Hilaire Belloc L'anima CATTOLICA DE L'europa (Europe and Faith)
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Hilaire Belloc L'ANIMA CATTOLICA DE L'EUROPA (Europe and Faith) *** INDICE Prefazione Introduzione Capitolo I. - L'Impero Romano. Capitolo II. - La Chiesa nell’Impero Romano. Capitolo III. - La caduta dell’Impero Romano. Capitolo IV. - L'alba delle nazioni Capitolo V. - Cos'avvenne in Britannia Capitolo VI. - L'età barbarica Capitolo VII. - L'età medievale. Capitolo VIII. - Cosa fu la Riforma Capitolo IX. - La defezione della Britannia Conclusione *** PREFAZIONE del traduttore. Il romanticismo, nella sua potente e talora ingenua rievocazione delle leggende, dei costumi, della vita medioevale fu costretto a lumeggiare quella ch'era l'anima di quell'età lontana, concludendo ad una rivalutazione del Cattolicesimo. Questo movimento romantico inglese che in W. Scott ebbe il suo più popolare divulgatore, passò coscientemente all'apologia del cattolicesimo in un discepolo dello Scott, il Digby entrato nella Chiesa cattolica nel 1825. Entusiasta dell'ideale cavalleresco, cercò di ravvivarlo, di farlo riallignare in quel secolo XIX che pur doveva vedere la grande apparente vittoria della quantità sulla qualità, della forza bruta costituita dalla macchina o dal numero su le tradizioni più belle e più profonde, sui sentimenti più gentili e umani. È da questo romantico cattolico che trasse John Ruskin, per sua stessa confessione, quel fine amore della nobiltà, quel senso delicato delle cose belle fuso con la generosa brama di ceder la stessa vita sociale sistemata sulla base della giustizia e della carità, con quello stesso senso della proporzione che lo rendeva tanto fine critico d'arte, ch'è suo caratteristico. Ed anche oggi la nostalgia potente delle grandi tradizioni cavalleresche, richiamate acutamente alla loro intima ispirazione religiosa, e inquadrate con vero senso storico nell'ambiente nel quale e per il quale si svilupparono - costituisce, se non il tratto caratteristico, uno certo dei fondamentali nella letteratura inglese contemporanea. Letteratura che conta non pochi nomi e presenta una notevole varietà di atteggiamenti: che però si può comprendere ed apprezzare nel suo pieno significato solo studiandola nei suoi rappresentanti più cospicui che nella loro attività riassumono tutti quegli atteggiamenti e quegli indirizzi: intendo dire il Belloc ed il Chesterton. Quest'ultimo è già abbastanza noto al pubblico italiano e nella sua attività di fantastico romanziere, e in quella di paradossale apologista de l’«Ortodossia» per tacere il successo ottenuto anche fra noi dal suo «S. François d'Assise». Non è così del Belloc alla cui fortuna in Inghilterra non ne è finora corrisposta una altrettanto larga in Europa. Eppure esso ha per lo meno tanta importanza che il Chesterton, con il quale alterna delicati e profondi articoli d'apologetica sul londinese «Universe»; in esso infatti assurgono a chiara coscienza motivi che nel Chesterton sono appena accennati. Ignorarlo pertanto equivarrebbe a rinunciare ad un quadro comprensivo e complessivo della cultura cattolica inglese contemporanea. Hilaire Belloc, figlio di padre francese, sembra abbia ereditato dal genitore la capacità di comprendere le cose continentali che è così rara nel mondo inglese: la madre, scrittrice di romanzi e vivace propugnatrice del movimento femminile, ha certamente coltivato in lui la vocazione letteraria che non fu molto precoce. Infatti, dopo aver ricevuta la prima educazione nella scuola oratoriana fondata dal Newman, continuò i suoi studi in parte negli Stati Uniti, in Francia, alla Sorbona, per finirli al Balliol College di Oxford, laureandosi, come diremmo noi, in storia: il suo primo libro non lo pubblicò che a 25 anni nel 1895. Per qualche anno, (1906-10) fu alla Camera dei Comuni, formalmente inscritto alla frazione liberale, in realtà mantenendosi indipendente: ma abbandonò presto la vita parlamentare, disgustatissimo, dichiarando che la Camera dei Comuni e la sacra costituzione inglese erano radicalmente corrotte. Durante la guerra mondiale scrisse anche d'argomenti prettamente militari, e contemporaneamente una grande quantità di romanzi satirici sulla politica inglese, studi storici di vario argomento, poesie, un piccolo poema. Egli, è stato così, e continua ad esserlo, storico, romanziere, viaggiatore, uomo politico ed anche un fortunato coltivatore nelle sue fattorie della prediletta Sussex, dove passò la sua giovinezza. Scrittore d'una grande versatilità quindi: la quale, se non sempre consente di approfondire ogni argomento preso a trattare, pure presenta l'indiscutibile vantaggio di permettere la contemporanea percezione dei molteplici aspetti, spesso di lati imprevisti d'ogni argomento: poiché bisogna distinguere la versatilità dei grandi ingegni e delle grandi anime, dal dilettantismo grafomane dei mediocri e superficiali. Il Belloc nei suoi libri lascia percepire un pensiero maturato in lunghi e seri studi anche attraverso il brillante paradosso di cui il lettore moderno ama tanto le scosse violente. Le sue concezioni fondamentali si trovano fuse in una sintesi armoniosa e robusta in questa «Europe and Faith» che presentiamo al pubblico italiano con il titolo, più consono alle nostre esigenze di determinatezza di: «L'anima cattolica de l'Europa». Esso fu elaborato negli anni immediatamente precedenti la guerra e durante il sanguinoso corso di questa, nello sforzo di chiarire il male che già allora cominciava a farsi sentire nel colosso d'Europa: l'oscurarsi dell'unità interiore, il venir meno delle ragioni superiori della sua vita. Partendo da questa impressione e ricercando l'anima della civiltà europea, risalì nei tempi, e valorizzando le concezioni del Fustel de Coulange, riconobbe che l'Impero romano era sopravissuto nella trasformazione e per la trasformazione che in esso aveva operata la Chiesa cattolica, una e identica a quella d'oggi. Il fondamento della civiltà europea è essenzialmente cattolico: 1'apporto germanico fu minimo e non ebbe alcuna influenza notevole, giacché i barbari furono assorbiti nella grande atmosfera unitaria della Cattolicità romana. La Riforma spezzò questa unità, abbandonando l'anima all'isolamento: con ciò permise sì un grande sviluppo di energie individuali - poiché la rottura di ogni equilibrio comunica alle parti che lo costituiscono una grande energia individuale, ma disgregatrice, sprigionantesi cioè su linee divergenti - e di conseguenza il grande sviluppo delle scienze della natura e delle loro applicazioni. Ma la rottura dell'unità, l'isolamento dell'anima ha condotto con sé delle gravi conseguenze: la corruzione del principio di autorità fino a confonderlo con la mera forza; il dilagare senza limiti dello scetticismo, che sia sotto le forme tradizionali sia senza di esse fu fin dall’inizio spirito di «completa» radicale negazione e condusse a dubitare non solo di ogni istituzione umana, ma anche di ogni forma di conoscenza, incluse le verità matematiche; l'universalizzarsi progressivo di una nota: la nota della disperazione. Il moto della Riforma, che dapprima intaccò i margini dell'Europa cristiana, da poco ed imperfettamente conquistati alla Fede, deve la sua persistenza ed apparente vittoria alla defezione della Britannia. Anche da questo cenno si lascia chiaramente percepire il motivo tutto moderno che suggerisce questa apologia del cattolicesimo: la difesa della personalità umana quasi soffocata dalle istituzioni sociali moderne, annullata dalle concezioni totalitarie che s'affermano e nella filosofia e nella politica. Il cattolicesimo è dunque qui richiamato come garanzia di libertà nell'ordine, precisamente come l'esaltava un secolo fa il campione del cattolicesimo germanico, il Goerres, contro la santa alleanza. * * * Questo libro rientra nella serie di studi di storia scritti da giornalisti o letterati: (Chesterton, Wells, Belloc ecc.), da gente cioè per sua natura più sensibile alle esigenze del pubblico più vasto, per protesta contro l'accademismo in parte aprioristico, in parte incapace di comprendere ciò che veramente cerca nella storia il grande pubblico: una linea, un significato, un perché. In tale reazione all'accademismo il Belloc si lascia qua e là trasportare dalla passione della fede. Talvolta smaschera della cultura universitaria le tesi troppo semplicistiche, mutilate dai buoni libri ad uso di un pubblico anelante a conclusioni corrispondenti alle proprie preferenze. Talune tesi sono personali almeno nel modo con cui vengono presentate: (ad es. l'origine monastica delle istituzioni rappresentative medievali): la sua interpretazione della guerra mondiale come conflitto di cultura, riesce, così com'è esposta, affascinante. Ma questi sono solo alcune perle in un libro che ha il merito indiscusso di mettere potentemente in rilievo la cattolicità della storia europea, e di stringere così in una salda sintesi unitaria e spirituale le fortunose vicende di quest'ultima. * * * Nella traduzione ho cercato di rimaner il più possibile fedele al testo, anche quando ciò poteva importare durezza d'espressione. Fedeltà che non è costata poca fatica per l'amore delle metafore, per il procedere sia per via di ragionamenti che per folgorazioni d'immagini proprio del Belloc. Ma ho sempre pensato che il traduttore deve rendere, per quanto si può, accessibile al lettore - come nota anche il recente traduttore della chestertoniana «ortodossia» - il testo originario, rispettando ne le singolarità ed il tono generale. Credo con questa traduzione di aver compiuto anche un'opera doverosa. Infatti se è un dovere per chi studia render giustizia ad ogni movimento culturale vivo, ch'esprima cioè una