudizio nel cor- fatto che arrivati al 20 giugno del 2018 nessu- nati a tutti i festival campani con iniziative di so degli anni è stato ovviamente affidato a na decisione è stata ancora presa sui progetti scarsa qualità e di dubbia utilità culturale. commissioni di esperti in grado di valutare la di scrittura presentati a novembre e dicembre Rassegne estive di una dozzina di film della qualità dei film prima che fossero immessi nel 2017 e solo parte dei 32 milioni di contributi passata stagione ricevono il doppio di festival sistema distributivo. Con la nuova legge il selettivi destinati alle produzioni indipen- storici e di qualità. Quattro festival di corto- giudizio sulla qualifica d’essai è, invece, effet- denti per il 2017 sono stati deliberati mentre il metraggio (Concorto, Sedicicorto, Genova tuato dal direttore generale cinema, come se il bando per il 2018 è stato pubblicato a metà Film festival, Skepto) inseriti dal Mibact nella direttore amministrativo del reparto cardio- giugno, sprecando altro mezzo anno . tabella dei festival che assicurano punti per i chirurgia di un policlinico, e non il primario, Contributi per la promozione: in perenne ritardo contributi automatici alle opere che vi parte- fosse incaricato della valutazione di un tra- Gli unici contributi finora intera- pianto di cuore. mente assegnati (non erogati), nel Meno qualità e più autoreferenziali- 2018 per il 2017, cioè ad attività tà concluse, sono quelli per la pro- Ancora una volta, quindi, le scel- mozione, il quarto tipo di inter- te tardive, improvvisate e con- vento dello Stato previsto dalla traddittorie prodotte dalla legge legge e forse il più importante, sembrano smentire le promesse perché vuole incidere non sul pro- di maggiore qualità, soprattutto dotto ma sulla cultura, sul pubbli- per festival e rassegne, annuncia- co, sui giovani, sull’ecosistema au- te dal ministro. Tra l’altro pro- diovisivo. Si tratta di 40 milioni, la prio il settore promozione è quel- maggior parte dei quali (27,25 M) lo sul quale si è più concentrata la sono, però, destinati a società o volontà accentratrice del Gover- fondazioni pubbliche come l’Isti- no. Le risorse a disposizione de- tuto Luce (9M), il Centro Speri- gli enti di promozione, sotto il mentale di Cinematografia (9 M), controllo e la gestione più o me- la sezione Cinema della Biennale no diretti del Ministro (Luce, di Venezia (7,3M) alle quali si ag- CSC, Biennale, Museo del Cine- giungono, in base alla nuova leg- ma, Cineteca di Bologna), oltre ai ge, la Fondazione Prolo Museo del 27,25M del Fondo Cinema e Au- Cinema di Torino (1,1 M) e la Cine- diovisivo dispongono, infatti, di teca di Bologna (0,85 M). Per asse- altri 20 M da altre fonti per un to- gnare i restanti 12,75 milioni sono tale complessivo di quasi 48 M, stati pubblicati alla fine del 2017 cioè quattro volte gli importi che cinque bandi per festival, cinete- il Mibact mette a disposizione, che, circoli del cinema e sale par- tramite bandi, di tutti gli altri rocchiali, sviluppo della cultura ci- operatori culturali indipendenti. nematografica e premi alle sale Addio start up, piccolo esercizio e fon- d’essai. Per valutare le domande il do di garanzia per PMI (Piccola e direttore del cinema ha istituito e Media Impresa) nominato quattro commissioni A questo dirigismo, insito nella (non previste dalla legge) che han- legge ma che sta emergendo con no assegnato, abbastanza in fret- evidenza nella sua attuazione, si ta, quasi tutti i contributi. Le Asso- aggiunge che già al secondo an- ciazioni nazionali di cultura no, quando ancora il grosso della cinematografica e i circoli del ci- legge (agevolazioni fiscali e contributi auto- nema, le uniche associazioni riconosciute dal- cipano o vi sono premiate, non sono stati con- matici) non è partito, il ministro ha comincia- la legge, hanno infatti ricevuto, per ultime, so- siderati meritevoli neanche del contributo to a smontarla, un pezzetto alla volta. Nella ri- lo alla fine di giugno, notizie sui contributi minimo di € 10.000. partizione del FoCA 2018 (DM 15 marzo 2018), assegnati per il 2017. Adesso, dopo che il ban- Un d’essai senza qualità infatti, Franceschini non solo incrementa il do 2018 per la promozione è stato pubblicato, Forse, però, l’indice per valutare il livello di totale delle agevolazioni fiscali (e quelle per con comodo, il 15 giugno, i soggetti interessa- qualità della promozione della cultura cine- l’audiovisivo superano quelle per il cinema) ti dovranno presentare in una ventina di gior- matografica promosso con questa legge èil ma riduce di € 390.000 i fondi per i festival, ni, entro il 6 luglio, le istanze di contributo per procedimento introdotto per la qualificazione aumenta invece di altri due milioni le risorse attività magari già svolte e concluse nel primo di un film come d’essai. Il sistema dei film per il Luce, mentre ogni riferimento a start up semestre. d’essai è un sistema-qualità fondato sul rico- e piccolo esercizio, sbandierati nei comunica- Promozione: si premiano gli sprechi; si bocciano i noscimento di tale qualifica ad opere in posses- ti stampa del novembre 2016, è eliminato anche migliori secondo il Mibact so di particolari caratteristiche di innovazione, nel decreto ministeriale che regola i contributi Le decisioni finora prese sui contributi alla ricerca, sperimentazione, che vengono proiettate segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente dei tempi del Minculpop, e che di fatto sem- Che fare? incentivare domanda. solo obiettivi concreti selettivi e, infine, il fondo di garanzia, “l’ossi- bra sempre più una cogestione consociativa e misurabili. valorizzare patrimonio. coinvolgere geno per le PMI del settore”, non risulta più con i sindacati degli industriali (Anica, Apt, pubblico. rifinanziato. ecc.) con il CSC, con la Biennale e con l’Istitu- L’Israeli Film Fund con $ 6 M sviluppa qua- Piano sale: senza obiettivi concreti, senza rispetto to Luce-Cinecittà srl. Quest’ultimo addirittu- ranta sceneggiature, sostiene 20 produzioni dei termini e dell’utenza ra gestisce il FoCA al posto del Mibact e pren- e promuove in tutto il mondo il cinema isra- Anche il piano straordinario per il potenzia- de, inspiegabilmente, quasi altri due milioni eliano che nei festival e mercati può compe- mento delle sale (120 milioni in 5 anni) si è av- di euro per liquidarsi, tra l’altro, i propri con- tere con il cinema italiano e, forse, è mag- viato con ritardo e nella sua formulazione de- tributi. Il personale di ruolo, quello che ha vin- giormente rappresentativo della sua cultura finitiva (un DPCM firmato dalla Boschi) ha to un concorso pubblico, consapevole di esse- di quanto lo sia il nostro cinema. E tutto que- già dimenticato il promesso raddoppio degli re al servizio dello Stato e dei cittadini, è da sto senza sprecare uno Sheqel. Con gli 800 schermi. Sia nel 2017 che nel 2018 i termini di anni sempre più emarginato, guardato con milioni messi a disposizione dalla France- 90 giorni per la presentazione delle domande, diffidenza, perché conosce quei principi di le- schini per il 2017 e 2018, gli israeliani vince- dal 1 febbraio al 30 aprile, previsti dal DPCM galità, imparzialità, efficacia, produttività, ri- rebbero l’Oscar e tutti i festival del mondo e non sono stati rispettati. I piccoli esercenti spetto dei termini e dell’utenza, insomma venderebbero film e fiction anche ai palesti- hanno segnalato che i grossi circuiti cinema- l’ABC della amministrazione pubblica che in- nesi. Forse bisognerebbe cominciare a stu- tografici, disponendo di propri uffici tecnici e vece sono ignorati dai precari, dagli stagisti, diare come gestiscono il loro cinema. Certa- legali, hanno potuto presentare domanda di dal personale di enti liquidati assunti senza mente nella nuova legislatura sarà necessario contributo prima e meglio di altri, nei brevi concorso pubblico, dai pensionati richiamati rimettere mano alla legge 220 cominciando termini concessi dalla piattaforma digitale in servizio, dai consulenti a vita, dal personale da misure che incentivino la domanda che della Direzione Cinema. Il piano, nato per ri- di enti che dovrebbero essere vigilati, da gabi- vuole dire, per esempio, intervenire per favo- attivare vecchie sale e aprirne di nuove, so- nettisti, insomma dagli irregolari, al servizio rire con contributi o agevolazioni fiscali gli prattutto nei piccoli centri o nelle periferie di chi li ha reclutati, che, come i baccelloni abbonamenti illimitati al cinema, secondo il delle grandi città, non ha, come tutti i piani dell’invasione degli ultracorpi, stanno sosti- modello praticato dall’inizio del secolo in straordinari della legge (è un vizio congenito), tuendo gradualmente i lavoratori pubblici. I Francia, che riducono il rischio insito nel obiettivi concreti e misurabili. Nel 2022, in se- dirigenti di seconda fascia della direzione ci- film in sala, come bene esperienza che può de di bilancio, si potrebbe quindi scoprire che, nema sono ormai al 100% non di ruolo, inca- essere valutato solo dopo aver pagato il bi- pur rispettando i criteri della Boschi, è servito ricati senza aver mai superato un concorso glietto. Vuol dire sostenere le sale on-de- per costruire nuovi schermi per le sale utiliz- pubblico per dirigenti, insomma dirigenti mand, in cui gli spettatori non l’esercente si zate soprattutto dal cinema americano arriva- senza qualità. Il principio di buon senso della accordano tra loro per scegliere il film da to nel frattempo alla quota del 75%. rotazione degli incarichi, previsto dalla nor- proiettare quando e dove vogliono. Se le sale Piano cinema e scuola: in ritardo ma promettente mativa e da un decreto di Franceschini per cinematografiche sono ormai luoghi di culto, L’unico intervento che si pone l’obiettivo di prevenire la corruzione, impedendo il for- si esentino le sale d’essai dall’IMU come le agire sulla domanda di audiovisivo tramite marsi, anche involontario, di relazioni tra chiese. Si sperimenti il crowdfunding pub- l’educazione delle nuove generazioni è il pia- amministratori ed amministrati che favori- blico per finanziare fifty/fifty (50% Stato, no straordinario per il Cinema nelle scuole scano o sfavoriscano permanentemente alcu- 50% privati) corti, sceneggiature, opere pri- curato da Mibact e MIUR. Partito in ritardo, ni utenti, è completamente disatteso, sia per i me, documentari, rassegne e festival. Si rein- come al solito, il 16 aprile scorso, con una serie funzionari che i dirigenti. Lo stesso direttore troduca il fax-shelter all’italiana (detassazio- di bandi per le scuole, scaduti già a maggio è ormai al suo decimo anno. ne degli utili) per l’audiovisivo, che rischia di ma prorogati a giugno, utilizza i fondi del La P.A. non è un bancomat inefficiente ma che serve essere drogato dal tax-credit. Si attivi l’Os- 2017 e 2018 (24M). A parte i tempi ristretti è si- solo a distribuire denaro servatorio dello spettacolo, ridotto a ennesi- curamente l’iniziativa più significativa della Questa buro-crazia che agisce in perfetta ar- mo dispensatore di contributi inutili, tra- legge 220 e si spera che in breve tempo conse- monia con gli immobili boiardi dei sindacati sformandolo nello strumento delle politiche gua l’obiettivo di introdurre permanente- imprenditoriali, guidati ormai da professioni- culturali del governo nel campo del cinema e mente in tutte le scuole l’educazione al lin- sti della politica, portatrice di una cultura dell’in- dello spettacolo come era stato previsto dalla guaggio dell’audiovisivo. differenza culturale e dell’apparenza, può ingan- legge 163 nel 1985. Si investa molto molto di Quello che manca: una gestione pubblica rispettosa nare se stessa, a botte di comunicati trionfalistici, più nel piano Cinema e scuola con l’aiuto del- dei termini e dei cittadini come faceva Franceschini, o distribuendo le associazioni e dei circoli del cinema che In realtà, come direbbe Calamandrei, anche la sempre più contributi a fondo perduto a sem- devono essere rilanciati. Alla formazione del legge Franceschini è un pezzo di carta. Se la pre più soggetti, ma non può ingannare la re- nuovo pubblico può essere destinato non il lascio cadere, non si muove: “perché si muova altà dei botteghini e il pubblico. 3% del FoCA ma il 10%, il 20% anche il 30%. Si bisogna ogni giorno rimetterci dentro il com- Una legge che produce un cinema obeso renda accessibile a tutti il patrimonio cine- bustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, Tutta la legge Franceschini, infatti, è sbilan- matografico e audiovisivo, specialmente quel- lo spirito, la volontà di mantenere le sue pro- ciata a favore dell’offerta e corre il rischio di lo realizzato con il sostegno pubblico. Si tu- messe, la propria responsabilità”. Il fattore di generare semplicemente una inutile iper-pro- teli il cinema come bene culturale e nessun cui nessuno parla e che sta rendendo sempre duzione cinematografica. Già nel 2017 i film contributo pubblico venga più erogato se più fallimentari gli interventi a favore del ci- italiani prodotti sono risultati 224 ma quasi non vi è un vantaggio pubblico duraturo e nema, sempre maggiori gli sprechi, sempre sicuramente saranno più di 300 alla fine del concreto. Si sperimentino società di finan- più oscure le decisioni e non trasparente il si- 2018. Però potrebbero essere anche oltre 400. ziamento dell’audiovisivo, come le SOFICA stema decisionale, sempre più insoddisfatti gli Infatti se il numero dei nulla osta alla proie- in Francia, ma anche per piccoli investitori, utenti, sempre più distanti i giovani e gli spetta- zione in pubblico di film di lungometraggio, per finanziare le produzioni importanti. Ma tori, sempre più perentori i termini per gli uten- indispensabili per avere la nazionalità defini- qualunque cosa si faccia se ne affidi la gestio- ti e sempre meno rispettati o inesistenti i termi- tiva e la conferma del tax-credit, dei primi ne a dei veri dipendenti pubblici. ni per i burocrati, sempre più pachidermica e di cinque mesi (n. 183), mantenesse lo stesso rit- mediocre livello la produzione, sempre più inu- mo nei mesi successivi, attesterebbe una pro- tilmente complesse e perennemente in ritardo duzione di 439 film annui. Non sarebbe certo le procedure, è la bassa qualità dell’amministra- un buon risultato della legge 220 se si generasse, Ugo Baistrocchi zione. Un’amministrazione sempre meno pub- poi, un’iper-produzione anche per la tv e il web (Rappresentante dei lavoratori della DGCinema del blica e una gestione, che ricorda il corporativismo senza una crescita della domanda . Mibact) 7 n. 63 Ultimo tango a Parigi, le ossessioni di Bernardo Bertolucci Poiché mai nulla è ca- porterà per sempre, quel marchio indelebile mutato in radice i rapporti all’interno di ogni suale e il cinema, quan- di una sottile infamia che specularmente può dinamica sociale e quindi nella sfera privata e do è vero atto creativo, essere letta come “infamia” dell’avere girato in quella pubblica. È per questa ragione che trasforma il falso in un film così e come infamia di avere permesso Ultimo tango a Parigi si afferma primariamen- vero e viceversa, an- che un film così marchiato con una bella “A” te come un atto di libertà, una riaffermazione che l’estremo incipit stampata sul petto come accadde ad Hester consapevolmente rabbiosa di quella rivendi- di Ultimo tango a Parigi Prynne nel romanzo di Hawthorne ai tempi cata libertà artistica che non poteva essere (1972), diventa prean- in cui ancora, evidentemente, sopravvive trattenuta. Il cinema, che usciva dalle conte- nuncio del futuro, ou- un’inguaribile ipocrisia puritana. L’incontro stazioni di Cannes e di Venezia e dalla frattu- verture meditata ed tra i due protagonisti è del tutto casuale, così ra di linguaggi e delle modalità narrative, con Tonino De Pace esergo ineliminabile del come casuale è la loro storia d’amore. Ma Ber- registi come Godard e Pasolini, fu tra le suo drammatico pro- tolucci non gira soltanto un racconto d’amore espressioni artistiche, insieme alla letteratura sieguo. Bertolucci dividendo il fotogramma a in cui trovano spazio i sentimenti di Paul. e alla musica, a mostrare con maggiore evi- metà, su quella di sinistra inquadra due opere Bertolucci cerca le anime dei suoi personaggi denza questa urgenza di affrancamento dal di Francis Bacon e sull’altra fa scorrere i titoli e li trova segnati da un nichilismo senza solu- passato. A proposito di nuovo e di rinnova- di testa. La scelta di Bacon serve mento, questo è scrivere la sto- a Bertolucci per introdurci nel ria, quando si rivoluzionano i piccolo inferno che seguirà e le linguaggi e i rapporti sociali, i due tele del pittore, forse il più codici ed è attraverso lo sguar- maledetto del 900 europeo, ser- do che si coglie il farsi dei mu- vono a sottolineare quel milieu tamenti. Ultimo tango a Parigi è di sesso, violenza e solitudine stato dunque, anche, un espe- che un film anch’esso maledetto rimento. È stata una dimostra- e bellissimo, significa e ha si- zione empirica volta a dimo- gnificato per almeno una gene- strare che tutto ciò che razione di cinefili, spettatori e accadeva nel mondo in quegli veri appassionati del cinema. anni, da Woodstock all’isola di Un’aria di sufficienza, frammi- Man, al Parco Lambro o in sta ad una certa morbosa curio- qualsiasi altro luogo in cui si sità, ha spinto molti all’epoca al sperimentavano, magari enfa- cinema e invece, altrettanto ticamente, forme di libertà an- ipocritamente, ne ha tenuto che sessuale, fossero diventati lontani molti altri, così come una uguale ipo- zione. Il cinema di Bertolucci è stato sempre codici e segni quotidiani sperimentati all’in- crisia ha avvicinato un numero di avidi consu- caratterizzato dai toni forti dei registri utiliz- terno di un rapporto di coppia esclusivo, ma matori di immagini “estreme”. Ultimo tango è zati e da questa ricerca deriva una certa disu- segreto al mondo. Il film di Bertolucci ha dato stato quindi, come tutte le opere scandalose, guaglianza all’interno della sua produzione. voce a quel sentire politico che faceva irruzio- accompagnato da una fama contrastata e in- Anche in Ultimo tango a Parigi il regista par- ne nel privato con il sesso che diventava ester- generosamente inveritiera, laddove lo scan- mense utilizza toni estremi del racconto, ma nazione della libertà. Bertolucci e Franco Ar- dalo, inteso nel senso in cui lo intendeva Paso- qui il suo cinema ritrova quella razionalità un calli suo collaboratore alla sceneggiatura, lini, è stato, invece, associato ad una visione po’ primitiva che in altre occasioni aveva inve- riconducono la vicenda a questo assioma che pornografica del sesso. Tutti questi spettatori ce assunto le forme di un razionalismo mate- in futuro e ancora per qualche anno, avrebbe oggi si tengono lontani da quel ancora di più e ancora meglio film che soffre ancora oggi di segnato i rapporti e i compor- questa diffusa fama negativa. È tamenti privati di ogni tipo. solo la mancanza di conoscen- Sono stati gli anni in cui il ci- za, del film si intende, a fare nema a volte aveva smesso di proliferare un chiacchiericcio di raccontare per diventare atto fondo che dovrà spegnersi per concettuale. Teorema ne è un consentire il pieno recupero di esempio, film con cui Pasolini un’opera tra le più lucide e co- sancisce il suo isolamento, la raggiose di questi ultimi decen- contemplativa e silenziosa ge- ni. Il restauro messo a punto ometria di Dillinger è morto ha dalla Cineteca Nazionale, forse rielaborato in altra direzione i restituirà quella tranquillità di concetti di alienante insoddi- giudizi, scevri da ogni pregiudi- sfazione con la ribellione del fi- zio, restituendo nel contempo il nale e successivamente con La film a quella pienezza artistica grande abbuffata il concetto di che lo faccia giudicare solo per quello che è. matico (si pensi a Il conformista). La sua espres- morte fisica è stato direttamente connesso Vorremmo che restassero lontani i tempi del- sione si fa qui istintiva, personalissima, all’annullamento di una concezione di ordine le difese d’ufficio contro ogni censura e quelli all’interno di un ragionamento che è lo svilup- sociale non più rimediabile. Si tratta di tre degli attacchi proditori frutto di un bacchet- po della rivoluzione sociale ancora, all’epoca, in esempi forse macroscopici e a questi va ag- tonismo del peggior stampo clerical-fascista. atto. Ultimo tango a Parigi diventa il film che at- giunto il disperato ed eversivo nichilismo di Per questo film ricordiamolo si arrivò a bru- traverso la storia di una passione erotica mette Ultimo tango a Parigi. L’incontro tra i due pro- ciare i negativi, eravamo nel 1976 e non nell’o- in scena il privato e il politico, lo scandalo e la tagonisti e l’imposizione di lui affinché nes- scuro medioevo, eppure ciò avvenne come of- disperazione. Si usciva da quel bagno di libertà suno sappia nulla dell’altro, costituisce l’e- fesa alla cultura e alla libertà artistica. Insomma, che era stato il ’68 e non si può parlare di Ultimo spressione assoluta di ogni forma d’amore Ultimo tango a Parigi, porta con se e forse lo tango a Parigi senza parlare di quell’epoca che ha segue a pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente fisico sperimentando l’annullamento estre- Cosa dirà la gente (2017) di Iram Haq mo di ogni sentimento e quindi di ogni mora- lismo. L’atto dell’annullarsi trasforma l’amo- Uno straziante dramma personale femminile nello scontro re liberandolo da ogni condizionamento della culturale tra due mondi diversi conoscenza e costruisce il rapporto esclusiva- mente sull’essere e nel possesso dell’uno ver- Un tema così attuale due mondi tanto estremi, ma che su pellicola so l’altro. In questa concezione materialista da essere - questa volta convivono armonicamente. Vengono trattate sta l’altro scandalo di Ultimo tango a Parigi. Un - la cronaca attuale tematiche forti, come quello della violenza film che ha il coraggio e la lucidità di rifuggi- quanto il cinema. Del sessuale, che necessariamente riporta una re dal condizionamento dei sentimenti, risol- resto, la vita supera in certa volgarità come atto, ma la Haq invece di vendo nel desiderio l’estrema forma di una ogni caso e di gran lun- sottolinearne il disgusto, incentra l’attenzio- disperazione esistenziale. Il film si fa quindi, ga le storie del grande ne su Nisha e su quello che prova in quel mo- sia per il suo esito, sia per il fluire della trama, schermo da cui esso mento. Alla caratterizzazione di personaggi trae linfa vitale. Siamo adulti duri ed estremizzati si contrappone la all’interno della cultura spensieratezza di personaggi giovani, soprat- Michela Manente pakistana, di quei pa- tutto la protagonista che vive le sue prime kistani venuti in Europa per lavorare e miglio- esperienze con la delicatezza della sua età fat- rare il proprio futuro, specie pensando alle ta di scuola, incontri con gli amici, feste e di- giovani generazioni. Gran lavoratori, brava scoteca. Nei suoi attimi di intimità la macchi- famiglia, ma con una cultura alle spalle pro- na da presa si fa da parte, come se guardare fondamente pakistana ed intrisa di una pecu- direttamente ciò che sta facendo la privasse di liare visione del mondo e perciò incomprensi- quella dolcezza e innocenza che la contraddi- bile agli occhi dei valori occidentali che vedono stingue. Nisha diventa un’eroina, un mito per nell’autodeterminazione della donna la sua tutte le donne oppresse da culture che relega- riflessione sulla morte e sul confine dei senti- affermazione. Non è così, però, per l’adole- no la donna ai soli ruoli subalterni, anche menti inespressi. È davanti alla salma della scente Nisha (Maria Mozhdah), combattuta nell’Europa contemporanea e modernissima. moglie suicida che Paul da sfogo ai suoi senti- tra lo stile di vita dei suoi coetanei norvegesi e Cosa dirà la gente non descrive solo il calvario menti e il sesso, immaginato e vero ed estre- l’educazione imposta dalla famiglia. Il mo di prima sembra sciogliersi in questa con- punto di rottura, il climax della vicenda, tro orazione funebre nella quale gli insulti avviene quando il padre della sedicenne, alla moglie si trasformano in pianto e in pen- proprietario di un negozio di alimentari timento e quindi in ribellione alla morte. Ulti- ad Oslo, la sorprende in camera con il suo mo tango a Parigi è per forza di cose un film di ragazzo, introdottosi furtivamente, e de- corpi, quello animalesco del quarantacin- cide di allontanarla dalla famiglia. Poi quenne Marlon Brando e quello leggero ed successivamente, per punirla ulterior- esibito di Maria Schneider, ma nonostante mente per l’oltraggio provocato a lui e alla ciò diventa originale riflessione sulla esisten- sua famiglia anche agli occhi dei parenti e za del legame di coppia. Se è vero che assistia- dei connazionali che boicottano il suo ne- mo all’esasperazione di un erotismo quasi gozio, la spedisce dalla sorella in Pakistan, compulsivo, di una sessualità che sembra di- per farle riscoprire le sue vere radici e i va- ventare ragione di vita, è anche vero che la lori musulmani. Nei mesi scorsi sono sta- storia, densa di un profondo pessimismo, si te due le vicende di cronaca che hanno fa riflessione esistenziale ed esprime quella coinvolto altrettante giovani pakistane: lucida consapevolezza della finitezza umana, Sana, la ragazza quindicenne sgozzata in senza alcuna speranza. Bertolucci è riuscito a Pakistan dai suoi familiari per aver riferi- mostrare al cinema ciò che non era mostrabi- to di voler sposare un ragazzo italiano e le, la disperazione e il nichilismo di una soli- Farah, la ragazza veronese portata nel Pae- tudine esistenziale inguaribile e la panacea se d’origine dalla famiglia per costringerla del sesso come rimedio. Parigi, splendida- ad abortire, proprio prima dell’importante mente fotografata da Vittorio Storaro, diven- appuntamento della maturità. Anche il ta non secondario elemento costruttivo del film di Iram Haq, un’attrice, sceneggiatri- dramma. La città che è stato il simbolo di una ce e regista, conosciuta per il suo lungo- liberazione anche sessuale, diventa luogo de- metraggio I am yours, ripropone una ten- putato della pubblica teatralità della storia e sione che è un’escalation di sevizie, torture offre il rifugio segreto ai due amanti. Nella fisiche e psicologiche, umiliazioni e con- Parigi eternamente grigia le sinuose musiche danne sociali riportate dalla famiglia e che so- di un’adolescenza interrotta e il salvifico far del grande Gato Barbieri completano un’ope- no bene riassunte nel titolo del film Cosa dirà appello all’amore per sé stessi, ma anche e so- ra tra le più importanti del nostro cinema. la gente. La tensione è resa ancora più palpabi- prattutto il coraggio di una giovane donna Come sempre, sin dalla tragedia classica, eros le per le emozioni messe in gioco, le stesse che si affida al suo senso di sopravvivenza per e thanatos non possono che unirsi nel sacrifi- provate dalla regista, curatrice anche della non soccombere nella difficile coesistenza tra cio del suo protagonista, atto finale del desi- sceneggiatura, che ha vissuto in parte su di sé due culture agli antipodi. Un cinema di de- derio di annullamento che ha attraversato il la storia messa per immagini (a quattordici nuncia, dunque, intenso, la cui riflessione si film insieme alla carica di trasgressivo eroti- anni è stata rapita dai suoi genitori e lasciata spinge sino al dilemma di quali siano i limiti smo che porta lentamente verso la fine. in Pakistan per un anno e mezzo per le sue in cui si può accettare il relativismo culturale frequentazioni con i norvegesi e l’assimilazio- e agli aspetti più inconfessabili del legame co- ne della cultura dei coetanei). È interessante munitario. Ma queste non sono solo storie di l’equilibrio che la Haq ha trovato per la pellicola, cinema… sono storie vere. Tonino De Pace un bilanciamento che si presenta nel mostrare Michela Manente 9 n. 63 Il sacrificio del cervo sacro Presentato in concorso a Cannes lo scorso anno, arriva anche in Italia l’ultimo lavoro del discusso regista Yorgos Lanthimos: in anteprima al Biografilm Festival e nei cinema per Lucky Red dal 28 Giugno, è ispirato alla tragedia di Euripide Ifigenia in Aulide Occhio per occhio? Fi- presto in un dramma epico. In realtà i toni del nel film preferito di Martin, l’insospettabile niva con questo di- grottesco tipici di Lanthimos non mancano Ricomincio da capo con Bill Murray; ma non è lemma The Lobster, il neanche qui, dove perfino il sesso è un’”ane- neanche questa la domanda più difficile da precedente lavoro del stesia completa”. Martin, rivelatosi il figlio del porsi, quanto invece dove si trova oggi il senso regista greco, il primo paziente deceduto nella prima scena, fa crol- di colpa delle proprie azioni. E attenzione, in lingua inglese. lare il castello di certezze terrene e logiche ge- Lanthimos non giudica nessuno dei suoi per- Nell’universo immagi- netiche, imponendo con forze ignote il sacri- sonaggi, o probabilmente li biasima uno per nario ma non troppo ficio di uno dei membri della famiglia, a scelta uno. Piuttosto, li osserva dall’alto, da lontano, Giulia Marras costruito da Lanthi- di Steven: pena la paralisi, il digiuno e il san- o li pedina, con la macchina a mano, da un mos, in cui una coppia deve per forza condivi- guinamento degli occhi(!) per tutti, prima del- punto di vista irreale, gelido come i corridoi dere una caratteristica comu- ospedalieri che attraversa e in- ne, il protagonista sacrifica la differente come il Fato che te- sua vista per poter stare insie- stimonia compiersi. Sovrasta- me alla sua cieca innamorata, ti da una tragedia che non invece di trasformarsi in un possono controllare con le animale? Il film termina sen- proprie armi – la medicina e la za una risposta (o forse sì, e la ragione – si abbandonano len- soluzione, d’altronde, è tutta tamente all’archetipo cui sono nel titolo). I temi della scelta, destinati: il padre Agamenno- del sacrificio e infine della so- ne, la madre Clitennestra, il pravvivenza tornano anche figlio Oreste e la figlia, prima nell’ultimo The killing of a sa- Coro e infine Ifigenia. Il mito cred deer. O più probabilmente euripideo rappresentato oggi ci sono sempre stati in tutti i racconta la debolezza umana film del regista greco, a parti- con la stessa potenza a cui è re dal cult Dogtooth. Invece giunto a noi; non smette, an- che dagli occhi, qui si parte zi, di dire sempre qualcosa in dal cuore, quello pulsante e più su di noi e sulla società oc- aperto, e soprattutto reale, di cidentale che nel frattempo un paziente in una sala opera- abbiamo costruito sulle basi toria; cuore vivo che presto si della polis e del mito. Ma da lì fermerà nella resa, la stessa siamo ormai lontani e dimen- del chirurgo protagonista, tichi: non c’è più alcun deus Steven (di nuovo Colin Farrel, ex machina. Il cervo è stato sa- già l’aragosta) che, buttando crificato e non potrà salvarci via i guanti, si laverà per la da noi stessi. Come per i prece- prima volte le mani dalla mor- denti lungometraggi di Yor- te. E sarà questo il motivo sca- gos Lanthimos, la visione de Il tenante dello sviluppo della sacrificio del cervo sacro non è storia, quella della famiglia semplice: è violento a partire Murphy, tipica borghesia ane- dal linguaggio freddo e sterile stetizzata da una struttura che utilizzano gli attori, dall’i- sociale troppo rigida nono- ronia funesta che pervade le stante la modernità e il lusso scene, fino al senso inelutta- in cui vive, nonché dalla pro- bile di sconfitta che li costrin- fessione scientifica che eser- ge all’umiliazione per la so- cita (la madre e moglie Anna, pravvivenza. Ma è una interpretata da Nicole Kid- violenza “metaforica, simboli- man, è un’oftalmologa – gli ca”, come spiega lo stesso occhi, ancora). Nel panorama Martin a Steven, che fa della idilliaco eppure stridente del tragedia e del cinema luoghi ritratto familiare in cui i figli privilegiati di interrogazione si litigano le simpatie dei genitori a suon di la morte. In un mondo ormai desacralizzato, alle stesse domande da duemila anni. E non aspirazioni e comportamenti appropriati, si in cui tutto viene raccontato e vissuto attra- intimidiamoci se ci ricorda Kubrick: è facile, insinua Martin, adolescente sbrigliato e appa- verso lo stato del corpo (“mia figlia ha avuto il sì, con la Kidman e Ligeti, ma la mano e l’oc- rentemente distaccato da ogni connessione suo primo ciclo mestruale”, “sei migliorata molto chio di Lanthimos si affinano sempre di più: con il mondo ordinario. La natura della sua nella respirazione”, “hai già i peli sulle ascelle?”), anzi, forse, abbandonati gli universi dalle pro- relazione con Steven, fatta di incontri quasi Lanthimos lancia nel baratro dell’inspiegabile prie regole e anomalie dei film precedenti, clandestini, rimane per poco meno della metà la fede scientifica dei suoi protagonisti, desti- spogliato dai confini di schemi rigidi e dina- della pellicola celata e ambigua. Come le mi- nati alla più atroce delle decisioni per mano di miche perverse, tocca qui il suo lavoro miglio- gliori tragedie, Il sacrificio del cervo sacro è una un demonio moderno. “Come puoi sapere che re. commedia degli equivoci che si tramuta ben non sono un dio?” è la battuta che riecheggia Giulia Marras 10 [email protected] Militanza dimenticata: Gian Maria Volonté protagonista del cinema d’impegno politico e sociale Paul Valery: Le vent se libertà e uguaglianza universa- leve!il faut tenter de le da forgiare e da costruire. La vivre. Nella serata di sequenza iniziale e quella finale presentazione del Pre- del corto su Volonté si identifi- mio Zavattini è stato cano e identificano per usare proiettato in antepri- una terminologia cara a Miche- ma il corto Dimenticata langelo Antonioni la personali- militanza, di Patrizio tà di Volonté. Si alternano nel Leonardo Dini Partino, opera realiz- corto scene di lotta politica, di zata in collaborazione storia della politica, di lotta di con Cinecittà Istituto Luce e con l’Archivio au- classe, già, la dimenticata mili- diovisivo del Movimento Operaio, un archivio tanza allude alla lotta di classe, che sarebbe piaciuto molto a Volonté’, Dimen- vettore di masse e politici negli ticata militanza infatti fa sintesi dell’esperien- anni’70 oggi ridotta a populi- za intellettuale umana e artistica di Gian Ma- smo o a difesa sindacale nella ria Volonté. Proteiforme: la definizione di migliore delle ipotesi. Il film su Volonté nel Corto che fa una carrellata tanto Volonté dunque non soltanto veloce quanto efficace sulla carriera cinema- riporta al centro dell’ attenzio- tografica e di impegno civile e sociale di Vo- ne una delle migliori intelligen- lonté. Coraggioso poetico e anticonformista il ze del cinema italiano ma rende Volonté di quegli anni eroici del cinema italia- anche giustizia alla memoria no, idealista, e anche amico leale nell’associa- storica della militanza di tutto re agli eroi risorgimentali la rivolta intellet- il cinema italiano in difesa di tuale di calzone, discussa e discutibile. Certa valori, ideali, repubblicani e costituzionali che dettaglio e del perfezionarsi continuo là dove invece la critica motivata alla repressione su oggi non soltanto sono più utili ed essenziali poteva e sapeva essere Uno nessuno e cento- anarchici, su operai, su classi sociali basse vi- di prima ma sono anche ragione pratica per mila per dirlo parafrasando Pirandello. Era ste sempre come un pericolo mai come una ri- ricostruire il tessuto sociale e culturale italia- una identificazione intellettuale non pura- sorsa di idee, potenzialità, capacità da garan- no. Volonté come Antonioni, come Pasolini, mente mimica o teatrale quella tra le emozio- tire favorire e sviluppare. Il corto stesso non come Mastroianni, la’dove registi e attori ni e le idee di Volonté e quelle dei suoi perso- mostra, è fuori campo, il pugno chiuso naggi, talmente intense che realmente di Scalzone che cita il saluto in Francia di volta in volta diventava un altro. di Volonté, al termine di una romanze- Una militanza autentica coerente vis- sca fuga dall’Italia favorita da Volonté, suta quotidianamente quella di Vo- una storia inedita e che sembra uscita e lonté, specchio però e apice di una mi- magari l’ha ispirata, da una sequenza di litanza collettiva universale che Allonsanfàn dei Taviani, dove invece lo coinvolgeva tutto il cinema italiano e sbarco si fa metafora del tradimento e metà del popolo italiano in quegli an- della disillusione. Volonté si esprime co- ni, una forza ideale e degli ideali che me regista sul campo, nella narrazione tuttora è esperienza storica effettuale sul caso Pinelli, eppure non è bestia di utile per ripensare il presente e il futu- stile pasolinianamente come Dario Fo ro del’Italia dell’Europa e del cinema anzi teatralizza per drammatizzare le di impegno appunto militante, politi- “ragioni chiare” del suo modo “invincibi- co e sociale che oggi prosegue con Bel- le”di interpretare il mondo. Lo stesso dell’esi- hanno lottato e operato in una lotta e sfida co- locchio, Virzì, Bertolucci, Salvatores, Tornato- lio parigino volontario di Mastroianni e Fer- mune e condivisa in nome di una Italia che è il re, Benigni e i tanti registi che hanno fatto reri dal 1994. Ecco allora che Volonté si fa eroe presente e il futuro. Le immagini in bianco e cinema proseguendo il discorso e le idee care omerico di una Italia talora necessaria ma nero del corto hanno una forza e una intensi- a Volonté, rappresentando il mondo attuale utopistica e irrealizzabile, vuole quasi realiz- tà emotiva che supera gli effetti speciali o so- per quello che dovrebbe essere e che non è, zare da solo la rivoluzione promessa della Co- nori di altri corti presentati per il premio Za- per quello che potrebbe essere e non è. Lezio- stituzione del 1948, la sua rivoluzione è appli- vattini. Soltanto in un corto che cita l’impegno ne universale di cinema di vita e culturale care la Costituzione, la Sua è una militanza sociale civile di Ettore Scola si può ritrovare il quella che emerge in Dimenticata militanza a sui generis, tipica dell’idealista che crea piut- clima le idee e le motivazioni di quegli anni in ricordare e portare nel futuro Gian Maria Vo- tosto che guidare le rivoluzioni, ma la sua ri- cui stare dalla parte del popolo non era popu- lonté come di cinema uomo al servizio di ide- voluzione personale l’ha vinta ampiamente lismo ma dovere politico di militanza intellet- ali, libertà e civiltà. Nel mondo sull’esempio di attraversando con idee intuizioni e proteste tuale. Il percorso di Volonté è ben rappresen- Volonté sono nati tanti attori e registi, è stato razionali, negando ruolo ne Il Padrino e in tato e anzi reso più intenso da testimonianze infatti un maestro e un caposcuola per tanti e ‘900, ha capito per primo tra gli attori dive- visive come quelle dell’appello di Enrico Ber- ancora resta da studiare e capire il suo contri- nendo leader tra gli attori, quanto si possa linguer per il referendum. Riaffiorano i volti e buto di idee di progetti e di metodi al cinema con le immagini, la parola, l’esempio, la forza le vicende di altri attori come Renzo Monta- attuale tanto in Italia e in Europa che nel etica laica, cambiare in meglio il mondo, an- gnani che affiancano Volonté nel documenta- mondo. La lezione del cinema sociale e civile che a grande distanza di tempo. È una repub- rio collettivo su Pinelli. Esperienza di vita di riscrive la storia di quegli anni lontani ma an- blica fondata sul Cinema di impegno civile cinema e Politica si uniscono in un unicum che quindi la storia del presente. quella sognata da Volonté e sintetizzata in che rende straordinario il percorso di Volon- quella citazione di Paul Valery che era scritta té. Si cita anche il suo senso non comune della sul lato della barca di Volonté come ideale di autoironia ed ironia, la sua professionalità del Leonardo Dini

11 n. 63 Montparnasse - Femminile Singolare Regia di Léonor Séraille. Con Laetitia Dosch, Grégoire Monsaingeon, Souleymane Seye Ndiaye, Léonie Simaga, Nathalie Richard. Titolo origina- le: Montparnasse Bienvenue. Genere Commedia drammatica- Francia, 2017, durata 97 minuti, distribuito da Parthénos

Montparnasse, ovvero Ca- “Parigi non ama i suoi abitanti” ci confessa, un posto da commessa nel grande magazzino mera d’Or per la miglior durante il suo vagare senza méta. Paula origi- dove lavora anche Ousmane (con il quale in opera prima all’ultimo naria di Lione, sembra non aver trovato, come breve tempo passerà dalla diffidenza alla pas- festival di Cannes, con- vuole il cliché cinematografico, nessun eden sione di una notte), altro non fanno che darci trariamente a quanto fa- nella capitale francese, al contrario, solo in- il quadro drammatico di una realtà già am- rebbe presagire l’impor- differenza e solitudine. Veniamo a scoprire piamente scandagliata dal cinema, in cui la tante riconoscimento, molto presto infatti, da una cinepresa che le precarietà giovanile, si scontra con un effi- altri non è che un’opera resta incollata alle spalle per buona parte del cientismo ridicolo e di maniera, come solo le gradevole, godibile e fre- film, che la ragazza è senza lavoro, senza fa- metropoli capitalistiche (“a Parigi girano solo sca (principalmente per- miglia e senza fissa dimora, perciò d’ora in i soldi” afferma amaramente Paula) danno ché pone al centro della poi la seguiremo alla ricerca di un tetto e ma- prova, dimostrando plasticamente quanto la storia una giovane don- gari anche di un lavoretto, purché non troppo gig economy mangi vita e dignità alle nuove na simpatica e impreve- impegnativo. Incrociati alcuni giovani festa- generazioni, sotto gli occhi di tutti. Ma non dibile), del tutto priva basterà un impiego di baby sitter presso una Giulia Zoppi ioli notturni con cui si abbandona in un ballo però di quel tocco di ori- frenetico con la speranza di essere ospitata al- ballerina spocchiosa (ex contabile), al servizio ginalità e di incisività, che sarebbero richiesti meno una notte, la mattina seguente, la ritro- di una bambina schizzinosa e solitaria, a darle ai debutti degni di nota: in altre parole, un’oc- viamo vagabondare in cerca di ispirazione. pace. Mentre Yuki smaschera delusa e arrab- casione mancata. Il film infatti, non propone Solo un battibecco con un giovane e aitante biata la sua menzogna, però, (ributtandola in niente che non sia stato già visto molte altre mezzo alla strada, salvo trovare nell’angusta volte al cinema e sorprende constatare che, mansarda della ballerina, un precario giaci- nonostante questi limiti, abbia incassato un glio), rispunta Joachim intenzionato a ri- premio tanto prestigioso. Suppongo che i prendersela d’emblée, come se fosse un pac- film presenti nella sezione fossero ancora co. Paula aspetta un bimbo da lui ma non ci più deboli (nel caso deve essere stata un’an- casca. Nonostante le difficoltà economiche nata piuttosto mediocre), oppure che la giu- abortisce, rimarcando la sua condizione di ria non abbia saputo decidere per il meglio, il giovane donna libera e senza posa (una si- che è frequente. Anche a Cannes. Le aspetta- tuazione di fluidità che si riverbera anche tive erano alte, soprattutto perché un ricono- negli approcci erotici con amiche e amici), scimento cannense è sempre da tenere in intenta a fare i conti con la durezza del mon- considerazione. Dopo aver goduto della vista do che la circonda. Non è ritrovando la ma- del sempre splendente Kechiche con Mektoub, dre (impietosita da tanta fragilità) e nemme- My Love, Canto Uno (di cui non ho scritto, de- no i lavoretti ad ore che ha faticosamente siderando spendere il mio tempo per un’e- conquistato, che il suo errare nel mondo sordiente), mi sono immersa in questa fragi- avrà una fine. Gli occhi smarriti di Paula si le operazione cinematografica che, nell’esiguità rivolgono solo verso un nome: “libertà”, an- della sua durata, spiattella una tale sfilza di che se la parola suona vuota, quando si in- déjà vue, da far rimpiangere le 3 ore del film frange sulla precarietà di una società che tunisino (compresi i primi piani sulle incan- non fa sconti. Concludendo: per quanto la tevoli ragazze in costume da bagno, di cui pellicola si soffermi sugli aspetti meno turi- Mektoub è pieno), facendomi rimpiangere la stici e più crudi di una delle città più belle (e scelta. La storia inizia con Paula, una giovane ciniche) del mondo, fotografandola al suo donna sulla trentina che sta cercando un peggio (le scene al grande magazzino rivela- confronto con il fidanzato Joachim, refratta- no la vacuità di tante professioni nate per rio ad ogni contatto, tanto da porre tra lui e la frullare le aspettative di generazioni di ra- ragazza una porta che nella fretta, sbatte sul- gazzi), per quanto in Paula conviva una luci- la fronte della malcapitata. Lui è un fotografo inserviente di un grande magazzino, Ousma- dità inaspettata (nonostante sia spesso sopra narciso e presuntuoso, lei, la crediamo (e sarà ne, le permette uno scambio verbale, fino al le righe), il film non riesce a incidere che la su- proprio così), la sua musa naif, o meglio: la ra- momento in cui sul métro, approfittando di perficie della sua narrazione. Montparnasse gazza vivace e genuina che, seppur priva di un errore, fa credere alla bella Yuki (che la sembra la versione francese dell’americana preparazione e studi, non manca di originali- scambia per una vecchia compagna delle ele- Frances Ha, acclamata pellicola del 2012, in cui tà e di umorismo. Nel bel mezzo della lite e mentari), di essere chi non è, per accattivarsi perno della storia era una giovane in cerca di dopo essere svenuta a causa della botta, la ri- la sua simpatia e assicurarsi un letto dove dor- un centro di gravità, nelle pieghe di una fre- troviamo al pronto soccorso nella mani di un mire. Così sarà, almeno per qualche tempo, netica e distratta New York. Allora come oggi, medico alle prime armi. Lo scambio tra i due ma solo per darci modo di comprendere fino in questi due film ancora immaturi, la profon- ci consegna chiaramente i contorni di una in fondo che in Paula alberga uno spirito do- dità di sguardo, quel tocco di verità priva di personalità tendente a frequenti sbalzi umo- lente e contraddittorio, mascherato da inso- fronzoli, non affiora (se non a sprazzi, in mo- rali, aggressiva e squinternata quel tanto, da lente ribellismo. Sua madre non la vuole più do discontinuo), come in molto cinema fran- risultarci simpatica, forse in ragione della sua vedere e questo è un dolore che la segue come cese contemporaneo, permeato come spesso anima palesemente irrisolta. Sbattuta fuori di un’ombra. Le scene in cui la vediamo pedina- è, di un conformismo melenso e a tratti stuc- casa da Joachim, che sembra non volerne più re la madre, con l’intento di rientrare nella lo- chevole. Ho scritto mesi fa che ad oggi il mi- sapere nulla di lei, la ritroviamo vagare in una ro vecchia casa, sono le uniche ad avere il ca- glior cinema, almeno qui in Occidente, arriva gelida Parigi, alla ricerca di un tetto dove rifu- rattere tragico della sua reale condizione di dal Sud Italia. Confermo quanto detto, con- giarsi insieme alla gatta di lui, meditando solu- sola ed abbandonata e risultano credibili, sof- vintamente. zioni improbabili e considerazioni amare. ferte. Per il resto, i suoi colloqui per ottenere Giulia Zoppi 12 [email protected] L’inesprimibile: da Cuore di tenebra ad Apocalypse now Se questa è la forma della suprema saggezza, allora la vita è un enigma più grande di quello che molti fra noi pensano. (J. Conrad, Heart of darkness, 1902, Penguin Books Ltd, Harmondsworth, England, p. 101)

Un inestinguibile sen- finché in quell’oscurità madida di sospesa so di colpa estende la nebbia inizia ad agitarsi la coscienza che qual- sua ombra nelle opere cosa di diverso si prospetti. E non è con la cat- di J. Conrad: l’essere tura di Kurtz la soluzione, quanto con la con- nell’auto-percezione sapevole mutevolezza della propria attitudine. di straniero per un di- La storia varca i confini del tempo fasico e s’e- segno personale indu- stende ad azioni, reazioni e repulsioni chimi- ce a un’obliquità che che in un’indagine sugli scoscendimenti com- scalfisce i confini della portamentali dell’uomo non già perché correttezza, del desi- fustigato dall’impervietà condizionante, ma derio di costruire una proprio in virtù di un qualcosa d’indefinito speranza imbrigliata che lo investe. Questo l’orrore. L’essenza della Carmen De Stasio nella consapevolezza valicabilità temporale comporta la dilatazione che tutto sia oramai fatto e sia al contempo della tessitura imbastita da Conrad fino a continuamente deragliato. Nell’obliqua scena completarsi nell’opacità di Apocalypse now ol- del vivere le trame oscillano tra le penetranti tre un secolo dopo. Un assalto alla comunione spire che regolano la natura oscura dell’uomo contro tutti i soprusi che Francis Ford Coppo- e la vorace convivenza-repulsione alla base la coglie imbastendo senza controfigure reto- dei comportamenti e che l’autore ripiega in riche le storture dell’animo e trasducendo in Cuore di tenebra. Qui scenari ricolmi di tensio- un tempo dislocato le ambiguità che egli intel- ne inappagante diffondono un cromatismo lige in Cuore di tenebra. Da lì il regista compone orrifico: nella luce fatua delle decisioni logi- la sua sceneggiatura a ridosso della jungla del che, Conrad porta in superficie l’asfissia e l’a- Vietnam. Qui il tempo si riformula dissua- fasia della volontà oscillante tra il delirio di dendo le attitudini convinte all’interno di potenza e il relitto in cui incessante ricade una società disarmata e al contempo famelica perdere la rotta del perché progredire e con- di nutrirsi d’umanità da asservire. Quali, dav- tro chi combattere. Davanti a sé è l’ego man- vero, lo strumento e l’attitudine di cui l’uomo cato, trasecolante tra torbido senso di colpa e si serve per superare il varco che lo separa nei fremente di un Io delirante che Coppola pene- territori dell’esistere. Tali quesiti delineano lo tra al limite dell’esaurimento, valendo al film studio articolato di Conrad allorquando, ri- il valore testimoniale che più di ogni altro ha prendendo esperienze per mare, si scopre in registrato la densità caustica del conflitto in grado di riscrivere il panorama umano cono- Vietnam. Un conflitto che ha prestato alla luce scibile con opportuna ingerenza di eventi dei le ossidazioni del temperamento e ha sconvol- quali egli ha partecipato nella tormenta, nei to e generato una prole malsana. Epperò, se rigori di una natura che impregna gli algorit- nel racconto di Conrad è la pulsante energia mi intimi dei comportamenti e in essi risuona sintetica delle parole a rinvigorire la metafo- il vortice di un questionare diretto, senza me- nia del contesto e avvalorare la credibilità sce- tafora. Così Cuore di tenebra ricalca un avveni- nica, nel film Coppola ricorre a effetti ritmati mento composto da memorie alla luce di Marlon Brando: Walter E. Kurtz dal simbolico avvilimento della frontalità un’indagine che non smette di risolversi nella quale falso visibile di quel che resta perenne- fusione paradossale tra problema e soluzione, mente in ombra. Totalmente diverso dall’ori- tanto da non essere più distinguibili. Il fatto ginale è Kurtz, protagonista del ribaltamento suscita clamore negli astanti ai quali il narra- attitudinale. Coppola affida a lui (un efficace tore Marlow racconta e lo stesso narrare a-po- Marlon Brando) lo spasmo criptico che regge steriori diviene ingranaggio equivoco di attitudi- l’intero arco semantico del film: nel suo quid è ni sospese. In questo modo Conrad caratterizza il rivelamento algoritmico che ritiene la per- il protagonismo di due personalità al punto cezione, la forma e l’idea e tutto il contrario, da apparire l’una appendice per l’altra: di destituendo la facile descrizione con sonorità Marlow, narratore, co-protagonista deman- mai d’abbellimento (dalla colonna sonora alla dato a scoprire i traffici dell’oscuro Kurtz nella ripresa inquietante di La cavalcata delle valchi- jungla a ridosso del fiume Congo, si ha inizial- rie di Wagner e This is the end dei Doors).La mente percezione come il bene destinato a forza del racconto quanto del film sta, dun- scalfire il male, ovvero colui (Kurtz) il quale que, nelle contaminazioni che, varate dall’e- insanamente, secondo i codici mercantili oc- sterno, risuonano in un simbolismo autentico cidentali, si rifiuta di tornare nei ranghi pre- Martin Sheen: Benjamin L. Willard e frantumano un credere devastato dall’ov- posti. Il bene e il male restano separati fin vietà (tutta occidentale) nella sopraffazione quando, per una legge che ripone l’inesisten- un’apocalisse imperitura nelle tenebre che ri- che, incorporea e silente, mostra (…) il terribile za delle distanze spaziali a un’infima dedizio- salgono assordanti dal territorio di una guer- volto di una verità intravista – lo strano mescolarsi ne alla rigidità del piano esistenziale, avviene ra che è soprattutto intima e solo rivelata nel di desiderio e odio.1 l’inesprimibile avvicinamento simbolico. A gesto. Attraverso la coltre enigmatica della Carmen De Stasio questo punto al progredire del passo corri- jungla il nemico assale spaventoso perché invi- * Prossimo numero: sponde il dilatarsi di una consapevolezza che sibile e la morte impera con le sue purulenti ve- Io danzerò: tra impressioni e movimento accantona i crismi imposti e trasuda di libertà, sciche a deteriorare il piano dell’esistere fino a 1 Ibi, p. 101 13 n. 63

Attività dei Circoli del Cinema: Band Apart (FICC Oristano) W il ‘68 – Viaggio nel Cinema di quegli anni La rassegna “W il ‘68 – Elias, uno dei capi della ribellione del popolo. Viaggio nel Cinema di Egli, al contrario del fratellastro prete El San- quegli anni”, proposta to (uno spiritato Klaus Kinski), non combatte dall’Associazione Cul- per degli ideali o per i poveri e gli oppressi, è turale BandApart, per mosso dall’istinto, dalla brutalità contrappo- il mese di maggio ha sta alla civiltà rappresentata dall’americano. omaggiato con quat- L’incontro con Bill Tate è speciale per Chun- tro titoli la Rivoluzione cho, opportunistico per il gringo, elniňo, il qua- Antonello Cossu scoppiata cinquant’an- le incarna la politica estera Usa (di sempre) ni fa a Parigi. Si è deciso di aprire e chiudere ambigua e ambivalente. Inoltre è un merce- con due classici d’autore: I pugni in tasca (1965) nario, a cui interessa solo il denaro, pensa di di Marco Bellocchio e Zabriskie Point (1970) di poter comprare tutto - anche l’amicizia. Alla Michelangelo Antonioni, in mezzo due pellico- fine El Chuncho acquisisce una coscienza politi- le di genere Quién Sabe? (1966) di Damiano Da- ca e uccide un simbolo, non l’amico. Uccidendo miani e La ragazza con la pistola (1968) di Mario Tate rimanda indietro i capitalisti americani Monicelli. Quattro pellicole e quattro viaggi, che vogliono i messicani solo servi e subalterni. dalla provincia piacentina al Messico, dalla Si- E poi pronuncia la mitica battuta rivolta al lu- cilia all’Inghilterra per approdare negli Stati strascarpe povero a cui ha appena dato una Uniti. Il folgorante esordio di Bellocchio è una moneta, invitandolo alla ribellione e a com- delle poche opere spartiacque che hanno se- prare dinamite non pane! Quién Sabe? è diret- gnato la società italiana con un prima e un do- to con leggerezza e spirito peone, alla pari po. Coerente fin dal principio della sua carrie- dell’istrionica interpretazione di Volonté, più ra il regista di Bobbio ha minato le istituzioni contenuto Castel in un ruolo non meno ambi- e le autorità precostituite, la famiglia in pri- mis. In una villa di campagna vivono Ale, un Locandina della Rassegna “W il ‘68 - viaggio nel Cinema adolescente irrequieto e afflitto dal male cadu- di quegli anni” ideata e curata da Antonello Cossu e Maria Paola Zoccheddu (Grafica di Gianni Mameli) co, la sorella Giulia legata al fratello da un rap- porto morboso, Leone disabile mentale, l’an- alla Contestazione dell’epoca e inoltre lancia ziana madre cieca e Augusto, il fratello due interpreti seri e drammatici in ruoli co- maggiore che vive in città e che ha il ruolo di mici. Il corollario di caratteristi italiani (Tibe- capofamiglia. I conflitti tra familiari disturba- rio Murgia e Aldo Puglisi su tutti) e inglesi ti e non esplodono spesso a tavola, dopo la completa il quadro di un’opera davvero singo- morte provocata della madre all’interno del lare nel panorama sessantottino. Il cerchio li- nucleo familiare si innesca un corto circuito, Foto di Gianni Mameli sergico della nostra rassegna si è chiuso con dentro un territorio del male così sapiente- Zabriskie Point, piccolo grande capolavoro di mente descritto. La malattia mentale, la follia, Michelangelo Antonioni. Film potente e visio- la rabbia invidiosa e impotente che corrispon- nario che ha due assi portanti, conosciuti e ri- deva ad un bisogno profondo di modificare la conosciuti da tutti: la storia d’amore (eros e realtà. Oltre ad una critica netta e decisa ad thanatos) nella Valle della Morte tra due gio- una società vecchia da mandare in soffitta e vani contestatori e il finale esplosivo musicato da bruciare, come fanno Ale e Giulia con arre- dai Pink Floyd. Ambientato in California rac- di e giornali. Pellicola che ha anticipato la con- conta il ‘68 giovanile con le cariche, gli arresti, testazione e che ha avuto in Lou Castel inter- i borghesi, i figli dei fiori e l’amore libero. I prete sorpresa, nonché icona della ribellione luoghi comuni della contestazione declinati giovanile. Il singolare attore svedese di origini dall’incomunicabilità cara al regista ferrarese. colombiane e cosmopolita cinematografico è guo di quello rivestito nel film di Bellocchio. Incomunicabilità che affiora soprattutto ver- stato anche il protagonista del nostro secondo Damiani regista e Solinas sceneggiatore dan- so la conclusione, come in Easy Rider le autori- film Quién Sabe? insieme a Gian Maria Volon- no dignità al racconto e allo stile, senza scade- tà colpiscono a morte il protagonista Mark - té, al quale lo accomunavano gli stessi ideali di re in farsa o caricatura. In pieno ’68 Mario non riuscendo a capire la voglia di cambiamento sinistra e di protesta. Western atipico quello Monicelli, coadiuvato da Rodolfo Sonego e Gi- il regime uccide i suoi angeli ribelli. La ragaz- diretto dal bravo Damiano Damiani, abile nel gi Magni, firma una satira alla Germi sui co- za Daria immagina l’Apocalisse della villa, muoversi tra cinema impegnato e popolare. stumi siciliani in cui la protagonista è una pic- simbolo massimo della borghesia vincente e Primo western politico scritto dallo sceneg- ciotta con la pistola, sedotta e abbandonata. La del consumismo trionfante di lì a poco. Per fer- giatore prediletto di Gillo Pontecorvo, quel ragazza con la pistola è una inedita e spassosa Mo- ro, fuoco, peste, cannone il popolo morirà W il ’68. Franco Solinas del premio omonimo che per nica Vitti che dalla Sicilia giunge nell’Inghilterra Antonello Cossu decenni ha premiato i talenti emergenti del dalle atmosfere Swinging London (ben rimarcate cinema italiano. Il soggetto di Salvatore Lau- dalle brillanti musiche di Peppino De Luca) alla (1974) Vive e lavora a Oristano come insegnante di scuola rani, ambientato all’ombra della Rivoluzione ricerca del suo Macaluso Vincenzo, interpretato primaria. Dal 2009 scrive di cinema nella community di messicana viene trasformato in un apologo da Carlo Giuffrè. Assunta Patanè in un contesto Filmtv con il nickname Hallorann. Socio del Circolo FICC terzomondista e, come nello spirito del coevo europeo compie un percorso di emancipazione Band Apart, già curatore nel novembre 2017 della Rasse- La battaglia di Algeri, anticolonialista. I prota- femminile esteriore (abbigliamento e capelli) e gna “Autunno in Giallo – Il Thriller italiano anni 70”. gonisti sono il bandito El Chuncho che con la interiore: mette da parte pregiudizi e chiusure fre- “Reazione a catena” di Mario Bava (1970); “Quattro mo- sua banda assalta treni (come la lunga sequenza quentando coetanei di diversa estrazione sociale e sche di velluto grigio” di Dario Argento (1971); “Tutti i co- iniziale) e fortezze per sequestrare armi dell’e- sessuale. In chiave frizzante e leggera il maestro lori del buio” di Sergio Martino (1972); “La corta notte sercito governativo da consegnare al generale della commedia italiana anticipa tematiche care delle bambole di vetro” di Aldo Lado (1971) 14 [email protected] I dimenticati #44 Mireille Balin Il ‘dimenticato’ di que- Vive la classe! di Maurice Cammage: un’opera sto mese è un’attrice oggi introvabile, dove pare il suo nome nep- francese degli anni pure figuri), accettò la proposta e si recò a Trenta-Quaranta bella Nizza, dove il film si girava negli studios de la e talentosa, dalla sin- Victorine. Lì la sua bellezza venne notata da golare e amarissima altri cineasti, ed ebbe subito nuove offerte: nel parabola esistenziale: ’33 interpretò Nicole ne Il sesso debole di Robert Mireille Balin, di cui Siodmak, Lilette nella commedia Vive la com- quest’anno ricorre il pagnie di Claude Moulins, e una ragazza nella Virgilio Zanolla cinquantenario della versione francese del dramma Adieu les beaux morte. Quasi un presagio, ella entrò nella vita jours di André Beucler; con Jean Gabin, Brigit- in modo traumatico: giacché, per un inciden- te Helm e Ginette Leclerc; tre ruoli che la fece- te d’auto occorsole mentre viaggiava in Costa ro conoscere al pubblico cinematografico. Azzurra, sua madre la diede alla luce con due Tornata a Parigi, Mireille (che nel ’31 aveva mesi d’anticipo sulla data prevista, alle 14.15 di vissuto una breve intensa storia d’amore con martedì 20 luglio 1909 in una clinica di Mon- un talentosissimo pugile ebreo tunisino, mi- tecarlo. Blanche Mireille Césarine Balin era fi- nore di lei di due anni e di qualche centimetro glia d’un giornalista de “La Tribune de Genève” in statura: il peso piuma Victor ‘Young’ Perez e di una fiorentina. Suo padre la fece studiare detto «mascella di calcestruzzo», laureatosi in un collegio femminile a Marsiglia, poi, quell’anno campione del mondo della sua cate- quando la famiglia si trasferì a Parigi, in ave- goria, e allora il più giovane della storia del pu- nue Victor Hugo, le fece prendere lezioni di gilato) si dette alla bella vita accanto a una per- piano al Conservatorio, e d’equitazione. Intel- sona del tutto diversa da lui: Raymond ligente e applicata, Mireille pigliava sempre Paternôtre, miliardario e futuro uomo politi- ottimi voti, e apprese l’italiano, l’inglese e il te- co, proprietario d’una catena di giornali; il desco. Purtroppo, a causa d’azzardate specula- quale le chiese di sposarlo: ma amando la sua era prevista una scena di nudo, e le chiese in- zioni in borsa, d’un tratto monsieur Balin si indipendenza, ella rifiutò. La loro relazione si vano di rinunciarvi. Ella fu poi Marcelle in Si trovò in preoccupanti condizioni finanziarie. chiuse agli inizi del ’34, quando nel film On a j’étais le patron di Richard Pottier, Marie in Ma- Sul punto d’intraprendere una carriera nel trouvé una femme nue di Léo Joannon, dove lei rie des angoisses di Michel Bernheim, con Pier- mondo della musica, Mireille si vide così co- ebbe il ruolo di Denise, Raymond scoprì che re Dux e Françoise Rosay, premiato nel ’35 stretta a darsi da fare per aiutare i geni- quale miglior film straniero alla Mo- tori a sbarcare il lunario. Dopo un’espe- stra Internazionale di Venezia, tratto rienza come commessa, a vent’anni dall’omonimo romanzo di Prevost; trovò lavoro nella Maison de haute-cou- Gine in Jeune filles de Paris di Claude ture di Jean Patou, al 7 di rue Saint-Flo- Vermorel; Cora in Le roman d’un spahi rentine: proprio là dove fino a poco pri- di Bernheim. Personaggi piuttosto ma sua madre era solita acquistare gli diversi l’uno dall’altro, dov’ebbe mo- abiti. Lo stilista e profumiere parigino, do di evidenziare le sue qualità uno dei principi della moda di quei de- espressive. Il suo ruolo successivo, cenni, l’assunse come segretaria: ma af- quello di Gaby Gould in Pepé le Moko fascinato dall’eleganza della sua figura di Julien Duvivier (’36), accanto a Jean sottile, presto le propose di lavorare co- Gabin, fece di lei una stella. La storia me modella, con uno stipendio più con- del bandito rifugiato della casbah gruo; Mireille accettò, senza dir nulla ai d’Algeri che s’innamora della bella tu- genitori, sapendo che la madre consi- rista, e catturato mentre tenta d’im- derava le mannequins quasi alla stregua barcarsi per fuggire con lei si suicida di demi-mondaine. Un giorno, però, una senza poterla rivedere era troppo ro- foto di lei abbigliata da Patou finì sotto mantica per non fare presa sul gran- gli occhi del padre: Mireille fu costretta de pubblico. Mireille aveva già lavora- a lasciare Patou e passare ad altra casa to con Gabin tre anni prima: ma allora di moda, la Marial et Armand. Ma all’e- era fidanzata con Paternôtre e lui s’era poca ella aveva già posato anche per appena sposato con la sua seconda delle cartoline, e di lì a poco una sua im- moglie; mentre adesso lei era libera e magine venne pubblicata nel noto roto- lui... disinvolto. Così i due avviarono calco “Paris Magazine”. L’attore e regi- una relazione, che durò solo qualche sta Jean de Limur vide la foto, la ritagliò mese, ma ebbe il merito di portare la e spedì a un regista suo amico, Georg coppia a recitare assieme in un altro Wilhelm Pabst, che in quelle settimane film di grandissimo successo, Gueule del 1932 preparava il film Don Chisciotte: d’amour di Jean Grémillon (’37; dall’o- questi offrì a Mireille la particina della monimo romanzo di André Beucler, nipote del protagonista (interpretato da che aveva diretto i due attori nel pri- Fedor Fedorovic Chaliapin) nella versio- mo dei loro tre film comuni): un’ope- ne francese della pellicola; lei, che l’anno ra romantica e drammatica, dove prima aveva già recitato davanti a una Mireille fu l’affascinante avventuriera macchina da presa (nel mediometraggio segue a pag. successiva 15 n. 63

segue da pag. precedente Genina, con Fosco Giachetti, Maria Denis, Ra- (una delle sue migliori interpretazioni), Gi- Madeleine Courtois, altro suo superbo perso- fael Calvo e Andrea Checchi: un film di propa- sèle Esteban in Haut-le-vent di Jacques de Ba- naggio. L’impegno successivo dell’attrice fu di ganda filo-franchista, premiato a Venezia nel roncelli, Jane in La femme que j’ai le plus aimée di nuovo in Costa Azzurra, negli studios di St. ’40 con la Coppa Mussolini. Il suo rapporto Robert Vernay, nel ’43 Madeleine Barral in Laurent du Var, dove venne ricostruita una con Tino s’andò deteriorando. Pazzamente Malaria di Jean Gourguet. Quasi sempre film Napoli popolaresca: perché il regista Augusto innamorata di lui, Mireille era ipergelosa: ma drammatici o polizieschi, alcuni ambientati Genina la volle nel suo Naples au in Sudamerica; dov’ebbe spesso baiser de feu (in Italia Napoli terra a fianco eccellenti colleghi come d’amore, ’37), commedia dram- Servais, Hayakawa, Charles Va- matica con Tino Rossi, Viviane nel, Arletty, Bernard Blier e altri Romance e Michel Simon, dov’el- ancora. Nel settembre del ’44, la interpretò Assunta, fidanzata col precipitare degli eventi, Mi- di Mario (Rossi), un cantante di- reille e Birl decisero di fuggire in stratto dall’avvenente ‘pantera’ Italia, per tentare da là d’imbar- Lolita (Romance). Un ennesimo carsi per il Medio Oriente. Fer- successo, favorito dal fatto che, mati il 28 a Beausoleil da un re- non appena Mireille si trovò da- parto delle Forces Françaises de vanti il cantante còrso Tino Ros- l’Intérieur, mentre lui sparì nel si, nuovo idolo della canzone, nulla, fatto fuori senza cerimo- tra loro scattò il colpo di fulmi- nie, l’attrice venne picchiata e ne: e la stampa dette subito violentata da alcuni partigiani grande pubblicità alla loro rela- ubriachi, quindi incarcerata a zione. Ella aveva appena firmato Nizza, dove fu costretta a cucire un contratto con la Metro-Gol- giacche militari. Fu poi trasferi- dwyn Mayer che la voleva ad ta a Fresnes e processata, per ac- Hollywood. Con Tino, chiamato cuse ridicole: la sua relazione in America per una tournée ca- con l’ufficiale tedesco, la parte- nora, nel settembre del ’37 s’im- Mireille Balin e Jean Gabin “Gueule d’amour” (1937) cipazione a L’assedio dell’Alcazar, barcò per New York, diretta nel- la presenza alle serate dell’am- la Mecca del cinema. Ma una basciata tedesca a Parigi; così volta giunta là non si trovò a suo tanto che nel gennaio ’45 venne agio, né prese parte ad alcun liberata (intanto, Victor Perez, film; per cui rescisse uniteral- finito ad Auschwitz, era morto a mente il contratto e ai primi del trentatré anni, e Tino Rossi era ’38 rientrò in patria, dove prese stato incarcerato tre mesi a Fre- dimora in una bella villa prossi- snes). In Mireille la salute fisica ma a Cannes, che chiamò Ca- e mentale ne uscirono scosse: tarì, come uno dei grandi suc- senza dire che molti ex colleghi cessi canori di Rossi. Si rimise la evitarono, facendole attorno subito al lavoro: la Vénus de l’or di terra bruciata. Ella tornò al cine- Jean Delannoy e Charles Méré, ma nel ’47, come Louise Valérian dove fu Judith, Le capitaine Benoît nella commedia La dernière che- di Maurice de Canonge, con Je- vauchée di Léon Mathot: fu il suo an Murat e Madeleine Robin- canto del cigno. Messa da parte, son, dove fu Véra Agatcheff, e la malata, precocemente invec- coproduzione franco-italiana chiata e imbruttita (le traversìe Terre de feu di Marchel l’Herbier / e l’alcolismo avevano lasciato i Terra di fuoco di Giorgio Ferroni segni), si ritirò nella sua villa (un dramma che la vide come Mireille Balin e Tino Rossi “Naples au baiser de feu” ( 1937) presso Cannes. Ma ormai priva Georgette, con Tito Schipa e Jean Servais) non era facile tenere a bada le ammiratrici di risorse economiche, nel ’57 fu costretta a vennero tutti girati nel ’38, anche se l’ultimo dell’affascinante idolo della canzone. Trovan- venderla e rientrare a Parigi, dove visse quat- uscì nel ’39 in Italia e in Francia nel ’42. Nel ’39 do parziale rifugio in alcool e stupefacenti, un tro anni presso una cugina; all’improvvisa Mireille apparve in quattro film: fu la contessa giorno dell’estate ’41 lei lo cacciò di casa, e lui morte di questa si trovò in mezzo alla strada, Vilma Isopolska in Coups de feu di René Barbe- non volle tornare indietro. Poche settimane nella più completa povertà. A salvarla fu l’as- ris, Helen Wells nella commedia drammatica dopo, ad Aix-les-Bains, Mistinguett presentò sociazione “La roue tourne” di Paul Azais, che Rappel immédiat di Léon Mathot, con Erich a Rossi la ballerina nizzarda Lilia Vetti, desti- s’occupava di raccogliere e accudire gli attori von Stroheim, Denise in Menaces di Edmund nata a diventare la donna della sua vita; Mi- anziani in miseria. Minata dalla cirrosi epati- T. Gréville, con John Loder, Ginette Leclerc e reille invece, che durante il periodo dell’Occu- ca, Mireille si spense alle 5.30 del 9 novembre Stroheim, e Madeleine in Cas de conscience di pazione continuò a lavorare né si fece 1968 nell’ospedale Beaujon di Clichy-la-Ga- Walter Kapps (ma qui - s’ignora perché - le scrupoli di frequentare gli occupanti, una se- renne, all’età di cinquantanove anni. Ai suoi scene che interpretò vennero eliminate al ra a un ricevimento dall’ambasciatore tedesco funerali (pagati da Tino Rossi e da Fernandel, montaggio e rigirate con Suzy Prim, che fi- Otto Abetz conobbe un giovane viennese uffi- presidente onorario de “La roue tourne”), tra gurò al suo posto). Nel ’40 prese parte come ciale della Wehrmacht, Birl Desbok, e intessé la gente di cinema presenziò solo il regista Mireille a Macao, l’enfer du jeu di Delannoy, ac- con lui un’appassionata relazione. In quegli Delannoy. Fu sepolta nel cimitero di Saint- canto a Sessue Hayakawa e ancora Stroheim anni cupi ella apparve in sei film: nel ’41 fu Si- Ouen, nella divisione 31: nella sua tomba ven- (il quale però, ebreo e antinazista, con l’occu- donie Chèbe in Fromont jeune et Risler aîné di ne deposto un orsetto di peluche donato dal pazione tedesca fu sostituito da Pierre Reno- Léon Mathot, nel ’42 Lola Gracieuse ne L’assas- suo antico grande amore. ir). Partì poi per l’Italia, dove a Cinecittà fu sin a peur la nuit di Delannoy, Bella Score in Carmen Herrera ne L’assedio dell’Alcazar di Dernier atout dell’esordiente Jacques Becker Virgilio Zanolla 16 [email protected] Camminar lento, in viaggio con Tolstoj “Abbiamo appena ac- benevolenza e noi stessi eravamo ben dispo- (il primo dei tolstojani) la sera prima della compagnato in carrozza sti. Ci siamo nutriti a tè, pane e due volte mi- partenza: “Vado soprattutto per riposarmi fino alla porta Serpucho- nestra di cavoli e ci siamo sentiti baldanzosi e della vita nel lusso e almeno un poco prendere vskaja papà, Kolja Ge e in salute. Abbiamo passato una notte in dodi- parte a quella autentica”. E la vita autentica gli Stachovič: sono partiti ci in un’isba e abbiamo dormito benissimo. Io offrì riposo per la mente e il cuore, ma anche a piedi per Jasnaja. Il mi addormentavo tardi, ma in compenso non una nuova storia, quella del soldato che in tempo è meraviglioso. siamo mai usciti tanto presto. Lungo la strada prossimità della morte ripensa agli orrori Scende una leggera piog- s’è preso il treno due volte, per venticinque commessi durante il suo servizio e non riesce gerellina, ma fa quasi cal- verste.” “Mani nella cintura e via di buon pas- a prender sonno. Gli appunti del suo blocchet- Maria Candida Ghidini do, si sono messi il paltò so. /…/ Tolstoj va via dritto, ampio, tenendo to di viaggio gli serviranno per un saggio-rac- leggero”. Così scriveva un po’ indietro la testa nel suo alto cappello conto, Nikolaj Palkin (troppo duro con la vio- Tat’jana Tolstaja un venerdì mattina di inizio grigio. /…/ Va conversando con la sua voce lenza di Stato per essere pubblicato in Russia). primavera nel suo diario. Era il 4 aprile 1886 e forte e premurosa”, ricorda uno dei giovani In men che non si dica la scampagnata si era suo padre, il cinquantottenne Lev Tolstoj, si che lo scortavano, quel Michail Stachovič un trasformata in denuncia, la passeggiata in era messo in viaggio per la loro tenuta di Ja- po’ deboluccio, futuro giurista, uno dei tanti impegno. Con Tolstoj è così. E racconta dagli snaja Poljana, la Radura Luminosa. Erano cir- innamorati di Tat’jana, la figlia dello scrittore. appunti del blocchetto: ca duecento chilometri da Mosca, per la di- Accompagnavano, infatti, Tolstoj due ragazzi “Passammo la notte da un soldato di 95 anni. sperazione di sua moglie, l’apprensiva Sof’ja ventenni: il figlio del suo amico Nikolaj Ge, il Aveva prestato servizio sotto Alessandro I e Andreevna che per quei paltoncini leg- Nicola. geri non dormiva più alla notte: aveva – Allora, hai voglia di morire? anche cominciato a nevicare, si era al- – Morire? Eccome se ne ho voglia. Pri- zato un vento gelido e poi: “Certo, lo ma avevo paura, ma adesso a Dio chie- capisco anch’io: raccogliere impressio- do una cosa sola: che mi faccia pentire ni e aria fresca; ma tutto sommato e comunicare. Perché di peccati ce n’è questa vana perdita di energie e di molti. tempo (che non basta mai, qualsiasi – Ma quali peccati? cosa si faccia) è fatale” (lettera di Sof’ja – Come quali? Lo sapete quando ho del 9 aprile). Tolstoj lo sapeva bene e, fatto il soldato io? Durante il regno di durante quel viaggio che durò sei gior- Nicola; e allora cos’era quello? Un ser- ni, di fermoposta in fermoposta, le vizio militare come adesso? Com’era scrisse quasi quotidianamente, mini- allora? Oh! Al solo ricordo ti piglia l’or- mizzando le difficoltà e raccontandole rore. Io ho fatto in tempo a servire an- quel che succedeva. Era un po’ laconi- cora sotto Alessandro. I soldati quell’A- co, per la verità: “Poche parole da Po- lessandro l’avevano in stima, dicevano dol’sk non mi hanno assolutamente che era clemente. Mi tornarono in tranquillizzata: vi siete bagnati, siete mente gli ultimi tempi del regno di stanchi, dove avete passato la notte: Alessandro quando un soldato su cin- non se ne sa niente” (lettera di Sof’ja que veniva percosso a morte. Davvero del 7 aprile). O ancora: “Se almeno ci buono Nicola, se a suo confronto Ales- fosse caldo, il vostro viaggio mi fareb- sandro pareva clemente.” Il vecchio, be piacere, ma senza vestiti pesanti un veterano che si ricordava ancora “il con quel vento freddo del Nord è molto francese”!, racconta a Tolstoj del “giro rischioso… Hai una salute di ferro, ma di bacchette” (Spitzruten), palki. Le Spi- finirai male per le tue fantasie. Solo tzruten erano verghe usate per la fusti- quando saprò che siete tutti in salute e gazione in cui il condannato veniva al sicuro, mi metterò tranquilla”. Lev fatto passare in mezzo a due file di sol- Nikolaevič riassunse tutto alla fine del dati poste una di fronte all’altra. In viaggio, alle undici di sera del 9 aprile, Russia questa punizione, che veniva ormai a Jasnaja: “La sola cosa che mi dispiace grande pittore che, oltre a ritrarlo, condivise dalla Svezia, fu adottata durante il regno di è che tu ti sia preoccupata e tutto per niente. molte delle sue ricerche religiose e, appunto, Pietro I, soprattutto per i militari, i deportati Abbiamo viaggiato benissimo. Come del resto Michail Stachovič, detto Stach. Verso la fine o anche civili di bassa estrazione per pene mi aspettavo, mi è rimasto quello che è uno del viaggio gli spediranno in treno altri due particolarmente gravi. Era la pena classica dei più bei ricordi della mia vita. Dall’inizio al- ragazzetti: Lelja (il piccolo Lev, suo figlio) e Al- per i disertori o chi fuggiva dal confino. E an- la fine mi sono sentito meglio che a Mosca cide, il figlio della governante francese, futuro che questo probabilmente aveva attirato l’at- quanto a salute, sono stato in perfetta forma. studente di lingue orientali. E’ bello pensare a tenzione di Tolstoj per il quale la fuga non era Non abbiamo avuto alcuna difficoltà. Noi sia- Tolstoj maturo che si mette in viaggio non con un crimine, anzi, in alcuni casi poteva diven- mo come chi, stando sulla terraferma, si im- dei paludati intellettuali con cui argomentare tare un dovere. Il numero dei colpi variava dai magina di essere su di un’isola con il mare e pontificare, ma con dei giovanotti che si la- 100 fino ai 5000 (in alcuni casi anche il dop- tutt’intorno. Così siamo noi spaparanzati in mentavano del mal di piedi o che parlavano pio), il che equivaleva, in pratica, a una forma città, con tutte le nostre comodità. Ma se solo entusiasti del senso della vita. Era partito con mascherata di pena di morte, comune duran- vai per questo mare, scopri che anch’esso è poche cose, ma in particolare con oggettino te il regno di Nicola I, Nikolaj Pavlovič, dal po- terraferma e ancorché meravigliosa. Io e Ko- prezioso, regalatogli dalla governante: “Rin- polo soprannominato con un calembour Niko- lička (lui andava sempre avanti per primo, io grazio M-me Seuron per il blocchetto e la ma- laj Palkin (da verga, appunto), che si potrebbe venivo per secondo, subito dopo, Stach, inve- tita, li ho usati un po’ per i racconti di un vec- tradurre con Nicola Opprimo. Tolstoj inorridi- ce, era un po’ deboluccio) dicevamo che è stato chio soldato di 95 anni da cui abbiamo passato sce di fronte a tanta violenza che è penetrata uno dei momenti più istruttivi e felici della no- la notte. Mi sono venuti vari pensieri che ho an- nelle fibre più intime della vita umana, tanto stra vita: non abbiamo visto altro che affetto e notato”. Infatti, come aveva scritto a Čertkov segue a pag. successiva 17 n. 63

segue da pag. precedente Abbiamo dormito e ci siamo incamminati in pietra, e la città, tu… ti sia messo a camminare da non essere più riconosciuta come tale. E’ salute e allegri. Stach aveva male ai piedi e li sull’erba, davanti ti si apriva tanto spazio, uno proprio l’esperienza mancata dell’orrore che stava raggiungendo con qualche mezzo. spazio senza fine… Spero che questa gita ti sia gli fa orrore e lo fa riflettere sui pericoli che Aspetto una lettera a Serpuchov. Un bacio a di ispirazione, e che il risultato non sia Palkin, corre un popolo che non sa far tesoro della tutti. Abbiamo già un compagno fedele: un ma qualcosa di più poetico, gradevole e arti- propria storia. Come nei suoi grandi romanzi, contadinotto.” (5 aprile da Podol’sk). “Ti scrivo stico”. Niente di più lontano da Lev Nikolae- anche nel blocchetto della governante, Lev da un villaggio a venticinque verste da Serpu- vič, il cui occhio acuto cercava il degrado, la Nikolaevič analizza i più piccoli movimenti in- chov. È l’una di pomeriggio, domenica. Siamo povertà e soprattutto l’ubriachezza per par- teriori della psiche per poi allargare questa di- allegri e in salute. Quel contadino, il nostro larne, condannare e sconfiggere. Niente usi- mensione psicologica a indagine sociale, de- compagno Makej, 60 anni, è più giovane di gnoli e roselline per lui nella campagna ame- nuncia politica, domanda religiosa. “Raccontò tutti noi, ha camminato con noi per cinquan- na: “Dappertutto povertà, alcol. Il marito (il vecchio, MCG) tutti i dettagli senza il mini- ta verste, imbroglicchia, e in genere è un fur- beve, la donna lavora, la bambina di otto anni mo pentimento, quasi stesse raccontando co- bone di tre cotte. Abbiamo dimenticato il cuc- pulisce i pavimenti e fa sigarette per un rublo me vengono macellati e scuoiati i manzi per chiaino di Kolja; lui voleva prenderlo al alla settimana”, notava nel diario del 2 maggio ricavarne la polpa. Raccontò come portano lo ritorno. È andato a piedi a Mosca otto volte. 1889, in occasione del terzo viaggio, in compa- sventurato avanti e indietro in mezzo alle fila, Come state? Voglia Iddio bene. I miei compa- gnia di Evgenij Popov, un altro giovane tutto come si trascina e cade l’uomo stordito legato gni di viaggio porgono i loro omaggi. Stiamo dedito alla causa del tolstoismo, che però fati- alle baionette, come all’inizio si vedono gli molto bene.” (6 aprile). “Ieri era domenica, alle cava a tenere il suo passo. Lev Nikolaevič e i squarci insanguinati, come essi si incrociano, dieci ci siamo messi in cammino non senza suoi compagni non avevano mai problemi a come a poco a poco gli squarci si fondono, stanchezza, ma la strada per Serpuchov è sta- trovar da dormire. I viandanti erano molti, la sgorga e sprizza il sangue, come la carne in- strada per Kursk trafficata e i contadini era- sanguinata vola via a brandelli, come si snu- no usi ad aprire la propria isba, offrire un dano le ossa, come all’inizio lo sventurato an- giaciglio e una tazza di tè. Come racconta alla cora grida e come poi soltanto geme ad ogni moglie, capitò anche di dormire sotto lo stes- passo e a ogni colpo, come poi si tace e come so tetto con un gruppo di una dozzina di pel- il medico, preposto a questo scopo, si avvici- legrini. La strada era un formicolio di incon- na e gli tasta il polso, lo visita e decide se si tri: a qualcuno Tolstoj leggeva, a qualcun può battere ancora quell’uomo o si deve altro vendeva un libro, magari contro l’alcoli- aspettare e rinviare a un’altra volta, per farlo smo (5 copechi), entrando direttamente nelle rimettere quel tanto da poter ricominciare osterie. Soprattutto, però, ascoltava, ascolta- daccapo a tormentarlo e finir di assestargli la va le storie. Se la fiction ti sta stretta, solo la quantità di colpi che qualche belva, Palkin in “vita viva” ti può ispirare, aiutare a ricordare testa, aveva deciso che bisognava dargli. Il e ammonire. Ancora da Nikolaj Palkin: “Pas- medico fa uso del proprio sapere per impedi- sato? Cos’è che è passato? Forse può passare re all’uomo di morire prima di aver sopporta- ciò che non solo non abbiamo iniziato a sra- to tutti i tormenti che il suo corpo è in grado dicare e curare, ma ciò che abbiamo paura a di sopportare. Raccontava il soldato poi, co- chiamare per nome? Forse che una grave ma- me, dopo che non poteva più camminare, lo lattia può passare solo per il fatto che ci dicia- sventurato venisse messo su di un cappotto a mo che è passata? Non passa e non passerà pancia in giù e con un cuscino di sangue su mai e non può passare finché non ci ricono- tutta la schiena lo portassero all’infermeria a sciamo malati. Per guarire una malattia pri- curarlo e guarirlo, per poter completate l’ope- ma bisogna riconoscerla. /…/ Passato? Ha ra con quel migliaio o due di bacchettate che cambiato forma, ma non è passato. In ogni gli mancavano e che non aveva tollerato tutte epoca c’è stato qualcosa che le generazioni in una volta. Raccontava come invoca la mor- successive ricordano non solo con orrore ma te e che non gliela danno subito, ma lo curano anche disagio: le gogne per i debitori, il rogo e lo fustigano per la seconda, a volte per la per gli eretici, le torture, le colonie militari, le terza, volta. E quello vive e si cura nell’infer- verghe e i giri di bacchette. /…/ Se noi guar- meria nell’attesa di nuovi tormenti che lo dassimo il passato dritto negli occhi, ci si sve- condurranno a morte. E lo conducono la se- ta molto piacevole. Stach è andato avanti in lerebbe anche il nostro presente. Se noi solo la conda o la terza volta e lì ormai lo fustigano a treno e lo abbiamo ritrovato da Treskin. Ci smettessimo di accecarci con l’invenzione di morte. E tutto ciò perché un uomo o è scappa- hanno ospitati, preparato un letto, dato da pretestuosi vantaggi e beni per lo Stato e to dalle verghe o ha avuto il coraggio e l’abne- mangiare e da bere. Ci siamo congelati, anche guardassimo solo ciò che è importante: il bene gazione di lamentarsi per i suoi compagni se le ultime sette verste le abbiamo fatte in e il male della vita delle persone, tutto ci di- perché il cibo è scadente, mentre i capi ruba- treno. Ma non si è ammalato nessuno. Ho ri- venterebbe chiaro. Se chiamassimo con il loro no le loro razioni. Raccontava tutto ciò e cevuto la tua lettera: ne sono stato molto con- vero nome i roghi, le torture, i patiboli, i mar- quando tentavo di suscitare in lui pentimento tento. Stach ha viaggiato sullo stesso treno di chi d’infamia, la coscrizione forzata, allora a quei ricordi, all’inizio si stupì, ma poi quasi Lelja e Alkid ma non li ha visti. Ma poi Treskin troveremo il nome autentico anche per le no- si spaventò. – No -–, dice, – insomma, è stato è andato a prenderli. Ti scriverò ancora prima stre prigioni, i bagni penali, per le truppe di fatto dopo un processo. Cosa c’entro io? C’è di Tula. Omaggi dai compagni di viaggio.” (7 leva, per i procuratori, per i gendarmi.” stato un processo, è stato secondo la legge.” aprile) Tolstoj rifece questo viaggio, umile e Maria Candida Ghidini Secondo la legge si può mandare a monte la pensieroso, altre due volte: nel 1888 e nel 1889. vita di un uomo e stare a guardare. Tolstoj a Sof’ja è sempre preoccupata del cappotto, ma Insegna Letteratura russa all’Università di Parma. Si è suo solito dissolve nell’acido del suo metodo anche della vena artistica del marito che teme occupata del primo Novecento, con particolare attenzione straniante (gli uomini come manzi scuoiati) troppo acida. Questa lettera lo raggiunge a Ser- alle figure di Gustav Špet e di Vjačeslav Ivanov, a cui ha le nozioni portanti della vita civile della mo- puchov il 19 aprile 1888, dopo due giorni di dedicato numerosi saggi. Per Salerno Editrice ha recente- dernità. Tutto va fatto secondo la legge. Ecco viaggio: “Mi hanno detto che ieri ti sei messo in mente pubblicato una monografia su Dostoevskij, di cui, qualche altro stralcio dalle lettere alla moglie du- viaggio tanto allegro. /…/ Immagino che l’alle- inoltre, ha tradotto L’idiota (Frassinelli). Dirige la rivista rante il viaggio: “Le dieci del mattino, a Podol’sk. gria ti sia venuta quando dopo il selciato e la «La torre di Babele». 18 [email protected] Cinema e psicoanalisi Cinemente Da otto anni, ogni pri- il pensiero scientifico, teorico e clinico, base secondo le storie e le emozioni di ciascuno, mavera, si propone a fondante della professione psicoanalitica, con possono essere via via tradotte in parole pen- Roma un evento gra- la cultura cinematografica che a sua volta, co- sabili e condivisibili. La procedura che sta alla tuito che pare imper- me il sogno e come gran parte del pensiero base della Rassegna prevede che una commis- dibile a giudicare dal- umano, si muove fondamentalmente per im- sione di psicoanalisti, composta ogni anno ad le lunghe file che si magini. Le immagini, filmiche o oniriche, hoc da Fabio Castriota, decida su un tema creano sulla scala in esercitano una funzione evocativa nell’animo specifico che riguarda la vita psichica e sul granito bianco di via delle persone coinvolte a vario titolo e, quale, attraverso la proiezione di film selezio- Mila- nati, ci si possa soffermare e ri- Maria Antonietta Fenu no, al- flettere. Sulla base del tema indi- le spalle del Quirinale, sotto cato quindi la Cineteca Nazionale l’ingresso secondario del Pa- propone una rosa di film vecchi, lazzo delle Esposizioni. La ras- classici e nuovi, che sarà screma- segna, intitolata Cinemente, si ta dalla commissione addetta si- avvale di un neologismo evo- no a raggiungere il numero ne- cativo che bascula tra la quan- cessario per la rassegna, della tità inestimabile di film pro- durata di circa una decina di dotta dai fratelli Lumière a giorni. Ciascun film prevede che oggi e l’ambito non meno va- al termine della proiezione nella sto dello studio della mente sala sempre gremita del palazzo che parte da Janet e Freud, i delle Esposizioni ci siano degli primi teorici di una psicologia ospiti, individuati tra psicoana- del profondo, e che arriva sino listi che hanno cooperato alla ai giorni nostri. Si tratta di un singola edizione e rappresen- percorso parallelo e intreccia- tanti del mondo del cinema –au- to sin dalle origini quello del tori, attori, produttori, registi - e cinema e della Psicoanalisi, se che avviano delle riflessioni dai si pensa che la prima proiezio- diversi punti di vista, alle quali ne cinematografica risale al 28 seguiranno gli interventi dalla dicembre del 1895, mentre tra sala, di solito vivaci e genuini. il 23 e il 24 luglio dello stesso Nella giornata conclusiva della anno S. Freud aveva messo a rassegna, per mano del Presi- punto la sua prima interpre- dente della SPI, o di un incarica- tazione del sogno con il cosid- to, si consegna ufficialmente il detto Sogno della iniezione di Irma: Premio SPI - Cinemente – Opera pri- Cinemente dunque rappresen- ma, che consiste in una bella tar- ta la coerente evoluzione di un ga espressamente coniata di an- inizio. L’evento romano, dive- no in anno da Roberta Micocci e nuto già tradizione, è nato nel che raffigura il passo leggiadro di 2012 dalla cooperazione ispi- una fanciulla, detta Gradiva. Il rata tra la Associazione Italia- bassorilievo Gradiva, l’Avanzante, na di Psicoanalisi - SPI - e il e’ un reperto archeologico cu- Centro Sperimentale di cine- stodito in Vaticano e molto caro matografia - Cineteca nazio- a Freud il quale per la prima vol- nale, per rivelarsi un connubio ta interpretò una opera lettera- fertile e affascinante. Tra i ria dopo aver letto la novella principali coordinatori citia- omonima di Wilhelm Jansen, del mo Luca Pallanch, l’esperto di 1903, definita dall’autore stesso “ programmazione della Cine- fantasia pompeiana “ . Il premio teca Nazionale che insieme al che riproduce tale bassorilievo collega Domenico Monetti se- dunque e’ attribuito ogni anno leziona ogni anno una ampia ad una opera prima per la quale rosa di opere filmiche sullo è letta la motivazione della Com- spunto del tema psicologico missione speciale SPI. Tre anni prescelto – La memoria, Parla- fa, nell’ambito di un tema intito- mi d’amore, L’altro da se’ – e Fa- lato “ La memoria del futuro”, il bio Castriota, membro storico premio fu conferito a Last Sum- della SPI, attualmente Vice- mer, di Leonardo Guerra Seràg- presidente della Associazione noli. Il film, stilisticamente raffi- Nazionale, che da quasi venti nato e perfetto in ogni dettaglio, anni cura per la sua associa- impeccabilmente elegante in zione rassegne cinematogra- tutto, fotografia, dialogo, colore, fiche di alto livello culturale e colpisce per come la dimensione introspettivo. Il fine di tale co- del tempo/spazio sia giocata nella stante impegno è di coniugare segue a pag. successiva 19 n. 63

segue da pag. precedente 1919). Tali stati emotivi nascono talora misura di una sospensione surreale ma intrin- di fronte a esperienze di vita che si pro- secamente persecutoria della realtà. La storia, pongono come familiari per certi versi, infatti, racconta di una madre giapponese, di- ma al contempo suonano estranee e in- gnitosamente essenziale nel suo compito im- descrivibili. La prima opera proposta da possibile che, in conseguenza della separazio- tale ultima edizione è stata Paradisi Arti- ne dal marito situato al vertice del potere ficiali, 1919, di Yakov Protazonov: un’o- socio-economico, ha da lui la disponibilità di pera minuziosamente restaurata dalla quattro soli giorni, e quattro notti, per conge- Cineteca anche dopo vicende interna- darsi significativamente dall’unico loro figlio, zionali e rocambolesche della pellicola di cinque anni. Il bambino, scostante e infeli- originaria. Scampata alla distruzione ce, è già alienato dall’affetto materno grazie nonostante tutto, alla fine l’opera si è alle direttive del padre, rigorosamente acqui- salvata per essere poi ricostruita quasi “Last Summer” (2014) di Leonardo Guerra Seragnoli site da tutto il personale nautico che si muove integralmente. Secondo la migliore tra- nel teatro claustrofobico del dramma: un’im- dizione del cinema muto comunque la barcazione metafisica, progettata nella realtà proiezione in sala ha goduto dell’ac- da Odile Decq in chiave di lusso ricercato, compagnamento musicale, dal vivo, del- inarrivabile e inconcepibile per noi, semplici lo straordinario Antonio Coppola. A se- mortali. Quella mamma deve gestire in terra guire sono stati proiettati: Monolith, ostile i suoi quattro giorni per riconquistare Evilenko, Indivisibili, The Place e altri. Il un figlio che non potrà rivedere prima della vincitore dell’anno corrente, votato alla sua maggiore età: questo compito all’interno unanimità, e’ stato premiato di fronte a di una imbarcazione staccata dal mondo, do- un pubblico entusiasta e commosso. Il ve il proprietario impietoso non compare se film e’ Cuori Puri, di Roberto de Paolis. non nello squillo di un telefono; ma tutto, li Il regista, nel ritirare il premio con l’ef- dentro, o li fuori, parla di lui come dominus. La fige della Gradiva, ha scherzato sulla donna ce la farà, e lascerà al bambino il segno esperienza personale di psicoanalisi, profondo del loro vincolo affettivo cucendo iniziata nell’infanzia e continuata per “Paradisi artificiali”di Yakov Protazanov. Russia (Crimea)1919-20, per lui, con le mani, una maschera/copricapo molti anni, quasi come il ben più noto muto, 85’(18 fps) confezionato con antiche stoffe giapponesi – i regista-paziente, espertissimo di Freud, tessuti, gli abiti, il cucito, un patrimonio sim- Woody Allen. Ha però utilmente accen- bolico del femminile-materno - e lo stesso Ca- nato di fronte al Paolo Boccara, psi- pitano della barca, a fronte delle direttive rice- chiatra-psicoanalista e autore di libri vute, concepirà un senso deferente di rispetto su Cinema e Psicoanalisi, che gli ha per lei, madre sola ma indistruttibile, che ha consegnato il premio, a quanto di utile combattuto compostamente sino al traguar- e risolutivo ha trovato in tale percorso do di vincere. Nell’edizione 2018 il tema pre- e come in qualche modo questo lato di scelto è stato un classico del pensiero psicoa- lui circoli nella costruzione del film, nalitico: il Perturbante. Il concetto indica un sensibilissimo nella psicologia dei per- complesso di sensazioni, - può capitare che so- sonaggi. L’opera, bella, pulita, senza no spesso inesprimibili e che vanno da una sot- sfrangiature accattivanti, ha trasmesso terranea paura senza oggetto a un diffuso vis- al pubblico una delicatezza poetica di suto di smarrimento ( S. Freud, Il perturbante, natura essenziale, che arriva dritta “Cuori puri” (2017) di Roberto De Paolis all’anima e che conforta. Il film è la storia di un ragazzo – Simone Liberati, attore sor- incontaminati che possono accompagnarsi al- prendente - e una ragazza - Selene Caramazza, la sessualità sana, in altre parole a quella ses- dopo mesi di inserimento in comunità religio- sualità pulita che nasce dall’amore per l’altro, se, identificata profondamente nel personag- dal desiderio di renderlo felice e che rafforza, gio – entrambi giovanissimi, poveri, con fa- approfondisce e matura la capacità vera di es- miglie incomplete alle spalle e cresciuti in uno sere generosi di se. Da quella contrastata-col- scenario urbano più arido del deserto. I due si pevole concezione dell’unione dei corpi nell’a- incontrano casualmente in un contesto spo- more si snoda quindi nella protagonista un glio di ogni agio, ciascuno preso dalle proble- vissuto perturbante, e alienante, perché’ compa- matiche del proprio crescere, ciascuno arrab- re in lei la paura, l’odio il rancore e il rifiuto, biato e solo. Per qualche ragione, tra loro, i che sconquassa il rapporto con la spontaneità, due si riconoscono, si attraggono, e poi si ama- con l’innocenza. Tutto converge allora in ma- no, nonostante tutto. Si amano con passione e lintesi e drammi che potrebbero finire in tra- con dolore, ma si vogliono, a fronte di un mon- gedia, ma per fortuna la crisi tra i due non fi- do che non da proprio nessuna opportunità, nisce così. Il sentimento vero dell’amore, anche men che meno quella di essere liberi di amare. qui come in Last Summer, vince sul resto e te- Il messaggio dei Cuori Puri, così si chiama la stimonia fiduciosamente come oggi possa corrente cattolica che si prefigge come primo crescere tra noi una gioventù onesta e virtuo- valore dello spirito la tutela della totale casti- sa, bella, nonostante quanto si sente sciocca- tà, - in particolare nei giovani, sino a che non mente e erroneamente troppo spesso lamen- sia impartito loro il sacramento del matrimo- tare. nio -, arriva nella storia del film, senza colpa di nessuno, a dissacrare proprio la purezza di certi sentimenti e di certi gesti che sono sempli- “Gradiva”, o l’avanzante. Città del Vaticano, Museo cemente naturali e nulla di più. Ci sono bisogni Chiaramonti Maria Antonietta Fenu 20 [email protected] Editoria La disillusione di Kazan Alfredo Rossi, Splendore nell’erba di Elia Kazan, Gremese, Roma 2018, pp. 128.

Fra i tanti autori rele- “Vi perdono, vi amo, e addio”. Infatti la storia con incisività dal regista. A questo proposito, gati nel dimenticatoio dell’amore infelice fra i due giovani protago- Rossi sottolinea come “per la prima volta nel dalla deleteria moda nisti viene influenzata e compromessa dall’a- cinema di Kazan (…) il sociale e il sessuale si che privilegia il cine- vidità della madre di lei, di modesta estrazio- coniugavano tra loro con esiti – in termini di ma di genere (e la so- ne, e dalle aspirazioni e dall’autoritarismo alienazione e castrazione – che rispecchiava- ciologia), rientra anche ottuso del padre di lui, petroliere che spera in no una nuova lettura del rapporto tra sogget- Elia Kazan (1909-2003). un matrimonio socialmente più “convenien- to e società, in armonia con le analisi sociolo- Nei quindici anni tra- te” per il figlio: “è il denaro la misura dei rap- giche, psichiatriche e politiche di Ronald Roberto Chiesi scorsi dalla sua morte, porti morali, non il contrario”. Kazan trovò Laing, David Cooper e Herbert Marcuse, non- in Italia sono usciti così l’occasione, come osserva Rossi, di trac- ché con il movimento femminista nascente soltanto un numero speciale della “Valle dell’E- ciare un ritratto al vetriolo della piccola bor- negli Stati Uniti”. Lo studioso osserva come den” (a cura di Giaime Alonge e Giulia Carluc- ghesia così come dei ceti arricchiti statuniten- anche la struttura narrativa del film aderisca cio, Carocci 2006) e i suoi Appunti di regia in un si, incarnati nelle figure mostruose dei genitori al processo di disgregazione dei sentimenti, bel cofanetto che comprende anche il dvd del dei giovani innamorati, in particolare le ri- passando da una prima parte lineare, dove film A Letter to Elia dedicatogli da Scorsese e spettive madri: “Sono maschere del sadismo entrambi i giovani sono protagonisti, ad una Kent Jones (Cineteca di Bologna, 2011). Ma familistico americano, così come gli altri due seconda dove il dramma (e la disillusione) di Kazan non è tanto un dimenticato quanto for- genitori lo sono del masochismo. (…) La volga- Deanie diventano preminenti e “tutto sembra se un “maledetto” perché ancora non gli viene rità e stupidità dei volti e dell’atteggiamento perdersi, e il racconto procede quasi per bloc- perdonata la sua resa al maccartismo. Al- chi parallelamente montati ma temporal- fredo Rossi, già autore del Castoro dedi- mente discordanti, come appunto le vite cato all’autore di America America nel 1977, dei due giovani, ormai scisse”. Ma l’inte- prende le mosse proprio da questa brutta resse del film deriva anche dall’epoca in macchia nella sua biografia e la inquadra cui è ambientato, prima, durante e dopo obiettivamente citando anche uno dei il crollo di Wall Street: “Kazan fa del rac- suoi più significativi “accusatori” italiani, conto di Inge materia propria e lo segna Elio Petri, che ne scrisse nella rivista co- con forza, sviluppando una banale storia munista dissidente “Città aperta” nell’a- di amore infelice all’interno dello snodo prile del 1958. Rossi, che su Petri ha scrit- cruciale della vita economica americana, to due studi fondamentali e vari saggi, la crisi di Wall Street del 1929, e della so- opportunamente invita a ritornare all’o- cietà puritana e censoria. Ma con un oc- pera del cineasta turco nazionalizzato chio, altresì, a tutto ciò che gli muove in- statunitense e firma il settimo volume torno: i movimentismi culturali degli della collana “I migliori film della nostra anni Sessanta, rappresentati sia dal fem- vita”, curata con intelligenza da Enrico minismo che dall’antipsichiatria”. Questi Giacovelli per l’editore Gremese, dedican- riferimenti ed echi sono però trasfusi nel- dolo a Splendore nell’erba (Splendor in the la narrazione con una fluidità drammati- Grass, 1961). Se il titolo (e anche una se- ca che irrobustisce il disegno dei perso- quenza) del film di Kazan cita la celebre naggi e il contesto sociale dell’epoca, che Ode all’immortalità di Wordsworth, in ef- Rossi delinea con attenzione e acume, fetti, come osserva Rossi, lo spirito del soffermandosi in particolare sul rilievo lungometraggio ricorda in alcuni aspetti dei personaggi femminili, sull’emancipa- e in particolare nel finale,L’educazione sen- zione di Deanie: “Splendore nell’erba tratta timentale di Flaubert. Soprattutto quando di una fase storica di censura sociale, ses- suggerisce che la protagonista Deanie Lo- suale, e di pena esistenziale, che prelude omis (Natalie Wood), dopo avere rischia- alla fase della rivolta; e il suo finale, con i to di smarrire la salute mentale per la per- primi piani della protagonista che fissa dita dell’amato Bud (Warren Beatty), in l’obiettivo come a riappropriarsi della conseguenza dalla grettezza dei rispettivi propria soggettività, filma la Donna nuo- genitori, ritrova sé stessa nell’accettazione le designa piuttosto come due madri-mostro”. va che assume su di sé la sfida di un eros libe- della disillusione. Realizzato ad un decennio Non soltanto i genitori dei due eroi sono ri- rato”. Nella contrapposizione del finale fra la di distanza dal coinvolgimento nella “caccia tratti con sarcasmo ma anche l’acquario di protagonista e la moglie di Bud, Kazan, come alle streghe”, Splendore nell’erba concluse l’epo- vecchi miliardari che frequentano la villa della osserva Rossi, confronta “due sguardi, due ca più prolifica del cinema di Kazan, quando famiglia di Bud, sulle cui fisionomie sinistre e universi femminili: l’uno progressivo, ideali- trascorrevano al massimo due-tre anni fra un laide, degne dei disegni di Grosz, lo sguardo stico, di testa, newyorchese, l’altro mitico e film e l’altro e inaugurò l’ultimo quindicennio, di Kazan si sofferma impietosamente con “ef- materico, uterino, anatolico”. Da ricordare, comprendente solo quattro lungometraggi fi- fetti iperrealisti che non trovano riscontro in infine, alcuni passaggi dove Rossi analizza no a Gli ultimi fuochi (1976). Il desiderio di trar- altri film del regista”. Inutile sottolineare l’at- l’insinuarsi di una certa ambiguità, quasi re un film dalla sceneggiatura dello scrittore tualità di questi “mostri” oggi, nel pericoloso buñueliana, nella protagonista che, mentre è William Inge, che, come confessa negli ap- squallore dell’epoca di Trump e dei suoi lacché ancora ricoverata, quasi sovverte i ruoli fra sé punti, gli sembrava un po’ troppo stucchevole, italiani gialloverdi. Le implicazioni di repres- e lo psichiatra che dovrebbe curarla. fu ispirato da una frase di quest’ultimo: “Mi sione sessuale, di oscurantismo e le dinamiche piacerebbe raccontare come dobbiamo perdo- drammatiche che intervengono nell’esistenza nare i nostri genitori”. Ma Kazan aggiunse: individuale di Deanie e Bud, sono raccontate Roberto Chiesi 21 n. 63 Verònica: la realtà, purtroppo, supera l’immaginazione Pellicola ispanica del di comunicare con il fidanzato morto di una frequentata dalle tre ragazze, venne interrot- 2017, ad opera di Paco delle due “amiche” (ciniche ed opportuniste) to bruscamente da una professoressa che finì Plaza, già co-regista di ma anche nella speranza di parlare col pro- per rompere a metà la tavola “magica”. Da [REC], Verònica è un prio padre defunto, della cui protezione e gui- quel momento fu un susseguirsi di strani fe- crudo film horror, ben da la protagonista avverte sempre più il dispe- nomeni inquietanti per Estefanía e per la sua realizzato e convin- rato bisogno. In questo ritroviamo tra le altre famiglia, fino all’11 agosto del 1991, giorno nel cente, da non confon- cose una aperta critica alle mancanze del si- quale la ragazza morì per cause che i medici dere col suo omonimo stema nei confronti delle esigenze giovanili, non seppero spiegarsi, collegate comunque thriller-dramma mes- dalla palese assenza delle istituzioni a quella ad una sorta di soffocamento. Ma i fenomeni sicano Verónica dove la dei genitori; dall’egoismo dei coetanei alla dif- sovrannaturali parvero non svanire con il suo sottile differenza è da- ficoltà concreta di dover badare da soli e ancor decesso, anzi intensificarono, fino alla notte ta dall’accento sulla O. giovanissimi alle necessità di tre bambini, te- tra il 26 e il 27 novembre 1992, nella quale il pa- Giacomo Napoli Il film è disponibile su nendo costantemente celato un dolore non vi- dre della famiglia (che non era morto come Netflix ma ha partecipato anche ad alcuni sto. Ovviamente la seduta spiritica non fun- narrato nel film) chiamò disperato la polizia contest, primo fra tutti il celebre Toronto In- zionerà come desiderato e anzi aprirà le porte per farsi proteggere da eventi fuori controllo ternational Film Festival, riscuotendo inte- di questo mondo ad una entità demoniaca che all’interno della loro abitazione. Ed è proprio resse e successo. Paco Plaza sa fare il suo qui che, entrando in gioco le forze mestiere e confeziona un prodotto più dell’ordine, tutto il caso si fa più chiaro che dignitoso a livello tecnico (per quanto e agghiacciante. L’ispettore José Pedro estremamente classico), intessuto di re- Negri con alcuni agenti giunsero sul miniscenze ed espedienti in stile horror luogo della chiamata, trovando padre, anni Ottanta, con una tendenza sotterra- madre e bambini in mezzo alla strada, nea al “gore” che risulta presente pur non stravolti di terrore in mezzo al gelo di fi- venendo mai esplicitata, e consentendo ne autunno. L’ispettore e i suoi fecero tra l’altro di non scadere nel già visto. L’i- quindi irruzione nell’appartamento in- dea di base è quella di creare il solito film criminato e si trovarono davanti ad una basato su fatti realmente accaduti ed uti- serie di fenomeni assolutamente in- lizzare la cronaca come pretesto per nar- spiegabili. Nel rapporto che l’ispettore rare altro. Di esempi simili traboccano le Negri compilerà successivamente si videoteche ma in questo particolare caso leggevano cose incredibili: armadi che (e in rarissimi pochi altri) i fatti reali a cui si aprono e chiudono da soli, crocefissi si ispira Plaza sono assolutamente tre- spezzati, graffi enormi sulle pareti, mendi e molto più presenti all’interno del- macchie di liquame che si formavano la trama di quanto lo stesso regista abbia autonomamente sui mobili, rumori e voluto ammettere. Citando lo stesso Pla- suoni molto forti provenienti da punti za: “Nel riferimento a un’indagine reale dove non c’era nulla. L’ispettore entrò c’è l’intento di collocare la storia in un quindi nella stanza di Estefanía per poi luogo e in un periodo preciso: la Spagna uscirsene terrorizzato, dopo aver visto prima delle Olimpiadi. Si racconta la tra- vari oggetti volare e fluttuare da un ca- sformazione di una ragazza in una don- po all’altro della stessa. Per quanto asso- na e credo che in quell’anno anche la nazio- lutamente incredibile, ogni singolo fe- ne ebbe il proprio momento di passaggio, nomeno è stato diligentemente entrando nei tempi moderni. È stata la registrato sul celebre verbale della poli- svolta che ha segnato la fine del post-fran- zia (il cosiddetto “expediente Vallecas” chismo e l’inizio di una democrazia con- appunto) e, a tutt’oggi non si sono tro- solidata.” Tutto verissimo, per carità, ma vate spiegazioni sufficienti per ridurre la vera storia che si vede svolgersi rapida- questo caso ad una montatura o ad un mente sullo schermo non fa pensare né a fenomeno di isteria collettiva. Persino il queste auliche realtà sociologiche né alle mostro descritto nella pellicola pare più prosaiche letture psicologiche che altra finirà col prendersela direttamente con avesse avuto quelle sembianze, nelle testimo- critica ha voluto inserirci, bensì ci ricorda la Verònica e con la sua triste e numerosa fami- nianze allucinate del padre e della madre della terribile realtà che accadde proprio in quegli glia di innocenti. Preso per tutto ciò, il film povera Estefanía. All’epoca molti telegiornali anni presso Vallecas, un periferico sobborgo non risulterebbe niente di nuovo; ben fatto e quotidiani spagnoli trattarono il caso senza di Madrid. In Verònica ci troviamo di fronte certamente e molto riuscito in certe scene ma per altro giungere ad altra conclusione possi- ad una coraggiosa adolescente che, dovendo pur sempre la solita favola nera dello spirito bile eccetto quella che fosse tutto vero. Cosa quotidianamente badare alle due sorelline e al assassino richiamato per errore in una seduta sia realmente successo ad Estefanía durante piccolo fratellino a causa della morte del pa- spiritica improvvisata. Il problema è che la quella seduta spiritica nessuno lo sa con cer- dre e dell’assenza della madre (costretta a la- storia reale sulla quale si basa tutta la pellicola tezza ma purtroppo resta un fatto: la ragazza vorare per lunghissimi turni in un ristorante è veramente accaduta in quegli anni e la se- è morta sul serio, nonostante i commenti a e impossibilitata fisicamente a svolgere il suo quenza degli eventi non fu troppo dissimile sfondo sociale e politico del regista. Quindi ruolo genitoriale) e dovendo al tempo stesso da quella narrata nel film. La protagonista, resta una tragedia, comunque la si voglia in- affrontare la sua personale trasformazione in che nel mondo reale si chiamava Estefanía, tendere. E il mistero, storicizzato dal verbale donna con l’avvento del suo menarca, cerca partecipò davvero ad una seduta con la tavo- dell’ispettore, permane. Ecco un raro caso in disperatamente di trovare il modo di restare letta Ouija insieme alle sue compagne di clas- cui la realtà supera veramente la fantasia… in comunicazione con le sue coetanee e finisce se, nel tentativo di comunicare sul serio con il purtroppo. per trovarlo organizzando una seduta spiritica fidanzato morto in un incidente. L’esperimen- con la celeberrima tavola Ouija, nella speranza to, svoltosi di nascosto all’interno della scuola Giacomo Napoli 22 [email protected] Che io possa esser dannato Di tanto in tanto, so- burattini … Sono tutti appesi lì ai fi- è Venere e Cupido, opera che prattutto la radio, ci in- li, immobili e ciondolanti, nel silen- s’intravede alle spalle del net- vita a riascoltare canzo- zio segreto di quel ripostiglio … Otel- turbino come un manifesto ni del passato. Di lo il Moretto arde dal desiderio di appeso. L’opera datata presu- recente ho avuto modo parlare con qualcuno, di esprimere mibilmente nel 1648, è l’unico di riascoltare una can- qualcosa che ha dentro, che non sa esempio superstite di un nu- zone scritta da una cop- cosa sia, ma lo rende espansivo come do femminile attribuito a pia straordinaria: paro- un cagnolino … Si rivolge al più vici- Velázquez all’interno dell’ar- le di un poeta che ci no, alla dolce faccia verde di Jago”. te spagnola, restìa fino a quel manca e che rimpian- Infine nell’ultima parte le mario- periodo a questo genere di Danilo Loddo giamo, voce di un nette vengono buttate nella di- soggetti. Il ritratto risale al grande cantante che scarica, recuperate dal netturbi- secondo soggiorno romano non c’è più. Qualcuno ricorda: Che cosa sono le no, novello Caronte, il quale “Las Meninas” olio su tela, Diego dell’artista e, a quanto sap- nuvole? Una canzone di una bellezza semplice avendo recuperato i corpi di Velozquez piamo, la modella ritratta e straordinaria. Straordinaria è la coppia di Otello e Jago, uccisi dal pubblico, li carica su nelle sembianze della seducente dea dell’amo- autori: Domenico Modugno e Pier Paolo Pa- un sgangherato camioncino per portarli in re potrebbe essere una sua amante italiana, solini. Il brano è contenuto nel film Capriccio una discarica. Ed è in questa scena, tra lo anch’essa pittrice. La raffigurazione esalta il all’italiana del 1967: Pasolini firma uno degli squallore della spazzatura, che prende avvio trionfo dell’apparenza: la dea gioisce dinnan- episodi della pellicola con attori come Totò, una canzone in cui si evidenzia un modello di zi al suo riflesso nello specchio, sorretto dal Ninetto Davoli, Laura Betti, Franco Franchi, comportamento per l’uomo che ricerca il sen- fedele putto Cupido. Il nesso è chiaro: anche Ciccio Ingrassia e Domenico Modugno. Il re- so della sua esistenza. Nella stessa canzone si qui Pasolini guida l’attenzione dello spettato- gista racconta di una messinscena in teatro può apprezzare lo splendido riferimento all’a- re facendo percorrere la sottile e difficilmente dell’Otello shakespeariano. La melodia è di more soffiato dal cielo: il vento come simbo- una bellezza struggente. Girato in sette giorni lo e metafora dell’anima. Sia il vento che l’a- da Pier Paolo Pasolini, Che cosa sono le nuvole? nima non si vedono ma si possono vedere i esula e prende le distanze dagli altri tre episo- loro frutti. Il testo della canzone non compa- di che compongono il film collettivo Capriccio re nella sceneggiatura, ma credo sia impor- all’italiana. Il film rivisita l’Otello di Shakespe- tante citare la penultima strofa:”Il derubato are. I personaggi della scena iniziale sono bu- che sorride/ruba qualcosa al ladro/ma il derubato rattini-uomini. La loro personalità è dettata che piange/ruba qualcosa a se stesso/perciò io vi da un copione, le loro azioni sono guidate da dico/finché sorriderò/tu non sarai perduta”. Te- un dio-burattinaio, regista della loro vita, la- sto ispirato dallo stesso Shakespeare che go, connotato dal viso verde; inganna Otello scrive nell’Otello:”Quando non c’è più rimedio è provocando la sua disperata gelosia, l’ira ed il inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio tentativo di uccidere Desdemona. Di fronte a che prima era attaccato alla speranza. /Piangere “Venere e Cupido” olio su tela, Diego Velozquez tanta cattiveria, il volgo che fa da pubblico allo sopra un male passato è il mezzo più sicuro per at- spettacolo, insorge a difesa di Desdemona, lin- tirarsi nuovi mali. /Quando la fortuna toglie ciò ciando le due marionette. Buttate nell’immon- che non può essere conservato, bisogna avere pa- dizia, verranno portate in una discarica da un zienza: essa muta in burla la sua offesa. /Il deru- netturbino (Domenico Modugno). Ma è pro- bato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi prio lì che abbandonate a se stesse, per la pri- piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se ma volta a contatto con la realtà, tra i rifiuti, la stesso”. (Otello, atto primo, scena III). L’es- sporcizia faranno una importante scoperta; senza della vita non sarà perduta se l’umani- contemplano la perfezione e la bellezza delle tà sarà ancora capace di sorridere, affascinar- nuvole. Il film è un’allegoria sulla vita, in cui si, commuoversi. Il cortometraggio presenta Pasolini abbandona l’approfondimento ideo- ai nostri occhi le complesse sfaccettature Domenico Modugno in “Che cosa sono le nuvole?” di logico per accarezzare soprattutto la dimen- dell’esistenza umana. Il film non a caso ri- Pier Paolo Pasolini (episodio del film collettivo “Capriccio sione poetica. Il film si snoda sui binomi di vi- flette lo spirito eclettico del suo ideatore, au- all’italiana” 1968) ta e morte, innocenza e colpa, bene e male, tore teatrale, letterato, cineasta, cultore di afferrabile linea che separa realtà e rappre- realtà e finzione; nel film si insinua costante- musica, critico, poeta, ultimo ma non ultimo, sentazione, vita e premeditata illusione, di cui mente la ricerca della verità e la riflessione su appassionato di storia dell’arte. Infatti un’al- innocenti esseri “esistenti” sono oggetto. Il te- che cosa intendiamo quando diciamo verità. tra caratteristica peculiare del film è la forza ma dello specchio e del riflesso è un pregnan- All’inizio della rappresentazione il burattina- dell’immagine, che colpisce continuamente lo te e simbolico coagulo di rimandi all’esistenza io si propone come voce esterna e didattica, spettatore. Il rifacimento shakespeariano cu- interrogata da Pasolini attraverso la rivisita- dall’alto: “Questa non è solo la commedia che si ve- rato da Pasolini rinvia infatti al dipinto Las zione shakespeariana. Scrisse il critico cine- de e che si sente; ma anche la commedia che non si Meninas del pittore spagnolo Diego Velázq- matografico Gian Piero Brunetta, su Paolini: vede e non si sente. Questa non è solo la commedia uez. Il quadro, datato 1656, raffigura l’infanta “Pasolini godeva della rara capacità di esprimersi di ciò che si sa, ma anche di ciò che non si sa. Questa Margherita, figlia maggiore della nuova regi- con più mezzi a un alto livello di professionalità: co- non è soltanto la commedia delle bugie che si dico- na di Spagna Marianna d’Austria, circondata me un re Mida, o un uomo orchestra, sapeva tra- no, ma anche della verità che non si dice”. Succes- dalle sue dame di corte. L’opera suggerisce sformare e adattare alle proprie esigenze qualsiasi sivamente, dallo sgabuzzino al ripostiglio, as- l’illusione che i personaggi ritratti siano di materiale gli passasse per le mani […] la somma e sistiamo a un salto di qualità: nello sgabuzzino fronte ad un grande specchio in cui, appunto, la qualità media dei suoi atti espressivi lo rendono è avvenuta la nascita, nel ripostiglio, luogo in figura anche un meraviglioso autoritratto di una figura eccezionale e quasi unica nel panorama cui vengono conservati tutti i burattini, si im- Velázquez. Pasolini riprese il capolavoro spa- culturale del dopoguerra”. para la socializzazione: “Il Burattinaio trascina gnolo, con la medesima funzione di accentuare paziente il nuovo burattino allegro nel ripostiglio la rappresentazione nella rappresentazione. dove, ai loro fili luccicanti, sono appesi tutti gli altri Un’altra opera che compare, dello stesso pittore, Danilo Loddo 23 n. 63 13 reasons why La serie televisiva di successo dove si parla di suicidio, violenza sessuale, omosessualità, violenze domestiche e bullismo Nel marzo dell’anno da Bryce e dal resto della squadra di football. suo processo, pian piano se ne sviluppa un’al- scorso veniva presen- Clay, affermatosi come il vero protagonista di tra che acquista sempre più importanza, fin- tata per la prima volta questa serie tv, si vede catapultato in una real- ché dopo l’addio ad Hannah alla fine della sta- la serie 13 reasons why, tà corrotta, e stresserà la sua mente a tal pun- gione, la sostituisce del tutto: quella di Jessica un teen drama pseu- to da iniziare a vedere il fantasma di Hannah – e, più in generale, della violenza sulle donne. do-didattico dalla pro- incredibile ma purtroppo vero – che crudelmente Il recupero dal trauma, dell’inadeguatezza fondità discutibile che lo spinge a ricordare tutti i dettagli della sua che lo segue e il rifiuto del proprio corpo, il aveva mobilitato l’in- spaventosa vicenda e a scavare più a fondo sentirsi sbagliata e incapace a riprendere una tera opinione pubbli- per scoprire la verità a qualunque rischio. La vita e delle relazioni normali, colpevole senza ca e spaccato l’inter- vera natura di 13 reasons why ormai è chiara: è aver commesso alcun “crimine” se non quello Ilaria Lorusso net, diviso tra chi la un teen drama che voleva diventare un pro- di essere stata donna nel posto sbagliato al difendeva e idolatrava dotto profondo e impegnato ma non ce l’ha momento sbagliato. Tutto questo non è sem- e chi la criticava senza riserve. Dall’enorme fatta, a causa del suo essere così pieno di cli- plicemente parte di una fiction, e 13 reasons successo è scaturito naturalmente il progetto ché dialogici, prove attoriali discutibili ed ele- why lo dice chiaramente: tutto questo, nella per una seconda stagione, approdata su menti così assurdi da essere impossibili da vita reale, accade ad ogni donna ogni giorno Netflix a maggio di quest’anno. Dopo poco prendere sul serio. Primo fra tutti in questa in diversa misura. E nessuno riesce a reagire più di un anno dalla mia prima recensione su stagione, è la presenza ingiustificata della adeguatamente davanti a tutto ciò: anche questa serie, la quale mi annovera senza dub- fantomatica Hannah sotto forma di spirito, Clay e i suoi amici, che pensano di aiutare, bio nella fazione di coloro che guardano in apparizione o allucinazione – non si capisce non riescono a resistere all’impulso di mini- maniera scettica verso questo prodotto televi- mai bene cosa sia. Questo è chiaramente un mizzare i fatti o ritenere responsabili le stesse sivo, mi accingo quindi a recensire questa escamotage narrativo per reinserire nella se- vittime della loro violenza. Sorprendente- nuova stagione e a tirare le somme su ciò che rie un personaggio di cui in realtà bisogne- mente, i creatori della serie riescono questa 13 reasons why è diventata. La serie comincia rebbe necessariamente fare a meno, dato che volta a raccontarci queste emozioni ed espe- cinque mesi dopo la morte della protagonista, già nella prima stagione, in cui dovrebbe esse- rienze difficili da comprendere in modo effi- Hannah Baker, con l’inizio del processo por- re la protagonista, ha fatto una figura a dir po- cace e potente, con un linguaggio che non è tato avanti dalla madre della ragazza, Olivia co imbarazzante. La caratterizzazione di perfetto ma è semplice, accessibile a tutti. Che Baker, contro la Liberty High School, accusata Hannah, banale e davvero poco potente già questa nuova tendenza significhi un nuovo di avere un ruolo nella morte di Hannah dopo prima, va peggiorando per tutta la seconda inizio per questa serie? Ci sono ancora molte aver minimizzato, o persino incentivato, gli stagione. Il suo ruolo è indefinito, lei si limita cose che non funzionano, ma continuare su atti di bullismo che Hannah ha subito ogni a seguire Clay e a restare inarrestabilmente questa linea significherebbe andare nella giorno entro quelle mura che invece avrebbe- impassibile, pronunciando qualche volta frasi strada giusta, e essendo già stata annunciata ro dovuto proteggerla. E se nella prima sta- che dovrebbero sembrare occulte ed enigma- una terza stagione, non dovremo aspettare gione il ritmo della narrazione era scandito tiche, ma che si rivelano essere, esattamente troppo per scoprirlo, e magari vedere 13 rea- dalle audiocassette lasciate da Hannah per come la sua presenza nel programma, total- sons why diventare quello che ha sempre aspi- spiegare le ragioni del suo gesto disperato, mente fuori contesto, inutili per lo sviluppo rato ad essere: un materiale televisivo davvero stavolta i creatori della serie sconvolgono i narrativo della storia. Nonostante tutto però, didattico, profondo e con un vero messaggio personaggi con un altro elemento ugualmen- nella serie è stato inserito un elemento che ne da trasmettere. te vintage e radical chic, caricato però di un’im- innalza la qualità, e probabilmente è il motivo portanza terribile: delle polaroid che raffigura- per cui stavolta 13 reasons why andrebbe davve- no una serie di stupri e molestie, messe in atto ro vista. Accanto alla storia di Hannah e del Ilaria Lorusso

24 [email protected] La novella scomparsa: Alibech, Rustico e il “Ninferno” tagliati dal Decameron di Pasolini Se si esaminano atten- “gioco” nell’accezione francese del termine, principio della vicenda. L’incipit ci introduce, tamente i vari passaggi non nella ricostruzione dell’ambiente in cui si infatti, in un modo favolistico e recondito. Un di trattamento e copio- gioca. Lo stile è “comico” e quindi il mondo è confronto, poi, tra la sceneggiatura e il testo ni che hanno condotto “quotidiano”.1 originale di Boccaccio rivela la fedeltà con cui Pier Paolo Pasolini all’e- Grazie alla sceneggiatura possiamo, nono- il regista si attiene allo scritto del letterato tre- laborazione della sce- stante l’eliminazione della scena, tentare un centesco. Ne è un sintomatico esempio il dia- Giorgia Bruni neggiatura finale del confronto tra la visione di Pasolini e la novella logo fra Alibech e Rustico: Decameron si nota co- di Giovanni Boccaccio evidenziando le varia- BOCCACCIO: me alcune novelle scelte dalla raccolta boccac- zioni del regista. […] e così stando, essendo Rustico cesca, permangano e sopravvivano sino alla Inizio storia di Alibech. Ambienti più che mai nel suo disidero acceso per lo ve- scaletta definitiva del progetto e dunque sia- vari. Esterno. Giorno. derla così bella, venne la resurrezion della no presenti e vive nella mente del cineasta bo- Il mare, sonnolento, al mondo ci so- carne […] Alibech maravigliatasi disse: “Rusti- lognese sin dall’origine del progetto. co, quella che cosa è che io ti veggio Tra queste troviamo la divertente, che così si pigne in fuori, enon l’ho io?” erotica, dissacrante ed esotica vicen- “O figliuola mia” disse Rustico “questo da di Alibech e dell’anacoreta Rustico è il diavolo di che io t’ho parlato; e vedi anche se, nel film, non compare la se- tu ora egli mi dà grandissima mole- quenza che fu girata e poi tagliata po- stia, tanta che io appena la posso sof- co prima dell’edizione definitiva del ferire”. Allora disse la giovane: “Oh, lo- lungometraggio, presentato al Festi- dato sia Iddio, ché io veggio che io sto val di Berlino il 29 giugno del 1971. Nel meglio che non stai tu, ché io non ho 2005 Roberto Chiesi, Responsabile cotesto diavolo io”. Disse Rustico: “Tu del Centro Studi Pier Paolo Pasolini dì vero, ma tu hai un’altra cosa che della Cineteca di Bologna cura, grazie non l’ho io, e haila in iscambio di que- ai preziosi contributo di Beatrice sto”. Disse Alibech: “O che?”. A cui Ru- Banfi, Laura Betti, Sergio Citti, Ninet- stico disse: “Hai il ninferno; e dicoti to Davoli, Mario De Biase, Nico Naldi- che io mi credo che Idio t’abbia qui ni, Enzo Ocone, Mario Tursi e Giusep- mandata per la salute dell’anima mia, pe Zigaina, il progetto Il corpo perduto per ciò che se questo diavolo pur mi di Alibech in cui ricostruisce la storia darà questa noia, ove tu vogli aver di dell’episodio tagliato (che avrebbe do- me tanta pietà e sofferire che io in in- vuto essere il decimo) inserendo le fo- ferno il rimetta, tu mi darai grandissi- to di scena scattate da Tursi. Pasolini, ma consolazione e a Dio farai grandis- spaventato dall’eccessiva durata simo piacere e servigio, se tu per del film, si vide costretto ad una quello fare in queste parti venuta aut aut: Alibech o Lisabetta? Lisa- sé, che tu dì”. La giovane rispose: betta da Messina, grande figura “O padre mio, poscia che io ho il tragica del Decameron immolata ninferno, sia pure quando vi pia- agli amori infelici, costitutiva “l’al- cerà” […].3 PASOLINI: tra donna del re” se si pensa che il […] ma ecco che si ha “la suo personaggio aveva eroica- resurrezione della carne”; Rustico mente resistito, al pari esatto di è in erezione, in tutta la purezza e Alibech, a tutte le modifiche che il la semplicità della sua casta giovi- poeta regista apporterà al testo prima del set. no solo lui e il sole. nezza. Alibech lo guarda stupita. L’episodio drammatico è un unicum all’inter- Dissolvenza su: ALIBECH: “Quella cosa che io vedo, no del film: il solo in cui Pasolini abbandona PP. Della bambina Alibech. che cos’è, che si spinge così in fuori, e io non del tutto il filo comico e celebrante l’allegria Dissolvenza su: ce l’ho?” della vita caratteristico della sua trasposizio- il mare c.s. RUSTICO: “Eh, figliola mia... questo ne di Boccaccio. Seppure per una ragione dif- Dissolvenza su: è il diavolo di cui ti parlavo... e tu lo vedi, ades- ferente, anche l’episodio di Alibech avrebbe il totale di una grande città Araba so...egli mi dà grande dolore, tanto che appe- rappresentato un unicum : il solo di ambienta- medioevale (Sana). na lo posso sopportare... zione esotica (girato a Sana’a) e onirica onni- Dissolvenza su: ALIBECH: “Lodato sia Iddio, che io presente, invece, ne Il Fiore delle mille e una not- il mare c.s.2 sto meglio di te, perché io non ce l’ho questo te. L’autore mira alla fascinazione squisitamente diavolo... Pasolini nell’intervista Io e Boccaccio a Dario romantica, primordiale e orientaleggiante dei RUSTICO: “Hai ragione, ma tu hai Bellezza: paesaggi arabici giocando, attraverso le tecni- un’altra cosa che io non ho; e ce l’hai in vece di Ma questo tuo “gioco” l’hai poi fatto che cinematografiche, col susseguirsi di im- questo. svolgere in un ambiente realistico? magini del mare, della città di Sana e del volto ALIBECH: “E cosa?” Si. Strano a dirsi “giocare” al cinema innocente della protagonista bambina già dal RUSTICO: “Tu hai l’inferno, e io cre- vuol dire essere professionisti e... fare del rea- do proprio che Dio ti abbia mandata qui per la lismo. Tutto ciò che ho ricostruito nel Deca- 1 P.P.PASOLINI, Saggi sulla politica e sul- salute della mia anima. Nel caso che tu abbia meròn, costumi e ambienti, l’ho voluto rico- la società, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, tanta pietà da sopportare che io lo rimetta struire il più realisticamente possibile (ho 1999. Intervista Io e Boccaccio rilasciata a Dario segue a pag. successiva rinunciato al “fantastico” dell’Edipo, per esem- Bellezza nel 1970 e pubblicata su l'Espresso, p 1654. pio, o di Medea). L’elemento innaturale è nel 2 P.P.PASOLINI, Trilogia della vita, a cura 3 G.BOCCACCIO, Decameròn, pp 645- di Giorgio Gattei, p 51. 646. Novella di Alibech. 25 n. 63

segue da pag. precedente ne...”.6 potere manifesto nel gesto violento di strappare nell’inferno, tu darai a me una grandissima Altro particolare fondamentale lo ritroviamo la piccola Alibech a Rustico, senza bisogno di consolazione e farai a Dio un grandissimo avviandoci verso la conclusione della novella: proferire parola. Nel suo agire leggiamo le me- piacere- se è per questo che hai voluto venire nell’opera letteraria, quando Neerbal irrompe desime tracce della brutalità e della possessività qui... nella modesta dimora di Rustico per portar condivise dai tre fratelli di Lisabetta ad esempio. ALIBECH: “Oh, padre mio, dato che via Alibech, il monaco ne è sollevato dal mo- La violenza dell’amore negato e le lacrime di Ru- io ho l’inferno, fate pure come voi credete me- mento che, a causa della debolezza del fisico, stico e Alibech spengono, per un momento, l’an- glio...”.4 non riusciva più a soddisfare la ragazza. To- damento umoristico della vicenda e, anche nella Pasolini fin qui non muta il corso degli avve- talmente differente è, invece, la reazione del conclusione, quando la ragazza mostra alle don- nimenti narrati da Dioneo limitandosi ad ar- personaggio nella sceneggiatura scritta da Pa- ne il modo in cui serviva Dio con il monaco su-

ricchire lo spessore psicologico dei personag- solini: scitando la loro sciocca ilarità, la risata dello gi di Rustico e Neerbal: i due personaggi, nella Ed ecco che come uno stormo di colo- spettatore resterà amara al pensiero di Rustico, visione e revisione del regista, rinascono qua- riti falchi, con i loro burnus sventolanti, i predo- nella sua tenera dolcezza, abbandonato nell’ari- si a nuova e più “umana” vita rispetto alla loro ni giungono alla capannuccia di Rustico; Neer- do deserto e dimenticato. La distanza tra Neer- precedente esistenza tra le pagine del libro. bal afferra la bambina recalcitrante, se la mette bal e Rustico si evince anche dal loro corpo. Ne- Ciò andrà a modificare l’andamento della vi- davanti a sé sul cavallo, fugge via inseguito dai erbal si presenta cenda. Partiamo da Rustico. In Boccaccio non suoi, nella polvere rutilante; Rustico resta solo […] con addosso una semplice tunica, appena la giovane giunge dal romita, presen- col suo Dio: e una lacrima è nel suo occhio puro.7 che scopre la sua bellezza virile, sguainata come tato certamente quale assai divota persona e Pasolini mette in luce la sfera delle debolezze e una spada, guarda attraverso una finestra inter- buona.5 delle paure umane come la solitudine mentre na, sorridendo, avido, verso il gineceo.10 questi l’accoglie per mettersi alla prova ma Boccaccio si concentra maggiormente sulla resa Inoltre il futuro sposo di Alibech, sentendola senza il dissidio interiore che, invece, leggia- comica delle situazioni e sul gioco degli equivo- raccontare l’esperienza vissuta del diavolo che mo nella sceneggiatura di Pasolini: ci. Pasolini pensa ad un Rustico dagli occhi puri, rimetteva felice nel suo inferno, Capannuccia di Rustico. Interno. un po’ smarriti ma nel tempo stesso induriti dal- […] è là che ride canagliamente; e ri- Giorno. la decisione di servire a tutti i costi il Signore. 8 fatto dal riso quasi ragazzino.11 Entrato nella sua nuda capannuc- Continuamente viene rimarcata la purezza e Il boccacciano Neerbal resta, invece, un perso- cia- con due pelli, una panca, un desco con po- l’innocenza rilucente nel suo spirito. Cerca di naggio estremamente anonimo e del tutto privo che radici, e una croce di legno, Rustico cade pregare e lo fa con sincerità e purezza d’animo di caratterizzazione: la sua unica funzione in ginocchio. (mai un momento di volgarità c’è e ci sarà in lui) all’interno della novella si riduce all’azione di RUSTICO: “Signore, cosa devo fare? […].9 aver portato via Alibech e di averla sposata ere- Cacciarla via perché il demonio non mi tenti? In perfetta antitesi al candore del monaco, nel ditandone il patrimonio. Non compaiono nep- (aspettal’ispirazione divina) No! La terrò qui finale, irrompe bruscamente la violenza di Ne- pure indizi come, ad esempio, aggettivi a lui ri- con me, invece... e metterò alla prova la mia erbal. Il personaggio è simbolo della forza e del volti. Resta un vero peccato quello di doverci forza, in tua gloria...resisterò alla tentazio- 6 P.P.PASOLINI, Trilogia della vita, a cura limitare all’analisi senza poter ammirare l’inte- 4 P.P.PASOLINI, Trilogia della vita, a cura di Giorgio Gattei, p 53. ra sequenza girata dal regista. di Giorgio Gattei, p 54. 7 Ivi, p 56. Giorgia Bruni 5 G.BOCCACCIO, Decameròn, p 644. 8 Ivi, p 53. 10 Ivi, p 56. Novella di Alibech. 9 Ibidem. 11 Ibidem. 26 [email protected] Cannes 2018: vince il cinema giapponese. Guida critica ai film del concorso ufficiale del Festival Il Festival di Cannes miglior attrice, Zhao Tao. 2018, ha presentato Film della Competizione Ufficiale. un buon livello quali- Di seguito il commento critico di 14 tativo con molte ope- su 21 lungometraggi in concorso re di genuino cinema secondo il mio ordine di preferen- d’autore e un’impor- za qualitativa, segnalando i Premi Giovanni Ottone tante presenza di ci- assegnati dalla Giuria dei lungo- nema asiatico e russo, metraggi e altri riconoscimenti segnatamente dal Far East, sia nelle sezioni della critica. della Selezione Ufficiale sia nelle due sezioni The Wild Pear Tree (Ahlat Agaci), ot- autonome collaterali, La Quinzaine des Réals- tavo film di Nuri Bilge Ceylan (Tur- ateurs e la Semaine de la Critique. Complessi- chia), è a mio giudizio il miglior vamente sono state molte le prove di una defi- film del concorso ufficiale e quello nizione di nuovi territori espressivi. Si sono con la miglior regia. Si tratta di un evidenziati numerosi esempi di un cinema vero capolavoro: emozionante e coraggioso, rispetto al luogo nativo, che avverte come op- ancorato al mondo attuale, con diverse decli- con una scrittura e una messa in scena di otti- primente, ma non rassegnato. È fortemente nazioni di realismo, ma non ripiegato su una ma fattura, arricchita da magnifici dettagli. caratterizzato da un susseguirsi di lunghi, piatta raffigurazione di una realtà desolante Propone una lucida cronaca familiare in un elaborati, ma spesso anche toccanti, dialoghi, segnata dalle urgenze della crisi economica e significativo contesto sociale e culturale. Of- a volte con forti contrapposizioni di opinioni da varie forme di violenza e di degradazione fre soprattutto l’efficace rappresentazione del e di valori, tra un sarcastico, risentito o disil- morale..La Giuria della “Compétition Officiel- carattere e dell’animo di un ventenne ambi- luso Sinan e i suoi interlocutori. Conversazio- le”, presieduta dalla nota attrice australiana zioso, orgoglioso e insoddisfatto, nell’affac- ni che avvengono spesso in interni o nel corso Cate Blanchett, e comprendente Ava Duver- ciarsi all’età adulta, tra sogni di realizzazione, di lunghe camminate in contesti paesaggistici nay, Léa Seydoux, Khadja Nin, Kristen Stewart, sentendosi superiore al prossimo, e presa di diversi. The Wild Pear Tree propone un dispie- Robert Guédiguian, Denis Villeneuve, Chang coscienza del fallimento delle proprie speran- garsi geniale di architetture narrative e verba- Chen e Andrey Zvyagintsev ha premiato alcu- ze. Descrive la triste dinamica esistenziale di li, con continua espansione dei confronti tra i ni dei film più rappresentativi di precise qua- una famiglia di ceto modesto in provincia, tra personaggi e con modificazioni di toni e po- lità autoriali, estetiche e narrative, ma pur- il porto di Canakkale e le campagne retro- sture.. Occorre anche rilevare la novità, ri- troppo non ha considerato alcuni tra i film stanti. Sinan (Aydin Dogu Demirkol), da poco spetto alla filmografia di Ceylan, della presen- migliori. In effetti è di enorme soddisfazio- za nel film di riferimenti, più o meno ne che Kore-eda Hirokazu abbia finalmente espliciti, alla situazione politica del Paese ottenuto la Palme d’Or per il miglior film che emergono durante le conversazioni (ad con un’opera, Shoplifters, che è forse la sua esempio la repressione delle lotte studente- più valida e compiuta nell’ultimo decennio. sche, il conformismo come modello propo- E anche il Premio alla miglior regia assegna- sto da autorità e “imprenditori”, il confron- to a Pawel Pawlikowski per Cold War rappre- to sul peso della religione nella società). The senta un pieno riconoscimento a una delle Wild Pear Tree appare visivamente affasci- migliori mise en scène, seppure non la mi- nante, essendo costellato da geniali archi- gliore in assoluto, fra i film del Concorso Uf- tetture visive e da splendidi e dinamici ficiale. Inoltre, se da un lato, fortunatamen- tableaux vivants giocati sull’interazione tra te, il Palmarès non ha compreso film con i personaggi e tra loro e il paesaggio, e offre tematiche politicamente corrette, ma molto una fotografia eccezionale, dai toni varie- ricattatori, grossolani, semplicistici e pove- “The Wild Pear Tree” (Ahlat Agaci), di Nuri Bilge Ceylan gati, curata dall’abituale collaboratore di rissimi dal punto della messa in scena, come laureato e in attesa del concorso per diventare Ceylan, Gökhan Tiryaki. ad esempio quelli di Eva Husson e di Stéphane insegnante, appassionato di letteratura e Shoplifters (Manbiki Kazoku - Une affaire de fa- Brizé, dall’altro sono stati riservati Premi im- aspirante scrittore, è autore di un memoriale, mille), di Kore-eda Hirozaku (Giappone), ha portanti a film decisamente sopravvalutati che contiene racconti ed episodi della sua ter- ottenuto la Palme d’Or al miglior film. È un come quelli di Alice Rohrwacher, Jafar Pa- ra e della sua famiglia, intitolato appunto magnifico dramma. Propone la questione del- nahi, Spike Lee e Sergey Dvortsevoy. Tuttavia “The Wild Pear Tree”. Ma si trova a dover fare la famiglia, in particolare i legami affettivi esi- è assolutamente non comprensibile e imper- i conti con i debiti accumulati dal padre, Idris stenti in quella entità e la proiezione sociale donabile l’esclusione dal Palmarès dei due (Murat Cemcir), un maestro alle soglie della della stessa, un tema che attraversa tutta la fil- film migliori: The Wild Pear Tree, di Nuri Bilge pensione che da anni è gravemente ludopati- mografia del cinquantacinquenne Kore-eda Ceylan, che è il vero capolavoro, magistrale, co, impelagato nelle scommesse sulle corse Hirokazu. Racconta, con straordinario respi- emozionante, e coraggioso, dell’edizione di dei cavalli e in altri giochi d’azzardo. Come ro narrativo, delicatezza e apparente sempli- quest’anno del Festival di Cannes e che, a mio già Once upon a time in Anatolia (2011) e Winter cità di toni, ma anche con grande intensità giudizio non è solo il miglior film del Concor- sleep, Palme d’Or al miglior film a Cannes nel emotiva, la parabola esistenziale di un nucleo so, ma vanta la miglior sceneggiatura, la mi- 2014, anche The Wild Pear Tree costituisce un familiare inconsueto, che vive ai margini della glior regia e il miglior attore, Murat Cemcir, magnifico affresco delle relazioni umane, ma società, infrangendone le regole, ma i cui mentre Ash is Purest White, di Jia Zhang-ke, è propone anche una sottile e risoluta disanima membri mostrano forte spirito comunitario e, un film meraviglioso sia perché contiene l’in- pluristratificata, e mai didascalica, delle pro- tra loro, palesano sentimenti genuini. Il qua- tero universo cinematografico del regista, sia blematiche di una società tuttora patriarcale, rantenne Osamu (Lily Franky) lavora saltua- in termini di dialettica tra desideri e senti- bloccata nel conservatorismo ipocrita e con- riamente come operaio edile in una ditta di menti e di lucida rappresentazione di un dolo- formista. Risulta incentrato sulla dialettica tra un costruzioni. La sua partner trentenne Noboyu roso cambiamento nella Cina del nuovo mil- padre irresponsabile e debole e un figlio tormenta- (Sakura Andō), è impiegata come stiratrice in lennio e vanta una regia quasi perfetta e la to e pieno di rancore, con sentimenti ambivalenti segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente fatalità, dell’orgoglio, della sofferenza e della (2006), i treni, le sale da ballo, la canzone fe- una lavanderia. L’anziana Hatsue (Kilin Kiki), sopravvivenza. Nel 2001 a Datong, un’antica e ticcio Y.M.C.A. dei Village People. Ma propone che chiamano nonna, assicura il reddito più depauperata città dello Shanxi, al centro di anche suggestioni e dettagli che ricordano al- sicuro, una magra pensione. La sedicenne Aki una declinante area mineraria carbonifera, la cuni film di John Woo, di Hou Hsiao-hsien e (Mayu Matsuoka) studia, ma si esibisce anche ballerina trentenne Qiao (Zhao Tao, musa e persino di Wong Kar-wai. La messa in scena in un peep show club senza pretese. Shota consorte di Jia, impressionante in un ruolo di conferma lo stile di Jia, improntato al realismo (Kairi Iyo), un bambino di dieci anni, non va a grande complessità) è la compagna del qua- stilizzato, in un contesto di narrazione lineare, scuola, ma accompagna ogni giorno Osamu rantenne Bin (Liao Fan), ambizioso boss di ma discontinua e parzialmente ellittica, che in un itinerario tra supermercati e negozi di una gang criminale dominante nella mafia lo- spesso mostra le conseguenze delle azioni pre- abbigliamento. I due agiscono come taccheg- cale. Una notte una banda di giovani delin- scindendo dalle cause. giatori, rubando prodotti alimentari e non. quenti attenta alla vita di Bin e Qiao, per sal- Cold War (Zimna Wojna), di Pawel Pawlikowski Vivono tutti insieme in una modestissima, vare l’amante, gravemente aggredito e ferito, (Polonia), ha ricevuto meritatamente il Pre- angusta e sporca casetta, con un minuscolo spara in aria. Dopo l’arresto, viene condanna- mio alla miglior regia (voto 7 / 7 e mezzo). Pe- giardino, in un quartiere proletario di Tokyo. ta a cinque anni di carcere, per possesso ille- raltro giova ricordare che Ida (2013), il film Poco a poco, grazie a un meccanismo di rive- gale di un’arma, perché ha omesso di dichia- precedente di Pawlikowski, è ancora più riu- lazione progressiva di piccoli dettagli, si ap- rare che la pistola era quella di Bin. Scontata scito e forte in termini drammatici, politici e prendono i tristi e oscuri segreti di ognuno la pena, nel 2006 Qiao si reca a Fengjie, una di messa in scena. Cold War è un ottimo melo- dei componenti della “famiglia”, tra i quali città in espansione affacciata sullo Yangtze dramma che racconta con intensa essenziali- non esistono legami naturali di sangue. Si so- River, e riesce infine a incontrare Bin, depres- tà le tappe di una storia d’amore tra il musici- no trovati casualmente, reduci da tristi storie so e senza potere, ma l’uomo afferma di essere sta borghese Wiktor e la cantante, di estrazione di abbandono subito, e accettati nel corso de- legato a una nuova compagna e rifiuta di se- popolare, Zula, ostacolata dal regime comuni- gli anni. Finché un giorno un banale inciden- guirla nuovamente nello Shanxi.. Undici anni sta polacco, durante gli anni ’50. Molto efficace te mette la polizia sulle tracce degli Shibata e dopo, a Datong, Qiao, che ha scelto di stare da nel descrivere la forza della passione tra i due la bizzarra “famiglia” costruita e difesa da sola, gestisce una casa da gioco, ritrovo degli amanti, ma anche la incapacità / impossibili- Osamu e da Noboyu viene smascherata e crol- anziani aderenti delle gang. Bin, ridotto in tà, in particolare della donna, di adattarsi a vi- la inesorabilmente. Kore-eda Hirokazu ha re- carrozzina perché emiplegico in seguito a vere sentendosi liberi nel mondo dello spetta- alizzato un’opera che contiene e ripropone un’emorragia cerebrale, consumato dall’alco- colo, effervescente e snob, di Parigi, essendo spunti ben presenti nei suoi film precedenti lismo e rovinato economicamente, si reca da comunque esuli, lontani dal proprio Paese. dedicati a tematiche familiari: Nobody Knows lei. Qiao, supera ogni rancore, lo accoglie e lo L’epilogo è indimenticabile: tragica espressio- (2004), Still Walking (2008), I Wish (2011), Like fa curare, nonostante l’uomo si dimostri in- ne di dignitosa, ma assoluta disperazione. I Father (2018), Like Son (2013), Little Sister (Umi- cattivito, permaloso e sarcastico. Nei film re- punti di forza del film sono i seguenti: il for- machi Diary) (2015) e After the Storm (2016). alizzati negli ultimi anni, in particolare in A mato 4:3, il vibrante bianco e nero, l’eccellente Grazie a una scrittura essenziale, ed elaborata Touch of Sin (2013), Jia racconta la Cina di oggi fotografia, gli ottimi attori protagonisti eil senza sembrarlo, il film promana una straor- e il suo “progresso” che calpesta la dignità del- convincente production design. Pawlikowski dinaria fluidità narrativa ed è venato di sottile la gente comune attraverso l’arroganza e la si ispira all’itinerario esistenziale dei propri malinconia, genuina tenerezza e fini accenti sfacciata corruzione dei funzionari pubblici genitori e conferma la sua squisita capacità di comici. Kore-eda conferma la sua originale locali e dei nuovi ricchi. Ash Is Purest White descrivere la psicologia femminile e il suo sti- poetica umanista ed è certamente memore propone una parabola simile, nella partizione le assolutamente privo di retorica, che ricorda dei film di due grandi maestri, Yasujiru Ozu e in tre fasi temporali, a quella del precedente sia l’austerità di Robert Bresson, sia la straor- Mikio Naruse, ma dimostra di non essere un Mountains May Depart (2015), ma è un film con dinaria problematicità dei primi film di Po- imitatore. Scandaglia, con la consueta natu- una diversa intimità ed è ambientato in un lanski e di quelli di Kieslowski. Forse l’unica ralezza, le contraddizioni dei personaggi in ambiente sociale diverso. La dialettica defla- pecca del film è una certa contrazione narra- un contesto molto problematico e sviluppa, grante è quella tra desideri e sentimenti, tra tiva della storia, dovuta probabilmente alla senza analisi psicologiche artificiose, un volontà di evitare la tentazione retorica. pregevole caleidoscopio di sentimenti attra- Dogman, di Matteo Garrone (Italia), ha otte- verso un ritratto semplice, ma emozionante, nuto con pieno merito il Premio al miglior evitando accuratamente il sensazionalismo attore assegnato a Marcello Fonte. È un e la deriva didascalica. Il film è venato di sot- dramma atipico, tragico, sporco e dispera- tile malinconia, genuina tenerezza e fini ac- to, ispirato da un efferato fatto di cronaca, centi comici. La messa in scena denota mas- un brutale omicidio avvenuto nel 1988. Rac- sima pulizia e sobrietà stilistica. La scelta conta un’umanità periferica che abita in un dei tempi delle inquadrature e il montaggio, non-luogo squallido e desolato: la location è curato dallo stesso regista, sono sempre per- quella dell’ex Villaggio Coppola, frazione di fettamente funzionali alla descrizione degli Castel Volturno. Garrone torna con ottimi stati d’animo dei personaggi. Ash is Purest White (Jiang Hu Er Nv), di Jia Zhang-Ke (Cina) risultati al suo cinema che ha dato prova di Ash is Purest White (Jiang Hu Er Nv), di Jia accettazione o meno di una nuova realtà e an- sapersi muovere tra i generi (dramma, noir, Zhang-Ke (Cina), avrebbe certamente merita- che tra delusione e libera ricerca di nuove pro- horror, commedia), costruendo uno specchio to il Premio alla miglior attrice a Zhao Tao o spettive, con l’incapacità di dimenticare il “oggettivo” di voci, facce, comportamenti e un qualsiasi altro Premio al film. È un eccel- passato. Determinante risulta l’approccio au- suoni e seguendo una logica di “tempo del lente melodramma che ripropone lo sguardo dace e sottilmente partecipativo e la squisita racconto”. Conclude una trilogia ideale insie- acuto di Jia Zhag-Ke sulle contraddizioni del costruzione drammatica dei personaggi pro- me ai suoi precedenti L’imbalsamatore (2002) e cambiamento nella Cina del nuovo millennio tagonisti, travolti dalle conseguenze delle loro Primo amore (2004). La vicenda si svolge in e sulla perdita di valori morali nella vita delle azioni, tra aspettative, disillusioni, conflitti e quartiere di periferia, affacciato su un mare persone, attraverso un’originale reinterpreta- momenti di rievocazione delle proprie radici, sporco, con palazzi dalla architettura “moder- zione di canoni di genere. Racconta il contra- in un mondo in cui i mutamenti sono radicali. na” di pessimo gusto ormai deperiti, attorno a stato e malinconico consumarsi di un amore e Ash Is Purest White contiene l’intero universo una grande piazza abbandonata all’incuria. la forza e la dignità della protagonista femmi- cinematografico di Jia: lo Shanxi dove è nato, Tutti si conoscono: proletari e sottoproletari e nile, ma propone anche le dinamiche della teatro dei suoi primi film, la regione delle Three pochi negozianti ed esercenti incupiti, solidali violenza, del tradimento, della lealtà, della Gorges dove ha girato Still Life (2006) e Dong segue a pag. successiva 28 [email protected]

segue da pag. precedente sfumature della cultura giapponese. Propone scrittura e narrativo: il processo intentato da contro i violenti, piccoli criminali e tossicodi- una love story contemporanea che ricorda i Zain ai propri genitori, fulcro di una narrazio- pendenti che si aggirano nell’insediamento. romanzi di Balzac, deliziosamente artificiosa. ne, largamente in flashback, fluida, solida e Marcello (Marcello Fonte) è un trentenne pic- A Osaka la studentessa universitaria Asako convincente, toccante e solo parzialmente re- coletto che si dedica con impegno al suo nego- (Erika Karata), dolce, piuttosto naïf e priva di torica, anche nel finale che non è affatto un zio dove esegue attività di pulizia e estetica – toi- interessi intellettuali, vive il suo appassionato happy end. Lo sguardo della Labaki è traspa- lette per cani. Mite e benvoluto dai proprietari amore romantico con un ventenne, il miste- rente e onesto, sinceramente empatico, me- dei negozi vicini, il protagonista ne ricerca la rioso, affascinante, e più o meno anticonfor- more, senza imitarle, delle lezioni neorealiste benevolenza e l’amicizia. Inoltre, ogni volta mista, Baku (Masahiro Higashide). Ma lui di De Sica e dei fratelli Dardenne. Certamente che gli è possibile trascorre il suo tempo con la all’improvviso scompare senza aver fornito al- alcuni squilibri narrativi e spunti prosaici, se- figlia tredicenne Alida (Alida Baldari Cala- cuna spiegazione o giustificazione. Due anni condo la tradizione mediorientale e, in alcuni bria). Ma Marcello non è un eroe: arrotonda le dopo, a Tokyo, la donna incontra Ryohei (Ma- momenti, un eccesso di musica, accentuano i sue entrate con un discreto spaccio di cocai- sahiro Higashide), executive che lavora in un’a- toni naturalisti, ma non inficiano quasi mai la na. Per questo è continuamente cercato da Si- zienda commerciale. Un giovane che, fisica- verità oltre la finzione. mone (Edoardo Pesce), un ex pugile dilettan- mente, sembra un sosia di Baku, ma che presenta Blackkklansman, di Spike Lee (USA), ha otte- te, psicopatico, tossicodipendente e violento, un’indole molto diversa, essendo ben integra- nuto il Gran Premio della Giuria. È una com- con cui ha instaurato una torbida amicizia. to e moderatamente carrierista. Dopo varie media farsesca d’epoca, ambientata nella pro- Marcello è soggiogato dalla spavalderia del ri- incertezze il loro amore, agevolato dalla fre- vincia americana, a Colorado Springs, con baldo, il quale ne approfitta. Ne deriva una pe- quentazione di alcuni buoni amici, porta a contenuti politici di denuncia. Rievoca gli an- nosa sudditanza del più debole nei confronti una fruttuosa relazione di cinque anni. Ma ni ’70, il razzismo suprematista con simpatie del più forte. Garrone propone una complica- poi Baku, divenuto un famosissimo model- ta relazione vittima - carnefice nei suoi risvol- lo, riappare. Ryûsuke Hamaguchi punta a ti di malsana “amicizia”, di desideri semplifi- caratterizzare psicologicamente i perso- cati, di ossessione e di ambiguo riscatto, naggi, dipanando una sottile descrizione evitando brillantemente la deriva del revenge delle loro contraddizioni personali e affet- thriller. È un film crudo, cupo e, a tratti, strug- tive. Documenta, senza essere didascalico, gente, puramente naturalista. Ma non mostra l’altalenante evoluzione delle loro relazio- mai autocompiacimento o eccessi spettacola- ni, mostrando attitudini e risvolti emotivi ri gratuiti da grand guignol, nonostante qual- e comportamentali diversi. Riesce a dosare che aspetto prosaico e qualche tono troppo uno humour molto fine e affronta senza se- calcolato. Notevole la regia costruita su una riosità i temi dell’innamoramento, dell’en- sapiente variazione della distanza della mac- tusiasmo, delle incomprensioni, dell’inca- “Blackkklansman” di Spike Lee (USA) china da presa durante le inquadrature. pacità egoistica di relazionarsi con gli altri e naziste del Ku Klux Klan e i miti dell’attivismo Le livre d’image, di Jean-Luc Godard ( Francia), della paura della solitudine nell’ambito di un afroamericano, tra la militanza nel Black è stato valorizzato dalla Giuria che ha asse- gruppo di ventenni piccolo borghesi in un Power mouvement, con incitazioni alla vio- gnato una Palme d’Or speciale (alla carriera) contesto post moderno, marcato dalla relazio- lenza di massa da parte delle Black Panthers, e allo stesso Godard. Si tratta di un magistrale ne controversa con consuetudini e pregiudizi le battaglie pacifiche per il rispetto e la parità film di montaggio e cut-up, con magnifiche che vengono da tradizioni culturali secolari. dei diritti. Storia strampalata dell’infiltrazione soluzioni di postproduzione, che assembla un E soprattutto propone il ritratto di un perso- dell’unico ambizioso e anticonformista agente ricchissimo puzzle di materiali visivi e foota- naggio femminile, quello di Asako, affatto ste- di polizia negro della città nella sezione locale ge che spaziano dal cinema di ogni epoca alla reotipato, imprevedibile e sfaccettato anche del Ku Klux Klan, attraverso la mediazione di pittura e alla letteratura. Un flusso continuo quando sembra esprimere tratti caratteriali e un agente bianco che materialmente incontra i di immagini e parole, che affascina, ma che si sentimentali piuttosto consueti. Nel suo cine- terroristi razzisti, tra improbabile e raffazzo- fatica a seguire e a decifrare completamente, ma si notano affinità con maestri del cinema nata missione investigativa e beffa goliardica. organizzato per capitoli, con citazioni lettera- giapponese del passato, quali Mikio Naruse e Il dramma e la tragedia sono sempre sfiorati, rie e filosofiche in voice over e scritte-slogan Kenji Mizoguchi, o del presente, come Kore-eda ma evitati. Tuttavia il film è decisamente di- sovrapposte, che spazia su innumerevoli te- Hirokazu. vertente, ricco di idee, intuizioni, suggestioni mi, con sintesi folgoranti o discutibili. Il film Capharnaüm, di Nadine Labaki (Libano), ha e trovate esilaranti, nonostante una sceneg- si dilunga spesso sulle contraddizioni del ottenuto il Premio della Giuria. È un dramma giature arzigogolata e squinternata. E il con- mondo arabo con una declinazione vagamente dell’infanzia sottoproletaria calpestata e vili- tinuo gioco di analogie e riferimenti tra il raz- pacifista e a favore della difesa della conviven- pesa, tra l’indifferenza o l’ostilità di tutti, zismo dei primi anni ’70 e la situazione attuale za civile tra diversi. Godard conferma tutta la nell’inferno sovrappopolato, caotico e disgra- negli USA, squassati dalla non politica revan- sua storia cinematografica di rottura con l’or- ziato dei quartieri popolari di una metropoli chista e divisiva di Trump, viene condotto in dine esistente, di sperimentalismo e di virtuo- del Medio Oriente, visibilmente Beirut (anche gran parte con brillante, quantunque superfi- sismi formali, “post-moderni”, spesso geniali. se non esplicitamente identificata). È la storia ciale, vis comica grottesca e caricaturale. Pur- Ma riafferma anche la sua logica affabulatoria di Zain (Zain Alrafeea), un dodicenne, e dei troppo Blackkklansman è prolisso, troppo ca- solipsistica. Come nel precedente Adieu au lan- suoi piccoli fratelli e sorelle, asserviti a genito- ratterizzato secondo i canoni della produzione gage (2014), Godard riflette sul senso delle im- ri cinici e marginali, che li sfruttano in ogni mainstream e il ritmo arranca spesso appe- magini e rimanda all’insufficienza della paro- modo, li maltrattano oltre ogni limite e li usa- santito da sottotrame ed episodi collaterali. la e al flusso continuo del pensiero. Tuttavia è no come merce di scambio. La svolta avviene Inoltre il finale propone una carrellata indub- un Godard molto meno sentenzioso e vellei- quando quei genitori sottoproletari obbliga- biamente pertinente, ma dissonante rispetto tario, brillante e persino arguto e autoironico, no Sahar (Cedra Izam), la figlia appena undi- al tono comico del film, di footage che evoca- ed evita qualsiasi battuta antisemita, quan- cenne a sposare un negoziante del loro quar- no la persistente violenza contro i negri negli tunque proponga invece una significativa ci- tiere, ottenendo in cambio alcune galline e USA, compresi i recenti sanguinosi fatti di tazione di Joseph de Maistre, storico espo- altri generi alimentari. A quel punto Zain, scon- Charlottesville. nente del pensiero conservatore e reazionario. volto per non essere riuscito a impedire quello Yomeddine, di A.B. Shawki (Egitto), è un’opera Asako I and II (Netemo Sametemo), di Ryusuke scambio abominevole, si allontana dall’allog- prima abbastanza convincente che attualizza Hamaguchi (Giappone), è un brillante anti gio fatiscente dove vive la famiglia. Nadine alcune letture del cinema di Youssef Chahine melodramma: un mosaico di sentimenti e di Labaki utilizza un efficacissimo espediente di segue a pag. successiva 29 n. 63

segue da pag. precedente FIPRESCI. È un melodramma, con tinte thril- situazioni, imita maldestramente ed enfatica- e che cita e reinterpreta De Sica, Charlie Chaplin ler, tanto arzigogolato quanto poco convin- mente lo stile dei primi film dei fratelli Dar- e Bresson. Un piccolo racconto di formazione cente e credibile, girato con preziosismi este- denne. in bilico tra dramma neorealista e fairy tale tici ai limiti dell’artificiosità e del narcisismo. 3 Faces (Se Rokh), di Jafar Panahi (Iran)., ha ot- sentimentale. Un road movie di avventure Adattamento di un racconto del noto autore tenuto il Premio ex-aequo alla miglior sceneg- marginali e picaresche scandito da un accat- giapponese Haruki Murakani. Racconta un giatura assegnato a Jafar Panahi e a Nader Sa- tivante motivo musicale ricorrente che spezza triangolo di passioni contorte e mal espresse eiav (voto: 4 / 5). In premessa, il film si pone i possibili climax melodrammatici. Solo appa- tra tre ventenni problematici: Hae-mi (Jun sulle tracce dei precedenti di Panahi, This is rentemente fragile, ma genuino e, a tratti, Jong-seo), sfuggente e apparentemente inge- not a film (2011), Pardé (Closed Curtain) (2013) e toccante, con alcuni difetti negli snodi narra- nua, Jong-su (Yoo Ah-in), impacciato, permalo- Taxi (2015), dignitose performance personali tivi, ma largamente privo di retorica, grazie a so e nevrotico aspirante scrittore di origini del regista e al tempo stesso audaci testimo- un approccio non ricattatorio e non didascali- proletarie e Ben (Yeun Steven), bello, miste- nianze da parte di un artista condannato dai co, nonostante racconti la storia penosa di un rioso, ambiguo e ricco playboy. Burning è reietto. Beshay (Rady Gamal), un piccolo ex estenuante, non solo per la notevole len- lebbroso, coperto di cicatrici, dopo 40 anni di tezza e dilatazione narrativa, ma anche reclusione in un lebbrosario, sopravvivendo per l’incerta e pasticciata caratterizzazio- con la rivendita di metalli trovati in una gran- ne psicologica dei personaggi, i dialoghi de discarica, parte con il suo carretto, trainato spesso grotteschi e la strumentalità di dall’amato asino, per ritrovare la propria fa- una pseudo suspense insistita, giocata miglia che l’aveva abbandonato in tenera età. sulla contrapposizione tra realtà e appa- E si ritrova accompagnato da Obama (Ahmed renza, con allusioni criptiche ed espe- Abdelhafiz) un orfanello che conosce da tem- dienti di corto respiro o ricattatori. E alla “3 Faces” (Se Rokh) di Jafar Panahi (Iran) po e che non vuole staccarsi da lui. Yomeddine fine viene affossato da un finale sensa- configura una parabola circolare in cui si sus- zionalista scontato e improntato al romantici- tribunali al divieto di realizzare film e di con- seguono incontri, episodi di dolorosa discri- smo tragico più vieto. Certamente non manca- cedere interviste per molti anni.. 3 Faces è uno minazione, furti, piccole violenze, inaspettata no spunti interessanti di osservazione della pseudo dramma (tra auto fiction, film a tesi e amicizia e affetti familiari faticosamente re- società coreana, in particolare della condizio- documentario) ambientato in un remoto vil- cuperati. Sullo sfondo l’Egitto di oggi, un Pae- ne giovanile e femminile, ma a Lee Chang- laggio di montagna del nord dell’Iran, ai con- se arcaico e “moderno”, duro e persino feroce, dong non interessano davvero le tematiche fini con la Turchia. La storia è strampalata e con qualche nota di solidarietà tra gli ultimi sociali o le confuse metafore, morali e non, presenta non poche incongruenze e clichés nella scala sociale. che propina di continuo allo spettatore, per- nella sceneggiatura. Panahi, nella parte di sé Leto (L’été), di Kirill Serebrennikov (Russia), è ché privilegia la costruzione estetica. Quindi stesso, è stato spinto ad accompagnare in au- un dramma esistenziale, ispirato a fatti veri e la messa in scena è curatissima, ma spesso la to Benhaz Jafari, un’amica attrice, nota star tratto da un romanzo. Racconta, con atmosfe- ricerca ossessiva di contrasti di luce e inqua- degli sceneggiati e serial televisivi, nella parte re da amarcord, i giovani di Leningrado nei drature perfette avviene quasi a prescindere di sé stessa, che vuole raggiungere ad ogni co- primi anni ’80. In particolare mette a fuoco la dal coerente sviluppo della storia. sto la piccola comunità rurale. Giunti sul po- scena di piccole band rock, tra blanda prote- Ayka, di Sergey Dvortsevoy (Russia), ha rice- sto sono determinati a risolvere un mistero sta generazionale e feticismo nei confronti vuto il Premio alla miglior attrice assegnato a che è diventato un caso di coscienza. Infatti delle band anglosassoni e americane, Sex Pi- Samal Yesyamova. Si tratta di un dramma l’attrice ha ricevuto sul suo cellulare, via Tele- stols, Lou Reed, David Bowie, Marc Bolan e i esistenziale neorealista e naturalista non pri- gram, il videomessaggio di una ragazza del T-Rex, Jim Morrison, Blondie, ecc. Si svolge vo di interesse etnologico e sociale, ma viziato villaggio che racconta la sua disperazione e tutto in un’estate e l’asse portante è un timido da evidenti intenti didascalici. Configura l’iti- che minaccia di suicidarsi, se non aiutata, e incerto triangolo amoroso, che provoca disa- nerario di disgrazie e di disperata sofferenza perché non può realizzare il sogno di diventa- gio, ma mai tragedia, tra Mike (Roman Bilyk), di un personaggio archetipo, a fronte della in- re attrice, soprattutto a causa degli ostacoli leader di una band ormai affermata, il più giova- differenza e cattiveria di quasi tutti gli altri, e posti alla sua vocazione dalla famiglia, specie ne Viktor (Teo Yoo), affascinante newcomer e quindi rammenta i romanzi di Dickens e di Zo- dal fratello. Questa farsesca vicenda diventa il Natasha (Irina Syarshenbaum), moglie dedi- la. Propone il ritratto ansiogeno di una venten- filo conduttore attorno a cui si dipanano- in cata di Mike e madre responsabile del loro ne kirghisa a Mosca, durante il durissimo in- contri e colloqui di Panahi e della sua amica at- bambino, che si prende una sbandata roman- verno nevoso, costretta alla clandestinità trice con i villici non solo per rintracciare l’aspi- tica per Viktor. Poca o nulla originalità, perso- dopo che il suo permesso di soggiorno è sca- rante suicida, ma, soprattutto per dare sfogo a naggi solo abbozzati, totale timidezza nel rie- duto. Ayka (Samal Yesyamova) vive in uno considerazioni scontate o predicatorie sulla vi- vocare il vero disagio e il dissenso critico nella squallido alloggio, dove affitta un letto, in co- ta ordinaria, la famiglia, la condizione femmi- Russia sovietica, nonostante un accurato pro- abitazione forzata con altri immigrati, è co- nile, le generazioni, il cinema e gli strumenti duction design d’epoca. Peraltro Serebren- stretta a svolgere sordidi lavori occasionali della rappresentazione, la verità falsificabile e nikov confeziona un’opera di notevole fattura sottopagati, viene truffata ed è perseguitata il falso verosimile, ecc. e per manifestare, tra formale, girata in un accattivante bianco e ne- dagli strozzini per un debito contratto quan- le righe, velate critiche al conservatorismo ro, con ritmi ben studiati e infarcita di virtuo- do in precedenza ha tentato una piccola av- della società iraniana. Prevalgono spesso i cli- sistiche esibizioni musicali (con un eccesso di ventura imprenditoriale finita male. Ma la vera chés popolareschi, toni prosaici o fintamente cover di brani notissimi del rock occidentale). tragedia avviene all’inizio del film, condizionando ingenui e bozzettistici, mentre i momenti po- Tuttavia in Leto la drammatizzazione è asfitti- tutto l’incalzante racconto, con eccessi poco cre- etici scarseggiano. Mancano la spontaneità e ca e spesso artificiosa, la poesia difetta e i ri- dibili e metafore esemplari, spesso irritanti: la verità dei personaggi, che appaiono troppo correnti intermezzi immaginati o sognati, Ayka partorisce un neonato e poi lo abbando- paradigmatici, al limite della caricatura, men- con sperimentalismo di immagini e interven- na fuggendo dall’ospedale. Quindi inizia la tre prevalgono la valorizzazione dei buoni ti grafici pop sovrapposti che ricordano la tec- sua odissea, aggirandosi senza meta, sempre sentimenti e le ipocrite mediazioni. nica Snapchat, a significare agognate scene allo stremo a causa dell’emorragia post-par- di una rivolta, che non avviene mai, sono dav- tum in corso, fino ad un epilogo sensazionalista, vero irritanti. costruito ad arte. La messa in scena tutta giocata Burning, di Lee Chang-dong (Sud Corea). ha sul tallonamento ossessivo della protagonista ottenuto il Premio della Giuria dei critici della con telecamera a mano, e sulla ripetitività delle Giovanni Ottone 30 [email protected] Garibaldi, un mito tra denigrazione e fiction Esattamente 211 anni voler liberare con una sua spedizione le na- fa, il 4 luglio del 1807, zionalità oppresse nei territori che domi- nasceva a Nizza, allora navano. Nel 1861, pochi mesi dopo l’inizio occupata dai francesi, della guerra civile, il presidente americano Giuseppe Garibaldi, Abramo Lincoln offrì per ben due volte a terzogenito dei sei fi- Garibaldi il comando di un’armata Unioni- gli del genovese Do- sta con: “...il grado di Maggior Generale dell’e- menico Garibaldi e sercito degli Stati Uniti e con lo stipendio relati- della savonese Maria vo”. Incarico che poi fu affidato al generale Rosa Raimondi. In Ulysses Grant. A quella guerra, tuttavia, par- campo artistico sono tecipò il corpo di volontari del 39° New York Andrea David Quinzi molti gli italiani famo- Volunteer Infantry, denominato: Garibaldi si in tutto il mondo, ma per quanto riguarda Guard. Eppure, paradossalmente, è proprio condottieri e generali, a parte i grandi dell’an- nella sua patria che Garibaldi è sempre al tica Roma, non abbiamo grandi figure di mili- centro di critiche e denigrazioni, che ne tari di fama internazionale paragonabili a giudicano, sminuiscono, biasimano e spes- Nelson, Napoleone o a Rommel. L’unico che so vilipendono le imprese. Basta dare un’oc- può reggere al loro confronto, e per molti ver- chiata sul web per scoprire siti che “dimostra- si superarlo, è solo Giuseppe Garibaldi al qua- no”, come, “in realtà”, egli fu responsabile di le, oltre alle doti di brillante comandante mili- “infinite” nefandezze. Certamente anche Anna Magnani (Anita) e Raf Vallone (Garibaldi), in tare, si riconosce la fama di combattente per Garibaldi fece degli errori nella sua vita ma “Camicie Rosse” (1952) di Goffredo Alessandrini la libertà e l’indipendenza dell’Italia e dei po- è incomprensibile su quali fatti questi criti- poli. Un uomo che per le sue qualità di valore, ci basino i loro pareri, visto che, in assenza di e, tre anni dopo, un altro dedicato alla sua ce- onestà ed umiltà, è stato spesso paragonato al altre rivelazioni, testimonianze e documenti lebre moglie Anita. A questi ne seguirono altri mitico Lucio Quinzio Cincinnato, che dopo a disposizione sono gli stessi studiati da stori- finché, nel 1934, con il film 1860, Alessandro aver compiuto il suo dovere per la patria ab- ci, studiosi e professori universitari di tutto il Blasetti non ebbe la geniale intuizione, per bandonò i pieni poteri di dittatore e tornò a dare un taglio il più possibile anti retorico alla lavorare i suoi campi. In Italia non c’è città storia, di fare un film sulla più celebre impre- che non abbia almeno una strada o una piazza sa di Garibaldi senza Garibaldi. I protagoni- intitolata al grande nizzardo, e targhe, busti e sti, infatti, sono una coppia di giovani sicilia- monumenti in suo onore. Ma, caso più unico ni, Carmelo e Gesuzza, interpretati, come la che raro, Garibaldi è uno dei pochi italiani ad gran parte degli altri interpreti, da attori non essere onorato di statue anche all’estero: professionisti, mentre Garibaldi appare di ra- quattro in Argentina, tre in Francia, due in do in inquadrature di pochi secondi (tanto Brasile, e poi in Ungheria, Russia, Bulgaria e che non si sa il nome di chi lo interpretò nel Stati Uniti, dove ha una statua a New York in film), e la sua voce si sente solo quando inco- Washington Square. Come se non bastasse, raggia i suoi uomini nella battaglia di Calata- all’estero gli sono stati dedicati anche dei fimi. Eppure è lui il protagonista, il demiurgo, francobolli, tra cui quattro dall’Uruguay, due l’artefice della storia, attraverso i volti, le emo- dall’ex Unione Sovietica e due dagli Stati Uni- zioni e le scelte di chi decise di seguirlo ti, prova di come anche in piena guerra fredda nell’impresa dei Mille. Del 1952 è invece il film il suo valore fosse riconosciuto al di là delle di- di Goffredo Alessandrini Camicie rosse, (che verse ideologie. Eppure la fama di cui gode ebbe tra i suoi sceneggiatori anche Enzo Bia- ancora oggi Garibaldi è solo una piccola parte gi) ambientato nel 1849, dopo la caduta della della popolarità che ebbe ai suoi tempi. Sem- Repubblica Romana, con Raf Vallone nei pan- bra incredibile, ma nel XIX secolo, senza rivi- ni di Garibaldi ed una splendida Anna Ma- ste fotografiche, senza televisione, radio e gnani in quelli di Anita. Dieci anni dopo an- web, Garibaldi era famoso in tutto il mondo! che il grande Roberto Rossellini, con la Una fama vera, popolare, che correva di bocca collaborazione del fido Sergio Amidei con cui in bocca, che spingeva i giovani ad arruolarsi mondo che, nella stragrande maggioranza, ri- aveva girato anni prima Roma città aperta, si volontari e le folle ad accorrere solo per poter conoscono la sua grandezza. I suoi più acca- cimentò, in occasione del centenario dell’Uni- dire di averlo visto. Quando nell’aprile del niti detrattori nostrani sono soprattutto i no- tà d’Italia, in un film su Garibaldi e l’impresa 1864 si recò a Londra fu accolto da una folla di stalgici dei presunti bei tempi dei re borbonici, dei Mille: Viva l’Italia, con l’attore Renzo Ricci oltre mezzo milione di persone! Mezzo milio- sovrani assolutisti come Ferdinando I, il mas- nei panni del Generale. E proprio Il Generale, è ne! A Londra! Nel 1864! Nelle case di tutta Eu- sacratore della Repubblica partenopea del il titolo della prima serie televisiva dedicata a ropa erano appesi suoi ritratti e nei paesi rea- 1799 (122 condannati a morte tra cui 3 donne e Garibaldi e diretta dal regista Luigi Magni. zionari, in cui il suo nome era inviso, si centinaia di ergastoli), che “liberò” Napoli alla Quattro puntate trasmesse su RAI2 nel gen- usavano ritratti in cui il suo volto, aiutato dal- testa delle bande dei briganti Panedigrano, naio del 1987 con protagonista Franco Nero. la barba molto simile, appariva nelle vesti del Mammonela, Fra Diavolo e Sciarpa, la cui fe- Una fiction che, per usare le parole dello stes- Cristo. Il suo mito raggiunse vette di idolatria rocia scandalizzò la stessa corte; o di suo ni- so Magni: “Oggi che i monumenti servono solo da scatenando forme di feticismo. I suoi ammi- pote Ferdinando II, che nel 1848 fu sopranno- spartitraffico (…) Il Generale, al quale Franco Nero ratori raccoglievano come reliquie le sue ben- minato “re bomba” per il bombardamento di ha prestato gli occhi azzurri che Garibaldi aveva de insanguinate, i suoi capelli, l’acqua del ca- Messina, poi saccheggiata dai suoi soldati. La solo nella leggenda, vuole essere il “ritratto a piedi” tino in cui si era lavato, perfino le unghie che fama di Garibaldi non poteva sfuggire natu- di un personaggio troppe volte mummificato nel si tagliava! Dopo l’impresa dei Mille gli imperi ralmente al cinema e già all’epoca del muto, bronzo o nel marmo dei monumenti”. Austriaco, Russo ed Ottomano attivarono reti nel 1907, il cineasta romano Mario Caserini di spie nella psicosi che Garibaldi decidesse di girò il primo film dedicato all’eroe dei due mondi Andrea David Quinzi 31 n. 63 I come incipit “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnel- lo Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomerig- gio in cui suo padre lo aveva condotto a cono- Fabio Massimo Penna scere il ghiaccio.” (Ga- briel Garcìa Marquez, Cent’anni di solitudine, Arnoldo Mondadori edi- tore, Milano, 1982). L’incipit folgorante di Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcìa Màrq- uez rimane impresso indelebilmente nella “Lourdes”(2009) di Jessica Hausner mente del lettore anche anni dopo la lettura del romanzo. Quell’inciso che stimola la cu- fasi della luna, di Venere, dell’anello di Satur- di una rapina incomincia con i malviventi riosità del lettore in maniera incalzante (“di no e molti altri importanti fenomeni si succe- coinvolti nel progetto seduti intorno al tavolo fronte al plotone di esecuzione”) troverà la devano conforme alle previsioni degli annuari di una caffetteria: però non parlano del colpo sua risposta molte pagine dopo quando si sco- astronomici. Il vapore acqueo nell’aria aveva bensì si lanciano in una lunga discussione sul prirà che l’esecuzione del militare era stata, in la tensione massima, e l’umidità atmosferica significato del brano musicale di Madonna realtà, sospesa. Inoltre l’impiego del condi- era scarsa. Insomma, con una frase che quan- Like a virgin. Anche qui l’attenzione dello spet- zionale passato (“si sarebbe ricordato”) abbi- tunque un po’ antiquata riassume benissimo i tatore/lettore è spostata su di un argomento nato al trapassato prossimo (“lo aveva condot- fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno indifferente che non avrà alcun peso nel pro- to”) permette allo scrittore, partendo dal 1913.” (Robert Musil, L’uomo senza qualità, Ei- sieguo della narrazione: là una pignola descri- passato (“molti anni dopo”), di collegarsi con zione atmosferica, qui una approfondita un evento antecedente sempre nel passato dissertazione sul senso di una canzone. No- (“quel remoto pomeriggio”). La scansione tevole ironia caratterizza anche la sequenza temporale della narrazione unita alla dram- iniziale del grande film di Stanley Kubrick maticità dell’evento della fucilazione dona Barry Lyndon. In campo lungo viene ripreso alla frase un fascino inquietante. La stessa un drammatico duello all’alba che però la vo- abilità nell’agganciare l’attenzione dello spet- ce fuori campo si sente in dovere di banaliz- tatore/lettore mostra il regista Billy Wilder nel zare affermando che sarebbe stato causato suo film Viale del tramonto. Il cineasta au- da un’insulsa questione sulla proprietà di al- stro-americano immerge il pubblico imme- cuni cavalli. Qui il geniale regista newyorke- diatamente “in media res” mostrando in in- “Le iene” (Reservoir Dogs),1992, scritto e diretto da Quentin se traspone in termini cinematografici il cipit un cadavere che galleggia nella piscina Tarantino trucco dell’autore dell’omonimo romanzo di una villa e prosegue ricostruendo in fla- Barry Lyndon, W.M.Thackeray, di smentire a shback gli avvenimenti che hanno portato pie’ di pagina le affermazioni del protagoni- alla morte dell’uomo. Anche qui aver mo- sta dell’opera. Personalmente lo scrivente ha strato al principio la conseguenza finale de- un’autentica ossessione per le sequenze ini- gli avvenimenti narrati (tempo circolare: la ziali dei film (ricordiamo come il personag- pellicola finisce tornando esattamente al gio di una pellicola di Woody Allen dichiari punto in cui era cominciata) comporta di che per lui entrare in una sala cinematogra- spingere il pubblico a farsi domande le cui fica dopo che il film è cominciato da un mi- risposte verranno rilasciate via via nello svi- nuto sia inaccettabile) e ritiene un buon ini- luppo del racconto. Un incipit del tutto ori- zio fondamentale per emettere un positivo ginale e inconsueto, è quello con il quale lo giudizio critico sul film. Tra i tanti incipit scrittore austriaco Robert Musil inizia il suo amati vorrei ricordare quello di un film, for- romanzo L’uomo senza qualità (1930 – 1933). “Viale del tramonto” (Sunset Boulevard) è un film noir del 1950 se non tra i più conosciuti, Lourdes di Jessica Sembra di trovarsi di fronte a un bollettino diretto da Billy Wilder con William Holden, Gloria Swanson ed Hausner, opera che tratta di guarigioni mi- meteorologico e in effetti, forse riferendosi Erich von Stroheim racolose. Il rigore formale della regista au- ironicamente alla banalità di alcune descri- striaca è evidente sin dall’inizio con la mac- zioni paesaggistiche delle opere letterarie, china da presa fissa che inquadra in campo descrive una bella giornata in termini esclu- lungo la sala da pranzo di un albergo nei sivamente tecnici con il resoconto puntuale pressi del santuario di Lourdes. Le camerie- dei dati barometrici e atmosferici: “Sull’At- re preparano i tavoli poi pian piano comin- lantico un minimo barometrico avanzava in ciano a entrare in campo le suore, gli amma- direzione orientale incontro a un massimo lati e i loro accompagnatori. Soltanto dopo incombente sulla Russia, e non mostrava per il un consistente lasso di tempo la macchina momento alcuna tendenza a schivarlo spo- da presa comincia a muoversi con una lenta standosi verso nord. Le isoterme e le isotere carrellata in avanti. Sostanzialmente il movi- si comportavano a dovere. La temperatura “Barry Lyndon” (1975) di Stanley Kubrick mento avviene all’interno dell’inquadratura, dell’aria era in rapporto normale con la tem- grazie ai movimenti di attori e comparse, peratura media annua, con la temperatura del naudi editore, 2005). A livello cinematografi- mentre la mdp mantiene una certa staticità. In mese più caldo come con quella del mese più co abbiamo una sequenza iniziale simile in Le definitiva, per romanzi e film vale il vecchio ada- freddo, e con l’oscillazione mensile aperiodica. iene di Quentin Tarantino. Questa pellicola che gio ‘chi ben comincia è a metà dell’opera”. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le descrive la pianificazione, lo svolgimento e l’esito Fabio Massimo Penna 32 [email protected] Teatro I Leoni del 46° Festival Internazionale del Teatro della Biennale Il dualismo attore e /o esperienza del 2017, articolata su mini-perso- performer, tema della nali degli spettacoli dei singoli artisti, chia- 46° edizione del Festi- mati a proporre più lavori del loro repertorio: val Internazionale del a rappresentare l’Italia, accanto ai Leoni, il Teatro della Biennale, i vero e proprio collettivo artistico Anagoor, che, Leoni d’oro e d’argen- facendo dialogare performing art, filosofia, let- to alla carriera, conse- teratura e scena ipermediale inaugura il Festi- gnati a Venezia, in val con la prima assoluta di Orestea - Agamen- apertura della 46° edi- none, Schiavi, Conversio, -, la coppia Antonio zione del Festival In- Rezza – Flavia Mastrella, con i loro originalissi- Giuseppe Barbanti ternazionale del Tea- mi “quadri di scena” frutto di un linguaggio fi- tro della Biennale il gurativo che mischia colori forme movimento prossimo 20 luglio, andranno entrambi ad ar- e parole, Giuseppe Stellato, 38 anni, artista e tisti e compagnie italiane. Antonio Rezza e scenografo, che indaga sul godimento delle Flavia Mastrella, ovvero RezzaMastrella, l’uno immagini e Kronoteatro, che indaga per lo performer-autore e l’altra artista-autrice, so- più la conflittualità dei rapporti generaziona- no i Leoni d’oro alla carriera assegnati dal li. Anche quest’anno si avvia una nuova ses- Consiglio di Amministrazione dell’ente su sione del progetto dedicato ai registi under proposta del direttore Antonio Latella. Calca- 30, partito lo scorso anno, che proprio in que- “Crowd” di Gisèle Vienne no entrambi le scene dall’87 sempre firman- do a quattro mani l’ideazione e il progetto spettacolo, che, sviluppato con il supporto artistico degli spettacoli, che in questi de- del direttore Antonio Latella, debutterà cenni hanno raggiunto un sempre più am- nell’ambito della Biennale Teatro 2019. La pio e trasversale pubblico. Come recita la novità di questa 46° edizione è, invece, il motivazione Antonio Rezza è “l’artista che bando dedicato agli autori che integra e fonde totalmente, in un solo corpo, le due di- completa il primo, invitando gli scrittori di stinzioni di attore e performer, distinzioni teatri under 40 del nostro Paese a confron- che grazie a lui perdono ogni barriera, cre- tarsi con una scrittura teatrale in grado di ando una modalità dello stare in scena uni- raccontare il presente. Il progetto dedicato ca, per estro e a tratti per pura, folle e lucida agli autori si svilupperà nell’arco del triennio genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea 2018-2020 e si finirà, dopo diverse fasi di se- habitat e spazi scenici che sono forme d’arte lezione, con la produzione di due testi inediti che a sua volta Rezza abita e devasta con la messi in scena dagli stessi giovani registi se- sua strepitosa adesione; spazi che abita e al lezionati. Trentuno saranno complessiva- tempo stesso scardina, spazi che diventano Antonio Rezza e Flavia Mastrella, vincitori del Leone d’Oro mente i lavori rappresentati fra il 20 luglio e il oggetti che ispirano vicende e prendono vita 2018 5 agosto nei diversi teatri del complesso vene- grazie alla forza performativa del corpo e ziano dell’Arsenale per un totale di 48 repli- della voce di Rezza. Da questo connubio so- che; 20 sono le novità, di cui 6 in prima asso- no nati spettacoli assolutamente innovativi luta. Numerosi autori di età compresa fra i dal punto di vista del linguaggio teatrale”. Al- trenta e i quarant’anni sono stati invitati a la compagnia Anagoor di Castelfranco Vene- quest’edizione del Festival: il francese Cle- to (Treviso), fondata nel 2000 da Simone De- ment Layes nei suoi spettacoli esplora con rai e Paola Dallan, impegnata sul versante humour la vita quotidiana e i suoi oggetti; la della ricerca del linguaggio, sarà consegnato franco-austriaca Gisèle Vienne fa, invece, il Leone d’argento con la seguente motiva- interagire l’inquietante immobilità del cor- zione “….Anagoor non è mai popolare nella po artificiale con la dinamicità del corpo na- scelta dei testi, eppure lo è, nobilmente, nella turale; la neozelandese Simone Aughterlony restituzione artistica. Ciò che rende il loro costruisce spazi generativi di nuove forme lavoro a tratti concettuale ma anche profon- di narrazione; lo svizzero Thomas Luz speri- damente artigianale è il fatto che non de- menta una forma personale di teatro musi- mandano a nessuno la scelta artistica, riu- cale; l’olandese Davy Pieters utilizza modali- “How did I die” di Davy Pieters scendo come collettivo a realizzare tutto da tà di composizione da video tuber muovendo soli, dalla scrittura del testo alla costruzione sta 46° edizione del Festival vede il debutto in gli attori come fossero all’interno di un video- di scene e costumi sempre di grande impatto, prima assoluta di “Spettri”, un classico del te- tape; il francese Vincent Thomasset lavora sul a tal punto che i loro spettacoli sono program- atro proposto secondo la rilettura di Leonardo linguaggio e le sue sfaccettature; lo svedese mati in molti teatri italiani e stranieri”. Il Leo- Lidi, vincitore del bando dedicato ai registi Jakob Ahlbom propone vicende inquietanti in ne d’Oro a RezzaMastrella è indicativo del filo italiani under 30 di Biennale College – Teatro una narrazione teatrale - definita physical vi- conduttore scelto da Antonio Latella per que- del 2017: accanto a “Spettri” andrà in scena sual theatre - contigua al cinema di genere sto suo secondo anno di direzione del festival, “Jakob Von Gunten”, ispirato dall’omonimo hollywoodiano. Gli spettacoli racconteranno affrontare il rapporto fra attore e performer, romanzo-diario di Robert Walser, per la regia microstorie ispirate a scampoli di vita vera, che Latella definisce “ fattori – vettori del palco- di Fabio Condemi, segnalato con una menzione non di rado di taglio criminale. Tutta la pro- scenico”, chiedendosi se ci sia ancora una di- speciale nella selezione dello scorso anno. Anche grammazione può essere reperita, con ric- stinzione fra le due figure ed eventualmente in in quest’edizione il regista vincitore, dopo aver chezza di dettagli, visitando il sito www.la- cosa consista. La programmazione del festival passato varie fasi di selezione, realizzerà, con biennale.org/it/teatro/2018. sarà anche quest’anno, sulla scia della positiva un premio di produzione, il suo progetto di Giuseppe Barbanti 33 n. 63 La memoria di Marcello Grassi, figlio di Bonaventura amico frater- no di Umberto Barbaro Uno stralcio di “Storia familiare” scritta dal figlio di Bonaventura Grassi, letterato ed autore di Teatro della Roma dell’inizio del XX secolo. Negli anni ’20 aderì al Movimento Immaginista. …..Amici di mio padre Emilio, Guido, Welda Milelli, fascisti, ma per- Bonaventura: Umber- bene. Persone conosciute direttamente da to Barbaro, Luigi Chia- mio padre: Pirandello, Verga, Marinetti, Seve- rini, Enrico Cipelletti, rini, Depero, Balla, i fratelli Bragaglia, Cam- Umberto Forti, Paolo bellotti, Maria Letizia Celli, i De Filippo, Flores, Vinicio Paladi- Adriano Tilgher, Bonaiuti, Donini, Petrolini, ni, Aldo Ronco, le sorel- Pannaggi, Antonio (Totò) Fornari. le Scalero (Liliana, Maria Umberto Barbaro. Amico di mio padre fin dai Teresa, Sandra), Arman- tempi del ginnasio al Tasso (insieme a Luigi do, Celestino, Giuseppi- Chiarini) e il suo migliore amico: siciliano, na- Marcello Grassi na Cammarano, Ga- to nel 1901 e precocemente orfano, perchè en- stone Lironcurti; di trambi i genitori morirono nel terremoto di questi Umberto Barbaro ottimo e grande cul- Messina e allevato da affettuose zie. Uomo di Bonaventura Grassi e Umberto Barbaro quando erano compagni di classe al liceo Torquato Tasso di Roma. tore di cinematografia e letterato, Umberto grande e raffinata cultura, scrittore e critico Forti autore di bei libri sulla storia della tecni- cinematografico, fu direttore per molti anni del PCI; licenziato dal Centro Sperimentale ca, Flores morto giovanissimo, anarchico, del Centro Sperimentale di Cinematografia; dalla DC (nemmeno il fascismo era giunto a Chiarini uomo di cinema e direttore di Cine- comunista dagli anni ’20, condivise con mio tanto), andò in Polonia dove creò il cinema polacco ed ebbe allievi famosi come Waida; in Polonia sposò una intelligente polacca, Elena tuttora vivente, con la quale tornò in Italia e dalla quale ebbe due figli, Maria e Luigi. Quan- do andavo a trovarlo con mio padre o veniva a casa nostra per me era una festa; condivise le speranze, le illusioni le verità e gli errori di un’epoca; ricordo che, come membro dell’or- ganizzazione dei Partigiani della Pace, ci rac- contò di aver assistito a un’udienza del pro- cesso Slansky a Praga, dove vide gli imputati, in ottime condizioni, che confessavano i più vari delitti; ovviamente era convinto della col- pevolezza degli imputati. Si trattò in realtà di una delle pagine più nere della storia del mo- vimento comunista, non l’unica, anche se in- serita tra tante pagine gloriose e positive e in uno sforzo di liberazione e di progresso che non ha avuto l’eguale nella storia e i cui obiet- tivi, in forme e modi adeguati all’epoca attua- le, dovranno continuare ad essere perseguiti. Un ultimo affettuoso ricordo; incaricato dal Partito di raccogliere fondi fra gli intellettuali romani per le elezioni al parlamentino uni- Bonaventura (Nino) Grassi Umberto Barbaro versitario romano del ’54, l’unico che dette un contributo di 1000 lire, sottraendole a un’eco- città, Paladini architetto e pittore, Ronco pit- padre, con Paladini, Ronco, Flores e altri l’e- nomia familiare non brillantissima, fu l’otti- tore. Paladini, Barbaro, Ronco, mio padre e al- sperienza immaginista, corrente culturale di mo Umberto Barbaro. Tradusse in italiano, tri costituirono il movimento immaginista, sinistra, ispirata al futurismo russo. Sugli im- credo per primo, il poema di Majakovskij ala sinistra del futurismo romano, sul quale maginisti negli anni ‘80 sono stati scritti sag- “150.000.000”. Merito grandissimo di Barba- movimento molto interesse c’è stato da parte gi e articoli, nei quali è stato citato anche il ro: fu lo scopritore di Totò, di cui esalta le di vari studiosi negli anni ’80, con produzione contributo artistico di mio padre. Barbaro ha grandi qualità di comico nel 1932 sulla Fiera di vari saggi, libri ecc. Tale movimento ebbe dato tanto al cinema e in generale alla cultura Letteraria. rapporti diretti con Piero Gobetti e forse con italiana e oggi gli è stata intitolata una via a Vinicio Paladini: protagonista di primo piano Gramsci. Quasi tutti i componenti del gruppo Roma. Superiori alle sue peraltro notevoli doti del movimento immaginista (a lui dedicò un hanno militato o sono stati vicini al PCI; le so- di scrittore, saggista e di uomo di cinema, fu- libro Umberto Carpi, preside della Facoltà di relle Scalero: Liliana, scrittrice e saggista, rono le sue doti morali; credo che sia stato Lettere di Pisa intitolato “Bolscevico immagi- Alessandra, prima traduttrice in italiano di uno degli uomini più onesti e disinteressati nista”) era una persona di grande cultura, ar- Virginia Woolf, Maria Teresa, dotata di spic- che abbia mai conosciuto; il suo filosovieti- chitetto, pittore di buon livello; alcuni suoi cati interessi artistici. Il padre delle Scalero, smo lo portò a un certo isolamento nel PCI e a quadri sono esposti alla Galleria Nazionale di Rosario Scalero, fu direttore della filarmonica un certo ostracismo di cui fu punta di dia- Arte Moderna, dove è anche presente un suo di Filadelfia e maestro di Giancarlo Menotti, mante Antonello Trombadori; ironia della ritratto di Ivo Pannaggi; era andato in viaggio poi fondatore del Festival dei due mondi a sorte, quando morì, la commemorazione fu nella Russia degli anni 20 e, avendo sposato Spoleto. Altri amici: Pietro Sessa, sposato con una tenuta proprio da Trombadori. Nelle prime una bella moglie americana, era anche stato nobile russa Lidia, scampata alla Rivoluzione; elezioni del dopoguerra fu candidato nelle liste segue a pag. successiva 34 [email protected]

segue da pag. precedente negli USA negli anni 30; era persona di grande simpatia umana e, come tutti di quel gruppo, di grande semplicità e umanità. Quando a Roma si fece una mostra su casa Balla, erano esposti al- cuni suoi quadri. Io ho una sua marina di Viareggio e mio fratello Paolo un quadro che ritrae mia madre (che non ci si riconosceva); ricorderò con piacere e simpatia le sue visite a casa nostra e anche la simpatia che egli e sua moglie Mimì dimostrarono da subito a mia 1990. Particolare della Mostra del Movimento Immaginista moglie. Papà mi raccontò che al ritorno di Paladini dalla neonata URSS, insieme con sera, andavano cantando canzoni russe e per altri amici, girando per le strade romane di questo si azzuffarono con dei fascisti; tra l’al-

Ivo Pannaggi, Ritratto di Vinicio Paladini (1922) G. Capogrossi: Ritratto di Vinicio Paladini (Occidente Collezione privata 1934 XIl) tro Paladini descrisse le spiagge russe popola- te di nudisti, tra i quali alcuni suoi disinvolti parenti. Aldo Ronco: comunista, ferroviere, pittore non eccelso, emigrato in Tunisia, amico di Mauri- zio Valenzi e dei Gallico; Nadia Gallico sposò il dirigente comunista Velio Spano; Ronco ave- Copertina ideata da Vinicio Paladini. Di madre russa, va sposato una bella donna di grande classe, si schierò giovanissimo nella frangia di sinistra del Alice, di origine baltiche, e per sbarcare il lu- movimento futurista, poi, con Barbaro, Grassi, Terra ed altri fu uno dei principali esponenti del Movimento nario era diventato rappresentante di medici- Immaginista. Sulla figura di Paladini è imperniato il libro nali, per cui lo vedevo spesso al Policlinico. di Umberto Carpi dal titolo “Bolscevico immaginista”, il Era grande ammiratore di Stalin e definiva le primo a trattare diffusamente dell’Immaginismo. corrispondenze da Mosca di Giuseppe Boffa romanesco con spiccate simpatie per Gioachino Belli a cui ai tempi del XX Congresso le “Boffonate”; si ispirava. Il giorno dopo la sua scomparsa, sul quotidia- quando assai malato un prete voleva farlo co- no la Repubblica: «Uomo di sinistra, iscritto alla Cgil era municare gli disse che era ora di smetterla apprezzato per la sua professionalità, l’onestà intellettua- con “queste manifestazioni di teofagia” .An- le e tutti lo ricordano impegnato in tante battaglie a difesa che di lui conservo un affettuoso ricordo; in dei diritti degli ultimi, dei colleghi e dell’autonomia dell’a- questa epoca caratterizzata da trionfante vol- teneo». garità, arrivismo, opportunismo, trasformi- *Stralcio autorizzato dagli eredi che ringraziamo smi, cedimenti sento più vivo e doloroso il rimpianto e il ricordo di queste persone, esempi di onestà, di amore del sapere e della Testo fornito dal fratello, Paolo Grassi, insieme alla docu- cultura, disinteresse, preoccupate di essere e mentazione fotografica non di avere. Su Diari di Cineclub n. 59 -Marzo 2018, approfondimen- Marcello Grassi to su Umberto Barbaro: clicca qui: (1935-2012) Ordinario di Terapia Medica e Medicina “Ho deciso di dormire sul tapis roulant” Cartolinba www.cineclubroma.it/images/Diari_di_Cineclub/edizio- Termale presso la Sapienza di Roma, comunista e poeta autografa di Anton Giulio Bragaglia ne/diaricineclub_059.pdf 35 n. 63 Ricordo di Tano Cimarosa a dieci anni dalla scomparsa La “zecchinetta” è un oltre alla fotogenia dei soggetti da fotografa- accanto ad Alberto Sordi, con cui compare an- gioco d’azzardo popo- re, un’identità fisica e fisionomica di impatto che in Detenuto in attesa di giustizia (1971) di lare italiano, introdot- immediato. Durante l’epoca d’oro della com- Nanni Loy, nel ruolo di un secondino e, in pre- to dai Lanzichenecchi media all’italiana, cineasti del calibro di Ma- cedenza, ne Il medico della mutua (1968) di Lui- durante il secolo XVI, rio Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola hanno gi Zampa; nello stupendo Pane e cioccolata molto diffuso in Sici- saputo sfruttare nel migliore dei modi le qua- (1974) di Franco Brusati, accanto a Nino Man- lia. Ed è anche la ‘nciu- lità dei caratteristi impiegati nei propri film: fredi, che è presente anche in Café express ria (il soprannome) oltre a precise peculiarità fisiche, utili a lascia- (1980) di Nanni Loy, in cui vi è un altro famoso che, per la sua passio- re impresso nel pubblico il ricordo di un volto attore messinese, Adolfo Celi; e in un film sco- Nino Genovese ne per tale gioco, vie- (se non del nome), i migliori caratteristi sono nosciuto, inedito in Italia: il canadese La Sar- ne affibbiata al mafioso Diego Marchica, im- quelli in grado di segnare indelebilmente una rasine (1992), diretto da Paul Tana, su soggetto portante personaggio del romanzo Il giorno scena, se non un intero film, con perfetti tem- e sceneggiatura di Bruno Ramirez, entrambi della civetta di Leonardo Sciascia e del film pi recitativi, sovente di declinazione comica, di origine italiana, incentrato su un fatto di omonimo che, nel 1968, ne ha tratto il friulano scandendo il ritmo del racconto e permean- sangue riguardante una famiglia di emigrati Damiano Damiani (con Franco Nero, Claudia dolo del proprio carisma. Nella storia del cine- siciliani, avvenuto ai primi del Novecento. Cardinale, Lee J. Cobb), cui dà corpo e anima ma italiano, la nostra commedia ha visto in Non solo: negli anni Settanta, Cimarosa ha un attore messinese, Tano Cimarosa, in una azione alcuni indimenticabili caratteristi, co- tentato anche la carriera di regista, realizzan- performance eccezionale (ricordiamo la scena me Dante e Beniamino Maggio, Mario e Mem- do tre film: il thriller-erotico Il vizio ha le calze magistrale in cui, per non rispon- nere (1975), il poliziottesco No dere a un interrogatorio, finge di alla violenza (1977), interamente avere una crisi epilettica, lascian- girato a Messina, e Uomini di dosi prendere dalle convulsioni e parola (1981), film di mafia, gira- rotolando per terra), tale da farlo to nella provincia messinese ricordare e chiamare, per molto (fra Mistretta e Tusa); non si tempo, con il nome di Zecchinet- tratta, certo, di “capolavori”, ta. Tano Cimarosa (il cui vero no- ma di film “di genere”, che di- me era Gaetano Cisco), in realtà, mostrano, però, la sua grande prima di questa sua esaltante ap- versatilità. Per il piccolo scher- parizione, aveva interpretato tan- mo, ha interpretato diversi ruo- te piccole parti in altri film, come li in fiction e serie tv, come Don Il tesoro di Rommel (1955) di Romo- Matteo, a fianco di Nino Frassi- lo Marcellini, La smania addosso ca, nella parte di zio Carmelo, (1962) di Marcello Andrei, Mafia parente del maresciallo Cecchi- alla sbarra (1963) di Oreste Palella, ni. In tempi recenti, la sua lun- Mare matto (1963) di Renato Castellani, I due mo Carotenuto, Tina Pica, Carlo Pisacane, Ma- ga carriera è stata ripercorsa nel documenta- parà (1966) di Lucio Fulci. Trasferitosi a Roma rio Castellani, Tiberio Murgia (sardo, che ha rio di Nicola Palmeri, dal titolo Lo chiamavano (cosa indispensabile per chi voglia fare cine- sempre fatto il siciliano), Gigi Reder, Gianni Zecchinetta (2010), attraverso i racconti del ma), viveva in un appartamento straboccante Agus, Lella Fabrizi, Mario Brega… Sono solo protagonista, la voce di Gregorio Napoli (che di foto di scena, locandine di film, oggetti e una parte dei tanti professionisti che hanno in alcuni frangenti imita le gag di Ciprì e Ma- pupi siciliani, che lui stesso costruiva (dal mo- punteggiato la storia del nostro cinema resco, che lo videro spesso protagonista) e le mento che discendeva da una famiglia di “pu- con interpretazioni che, in molti casi, sono testimonianze di Giuliano Gemma, Nino pari” messinesi e che fare il “puparo” era stato entrate nella memoria collettiva in qualità Frassica, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Fran- il suo primo mestiere); ma, negli ultimi anni di veri e propri cult. Infatti - come scriveva, co Nero e altri artisti e attori amici di Tano Ci- della sua vita, non godendo di buone condi- già nel 1953, Ermanno Comuzio nella rivista marosa. Tale documentario sarà presentato, zioni di salute, era animato da un grande de- «Cinema» - «caratterista vuol dire per noi nel mese di luglio, nella mini-manifestazione siderio: quello di rientrare nella sua città di quell’attore che riveste un carattere umano, «Cinema in Orto» che si terrà nel mese di lu- origine, dove era nato, il 1° gennaio 1922; un che incarna un personaggio vivo e non una glio, presso l’Orto Botanico di Messina, in una desiderio che, alla fine, riesce a realizzare, ri- macchietta, quell’attore che abitualmente non serata dedicata all’attore siciliano; in prece- tornando a Messina, dove è vissuto, serena- ricopre parti di protagonista, ma che è dotato denza, era stato proiettato durante l’ultima mente, in una Casa di riposo, fino alla morte, di eccezionale forza interpretativa, con o sen- edizione del «Fotogramma d’oro» (festival di avvenuta il 24 maggio 2008, all’età di 86 anni: za sottolineature tipiche, abbia o non abbia la cortometraggi, a livello nazionale, che si svol- esattamente dieci anni fa!...Tano Cimarosa è barba, o la pancia». Ed è questa la categoria ge a Messina, presieduto da Francesco Cogli- considerato un “caratterista”, e tale termine cui appartiene Tano Cimarosa, più “Attore” tore), che ha voluto dedicare la sua edizione assume pur sempre un’accezione negativa, con la “A” maiuscola che “caratterista”. Egli è del cinquantenario proprio a Tano Cimarosa: quasi dispregiativa, perché il cosiddetto atto- comparso in oltre cinquanta film; in anni più il quale, dopo tante diatribe e vicissitudini ri- re “caratterista” è considerato un ruolo di ri- recenti, è stato sempre presente nelle pellicole guardanti il suo luogo di sepoltura (la sua ba- piego, un riempitivo “simpatico” posto ai di Giuseppe Tornatore, da Nuovo Cinema Para- ra, per molto tempo, è rimasta “abbandonata” margini di una specifica situazione. Ma si diso (1988) a L’uomo delle stelle (1995), e sarebbe nel deposito del cimitero), riposa ora nel set- tratta di un pregiudizio quanto mai sbagliato: stato presente anche in Baarìa, se non fosse tore degli “Uomini illustri” del Gran Campo- a dispetto dell’opinione comune, secondo cui morto; ha preso parte anche a Due ami- santo monumentale di Messina; ma di lui ci chi fa la “spalla” non può essere considera- ci (2001), il film di altri due messinesi, Spiro restano – soprattutto –, le validissime inter- to un “vero” attore, in realtà il caratterista è Scimone e Francesco Sframeli (migliore ope- pretazioni, i personaggi a cui ha donato spes- colui che concorre a definire il tono del rac- ra prima alla 59ª Mostra d’Arte Cinematogra- sore e vigore, grazie alla sua spontaneità e conto, a caratterizzarne, letteralmente, il con- fica di Venezia). Molto significativi i suoi ruo- simpatia, alla grande vivacità caratteriale e al- testo. Il cinema ha mutuato la figura del caratte- li (a volte, anche drammatici) di “emigrato”. Lo le innate qualità attoriali. rista dalla tradizione teatrale; ma il linguaggio ricordiamo in Bello, onesto, emigrato Australia, spo- del film ha aggiunto l’imperativo di esigere, serebbe compaesana illibata (1971) di Luigi Zampa, Nino Genovese 36 [email protected] Nel corso della sua attività, il Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy ha incontrato parecchi “compagni di strada”, con i quali ha concretizzato iniziative tali da suscitare molto interesse. Tra questi, il regista Tomaso Mannoni, del quale abbiamo proiettato il documentario “Fino in fondo”, realizzato assieme ad Alberto Badas e incentrato sulla lotta degli operai del Sulcis. L’evento si è svolto lo scorso 20 aprile a Primavalle, nella Casa del Popolo “Giuseppe Tanas”, ed è stato organizzato in collaborazione con Potere al Popolo Roma Nord Ovest. Il pubblico ha espresso grande soddisfazione per aver assistito non al consueto prodotto militante, pieno di buone intenzioni ma stilisticamente rabberciato, bensì a una rappresentazione incisiva e formalmente adeguata dell’odierno conflitto di classe. Perciò al disponibilissimo Mannoni sono state rivolte numerose domande, dando vita a un dibattito appassionato. Con la stessa attitudine alla comunicazione dimostrata allora, egli ci ha poi inviato uno scritto volto a valorizzare il ruolo delle sale cinematografiche, veicolando, attraverso calzanti metafore, una filosofia diversa da quella espressa dai tanti che vedono la prevalenza del consumo “privato” e “casalingo” degli audiovisivi come un segno del progresso, in sé neutro e, comunque, impossibile da contrastare.

Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy - Roma Le mie mediCINE “Mi ricordo, sì mi ricor- ricche di storia, un numero do…” la fila all’ingres- davvero impressionante e so, il biglietto tra le di- che mette tanta tristezza. ta di vari colori, dal Dal Cinema Archimede al Ci- rosso al verde al blu; lo nema Augustus in corso Vit- strappo, l’entrare in torio Emanuele, dallo stori- sala, il cercare il posto co Metropolitan di Via del migliore, il sedersi su Corso all’Embassy, dal Cine- Tomaso Mannoni quei sedili rossi e sco- ma Ariston della Galleria Al- modi, poi il buio, il rumore leggerissimo come berto Sordi al Cinema Etoi- di un trattore in lontananza e il filo di luce so- le in piazza San Lorenzo; pra le teste che s’infrange sullo schermo di per non parlare dei cinema fronte, il gigantesco quadro di colori e imma- di periferia, spariti total- gini in movimento, un sogno che inizia. La mente. La prima crisi con sensazione di benessere che pervade il mio l’avvento della televisione, poi stato d’animo e il mio stato fisico, come se le televisioni private che pro- avessi preso delle medicine senza controindi- gressivamente riducono il cazioni. Potrebbe sembrare eccessivo usare la pubblico cinematografico; la parola “medicine”, ma provo a giustificare l’u- seconda con i videoregistra- so del termine. Aspetto e composizione di un tori e i primi videonoleggi farmaco: componente principale di un medi- (anni ’80), e oggi Internet e le cinale è il suo principio attivo cioè la sostanza Multisale. Senza voler fare che è responsabile del suo effetto terapeutico, alcuna analisi sociologica o nel nostro caso il film. Al principio attivo ven- economica, i nuovi modelli gono aggiunti una serie di eccipienti, che ini- di consumo imposti dall’alto zialmente venivano definiti come inerti, tuttavia andrebbero valutati e consi- oggi si sa che ne permettono la somministrazio- derati. Inoltre negli ultimi ne nel modo più sicuro e idoneo. Infatti, i medi- anni mi pare che non ci sia un gran benessere e ben congegnati, ma è solo una speranza? È cinali contengono eccipienti particolari in gra- interiore e forse un po’ di cinema in più sareb- comunque il mio sogno. E a chi mi critica di- do di modificare alcune caratteristiche del be davvero una buona terapia. Nel frattempo, cendo che sogno ad occhi aperti io rispondo: Se principio stesso, come il tempo d’azione, e con- da buon spettatore (buono nel senso quanti- sogni ad occhi aperti stai guardando un film! sentirne una più rapida assimilazione, quindi tativo del termine, ossia circa due tre film alla Tomaso Mannoni migliorare l’efficacia. Ma la sala, il cinema in settimana in sala), ho iniziato a fare il regista cui si andava, era l’eccipiente? E “mi ricordo” e pertanto la mia speranza è che anche se che a volte anche se il film non era un capola- qualche volta non riuscissi a realizzare dei bei Cineasta sardo, al centro del suo cinema c’è l’uomo im- voro, l’eccipiente me lo faceva apprezzare co- film, ci siano nelle città tantissimi “eccipienti” merso in vicende reali animate da forti passioni. Il suo munque. Purtroppo negli ultimi anni moltis- che possano comunque fare apprezzare il ci- catturare è un’ osservazione rivolta all’intensità dei suoi sime sale cinematografiche hanno chiuso. nema e far sognare gli spettatori. L’auspicio è personaggi, attraverso anche l’utilizzo di sospensioni tem- Una realtà che ha colpito tutta la nazione; solo che nel prossimo presente il cinema e le sale porali per cogliere quello spazio di incertezza che anima le a Roma sono state chiuse più di cinquanta sale vengano sostenuti con finanziamenti cospicui emozioni del racconto

“Fino in fondo”, scritto e diretto da Tomaso Mannoni e Alberto Badas. Le musiche sono di Alessandro Pintus e Stefano Rachel, mix audio di Edoardo Sirocchi. 37 n. 63 Jean Renoir e la trilogia del teatro leggero La risposta ideale al problema del colore sta nell’evitare completamente la natura, la verità esteriore, e lavorare unicamente su scene ricostruite... La verità interiore spesso si nasconde dietro un’ambientazione puramente artificiale. I miei personaggi di Le carrosse d’or, Helèna et les hommes e French Can Can sono, come si è convenuto dire, inverosimili. Si può essere inverosimili ma veri, la verità è il più delle volte inverosimile. Jean Renoir 1. Premessa. Jean Re- suo primo film a colori ed ebbe un’influenza noir e il ritorno in duratura sugli sviluppi successivi del nuovo Francia dopo l’esilio cinema indiano (per esempio, contribuendo hollywoodiano e il film grandemente alla formazione “europea” del indiano maggior cineasta indù Satjajit Ray, che fu suo La dichiarazione di assistente). “Il film - afferma lo stesso Renoir, guerra alla Francia da che l’aveva tratto da un romanzo della britan- parte dell’Italia lasciò nica Rumer Godden - é una sorta di resoconto Stefano Beccastrini interrotto, nel 1940, il della vita di una famiglia inglese nel Bengala. film che Jean Renoir Nel racconto non c’è inizio né fine. E’ come se era venuto a girare a Roma, Tosca (da Sardou si fosse prelevato un pezzo della vita di un e Puccini: venne poi terminato da Carlo Koch, gruppo umano senza cercare di farne la sto- suo assistente). L’invasione della Francia da ria. E’ la cornice a delimitare le dimensioni del parte dell’esercito tedesco lo costrinse poi, soggetto”. La cosa che più affascinò il cineasta l’anno successivo, a fuggire anche da Parigi e furono i meravigliosi colori dell’India: così scegliere l’esilio negli USA. Nel 1941 sbarcò a puri e così lievi, così matissiani, gli permisero New York e prese la nazionalità statunitense di sperimentare pienamente le proprie idee Jean Tenoir (1894 - 1979) ma seppe adattarsi scarsamente al sistema sul cinema a colori. Ne nacque un’opera che produttivo hollywoodiano. I suoi “film ameri- resta senz’altro uno di quei film “misteriosi e cani”, cinque più un cortometraggio di propa- magnifici” che sanno illuminare il 900, arric- ganda intitolato Salute to France (1944), furono chendolo di un’armonia solenne, dotandolo di peraltro più che dignitosi Il fiume, del 1951, co- una straordinaria espressione di cosmica sag- si: La palude della morte (1941), Questa terra è mia gezza. Dopo di che, Renoir fu pronto per poter (1943), L’uomo del Sud (1945), Il diario di una ca- fare ritorno nella sua Francia e cominciare a meriera (1946) e La donna della spiaggia (Idem) vederla ed a filmarla con occhi “colorati all’in- sono film da rispettare, rivedere, ripensare. Do- diana”. po l’insuccesso commerciale dell’ultimo - film 2. La carrozza d’oro (1952) ovvero Della Comme- arcanamente onirico - il potente produttore dia dell’Arte Darryll F. Zanuck, che di registi molto si in- Non servono troppe guide nè vademecum per tendeva, ebbe a dire: “Renoir ha molto talento, affrontare apertamente, senza alcun timore, ma non sarà mai uno dei nostri”. Il francese, il cinema di Renoir ossia per imparare a ve- derlo, capirlo, apprezzarlo, ammirarlo, amar- lo (fare di meno, come troppo spesso ha fatto la critica italiana, sarebbe tempo perso, tanto varrebbe non guardarlo neppure): sono suffi- cienti due soli supporti bibliografici ossia l’autobiografia dello stesso cineasta - La mia vita, i miei filmdel 1974 - e la preziosissima mo- nografia lasciata incompiuta fra le proprie carte, morendo troppo presto nel 1958, da An- dré Bazin, il mitico fondatore dei Cahiers du stagione mitica del teatro d’un tempo, quella Cinéma (poi raccolta e pubblicata, postuma, in tipicamente italiana della cosiddetta Comme- volume a cura di Janine Bazin, la vedova, e di dia dell’Arte. Protagoniste assolute della vicen- Francois Truffaut, il figlio adottivo). Con essi da, ispirata a una “piece” di Prosper Merimeé e attrezzato, posso intanto parlarvi con totale ambientata in una colonia spagnola nella Ame- entusiasmo dei primi tre film - che uso chia- rica Latina del XVIII secolo, risultano essere mare la “Trilogia del Teatro Leggero” - girati grandiosamente: un’attrice d’origini italiane di da Jean Renoir a Parigi subito dopo il proprio nome Camilla (Colombina, ovvero Péricole, ritorno in Francia dagli USA e dall’India. Essi sulla scena: l’interprete fu Anna Magnani, di rappresentano, a un tempo, una commossa cui Renoir ricorda la “sconvolgente interpreta- riflessione/ricordo in tre tappe sul teatro mi- zione” ma anche il daffare che gli procurò il co- nore dei secoli precedenti il XX (la Commedia stringerla a rispettare gli orari di lavoro), una dell’Arte, il Cafè Chantant, il Vaudeville) non- carrozza elegantissima e preziosissima in che era d’accordo, si preparò nel Dopoguerra ché una metafora, anch’essa commossa e ri- quanto tutta quanta dorata e appartenente al a tornare a Parigi. Non senza prima, peraltro, flessiva, del Cinema, punto d’approdo di tutte Viceré della Colonia ed infine l’indimenticabile compiere un impresa che avrebbe fatto accre- e tre quelle straordinarie esperienze della e onnipresente musica di Antonio Vivaldi. Ha scere in bellezza estetica e in ricchezza sa- Modernità drammaturgica. scritto Francois Truffaut: “E’ uno dei film-chia- pienziale il proprio modo di fare cinema: si Il primo di essi è La carrozza d’oro-Le carrosse ve di Jean Renoir perché riprende i temi di mol- recò infatti in India, per girarvi quel sublime d’or, del 1952, un omaggio allegro e nostalgico, ti altri, principalmente quello della sincerità capolavoro che è Il fiume, del 1951 che fu il travolgente e commosso a un tempo, reso a una segue a pag. successiva 38 [email protected]

segue da pag. precedente che colori puri...Ogni inquadratura è una (quasi che il viaggio in India lo avesse, in qual- in amore e quello della vocazione artistica; è stampa popolare, una image d’Epinal in movi- che misura, riappacificato con il mondo: il un film costruito secondo il gioco delle scatole mento. Ah! che neri, che marroni, che beige! Il che, a ben pensarci, può essere persino vero e cinesi che si incastrano le alla fin fine necessario ma une nelle altre: un film sul per raggiungere un’ulterio- teatro nel teatro...E’ forse il re, e tutt’altro che pacificata, capolavoro di Renoir. Si saggezza). E’ facile a Truf- tratta, comunque, del film faut mostrare come il gene- più nobile e raffinato che sia rale del film, il quale presenta mai stato girato...E’ di una comunque il vantaggio di bellezza assoluta ma la sua amare più le donne che il po- bellezza sta tutta nel suo tere, abbia addirittura anti- profondo soggetto”. Pro- cipato, nelle sue ambizioni dotto dalla Panaria Film, la egemoniche, il De Gaulle che coraggiosa ma poco dure- irromperà sulla scena politi- vole casa produttrice sici- ca francese di lì a pochi anni liana fondata nel 1947 dal (De Gaulle non era granché barone Francesco Alliata di simpatico al giovane allievo Villafranca, il film fu il pri- di Bazin e questo è il solo dis- mo in Europa girato in Te- senso ideologico che mi divi- chnicolor. de da lui e dalla sua visione 3. French Cancan (1955) ov- del cinema e del mondo). vero Del Cafè Chantant 5. La parola a chi sa guardare Anche il film successivo di e amare il cinema. Conclu- Renoir fu una riflessione/ sioni sperimentazione sul colore la quale lo condus- french cancan finale è un vero tour de force, Mi avvio a concludere e lo faccio consigliando se sempre più a convincersi che “la risposta un lungo pezzo di bravura che riceve regolar- agli amici di Diari di Cineclub di trascorrere, ideale al problema del colore sta nell’evitare mente la piena approvazione della platea”. come me, un intero week end a guardare, in completamente la natura, la verità esteriore, e 4. Eliana e gli uomini (1956) ovvero Del Vaude- casa e in DVD, i quattro film del ritorno di Je- lavorare unicamente con scene ricostruite, ville an Renoir nell’antico e sapiente continente cosa che avrei fatto nei film successivi”. Ma fu Il richiamo alle Stampe d’Epinal, ripreso qual- eurasiatico dopo l’esilio americano: uno die- anche una rimeditazione nostalgica sul teatro che riga più sopra da Truffaut, era già presen- tro all’altro, da Il fiume, del 1951, a Eliana e gli parigino tra Ottocento e Novecento - quello che te nell’autobiografia del medesimo Renoir ma uomini, del 1956, passando per La carrozza d’oro, accompagnò la nascita del Cinema - e un in riferimento non al film con Gabin bensì a del 1952, e per French Can Can, del 1955. Gode- omaggio agli albori del cinema francese (e alle quello successivo: Eliana e gli uomini-Eléna et teveli totalmente, lasciatevi catturare dalla sue vecchie e incrollabili glorie d’anteguerra, les hommes del 1956, film che nella Trilogia rap- poesia delle immagini, amate con tutta l’ani- Jean Gabin per esempio: scrive Renoir: “Mi pia- presenta il Vaudeville e che aveva come inter- ma il grande cinema che si incarna ed espri- ce French Cancan perché mi ha dato l’occasione prete una bellissima, divina, Ingrid Bergman me in loro. Senza commettere l’errore che io di lavorare ancora con Gabin. Per me, fu un ri- (la quale, finito l’amore con Rossellini, si con- ho commesso, però: cedere alla tentazione di torno al passato...”). Il film “si ispira alla vita di cesse quest’ultima, straordinaria interpreta- andare, prima e per pura e malriposta curio- Ziegler, il fondatore del Moulin Rouge. E’ in zione europea prima di tornare a far la diva sità, a rileggere le cose che sul Renoir degli an- qualche modo un omaggio al nostro mestiere, hollywoodiana: peccato che i distributori ita- ni Cinquanta aveva scritto Guido Aristarco. Il al mestiere dello spettacolo...”. In realtà fu un liani abbiano cambiato il nome del suo perso- fatto è che Aristarco, a differenza di Bazin, di omaggio soprattutto alla nascita d’una Parigi naggio, trasformandolo dalla mitica Elena, cinema capiva poco e quindi poco l’amava: poi diventata mitica: quella di Montmartre, simbolo dell’amore e di Venere in un’insigni- per commentare i quattro film cui mi riferi- quella degli Impressionisti, quella del Moulin ficante Eliana). Renoir scrisse del film: “Dal sco, egli utilizza, per pagine e pagine del suo Rouge e della Tour Eiffel e dei fratelli Lumiére. punto di vista degli esterni...si ispira alle figu- pallosissimo Il dissolvimento della ragione. Di- Quando André Bazin scrive, riferendosi a Re- rine di Epinal. In un film dall’apparenza così scorso sul cinema, aggettivi ed espressioni quali noir/padre, che “questo film è bello come un artificiale, l’azione si combinerebbe male con “stanco, qualunquista, anacronistico, rinun- quadro di Renoir” credo avesse in mente so- scenari realistici. I rossi e i blu vi si scontrano cia all’engagement, mancanza di coraggio, prattutto il bellissimo Le bal du Moulin de La Ga- senza mediazioni”. Diamo nuovamente la pa- falso folklore, limiti morali, debolezze strut- lette. Effettivamente, tra i molti meriti del film rola a Truffaut, che ama molto questo film e lo turali” e così via (ma come si fa a scrivere un c’è anche quello di rappresentare il più pro- considera “un Renoir dei giorni migliori”, ag- libro di oltre seicento pagine per fare un “di- fondo omaggio cinematografico che sia mai giungendo che si può vedervi “la realizzazio- scorso sul cinema” che del cinema e dei cinea- stato fatto alla pittura impressionista. Inoltre, ne dell’ideale di Jean Renoir: ritrovare lo spiri- sti sa pronunciare soltanto maldicenze?). Se come ben ha affermato Francois Truffaut, es- to dei primitivi, il genio dei grandi pionieri proprio volete leggere qualcosa, tra un film e so continua la ricerca poetica, avviata con La del cinema...(Con questo film)...il cinema ri- l’altro e per meglio intenderlo e gustarlo, leg- carrozza d’oro, sul tema de “la vocazione dello torna alle sue origini e Renoir alla sua giovi- gete invece l’articolo Jean Renoir di Francois spettacolo che trionfa sulle disavventure sen- nezza”. Questo, che è stato definito da Godard Truffaut posto in appendice all’autobiografia timentali” (tema che cova nella mente e nel “il più mozartiano dei film di Renoir”, è un ve- del grande Jean. Qui davvero lo spirito si pre- cuore di qualunque poeta, qualunque tipo di ro e proprio inno all’amore, alla bellezza e per- para a gustare i quattro film, andando incon- linguaggio - letterario, pittorico, filmico - egli sino alla frivolezza femminile in quanto essa tro ad espressioni quali - in riferimento a usi). E continua: “French Cancan ha segnato possiede non soltanto di caduco e di mortale questo o quello dei quattro- “Jean Renoir è il una data nella storia del colore nel cinema. Je- ma anche di metafisico e di immortale. Giu- più grande cineasta del mondo”, “Renoir as- an Renoir ha voluto fare un film pittorico e in stamente, infine, Truffaut respinge l’accusa, sorbe tutto, comprende tutto, si interessa a questo senso... (esso)...si presenta come l’an- da molti critici - per esempio, come vedremo tutto e a tutti”, “Qui tutto è distinzione genti- ti-Moulin Rouge, 1953, nel quale John Houston tra poco, italiani - fatta a Renoir, “di estraniarsi lezza, grazia e freschezza” e così via. aveva proceduto a mescolare i colori attraver- troppo dal mondo nel quale viviamo”, insomma di Buona visione! so l’impiego di filtri di gelatina: qui, nient’altro aver perso mordente, vigore polemico, cattiveria Stefano Beccastrini 39 n. 63

Attività dei Cinecircoli - Cinit Inclusività: con gli occhi dell’altro Dalle aule alla sala cinematografica: un progetto didattico sulla “inclusività”, occasione per educare al cinema e alla solidarietà. Piccoli cinefili crescono! Il progetto “Inclusivi- con la discussione di approfondimento sui tà: con gli occhi dell’al- contenuti del film visionato. In seguito gli tro”, rivolto alle classi stessi studenti, in una matinée, sono stati ac- delle medie dell’Istitu- compagnati dai docenti con i pullman alla più to Comprensivo di Roc- vicina sala cinematografica del territorio - il calumera – Furci Sicu- CineVittoria di Alì Terme - dove il gestore, lo e alle classi della Francesco De Luca, ha fatto visitare la struttu- primaria della Direzio- ra e conoscere l’uso delle nuove tecnologie di ne Didattica di S. Te- proiezione. Qui è stato proposto e presentato resa di Riva è stata l’oc- il film “Il ragazzo invisibile” di Salvatores Orazio Leotta casione per gli esperti (2014), e dopo la proiezione sono seguite le del cinecircolo “Nuova Presenza” di S.Teresa osservazioni e le domande con interessanti e di Riva (Messina), aderente al CINIT- Cinefo- perspicaci interventi dei numerosi studenti rum Italiano, per proporre, sulla tematica di presenti. E’ stato bello vedere gli occhi sorri- grande attualità della solidarietà verso il pros- denti e i volti felici di questi ragazzini; per simo, la visione di film nella sala cinemato- molti era la prima volta che entravano in una grafica e, nel contempo, a educare al cinema sala cinematografica, incantati dal fascino con lezioni di fotografia, di lettura e analisi dell’ambiente che da poco era stato ristruttu- del film con proiezioni di cortometraggi ap- rato. Le referenti dell’Istituto Comprensivo Foto di schede e disegni di Massimo Caminiti positamente selezionati. Il progetto, dalla du- sono state le insegnanti Rita Corrini, Grazia con gli alunni delle prime e seconde classi, rata biennale, ha avuto inizio lo scorso anno Maria De Luca e Rosy Santoro, coordinate messi di fronte ad una realtà cinematografica scolastico, nelle classi delle scuole medie dalla dirigente prof.ssa Mirella Sauastita Gu- ugualmente interessante e propedeutica a ta. Gli animatori ed esperti del Cinit che si so- impegni più strutturati: la visione mirata di no alternati in classe e in sala sono stati Mas- un mini ciclo di cortometraggi, sia d’anima- simo Caminiti, Giulia Sterrantino, Orazio zione che di fiction, selezionati e presentati Leotta, Massimo Marinacci e Giovannella In- dal presidente nazionale del Cinit, Massimo terdonato dell’Associazione fotografica locale Caminiti, provenienti sia dal Concorso Inter- AFI011. Invece con la Direzione Didattica di nazionale di film d’animazione “Zabut” di Sa- S.Teresa di Riva il progetto ha avuto una pri- voca che dal Festival del Cinema Africano del ma parte con la proiezione, presso il CineVit- C.O.E. di Milano. I risultati dopo le proiezioni toria di Alì Terme, del lungometraggio “Won- ai piccolissimi cinespettatori sono stati peda- der”, di Stephen Chbosky, riservata agli alunni gogicamente interessanti, con utili spunti di 3.a, 4.a e 5.a classe, che è riuscito a toccare sulle scelte tematiche e sulle soluzioni narrati- profondamente i piccoli cuori. La referente ve filmiche, quelle che maggiormente colpi- Massimo Caminiti e Giovannella Interdonato in una lezione di fotografia (foto di Giulia Sterrantino) del progetto scolastico, ins. Rita Puglisi, e la scono la curiosità, la sete di sapere e la voglia Vicaria, dott.ssa Maria Concetta Muscolino, di capire delle piccole generazioni. Sempre al- dell’I.C. di Roccalumera e di Furci Siculo dove con il coordinamento della dirigente, dott.ssa la presenza della referente dell’Istituto, ins. gli esperti hanno tenuto gli incontri, su nozio- Maria Carmela Lipari, hanno introdotto gli Rita Puglisi e delle docenti, gli esperti del Ci- ni elementari di fotografia, di cinema, facen- esperti del Cinit, Orazio Leotta e Massimo Ci- nit hanno invitato gli alunni, classe per classe, do vedere dei corti, tra quelli premiati dal CI- cala, i quali hanno diretto la discussione e col- alla rilettura dei “corti”, intermezzando alle NIT nei Festival del Cinema Africano d’Asia e loquiato con l’interessato giovane pubblico riflessioni sui contenuti cenni elementari di America Latina, organizzato dal C.O.E. di Mi- per rileggere e riflettere sulle varie fasi della tecnica cinematografica. Il consuntivo dell’in- lano da oltre 25 anni. Durante le lezioni si so- storia del bambino “diverso”, protagonista tera attività, stante le analisi dei risultati no alternati gli esperti del CINIT che hanno principale, e per comprenderne meglio i con- emersi dalla compilazione di schede “guidate” predisposto per i ragazzi delle schede prope- tenuti e i messaggi. Di ottimo livello il dibattito e l’elaborazione di disegni liberamente ispira- deutiche di presentazione al film, delle note di che ne è seguito, con osservazioni e domande as- ti dai film visti, è stato più che soddisfacente, e base sulle inquadrature fotografiche e cine- solutamente “da persone mature”. L’attività pro- pone solide basi per una più proficua attività matografiche, per poi concludere l’incontro gettuale è proseguita nelle settimane seguenti, segue a pag. successiva

CineVittoria: Massimo Caminiti risponde ad un intervento Massimo Cicala durante una lezione di cinema in classe CineVittoria. Intervento di un alunno su invito di Massimo di un’alunno (foto di Massimo Marinacci) (foto di Massimo Caminiti) Cicala (foto di Massimo Marinacci) 40 [email protected]

segue da pag. precedente nei prossimi anni. Si può affermare obiettiva- Iskolas/2 – La scuola negata mente che “piccoli cinefili crescono”, per usare uno slogan beneaugurante. Questa vuole esse- Don Chisciotte, l’immortale cavaliere errante creato da Cervantes re una testimonianza delle numerose attività si mette a dialogare di scuola ufficiale e scuola impropria con (talvolta silenziose e invisibili ma reali) che svolgono sul territorio le Associazioni di pro- Antonio Pigliaru e Michelangelo Pira. Si incontrano al Ristorante mozione culturale cinematografica, incon- dei morti, al Partenone, nell’ovile-montagna Sa Libra. Pure a trando e formando i futuri spettatori, possi- bilmente “critici” e “consapevoli” dei prodotti Oxford e alla Sorbona massmediali, con un contatto frontale e diret- Il Ristorante dei morti avanzare verso il fondo della sala e nell’angolo to, collaborando, così, qualitativamente e fat- non è contrassegnato più oscuro, solitaria, ha riconosciuto l’ombra tivamente con le istituzioni scolastiche, per la da un numero civico di Antonio Pigliaru. Michelangelo Pira si è av- formazione dei futuri cittadini. anche se si trova nella vicinato. Orazio Leotta centralissima via Gio- Pira: Non mi riconosci? vanni Giudici del Pae- Antonio Pigliaru non ha risposto. “Non mi ri- se Portatile, quello che conosci?” ha insistito Mialinu. ognuno può prendersi Pigliaru: Ma che senso ha dare corpo alle om- Natalino Piras appresso, racchiuso nel- bre? la valigia del cuore o della testa. Arrivano ogni Pira: So’ ifattu a carchi ormina, seguo delle or- tanto, ad Ammentu ‘e vrores, così chiamano il me. Da quattro anni inseguo tracce, cerco. Ristorante dei morti, le ombre di persone che Pigliaru: Sei sicuro di aver imboccato la strada abbiamo conosciuto o di altre persone di cui giusta? Puoi aver sbagliato cammino. Non ti è abbiamo sentito parlare, uomini e donne di bastata la guerra che hai dovuto sostenere da cui abbiamo letto un libro, un articolo sul vivo? giornale, una poesia o un racconto. Come tut- Pira: Anche i morti possono continuare ad esi- te le ombre, i frequentatori del Ristorante dei stere, continuare a insegnare qualcosa. In CineVittoria. La sala piena di alunni e docenti per seguire il film (foto di Orazio Leotta) morti non fanno molto rumore, si muovono fondo appartengo alla tua scuola. leggeri tra i tavoli, le sedie e le poltrone dispo- (La parola scomposta, 1991) ste in semicerchi e in piccoli quadrati aperti. Scuola della violenza, scuola negata, scuola Apparentemente le ombre sembrano non ac- inutile: parole che rischiano l’inflazione in corgersi l’una dell’altra, avvolte da una reci- ogni parte del mondo. Soprattutto scuola ne- proca indifferenza per quello che ognuna di gata: dalla guerra, dalla fame, da altre non pri- loro è stata, viva o vivo. Ma è un’apparenza marie necessità che prendono il sopravvento sottile, ingannevole per chi non abbia la capa- sul bene unico quale dovrebbe essere la scuo- cità e la sensibilità di sentire cosa dicono, in la. Scuola negata perché il sapere, gramscia- che modo comunicano e si scambiano senti- namente, è “istruitevi, istruitevi, istruitevi”, menti e impressioni. In una di queste sere perché ne abbiamo bisogno. Invece bisogna piovose e fredde, l’ombra di Michelangelo Pira negarla l’istruzione, la sua profondità, la sua è entrata per la prima volta nel Ristorante dei leggerezza. Molto torna, cinematografica- Giulia Sterrantino parla di cinema in una 3° media di morti. Apparentemente nessuna delle altre mente parlando, alla scena rivelatrice, sul fi- Furci Siculo ( foto di Giovannella Interdonato) ombre dispose lungo i tavoli, le poltrone e le nale del Nome della rosa (1986) di Jean-Jacques sedie, si è accorta della sua presenza. Tutti Annaud tratto dall’omonimo romanzo (1980) però sapevano chi era. Mialinu è sembrato an- di Umberto Eco. Prima di masticare le pagine cor più smarrito, ancor più stanco per l’indif- avvelenate e assassine del secondo libro della ferenza di quelle ombre, molte delle quali ave- Politica di Aristotele per buttarsi poi tra le va conosciuto vive quando lui era vivo. È fiamme del rogo da lui stesso provocato, fra- avanzato verso il centro della sala, quasi fen- tello Jorge (un Fedör Fëdorovič Šaljapin stra- dendo la piccola folla. Nessuno lo riconosceva ordinariamente somigliante a Jorge Luis Borges, ma Mialinu conosceva tutti. Ha continuato ad segue a pag. successiva

Alunni della 2° elementare mostrano schede e disegni sul quaderno (foto di Massimo Caminiti)

Massimo Caminiti, Rita Puglisi e Massimo Cicala con le classi 1° e 2° del Plesso Muscolino di S.Teresa di Riva (foto di Massimo Marinacci). “Don Chisciotte” di Orson Welles, più volte definito dal regista “my own film” la leggendaria opera incompiuta 41 n. 63

segue da pag. precedente il Bibliotecario per antonomasia) rivela a Gu- glielmo da Baskerville (Sean Connery) perché quel libro doveva andare distrutto: perché at- tribuisce funzione positiva al riso (siamo nel Medioevo, a ridosso delle dark ages), perché fonda l’umanità degli uomini sulla sapienza, sulla forza del sapere. Fratello Jorge vede (no- nostante sia cieco) il libro, fuori dalla bibliote- ca dell’abbazia, come l’Anticristo. Jorge biblio- tecario è l’autocrazia intellettuale che unita alla politica oligarchica nega la scuola come fonte e pratica di conoscenza, come principio che combattendo l’analfabetismo delle masse attui la democrazia: là dove il libro, per tutto un lunghissimo medioevo, appunto secoli e secoli di buio, era inarrivabile. Specchio rove- sciato di fratello Jorge è don Chisciotte, la fi- gura inventata da Miguel de Cervantes Saave- dra nel Siglo de oro, il Seicento spagnolo, resa Lo scriptorium nel film “Il nome della rosa” (1986) di Jean-JacquesAnnaud universale grazie anche al cinema. Molti i don quando ero operaio, per qualcuno che non ra- nessuna voce, trasformato come una protesta, Chisciotte anche come progetti falliti, come gionava fine: “Tanto quello lì mica si romperà prima di spegnersi del tutto nel film Alessan- scuola negata. Don Chisciotte, hidalgo, perde la testa andando a sbattere contro i portali dro il Grande (O Megalexandros, 1980) di Theo il senno per i libri, quanto fa la differenza tra dell’Università”. E mastru Giaveri, agli antipo- Anghelopulos. Omero Antonutti, già Abramo lui e Sancho, scudiero che può solo aspirare a di di mastru Bernardini, davanti ai suoi nuovi Ledda (negatore della scuola per il figlio Gavi- cavalcare un asino. Tale è la sua condizione alunni, all’inizio di un nuovo ciclo scolastico, no), è qui un bandito macedone di fine Otto- ché a lui sarà sempre negata la scuola, una scolari bambini e anche qualcuno che quasi cento, appunto Alessandro il Grande. Tra le qualsiasi. Non potrà mai entrare all’università quasi raggiungeva in età il maestro: “Tanto altre criminali imprese cantate dai suoi come se non come portatore di altrui pesi, rimanen- nessuno di voi andrà a finire all’università, un’epica, ha rapito un gruppo di studenti in- do analfabeta. Forse è per questa esclusione quindi non vi insegnerò a leggere e scrivere glesi al Partenone e ora li tiene prigionieri in dal sapere di tanti Sancho Panza che Cervan- ma a fare di conto, così sarete capaci di tirarvi attesa di un riscatto che non arriva. Li scan- tes riversa sulla pazzia di don Chisciotte la la giornata quando sarete braccianti e operai”. nerà tutti a uno a uno, spegnendo appunto il perdita del senno che non i libri meccanica- Era l’eternamento della scuola come esclusio- Sing Sing Together. La scuola negata è anche mente appresi ma la scuola della vita riesce ne. Quanto mai lontana l’universitas di Viag- questa impossibilità alla comprensione tra invece a vivificare. Don Chisciotte è nella gio in Inghilterra (Shadowlands, 1993) di Richard mondi diversi e distanti, una conflittualità, scuola negata, è come uomo di scuola un fru- Attenborough, l’amore struggente, considera- una guerra tra codici che non interscambiano strato intellettuale, incapace a comunicare il ta anche la differenza di età tra lo scrittore C.S. perché non c’è nessun docente come malleva- suo sapere a discenti che non siano Sancho Lewis (Anthony Hopkins) professore di lette- dore, garante della ricerca di mediazione tra che non ha nessuna intenzione di imparare. ratura a Oxford e l’ebrea americana Joy Gre- le parti. Il film di Anghelopulos, ritmi lentissi- Per capire il groviglio, in attesa di vedere The sham (Debra Winger). È un film sull’elabora- mi, esasperanti, è la metafora, se vogliamo l’e- Man Who Killed Don Quixote (2018) di Terry zione del dolore, viaggio nella tranquilla stensione, tra quanto due nostri grandi intel- Gilliam, riandare, tra i diversi film, ai Chi- campagna inglese (ricorda quella di Messaggero lettuali, visionari, alla stregua di don Chisciotte, sciotte sovietici e russi, anche là aule scolasti- d’amore, The Goo-Between, 1971 di Joseph Losey, hanno elaborato nella loro ricerca: la scuola che abbandonate, adibite ad altra funzione dall’omonimo romanzo, 1953, di L.P. Hartley) ufficiale e la scuola impropria. Gli intellettuali che non sia l’insegnamento. Cercare di com- inquieta, metafora della caducità, di tutte le sono Antonio Pigliaru (Orune 1922 – Sassari prendere perché un personaggio così solare nostre perdite. Del film di Attenborough vale 1969) e Michelangelo Pira (Bitti 1928 - Quartu nella sua innegabile follia sia l’enigma di tanti molto l’inizio, i titoli di testa mentre il coro di Sant’Elena 1980). Pigliaru ha elaborato il Co- progetti, come la buona scuola, destinati al professori e alunni di Oxford intona, magnifi- dice della vendetta barabaricina come ordina- fallimento: leggi il Chisciotte mai realizzato camente, il Veni Sancte Spiritus. Tutti insegna- mento giuridico dove, per capire anche O Me- così come lui lo avrebbe voluto di Orson Wel- menti e paragoni che la scuola negata, oggi, galexandros, c’è un comma che recita: chie non les. Proprio perché il personaggio inventato non riesce a far comprendere, presa com’è furat no est homine, chi non ruba non è uomo. da Cervantes e però ormai di universale domi- dall’ossessione compulsiva di mostrare sol- Rubare era una pratica, una convenzione, un nio, è fuori da qualsiasi logica accademica, da tanto la propria ruinante ruina. Eppure ce ne insegnamento, dettati dalla condizione di vita qualsiasi università, da qualsiasi Sorbona. Se sarebbero di comparazioni. Rimanendo sull’u- della società del noi-pastori, sempre in guerra invece di perdersi dietro alle avventure di mai niversitas inaccessibile ai criteri di una vera con l’altro Stato, con la sua Giustizia, con le esistiti cavalieri, lo hidalgo avesse frequentato scuola capace di creare simbiosi e non rimar- sua Leggi, con la sua Scuola. Era la scuola im- la scuola impropria di Rabelais, che la Sorbo- care distanze, ci sono due film da prendere in propria dell’ovile a valere per la gente che vi- na intesa come covo di sorbonagri nasapeti e considerazione. Uno è Addio Mr. Chips! (Go- veva dell’economia dell’ovile. Pira colloca in baciaculo mette alla berlina (ecco perché l’ac- obye, Mr. Chips 1939) di Sam Wood dal roman- questa scuola dell’ovile, la chiama Sa Libra nel cademia di fratello Jorge teme il riso) forse zo omonimo (1938) di James Hilton, la memo- romanzo postumo Sos sinnos (1983) l’Utopia non avrebbe mai perso il ben dell’intelletto. ria di un altro vecchio professore che potrebbe per un uomo nuovo, il fatto che anche a sa Li- Non avrebbe mai intrapreso il viaggio di per- essere come il Lewis del film di Attenborough, bra don Chisciotte possa comprendere quan- dita della memoria, di cerca di lenimento dal- i privilegi, la considerazione, il fatto di essere to i libri non gli hanno saputo spiegare. Tutti la doppia ossessione amorosa: quella per i li- stato non all’altezza oppure usato dagli alun- termini di paragone che la scuola dovrebbe bri e quella per Aldonza, contadina come ni. C’è una scena del film in bianco nero dove mettere sul banco delle lezioni. Ma non c’è Sancho, che lui si ostina a voler trasformare gli studenti cantano in coro Sing Sing Together. gente che sappia insegnare. in Dulcinea. Doppia ossessione doppia men- Li vediamo avanzare in cappa e capello, lieti,e- zogna. C’è sempre una qualche universitas co- pigoni di un tempo goliardico che era giusto me riferimento, nella scuola negata. Dicevano, vivere. Lo stesso canto lo risentiamo, solo coro, Natalino Piras 42 [email protected] Abbiamo ricevuto Abbiamo Ricevuto Abbiamo ricevuto Siamo tutte ragazze Stanlio e Ollio ... e le Stanlio e Ollio nau- madri donne ... fraghi sull’Atollo K: il Saveria Chemotti Enzo Pio Pignatiello viaggio, il sogno, l’u- topia Enzo Pio Pignatiello settembre 2017. Volume realizzato in collaborazione con La Cineteca del Friuli e I 1000 occhi - Festival internazio- nale del cinema e delle arti, XVI edizione. Roma, Cinema Trevi-Cineteca Nazionale 12-13 settembre 2017; Trieste, Teatro Miela 15-21 settembre 2017

Questa nuova ricerca documentaria di Enzo Pio Pignatiello, si propone di rintracciare i co- dici visivi (figurativi, cromatici, tipografici) all’interno di una serie di esempi iconografici Presentazione del libro “Siamo tutte ragazze madri” (ed. significativi e rappresentativi dei manifesti ci- Iguana, 2018) di Saveria Chemotti dove Giulia Zoppi (Re- nematografici realizzati in Italia tra il secondo dattrice di Diari di Cineclub) ha dialogato con l’autrice dopoguerra e la metà degli anni Settanta rela- alla Biblioteca delle Oblate, Firenze il 14 giugno. tivi ai film di Stan Laurel ed Oliver Hardy. Un lavoro di analisi semantica e semiologica, dun- “Maneggia materiali incandescenti intrecciando con sa- que, non priva di notazioni sociologiche, che Atollo K è l'unico film della coppia Laurel & pienza realta e finzione”. prende in esame il recupero nel secondo dopo- Hardy con esplicite pretese politiche - se si ec- IL MATTINO guerra sul mercato italiano dei film americani cettuano le altre produzioni degli anni Qua- interpretati dal celebre duo. ranta realizzate durante il Secondo conflitto Quante volte ti hanno detto che sei proprio I mondiale. Amalgama di sentimenti anti-im- come tua madre? 1979. Rosa e incinta e ha solo Roma, Pioda Imaging edizioni; perialisti e anti-nucleari, rivela un atteggia- sedici anni. E la terza di una «razza di putta- sbn: 9788863211887; Curatore: Enzo Pio Pignatiello mento quanto mai pessimista nei confronti ne»: prima di lei era capitato alla madre, morta Anno di Pubblicazione: 2017; Numero di edizioni : 1 della società post-bellica, aspetto che talora fa di parto, e prima ancora alla nonna scompar- Numero Pagine: 98; Formato: 15x21; Euro 15,00 a pugni con il "materiale comico" di Stanlio e sa. Rosa vuole abortire, ma le spiegano che e Ollio. complicato e che commetterebbe il peccato piu grande. Indotta a portare a termine la gravi- Roma, Pioda Imaging edizioni; danza, accetta il ricovero in una struttura cat- Isbn: 9788863212037; Curatore: Enzo Pio Pignatiello tolica e acconsente, come da regolamento, a Anno di Pubblicazione: 2017; Numero di edizioni : 1 dare la sua bambina in adozione. Ma dalla Ter- Numero Pagine: 80; Formato: 15x21; Euro 15,00​ ra del Fuoco arriva la nonna Ida, caparbia, te- meraria, saggia. In questa storia antica come il mondo eppure cosi attuale, Saveria Chemotti Ridolini e la collana punta il dito contro la mistica della maternita della Suocera per mostrare il senso della genealogia femmi- nile: essere ragazze madri vuol dire custodire Ridolini combina continuamente guai e viene un lascito di saperi e pratiche da consegnare espulso dalla scuola. Viene assunto come gar- alle generazioni successive. E in fondo siamo zone per intercessione di Dolly, ragazza di cui tutte ragazze madri perche prima di una don- è innamorato Ma il padre di Dolly non vede na e venuta un’altra donna, e dopo di lei ne tutto ciò di buon grado e caccia Ridolini dalla verra un’altra ancora. fattoria, mandando al contempo la figlia in pagine 172 città. ISBN 978-88-98174-28-7 DVD Video. Omaggio di Enzo Pio Pignatiello e prezzo di copertina € 15,00 Denis Zanette 43 n. 63 Due donne di spettacolo per un Teatro... che non c’è più! Cinquant’anni fa Ales- addetti assolutamente eccezionale: i cui com- l’allora più antico cinema della città, il da anni sandria, coi suoi oltre ponenti, peraltro, sono stati ricompensati di scomparso “Moderno” di piazzetta Lega Lom- 100.000 abitanti (oggi tanta professionalità e dedizione con... la per- barda -la storia dei liberi comuni congiurava a ridotti di più del 10%, dita del posto di lavoro e la dispersione, a se- fissare questo nome alla nuova città voluta da immigrazione nono- guito della catastrofe di cui sopra, dopo aver papa Alessandro III otto secoli prima di Bossi!- stante) era la seconda dato luogo a un’attività di particolarissimo i proiettori a 16mm in dotazione, e le pellicole a Nuccio Lodato città del Piemonte quanto vano rilievo qualitativo, senza che passo ridotto della San Paolo, dell’associazione -adesso la sopravanza nessuno riuscisse a garantirli o fosse quanto Italia-Urss e dei piccoli distributori locali del Novara- ma disponeva di un solo teatro real- meno chiamato a risponderne. In questa settore di allora, venivano energicamente sca- mente credibile e funzionante, il Politeama squadra, si sono particolarmente distinte due gliati in qualsiasi punto del territorio che fosse Alessandrino, inaugurato nel almeno in grado di offrire un po’ 1914 e ristrutturato moderniz- di sedie, una parete bianca a mo’ zandolo, con un lieve sposta- di schermo, una presa di corren- mento della storica sede, dappri- te e almeno un abitante del luo- ma nel 1966 e di nuovo negli anni go cui fare minimo riferimento più recenti. I precedenti non pratico e organizzativo (in caso erano incoraggianti. Tra Otto e di mancanza degli uno o del’al- Novecento, tre antecedenti e as- tro requisiti minimi, Grazia rag- sai frequentate strutture popola- giungeva di persona il luogo per ri erano finite in cenere: le prime materializzarli con decisione...). due per cause non identificate, Il secondo, di ben maggiore re- la terza su iniziativa di una squa- spiro, fu la creazione ex-novo dra fascista, nel 1922. Il grande e dell’Ufficio Stampa del nuovo bel Teatro Municipale, ubicato Teatro Comunale sopra descrit- nel corpo stesso del Palazzo di to, la cui inaugurazione ebbe Città, realizzato dall’architetto luogo nell’autunno di qua- Giuseppe Caselli nel 1772, era rant’anni fa. Intrecciando una stato a sua volta distrutto da un fittissima rete di rapporti e di co- bombardamento, la notte del 3 municazioni (in anni nei quali maggio 1944. La restante struttura superstite, donne, accomunate purtroppo, oltre che dalle non si dice rete e opportunità comunicative più recente e intitolata alla memoria della doti tecniche e umane che le hanno contrad- multitasking, ma anche fax e telefonia mobile grande attrice concittadina Virginia Marini distinte, anche dallo stesso tragico destino di erano ben di là da venire) che si sarebbe molti- (1844-1918), era infine stata, dopo un lungo e venire rubate alla vita, ai familiari, agli amici e plicata e avrebbe progressivamente fruttato assai animato dibattito cittadino, abbattuta a all’attività dallo stesso male imperdonabile: nei lustri della sua attività, fino al congedo dal metà degli anni Sessanta. Per lasciare spazio, Grazia Pierallini nel 2006 e Anna Tripodi lo servizio attivo (ma non dall’attività di anima- sullo stesso sedime, a un nuovo luogo di spet- scorso 29 maggio. Dal momento che gli inte- zione...) nel 2004. Il terzo e in qualche modo as- tacolo che, dopo altrettanto protratte e parte- ressi di questo mensile sono pertinenti all’a- soluto -o comunque maggiormente coinvol- cipate discussioni, non senza reiterati indugi rea cinematografica, ci si limiterà a riferire gente i lettori di queste pagine- la costituzione, anche nella progressiva realizzazione una vol- del loro specifico apporto a questo settore. insieme a Giuliana Callegari ed Enrico Foà, che ta in atto, sarebbe stato infine inaugurato nel Grazia. Anche se purtroppo l’avrebbero a loro volta preceduta là 1978. Salvo concludere, almeno momentanea- sono trascorsi unde negant redire, e altri- nell’autunno 1980 del mente -ma temo definitivamente- la propria ormai quasi un- Gruppo Cinema Alessandria, con l’intento parabola di attività il 3 ottobre 2010, per un’in- dici lunghi anni esplicito di raccogliere il testimone lasciato in- credibile e impunita polluzione interna di dalla sua scom- volontariamente cadere tre anni prima, e per polveri di amianto, che l’avrebbero reso prima parsa, ci sono si- naturale usura e per la tragedia personale poi pericolosamente inaccessibile e inagibile, poi curamente anco- sopravvenuta con la sua immatura scomparsa, privo di qualsiasi dotazione e attrezzatura: ra in giro, per il del Circolo del Cinema fondato nel 1955 da Ade- quindi tuttora inutilizzabile, vista l’insosteni- Piemonte e l’Ita- lio Ferrero. L’obiettivo era quello di program- bile consistenza delle spese oggi indispensa- lia, almeno deci- mare settimanalmente la piccola bella sala del bili per riattarlo (Ho raccontato nei dettagli ne di uomini di Teatro dedicata proprio alla sua memoria, con- questa incredibile vicenda demeziale nel spettacolo (della tinuando a garantire alla città (come succede «manifesto» del 30 agosto 2012). Il Teatro Co- Grazia Pierallini scena, dello scher- fortunatamente a tutt’oggi, sebbene in altra munale di Alessandria ha presentato, nei mo e del penta- struttura, grazie agli ulteriori continuatori) trentadue anni della sua attività continuativa, gramma: registi, attori e produttori; addetti uno stabile rifornimento di cultura cinemato- alcune caratteristiche che ne hanno momen- stampa e a pubbliche relazioni; musicisti e grafica di tenore metropolitano. Questa donna taneamente resa l’esperienza unica in Italia. cantanti; distributori e noleggiatori; agenti e colta e aggiornatissima, curiosa e penetrante, E’ stata innanzitutto l’unica struttura stabile procuratori...) per i quali l’immagine prima maliziosa all’occorrenza e politicamente assai di spettacolo costruita ex-novo che un capo- evocante Alessandria potrebbe essere ancora attrezzata, va davvero considerata tra le colon- luogo si sia consentita, facendo leva sulle sue quella del suo volto straordinariamente mobi- ne portanti della più grande struttura di spet- sole risorse, nei primi decenni del dopoguer- le ed espressivo, incorniciato da un’indimen- tacolo del Piemonte al di fuori di Torino nei ra. E ha sperimentato un modello gestionale ticabile chioma rossa. Il suo primo, picco- primi ventisei anni della sua da lì a non molto -azienda municipalizzata dedita a program- lo-grande capolavoro personale era stato, destinata a interrompersi attività. Nelle sue mare un teatro-cinema-auditorium ad attivi- ancora negli anni Sessanta, l’invenzione dell’Uf- mani transitarono via via, e in lunghi periodi tà commerciale quotidiana e continuativa- ficio Cinema provinciale dell’ARCI [si era con- contemporaneamente, coi rapporti stampa che a sua volta ha costituito un unicum nel sumato il distacco dei suoi circoli dalla FICC quelli con le associazioni e l’organizzare il pub- panorama nazionale. Ma soprattutto, parten- con la nascita dell’UCCA]. Dalla sua piccola blico; gli abbonati, le agenzie e le biglietterie; le do dal nulla, ha saputo creare una squadra di stanza -neanche a farlo apposta sovrastante segue a pag. successiva 44 [email protected]

segue a pag. successiva Lirico Sperimentale, che tra l’83 e il ‘92 vide sale e i loro addetti e frequentatori; la program- succedersi sul podio bacchette quali Müller, Che mi venga un cor- mazione cinema e la documentazione delle Gatti, Garbarino e Humburg; in scena registi po! a-porti con corrieri e trasportatori, macchini- del calibro di Crivelli e Sciaccaluga, Barberio sti e facchini...). Grandi terreni di coordina- Corsetti e Ambrosini, Vacis e Avogadro, con- Fatto di volumi, tomi, mento e di azione instancabile, condotta a un tribuendo tra l’altro a rivelare cantanti oggi in livello che ha contribuito in misura determi- primo piano nella lirica internazionale. E capitoli e paragrafi. E anche nante a dettare lo stile “alto” unanimamente quelli che consentirono, fin dalle prime edi- di molti film riconosciuto, finché le fu e fu possibile, al Tea- zioni, un adeguato sostegno al citato “Ring!”, tro Comunale di Alessandria. Sintesi di tutte che prese saldamente sotto le sue cure, chia- Adoro insegnare, di rado mi sento così bene come queste esperienze furono, emblematicamen- mando a lavorarvi inizialmente la triade Al- quando sono qui con […] i miei testi sottolineati e te, dallo stesso 1978 l’istituzione e la crescita berto Barbera-Bruno Fornara-Lorenzo Pelliz- persone come voi. Per me non c’è altro nella vita del Premio “Adelio Ferrero”, che ha contribui- zari (già presidente della giuria del “Ferrero”, che valga l’ora di lezione. A volte, […] vorrei urlare: to a individuare per decenni le nuove leve del- di cui il nuovo festival volle essere sostegno ed amici miei, tenetevi cari questi momenti! Perché? la critica cinematografica italiana, e continua espansione, fin dalle origini). Col fior fiore Perché una volta usciti di qui accadrà di rado, se a farlo. E, purtroppo solo nell’ultimo biennio della critica italiana, sulla scena di “Ring!” sfi- non mai, che qualcuno vi parli o vi ascolti nel modo della sua permanenza in servizio, la magnifica larono via via Nanni Moretti e ripetutamente in cui vi parlate e vi ascoltate fra voi e con me in avventura, troncata e irripetibile, di “Ring!”, Marco Bellocchio, Alberto Lattuada e Carlo questa stanzetta spoglia e luminosa. l’unico festival della critica cinematografica Mazzacurati, Gianni Amelio e Mario Marto- (Philip Roth, Il professore di desiderio, Einaudi, probabilmente mai tentato, il cui ricordo è ne, Giuseppe Bertolucci e Gabriele Salvatores, TO, 2010, pg. 165) tuttora vivo nella memoria dei numerosissim Ciprì e Maresco, l’Orchestra di Piazza Vitto- addetti ai lavori che vi presero parte, del pub- rio, Aldo, Giovanni e Giacomo e molti altri an- Se voglio sperare nella loro piena presenza, devo blico e di quello che resta della cultura cinema- cora. Mentre il “Guantone d’Oro” premiava aiutarli a calarsi nella mia lezione. Come riuscirci? tografica nel nostro paese. anno dopo anno i grandi emeriti della critica: È qualcosa che si impara, soprattutto sul campo, Anna. Se Grazia Di Giammatteo e Cosulich, Argentieri e Fink, col tempo. Una sola certezza, la presenza dei miei Pierallini aveva Frosali e Fava e via dicendo. Del bagaglio di allievi dipende strettamente dalla mia: dal mio es- fatto parte fin Anna Tripodi fecero purtroppo anche parte sere presente all’intera classe e a ogni individuo in dalle origini del alcune grandi progettualità, che la città e i particolare, dalla mia presenza alla mia materia, gruppo pionieri- suoi amministratori furono troppo “pruden- dalla mia presenza fisica, intellettuale e mentale, stico che seppe ti” e troppo poco lungimiranti per accoglierle per i cinquantacinque minuti in cui durerà la mia far vivere la nuo- dando loro vita. Una su tutti (ma non l’unica: lezione. […] È immediatamente percepibile, la va grande strut- un’altra riguardava il trasferimento del Mu- presenza del professore calato appieno nella propria tura dal buio del seo del Cappello Borsalino dalla sua proble- classe […] non si è chiuso in se stesso, no, è a suo nulla che prelu- matica sede attuale al centralissimo ex-cine- agio, da subito, è presente, distingue ogni volto, la se alla sua aper- ma “Moderno” già ricordato parlando di classe esiste subito davanti ai suoi occhi. […] Ho tura al pubblico Grazia), quella di mutare il Teatro, salvaguar- sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di Anna Tripodi (un anno di oscu- dandone egualmente le attività di prosa e mu- tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato ro lavoro preparatorio a spazi ancora inaccessi- dalla scuola se non tre o quattro insegnanti? bili), Anna Tripodi a partire da sei anni più (Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli, MI, tardi ne avrebbe segnato la crescita e l’affer- 2008) mazione definitiva. Distinguendosi anche per doti professionali e capacità di innovazione Col tempo ogni foglia di gelso diventa seta. che avrebbero avuto modo di esplicarsi anche Col tempo e con la paglia maturano le nespole. al di fuori delle sole attività inerenti cinema e (Arguti motti popolari: alla faccia di chi pensa che spettacolo. Assunta come segretaria ammini- il popolo sia incolto) strativa sul finire del 1983, ne avrebbe percor- so significativamente progressive tappe in- terne, accompagnando le parallele mutazioni Faccio l’insegnante, lo della struttura aziendale e della ragione socia- sanno tutti. Tutti quel- le prepostavi: segretaria generale dagli anni li che lo sanno, ovvio. Novanta, direttrice facente funzione dal 2000 Accidenti alla testa che e titolare dal 2002. La nuova arrivata seppe mi ritrovo: mi ripro- impadronirsi ben presto dei meccanismi non metto di scrivere di ci- semplicissimi della consolidata struttura, in- nema, parlare di que- trecciando un costante dialogo con le direzio- sto film o di quell’altro, ni e i consigli di amministrazione via via suc- di quell’attore, di quel- cedutisi, e affiancando ben presto le necessarie Mino Argentieri (1927 - 2017) critico cinematografico e la inarrivabile diva, di competenze tecniche, artistiche e culturali a storico del cinema tra i “Guantoni d’oro” Antonio Loru quell’ineguagliabile re- quelle amministrative e gestionali già salda- gista, e invece! Ma tan- mente in suo possesso. Non paga, riuscì a in- sica, in multisala cinematografica a cinque tissimi già scrivono nei Diari di Cineclub me- trecciare un saldissimo rapporto con il non spazi, invano prospettata nel primo decennio ravigliosamente di cinema, certamente meglio facile terreno del “competente ministero”, de- 2000. La sua realizzazione -amianto a parte!- di quanto posso fare io con la mia povera scrit- stinato a restare saldo pur nel turbinoso suc- avrebbe mutato il volto cinematografico non tura. E poi il cinema a scuola fa parte del mio cedersi di ministri e sottosegretari, direttori solo del capoluogo di provincia ospitante, ma modo di calarmi nell’arte dell’insegnamento generali e responsabili di settore via via tran- dell’intero, oggi assai melanconico Piemonte dai miei inizi, cioè da circa 35 anni, film eforma sitanti in via della Ferratella. Suoi capolavori meridionale. «Indicibilmente triste, il sapere di- documentario, come dice il grande Vincenzo in tal senso furono, tra gli altri, i canali di fi- ventato orfano» ha annotato Elias Canetti nel Esposito, fanno parte integrante dei miei per- nanziamento rapidamente attivati per la ripresa suo (postumo...) Libro contro la morte. corsi didattici, di storia, letteratura e filosofia, della lontana tradizione cittadina del Laboratorio Nuccio Lodato segue a pag. 47 45 n. 63 Michael Haneke, regista dall’arroganza Im- La bustina del Dott. Tzira Bella Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario morale della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes. In un certo cinema di da altre immagini tratte dai social network. Il Dott. Ubaldugo Tzira Bella autori europei, vi è Così compaiono immagini prese dai cellulari Scrivono solo dall’Italia! Che gli altri pianeti di una certa tendenza o da pericolose chat erotiche. A partire dalla quel sistema solare siano disabitati? Comun- orientata a ricercare famiglia, Haneke disegna una serie di situa- que, chi ci scrive ci scrive, da dove da dove, noi l’interazione della fi- zioni parallele che finiscono per rivelare una pubblichiamo, senza omettere, né aggiungere gura del regista con serie di mali sociali facilmente identificabili. nemmànco una coma ni una comillas. quella che potremmo Questi mali vanno dalla perversione morale di definire genericamen- una classe sociale all’empietà con cui l’Europa L’inno Nazionale ma- te della kultur europea. disprezza i migranti. Il meccanismo di Happy La strategia è quella di End risponde a una formula classica che si rifà teria obbligatoria di cercare di acquisire ad altri film già visti di Haneke. Il più interes- studio Àngel Quintana simpatie nei grandi sante si rifà a quello che Michael Haneke riu- festival, diventare au- scì a sviluppare all’inizio della sua carriera con Allo studio anche l’obbligo di tore riconosciuto che si dedica ad affrontare Benny’s Video, anziché a quello con formule più temi seri e importanti, bloccare la leggerezza meccaniche come quelle usate in Código desco- declamazione collettiva del e trasmettere al pubblico lezioni di integrità nocido. Come nei suoi film precedenti, i perso- Credo di Nicea all’inizio delle morale. Il percorso seguito da Michael Haneke negli lezioni ultimi venti anni risponde Risorgi Italia! Finalmen- a queste caratteristiche. te lo scandalo dei nostri Vincitore di due Palma d’O- giovani ignari della poe- ro - La cinta blanca e Amor - è mica fondativa della no- passato dall’essere un regi- stra Santa Cristiana Ci- sta che ha usato l’immagine viltà Occidentale avrà come sperimentazione, a fine. LaBuona Scuola, una trasformarsi in un autore scuola nuova nello Spiri- di un cinema che fa della to formerà generazioni pesantezza una norma che diranno finalmente estetica. Nel suo libro El e compiutamente addio maestro ignorante, Jacques Dott. Tzira Bella agli ultimi cascami di Rancière ci ha suggerito pseudocultura sessantottina. In quest’ottica va che uno dei problemi della inquadrato l’obbligo insuperabile, l’ordine in- pedagogia - ma anche delle controvertibile, la ferrea volontà delle democra- arti – sta nell’utilizzo dei di- tiche istituzioni italiane, di imporre nelle scuole scorsi unidirezionali, basa- lo studio e la quotidiana esecuzione del Linno ti cioè sull’arroganza di chi nazionale italiano. Da indiscrezioni sembra re- trasmette la propria cono- stino, per ora, ancora opzionali, ma caldamente scenza o i propri dogmi. consigliati, l’esegesi e la quotidiana esecuzione Haneke è lontano dall’idea anche di Quarantaquattro gatti, Fammi cresce- che il creatore possa essere re i denti davanti, Furia cavallo del West e Trot- “un ignorante” il cui lavoro tolino amoroso. In Sardegna, come in tutte le al- intenda aprire percorsi tre regioni a statuto speciale, al Linno di molteplici con ipotesi di ra- Mameli dovrà aggiungersi un canto che cresca gionamento di diverso si- la balda gioventù locale ai valori tipici del suo gnificato. Il creatore deve popolo, erede della civiltà nuragica e giudicale. essere invece un arrogante Con un referendum i nipoti degli antichi pelliti che, dalla sua superiorità e mastrucati saranno chiamati a scegliere tra Su creativa, impone le sue callelleddu de tziù, patetico canto tradizionale mezze verità. Happy End, dell’alto Campidano di Cagliari e Su Topi de Is l’ultimo lavoro di Haneke, Crabus Insuaus, canto pop che ebbe straordina- può considerarsi il film che smaschera i suoi naggi che popolano l’universo di Haneke non ria notorietà negli anni ‘70 del secolo appena difetti, senza che sappia imporre le sue virtù, sono esseri umani, ma porcellini d’India sot- trascorso, che suscitò aspettative di rinascita che pure ovviamente esistono. Alcuni anni do- toposti a esperimento audiovisivo. In alcuni politica e civile, sollevamenti imponenti, fiere e po Amor, Haneke ci presenta una famiglia il casi, il laboratorio che impianta il regista può dure levate di capo, tra i giovani delle classi po- cui protagonista è Jean Louis Trintignan. Il funzionare, poiché l’esempio del particolare si polari sarde. Speranze di rinascita andate delu- vecchio è ormai vedovo. Sua figlia lavora in riferisce a qualcosa di più generale che ha a se, in seguito alla malizia delle componenti cle- un’azienda con problemi legali. Il marito è un che fare con la condizione del mondo. Tutta- rico-reazionarie, che in quei giorni belli e assicuratore inglese. I nipoti vivono in un’al- via, a differenza di altri casi, l’esperimento ap- terribili, con la lascivia dell’inganno tolsero a tra sfera, si muovono nei bassi fondi e una ni- pare eccessivamente freddo e chirurgico. Non quei virgulti ogni energia, in quegli anni oggi pote vuole dare un colpo risolutore tentando il c’è alcun gesto di affetto verso il mondo, né negletti, vituperati e derisi. Ma ciò che ancora suicidio. Siamo di fronte a una famiglia bor- verso gli esseri che lo abitano. La crisi dell’u- brucia è che i protagonisti di quella primavera si ghese di Calais senza alcun fascino discreto. manità non è solo all’esterno ma all’interno condannarono, incapaci di controllare gli entu- L’ambiente familiare è malato e il suo com- del film stesso. siasmi del movimento, alla sconfitta con le loro portamento è perverso. Come al solito nei film Àngel Quintana proprie mani. di Haneke, le azioni familiari sono punteggiate Traduzione dallo spagnolo di Marco Asunis Battoriu Tontu 46 [email protected]

segue da pag. 45 e poi nel tempo cosidetto delle attività extra- curricolari pomeridiane, 30 anni di Cinea- mando, tra curricola ed extra, un migliaio di film, più o meno, visti, spesso discussi coi ra- gazzi. Dunque, abbiate pazienza, ma voglio parlarvi di scuola. Della mia idea di scuola. Adoro insegnare, lo farei anche a gratis. Che dite? Già lo facciamo a gratis? Ecco, appunto! Quando gli studenti sono davvero presenti all’ora di lezione lo vedi anche senza bisogno di fare l’appello. Quando l’insegnante è pre- sente gli studenti sono presenti. Si spengono le luci in sala, il mondo appena lasciato fuori scompare e l’aula si riempie di poesia, filoso- fia e scienza: salve signor Platone, come va? Ma cos’è questa sua assurda idea, che l’Idea sarebbe causa e criterio di giudizio delle cose quotidiane? Benvenuto signor, pardon, dear Mr. William Shakespeare, mi scusi, … ma, .. davvero Lady Macbeth è così perfida, Otello così geloso, Amleto tanto scettico? Professor Pitagora (o vuole che la chiami maestro, addi- Prof. Dino Marchionni, Educazione artistica negli anni ‘60/’80 e insigne artista e grande educatore rittura Dio?!): ma non poteva risparmiarcelo il suo teorema, e lei, geometra Euclide, tutta la essere il mio stile, (nel mio caso volgare, popola- mestiere. Grazie a Lui, e a qualche altra/o, ho geometria!!! No, eh?! Vabbè! Guarda! Guar- re, almeno così a me pare, e piace), la mia ari- voluto impegnare tutte le mie energie nella stotelica unione di materia e forma, synolon e meravigliosa e difficile, socratica arte dell’in- entelechia. Certo partiamo tutti, nel nostro segnamento. Insegnare vuole dire, alla lette- divenire, da un Altro, da un modello da imita- ra, lasciare il segno, ché chi non lascia alcun re. All’inizio, quando ho detto le mie prime segno, non è in definitiva un insegnante. Na- parole, mosso i miei primi passi in questo me- turalmente si deve lasciare un buon segno, stiere, avrei voluto essere Dino Marchionni, non la cicatrice di una ferita, che come il san- urbinate, grande artista, grandissimo e uma- gue di San Gennaro, a scadenza regolare e ir- nissimo insegnante, per grazia del cielo appe- revocabile, sanguina a ogni occasione com- na ventenne sceso da tanta bellezza e luce nel- memorativa, al solo ricordo di quei giorni le ombre di Villacidro, e in questo borgo agro trascorsi a scuola. Quel segno invece deve evo- rimasto per amore. E altri prestigiosissimi in- care immagini di fatiche andate a buon fine, segnanti con la C maiuscola di Cultura che ho di apertura di mondi fino ad allora inesplora- avuto la C di fortuna di incontrare nei miei ti, di come siamo diventati quello che, tutto studi superiori e universitari. Ma ho subito sommato, certamente con buona soddisfazio- pensato che non ce l’avrei mai fatta! Troppa ne siamo ora, di quello che ancora desideria- differenza di stile, stoffe troppo diverse, mis- mo imparare ad essere, con realistiche speranze sione impossibile. Poi ho pensato, non è solo di riuscirci ancora con adeguata soddisfazione. impossibile: è inutile! Autómaton non è in po- Educare vuole dire, alla lettera, portare, con- tere degli uomini, týche, si! Possiamo control- durre fuori, dove non si è, dare ciò che non si lare la fortuna attraverso il nostro personale ha a chi ancora non è, cioè presentare l’allievo daimon o genio. Infine ho pensato: è impossi- a sé stesso, regalargli la sua libertà, una libertà bile, è inutile, ed è pure dannoso. Se voglio es- vera, matura, che non lo lasci abbandonato in sere seguito, ascoltato, devo lavorare al mio mondi che non comprende. Socraticamente stile. In fondo è semplicissimo, è la scoperta aiutare, solo aiutare, qualcuno che ha un’età dell’acqua calda, per dirla con Achille Campa- dai tre e i venticinque anni, a dare alla luce il nile l’invenzione del cavallo! Basta dare il pro- suo bambino, o bambina, naturally, il suo prio corpo, la propria voce alle tue materie e il frutto maturo, che corrisponda alla conquista da!! Ci sono anche Dante, Virgilio, Lucrezio, gioco è fatto! Tu sei la vita che hai vissuto, tut- dell’identità personale, alla (il più possibile) addirittura Esiodo, Omero, Pindaro, Eschilo, to della vita che hai vissuto. Tu sei i libri che serena presa di coscienza della propria unica, Sofocle e Euripide, poi Leonardo, Raffaello, hai letto, tu sei la testimonianza viva del tuo indivisibile e irripetibile individualità, e del Michelangelo, Caravaggio, Artemisia Gentile- sapere, tu con la tua presenza umana scenica, rapporto che questa ha, ha avuto, con l’Altro, schi, di là, di là: voltati da quella parte! Demo- negli spazi della formazione, sei il tuo corpo col/coi formatore/i, per rimanere dentro l’a- crito, Ipàzia, Galileo, Newton, Darwin, Marx, presente di fronte a loro, sei il loro desiderio o nalogia socratica, col maièutico/a. Il vero in- oddio, oddio, oddio, Marx! Lenin, Gramsci, la loro repulsióne alla conoscenza. La passio- segnante, quello che attraverso la sua presen- Freud, Einstein, …. Adoro insegnare, sul serio, ne per la conoscenza, perché senza passione za ti fa amare il sapere, ti dice: non cercare di trovo sia il lavoro più bello del mondo, e come non vi è e non vi sarà mai vera conoscenza, si copiarmi! Trovo insopportabile l’allievo che dice Massimo Recalcati, nel suo meraviglioso, può solo contagiarla, da àio a pupìllo, passio- mi fa il verso! L’ora di lezione, quando sono con la mia classe, ne chiama passione, così come accìdia genera Guardami, ma lavora al progetto di te stesso. in aula o in qualsiasi altro posto, desidero solo accìdia. Grazie al Professor Dino Marchionni, essere dove sono con loro, in nessun altro po- che ho amato tanto, ho imparato ad amare sto e con nessun altro desidero essere. E desi- questo mestiere, grazie a lui ho capito che non dero e voglio essere solo io e la mia materia, sono Dino Marchionni, ma Antonio Loru, gra- tutt’uno, cioè, sempre come dice Recalcati, zie a Lui che volevo e voglio fare solo questo Antonio Loru 47 n. 63 La ragazza con la pistola (1968) L’incubo peggiore della generazione sessantottina. Mezzo secolo fa, la pellicola che fece di Monica Vitti la primadonna della commedia Chiusa la triste espe- ancora. S’imbatte in un giocatore di rugby che rienza – a tratti ine- le offre aiuto e con cui fa il giro delle balere narrabile - del secon- frequentate da italiani. Una sera, in cucina da do conflitto bellico, lui, si stupisce che il ragazzo guardi la tivù pian piano si torna al- mentre sono praticamente soli, e non appena la normalità, e lo si fa questi ne approfitta sono botte da orbi, perché anche attraverso il ci- «un vero uomo ci deve provare, ma una vera nema e la radio, ormai donna si deve difendere». Agli occhi di Assun- compagni fedeli del ta, prodotto di una sottocultura borbonica, è quotidiano. Gli anni cin- imperscrutabile questo mondo in cui due gio- Demetrio Nunnari quanta sono così scan- vani di sesso opposto vivono un incontro di- diti da un tempo len- mentichi dell’incombenza di “consumarlo”. In to, poiché urge il bisogno di ritrovarsi, una delle sue ronde per gli ospedali del Regno ripensare il sentimento, sia nei melodrammi – dove lavorano molti immigrati – dona il san- della storica coppia Sanson-Nazzari che nelle gue ad un aspirante suicida, e al professor canzoni della regina incontrastata Nilla Pizzi. Osborne che le chiede per l’anamnesi di cosa Il decennio che segue è invece pervaso da una sia mancato il padre, risponde laconica: «lu- inquietudine di fondo; una tensione spasmo- para». Sebbene non capisca quella strana, sel- dica verso nuove conquiste. A San Remo, nel vatica fanciulla il medico la persuade a restare ’67, Gene Pitney canta La rivoluzione. È l’era per magari ingentilirsi a contatto con una so- della lotta operaia e studentesca e dell’eman- cietà evoluta e multietnica. Assunta prende le- cipazione femminile soprattutto. Le giovani zioni d’inglese, cambia acconciatura e sfoggia si ribellano ad un pensare fariseo che le vor- un completino in similpelle da infarto. Il per- rebbe votate a ruoli subalterni, alla cura della prole ed ossequiose di ben noti doveri coniu- della critica è subito unanime: premio del Fe- gali. Si confrontano col mondo del lavoro, con stival di San Sebastian, “David” di Donatello, il sesso inteso come scoperta, col piacevole Nastro d’Argento, Globo d’Oro e Grolla d’Oro gioco della seduzione. Non è più disdicevole a Monica Vitti per il ruolo di miglior attrice mostrare la propria affettività né peccamino- protagonista. Si noti come, intanto che le gra- so ammettere certi appetiti. Le adolescenti in- zie giunoniche di Marilyn Monroe e Sofia Lo- dossano biancheria sexy, tacchi vertiginosi e ren impazzano sui giornali e alla tivù, il sarca- fanno le ore piccole in discoteca. Tutte tranne smo di Monicelli prenda forma nel grottesco lei, Assunta Patanè; la “ragazza con la pistola” personaggio di Assunta Patanè con un effetto di Mario Monicelli, interpretata da una super- tragicomico dirompente. Il regista stigmatiz- ba Monica Vitti. Al paesello natio, laggiù in Si- za in tal modo lo stato d’inesorabile arretra- cilia, si veste ancora castigato e non son d’uso tezza di tante aree rurali del Bel Paese, ancora i balli fra uomini e donne. Rapita per sbaglio spicace Maccaluso, poi, finge di esser vittima tagliate fuori dalle conquiste del sessantotto. dai maldestri picciotti del belloccio Vincenzo d’una disgrazia, ed incarica i suoi scagnozzi Si ride amaro con Monicelli, specie ponendosi Maccaluso (Carlo Giuffrè), la sventurata cede di portare alla donna la triste notizia. Ma il in quell’ottica che consente di scorgere più di alle lusinghe del rubacuori da sempre amato gioco non regge: beccatolo in atteggiamento un nesso in comune fra il suo capolavoro e Se- in gran segreto. Ma lui non se la sente, e dopo fedifrago con una bionda, Assunta gli punta dotta e abbandonata, illustre precedente di Pie- una notte di follie fugge in Inghilterra. Il diso- contro l’arma e fa fuoco alla cieca. In ospedale tro Germi uscito quattro anni prima. Anche nore incombe; nessuno vorrà più lei o le sorel- però ci finisce la bellona, col Maccaluso al se- quella è una storia di degrado e di pochezza le. Non ci sono maschi in casa Patanè, e sarà guito in preda al panico. Osborne è di turno, e morale, e Assunta Patanè sembra quasi la ne- dunque Assunta a riparare all’infamia. In compreso l’accaduto si precipita ad imbarcare mesi della più remissiva Agnese Ascalone, un’atmosfera da tregenda, la famiglia le si Assunta sul primo volo per l’Italia. La donna, condannata al suo destino da una famiglia stringe attorno alla partenza. Poche cose por- invece, fa scalo a Londra e vi rimane, tentando non a caso patriarcale. Non può sfuggire, a tal terà: foto e indirizzo del traditore, un santino, a ragione la fortuna. Si occupa adesso di foto merito, il simbolismo fallico della pistola di una pistola e undicimila lire da nascondere pubblicitarie, e le sue labbra e le gambe stan- cui al titolo, a significare quanto Assunta sia nel petto come al tempo dei briganti. Giunta a no su tutti i cartelloni per le vie della città. Me- decisamente una donna dotata di “argomen- Londra con la valigia in cartonato, un tailleur si dopo, i due s’incontrano per caso e scopro- ti” di un certo tipo. Infine, è indubbio che la color nero addobbo funebre ed una poderosa no di amarsi; lui divorziato, lei donna in satira sociale de La ragazza con la pistola abbia treccia di capelli corvini, Assunta si mette su- carriera ma col vizietto d’intonare stornelli fatto da archetipo persino alle generazioni a bito in cerca, alloggiando come cameriera in osé alla sera in trattoria. Un dì, mentre Assun- venire. Di lì a poco, difatti, Lina Wertmüller casa di una ricca padroncina. Commette qui ta si accinge a raggiungere il primario sull’iso- sviluppa la stessa tematica in Travolti da un in- una di quelle gaffe atroci che saranno una co- la di Jersey, riappare Vincenzo che – sfoderan- solito destino nell’azzurro mare d’agosto. Con un stante del suo soggiorno in terra straniera: ad do un fascino per nulla arrugginito – tenta di importante distinguo, però: la sua facoltosa un party annuncia sbigottita l’arrivo di un tra- convincerla a seguirlo in Sicilia. E la storia si Pavone Lanzetti e l’Agnese di Germi non sa- vestito, ovvero uno scozzese in kilt. Intanto, ripete, ma stavolta tocca al latin lover l’amaro ranno mai franche dalle pastoie di un rango avuta una soffiata, Vincenzo si dilegua, e pro- risveglio. È l’alba, e la maliarda è già sul vapo- sociale. La sanguigna Assunta è invece l’eroi- prio nel mezzo di quel ricevimento le comuni- retto. Ad attenderla, il suo uomo e la sua liber- na della rivoluzione di cui Pitney cantava a ca per telefono che sta a Sheffield e a nulla ser- tà. Quando, nel ’68, La ragazza con la pistola San Remo. virà cercarlo. Ma Assunta si congeda e parte esordisce sul grande schermo, il consenso Demetrio Nunnari 48 [email protected] Il Gigante, uno spaccato della società americana bSpunti e riflessioni. Un film dai forti contenuti Insignito di un premio Oscar, “Il Gigante”, si- progresso. Insomma, alla borghesia legata al- ciò che è avvenuto nel Nuovissimo Mondo, l’O- gnificativo film degli la terra, versata ad un approccio paternalisti- anni Cinquanta di re- co nei confronti dei coltivatori, quelli che si cente riproposto su spaccano la schiena per zappare i campi, su- “La 7”, si avvale della bentra, piano piano, un altro modello di bor- stupenda interpreta- ghesia, quella che si muove tra banche e petro- zione di James Dean, lio. Non è un cambiamento da poco. Quello Rock Hudson, Mercedes che è notevole consiste nel permanere della McCambridge e Liz forma mentis, la deformazione che ti fa vede- Taylor. Nella trama, che re in una donna messicana, sempre e comun- attinge al romanzo di que, anche se moglie di un ricco ed affermato Giacinto Zappacosta Edna Ferber, c’è uno texano, un essere di rango inferiore. A ben ve- spaccato della società dere, si stratta della riproposizione di un trat- americana del tempo, in parte simile alle con- to caratteristico della società americana, lad- vulsioni sistemiche che l’attraversano tuttora. dove (è capitato anche questo) i neri, figli di C’è la storia di un Sud, il Texas, uno stato ai schiavi portati colà in ceppi, sono stati dappri- confini col Messico, che si affaccia sul golfo ma acculturati per induzione, lentamente, al- omonimo, che, come tutti i Sud del mondo le idee, ai miti su cui si basa quel consesso (accade anche da noi, in Italia), si caratterizza umano, per poi impattare contro il muro della per peculiarità sue proprie, non necessaria- incomprensione e del disprezzo etnico. Tra mente tutte negative, e comunque per un at- alterne vicende, tra alti e bassi, sullo sfondo di taccamento alla tradizione, tetragona ai cam- dissidi razziali, la scena finale, con i suoi ri- biamenti che pure segnano lo scorrere del mandi, le sue allusioni, si pone come metafo- tempo e dei mutamenti storici, a volte tumul- ra: nel crescere della famiglia, il regista si sof- tuosi. La ricerca della ricchezza, che si fa spa- ferma su un bimbo dai caratteri somatici per smodica, dell’affermazione personale, del ri- scatto dalla povertà, capace, nelle speranze di uno dei protagonisti, di annullare, in una im- possibile palingenesi, anni di umiliazioni su- biti nel chiuso di un animo esacerbato, si in- frangono nei pregiudizi atavici e, senza tanti giri di parole, nel razzismo più bieco. A supe- rare il quale non bastano i soldi e il prestigio sociale: la donna messicana, moglie del ricco texano, non viene servita in albergo a causa delle sue origini, delle sue fattezze fisiche che denotano l’appartenenza ad una nazionalità diversa, avvertita come estranea, se non ne- mica. Eppure il Messico è lì, a due passi, a pro- porre stili di vita, che per facilità di linguaggio potremmo definire di stampo tradizionale, del tutto assimilabili all’orizzonte campagno- lo del vicino Texas. Dove però irrompe il vero protagonista, l’oro nero, il petrolio, prove- niente dalle caparbie trivellazioni di chi bra- ma il danaro: quel tratto di campo assume in un attimo, per la gioia del proprietario, l’inna- turale colore scuro che muta la scena, un atti- mo prima pensata come immutabile, eterna. I pascoli e le coltivazioni, pur non dismessi, hanno ora, perlomeno, un’alternativa nel gua- metà tipici dell’uomo bianco americano, e per ceania. Non tanto sul genocidio perpetrato ai dagno facile che annichilisce il sistema econo- altro verso assai vicini alla fisiognomica pre- danni di quelle popolazioni (l’ultima tasmania- mico-sociale, il quale, in effetti, mostra le pri- valente nel Messico, a sua volta, con innegabi- na, tanto per dirne una, che morì nel XIX secolo, me crepe. Che non valgono, comunque, a li suggestioni, prossima alla tipologia degli rappresenta il caso unico di sterminio totale ed mutare le sovra-strutture, che anzi perman- Indi. Razze che si incontrano, che si fondono, assoluto), quanto su vicende molto più vicine a gono e sembrano perpetuarsi quali fenomeni che, in più di un caso, non si tollerano. La na- noi nel tempo. Rileva qui, in coerenza con la tra- tetragoni al passaggio delle stagioni umane, scita di quel pargoletto pare quasi una sfida, ma del film analizzato, la tristissima vicenda au- categorie sociali sottratte al naturale cangia- oppure il segno di un’epoca che stenta a pren- straliana delle “stolen generations”, ovverosia i mento. Il film mette molto bene in luce questo dere corpo. E che pure, tra fatiche e drammi, bambini aborigeni sottratti a forza dalle fami- paradosso, questo scherzo della storia: ciò che si incammina a prendere vita e sostanza. Que- glie per ricevere un’educazione (absit iniuria appare riferibile all’economia agreste, vale a sto avveniva, in parte avviene ancora ai giorni verbis) di stampo anglo-sassone. Gli effetti, sot- dire il pregiudizio razziale, resiste nel modifi- nostri, in America. Ad intendere esattamente to il profilo sociale e psicologico, furono deva- cato ambiente in cui al latifondista si sostitui- l’epifenomeno, l’approccio dell’uomo europeo, stanti. Una vergogna, poco nota, che pesa an- sce il petroliere, quale portatore, in una chiave che poi parla sempre, invariabilmente, inglese, cora sulle coscienze. di lettura evidentemente errata, di novità e di non dimentichiamolo, dobbiamo soffermarci su Giacinto Zappacosta

49 n. 63 I magnifici sette di John Sturges, una storia hollywoodiana Il western che ha cambiato il volto del genere cinematografico tanto amato dal pubblico di tutto il mondo È Akira Kurosawa per posto a Martin Ritt (Hud il selvaggio e Hombre), dei bambini del villaggio; Harry (Brad Dex- primo a raccontare che a sua volta fiutata l’aria bellicosa, decide di ter), un misterioso straniero; Chico (Horst all’Occidente nel 1954 lasciare la gatta da pelare all’esperto John Buchhloz), giovane aspirante pistolero e Lee la storia dei Ronin, nel Sturges, in quel periodo considerato uno dei (Robert Vaughn), un gunman, che deve fare i Giappone feudale del cineasti del genere d’azione più quotato, auto- conti con il suo passato fatto d’incubi e tor- XVI, i coraggiosi guer- re di grandi film qualiSfida all’OK Corral, L’ as- menti. Quando inizia la lavorazione in Messi- rieri che per un piatto sedio delle sette frecce, Sfida nella città morta e co vicino alla città di Guernavaca arrivano di riso decidono di di- molti altri. La stesura della sceneggiatura è af- però altri guai. Il governo locale scottato da fendere fino alla mor- fidata al veterano Walter Bernstein, uno scrit- precedenti produzioni cinematografici statu- Pierfranco Bianchetti te un villaggio soffo- tore di cinema già inserito nelle maledette li- nitensi (in particolare Vera Cruz del 1954 di Ro- cato dalla violenza di alcuni banditi. I sette ste nere di Hollywood del diabolico senatore bert Aldrich) nelle quali i messicani appariva- samurai, premiato alla Mostra del Cinema di Joseph McCarthy. Dopo varie rielaborazioni, no sempre in una luce negativa (piuttosto Venezia, ispirato per ammissione del suo tra le quali quella incentrata su sette veterani scemi, vigliacchi e sporchi), chiede a gran vo- stesso autore ai classici western diretti da della Guerra Civile, poi riscritta da Alfred New- ce una rappresentazione diversa della comu- John Ford e Howard Hawks, con i suoi 208 man (per protesta toglierà il suo nome in se- nità contadina. Vengono accontentati e i pove- epici minuti si aggiudica un posto nella storia guito all’inserimento nel cartellone di quello ri lavoratori della terra, confinati nella miseria del cinema. Hollywood non poteva perciò del collega William Roberts autore solo delle di una piccola comunità nel mezzo del deserto, ignorare la possibilità di una nuova versione scene ambientate in Messico), il copione defi- appaiono anacronisticamente con i loro bei ve- americana. Il produttore Lou Morgheim nel nitivo risulta così originale e moderno tanto stiti bianchi puliti, lindi e stirati. Sul set intan- 1958, infatti, il più furbo e il più svelto ad acca- che il film sancisce, di fatto, la nascita di un to succedono cose curiose: Horst Buchholz ri- parrarsi i diritti stanziando un budget di 250 western dal volto nuovo nel quale il pistolero schia di ustionarsi una gamba con un colpo a dollari e coinvolgendo le due star più note del protagonista è raffigurato come un perdente salve uscito dalla sua pistola; Yul Brynner de- momento, Yul Brynner e Anthony Quinn, che e non come un eroe vincitore. Così appare cide di sposarsi con la sua fidanzata Doris uti- essendo al top della loro carriera, non tardano Chris Adam (Yul Brynner) vestito tutto di ne- lizzando un rinfresco preparato per la “fiesta”, a entrare in conflitto e in rivalità tra loro. En- ro, capo di un gruppo di mercenari incaricati la sequenza nella quale il villaggio accoglie i trambi vogliono il ruolo principale del pistole- di difendere un villaggio messicano dalla ban- pistoleri e Steve McQueen, il cui ruolo di an- ro Chris e non quello del suo braccio destro da di Calvero (Eli Wallach), leader di alcuni fe- tieroe non era inizialmente nemmeno nel co- Vin iniziando a litigare così ferocemente da fini- roci desperado. Gli altri mercenari guidati da pione, simula un finto incidente stradale per re in tribunale in una causa legale durata anni. Chris sono il suo vice Vin (Steve McQueen), lasciare la serie televisiva western, dove sta la- Quinn, che avrebbe dovuto essere anche il regi- Britt (James Coburn) abile a maneggiare il col- vorando per far parte del cast del film. Una scelta sta, si ritira furibondo dal progetto lasciando il tello; Bernardo (Charles Bronson), il difensore segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente azzeccata perché da quel momento conqui- sterà sullo schermo la fama del ribelle erede di James Dean. La popolarità se la guadagnano anche James Coburn, Charles Bronson, ma non Brad Dexter, l’unico dei sette, che nessu- no ricorda mai, scritturato per aver salvato la vita a Frank Sinatra durante la lavorazione del bellico Sacro e profano e il tedesco Horst Bu- cholz aggregato all’ultimo momento al grup- po di interpreti. Le musiche determinanti per il successo di I magnifici sette sono di Elmer Berstein, uno dei compositori più bravi di Hollywood deluso però per la vittoria agli Oscar della colonna sonora del film Exodus scritta da Ernest Gold. Sul set nel frattempo le cose si fanno complicate per via della rivalità esplosa tra Yul Brynner e Steve McQueen tan- to che il primo riuscirà a ottenere dalla produ- zione l’esclusione del secondo dal non memo- rabile sequel Il ritorno dei magnifici sette sugli schermi nel 1969. Dopo tutta questa fatica stressante finalmente la pellicola viene distri- buita quasi in sordina solo in alcune sale peri- feriche e spesso in cartellone per una sola set- timana a causa dello scetticismo dei dirigenti della MGM poco convinti della sua validità. Ovviamente il film è un flop, ma fortunata- mente l’uscita nel circuito europeo cambia ra- dicalmente la situazione. Il pubblico e la (1980), una versione in chiave fantascientifi- remake I magnifici sette con Denzel Washin- stampa ne sono entusiasti e gli incassi sono ca; l’italiano I magnifici tre (1961) di Giorgio Si- gton nei panni di Chris; un film tecnicamente strepitosi. Un traino, che permette a I magni- monelli con Raimondo Vianello e Walter ineccepibile, ma che soffre del confronto con fici sette una nuova distribuzione negli Usa e Chiari; I tre amigos (1986) di John Landis con l’originale. Considerato insieme a Sentieri sel- uno strepitoso successo al botteghino. Consi- Chevy Chase, Steve Martin, Martin Short e vaggi, Il mucchio selvaggio e Ombre rosse, uno dei derata un modello per il filone dei successivi perfino il film d’animazioneA Bug’s Life (1993) più grandi western della storia, il film è stato spaghetti western e di un capolavoro come Il di John Lassiter; un gruppo d’insetti artisti e amato anche da Kurosawa, che ha donato una mucchio selvaggio, la pellicola è ancora oggi la girovaghi che aiuta una colonia di formiche a spada da cerimonia al collega John Sturges più trasmessa in assoluto dalle televisioni di sconfiggere uno sciame di fameliche e feroci come gesto di ammirazione. tutto il mondo e oggetto di numerosi remake: cavallette. Ancora nel 1998 viene realizzato il il già citato Il ritorno dei magnifici sette; Le pistole documentario Guns for Hire – The making of the dei magnifici sette (1969); I magnifici sette cavalca- Magnificent e la serie tv intitolata I magnifici no ancora (1972); I magnifici sette dello spazio, sette. E ancora nel 2016 Anton Fuqua dirige il Pierfranco Bianchetti

51 n. 63 ALLA RICERCA DELLA SALA Il giro (d|Italia) dei cinema

Con una passione in comune, due giovani cinefili partono per un’avventura mai realizzata: visitare in cinquanta giorni alcuni dei cinema più innovativi d’Italia e raccogliere su un sito internet le buone prassi. Il loro obbiettivo? Esplorare la ricchezza delle sale indipendenti italiane all’epoca della rivolu- zione digitale dentro e fuori la sala.

5.400 km, 48 cinema, 38 città in 17 regioni. Il libro ripercorre le diverse tappe del viaggio, gli incontri, le riflessioni ma anche i sogni per una sala cinema- tografica nuova. Come coinvolgere il pubblico più giovane? Come usare le nuove tecnologie in sala? Quale legame con il pubblico? Quali spazi creare per vincere la sfida con le catene di multiplex? Dai problemi con la distribu- zione alle scelte controcorrente, passando per l’energia dei nuovi esercenti. A fine ricerca si intravede la sala cinematografica di domani: radicata sul terri- torio e aperta al mondo, permeabile alle nuove tecnologie e al cambiamento del pubblico. L’Angolo delle Idee raccoglie le iniziative più stravaganti e ori- ginali incontrate.

“Parafrasando Agnès Salson e Mikael Arnal, autori del Tour des Cinémas, possiamo dire che questo libro non ha nessuna pretesa se non quella di con- dividere ciò che ci ha ispirato, le idee che abbiamo raccolto e gli incontri che ci hanno arricchito. E, se non abbiamo potuto incontrare tutti coloro che reinventano oggi la sala cinematografica, speriamo che queste pagine possa- no rendere una parte della sua ricchezza.” Nicola Curtoni e Emilia Desantis Qualche domanda agli autori:

Di cosa parla il libro? E’ un diario di bordo del nostro viaggio. Ripercorre le tappe in ordine crono- logico, cinema dopo cinema, esercente dopo esercente. In aggiunta al sito, abbiamo una visione d’insieme del materiale raccolto. Quali sono le iniziative che vi hanno colpito? Sono tantissime perché si sta sperimentando su più fronti. Grazie al digitale tutto ciò che è digitale può essere proiettato sullo schermo, au- mentando i contenuti (da clip autoprodotte a videogiochi, passando per l’Opera). Lo spazio viene ripensato, aggiungendo molti servizi alla vecchia “sala” cinematografica (bar, librerie, spazi espositivi, laboratori video, sale riunioni…). Anche il rapporto con il pubblico in alcuni casi è diverso: non più spettatori ma implicati direttamente nella vita della sala (crowdfunding, volontariato creativo, ambasciatori, soci,…). Per questo abbiamo deciso di pubblicare nell’ultimo capitolo l’Angolo delle idee, un campionario con oltre 50 spunti d’innovazione dei cinema italiani. A chi si rivolge il libro? Pensiamo che il libro possa interessare esercenti, studenti di cinema ma anche videomaker (che devono promuovere un film in sala), chi per lavoro si affaccia a questo mondo o semplici appassionati. Ci lamentiamo spesso che un film non arriva nella sala del quartiere ma conoscia- mo quello che sta dietro? Il linguaggio è semplice e accessibile; anche chi è a digiuno sull’argomento può leggerlo. Perche comprare questo libro? Ci dicono faccia bene! Affrontare in modo positivo la sala cinematografica italiana, che ha i suoi problemi, ma andando a scoprire alcuni del- le sale più virtuose in Italia è una bocca d’aria fresca!

Gli autori: Nicola Curtoni (1990, Sondrio) è laureato al DAMS di Bologna. È stato responsabile della programmazione e animazione di un mul- tisala francese e blogger su uncinemainfrancia.com. Oggi lavora come animatore cinematografico in una sala del Nord Italia; Emilia Desantis (1993, Perugia) è studentessa magistrale in cinema e televisione alla IULM di Milano e laureata in comunicazione pubblicitaria a Perugia. Ha lavorato per un multisala a Perugia.

Patrocini / Info pratiche Il libro ha il sostegno di ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e il patrocinio di: ACEC, FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai), UCCA (Unione Circoli Cine- matografici Arci), FIC (Federazione Italiana Cineforum). Il libro (112 pagine con inserto a colori) sarà in vendita dal 18 giugno 2018 a 9,90€ e e-book (4,90€) suwww.cinebuy. com e in alcune librerie (lista disponibile a breve su www.girodeicinema.it).

Prossime presentazioni ►1 luglio Cinema Tiberio (Rimini) ►2 luglio Ciné - Giornate di Cinema (Riccione)

52 [email protected] L’Altro Sguardo La fotografia è sempre un mondo “strano ”e fascinoso. Strano perché coglie ciò che difficilmente può essere vi- sto, anche moti e sentimenti i più nascosti, affascinante perché dà la sensazione di rendere eterno ciò che è Mario Sal Bello passeggero. A Roma, al Pa- lazzo delle Esposizioni, fino al 2 settembre si può percorrere una galleria della vita italiana e non solo dal 1965 al 2018. Ossia, si tratta di rivi- vere in qualche misura – con l’occhio, la mente, la fantasia, il cuore – un ciclo vitale che ha inte- Una selezione di oltre 200 fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi ressato ed interessa il Belpaese ( ma è ancora ta- le?) e il mondo. Trasformazioni di luoghi, am- bienti, di persone soprattutto. E’ un viaggio bello ed anche disturbante, perché costringe, se si vuole, a riflessioni e a pensieri che possono far male o dare speranza. E’ la collezione di Donata Pizzi a rendere possibile tutto ciò, presentando il mondo visto dallo sguardo delle donne, che sono le autrici e le protagoniste dell’itinerario fo- tografico. Sfilano personaggi noti e sconosciuti: Luchino Visconti nel 1965 seduto a fumare, Gio- setta Fioroni che fotografa Talitha Getty nel ’67; Umberto Eco ridente nel ’71 e Inge Feltrinelli fe- lice, nello stesso anno. Ma ci sono le donne ”mat- te” nel manicomio di Gorizia nel ’68, documento terrificante e patetico; le guerre popolari in An- gola nel ’68 e poi i giri nel mondo a filmare per sempre scatti di morte, di distruzione e di dolo- re. Sembra che l’oceano di sofferenza in questi decenni sia davvero grande, troppo grande. L’occhio femminile manifesta una sensibilità ra- ra per scovarlo, dirlo e darlo con acuta partecipa- zione personale. Si torna anche a casa nostra. Sfilano casalinghe, contestatrici, donne alle pre- se con i primi aspirapolvere, donne spose vesti- Agnese De Donato, Donne non si nasce, si diventa, 1970 Giovanna Borgese, Le ragazze di Prima Linea, Torino | stampa gelatina bromuro d’argento, 30x24cm 1981, dalla serie Un paese in tribunale, Italia 1980-1983 | te di bianco, donne lavoratrici. Lenzuola stese ad stampa gelatina bromuro d’argento, 40x30cm asciugare, la fila dei palazzoni senza nome e senza volto. Altri mondi? Ci si avvicina gli anni Duemila. La fantasia spopola e sceglie i soggetti più diversi, scene sensuali o solitudini senza meta. Sintomatica la foto di Paola De Pietri (1997),un dittico di un uomo che d’inverno cam- mina sulla sterpaglia nella costa presso il mare. Tutto indistinto, né parole, né volti. La distanza uomo-donna è tremenda, fredda, incolmabile. Un dittico che dice più di un romanzo, immagi- ni della incomunicabilità, soprattutto della gi- gantesca solitudine maschile. Siamo diventati un universo di “soli”?. Per fortuna, il desiderio di Lisetta Carmi, dalla serie I Travestiti, 1965-1970 | stampa Francesca Volpi, Una famiglia ucraina nella città di ink-jet 2017, 30 x 40 cm © Lisetta Carmi Sloviansk, est Ucraina, 2014 | stampa ink-jet, 28x42cm “vedere un oltre” non si è smarrito né perduto. Se Silvia Camporesi nel 2011 fotografa l’Isola di San Michele nelle nebbie come una apparizione dal mistero, Cristina Omenetto trasfigura Pom- pei come una visione oltre il tempo e lo spazio. Desiderio di trascendenza nel nostro tempo così segnato dall’immanenza? Forse, chissà. L’ “altro sguardo” è sempre in ricerca. Mario Dal Bello

L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018 8 giugno > 2 settembre 2018 Roma Palazzo delle Esposi- zioni Letizia Battaglia, La bambina e il buio, Baucina, 1980 Marialba Russo, Carnevale, La Zeza, 1973 | stampa gelatina | stampa gelatina bromuro d’argento, 2015, 31x45cm bromuro d’argento, 30x40cm (catalogo Silvana Editoriale) © Letizia Battaglia 53 n. 63

E’ uscito Cineforum n. 574 EDITORIALE LIBRI a cura di Marcello Seregni e Paolo Vec- Adriano Piccardi/Paesaggi con figure PRIMOPIANO FIXEUR/ILLEGITTIMO Edoardo Peretti/Adrian Sitaru, ovvero toglie- re la realtà dalle quattro mura Angelo Signorelli/La scomparsa dei dinosau- ri: Illegittimo Francesco Saverio Marzaduri/Non abbiamo bisogno di parole: Fixeur Mi interessano i comportamenti umani inter- vista a Adrian Sitaru a cura di Lorenzo Rossi PRIMOPIANO READY PLAYER ONE Claudio Gaetani/«Sono un sognatore. Costru- isco mondi» Anton Giulio Mancino/La camera verde di Steven S. I FILM Fabrizio Tassi/Visages, villages di Agnès Var- da e JRbr / Massimo Causo/Il Cratere di Silvia Luzi e Luca Bellino Alberto Morsiani/Un sogno chiamato Florida di Sean Baker Claudia Bertolé/Il prigioniero coreano di Kim Ki-duk Giampiero Frasca/I segreti di Wind River di Taylor Sheridan Simone Soranna/Charley Thompson di An- drew Haigh Roberto Lasagna/Tonya di Craig Gillespie Stefano Santoli/Il giovane Karl Marx di Raoul Peck Elisa Baldini/Foxtrot – La danza del destino di Samuel Maoz Manuela Russo/Icaros: A Vision di Leonor Ca- raballo e Matteo Norzi Giancarlo Mancini/Io sono Tempesta di Da- niele Luchetti Lorenzo Rossi/Hostiles PERCORSI Anton Giulio Mancino/Marco Tullio Giorda- na: femminile plurale Mariangela Sansone/Želimir Žilnik. Sull’onda della rivoluzione 36° BERGAMO FILM MEETING Giuseppe Previtali/Concorso Alessandro Lanfranchi/Liv Ullmann chi Paolo Vecchi/Le anime ferite di Stéphane LE LUNE DEL CINEMA a cura di Nuccio Lo- Brizé dato Alessandro Lanfranchi, Katia Dell’Eva/Barba- ra Albert Lo trovi in libreria o su Cine- Katia Dell’Eva/Visti da vicino buy, anche in .pdf. FESTIVAL Benedetto Colli/Ca’Foscari Short Film Festi- val Cineforum Redazione Questo è il presente, festeggiate! Intervista a Via Pignolo 123 Peter Greenaway a cura di Benedetto Colli 24121 Bergamo | Tel 035.361361 54 [email protected] Cinema e letteratura in giallo La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock Momentaneamente parte la fase più “gialla”, molto si batte sui limiti di un cortile e di una finestra, esercita incidentato e bloccato rapporti abbastanza turbo-lenti fra le varie un grande potere attrattivo e affascinante. mi è tornato in men- coppie, a partire dai protagonisti stessi. Un Anche perché dietro una parvenza di norma- te un film di Alfred film assai geniale che mette in evidenza “ la vi- lità ci sono poi tante storie diverse, tanti epi- Hitchcock dove il pro- ta” come la si vive, e a cui noi siamo ammessi sodi che potrebbero sfociare in singoli dram- tagonista viveva, ov- attraverso gli occhi, la macchina fotografica, mi. Ecco cosa può scaturire da uno sguardo viamentecon ben’altra la macchina da presa. La finestra sul cortile, tra i indiscreto, senza dimenticare uno dei motivi classe, una situazione più celebrati film di Hitchcock, è l’idea di un ci- sui cui Hitchcock torna sempre, l’Eros. Tutti Giuseppe Previti del genere e mi sono nema basato sull’osservazione, quindi esem- gli abitanti del condominio, chi più chi meno, rivisto quella pellicola, pio di opera prettamente cinematografica. Fu nell’offrirsi inconsapevolmente, allo sguardo ancor oggi meritevole di essere ricordata. La fine- un indiscusso trionfo artistico e commercia- di Jeff, finiscono per rivelare i vari istanti , e stra sul cortile uscì nel 1954, regia di Hitchcock, le, quattro nomination all’Oscar, ed è servito non sempre belli, del rapporto uomo-donna. protagonisti James Stewart e Grace Kelly. Si anche da ispiratore a molti registi, magari Che poi può arrivare a soluzioni trancianti co- narra la storia di un fotoreporter di successo non con lo stesso successo dell’originale. Co- me nel caso dell’omicidio della finestra di costretto da una frattura a una gamba a stare me già detto Hitchcock si era riferito a un rac- fronte. Del resto le coppie dei film di Hithcock in casa su una sedia a rotelle. Per passare il conto di Woolrich, poi sceneggiato con John non hanno mai, o quasi, vita facile. Se ci sono tempo con il binocolo e la macchina fotografi- Hayes che avrebbe collaborato con lui per Cac- in questa storia suspense e mistero, c’è anche ca a tracolla comincia a guardare il cortile so- cia al ladro, La congiura degli innocenti, L’uomo una buona dose di ironia, specie nel rapporto vrastato dalle tante finestre degli apparta- che sapeva troppo. L’interesse del film era tra Jeff e Lisa, una splendida Grace Kelly, una menti, tutte spalancate per il gran caldo. nell’assoluta dipendenza dei dialoghi da cosa delle mirabili bionde lanciate dal regista. Allo L’infermiera gli dice che non è bene spiare i vedevano i personaggi, il cui dialogo raccon- spettatore non rimane che affidarsi all’occhio vicini, mentre la bellissima e sofisticata fidan- tava una storia percepita attraverso le indagi- indiscreto di un sempre grande James zata è contenta di averlo tutto per sé. Ormai ni. Il film basa sull’ossessione di un uomo che Stewart, che in anticipo di varie diecine di an- Jeff conosce tutti e di tutti sa abitudini, manie vuole osservare, e spiare i suoi vicini, è un fo- ni prefigura un altro titolo cinematografico di e comportamenti compresi quelli di una cop- tografo, interpretato da una delle icone del re- gran successo Le vite degli altri. In questo film pia che gli pare in crisi. Una notte lo sveglia gista, James Stewart, che scrutando le azioni siamo un po’ tutti dei guardoni. Ogni inqua- l’urlo di una donna, da quel momento vede il dei vicini finisce per fondere il suo occhio con dratura che ci mostra qualcosa oltre la fine- marito della coppia in crisi indaffarato a fare i quello della macchina da presa. Il film ha an- stra è sempre filtrata attraverso l’occhio del bagagli, a ripulire l’appartamento, della don- che un forte legame con il teatro, è tutto gira- fotoreporter. Uno dei segreti di questo film, na nessuna traccia, viene trovato morto il ca- to in un appartamento e nel prospiciente portare lo spettatore a identificarsi nel prota- gnolino. Jeff è convinto che l’uomo si sia sba- -cortile, unità di luogo e quindi anche di tem- gonista, partecipando al suo coinvolgimento, razzato della moglie seppellendola in giardino. po. Fari puntati sul protagonista, un tranquil- prima da curioso, poi via via che la storia pro- Lisa accetta di dargli una mano, la situazione lo e rispettabilissimo borghese con molti sen- cede anche da un punto di vista emotivo e precipita e preparatevi ad assistere a un finale si di....evasione al suo status quo, il voyerismo, sempre più preoccupato perché il pericolo si molto convulso.... Il film era stato tratto da un lo spiare gli altri, in maniera a volte anche fa incombente, ma a quel momento siamo or- racconto di Cornell Woolrich, anche se poi se morbosa e anche la ritrosia ad accettare il di- mai catturati, impossibile guardare da un’al- ne distacca abbastanza perché al regista Cur- scorso di sposarsi, pur avendo una fidanzata tra parte. tis Hanson premeva evidenziare i rapporti di bellissima. Notevole è l’effetto che il regista dà coppia, le spine del matrimonio, ed ecco che a di questa variegata umanità che, pur entro i Giuseppe Previti

55 n. 63 La settima onda Prima opera di Franco sensazioni alle quali ha cercato di dare corpo trasformando la sua vita. Anche la promiscui- Bonetti, il film La setti- creando una storia con la quale ha voluto an- tà di dialetti, come ha spiegato il cineasta, ser- ma onda, uscito nelle che omaggiare il grande drammaturgo Luigi ve a dare maggiore enfasi spaziale al deside- sale cinematografiche Pirandello che lo ha sempre affascinato con il rio di rendere la storia quanto più universale il 24 maggio, si avvale suo modo unico e inconfondibile di rapporta- possibile.La recitazione di Alessandro Haber dell’interpretazione di re i personaggi alle storie narrate in maniera è coinvolgente e tenera. Durante la Conferen- Alessandro Haber, Va- crepuscolare e minimalista ma sempre estre- za stampa, l’attore ha raccontato un episodio leria Solarino, Imma Pi- mamente efficace. Il regista ha aggiunto inol- accaduto molti anni fa che ha suggellato l’a- ro, Tony Sperandeo e tre che nell’opera ha avuto la necessità e l’op- micizia con il regista, rispondendo ad una Paola Dei Antonino Iuorio. Un’o- portunità di evidenziare il disagio, la delle domande ha inoltre spiegato che lavora- pera delicata e dram- precarietà del lavoro e l’amore per il cinema. re con i bambini e gli animali è meraviglioso matica al tempo stesso che si dipana su un mi- Grazie a tutte queste fascinazioni e necessità ma anche estremamente difficile in quando rabile mare cristallino, fra entrambi sono veri, set o terre brulle e profumi me- non set. Imma Piro travol- diterranei, dove due uomi- gente e carnale con gran- ni con due vite completa- de generosità entra nella mente diverse s’incontrano parte e si cala nel perso- e intrecciano le loro storie naggio della madre di- mentre nasce e cresce l’a- spotica e stufa di un ge- micizia fra di loro. Contem- nero poco dedito alla poraneamente la vita di don- concretezza. Imma ha evo- ne presenti e donne passate cato l’opera La tempesta, tratteggia sofferenze mai grazie alla quale ha cono- sopite che impediscono di sciuto Massimo Bonetti. vivere serenamente la quo- Valeria Solarino, nei pan- tidianità. Fra i due prota- ni della compagna de- gonisti un cagnolino, uni- pressa di Tanino sembra ca compagnia di un artista non vedere alternative in solitario che nasconde do- una vita che appare mol- lorosi segreti e che casual- to amara e avara fin quan- mente incontra Tanino, un do la generosità esplode pescatore sognatore che at- nelle scene finali e modi- traversa un periodo estre- fica la vita di tutti i prota- mamente complicato sia gonisti, come a dirci che dal punto di vista lavorati- gli incontri giusti nella vo, sia dal punto di vista af- vita sono in grado di mo- fettivo. Tanino vive con la dificare anche la nostra compagna interpretata da storia. Molto azzeccate le Valeria Solarino e con la musiche di Pericle Odier- madre di lei interpretata na, compositore definito da Imma Piro, che riesce a scultore di note, che già dare sangue e carattere al si è cimentato con le mu- personaggio. Tanino ricor- siche da film . Massimo da per evocazione con il no- Bonetti, classe 1951, è un me lo sfortunato Tamino attore e regista italiano, dell’opera mozartiana Il tra le sue interpretazioni flauto magico, con riferi- più note vale la pena di menti al giorno e alla notte ricordare Storia d’amore e intesi nella loro accezione d’amicizia, La piovra, il più ampia. Momenti bui, film Kaos di Paolo e Vit- momenti luminosi, ombre torio Taviani, il filmLe vie e luci dei personaggi, notti del Signore sono finite co- come tenebre e giorni co- me co-protagonista ac- me raggi di sole che final- canto a Massimo Troisi e mente costruiscono un di- molte altre opere indi- verso presente. Imma Piro menticabili. Durante la da parte sua, ben ricorda la conferenza stampa svol- Regina della notte, mentre tasi a Roma ha annuncia- Alessandro Haber evoca Sarastro, il mago che è nata la sceneggiatura e successivamente il to di avere in cantiere un’altra opera alla quale accoglie i due innamorati nel regno della luce. film dove traspare un taglio senza tempo parteciperà Sebastiano Somma e con la quale A parte queste suggestive evocazioni il film tant’è vero che non sono stati utilizzati cellu- avrà sicuramente modo di mostrarci di aver scorre bene, la sceneggiatura è pulita e le mu- lari o tecnologie all’avanguardia per rendere messo a frutto la lezione di cinema costruita siche suggestive. Tutto è realizzato con uno ogni scena più realistica. Lo strumento di co- negli anni di interpretazioni come attore. stile classico fra scorci in mare aperto e pae- municazione più importante del film è infatti saggi ora lividi ora evocativi dell’infinito. Il re- una lettera scritta a mano e imbucata classica- gista racconta che l’opera è nata dall’incontro mente a mezzo posta che arriva nel momento Paola Dei con un pescatore che ha lasciato dentro di lui di massima disperazione del protagonista e 56 [email protected] Sardinia Film Festival - International Short Film Award | XIII° edizione Sardegna 28 giugno – 13 luglio 2018 Festival itinerante Villanova Monteleone, Bosa, Alghero, Stintino, Sassari Sesto premio Villanova Monteleone (SS) Cecilia Mangini accolta da star nella capitale sarda del documentario Fresca, ironica e accattivante, la decana tra le documentariste italiane ha incantato il pubblico di Piazza Piero Arru, nella sezione che a Villanova Monteleone ha inaugurato il Sardinia Film Festival da trecento metri, quan- do era vietato sprecare minuti di girato. Aspetti che oggi, nell’era del di- gitale sembrano lonta- ni anni luce. Quindi i primi ricordi sulla Sar- degna, quando per con- to dell’Istituto Luce an- dò a riprendere la Carlo Felice all’interno di una serie di documentari sulle strade italiane. Tra le proiezioni in Piazzet- ta Piero Arru è stato pre- sentato il suo docu-film girato nell’isola negli VILLANOVA MONTELEONE. È la decana tra Da sx Angelo Tantaro, presidente; Cecilia Mangini, regista e fotografa; Carlo Dessì anni Sessanta, Ring Sar- direttore artististico e presidente Cineclub Sassari organizzatore del festival (foto le documentariste italiane ma conserva anco- di Marco Dessì) degna, che è un estratto ra la vitalità e la freschezza di una ventenne, e di Domani vincerò, un a novant’anni non ha perduto quello spirito percorso appassionan- affabile e pungente che l’ha resa una straordi- te tra i villaggi sperduti naria voce libera del cinema. Quel cinema ca- della Barbagia e altri cen- pace di raccontare il reale. Cecilia Mangini il tri della provincia di 28 giugno ha inaugurato a Villanova Montele- Sassari, a caccia di gio- one la VI edizione del Premio al Miglior docu- vani pugili-pastori che mentario italiano, quale madrina d’eccezione, hanno trovato nello dando ufficialmente il via al Sardinia Film Fe- sport un’opportunità di stival 2018, che di candeline ne spegne ben riscatto sociale. Nella tredici. E la risposta del pubblico è stata al- serata d’apertura, gran- trettanto straordinaria, un’accoglienza calo- de interesse è stato ri- rosa tra gli applausi. Con Cecilia hanno dialo- volto al documentario gato a lungo la presentatrice Rachele Falchi e Roma golpe capitale di il direttore artistico Carlo Dessì, in un simpa- Francesco Cordio, che tico confronto che sarebbe potuto durare per sta riempiendo le sale ore. In prima fila il presidente del Sardinia, di tutta Italia. È un mi- Angelo Tantaro e il presidente della Ficc Mar- Villanova Monteleone “Su Palatu e sas iscolas” prestigiosa sede del Premio Doc nuzioso lavoro d’inda- co Asunis, assieme al sindaco di Villanova, Italia - Sardinia Film Festival gine del regista roma- Quirico Meloni, che ha portato i saluti di una «Siamo onorati di avere con noi una donna simbo- no che, attraverso testimonianze dirette a comunità che, per il sesto anno consecutivo, è lo della cinematografia nazionale – ha affermato il personalità istituzionali come Giancarlo Ca- diventata la “capitale” sarda del documentario: primo cittadino –, perché crediamo fortemente selli o la giornalista Federica Angeli, scoper- che la cultura possa esse- chia il dramma politico e umano della cacciata re uno strumento non so- del sindaco di Roma, Ignazio Marino, nel lo di promozione turisti- 2015, tra intrighi e colpi bassi, mostrando in ca, ma anche un percorso maniera disarmante le responsabilità dei ver- di crescita civile, sociale tici nazionali del suo stesso partito. «Più che ed economica della co- un film su Marino però – ha spiegato l’autore munità». Cecilia ha ricor- – è un film sul crack, sull’inizio della fine del dato le problematiche de- Pd, almeno quello di Matteo Renzi. Ma non ri- gli esordi, quando essere guarda solo Roma, riguarda tutto il Paese, alla documentarista per una ricerca di un modo diverso di fare politica». donna era quasi vietato. Sempre in piazza Piero Arru è stato presenta- Poi le difficoltà nel pas- to “Taming Winter. A story of carnivals and sare dalla macchina fo- bears” di Andrea Arena, che indaga le celebra- tografica alla “macchi- zioni del Carnevale nei più remoti paesi na da presa”, uno dell’Europa, abbarbicati ai pendii delle monta- strumento ingombran- gne. Quindi Il nome del padre di Daniele Cecca- te che prevedeva l’uso rini, dove un uomo si è ribellato con forza a un Villanova Monteleone. Da sx Giulia sanna, Cecilia Mangini, Antonia Carta, Marta Manconi, Laura Cocco, (foto di Angelo Tantaro) delle pesanti pellicole segue a pag. successiva 57 n. 63

segue da pag. precedente Italia e in Svizzera di un grande alpinista, è passato di sangue e di soprusi e a un padre na- invece contenuto in Oltre il confine, la storia di zista. Tra gli altri film più curiosi è arrivato Ettore Castiglioni” di Federico Massa e An- “Cinema Grattacielo” di Marco Bertozzi, dove drea Azzetti. Tra gli altri finalisti, sono stati le vite multiculturali degli inquilini del gratta- presentati “Cent’anni di corsa” di Domenico cielo di Rimini, mostrano la ricerca di una Parrino, la storia di Giuseppe Ottaviani, uno conciliazione che riguarda l'Italia intera. Le sportivo che a settant’anni scopre di poter ma- suggestive sale di Su Palatu, edificio storico nifestare le sua filosofia attraverso l’atletica, nel cuore di Villanova Monteleone, hanno in- poi “Pictures of life” di Luciano Accomando, un vece ospitato altre cinque opere finaliste. A fa- film documentario sulle storie di successo di re da apripista è stato “The harvest” di Andrea cinque donne e sette uomini emigrati in Sici- L’ingresso trionfante di Cecilia Mangini con Carlo Paco Mariani, un docu-musical che racconta lia, e infine “Sardinia in a day”, di Fabrizio Pi- Dessì (foto di Marco Dessì) la condizione di quotidiano sfruttamento di ras, Remo Scanu e Gabriele Peru, ispirato a Life del centro storico e gli incantevoli scenari del migliaia di lavoratori stranieri, fonte di soste- in a Day di Ridley Scott: un giorno di vita in territorio, che accoglie paesaggi naturali dal gno della la produzione agroalimentare dello Sardegna a zero budget raccontato dagli abi- fascino profondo, dal mare della costa occi- Stivale, la prima eccellenza tra le eccellenze tanti dell'isola tramite i loro contributi video. A dentale fino ai panorami dell’entroterra. italiane. Il viaggio sospeso tra passato e presente fare da cornice alle proiezioni che spaziano fra compiuto dallo scrittore Marco Albino Ferrari, tematiche sociali, politiche storiche e sociolo- per documentare gli ultimi mesi di vita in giche, sono stati i viali e gli slarghi suggestivi S.T. Scorci di Villanova Monteleone (SS)

58 [email protected] Sardinia Film Festival - International Short Film Award | XIII° edizione Sardegna 28 giugno – 13 luglio 2018 Festival itinerante Villanova Monteleone, Bosa, Alghero, Stintino, Sassari Sardinia Film Festival: il nord Sardegna punta sul cinema per lo svi- luppo del territorio La XIII edizione accoglie importanti ospiti internazionali come Andrej Konchalovskij, il premio Oscar Aleksandr Petrov, il regista Artur Aristakisyan, Il CEO Film Commission Russa Val Kupeev, Roberto Perpignani e Mauro Carraro. Tra gli appuntamenti due importanti conferenze sul cineturismo e l’accessibilità culturale Dopo l’entusiasmante eredi della scuola russa di animazione. Dise- all’omonimo libro di Gavino Ledda. Dal 1976 è partenza delle tre gior- gnatore e sceneggiatore pluripremiato in tan- docente di montaggio al Centro Sperimentale nate inaugurali, con il tissimi festival internazionali, Petrov è stato di Cinematografia ed è uno dei insegnanti di Premio Villanova Mon- candidato più volte all’Academy Award, che ha riferimento della Scuola Nazionale di Cine- teleone per il miglior poi conquistato nel 2000 con Il vecchio e il mare, ma. È anche responsabile della Federazione documentario italiano, un’animazione realizzata in Canada e lanciata italiana delle associazioni delle professioni dal 1 al 13 luglio il Sardi- in formato Imax, tratta dall’omonimo roman- del cinema e dell'audiovisivo (Fidac). Ma il nia Film Festival tocca zo breve di Ernest Hemingway. Oltre a presen- Sardinia FF sarà anche occasione per parlare altre quattro incante- tare la proiezione di questo e di altri suoi film, del rapporto tra cinema, turismo e sviluppo voli località turistiche il regista russo terrà una masterclass il 4 luglio del territorio con personalità ed esperti del Salvatore Taras del nord dell’isola, ac- ad Alghero. Fin dal suo debutto nella regia, settore. Cinque Amministrazioni comunali cogliendo le proiezio- l’artista si è avvalso di una tecnica di pittura a infatti, non a caso hanno dato fiducia al festi- ni delle migliori opere in concorso, ospiti di olio su vetro molto particolare. Una tecnica val, ma credono che rappresenti una grande caratura internazionale, diverse masterclass e sempre più perfezionata che è divenuta il se- opportunità. Non a caso la conferenza stampa incontri con gli autori. A fare da palcoscenico gno distintivo delle sue animazioni. Sempre è stata organizzata all’aeroporto di Alghero, agli appuntamenti saranno i centri storici di ad Alghero farà la sua comparsa un altro im- luogo non solo simbolico di incontro e colle- Alghero, Bosa, Stintino e infine Sassari, dove portante nome russo, Artur Aristakisyan, au- gamento tra il nord Sardegna ed il resto del si terranno le serate conclusive e il gran finale tore di film cult come Palms e Un Posto sulla mondo. Per approfondire il tema, il 9 luglio a con le premiazioni per le sezioni nazionali e Terra e docente alla prestigiosa Moskow Scho- Stintino ci sarà una conferenza dal titolo “Ci- internazionali di fiction, documentario, ani- ol of New Cinema. Affiancato dal traduttore nema e territorio, il cinema come industria mazione, sperimentali e video-art. Tra tutti Antonio Wladimir Marino, Aristakisyan sarà sostenibile”, coordinata dalla Giornalista Ga- gli ospiti, il nome di Andrej Konchalovskij fa protagonista di una masterclass dal titolo biz- briella Gallozzi, allo scopo mettere in luce decisamente drizzare le antenne agli appas- zarro, Cosa pensano i morti, per poi parlare del l’importanza dell’arte cinematografica per sionati di cinema. Figlio d’arte da parte di pa- cinema russo contemporaneo e del suo modo una crescita delle comunità sul piano cultura- dre (il celebre scrittore Sergej Michalkov), il originale di fare cinema. A causa di impegni le, turistico e occupazionale. Altro incontro di giovane Andrej ha iniziato la sua avventura sopravvenuti negli ultimi giorni, è invece im- capillare importanza è quello del 12 luglio al nel cinema agli inizi anni Sessanta, ha colla- possibilitato a presenziare Naum Kleiman. Lo Teatro Civico di Sassari, a tema “Accessibilità borato come sceneggiatore ai primi capolavo- storico fondatore de Museo del Cinema Cen- culturale e inclusione sociale”, con il coinvol- ri di Tarkovskji, e tra i suoi lungometraggi so- trale di Mosca (di cui è stato direttore dal 1989 gimento di Cinemanchio, un progetto italiano no da ricordare Zio Vanja e Siberiade, vincitore al 2014) – senza dubbio uno dei personaggi patrocinato dal Mibact – Direzione generale del Gran Prix speciale della giuria al festival di più eminenti nella storia del cinema russo – Cinema, che da alcuni mesi ha stretto un im- Cannes nel 1979. Negli anni Ottanta si è tra- invierà comunque un video messaggio di sa- portante partenariato con il Sardinia Film Fe- sferito negli Stati Uniti dove ha diretto film di luto agli spettatori della kermesse. Per la se- stival. Cinemanchio mira a rendere accessibile successo internazionale come Maria’s Lovers, zione Animazione, il 7 luglio a Bosa si terrà la cultura in senso ampio a persone cieche, A 30 secondi dalla fine e Tango & Cash. Tornato una prima masterclass a cura di Mauro Carra- ipovedenti, sorde, ipoudenti e nello spettro in patria ha diretto Asja e la gallina dalle uova ro, talentuoso artista italiano residente in autistico. Nello specifico della manifestazione, d'oro. Con La casa dei matti ha conquistato il Pre- Svizzera, uno tra i più originali e interessanti l’iniziativa punta ad ampliare l’ingresso del mio speciale della giuria a Venezia nel 2002. animatori contemporanei. Le sue opere cattu- pubblico favorendo la fruizione dei film nelle Nel 2014 ha vinto il Leone d'Argento per la mi- rano l’attenzione dello spettatore anche gra- sale cinematografiche, grazie all’utilizzo di sot- glior regia alla Mostra del cinema di Venezia zie alla tecnica utilizzata, il render non fotore- totitoli e di altre possibilità offerte dalle nuove con The Postman’s White Nights, e due anni dopo alistico. Una delle masterclass più attese è poi tecnologie. Il progetto nasce dall’impegno di ha fatto il bis con Paradise. La giornata più in- quella del 10 luglio a Sassari con un altro gran- associazioni che operano nel settore della pro- tensa per il regista russo sarà l’11 luglio a Sas- de ospite, l’italiano Roberto Perpignani, con- mozione sociale, della produzione e della di- sari. In mattinata è previsto l’incontro con la siderato uno dei più importanti montatori ci- stribuzione cinematografica, alcune delle stampa, nel pomeriggio un’imperdibile ma- nematografici, che ha al suo attivo oltre quali lavorano da oltre dieci anni nel campo sterclass, mentre in serata riceverà il Premio centocinquanta film ed esperienze di lavoro dell’accessibilità e nella formazione per sotto- alla carriera e sarà presentato al pubblico dal- anche con Alfred Hitchcock. Dopo gli studi in titolatori e audio descrittori. La scintilla è sca- la giornalista e critica cinematografa Silvana psicologia infantile e la passione per la pittu- turita dall’incontro tra Stefano Pierpaoli e Da- Silvestri. Konchalovskij accompagnerà anche ra, Perpignani ha debuttato nel mondo del ci- niela Trunfio, che è la presidente di “Torino + la presentazione del suo lungometraggio Pa- nema nel 1962 al fianco di Orson Welles, come cultura accessibile”, e inoltre con Laura Crivel- radise, vincitore del Leone d’argento a Vene- assistente al montaggio. Ha stretto collabora- laro, una figura molto conosciuta nell’ambito zia. Quello sulla cinematografia russa al Sar- zioni con Bernardo Bertolucci (tra i lavori, Ul- del marketing e della distribuzione cinemato- dinia FF 2018 è un vero e proprio focus che timo tango a Parigi e quindi un florido sodali- grafica in Italia. Dopo di loro sono arrivati an- contraddistingue in profondità la tredicesi- zio con i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, per i che Laura Raffaeli, presidente di Blindsight ma edizione. Ad Alghero sarà presente anche il quali ha lavorato al montaggio di un gran nume- Project - Onlus e Valeria Cotura di Fiadda Onlus. premio Oscar Aleksandr Petrov, tra i principali ro di film. Tra questi c’è Padre padrone, ispirato segue a pag. successiva 59 n. 63

segue da pag. precedente L’idea di portare il circuito a Sassari è merito dell’intervento di Angelo Tantaro, presidente del Sardinia FF e direttore dei “Diari di Cine- Giurie e Premi club”, che è anche media-partner di Cineman- chio sin dall’inizio. Il 13 Luglio a Sassari in Le giurie piazza Santa Caterina alle ore 21 la premiazio- Fiction Italiana e Internazionale e Scuole scetta, Maurizio Del Bufalo) ne delle opere iscritte al Corsorso e segnalate sopra 18 Animazione dalle diverse giurie delle differenti sezioni. (Vladimir Malyshev – Russia; Philipp (Mauro Carrano, Alberto Castellano, Sarà una serata eccezionale che concluderà Stadelmaier – Germania; Angelique Eugenia Gaglianone) una XIII edizione veramente straordinaria. Il Muller- Malta) Sperimentali – Video arte giorno successivo lo staff del festival promette Documentari Italia (Studenti dell’Accademia Sironi di Sas- di iniziare a lavorare per la XIV edizione 2019 (Elisabetta Pandimiglio, Alessandra Pe- sari) affinchè il festival sia di 365 giorni. Salvatore Taras I Premi a disposizione delle Giurie

Medaglia del Presidente della Repubbli- internazionale Premio UnipolSai ca – Miglior opera in concorso International documentary – Miglior Medaglia del Presidente della Camera documentario internazionale dei Deputati – Miglior opera italiana Experimental – Miglior film sperimen- “Sotto18” tale PREMIO - SIAE- SILLUMINA Premio Videoart – Migliore videoart Giovani – Miglior opera di autore italia- School over 18 – Miglior film prodotto da no “Sotto 35” anni scuole di cinema Premio Villanova Monteleone – Miglior Medaglia del Presidente del Senato della documentario italiano Repubblica: A una personalità che si sia Premio Bosa Animation – Miglior ani- particolarmente distinta nel campo mazione dell’arte, della cultura e del sociale Italian fiction – Migliore fiction italiana Statuetta del Suonatore di Launeddas Cecilia Mangini e Salvatore Taras Uff. Stampa International fiction – Miglior fiction (opera unica di un artigiano di Alghero) SardiniaFF (foto di Marco Dessì) Giurie Speciali

Giuria Giovani Villanova Monteleone - me- no 18 Commissione artistica del Sardinia FF: Premio Alla carriera Giuria Ristretta (Detenuti della casa cir- condariale di Bancali Sassari)

Giuria Diari di Cineclub (redazione pre- sente al festival)

60 [email protected] Istantanee dal SardiniaFF - Villanova Monteleone 28 - 30 Giugno di Marco Dessì

Cecilia Mangini, Carlo Dessì, Francesco Cordio autore di “Roma Golpe Capitale” Proiezione notturna durante il documentario “Il nome del padre” di Daniele Ceccarini

Esibizione Gruppo Tradizionale di Villanova Monteleone Particolare del pubblico, dopo Cecilia Mangini, Maria Caprasecca, Angelo Tantaro e Marco Asunis (presidente FICC)

Da sx Il sindaco di Villanova Monteleone con Quirico Meloni con Cecilia Mangini, Paola Settimini e Daniele Ceccarini (al centro Carlo Dessì) presntano il loro di spalle si riconosce Francesco Cordio documentario “Il nome del padre”

da sx Pietro Fois, presidente Pro Loco Villanova M., Angelo Tantaro , presidente SFF; Gianni Sogos, Marco Dessì, maestro fotografo Antonia Carta dello Staff del SFF Assessore e Vice sindaco di Villanova M. 61 n. 63

Sardinia Film Festival - International Short Film Award | XIII° edizione Sardegna 28 giugno – 13 luglio 2018 Festival itinerante Villanova Monteleone, Bosa, Alghero, Stintino, Sassari

In occasione dell’atteso Convegno nell’ambito del Sardinia Film Festival 2018: Appuntamento con il Cineturismo “Cinema e territorio, il cinema come industria sostenibile” (Stintino 9 Luglio 2018) abbiamo chiesto a uno dei relatori un’anteprima del tema che svilupperà

Opportunità di finanziamento per il settore Cinema: dalle fonti tra- dizionali a quelle innovative Il settore cinemato- d’imposta sulla somma investita. Il rischio di e creative. Accanto a questi fenomeni è però grafico ha sempre fallimento per ogni output cinematografico è da sottolineare un ulteriore aspetto che inte- avuto, sin dalla sua na- elevato per due ragioni: 1. Per produrre ci so- gra elementi della teoria del soft-power cultu- scita, un carattere glo- no costi fissi irrecuperabili (sunk costs), so- rale (la capacità di influenzare il comporta- bale ed è riuscito ad af- stenuti prima dello sfruttamento nei diversi mento altrui ricorrendo all’attrattiva piuttosto che fermarsi rapidamente canali distributivi; 2. c’è forte incertezza sui alla coercizione o all’induzione), e il place-bran- in tutti i continenti; ricavi della distribuzione. Data la sua natura ding (la capacità di creare una serie di «associa- oggi è un’industria ad prototipale, il settore è dunque caratterizzato zioni mentali» legate ad un determinato luo- Andrea Fantoni alto grado di innova- da incertezze di natura strutturale, che si ri- go).L’esigenza di una riflessione sulla finanza zione. Il prodotto filmico inquadrabile nell’am- flettono in criticità di finanziamento; da que- del cinema, trova ragione in una storica di- bito dei Settori “culturali e creativi” , appartie- ste prime considerazioni deriva la priorità di stanza, tra operatori del mercato cinemato- ne comunque alla categoria degli “experience individuare fonti di finanziamento per il set- grafico e intermediari finanziari, non rintrac- goods”, prodotti le cui caratteristiche posso- tore , ma ancor più quello di individuarne di ciabile in nessun altro settore produttivo di no essere accertate con il consumo ,e la critici- innovative . Quanto alle fonti di finanziamen- un certo rilievo. Tuttavia, i cambiamenti che tà rilevante dell’output cinematografico è che to principali tradizionali , ne possiamo elen- hanno investito nell’ultimo decennio il mer- ogni prodotto è unico e originale e quindi l’in- care circa una decina: Sovvenzioni o aiuti cato cinematografico,e più in generale quello dustria cinematografica può essere definita pubblici e assimilati; I minimi garantiti; I pre- dei media, impongono oggi alle imprese cine- come un’industria a carattere “prototipale”. Il acquisti delle emittenti televisive; Il tax credit matografiche un ripensamento profondo del settore cinematografico italiano è caratteriz- esterno; Il product placement; Le coproduzio- modello di business e dei processi di funding . zato da un elevato grado di debolezza finan- ni con partner nazionali; Le coproduzioni con Così, pure, per intermediari e mercati emerge ziaria e per il reperimento delle risorse necessa- l’estero; Altri elementi quali partecipazioni, la necessità di valutare opportunità e rischi ri- rie a produrre e distribuire un film intervengono autofinanziamento e altre fonti. Un discorso conducibili alla possibilità di sostenere un diverse categorie di soggetti, apportando risor- a parte va fatto sugli Aiuti sovranazionali, tra settore fino ad ora poco esplorato. Il progres- se che devono essere tra loro coordinate. Oltre i principali citiamo: Eurimages ed il Program- sivo consolidamento delle interazioni tra il a questi problemi strutturali, riguardanti le ma Europa Creativa sottoprogramma MEDIA. settore della produzione cinematografica e i cinematografie deboli a cui appartengono la Su queste c’è un’ampia letteratura e documen- mercati finanziari è riconducibile essenzial- maggior parte delle aziende cinematografi- tazione disponibile ed anche le piccole produ- mente a due principali circostanze: da un lato, che italiane ed europee, un altro aspetto di cui zioni indipendenti si sono ormai attrezzate un costante fenomeno di innovazione finan- tener conto per chiarire la non competitività per poter tentare di accedere a tali fonti di fi- ziaria, che ha portato gli intermediari più spe- di tali imprese rispetto alle major americane è nanziamento tradizionale, direttamente o cializzati a progettare soluzioni nuove (e a volte quello relativo all’esportazione di prodotto: tramite consulenti e società specializzate. Ri- anche poco convenzionali), inoltrandosi spesso ogni singolo progetto di produzione cinema- sulta a mio avviso interessante soffermarsi su nell’industria dell’intrattenimento e della pro- tografica europea finisce sul mercato dome- alcune nuove vie, nuovi “hub” per la raccolta duzione di beni immateriali o legati alla ge- stico appartenente al Paese che ha prodotto il fondi che si prospettano come percorsi da in- stione di conoscenza; dall’altro, una forte cre- film e, a causa delle differenze linguistiche e traprendere e sviluppare . D’altra parte, l’indu- scita delle necessità finanziarie per la produzione culturali presenti tra i maggiori Paesi Euro- stria cinematografica rappresenta oggi uno e la commercializzazione dei prodotti cinema- pei, si creano grandi difficoltà nell’esportazio- dei comparti più avanzati e strutturati dell’in- tografici, che a sua volta, ha comportato per le ne e di conseguenza si hanno forti deficit nella tero cluster delle Industrie Culturali e Creati- imprese del settore un maggiore bisogno di bilancia commerciale. L’industria cinematogra- ve. Il sistema di creazione del valore è molto poter reperire risorse finanziarie e, parallela- fica italiana è formata, come noto, principal- variegato e include professioni estremamente mente, la necessità di una migliore progetta- mente da piccole e medie imprese - società di differenti, al punto che tracciarne una map- zione e programmazione delle modalità di co- persone o ditte individuali - che presentano patura, seppur generale, costituisce operazio- pertura del budget di produzione e distribuzione. un apporto di capitale iniziale limitato. La ne ardua da compiere. Il comparto coinvolge In alternativa o in affiancamento al finanzia- sottocapitalizzazione del settore cinemato- inoltre direttamente e indirettamente nume- mento bancario tradizionale, una PMI può grafico italiano ha un impatto negativo sulle rosissimi aspetti dell’agire umano: partendo adesso reperire le risorse finanziarie per cre- capacità di accesso ai crediti di finanziamen- dalle più note figure professionali legate al scere attraverso mercati dedicati all’equity to. Le imprese cinematografiche italiane han- «girato» (vale a dire attori e regista) fino ad ar- (quotazione in borsa attraverso un processo no dunque una forte fragilità finanziaria e la rivare alle connessioni tra cinema e distretti semplificato sul mercato AIM Italia) e al debi- sottocapitalizzazione del settore ha determi- territoriali (connessioni in cui le Film Com- to (emissione di minibond e di cambiali fi- nato una dipendenza dal settore bancario. In- mission giocano un ruolo fondamentale). Da nanziarie). Vi sono poi numerosi incentivi (fi- fatti negli ultimi anni, dal 2012 ad oggi, istituti un lato infatti, è ormai diffusa la convinzione nanza agevolata e calmierata) allo sviluppo e bancari e società finanziarie hanno conferito che l’industria cinematografica partecipi alla strumenti innovativi ideali in specifiche occa- oltre il 50% degli apporti collegati all’utilizzo creazione di un’identità regionale e naziona- sioni, come le SPAC (Special Purpose Acquisi- del tax credit esterno, una forma di incentiva- le, che aumenti la consapevolezza e la cono- tion Company), i Fondi di Private Equity e zione fiscale che permette a soggetti, esterni scenza del proprio territorio, e che, in qualche quelli ibridi, i Portafogli di Private Equity alla filiera del settore, di investire nella produ- modo, rappresenti anche una delle principali mirati alle IPO (Initial Public Offering). Con zione di film italiani accedendo ad un credito “leisure activities” legate alle industrie culturali segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente sun’IPO un’azienda decide di collocare i suoi titoli azionari su un mercato regolamentato, per aprire il suo capitale a nuovi azionisti. Inoltre, per avvicinare le PMI al mercato del capitale (azionario ed obbligazionario), vi so- no degli asset di sistema come il Progetto Eli- te di Borsa Italiana ed il Programma Più Bor- sa. Un discorso a parte merita il Crowd funding; con questo termine si intende la raccolta di denaro (funding), anche per piccole somme, versate dal pubblico (crowd) tramite internet a supporto di un progetto. Si parla di equi- ty-crowdfunding quando l’investitore ottiene come contropartita del finanziamento eroga- to una partecipazione nel capitale della so- cietà proponente il progetto; Viene introdotto uno strumento che rende obsoleti (non inuti- li) tutti gli strumenti pensati fino ad oggi per finanziare le start-up e racchiude in sé il seme per dar vita ad un cambiamento culturale di ben più ampia portata. Inoltre va preso in considerazione il cosiddetto il Cineturismo, in questi ultimi anni, sta assumendo una con- notazione sempre più rilevante nelle strategie per la promozione del territorio. Il Cineturi- smo è una forma di turismo (movie tourism) di chi si reca in visita alle location cinemato- grafiche e televisive. I film restano i veicoli principali della promozione turistica; vi sono esempi di opere cinematografiche che hanno generato immediate ricadute turistiche sulle località nelle quali erano state girate. Su tale base si devono innestare dei canali innovativi coinvolgendo nuove tipologie di Stakehol- ders, di finanziatori, di investitori, che an- dranno gestiti da manager appositamente formati , che costruiranno i percorsi più ido- nei a ciascun territorio , interfacciando Cultu- ra e Cinema con il Turismo, muovendosi se- condo la “mappa logica” rappresentata nella viene il valore artistico-culturale del luogo e la rispetto a quelli che, invece, associano queste seguente tabella: logistica. Qualora la scelta ricada sull’Italia, visite a quelle nei luoghi d’arte e di cultura. spesso il problema principa- L’Italia resta sempre, prima di tutto, il paradi- le è dato dall’eccessiva buro- so dell’arte e le regioni (e i tour operator) che crazia e dai parametri logi- riescono a combinare sapientemente location stici, non sempre facili da cinematografiche a luoghi d’interesse stori- gestire (trasporti, hospitali- co-culturale sono quelle che hanno la maggior ty, gestione di attori, com- probabilità di far fruttare la combinazione tu- parse etc). Attualmente, l’I- rismo e cinema. Per fare questo occorre però talia genera un beneficio che le stesse prendano coscienza delle poten- economico sui territori pro- zialità dell’ industria cinematografica anche tagonisti di riprese pari a in termini di business e si attivino al fine di circa 261 milioni di euro, di favorirne lo sviluppo all’ interno dei territori, cui 198 milioni ‘restano’ sul per poter così godere delle importanti ricadu- Praticamente qualsiasi regione potrebbe am- luogo, rappresentano cioè il guadagno effetti- te economiche che questo è in grado di porta- bire a diventare il set di una produzione cine- vo delle persone e dei servizi che la location ha re con se. Questi argomenti ed altri connessi matografica o televisiva. Tuttavia, esistono fornito nel periodo di permanenza del set. verranno approfonditi nell’ambito di un pa- dei parametri che incidono sulla decisione di Molto piccolo è, invece, il flusso di “movie tou- nel previsto il 9 luglio nell’ambito del Sardinia produrre in un posto o in un altro. Intanto, rists” – italiani e stranieri – che si muovono al- Film Festival. non tutti i territori sono pronti ad accogliere lo scopo specifico di visitare luoghi legati al ci- la domanda, è necessaria capacità di gestione nema o alla tv, raccogliamo solo 1,2% dei Andrea Fantoni e facilitazione dei lavori che, spesso, coinvol- soggiorni internazionali. L’obiettivo dovrebbe gono un numero molto elevato di persone (tra essere far crescere turismo e cinema di pari Fondatore e CEO di Funds for Ideas , società di consulenza troupe, cast, comparse e terze parti). Il fatto di passo con l’impegno delle regioni, ecco perché per Imprese e reperimento Fondi internazionali e nazionali essere uno dei luoghi più attraenti sul pianeta alcuni tour operator hanno iniziato a pro- di cui è anche il Direttore e Senior Project manager.. Mem- non è sufficiente a convincere le produzioni a grammare percorsi nei luoghi dei film più fa- bro della Commissione tecnica per la Cinematografia della girare nel nostro Paese, anche perché le prime mosi. Da notare che i turisti stranieri che scel- Regione Sardegna; Counseling Manager nel settore Cine- due motivazioni alla base della scelta sono la gono l’Italia come meta primaria per visitare luoghi matografico ( ultima consulenza il docu-film “Pino Daniele sceneggiatura e il volere del regista, solo dopo di film famosi sono una minima percentuale - Il tempo resterà” vincitore del Nastro d’Argento 2017). 63 n. 63

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65 n. 63 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di Giugno. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo Ivano Cipriani l’Eugenio di Savoia verrà funzionanti, costituiscono la Balilla blues di Ivano Ci- utilizzato dagli alleati per fase precedente alla creazione priani addestrare gli allievi piloti della copia definitiva della pel- Archivio diaristico di degli aerosiluranti. Final- licola nel lungo processo di Pieve Santo Stefano - mente nel 1945 Cosulich per edizione del film. Tale proces- Radio3 Suite del motivi di salute viene sbar- so viene illustrato in tutte le 25/4/2017 . Balilla cato e torna a Trieste, città sue parti attraverso l’ausilio di blues di Ivano Cipria- che nel frattempo ha visto un dettagliato schema grafico. Nicola De Carlo ni, vincitore del pre- l’arrivo delle truppe jugo- https://youtu.be/6WAdi- mio diaristico dell’Archivio di Pieve Santo slave. Dopo la guerra Cosulich segue la sua 9Cy8W4 Stefano e’ ora diventato un libro pubblicato da passione per il cinema e il giornalismo, diven- Gli Effetti Speciali Terre di Mezzo. Ne abbiamo parlato con l’au- tando una delle firme più autorevoli della no- In questa unità audiovisiva, tratta da DSE - tore e con lo storico Nicola Manaresi. https:// stra critica cinematografica, ma ricorda sem- L`occhio magico del 1991, viene mostrato come youtu.be/b5VtrwVL4N8 pre i giorni dell’imbarco sull’Eugenio di si realizzano gli effetti speciali sul set cinema- Sardinia Film Festival 2018 Savoia con nostalgia e, con imbarazzo, descri- tografico: dalla nebbia e la neve ne “Amarcord “ Dal 28 giugno ritorna il Sardinia Film Festival ve quel periodo come “una lunga vacanza”. ht- di Fellini, a il mare realizzato a Cinecittà per Quindici giornate ininterrotte di cinema, dal 28 tps://bit.ly/2sMUmFR “La nave va” sempre di Fellini, ai modellini in giugno al 13 luglio tra Alghero, Villanova, Bosa, Il Guardiamarina Callisto Cosulich e L’Euge- scala per i film “Viaggio nella preistoria” di Ze- Stintino e Sassari. È la XIII edizione del Sardi- nio di Savoia | Clip 1 man e “Casanova” di Fellini. Viene illustrato nia Film Festival, il Premio cinematografico in- L’Ammiraglio Da Zara e l’Eugenio di Savoia) | poi, sul set di un film western all`italiana, il ternazionale, che quest’anno avrà come ospite Clip 2 La sostituzione di Da Zara e gli ammu- ruolo dello stuntman con i relativi trucchi del d’onore il grande regista russo Andrej Končalov- tinati dell’Eugenio di Savoia | Clip 3 mestiere e si passa in seguito a uno dei creatori skij, che riceverà il premio alla carriera. Il cinema a bordo | Clip 4 di effetti speciali più importanti nel panorama https://youtu.be/rx09Mot92jM Il 25 luglio 1943 | Clip 5 mondiale: Carlo Rambaldi. Quest`ultimo illu- Sardinia Film Festival a Roma tra gli applausi 8 settembre 1943 e l’eterna illusione di Frank stra come effettuare la riproduzione di un bu- Sardinia film festival, il Premio cinematogra- Capra | Clip 6 sto umano colpito da frecce, e spiega come è ri- fico internazionale realizzato nell’isola è stato La corazzata Roma - l’ affondamento | Clip 7 uscito a progettare e realizzare la sua creatura presentato nel weekend al Gremio dei Sardi e Verso il sud con L’ Ammiraglio Oliva | Clip 8 più imponente, King Kong. alla Biblioteca del cinema “Umberto Barbaro”. Bersagli per gli inglesi | Clip 9 https://youtu.be/9F_JbJpt9iI https://youtu.be/WfXOumbc5a0 il prete, il medico, l’omosessualità e le prosti- Il Cinema Digitale TGR Rai Sardegna | Giovanni Pinna. tute | Clip 10 L’avvento del cinema digitale, la nuova fabbri- https://youtu.be/88H_AukLWvA Alberto Da Zara e i suoi marinai | Clip 11 ca dei sogni, impone interrogativi inediti, sia Callisto Cosulich Callisto Cosulich e la Regia Marina | Clip 12 di ordine estetico che tecnologico, sul rappor- Critici ed amici del cinema ANIMATION corazzata roma 9/9/1943 | Clip to che intercorre tra computer e mezzo cine- Il grande critico Claudio G. Fava ci porta alla 13 matografico. L’unità audiovisiva riassume le scoperta di un Festival che ancora non può BIF&ST 2013 EVENTI SPECIALI | Clip 14 prime riflessioni sul destino del cinema in re- contare sui telefoni cellulari, internet, proie- Dino Pedriali Intervista lazione alle frontiere dischiuse dalla riconver- zioni in digitale...sembra fantastoria, in realtà Dino Pedriali: il fotografo che ha ritratto Pa- sione digitale e, a tal fine, si avvale del parere è l’occasione per rivedere, oltre a Fava, tanti solini come nessuno mai e che a “Storie Male- autorevole di esperti del settore. Siamo nel critici ed amici del cinema come Callisto Co- dette”, del 18-10-2014 mostra in esclusiva al- 1998 e Gillo Pontecorvo, (1919-2006) regista sulich, Alberto Farassino, Tullio Kezich, Gio- cune foto scabrose, immagini di nudo di Pier curioso e attento ai fermenti legati ai processi vanni Grazzini... Paolo Pasolini. Foto scattate da Pedriali allo digitali, asserisce che l`immagine sintetica https://youtu.be/vO0hcSt1Yf scrittore pochi giorni prima dell’omicidio. Di- conferisce al regista le medesime potenzialità Callisto Cosulich il coraggio della cinefilia no Pedriali racconta, con emozione a Franca dello scrittore. Tuttavia egli ravvisa, nella ri- Presentazione del libro a cura di Elisa Grando e Leosini, i tratti salienti di quella sua frequenta- voluzione digitale, il pericolo che le nuove tec- Massimiliano Spanu al Festival del Cinema di zione con Pasolini e rivela quale fosse lo stato nologie raccontino, con effetti speciali sem- Trieste 2012 https://youtu.be/-xE226Ks8Rc d’animo dello scrittore, alla vigilia della tragica fine. pre più sofisticati, il “nulla mentale” e Una lunga vacanza Callisto Cosulich e la Regia Ma- https://youtu.be/_tQ0ZufcxA0 attentino alla creatività e all`artisticità, tra- rina Regia Il cinema come si fa dendo così la “nobilissima disposizione origi- Callisto Cosulich, classe 1922, si arruola nella La Stampa del Negativo naria” del cinema, che è quella di “raccontare Regia Marina e viene imbarcato nel ‘43 sull’in- Negli stabilimenti di Cinecittà a Roma, incon- l`uomo”. Scott Anderson, premio Oscar 1995 crociatore Eugenio di Savoia come Aspirante triamo alcuni operatori addetti al trattamen- per gli effetti speciali di Babe, auspica una si- Guardiamarina di complemento. A bordo, in- to della pellicola cinematografica: il taglio del- nergia tra l’idea del film e il modo di raccon- teressandosi di cinema, organizza proiezioni le scene nel negativo, la sincronizzazione del tarla. Gli effetti speciali possono arricchire un di films per l’equipaggio, prendendo anche film magnetico con quello ottico, ovvero delle film, ma questo deve comunque avere una quelli censurati dal regime. L’8 settembre del immagini con il loro relativo suono, la stampa storia e una modalità narrativa di per sé vali- ‘43 l’Eugenio di Savoia segue la corazzata Roma su pellicole positive e l’archiviazione di quelle de. L’unità si chiude con un’intervista a Carlo insieme ad altre navi, nel drammatico viaggio che negative. Queste operazioni, richiedenti l’in- Rambaldi - ideatore nel 1980 di E.T., che gli deve portarle al sud. Cosulich sarà testimone dell’af- tervento di professionisti dell’immagine e del valse il terzo premio Oscar della sua carrie- fondamento della corazzata. Successivamente suono e di macchine precise e perfettamente ra. https://youtu.be/s9oa_Mk9VGg 66 [email protected] Détournement di Massimo Pellegrinotti 67 n. 63

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (XVIII) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni.

“...Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione... “ (Profezia avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Flavio Insinna Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 68 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Antonino Cannavacciuolo Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

69 n. 63

Omaggio Il Gladiatore “Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio, padre di un figlio as- sassinato, marito di una moglie uccisa,... e avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’al- tra.” Generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe ne “Il gladiatore” anno 2000 diretto da Ridley Scott

“Oggi ho visto uno schiavo diventare più potente dell’imperatore di Roma! Lucilla (Connie Nielsen nella parte della sorella di Commodo)

Diari di Cineclub nel mese di Agosto non esce. Buone Ferie! Ritorniamo il 1° Settembre nelle consuete edicole virtuali

www.cinemafedic.it www.radiovenere.com/diari-di-cineclub Diari di Cineclub www.moviementu.it www.teatrodellebambole.it/co Periodico indipendente di cultura e informazione www.giornaledellisola.it www.perseocentroartivisive.com/eventi cinematografica www.passaggidautore.it www.romafilmcorto.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.cineclubalphaville.it www.piccolocineclubtirreno.it Magazine on-line di cinema 2015 www.consequenze.org www.greenwichdessai.it E’ presente sulle principali piattaforme social www.educinema.it www.cineforumorione.it ISSN 2431 - 6739 www.cinematerritorio.wordpress.com www.laboratorio28.it Responsabile Angelo Tantaro www.centofiori.de www.cinergiamatera.it www.sentieriselvaggi.it www.calamariunion.it www.circolozavattini.it www.cineconcordia.it/wordpress www.facebook.com/diaridicineclub www.parrocchiamaterecclesiae.it www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.manguarecultural.org Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.officinavialibera.it www.infoficc.wordpress.com www.ilpareredellingegnere.it www.plataformacinesud.wordpress.com Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.AAMOD.it/links www.hermaea.eu/it/chi-siamo Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castelli- www.tottusinpari.blog.tiscali.it na, Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.gravinacittaaperta.it www.ilclub35mm.com www.alexian.it a questo numero hanno collaborato in redazione www.suburbanacollegno.it www.corosfigulinas.it Maria Caprasecca, Nando Scanu www.anac-autori.it www.cineclubpiacenza.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.asinc.it www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub Nicola De Carlo www.usnexpo.it www.crcposse.org Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.officinakreativa.org www.cineclubinternazionale.eu www.cineclubroma.it www.monserratoteca.it www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.prolocosangiovannivaldarno.it www.cinemanchio.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.cineclubclaudiozambelli.org La responsabilità dei testi è imputabile esclusiva- www.cineclubgenova.net www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub mente agli autori. www.quartaradio.it www.laspeziashortmovie.wordpress.com www.centroesteticolacrisalidesassari.it I nostri fondi neri: www.laspeziaoggi.it Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono vo- www.losquinchos.it www.bibliotecaviterbo.it lontari. www.associazionearc.eu www.cinalmese35.com Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. idruidi.wordpress.com www.cinenapolidiritti.it Manda una mail a [email protected] www.upeurope.com www.unicaradio.it/wp per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.domusromavacanze.it www.cinelatinotrieste.org Edicole virtuali www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.suonalaancorasam.wordpress.com (elenco aggiornato a questo numero) www.rivegauche-artecinema.info www.cosedaintolleranti.it dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.isco-ferrara.com www.russiaprivet.org/ita www.lerimesse.it www.firenzefilmcortifestival.com www.cineclubromafedic.it www.bookciakmagazine.it www.lombardiaspettacolo.com www.cineclubroma.it www.bibliotecadelcinema.it www.ficc.it www.cagliarifilmfestival.it www.cinit.it www.retecinemaindipendente.wordpress.com www.fedic.it www.cineforum-fic.com www.cineclubsassari.com www.senzafrontiereonlus.it www-pane-rose.it www.hotelmistral2oristano.it www.umanitaria.ci.it www.ilgremiodeisardi.org blog.libero.it/Apuliacinema www.gruppofarfa.org www.ilquadraro.it www.amicidellamente.org www.cgsweb.it www.carboniafilmfest.org www.sardiniafilmfestival.it www.focusardegna.com www.babelfilmfestival.com www.teoremacinema.com www.lacinetecasarda.it www.cinecircoloromano.it www.retecinemabasilicata.it/blog www.davimedia.unisa.it 70