Rassegna del 12/12/2016

... 12/12/2016 Comunicazione agli 1 Comunicazione agli abbonati ... 1 6.28.00 Abbonati FABI 12/12/2016 Brescia Oggi 10 Ubi, c'è l'accordo con i sindacati sul piano industriale ... 2 5.05.00 10/12/2016 Corriere della Sera 2 Mps, lo Stato pronto a entrare - Mps: andiamo avanti con Massaro Fabrizio 3 3.42.00 l'aumento 12/12/2016 Eco di Bergamo 17 Maratona Ubi di 34 ore, poi l'accordo Via libera a 600 uscite e 200 Glizzi Silvana 4 3.26.00 assunzioni 10/12/2016 Italia Oggi 24 Mps, la Bce risponde picche Berbenni Giacomo 5 2.27.00 10/12/2016 Manifesto 3 Giallo proroga Bce. Sarà nazionalizzato? - Montepaschi appesa Chiari Riccardo 6 1.35.00 alla Bce. Giorni contati per una soluzione 10/12/2016 Secolo XIX 2 Aumento di capitale, niente proroga per Mps - Bce boccia il rinvio Bresolin Marco 7 4.01.00 di Mps sull'aumento di capitale 10/12/2016 Stampa 2 La Bce gela Siena "Aumento di capitale nessuna proroga" - Bce Bresolin Marco 8 2.54.00 boccia il rinvio di Mps sull'aumento di capitale 10/12/2016 Tempo 14 Il conto Mps lo pagheranno tutti gli italiani - Il conto Mps lo Maccari Valerio 9 5.10.00 pagheranno gli italiani SCENARIO BANCHE 12/12/2016 Corriere del 7 La stanza dei bottoni - Cassa Mezzogiorno, evento per Pescatore Imperiali Emanuele 10 5.30.00 Mezzogiorno Economia 12/12/2016 Corriere del 9 Credem investe sul Meridione Oltre 690 milioni per le imprese Cocozza Laura 11 5.39.00 Mezzogiorno Economia 12/12/2016 Corriere del 9 Bcc, ora si paga con lo smartphone Avitabile Salvatore 12 5.42.00 Mezzogiorno Economia 12/12/2016 Corriere del 9 Pop Bari in spa, l'assemblea rinviata al 26 e 27 dicembre ... 13 5.43.00 Mezzogiorno Economia 12/12/2016 Corriere del 9 Banca Prossima aiuta gli immigrati S.A. 14 5.43.00 Mezzogiorno Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 11 Mps, corsa contro il tempo per convertire i bond Massaro Fabrizio 15 4.05.00 12/12/2016 Corriere della Sera 11 Nel decreto «salvabanche» un superfondo da 14 miliardi Sensini Mario 16 4.05.00 12/12/2016 Corriere della Sera 32 Mps, le invasioni di campo - Nazionalizzazione di Mps Ma senza Fubini Federico 17 4.10.00 invasioni di campo 12/12/2016 Corriere della Sera 1 Il prezzo salato dei rinvii sulle banche - Il prezzo molto salato del Manca Daniele 18 0.15.00 Economia tempo perso sugli istituti di credito 12/12/2016 Corriere della Sera 6 Vicenza. La seconda «mission impossible» di Viola Righi Stefano 19 0.39.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 6 Il passo doppio della Popolare di Bari S.RIG. 20 0.39.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 6 Gli istituti di credito chiedono «time-out»: basta con nuove regole Tamburello Stefania 21 0.43.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 7 Unicredit in versione inglese. Nasce a Londra la nuova banca. Righi Stefano 22 0.45.00 Economia Dopo le vendite passa alla cassa 12/12/2016 Corriere della Sera 7 Intervista a Marco Mazzucchelli - «A noi banchieri è sfuggito il Taino Danilo 23 0.48.00 Economia mondo e non ce ne siamo accorti» 12/12/2016 Corriere della Sera 8 Banche. Mps e popolari venete. Grandi malate e poco curate - Righi Stefano 24 0.52.00 Economia Italia-Europa Montepaschi, il grande malato 12/12/2016 Corriere della Sera 9 Amundi. Compra Pioneer e farà il Manchester dei fondi Montefiori Stefano 25 0.53.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 10 La stabilità perduta di Fed e Bce Goria Fabrizio 26 0.59.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 12 Quattro ex banchieri di Goldman Sachs nella squadra di Trump - Cometto Maria_Teresa 27 0.19.00 Economia Banca d'affari Goldman Trump 12/12/2016 Corriere della Sera 41 Il rischio crescente delle famiglie insolventi G.PA. 28 5.53.00 Economia 12/12/2016 Corriere di Siena 3 Mps, avanti puntando sul retail - Mps, ottimismo con gentiloni Si ... 29 6.19.00 punta sui bond 12/12/2016 Corriere Imprese 9 L'impresa che aiuta le imprese: «Così si trova il credito» C.T.P. 30 6.17.00 Nordest 12/12/2016 Corriere Imprese 20 L'uomo degli Npl: «Gli esattori? lo non li mando» - Il signore degli Zuin Alessandro 31 6.33.00 Nordest Npl: «No agli esattori, noi risolviamo i conflitti» 12/12/2016 Giornale 14 L'analisi - Salvataggio Montepaschi ecco chi rischia di più Conti Camilla 32 1.02.00 12/12/2016 Giornale 14 Ma la scelta di Unicredit di ballare da sola dimostra che l'Italia può Restelli Massimo 33 1.03.00 rialzare la testa 12/12/2016 Giornale 15 Mps ci riprova coi bond per evitare il salvataggio di Stato - Mps ci Conti Camilla 34 1.06.00 riprova coi bond e gioca l'ultima carta per evitare aiuti di Stato 12/12/2016 Giornale Milano 1 Banche e guai Ecco la finanza da spiegare alla zia Imma ... 35 0.21.00 12/12/2016 Giorno - Carlino - 10 Esuberi Ubi Banca accordo coi sindacati ... 36 3.52.00 Nazione 12/12/2016 Giorno - Carlino - 10 Il consiglio Mps non cambia rotta Avanti con la conversione dei Meucci Francesco 37 3.53.00 Nazione bond 12/12/2016 Giorno - Carlino - 10 Il commento - Bufale Bce a orologeria Turani Giuseppe 38 3.54.00 Nazione 12/12/2016 Giorno - Carlino - 11 Per le banche un decreto da 15 miliardi - Decreto unico per le Troise Antonio 39 3.51.00 Nazione banche in crisi Maxi-prestito statale da 15 miliardi 12/12/2016 Giorno - Carlino - 18 Unicredit cede Pioneer ad Amundi L'accordo vale quattro miliardi Cervini Claudia 40 3.43.00 Nazione 12/12/2016 Il Fatto Quotidiano 2 Il Montepaschi all'ultimissima spiaggia per scongiurare la Maroni Marco 41 2.35.00 nazionalizzazione 12/12/2016 Libero Quotidiano 1 Commento - Perché non si trovano soldi pubblici anche per le Paragone Gianluigi 42 1.34.00 imprese? - Se ci sono i soldi per Mps perché non per le imprese? 12/12/2016 Libero Quotidiano 9 Ora che c'è il governo, Mps non vuol più lo Stato Sunseri Nino 43 2.17.00 12/12/2016 Messaggero 13 Good bank, stretta di Ubi si negozia l'offerta finale r.dim. 44 3.57.00 12/12/2016 Messaggero 13 Mps, dal cda via alla conversione dei bond-retail - Mps accelera Dimito Rosario 45 4.00.00 sul piano senza garanzia di Stato 12/12/2016 Repubblica 11 Il retroscena - Montepaschi ecco la strategia del Tesoro: "Ancora Giugliano Ferdinando 46 4.55.00 una settimana per l'aumento" - Montepaschi, il piano del Tesoro "Un'altra settimana per l'aumento" 12/12/2016 Repubblica 11 Siena gioca l'ultima carta sul mercato ma il consorzio di garanzia Greco Andrea 47 4.56.00 non c'è più 12/12/2016 Repubblica 1 Banche, da Antonveneta a Etruria una valanga costata 130 Panara Marco 48 0.48.00 Affari&Finanza miliardi - Banche, un flop da 130 miliardi 12/12/2016 Repubblica 1 Le tasche piene e i conti vuoti Bogo Fabio 49 0.36.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 1 Il commento - Attenti al diavolo che vive nei caveau De Nicola Alessandro 50 0.37.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 1 L'analisi - Perchè salvare Siena risparmia al sistema l'incubo del Esposito Marcello 51 0.45.00 Affari&Finanza baratro - E' giusto che lo Stato salvi Mps 12/12/2016 Repubblica 10 Oltre il giardino - Il referendum è stato perso Salviamo il resto Statera Alberto 52 1.23.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 15 Ubi, lo slalom tra rischi evitati e occasioni perdute - Ubi, lo slalom Puledda Vittoria 53 1.45.00 Affari&Finanza di Massiah tra i rischi evitati e le occasioni perdute 12/12/2016 Repubblica 15 La notte dei gufi Diario di un vecchio analista di borsa ... 54 1.46.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 16 Banche venete, per Viola doppia patata bollente Paolini Roberta 55 1.49.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 34 Focus finanza - Consulenza automatizzata, si può fare così le Mangia Mariano 56 0.24.00 Affari&Finanza banche iniziano a gestire il robot 12/12/2016 Repubblica 34 Focus finanza - L'analisi - Al risparmiatore smart piace la nuova m.man. 57 0.25.00 Affari&Finanza assistenza digitale la concorrenza la farà il prezzo 12/12/2016 Repubblica 35 Focus finanza - Niente investimento minimo: a portata di clic 4.000 ... 58 0.25.00 Affari&Finanza fondi e oltre 130 società 12/12/2016 Repubblica 35 Focus finanza - Intervista a Federico Taddei - "Il web è una sfida m.man. 59 0.25.00 Affari&Finanza ma per la fascia alta resterà l'advisor" 12/12/2016 Repubblica 45 Rapporti private banking - Banche, le sofferenze sono più coperte Frojo Marco 60 0.52.00 Affari&Finanza "Per questo oggi puntiamo sull'Italia" 12/12/2016 Repubblica 45 Rapporti private banking - Aziende biotech meglio le piccole s.d.p. 61 0.52.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica Firenze 1 Codacons diffida il governo: italiani non paghino il salvataggio Mps Bologni Maurizio 62 4.41.00 - Codacons: il salvataggio del Monte non ricada sui cittadini 12/12/2016 Secolo XIX 11 La Svizzera chiude un'era: cancellato il segreto bancario Simonelli Federico 63 5.22.00 12/12/2016 Sole 24 Ore 1 Il commento - La doppia eredità del premier uscente Gentili Guido 64 3.10.00 12/12/2016 Sole 24 Ore 1 L'analisi - Con la ritirata di JP Morgan, il salvataggio del Monte Graziani Alessandro 65 3.12.00 passa ai risparmiatori - Se JP Morgan lascia l'aumento di Mps a Stato e risparmiatori 12/12/2016 Sole 24 Ore 1 L'analisi - Soluzione di sistema cercasi per Npl e ricapitalizzazioni Bufacchi Isabella 66 3.13.00 12/12/2016 Sole 24 Ore 5 Banche, sisma e verifica Ue sui conti le prime urgenze Mobili Marco - Trovati 67 3.22.00 Gianni 12/12/2016 Sole 24 Ore 7 Mps riapre la conversione dei bond retail per 2 miliardi - Mps Festa Carlo 68 3.27.00 riapre la conversione dei bond al retail 12/12/2016 Sole 24 Ore 7 La crisi di Siena, il nodo degli Npl e le risorse che Atlante può Ferrando Marco 69 3.28.00 liberare 12/12/2016 Sole 24 Ore 7 La grande fuga dei clienti dalla banca: depositi giù di 14 miliardi in Pavesi Fabio 70 3.30.00 nove mesi 12/12/2016 Sole 24 Ore 8 Piano B solo se fallisce l'aumento «privato» Bufacchi Isabella - Trovati 71 3.31.00 Gianni 12/12/2016 Sole 24 Ore 9 Il nodo Mps al nuovo esame di Borsa Carlini Vittorio 72 3.31.00 12/12/2016 Sole 24 Ore 9 UniCredit chiude la vendita di Pioneer ai francesi di Amundi ... 73 3.32.00 12/12/2016 Sole 24 Ore 9 L'analisi - I colpi di scena dei mercati e la protezione di Lops Vito 74 3.32.00 Francoforte 12/12/2016 Sole 24 Ore 10 La bussola del risparmiatore - Cosa cambia per azioni, Lops Vito 75 3.37.00 obbligazioni, conti correnti - Cosa cambia per azioni, bond e conti correnti 12/12/2016 Stampa 9 L'ultima carta di Siena: azioni al posto dei bond - "Ai risparmiatori Spini Francesco 76 3.03.00 azioni di Mps al posto dei titoli subordinati" 12/12/2016 Stampa 9 Retroscena - Così il paradosso delle regole Ue ha frenato finora il Barbera Alessandro 77 3.04.00 salvataggio 12/12/2016 Stampa 25 Retroscena - Unicredit vende Pioneer Parte il piano di Mustier Spini Francesco 78 3.20.00 12/12/2016 Stampa Tuttosoldi 32 Lettera. La posta di Maggi. Investimenti, leggere prima di firmare Maggi Glauco 79 5.43.00 SCENARIO FINANZA 12/12/2016 Corriere della Sera 18 Governance Da gennaio società più trasparenti Sacchi Maria_Silvia 80 0.58.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 27 Piazza Affari. I grafici scommettono sul rally di fine anno Barrì Adriano 81 2.17.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 28 Dividendi europei La carica dei 35 titoli con la cedola che sale Monti Francesca 82 2.27.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 30 Emergenti Tassi e dazi su? Dove si può guadagnare ora Monti Francesca 83 2.46.00 Economia 12/12/2016 Corriere della Sera 31 Consob Un conciliatore per il risparmio tradito Puato Alessandra 84 2.57.00 Economia 12/12/2016 Giornale 29 Come domare la Borsa tra Opec e Fed Montagnani Ennio 85 1.09.00 12/12/2016 Repubblica 14 Riviste, newsletter, agenzie di stampa l'impero multimedlale della Giuffrida Salvatore 86 1.41.00 Affari&Finanza finanza 12/12/2016 Repubblica 17 Intervista a Giovanni Tamburi - Tamburi: "È tempo di investire in Bonafede Adriano 87 1.52.00 Affari&Finanza azioni la politica non conta più" 12/12/2016 Repubblica 17 Marketplace - Dimon smusserà gli spigoli di Trump Zampaglione Arturo 88 1.53.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 30 Intercos fa il make up alla Borsa di Seoul Jadeluca Paola 89 0.49.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Repubblica 44 Rapporti private banking - Per l'Asia orizzonte positivo e si l.d.o. 90 0.49.00 Affari&Finanza risveglia la Russia 12/12/2016 Repubblica 44 Rapporti private banking - Emergenti, la tempesta è finita in Dell'Olio Luigi 91 0.46.00 Affari&Finanza Occidente il rischio scossoni 12/12/2016 Repubblica 45 Rapporti private banking - Tensioni sull'Eurozona e il primo Trump Di Palma Sibilla 92 0.52.00 Affari&Finanza piace 12/12/2016 Repubblica 46 Rapporti private banking - A caccia dello scudo contro la volatilità Di Palma Sibilla 93 0.53.00 Affari&Finanza meno euro, più azioni energy e financial 12/12/2016 Repubblica 46 Rapporti private banking - Vacanze esclusive, una rete per i super Aoi Stefania 94 0.53.00 Affari&Finanza ricchi 12/12/2016 Repubblica 47 Rapporti private banking - Commodity tra rischi e inflazione il 2017 l.d.o. 95 0.53.00 Affari&Finanza sarà l'anno giusto 12/12/2016 Repubblica 47 Rapporti private banking - Riforme e crescita, riparte il rally in Cina Lai Michael 96 0.55.00 Affari&Finanza 12/12/2016 Sole 24 Ore - Norme e 33 Ultimo Comma - I legami da chiarire tra reati fiscali e Cordeiro Guerra Roberto 97 4.03.00 Tributi autoriciclaggio 12/12/2016 Sole 24 Ore - Norme e 41 Mutui «liberi», ma solo nel 2017 Guiducci Anna - Ruffini 98 4.16.00 Tributi Patrizia SCENARIO ECONOMIA 12/12/2016 Corriere della Sera 4 Mercato. L'Italia si apre. Ora è sesta in Europa - Mercato, l'Italia si Puato Alessandra 99 0.34.00 Economia apre 12/12/2016 Sole 24 Ore 1 L'editoriale - La stabilità che serve al Paese Napoletano Roberto 100 5.13.00 12/12/2016 Stampa 1 L'inevitabile percorso delle riforme Deaglio Mario 101 2.41.00 WEB 11/12/2016 CORRIERE.IT 1 Ubi Banca, accordo con i sindacati: ... 102 7.12.00 600 uscite nel 2017 (e 296 entrate) 11/12/2016 ECONOMIA.ILMESSAG 1 Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del ... 103 0.07.00 GERO.IT Governo 11/12/2016 FINANZA.REPUBBLICA. 1 Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del ... 104 0.08.00 IT Governo 11/12/2016 QUIFINANZA.IT 1 Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del ... 105 0.08.00 Governo 11/12/2016 TELEBORSA.IT 1 Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del ... 106 0.08.00 Governo 11/12/2016 TUSCIAWEB.EU 1 Fusione per incorporazione di sette banche rete in Ubi ... 107 0.08.00 RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 07/12/2016 CANALE 5 1 MATRIX 23:30 - Politica. Crisi di Governo. Le dimissioni del ... 108 1.32.00 Premier Matteo... 09/12/2016 CANALE 5 1 TG5 20:00 - Borsa. Caso MPS. BCE respinge la richiesta di ... 109 20.09.00 proroga per i ... 10/12/2016 CANALE 5 1 TG5 8.00. - Mps. La Bce ha negato la proroga per la ... 110 8.13.00 ricapitalizzazione d... 09/12/2016 CLASS CNBC 1 LINEA MERCATI POMERIGGIO 15.22 - Finanza. Caso MPS: la ... 111 16.15.00 BCE ha bocciato la richiesta dell'isti... 09/12/2016 CLASS CNBC 1 REPORT 18:00 - Finanza. Caso MPS: la BCE ha respinto la ... 112 19.49.00 richiesta dell'isti... 10/12/2016 RADIO DUE 1 GR 2 19.30 - Economia. Domani nuova riunione del consiglio di ... 113 19.53.00 amministraz... 10/12/2016 RADIO TRE 1 GR 3 18.45 - Economia. Domani nuova riunione del cda di Mps. ... 114 18.58.00 Intervista... 09/12/2016 RAI 1 1 TG1 20:00 - Settore bancario. In corso da tre ore la riunione del ... 115 20.07.00 CdA di... 09/12/2016 RAI 3 1 TG3 19:00 - Economia. In corso la riunione del Consiglio di ... 116 19.10.00 Amministrazi... 09/12/2016 RAI NEWS 24 1 RAI NEWS 24 19:15 - Economia. Il consiglio di vigilanza della ... 117 19.55.00 BCE ha bocciato la... 09/12/2016 TGCOM 24 1 TGCOM 24 18:00 - Economia. Caso MPS. Il sindacato dei bancari ... 118 18.31.00 invoca l'interv... 09/12/2016 TGCOM 24 1 TGCOM 24 22:30 - Finanza. Caso MPS: la BCE respinge la ... 119 9.07.00 richiesta dell'istitut... Comunicazione agli Abbonati 12-dic-2016

Comunicazione agli abbonati art CO data 0 stampa dal 1980 monitorgggio media RASSEGNA STAMPA DEL 12/ 12/ 2016 Gentile cliente, a causa di ritardi nella distribuzione, alle ore 7.45, non è stato possibile lavorare le seguenti testate: Nuova Gazzetta di Caserta Le stesse verranno lavorate ed inserite in rassegna non appena disponibili. ***

1 Brescia Oggi 12-dic-2016

Ubi, c'è l'accordo con i sindacati sul piano industriale art Arriva dopo mesi di trattativa l'accordo tra sindacati e Ubi sul piano industriale al 2019-2020 che prevede anche il decollo della Banca unica. La trattativa conoscerà una seconda fase nel 2017 quando, probabilmente, sul tavolo ci potrà essere la gestione di almeno tre delle 4 good bank, visto che a breve (forse prima di Natale) potrebbe essere annunciata la cessione a Ubi delle nuove Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti. Oltre alle ricadute sui lavoratori del gruppo derivanti dall'accentramento in Ubi delle 7 banche rete e dalla conseguente ridefinizione del modello organizzativo, l'intesa consente di regolare l'uscita volontaria di 1.300 addetti (600 entro il primo semestre 2017, altre 700 da gennaio 2018) con utilizzo del Fondo di Solidarietà di settore, la stabilizzazione di 96 risorse ora in organico con contratto a tempo determinato e ulteriori 200 assunzioni entro il 2018. Prorogate a tutto il 2020 le garanzie occupazionali, in scadenza nel 2017, per gli occupati di Ubi Sistemi e Servizi. Avviato il processo di definizione del contratto unico di secondo livello (integrativo aziendale) con l'armonizzazione dei trattamenti già presenti nelle diverse aziende, processo che proseguirà nel 2017. Soddisfatti i sindacati per quanto definito, perchè si «tutelano i livelli occupazionali», dice Fulvio Furlan, segretario generale Uilca. Ha permesso un buon risultato che «non era scontato», osserva Riccardo Colombani (First-Cisl), e consente il « ricambio generazionale», sottolinea Emilio Contrasto leader di Unisin. La Fisac-Cgil giudica positivo «l'avvio di un percorso di armonizzazione dei diritti all'interno del gruppo», mentre la Fabi insiste sull'importanza «di consegnare ai lavoratori un contratto unico». ***

FABI 2 Corriere della Sera 10-dic-2016

Mps, lo Stato pronto a entrare - Mps: andiamo avanti con l'aumento art MILANO Montepaschi ci prova ancora. Non si arrende all'idea di dover ricorrere all'aiuto pubblico — già pronto con un decreto — per salvarsi. Così ieri al termine di una giornata lunghissima e costellata di indiscrezioni — fra le quali quella sul «no» della Bce alla richiesta di uno spostamento di 20 giorni dei tempi dell'aumento che ha fatto crollare il titolo del 10,5%— il consiglio ha deciso di andare avanti comunque con l'operazione di mercato da 5 miliardi. «Questa banca la salviamo sicuramente», ha detto il presidente Alessandro Falciai. Ma non sarà semplice. Né il nuovo piano è ancora definito. La crisi di governo dopo la sconfitta di Matteo Renzi al referendum ha complicato le carte in tavola: il Qatar, che doveva investire miliardo di euro su Siena, si è ritirato in attesa di un chiarimento del quadro politico, facendo venire meno le condizioni di mercato per portare avanti l'operazione. Per questo martedì scorso Mps ha chiesto più tempo alla Bce rispetto al termine stabilito del 31 dicembre. Ma anche se fonti finanziarie ieri sera precisavano che «nessuna decisione finale è stata presa» e Mps di «non aver ricevuto alcuna comunicazione» da Francoforte, la Bce si sarebbe espressa per il «no», perché non crederebbe nella bontà dell'intera operazione targata Jp Morgan e Mediobanca. Così bisogna inventarsi altro, e in pochissimi giorni. Ieri mattina Falciai, l'amministratore delegato Marco Morelli e gli advisor sono volati a Roma dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, per discutere del salvataggio. Domani deciderà il consiglio di Mps, convocato per le 16. Il nuovo schema ricalcherebbe quello usato per salvare le banche greche: verrà lanciata una nuova offerta di conversione in azioni ai circa 4o mila risparmiatori che detengono bond subordinati per 2,i miliardi. Una prima offerta su tutti i 4,3 miliardi di bond è stata accolta solo da investitori professionali per miliardo di euro. Il retail l'ha invece disertata, nonostante fosse a premio sui valori di mercato, perché la Consob ha vietato a Mps di far accettare la proposta ai clienti che non avessero il corretto profilo di rischio. Ora si ripartirebbe da qui. Serve però che la Consob dia alla banca l'esenzione dal divieto, magari con l'argomentazione che sarebbe peggio per i risparmiatori se si andasse al salvataggio di Stato: con l'«aumento precauzionale» a carico del Tesoro, secondo le regole Ue del «bail in» i bond sarebbero comunque convertiti ma in perdita. Un'altra ipotesi è quella mista, in cui lo Stato compra i bond dei risparmiatori e poi li converte in azioni. In entrambi i casi, il Qatar confermerebbe il suo miliardo. Mancherebbe dunque solo un miliardo che le banche cercheranno di collocare entro Natale, ma senza alcuna garanzia. Se non riuscirà, l'alternativa è di fatto la nazionalizzazione. A costi molto alti. I sindacati sono preoccupati: «Irresponsabile la decisione della Bce», ha detto Lando Sileoni, leader Fabi, «in ballo ci sono 26 mila dipendenti». Ma l'ipotesi statale non dispiace ai 5Stelle: «Serve l'aiuto dello Stato in modo da non applicare il bail in ai piccoli risparmiatori, come un anno fa, è scritto nel blog di Beppe Grillo. «Da Bce uno schiaffo a Renzi e Padoan», sostiene Renato Brunetta (FI), «II nuovo governo approvi al più presto le norme del salvataggio pubblico». Fabrizio Massaro

FABI 3 Eco di Bergamo 12-dic-2016

Maratona Ubi di 34 ore, poi l'accordo Via libera a 600 uscite e 200 assunzioni art C'è voluta una maratona di 34 ore, iniziata sabato alle 8, per arrivare a firmare, ieri pomeriggio verso le 18 negli uffici della banca in via Calvi in città, l'accordo sulla prima tranche degli esodi Ubi. Si tratta di 600 persone che potranno uscire dal gruppo a partire dalla fine di febbraio. In teoria, dalla Popolare di Bergamo potrebbero uscirne una novantina. Ma tutto dipenderà dalle domande che saranno presentate e da come si distribuiranno all'interno del gruppo, che in tutto conta più di 17 mila lavoratori. In generale, come avvenuto anche negli ultimi interventi di riorganizzazione, ci si aspetta che le richieste saranno numerose: basti pensare che solo il bacino di chi maturerà i requisiti per la pensione entro la fine del 2021 comprende più di mille dipendenti. Questo primo gruppo di 600 persone fa parte dei 1.300 esuberi previsti dal piano industriale sulla banca unica, presentato a fine giugno da Ubi, e da gestire tramite l'accesso al Fondo di solidarietà. Resta quindi una seconda tranche di 700 uscite, che richiederà un nuovo accordo da discutere in una seconda fase, ormail'anno prossimo. Fin d'ora si è stabilito però che per tutti il trattamento economico mensile negli anni mancanti alla pensione sarà pari all'80% della retribuzione annua lorda attuale: qualcosa meno rispetto agli ultimi accordi, quando la quota era stata fissata all'85%. Alle 600 uscite, si accompagneranno 200 assunzioni, di cui almeno la metà dovranno essere atempo indeterminato. È prevista inoltre la stabilizzazione in posto fisso di 96 dipendenti che hanno attualmente un contratto a termine. Gli ingressi sono previsti nel biennio 2017-2018. Oltre alle uscite volontarie, l'accordo mette i primi punti fermi sull'armonizzazione dei contratti interni, vero scoglio su cui la trattativa ha rischiato più volte di fermarsi. Con la banca unica, infatti, le singole banche rete vengono via via fuse nella capogruppo Ubi e da sette contratti aziendali, molto diversi fra loro, con quello della Popolare di Bergamo che fa da riferimento per le condizioni migliori, si dovrà passare a un contratto integrativo unico. Per ora è stata raggiunta un'intesa su alcune voci, tra cui buoni pasto e indennità di mobilità. Non si è ancora discusso di premio aziendale, rimandato a una seconda fase. Per quanto riguarda la mobilità, l'indennità sarà adeguata in modo graduale in tre anni, al rialzo o al ribasso. Per un lavoratore della Bergamo, ad esempio, oggi andare a lavorare a 100-120 chilometri di distanza da casa, tra andata e ritorno, significa avere un'indennità di 600 euro. A regime sarà di 400 euro. Non sono stati toccati, invece, i trattamenti economici in busta paga, come gli assegni rivalutabili: da questo punto di vista, quindi, non ci saranno penalizzazioni. La trattativa è durata circa quattro mesi. Dalla settimana del 21 novembre, giorno della prima fusione verso la banca unica, quella di Comindustria e Bre in Ubi, a ieri ci sono stati 11 incontri: in pratica, un giorno sì e uno no. Solo nell'ultima settimana, si è avuta una prima maratona martedì dalle 15 alle 17 del giorno successivo. Dopo la pausa di giovedì, giorno di festa, il confronto è ripreso venerdì alle 8 ed è stato sospeso in serata verso le 20,30. Da sabato mattina sempre alle 8 il nuovo affondo, fino alla firma di ieri. Una sessantina i sindacalisti al tavolo. Per Ubi erano presenti, fra gli altri, il vice direttore generale vicario Elvio Sonnino e il responsabile di gruppo delle risorse umane, Mario Napoli. RIPRODUZIONE RISERVATA *** I sindacati «Una firma storica, c'è il giusto equilibrio» Sindacati unanimi sull'intesa Ubi, la prima unitaria con la Cgil dopo quattro anni. «Abbiamo raggiunto un equilibrio sostenibile, in un momento di grande trasformazione del settore», dice Andrea Battistini (First-Cisl). «È un accordo storico perché traghetta Ubi dal passato al futuro», gli fa eco Paolo Citterio (Fabi). E Pierangelo Casanova (Fisac-Cgil) dice: «In banca siamo abituati a parlare di uscite volontarie, ma con il panorama attuale del settore l'obiettivo era mettere in sicurezza gli esuberi». A breve inizieranno le assemblee con i lavoratori. Per la banca unica, dopo la fusione di Comindustria e Bre in Ubi a novembre, fra due mesi toccherà a Popolare Bergamo, Banco di Brescia e Valle Camonica. Anche Ancona e Ca rime, previste in primavera, potrebbero essere anticipate a febbraio, visto il buon esito delle prime due. In mezzo, si attendono novità sull'acquisizione di Etruria, Marche e CariChieti, anche se fino all'ultimo non viene data per scontata. ***

FABI 4 Italia Oggi 10-dic-2016

Mps, la Bce risponde picche art La Bce dice no alla proroga per l'aumento di capitale privato del Montepaschi: si aprono così le porte al salvataggio pubblico dell'istituto. Il decreto omnibus per il sistema bancario, con l'ombrello statale per Siena, è pronto e potrebbe essere varato già nel fine settimana (si veda box). L'eventuale ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni dovrà avvenire entro fine anno: il Consiglio di vigilanza dell'Eurotower, secondo quanto trapelato (la comunicazione ufficiale non era pervenuta), ha respinto la richiesta di far slittare di 20 giorni il termine per chiudere l'aumento di capitale da 5 miliardi, che era fissato al 31 dicembre. La soluzione di mercato, a questo punto, sembra sfumata, anche se al momento Qatar e soci non si sono ancora ufficialmente tirati indietro. Intanto, ieri mattina, si è svolto al Tesoro un vertice al quale hanno partecipato il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, l'amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, insieme presidente Alessandro Falciai. L'incontro sarebbe servito per fare il punto della situazione e non si sarebbe parlato del decreto banche. Alla riunione, secondo fonti finanziarie, hanno partecipato anche i consulenti di Mediobanca e JPMorgan, advisor dell'istituto e capifila del consorzio di garanzia per l'aumento di capitale. Se il Monte dei Paschi non aveva ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte della Bce sulla proroga, le indiscrezioni trapelate in giornata hanno allarmato gli operatori di borsa, provocando un forte calo del titolo, che nel corso della seduta a Piazza Affari era stato sospeso, per poi chiudere in calo del 10,55% a 19,50 euro. «Non siamo assolutamente preoccupati», ha dichiarato il presidente Falciai, entrando nella sede milanese della banca, dove nel pomeriggio si è tenuta una riunione del cda. Dura, invece, la reazione dei sindacati. «Di fronte all'ennesimo atteggiamento di chiusura da parte della Bce, sarebbe auspicabile che le forze politiche italiane facessero fronte comune perché, se cade il gruppo Mps, non andrà in crisi solo il settore bancario italiano ma l'intera economia del nostro paese», ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.

FABI 5 Manifesto 10-dic-2016

Giallo proroga Bce. Sarà nazionalizzato? - Montepaschi appesa alla Bce. Giorni art contati per una soluzione

Tutti i nodi erano arrivati al pettine in un colpo solo: da Mps alla riforma delle banche popolari in spa, semi- bloccata dal Consiglio di Stato; dalle due banche venete controllate per cause di forza maggiore dal fondo Atlante, ai vantaggi fiscali chiesti dagli istituti (Unicredit, Intesa, Ubi) che hanno finanziato (1,6 miliardi) il Fondo di risoluzione per coprire le perdite di Etruria ec., e permettere così la cessione delle quattro new bank - con la stessa Ubi alla finestra - entro la fine dell'anno. Alla fine il non-governo Renzi sul settore del credito ha lasciato il passo all'atteso decreto legge omnibus sull'intero comparto. Una notizia sostanzialmente confermata da Palazzo Chigi dopo una giornata folle, punteggiata di condizionali sulla assai presunta decisione del Consiglio di vigilanza della Bce di non permettere al Monte dei Paschi di sforare di venti miseri giorni, dal primo al 20 gennaio, il termine posto dalla Bce per completare la pur problematica ricapitalizzazione da 4 miliardi. VA DA Se CHE PER firmare il decreto legge dovrà esserci un Consiglio dei ministri. Non nelle prossime 24 ore, garantiscono dal palazzo del governo (dimissionario). Ma presto, magari prima della riapertura delle borse di lunedì. Guarda caso, dal fronte della crisi si parla subito di accelerazione, con il fedelissimo renziano Paolo Gentiloni che sale nel toto premier fino alla pole position, insieme naturalmente a Pier Carlo Padoan. Tutto si tiene. La corrida bancaria si era aperta a metà giornata quando, con Piazza Affari tranquilla dopo gli exploit dei giorni scorsi, è arrivata come fulmine a ciel sereno l'indiscrezione pilotata che la Vigilanza Bce, peraltro non ancora riunita, aveva respinto la richiesta del Monte dei Paschi di Siena di avere una proroga dal primo al 20 gennaio 2017 per completare l'aumento di capitale. Ufficialmente la banca aveva chiesto venti giorni in più dopo che Matteo Renzi, sconfitto sonoramente al referendum, aveva annunciato le dimissioni aprendo la crisi di governo. PER CERTO IN BORSA da quel momento i titoli di tutto il settore bancario sono precipitati. Alla chiusura Mps ha segnato -10,55%, ma giù anche Bpm (-4,32%), Banco Popolare (-3,93%), Banca Mediolanum (-3,48%), Mediobanca (-2,82%), Ubi Banca (- 2,37%), Unicredit (-2,34%) e Intesa San Paolo (-1,67). Un autentico tsunami. In parallelo, i lavoratori del comparto alzavano giustamente la voce. «Se dovesse essere confermata la decisione della Bce di non concedere a Mps la proroga per l'aumento di capitale - avvertiva Lando Sileoni della Fabi - saremmo davanti a una presa di posizione irresponsabile, folle, arrogante, ai limiti della provocazione. Sono in ballo i destini di 26mila dipendenti e delle loro famiglie, e di oltre 5 milioni di clienti». Sulla stessa linea la Fisac Cgil con Agostino Megale e il coordinatore sindacale Mps, Antonio Damiani: «Se la Bce, come sembra in queste ore, non dovesse concedere proroghe sul piano di ricapitalizzazione di Monte Paschi di Siena, commetterebbe un grave errore. Ciò è inaccettabile». ALLA RESA DEI CONTI, Mps doveva finire a far la solita parte della pecora nera, come detonatore necessario a velocizzare sia l'iter del decreto legge omnibus sull'intero settore, sia la risoluzione della crisi di governo con l'accoppiata renziana Gentiloni-Padoan e la benedizione dello stesso ex (?) presidente del consiglio. INVECE A TARDA SERA, dopo essersi riunito, il cda Mps ha fatto testualmente sapere: «n consiglio di amministrazione comunica di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Banca centrale europea, a seguito della richiesta di proroga dei termini di effettuazione dell'operazione precedentemente comunicata al mercato inoltrata in data 7 dicembre 2016». Nella nota si puntualizza che la banca «prosegue pertanto tutte le attività propedeutiche al completamento della predetta operazione». Il cda di Rocca Salimbeni è stato aggiornato a domenica pomeriggio. Così tutto resta in bilico, dal decreto omnibus sulle banche alla stessa risoluzione della crisi di governo. ***

FABI 6 Secolo XIX 10-dic-2016

Aumento di capitale, niente proroga per Mps - Bce boccia il rinvio di Mps art sull'aumento di capitale

BRUXELLES. La Bce non può attendere fino al 20 gennaio per l'aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena. Francoforte ha respinto la richiesta di prorogare i termini per l'operazione, avanzata dall'istituto senese dopo la caduta del governo. A questo punto non ci sono più le condizioni per l'operazione da 5 miliardi, che avrebbe visto coinvolto il consorzio di garanzia delle banche guidato da Jp Morgan e Mediobanca: l'unica strada percorribile è quella dell'intervento statale. Un percorso delicato nei giorni in cui è in carica un esecutivo dimissionario, ma da Palazzo Chigi fanno sapere che uno schema di decreto sarebbe già sostanzialmente pronto. La notizia, filtrata in modo ufficioso nel primo pomeriggio di ieri, ha provocato scossoni in Borsa. II titolo di Mps, sospeso più volte nell'arco della giornata, ha chiuso con un -10,55% ed è arrivato a perdere il 16%. Pesantemente colpiti anche i titoli subordinati: -11% per il Tier2 in scadenza settembre 2020, mentre il bond in mano agli investitori retail ha perso l'8,2%. Un contraccolpo dovuto ai timori per le conseguenze che anche i risparmiatori potrebbero pagare. Da Bruxelles non arrivano commenti ufficiali alle ipotesi in campo, ma da giorni si ribadisce che in caso di intervento statale andranno seguite le regole del «burden sharing», vale a dire la condivisione degli oneri: anche i detentori delle obbligazioni, sia gli investitori che i risparmiatori, devono essere coinvolti. E in ogni caso qualsiasi piano di intervento pubblico dovrà ricevere il via libera della Commissione. Ieri mattina, prima che uscisse l'indiscrezione sulla decisione della Bce, al Tesoro c'è stato un vertice tra il ministro Pier Carlo Padoan e i vertici di Mps, l'amministratore delegato Marco Morelli e il presidente Alessandro Falciani. Al tavolo erano presenti anche i consulenti di Jp Morgan e Mediobanca, che guidano il consorzio delle banche per l'aumento di capitale. Un incontro per «fare il punto della situazione». Nel pomeriggio si è poi riunito il cda di Montepaschi, appuntamento in agenda da giorni. In serata l'istituto ha diffuso una nota spiegando «di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Bce» e che la banca «persegue pertanto tutte le attività propedeutiche al completamento» dell'operazione. II cda è stato aggiornato a domani alle 16. La vicenda ora si intreccia inevitabilmente con gli sviluppi politici in corso. E nelle ore in cui al Quirinale si alternano gli esponenti dei partiti e dei movimenti rappresentati in Parlamento, il caso Mps piomba nel dibattito pubblico. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana del Pd, vede di buon occhio l'ipotesi dell'intervento pubblico. «Se serve a tutelare il risparmio non lo vedo come qualcosa di negativo». Il Movimento 5 Stelle, tramite il blog di Grillo, invita il governo a non seguire le regole europee: «Non bisogna applicare il bail-in ai piccoli risparmiatori. Non è il momento di avere paura dell'Ue e di una possibile procedura di infrazione: le conseguenze di un bail-in disordinato sarebbero a dir poco disastrose». Nell'intervento statale vede uno spiraglio anche Bruno Valentini, sindaco di Siena, che però avverte: «I risparmiatori incolpevoli devono essere protetti, lo Stato ha i mezzi per farlo». Lando Sileoni, presidente del sindacato di maggioranza dei bancari Fabi, bolla la decisione della Bce come «una presa di posizione arrogante e irresponsabile».

FABI 7 Stampa 10-dic-2016

La Bce gela Siena "Aumento di capitale nessuna proroga" - Bce boccia il rinvio di art Mps sull'aumento di capitale

La Bce non può attendere fino al 20 gennaio per l'aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena. Francoforte ha respinto la richiesta di prorogare i termini per l'operazione, avanzata dall'istituto senese dopo la caduta del governo. A questo punto non ci sono più le condizioni per l'operazione da 5 miliardi, che avrebbe visto coinvolto il consorzio di garanzia delle banche guidato da Jp Morgan e Mediobanca: l'unica strada percorribile è quella dell'intervento statale. Un percorso delicato nei giorni in cui è in carica un esecutivo dimissionario, ma da Palazzo Chigi fanno sapere che uno schema di decreto sarebbe già sostanzialmente pronto. La notizia, filtrata in modo ufficioso nel primo pomeriggio di ieri, ha provocato scossoni in Borsa. Il titolo di Mps, sospeso più volte nell'arco della giornata, ha chiuso con un -10,55% ed è arrivato a perdere il 16%. Pesantemente colpiti anche i titoli subordinati: -11% per il Tier2 in scadenza settembre 2020, mentre il bond in mano agli investitori retail ha perso l'8,2%. Un contraccolpo dovuto ai timori per le conseguenze che anche i risparmiatori potrebbero pagare. Da Bruxelles non arrivano commenti ufficiali alle ipotesi in campo, ma da giorni si ribadisce che in caso di intervento statale andranno seguite le regole del «burden sharing», vale a dire la condivisione degli oneri: anche i detentori delle obbligazioni, sia gli investitori che i risparmiatori, devono essere coinvolti. E in ogni caso qualsiasi piano di intervento pubblico dovrà ricevere il via libera della Commissione. Ieri mattina, prima che uscisse l'indiscrezione sulla decisione della Bce, al Tesoro c'è stato un vertice tra il ministro Pier Carlo Padoan e i vertici di Mps, l'amministratore delegato Marco Morelli e il presidente Alessandro Falciani. Al tavolo erano presenti anche i consulenti di Jp Morgan e Mediobanca, che guidano il consorzio delle banche per l'aumento di capitale. Un incontro per «fare il punto della situazione». Nel pomeriggio si è poi riunito il cda di Montepaschi, appuntamento in agenda da giorni. In serata l'istituto ha diffuso una nota spiegando «di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Bce» e che la banca «persegue pertanto tutte le attività propedeutiche al completamento» dell'operazione. II cda è stato aggiornato a domani alle 16. La vicenda ora si intreccia inevitabilmente con gli sviluppi politici in corso. E nelle ore in cui al Quirinale si alternano gli esponenti dei partiti e dei movimenti rappresentati in Parlamento, il caso Mps piomba nel dibattito pubblico. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana del Pd, vede di buon occhio l'ipotesi dell'intervento pubblico. «Se serve a tutelare il risparmio non lo vedo come qualcosa di negativo». II Movimento 5 Stelle, tramite il blog di Grillo, invita il governo a non seguire le regole europee: «Non bisogna applicare il bail-in ai piccoli risparmiatori. Non è il momento di avere paura dell'Ue e di una possibile procedura di infrazione: le conseguenze di un bail-in disordinato sarebbero a dir poco disastrose». Nell'intervento statale vede uno spiraglio anche Bruno Valen-tini, sindaco di Siena, che però avverte: «I risparmiatori incolpevoli devono essere protetti, lo Stato ha i mezzi per farlo». Lando Sileoni, presidente del sindacato di maggioranza dei bancari Fabi, bolla la decisione della Bce come «una presa di posizione arrogante e irresponsabile».

FABI 8 Tempo 10-dic-2016

Il conto Mps lo pagheranno tutti gli italiani - Il conto Mps lo pagheranno gli italiani art L'ipotesi di un salvataggio di nella giornata Stato di Mps si fa sempre più concreta. Secondo indiscrezioni, la Bce avrebbe deciso di respingere la richiesta dell'istituto senese di concedere più tempo per l'aumento di capitale da 5 miliardi. Se lo stop fosse confermato toccherebbe al Tesoro italiano intervenire per una ricapitalizzazione pubblica della banca, probabilmente attraverso un decreto legge di cui sarebbe già pronto lo schema. Ieri mattina al ministero dell'Economia, Pier carlo padrona ha incontrato l'ad di Rocca Salimbeni, Marco Morelli, e il presidente Alessandro Falciai, - che si è detto non preoccupato- per esaminare la situazione. A Palazzo Chigi anche l'ex presidente Alessandro Profumo. Nel pomeriggio, a Milano, si è riunito anche il Cda della banca. La notizia dello stop che blocca anche la ricapitalizzazione di Mps ha fatto crollare il titolo a Piazza Affari, sprofondato a -10,5%, scambiato il 7,7% del capitale, nonostante i continui congelamenti per eccesso di ribasso. La vicenda Montepaschi ha affossato Milano, unica piazza europea in rosso nella giornata (-0,73%). «Se dovesse essere confermata la decisione della Bce saremmo davanti a una presa di posizione irresponsabile», reagisce Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il principale sindacato dei lavoratori bancari. «Sono in ballo i destini 26mila dipendenti e di oltre 5 milioni di clienti», spiega, auspicando un «fronte comune delle forze politiche italiane», perché se cade Mps andrà in crisi «l'intera economia del nostro Paese». Anche il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, chiede «una consultazione di tutte le forze politiche per garantire un largo consenso alle decisioni da assumere». Intanto, quasi tutti sembrano concordare sulla necessità di un intervento di Stato. «A questo punto, l'unica possibilità è un intervento pubblico, da attuare in pochissimi giorni», sottolinea il presidente dei deputati di Renato Brunetta, che parla di «schiaffo a Padoan e Renzi» da parte della Bce. L'intervento del Tesoro «senza esagerazioni, può essere la chiave giusta» anche per il Governatore della Toscana Enrico Rossi. Pure il Movimento 5 Stelle non vede altra scelta che l'aiuto pubblico, a patto che la tutela dei risparmiatori non avvenga a danno dei contribuenti. «Monte Paschi di Siena- si legge sul blog di Beppe Grillo - può essere ora salvata solo da un aiuto dello Stato, in modo da non applicare il bail-in ai piccoli risparmiatori come successo un anno fa. Questo intervento dev'essere fatto a deficit. Non è il momento di avere paura dell'Unione Europea le conseguenze di un bail-in disordinato sarebbero a dir poco disastrose». Più cauta Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia. «Oggi dovremo mettere altri soldi degli italiani a difesa di banche mal gestite. Noi siamo pronti a difendere correntisti e risparmiatori ma prima approviamo rapidamente una legge che dia alcune regole su azionisti e amministratori». ***

FABI 9 Corriere del Mezzogiorno Economia 12-dic-2016

La stanza dei bottoni - Cassa Mezzogiorno, evento per Pescatore art Oggi pomeriggio, a Roma, nella sede del Consiglio di Stato, a palazzo Spada, una giornata per rievocare la figura del professor Gabriele Pescatore, insigne meridionalista, a lungo presidente della Cassa del Mezzogiorno. II tema della giornata per ricordare lo scomparso, morto quest estate, sarà «Gabriele Pescatore: l'uomo, il giurista, il meridionalista». Sarà il professor Paolo Baratta, presidente della Fondazione Biennale di Venezia, a tratteggiare la figura di «Pescatore e l'impegno meridionalista». Interverranno, tra gli altri, ai lavori Paino, Bianco, Adriano Gian-nola (foto), Coraggio, Giovannini, Irti, Napoletano e Grossi. L'Isfol da qualche giorno ha cambiato il suo nome in Inapp, Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, chiamato a svolgere attività di ricerca, monitoraggio e valutazione delle strategie economiche, sociali, del lavoro, dell'istruzione e della formazione professionale. Al suo vertice insediato il commissario straordinario scelto dal Governo, Stefano Sacchi. La Fondazione Lucana Film Commission ha rinnovato il Cda. Presidente è stato confermato Luigi Di Gianni, gli altri consiglieri sono Antonella Pellettieri e Salvatore Verde. Nominato il nuovo consiglio di amministrazione di Banca Nuova. Salvatore Bragantini è stato eletto presidente e Alessandro Pansa vice presidente. L'assemblea degli azionisti della banca siciliana, detenuta al 100% da Pop Vicenza, ha scelto i consiglieri riducendone il numero da 9 a 5. Oltre al presidente Bragantini, che è vice presidente della Banca Popolare di Vicenza, gli altri sono Iacopo De Francisco, Alberto Beretta, Anna To-solini, tutti provenienti dalla Popolare vicentina, e Pansa. Il Frecciarossa1000, treno premiato come modello di sostenibilità ambientale, di cui già 39 unità sono state consegnate dallo stabilimento napoletano di Gianturco, consentirà di potenziare ulteriormente i collegamenti da e per Napoli, ormai divenuto l'hub del Mezzogiorno di Trenitalia, in quanto quasi tutte le frecce del Sud partono dalla città partenopea. ***

SCENARIO BANCHE 10 Corriere del Mezzogiorno Economia 12-dic-2016

Credem investe sul Meridione Oltre 690 milioni per le imprese art Sarà disponibile ancora fino al 31 dicembre il plafond di 2,2 miliardi di euro di finanziamenti attivato ad ottobre da Credem, uno tra i principali gruppi bancari privati italiani quotati, allo scopo di aiutare le piccole e medie imprese clienti ad affrontare le esigenze di liquidità di fine anno. È il secondo anno consecutivo che, in linea con la strategia del Gruppo, di sostegno al tessuto imprenditoriale italiano, sono stati messi a disposizione tali sostegni finanziari, sotto forma di prestiti chirografari. Rispetto al precedente, quest'anno il plafond attivato ad ottobre con l'operazione Grancassa, è stato aumentato del 10 per cento, arrivando a 2,2 miliardi di euro. Un aumento reso possibile, specifica la banca in una nota, «grazie all'elevata patrimonializzazione e qualità dell'attivo del Gruppo (Cet1 Ratio pari a 13,51% a fine settembre)». L'iniziativa si rivolge ad un bacino potenziale di 49 mila aziende comprendenti artigiani, agricoltori, liberi professionisti e piccole imprese, alle prese con pagamenti di tredicesime, acconti per imposte di fine novembre, anticipi Iva, oltre ad altre necessità finanziarie quali il finanziamento del magazzino o il pagamento anticipato dei fornitori. Dei 2,2 miliardi messi a disposizione, a metà novembre è già stato sottoscritto il 30 per cento, con punte del 40 per cento circa in alcune regioni, come la Sicilia. In particolare le imprese del Mezzogiorno hanno mostrato un consistente interesse nei confronti dell'iniziativa. «Tra le regioni del Sud la Sicilia in particolare ha presentato un andamento leggermente superiore rispetto al resto delle regioni - spiega Massimo Arduini (nella foto), responsabile marketing e business imprese di Credem — ma anche Puglia e Campania hanno avuto un trend in linea con l'andamento nazionale, a dimostrazione della vivacità del tessuto economico locale». Il plafond disponibile complessivo è stato suddiviso per regione, in relazione al tessuto economico e al numero di aziende clienti. Al Sud l'importo limite previsto è così suddiviso: per la Sicilia 202 milioni per 6.100 imprese; per la Puglia 194 milioni per 5.100 imprese; per la Campania 208 milioni di euro per 4.890 imprese; per la Calabria 81 milioni per 2.700 imprese; per la Basilicata 4,4 milioni per 100 imprese e per il Molise 3,6 milioni per 66 imprese. «Complessivamente — specifica Arduini - la quota del plafond dedicata al Sud è pari a 690 milioni di euro, quasi un terzo del totale nazionale, per circa 19 mila imprese clienti. Per quanto riguarda i setto ri, particolare rilevanza al Sud as sumono l'agroalimentare, il com mercio e i servizi». L'interesse suscitato è dovuto probabilmente anche alle caratteri stiche del prestito: «Si tratta — spie ga il responsabile marketing Credem - di un plafond di finanzia menti studiati per chi ha esigenze finanziarie concentrate nell'ultimo trimestre dell'anno e ripagabili ne corso dei successivi esercizi; i prestiti chirografari sono erogati allo imprese clienti che li richiedono senza particolari formalità e senza ulteriori garanzie, mediante proce dure snelle ed in tempi ristretti». Conclude: «Con questa iniziati va vogliamo trasmettere un segna le di fiducia verso tutte le pmi che hanno le caratteristiche necessarie per continuare ad essere i motori trainanti della ripresa economica nazionale. L'obiettivo è quello di offrire un concreto sostegno finanziario alle imprese che, in linea con la strategia del Gruppo, hanno scelto di investire per crescere ed innovarsi, cercando nuove soluzioni e vedendo opportunità di evoluzione. Il Gruppo Credem è tra i principali gruppi bancari privati italiani quotati. Ha sede a Reggio Emilia e la sua struttura distributiva si articola sul territorio nazionale in 632 tra filiali, centri imprese e negozi finanziari. È presente con 6.081 dipendenti, 858 consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede, 265 subagenti finanziari e 100 agenti finanziari specializzati in prestiti con cessione del quinto. Il Gruppo Credem è attivo in tutte le aree del banking commerciale ed inoltre opera nella gestione del risparmio, nel leasing, nel factoring e nel comparto assicurativo. LAURA COCOZZA ***

SCENARIO BANCHE 11 Corriere del Mezzogiorno Economia 12-dic-2016

Bcc, ora si paga con lo smartphone art Satispay è un sistema che consente di effettuare micropagamenti con il proprio smartphone senza alcun costo né per l'utente, né per l'esercente. Ora il servizio interessa anche le banche. E così a Bcc di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, ha scelto di aderire al progetto «Satispay», che introduce - come detto - un nuovo modo di gestire il denaro e promuove il pagamento via smartphone: un'app gratuita per inviare denaro ai contatti della propria rubrica telefonica e pagare nei negozi convenzionati in alternativa ai contanti o alle carte di pagamento. Satispay, hanno spiegato i dirigenti di Bcc, è «un servizio di mobile payment che consente ai propri utenti di scambiarsi denaro attraverso un network alternativo alle carte di credito e debito: libero, efficiente, gratuito e sicuro». Disponibile per iPhone, Android e Windows Phone, può essere utilizzato da chiunque abbia un conto corrente bancario per scambiare denaro con i contatti della propria rubrica telefonica e pagare nei punti vendita ed e-commerce convenzionati con la stessa semplicità con cui si invia un messaggio o si effettua il check- in sui social network. «Satispay - aggiunge la Bcc - è una startup innovativa frutto del lavoro di un team di giovani italiani e ha, fino ad oggi, raccolto investimenti, da investitori istituzionali e privati, per una somma pari a 8,5 milioni di euro». la Community Satispay è sempre più nutrita e attiva, con un utilizzo medio di Satispay di ben 6 volte al mese (in alternativa alle 2,8 volte di utilizzo delle carte), e gli esercenti sono ormai oltre 8.500 in tutta Italia, in crescita di 50 nuovi negozi al giorno. Nelle province di Brindisi e Taranto, «grazie alla collaborazione con la Bcc di San Marzano, gli esercenti - hanno aggiunto dalla banca - hanno riconosciuto subito i vantaggi che Satispay può offrire loro e alla clientela, adottando proattivamente l'innovativo sistema di pagamento. Non a caso fino al 25 gennaio tutti coloro che sceglieranno di pagare con Satispay negli oltre 300 negozi convenzionati con Bcc San Marzano, riceveranno un cashback (rimborso) immediato del 10% su ogni acquisto, facilitando così lo shopping natalizio e i saldi di stagione». Dal punto di vista operativo con Satispay l'unica spesa a carico di chi vende è pari a 20 centesimi quando la somma della transazione supera i 10 euro. II sistema permette di gestire il proprio budget di spesa settimanale, ripristinando lo stesso tramite prelievo su conto bancario prima di iniziare la settimana successiva. Satispay è oggi il principale riferimento italiano nel mondo delle-payment in salsa tricolore. SALVATORE AVITABILE

SCENARIO BANCHE 12 Corriere del Mezzogiorno Economia 12-dic-2016

Pop Bari in spa, l'assemblea rinviata al 26 e 27 dicembre art Banca Popolare di Bari ha rinviato al 27 dicembre l'assemblea dei soci per la trasformazione in spa. È quanto ha comunicato la banca in una nota secondo cui «a seguito della pubblicazione, il 2 dicembre scorso, dell'ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso parzialmente la circolare 285 di Banca d'Italia, nono aggiornamento, rinviando ulteriori valutazioni al richiesto pronunciamento di legittimità della Corte Costituzionale, il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Bari ha deciso di revocare la convocazione dell'Assemblea dei Soci, inizialmente prevista per I'11 dicembre (ieri, ndr) in seconda convocazione». «Contestualmente - spiega l'istituto - il Consiglio ha provveduto a convocare una nuova Assemblea, per il 26 e 27 dicembre». ***

SCENARIO BANCHE 13 Corriere del Mezzogiorno Economia 12-dic-2016

Banca Prossima aiuta gli immigrati art Banca Prossima è la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata esclusivamente al mondo nonprofit laico e religioso. Una banca pensata per rispondere meglio alle necessità e ai bisogni delle imprese del terzo settore, per migliorare la qualità dei servizi bancari e per partecipare alla crescita dell'economia del bene comune. Banca Prossima, dunque, sostiene il «prestito della speranza», il progetto della Diocesi di Lecce che consente l'erogazione di fondi per l'avvio di attività produttive ed economiche da parte di giovani, immigrati e donne disoccupate. In provincia di Lecce l'ultimo progetto è legato all'apertura del nuovo negozio «Pakistan Multiservice». È un internet point-cartoleria inaugurato nel rione san Pio a Lecce da un giovane pakistano grazie a 10 mila euro messi a disposizione dalla Curia di Lecce con il «Prestito della speranza», lo strumento di sostegno agevolato per aiutare chi vuole intraprendere un'attività. Si tratta della prima volta in assoluto che la Chiesa di Lecce lo destina ad un immigrato di fede musulmana. Qasim Hasnain, il pakistano fruitore del prestito, ha 26 anni ed è un profugo arrivato nel 2014 in Italia dopo essere stato soccorso a bordo di uno dei tanti barconi che attraversano il Canale di Sicilia. «Grazie a tutti, grazie per la mia famiglia», ha detto Qasim, che a Lecce ha anche sposato una ragazza del posto, raccontando poi degli inizi difficili. L'immigrato ha poi aggiunto: «Andavo in bicicletta a San Cataldo, a 10 chilometri da Lecce, per lavorare in un bar. Dopo quattro mesi gli unici soldi che mi hanno dato sono stati 100 euro». Un aiuto dovuto, come rimarcato dall'arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D'Ambrosio. «La chiesa non discrimina chi bussa alla sua porta, non fa differenze di religione o nazionalità, aprendo le sue porte e donando se ha qualcosa da donare o condividendolo». Il «prestito della speranza» è nato grazie ad un protocollo di intesa siglato tra Conferenza Episcopale Italiana, Caritas Italiana, Banca Prossima, Banco di Napoli e Vobis. In Italia il nonprofit è un mondo che ha numeri importanti: 32 milioni di cittadini serviti, 4,8 milioni di volontari, 1 milione di lavoratori, 300.000 organizzazioni, 64 miliardi di entrate e un vasto impatto sul Pil del Paese. Banca Prossima è nata nel 2007 proprio per rispondere alle esigenze di queste organizzazioni, laiche e religiose, migliorando l'accesso al credito e la qualità dei servizi bancari. Per Statuto, almeno la metà degli utili della banca viene trasferito ad un fondo di garanzia che migliora l'accesso al credito delle organizzazioni più deboli. S. A.

SCENARIO BANCHE 14 Corriere della Sera 12-dic-2016

Mps, corsa contro il tempo per convertire i bond art Cambia il contratto con le banche: faranno del loro meglio ma non prenderanno titoli Mps. Il piano bis di Montepaschi per salvarsi con capitali totalmente privati entro fine anno è ufficialmente partito. Ieri sera il board presieduto da Alessandro Falciai ha approvato le modifiche alla ricapitalizzazione proposte da JPMorgan e Mediobanca per recuperare 5 miliardi sul mercato. Si riapre così la conversione dei bond subordinati e parte un «book building» da parte della banche presso gli investitori che avevano mostrato interesse. Ma non si tratterà di un consorzio di garanzia (underwriting): le banche si impegnano solo al «best effort», cioè a fare quanto di meglio. Ma non prenderanno azioni Mps. Il nuovo accordo con le banche è in fase di negoziazione, così come i contratti tra i senior lender e Quaestio sul prestito ponte per la cessione, con cartolarizzazione, dei 28 miliardi di sofferenze, che è l'altra gamba del salvataggio. Questa mattina, la prova dei mercati. Un piano che le banche proveranno a portare a termine a tutti i costi, cercando di evitare l'alternativa più dolorosa: il bail-in con sacrificio di tutti i possessori di obbligazioni. «Il problema fondamentale è intervenire in modo da garantire i risparmiatori e non avere contraccolpi nell'economia», ha detto ieri il ministro della Giustizia uscente, Andrea Orlando, a «L'Intervista» di Maria Latella su Skytg24, «una nazionalizzazione non ci potrà essere perché non è prescritta nelle regole europee». L'operazione-bis viene comunque vista con fiducia dall'istituto guidato dall'amministratore delegato Marco Morelli. Gioca a favore anche l'incarico per formare il nuovo governo a Paolo Gentiloni: la svolta politica potrebbe anche riportare al tavolo il fondo sovrano del Qatar, che confermerebbe il suo impegno da miliardo. Ora la parola passa ai 4o mila piccoli risparmiatori che possiedono bond subordinati per 2,1 miliardi. La banca proporrà di nuovo di convertirli in azioni. A fine novembre lo scambio era già stato proposto a tutti i possessori dei 4,3 miliardi di euro di obbligazioni, ottenendo i miliardo dai fondi istituzionali. Quasi tutti i piccoli risparmiatori invece non avevano aderito per la modalità «bloccante» dell'offerta, scelta da Mps per evitare conflitti di interesse (secondo la direttiva Ue sul risparmio, la Mifld). Siena rinuncerà a questo limite offrendo un concambio più vantaggioso di quello cui i risparmiatori sarebbero soggetti con il salvataggio di Stato. Le attese della banca sono per un'adesione degli obbligazionisti per 1,5 miliardi. Si avrebbero dunque virtualmente già sul tavolo 3,5 miliardi, e per arrivare ai 5 necessari le banche vareranno un collocamento privato di titoli per 1,5 miliardi presso investitori istituzionali. Ci sarà insomma una corsa contro il tempo per chiudere già entro Natale. Da Consob potrebbe arrivare un via libera in tempi stretti. Questo pomeriggio invece, secondo indiscrezioni, potrebbe arrivare il «no» ufficiale della Bce alla richiesta di Mps di prorogare i tempi dell'aumento. Fabrizio Massaro

SCENARIO BANCHE 15 Corriere della Sera 12-dic-2016

Nel decreto «salvabanche» un superfondo da 14 miliardi art La speranza è non usarli, il loro scopo è sostanzialmente di deterrenza, ma il Tesoro sarebbe pronto a mettere sul piatto fino a 14 miliardi di euro per sostenere gli aumenti di capitale delle banche. Da utilizzare al bisogno per il Monte dei Paschi, ma anche per le due Popolari venete e la Banca Carige, cui servono mezzi freschi. La creazione di un super fondo per l'intervento diretto nelle banche, una sorta di Atlante pubblico, è stata studiata nei dettagli dai tecnici dell'Economia, discussa con Bruxelles, e potrebbe entrare in un decreto che il nuovo governo varerebbe in caso di necessità, insieme ad altre misure per mettere in sicurezza il sistema. Per come è stata ipotizzata, la sottoscrizione delle nuove azioni, quote comunque di minoranza, non si configurerebbe come un salvataggio, né una nazionalizzazione, ma come operazione di mercato. E in quanto tale non incontrerebbe i veti Ue. Il decreto-paracadute, che il Tesoro non vede ancora ragione di dover usare, prevede anche un eventuale acquisto delle obbligazioni subordinate Mps in mano ai piccoli risparmiatori (2,1 miliardi), nel presupposto che siano stati inconsapevoli del rischio, e la loro possibile conversione in azioni. Ci sarebbero pure misure interpretative sulle Dta, le tasse pagate in anticipo che diventano crediti d'imposta, a beneficio delle Bcc, e parrebbe anche di Unicredit, e una norma che consentirebbe alle banche di ammortizzare in più anni i contributi al Fondo di risoluzione intervenuto per salvare Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti (in via di cessione alla Banca Ubi, che diverrebbe più facile) e CariFerrara. Sarebbero inoltre chiariti i nodi che riguardano le banche popolari, alzando la soglia di patrimonio che fa scattare la trasformazione in spa e intervenendo sul diritto di recesso per i soci, messo in discussione dal Consiglio di Stato. Mario Sensini ***

SCENARIO BANCHE 16 Corriere della Sera 12-dic-2016

Mps, le invasioni di campo - Nazionalizzazione di Mps Ma senza invasioni di art campo

Il 3o marzo 1935, appare sull'Economist un articolo di Luigi Einaudi che l'autore non si sarebbe mai augurato di vedere ancora attuale 81 anni più tardi. Parlava della Banca Commerciale Italiana, del Credito Italiano, del Banco di Roma e del Credito Marittimo. «La maggioranza delle azioni delle banche è stata trasferita all'Istituto per la Ricostruzione Industriale e, poiché l'Iri è un organismo pubblico, le quattro banche sono adesso di fatto istituti dello Stato». E poco sotto, Einaudi aggiungeva: «Chiaramente, l'Iri si è stancato di comprare tutte le azioni che arrivavano sul mercato» (ossia di sottoscrivere gli aumenti di capitale). E appena il caso di ricordare che quanto probabilmente accadrà entro fine anno non si vedeva in Italia dai presunti «anni del consenso» del fascismo. È da allora che nel Paese più nessuna banca è stata nazionalizzata per garantirne il salvataggio, come ci si prepara a fare per il Monte dei Paschi di Siena. Con un'infinità di passi indietro, timida, imperfetta, la direzione dell'Italia dopo la crisi politico-finanziaria de11992 era stata semmai opposta: l'uscita prima dello Stato e poi della politica dalle banche, il tentativo di mettersi alle spalle le istituzioni economiche del fascismo tramandate per decenni nell'Italia repubblicana. Il problema è proprio qui: quell'eredità era sopravvissuta fin troppo bene fino a troppo poco tempo fa. Non in termini ideologici, naturalmente, ma in termini istituzionali sì. La politica era entrata nelle banche negli Anni 30 e vi era rimasta con la democrazia prima grazie al controllo pubblico, poi a fondazioni vulnerabili come quella del Monte dei Paschi. I contribuenti italiani tra pochi giorni non dovrebbero mettere a disposizione sette miliardi di euro per salvare l'istituto, se questo non fosse stato il principio di gestione prevalente fino a pochissimo tempo fa. È una pagina di storia che il governo entrante dovrà tenere presente ogni singolo giorno, e non solo perché Mps era controllata dall'attuale partito di maggioranza. Qualunque sia la forza al potere oggi e in futuro, la politica italiana faticherà sempre a controllare la tentazione di vedere nel credito ciò che spesso vede nella spesa pubblica: uno strumento di potere e gestione delle clientele, senza criteri di efficienza né cura per l'interesse collettivo di lungo periodo. Vale quindi la pena di ricordare perché oggi il governo e i partiti non se lo possono più permettere, se e quando Mps e magari in primavera Veneto Banca e Popolare di Vicenza verranno nazionalizzate. In primo luogo, non possono permetterselo perché sarebbe illegale: la «ricapitalizzazione precauzionale» concordata con la Commissione europea consente il rimborso dei piccoli obbligazionisti solo se l'intervento dello Stato è «di natura temporanea» (dall'articolo 32 della direttiva europea sulle risoluzioni bancarie). Se il governo entrasse in Mps per restarvi, potrebbe aprirsi un contenzioso che rischia di gettare nell'incertezza 40 mila famiglie risparmiatrici. È dunque necessario che il decreto di nazionalizzazione indichi l'orizzonte della riprivatizzazione e, per questo, la banca proceda comunque a separarsi dalla massa dei suoi crediti in default. In secondo luogo, la politica non si può permettere un ritorno allo statalismo nel credito perché i tempi sono cambiati. Una Monte dei Paschi nazionalizzata non sarebbe dei partiti, ma dei contribuenti. E questi oggi non sono più disposti a fare il minimo sconto di fronte agli sprechi, agli abusi di potere o ai comportamenti opportunistici. Perciò dovranno esservi garanzie. La più elementare è che la remunerazione dei manager sia trasparente e adeguata: alla nomina in settembre, la parte fissa del compenso dell'amministratore delegato di Siena per esempio è stata fissata sopra quella del capo-azienda di Bnp Paribas, cioè della prima banca europea. Davvero inevitabile? Ma una garanzia più importante riguarda il metodo di nomina degli amministratori da parte dell'azionista pubblico di controllo. Il Tesoro dovrebbe creare un comitato indipendente di personalità indiscusse, italiane ed europee, chiamate a valutare e giudicare i candidati al consiglio d'amministrazione di Monte dei Paschi. Le opinioni di questi esperti sui singoli dirigenti dovrebbero essere scritte e consultabili in Rete. Possono naturalmente esserci altri metodi per garantire che gli amministratori di Mps, italiani e europei, siano stati scelti solo perché lo meritano in pieno. L'importante è che sia così. Lasciamo il 1935 agli scaffali della storia. ***

SCENARIO BANCHE 17 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Il prezzo salato dei rinvii sulle banche - Il prezzo molto salato del tempo perso art sugli istituti di credito

Qualcosa deve essere accaduto nelle scorse settimane se improwisamente, dopo un voto che ha avuto come effetto una crisi di governo, la Borsa di Milano è schizzata verso l'alto e lo spread si è adagiato su valori minimi per i nostri standard. Ci ha pensato poi la vicenda Mps con il suo brutto strascico di incertezze per risparmiatori e cittadini a ricordarci la nostra fragilità. Una prima lezione da trarre dai mercati è che sono un buon indicatore per capire come ci vedono gli investitori. Ma sono composti da operatori che, comprando e vendendo, hanno un unico scopo: guadagnare. E possono farlo anche al di là della realtà e dei fondamentali di Paesi e aziende. Può sembrare ripetitivo, ma dopo la crisi del 2008, giova ribadire che non siamo in un mondo dove il prezzo e il mercato misurano esattamente il valore delle cose. La seconda lezione è che molto dipende dai comportamenti delle persone che stanno ai vertici delle aziende e che hanno il dovere di rappresentare correttamente la situazione e di perseguire il bene della società, degli azionisti e dei dipendenti. Come altrettanto impegno è necessario da chi è preposto ai controlli e al governo della cosa pubblica. Troppo spesso nel nostro Paese si assiste a vicende che sembrano avere dell'imponderabile quasi che non esistessero mai responsabilità di alcuno. Per decenni si sono tollerate decine e decine di consigli di amministrazione di minuscole banche utili solo a garantire la gestione di potentati locali. La vicenda delle due popolari venete è emblematica di come a quei Cda interessasse solo l'autoconservazione. E la stessa storia del Monte dei Paschi ne è un esempio. Nonostante il tema sia stato più volte sollevato sui media, in troppi hanno sperato che il tempo potesse essere l'alleato giusto per risolvere situazioni macroscopicamente deviate. E quando questo accade è facile assimilare singole situazioni di difficoltà allo stato di salute di un intero settore come quello bancario. Certo, il sistema creditizio deve fare i conti con sofferenze tra i 200 e i 360 miliardi di euro, anche se può garantirne autonomamente fino al 60 per cento della copertura. II fabbisogno per fare fronte a nuovi aumenti di capitale del sistema è calcolato attorno ai 40 miliardi. Una cifra enorme. Ma pienamente gestibile dalla terza economia europea, e da una nazione che ha tra i più alti tassi di risparmio del mondo. Appunto però: una situazione pienamente gestibile soltanto se si agisce, senza tergiversare troppo come è avvenuto finora. Un percorso è stato indicato da Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera dello scorso 2 dicembre ipotizzando una sorta di intervento misto Italia-Ue. Non sembra la soluzione più corretta per risolvere definitamente il problema? Se ne adottino altre. Ma non si speri solo nel grande medico che è il tempo. Si potrà eccepire che a Francoforte si sia usata la mano troppo pesante con Monte Paschi negandogli una proroga di 5 settimane per riuscire a realizzare l'aumento di capitale, necessario per il salvataggio ma resta il sapore amaro di una situazione non gestita. Non sarà facile intervenire in settimane di forte fibrillazione dovuta a un difficile momento di passaggio del Paese che dovrà attrezzarsi ad andare nuovamente al voto. Ma proprio per questo sarebbe troppo comodo, miope e poco lungimirante pensare che l'unica risposta al vuoto momentaneo di governo sia ancora una volta aspettare. È l'ora di mostrare che la classe dirigente, l'ossatura di questo Paese, c'è, è sana e in grado di gestire il momento e di meritare il posto che ricopre. ***

SCENARIO BANCHE 18 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Vicenza. La seconda «mission impossible» di Viola art La seconda missione impossibile di Fabrizio Viola lo riporta su luoghi a lui noti. Il nuovo amministratore delegato della Banca Popolare di Vicenza era già stato sotto Monte Berico alla fine degli anni Novanta, con il ruolo di responsabile della finanza, primi garibaldini anni dell'era Zonin, il cui epilogo (8,75 miliardi di euro distrutti, 120 mila soci coinvolti) ha contribuito all'incarico a Viola. A tre mesi dall'uscita dal Monte dei Paschi di Siena — che se oggi ha una possibilità di futuro lo deve soprattutto all'agire del suo ex amministratore delegato, capace di riportare in utile i conti di una banca agonizzante — Viola si imbarca in un'altra missione impossibile. Deve fondere rapidamente due banche che la ventennale gestione di due coppie apicali (Gianni Zonin-Samuele Sorato a Vicenza e Vincenzo Consoli-Flavio Trinca a Montebelluna, sede di Veneto Banca) hanno ridotto esangui, con un buco nei conti per oltre 15 miliardi di euro e il coinvolgimento complessivo di oltre 200 mila soci. E il più grande crac bancario della storia della Repubblica. Viola, a differenza del suo predecessore Francesco Torio deve fare e fare presto. A più di diciotto mesi dall'uscita di scena di Samuele Sorato e a oltre un anno dalle dimissioni dell'ex presidente Gianni Zonin la banca ha bisogno di azioni oltreché di parole. Novità L'arrivo di Mion, in questo senso, è stato provvidenziale: l'attuale presidente è stato il primo a comprendere il valore della variabile tempo, che solo ora appare in tutta la sua importanza. Torio ha lasciato una banca in rosso. Dopo i 1.400 milioni persi nel 2015, l'ex cooperativa di Vicenza ne ha contabilizzati altri 794 al 30 giugno ed è pronta a registrare un altro miliardo di perdite alla fine dell'anno. Soprattutto, ha sottolineato Mion, la banca quotidianamente ha uscite superiori alle entrate. Con una situazione patrimoniale ampiamente deteriorata dalle fallimentari gestioni precedenti non c'è tempo da perdere. I partner Sul fronte trevigiano la situazione non è migliore. Nonostante il prodigarsi di Cristiano Carrus, attuale direttore generale e un livello di inquinamento ambientale che ora sta rientrando, i conti di Veneto Banca sono per dinamica accostabili a quelli di Vicenza. Tra le due banche non se ne fa, oggi, una di buona. Servono politiche chiare (sul ristoro dei clienti truffati, sul credito, sulle politiche commerciali, sui costi, sul personale) e un nuovo marchio che possa rappresentare, con la nuova proprietà del Fondo Mante, un netto segno di discontinuità con il passato. Sarà la Nondest Bank o quello che verrà deciso, certo è che solo il richiamo delle attuali denominazioni tiene ora lontani i clienti. Infatti, il flusso dei depositi continua ad assottigliarsi e non c'è più tempo da perdere. Domani l'assemblea straordinaria dei soci della Vicenza (Fondo Atlante al 99 per cento) voterà l'azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori. Mion, davanti al consiglio comunale della città, la scorsa settimana, ha illustrato — focalizzandosi sul biennio 2013-15 — quali erano le politiche adottate dalla banca nella concessio ne dei crediti, così come risultano dai docu menti della banca. Politiche clientelari, pra fiche scorrette. nei i n merito di credito. Incagli e sofferenze Una somma di attività che hanno portato alla creazione di 3,4 miliardi di euro tra incagli e sofferenze. Altro che diligenza del buon padre di famiglia. Con riflessi immediati su quanti avevamo avuto fiducia nella popolare e nelle sue azioni, ostinatamente presentate come «più solide di una casa a Cortina...». Proprio Cortina e alcune altre spericolate operazioni finanziarie sono al centro dell'analisi dei nuovi amministratori della banca, un pool senza legami con il territorio, che può agire secondo scienza e coscienza. A Viola questo interesserà poco. Starà ad Atlante agire per recuperare e tutelare il proprio investimento miliardario (2.500 milioni tra Veneto e Vicenza versati cash sei mesi fa). Il neo amministratore delegato dovrà fare i conti soprattutto con la clientela e con la rete. Ci sarà da far pulizia. Lo staff portato a Vicenza da Torio non sembra compatibile con il futuro dell'istituto, neppure in un'ottica stand alone, peraltro superata dai fatti. La nuova banca che nascerà a inizio 2017 sarà piccola e concentrata nelle aree di Vicenza e Treviso. Banca Nuova, la controllata siciliana, è già in vendita. Potrebbe diventarlo anche Cr Prato. Come, dall'altro versante, Bim e le attività in Puglia. In verità a Viola viene chiesto di pensare a una dimensione bancaria diversa e slegata dalla presenza territoriale degli sportelli: una banca hub, con pochi posti comodi, buon livello di competenze e una forte integrazione digitale che oggi manca del tutto. In Monte-paschi il progetto prese il nome di Widiba, ora per salvare quanto resta dei due istituti serve qualcosa di simile anche in Veneto.

SCENARIO BANCHE 19 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Il passo doppio della Popolare di Bari art La trasformazione in Società per azioni delle banche cooperative con attivi superiori agli 8 miliardi di euro, se da un lato apre un bisticcio istituzionale tra la stessa Consulta e la Banca d'Italia, dall'altro dà fiato ai nostalgici del bel tempo andato e a chi ha giocato con i numeri. La Banca Popolare di Bari ha immediatamente differito la convocazione dell'assemblea straordinaria dei soci, che ieri avrebbero dovuto votare la trasformazione in spa. Nuovo appuntamento il 27 dicembre, ultimo giorno utile per non perdere — secondo il dettato della legge di riforma del settore — il diritto alla licenza bancaria. Ma nel frattempo ci sono quasi tre settimane per far si che nulla cambi, magari inserendo un codicillo nel decreto Milleproroghe, espediente che si era già tentato nel recente passato. Il punto, per Bari, non è se la banca diventerò qualcosa di diverso dalla popolare che la famiglia lacobini controlla dalla fondazione, quanto, molto più prosaicamente, stabilire quanto valgono quelle azioni che migliaia di risparmiatori pugliesi non riescono a vendere da anni. La banca ha fissato a 7,5 euro il prezzo di recesso, attribuendosi perciò una implicita capitalizzazione pari a 1,2 miliardi di euro. È credibile che con la Popolare di Milano, quotata in Borsa, che capitalizza 1,5 miliardi la Popolare di Bari valga tanto? Ricorda una vicenda già sentita in Veneto, tra Vicenza e Montebelluna. Anche la Popolare di Sondrio non ha ancora votato la trasformazione in Spa. La condizione della banca valtellinese non è confrontabile con i rischi capitali che minano il futuro della Pop Bari. PopSondrio è banca solida e radicalizzata. Potrebbe trovare alla fine modo per non abbandonare il propio status cooperativistico. Ma probabilmente sarebbe un abdicare, sul fronte della modernità, ai concorrenti di sempre, gli altri valtellinesi del Creval, che il grande passo hanno già compiuto. S. RIG. ***

SCENARIO BANCHE 20 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Gli istituti di credito chiedono «time-out»: basta con nuove regole art La protesta nei giorni scorsi è arrivata fino al G20 e al Financial stability board che del Gruppo dei Venti Paesi più ricchi del mondo è il braccio operativo, l'organismo che ha ricevuto dai principali leaders del pianeta il mandato di coordinare la revisione dell'intera regolamentazione del sistema bancario e finanziario dopo lo scoppio della crisi nel 2008. «Time out», come nelle partite di basket: le banche internazionali, le circa 17 mila riunite sotto il cappello della Federazione bancaria internazionale, hanno chiesto una pausa nella produzione di regole. Revisioni- Tanto per fare chiarezza e prendere fiato tra una norma e l'altra. I timori riguardano soprattutto l'imminente revisione dei requisiti di capitale allo studio del comitato di Basilea, che si presta a dare una quarta veste alla sua normativa con l'intento esplicitato di «semplificare e armonizzare». Un obiettivo che per), a quel che pensano le banche, nasconderebbe penalizzazioni non previste e soprattutto squilibrate. Le nuove regole sono in realtà ancora in discussione ma si avvicina il termine della pmgrammata decisione quella demandata al Comitato dei govematori e dei capi della Vigilanza (Ghos) prevista per l'8 gennaio. La richiesta di una sospensione e di un'allungamento dei tempi per l'intervento decisivo riguarda appunto in particolare quesfultimo appuntamento. La scelta di chiedere, seppure nel modo di una comunicazione del tutto informale, un maggiore appro(ondimento è stata condivisa dalle banche di Europa, America, Asia, Australia e Sudafrica, rappresentate da IbBFed, anche se ad essere preoccupate sull'andamento della discussione del comitato di Basilea, presieduto dallo svedese Stefan Ingves sono soprattutto quelle del Vecchio continente che nel merito si trovano addirittura in posizione opposta alle istituzioni degli Stati Uniti. Difficoltà - del resto non è facile semplificare e armonizzare le regole per modelli bancari completamente diversi, l'uno l'europeo, ed in particolare modo l'italiano, più tradizionale proiettato soprattutto al credito verso l'impresa e le famiglie, l'altro decisamente più finanziario, dominato dai colossi dell'investimento, laddove il credito alle famiglie, come per esempio i mutui, è tonato, come prima della crisi, ad essere veicolato dalle cartolarizzazioni, ni, fuori dal perimetro dei conti dell'istituto. L'allarme delle banche europee è stato accompagnato dalle cifre, piombate come macigni: Basilea 4, se non ci fossero modifiche rispetto all'impianto ipotizzato, potrebbe portare ad una necessità di nuovo capitale pari a circa 860 miliardi di euro, che si aggiungerebbe ai cuscinetti aggiuntivi che potrebbero essere richieste dall'adozione del nuovo parametro europeo anti-crisi, il Mrel, e dall'entrata in vigore dei nuovi principi contabili. Davvero un sacco di denaro soprattutto per un'economia che fatica a crescere e che non put) permettersi ulteriori vincoli al credito. «Fermiamoci un attimo. Prendiamoci una pausa prima di fare nuove regole», dice Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Abi e presidente del comitato esecutivo della federazione bancaria europea. In campo per limitare i danni per le banche italiane è la Banca d'Italia che chiede gradualità nella riforma e che insiste sulla necessità di rispettare la raccomandazione del Ghos per una revisione di regole che non comporti necessita aggiuntive di capitale per le banche. Il fatto per) è che nonostante tale indirizzo dato dal gruppo del governatori, nel comitato di Basilea sono emersi significativi distinguo come quello dello stesso presidente Igves. Aggregati - « A livello aggregati l'impatto della riforma in via di definizione non sarà significativo ma potrebbe esserlo per alcune banche», ha affermato Igves al termine della riunione che si è svolta il 28 e 29 novembre a Santiago del Cile, nel corso della quale, si è consumato uno scontro vivace e non si sono fatti passi avanti sul terreno di un compromesso. I negoziati non si sono comunque interrotti, vanno avanti a ritmo serrato. In discussione cë in particolare la modifica delle regole per ridurre la variabilità delle attività ponderate per il rischio calcolate dalle banche, in pratica il denominatore del coefficiente patrimoniale. In particolare dovrebbe essere rivista la metodologia di calcolo del requisito a fronte del rischio di credito - riferita sia al metodo standard sia a quello basato su modelli interni - e il rischio operativo attorno al quale esistono problemi maggiori. ***

SCENARIO BANCHE 21 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Unicredit in versione inglese. Nasce a Londra la nuova banca. Dopo le vendite art passa alla cassa

Domani a Londra Jean Pierre Mustier alzerà il velo sul futuro di Unicredit, la maggiore banca italiana, l'unica ad avere una presenza sistemica in 16 altri Paesi europei. Un profilo intemazionale caro allo storytelling aziendale, che la lunga crisi della finanza sta portando a modificare. Nell'incontro con gli analisti finanziari, ancora per qualche tempo basati nella capitale britannica, Mustier presenterà il piano industriale che indicherà la strada tracciata a tavolino per la «sua» banca nell'arco dei prossimi tre anni e contemporaneamente svelerà l'importo e l'articolazione dell'au-mento di capitale che il gruppo dovrà affrontare nei primi mesi del 2017. Ipotesi - Sarà un'operazione di importo molto rilevante: si pud già anticipare che sarà la più importante operazione di finanza straordinaria in Italia — e tra le maggiori in Europa — di tutti i tempi. Nei giorni di vigilia si è molto giocato con i numeri: al di là degli azzardi e delle previsioni sembra adeguato attendersi un aumento in doppia cifra, superiore cioè ai dieci miliardi di euro. Molti si concentrano sui 13 miliardi, secondo altri ci si spingerti ben oltre, addirittura a venti miliardi. Cifre iperboliche. Mustier, che dal 12 luglio guida il gruppo Unicredit, non ha mai voluto commentare o anticipare parti della manovra di rafforzamento del capitale, che perd sarà ambiziosa e consona a un gruppo creditizio che ha dimensioni pan-europee e che necessariamente dovrà mettere nel proprio futuro anche una cospicua parte di investimenti. Di certo, il piano di rafforzamento patrimoniale è già iniziato, sebbene in forma impropria. Mustier è arrivato in cima al grattacielo di piazza Gae Aulenti, a Milano, con un mandato chiaro per sostituire Federico Ghizzoni e ha subito lavorato in quella direzione. È stata un'estate caldissima per Unicredit: Mustier ha lasciato subito parlare i fatti. Il giorno del suo arrivo, il 12 luglio, ha subito ceduto il 10 per cento della controllata italiana Fineco per 328 milioni e sempre il 12 luglio ha ceduto il 10 per cento della controllata polacca Bank Pekao portando a casa 749 milioni di euro che, pur con uno sconto del 6 per cento sui corsi di mercato, hanno contribuito per 12 punti base al rafforzamento patrimoniale del gruppo. II 3 agosto ha invece ceduto Ubis, attiva nei sistemi di pagamento elettronici in Italia, Austria e Germania a Sia, in cambio di 500 milioni. Il tutto per avere maggiore disponibilità di cassa e di capitale. Bastano le prime tre operazioni, realizzate nell'arco di tre settimane, parallelamente al ridisegno del team di vertice con l'addio a manager che avevano dettato la quotidianità di Unicredit nell'ultimo decennio, per capire la radicalità dell'intervento di Mustier, che non sta limitandosi a fare cassa, ma sta pmprio ripensando la banca e il suo approccio al mercato. Gli analisti del settore in più di una occasione hanno rilevato la necessità che il modello di business di Unicredit si basi su un'articolazione più semplice, con efficientamenti sul piano dei costi — che dovranno considerevolmente diminuire — e un maggior focus sui ricavi — che dovranno considerevolmente aumentare, soprattutto per la parte commissionale, perdurando nel medio periodo l'epoca dei tassi prossimi allo zero. Semplicità La semplificazione del business, che in Italia Unicredit ha affidato a Gianni Franco Papa, diretto riporto di Mustier, è una necessità inderogabile nel momento in cui la proposta fintech pare inesauribile e soprattutto l'assenza di intermediazione — su cui le banche hanno prosperato per secoli — sembra essere una delle caratteristiche più diffuse e probabili del mondo che verrà. L'aumento di capitale che verrà presentato domani e che a tutti gli effetti è iniziato nel luglio scorso, porterà anche all'ulteriore ridimensionamento del ruolo delle fondazioni. Se nel passato queste istituzioni hanno dato stabilità al sistema, consentendo la trasformazione dell'articolazione creditizia italiana in un senso di maggiore modernità, in alcuni casi —e Unicredit è tra questi — si è poi perso di vista il dettato della legge istitutiva e si è barattato il potere locale con una sedia nella stanza dei bottoni, mal interpretando il cambiamento in atto. Così oggi le fondazioni sono (finalmente) divenute marginali nella gestione di un gruppo paneuropeo qual è Unicredit e lo saranno ancora di più domani, quando si concluderà un aumento di capitale al quale semplicemente non hanno i mezzi per partecipare e che le ridurrà ulteriormen te nel peso sociale. Ridisegni - Al punto che diverrà necessario e opportuno, domani, anche ridisegnare l'articolazione del consiglio di amministrazione del gruppo, che potrebbe post aumento non rappresentare più in maniera adeguata i soci e la loro presenza nel capitale. Londra sarà comunque una tappa importante nel cammino di Unicredit. Il quarto aumento di capitale che andrà a realizzarsi dopo l'acquisizione, nel 2007, della romana Capitalia, darà una forma nuova alla banca.

SCENARIO BANCHE 22 Mustier la settimana scorsa ha sottolineato un aspetto importante: non si saranno interventi pubblici nel capitale, Unicredit «andrà avanti da solo». Una frase di cui molti apprezzano l'aspetto della solitudine, ma che invece ha nell'andare avanti il suo momento topico. Dopo 14,5 miliardi di aumenti tra 2008, 2010 e 2012, questa nuova operazione non pud che proiettare in una dimensione diversa la banca. Soprattutto dovrà sigillare ogni spiffero su presenti o future esigenze di capitale. Unicredit dovrà tornare a fare pienamente la banca. Pagando un prezzo al passato, purché sia definitivo.

SCENARIO BANCHE 23 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Intervista a Marco Mazzucchelli - «A noi banchieri è sfuggito il mondo e non ce art ne siamo accorti»

Se persino i banchieri vacillano, dev'essere che il mondo cammina a testa in giù. O che si è raddrizzato. Comunque, che non è più quello degli scorsi 30 anni, quando i Signori dell'Universo, i maghi della finanza erano il primo, vero, indiscutibile potere del pianeta. «Dal mio punto di vista, il grande insegnamento del 2016 è che ero impreparato, disconnesso dalla realtà», dice Manco Mazzucchelli. Mazzucchelli, 53 anni, ha avuto incarichi di primo piano in banche come Morgan Stanley, Monte dei Paschi, Sanpaolo Imi, Credit Suisse, Royal Bank of Scotland e ora è managing director della svizzera Julius Bär. Un'affermazione del genere, che dovrebbe valere per praticamente tutti i banchieri nell'era della Brexit e di Trump, ha conseguenze profonde. Ed è un modo serio per immaginare il futuro che si profila a tutti noi. Cosa le raccontano gli eventi non da poco del 2016? «Mi hanno fatto acquisire la consapevolezza che le metriche di valutazione e il paradigma di previsione che abbiamo usato finora è ormai lontano dalla realtà. Oltre che di critica e di autocritica abbiamo bisogno di parecchia umiltà». Di base cos 'e cambiato? «Per decenni la finanza ha influenzato i mercati e il mondo. Oggi succede il contrario: sono gli eventi del mondo, la politica, a influenzare i menati e dunque le scelte della finanza. Il potere forte, la finanza, ne è decisamente ridimensionato». Da quando? «Si può dire che il picco del suo potere l'abbia raggiunto prima della Grande Crisi, diciamo nel 2006. Le cose cominciano a cambiare nel 2008 e prendono una forma ancora diversa nel 2016. Dopo lo scoppio della crisi, otto anni fa, non è più la finanza a guidare l'economia: toma ad esserne una parte. A tutti i livelli ci si rende conto che cë stato troppo risk taking, un eccesso di rischio che ha creato instabilità e crisi. È una presa d'atto non banale che cambia le regole del gioco. Diventano importanti le regole, i vincoli e il ruolo preminente viene assunto dalle banche centrali con le loro politiche monetarie non convenzionali. Diventano the only game in town». Inevitabile, forse. «Quel cambiamento ha permesso di recuperare stabilità finanziaria, ma ha sostanzialmente neutralizzato gli attori, le grandi banche. E ha anche messo in una situazione nuova la politica, che a quel punto poteva anche non interessarsi dell'economia, tanto c'era la banca centrale. Questa focalizzazione estrema sui rischi di sistema (le banche toobig-to-fail, l'euro, i movimenti di capitale in Cina) ha fatto perdere di vista anche alcuni effetti delle politiche non con venzionali delle banche cen trali: tra gli altri, ha dato una spinta alla disuguaglianza so ciale attraverso il sostegno ac alcuni asset finanziari che hJ favorito il famoso uno per cen to. Ciò ha creato un malcon tento pervasivo e favorito h crescita dei movimenti populi sti». E siamo all'oggi. «Oggi le banche central combattono ancora il rischio sistemico ma la loro è una bat taglia del passato. Ora il ri schio politico ha rimpiazzato i rischio sistemico. Lo si vede bene nel mondo delle valute. I real brasiliano, il peso messi cano, la sterlina britannici hanno avuto grandi variazion per ragioni politiche«. Per chi fa finanza cosa significa? «Innanzitutto che il rischio politico non viene catturato da nessuno dei modelli top-down che utilizziamo per capire le tendenze e fare previsioni. I paradigmi e i modelli seguiti finora perdono valore. Il rischio della volatilità del ciclo economico cresce molto: prima era stabilizzato dalle banche centrali, ora non più. Ad esempio, io vedo una probabilità più elevata di recessione in America, ora che ha vinto Donald Trump, che non se avesse vinto Hillary Clinton. Magari nel breve periodo gli Stati Uniti crescono di più, ma a un certo punto probabilmente freneranno». Altre conseguenze? «Negli anni scorsi, contro il rischio sistemico le asset class migliori erano i titoli del Tesoro americano e l'oro. In un mondo in cui la variabile politica è centrale, il ruolo di copertura dei Treasury americani non lo vedo. E tutto sommato nemmeno quello dell'oro. In più, e non è cosa da poco, l'importanza della macroeconomia si riduce e sale quello della microeconomia. In una nuova fase della globalizzazione, quella delle catene di produzione definite per aree geografiche, le grandi metriche per misurare l'economia vengono meno: cresce l'importanza delle analisi di distretto, di regione, di città. E cala il ruolo delle banche centrali». Consigli? «Meno macro e più micro. Meno opinioni delle élite e più società, cioè non essere autoreferenziali: i social media sempre più importanti. Più diversità sociale, meno Wasp (White anglo saxon protestant, ndr). Meno sondaggi e più lettura delle tendenze sociali. Meno Unione bancaria e più Mercato unico dei capitali. Meno Mario Draghi, più François Fillon». II risultato del referendum italiano però non ha sorpreso i mercati. «Questa volta hanno capito, nessuno si è fatto cogliere impreparato. Dunque, per ora non

SCENARIO BANCHE 24 ha avuto grande rilevanza. È probabilmente più significativo l'accordo raggiunto dai produttori di petrolio, che ha fatto crescere il prezzo del barile e potrebbe spingere presto l'inflazione vicino se non oltre l'obiettivo del 2% della Bce».

SCENARIO BANCHE 25 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Banche. Mps e popolari venete. Grandi malate e poco curate - Italia-Europa art Montepaschi, il grande malato

Incubo Montepaschi. La banca più antica del mondo ha sbattuto la faccia a terra venerdì scorso quando un solerte funzionario della Bce ha tenuto ad informare l'agenzia Reuters che la Banca centrale europea non aveva dato alcuna proroga all'operazione di aumento di capitale che Marco Morelli sta cercando di mettere assieme per un importo di 4 miliardi di euro. In un attimo il titolo Mps è stato sommerso da ordini di vendita, finendo col perdere il 16 per cento del suo già modesto valore prima di chiudere a -10 per cento e trascinando al ribasso l'intero listino milanese. Al di là delle modalità della comunicazione e delle reazioni immediate, alcuni fatti specifici vanno considerati per riuscire a capire, se non proprio a comprendere, cosa abbia portato Danièle Nouy, presidente del Supervisory board della Bce, a puntare con tanta determinazione i piedi per terra davanti alla richiesta di spostare in avanti l'aumento del Monte dei Paschi. dal 31 dicembre al 20 gennaio. Tre settimane, in fondo non sono nulla. Men che mene per una istituzione creditizia fondata nel 1472. E allora? Cosa ha mosso la determinazione di Nouy? Se provate a spostare la vostra posizione dall'altra parte del tavolo delle trattative vi troverete di fronte una situazione che si trascina da tempo e che sembra — oggettivamente -non si voglia portare a soluzione. Solo riavvolgendo il film fino all'estate scorsa vi renderete conto che i regolatori europei si sono visti prima di tutto cambiare all'improvviso l'uomo con cui da anni avevano trattato e concordato il percorso di salvataggio dell'istituto. Le dimissioni inspiegabili e inattese di Fabrizio Viola hanno creato un primo momento di smarrimento a Francoforte, togliendo di scena senza alcuna giustificazione plausibile l'uomo che era riuscito a riportare in utile il Monte dei Paschi di Siena dopo undici trimestri consecutivi di bilanci in rosso. Un'operazione dove la politica italiana e la banca americana Jp Morgan non sono esenti da responsabilità. Fuori Viola, a Francoforte è venuto a mancare anche Massimo Tononi, dimessosi dopo il «siluramento» di Viola, perché in disaccordo con i metodi utilizzati. Tononi era l'uomo che aveva sostituito Alessandro Profumo alla presidenza di Mps e che a sua volta è stato sostituito dall'azionista Alessandro Falciai. A tutto questo si è poi aggiunta nel corso delle settimane la sensazione che i governanti italiani non avessero ben chiara l'urgenza necessaria per salvare la terza banca italiana. Rimpalli- II rimpallo delle decisioni la perdita di tempo è risultata particolarmente indigesta a tecnocrati di Francoforte. Quando poi, a seguito del referendum costituzionale, Morelli si è trovato a chiedere altro tempo per l'oggettiva difficoltà a operare in un contesto mutato sul piano politico e istituzionale, si è trovato di fronte alla trasparente irritazione di Nouy e dell'intero suo staff, che evidentemente hanno realizzato come il tempo non venisse minimamente considerato come una variabile importante da parte italiana. Così, nel momento del grande vuoto europeo, nell'anno della Brexit, del referendum ungherese e delle doppie elezioni austriache, il grande malato d'Europa è proprio Mps. Sembra lo abbiano capito tutti, ma non in Italia. Mps sta diventando un pretesto, perché non c'è alcuna giustificazione oggettiva per chiudere con tanta risolutezza la porta. Nessuna. Se non fosse la comprensibilissima reazione di chi, in qualche maniera, e senza tanti giri di parole, si sente preso in giro. Gestioni - Il Monte dei Paschi inizia i suoi guai con la gestione dell'avvocato Giuseppe Mussari, prima a capo della fondazione, poi della banca. Fu lui che realizzò l'acquisizione - senza due diligence - di banca Antonveneta per un totale di quasi 16 miliardi (debiti compresi). Era l'epoca della Fondazione Mps che difendeva il suo 51% per cento nel capitale della banca per arrivare a consolidare quel sistema di potere che permetteva al presidente Gabriello Mancini di distribuire 150 milioni di sovvenzioni sul territorio amico, mentre oggi siamo scesi a quattro... Al di là di quanto è emerso nelle ultime ore e di come andrà a finire questa vicenda, con quel che resta del governo a lavorare sul decreto salva-Mps proprio in queste ore, la rottura tra esigenze reali dell'economia e ottuse pretese della classe regolatrice appare in tutta la sua evidenza. Non c'è un solo motivo per giustificare il no al rinvio delle scadenze dell'operazione di ricapitalizzazione della banca senese dal 31 dicembre 2016 al 20 gennaio 2017. Nessun motivo. Solo che l'Europa sta ripagando l'Italia con la nostra stessa moneta: le abbiamo sempre creduto poco, ora fa lo stesso con noi. E una gigantesca crisi di fiducia, di cui il sistema bancario italiano — pensate all'aumento di Unicredit — sta rischiando di farne le spese.

SCENARIO BANCHE 26 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Amundi. Compra Pioneer e farà il Manchester dei fondi art Dando un dispiacere al padre artigiano savoiardo, a 18 anni Yves Perrier abbandonò una promettente carriera di calciatore professionista per iscriversi all'Essec di Parigi, una delle migliori business school d'Europa. Non se ne è mai pentito, tanto meno adesso che alla guida di Amundi sta ottenendo un grande successo, l'acquisizione da Unicredit della controllata del risparmio gestito italiano Pioneer, valorizzata quattro miliardi. Pioneer era nel mirino di Perrier già nel 2010, ma allora la preda gli sfuggì. Il capo di Amundi, gigante francese e leader europeo dell'asset management (mille miliardi di massa amministrata nel mondo), dopo qualche anno è tornato a interessarsi a Pioneer e stavolta dovrebbe farcela, sconfiggendo il consorzio formato da Poste Italiane e Ameriprise Financial. La scalata Nato nel 1954, dopo il caldo e gli studi nella grande école Essec, Perder ha cominciato la carriera nel settore audit e consulenze e poi è entrato in Société Générale fino a ricoprire il ruolo di Chief Financial Officer dal 1995 al 1999. Dopo un'esperienza al Crédit Lyonnais, Perder nel 2003 è entrato nel comitato esecutivo di Crédit Agricole, diventando responsabile dell'asset management della banca nel 2007. Nel 2010 l'operazione che all'epoca suscitava non poche perplessità, la creazione da parte di Crédit Agricole (80%) e Société Générale (20%) di un polo comune per la gestione di attivi, battezzato Amundi, che nasce ufficialmente il primo gennaio 2010 con a capo, da subito, Yves Perder. In pochi anni Amundi ha saputo conquistare spazio nei mercati internazionali. Fa parlare di sé meno di marchi francesi più noti al grande pubblico come Lvmh o Dassault, ma Amundi comincia immediatamente una politica di acquisizioni che la porta a uscire dalla logica nazionale. Nel 2013 l'americana Smith Breeden, l'anno successivo KAF Fund management in Malaysia (in questo modo Amundi collabora con il governo per la nascita del primo fondo pensione del Paese asiatico), nel 2015 entra nel gruppo la società austriaca di gestione di attivi Bawag. Nel novembre dello stesso anno la quotazione in Borsa, e la cessione da parte di Société Générale del suo 20%. «La quotazione in Borsa ci permetterà di pagare in titoli eventuali acquisizioni», disse all'epoca Perder. Il capo di Amundi è noto per i modi diretti e per non essere troppo mediatico. In passato Perrier ha raramente preso posizioni sulla politica europea ma quando lo ha fatto, per esempio sulla tassa sulle transazioni finanziarie, è stato piuttosto netto. «Sviluppare una piazza finanziaria forte a livello europeo significa anche rafforzare l'occupazione nel settore e contribuire allo sviluppo economico in generale — ha detto nell'estate 2014 —. E il punto chiave di una simile evoluzione è prima di tutto evitare di crearsi dei problemi supplementari come la tassa sulle transazioni finanziarie, che, se entrasse in vigore, dovrebbe almeno evitare di penalizzare troppo il risparmio o di provocare una distorsione della concorrenza. Significa poi rimettere la fiscalità del risparmio al livello giusto e infine rafforzare la cooperazione tra i diversi attori». (L'Italia ha inserito la Tobin Tax nella legge per la stabilita del 2013, e continuano le discussioni negli altri Paesi europei per adottarla). Grandezze I mille miliardi amministrati da Amundi permettono alla società di partecipare almeno allo stesso campione del leader americano e mondiale BlackRock, grande cinque volte tanto. Non è ancora certo come sarà finanziata l'acquisizione di Pioneer. Secondo il Financial Times, Yves Perrier starebbe pensando di aumentare il capitale di Amundi da 1,5 a 2 miliardi di euro. Oggi Amundi capitalizza in Borsa otto miliardi. L'operazione di aumento di capitale verrebbe realizzata all'inizio del 2017 e potrebbe diluire la partecipazione del Crédit Agricole che continua a detenere oltre i tre quarti di Amundi. L'acquisizione di Pioneer serve a rafforzare la leadership europea, ma fedele alla passione per il calcio Perrier ha in mente una strategia simile a quella del Manchester United: diventare forte e riconosciuto anche in Asia. «Siamo già la più grande piattaforma in Europa — ha detto Perrier tempo fa al FT —, il traguardo è trasformare quello asiatico in un secondo mercato domestico. Ho molta stima per Alex Ferguson: non solo ha creato un team, ma ha anche sviluppato un brand globale, in particolare in Asia. E quel che voglio fare io con Amundi». E anche in questa ottica Pioneer potrebbe rivelarsi uno strumento molto utile, perché la sua lunga presenza nel continente è giudicata capace di favorire le sinergie e la penetrazione in Asia di entrambe le compagnie.

SCENARIO BANCHE 27 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

La stabilità perduta di Fed e Bce art C' è una costante nell'azione di politica monetaria della Federal Reserve e della Banca centrale europea (Bee). Più che negli anni passati, infatti, oggi Fed e Bce si ritrovano a navigare nell'incertezza. Da un lato dell'Atlantico, quella legata a Donald Trump e la sua amministrazione. Dall'altro, quella che è nata dopo il referendum costituzionale in Italia. Ed entrambe potrebbero provocare effetti collaterali imprevedibili. Se si dovessero guardare solo i dati, nudi e crudi, il rialzo del tasso d'interesse di riferimento della Fed arriverà il prossimo 14 dicembre, a due anni di distanza dal primo dopo il crac di Lehman Brothers. Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è al 4,6%, il più basso dall'agosto 2007, mentre il tasso d'inflazione è all'1,6%, secondo i dati diramati a novembre. Inoltre, la formazione di nuovi posti di lavoro continua con un ritmo sostenuto. Osservatorio - Ed è per questo che secondo l'osservatorio in tempo reale della Chicago mercantile exchange (Cme), il Cme Fed Watch, che monitora l'andamento dei futures sui Fed Fund a trenta giorni, la probabilità che arrivi il rialzo a dicembre è del 97,2 per cento. Se inoltre si tiene in considerazione che sia Janet Yellen sia il suo vice Stanley Fischer sono ossessionati dai dati, è facile immaginare che ci sia un incremento del costo del denaro a dicembre. Nonostante i dati positivi, c ë una incognita chiamata Trump. «L'economia non è in recessione e credo che sia corretto continuare con quanto comunicato nelle scorse riunioni», ha detto la settimana scorsa James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, durante un evento alla Arizona State University. Vale a dire che negli ultimi incontri del Federal open market committee (Fomc), il braccio operativo della Fed, si era ipotizzato un rialzo del tasso a dicembre e così probabilmente sarà. Primo, per non fornire agli investitori istituzionali un pretesto per iniziare una tendenza ribassista sugli indici di Wall Street, derivante dalla mancata promessa della Fed. Secondo, per non creare ulteriori squilibri sui prezzi di determinati asset. «Ci sono state già le elezioni presidenziali a introdurre una nuova variabile macroeconomica, l'intenzione è quella di non aggiungerne ulteriori», spiega un economista dell'istituzione di Washington. Di contro, c ë la Bce che deve affrontare due diversi problemi. II primo, più recente, sono i risvolti del voto in Italia. Era inevitabile che il referendum costituzionale italiano avesse un impatto sulle decisioni della banca centrale guidata da Mario Draghi. Come spiega un alto funzionario della Bce «ciò che non serviva all'Eurozona era una situazione del genere. Ogni sussulto è negativo». Questo perché si aggiunge a uno scenario di crescita più basso rispetto alle previsioni. Nonostante il Quantitative easing (Qe), i cui effetti sono minori di quanto sperato. «La crescita resta sotto le aspettative, ma non è questo il punto principale. È che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria resta disomogeneo. E questo è un fattore che incrementa le disuguaglianze e fortifica i nazionalismi», continua il funzionario di Francoforte. Se sul lato americano dell'Atlantico gli investitori già considerano un nuovo drenaggio della liquidità esistente, sul versante europeo il quadro è opposto. Come spiega Patrice Gautry, capo economista di Union bancaire privée, «la Bce è preparata per immettere liquidi-ta se necessario e dovrebbe stare attenta a evitare qualunque frammentazione o effetto contagio sui mercati obbligazionari, utilizzando il suo programma di Qe o le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Targeted longer-term refinancing operation, o Tltro)». Tuttavia nel caso italiano, continua Gautry, potrebbe esserci una variabile aggiuntiva: le ricapitalizzazioni bancarie. «La liquidità dovrebbe impedire qualunque rischio sistemico, ma la politica interferirà con il processo previsto di ricapitalizzazione delle banche», conclude l'economista. E poi si ritarda con gli aumenti di capitale, più a lungo dureranno le discordanze tra Fed e Bce. Risvolti - Non è chiaro quali saranno i risvolti della divergente politica monetaria di Washington e Francoforte. Secondo gli analisti di Pictet non si possono fare previsioni a lungo termine. «I mercati azionari globali si trovano tra due fuochi. Da una parte, infatti, le borse godono del miglioramento dei fondamentali macroeconomici, dall'altra risentono del deterioramento della liquidità, che ha offerto un sostegno determinante negli ultimi anni. Non è possibile prevedere quale fattore prevarrà nel lungo periodo», dice Pictet. Pertanto sarà doveroso che la comunicazione delle mosse future sia ponderata nei minimi dettagli, hanno fatto notare diversi policymaker della Fed presenti a un evento sul linguaggio della banca centrale statunitense organizzato dalla Brookings Institution la scorsa settimana. Gestire l'incertezza, quindi, è la priorità. Sempre con un occhio ai movimenti geopolitici in corso e ai venti di protezionismo economico diffusi sia in Europa sia in America. Finora il controllo delle incognite è riuscito. L'obiettivo è di far sì che funzioni anche nel 2012. ***

SCENARIO BANCHE 28 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Quattro ex banchieri di Goldman Sachs nella squadra di Trump - Banca d'affari art Goldman Trump

E meno male che durante la campagna elettorale Donald Trtunp aveva denunciato il capo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, in combutta (a suo dire) con Hillary Clinton per «distruggere la sovranità degli Usa in modo da arricchire i poteri globali finanziari»! Ora che ha conquistato la Casa Bianca, il neo eletto presidente non si fa problemi a circondarsi di manager provenienti dalla famosa banca d'affari che era finita sul banco degli imputati come uno dei principali protagonisti della crisi finanziaria nel 2008. Durante le audizioni parlamentari sullo scandalo dei contratti derivati, nell'aprile 2010, Blankfein era stato messo alla berlina come massimo esempio dell'avidità di Wall Street. E l'immagine di Goldman Sachs come «una grande piovra-vampiro avvolta attorno alla faccia dell'umanità» — così la rivista Rolling Stone nel 2009 — è diventata il bersaglio più comune delle manifestazioni del movimento Occupy Wall Street. Le schiere- In quest'ultima campagna elettorale, poi, non era stato solo Trump a prendere di mira Blankfein e i suoi uomini, che in gran parte — fra l'altro — hanno sempre tifato per i Democratici. Nel 2008 per esempio avevano donato quasi un milione di dollari all'allora candidato Barack Obama. Contro Goldman Sachs nell'ultimo anno si sono schierati con forza due senatori diventati molto influenti nel partito Democratico, Bernie Sanders — il rivale di Hillary per la nomination — ed Elizabeth Warren: se avesse vinto la Clinton, avrebbero ingaggiato una dura battaglia per non far entrare al governo alcuno degli alunni della banca d'affari. Ad eccezione forse di Gary Gensler, che pur con 18 anni di carriera alla Goldman Sachs, aveva già fatto il civil servant al Tesoro sotto il presidente Bill Clinton e poi dal 2009 al 2013 era stato scelto da Obama per guidare la Commissione sul trading di commodity e futures; secondo indiscrezioni avrebbe potuto diventare lui il ministro del Tesoro o comunque assumere un importante ruolo con Hillary. Invece con Trump quella posizione è andata a Steven Mnuchin, che ha lavorato 17 anni alla Goldman Sachs, soprattutto nel business del trading sui mutui all'inizio degli Anni Novanta. «Ha passato due decadi ad aiutare quella banca a spacciare lo stesso tipo di prodotti che hanno fatto saltare in aria l'economia e hanno succhiato miliardi di dollari dei soldi dei contribuenti. prima di mettersi in proprio con un'altra banca (OneWest) tristemente famosa per la sua aggressività nell'espropriare le case delle famiglie in difficoltà con i mutui». ha subito commentato la paladina dei risparmiatori Warren. Mnuchin era diventato partner di Goldman Sachs nel 1994, lo stesso annc di Gary Cohn, il suo attuale presidente e responsabile operativo, ovvero il numero due sotto Blankfein, a cui Trump ha offerto la guida del National economic council della casa Bianca, l agenzia federale che consiglia Mr President su questioni economiche interne e internazionali. Cohn diventerà, quindi, un altro dei banchieri di Goldman Sachs nella squadra di Trump. L'ipotesi era già nell'aria visto che Cohn era andato alla Trump Tower a incontrare il neo presidente. Fra loro c'è un buon feeling. «Essendo cresciuto nel MidWest, in Ohio e avendo cominciato la mia carriera in un'acciaieria a Cleveland, avevo il presentimento che Trump avrebbe vinto», ha detto Cohn. GII altri - A scegliere gli uomini del nuovo governo, nel team della Transizione, c'è un altro ex Goldman Sachs, l'italo- americano Anthony Scaramucci: prima di fondare il proprio hedge fund, aveva lavorato per la banca, in particolare nella gestione dei patrimoni dei clienti ricchi. E poi c'è Steve Bannon, famoso per aver diretto il sito di notizie e commenti politici di destra Breitbart, ma con alle spalle una carriera di banchiere: negli Anni Ottanta ha lavorato nel dipartimento Fusioni e acquisizioni (MeA) di Goldman Sachs, per poi lanciare insieme ad alcuni colleghi una propria investment bank specializzata nel settore dei media. Bannon è stato a fianco di Trump durante la campagna elettorale e ora è diventato il suo capo stratega. Ricorsi Trump insomma ha riaperto le porte della Casa Bianca ai banchieri della Goldman Sachs, che del resto hanno una lunga tradizione di potere ed influenza sui presidenti americani. Mnuchin è il terzo ministro del Tesoro in poco più di 20 anni a venire dalle file di questa banca, dopo Robert Rubin, che lo era stato dal '95 al '99 sotto Bill Clinton e dopo Henry Paulson, in carica dal 2006 al 2009 sotto George W. Bush e artefice del salvataggio delle grandi banche dopo la crisi del 2008. Oltre 100 anni fa, il primo a giocare un ruolo pubblico di peso era stato Henry Goldman, membro della famiglia dei fondatori di Goldman Sachs: aveva aiutato a creare la Federal Reserve, la banca centrale Usa. E per ben tre decenni, dal '33 al '63 il ceo Sidney Weinberg era stato consulente economico di tre Presidenti: Franklin

SCENARIO BANCHE 29 Roosevelt, Dwight Eisenhower e Lyndon Johnson. Il ritorno di Goldman Sachs nella stanza dei bottoni per ora ha fatto bene alle sue quotazioni in Borsa: dall'8 novembre, giorno della vittoria di Trump, sono schizzate all'insù del 25%, il quintuplo dell'indice azionario Dow Jones. Resta da vedere l'effetto che avrà sul sistema finanziario ed economico, se a favore della Main Street, il popolo che ha votato Trump (anche se il maggior numero di voti, va ricordato, appartiene alla perdente Hillary Clinton che ne ha presi oltre 2 milioni in più di Donald) o a vantaggio ancora una volta di Wall Street.

SCENARIO BANCHE 30 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Il rischio crescente delle famiglie insolventi art I debiti insoluti delle famiglie I rappresentano circa il 20% dei non performing loans (Npl), ma c'è il rischio che il loro volume aumenti. L'eventualità è sottolineata in un recente instant book di Nomisma, «Le famiglie e la casa». Secondo i dati elaborati dagli analisti dell'istituto bolognese, nel 2016 il 22,8% delle famiglie ha incontrato difficoltà a fare fronte alle rate del mutuo, il 16,1% ci è riuscito, ma il 6,1% comunque ha ancora un arretrato di almeno una rata. Si tratta del risultato peggiore dal 2012, anno da cui è stata avviata questa indagine. Nel 2015 le famiglie in difficoltà erano il 14,4%; il dato è particolarmente significativo se si considera che i debitori a tasso variabile stanno pagando le rate più basse di sempre, mentre per quelli che hanno scelto il tasso fisso avrebbero, comunque, la possibilità della surroga: con tutta evidenza non sono più soggetti sicuri per le banche, altrimenti avrebbero cambiato finanziamento. Appaiono lievemente migliori le prospettive per ìl 2017: il 4,9% delle famiglie ritiene che l'anno prossimo sarà costretto a non rispettare tutte le scadenze mentre il 12,9% prevede difficoltà a cui riuscirà a fare fronte.

SCENARIO BANCHE 31 Corriere di Siena 12-dic-2016

Mps, avanti puntando sul retail - Mps, ottimismo con gentiloni Si punta sui bond art SIENA L'incarico a Paolo Gentiloni e quindi a breve un nuovo Governo "ci dà fiducia sulla possibilità di perfezionare il nostro piano". Lo dice una fonte vicino al board di Mps che ieri si riunito a Milano. Per il salvataggio sul mercato, e quindi senza l'intervento dello Stato, "i tempi ci sono". I contatti con la Consob per la conversione dei bond retail sono in corso da venerdì. "Il Qatar è della partita ed è disposto a metterci le cifre che si leggono sui giornali". Il piano da 5 miliardi "è valido - ha concluso - ed è piaciuto agli investitori. La banca comunque è solida". I tempi ci sono....ma in realtà, a conti fatti, il cda di Banca Mps sta lottando in una corsa contro il tempo, collezionando una serie di handicap semmai ce ne fosse bisogno. La proroga di 20 giorni negata dalla Bce rende tutto più complicato ma con la formazione del nuovo governo in tempi ormai certi, secondo il board di Banca Mps, ci sono ancora margini per tentare di portare a termine il piano elaborato da Jp Morgan, Mediobanca e Lazard, per una ricapitalizzazione da 5 miliardi attraverso il mercato, evitando la statalizzazione Esiste fiducia nelle possibilità a lungo studiate. Il cda di Mps non ha ancora rinunciato all'ingresso del grosso investitore del Qatar che, nonostante la fase di stand by conseguente all'esito del referendum e alla crisi di governo, non avrebbe ancora del tutto annullato l'impegno assunto. Oltre alla possibilità di poter contare ancora su investitori privati, il cda di Banca Monte Paschi pensa seriamente di riaprire il piano di conversione dei bond in azioni puntando sui retail, quella fetta di 2,1 miliardi finora esclusa dalle manovre finanziarie a causa del paletti imposti dalla Consob per problemi legati alla normativa Mifid, una sorta di selezione degli investitori da coinvolgere in complesse e rischiose operazioni. Di questa fetta di detentori di obbligazioni subordinate Mps fanno parte 40mila piccoli risparmiatori, un tessuto composto per lo più da dipendenti o ex dipendenti della banca, insomma quella clientela ben ancorata al territorio che forse non aderirebbe compatta alla conversione ma sulla carta raggiunge il potenziale. Per riaprire il piano di conversione tuttavia c'è bisogno di una nuova autorizzazione Consob per la quale sarebbe già stato messo in moto il meccanismo di richiesta venerdì scorso, ma è chiaro che i tempi potrebbero non essere adeguati allo stretto intervallo che si è concesso il cda della banca non avendo ancora ottenuto il rifiuto ufficiale della proroga da Bce, e agendo così in una sorta di "silenzio-assenso", come hanno commentato tutti gli esperti del settore. Il cda della banca riunitosi ieri dopo le 16 a Milano di fatto ha continuato a lavorare a questa ipotesi tentando il tutto per tutto in questa manciata di ore disponibili per cm-are di tenere alta la fiducia dei risparmiatori, degli investitori ma anche dei clienti della banca più antica del mondo. Intanto su facebook si sprecano i commenti di accusa post referendum a proposito del voto legato al futuro montepaschino. S.M.

SCENARIO BANCHE 32 Corriere Imprese Nordest 12-dic-2016

L'impresa che aiuta le imprese: «Così si trova il credito» art L'accesso al credito e la gestione dei rapporti con le banche sono, ormai da anni, un aspetto fondamentale e sovente critico per le Pmi italiane. Molte, infatti, sono le imprese che, pur non avendo situazioni particolarmente difficili dal punto di vista produttivo, incontrano grosse difficoltà nel vedere accolte le richieste di finanziamento che presentano alle banche o, se trovano accoglienza, spesso sono costrette a sottostare a condizioni e costi penalizzanti. Non sempre questa situazione è colpa del sistema bancario e spesso, invece, dipende dalla scarsa capacità delle imprese di gestire adeguatamente le questioni finanziarie, il che, non di rado, è il segnale di problemi gestionali che finiscono per diventare più evidenti nei momenti difficili: un passaggio generazionale, una temporanea mancanza di liquidità, la necessità di procedere a un riposizionamento sul mercato o ancora la volontà di intemazionalizzarsi. Partendo da queste constatazioni, nel 2007 alcuni esperti di finanza che avevano già lavorato per aiutare le banche ad affrontare in modo efficace le questioni legate alla concessione di credito alle aziende, hanno deciso di mettersi a disposizione delle aziende per aiutarle ad approcciare al meglio il loro rapporto con il sistema del credito e la gestione finanziaria dell'azienda, nonché la estione aziendale complessiva. E' nata così la società di consulenza direzionale Ingegna Finanza, con sedi operative a Mestre, Udine e Teramo, tre soci (gli ingegneri gestionali Daniele Cescutti, Paolo Di Antonio e il dottore in economia Maurizio Lucchetti) e un gruppo composto da io consulenti, che lo scorso anno ha chiuso la propria attività con volume d'affari pari a 5oomila euro. «Il nostro obiettivo — spiega Daniele Cescutti — è di abbinare alle tradizionali tecniche della gestione aziendale le più moderne conoscenze in ambito finanziario, per offrire alla clientela una consulenza che le aiuti a risolvere gran parte delle problematiche di competenza della direzione e del management. Non solo, quindi, assistendo le aziende nella costruzione e gestione dei rapporti con il mondo bancario e finanziario, ma anche in settori come la finanza d'impresa, la gestione aziendale, il financial risk management». Un prodotto originale sviluppato da Ingegna Finanza è il servizio di analisi del rapporto con il sistema bancario denominato Ifb@nk e dedicato alle Pmi, per agevolare l'accesso al credito e monitorare il rapporto con il sistema finanziario. Lo strumento fornisce le informazioni in merito alle tre aree fondamentali, che sono la valutazione delle performance attraverso l'analisi del bilancio, l'andamento del rapporto attraverso la visus della Centrale rischi e il costo/convenienza del rapporto. Visto la facilità di accesso e il costo contenuto, lo strumento sta avendo un buon successo e l'azienda si sta rapportando con diversi Confidi del Triveneto che si sono detti interessati a poterlo utilizzare e proporre ai propri soci. «Oltre alla fornitura di questo servizio software disponibile online — spiega ancora Cescutti — la nostra attività principale è la consulenza che attiviamo presso le sedi dei nostri clienti (a oggi circa un centinaio in Fvg, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo) e durante la quale il nostro obiettivo è di sup-portare la crescita e lo sviluppo, o eventualmente il superamento di stati di crisi o ristrutturazione del business aziendale, fornendo all'impresa le competenze e gli strumenti funzionali allo scopo, oltre che, eventualmente, formando con le adeguate competenze il personale aziendale». Un'ulteriore attività introdotta più di recente da Ingegna Finanza è quella di aiutare le aziende a crescere e strutturarsi anche attraverso l'accesso a strumenti finanziari innovativi, diversi dall'abusato credito bancario, quali private equity, venture capitalist, fondi che emettono minibond. «Le aziende italiane — conclude Cescutti — devono abituarsi all'idea che il reperimento di credito non potrà più passare solo attraverso le banche, ma bisognerà attivarsi per trovare nuovi strumenti di finanziamento. Nel Nordest, ad esempio, ci sono molti imprenditori che, per loro fortuna, dispongono di ingenti capitali che sono disposti a investire nella creazione di nuove attività imprenditoriali o nel rafforzamento di quelle esistenti. Per questo ci siamo assunti anche il compito di metterli in contatto con quelli che hanno bisogno di trovare finanziamenti, aiutandoli a costruire business comuni di successo». C.TP. RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 33 Corriere Imprese Nordest 12-dic-2016

L'uomo degli Npl: «Gli esattori? lo non li mando» - Il signore degli Npl: «No agli art esattori, noi risolviamo i conflitti»

Dimenticatevi l'esattore vestito di scuro c con lo sguardo un po' torvo dell'iconografia classica: loro, a casa, non ve lo mandano, «perché non ci dà alcun valore aggiunto». Eppure loro, di mestiere, fanno esattamente questo: recuperare i crediti passati a sofferenza. Sono, cioè, l'ultimo anello - quello a diretto contatto con la variegata massa dei debitori - di una catena che nell'ultimo decennio è diventata letteralmente d'oro: la catena degli Npl (Non performing loans, volgarmente crediti deteriorati), il business finanziario del momento. Le banche e le società di assicurazioni ne sono imbottite, dopo anni di crisi economica e talvolta di concessione «allegra» dei fidi (gli istituti di credito italiani, sul totale dei prestiti concessi, hanno in pancia più del 16% di Npl), perciò chi se li compra a pacchetti, come fanno loro, e poi va materialmente al recupero, compie un lavoro che si è fortemente specializzato, difficile e redditizio insieme. Loro sono la Cnf, Credit network e finance, di Verona, una società nata meno di lo anni fa dall'intuizione del suo fondatore e presidente, Luigi Frascino, che oggi è leader nel settore degli Npl assicurativi con una quota di mercato del 70% e che, per quanto riguarda i crediti deteriorati di provenienza bancaria, è l'unico player del mercato di una certa dimensione a potersi definire «indipendente», cioè non partecipato dalle banche stesse o da fondi di investimento. Gestisce masse per 2,5 miliardi di euro (più altri 800 milioni di derivazione assicurativa) e dà un'occupazione a quasi 150 persone. «Professionalmente vengo da questo mondo - spiega Frascino -, ho cominciato a occuparmi di crediti in sofferenza già nel 1999, quando la definizione di Npl ancora non esisteva e non c'erano neppure le procedure per la cartolarizzazione. Posso dire tranquillamente che, come prospettiva di business, nessuno avrebbe potuto immaginare le dimensioni di oggi. Ho fondato Cnf nel 2007, quando all'orizzonte non c'erano allarmi per il settore bancario». Oggi è un business gigantesco, con implicazioni sociali niente affatto indifferenti. E che va gestito con le opportunità fornite dalle nuove tecnologie. Alla Cnf, per esempio, c'è una «sala comandi» digitalizzata dove grandi monitor visualizzano in tempo reale la posizione di ciascuna pratica e le azioni fatte (o da fare) per portarla a buon fine. Un piano più sotto, nel caveau blindato del palazzo, lavorano a temperatura condizionata i server che custodiscono tutti i dati sensibili che passano per questi uffici. «Vi posso assicurare - dice ancora il presidente - che alla fine della procedura di recupero, noi i dati sensibili dei debitori li distruggiamo tutti. Teniamo soltanto la statistica demografica, nulla che possa ricondurre alla singola persona». Detto per inciso, Cnf è il primo master service nel settore degli Npl ad avere richiesto e ricevuto dall'Autorità garante per il mercato (Agcm) il rating di legalità, ottenendo il valore massimo di tre stelle. Inoltre, sempre in tema di rating ma questa volta finanziario, la società veronese si sottopone da alcuni anni a questa parte alla valutazione di Standard e Poor's, ottenendo la tripla A sul core business assicurativo e una A , con outlook in crescita, per la parte bancaria. Ma qual è l'approccio nei confronti del debitore finale? «Direi un approccio sociale - risponde Frascino - nel senso che noi non ci sentiamo in conflitto con chi ci deve dei soldi. Abbiamo anzitutto l'interesse ad attendere il miglioramento delle sue condizioni economiche. Per questo - sottolinea il presidente di Cnf - abbiamo predisposto 23 modalità diverse di gestione del portafoglio crediti. E, sempre per questo, non mandiamo gli esattori a casa della gente: a noi interessa dirimere i conflitti, vogliamo capire prima di tutto perché quella persona è andata in sofferenza e come sia possibile accompagnarla a una soluzione. Preferiamo fare mediazione e negoziazione assistita, convinti come siamo che la maggior parte delle persone voglia sinceramene saldare i propri debiti e liberarsi del peso. Non siamo filantropi ma seguiamo con grande attenzione le dinamiche del debitore». E se qualcuno fa il furbo? «Nessuna pietà. Ma, lo posso assicurare, sono una risicata minoranza». Alessandro Zuin

SCENARIO BANCHE 34 Giornale 12-dic-2016

L'analisi - Salvataggio Montepaschi ecco chi rischia di più art Whatever it takes. A qualsiasi costo. Il motto del numero uno della Bce, Mario Draghi, può essere applicato anche al Monte dei Paschi. Che deve essere salvato, a qualsiasi costo appunto. Ma chi pagherà il conto? Per rispondere bisognerà attendere il corso degli eventi nei prossimi giorni. Gli scenari aperti sono, al momento, essenzialmente tre. Il primo, è quello più indolore per i piccoli risparmiatori perché a pagare sarà soprattutto il mercato. Se il piano «A» dei vertici del Monte andrà in porto entro il 31 dicembre a far uscire dal tunnel la banca senese saranno gli investitori privati che decideranno di puntare su Rocca Salimbeni. Anche in questo caso però il cosiddetto "retail" che ha in portafoglio obbligazioni subordinate della banca senese dovrà dare il suo contributo. A cominciare da quelli titolari ad esempio del bond subordinato da due miliardi emesso nel 2008 per finanziare l'acquisizione di Antonveneta. Chi è rimasto escluso dalla conversione di due settimane fa (per le cautele imposte dalla Consob ai profili non compatibili con un investimento azionario in base alle norme Mifid) nonostante l'avesse esplicitamente richiesta, potrebbe farlo adesso se la Commissione toglierà questo filtro come richiesto dalla banca. Visto il rischio di nazionalizzazione, l'alternativa per questi risparmiatori è tra la conversione volontaria a premio dei titoli, cioè al valore nominale nonostante un prezzo di mercato pressoché dimezzato e una conversione obbligatoria a sconto, che vedrebbe bruciata buona parte dell'investimento al momento della trasformazione in azioni. Seconda ipotesi in caso di fallimento della prima sarà lo Stato ad aprire il paracadute pubblico. II Tesoro, già azionista con il 4% di Mps, potrebbe comprare 2 miliardi di euro in azioni acquistando bond junior che lo farebbero salire nel capitale del Monte fino a controllare l'istituto. Nell'ambito di un programma di burden sharing, ovvero condivisione di costi, il governo potrebbe dunque comprare tutti i bond subordinati che saranno convertiti in titoli azionari. L'operazione coinvolgerebbe anche gli obbligazionisti retail ma con forme di ristoro garantite attraverso degli strumenti finanziari adeguati. La mossa eviterebbe il ricorso al bail in ed equivale a un aiuto di Stato pur nel rispetto delle normative Ue. E tutto disciplinato dalla direttiva europea sulla risoluzione delle banche. Terza soluzione il bail in. Ovvero la risoluzione della banca senese con le nuove regole in vigore dallo scorso gennaio, il cui impatto è stato stimato da Mps in 13 miliardi di euro. I 5 milioni di correntisti del Monte, parteciperebbero al riparto delle perdite previste solo per la parte eccedente i 100 mila euro. Significa che i depositi fino a questa cifra sono tutelati. Se il conto è cointestato la cifra si intende per ciascun intestatario. Ad esempio nel caso di due persone sale a 200mila euro. Insomma, in caso di fallimento, i correntisti più «ricchi» possono essere chiamati a coprire le perdite per la somma che supera i fatidici centomila euro, ma solo dopo gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati. I titoli di questi ultimi verrebbero azzerati. E sarebbero coinvolti anche i titolari di bond ordinari e senior. E gli azionisti? Quelli del Monte sono circa 150mila, tra cui moltissimi «piccoli». Per chi ha azioni Mps in tasca da più di sedici mesi, la perdita di valore supera il 90%. Nel caso di un bail in i titoli azionari vengono azzerati. Al momento, però, le ipotesi di salvataggio sul tavolo non prevedono l'ipotesi del fallimento. In caso di intervento dello Stato, sia che questo avvenga nell'ambito della legge europea sia che il governo decida di andare incontro ad una procedura di infrazione, gli azionisti potrebbero andare incontro a ulteriori diluizioni e deprezzamenti.

SCENARIO BANCHE 35 Giornale 12-dic-2016

Ma la scelta di Unicredit di ballare da sola dimostra che l'Italia può rialzare la art testa

Se il Monte dei Paschi pare aver ormai perso il duello con gli sceriffi della Banca centrale europea e dovrà forse aggrapparsi all'aiuto dello Stato e quindi alle tasche di noi contribuenti, c'è una partita molto più rilevante che l'Italia deve vincere e dove ha le forze per farlo. Si tratta del maxi-aumento di capitale di Unicredit, la prima banca del Paese insieme a Intesa Sanpaolo, che martedì a Londra presenterà il suo nuovo piano industriale. L'amministratore delegato Jean Pier-re Mustier è al lavoro sugli ultimi dettagli ma il rafforzamento patrimoniale dovrebbe aggirarsi attorno ai 13 miliardi e scattare a febbraio, dopo la necessaria assemblea dei soci. Una prova molto importante che, all'opposto di quanto si profila a Siena, Unicredit ha già messo in chiaro di voler affrontare da sola, senza ricorrere ad alcun aiuto pubblico. L'ad Mustier l'ha detto pochi giorni fa, evidentemente convinto di poter contare sull'appoggio sia dei grandi azionisti italiani (le Fondazioni in primis) e internazionali sia del mercato. E questo malgrado, in un clima di Borsa avvelenato a causa della malata grave senese e dei crediti in sofferenza, il titolo venerdì scorso passasse di mano a 2,5 euro, quasi il 50% in meno rispetto ai valori di inizio anno. La banca ha infatti preparato la strada all'aumento di capitale con una massiccia campagna di cessioni, che ha finora fruttato 5 miliardi, inclusi i 3 ricavati dalla vendita della polacca Pekao. Nella tarda serata di ieri è stata poi posta la firma definitiva per consegnare i fondi Pioneer ai francesi di Amundi: l'operazione vale per Unicredit 4 miliardi circa, incluso il previsto dividendo straordinario che staccherà Pioneer prima di uscire dal perimetro. Questa mattina si sapranno i dettagli ma l'accordo con il big del risparmio gestito d'Oltralpe dovrebbe offrire a Unicredit anche nuovi canali di vendita per i propri prodotti. Il piano di Mustier poggia inoltre sulla definitiva pulizia dei crediti in sofferenza, con accantonamenti attesi per 6-8 miliardi. Alla comunità finanziaria riunita a Londra, il banchiere presenterà quindi una Unicredit dal «cuore» italiano e fortemente convinta delle potenzialità di ripresa della Penisola, ma ancora molto proiettata in Europa. Ad Austria e Germania, la locomotiva del Vecchio Continente, si aggiungono infatti i presidi nei Paesi dell'Est Europa come Repubblica Ceca, Russia, Bulgaria, Turchia e Romania. Un gruppo, insomma, che guarderà sempre più alle piccole e medie imprese del nostro Paese. Unicredit resterà quindi una realtà fortemente retail (nei prestiti alle piccole aziende è seconda in Europa solo a Bnp Paribas). Tanto che sembrano perdere peso le ricostruzioni che, qualche settimana fa, puntavano su un avvicinamento tra Unicredit e un colosso dal Dna molto diverso come la francese Société Générale.

SCENARIO BANCHE 36 Giornale 12-dic-2016

Mps ci riprova coi bond per evitare il salvataggio di Stato - Mps ci riprova coi art bond e gioca l'ultima carta per evitare aiuti di Stato

II Monte dei Paschi non molla la partita e gioca l'ultima carta per non abdicare all'intervento dello Stato. Il cda riunito ieri fino a tarda sera ha deciso di riaprire la conversione dei bond subordinati in azioni, estendendo le maglie per coinvolgere anche la clientela retail «una volta ottenute le necessarie autorizzazioni», si legge in una nota. II riferimento è in particolare alla Consob con cui Mps sta trattando da venerdì per avere il via libera a contattare direttamente i risparmiatori che hanno bond subordinati per informarli della possibilità di convertirli in azioni al valore nominale, annullando dunque le perdite che registrerebbero se fallisse l'aumento di capitale privato. La Commissione guidata da Giuseppe Vegas era stata molto fiscale nell'applicare le norme della Mifid sul profilo di rischio adeguato. Come riportato nel prospetto informativo, infatti, un responso negativo alla valutazione di adeguatezza del profilo del cliente avrebbe «bloccato» l'accesso all'operazione. Il risultato? Dai piccoli risparmiatori il Monte ha raccolto solo 98 milioni sui 2,06 miliardi oggetto dell'offerta. Ma il contesto adesso è cambiato. O per i semplici obbligazionisti la prospettiva di convertire i propri titoli, seppure a prezzi scontati rispetto a quanto incassato a scadenza, appare comunque più conveniente, rispetto al rischio che si prospetta in caso di intervento statale. Scenario in cui i bond verrebbero convertiti in azioni a un valore molto più basso, salvo poi sperare in una qualche forma di ristoro da parte dello Stato. L'obiettivo dei vertici del Monte è quello di raccogliere tra gli 1 e i 2 miliardi di euro, che uniti al miliardo già portato a casa con la conversione degli istituzionali conclusa lo scorso 2 dicembre e al miliardo che metterebbero sul tavolo gli investitori privati, ridurrebbe a 1-2 miliardi la cifra da recuperare sul mercato, questa volta senza il consorzio di garanzia delle banche d'affari capitanato da Jp Morgan e Mediobanca che si impegneranno a cercare e a coinvolgere quegli investitori che abbiano manifestato interesse a partecipare senza però avere l'onere di farsi carico dell'eventuale inoptato. Tutto questo in tempi rapidissimi: entro il 31 dicembre. Nel frattempo, un tassello si è già messo a posto: l'incarico a Paolo Gentiloni e quindi la nascita a breve di un nuovo governo avrebbe dato una iniezione di fiducia sulla possibilità di perfezionare il piano A, quello di mercato. «I tempi ci sono», assicura chi sta lavorando all'operazione da 5 miliardi. Ricordando che l'istituto di Rocca Salimbeni non è sull'orlo del fallimento e che l'interesse da parte di investitori di grossa taglia è ancora sul tavolo. L'ultimo giro di giostra del presidente Alessandro Falciai e dell'ad Marco Morelli, è iniziato ieri pomeriggio a Milano con il cda convocato dopo la bocciatura - finora ufficiosa - della Bce alla richiesta di prorogare la ri-capitalizzazione dal 31 dicembre al 20 gennaio. L'Eurotower ha intanto aperto un'inchiesta formale sulla fuga di notizie di venerdì, quando una fonte interna al Consiglio di vigilanza bancaria ha rivelato all'agenzia Reuters che i supervisori Ue avevano deciso di negare i supplementari alla banca senese. L'indiscrezione, diffusa a metà giornata e dunque a mercati aperti, ha fatto crollare del 10,5% il titolo Mps a Piazza Affari e precipitare il valore dei bond subordinati. Per l'ufficializzazione è necessario che il documento sia esaminato e approvato (con una procedura di silenzio assenso) dal Consiglio direttivo della Banca Centrale, composto da Mario Draghi e gli altri membri del comitato esecutivo Bce e dai governatori delle banche centrali dell'Eurozona, che dovrebbe riunirsi mercoledì 14. Anche di questo si è parlato ieri fra i consiglieri del Monte che dovrebbero tornare a riunirsi giovedì 15 per far partire il maxi- riassetto sul mercato. E salvare la banca senza aiuti pubblici.

SCENARIO BANCHE 37 Giornale Milano 12-dic-2016

Banche e guai Ecco la finanza da spiegare alla zia Imma art La finanza spiegata alla zia che mai come in questi tempi va tenuta lontana (insieme ai suoi risparmi) dai guai delle banche. Ne racconta domani, martedì 13 dicembre la giornalista Carlotta Scozzari che alle 18 allo Spazio Forum Libreria Egea di via Bocconi 8 presenta il suo e-book Io e zia Imma nei labirinti della finanza, edito da Egea Editore (www.egeaonline.it). Con lei Daniele Bellasio del Sole 24 ore e Adele Costantini di Radio Monte Carlo per raccontare il progetto nato per «spiegare l'economia e i suoi complicati intrighi e vicende con una chiave più leggera e ironica», si legge in un comunicato stampa, «in modo da arrivare a tutti, sia chi già conosce i fatti, sia chi vuole capire qualcosa di più ma spesso è costretto ad arrendersi davanti a un linguaggio troppo tecnico e oscuro». E così Carlotta Scozzari (laureata con lode in economia politica alla Bocconi, oggi giornalista economica del Messaggero), racconta che «zia Imma e io amiamo addentrarci in questi labirinti. In genere lo facciamo al telefono per trovare il filo e venirne fuori insieme. Altre ancora ne usciamo a pezzi». Telefonate recuperabili in video su Youtube e sulla pagina Facebook. Di qui la decisione di pubblicare questa lunga lettera alla zia per raccontare in chiave spesso ironica, con paragoni semplici, citazioni di film, canzoni e cucina, le complicate storie bancarie che non mancheranno di riservare grandi sorprese anche nel 2017. Si parte dalle quattro banche, Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti, salvate nel novembre del 2015 con una soluzione che muta radicalmente il paradigma bancario. E si chiude tornando lì, su quella storia delle quattro banche, che ora si chiamano «good bank» e che devono essere vendute. In mezzo, si parla delle due venete Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, della nascita del fondo Atlante, ma anche del complicato matrimonio tra la Popolare di Milano e il Banco Popolare, di Ubi che rimane «single», della genovese Carige e del Monte dei Paschi di Siena. ***

SCENARIO BANCHE 38 Giorno - Carlino - Nazione 12-dic-2016

Esuberi Ubi Banca accordo coi sindacati art Un piano di esodo volontario per 600 dipendenti, l'assunzione di 200 addetti nel biennio 2017-2018 e il mantenimento del contratto di secondo livello. Questo il succo dell'intesa siglata ieri tra i sindacati e i vertici di Ubi Banca, a seguito della fusione dei sette istituti della rete del gruppo. Nel 2017 si parlerà di altre 700 uscite volontarie ***

SCENARIO BANCHE 39 Giorno - Carlino - Nazione 12-dic-2016

Il consiglio Mps non cambia rotta Avanti con la conversione dei bond art MILANO AVANTI sulla strada tracciata dell'aumento di capitale privato da 5 miliardi, senza l'intervento dello Stato, almeno in prima battuta, e anche senza la garanzia del consorzio di banche guidato da Jp Morgan e Mediobanca. Il cda di Mps, riunito ieri a Milano, ha deciso di proseguire con il piano di Marco Morelli, pur tra mille difficoltà. Il segnale decisivo è arrivato da Roma: l'incarico a Gentiloni e la formazione di un nuovo esecutivo in tempi rapidi, infatti, vanno nel segno di quanto auspicato dagli investitori internazionali pronti a credere nel salvataggio del Monte, fondo del Qatar in testa. La possibilità di convertire il bond in mano al mercato retail resta praticabile e, di questo, la banca senese sta parlando con la Consob da venerdì per ottenere i permessi a rivedere i profili di rischio (Mifid) degli oltre 40mila risparmiatori possessori del titolo. L'autori nazione — e in questo caso la Bce non ha voce in capitolo — ancora non c'è, ma potrebbe arrivare già domani e dovrebbe essere di segno positivo. INSOMMA, anche senza le tre settimane di proroga negate dalla Bce, e pur restando in tempi strettissimi nei margini di un'operazione da sempre considerata molto difficile, ma da chiudere entro la fine dell'anno, il Monte può provare a farcela da solo, senza costringere lo Stato a un intervento. Vediamo come. Dalla conversione del bond-retail dovrebbero arrivare circa 1-1,5 miliardi di euro, cui aggiungere il miliardo ottenuto dalla precedente conversione dei bond degli investitori istituzionali (di cui 400milioni dal gruppo Generali); un altro miliardo è sempre quello promesso dal fondo qatariota. Per arrivare a cinque miliardi, ne mancano ancora 1,5-2: la speranza della banca è riposta nel mercato e negli investitori, ai quali sarà lanciata un'offerta di nuove azioni in private placement, senza cioè il supporto del consorzio di banche. Gli istituti, guidati da Jp Morgan e Mediobanca continueranno a lavorare a fianco del Monte a caccia di nuovi azionisti, ma senza la garanzia di acquistare l'eventuale inoptato; per il quale sarebbe pronto un paracadute dello Stato. Morelli nel suo lungo road show in giro per il mondo ha raccolto numerosi manifestazioni di interesse, tutte però subordinate alla continuità governativa anche in caso di vittoria del No al referendum e alla disponibilità dello Stato a farsi eventualmente carico di un parte dei rischi/costi dell'operazione. Condizioni che a oggi sono entrambe realizzate. ANCHE IL CDA di ieri, come quelli dei giorni scorsi, è stato lungo, teso e sempre con un orecchio a quanto accadeva a Roma. E da lì che sono arrivate le notizie più incoraggianti per Mps. Se, come sembra, a capo dell'Economia restasse Pier Carlo Padoan, sarebbe un'ulteriore conferma che il salvagente del governo è ancora a disposizione, qualora l'opzione di mercato andasse male. Il decreto è privo solo di un elemento indispensabile: la firma. Reni lo ha lasciato pronto e in bianco nel cassetto del nuovo inquilino di Palazzo Chigi e a questo punto Genti-loni dovrà decidere se e quando vararlo. Le ipotesi sul tavolo sono diverse. La prima è la ricapitalizzazione preventiva, con lo Stato a farsi garante per l'eventuale inoptato. Per effetto del burden sharing in questo caso ci sarebbe un premo da pagare per gli obbligazionisti, che vedrebbero convertiti i propri titoli a un valore inferiore a quello nominale. Un'altra strada contempla l'acquisto diretto da parte dello Stato delle obbligazioni e poi la conversione di esse in azioni. Oppure, terza ipotesi che si fa strada in queste ultime ore, un nuovo prestito-ponte al Monte dei Paschi, che sarebbe un tassello di un decreto di sistema, valido quindi per tutti gli istituti in crisi. Una sorta di nuovi Monti-bond per garantire la liquidità necessaria a rimpinguare le casse, dopo la vendita dei crediti deteriorati. Domande e risposte Cos'è il bail in e quando scatta? Dall'inizio del 2016 è in vigore la direttiva Brrd che contempla il bail in. In caso di ristrutturazione di una banca in default, a rimetterci sono, nell'ordine: gli azionisti, i possessori di bond subordinati, quelli che hanno in portafoglio obbligazioni ordinarie e i correntisti oltre i 100mila euro (200mila se il conto è cointestato) Lo Stato può intervenire? La direttiva europea Brrd prevede anche l'intervento dello Stato, ma solo a particolari condizioni. La mano pubblica può scattare quando, in caso di dissesto, esaurita la possibilità di un intervento privato, la liquidazione dell'istituto bancario costituisce un rischio per la tenuta del sistema creditizio del Paese ***

SCENARIO BANCHE 40 Giorno - Carlino - Nazione 12-dic-2016

Il commento - Bufale Bce a orologeria art UN 'INCIDENTE' che è costato miliardi. Venerdì mattina si è sparsa la voce, via agenzie di stampa, che la sorveglianza bancaria della Bce avrebbe negato a Mps il rinvio (da fine dicembre a gennaio) del termine per chiudere l'aumento di capitale che dovrebbe salvare la banca. Immediato crollo di oltre il 10% delle quotazioni in Borsa. A fine giornata, arriva il comunicato del cda di Mps: nulla sappiamo, nulla ci ha detto la sorveglianza Bce, andiamo avanti per la nostra strada. Infine si viene a sapere che, all'ente diretto dalla francese Danièle Nouy, servirà qualche giorno per decidere. Non è la prima volta. A inizio anno, la voce che era corsa riguardava ispezioni della sorveglianza europea su alcune banche italiane e la probabile emissione di regole, iù severe sui crediti inesigibil Disastro borsistico, ovviamente. Solo più tardi, la Bce fece sapere che le ispezioni erano standard e che le norme sui crediti inesigibili sarebbero rimaste quelle. Insomma, era una bufala. Viene naturale protestare per queste fughe di notizie (in realtà, due bufale, anche se sulla seconda permane un punto interrogativo). Draghi ha provato a spiegare che la Bce non può rincorrere tutte le indiscrezioni di mercato per smentire o negare, soprattutto quando la pratica è in corso. Non è il suo stile e, forse, sarebbe anche sbagliato. Qualcosa, però, va cambiato. Intanto la Bce dovrebbe lavorare con misure di sicurezza maggiori. Poi, di fronte a notizie chiaramente false (a mercati aperti poi) dovrebbe imparare a di ondere subito precisazioni u sciali, per evitare choc sui mercati. Ma il problema vero sono le banche italiane, così chiacchierate che anche un'indiscrezione sul meno attendibile giornale albanese è in grado di scuoterne le quotazioni. E questo non da oggi. Sono mesi che il loro valore di borsa scende del 14% per risalire il giorno dopo, e quindi ricrollare di nuovo. ll tutto sulla base di indiscrezioni, a volte un po' vere, spesso molto false. Se non vengono risanate una volta per tutte, i balletti di borsa continueranno. ***

SCENARIO BANCHE 41 Giorno - Carlino - Nazione 12-dic-2016

Per le banche un decreto da 15 miliardi - Decreto unico per le banche in crisi art Maxi-prestito statale da 15 miliardi

ROMA UFFICIALMENTE, del decreto salva-Mps', si sono perse perfino le tracce. Non c'è mai stato, arrivano a sottolineare fonti bene informate del ministero dell'Economia. L'unica soluzione in campo, dunque, resta quella dei capitali privati, col rilancio dell'operazione ricapitalizz2zione. Ma, dietro le quinte, i tecnici di via XX Settembre continuano a lavorare a tutto campo con l'obiettivo di creare un ombrello protettivo nel caso in cui dal mercato arrivasse l'ennesima risposta negativa. Nelle ultime ore, è tornata a prendere quota l'idea di un provvedimento di sistema, in grado non solo di disinnescare la mina Monte-paschi, ma anche quella degli altri sette istituti che si troverebbero in difficoltà a causa dell'alto livello dei crediti in sofferenze e del basso livello di indici di patrimonializzazione. L'intervento si tradurrebbe, in sostanza, in un prestito, garantito dallo Stato, del valore di circa 15 miliardi di euro, da restituire con interessi contenuti e con rate prolungate nel tempo. L'operazione eviterebbe al Tesoro di incorrere nelle clausole del bail in (la direttiva che impone anche ai sottoscrittori di bond e ai correntisti più ricchi di concorrere al risanamento degli istituti) ma solo ad una condizione: dimostrare che la crisi di Mps avrebbe un effetto sistemico tale da compromettere la solidità e la tenuta della finanza italiana se non, addirittura, di quella europea. L'EVENTUALE provvedimento di sostegno del sistema bancario avrebbe, poi, anche un altro effetto positivo: quello di evitare che un decreto ad hoc per il Monte dei Paschi possa rappresentare un precedente utilizzabile per tutti gli altri istituti in difficoltà: in questo caso i costi sarebbero difficilmente prevedibili. Un decreto di sistema metterebbe tutte le banche sullo stesso piano, allontanando l'ipotesi di un ritorno alle nazionalizzazioni (che incontra forti resistenze nel Pd), ed evitando brutte sorprese per il popolo dei piccoli risparmiatori. Naturalmente, la strada del maxi-decreto resta tutta in salita. Anche perché il prestito avrebbe un effetto diretto sul debito pubblico. Anche per questo, sullo sfondo, restano altre ipotesi. Come quella di un provvedimento light, da approvare in tempi rapidissimi, che prevede la cessione di 27,7 miliardi di crediti in sofferenza del Monte Paschi e la creazione di una good bank con un aumento di capitale di 5 miliardi. IN QUESTO CASO ci sarebbe solo una generica dichiarazione di intenti sulla volontà dello Stato di intervenire direttamente nel patrimonio della banca. Il provvedimento potrebbe anche introdurre la conversione di bond della clientela retail non ancora trasformati in azioni, con una rete di salvataggio pubblica per evitare che i costi dell'operazione siano scaricati sui piccoli risparmiatori. Molto dipenderà, a questo punto, dalla reazione dei mercati alle decisioni assunte dal cda di Mps. E, soprattutto, dalle mosse della Bce che, fra domani e mercoledì, dovrebbe ufficializzare lo stop alla richiesta di proroga di venti giorni alla ricapitalizi zione dell'istituto. Un calendario molto serrato che impone al nuovo governo di muoversi in fretta, dando segnali molto chiari agli operatori finanziari. Per evitare una crisi dalle conseguenze che nessuno, oggi, è in grado di prevedere.

SCENARIO BANCHE 42 Giorno - Carlino - Nazione 12-dic-2016

Unicredit cede Pioneer ad Amundi L'accordo vale quattro miliardi art È FATTA. Dopo la freschissima cessione della polacca Bank Pekao, anche l'altra grande trattativa avviata dal gruppo Unicredit — quella per cedere Pioneer Investments ai francesi di Amundi — è andata a buon fine. Il polo del risparmio gestito di Piazza Gae Au-lenti passa di mano per 4 miliardi, cifra comprensiva anche di un dividendo straordinario. La trattativa, dopo l'esclusione di Poste Italiane, era in scadenza il 13 e ha subito un'accelerazione nel corso del week end. LA CESSIONE di Pioneer, così come quella del 32,8% di Pekao che ha fruttato a Unicredit 2,4 miliardi di euro, va nella direzione di migliorare il capitale della banca. La dismissione del 32,8% dell'istituto polacco avrà un impatto positivo sul Ceti Ratio di Piazza Gae Aulenti di circa 55 punti base al 30 settembre 2016, mentre la vendita della partecipazione residua in Pekao del 7,3% tramite certificati garantiti da pegno sulle azioni di Pekao, genera una ricaduta positiva sul capitale alla data della loro scadenza. Si tratta della quarta operazione di revisione strategica condotta dall'ad della banca Jean Pierre Mustier: oggi il cda Unicredit approverà poi la manovra complessiva comprendente un rafforzamento patrimoniale dell' ordine di 13 miliardi da presentare domani a Londra. Nel piano è inclusa anche la cartolarizzazione di 20 miliardi di crediti deteriorati. Visto l'importo significativo dell'operazione Pioneer resta da capire come Amundi, controllata dal Crédit Agricole, affronterà l'acquisizione. Secondo il Finan-cial Times l'operatore transalpino avrebbe intenzione di vendere azioni tra 1,5 e 2 miliardi di euro a sostegno dell'acquisto della società del risparmio gestito. L'aumento di capitale di Amundi, da lanciare a inizio 2017, potrebbe portare a una riduzione dell'attuale quota del 75,4% detenuta da Crédit Agricole nella controllata (la banca francese non avrebbe infatti ancora deciso se partecipare alla ricapitalizzazione). Se l'operazione seguirà questo copione Amundi, che non ha debito, dovrebbe utilizzare la maggior parte degli 1,5 miliardi cash per finanziare l'acquisizione. Si tratta del più grande shopping messo a segno da Amundi dal 2010 ad oggi. Con l'integrazione di Pioneer, l'operatore transalpino si colloca al terzo posto tra gli asset manager europei, dietro Allianz ed Axa, e davanti a , Bnp Paribas e Ubs. Nel frattempo Unicredit sta per finalizzare un accordo con Pimco, Gwm e Finance Roma per la gestione di un portafoglio di crediti immobiliari annunciata nel 2015: in totale si tratta di 1,3 miliardi di euro.

SCENARIO BANCHE 43 Il Fatto Quotidiano 12-dic-2016

Il Montepaschi all'ultimissima spiaggia per scongiurare la nazionalizzazione art Il vertice di Mps, nominato dal governo Renzi in ossequio ai desideri di Jp Morgan, si ostina a perseguire il risanamento privato, che per la banca d'affari americana e la sua spalla italiana, Mediobanca, vale ben 480 milioni di commissioni, quasi quanto l'intero valore della banca in Borsa. Il consiglio di amministrazione di Mps ieri è stato al lavoro a Milano fino a tarda sera. La vigilanza Bce non ha concesso una proroga fino al 20 gennaio, vuol dire che l'iniezione di capitale da 5 miliardi va chiusa entro fine anno. È l'ultimo tentativo dell'amministratore delegato Marco Morelli per evitare la nazionalizzazione dell'istituto. L'IDEA su cui ha lavorato il board, presieduto da Alessandro Falciai, uno dei principali azionisti dell'istituto senese (ma restio a sottoscrivere il nuovo aumento) è la riapertura dell'offerta di scambio tra bond subordinati e azioni per quei sottoscrittori che a novembre sono praticamente stati esclusi dalla Consob per incompatibilità del profilo di rischio. Da notare che la Consob non aveva avuto niente da eccepire quando, nel 2008, a 40 mila di loro sono state sbolognate obbligazioni subordinate super rischiose, in tagli da mille euro. In queste ore si sta cercando un nuovo accordo con la Bce e la Consob, che dovrebbe stavolta derogare alle norme Mifid che regolano la raccolta del risparmio. L'APPORTO delle nuove conversioni potrebbe arrivare a due miliardi, da sommare al miliardo che ha aderito alla prima conversione (di cui 420 milioni di Generali). Con questa base garantita dovrebbe, secondo fonti vicine al dossier, tornare in pista il fondo sovrano del Qatar, il cui contributo era stato stimato in un miliardo. A quel punto non sarebbe difficile per le banche del consorzio di garanzia trovare il miliardo rimanente per arrivare alla cifra di 5 miliardi che servono per la messa in sicurezza del Monte. Secondo una fonte vicina al Consiglio di Mps: "L'incarico a Paolo Gentiloni, e quindi a breve un nuovo governo, ci dà fiducia sulla possibilità di perfezionare il nostro piano." In realtà, si tratta di un progetto a tappe forzate pieno di incognite. In caso di insuccesso dell'operazione di mercato sarebbe comunque pronto un decreto del governo per l'intervento pubblico. In una fase tanto delicata, quello che manca è proprio il nuovo governo. L'intervento pubblico potrebbe avere diverse modalità: dalla garanzia del Tesoro per coprire ciò che il mercato non riuscirà a colmare, all'intervento diretto nel capitale della banca. In ogni caso è difficile che si riesca ad evitare il burden sharing, vale a dire il coinvolgimento forzato di azionisti e obbligazionisti. A questi ultimi, in caso di conversione forzata, il Tesoro potrebbe rimborsare il controvalore dei titoli consegnati. Fonti autorevoli fanno però notare che la Bce, che fissa i paletti per il risanamento di Siena, potrebbe voler evitare comunque l'intervento pubblico, e decidere che per la messa in sicurezza sono sufficienti le risorse stesse della banca, quindi azzeramento del capitale e conversione forzata in azioni dei bond subordinati, che assommano a un totale di 4,2 miliardi. ADUSBEF e Federconsumatori ieri hanno diffuso una nota in cui si dice che Mps "che doveva essere nazionalizzata nel febbraio 2013, non può essere lasciata alla mercé di avventurieri irresponsabili che giocano sulla pelle di risparmiatori, lavoratori, correntisti. L'azzardo morale e gli errori gravissimi fatti dal precedente governo, devono finire, evitando che governo, Unione europea, Troika e Bce, possano continuare indisturbati ad espropriare i risparmi degli italiani".

SCENARIO BANCHE 44 Libero Quotidiano 12-dic-2016

Commento - Perché non si trovano soldi pubblici anche per le imprese? - Se ci art sono i soldi per Mps perché non per le imprese?

La vicenda Montepaschi è il capolinea della crisi, l'azimut degli errori commessi da Renzi negli anni di governo. È l'idea che tutto si potesse anestetizzare con la retorica e non con l'azione, che il puzzle si sistemasse con l'appoggio di finanzieri amici (Jamie Dimon, l'ex ministro Grilli, Costamagna: tutti legati da relazioni della stessa pasta) piuttosto che con dossier approfonditi e trasparenti. Mps è infine il grumo che include i pasticci ripetuti in nome del salvabanche, una delle curve più pericolose dove s'accartocciò l'esecutivo Renzi-Boschi. Sulle banche il premier dimissionario non si è mai accorto quanto stesse scivolando, sebbene la rabbia dei risparmiatori, l'incapacità di dirigenti strapagati e l'opacità dei nuovi meccanismi finanziari fosserociascuna una spia rossa accesa sul cruscotto. La crisi di Montepaschi era una crisi nota, aggravata da scelte sbagliate: in primis la scommessa su una cordata - quella di JpMorgan con Medio-banca - avvenuta senza la chiarezza di un dibattito pubblico. Aggiungo che l'intera vicenda delle banche e di Mps in particolar modo sono state consumate senza un serioconfronto parlamentare, a conferma del fatto che ormai il parlamento sia tagliato fuori dalle questioni più nevralgiche per il sistema Italia. L'affanno con cui oggi il governo dimissionario arriva è la risultante di azioni sbagliate. L'intervento dello Stato era una opzione tra le più prevedibili; l'assenza di quel confronto politico e pubblico oggi lo rendono una strada a senso unico su cui si potrà impiantare il solito clima di campagna elettorale. Ho letto un tweet della Serracchiani per cui la decisione della Bce sarebbe un effetto indiretto della vittoria del no al referendum: non vedendoci malafede, ci vedo ignoranza. Alla Serracchiani ma soprattutto al governo potrei richiamare alcuni scritti puntuali di colleghi giornalisti terzi; uno su tutti Ferruccio De Bortoli quando scrisse un fondo dal titolo «Un'opaca vicenda bancaria». Lo lessi e lo rilessi. Vi erano tutti gli indizi per capire come sarebbe finito il giallo. Aggiungo - e chiudo - un ulteriore elemento di riflessione. Riguarda lo Stato. Questa vicenda dimostra che lo Stato è il soggetto indispensabile. Dobbiamo però metterci d'accordo su un aspetto: se serve per risanare le banche allora a maggior ragione dev'essere centrale per rilanciare impresa e lavoro, cioè l'economia reale. Abbiamo visto che queste due voci non migliorano se tocca alle banche oliare il sistema. L'economia è bloccata. Le imprese come le banche. Dunque, se vogliamo uno Stato centraleoccorre investire su di esso, in termini di funzionalità, di efficienza e di persone capaci e preparate. E soprattutto di fiducia. Se «nazionalizzare» Mps dev'essere solo il conto da pagare in una complessa partita di giro, significherà che la lezione non è servita a nulla. ***

SCENARIO BANCHE 45 Libero Quotidiano 12-dic-2016

Ora che c'è il governo, Mps non vuol più lo Stato art L'incarico a Paolo Gentiloni rilancia l'ipotesi che il salvataggio di Mps sia a carico del mercato e non dello Stato. Su questa strada, infatti, si è mosso il consiglio d'amministrazione della banca senese che si è svolto ieri a Milano. La scommessa è tutta giocata sulla rapidità con cui il nuovo esecutivo vedrà la luce. I fronti su cui giocare sono due: da una parte Francoforte e dall'altra il Qatar. Il governo in carica, infatti, potrebbe provare a ottenere dalla Bce l'atteso rinvio di venti giorni per l'aumento di capitale. Con gli arabi per convincerli a mettere il miliardo che hanno promesso. La partita con Draghi non è completamente chiusa. La fuga di notizie che annunciava il rifiuto della proroga sui tempi dell'aumento di capitale ha tutte le caratteristiche di una trama in giallo. La decisione è contenuta in un documento riservato cui sta lavorando la Vigilanza guidata da Daniele Nouy. Il parere non sarà definitivo fino alla comunicazione ufficiale attesa per mercoledì. Poi bisognerà aspettare l'ultima parola che spetta al direttivo della Bce guidato da Mario Draghi. Il percorso, dunque, non è ancora concluso ed è molto difficile pensare che la fuga di notizie sia stata frutto di sbadataggine da parte di qualche funzionario dell'Eurotower. Più facile pensare ad una scelta deliberata per mettere gli organi istituzionali di fronte al fatto compiuto. Più difficile adesso per la Nouy e, soprattutto per Draghi concedere la proroga. E allora la domanda è la seguente: chi ha fatto trapelare le anticipazioni? E soprattutto perché? Siamo di fronte ad un atto di guerriglia nei confronti del Presidente della Bce? Come escluderlo. Difficile dimenticare che molti dei problemi che oggi obbligano Mps, a cominciare dall'autorizzazione all'acquisto di Antonveneta, sono nati negli anni in cui Draghi era governatore della Banca d'Italia. Se a Siena si mettesse male a qualcuno potrebbe venire in mente di allungare la memoria fino a quegli anni lontani. È noto che in Germania cresce il malumore nei confronti della politica monetaria di Draghi e a Francoforte i funzionari tedeschi abbondano. Il nuovo governo se entrasse in carica tempestivamente sarebbe una sponda importante per il governatore della Bce e, soprattutto potrebbe dare al Fondo del Qatar le garanzie che cerca per fornire il miliardo che ha promesso. L'ultimo tassello che manca è la Consob. Risulta che molti piccoli risparmiatori non hanno potuto convertire i bond in azioni perché l'operazione non era conforme al loro profilo Mifid. Serve dunque, che Mps ottenga una deroga a fronte della pubblicazione di un nuovo prospetto. Il tempo a disposizione non abbonda ma la campanella dell'ultimo giro non è ancora suonata. A quanto risulta il più deciso a ottenere la soluzione di mercato è il presidente della banca Alessandro Falciai. Nella banca ha investito in maniera piuttosto pesante tanto da essere titolare di una partecipazione di poco inferiore al 2%. Ha dunque più di una ragione per trovare una strada che prescinda dall'intervento pubblico. Per non parlare di Mediobanca e Jp Morgan che in questa partita sono pesantemente coinvolte. Soprattutto la banca americana. Aveva garantito un prestito-ponte di sei miliardi che doveva consentire il traghettamento dell'istituto verso sponde più sicure. Una promessa rimasta sulla carta.

SCENARIO BANCHE 46 Messaggero 12-dic-2016

Good bank, stretta di Ubi si negozia l'offerta finale art ROMA In dirittura d'arrivo l'acquisizione delle tre good bank (Banca Etruria, Cassa Marche, Cassa Chieti) da parte di Ubi banca in un'operazione privata che non dovrebbe, quindi, utilizzare l'eventuale garanzia statale per Mps. Anche ieri i tecnici del Fondo di risoluzione (FdR), assistiti dallo studio Chiomenti e da SocGen, erano allertati sul contratto relativo all'offerta del gruppo bergamasco che potrebbe riunire gli organi giovedì 15, anche se la data potrebbe slittare ai primi giorni della settimana successiva. Nella cornplessa operazione è previsto che tra qualche giorno Atlante consegni la sua offerta per rilevare gli npl delle tre banche-ponte per un valore lordo di 2,3 miliardi: è una delle condizioni poste dal team di Victor Massiah che vuole l'eliminazione di tutte le passività prima del passaggio di controllo delle tre nuove banche. Tra queste passività c'è il finanziamento da 1,4 miliardi concesso dalle good bank alla bad bank Rev per rilevare i 10 miliardi lordi di npl: un pool di istituti guidato da Imi sta predisponendo un bridge a Rev per rimborsare il suo debito. Inoltre ci sono due operazioni immobiliari fatte da Etruria e Marche a condizioni molto onerose protratte per molti anni di cui il Fondo di Risoluzione dovrebbe farsene carico al quale viene chiesta anche una garanzia sul contenzioso in essere nelle tre banche. Per compensare la copertura su tutte le passività (valore totale di qualche miliardo), Ubi vorrebbe utilizzare le dta cioè la trasformazione delle imposte anticipate in credito di imposta delle good bank Il controvalore si aggira sui 500- 600 milioni e avrebbero un impatto sulle tasse che il gruppo bergamasco dovrebbe pagare sugli utili fino al 2021. Prima di trasferire il 100% delle good bank a Ubi al prezzo simbolico di 1 euro, Fdr dovrebbe versare a fondo perduto a titolo di aumento di capitale circa 250 milioni in modo da adeguare gli indici patrimoniali. Etruria, Marche e Chieti dovrebbero essere fuse in Ubi banca in tempi rapidi e comunque entro il 2017. Contestualmente alla richiesta di incorporazione, la banca lombarda dovrà varare una ricapitalizzazione di circa 500 milioni. Dall'operazione resta esclusa Cassa di Ferrara: al momento l'unica soluzione praticabile è l'intervento del Fondo volontario. Ieri intanto, Ubi ha firmato l'accordo con i sindacati su 600 uscite volontarie incentivate nel 2017 a fronte di 200 assunzioni. r. dim.

SCENARIO BANCHE 47 Messaggero 12-dic-2016

Mps, dal cda via alla conversione dei bond-retail - Mps accelera sul piano senza art garanzia di Stato

ROMA Il nuovo governo pronto al giuramento consente al Montepaschi di accelerare lungo il sentiero difficile dell'operazione di mercato, con la riapertura della liability management exercise (Ime), cioè la conversione dei bond retail. La novità delle ultime ore, maturata durante il cda di ieri sera a Milano, è contenuta in una formula concordata con gli uffici della Consob: la banca potrà sollecitare il pubblico risparmio, senza violare la Mifid e quindi l'operazione non dovrebbe attendere l'ok della Commissione trattandosi di un salvataggio. La riapertura potrà avvenire molto presto approfittando del nuovo contesto istituzionale. Alla riapertura della Borsa, oggi Siena si presenta con la volontà di partire con l'operazione privata, messa a punto nel giorno in cui l'incarico a Paolo Gentiloni di formare il nuovo esecutivo che potrebbe insediarsi oggi e quindi potrebbe varare il decreto salva- banche, ricostruisce quella stabilità che lamentavano gli investitori. ANALISI DEI PROFILI Da un'analisi dei profili di rischio dei 40 mila sottoscrittori privati del bond per complessivi 2,4 miliardi emesso nel 2008, risulta che più di 2/3 avrebbero un profilo di rischio compatibile con l'operazione. E proponendo loro di trasformare l'investimento nel bond in azioni, anzi, si tutelano i loro interessi: i nuovi titoli dovrebbero essere emessi a circa 10 cent (contro un prezzo di mercato di 19,5 euro), mentre il valore di mercato delle obbligazioni è più basso. Se tutti come si auspica aderissero, si raccoglierebbe circa 1,9-2 miliardi che si aggiungono al miliardo della conversione dei bond istituzionali. Il consiglio presieduto da Alessandro Falciai è durato oltre cinque ore ed è stato preceduto da un cda informale e da una call tra Marco Morelli, Lazard, JpMorgan, Mediobanca, i legali di Bonelli Erede. Ha deciso di anticipare il blitz con il collocamento-lampo nel tentativo di evitare il salvataggio di Stato, portando a termine il piano JpMorgan o piano A: rafforzamento privato da 5 miliardi entro la fine dell'anno preceduto dalla vendita di 27,7 miliardi di npl a un veicolo di Atlante resa possibile da un bridge di 5 miliardi concesso da JpMorgan e altri istituti. L'integrazione del piano con la riapertura dei termini della conversione volontaria dei bond retail, sarebbe stata comunicata dal cda per iscritto alla Bce perchè è una modifica del progetto che non dovrebbe però suscitare perplessità da parte dei Vigilanti europei in quanto resta invariata la sostanza, compresa la data del 31 dicembre per il completamento dell'operazione. Le otto banche dell'ex consorzio di pre underwriting guidate da JpMorgan e Mediobanca riapriranno il market bookbuildingcioè la raccolta delle prenotazioni degli investitori che due settimane fa avevano espresso interesse a condizione che ritorni la stabilità. A questo fine, gli istituti assistiti da Clifford Chance, stanno definendo un nuovo accordo con Montepaschi sulla base di un best effort cioè l'impegno a fare tutto il possibile per la buona riuscita del collocamento E a questo punto il fondo del Qatar (Qia) dovrebbe confermare l'investimento di circa un miliardo, come ha ribadito qualche giorno fa a JpMorgan. IL LANCIO La mossa concordata aggira anche l'ostacolo della mancata comunicazione del no della Vigilanza europea alla richiesta di proroga di 20 giorni dei termini. E di-fronte alla fuga di notizie avvenuta giovedì 8 a mercati aperti e mentre il Supervisory board era in corso, ha aperto un'inchiesta. L'ufficializzazione del verdetto avviene con il rito del silenzio-assenso legato al parere del Consiglio dei governatori presieduto da Mario Draghi: quest'ultimo non può esprimersi nel merito ma nel metodo restituendo la draft decision, cioè la bozza di decisione, al mittente. A questo punto quindi, il collocamento potrebbe partire in settimana. Rosario Dimito RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO BANCHE 48 Repubblica 12-dic-2016

Il retroscena - Montepaschi ecco la strategia del Tesoro: "Ancora una settimana art per l'aumento" - Montepaschi, il piano del Tesoro "Un'altra settimana per l'aumento"

ROMA. Il ministero dell'Economia è pronto a concedere un'altra settimana a Monte dei Paschi di Siena per portare a termine il suo aumento di capitale sul mercato, ma in caso di fallimento il Tesoro si prepara a ricapitalizzare direttamente la banca, a fronte di una conversione dei bond subordinati in azioni. Il piano, descritto da fonti del Tesoro, prevede anche l'ipotesi di uno scudo per proteggere la banca senese da eventuali crisi di liquidità, che al momento vengono comunque giudicate improbabili. Questa rete di sicurezza, concordata con la Commissione Europea subito dopo il referendum che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Ue, consente al governo di garantire emissioni di bond bancari fino a 150 miliardi di euro, dietro pagamento di una commissione, in caso di gravi turbolenza sui mercati. 11 consiglio di amministrazione di Mps proverà da oggi a rilanciare il piano di salvataggio privato, estendendo l'offerta volontaria di conversione delle obbligazioni subordinate in azioni anche agli investitori al dettaglio. La speranza è quella di trovare così quasi 3 miliardi di capitale, a fronte dei 5 richiesti dalla Banca Centrale Europea. Questo schema permetterebbe di dover cercare solo due miliardi sul mercato, a fronte di un tentativo iniziale per circa il doppio. L'entusiasmo degli investitori, già molto tiepido a causa della bassa redditività del Monte, si è ulteriormente raffreddato dopo la crisi di governo a seguito del referendum costituzionale. Il coinvolgimento degli obbligazionisti retail non è però scontato a causa della discrepanza fra il loro profilo di rischio e quello, più alto, dell'operazione. Nei mesi scorsi, la Consob si era mossa perché la conversione di bond subordinati in azioni fosse riservata agli investitori istituzionali, per cercare di tutelare i risparmiatori meno sofisticati. Una possibile soluzione al vaglio dell'autorità di vigilanza è quella di riaprire i termini dell'operazione definendola meno rischiosa di quanto ritenuto in passato e dunque compatibile con il profilo di rischio degli investitori retail. Il ragionamento fatto alla Consob è che poiché le obbligazioni subordinate sono comunque destinate in caso di salvataggio pubblico ad essere convertite in azioni, la differenza tra le due classi di titoli è oggi meno evidente. Questo piano eviterebbe l'alternativa di chiedere il consenso per modificare i profili di rischio ai circa 40 mila investitori retail coinvolti, un'ipotesi poco realistica visti i tempi strettissimi dell'operazione. Il Mef non prevede di partecipare a operazioni "ibride", per esempio garantendo l'inoptato dell'aumento di capitale. Piuttosto, in caso di fallimento dell'operazione di mercato, il Tesoro è pronto a procedere con la cosiddetta "ricapitalizzazione preventiva" di Mps, un percorso che permette di evitare il coinvolgimento degli obbligazionisti ordinari. Lo strumento previsto non è quello dell'acquisto dei bond subordinati dagli investitori a cui avrebbe fatto seguito la conversione in azioni, che era stato anticipato da alcune agenzie di stampa. Il Mef è invece orientato verso una conversione forzosa degli obbligazionisti junior. Quasi certamente questo non preserverà il valore nominale dei bond e farà dunque incorrere gli investitori in perdite secondo il principio sancito dalle norme europee del "burden sharing". Il capitale che risulterà necessario sarà fornito poi direttamente dallo Stato. Solo in seguito gli azionisti retail potranno accedere a schemi di ristoro sulla falsa riga di quelli concordati con Bruxelles a seguito del salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. La loro generosità dipenderà da negoziazioni con la Commissione, ma un criterio che dovrebbe essere adottato è quello di offrire rimborsi meno generosi a chi abbia ricevuto interessi sui bond subordinati più generosi e per più tempo. La preoccupazione principale per questa settimana non sembra essere tanto l'andamento delle azioni di Mps in borsa, quanto il livello di liquidità della banca. Da questo punto di vista è ritenuta molto incoraggiante la resilienza della platea di correntisti Mps, che il Mef interpreta come un segnale che i risparmiatori sono consapevoli della presenza dello Stato a tutela dei loro soldi. Tuttavia, in caso di emergenza, il Tesoro ha pronta la rete di emergenza concordata in estate con l'Ue. La garanzia statale permetterebbe a Mps di finanziarsi sul mercato e di ottenere comunque collaterale di qualità sufficiente per accedere alla liquidità della Banca Centrale Europea. Il Mef non prevede al momento di dover intervenire sulle altre banche in difficoltà, come ad esempio Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. La speranza è che la ricapitalizzazione di Mps, insieme alla creazione in queste ore di un nuovo governo, aiuti a creare le condizioni per trovare eventuale nuovo capitale sul mercato. In caso

SCENARIO BANCHE 49 contrario, lo Stato è pronto a intervenire — successivamente, però, all'intervento su Mps.

SCENARIO BANCHE 50 Repubblica 12-dic-2016

Siena gioca l'ultima carta sul mercato ma il consorzio di garanzia non c'è più art MILANO. Forse è accanimento terapeutico, e scarico di ogni responsabilità futura: ma l'ennesimo cda del Monte dei Paschi, di oltre cinque ore, ha deciso di «riaprire la proposta di conversione dei bond subordinati in azioni» per ampliare la ricerca sul mercato dei 5 miliardi necessari a salvare la banca entro dicembre. Il tempo è pochissimo e le condizioni sempre più impervie: ieri si è sciolto il consorzio di garanzia delle banche d'affari guidate da Jp Morgan e da Mediobanca. Troppo alto il rischio di accollarsi 2,5 miliardi almeno in azioni senesi da vendere; e nei contratti le banche avevano scritto che a «soggettivo e insindacabile giudizio» potevano sfilarsi. Lo hanno fatto ieri sostenendo che non vedono sufficiente domanda sul mercato. Dopo cinque mesi e centinaia di sondaggi, infatti, solo il fondo sovrano del Qatar sembra rimasto in trattativa per investire circa un miliardo. «Il Qatar è della partita ed è disposto a metterci le cifre che scrivono i giornali», ha detto un consigliere. Restano però da trovare gli altri 4 miliardi. Il primo passo del nuovo piano cercherà di ampliare la platea degli obbligazionisti subordinati interessati a diventare azionisti. Da una parte ci sono approfondimenti fiscali per includere il bond Fresh da 300 milioni, in mano a un pugno di fondi speculativi. Dall'altra Mps negozia con la Consob l'estensione dello scambio volontario ai 40mila clienti che nel 2008 comprarono in tagli da 1.000 euro 2,1 miliardi di bond scadenza 2018. Erano già inclusi nello scambio del dicembre ( chiuso con adesioni complessive per 1,05 miliardi su 4,3 in circolazione); ma il veto Consob aveva precluso al 90% di essi di partecipare, avendo profili di rischio Mifid troppo bassi. Avevano aderito solo clienti istituzionali, anche se diversi correntisti avevano chiesto in filiale di patella fare. Ora con uno scarico di responsabilità forse li si potrà incentivare a diventare soci ( dopotutto quel bond quota attorno a 54, e sarebbe concambiato in azioni a 100). La Consob ha chiesto più documentazione, per cui serviranno preziosi giorni: ma tra mercoledì e giovedì l'offerta ampliata dovrebbe partire, e portare - stimano fonti finanziarie - un altro mezzo miliardo in più. Da lunedì prossimo rimarrebbero, in ogni caso, circa 2,5 miliardi da trovare sul mercato. Su quest'ultima tranche ieri le otto banche d'affari si sono dette disponibili a un collocamento privato, da realizzare nella settimana di Natale. Se quelle azioni non fossero comprate in Borsa, scatterebbe probabilmente la garanzia del Tesoro sull'inoptato, e la parallela conversione forzosa dei subordinati Mps. ***

SCENARIO BANCHE 51 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Banche, da Antonveneta a Etruria una valanga costata 130 miliardi - Banche, un art flop da 130 miliardi

Se ne usciremo senza traumi soverchi sarà un miracolo. Non solo per le dimensioni, ma per la catena impressionante di errori commessi da banchieri e bancari, vigilanti e regolatori, governanti e legislatori, e perché in Italia le banche sono al centro di tutto. Dei sistemi di potere e della vita economica del paese. Le dimensioni della crisi bancaria italiana sono importanti e si possono calcolare in tanti modi: i buchi lasciati nelle tasche degli azionisti da Veneto Banca e Popolare di Vicenza, Carige e Mps, Popolare Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, più il costo sostenuto dal sistema bancario italiano per finanziare il Fondo Atlante e salvare le prime due, e quello impiegato per evitare il fallimento delle ultime quattro. A larghe spanne, includendo i passati aumenti di capitale del Monte Paschi siamo intorno a 30 miliardi di euro. Poi ci sono gli accantonamenti a fronte delle sofferenze che le banche hanno in portafoglio che negli ultimi anni sono stati assai rilevanti, e che possiamo approssimativamente valutare in 80 miliardi. Poco più di un centinaio di miliardi in tutto quindi, ai quali dovremo aggiungere gli aumenti di capitale prossimi di Mps, delle banche medie su elencate, di quelle piccole del credito cooperativo e del colosso Uni-credit, probabilmente ancora 20-25 miliardi. Dopodiché, forse, potremmo considerare risanato il sistema bancario italiano e la crisi alle spalle. I conti degli altri. Questi malcontati 130 miliardi sono tanti, ma non tantissimi se confrontati non agli oltre 3 mila miliardi di dollari di sostegni pubblici che sono stati necessari per tenere in piedi tra il 2007 e il 2013 gli istituti finanziari americani, ma ai più vicini 242 miliardi del Belgio, 170 della Francia, 445 della Germania, oltre mille e duecento del Regno Unito, 260 dell'Irlanda, 168 dell'Olanda e 267 della Spagna (con in giro per l'Europa un bel corredo di sei banche nazionalizzate, quattro in amministrazione controllata, due in liquidazione e due in bancarotta). Anche perché, come è stato più volte spiegato, al contrario di quasi tutti gli altri paesi, i nostri buchi non sono tanto da cattiva finanza quanto da cattiva economia e da cattiva banca. La Banca d'Italia ha calcolato in un suo interessante studio che senza le due recessioni alla fine del 2015le sofferenze bancarie italiane sui prestiti alle imprese non finanziarie sarebbero ammontate a 52 miliardi invece che a 143. La recessione quindi ha il peso maggiore. La cattiva banca però ci ha messo del suo. E non solo nel non aver esercitato la necessaria prudenza nell'erogazione del credito. Tanto vero che la magistratura si sta occupando dei vertici di praticamente tutte le banche nelle quali la crisi è stata più acuta. L'inizio della valanga. Gli errori di molti banchieri sono stati gestionali in tanti casi e strategici in altri. Se volessimo trovare un punto al quale appendere il quadro dell'intera vicenda, il padre di tutti gli errori, quello che indebolendo drammaticamente la terza banca del paese ha dato alla crisi un rilievo sistemico, ebbene quel chiodo è stato l'acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Un acquisto superpagato, strategicamente poco giustificato, incauto e intempestivo, essendo stato concluso a fine marzo del 2008 quando la crisi che sarebbe esplosa con il crack della Lehman Brothers aveva già dato ampi segnali. Il rapporto tra il potente Santander venditore e il provinciale Montepaschi compratore si è concretizzato nell'affare del secolo per il gruppo spagnolo, che si liberò a un prezzo da sogno di una banca periferica e fragilissima, e in un baratro senza fine per il Monte e per i suoi azionisti, che si indebitarono non solo per pagare l'assurdo prezzo (9 miliardi, accettato senza neanche una due dili ence sui conti di Antonveneta) ma anche per rifornire di liquidità la banca appena acquistata, che campava su quella che le fornivano le tasche profonde del Santander. Se quell'acquisto non ci fosse stato la doppia recessione avrebbe comunque avuto i suoi effetti e la malagestione avrebbe comunque piegato Ca-rige, Etruria e c e le due venete, ma non ci sarebbe stato il rischio sistemico che la dimensione del Monte comporta. E assai caro il prezzo che paghiamo all'ambizione di Mussai, che guidava Mps all'epoca, la cecità dei consiglieri di amministrazione, la miopia della Fondazione Mps che si fece sedurre dai sogni di grandezza (sedotta e abbandonata in miseria, come spesso accade). E anche la scarsa incisività della vigilanza, che forse non aveva poteri e strumenti, ma che quel baratro non vide e non riuscì a impedire. La geografia. Se poi dopo il chiodo vogliamo cercare un luogo, un territorio dove questa crisi bancaria ha dato il meglio di sé, il Veneto sembra non avere concorrenti. Se si guardano le tante vicende con un'ottica geografica si scopre che le tappe, da quelle parti, sono davvero numerose. La prima è proprio l'Antonveneta di cui sopra, magica creazione di Silvano

SCENARIO BANCHE 52 Pontello, banchiere di un'altra epoca ma di modernissima spregiudicatezza, oggetto di quel tentativo di scalata targato Fiorani (Popolare di Lodi) e Consorte () poi sfociato in Bancopoli; acquistata da ABN Amro e poi dopo il quasi fallimento di quest'ultima transitata dal Santander e infine diventata il pozzo senza fondo di Mps. La seconda tappa è il calvario della Popolare di Verona, piegata dalla sua distrazione sugli affari di Faenza nella controllata Italease, e che solo dopo la cura ostinata di Pier Francesco Saviotti sembrerebbe aver infine ritrovato una qualche serenità tra le braccia della Popolare di Milano. Il risanamento di Verona non fa in tempo a partire che scoppiano i bubboni della Popolare di Vicenza di Zonin e Sorato e della Veneto Banca guidata a Montebelluna dal molto dinamico Consoli. Quattro banche, le più importanti di una delle regioni più ricche d'Italia. E difficile trovare il filo che le accomuna se non quella miscela di localismo e ambizione, che quando si superano certe dimensioni dimostra tutti i suoi limiti di visione e di esecuzione, di professionalità e di valori, che l'intreccio di poteri e interessi rende angusti e spesso tremendamente opachi. Forse a un certo punto, circondati da ricchi industriali omaggianti ci si sente di poter fare qualsiasi cosa. Oppure all'ombra del campanile non ci si rende conto che il mondo cambia e che cose che forse in qualche misura si sono sempre fatte, non si possono fare più. In Veneto i limiti di quel modo di essere classe dirigente si sono visti molto, e i veneti lo hanno pagato a prezzo carissimo. Anche lì però, forse non avevano i poteri né gli strumenti, ma le autorità di vigilanza non hanno visto nè previsto, e forse un errore, di norme o di applicazione delle norme, di gestione o di visione ci deve essere stato. Il governo e il bail in. Se dopo il chiodo e il territorio vogliamo cercare il meccanismo, il marchingegno fatale, allora dobbiamo fare un viaggio in tre tappe, tra Roma, Bruxelles e Francoforte per capire cosa c'era prima e cosa c'è dopo il bail in e come è stato possibile cadere senza difese in un trappola davanti alla quale c'era scritto: attenzione, trappola. Dovunque le banche raramente falliscono, in Italia non falliscono mai. I soldi messi in banca, depositi o obbligazioni che siano sono messi in banca, zero rischi. Con questa idea in testa le banche hanno venduto e i risparmiatori comprato obbligazioni che hanno una quota maggiore di rischio, peraltro ben evidenziato dal generoso rendimento. Un rischio teorico però al momento in cui quei titoli sono stati venduti, perchè in Italia le banche non falliscono e ancora non c'era la normativa europea sul bail in. Senonchè quella normativa a un certo punto arriva, l'Italia l'accetta e la approva. Timidamente sostiene che la nuova normativa, che in caso di dissesto bancario chiama in causa anche le obbligazioni subordinate e i depositi per la quota eccedente 100 mila euro, non dovrebbe essere applicata alle obbligazioni subordinate collocate prima della sua emanazione. Le rispondono che qualcuno la responsabilità per quelle subordinate se le deve prendere, se non saranno gli obbligazionisti allora deve essere il Tesoro. Erano i tempi del governo Monti e il Tesoro preoccupandosi del difficile presente non pensò al futuro e rispose picche. La normativa ha effetto retroattivo e il governo italiano si è legato le mani. Per intervenire sui quei titoli, come si appresta a fare, deve chiedere il permesso e accettare condizioni, il che rende ancora più difficile mettere rapidamente la parola fine a questa crisi bancaria e alla catena degli errori che l'hanno resa così lunga e costosa. Abbiamo fatto con le banche italiane quello che l'Europa ha fatto con la Grecia: allungato i tempi, aumentato i problemi (di quanto sarebbe cresciuto il pil se avessimo affrontato la questione nel 2013?) e aumentato anche i costi. Complimenti.

SCENARIO BANCHE 53 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Le tasche piene e i conti vuoti art Gianni Zonin non ha saputo resistere. Inseguito dal cda della Banca popolare di Vicenza (di cui è stato presidente e padrone per un ventennio) che gli ha chiesto conto del disastro finanziario dell'istituto, è passato al contrattacco. E con un atto di citazione al tribunale delle imprese di Venezia ha chiesto che sia una sola sede giudiziaria a unificare le varie inchieste sul suo operato, quelle aperte da Consob, Bankitalia e Procura della Repubblica di Vicenza. Le colpe, secondo Zonin, vanno ricercate nell'ex direttore generale Samuele Sorato e nel suo vice Emanuele Giustini. La mossa di Zonin è l'ennesima dimostrazione della sfrontatezza di molti banchieri e manager, che con il loro operato disattento, disinvolto o addirittura illegale hanno messo al tappeto istituti di credito, risparmiatori e correntisti, pensando di uscire sempre impuniti dalle conseguenze del loro operato e - soprattutto - in ogni caso con le tasche piene, usando porte girevoli che dispensano denaro a pioggia. Tanti gli esempi. Sorato, ora accusato da Zonin e già nel mirino del nuovo cda per i danni causati, ha lasciato Vicenza con una buonuscita vicina ai 5 milioni di euro. Non male per chi ha provocato un crac da altre 8 miliardi di euro. La cosa deve aver dato fastidio a Vincenzo Consoli, che è uscito da Veneto Banca dopo aver contribuito al buco di 6,5 miliardi. Consoli ha ricevuto 1,8 milioni a titolo di corrispettivo per il patto di non concorrenza (pari a due annualità di stipendio), 900 mila euro a titolo transattivo, 761 mila a titolo di penale per anticipata risoluzione e 189 mila a titolo di indennità sostitutiva. Poco - a suo giudizio - rispetto a Sorato. E così ha fatto causa alla banca per ottenere altri 3,6 milioni di buonuscita. Consoli è stato arrestato dalla Guardia di Finanza il 2 agosto scorso, con le accuse di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Altri manager, non coinvolti come Consoli, Zonin o Sorato in pesanti contenziosi o vicende giudiziarie, hanno comunque fatto parlare di se per ricchi emolumenti a fronte di risultati non brillanti o di operazioni non portate a termine. Francesco Iorio, subentrato a Sorato nel giugno 2015, ha lasciato nei giorni scorsi l'incarico di amministratore delegato non condividendo le linee guida dell'ipotizzata fusione tra Veneto Banca e il suo istituto. In base agli accordi economici raggiunti a suo tempo con Zonin andrà via dopo aver accumulato in poco più di un anno compensi superiori a 7 milioni di euro. In passato Antonio Vigni ha lasciato il Monte dei Paschi nel 2012 ad Alessandro Profumo con una buonuscita da 4 milioni. Mentre a Federico Ghizzoni la lunga militanza in Unicredit prima di cedere lo scettro a Jean Pierre Mustier ha fruttato 10 milioni. Perla cronaca, il Monte ora boccheggia in cerca di un aumento di capitale da 5 miliardi. A Unicredit addirittura ne servono 13. ***

SCENARIO BANCHE 54 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Il commento - Attenti al diavolo che vive nei caveau art La crisi del sistema bancario è la questione più urgente che affligge l'economia italiana. La crescita fiacca, la disoccupazione, l'inefficienza della pubblica amministrazione sono mali importanti, ma se non si riesce a stabilizzare il sistema del credito sono tutti destinati ad aggravarsi. Se rivisitiamo la nostra storia recente è altresì facile accorgersi che la grandi perdite delle nostre banche e il macigno di crediti deteriorati che si portano appresso derivano da fattori economici come la recessione, che ha colpito l'Italia più duramente di altri paesi, l'impossibilità per il governo di intervenire nel capitale delle banche negli anni passati per il nostro alto debito pubblico. E soprattutto la cattiva governance di molti istituti di credito. Se esaminiamo le 8 banche che il Financial Times aveva definito a rischio in caso di vittoria del "No" al referendum, scopriamo che i loro guai originano da un pessimo governo societario. MPS, Carige, Cari-Ferrara, CariChieti, Banca Etruria, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Banca Marche: tutte banche popolari o di proprietà di fondazioni bancarie, tutte vittime di frodi (nei loro confronti e degli investitori) o investimenti sballati in assenza di vigorosi controlli da parte o delle funzioni interne o del consiglio di amministrazione. Già dal 2013 è in vigore una direttiva europea (n. 36, la cosiddetta CRI) IV) che affronta questi problemi e ora l'Autorità Bancaria Europea (EBA l'acronimo inglese) ha emanato una bozza di Linee Guida sulla governance delle banche (e un'altra sui requisiti dei consiglieri di amministrazione). Tali proposte sono aperte ai commenti di chi è interessato e quindi è bene che pure in Italia si raccolgano suggerimenti e integrazioni, visto che i più bancocentrici siamo noi e quindi anche i più interessati a normative sensate. Bisogna dire che molto di quanto contenuto nella bozza EBA sulla governance fa già parte dell'ordinamento giuridico italiano. L'impianto è molto semplice: si distinguono all'interno del consiglio di amministrazione i consiglieri esecutivi da quelli non esecutivi (con l'ulteriore sotto categoria degli indipendenti) che esercitano una funzione di stimolo costruttivo e supervisione nei confronti dei manager. Ma non basta: le banche devono avere una struttura interna di controlli basata sulla triade della conformità normativa (compliance), gestione del rischio (risk management) e revisione interna (internal audit) che curi il rispetto della legge, delle procedure interne e del cosiddetto "appetito di rischio" deciso da ogni banca. Si tratta dei limiti di rischio che una banca stabilisce rispetto alle proprie attività e che devono essere scrupolosamente rispettati. Il consiglio di amministrazione è il responsabile per l'attuazione dei meccanismi di governance interna che assicurino la prudente ed effettiva gestione della banca e a questo scopo definisce anche la cultura aziendale sia da un punto di vista della condotta etica che di assunzione del rischio. Per una maggiore efficacia della sua azione il CdA si articola in comitati, presieduti da un amministratore indipendente, che si occupano di remunerazioni, controlli interni, rischio e nomine. Tutto bene e, andando più nel dettaglio (le Linee Guida si compongono di ben 202 paragrafi e varie appendici), si trovano delle specificazioni di questa struttura dei controlli già grosso modo presente nelle banche italiane. Alcune osservazioni sono tuttavia utili. La prima è che, quasi di sfuggita, l'EBA sembra suggerire uno stile di management più collegiale. Parlando degli amministratori esecutivi specifica infatti che il processo decisionale "non dovrebbe essere dominato da un solo membro o da un piccolo gruppo di membri". La frase è ambigua perché sembra presupporre che vi sia sempre un comitato esecutivo nelle banche (cosa non vera) e va un po' in contrasto con le raccomandazioni di non avere, ad esempio, un amministratore delegato e un direttore generale se non quando necessario. Sarà bene chiarire cosa l'EBA intende, perché potrebbe trattarsi di una notevole inversione di approccio rispetto ad oggi. Sotto un altro profilo, gli amministratori non esecutivi hanno una quantità di funzioni tali - rapporti da esaminare, interazioni con lo staff della banca, partecipazione ai comitati che in certi casi vengono pure sovrapposti (quello remunerazioni con il comitato rischi per certe decisioni) - che si rischia di fame, soprattutto se presidenti di un comitato, dei lavoratori full-time, paradossalmente con rischi per la loro stessa indipendenza. Anche qui sarà opportuno capire bene cosa ci si aspetta da professionisti che in genere, proprio perché capaci, hanno molti altri impegni. Nel complesso i regolatori europei hanno scelto una via mediana, né troppo intrusiva né troppo rilassata: un esame rigoroso pert) si impone, giacché il diavolo sta sempre nei dettagli, figuriamoci se acquattati all'interno di un caveau di una banca.

SCENARIO BANCHE 55 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

L'analisi - Perchè salvare Siena risparmia al sistema l'incubo del baratro - E' art giusto che lo Stato salvi Mps

Gettare la spugna non è un atto di codardia sportiva. Può consentire al pugile di salvare la vita e magari preservare una seconda chanche per il futuro. Nel caso di Mps si è aspettato anche troppo e ha fatto bene la Banca Centrale Europea ad evitare un inutile prolungamento dell'agonia. Un mese in più non sarebbe servito a nulla e avrebbe al contrario peggiorato una situazione che appariva già totalmente compromessa la scorsa estate, con la pubblicazione dei risultati dello stress test condotto dall'Eba. Quanto sarebbe costato alla Tesoreria del Mps ottenere finanziamenti interbancari sufficienti per compensare i deflussi della clientela privata e chiudere l'anno con livelli di liquidità minimamente accettabili? In una banca, ancor di più che in altre imprese economiche, la dimensione temporale è centrale nella funzione di produzione e quindi per definire le modalità e i costi di un intervento esterno di salvataggio. Nell'intermediazione tra risparmio e investimento, le banche trasformano la dimensione del tempo e della liquidità. La sola base su cui può appoggiarsi la leva finanziaria è la fiducia dei clienti nella solidità della banca. Se essa viene meno, la leva finanziaria agisce al contrario, i flussi si invertono e la banca collassa. Meglio quindi intervenire subito, in maniera radicale, piuttosto che rischiare di doverlo fare dopo, quando le possibilità di un recupero "industriale" sono azzerate. Mps non può essere lasciata fallire, con buona pace di chi nei talk-show urla contro gli aiuti alle banche. Salvare Mps con l'intervento pubblico, come le quattro banche regionali e le due venete, vuol dire salvare i risparmiatori e le aziende che hanno i loro conti lì. Una soluzione di mercato abborracciata sarebbe stata peggio, perché solo la presenza dell'azionista pubblico può restaurare la fiducia dei clienti nella Banca ed evitare che l'emorragia di liquidità trasformi rapidamente il Montepaschi in una gigantesca e irrecuperabile "bad bank". E non bisognava certo aspettare l'esito del Referendum costituzionale per avere più di un dubbio sulla soluzione di mercato. Basta ricordare le condizioni che erano state poste dai "privati" per garantire l'aumento di capitale: Mps avrebbe dovuto vendere tutti i suoi crediti in sofferenza ad un prezzo del 50% più elevato rispetto a quello di mercato e gli obbligazionisti subordinati avrebbero dovuto accettare in massa la conversione in azioni. Per non parlare del nocciolo duro del nuovo azionariato, quegli investitori istituzionali che avrebbero dovuto giudicare, in base alla durata del governo in carica, la redditività di un investimento così rilevante come quello nella banca più antica del mondo. Un'altra motivazione a favore di un intervento immediato sta nelle favorevoli condizioni di mercato, per come determinate dalle dinamiche del debito pubblico e dall'ombrello offerto dalla Bce con l'estensione del QE fino a tutto il 2017. Il salvataggio di Mps non rappresenta un pericolo per la tenuta dei conti pubblici italiani, se non viene caricato di significati meta-politici che non ha e che non deve avere. I 15 miliardi di euro che dovrebbero essere necessari per ricapitalizzare Mps e ripulirla dai crediti in sofferenza non rappresentano un problema in sè: alla notizia della decisione della Bce di non concedere più tempo a Mps, la variazione dello spread dei Btp sui Bund è stata indistinguibile dal semplice rumore statistico che ne caratterizza la serie storica. Ma non sarà sempre così. Il 2017 si presenta come un anno politicamente impegnativo per l'Europa. Tutti e tre i maggiori paesi dell'Eurozona, Italia compresa, affronteranno passaggi elettorali delicatissimi, dove i partiti tradizionali si scontreranno con forze populiste e anti-europeiste. E tutto questo avverrà con una Amministrazione americana che si spera non mostri le preferenze geopolitiche rivelate durante la campagna per le Presidenziali. Meglio, decisamente meglio evitare qualunque rischio di str unentalizzazione politica di una crisi bancaria, che ne renderebbe la soluzione ancor più difficile di quanto già non sia. Ed intervenire quando i mercati sanno di avere ancora per 12 mesi la Bce pronta ad acquistare quasi 800 miliardi di obbligazioni, di cui quasi un centinaio attribuibili all'Italia. Le regole, introdotte con la Banking Union, della "condivisione dell'onere" di un salvataggio pubblico prevedono (almeno) l'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati prima che lo Stato intervenga. I risparmiatori retail a cui è stata collocata un'obbligazione subordinata senza che fossero consapevoli del rischio potranno chiedere un ristoro totale o parziale della perdita subita. E a ben pensarci, se i rimborsi sono limitati a chi effettivamente era inconsapevole, non è poi così sbagliato che il contribuente intervenga. E una questione di responsabilità e la politica con la "p" minuscola non c'entra nulla. Le authority che dovevano vigilare sulla solidità della banca e sulla

SCENARIO BANCHE 56 correttezza del processo di collocamente hanno fallito nel caso di Mps. Ma quelle authority non vengono da Marte, sono le stesse che ci hanno salvato, come risparmiatori, da altre situazioni forse ancora più pericolose e comunque sono espressione della comunità a cui come contribuenti apparteniamo. La politica con la "p" maiuscola, piuttosto che recriminare sul passato, dovrebbe quindi concentrarsi sul futuro per capire cosa fare per evitare che situazioni simili si ripetano. Le occasioni e gli stimoli, anche di origine europea, non dovrebbero mancare. Magari iniziando a chiedersi se e come stiamo recependo la MiFID 2, la direttiva europea che dovrebbe aumentare le tutele a favore dei risparmiatori.

SCENARIO BANCHE 57 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Oltre il giardino - Il referendum è stato perso Salviamo il resto art Come nella porta girevole di un Grand hotel a cinque stelle ma cadente, i banchieri italiani vanno e vengono tra paradossi e scandali in un incedere opaco lasciato nell'eredità sconclusionata di Matteo Renzi. L'ultima stravaganza sono le dimissioni di Francesco Iorio, che lascia la Popolare di Vicenza a quel Fabrizio Viola che poco tempo fa era stato cacciato dal Monte dei Paschi di Siena con un blitz politico condotto dal tandem Padoan- Renzi, convinti che bisognasse uscire dalle secche della crisi non con soldi pubblici ma con la regìa sapiente di Jp Morgan. La quale, per il favore reso, avrebbe ovviamente incassato commissioni adeguate. Così il silurato Viola toma in auge in un'altra città e prova a fare quello che non gli è stato consentito fare a Siena. Mentre da Vicenza esce a tempo quasi di record Francesco Iorio . Ma i banchieri italiani costano cari e non si muovono gratis. Risulta che Iorio al 31 dicembre abbia maturato compensi milionari per 551 giorni di lavoro, oltre al bonus di entrata. E poi ci si stupisce che in un paese con una forte disoccupazione e con l'indice di povertà in crescita il populismo cresca e il voto di protesta continui ad alimentare le fila del Movimento 5 Stelle, che ora ritiene maturo il passo finale verso responsabilità di governo. Il caos del sistema bancario è il frutto di una gestione verticistica del mondo del credito, dove spesso le intezioni dichiarate di voler riformare un meccanismo da troppo tempo arrugginito e di conservazione del potere, si sono in realtà tradotte a loro volta in una manifestazione di potere. Si poteva senza dubbio fare di meglio se solo ci si fosse concentrati, oltre che sugli 80 euro in busta paga e sugli altri provvedimenti a pioggia, anche sulle norme che regolano il mondo delle banche e sugli effetti che queste dispiegano sul risparmio italiano. Le regole europee sul bail in impongono che, con diversi livelli di intensità, azionisti, obbligazionisti e in alcuni casi correntisti partecipino agli effetti della risoluzione degli istituti di credito che collassano sotto il peso delle perdite. Quattro banche italiane sono andate in risoluzione il 22 novembre del 2015, con conseguenti strascichi economici e politici, cha hanno rappresentato il primo duro colpo alla popolarità di un premier che fino a quel momento navigava con il vento del consenso popolare in poppa. Quelle norme sono entrate nel nostro ordinamento quasi nel silenzio della politica. Per distrazione, per insipienza? Chi verrà dopo Renzi dovrà comunque trovare il modo di far uscire il paese dal rischio di una crisi continua di tutto il sistema bancario. Ed evitare gli atteggiamenti dilatori a cui abbiamo assistito in questi mesi, nei quali gran parte dei provvedimenti economici di interesse sistemico sono stati rallentati dall'imminenza di un referendum a cui è stata data una valenza politica personale. Il referendum è stato perso da Renzi. Ora salviamo almeno le banche.

SCENARIO BANCHE 58 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Ubi, lo slalom tra rischi evitati e occasioni perdute - Ubi, lo slalom di Massiah tra i art rischi evitati e le occasioni perdute

Chi lo conosce dice che Victor Massiah è un negoziatore a oltranza, quasi in maniera compulsiva. Ma anche il mondo degli affari - oltre alla politica - prevede l'arte della mediazione, del miglior compromesso possibile e forse da questo punto di vista il . banchiere a capo di Ubi ha qualche rigidità in più rispetto alla media. Di sicuro, da quando è cominciato l'accidentato processo di trasformazione in spa delle popolari di maggiori dimensioni, Ubi ha collezionato solo corteggiamenti, che non sono mai sfociati nemmeno in fidanzamenti ufficiali. Col senno di poi, ha evitato molti errori, a partire dalla sciagurata partita del Monte-paschi (che sta dimostrando nei fatti di essere un boccone proibitivo per chiunque) a suo tempo guardata con qualche simpatia da Ubi (in unione con Bpm e con la "benedizione" attiva del Tesoro) e poi saltata perla ritrosia di Giuseppe Castagna a farsi coinvolgere nella partita. Stesso esito negativo per i corteggiamenti pubblici con la Popolare di Milano, per un tradizionale matrimonio a due; anche in questo caso, fumata nera. Il difficile percorso intrapreso da Bpm e Banco (entrambe massacrate in Borsa prima durante e dopo l'annuncio della fusione) dice forse che alla fine la tattica di Ubi si è rivelata la migliore. Tuttavia star fermi può evitare errori ma alla fine non è una virtù. Lo sa anche Massiah, che infatti stavolta sta vedendo le carte fino in fondo: il venditore, Roberto Nicastro, è fiducioso di chiudere la partita entro la fine dell'anno, "venden do" le tre good bank proprio a Ubi. Vendere forse è un termine improprio, visto che il coinvolgimento del Fondo volontario di garanzia dovrebbe garantire una prima ricapitalizzazione, per alcune centinaia di milioni, delle tre banche, e che le stesse arriverebbero tra le braccia di Ubi se non immacolate ulteriormente ripulite dalle sofferenze che nel frattempo si sono prodotte. Solo per le tre banche in questione, si parla di circa 2 miliardi di crediti deteriorati lordi (su un totale di 3,5-3,6 miliardi) che verrebbero in parte ceduti pre- vendita al Fondo Atlante. Che, ulteriore elemento di complicazione nella trattativa, dovrebbe rilevare i prestiti in sofferenza o sul punto di diventarli per un prezzo "fair": se fosse molto basso infatti emergerebbero perdite troppo alte per le banche in questione; l'idea invece è che nel momento del passaggio dal Fondo di risoluzione (Bankitalia) a Ubi, le banche abbiano un Ceti intorno al 9% (post ricapitalizzazione da parte del Fondo interbancario volontario). Se lo schema fosse dawero questo, per Ubi basterebbe un aumento di capitale piuttosto contenuto per digerire il boccone e concludere l'operazione. Tutto fatto allora? Non è ancora detto, anzi; a quanto sembra le possibilità di successo non sono troppo superiori al 50% (anche se una certa aliquota di prudenza è probabilmente parte delle strategie negoziali). Se tutte le tessere del mosaico andranno al loro posto, si potrebbe chiudere entro la fine dell'anno (o forse appena dopo) anche se il dosing formale non arriverà prima di febbraio- marzo, dopo l'okforale della Bce all'operazione (un assenso di massima c'è già stato, lo scorso 24 novembre). A quel punto Ubi porterà a casa circa 500 sportelli di rete aggiuntiva (magari una parte dovrà cedeme per indicazione Antitrust, per le sovrapposizioni di Banca Marche e Popolare di Ancona) e una decina di miliardi di depositi. Sempre che altre due caselle vadano al loro posto: i chiarimenti da parte dell'Agenzia delle entrate, che diano certezza sul fatto che il nuovo acquirente possa detrarre fiscalmente le perdite delle tre good bank, e che la Bce dia il suo assenso formale al fatto che i modelli interni di Ubi si applichino anche agli attivi delle banche acquisite. Comunque, la strada è decisamente più in discesa rispetto alla trattativa per CariFerrara. Congelata la trattativa avviata con CariParma (che coinvolgeva anche CariCesena e Cari-Rimini) sembra stia guardando le carte Bper. L'eventuale interesse di Bper riguarderebbe solo CariFerrara, perché per gli altri istituti le sovrapposizioni territoriali sarebbero troppo forti. La banca è stata tolta dal perimetro dei negoziati con Ubi perché ha profili di debolezza ancora più accentuati: su una rete di circa 100 sportelli il rapporto cost/income sarebbe superiore al 130% e i crediti deteriorati lordi circa 600 milioni, su un totale di 900 dipendenti. Possibile che per procedere ad una vendita l'istituto venga alleggerito non solo di una parte consistente di Npl (sulla falsariga d alle altre tre banche andate in risoluzione ormai un anno fa) con conseguente intervento del Fondo volontario per un'iniezione di mezzi freschi, ma anche che l'organico venga ridotto preventivamente. Sembra che oltre a CariParma e Bper sia coinvolto nel processo di vendita anche un fondo di private equity.

SCENARIO BANCHE 59 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

La notte dei gufi Diario di un vecchio analista di borsa art Stiamo lavorando per noi. Le Consultazioni proseguono con un ritmo collaudato e brevettato che serve a preparare volgo e piazza all'ennesimo governo Andreotti, o quasi. Fortuna per gli elettori, pardon, gli spettatori che i colori e i tratti grotteschi delle marionette populiste almeno ravvivano e movimentano un altrimenti troppo democristiano teatrino paludato. Malgrado quel sapore di drappo rimanga comunque anche al palato meno esperto, qualcosa si muove e rotola giù dal colle. Più ritmo quasi delle azioni Mps, in balia dell'elemosina di Stato. Vedremo. Fosse per me, le azioni del Monte le avrei date direttamente a Trump, che avrebbe detto sì, ravvivandole con qualche conflitto d'interesse almeno redditizio e risolutivo. Tipo occupare Siena con un altro Goldman boy, o regalarla a Putin per Natale con il tanto atteso pacchetto di aumento di capitale per cancellare finalmente lo sfottò su quell'acronimo Mps, che noi in Sala Cambi chiamiamo "Manco Per Scherzo" (l'aumento di capitale, o il semplice metterci i soldi). Ci penserà la Bce (ormai "Bona Come l'Erba" per i tossici del debito) ma certo non si potrà sempre confidare sulla romanità del nostro Draghi, che i crucchi da tempo hanno preso di mira e prima o poi ce lo leveranno dal cuore monetario dell'Europa, magari riconsegnandocelo direttamente al Quirinale. E siamo sempre là. ***

SCENARIO BANCHE 60 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Banche venete, per Viola doppia patata bollente art Milano Fabrizio Viola arriva sulla plancia di comando delle due ex popolarivenete e il primo problema che avrà sarà trovare nuovo capitale. L'ex uomo del Monte dei Paschi è il banchiere delle missioni impossibili. Per questo Alessandro Penati, presidente di Quaestio sgr e Giuseppe Guzzetti, numero uno di Fondazione Cariplo, lo hanno chiamato non appena uscito da Siena. Per la stessa ragione a Francoforte hanno derogato alle regole e gli è stato consentito di entrare contemporaneamente nelle due banche, che entro il 2017 dovrebbero diventare una. Ma la sfida che Viola si accinge a cogliere sarà molto complessa. Per certi versi più complessa di quella di Siena. Perché a Vicenza e a Montebelluna c'è un problema obiettivo enorme, le fallimentari gestioni passate hanno fatto scappare i clienti. Quindi ricostituire la credibilità dei due istituti, recuperare correntisti e soci, è la vera incognita che si pone. Il reperimento di nuovo capitale non sarà cosa semplice. Servono circa 2 miliardi, se va bene, ma c'è chi ritiene che si andrà più verso i 2,5 miliardi. Viola è la persona che potrebbe dare le giuste garanzie ai futuri investitori che dovranno accompagnare Atlante verso questa nuova fase. Mentre sullo sfondo resta l'ipotesi della ciambella pubblica, chiamata, nelle indiscrezioni di questi giorni, come possibile soluzione non solo per Rocca Salimbeni, ma anche per le venete. Da quel che risulta il banchiere si è messo al lavoro immediatamente. Lo "studio matto e disperatissimo" di Viola si è protratto per tutto il Ponte dell'Immacolata. Il manager sta analizzando le carte per cercare di capire intanto l'entità dell'iniezione necessaria. La sua ricognizione produrrà entro l'Epifania un numero, che dirà di quanti soldi realmente hanno bisogno le due banche per essere salvate. Viola è ad di Bpvi mentre in Veneto Banca per il momento è "solo" consigliere di amministrazione, con un ruolo cucito su misura per lui: è presidente del Comitato Strategico. E cioè incaricato di accelerare il piano di rilancio della banca, "anche in vista della definizione del piano di fusione con Banca Popolare di Vicenza da sottoporre in tempi brevi all'Autorità di Vigilanza e agli azionisti". Diventerà ufficialmente ad solo dopo che verrà firmato il bilancio. Ruolo che spetta all'attuale amministratore delegato Cristiano Car-rus, che manterrà probabilmente dopo la presa di comando del banchiere ex Mps il ruolo di dg. Superato lo scoglio dell'aumento si potrà dare il via alla fusione. Si guarda molto avanti considerando la pesante incognita della ricapitalizzazione, ma entro marzo il piano di fusione, che sta elaborando Boston Consulting Group, dovrebbe arrivare sui tavoli dei due board. Il via libera sarà dato nell'assemblea di aprile per giungere ad autunno 2017 con la fusione. In questi mesi Viola dovrà lavorare strenuamente. II primo appuntamento fondamentale sono i tavoli di conciliazione con i soci. «ll potenziale di conteziosi con i vecchi azionisti rende inavvicinabile Bpvi da qualsiasi investitore, per cui con i soci deve esserci successo» ha detto a ragione Mion la settimana scorsa. A questo riguardo il presidente ha annunciato che la vicentina in questa fase «cercherà di coordinarsi con Veneto Banca» per ra; ungere il «maggior numero di azionisti possibile». Una platea che potrebbe raggiungere le 90mila persone. La soluzione alla montagna di cause che stanno sul gruppone delle venete dovrebbe essere elaborata prima di Natale. Ci sono due cda in calendario, il primo è quello di martedì 13, ma la decisione potrebbe slittare a ridosso del Natale, con la riunione in calendario per il 21. Le cifre che sono circolate per il ristoro dei soci parlano di un'entità prossima a 600 milioni di euro. Poi ci sono i piani industriali, o meglio il piano industriale, Viola pensa già alla banca unica. Oltre al problema della liquidità, dovuta alla fuga dei correntisti, c'è da razionalizzare la struttura. Il cost/income di Vicenza sta sopra al 92% quello di Montebelluna attorno al 102%. Non sarà semplice far dimagrire la struttura dei costi delle venete. Gli esuberi potrebbero essere attorno a 3mila unità e le sovrapposizioni delle filiali imporranno una drastica riduzione della rete, dei circa 1000 sportelli ne devono restare circa 400. E poi c'è la bomba degli npl, quasi 9 miliardi di sofferenze tra le due venete, a cui si a 4 ungono unlikely to pay per altri 8,3 miliardi di euro. Crediti cattivi che Viola insieme ad Atlante deve riuscire a disinnescare.

SCENARIO BANCHE 61 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Focus finanza - Consulenza automatizzata, si può fare così le banche iniziano a art gestire il robot

focus lmnarìza Consulenza automatizzata, si può fare così le banche iniziano a gestire il robot LA POTENZIALE MINACCIA PER I SERVIZI OFFERTI DAI GESTORI POTREBBE DIVENTARE UN'OCCASIONE DI AMPLIAMENTO DELL'OFFERTA AI CLIENTI SECONDO LE PRIME ANALISI LE MASSE INTERMEDIATE CRESCEREBBERO IN TUTTO IL MONDO Mariano Mangia Milano Da potenziale minaccia a zi modello di servizio da inglobare in un'attività di consulenza e gestione di portafoglio multicanale: potrebbe essere questo il futuro del robo-advisory, termine anglosassone con il quale si indicano piattaforme online che, dopo aver profilato il cliente attraverso un questionario, forniscono raccomandazioni di investimento personalizzate basate su algoritmi di ottimizzazione di portafoglio. Nata dal più ampio movimento del FinTech, l'offerta di servizi finanziari basata sulle nuove tecnologie, la consulenza automatizzata si proponeva sostanzialmente di disintermediare gli intermediari finanziari tradizionali, banche e reti di consulenti, rivolgendosi a un'ampia platea di potenziali investitori, in genere sono richiesti dai 5 ai 10 mila dollari, con un servizio di facile utilizzo e dal basso costo. Sono nate così iniziative come Betterment, fondata nel 2008, che oggi ha superato i cinque miliardi di masse gestite, Wealthfront, nata nel 2011, che ha raggiunto i due miliardi di dollari di masse, o, ancora, l'inglese Nutmeg. Una prima evoluzione si è avuta con lo sviluppo di quello che viene chiamato Robo4Advisor nel quale il destinatario della consulenza non è più il risparmiatore al dettaglio, ma il consulente finanziario, come ha fatto, ad esempio, Fidelity che offre i servizi di Betterment alle oltre 3.000 società di consulenza indipendenti che usano i suoi si- sterni di back-office. Negli ultimi anni il modello della piattaforma di investimento automatizzato è stato adottato anche da operatori già presenti sul mercato, per integrare i propri servizi di investimento, tra i più attivi si segnalano il broker online Charles Schwab, che ha lanciato il suo Schwab Intelligent Portfolios, e Merrill Edge, broker discount di Bank of America. Vanguard, una delle più grandi società di investimento al mondo, specializzata in fondi indicizzati ed Etf, ha compiuto poi il passo nella direzione del robo-advisory ibrido, metà macchina e metà uomo: la sua piattaforma Personal Advisor Servi-ces offre, a partire da 50 mila dollari, la possibilità di investire on line, ma anche di dialogare, via video-chat o telefono, con un consulente in came ed ossa. Ora anche le banche tradizionali, alle prese con un ricambio generazionale della loro base di clientela, cominciano a guardare al robo-advisory come possibile modello di servizio da integrare nella loro offerta. «E una vera e propria minaccia al nostro business, perché la nostra è uri attività basata in modo sproporzionato sull'offerta di un servizio completo, ad alto valore aggiunto e con un rapporto personalizzato, il che non è per tutti. Oggi si affacciano generazioni di futuri investitori che possono essere maggiormente attratti da un servizio meno legato alla relazione personale e più basato sulle tecnologie», ha dichiarato lo scorso giugno John Shrewsberry, direttore finanziario di Wells Fargo, uno dei maggiori gruppi finanziari Usa che, al pari di un altro leader del mercato della consulenza finanziaria, Morgan Stanley, sta pensando di acquisire o sviluppare un proprio servizio di robo-advisory. E chissà che il prossimo passo non sia il coinvolgimento di operatori non bancari: Chappuis Haider e C., società intemazionale di consulenza specializzata nel settore dei servizi finanziari, segnala che già oggi cinque delle prime sei società asiatiche che operano su internet sono entrate nei servizi di gestione del risparmio; TenCent, ad esempio, già consente agli utenti della sua app più nota, WeChat, di trasferire il proprio denaro in un fondo monetario. Sinora i servizi di consulenza automatizzata si sono sviluppati con modelli di business diversi da una parte e dall'altra dell'Oceano. Negli Stati Uniti, fanno notare i consulenti di Pwc, gli operatori competono principalmente sul prezzo e hanno basse soglie di ingresso, in modo da rivolgersi a una base di clienti più ampia, il loro target è quello dei millennial, più propensi all'uso di strumenti tecnologici, e nella maggior parte dei casi non viene offerto il supporto di consulenti "fisici". I player europei hanno ancora un'offerta di servizi e modelli tradizionale e sembrano rivolgersi maggiormente agli utenti finali di fascia alta, come dimostrano le soglie di investimento minimo più elevate e le commissioni più care. Nel Vecchio Continente si osserva in realtà un'elevata frammentazione: la maggior parte degli operatori che ha sviluppato piattaforme B2C — business to consumer, dedicate al cliente finale, ma ci sono anche molti intermediari che hanno iniziato a

SCENARIO BANCHE 62 sviluppare servizi B2B, offrendo a banche e gestori soluzioni automatizzate per aiutarli a rendere più efficienti e semplici processi e client experience, l'esperienza del cliente. Il mercato che è maggiormente cresciuto è quello Usa. La società di consulenza A.T. Kearney ritiene che entro i prossimi tre-cinque anni i servizi di robo-advisory diventeranno comuni tra i risparmiatori statunitensi, la percentuale di attività finanziarie investite attraverso piattaforme automatizzate che dovrebbe passare dall'attuale 0,9% al 5,6% nel 2020. *** In soldoni, le masse gestite dovrebbero incrementarsi dai 300 milioni di dollari a 2.200 milioni del 2020. L'aspetto interessante è che una parte delle risorse finanziarie raccolte dagli operatori Usa di robo-advisory non sarà rappresentata da investimenti attualmente allocati presso altri intermediari: A.T. Kearney stima che metà circa dei 2.200 miliardi di dollari di masse gestite del 2020 dovrebbe provenire da attivi non investiti, ovvero liquidità e depositi. Nata dal più ampio movimento del FInTTeh, l'offerta di servizi finanziari basata suite nuove tecnologie, la consulenza automatizzata sl proponeva sostanzialmente di dislnterrnediare gli intermediari finanziari ***

SCENARIO BANCHE 63 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Focus finanza - L'analisi - Al risparmiatore smart piace la nuova assistenza art digitale la concorrenza la farà il prezzo

focus [ L'ANALISI l lmnarìza Al risparmiatore smart piace la nuova assistenza diatale la concorrenza la farà il prezzo IN ITALIA GLI UTENTI AL DETTAGLIO RIVELANO DIFFERENTI COMPORTAMENTI E NECESSITA SI AFFACCIANO ANCHE I PLAYER IBRIDI CHE HANNO ADOTTATO LA SOLUZIONE ONUNE CON QUELLA TRADIZIONALE Roma Irisparmiatori italiani guardano con favore al robo-advisory. Un'indagine condotta dalla società di consulenza Pwc rivela che ben il 40% degli intervistati è disponibile a ricevere raccomandazioni di investimento da una piattaforma di consulenza automatizzata, con percentuali più elevate nelle fasce di età 18-35 anni, ma anche in un sotto-segmento della popolazione più anziana. Individuare quale modello di robo-advisory si adatti meglio alle caratteristiche dei risparmiatori è, tuttavia, più complicato. 'In Italia i clienti al dettaglio rivelano differenti comportamenti e necessità in termini di investimento", viene spiegató nel rapporto di Pwc, e, di conseguenza, non esiste un modello unico che vada bene per tutti. Un quarto circa del campione, quello definito dei "tradizionali", è servito meglio dai modelli tradizionali di consulenza, ma c'è anche un 40% di intervistati, classificato come "smart", insoddisfatto dall'attuale livello dei servizi bancari, ma che non accetta soluzioni di bassa qualità; è abbastanza a suo agio nell'investire e cerca una consulenza evoluta per ottimizzare l'uso della liquidità e per ottenere migliori performance. Un ulteriore 34%, definito "multitask", è abbastanza soddisfatto dal livello di servizio, ma si aspetta che la consulenza finanziaria sia erogata attraverso i canali digitali e non solo "fisicamente". Tre sono anche i modelli di business cui sono riconducibili, secondo Pwc, gli operatori italiani che offrono servizi di consulenza quando si considera la differenziazione di prodotto e il canale distributivo. Le banche tradizionali sono ancora focalizzate sull'interazione umana: utilizzano strutture dedicate di consulenti finanziari e le soluzioni digitali sono offerte alla clientela retail e private essenzialmente per consentire loro di seguire i propri investimenti. Ci sono poi le banche "ibride" che sono quelle che hanno adottato la soluzione della piattaforma digitale combinata con la consulenza "fisica". L'advisor assiste il cliente specialmente nella fase iniziale, raccogliendo le informazioni necessarie e guidandolo nella scelta dei prodotti; la clientela, qui più attiva e coinvolta nel processo, put) controllare i propri investimenti attraverso la piattaforma digitale. La terza tipologia è quella dei "pure player digitali", le banche on-line e le Sim pioniere nel nostro paese del Robo Advisory. Per questi operatori la concorrenza è sui prezzi, i prodotti sono meno differenziati e personalizzati e gli investitori sono completamente coinvolti nel processo. Partendo da questa analisi, come si muoveranno, verosimilmente, gli operatori italiani nei prossimi anni? Secondo gli esperti di Pwc, le banche tradizionali continueranno a focalizzarsi sulla relazione "fisica", vista come vitale da specifici segmenti di clientela, ma probabilmente il loro modello operativo evolverà e sfrutterà le opportunità digitali, piattaforme online permetteranno ai clienti di monitorare i loro investimenti e di interagire con il proprio consulente; se vorranno introdurre un servizio di robo-advisory, lo faranno probabilmente con un modello di tipo ibrido. Banche-ibride che, a loro volta, aumenteranno la differenziazione di prodotto, per poter attrarre un maggior numero di clienti; potranno implementare soluzioni di Robo Advisory per "catturare" quella parte della popolazione che oggi è scarsamente servita dal modello di consulenza finanziaria tradizionale. I "pure player" che hanno già una piattaforma Robo advisory spingeranno sulla differenziazione di prodotto per essere più competitivi sul mercato e per attirare nuovi clienti. Se il canale distributivo rimane il digitale, la concorrenza sarà probabilmente basata sui prezzi e, di conseguenza, dovranno fornire i loro servizi in maniera più efficiente per ridurre i costi e massimizzare la redditività. In alternativa, questi operatori potrebbero scegliere di spostarsi su canali più tradizionali, per evitare di dover competere su margini troppo bassi e per aumentare ulteriormente la fidelizzazione dei clienti, personalizzando il servizio e la sua qualità. (m.man.) *** ***

SCENARIO BANCHE 64 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Focus finanza - Niente investimento minimo: a portata di clic 4.000 fondi e oltre art 130 società

focus finanza ILA SCHEDA I Niente investimento minimo: a portata di clic 4.000 fondi e oltre 130 società Online Sim è nata nel 2000 come società dl distribuzione di strumenti dl risparmio gestito e nel 2004 è entrata a far parte del gruppo Ersel, di proprietà della famiglia Giubergia. La sua piattaforma consente di confrontare, scegliere e sottoscrivere 4.000 fondi comuni di investimento di oltre 130 case di investimento italiane ed estere. Per diventare clienti non è richiesto un Investimento minimo, occorre solo aprire un conto deposito, senza spese, mentre le commissioni di sottoscrizione dei fondi sono scontate al 100%. A supporto delle proprie scelte di investimento il cliente ha disposizione diversi strumenti: i portafogli modello, II check-up di portafoglio, il selettore fondi evoluto cui può abbinare I servizi dl alert su prezzi e rendimenti e, dallo scorso luglio, il servizio di robo- advisory Robo-box, una consulenza completamente automatizzata. La Sim oltre a rivolgersi alla clientela privata offre i propri servizi a clienti istituzionali - quail fondazioni, fondi pensione, assicurazioni e gestori dl portafoglio - cul propone un outsourcing operativo di order routing, clearing, settlement, custody e un servizio dl ricerca e selezione dl nuovi prodotti e nuove case di gestione. Per banche, Sim e reti dl promotori che vogliono offrire una piattaforma aperta su fondi ai loro clienti privati, ***

SCENARIO BANCHE 65 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Focus finanza - Intervista a Federico Taddei - "Il web è una sfida ma per la fascia art alta resterà l'advisor"

focus í L'INTERVISTA lmnarìza "Ilweb èuna sfida ma per la fascia alta resterà l'advisor" FEDERICO TADDEI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ONLINE SIM, ILLUSTRA L'ULTIMA NOVITA DELLA SOCIETA DEL GRUPPO AL MOMENTO E OSPITATO UN PRIMO ROBO CONSULENTE E NE STANNO GIA SELEZIONANDO ALTRI Roma T n un mondo già affollato «1 di advisor, abbiamo deciso di investire non per creare le competenze interne, ma per creare - primi in Italia, in Europa e forse nel mondo una piattaforma di RoboAdvisory»: Federico Taddei, amministratore delegato di Online Sim parla con orgoglio dell'ultima novità della società del gruppo Ersel. Spiega Taddei:«Al momento ospitiamo un primo advisor e ne stiamo già selezionando un secondo e un terzo. Pensiamo di non arrivare a non più di cinque, possibilmente differenziati per approcci, quindi uno quantitativo, uno più discrezionale, così da dare ai nostri clienti la possibilità di scegliere». Ecco come nasce la decisione di inserire nella propria piattaforma servizi di consulenza automatizzata: «Siamo da sempre una piattaforma di fondi, siamo nati nel 2000 come la prima piattaforma italiana specializzata su prodotti di risparmio gestito. Mettere a disposizione dei clienti quasi 5.000 fondi senza alcun tipo di supporto è, però, particolarmente segmentante e restringe il campo di potenziali utilizzatori. Per questo motivo, già da qualche anno, abbiamo avviato un percorso di evoluzione dalla semplice piattaforma di collocamento a una piattaforma che assiste il cliente, per cui abbiamo introdotto diverse funzionalità per selezionare i fondi in base a un certo numero di parametri, tre anni fa abbiamo introdotto i portafogli modello, dallo scorso luglio abbiamo lanciato il servizio di RoboAdvisory che si chiama Robo-box». Non avete sviluppato un vostro roboadvisory ma vi servite di specialisti esterni. «Questo, secondo me, è l'aspetto più innovativo. Abbiamo studiato il mercato intemet, analizzato società come Amazon, eBay, Groupon o Skyscanner. Amazon vende libri, ma non è una casa editrice, Ebay ha una piattaforma di vendita, ma non ha suoi prodotti e cosi gli altri: la tecnologia e intemet hanno orientato queste aziende a creare un "market place", un mercato per prodotti di terzi. Con il nostro Robo-box abbiamo mutuato la strategia di e-commerce, del market place, più che la strategia dell'intermediario finanziario che vende la sua consulenza. Teoricamente tutti i player di RoboAdvisorypossono essere ospitati sulla nostra piattaforma, non siamo loro concorrenti, ma una piattaforma, un Amazon che mette a disposizione servizi di consulenza». In cosa investono i servizi di roboadvisory che proponete? «Attualmente la consulenza è offerta solo su fondi, stiamo facendo dei ragionamenti per il futuro, sull'aprirci ad altri strumenti come gli Etf o, tema per noi più facile, i fondi passivi, sappiamo che ci sono player passivi che stanno per entrare sul mercato italiano. Ovviamente ciò implica cambiamenti informatici e operativi non banali». A quale tipologia di cliente vi rivolgete? «In generale il cliente cui si rivolge un servizio di RoboAdvisory è un cliente che ha confidenza con comportamenti di acquisti digitali, discrete competenze finanziarie e un patrimonio da investire di almeno 50 mila euro. E' quello che nella letteratura internet più recente è chiamato "Henry" - High Earnings Not Rich Yet - ovvero ha un buon reddito e un patrimonio in crescita che non necessita di servizi accessori tipicamente offerti da una struttura di private banking; ha tra i 35 e i 50 anni, in genere di sesso maschile e vive nel nord Italia». Ma esiste da noi questo diente? « ancora una nicchia di mercato, ma si sta ampliando. In Italia abbiamo un tema socio-demografico importante, la clientela che ha confidenza con i processi di acquisto digitale è più giovane, ma non ha patrimonio; la clientela che ha patrimonio, ha una certa età e non ha grande confidenza con il digitale. Ci sono clienti che si trovano al confine di questi due segmenti, stanno aumentando i 50enni che hanno un patrimonio e che hanno acquisito un'ottima confidenza negli acquisti digitali e ci sono 35enni, esperti da un punto di vista digitale che il patrimonio se lo stanno creando». Quanto incide la componente costi? «I driver di acquisto dei servizi di RoboAdvisory sono essenzialmente il costo, la facilità d'uso e l'indipendenza. Il costo è sicuramen *** te importantissimo, perché oggi farsi seguire dal modello tradizionale ha dei costi significativi. L'indipendenza è altrettanto importante: al nostro target di clienti tendenzialmente piace documentarsi e formarsi una propria opinione e ha anche il timore che chi racconta la 'sua storia' possa avere un secondo fine». Non teme che gli operatori tradizionali possano integrare nei loro modelli servizi dl roboadvisoryT «L'intermediario tradizionale ha difficoltà a farlo perché ha una

SCENARIO BANCHE 66 base di costi diversa, è un'erosione di margini andare su modelli che vanno a sconvolgere le sue strategie di base, è più facile che siano i nuovi operatori a convergere sui nuovi modelli. Credo che alla fine a vincere non sarà né il modello tradizionale che utilizza i promotori finanziari, né il modello di roboadvisory puro, senza alcun tipo di supporto, ma quello ibrido, nel quale ci sarà una fortissima componente digitale con una forma di supporto umano, che sia il call center o una rete leggera di sportelli. In termini di clientela, sono dell'opinione che il RoboAdvisory avrà più successo sul segmento di clienti con patrimoni tra 50mila euro e mezzo milione che ha problematiche di gestione del patrimonio, ma non così complesse come quelle del cliente che ha milioni di euro. II private banking relazionale perla clientela di fascia alta ci sarà sempre, il mondo della consulenza al cliente affluent, invece, sarà fortemente impattato da questa rivoluzione». (m.man.) SOTTOSCRITTORI DI FONDI COMUNI Ripartizione per classi di età ANO DI 26 ANNI—I 1 26-35 OLTRE 75—• 17% 36-45 11* 15% 66- 75 18% ht IpmiK 110 ñ11 46-55 21% 56-65 20% lit Federico Taddei a mm.re del. Online Sim Online Sim ha studiato II mercato Internet e analizzato socIetà come Amazon, eBay, Groupon o Skyscanner ***

SCENARIO BANCHE 67 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Banche, le sofferenze sono più coperte "Per questo art oggi puntiamo sull'Italia"

rapporti private bmkkig Banche, le sofferenze sono più coperte "Per questo oggi puntiamo sull'Italia" TOMASZ KURR, COUNTRY MANAGER DI KRUK, SOCIETA SPECIALIZZATA NEL SETTORE DEI NPL, SPIEGA PER QUALE MOTIVO HA DECISO D'INSERIRE IL BELPAESE TRA LE PRIORITA' D'INVESTIMENTO Marco Frojo Milano T 1 Italia è la seconda industria «lue manifatturiera dell'Unione Europea e le principali banche italiane sono fra le più importanti del Vecchio Continente. Sono convinto che non ci sarà nessuna sorpresa o effetti sistemici»: Tomasz Kurr, Country manager di Kruk, società specializzata nel settore dei Npl, non performing loan, non ha dubbi sulle potenzialità del nostro paese : «E anche per questo motivo che abbiamo deciso di puntare sull'Italia», spiega. Quotata al Warsaw Stoch Exchange, la società, fondata a Bratislava. opera oggi in sette paesi e sta ora ampliando il proprio raggio d'azione ai Paesi come Italia, Spagna e Grecia. In meno di un anno Kruk ha rilevato in Italia portafogli per un ammontare complessivo di 1,52 miliardi di euro di crediti in sofferenza, così suddivisi: 83 milioni da Ubi, 350 milioni dal Monte dei Paschi di Siena, 150 milioni da Locam e 940 milioni da Uni-credit. «II numero di operazioni sta crescendo perché da una parte le banche stanno aumentando le coperture sui crediti in sofferenza e questo facilita la chiusum dei deal - spiega il country manager di Kruk Italia, Tomasz Kurr - Dall'altra alcuni interventi a livelli istituzionale, a partire dal fondo Atlante, rappresentano senza dubbio passi nella giusta direzione». Inoltre ff numem uno di Kruk nel Belpaese fa notare come l'ammontare delle nuove sofferenze sulle erogazioni più recenti sia in calo soprattutto in seguito alla contrazione del credito che si è registrata negli anni successivi al fallimento di Lehman Brothers. Per Kurr la vera chiave per un deciso smaltimento dei crediti in sofferenza 61a digitalizzazione di tutta la documentazione relativa ai prestiti concessi. «Diverse banche dispongono di documentazione solo cartacea e questo è un grosso problema nella valutazione del credito - spiega l'esperto - Gli istituti che hanno aggiornato i propri standard e sono in grado di offrire una documentazione completamente digitali7J,ata possono spuntare prezzi doppi rispetto a chi dispone solo del cartaceo. Abbiamo riscontrato questo problema sia presso istituti piccoli che grandi, in particolar modo quelli nati in seguito alle fusioni di numerose realtà, i cui sistemi informatici non sono mai stati unificati». Kruk è entrata nel mercato italiano seguendo la strategia che ha già applica- to negli altri mercati in cui è presente: ha iniziato rilevando crediti non garantiti nel campo della consumer financei; in seconda battuta è previsto il passaggio a quelli concessi alle piccole e medie imprese (anch'essi in gran parte senza garanzie) e solo da ultimo sarà la volta delle grandi operazioni (con garanzia). I1 suo modo di operare prevede inizialmente una valutazione statistica del portafoglio crediti (di qui l'importanza della digitalizzazione dei documenti) e solo in un secondo momento la tradizionale due diligence: «Grazie all'esperienza che abbiamo e all'enorme mole di dati che abbiamo già analizzato, siamo in grado di fare una prima stima statistica del reale valore dei crediti in sofferenza, che nel campo della consumer finance pub attualmente essere valutato nell'ordine del 7-8% della somma erogata». I "NON PERFORMING LOANS" Situazione in Italia, in miliardi di euro • CREDITI : c AL VALORE DETERIORAI LCR01 01 RFAI 1770 200.3 201 Set. Ott. Nov. Dic In Italia cl sono portafogli per un ammontare complessivo dl 1,52 mIliardi dl euro dl sofferenze Momasz Kurr country manager dl Kruk Italia ***

SCENARIO BANCHE 68 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Aziende biotech meglio le piccole art rapporti private banking Aziende biotech meglio le piccole BUONE PREVISIONI PER IL SETTORE CHE HA RAGGIUNTO IL SUO PICCO NEL 2015. OGGI I LIVELLI SONO TORNATI INTERESSANTI SOPRATTUTTO NEGLI USA Dopo IL picco raggiunto nel 2015, le valutazioni delle azioni biotecnologiche si sono portate oggi su livelli interessanti. E la convinzione di Stephan Patten, deputy chief investment officer di Sectoral Asset Management, per il quale ci sono diversi fattori che giocano a favore di un ulteriore sviluppo del settore. «L'innovazione tecnologica ha consentito di fare progressi per molte patologie». Inoltre, l'aspettativa di vita nel mondo si sta allungando e questo «porterà a consumare più farmaci, oltre alla diffusione crescente di malattie legate alla vecchiaia, come l'Alzheimer o l'osteoporosi». La preferenza del gestore va in particolare alle aziende statunitensi a piccola e media capitalizzazione che «si trovano nella parte finale dello sviluppo del farmaco oppure sono ancora in fase di lancio del prodotto, e quindi ancora poco redditizie, anche se gli alti margini legati alla commercializzazione del nuovo farmaco fanno sì che lo diventeranno nel giro di qualche anno». Un'opportunità di investimento è inoltre offerta dalle grandi società. Tra queste, Patten Indica Amicus Therapeutics e BioMarin Pharmaceutical, entrambe specializzate nel campo delle malattie rare, e Celgene, attiva nella cura dei tumori del sangue. (s.dp.) ***

SCENARIO BANCHE 69 Repubblica Firenze 12-dic-2016

Codacons diffida il governo: italiani non paghino il salvataggio Mps - Codacons: il art salvataggio del Monte non ricada sui cittadini

PER Mps è la settimana decisiva, l'ennesima settimana decisiva di anni in cui non finiscono più picchiate verso il baratro e recuperi all'ultimo momento. Mai, però, finora, il salvataggio definitivo. Stavolta la Banca, in deficit di capitale, è appesa tra il ricorso al mercato, su cui ieri sera il cda ha cercato un'ultima strada, e l'intervento di Stato. Che appare la via più praticabile. Ma divide il Paese. Ieri ha invocato la "nazionalizzazione" di Mps il cinquestelle vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Gli hanno replicato, più o meno direttamente, il presidente del Pd Matteo Orfini e il ministro uscente della giustizia Andrea Orlando, definendo "sciocchezza" l'ipotesi di nazionalizzazione, ricordando che le regole europee indicano altre vie e che comunque, anche senzanazionalizzazione, ci sarebbero i margini per un intervento di Stato che metta al sicuro i risparmiatori e salvi la Banca. A COSA pensano Orfini e Orlando? Probabilmente ai contenuti del decreto del vecchio governo Renzi che è pronto in un cassetto e che aspetta solo di essere firmato. Potrebbe tirarlo fuori il nuovo esecutivo Gentiloni e firmarlo il suo ministro del Tesoro, la cui prossima discesa in campo —con rapida chiusura della crisi di governo — rianima anche le speranze del management della Banca verso una soluzione di mercato con in prima fila il Fondo del Qatar che metterebbe un miliardo nell'aumento di capitale. L'intervento dello Stato consisterebbe invece in una garanzia offerta alla ricapitalizzazione di 2-3 miliardi e nell'acquisto dal retail delle obbligazioni subordinate — cosi si metterebbero in sicurezza i risparmiatori confidando che in questo l'Europa non ravvisi indebito aiuto di Stato — salvo poi, in caso di emergenza, convertire quelle obbligazioni in azioni della Banca. Intanto sulle sorti di Mps si agitano anche le associazioni dei consumatori. Ieri Adusbef e Federconsumatori, «che già nel febbraio 2013, all'indomani dello scoppio dello scandalo che portò alle dimissioni di Giuseppe Mussari dal Mps e dalla presidenza Abi, avevano chiesto di nazionalizzare la banca, nominando banchieri probi ed integerrimi che non rientrassero nella ristretta cerchia dei fiduciari di Bankitalia, dopo 3 anni e 10 mesi di distruzione di risparmio, di aumenti di capitali bruciati, tornano a chiedere la nazionalizzazione». Lo scrivono in una nota Elio Lannutti (Adusbef) e Rosario Trefilettti (Federconsumatori). «Mps non può essere lasciato alla mercé di avventurieri irresponsabili che giocano sulla pelle di risparmiatori, lavoratori, correntisti». Interviene anche il Codacons che ha annunciato «una diffida ai vertici dello Stato affinché si astengano dal procedere a spalmare i costi del salvataggio di Mps sugli italiani. Siamo pronti ad azioni clamorose pur di impedire un vero e proprio sopruso — spiega l'associazione in una nota —Appare intollerabile che rimanga impunito chi ha trasformato la più antica banca del mondo, un patrimonio del nostro paese, in quello che comunemente viene definito 'il bancomat del Pd'. E allora, per una volta, che sia chiamato a pagare chi ha contribuito ad affossare Mps». ***

SCENARIO BANCHE 70 Secolo XIX 12-dic-2016

La Svizzera chiude un'era: cancellato il segreto bancario art LONDRA. Questa volta è davvero la fine. Da gennaio il segreto bancario svizzero sarà un ricordo. È la conseguenza dell'entrata in vigore della legge federale sullo scambio di informazioni con i 38 Paesi partner dell'intesa: tutti quelli dell'Unione europea più altri 10. Questo significa che la confederazione comincerà a raccogliere i dati dei clienti delle banche a partire dal 2017, per poi cominciare a trasmetterli dall'estate 2018. Il governo svizzero ha inoltre da poco indicato che comincerà lo scambio automatico di informazioni, secondo il protocollo Ocse, anche con altri 22 Paesi, tra cui Argentina, Messico, Brasile, Uruguay e Sudafrica. Da quest'estate, con l'Italia, è inoltre già operativo il cosiddetto meccanismo rafforzato della rogatoria fiscale, in virtù della notifica per via diplomatica del protocollo di Milano del febbraio 2015. Un sistema di cooperazione rafforzata su domanda che rimarrà in vigore anche dopo gennaio. Uno dei pilastri centrali su cui il centro finanziario svizzero ha costituito il suo successo negli ultimi ottant'anni comincia quindi a venire meno. I primi effetti pratici si sono già cominciati a vedere: la divisione private banking svizzera di Citigroup (che si occupa dei clienti con più di 25 milioni di dollari di asset) ha recentemente annunciato di avere chiesto ai propri clienti elvetici di cominciare a condividere i propri dati. La Confederazione ad oggi è ancora il primo centro di wealth management al mondo: alla fine del 2015, secondo l'associazione delle banche svizzere, gli asset gestiti ammontavano a 6,38 trilioni di dollari. Quasi metà, il 49,3%, appartenevano a soggetti stranieri, una percentuale leggermente in calo rispetto al 51,1% dell'anno precedente. II Paese rimane il leaderglobale del cosiddetto private banking cross border: un quarto degli asset "intra-frontiere" gestiti al mondo sono gestiti in Svizzera. Eppure gli effetti della fine del segreto bancario si sono già cominciati a far sentire. Nel 2015 le banche attive in Svizzera sono calate da 275 a 266: otto delle cessazioni hanno riguardato istituti esteri. Dal 2012 al 2015 solo a Ginevra sono scomparsi 2mila posti di lavoro nel settore bancario, secondo la Fondation Genève Place Financière. La Confederazione non ha ceduto senza lottare: la vertenza sullo scambio automatico d'informazioni tra la Svizzera e l'Unione europea era iniziata già nei primi anni del 2000. Nel 2004 il governo svizzero si era visto costretto a concludere un primo accordo sulla fiscalità del risparmio, tuttora in vigore, che consente ai membri dell'Unione di prelevare delle imposte sugli interessi di capitali detenuti dai loro contribuenti nelle banche elvetiche. Con il sostegno di Austria e Lussemburgo, la Svizzera era però riuscita a salvaguardare il segreto bancario. Questi tre paesi si limitano a trattenere un'imposta alla fonte del 35% sugli interessi, che viene poi riversata ai membri dell'Unione, senza fornire i nomi dei clienti delle banche. In virtù di tale accordo, la Svizzera riversa circa mezzo miliardo di franchi all'anno alle autorità fiscali dei paesi dell'Unione. Troppo poco agli occhi di Bruxelles, tenendo conto delle diverse centinaia di miliardi di franchi depositati dai contribuenti europei nelle banche elvetiche. L'accordo ha inoltre una grande falla: si applica solo alle persone fisiche e non alle società. Come emerso recentemente dalle rivelazioni dei Panama Papaers negli ultimi anni si sono moltiplicate le società offshore, create da intermediari finanziari svizzeri e lussemburghesi — ma anche britannici — per permettere a decine di migliaia di contribuenti europei di continuare ad evadere il fisco. Per sfuggire alle crescenti pressioni dell'Ue, il governo svizzero aveva poi tentato nel 2012 la via dei cosiddetti "accordi Rubik", in base ai quali Berna si impegnava a riversare ai Paesi interessati un'imposta per regolarizzare il passato, in cambio del mantenimento del segreto bancario. Il no della Camera dei Länder tedesca alla ratifica dell'accordo fiscale ha però segnato la fine di questa strategia. I tanti italiani con fondi nascosti in Svizzera sono già corsi ai ripari: in molti hanno fatto corso agli ultimi due scudi fiscali (le cosiddette voluntary disclosure), molti altri si sono affidati a metodi più artigianali. Una volta il nero viaggiava in direzione Italia Svizzera, nell'ultimo paio d'anni il flusso si è capovolto.

SCENARIO BANCHE 71 Sole 24 Ore 12-dic-2016

Il commento - La doppia eredità del premier uscente art Non solo legge elettorale. Quale che sia il profilo del nuovo esecutivo Gentiloni che verrà, sul tavolo del prossimo capo del Governo s'addensano dossier che esigono un'attenzione politica e un livello di operatività fuori dall'ordinario. Basterebbe il caso Mps a indicare il primo, enorme problema che non è scritto nei manuali della teoria economica ma nella prova del fuoco dei mercati e nelle aspettative dei risparmiatori e della comunità finanziaria. Qui, dopo tanti errori (l'ultimo, quello di legare di fatto la ricapitalizzazioe di una grande banca in difficoltà all'esito di un referendum su materie costituzionali) non si può sbagliare una virgola. Ne va del destino di un istituto conosciuto in tutto il mondo, ma non solo. A maggior ragione in un Paese 'bancocentrico" come il nostro, dove il credito bancario è ancora di gran lunga la principale leva a cui ricorrono le imprese, permettere che la crisi dell'Mps possa eventualmente scaricarsi con effetti a catena sul resto di un sistema già alla prese con sfide epocali (tassi rasoterra, cambio di passo tecnologico, nuovi modelli di business, quadro regolatorio stringente) sarebbe un errore fatale. Aggiungiamo che ci sono altri grandi istituti di primario rilievo internazionale - come Unicredit - impegnati ora sul mercato nel rafforzamento del capitale ed altre banche (Popolare Vicenza, Veneto Banca) che potrebbero richiedere nuovi interventi di sostegno. Il contesto esige chiarezza e fermezza dei propositi (anche nel prevenire e stroncare i casi di mala gestio), non soluzioni pasticciate. Se la legge elettorale omogenea per Senato e Camera è una logica necessità invista delle elezioni, la tenuta del sistema bancario è una pre- condizione che attiene all'ordinato svolgersi della vita dell'intera comunità. Prima e dopo le elezioni. C'è poi da gestire la doppia eredità del governo Renzi. La prima è quella delle cose fatte. La legge di bilancio è una manovra da 27 miliardi che punta a spingere sulla crescita con un ventaglio di interventi per riattivare investimenti pubblici e privati. Nel caso della proroga del super ammortamento al 140% o dell'arrivo dell'iper ammortamento al 250% per i beni tecnologici di Industria 40 questi sono per esempio subito operativi dal primo gennaio 2017. Ma in altri casi occorrono misure attuative: se ne calcolano una sessantina, come per i 5 miliardi da ripartire per le infrastrutture. È evidente che sulla messa a regime della manovra si gioca una partita quotidiana per battere burocrazia e lentocrazia E qui il nuovo Governo non dovrà mollare la presa, consapevole che saranno anche forti le spinte per derubricarlo nella posizione di semplice traghettatore verso la meta di nuove elezioni. In realtà, il calendario degli impegni dice anche altro. La doppia eredità del Governo Renzi squaderna, a marzo 2o17, un esame europeo complesso di cui il ministro Pier Carlo Padoan, come è noto molto apprezzato a Bruxelles, conosce ogni piega e per il quale sa usare i toni giusti nei momenti giusti. Ma c'è da lavorare sodo, perché i fatti hanno la testa dura. II mancato rispetto della regola del debito e la prospettata "deviazione significativa" dalle regole europee sul corso del deficit strutturale possono richiedere interventi aggiuntivi di correzione. Sotto la lente, per la copertura finanziaria, finirà anche l'impegno per il nuovo contratto del pubblico impiego che vale 5 miliardi nel triennia Del resto, anche l'Ufficio parlamentare di Bilancio aveva messo l'accento sui rischi conseguenti gli impresi assunti dal lato delle spese correnti su pensioni e pubblico impiega Per non dire, dopo Il rinvio per il 2017, degli aumenti Iva da quasi 20 miliardi che si riproporranno dal 2018 e dei 23 già in lista per il 2019. In ogni caso un grande rebus politico per qualsivoglia governo che a ottobre 2017 dovrà misurarsi con questa sfida.

SCENARIO BANCHE 72 Sole 24 Ore 12-dic-2016

L'analisi - Con la ritirata di JP Morgan, il salvataggio del Monte passa ai art risparmiatori - Se JP Morgan lascia l'aumento di Mps a Stato e risparmiatori

Le grandi banche internazionali guidate da JP M organ non garantiranno, come promesso a luglio, l'aumento di capitale da 5 miliardi di Mps. Lasciando il salvataggio in mani italiane: risparmiatori detentori dei bond e Stato. Dopo che le grandi banche internazionali guidate da Jr Morgan hanno rinunciato a dare la garanzia per l'aumento di capitale da cinque miliardi di Mps, il salvataggio della banca - in attesa dell'intervento dello Stato, che entro la settimana dovrebbe varare comunque un provvedimento di garanzia precauzionale da is miliardi per ricapitalizzare le banche in crisi - dipende in gran parte dai risparmiatori italiani detentori del bond subordinato (Upper Tier II) da 2,16 miliardi, collocato nel 2008 e con scadenza nel maggio 2018. La grande fmanza internazionale batte in ritirata, ufficialmente per il mutato contesto politico e istituzionale, e la patata bollente resta in mano agli italiani: lo Stato e i piccoli risparmiatori. In attesa che dalla Vigilanza bancaria europea della Bce venga formalizzato il no al rinvio dell'aumento al 20 gennaio e preso atto della ritirata di JP Morgan e C.,il board di Mps guidato dall'amministratore delegato Marco Morelli ha deciso di esplorare il tentativo di portare avanti in extremis il piano originario. La novità principale riguarda la riapertura della conversione dei bond subordinati in azioni Mps di nuova emissione. Finora la conversione «volontaria» aveva portato adesioni per poco più di un miliardo, ottenuti quasi esclusivamente da investitori istituzionali (tra cui le Generali per 400 milioni). Consob, data la rischiosità dell'operazione che prevedeva di tramutare obbligazioni in azioni, aveva bloccato nel rispetto dei profili di rischio della Mifid, la conversione volontaria dei risparmiatori retail. Ora Mps - dopo un'interlocuzione tuttora in corso con Consob, che probabilmente terrà in conto i rischi a cui andrebbero incontro i medesimi obbligazionisti in caso di intervento dello Stato e burden sharing - punta a riaprire la conversione per l'intero ammontare di 4 miliardi di bond. Di questi, due miliardi sono nei portafogli di 40.000 risparmiatori italiani. Se decidessero di convertire in azioni, in aggiunta al miliardo già incassato dal Monte, si arriverebbe a tre miliardi. Lasciando "solo" due miliardi al vero e proprio collocamento azionario sul mercato (non più garantito), di cui uno potrebbe arrivare - secondo gli auspici delle banche collocatrici - dall'anchor investor del Qatar. La strada della soluzione privata, soprattutto dopo il disimpegno dalla garanzia di JP Morgan e co, resta tutta in salita ma non impossibile. Molto dipenderà anche dalla tenuta dei mercati nei prossimi giorni. In ogni caso è pronto l'ombrello protettivo dello Stato, con il nuovo Governo che a giorni varerà il maxi-decreto sulle banche.Il rilancio del Monte ricade sui portafogli degli italiani. ***

SCENARIO BANCHE 73 Sole 24 Ore 12-dic-2016

L'analisi - Soluzione di sistema cercasi per Npl e ricapitalizzazioni art Il nuovo governo Gentiloni starà per un po' alla finestra, in attesa che il mercato trovi le soluzioni al problema più pressante di alcune banche vendere e deconsolidare portafogli di Npl e sanare il buco in bilancio che ne consegue con aumenti di capitale. Il primo banco di prova è quello del Montepaschi, che in assenza di proroghe entro il 31 dicembre deve cedere sofferenze con valore lordo di 27,7 miliardi (netto 9,1 miliardi) e ricapitalizzarsi per 5 miliardi. A seguire il governo potrebbe trovarsi a dover spegnere altri focolai accesi, che sono quelli di Banca Carige, Veneto Banca e Popolare di Vicenza che devono vendere sofferenze per un totale di circa 5,5 miliardi e ricapitalizzarsi per complessivi 1,5 miliardi, scontrandosi con un mercato molto ostico. Infine, sul tavolo del nuovo Governo rischia di arrivare un'altra patata bollente, quella della vendita a Ubi di tre good banks (delle quattro finite in dissesto a fine 2015): l'operazione procede lentamente e vanno risolti «svariati problemi normativi», stando a una fonte bene informata. Non da ultimo, il governo Gentiloni dovrà tener d'occhio due scadenze impellenti: la prima è questione di rating, entro ila febbraio Dbrs si pronuncia sulla revisione del rating sovrano "A-low" ora sotto minaccia di declassamento (una retrocessione che colpirebbe soprattutto le banche rendendo più caro il finanziamento presso la Bce per via di un haircut maggiore sui titoli di Stato italiani utilizzati come collaterale); la seconda è legata alla scadenza della finestra Gacs, la garanzia pubblica sulla tranche senior delle cartolarizzazioni di sofferenze bancarie, che per ora può essere richiesta nei 18 mesi dopo l'entrata in vigore del decreto (febbraio 2016), in attesa di proroga di altri 18 mesi con disco verde Ue. Risolvere i problemi bancari con soluzioni tutte domestiche non è più consentito: l'Italia vorrebbe evitare il burden sharing che colpisce i risparmiatori sottoscrittori di bond subordinati ma questo va concordato con Bruxelles e Francoforte, nel quadro della nuova complessa normativa europea su risoluzione e risanamento e aiuto di stato delle banche. Gli spazi di manovra esistono, gli Stati non hanno le mani completamente legate, ma va privilegiata come prima scelta la soluzione di mercato, a seguire il sostegno pubblico straordinario in casi eccezionali. Il governo Gentiloni, dunque, potrebbe essere chiamato fin dai suoi primi passi a concludere il negoziato in corso da tempo tra Roma e Commissione Ue, Meccanismo di vigilanza unico e Direzione Generale della Concorrenza. La trattativa è a tutto campo: dagli aumenti di capitale sottoscritti dallo Stato a fronte di gravi turbolenze e mercati chiusi, a soluzioni per lo smaltimento di grandi portafogli di Npl senza creare una vera e propria bad bank, per finire alla garanzia unica europea sui depositi bancari fino a ioomila euro che però si scontra con l'esposizione delle banche al rischio sovrano, ora come ora considerata risk free. ***

SCENARIO BANCHE 74 Sole 24 Ore 12-dic-2016

Banche, sisma e verifica Ue sui conti le prime urgenze art ROMA La ricostruzione post-terremoto occupa il posto d'onore nell'agenda del futuro governo «nella pienezza dei poteri», come spiegato ieri dallo stesso premier incaricato Paolo Gentiloni inlinea con le priorità espressa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Posto d'onore comunque condiviso con le banche e la crisi di Mps (si veda pagina 8). A spiegare l'urgenza sociale non c'è solo la volontà politica di mostrarsi vicini alle popolazioni colpite dal sisma, ma anche il calendario delle scadenze che fissa al 17 dicembre il termine per la conversione del decretone che accorpa i due provvedimenti varati a ottobre e novembre su aiuti fiscali e finanziamenti per la ricostruzione. I lavori della Camera, convocata per oggi alle 15, partiranno da qui. Per il nuovo governo c'è giusto il tempo di giurare prima di partire per Bruxelles, dove giovedì è in calendario un importante Consiglio d'Europa dove si discuterà dei temi caldissimi dell'immigrazione e del diritto d'asilo, su cui l'Italia ha puntato i piedi in più occasioni. È solo il primo degli appuntamenti internazionali in un'agenda che va dalle celebrazioni dei 6o anni del Trattato di Roma, previsti nella Capitale a marzo, al Cr'diTaormina di maggio, primo vertice ufficiale con il neo presidente Usa Trump. Sul fronte interno, invece, la primavera sarà tempo di nomine per i cda in scadenza di Enel, Eni,Poste,Finmeccanica,Terna Nel frattempo, i tecnici dovranno andare spediti nei lavori per il "milleproroghe". Il tradizionale decreto di fine anno si annuncia anche questa volta ricco di misure, dagli intrecci societari nelle telecomunicazioni alle gestioni associate negli oltre 5mila piccoli Comuni italiani. Quest'anno però il Milleproroghe potrebbe essere accompagnato da un altro decreto per raccogliere almeno alcuni dei capitoli che non sono riusciti a salire sul treno ad alta velocità della manovra. Fra questi l'estensione dei bonus edilizi agli incapienti, i bilanci semplificati per le imprese e il ricco capitolo di interventi sugli enti locali, dal turn over alla defmizionedei fondi. La manovra invece è arrivata in porto, ma ha bisogno di provvedimenti attuativi su alcuni dei capitoli chiave, a partire dalle novità sulle pensioni entro gennaio vanno definite le convenzioni con banche e assicurazioni per la copertura dell'Ape, mentre entro febbraio serve un decreto per le semplificazioni sugli «usuranti». Sempre a febbraio scadono i termini per il primo via libera alla riforma del pubblico impiego, indispensabile per riavviare la macchina dei contratti come previsto dall'intesa siglata coni sindacati il 3o novembre. In fretta, poi, andrebbero preparati i correttivi per i decreti taglia-partecipate, licenziamenti degli assenteisti e nomine insaniti Arriverà entro marzo, invece, la richiesta ufficiale dell'Europa di rimettere mano ai conti italiani per non uscire dal sentiero stretto che porta verso il pareggio dibilancio. La richiesta di correzione dovrebbe valere tra gli 1,5 e i a miliardi, anche a seconda dei dati definitivi sul Pil 2016, e rappresenterà solo un antipasto per una manovra 2018 che, a prescindere dal governo che dovrà metterla a punto, già si presenta gravata dai 9,6miliardi di aumenti Iva sotto la consueta voce delle«clausole di salvaguardia». Non va dimenticato, infine, che la nuova «Agenzia delle entrate-riscossione» deve accendere i motori dal i lugliaI primo passo per arrivare pronti è la nomina del commissario, che dovrà mettere a punto lo statuto del nuovo ente pubblico economico e traghettare la struttura nella Pa.

SCENARIO BANCHE 75 Sole 24 Ore 12-dic-2016

Mps riapre la conversione dei bond retail per 2 miliardi - Mps riapre la art conversione dei bond al retail

Ilcaso Montepaschi. Coinvolti 40mila risparmiatori italiani Mps riapre la conversione dei bond retail per 2 miliardi In arrivo book building azionario ma senza consorzio di garanzia Il «Piano B» del Tesoro solo se fallisce l'aumento su base privata Un ultimo difficile tentativo per evitare la nazionalizzazione dell'istituto senese e il sacrificio degli obbligazionisti La strada della conversione dei bond inmanoalretailèstatasceltadalcdadiMpspertentare, in extremis, l'operazione di salvataggio da 5 miliardi di euro che, dopo il no alla proroga da parte della Bce, deve chiudersi necessariamente entro il prossimo 3t dicembre. II «piano B» del Tesoro, con conversione forzosa dei subordinati e capitali77zione «precauzionale», è pronto come alternativa se fallisse l'aumento privato. Servizi e analisi • pagine 7-9 Mps riapre la conversione dei bond al retail In arrivo book building azionario ma le banche guidate da JP Morgan ritirano la garanzia dell'aumento I numeri L'Authority Le obbligazioni subordinate per 2,16 miliardi sono in mano a 40mila investitori retail IL TARGET I due miliardi del retail si sommerebbero al miliardo già convertito: dei due miliardi mancanti, uno potrebbe arrivare dal Qatar Carlo Festa Un ultimo difficile tentativo per evitare la nazionalizzazione dell'istituto senese e il sacrificio degli obbligazionisti. La strada della conversione dei bond in mano al retail è stata scelta dal cda di Mps per tentare, in extremis, l'operazione di salvataggio da 5 miliardi di euro che, dopo Il no alla proroga da parte della Bce (che deve ancora formalmente arriva- resultavolodelboard),devechiu-dersi necessariamente entro il prossimo3i dicembre. Si va dunque avanti. L'operazione di mercato resta ancora in piedi anche se fra tante incognite: ultima quella del ritiro della garanzia all'aumento del consorzio In corso il confronto con la Consob per avere il via libera all'operazione bancario, c he resta tuttavia c ollocatore. Ma c'è anche qualche piccolo barlume di fiducia. II fatto che in queste ultime ore sia stato conferito l'incarico al ministro Paolo Gentiloni per formare il nuovo esecutivo viene visto come segnale positivo. Così sul tavolo dell'Ad Marco Morelli, dopo la riunione fiume di ieri, c'è l'ipotesi di aprire alla conversione volontaria per i bond subordinati retail, se venissero rimossi i paletti posti recentemente dalla Consob che hanno bloccato le adesioni. Nella prima finestra di conversione questi erano infatti stati esclusi per motivi di adeguatezza dei profili Mifid. A valle della conversione dovrà inoltre partire, secondo quanto deciso dal Cda, un collocamento azionario (bookbuilding) dove le banche cercheranno di raccogliere il maggior numero di adesioni. Vanno inoltre avanti le negoziazioni con Atlante per lo scorporo degli Npl dell'istituto senese. I riflettori sono comunque puntati soprattutto sui 4omila risparmiatori che potrebbero contribuire con 2,i6 miliardi di euro di subordinati, che si sommerebbero al miliardo raccolto dagli istituzionali. Questi capitali si dovrebbero sommare a un altro miliardo che, secondo le speranze dei manager di Mps e dei loro advisor, dovrebbe iniettare il Qatar come anchor investor. Poi ci sarebbe per la parte residuale un collocamento sul mercato. Le incognite restano tante. II presupposto dell'operazione di mercato è infatti che l'autorità di vigilanza autorizzi la conversione volontaria delle obbligazioni retail vendute nel 2oo8, eliminando quegli iniziali paletti messi a tutela *** dei risparmiatori. La tesi di chi spinge per questa soluzione è che se ci fosse un intervento dello Stato, i bond subordinati verrebbero comunque convertiti in azioni, ma in perdita e non a un prezzo "vantaggioso" come quello offerto. Un tema centrale su cui proseguono davenerdì scorsoi contatti informali tra la banca e la Consob, che tuttavia per muoversi sta aspettando l'ufficializzazione del diniego formale della Bce alla proroga chiesta da Mps. Altrotemadelicatorestaquello degli investitori, su cui continueranno a lavorare le banche mal- gradosiastatatoltalagaranziasul-l'inoptato. La strada che porta al Qatar come anchor investor sem- brainsalita:Dohanonavrebbean-cora ritirato ufficialmente la sua candidatura a impegnarsi con un miliardo, ma sembra difficile che il comitato d'investimenti della Qia possa accettare di dare il via liberaaun'operazioneconcosì tanteincognite.Interlocutore del Qatar, prima del referendum, era stato il governo dimissionario, che aveva aperto a possibili relazioni più ampie e non limitate al caso Mps. II nuovo esecutivo, che in qualche modo con l'ex- ministro degli Esteri Gentiloni ha caratteristiche di continuità rispetto al pre-cedente,dovrebbecercaredicon-vincere il Qatar. tuttavia, in una s ituazione di tale incertezza, resta comunque una strada in salita. Se tutto ciò non si concretizzerà resta all'orizzonte la rete di sicurezza pubblica conleipotesidi bail-in oppure di burden sharing:

SCENARIO BANCHE 76 questa rete di salvataggio potrebbe dunque concretizzarsi con la garanzia del Tesoro per coprire ciò che il mercato non riuscirà a colmare. L'altra strada, più pesante, sarebbe l'intervento diretto delTesoroperriportareilcapitale di Mps ai livelli chiesti da Francoforte. LA PAROLA CHIAVE Bond subordinati •Un'obbligazione (bond) è definita subordinata quando, in caso di liquidazione dell'emittente, sarà rimborsata solo dopo tutti i debiti non subordinati (i cosiddetti bond «senior») ma prima delle azioni. I subordinati sono di diversi gradi di rischio: i bond «upper Tier II» sono più rischiosi dei «lower Tier II» e prevedono la possibilità (non l'obbligo) di differire il pagamento delle cedole in caso di problemi dell'emittente. Mps Andamento del titolo a Milano SO 60 40 20 o 28 gennaio: II cda approva il bilancio 2015 che torna all'utile dopo 5 anni: l'esercizio si chiude con 390 milioni di profitti 11 aprile: Primo accordo tra le banche per il varo del fondo Atlante, chiamato a intervenire sul problema Npl. A partire da quelli di Mps 4 luglio: Lettera della Bce che chiede alla banca di affrettare la cessione di 10 miliardi di sofferenze entro il 2018 29 luglio: L'Eba svela i risultati degli Stress test 2016 e Mps approva il piano di ricapitalizzazione da 5 miliardi 25 ottobre: 24 novembre: II cda approva L'assemblea il nuovo piano — straordinaria industriale dei soci approva che prevede l'aumento e la il ritorno all'utile — conversione dei net 2018 bond. Alessandro Falciai eletto alla presidenza t Var. da inizio anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC ***

SCENARIO BANCHE 77 Sole 24 Ore 12-dic-2016

La crisi di Siena, il nodo degli Npl e le risorse che Atlante può liberare art II capitolo sofferenze. .a banca e Quaestio al lavoro per procedere con la cartolarizzazione finché sarà in piedi la soluzione di mercato, diversamente il fondo potrebbe rimodulare l'operazione o sfilarsi La crisi di Siena, il nodo degli Npl e le risorse che Atlante può liberare IL PIANO B Con lo Stato azionista Atlante potrebbe rivedere il proprio ruolo salvaguardando la struttura congegnata in estate Marco Ferrando — In una giornata festiva per pochi, ieri tra il Monte dei Paschi, gli advisor fmanziari e legali e lo staffdi Atlante si è lavorato anche sul dossier della maxi cartolarizzazione da z7 miliardi di Npl (lordi). Le probabilità di riuscita del piano di mercato da più parti vengono considerate basse, ma finché l'operazione resta in piedi si continua a giocare anche la partita delle sofferenze: lo schema è quello studiato a luglio, che prevede il fondo di Quaestio nel ruolo di pivot con l'acquisto della tranche mezza-nina e che dovrebbe vedere ad horas la firma dell'accordo tra Atlante, il Monte e il tandem Jp Morgan-Mediobanca, decisivo per il prestito ponte e la cartolarizzazione. Di fatto si tratta di una formalità: la cartolarizzazione, e quindi l'investimento dai,6 miliardi di Atlante a è vincolato alla buona riuscita dell'aumento. Se dal mercato non arriveranno i S miliardi che servono e la palla passerà allo Stato, decadrà il progetto di dismissione delle sofferenze e con esso l'impegno di Atlante. Ma potrebbe subito prenderne forma un altro: non è affatto escluso, infatti, che il fondo finanziato da banche, Cdp e assicurazioni possa rimanere al fianco del Monte dei Paschi. È uno scenario su cui si sta lavorando in queste ore, e che potrebbe materializzarsi nei primi giorni del aoi7, quando la banca dovrebbe avere il suo nuovo azionista di riferimento e dovrà defmire la sua nuova road map. D'altronde una volta risolto il problema del capitale, il Monte non potrà non affrontare di petto il suo altro problema strutturale: un Npl ratio superiore alla media di sistema, l'elemento che più di tutti in questi anni ha penalizzato non solo la redditività ma soprattutto ha tenuto lontano eventuali compratori. Probabile che il Tesoro azionista riapra il dossier elaborato da Quaestio insieme a Fonspa, che a fine ottobre ha chiuso un'approfondita due diligence sull'intero portafoglio di Npl che fa capo alla banca: certo, si ragiona dentro e fuori dalla banca, si tratta dello stock al 3o giugno scorso, probabilmente lievitato per cause naturali, e per di più oggetto di un'ispezione della Bce che potrebbe portare con sè qualche cattiva notizia. Ma la pratica è pronta per essere avviata, dunque c'è chi non esclude che la tragennaio e febbraio possa mettersi in moto la cartolarizzazione. Probabile che si riveda in parte la struttura dell'operazione: con il capitale già in cassaforte sarà più facile ristrutturare le tranche, probabilmente con una quota senior più ristretta e una junior più ampia. In ogni caso, per il Tesoro si profilerebbe un doppio ruolo: titolare della junior e garante della senior, visto l'utilizzo delle Gacs. Ma che cosa farà Atlante? Una decisione, ovviamente, non è ancora stata presa: prima c'è da vedere quale sarà l'epilogo del tentativo di mercato, poi si valuterà di conseguenza. Nei giorni scorsi, l'opzione considerata più probabile era - nel caso di un intervento dello Stato - un'uscita di scena del fondo dal dossier Mps, viste le tante altre partite su cui ci sarebbe da reinvestire il miliardo e mezzo ipotecato da Siena. Ma la situazione è fluida, e come si diceva c'è chi non esclude che, alla fine, la cartolarizzazione possa comunque effettuarsi in modalità non molto diverse da quelle studiate in estate da Alessandro Penati e Fabrizio Viola (ora di nuovo fianco afianco sulle ex popolari venete): per qualità e quantità la maxi-cessione del Monte può contribuire in misura determinante a sbloccare il mercato degli Npl in Italia, dunque il sistema (che su Atlante ha investito) potrebbe avere il massimo interesse a un varo in tempi stretti. @morcoferrando77 RIRROOIIZIONE RISERVA1 A I I NUMERI 27 miliardi La cartolarizzazione La prima fase per ilsalvataggio di Mps prevede la cessione di 27 miliardi dieurodi sofferenze lorde al 33% del valore, pari a circa 9,2 miliardi netti. Per toglierle dal bilancio, dimezzando così l'intera mole di crediti deteriorati in portafoglio, Siena effettuerà una maxi-cartolarizzazione dei crediti a cui parteciperà Atlante 2, ilfondofinanziato da banche, assicurazioni e casse previdenziali. 1,6 miliardi L'investimento di Atlante 2 La cartolarizzazione, e quindi l'investimento da 1,6 miliardi di Atlante 2 è vincolato alla buona riuscita dell'aumento. ***

SCENARIO BANCHE 78 Sole 24 Ore 12-dic-2016

La grande fuga dei clienti dalla banca: depositi giù di 14 miliardi in nove mesi art La crisi di fiducia. Da gennaio a settembre 2016 la raccolta diretta crollata dell'11%e dal 2010 usciti ben 50 miliardi, oltre un terzo del totale della raccolta di 6 anni fa La grande fuga dei clienti dalla banca depositi giù di 14 miliardi in nove mesi I TIMORI DI SALVATAGGIO L'acuirsi della crisi e la paura perle nuove regole Ue hanno portato a un esodo massiccio: Siena ha perso 100mila clienti dall'inizio dell'anno Fabio Pavesi tic ;'e il responso della Borsa tra gli indicatori di appetibilità più immediati di un titolo. E per il Monte dei Paschi quel giudizio ha dell'impietoso con quel -84% di perdita di valore solo negli ultimi 12 mesi. Ma c'è un altro indicatore che la dice lunga sulla crisi di sfiducia, che non da ieri, attanaglia quella che una volta era la terza banca del Paese. È la fuga dei depositanti, l'abbandono dei clienti che se ne vanno con i loro conti correnti e depositi e migrano altrove. L'acuirsi della crisi, e quello stallo così lungo nel trovare una soluzione, hanno visto lievitare i fuggitivi come non mai. Solo nei primi nove mesi del 2016la raccolta diretta dellabanca senese ha visto un tracollo di ben 14 miliardi. Una fuoriuscita ingente che vale l'u% della provvista diretta della banca. A fine 2015 Mps poteva contare tra conti correnti, depositi vincolati, obbligazioni e pronti contro termine su una massa di denaro di u9 miliardi. Nove mesi dopo il forziere della banca si è svuotato scendendo a 105 miliardi. Di ben 7 miliardi si sono svuotati i conti correnti; ma anche i depositi vincolati non sono stati immuni dalla fuga con un esodo di 2,5 miliardi. Per non parlare delle obbligazioni che hanno avuto un'emorragia di 5 miliardi. Insomma per non saper nè leggere nè scrivere i clienti i Mps hanno in via prudenziale preferito alleggerire le posizioni sulla banca E questo è avvenuto non a caso nell'anno che è seguito alla risoluzione delle 4 banche, nell'anno del bail in. Conunulteriore accelerazione nella fuga, come si evince dai documenti della banca, subito dopo la bocciatura estiva di Mps negli stress test della Bce. Non c'è affatto da sorprendersi. Vero è che il rischio di perdita, in caso di crac come ormai tutti sanno, è confinato alle azioni, ai bond subordinati e ai conti correnti sopra i loomila euro, ma il clima di tensione sulla banca toscana è talmente elevato e dura orma i da talme nte tanto tempo da aver indotto molti clienti a lasciare. Solo quest'anno la banca ha perso loomila clienti che si aggiungono ai 159mila clienti usciti dal 2013 al 2015. Una sorta di progressivo abbandono che è andato di pari passo con la crisi annosa dell'istituto e con il deterioramento dei conti. Se si getta lo sguardo all'indietro il quadro che emerge è quello di una lenta e protratta agonia. Solo l'indicatore della raccolta diretta la dice lunga sullo stallo pesantissimo e su quel lungo tunnel buio in cui si è infilata Siena. Dal 2010 la raccolta di denaro presso la cl ientel a è scesa di ben 5o miliardi. Un'ecatombe: oltre un terzo del fmanziamento dei clienti è andato perduto. Un numero che non ha eguali tra le altre big bancarie del Paese. E in fondo quellafugadallabanca più antica del mondo è più che giustificata dai morsi di una crisi mai risolta e che ha visto invece intensificarsi la sua drammatic ta. II monte delle sofferenzee dei crediti malati è andato crescendo senza sosta fino a valere oltre i130% del portafoglio. Un valore che ha assegnato in tutti questi anni il triste primato di banca più rischiosa del Paese. Quel cumulo di crediti malati hanno significato incamerare perdite per la loro svalutazione per ben 17 miliardi dal 2010 al 2015. Perdite colossali che hanno vanificato ogni nuova immissione di capitale nella banca. Gli 8 miliardi di aumenti di capitale del 2104 e del 2015 sono stati completamente mangiati solo dalle svalutazioni delle sofferenze e degli incagli. Inevitabile quindi quella caduta di Borsa mai così pronunciata per una banca. E con essa, con il mercato che abbondonava al suo destino l'istituto toscano, la crisi di rigetto dei clienti spesso anche azionisti e/o obbligazionisti che scottati pesantemente dal falò del titolo hanno finito per fuggire da Siena. Un prezzo pagato anche all' inanità di chi ha lasciato che labanca scivolasse senza intervenire. Ora l'intervento pubblico è alle porte. Tardi però. I I NUMERI 17 miliardi Le svalutazioni Il cumulodi crediti «malati» in pancia a Mps ha imposto svalutazioni per 17 miliardi fra i12010 e i12015. 8 miliardi Gli aumenti Le ricapitalizzazioni fra 2014 e 2015. 100mila Il deflusso dei clienti Da inizio anno la banca ha perso 100mila clienti;159mila quelli usciti fra 2013 e 2015. 11% Il crollo della raccolta diretta Da inizio anno -14 miliardi. ***

SCENARIO BANCHE 79 Sole 24 Ore 12-dic-2016

Piano B solo se fallisce l'aumento «privato» art Piano B solo se fallisce l'aumento «privato» Per Mps ipotesi di conversione forzosa dei subordinati e ricapitalizzazione «precauzionale» in caso di insuccesso del piano privato Il governo e i tempi del mercato Tesoro fiducioso che la formazione del governo possa aiutare l'operazione privata. Verifica nel week end OPZIONE ALTERNATIVA L'intervento in base all'articolo 32 della direttiva Brrd partirà se l'aumento privato non arriverà al100% dell'obiettivo a Isabella Bufacchi eGianni Trovati M La messa in sicurezza del Monte dei Paschi, con la cessione dei crediti in sofferenza chiesta dalla Bce e il conseguente aumento di capitale sottoscritto da privati, va avanti. Ma se il ricorso al mercato rilanciato ieri dal cda del Monte dovesse fallire, è già prontoilPianoB: un'operazione pubblica che al momento prevede la ricapitalizzazione precauzionale in base all'articolo 32 della direttiva europea su risoluzione e risanamento delle banche (la «Brrd» del 2oi4) e il burden sharing cioè la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate, non solo quelle possedute dagli investitori istituzionali ma anche quelle in mano ai risparmiatori. Il decreto con le misure per l'intervento pubblico è pronto ma, dopo gli ultimi ritocchi dei tecnici del Tesoro, dovrà avere l'avallo formale del nuovo presidente del Consiglio già in fase di elaborazione del programma di governo. Dopo la lunga fase di stand-by che ha accompagnato l'attesa del referendum e la crisi politica, questa si annuncia settimana decisiva per Montepaschi e l'alternativa secca fra soluzione di mercato e intervento pubblico, banco di prova per la normativa Brrd e un'operazione pilota che potrà essere replicata per altre banche. L'intervento dello Stato per il Monte, regolato dall'articolo articolo 32, non farà scattare il bail in (sivedaiSolea40redeigiorni scorsi), perché non si tratta di un salvataggio dibancain risoluzioBurden sharing Scatterà una penalizzazione per i titoli subordinati, poi l'ipotesi del ristoro parziale IL FONDO PER ALTRE BANCHE Neldecreto l'istituzione di uno strumento finanziario come un fondo che potrà essere usato per Npl e ricapitalizzazio ni anche oltre Mps ne. Se ci sarà il burden sharing, sione dei subordinati presso gli lariformadellebanchepopolari, questo non porterà all'azzera- investitori istituzionali e retail. cheèstatacolpitadallasospensimento delle obbligazioni subor- Stando afontibeneinformatere- vadel Consiglio di Stato sui timiti dinate, ma alla loro conversione sta da vedere se il Qatar confer- al diritto di recesso proprio nella forzosa nelle azioni della nuova merà il suo interesse nell'opera- fase decisiva, con due istituti an-banca La penalizzazione starà zione, dopo la formazione del cora in attesa della loro assemnel prezzo di conversione, anco- governo Gentiloni. Sempre se- blea (quella di Sondrio è in prora da definire perchè sul tavolo condo le stesse fonti, nel caso di gramma per il i7, quella di Bari del rapporto negoziale con la ricapital i77a7ione precauziona- per ilz')ele altre alle prese con il commissione Ue: il Monte in- leiTesoro potrebbe decidere di rischio di vedersi presentare un tende comunque rilanciare in farsicaricoanchediquelprestito conto salato in termini di ricorsi. questo inizio settimana l'offerta ponte così necessario per il suc- Daquestopuntodivistaildecredi riacquisto alla pari, a ioo, del cesso dell'operazione: il bridge to imbastito dal Mef non potrà prestito subordinato sottoscrit- loan infatti, erogato entro la fine andare oltre una soluzione ponto dalla clientela privata e con- dell'anno,consentiràallasocietà te per continuare sulla strada vertire quei proventi in azioni veicolo di acquistare dal Monte della riforma in attesa delle pro-della nuova banca, dopo averve- le sofferenze entro i13i dicem- nunce della Corte costituzionarificato conConsoblapossibilità bre, per poi riimpacchettarle e le, chiamata in causa anche dalla di poter riproporre l'offerta sot- venderle sul mercato in forma di Regione Lombardia per il conto un cappello diverso, "appro- senior bond con garanzia pub- flitto di competenze fra Stato ed priatezza" invece di "adeguatez- buca Gacs in forma di cartolariz- enti territoriali zabloccante". zazionenelaoi7. Ilsettorebancario attende poi Per i risparmiatori che hanno L'esito della vicenda Monte l'intervento sulle imposte diffeinvestito nelle obbligazioni su- Paschi è un test, un'operazione rite (Dta), con il correttivo che bordinate del Monte dei Paschi pilota per altri istituti alle prese consentirebbe di considerare in si riapre quindi un bivio: aderire con l'accoppiata fra cessione di compensazione degli acconti alla conversione volontaria dei crediti deteriorati e conseguen- 2016 le somme pagate a luglio loro titoli che Rocca Salimbeni te aumento di capitale e in diffi- scorsomariferitealao15. C'è infiha deciso ieri di riaprire, o atten- coltà nel trovare nuove risorse ne la difficile vendita delle quatdere l'eventuale conversione fresche per il mercato. La rete to"goodbanks"createdallarisoforzata che arriverebbe con l'in- pubblica che si attiverebbe per luzione di Banca Etruria, Banca tervento statale se l'operazione Siena, con un fondo o

SCENARIO BANCHE 80 strumento Marche, Cariferrara e Carichiedi mercato fallirà. Il tempo per fmanziario equivalente, potreb- ti Servono nuove risorse al fon-decidere stretto. beestendersiinfattipersostene- do dirisoluzione,ilcuiimportoè Il provvedimento del Tesoro rei due istituti veneti oggi gestiti da quantificare: la norma, già prontoaintervenireincasodibi- dalFondoAtlante,valeadireVe- ipotizzata nel cantiere della ma-sogno prevede tuttavia il rim- neto Banca e Popolare di Vicen- novra 2o17, permetterebbe di diborso agli obbligazionisti retail za, e per Carige, arrivando così a luire in cinque anni II conto a caper le perdite subite nella even- un intervento che si può amplia- rito delle banche finanziatrici tuale conversione forzosa, ma re fmo a 7 miliardi, da finanziare ORIRRODUZIDNE RISERVATA sulle condizioni per renderlo con nuovo debito pubblico. possibile (misselling) e sull'enti- L'arrivo di un nuovo decreto tà è ancora in corso il confronto banche rappresenta una prima con Bruxelles. prova non semplice per il goverL'ingresso delTesoro nel ca- no Gentiloni, per le ricadute sia pitale del Monte (al quale la Bce sugli investitori siasull'opinione ha richiesto un aumento di capi- pubblica Un altro fronte aperto tale da 5 miliardi) terrà conto del e urgente che impegnerà II nuocapitale raccolto con la conver- vo governo è rappresentato dal *** I contenuti del decreto AUMENTO PRECAUZIONALE L'alternativa al mercato Se l'aum ento di capitale di mercato lanciato da Mps non dovesse avere successo il decreto allo studio del Governo prevede l'intervento pubblico straordinario attraverso una «ricapitalizzazione precauzionale», consentito perché la banca non è in dissesto, con l'applicazione del burden sharing, ma non del bail in in quanto coinvolgerebbe gli obbligazionisti subordinati BURDEN SHARING Le regole se interviene lo Stato un intervento pubblico nell'aumento di capitale di una banca non in dissesto è consentito dalla regole europee con il rispetto del burden sharing, cioè la ripartizione delle perdite di una banca tra i privati, che devono intervenire per primi, e poi lo Stato. E il settore privato nel caso del burden sharing è quello dei detentori di obbligazioni subordinate siano essi investitori istituzionali o risparmiatori IL NODO NPL Necessario coprire le perdite L'esigenza di salvataggio di Mps parte dalla richiesta arrivata dalla Bce di liberarsi di 27,7 miliardi di valore lordo (9,1 netti) di sofferenze possedute dalla banca, i cosiddetti Npl ( Non performing loans). Cessione che comporta l'esigenza di un aumento di capitale. La ricapitalizzazione da 5 miliardi di Mps è infatti destianata a coprire le perdite derivanti dalla cessione degli Npl CONVERSIONE FORZOSA Il nodo dei bond subordinati Allo studio c'è l'ipotesi di una conversione forzosa di obbligazioni subordinate in azioni della nuova banca con i risparmiatori che ne detengono peroltre2 miliardi. Il Governo nel provvedimento è pronto a intervenire in caso di bisogno con un rimborso agli obbligazionisti retail per le perdite subite nella eventua le conversione forzosa IL FONDO STATALE Uno strumento per altre crisi Per varare l'aumento di capitale precauzionale per il Monte dei Paschi di Siena, il Tesoro istituirebbe un fondo o equivalente strumento finanziario che gli consentirebbe poi di intervenire anche in altre situazioni di crisi bancarie. Le risorse , che potrebbero ammontare complessivamente a 15 miliardi, sarebbero usate sia per ricapitalizzazioni che per risolvere il nodo dei «Non performing loans» LA PAROLA CHIAVE Brrd •La direttiva 2014/59/Ue — conosciuta anche con l'acronimo inglese Brrd: Banking Resolution Recovery Directive, la direttiva europea per la risoluzione delle crisi del settore bancario — introduce in tutti i paesi europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi delle banche e delle imprese di investimento. In particolare la Brrd spezza il legamefra rischio bancario e rischio sovrano, prevedendo che gli Stati membri possano rifinanziare una banca solo previa condivisione degli oneri con azionisti, obbligazionisti e depositanti oltre 100mila euro (cosiddetto bail-in). ***

SCENARIO BANCHE 81 Sole 24 Ore 12-dic-2016

Il nodo Mps al nuovo esame di Borsa art Il nodo Mps al nuovo esame di Borsa Faro sul settore bancario italiano dopo il rally della scorsa settimana e la caduta di venerdì Nel radar i Cds I bond bancari La speculazione, a fronte del Qe della Bce, potrebbe puntare sui Credit default swap Vittorio carlini I)a un lato l'apprensione ma, contemporaneamente, il desiderio di mettersi alle spalle la vicenda Dall'altro una certa rabbia per non aver visto il problema risolto già da tempo e con più efficacia Sono gli umori degli operatori contattati dal Solea4Ore su caso di Mps. Un argomento considerato «caldo» tanto che in molti hanno chiesto l'anonimato. La soluzione comunque appare ormai a portata di mano. L'incarico aPaolo Gentiloni per formare il nuovo Governo è un passo che, seppure resta sul tavolo il tentativo di ricapitalizzazione privata, dovrebbe aiutare il dispiegarsi della rete pubblica di protezione infavoredellaBanca Sitrattadiun evento, in qualsiasi forma venga concretizzato, atteso dal mercato. «In tal mo do - è II leit motiv - verrà finalmente tolto al titolo di Mps il valore segnaletico negativo che da troppo tempo si porta dietro». Anche oltre i suoi demeriti. Valeadire:difronteallalimitata capitalizzazione dell'istituto di Siena (571,8 milioni alla chiusura di venerdì scorso) ciò che preoccupa non è tanto l'impatto sul listino dell'ottovolante delle sue azioni. Bensì il fatto che l'eventuale mancato salvataggio, da un lato, testimonierebbe l'incapacità dell'Italia di gestire II problema; e dall'altro, soprattutto a fronte dei diversi futuri dossier (ad esempio la ricapitalizzazione di UniCredit), darebbeilviaaduneffettodomino sul sistema dagli esiti sconosciuti. Ciò detto: l'avvio delle contrattazioni di oggi sarà positivo? Gli esperti non si espongono. Un po' perchè la situazione rimane fluiGli esperti: l'eventuale soluzione sul Monte non toglie la volatilità dai titoli più rischiosi da E un po' perché l'inattesa reazione di Piazza Affari dopo il «No» al Referendum induce alla prudenza Gli investitori infatti, anchescommettendosullarisolu-zione del caso Mps, la scorsa settimana hanno premiato II listino di Milano ( 7,o6% per il Ftse Mib in cinque sedute). Certo: c'è stata la ricopertura degli hedge fund che avevano puntato al ribasso prima del voto. Inoltre la Bce, riducendo l'ammontare di acquisti mensili ma allungando nel tempo il Qe, non ha deluso le attese. Infine: in scia agli acquisti settimanali il settore dei titoli bancari italiani ha avuto un piccolo sussulto (il rapporto prezzo su patrimonio netto è salito allo 0 47 contro lo 0,8 dei titoli paneuropei). E tuttavia gli esperti non si fidano: preferiscono, rispetto al breve periodo, non azzardare troppe previsioni. A ben vedere, un sostegno alla visionepositiva,arrivadall'analisi tecnica Il Ftse Mib, proprio nella seduta di venerdì, ha mostrato, nonostante le vendite sui fmanziari, inaspettata forza sul livello di i8. aoo punti. «Il valore indicato, però- ricorda Enrico Malverti, analista quantitativo - ha una valenza prettamente intraday. Il verosupporto è più giù in area 1.7.5oo. In realtà molto dipenderà dalla prima ora di contrattazioni». Detto dell'azionario quali invece gli sviluppi sull'obbligaziona- rio, in particolare rispetto ai bond bancari? «Su questo fronte - risponde Angelo Drusiani di Albertini Syz - bisogna dapprima sempre distinguere le diverse storie aziendali». Ciò detto, l'ipotesi della conversione forzata dei subordinati, «anche se accompagnata da un qualche meccanismo di tuteladell'investitore retail», dauna parte indurrà delle perdite agli istituzionali; e, dall'altra, sarà «sempre una soluzione mirata. Cioè: non c'è spazio per facili entusiasmi. Nel settore bancario esistono ancora problemi. In primis quello dei crediti deteriorati». Quindi, conclude Drusiani, «il comparto obbligazionario degli istituti di credito rimarrà comunque volatile». Quella volatilità in cui, inutile negarlo, spera comunque la speculazione. Non sono in pochi, nelle sale operative, a fare il seguente ragionamento. L'eventuale intervento dello Stato in Mps, seppure insignificante rispetto al totale del debito pubblico italiano, può essere un ulteriore argomento a sostegno della narrazione che descrive le finanze italiane sotto stress. Giusto o sbagliato che sia gli hedge fund, fortianchedellarevisionealribas-so dell'outlook sull'Italia ad opera di Moody's e Fitch, potrebbero tornare all'opera. Sui titoli bancari? Possibile. Più ardua, invece, la strada che porta ai BTp: qui c'è il confermato impegno di Mario Draghi. In realtà, concludono alcuni trader, potrebbe riapparire nel radar della speculazione il Credit default swap. Venerdì scorso fl Cds a5 anni sul Belpaese salito oltre 166 dollari. Un caso? Staremo a vedere. Così come si dovrà vedere se le soluzioni prospettate su Mps finalmente diventeranno realtà. Diversamente Piazza Affari sarà destinata a ballare di nuovo. E, di certo, non un placido valzer. *** Le Borse Variazioni % della scorsa settimana e da inizio anno 1 Milano Ftse Mih 7,06% DA INIZIO ANNO —14,59% V DA INIZIO ANNO 4,29% Madrid Ibex 35 6,54% I I ...... Parigi Cac 40 ...... Londra Ftse 100 DA INIZIO ANNO -3,92% V 5,19%

SCENARIO BANCHE 82 DA INIZIO ANNO 2,74% 4,72% DA INIZIO ANNO -2,85% V 3,32% DA INIZIO ANNO 11,40% ***

SCENARIO BANCHE 83 Sole 24 Ore 12-dic-2016

UniCredit chiude la vendita di Pioneer ai francesi di Amundi art RIASSETTI UniCredit chiude la vendita di Pioneer ai francesi di Amundi iim UniCredit ha chiuso la cessione di Pioneer ai francesi di Amundi. Secondo quanto riferiscono fonti fmanziarie l'intesa è stata firmata ieri in tarda serata L'operazione è nell'ordine di più di 4 miliardi con un dividendo straordinarioperlabanca; l'annuncioufficiale è atteso per oggi. Per UniCredit si tratta della secondacessioneinpochigiorni dopo quella di Pekao a Pzu e Pfr. Domani il ceo Mustier illustrerà a Londra il piano industriale del gruppo. ***

SCENARIO BANCHE 84 Sole 24 Ore 12-dic-2016

L'analisi - I colpi di scena dei mercati e la protezione di Francoforte art Vito Lops Due settimana di tempo. Sul futuro di Banca Mps - che entro fine mese dovrà racimolare dal mercato o dallo Stato ben 5 miliardi di euro come imposto dalla Bce, ovvero io volte il valore di mercato della banca più vecchia del mondo - pesa questa spada di Damocle. Un conto alla rovescia "cinematografico" che, al pari di un film d'azione, sta caricando di suspence un po' tutti: da chi è direttamente coinvolto con l'istituto (nei panni di azionista, obbligazionista o correntista) a chi è comunque investito sui mercati azionari europei e su Piazza Affari, la cui volatilità quest'anno è stata quantomai correlata alle sorti dei titoli bancari. E vero: l'istituto senese ha avuto cinque mesi di tempo per convincere gli investitori privati a puntare altri 5 miliardi. Di conseguenza sono in tanti a sostenere che se in un lasso di tempo così ampio non vi è riuscita, difficilmente riuscirà a farlo ora, quando non restano appunto che un paio di settimane. In ogni caso il 2016 sarà iscritto negli annali come l'anno dei colpi di scena, con le vittorie impreviste della Brexit e di Trump e con la reazione positiva (a sopresa) dei L'ANALISI I colpi di scam dei mercati . e Cl protezione di Francoforte mercati dopo la vittoria del "No" al referendum italiano di inizio mese. Quanto a Banca Mps, il colpo di scena sarebbe - a questo punto - un aumento di capitale per via privata, senza ricorrere all'intervento dello Stato e alle nuove normative europee. Comunque andrà a finire, la resa dei conti (sul capitale) di Mps arriva in un contesto in cui la Bce ha riservato un ulteriore colpo di scena. Annunciando giovedì II potenziamento del piano di quantitative easing (che durerà fino a dicembre 2017, nove mesi in più del previsto) e un ampliamento dei titoli acquistabili (anche quelli con durata residua di i anno e con un rendimento inferiore a -0,4%) la Bce ha lanciato un'altra forte rassicurazione agli investitori, costringendo molti fondi hedge a chiudere le posizioni corte sui listini europei e sulle stesse banche europee. Nell'ultima settimana queste hanno guadagnato il 9,5%. Meglio ancora sono andate le banche italiane che in cinque sedute hanno visto la capitali77a7ione aumentare del 12,5%. Certo, c'è da aspettarsi di tutto in quest'anno "sorprendente". Ma è forte la sensazione (e la speranza) che il film di Mps in primis (ma dell'intero settore bancario europeo) si chiuda a lieto fine. * LA PAROLA CHIAVE Hedge fund •I fondi speculativi, detti anche fondi hedge, nascono negli Stati Uniti negli primi anni '50. Prevedono l'utilizzo di tecniche di gestione avanzate, spesso non adottabili dai fondi comuni per motivi regolamentari. Tra le atre caratteristiche sono da ricordare una struttura basata su una commissione di gestione annua e una di performance, l'investimento di una quota rilevante di capitale da parte dei gestori e un elevato utilizzo della leva finanziaria. ***

SCENARIO BANCHE 85 Sole 24 Ore 12-dic-2016

La bussola del risparmiatore - Cosa cambia per azioni, obbligazioni, conti correnti art - Cosa cambia per azioni, bond e conti correnti

LA BUSSOLA DEL RISPARMIATORE Cosa cambia per azioni, obbligazioni, conti correnti Vito Lops • pagina 10 Cosa cambia per azioni, bond e conti correnti Soluzione di mercato o intervento pubblico: l'impatto della partita su Mps per il portafoglio degli investitori La distinzione I due piani presentano tecnicalità differenti con ripercussioni diverse sugli attori coinvolti Vito Lops ()re e giorni decisivi per Banca Mps,perisuoiinvestitori(azionisti eobbligazionisti) e clienti (correntisti). L'istituto è chiamato ad effettuare entro fine anno un'iniezione di capitale da miliardi Anche se i giorni a disposizione sono sempre I bondholder Bisogna distinguere tra possessori di titoli «senior» e possessori di obbligazioni «subordinate» meno si continua a puntare sul "piano A", ovvero si punta a raccogliere i fondi da investitori privati (questa è anche l'intenzione emersa dal consiglio di amministrazione straordinario di ieri). Tra gli investitori privati che potrebbero esserecoinvolti nel"piano A" ci sono anche i possessori di obbligazioni subordinate (etraquesti4omilainvestitoriretail) attraversounpiano diconversionedeibondinazionill "piano B"- che man mano che passano i giorni vede aumentare le probabilità - contempla l'ingresso diretto dello Stato nella partita (e nel capitale) dellabanca più antica del monda I due piani presentano tecnicalità diverse che inevitabilmente potrebbero impattare (nel bene e nel male) sugli attori coinvolti. Pergli azionisti (che da inizio anno hanno già visto scendere del-l'84% il valore dell'investimento) seguiranno probabilmente altri giorniadaltavolatilitàconilrischio di ulteriori ribassi Quanto alla categoria degli obbligazionisti retail, bisogna distinguere tra possessori di titoli "senior"e possessori di tito-li"subordinati".Inquest'ultimoca-so il rischio di perdite è certamente più elevato. I correntisti, invece, non sono coinvolti dalle operazioni di aumento di capitale. Ecco nel dettaglio gli scenari possibili per ciascuna categoria *** AZIONISTI nnn Azzeramento con il «burden sharing» Opzione- aumento con soluzione privata Per gli azionisti di Banca Mps il 2016 è già un anno horribili s. Dainiz ioanno ilvalore del titolo èscesodell'84%. Venerdì il titolo ha chiuso a 19,5 euro in calo del 10,5%. A scatenare il nuovo ribasso è stata l'indiscrezione (non confermata dalla Bce) ma data per certa dal mercato s econdo cui la Bc e non avrebbe concesso la proroga di 20 giorni chiesta dall'istituto senese per effettuare l'aumento di capitale da 5 miliardi che a questo punto dovrà essere effettuato entro i132 dicembre. I vertici di Mps - per quanto il tempo scarseggi - non hanno abbandonato l'idea di trovare i fondi sul mercato, quidipervia privata. Ma nel caso questaopzione non dovesse andare in porto, non restachel'interven-to dello Stato italiano. Quest'ultimo dovrebbe avvenire nell'ambito della normativa europea. Più difficile che il governo decida di incorrere in una procedura di infrazione, agendo in autonomia. In ogni caso gli azionisti di Mps, circa 15omila, dovranno aspettarsi ulteriori perdite di valore del titolo. Secondo le disposizioni di Bruxelles per le azioni attuali non c'è un grande futuro: in caso di burden sharinge di bail in, infatti, i titoli azionari vengono azzerati. 15O mila Gli azionisti Sono circa 150mila gli azionisti del Monte dei Paschi L'opzione iniziale, quella che stanno ancora provando a seguire con coraggio i manager di Mps malgrado i segnali contrari e la situazione complessa, è quella di un aumento di capitale da 5 miliardi destinato al mercato, dove ci dovrebbeessereunapartedi con-versionedelle obbligazioni subordinate in titoli azionari, una parte de s rinata agli anchor investor e una parte destinata al mercato. In questo caso agli attuali azionisti potrebbe essere concesso di partecipare all'aumento: in caso contrario si vedrebbero totalmente diluiti vista l'entità dell'aumento di capitale rispetto all'attuale capitalizzazione di Borsa di Mps (571 milioni). C.F. 0 PPROUIQpRE RISE MOAT 11 OBBLIGAZIONISTI La doppia strada sulla conversione per i detentori dei titoli subordinati Ci sono 4omila risparmiatori retail in possesso di obbligazioni subordinate emesse da Banca Mps Per loro si aprono due strade, legate alle modalità con cui l'istituto scncsedovesse riuscereadeffetWare l'aumento di capitale da 5 miliardiimpostodallaBce.Laprimaè che anche a loro sia data la possbilità di poter convertire su base volontaria le obbligazioni in azioni. Mpshadatoquestaopzioneagli investitori istituzionali dal 28 novembre al 2 dicembre ricevendo adesioni perunoontrmvaloredi oltreunmi iardodieuro.Perincentivare questa strada l'istituto ha offerto il rimborso delleobbligazion i a un prezzo allettante il t00% del valore nominale per i bond "Tier 2". Dato che i retail hannoin mano bond 'Tier2"questa ipotesi por r,-

SCENARIO BANCHE 86 rebbe loro a recuperare, qualora l'aumentodicapitalevadainporto perviaprivata,laperditadelsomfi- noraaccumulatasulvaloredeltito-lo (alla chiusura di venerdì il bond con scandenza 2oi8 -r7 più consistente subordinato in mano ai retail - quotava 5o mentre allo sportello, insedediemissione, erastato venduto a too). Dopodiché questi sarebbero comunque "costretti" dal piano ad acquistare le nuove azioni di Mps emesse per l'aumento di capitale. Per perseguire que-stastradaoccorronoduecondizio-ni:1) l'aumento di capitale di Mps venga effettuatodainvestitoriprivati e non dallo Stato; 2) la Consob autorizzi la carversione di band in 40 mila Gli obbligazionisti Sono circa 40mila i detentori di obbligazioni subordinate Mps azionianchcalsegmentoretail,anche qualora dai loro profili di rischio (come previsto dalla normativa Mifid) non sia emersa l'attitudineacomprareazioni. La seconda opzione prevede l'intervento diretto dello Stato e scatterebbe in caso di fallimento del"pianoA".Inquesto caso, ibond subordinati verrebbero comunque convertiti in azioni, ma non a un prezzo 'vantaggioso" come quello offerto nell'offerta di conversione volontaria Laconversione obbligatoria avverrebbe al prezzo determinato dal mercato dopo l'intervento dello Stato agarantire l'importo dell'aumento di capitale inoptato. Entrambe questeopzioninonriguardanoititolan di bond "senior" che non sono agganciati alle operazioni di aumentodicapitale. V.L. *** CORRENTISTI Garanzia generale sui conti fino a 100mila euro Nel caso Mps i depositi interamente tutelati Tra tutte le categorie di investimentoquella del risparmio detenuto sul normale conto corrente èquella più tutelata dai rischi di risoluzione di una banca nell'era del bail in entrato in vigore quest'anno. Questovalepertuttelebanche e vale anche per la vicenda Mps, che in ogni caso in entrambi i pian i di salvataggio allo studio non coinvolgerà nessun tipo di depositante (neanche sopra i ioo.000 euro). Che si tratti di un intervento privato o di un intervento pubblico. Da ogni forma di risoluzione bancaria sono infatti esplicitamente esclusi i risparmiatori che hanno depositi fmo a moo mila euro cioè quelli protetti dal Fondo di tutela e garanzia dei depositi (il Ftdi) . In particolare questa protezione riguarda le somme detenute sul conto corrente, le somme detenute in un libretto di deposito, i certificati di deposito coperti dal fondo di garanzia Non sola Sono inoltre esclusi dal ball inle passività garantite: i covered bond e altri strumenti garantiti i contenuti delle cassette di sicurezza o i titoli detenuti in un conto apposito, i debiti versoi dipendenti, i debiti commerciali e quelli fiscali. E utile sapere che la copertura del fondo di garanzia opera per singolo correntista e per istituto. Questo significa che nel caso di un conto cointestato a due persone il fondo copre fmo a aoo mila 100 mila Conti e depositi salvi sempre La soglia di tutela è di 100mila euro euro. Chi possiede una pluralità di conti presso la stessa banca il totale garantito rimane sempre loo mila euro. Se invece un correntistahapiù contimainbanche diverse, è chiamato a contribuire soloperlasommaeccedentei ioo mila euro presso la banca in difficoltà.Tuttavia anche per la parte eccedente i ioo mila euro i depositi delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese ricevono un trattamento preferenziale: subirebberoun piccolo sacrif ìcio solo nel caso in cui II bail in di tutti gli altri strumenti (con un grado di protezione minore) non fosse-rosufficientiacoprireleperditee a ricapitalizzare la banca L'avvertenza banale è quindi semplice. Per evitare ogni patemad'animo basta evitare da detenere sul conto più di ioomila euro. Fa.P. 4RIPRCIDUZIfIRE RISERVATA ***

SCENARIO BANCHE 87 Stampa 12-dic-2016

L'ultima carta di Siena: azioni al posto dei bond - "Ai risparmiatori azioni di Mps al art posto dei titoli subordinati"

Nel corso di una riunione-fiume del consiglio di amministrazione, terminata sera inoltrata negli uffici di Milano, i vertici del Monte dei Paschi provano a rilanciare la via «privata» del salvataggio dell'istituto. Si farà tutto e in fretta. Prima mossa: si riaprono i termini del cosiddetto «liability management», ovvero della conversione delle obbligazioni subordinate in azioni che, settimana scorsa, aveva permesso si raccogliere poco più di un miliardo di euro. Si conta di andare avanti, coinvolgendo stavolta anche il pubblico dei 40 mila piccoli risparmiatori, che tutti insieme, valgono circa 2,1 miliardi di euro. Bisognerà vedere se le autorità di mercato, a cominciare dalla Consob, daranno il via libera alle modifiche apportate al documento d'offerta, prima dedicato unicamente agli investitori istituzionali. Seconda mossa: nello stesso tempo Mps proverà nei prossimi giorni - a partire da giovedì, probabilmente - a chiudere anche la parte restante dell'operazione e arrivare così a raggranellare tutti i 5 miliardi di fabbisogno. Partirà infatti un collocamento (un «market book bui-Iding») presso tutti gli investitori istituzionali (fondi e simili) contattati nelle ultime settimane. Non prima di aver ricontattato uno per uno i possibili interessati in un'ultima ricognizione per capire se la cosa sia fattibile o meno. Se i tasselli si incastreranno, l'operazione si dovrebbe concludere entro la settimana. Fantafinanza? Si vedrà. Sulla base delle novità, Mps sta rinegoziando l'accordo di «pre-underwriting» con gli istituti del consorzio di garanzia, che non sarà più di garanzia. Le otto banche capitanate da Medio-banca e Jp Morgan restano tutte «ingaggiate», ma cambia il loro ruolo. Gli istituti lavoreranno sulla base di un clausola di «best-effort», l'ennesimo anglicismo per dire che faranno quanto possibile per vendere le azioni del Monte in giro per il mondo e chiudere così la ricapitalizzazione. Ma saranno venditori, non più garanti. Siena prova a giocare il tutto per tutto nel salvataggio privato per evitare o limitare l'intervento dello Stato. I tempi ci sono, ripetono gli uomini della banca più antica del mondo, soprattutto dopo l'incarico dato a Paolo Gentiloni di formare il nuovo governo. Con l'instabilità alle spalle, è il ragionamento, l'operazione-lampo, può decollare. In pochi credono che dalla Bce possano giungere indicazioni diverse da quanto trapelato ufficiosamente settimana scorsa: non ci sarà altro tempo. C'è però un investitore da almeno un miliardo rimasto fin qui alla finestra: il Qatar. E secondo alcuni protagonisti della vicenda il fondo sovrano ora che la questione governativa va chiarendosi potrebbe sciogliere le riserve. Per gli altri fondi, si vedrà - come detto - nel giro di breve. L'ostacolo semmai sta nella trasformazione dei subordinati in mano al pubblico in azioni. La banca ha scelto di applicare la direttiva «Mifid» in regime di «adeguatezza bloccante». Vuol dire che se il profilo di rischio del sottoscrizione dei titoli obbligazionari non è compatibile con l'acquisto di azioni, non ci sono santi: i bond non si possono convertire. E così la platea di chi può soccorrere il Monte, anche con un'operazione a premio, è più ridotta. Intanto procedono i negoziati tra le banche e Quaestio, sgr del Fondo Atlante, per il prestito ponte necessario a Siena per procedere alla cessione dei crediti deteriorati in attesa che intervenga la garanzia pubblica.

SCENARIO BANCHE 88 Stampa 12-dic-2016

Retroscena - Così il paradosso delle regole Ue ha frenato finora il salvataggio art LA a storia che stiamo per raccontarvi è una di quelle di cui si parla poco ma che ha pesato più di mille Verdini sul giudizio degli italiani nei confronti di Matteo Renzi e del referendum. E il problema che ha spinto per mesi l'ormai ex premier a tentare ogni strada alternativa con l'Europa e ad evitare il salvataggio pubblico del Monte dei Paschi. Se a Bruxelles ci fosse un ufficio per le relazioni esterne con i contribuenti, avrebbe consigliato alla Commissione di evitare quel nome orribile: Brrd. E l'acronimo che identifica la «Bank Recovery and Resolution Directive», lo strumento di cui si è dotata l'Europa per evitare si ripetesse quanto accaduto durante la crisi del 2008: far pagare le crisi bancarie ai contribuenti prima che agli investitori di rischio. E per intenderci l'insieme delle norme applicate nel caso di Etruria e degli altri tre istituti «falliti» a novembre dell'anno scorso. Il caso Mps è però diverso: se allora ci fu in molti casi l'azzeramento delle obbligazioni a seguito della risoluzione della banca, questa volta il governo si sta preparando all'eventuale «ricapitalizzazione preventiva» di Mps laddove l'aumento di capitale privato dovesse andar male. Prima di iniettare soldi pubblici, occorre che azionisti ed obbligazionisti subordinati (sono le obbligazioni più rischiose, diverse dagli ordinari) facciano la propria parte contribuendo alla ricapitalizzazione. Prima di farselo imporre dall'Europa, i vertici Mps hanno proposto la conversione volontaria delle obbligazioni subordinate in azioni. Dei 4,3 miliardi di titoli in circolazione hanno aderito i possessori di circa un miliardo. Finora si è però trattato dei soli obbligazionisti «istituzionali», ovvero altre banche, assicurazioni o fondi di investimento: di quel miliardo circa 400 milioni appartengono alle Generali. Alla conversione hanno invece rinunciato gli obbligazionisti istituzionali possessori di un altro miliardo e soprattutto i piccoli risparmiatori con in mano altri due miliardi di titoli, quasi tutti acquirenti dell'emissione servita a fmanziare l'acquisto dell'allora Antonveneta. Nei giorni scorsi molti di questi si sono presentati allo sportello per chiedere di aderire. Per parafrasare un vecchio detto, di fronte all'alternativa fra i rischi del niente (il sempre possibile fallimento della banca) e il piuttosto (la conversione), meglio piuttosto. Ma allo sportello si sono sentiti dire che ciò non era possibile. Perché? La ragione è in un incredibile paradosso: nel lodevole intento di proteggere i risparmiatori, un'altra direttiva europea - anch'essa con acronimo di rara bruttezza, Mifid - vieta alle banche di proporre ai clienti investimenti più rischiosi di quelli sottoscritti. Ora però - dice Mps - le cose cambiate: ieri sera con l'aiuto di Consob e Tesoro si sarebbe trovata la soluzione giuridica che riaprirà i termini della conversione volontaria. Mps è convinta che grazie ad essa potrebbero aderire almeno tre quarti degli obbligazionisti «retail», allargando così la platea dei potenziali investitori privati di almeno 1,5 miliardi. Probabilmente la banca pecca di ottimismo, ma una cosa è certa: in caso di fallimento del collocamento privato il passo successivo sarà l'aumento di capitale per mano statale accompagnato dalla conversione obbligatoria di tutte le subordinate, che - come avvenuto già in Grecia - dovrebbe in ogni caso garantire fra l'85 e il 100 per cento del valore nominale dei titoli, anche se solo in azioni. Il pieno risarcimento avverrà - come nel caso di Etruria - solo per chi potrà provare di aver sottoscritto quei titoli senza comprendere il grado di rischio dell'investimento. Vie d'uscita alternative non c'erano prima e non ci sono oggi. A Bruxelles sottolineano che le regole applicate sono state le stesse in tutte le crisi bancarie viste fin qui, e non si vede perché in Italia bisognerebbe applicarne di diverse. ***

SCENARIO BANCHE 89 Stampa 12-dic-2016

Retroscena - Unicredit vende Pioneer Parte il piano di Mustier art L'attesa è finita. Unicredit è pronta a confrontarsi con il mercato sulla nuova strategia che porta la firma di Jean Pierre Mustier, l'amministratore delegato che, dal 12 luglio a oggi, ha messo mano al «motore» di una macchina - quella dell'unica banca sistemica italiana - che scarseggiava in patrimonio e aveva qualche credito deteriorato di troppo. L'«officina» di Mustier ha lavorato senza sosta: in serata una riunione del consiglio di amministrazione darà il via libera al nuovo piano industriale, che domani sarà presentato ad analisti e investitori a Londra. Ma la «macchina», col motore rimesso a nuovo, andrà avanti da sola, senza fusioni di sorta. La parte finanziaria è chiusa: ieri (ma l'annuncio verrà dato oggi) Amundi - assistita da Mediobanca - ha firmato per acquisire Pioneer, il colosso dei fondi. I francesi pagheranno 3,5 miliardi, per una valutazione complessiva pari a oltre 4 miliardi, incluso un dividendo straordinario per la banca. C'è poi un accordo vincolante anche per un portafoglio di crediti deteriorati di prossima cessione. L'aumento «monstre» L'annuncio più atteso sarà per' quello relativo all'aumento di capitale che chiuderà il rafforzamento finanziario della banca. «Più si riesce a raccogliere, meglio è», è stato il mantra di Mustier in queste ultime settimane. Cosl il 13 dicembre sarà annunciato un aumento da 13 miliardi. «Un numero fortunato», ama ricordare ai suoi interlocutori l'ad francese. L'operazione sarà lanciata entro il primo trimestre 2017. Fiducia nell'Italia Come si vede il terremoto politico in Italia con il No al referendum renziano non ha cambiato di una virgola i piani di Mustier, del tutto tranquillo che il salvataggio del Monte dei Paschi non avrà alcun impatto sull'operazione di Unicredit. Da un lato perché quando quest'ultimo sarà lanciato Siena sarà già stata messa in sicurezza in un modo o nell'altro, dall'altro perché in Piazza Gae Aulenti si considera la diversa proposizione di valore che sta dietro alle due operazioni. Per il resto «il lunedì mattina non è stato diverso dal sabato sera», ha confessato a un imprenditore Mustier all'indomani del No referendario. Secondo lui «troppe persone hanno una visione negativa sull'Italia, a cominciare dagli italiani stessi. Invece è un Paese che ha le caratteristiche giuste per questo periodo storico: ha l'imprenditorialità, la creatività e l'innovazione». Nessuna fusione francese L'irritazione maggiore in questi giorni ai piani alti di Unicredit è giunta dalle voci su una futuribile aggregazione con Société Générale, da cui arriva Mustier. Nessuna fusione è in vista. Se per il management non è stato facile negoziare le operazioni su Pekao o Pioneer, la sfida maggiore sarà ora trasformare il modello operativo. Cambiare la qualità del servizio al cliente, modificare i processi verso una sempre maggior digitalizzazione: ci vorranno due anni per trasformare il tutto. Il prezzo sarà anche una nuova ondata di esuberi, che coinvolgeranno tutto il gruppo, Italia inclusa. II ruolo di Fineco Si riparte da un gruppo più snello, senza la polacca Pekao (il cui 32,8%è stato venduto per 2,4 miliardi alle assicurazioni di Pzu e al fondo Pfr) e senza i mille miliardi di masse gestite da Pioneer. In questi mesi tutte le singole divisioni del gruppo sono state vagliate. In Fineco, per dire, Unicredit manterrà il 35% e utilizzerà la partecipata come laboratorio di gruppo per innovazioni -come il cyborg-advisor - da replicare ed espandere a tutta la rete. Da sfruttare per le sinergie. Anche la quota in Mediobanca, l'8,7%, non sarà toccata. Ai livelli attuali - al di sotto dei prezzi di carico, una cessione non avrebbe senso, è stato osservato in cda. La svolta «sociale» Ma Mustier, convinto che «per fare bene devi fare del bene» vuole dare anche una svolta «sociale» alla banca, affiancando le fondazioni azioniste nel sostegno ai territori. Nei prossimi mesi conta di introdurre mutui sociali per progetti curati da enti no profit, dall'educazione all'ambiente. Non solo. Vuole lanciare il micro-credito anche in Italia dopo aver sperimentato a Londra il successo della formula che Muhammad Yunus aveva ideato per i Paesi in via di sviluppo.

SCENARIO BANCHE 90 Stampa Tuttosoldi 12-dic-2016

Lettera. La posta di Maggi. Investimenti, leggere prima di firmare art La banca nel luglio del 2015 mi propone di vendere i Btp e sottoscrivere un fondo con 4 stelle, con spese annue dell'1,65%, precisando che ad agosto 2016 avrei ricevuto la cedola del 3%. Dopo 9 mesi chiedo come va l'investimento e mi dicono che la Borsa è andata male e il capitale si è ridotto del 9%. In questi casi di solito vendo le quote del fondo, ma qui scopro una penale del 2,5%. II bancario mi invita ad attendere agosto per incassare la cedola prima di disinvestire. Ma come potevano darmi il 3% se il fondo era in perdita? Disinvesto, e perdo l'11,5% in 9 mesi. Scrivo in banca e mi dicono che avevo firmato, colpa mia. Mia moglie dice che avrei dovuto leggere attentamente il contratto, ma sfido chiunque: 15 pagine in un italiano pieno di parole incomprensibili per un cittadino pressato dall'esperto della banca che dice di essere un amico. VALENTINO B. Lo sfogo del cliente che si è sentito buggerato merita d'essere pubblicato come monito a non fidarsi delle parole dei bancari, ma solo dei prospetti informativi obbligatori li signor Valentino si lamenta che ci sono «parole incomprensibili per un cittadino pressato dall'esperto di banca che dice di essere un amico». Ma se è un amico, perché non chiedergli di spiegare i termini non compresi?A loro danno, in banca i clienti non fanno quello che (si spera) fanno di fronte a una ricetta del medico, o in un negozio quando comprano un cellulare o un'automobile: ossia uscire solo dopo aver capito cosa hanno comprato. Sul prodotto (a nostra richiesta il signor Valentino B. non ha voluto dire quale sia il suo nome commerciale e neppure quale banca lo venda) posso confermare che è diffuso e rischioso, per le lamentele ricevute da diversi altri lettori su questa formula. Non si tratta di normali fondi comuni aperti, dai quali si esce senza penalità e a piacere, con plusvalenze o minusvalenze a seconda che il valore dei titoli del portafoglio sia aumentato o diminuito a causa del trend delle Borse. Nel contratto è specificato che il 3% annuo del capitale viene sempre dato alle scadenze pattuito a prescindere dalla rivalutazione o meno della somma investita (detratti i costi). Se in un certo anno il patrimonio cresce del 3%, o più, si potrebbe anone parlare di rendita distribuita. Ma se il patrimonio cresce meno del 3%, o il portafoglio è in perdita, il risparmiatore riceverà, in parte o interamente, una quota del capitale investita ***

SCENARIO BANCHE 91 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Governance Da gennaio società più trasparenti art Normative europee Entro l'anno sarà recepita la direttiva Ue sulle informazioni non finanziarie. Sanzioni pecuniarie per chi non si adegua Governance Da gennaio società più trasparenti Nei bilanci l'impatto ambientale e il trattamento dei dipendenti. Una proposta per la parità di genere DI MARIA SILVIA SACCHI Dall'anno prossimo sarà possibile conoscere meglio le imprese italiane. Non più soltanto sotto il profilo dei numeri nudi e crudi, come si è soliti identificarle: ricavi-pmfitti-liquidità (o debiti). Quanto piuttosto come «corpo vivo». Si potrà capire meglio la visione imprenditoriale che le sostiene; le idee di chi le guida rispetto al mondo e ai territori in cui le aziende operano; quale è l'impatto sull'ambiente delle loro produzioni; cosa fanno di concreto, e quali controlli attuano, per contrastare la corruzione; come funziona la catena degli appalti e dei subappalti; quali politiche adottano per favorire la parità di genere e sostenere l'inclusione di tutti i lavoratori. Con il 2017 dovrebbe entrare in vigore la direttiva europea sulle informazioni non finanziarie (2014/95/ Ue) che, secondo lo schema di decreto legislativo passato in prima lettura dal Consiglio dei ministri e che ha ottenuto il via libera delle commissioni parlamentari, riguarda le società con più di 500 dipendenti, 20 milioni di patrimonio netto e almeno 40 milioni di ricavi. La legge prevede sanzioni amministrative pecuniarie che, secondo la proposta sarà la Con- sob a dover comminare. Attese II varo definitivo del consiglio dei ministri era atteso metà dicembre. Vista la crisi di governo è possibile uno slittamento, ma la direttiva deve comunque essere recepita entro fine anno. Prima della sua stesura definitiva il testo è stato sottoposto a consultazione. Secondo Assonime, l'associazione delle società per azioni presieduta da Maurizio Sella, restano, però, criticità riguardo le modalità di collocazione delle informazioni. l'imposizione di un'attestazione di conformità delle informazioni affidate in via esclusiva ai revisori legali, la definizione dei casi di esonero. «Questa legge tende a portare una coerenza complessiva — dice Susanna Stefani. fondatrice di Governance consulting —. In primo luogo, fa ragionare le aziende sul medio-lungo termine e non sul breve, e questo si ricollega al fatto che non c'è più obbligo per le società quotate di presentare i risultati trimestrali. Ragionare sul breve periodo — aggiunge — va a stressare gli elementi importanti sotto l'aspetto economico ma non sotto l'aspetto della creazione di valore e oggi sempre di più si sta passando dalla creazione di valore per gli azionisti a quella per gli stakeholder». La direttiva, inoltre, «si collega ad altre previsioni di legge che portano attenzione sui reati ambientali, sui diritti umani, sull'inclusione. Diciamo che è un approccio a tenaglia». «La prima responsabilità sociale di un'impresa è far bene il suo mestiere – aggiunge Daniela Monte- merlo, docente di economia aziendale ed esperta di aziende familiari –. Gli studi sulla Csr (corporate social responsibility) hanno molto contribuito ad approfondire la congruità di alcune voci di costo, in particolare con un focus sui lavoratori e sulla società nel suo complesso». «Per quanto riguarda i criteri — spiega Simonetta Candela, responsabile diritto del lavoro Clifford Chance — le aziende fanno riferimento agli standard internazionali Gri, il Global reporting initiative, il principale ente di riferimento per chi si occupa di sostenibilità». Un suggerimento Dal n umentu che la normativa pre\ cde l'obbligo per le società quotate di far conoscere le proprie politiche per la diversità di genere, indichiamo alcune informazioni che a nostro giudizio sarebbe importante inserire: 1) procedure di assunzione e di avanzamento carriera; 2) fissazione di obiettivi numerici di parità e inclusione; 3) meccanismi di misurazione; 4) legame tra raggiungimento degli obiettivi e bonus dei manager. Sotto il profilo dei numeri: a) donne e uomini (numero ed età); b) distribuzione di donne e uomini per grado di istruzione e materia di studio; c) stipendi a parità di inquadramento (media uomini e donne, più punte minime e massime); d) rapporto tra inquadramento aziendale e studi/età/esperienza; e) numero bambini nati dai dipendenti nell'anno (totale e divisi per uomini e donne). Analisi Susanna Stefani (Governance consulting) Assonime Il presidente Maurizio Sella ***

SCENARIO FINANZA 92 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Piazza Affari. I grafici scommettono sul rally di fine anno art Trend Dopo la battaglia referendaria il mercato è risalito. Banche su del 24% rispetto ai minimi di novembre. Le chance dei difensivi Piazza Affari I grafici scommettono sul rally di fine anno La spinta può arrivare a 19 mila punti. Ma la volatilità ... DI ADRIANO BARRI' II mercato crede al rally di fine anno. Dopo l'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti il Dow Jones ha segnato sette record storici consecutivi e ben 17 sedute al rialzo. Nuovi massimi storici anche per l'SeP500. In Piazza Affari è stata la fine della partita referendaria a fare tornare l'appetito agli investitori: in 4 sedute 8% ma dai minimi di novembre il recupero supera il 13%, riportando i prezzi su livelli che non si vedevano dalla fine dello scorso aprile. Un entusiasmo che non trova riscontri sul piano dei fondamentali: crisi di governo in Italia, ripresa economica ancora debole, importanti aumenti di capitale in arrivo nel settore bancario. Maggiori certezze sembrano invece arrivare dalla lettura dei grafici dei prezzi di Borsa. «Dopo un inizio anno devastante culminato con il sell-off della Brexit – spiega Filippo La Ganga dell'ufficio studi di Websim.it — le Borse mondiali hanno avviato un lento recupero che ha toccato l'apice con il rialzo iniziato a dicembre. Per quello che riguarda l'indice principale di Piazza Affari, fatta salva la possibilità di un po' di assestamento nel breve periodo, all'inizio del prossimo anno lo scenario dovrebbe restare positivo almeno sino al primo trimestre del 2017». II rebus Diventa invece più difficile commentare l'andamento degli indici azionari americani. «Dal punto di vista tecnico — commenta Filippo Ramigni a capo dell'analisi tecnica di Giotto Sim — l'SeP500 mantiene una impostazione posi-riva con il supporto precedente massimo a 2188-2190 punti che ha contenuto ancora una volta la fase correttiva. Proprio sulla tenuta di questo supporto le attese sono per un prolungamento del rialzo con primo obiettivo posto a 2255 punti. Successivamente potrebbe spingersi fino a 2300. Segnali di debolezza si avranno solamente al di sotto di 2190 punti spingendo i corsi verso 2120 ma solo il livello 2080 indicherà una discesa di grado maggiore verso quota 2000. Data la struttura tecnica quando la correzione avverrà sarà di portata notevole». Tornando a Piazza Affari, nonostante l'incertezza, il quadro resta invece orientato al meglio. La Ganga segnala le soglie più importanti: «in caso di ritracciamento il primo obiettivo dell'indice Ftse Mib è posto a 1Z400 punti e, successivamente, a 16 mila. Se invece la tendenza positiva dovesse continuare il target più importante è la resistenza di 20mila punti». Come è accaduto per l'elezione di Trump, la vittoria del no al referendum da evento potenzialmente negativo si è trasformato invece in un catalizzatore di forza per il Ftse Mib sulla speranza che per non peggiorare la già critica situazione italiana si arrivi finalmente a mettere mano al settore bancario. «La rottura dell'importante resistenza posta a 17.400 punti — continua Ramigni — che conteneva i tentativi rialzisti da oltre 5 mesi, ha evidenziato un cambiamento di scenario per l'indice domestico che si è portato velocemente a 18.000, con un rialzo 12 punti percentuali dai minimi del 29 novembre. Lo scenario adesso si presenta positivo con i prezzi attesi a continuare il movimento rialzista oltre 18000 che è la prima resistenza. Poi potrebbero portarsi fino al successivo target posto a 19000, che è stato identificato ribaltando l'ampiezza del precedente intervallo di prezzo, e che rappresenta il livello chiave per mettere fine alla fase di debolezza vista nel 2016». Attenzione, perd, sono possibili storni al test dei 17-550-600 dove si potrà entrare nuovamente in acquisto. Solamente chiusure settimanali inferiori a 1Z400 indicheranno la fine della fase di rialzo. II cambiamento Se lino a questo momento a farla da padroni sono stati i titoli bancari, saliti del 24% dai minimi di novembre, a dare un'ulteriore spinta al rally di fine anno potrebbero esserci quelli considerati difensivi. Per l'ufficio studi di Websim, ad essere interessanti sono A2A, Enav, Erg e Monder. «A 16 euro — spiega La Ganga — la società del lusso ha una prima discriminante rialzista. Attualmente siamo sopra, con una prima proiezione al rialzo a 17,5 euro e successivamente 18,5. Uscire in caso di superamento della soglia di 15,5 euro» Per Ramigni sotto osservazione ci sono Fca e Terna. «La violazione dell'importante resistenza a 7,50 euro ha dato un nuovo impulso rialzista al titolo del gruppo guidato da Sergio Marchionne che sta facendo adesso la prova della linea di tendenza che passa intorno a 7,90 euro. Lo scenario si presenta adesso interessante con target di medio periodo a 9,50 euro». Per quanto riguarda Terna: «il titolo ha sviluppato un'interessante figura tecnica a 3,88 euro, che ha arrestato la caduta e consentito un rimbalzo che pub continuare per chiudere il gap a 4,27 e quindi arrivare a 4,50 euro». *** FTSE Mib 40 Livello attuale Supporto 10.900 10.800 1,07 1,05 Resistenza Supporto 10.000 1,05 II rimbalzino L'andamento di Piazza Affari con il mini recupero delle ultime settimane 25000

SCENARIO FINANZA 93 23000 Su e giù I livelli di prezzo da monitorare con attenzione 24.000 13.000 ***

SCENARIO FINANZA 94 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Dividendi europei La carica dei 35 titoli con la cedola che sale art Strategie Negli ultimi dieci anni il 100% del rendimento è dovuto alla distribuzione degli utili da parte delle società. Ecco come andrà adesso Dividendi europei La carica dei 35 titoli con la cedola che sale Generali, ni e Atlantia in pole position. E le banche... Lo yield delle azioni del Vecchio Continente è al 3,7% ( 20% sulla media a 30 anni) DI FRANCESCA MONTI Negli ultimi dieci anni i dividendi hanno rappresentato oltre il 100% del rendimento complessivo nell'azionario Europa: lo Stoxx 600 segna, infatti, una perdita del 5,85% (meno 0,6% su base annua) che diventa un 26,2% ( 2,3590 annuo) se si tiene conto dei dividendi distribuiti (vedere grafico). Un fenomeno che, secondo il team Global macro di Ubs è destinato a proseguire dal momento che i rendimenti da capi-tal gain sono previsti in diminuzione rispetto al passato. In Europa il rendimento dei dividendi (il cosiddetto dividend yield) si posiziona attualmente al 3,7%, un livello del 20% al di sopra della sua media trentennale: ma verrà mantenuto su questi livelli nei prossimi anni? Gli esperti di Ubs ne sono convinti per due ragioni. In primis, dal 1970 il dividendo azionario Europa oscilla in un range del 25% ed è pertanto abbastanza prevedibile e stabile. In secondo luogo il pay-out (cioè la percentuale di utili distribuiti come dividendo) è salito molto ma, al netto del settore energia, siamo a quota 63%, una soglia al di sotto dei primi anni 90 e del 2003, anno della precedente recessione. I nomi Gli esperti di Ubs hanno individuato 35 titoli che combinano il miglior mix di valutazione, flussi di cassa operativi, possibilità di mantenere e aumentare il dividendo. Tra questi figurano Generali, Eni e Atlantia. Generali, nonostante l'incertezza sul settore finanziario italiano, si distingue per la solidità patrimoniale e per la generazione di cassa che compensa il maggiore rischio mentre Eni non paga un dividendo su carta e questo rappresenta attualmente una rarità tra le compagnie petrolifere europee. Il dividendo in contanti è coperto anche se il prezzo del petrolio staziona al di sotto dei 60 dollari al barile ed è supportato da un rapporto indebitamento/capitale investito netto pari al 20% contro una media del settore che si avvicina al 30%. Atlantia vanta, secondo Ubs, qualità e attività altamente prevedibili (controlla la più grande rete autostradale italiana e gli aeroporti di Roma). Il dividendo è ben sostenuto, nonostante gli impegni negli investimenti da affrontare che, per , garantiscono ritorni elevati: Ubs si aspetta che la crescita della cedola per azione possa attestarsi al 10% annuo per il periodo 2016-20 in linea con gli obiettivi aziendali. Proprio le società in grado di preservare e aumentare i dividendi sono le preferite da Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock. Si tratta di aziende di qualità (patrimonio, marchio, diversificazione del fatturato) con sufficiente flusso di cassa disponibile, in grado di sostenere aumenti dei dividendi nel corso del tempo e che possono generare rendimenti positivi perfino in un ambiente con graduale rialzo dei tassi di interesse. La sua collega, Alice Gaskell, che gestisce il BlackRock European Equity Income Fund, punta per esempio su Kpn, British American tobacco, Axa, Royal Dutch, Imperial Brands, AstraZeneca e sull'italiana Enel. Le chance Anche Michael Clark, gestore del Fidelity European dividend fund, è convinto che le società che offrono una crescita costante dei dividendi siano in grado di generare performance sopra la media nel lungo termine. La sua attenzione è concentrata sui gruppi che hanno la forza per superare i difficili momenti economici, oltre che la capacità di generare flussi di cassa elevati, sufficienti per finanziare la crescita futura, ma che possono anche essere utilizzati per distribuire dividendi superiori nel corso del tempo. I principali impegni del fondo Fidelity sono Kraft Heinz, Philip Morris, Munich Re, Unilever, Fresenius Med e Snam. Gilles Guibout gestore del fondo Axa WF Framlington Italy pensa invece che, dopo due anni durante i quali le valutazioni di alcune società sono state fortemente sostenute dai dividendi, un rialzo dei tassi Usa potrebbe sgonfiarle. Una situazione che potrebbe invece rivelarsi positiva per il comparto finanziario. Per questo il gestore ha mantenuto il sovrappeso sulle banche italiane, puntando sul fatto che ci sarà un rialzo della profittabilità e delle valutazioni sebbene nel breve si dovranno sopportare ampie oscillazioni di prezzo. Guibout, in particolare è concentrato su Intesa, Bpm e Fineco bank. *** La forza [indice Di Stoxx 600 che considera anche i dividendi distribuiti e reinvestiti ha stravinto la sfida contro l'indice tradizionale Di Stolot 600 indice azionario Europa comprensivo ei dividendi • distribuiti L e reinvestiti di .A.AllEr;iaillikt; DES 60 . indlc abziona — 10nov 15nov I9rxrv 24nov 29nov Odic 8dÌc 13dk I8dic 23dac 2006 2007 2008 2009 2010 20!! 2012 2013 2014 2015 I protagonisti Una selezione di titoli azionari europei che secondo gli analisti di Ubs combinano il miglior mix di valutazione, flussi di cassa operativi, possibilità di mantenere e aumentare il dividendo

SCENARIO FINANZA 95 Società Settore Energia NN Group EDP Rio Tinto Taylor Wimpey Credit Agricole Imperial Brands Telenor AstraZeneca Daimler Finanziario Energia Materiali di base Beni di consumo Banche Finanziario Beni di consumo Telecom Industriale Tabacco Salute Assicurazioni Auto MIMED Autostrade Prezzo Rialzo potenziale 8% 10% 13% 11% 22% 22% 7% 10% Dividend yield 2016 Dividend yield 2017 ***

SCENARIO FINANZA 96 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Emergenti Tassi e dazi su? Dove si può guadagnare ora art Tendenze Dopo un anno da record che cosa può succedere con la svolta Usa Emergenti Tassi e dazi su? Dove si può guadagnare ora Dal taglio del costo del denaro in Brasile all'Est Europa, poco interessato agli eventuali protezionismi di Trump: ecco le idee DI FRANCESCA MONTI I12016 è stato un ottimo anno per i titoli dei Paesi emergenti, sia azionari che obbligazionari. L'elezione di Donald Trump e la maggioranza ottenuta dai Repubblicani in entrambe le camere del Congresso statunitense, rappresentano però un'incognita: maggiori stimoli fiscali negli Stati Uniti, inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve e politiche commerciali protezionistiche potrebbero avere notevoli ripercussioni sui mercati emergenti. Implicazioni che, secondo Gene Frieda, global strategist di Pimco, devono essere in ogni caso attentamente analizzate dal momento che sono piuttosto articolate. GII effetti La convinzione dello strategist, infatti, è che la differenziazione all'interno di questa classe di attivo (e quindi la selezione da parte degli investitori) dovrebbe persistere: vincitori e perdenti potrebbero pertanto variare in misura significativa a seconda della combinazione di politica monetaria, commerciale e fiscale che finirà per imporsi negli Stati Uniti. Uno scenario caratterizzato da una politica commerciale aperta e a una Fed accomodante. abbastanza in linea al contesto attuale, dovrebbe produrre una buona performance generale dei mercati emergenti. Se invece l'orientamento fiscale negli Stati Uniti divenisse più accomodante e la Fed diventasse leggermente meno espansiva, la performance media dei mercati emergenti non dovrebbe diminuire in modo significativo. Mentre se la politica commerciale divenisse protezionistica, i rendimenti della classe di attivo emergente diminuirebbero verosimilmente in misura più marcata. In tutti i casi, sottolinea Gene Frieda, le valutazioni rimangono interessanti su base relativa. Flussi In secondo luogo i flussi di investimento dall'estero sono stati modesti rispetto ai cicli passati: di conseguenza, con il miglioramento dei saldi sullestero e una debole domanda interna nei Paesi emergenti, la tradizionale minaccia per queste economie — un arresto improvviso dei flussi di capitali dovuto a una Fed più restrittiva— sembra ragionevolmente contenuto. James Barrineau, co- head of Emerging debt relative di Scluoders, dal canto suo, pensa che le valute emergenti si attestino ora sul giusto valore. Nonostante un significativo apprezzamento registrato da inizio anno, tenendo conto sia dei tassi di cambio reali (che viaggiano su livelli inferiori ai picchi del passato) e sia degli interessi reali (al netto cioè dell'inflazione attesa), le divise dei Paesi emergenti non possono, secondo Barrineau, essere definite care mentre un rialzo dei tassi da parte della Fed a dicembre e due ulteriori incrementi previsti per il 2017 sembrano già scontati nelle attuali valutazioni. «Un ritmo di rialzi più sostenuto da parte della banca centrale americana è piuttosto difficile e, di conseguenza, riteniamo che vi siano opportunità di rilievo in alcuni dei segmenti a più elevato rendimento dell'universo del debito dei mercati Emergenti» sottolinea Barrineau indicando, in particolare, Brasile ed Europa emergente. I tassi reali del Brasile restano sopra il 6% e, se si esclude un aumento di rilievo della volatilità, causato da un dollaro molto più forte e da un maggior impulso reflazionistico legato agli scambi commerciali, ci sono buone possibilità affinché il taglio dei tassi di interesse possa proseguire con ricadute positive sui bond, spiega Barrineau, secondo il quale anche l'Europa emergente offre opportuni-ta di investimento interessanti perché dovrebbe ri - sentire poco gli effetti di un atteggiamento protezioni - stico da parte dell'ammini- strazione Trump. Ma che cosa scegliere tra titoli governativi e societari? «Le imprese dei mercati emergenti sono in grado di offrire un reddito consistente anche grazie alla crescita relativamente robusta e stabile delle rispettive economie», dichiara AlainNsiona Defise head of emerging corporate di Pictet am, secondo il quale, anche a seguito di un cambiamento delle condizioni monetarie, le obbligazioni corporate dovrebbero evidenziare un andamento migliore rispetto a quelle governative che mostrano di essere molto più sensibili alle variazioni dei tassi d'interesse. Il debito societario emergente offre un rendimento comparabile a quello dei titoli di Stato in valuta forte (circa 5,5%), ma con una duration nettamente più bassa (4,8 contro 7 anni). Quindi con una minore esposizione all'andamento dei tassi. *** Lezione di storia II rendimento dalla nascita dell'euro dei titoli di Stato e dei fondi obbligazionari • • • • • — 400 pr..idEt 122% • , • Fondi obbligazionari Paesi emergenti 111 . u ., • ! I 56•ti I . /. r _.. _ .. i r T _ — _ . 3• _ 0glu 30 di( 30giu 28 di( 1998 2000 2001 2003 2004 2006 2007 Nome fondo Edmond de Rothschild Fund - Emerging Bonds Russell Emerging Market Debt Fund Roll Up Aberdeen Global - Frontier Markets Bond fund T.

SCENARIO FINANZA 97 Rowe Price Funds Emerging Markets Bond Pimco Funds. Glob. Inv. Emerging Markets Bond BlackRock SF Em. Markets Flexi Dynamic Bond Schroder ISF Emerging Market Bond AB Fcp I Emerging Markets Debt Portfolio Morgan Stanley IF Em. markets Fixed Income Opp. Aberdeen Global - Select Emerg. Markets Bond MEDIA FONDI DI CATEGORIA MEDIA FONDI OBBLIGAZIONARI 30giu 2009 30 dic 2010 da inizio 1 anno anno 13,0% 29 giu 2012 3 anni 30 dic 2013 42,5% 6.7% 30 giu 2015 250 200 100 21 nov 2016 La classifica Quanto hanno reso i fondi obbligazionari specializzati nei Paesi emergenti o• • ***

SCENARIO FINANZA 98 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Consob Un conciliatore per il risparmio tradito art Bond e Azioni Parte l'Arbitro finanziario Consob Un conciliatore per il risparmio tradito II presidente: migliaia di denunce in vista La valanga dei ricorsi è in arrivo? «Ci aspettiamo moltissime segnalazioni — dice il neopresidente dell'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) della Consob, Gianpaolo Bar-buzzi —: è ragionevole ritenere che col tempo siano almeno quante quelle dell'Arbitro bancario della Banca d'Italia». Che quest'anno potrebbero arrivare a 16.500, contro le 13.500 del 2015. Saranno denunce da sottoscrittori di obbligazioni subordinate, dai piccoli azionisti delle banche: anche da Veneto Banca e Popolare Vicenza, dalle quattro del bail in (Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara). Con l'incognita del Montepaschi. Parte l'attività dell'Acf, il conciliatore del risparmio tradito. Do-via giudicare sulla distribuzione dei prodotti finanziari (diversamente dall'Arbitro bancario che decide sui conti correnti ). S'insediano oggi,12 dicembre, i cinque membri del collegio: il presidente Barbuzzi, Daniela Morgante e Marilena Rispoli Farina (di designazione Consob); Giorgio Afferri (su indicazione del Cncu, il Consiglio nazionale consumatori e utenti); e Giuseppe Guizzi (dagli intermediari come Abi e Assosim). Lunedì 19 dicembre si riuniranno per la prima volta. E dal 9 gennaio i risparmiatori potranno inviare i reclami, con un percorso online guidato sul portale. Barbuzzi si attende in particolare sviluppi sulle due banche venete. Le ispezioni di Consob su Pop Vicenza e Veneto Banca potrebbero avere generato procedimenti sanzionatori: se Consob si pronunciasse, i risparmiatori coinvolti potrebbero rivolgersi all'Arbitro già all'inizio del 2017. Avvocato e dirigente della Consob dove lavora da 30 anni, Bar-buzzi è a capo della Divisione amministrazione della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas. È stato per sei anni al vertice dell'Ufficio sanzioni amministrative. Daniela Morgante, magistrato della Corte dei conti, è l'ex assessore al Bilancio del Comune di Roma con la giunta Marino, dal mese scorso anche procuratore a Bolzano. Marilena Rispoli Farina è ordinaria di Diritto commerciale all'Università Federico II di Napoli, Guizzi opera da avvocato su Roma e con lei è stato nell'Arbitro bancario. Anche Afferri è avvocato, ma a Genova. Con loro, dieci supplenti: «Molti, riteniamo che il volume di lavom possa essere importante», dice Barbuzzi. I rimborsi sono fino a 500 mila euro e le decisioni andranno prese entro 90 giorni dalla chiusura del fascicolo (150 giorni dall'avvio della pratica): «Poco in confronto ai tempi della giustizia civile — dice Barbuzzi — e il servizio è gratuito per facilitare l'accesso». Il presupposto è avere prima presentato un reclamo alla banca. Se non si ottiene risposta, ci si rivolge all'Arbitro, al quale le banche sono obbligate ad aderire. Non sono poi costrette ad accettare la decisione. Ma devono pubblicarla sul proprio sito e su due giornali, con effetto sulla reputazione. I costi di gestione dell'Arbitro saranno finanziati «con un fondo che si alimenta per metà con le sanzioni erogate da Consob agli intermediari: finora andavano all'Erario», dice Barbuzzi. E arriveranno persone di supporto: «All'Arbitro bancario sono un centinaio». Ma non sarà difficile dimostrare di avere sottoscritto i bond subordinati senza conoscerne il rischio? «Non è detto. Si dovrà valutare se tutti gli obblighi di informazione siano stati rispettati dalle banche non solo formalmente. ma anche nei fatti». ALESSANDRA PUATO ì, E]PRO W ZIOM1E R6FINATn Arbitro finanziario Gianpaolo Barbuzzi ***

SCENARIO FINANZA 99 Giornale 12-dic-2016

Come domare la Borsa tra Opec e Fed art MERCOLEDÌ IL RIALZO DEI TASSI NEGLI STATI UNITI Come domare la Borsa tra Opec e Fed Con il taglio alla produzione di petrolio, bene energia, auto, chimici e finanziari SCOMMESSE E la Fed dara una mano al dollaro e ai bond collegati all'inflazione Ennio Montagnani • L'andamento dei mercati finanziari nei prossimi mesi sarà influenzato da due fattori: il taglio della produzione del petrolio e l'atteso rialzo dei tassi americani da parte della Federal Reserve. Nel primo caso, c'è l'accordo storico tra produttori Opec e non Opec in base al quale le estrazioni di greggio scenderanno di 1,8 milioni di barili al giorno (300mila dei quali per decisione della sola Russia, secondo produttore mondiale). Nel caso invece dei tassi Usa, la Federal reserve mercoledì dovrebbe decidere il secondo rialzo di 0,25% dei tassi dopo quello di dicembre 2015. Sebbene alcuni di questi effetti siano già stati incorporati dai prezzi di azioni e obbligazioni in queste ultime settimane, è necessario valutarne le implicazioni a medio termine per adottare scelte di portafoglio capaci di sfruttarne le ulteriori potenzialità di guadagno. Cominciamo con il petrolio. Secondo gli addetti ai lavori, le quotazioni del Brent dovrebbero attestarsi nei prossimi 12 mesi tra 55 e 60 dollari con la possibilità di puntare verso la fascia alta di questa forchetta qualora il movimento rialzista verrà accompagnato da una maggiore ripresa economica americana e, a cascata, globale. Tradotto in pratica, significa che ci saranno maggiori aspettative di inflazione (l'aumento dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime dovrebbe alimentare il rialzo del costo della vita) e quindi sarà necessario investire in asset class capaci di difendersi dall'aumento dei prezzi al consumo. In prima fila ci sono gli Etf e i fondi specializzati sulle obbligazioni inflation linked che hanno proprio questa prerogativa e permettono di guadagnare proprio con l'aumento delle attese di inflazione. In ambito azionario, invece, occorre privilegiare, in primis, il settore energia che trarrà ampi benefici da un rialzo del prezzo del petrolio e, in seconda battuta, sui settori ciclici, ovvero quelli legati al ciclo economico. Vale a dire l'auto, la tecnologia, gli industriali, il chimico, le costruzioni, i bancari, gli assicurativi, i servizi finanziari (come, per esempio, le società di gestione del risparmio) e quello delle materie prime che potranno sfruttare la loro attitudine a crescere di valore in un contesto di miglioramento del ciclo economico. Al contrario saranno da sottopesare in portafoglio i settori dei beni di consumo di prima necessità e, soprattutto, le utilities. Queste ultime, in particolare, offrono servizi di pubblica utilità (elettricità , acqua, servizi pubblici) e negli ultimi due anni hanno beneficiato di un contesto di tassi di interesse obbligazionari bassi e di crescita economica anemica: il fatto di operare in settori abbastanza isolati dalla crisi economica e di pagare buoni dividendi hanno spinto gli investitori a comperarne le azioni fino a sopravvalutarle. Il nuovo contesto, crescita meno anemica e tassi obbligazionari in rialzo, rende meno interessanti i titoli di questi settori. In ottica leggermente più speculativa, ovvero per chi volesse cavalcare il potenziale rialzo del prezzo del petrolio accettando qualche rischio in più, un 5%- 10% del portafoglio azionario potrebbe essere dedicato a fondi e etf azionari Russia e Brasile: due piazze finanziarie, soprattutto la prima, penalizzate dal drastico crollo del greggio e che ora potrebbero dare buone soddisfazioni. In ottica tattica, invece, si potrebbe puntare sul settore energia USA (dove le valutazioni dei produttori di shale oil dovrebbero ribalzare dalle quotazioni depresse che hanno raggiunto) e su un buon fondo high yield USA che, tramite la gestione attiva, potrà selezionare gli emittenti high yield (in particolare nel settore energetico) più trascurati dal mercato. Per quanto riguarda invece il rialzo dei tassi da parte della Fed ( 0,25%), è di fatto già scontato nei prezzi. Alla luce però della divergenza delle politiche monetarie tra Fed e Bce, ci potrebbe essere spazio per ulteriore rialzo del 5% del dollaro rispetto all'euro nei prossimi 6-12 mesi. Possibile inoltre che ci siano pressioni su un ulteriore rialzo dei tassi obbligazionari a medio lungo termine. Quindi meglio posizionarsi su titoli a tasso variabile e su fondi high yield euro con scadenza media di portafoglio di 3-5 anni. *** IL QUADRO I SETTORI SU CUI PUNTARE • Beni di consumo ciclici Stime var. utili 2017 39% 4l00) •Alimentari 000 41. • Energia 000 sl% • Finanziari 000 13% • Utilities (00 -20% Fonte: Thomson Reuter e UBS. ***

SCENARIO FINANZA 100 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Riviste, newsletter, agenzie di stampa l'impero multimedlale della finanza art Riviste, newsletter, agenzie di stampa l'impero multimedi Salvatore Glufida e della finamza TUTTO È COMINCIATO NEL 1981 QUANDO UN GRUPPO DI BROKER PARTICOLARMENTE ESPERTI NELLE TECNOLOGIE E NELLA INFORMAZIONE LASCIÒ LA BANCA D'AFFARI SALOMON BROTHERS Agenzie di stampa, radio, televisioni, settimanali, portali online: Bloomberg è uno dei principali imperi editoriali specializzati in finanza, con un fatturato' che sfiora ormai i 10 miliardi di dollari. Tutto è iniziato ne11981 a NewYork da un'idea di quattro broker finanza-ri che lavoravano nella banca d'affari Salomon Brothers: , Duncan Macmillan, Thomas Secunda e , newyorchese figlio di immigrati russi e fresco di Mba ad Harvard, il capofila dell'iniziativa. La loro è una tipica storia "americana" come quella di Steve Jobs e Steve Wozniack; al posto del garage, gli uffici di Wall Street Finita l'avventura di Salomon (venduta a un'altra finanziaria) Bloomberg ottiene un prestito di 10mila dollari e insieme ai tre soci fonda la Ims, Innovative Market Systems, che lancia un sistema informatico chiamato BloombergTerminal in grado di offrire in tempo reale dati statistici e analisi finanziarie a banche, broker a aziende di Wall Street Il resto è una storia di continui successi. Oggi Bloomberg possiede una serie di strumenti di software finanziario come una piattaforma di trading collegata con un servizio di analisi, e poi un'agenzia di stampa "pubblica" e una superspecializzata (Bloomberg Professional Service) i cui servizi sono venduti a carissimo prezzo. Il gruppo possiede poi un network televisivo globale, una stazione radio, una serie di newsletter e tre riviste: , e Bloomberg Pursuits. Nel 2014, appena tomato al timo del gruppo, Michael Bloomberg ha lanciato Bloomberg Politics, una media company multipiattaforma specializzata nell'analisi politica, e ha reclutato per dirigerla due fra i giornalisti politici più preparati d'America, Mark Halperin e John Heilemann. Non è finita qui. Il gruppo ha recentemente rilevato la Eagle Eye Publishing per pubblicare notizie economiche per conto del governo, ha rilanciato la società di ricerca New Energy Finance, ha acquistato per 990 milioni la società editrice Bureau National Affairs, la più antica cooperativa negli Usa: ora si chiama Bloomberg Bna e produce qualcosa come 350 pubblicazioni multimediali nei settori legale, finanziario e fiscale. Ancora: ha rilevato la società informatica di Dublino Polarlake e infine nel dicembre 2015 ha acquista dalla banca Barclays i servizi di consulenza per quasi 800 milioni. Justin Smith, Ceo di Bloomberg Media, una delle divisioni del gruppo guidato dal miliardario newyorkese ***

SCENARIO FINANZA 101 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Intervista a Giovanni Tamburi - Tamburi: "È tempo di investire in azioni la politica art non conta più"

Tamburi: "È tempo di investire in azioni lapolitica non contapiù" INTERVISTA AL FONDATORE E PRINCIPALE AZIONISTA DI TIP: "PUNTARE SUGLI 'UNICORNI' TECNOLOGICI MA C'È SPAZIO ANCHE PER LE IMPRESE CHE PRODUCONO BENI DI CONSUMO". "IL 2017 ANNODI CRESCITA PER L'ECONOMIA MONDIALE" Adriano Bonafede Milano «I T L referendum italiano non sembra aver avuto alcun effetto sull'economia e sulla finanza? Non mi stupisce. Del resto non è successo nulla neppure dopo la Brexit e l'elezione di Trump a presidente degli Usa. La politica, in fin dei conti, cambia poco o nulla. E invece la forza dell'economia a decidere il destino del mondo e dei paesi». Giovanni Tamburi, fondatore e principale azionista di TIP, Tamburi Investment Partners, la società specializzata nell'investimento in quote di società industriali, è ottimista. E lo dice anche nel suo ultimo libro: «Prezzi e valori. L'enter-prise value nell'era digital". Dottor Tamburi, lei dice cose forti Davvero la politica non conta píù nulla? «Ripeto: è l'economia che conta di più. Proprio due settimane fa Ubs è uscita con le previsioni per la crescita del Pil mondiale nel 2017: ebbene, sono passati da una stima del 3,1 per cento a una del 3,5.11 messaggio è chiaro: l'economia continua a crescere e crescerà ancora più il prossimo anno. Questo è un messaggio più forte di qualsiasi notizia politica. Che riempie sì le pagine dei giornali, ma che forse è meno importante di quanto noi crediamo. Dopo il referendum in Gran Bretagna e le elezioni di Trump i mercati se ne sono fregati, nonostante gli allarmismi precedenti. Inevitabile che anche con Renzi, con l'Italietta che conta poco, i mercati facciano altrettanto. Così come hanno fatto, del resto, con gli attentati terroristici». L'economia mondiale cresce e questo è fonte di ottimismo, dice lei. Ci sono altri fattori che spingono in questa direzione? «Ma certo: i tassi d'interesse straordinariamente bassi e che resteranno sostanzialmente tali per il prossimo futuro. Ci sono oggi 13 trilioni di emissioni obbligazionarie nel mondo a tasso negativo, ovvero il 10 per cento del totale. Ciò vuol dire che 11 miglior modo per avere un rendimento positivo è quello di investire con intelligenza nei mercati azionari». La sua visione è incoraggiante. Del resto lunedì scorso Wall Street ha toccato un nuovo record. Ma per quanto si potrà continuare così prima che accada un nuovo 2008? «Io non credo che avremo mai un fenomeno simile a quello del 2008, quando le banche centrali e i governi furono in un certo modo presi in contropiede. Quel che è accaduto allora ha mutato l'atteggiamento dei mercati, dei governi e delle banche centrali. Come si vede chiararriente, oggi sia la Yellen in Usa sia Draghi in Europa sia Kuroda in Giappone stanno ben attenti a non spaventare i mercati. E io non credo che cambierà nulla, almeno nei prossimi due-tre anni». Sicuro? «Finora ci abbiamo azzeccato: negli ultimi cinque anni ai nostri azionisti abbiamo dato total return di oltre il 140%, che corrisponde ad un rendimento medio annuo del 30 per cento». Visto che si deve investire in azioni se si vuole ottenere un rendimento, quali allora? «Il più grande trend degli ultimi anni sono i cosiddetti "unicorni" che valgono più di un miliardo di dollari, ovvero società come Uber e Airbnb. Queste società hanno raccolto fondi senza neppure quotarsi in Borsa perché c'è una domanda spaventosa in tutto il mondo. Naturalmente i più grandi acquirenti di quote di società come queste sono i fondi. E attraverso i fondi specializzati anche i singoli risparmiatori possono investire in questo comparto». Ma anche qui non è sempre in agguato il pericolo bolla? Quella delle new economy alla fine degli anni Novanta non è poi così lontana. Lo si vede anche dai multipli elevatissimi a cui sono scambiate queste sodetà. «SI è vero, i multipli sono davvero elevati e con gli Unicorni arrivano anche a 70 volte il fatturato. Ma l'innovazione tecnologica è potente e i vecchi metodi di valutare una società non sono più appropriati. Io credo che resteranno alti almeno per i prossimi due-tre anni. Noi abbiamo deciso di investire in questo trend e siamo diventati i primi azionisti di Digital Magics, il più grande incubatore italiano con dentro circa 70 start up. Poi abbiamo investito molto in Talent Garden, un coworking center dove le start up dialogano con i grandi gruppi: a Roma uno si trova nel palazzo delle Poste in Prati, un altro dentro Cinecittà, dove c'è un continuo interscambio di informazioni per una vera "contaminazione digitale". E Talent Garden ha una ventina di siti, in tutta Europa. Le potenzialità sono immense: in America We-Workha circa 100 siti e l'ultimo aumento di capitale l'ha fatto sulla base di un valore totale di 16 miliardi di dollari». Su cos'altro investire oltre che sugli unicorni? «In tutte le imprese manifatturiere. Ovunque la gente deve mangiare, vestirsi, comprare

SCENARIO FINANZA 102 auto. Investire in aziende che producono beni di consumo e durevoli, purchè innovative, è comunque un buon affare». Si può comprare anche in Italia, dove si deve guardare in questa fase? «Certamente sì. Guardi l'indice Star: se la gioca con i migliori indici internazionali. E ora, essendo un po' a sconto, pub essere una buona occasione per i prossimi anni». *** L'INDICE SeP 2.210 2.040 1.870 1.700 1.530 (IL CASO l EVOLUZIONE DEI MULTIPLI EV/EBITDA A livello europeo e americano 14x PRIVATE EQUITY GLOBALE SeP 500 EURO STOXX 600 12x 10x --H MeA GLOBALE IPO GLOBALE For anima Bx 1 11111111111 '02 '03 '04 '05 'OB '07 '08 '09 '10 '11 '12 13 '14 '15 Eataly, Furia, Beta e iGuzzini Tip porta in Borsa altre 4 società Tra il 2017 e il 2018 II gruppo Tip porterà alla quotazione di Borsa almeno altre quattro delle proprie partecipate: Eataly, Furia, Beta Utensili e IGuzzlni Illuminazione che arricchiranno iI listino dl Piazza Affari con nomi di prestigio. Sono infatti tutte aziende leader a livello internazionale nei rispettivi settori, campioni del Made in Italy e perfettamente in linea con le precedenti quotazioni di società In cul Tip ha oggi una quota, come Monder, Ferrari, Hugo Boss, Amplifon, Prysmian ed Interpump. Successivamente, in tempi non ancora stabiliti, toccherà ad Azimut Benetti, numero uno mondiale dello yachting e a Roche Bobois, II maggior gruppo francese nell'arredamento dl alta fascia. Eataly alla quotazione dovrebbe fatturare almeno 700 milioni di euro, Furia oltre 500, Beta Utensili oltre 200 e iGuzzini oltre 300. Sono tutte aziende In costante crescita da anni per fatturato, dipendenti e redditività. Tutte hanno una quota delle vendite all'export superiore al 50%, nel caso dl Furia e Guzzlnl oltre íl 70. Il fatturato e l'esposizione all'estero di Eataly dipenderanno dalle nuove aperture, previste a Toronto, Los Angeles, Parlgl, Londra, Stoccolma e Mosca. (a.bon.) A destra in basso, Giovanni Tamburi, fondatore e principale azionista di Tamburi Investment Partners ***

SCENARIO FINANZA 103 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Marketplace - Dimon smusserà gli spigoli di Trump art MARKETPLACE Arturo Zampaglione DLMON SMUSSERÀ. GLI SPIGOLI DI TRUMP Sara Jamie Dimon, 62 anni, chief executive della JPMorganChase, la più grande banca americana, a guidare per i prossimi due anni la Business Roundtable e a gestire quindi i rapporti tra la comunità economico-finanziaria americana e la Casa Bianca di Donald Trump. Saranno rapporti complessi: da un lato la vittoria del tycoon repubblicano ha scatenato un clima euforico a Wall Street, che anche la settimana scorsa ha fatto toccare nuovi record storici al Dow Jones; dall'altro le prime nomine di Trump e il suo insistere su scelte protezionistiche e anti-immigranti sollevano inquietudini nel mondo delle imprese, che teme effetti negativi a medio termine. Dimon è probabilmente la persona giusta per questa difficile opera di mediazione. Considerato uno dei più abili banchieri, soprattutto per essere uscito quasi indenne dalla tempesta finanziaria del 2007-2008, ha proiettato ai vertici delle graduatorie la sua JPMorganChase, che ha ora 24OmiIa dipendenti e che, grazie anche alla fiammata delle quotazioni dopo la vittoria trumpiana, ha raggiunto una capitalizzazione di borsa di 306 miliardi di dollari. Dimon si è sempre definito un democratico e molti, nell'entourage di Barack Obama, lo avrebbero voluto come ministro del tesoro a dispetto delle sue critiche alla legge Dodd-Frank sulla riforma finanziaria. Ma fino a qualche settimana fa, cioè fino alla nomina di Steven Mnuchin, Dimon era anche uno dei papabili per l'incarico al tesoro nella nuova amministrazione repubblicana, e comunque continua a far parte del team dei consiglieri economici di Trump. Proprio per questa sia capacità di operare in vari contesti politici, oltre che per le doti imprenditoriali, è stato eletto presidente dai 192 chief executive della Business Roundtable. Fondata nel 1972, è una delle due organizzazioni che rappresentano il mondo delle imprese: l'altra, la US Chamber of Commerce, creata nel 1912, guidata da Tom Donahue e che più assomiglia alla Confindsutria italiana, svolge soprattutto una attività lobbistica, finanziando campagne elettorali (prevalentemente per candidati repubblicani), cercando di influenzare leggi e regolamenti e spendendo più di ogni altro gruppo di pressione. La Business Roundtable raccoglie invece i top manager con l'obiettivo di difendere le istanze degli imprenditori ai più alti livelli politici. Le aziende dei 192 ceo che la compongono hanno un fatturato complessivo di 6mila miliardi di dollari e 15 milioni di dipendenti. E sulla base di questa forza economica, oltre che con le sue doti diplomatiche, Dimon cercherà di smussare le posizioni più populiste (e pericolose) di Trump. [email protected] ***

SCENARIO FINANZA 104 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Intercos fa il make up alla Borsa di Seoul art [ L'ANALISI I Intercos fa il make up alla Borsa di Seoul Paola Jadeluca A bbiamo scelto la Borsa 01-1 di Seoul per l'Ipo perché è in questo paese che nei prossimi cinquant'anni il mercato della cosmetica prenderà forma e si realizzerà»: Martin Breuer, Ceo Intercos Asia, la holding creata a Hong Kong da Inter-cos, numero uno al mondo nella cosmetica per conto terzi, spiega le ragioni dell'imminente approdo al listino in un paese così lontano per l'azienda che ha il suo quartier generale adAgrate Brianza, Monza: «La Corea è diventata il mercato di riferimento per tutta l'Asia in termini di trend e di struttura della cosmetica, e l'Asia è ormai il più grande mercato al mondo, presidiarlo da questo paese vuol dire anticipare e dominare il futuro», continua Breuer. Già lo scorso anno Intercos aveva comprato il 20% della coreana Hana, speciali7lata nel packaging innovativo per il make up. In Corea le donne spendono per farsi belle quattro volte il tempo delle signore europee, circa 40 minuti al giorno. E tutta l'Asia, entro il 2019, dicono i dati Euromonitor, realizzerà 1'80% delle vendite di cosmetici del pianeta. E se le donne asiatiche hanno la pelle diversa, è proprio da loro che arrivano le novità di successo in occidente, come le creme CC e, prima ancora, le BB, anche queste inventate in Corea. Intercos - guidata dal fondatore Dario Ferrari ma con una partedpazione di L Catterton, nato dall'alleanza del fondo Catterton con Groupe Amault di Bernard Amault, patron di Lvmh - ha 13 stabilimenti e 10 centri di ricerca e sviluppo, tra Italia, Cina, Brasile, Stati Uniti e Corea del Sud. [email protected] IL MERCATO BEAUTY In% 12 10 s Mr k uurn Ia Ir a1o. h... BENI DI LUSSO PERSONALI • PREMIUM BEAUTY '11 '12 '19 '14 16 '16 I ntsreas, numero uno della cosmetica conto terzi, sl quoterà alla Borsa dl Seoul ***

SCENARIO FINANZA 105 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Per l'Asia orizzonte positivo e si risveglia la Russia art rapporti SECONDO L'OUTLOOK 2017 DI UBP NEL PROSSIMO ANNO LE ECONOMIE IN VIA DI SVILUPPO CRESCERANNO AL RITMO DEL 5%. MA CONVIENE PUNTARE SU EMISSIONI CORPORATE La locomotiva asiatica prende slancio. I limiti strutturali richiederanno tempo per essere superati - dall'eccessiva dipendenza dall'export ai sistemi bancari non adeguatamente sviluppati - ma lo scenario per i mercati emergenti è meno preoccupante di qualche mese fa. Una dimostrazione in tal senso è arrivata dalla tenuta di questi listini di fronte alle voci che danno come sempre più probabile un prossimo rialzo dei tassi negli Usa. Secondo l'outlook 2017 di Ubp, nel prossimo anno le economie in via di sviluppo cresceranno al ritmo del 5%, mezzo punto in più di quest'anno, grazie soprattutto alle riforme attuate dai vari governi e alla ripresa dei prezzi delle commodity. «Nei prossimi mesi si avvertiranno gli effetti delle misure di stimolo adottate dal governo di Pechino e da quello di New Dehli, per cui ci attendiamo un 7% per il pil cinese e un 8% per quello indiano», ha spiegato Norman Villa-min, chief investment officer private banking Ubp. Anche per i grandi malati tra i Brics, vale a private banking [ LO SCENARIO Per l'Asia orizzonte positivo e si risveglia la Russia dire Russia e Brasile, la prospettiva è vista in miglioramento, grazie alla ripresa della domanda interna e alla crescita dei prezzi delle commodity. Complessivamente il pil mondiale dovrebbe salire nell'ordine del 3,5%, con gli Usa sopra i12% e l'Eurozona che a fatica supererà 1'1% di progresso. L'Italia dovrebbe restare poco sotto questa soglia poiché i consumi sono tuttora moderati. «Nonostante le riforme del lavoro, il tasso di disoccupazione è ancora elevato e la crescita salariale è nulla», spiega Vdlamin. In questo contesto, Ubp vede poco spazio di rendimento sui titoli di Stato, puntando piuttosto sul debito societario in dollari (la valuta americana è attesa a una rivalutazione) e sulle obbligazioni high yield, dato che l'abbondante liquidità in circolo sui mercati finanziari dovrebbe sostenere anche gli emittenti di ridotta qualità. Quanto all'equity, il gestore Charles Anniss, segnala il potenziale delle small e medium cap europee, che «presentano valutazioni più basse dei titoli più grandi», con preferenza per i settori del manifatturiero, dei servizi tecnologici e della sanità. (l do.) Nommn Marvel Chief Investment officer Pb dl Ubp ***

SCENARIO FINANZA 106 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Emergenti, la tempesta è finita in Occidente il rischio art scossoni

rapporti private banking Emergenti, la tempesta è finita in Occidente il rischio scossoni IL MESSAGGIO EMERSO NEL CORSO DELLA MEDIA CONFERENCE ORGANIZZATA DA SCHRODERS, ASSET MANAGER CON 375 NIILIARDI DI STERLINE IN GESTIONE, DISEGNA LE PREVISIONI PER L'ECONOMIA GLOBALE DEL PROSSIMO ANNO Luigi dell'011o Londra Cavalcare i marosi del mercato. Il rischio più grande è di farsi prendere dal panico e optare per scelte d'investimento conservative, che offrono rendimenti risicati, se non addirittura negativi. Perché le minacce per i mercati finanziari sono numerose, ma probabilmente sono ampiamente già scontate dalle attuali valutazioni. È il messaggio emerso nel corso della media conference organizzata da Schroders, asset manager con 375 miliardi di sterline in gestione, presso il quartier generale londinese. A cominciare dallo scenario per i mercati emergenti, da molti indicati come le vittime principali della vittoria di Donald Trump alle presidenziali americani, in quanto la promessa di maggiori investimenti pubblici potrebbe spingere la Fed ad accelerare nel processo di normalizzazione dei tassi, provocando quindi un travaso di investimenti dai mercati in via di sviluppo agli States. «La prospettiva è reale, ma gli emergenti non hanno registrato crolli e probabilmente confermeranno le posizioni nelle settimane a venire», è l'analisi di Ugo Montrucchio, gestore multi-asset di Schroders. Il team dedicato a questi portafogli, lo precisiamo, è composto da 85 professionisti. Secondo Montrucchio la correzione degli ultimi anni ha riportato questi Paesi su multipli inferiori alle medie storiche. «Dal Messico all'India abbiamo assistito a un processo di ribilanciamento dei fattori economici che ha reso gli emergenti meno dipendenti dai capitali esteri», ricorda. «Inoltre l'inflazione è sotto controllo e questo consente alle rispettive banche centrali maggiori spazi per intervenire in caso di necessità». Montrucchio vede uno scenario positivo anche per la Cina, «con indicatori economici ancora in forte espansione, che smentiscono le previsioni cupe elaborate da alcuni analisti a inizio anno». Piuttosto le maggiori preoccupazioni sembrano arrivare dal mondo occidentale. «Le minacce principali sono quelle di tipo geopolitico. Nel 2017 inizieremo a capire come avverrà concretamente la Brexit e questo potrebbe avere impatti sia sul listino britannico, che su quelli dell'Eurozona», è il pensiero di Keith Wade, capo economista di Schroders. «Inoltre vi saranno le elezioni nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania, con la possibilità di affermazione da parte dei partiti populisti, il che potrebbe provocare forte instabilità sui mercati». Anche per quel che riguarda l'Italia non mancano le incognite, ma per il noStro Paese il principale freno è «la crescita debole» nell'analisi di Wade, che sottolinea il peso «dei crediti deteriorati nei bilanci bancari, che frenano le erogazioni all'economia reale». Detto questo, la view di Schroders resta moderatamente positiva: «La divergenza delle banche centrali sarà una buona opportunità per il reddito fisso: negli Usa il titolo di Stato a dieci anni oggi rende il 2,5% e i rialzi della Fed nei prossimi mesi alzeranno l'asticella», è l'indicazione di Bob Jolly, head of global macro. Pur nella consapevolezza che «andiamo verso un ritorno dell'inflazione, che andrà a erodere i rendimenti in termini reali». La crescita dei prezzi al consumo suggerisce una riscoperta delle commodity, secondo Schroders, con oro e metalli industriali preferiti al comparto energetico. Mentre resta la diffidenza verso le obbligazioni inflation linked («Sono già salite parecchio nelle ultime settimane e a questi livelli sembrano molto care», l'analisi del gestore Geoff Blanning). Quanto all'equity, la view dell'asset management è positiva sugli emergenti e neutrale per il resto. Se da una parte infatti c'è la consapevolezza che i listini europei non sono cari, è pur vero che la recente correzione è stata guidata dai titoli finanziari, quelli che maggiormente rischiano di pagare dazio a eventuali, nuove crisi di matrice geopolitica. Giudizio sospeso, infine, su Wall Street, dato che da una parte la Trump-Economy promette benefici fiscali alle corporation e nuovi investimenti, dall'altra c'è il timore di fluttuazioni improvvise sui cambi che rendono difficile ile effettuare stime a bocce ferme. Quindi le occasioni andranno ricercate caso per caso, analizzando i fondamentali e ponendoli a paragone con le prospettive di crescita a medio termine. *** INFLAZIONE NEI BRICS 7 6 5 3 2 1 V 0 '08 '09 '10 ugo Moobucctdo (1) gestore multi asset Schroders Keith Wade (2) capo economista di Schroders ***

SCENARIO FINANZA 107 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Tensioni sull'Eurozona e il primo Trump piace art rapporti JOHN GREENWOOD, CAPO ECONOMISTA DI INVESCO, GIUDICA POSITIVAMENTE LE MISURE DI STIMOLA FISCALEPROPOSIE Sibilla Di Palma I L'ANALISI I private banking Tensioni sull'Eurozona. e il primo Trump piace Bene gli Stati Uniti, sulla scia degli stimoli fiscali promessi dal neopresidente Trump. I prossimi mesi saranno invece in salita per 1'Eurozona, anche alla luce delle scadenze elettorali previste nel 2017. E' l'outlook di John Greenwood, capo economista di Invesco, che giudica positivamente le diverse misure di stimolo fiscale proposte da Donald Trump: «Tra cui figurano tagli alle tasse sulle persone fisiche e giuridiche e numerosi programmi di spese nelle infrastrutture per stimolare la crescita e incoraggiare il rimpatrio dei capitali detenuti all'estero». Un programma che «mira a ripristinare i punti di forza dell'economia americana, migliorando lo stato di salute delle aziende e delle famiglie». Con risvolti positivi, secondo Greenwood, sulla crescita del Pil reale: Migliorerà e salirà al 2,596». Un quadro economico che, secondo l'esperto, non è altrettanto favorevole in Europa. Dove pesano i faticosi progressi nella risolu zione bancaria, la debolezza del programma di quantitative easing (owero l'acquisto di titoli di Stato e obbligazioni societarie, ndr) della Bce e la discesa dei tassi in territorio negativo. Un altro elemento perturbante è poi costituito dalle scadenze elettorali nel 2017, con il rischio di veder crescere ulteriormente l'appeal dei movimenti politici populisti e xenofobi. Lo scenario: «La crescita del PII reale non supererà l'1,5%, con un'inflazione che scenderà, ma che sarà ben lontana dagli obiettivi di poco inferiori al 2% ipotizzati dalla Bce». Dopo il recente esito referendario, gli occhi nel Vecchio Continente restano infine puntati sull'Italia. Alberto Biolzi, responsabile direzione wealth management di Cassa Lombarda, sottolinea come, nel caso in cui dovesse verificarsi un deciso allargamento dello spread Btp-Bund verso i 200 punti base: «si potrebbero valutare acquisti opportunistici dei nostri titoli di Stato, forti dei possibili interventi calmieratori della Bce». Prudenza, invece, sull'azionario della Penisola, considerando che l'esito è «decisamente poco favorevole a una soluzione di mercato della tematica legata alle esigenze di ricapitalizzazione del sistema bancario». L'INDICE FTSE MIB ITALIA 23.042 20.020 10.107 10.474 12.751 10.029 12 14 70 John Groponwood, capo economista dl Invesco ***

SCENARIO FINANZA 108 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - A caccia dello scudo contro la volatilità meno euro, più art azioni energy e financial

rapporti private banking A caccia dello scudo contro la volatilità meno euro, più azioni energy e financial LA VITTORIA DI TRUMP E L'ESITO DEI REFERENDUM IN ITALIA E SULLA BREXIT PROVOCHERA TENSIONI SUI MERCATI. MA LE STIME DELLA CRESCITA GLOBALE NEL 2017 SI ATTESTANO ATTORNO AL 3,3% E I LISTINI RINGRAZIANO MA NON IN TUTTO IL MONDO Sibilla Di Palma Milano La volatilità, dopo la vittoria di Trump ump alle elezioni presidenziali negli Usa e l'esito dei referendum in Italia e sulla Brexit, resterà elevata. «Le stime della crescita globale nel 2017 si attestano, secondo diversi organismi internazionali (Imf, Ocse), attorno al 3,3%, supportando così i mercati azionari anche per il prossimo anno», sottolinea Generoso Perrotta, responsabile global financial investments di Banca Aletti. Esempio: un investitore con profilo di rischio medio, è bene allocate sull'equity una quota pari al 30%-40% del portafoglio, privilegiando «le azioni dei Paesi avanzati, perché associate a crescite economiche, seppur contenute, ma più stabili». Il riferimento è in particolare a Europa e Giappone. «Gli Usa continueranno a rappresentare il Paese sviluppato con maggiore crescita economica, ma con minor potenzialità di ulteriore apprezzamento degli indici azionari». Sul fronte settoriale, indica i comparti correlati alla crescita globale, «come energy e financial», e quelli «caratterizzati da bassa volatilità, bilanci poco indebitati e dividendi sostenibili, quali healthcare e consumer staples». Con una parola d'ordine: diversificazione, «partendo dal sottopeso euro, a favore delle valute di altre aree sviluppate». Anche per Massimo Donatoni, responsabile advisory di Azimut Wealth Management, una quota del 30-40% del portafoglio andrebbe riservata alla componente azionaria. Con un occhio però alla volatilità che potrebbe aumentare nella seconda parte del 2017, «conseguentemente a un possibile rialzo anche consistente dei tassi Usai». [á strategia è dunque di adottare un approccio dinamico, «che permetta di essere investiti quando i mercati possono esprimere dei rialzi e di uscire in situazioni critiche. Più che la percentuale, è la filosofia gestionale sottostante che fa la differenza». Per l'esperto l'area più interessante è quella statunitense, «grazie alla forte diversificazione che permette a livello settoriale», seguita da Giappone/Asia e in misura minore dal mercato europeo. Tra i comparti, «vedo favorite le costruzioni e il settore difesa. Inoltre, mi aspetto un recupero da quello dell'oil e dal farmaceutico». Esprime una view positiva sull'equity anche Gianluca La Calce, amministratore delegato e direttore generale Fideuram Investimenti. «Le valutazioni assolute non sono basse, ma rimangono attraenti rispetto a quelle delle obbligazioni in un contesto macroeconomico che non contempla rischi eccessivi di rallentamento e anzi vede accrescere la probabilità di uno stimolo fiscale espansivo. Inoltre, la stabilizzazione degli utili aziendali, dopo qualche trimestre di revisione al ribasso, trova conferma nei recenti dati trimestrali». Considerando sempre un investitore con profilo di rischio medio, «suggeriamo un sovrappeso della componente azionaria rispetto a quella obbligazionaria nell'ordine di circa cinque punti percentuali». Dal punto di vista geografico, per l'esperto l'evoluzione dello scenario appare favorevole ai listini dei paesi sviluppati rispetto alle economie emergenti. I mercati europei in particolare «trattano a valutazioni più attraenti rispetto agli Stati Uniti e si caratterizzano per una maggiore esposizione ai settori ciclici e al comparto finanziario che, al di là di alcune situazioni specifiche, possono beneficiare di tassi di interesse più alti per recuperare profittabilità». Anche i titoli azionari statunitensi, comunque, «per quanto i multipli non siano bassi, godono di buoni fondamentali macro e micro». Mentre in Giappone «l'aumento dei tassi globali costringe la Banca Centrale a intervenire comprando titoli di Stato, potenzialmente in misura illimitata, indebolendo il tasso di cambio e favorendo cosi il mercato azionario». Sul fronte dei settori, la preferenza va ai comparti della tecnologia, farmaceutico, finanziario e dei materiali di base. Per La Calce, occorre comunque lasciare spazio alla diversificazione. In quest'ottica, «i titoli di Stato mantengono un ruolo importante ai fini della gestione del rischio di un portafoglio bilanciato». II suggerimento è inoltre di ampliare l'universo di investimento optando anche per strategie in ambito alternativo, in particolare long/short (nelle quali il gestore assume una posizione lunga su un titolo che ritiene destinato a sovraperformare, vendendo invece allo scoperto le azioni che reputa sopravvalutate, ndr) «per gestire in modo più efficiente situazioni di maggiore volatilità». Per Massimo Fortuzzi, responsabile investimenti di Banca Leonardo,

SCENARIO FINANZA 109 un portafoglio ideale per il 2017 dovrebbe contenere un 30-35% di componente azionaria, una parte obbligazionaria pari a circa il 55% (prevalentemente bond con scadenza a breve termine), una quota intorno al 5% investita in commodity e la parte rimanente in cash. Con uno sguardo particolare agli Stati Uniti dove «riteniamo ci potrà essere una crescita almeno per la prima parte dell'anno. In merito all'Europa la situazione economica è in miglioramento, ma i prossimi eventi politici potrebbero rappresentare rischi e generare instabilità». Da evitare per l'esperto anche i mercati emergenti in quanto, «con *** Generoso Pernotta responsa bile global financial Investments dl Banca Aletti Gianluea La Caire amm.re del. -2 e DG di Fideuram Investimenti tassi americani in salita e dollaro forte, potrebbero rappresentare dei rischi per l'investitore». Infine, Nick Sheridan, gestore azionario europeo di Henderson Global Investors è il momento di concentrare l'attenzione sui titoli value (ossia azioni di società sottovalutate dal mercato che operano generalmente in settori considerati maturi). A offrire le maggiori opportunità, secondo Sheridan, sono in particolare le azioni europee (a eccezione del Regno unito dove pesano le incognite legate alla Bruit) riguardo alle quali «in base al prezzo attuale i dati storici indicano che normalmente seguono rendimenti oltre le medie». In particolare, titoli di «società con buoni margini, barriere elevate all'ingresso, un flusso di cassa elevato, ma multipli prezzo/utile per azione inferiori al mercato», conclude. USA, LA VOLATILITÀ In % — VoIatUltà Equity (VIA Indas) 40 _ 35 ._ 30_. 25_ 20 __ 15 ._ 10 WOMB — (It Wm Wm) • • _ •• - __. _.....__Ilq _a SVIPUPPATI CONTRO EMERGENTI Performance cumulata da fine agosto 2016 indici azionari Paesi sviluppati verso emergenti 2 ... fat Irsr,ari VZ kesa bastero • 9 Nov. debnN . Ill Massimo IDorlatod responsabile advisory di Azimut Wealth Management i ... IttSCi World sviluPDatl -- MCI Emergent' . a 7 Cat 91 Sat 5 Ott 1 Q Ott 9 None 1C. Nm, 91161m, L'INDICE SeP 500 2.200 2.000 1.800 1.600 _ 1.400 1.200 _ 4 1.000 800 600 !00 '02 '0d'fle 'OíL '1n '19 '1l 'IA a *** Massimo Fortum responsabile investimenti Banca Leonardo Nick Sheridan gestore azionarlo Henderson Global Inv IL CONFRONTO Andamento dei due indici Eurostoxx value ed Eurostoxx growth 10. -49_... _ ...... _._...._.... Nov.11 NOV.Mt Nov. '13 Nov. '14 Nov '15 Nov. '16 REGNO INTO, ANDAMENTO DELL'INFLAZIONE In % 3,80- 3,50 3,40- 3,30_ 3,20 3,10 2,50_ DSO ,...... Mag.'l Glu. Lug. "0- Ago. Set. Ott. Nov. ***

SCENARIO FINANZA 110 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Vacanze esclusive, una rete per i super ricchi art rapporti private bmking Vacanze esclusive, una rete per i super ricchi LA FONDAZIONE ALTAGAMMA, CHE RIUNISCE I GRANDI BRAND ITALIAN!, HA CHIESTO L'AIUTO DEL TOUR OPERATOR IC BELLAGIO CHE DAL 1999 OFFRE VIAGGI AI PRESIDENTI DELLE MULTINAZIONALI AMERICANE PARTE UN PIANO MILIONARIO Stefania Aoi Milano Andare a cena dal signore del cachemire Brunello Cucinelli, a Solomeo, il borgo medioevale umbro che lui ha contribuito a restaurare. -Degustare un calice di Amarone insieme alla familgia Alle-grini, nella villa tardo Cinquecentesca immersa tra i filari. «Ci sono esperienze per le quali i ricchi del pianeta, quelli che amano le cose belle e di qualità, sono disposti a pagare anche cifre importanti, in cerca come sono di vacanze uniche ed esclusive»: Non ha dubbi Paolo Zegna, presidente del gruppo Errnenegildo Zegna, vicepresidente di Fondazione Altagamma che riunisce i grandi brand italiani. Secondo Altagamma le grandi imprese del made in Italy hanno tutte le carte in regola per intercettare una quota di turismo d'élite, una parte di quei circa 2,5 milioni di Pa-peroni stranieri che ogni anno visitano il Bel Paese. Per farlo è stato chiesto l'aiuto del tour operator Ic Bella-gio che dal 1999 offre viaggi ai presidenti delle multinazionali americane. «Abbiamo in tutto 4mila clienti e un fatturato sugli 11 milioni di euro - spiega Andrea Grisdale, fondatrice di Ic Bellagio - e abbiamo capito che ciò che più interessa ai milionari è calarsi nella cultura di un paese, facendo cose semplici come una mozzarella in Puglia insieme al produttore, per dire agli amici: ho fatto qualcosa che tu non hai fatto». II progetto è ancora in erba. Sono stati contattati i soci di Altagamma che hanno dato disponibilità ma ora ci sarà da capire come rendere il tutto operativo. Chi potrà ospitare in azienda un super ricco garantendo standard elevati? Cosa gli si potrà far fare senza intralciare la produzione? Queste le domande in attesa di risposte precise. Zegna ad esempio potrebbe ospitare uno dei facoltosi turisti nella sua oasi naturalistica attorno al piccolo borgo di Trivero sulle Alpi biellesi. Magari passando qualche ora insieme a lui nella personale riserva di pesca. «Il nostro obiettivo - spiega il vicepresidente di Altagamma - è di offrire a questi ospiti in grado di spendere anche mille euro al giorno delle esperienze uniche in modo che rientrino a casa parlando con entusiasmo dei nostri marchi. E per questo siamo pronti a metterci in gioco anche personalmente». E un modo per fare marketing utilizzando il passa parola. E di dare un contributo al sistema Paese. L'iniziativa dovrebbe prendere corpo già a meta 2017. Il numero dei super ricchi d'altronde è in continua crescita. Le fortune sono immense: da una recente indagine Demopolis emerge che 62 ricconi del mondo hanno la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, quelle più povere. E così sono in aumento anche le richieste di viaggi extralusso. Anche verso il nostro paese che vede migliorare i flussi turistici in genere posizionandosi al quinto posto al mondo per numero di visitatori stranieri. In tutto 50,7 milioni di persone nel 2016 in crescita del 4,4 per cento rispetto ai 48,6 milioni del 2014, secondo i dati World Travel e Tourism. Paolo Zagros (1) vicepresidente Fondazione Altagamma Andrea Griadale (2) fondatrice Ic Bellagio ***

SCENARIO FINANZA 111 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Commodity tra rischi e inflazione il 2017 sarà l'anno art giusto

rapporti SECONDO ETF SECURITIES LA CORREZIONE DEGLI ULTIMI TEMPI DOVREBBE ARRESTARSI E ORO E ARGENTO POTREBBERO FAR SEGNARE BUONE PERFORMANCE. CAUTELA SULL'IMMOBILIARE Milano II ritorno dell'inflazione, il permanere delle incertezze geopolitiche, la spinta della Tnunp Economy agli asset reali. Sono le ragioni che spingono Etf Securities a puntare sulle commodity per il 2017. «La correzione che nelle ultime settimane ha caratterizzato l'oro e l'argento era ampiamente prevista, dato che ci avviciniamo verso un rialzo dei tassi negli Usa, che renderà più attrattivo l'investimento in Treasury. Tuttavia lo scenario di fondo resta positivo per le materie prime», spiega Massimo Siano, head of Southem Europe della società. Etf Securities prevede che il prossimo anno il prezzo medio dell'oro sarà 1.440 dollari l'oncia, quasi il 20%in più rispetto al livello attuale, e quello dell'argento a 23 dollari all'oncia, con un potenziale di rivalutazione superiore a un terzo. «Entriamo in una fase in cui il mondo occidentale punterà meno sull'austerità, favorendo piuttosto gli investimenti pubblici», spiega Siano. Che ricorda a questo proposito il nuovo corso di private banking [ LE PREVISIONI I Commodity trarischi e inflazione il 2017 sarà l'anno giusto Donald Trump negli Usa. «Il neo presidente americano ha annunciato massicci investimenti nelle infrastrutture, che favoriranno le azioni del settore e le materie prime legate alle costruzioni». A favore delle commodity, aggiunge, giocano anche le turbolenze geopolitiche che accrescono la volatilità dei listini finanziari e il ritorno dell'inflazione, dato che gli asset reali - a differenza di azioni e obbligazioni - non si svalutano in presenza del carovita. Un concetto che vale anche per l'immobiliare, anche su questo fronte Siano invita alla prudenza, almeno nel mercato europeo, dato che c'è una situazione di eccesso dell'offerta, e persino mercati immobiliari fino a qualche mese fa brillanti come quello britannico, cominciano a inviare segnali di debolezza sul fronte dei prezzi e delle nuove costruzioni. A proposito di Uk, la società ma che l'indebolimento della sterlina contro l'euro si esaurirà a breve, soprattutto se la Banca centrale europea continuerà nella sua politica di stimoli. Mentre il dollaro è visto in ulteriore rafforzamento rispetto alla moneta unica europea.(Ld.o.) ***

SCENARIO FINANZA 112 Repubblica Affari&Finanza 12-dic-2016

Rapporti private banking - Riforme e crescita, riparte il rally in Cina art rapporti private banking Riforme e crescita, rip arle il rally in Cina LE AZIONI HANNO GUADAGNATO CIRCA L'1% MENTRE IL RENMINBI HA MESSO A SEGNO PERFORMANCE MIGLIORI A SOSTENERE IL PIL LA SPESA PUBBLICA E IL RISVEGLIO DEL MERCATO IMMOBILIARE Michael Lai* ella prima settimana do-1 l'elezione di Trump, le azioni cinesi hanno guadagnato circa 1'1% (nella rilevazione dell'indice Shanghai Stock Exchange Composite in dollari dall'8 al 14 novembre), a fronte di una perdita del 7% circa registrata nello stesso periodo dall'indice Msci Emerging Markets. 11 renminbi ha perso circa 1'1% nei confronti del dollaro, mettendo a segno performance migliori rispetto a tutte le altre valute ad eccezione della sterlina e della rupia indiana. Mentre l'indice azionario cinese in dollari harso circa il 14% da inizio anno 14 novembre), i movimenti più recenti ci sono parsi significativi, soprattutto rispetto al più ampio contesto dei mercati emergenti. Di conseguenza, il dato ha già portato alcuni commentatori a suggerire che le azioni cinesi siano in prossimità di un robusto rally. Dal nostro punto di vista, in verità, gli argomenti a supporto di tale view sono solidi. Ad esempio, la Cina sta ancora operando a regime di "conto chiuso" sebbene il Paese abbia fatto grandi passi in avanti per ampliare l'accesso agli investitori stranieri nell'ultimo anno. Questo significa che i mercati sono stati protetti dalla recente volatilità a livello globale. Vediamo anche ragioni di natura fondamentale: le prospettive di crescita in Cina quest'anno hanno sorpreso al rialzo dato che la crescita del Pil reale si è stabilizzata al 6,7% per i primi tre trimestri dell'anno. A sostenere la crescita sono il picco della spesa pubblica, un revival del mercato immobiliare e la perdurante - elasticità dei consumi e della domanda interna. Inoltre, gli utili societari sembrano aver toccato il fondo nel primo semestre, soprattutto nelle aree cicliche più legate alla old economy (a lungo fonte di preoccupazione) dato che la capital expenditure e la disciplina dei costi, così come i vincoli all'offerta, avevano avuto l'effetto desiderato di bloccare la corsa al ribasso dei prezzi delle materie prime. Un altro fattore da considerare deriva dal ritorno ad un approccio più economicamente ortodosso con l'elezione di Trump, che significa che ci attendiamo un'agenda più reflazionistica che favorirà i titoli ciclici e che, al contrario, sarà d'impedimento a determinati ampi settori in Cina. Nonostante ciò, la retorica protezionistica di Trump potrebbe rappresentare un timore dal punto di vista di Pechino. I principali motori di crescita in Cina sono cambiati moltissima negli ultimi anni e a guidare l'economia non sono gli stessi driver di dieci anni fa: da quando la Cina ha iniziato il processo di riforme in maniera così significativa che adesso la domanda interna conta poco più del 50% del Pil. Altro aspetto da tenere sotto controllo è rappresentato dal debito che si è venuto a creare nel corso degli anni, che ha preoccupato alcuni investitori. Crediamo che le autorità abbiano riconosciuto la portata delle problematiche che stanno affrontando e abbiano fatto molto per metterle a posto. Un ulteriore aspetto di discussione riguarda gli sforzi della Cina per aprire il proprio mercato agli investitori stranieri e il possibile rialzo dei prezzi azionari che ne deriverebbe. Il background è il seguente: da aprile la Commissione di vigilanza dei mercati della Cina (Csrc) ha annunciato che, ad un certo punto, durante l'ultimo trimestre dell'anno, avrebbe implementato lo Shenzhen-Hong Kong Connect pro-gramme. E questo si aggiunge allo Shanghai-Hong Kong Stock Connect, lanciato a novembre 2014. Il nuovo programma potrebbe aiutare ad attirare gli investitori stranieri e potrebbe contribuire all'inserimento della Cina negli indici Msci con status di "emergente", elemento che potrebbe vedere afflussi sulle azioni cinese per miliardi di dollari. Ma, fondamentalmente, il rialzo dei prezzi azionari dipenderà dalle prevalenti condizioni economiche, dall'outlook per gli utili societari, dal rriglioramento dei free cash flow e in fin dei conti dalle valutazioni. Nel complesso, siamo ragionevolmente ottimisti per l'outlook sul mercato azionario cinese. * Responsabile delle strategie azionarie Cina eAsia-Pacifico di Gam o1:11RiCOUZ,C.F F.SERVA. *** SHANGHAI STOCK EXCHANGE COMPOSITE INDEX In dollari Usa 4e0 ao 430 420 30 Mag.'16 30 Giu. t31 lug. 31 Ago. 30 Set. 31 Ott. La Cina sta ancora operando a regime di "conto chluso" sebbene II Paese abbia fatto grandi passi In avanti per amplia re l'accesso agli investitori stranieri nell'ultimo anno. Questosignlflca che I mercati sono stati protetti dalla recente volatilità a livello globale 1 Michael Lai (1) , responsabile delle strategie azIonarie Clna e Asia-Pacifico di Gam Liu Shiyu (2) Chairman Csrc, la Consob cinese 2 30 Nov ***

SCENARIO FINANZA 113 Sole 24 Ore - Norme e Tributi 12-dic-2016

Ultimo Comma - I legami da chiarire tra reati fiscali e autoriciclaggio art ULTIMO COMMA I legami da chiarire tra reati fiscali e autoriciclaggio di Roberto Cordeiro Guerra L introduzione del reato di autoriciclaggio ha pesanti conseguenze in campo fiscale. II contribuente che «impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative», denaro proveniente dalla commissione di uno dei reati in materia di imposte sui redditi e Iva può essere accusato di autoriciclaggio e punito, inaggiuntaallapenaprevistaper il reato fiscale, con la reclusione da dueaottoanni. Una prima questione applicativa è quella di stabilire se possono essere contestate condotte di autoriciclaggio perfezionate do-poiíl gennaio2o15(datadiintro-duzione del nuovo reato) ma con riferimento a reati fiscali commessi in precedenza. Pur esistendo validi argomenti per rispondere in senso negativo in base al principio di irretroattività della legge penale, la Cassazione (sentenza 3691 del 27 gennaio 2016) siègiàespressainsenso affermativo. Un secondo problema concerne la possibilità di configurare l'autoriciclaggio indipendentemente dall'estinzione del reato tributario presupposto (ad esempio per prescrizione) e a prescindere da un suo pregresso ac certamento giudiziale. Secondo il Codice penale (articolo 170), è possibile contestare l'au-toriciclaggio anche allorché il delitto tributario sia già prescritto o il suo autore, per qualsiasi causa, non più punibile. Secondo la giurisprudenza, poi, non è necessario il previo accertamento giudiziale del reato presupposto, essendo sufficiente che sia raggiunta la prova logica della provenienza illecita delle utilità oggetto delle operazioni compiute (Cassazione, Sez. V pen., 21 maggio 2oo8, n. 36940). Potrà dunque accadere che si contesti al contribuente l'autoricilaggio di denaro proveniente da una evasione fiscale non solo mai accertata dall'Agenzia, ma anche non più accertabile per intervenuta decadenza. Appurata quanto ampia sia la possibilità di innesco di condotte di autoriciclaggio su fenomeni evasivi, si tratta di metterne a fuoco gli elementi essenziali di tale nuova figura di reato. Occorrerà in primo luogo verificare se l'imposta risparmiata sia stata impiegata in «attività eco-nomiche,fmanziarie,imprendi- toriali o speculative»; e bisognerà altresì stabilire se tale impiego sia idoneo a ostacolare «concretamente» la provenienza del denaro da delitto fiscale. L'ostacolo, a nostro avviso, dovrà essere, oltre che concreto, diverso e aggiuntivo rispetto all'occultamento in cui di regola si sostanzia la condotta evasiva D'altra parte, solo dopo il perfezionamento del reato tributario si potrà parlare di operazioni di riciclaggio di utilità da esso «provenienti». Pertanto, sono prive di rilevanza quelle attività poste in esseredopo l'incasso di un provento non fatturato ma prima della presentazione della dichiarazione incui ilmedesimo avrebbe dovuto essere inserito. Le stesse considerazioni valgono pure perilreatodifrodefiscaleeinordine all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (Cassazione, Sez. II pen., 17 settembre 2010, n. 42m). Sovente l'attività di sostituzione delle somme sottratte al fisco risulta completata ben prima che sia consumato il reato fiscale, con conseguente impossibilità giuridica di configurare l'autoriciclaggio. Infine, il reato è escluso allorché il profitto dell'evasione è congelato nella sfera privata dell'autore enon reimmesso nel circuito economico, in quanto destinato alla «mera utilizzazione o al godimento personale». ***

SCENARIO FINANZA 114 Sole 24 Ore - Norme e Tributi 12-dic-2016

Mutui «liberi», ma solo nel 2017 art Manovra. Per i canoni concessori nuovi vincoli di destinazione per edilizia e ambiente a partire dal 2018 Mutui «liberi», ma solo nel 2017 Confermato per un anno l'utilizzo flessibile dei proventi da rinegoziazioni Le regole- ponte 01 I ONERI CONCESSORI Gli oneri concessori potranno essere destinati alla spesa corrente solo per il 2017. Dal 2018 i proventi devono essere destinati alla realizzazione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e ad altri interventi legati all'edilizia ealla riduzione del rischio sismico e id rogeologico 02 I MUTUI Previsto anche per il 2017 l'utilizzo senza vincoli di AREA VASTA Città metropolitane e Province possono ristrutturare i propri finanziamenti anche nel corso dell'esercizio provvisorio Anna Guiducci Patrizia Ruffini — Con il definitivo varo della manovra 2017 si chiude il cerchio delle regole per la stesura dei bilanci di previsione da parte degli enti locali, che hanno tempo fino al 28 febbraio per approvare in consiglio il principale atto di programmazione fmanziaria (comma 454). In quanto presupposto indispensabile per l'approvazione del bilancio, slitta conseguentemente al 31 dicembre 2016 anche la presentazione al consiglio della nota di aggiornamento al documento unico di programmazione (comma 455). Il Dup non contiene per il solo esercizio 201711 programma biennale delle forniture e dei servizi, disciplinato dall'articolo 21 del Dlgs 50/16. Questo programma sarà tuttavia obbligatorio dal 2018. Gli enti non potranno assicurare il rispetto degli equilibri attraverso manovre tributarie incrementative del gettito. Il comma 42 della legge di bilancio stabilisce infatti la proroga per un ulteriore anno del blocco degli aumenti di aliquote dei tributi e delle addizionali, ad eccezione della Tari. Al momento nessuna destinazione delle risorse derivanti da operazioni di rinegoziazione di mutui, che altrimenti avrebbero dovuto essere destinate agli investimenti. Province e Città metropolitane possono poi realizzare le rinegoziazioni anche nel corso dell'esercizio provvisorio. 03 I CASSA Prorogata di un anno anche la possibilità di utilizzare l'anticipazione di cassa nel limite di 5/12 (e non di 3/12) delle entrate correnti certezza invece per il fondo Tasi ai Comuni. Qualchenovitàpotrebbegiungere dal ricalcolo dei tagli operati ai Comuni ad opera delle disposizioni del Dl 95/12. Il comma 444 dispone infatti che le riduzioni da applicareaciascunComuneade-correre dall'anno 2013 (articolo 16, comma 6 del Dl 95) sono rideterminate, con decreto del ministero dell'Interno, d'intesa con la Conferenza Stato-città. In caso di mancata intesa entro 45 giorni dalla data di prima iscrizione all'ordine del giorno della Conferenza della proposta di riparto delle riduzioni, il decreto del Vi-minale può essere adottato ripartendo le riduzioni in proporzione alla media delle spese sostenute per consumi intermedi nel triennio 2010-2012, desunte dal Siope, fermo restando che la riduzione per abitante di ciascun ente non può superare il 250% della media costituita dal rapporto fra riduzioni calcolate sulla base dei dati Siope 2010-2012 e la popolazione residente, relativamente a ciascuna classe demografica. Cambiano le modalità di utilizzo dei proventi da oneri concessori, che potranno essere destinati alla spesa corrente solo per l'anno 2017. In base ai commi 460- 461 della legge di bilancio, dal i gennaio 2018 i proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni previste dal Dpr 380/2001 devono essere destinati esclusivamente e senza vincoli temporali alla realiz7a7ione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi dei centri storici e delle periferie degradate, a interventi di riuso e di rigenerazione, a interventi di demolizione di costruzioni abusive, all'acquisizione e alla realizzazione di aree verdi ad uso pubblico, a interventi di tutela e riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio, anche per la prevenzione delrischioidrogeologico e sismico e la tutela e riqualificazione del patrimonio rurale pubblico, e infine a interventi volti a favorire attività di agricoltura nell'ambito urbano. Il comma 440 consente anche per l'esercizio 2017 l'utilizzo senzavincoli di destinazione delle risorse derivanti da operazioni di rinegoziazione di mutui, che senza la norma avrebbero dovuto essere destinate agli investimenti. Province e Città metropolitane possono poi realizzare nell'esercizio 2017 le rinegoziazioni di mutui previste dai commi 43o e 537 della legge 190/1014, anche nel corso dell'esercizio provvisorio, a condizione che le previsioni siano inserite nel preventivo. Resta ferma la durata massima trentennale delle operazioni. Anche per il 2017, infine, viene confermato il ricorso massimo alle anticipazioni di cassa nel limite di 5/12. ***

SCENARIO FINANZA 115 Corriere della Sera Economia 12-dic-2016

Mercato. L'Italia si apre. Ora è sesta in Europa - Mercato, l'Italia si apre art Concorrenza Indice delle liberalizzazioni 2016 Mercato Lltalia si apre Ora è sesta in Europa DI ALESSANDRA PUATO L' Italia si apre alla concorrenza e conquista il sesto posto in Europa, alla pari con la Germania — era 13ma l'anno scorso — per competitività. Lo dice l'Indice delle liberalizzazioni Ibl 2016 che sarà pubblicato a giorni. Voto: sette pieno (70 punti su 100). Migliora il punteggio di servizi postali e trasporti aerei («Se Alitalia resta privata»). Scende la tv per il duopolio Rai-Mediaset. In testa cë il Regno Unito, in coda la Grecia. ALLE PAGINE 4 E 5 CON UN INTERVENTO DI ROGER ABRAVANEL Anteprima L'Indice delle liberalizzazioni 2016 dell'Istituto Bruno Leoni compie 10 anni. Prima resta la Gran Bretagna, ultima la Grecia Mercato, l'Italia si apre Era tredicesima, ora sale al sesto posto in Europa Più concorrenza su gas e polizze, meno sulle tivù Dei 28 Paesi monitorati 19 sono ormai nella fascia alta, fra i 60 e 70 punti ALESSANDRA PUATO L9Italia è più aperta al mercato di un anno fa e scala nella classifica europea della concorrenza ben sette posizioni, piazzandosi sesta con voto sette pieno dietro Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Svezia e Repubblica Ceca. È il verdetto dell'Indice Ibl delle liberalizzazioni 2016 che sarà pubblicato a giorni, il decimo che l'Istituto Bruno Leoni guidato da Alberto Mingardi elabora. Era del 2007 la prima edizione di questo parametro che valuta l'apertura al mercato del Paese, considerando i diversi settori economici sulla base fra l'altro di fiscalità, quadro regolato-rio, numero degli operatori privati e pubblici. Negli anni, il metodo si è evoluto. La notizia di questa edizione (su dati relativi al 2015) è che per la prima volta l'Italia entra nel gruppo di testa. II punteggio che raggiunge è infatti 70 (come dire 70% o sette, appunto), a pari merito con la Germania, là dove 100 è il valore massimo attribuito per convenzione al Paese più libera I [nato. Le ragioni della svolta Un motivo è nell'obiettiva apertura di alcuni comparti. Si pensi alle Poste, che sono state parzialmente privatizzate con la quotazione in Borsa e difatti guadagnano cinque punti rispetto all'edizione 2015 dell'Indice (toccando quota 63). 0 al trasporto aereo, dove lo spazio di mercato è occupato oltre che dall'Alitalia (partecipata da un'altra compagnia, Etihad) anche dalle low cost come EasyJet e Ryanair che hanno contribuito alla riduzione dei prezzi per i passeggeri. Il voto di Ibl al settore sale difatti di tre punti (arriva a 77). Un'altra ragione del miglioramento complessivo sta nel consolidarsi di meccanismi di concorrenza partiti in passato, per esempio nel caso dei settori del gas e dell'energia elettrica. Il primo raggiunge l'incremento maggiore in un anno, 14 punti, toccando quota 72. La seconda sale di 6 punti a 85. Il voto massimo va ancora alle telecomunicazioni che per) questa volta perdono posizioni con un calo di due punti a 94. La televisione, dominata ancora dal duopolio Rai-Mediaset, incassa il crollo maggiore: -7 punti e il voto scende a 72 (non viene ancora registrata la diminuzione del canone Rai, avvenuta nel 2016). Perdono un punto poi sia il trasporto ferroviario (a 52) sia il mercato del lavoro (a 69), fermo malgrado il Jobs Act, le cui novità non sono ritenute da Ibl «ancora pienamente catturate». Spiccano un balzo all'insù di nove punti le assicurazioni che guadagnano un sette e mezzo con punteggio pari a 74. Fra i 28 Paesi europei colpisce il passo indietro del Regno Unito, *** che fino a ieri guadagnava appieno i 100 punti come Paese più concorrenziale e oggi ne segna 94, perdendone sei. Ma resta primo in una classifica dove ultima è la Grecia con voto cinque e mezzo (54). «I mercati sono più aperti perché si sono consolidate posizioni concorrenziali che in passato dovevano ancora emergere — commenta Serena Sileoni, vicedirettrice dell'Istituto Bruno Leoni —. Sui trasporti l'impatto della maggiore concorrenza è evidente, per esempio. È più un effetto economico che regolatorio. In Italia le variazioni più significative sono sui servizi a rete, come il gas. Dopo anni di rodaggio il mercato è diventato più maturo, anche dal punto di vista dei consumatori». Il segnale negativo è che sia ancora da varare la le e annuale sulla concorrenza che da tempo l'Antitrust reclama. « Il rischio è che ce la si dimenti-chi», dice Sileoni. Non è la bac chetta magica, ma «può essere un passo avanti significativo». L'Impulso della Ue In culla alla classifica, con la Grecia e Cipro (54 punti), eë la Croazia (55). Dei 28 Paesi monitorati la gran parte è nella fascia medio-alta 19 con punteggio fra 60 e 70. «È la dimostrazione del fatto che, con l'eccezione di pochi Paesi virtuosi (cinque con un punteggio superiore a 70 e solo uno superiore a 90), l'impulso liberalizzatore di Bruxelles è arrivato nei singoli Stati membri in modo attutito», scrive nella sua introduzione Carlo Stagnaro, curatore dell'Indice e capo della segreteria del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Parla di un recepimento «controvoglia» delle direttive Ue. Sottolinea «La realtà degli aiuti di Stato rimane molto forte». E prevede: «La prossima uscita della

SCENARIO ECONOMIA 116 Gran Bretagna dall'Unione è destinata a lasciare un segno nelle poli-cy che verranno adottate a livello europeo». Anche perché, nota, «in relazione all'apertura dei mercati e alla loro integrazione, l'Unione Europea ha prodotto più benefici che costi». Una novità di questa edizione è l'analisi del legame fra liberalizzazione e corruzione. «Sono le situazioni in cui cë un unico decisore quelle in cui cë voglia di corrompere», dice Sileoni . Più sono gli attori, più le istituzioni sono protette da questo rischio, è la convinzione. .-. RIPROIX.ZIONF RISFRVA'A IL CONFRONTO EUROPEO Indre Ih delle IiheraliiralkN 7016 nei 78 Paesi Ile. dad radial 7015 (quote % d apura al mestato. 100 è il valse di dfedmenlo del Paese più cnrTpettivo) 9g4 IF LA CLASSIFICA DEI SETTORI IN ITALIA d delle thralinvnni 7016 in lOrnmpari CHI APRE E CHI NO I indire IVI 7016 per sensi negi Stal Ile (dati Wall al 7015. Nava %d competithitt) Platet Io m.á r ..:w. .: .: mm.r.u. . w...... o Servizi postali La cura Borsa fa bene II voto diventa sufficiente E ra il 27 ottobre 2015 quando Poste debuttò in Borsa a 6, 75 euro. II 7 dicembre quotava 6,18 (-8%), dopo un anno di saliscendi (contro il -19% dell'Ftse Mib). La quotazione dell'azienda guidata da Francesco Caio e oggi in capo alla Cdp - una parziale privatizzazione - ha portato il settore dei servizi postali in Italia a guadagnare cinque punti nell'Indice delle liberalizzazioni Ibl 2016 (che si riferisce al 2015), passando dal 58% al 63%. «Tuttavia, non modifica in modo rilevante il piazzamento nella fascia inferiore della classifica», nota Massimiliano Trovato che ha curato il settore per l'Indice. Tre i parametri: normativa, accesso e mercato. Nel primo la criticità è nella consegna degli atti giudiziari, dove Poste mantiene una riserva «la cui abrogazione, prevista per il 2017, è in discussione nell'ambito del Ddl Concorrenza» (da varare). Nel secondo è la «compensazione degli oneri sul servizio universale». L'indicatore «mercato» invece cresce: per la Borsa. *** o Trasporto ferroviario o Trasporto aereo Ai treni ancora un 5 Voli più competitivi: Ma l'Alta velocità corre «Se Alitalia resta privata» ulla concorrenza dei treni l'Italia perde un punto nel 2016 rispetto all'Indice 2015 (analisi sui dati 2015 e 2014) e scende dal 53% al 52%: sempre un cinque, insomma. Prima resta la Svezia (100%), ultime Lettonia e Lituania (13%). Ma la media europea rimane bassa: 39%. L'Italia viaggia più su, non è male. Dopo il ridimensionamento del Quarto pacchetto ferroviario con il quale la Commissione Ue provò a spingere sull'integrazione dei mercati, si attende l'esito del «technical pillar» approvato in aprile, le regole comuni per operare nei Paesi. «Ma il processo sarà lun - go», scrivono Paolo Belardinelli e Carlo Sta-gnaro nel commento. In Italia, ammettono però, il beneficio sull'alta velocità si è visto: tra il 2012, anno d'avvio di Italo, e il 2015 «la domanda è cresciuta del 65%, il prezzo medio del biglietto calato del 40%». Il nodo resta il trasporto regionale, su cui Fs sta lavorando. Ma sul voto di Ibl incide anche l'accantonata separazione della rete. o Televisioni II duopolio Rai-Mediaset fa perdere sette punti I I mercato europeo delle tivù è il più concorrenziale in Europa secondo l'Indice Ibl 2016, con una media dell'84% di apertura al mercato. In questo quadro l'Italia appare arretrata con il 79%, un voto vicino all'8, ma sotto media. C'è uno scarto di sette punti in meno rispetto al 72% dell'Indice 2015, ma poiché i dati sono dell'anno precedente questa edizione non riflette l'abbattimento del canone Rai . Così il Paese scivola dal 23mo al 25mo posto, in coda alla classifica dei 28 guidata dall'Estonia (100%) e chiusa dall'Austria (66%). Il motivo: persiste il duopolio Rai (pubblica)-Mediaset (privata), «nonostante le possibilità tecnologiche di diversificazione dell'offerta», dice Serena Sileoni, vicedirettore Ibl (ma c'è da supporre che l'anno prossimo il giudizio migliori, anche per la diffusione delle tv online). Il grado di liberalizzazione è calcolato su tre parametri: piattaforme (penetrazione del digitale), servizio pubblico (gestione e quota di ricavi commerciali) e mercato (numero di operatori e audience): «Concentrato». Gli aeroplani volano con più competitività in Italia: il settore guadagna tre punti dall'Indice scorso e merita così un 8 meno, salendo al 77% dal 74% di apertura al mercato. «Ma se la mano pubblica entrasse ora nell'Alitalia, questo incremento verrebbe sterilizzato l'anno prossimo», avverte Serena Sileoni, vice direttore di Ibl. C'è stato nell'Ue un «significativo processo di apertura al mercato, grazie ai tre pacchetti di direttive della Commissione», scrive Andrea Giuricin che segue il settore per Ibl. Ma le compagnie stanno soffrendo per l'eccesso di domanda e questo sarà l'anno della verità. L'Italia comunque è settima in una classifica guidata dal Regno Unito (100%) e chiusa dalla Francia (35%). «Rimangono barriere nella possibilità di avere investitori extraeuropei nelle compagnie», dice Giuricin. La posizione di Ibl su Alitalia è quindi che si debba lavorare per darne la maggioranza a Etihad. Nel Paese, Ryanair si conferma primo vettore con il 23% del mercato 2015, Alitalia scende al 18%, segue Easylet con il 12 per cento. F7f4' M il K.l. f RISFRVATA o Assicurazioni L'offerta si è allargata con le compagnie estere Dopo il mercato del gas ( 14 punti), quello della assicurazioni segna la maggiore crescita dell'Indice Ibl 2016 rispetto all'edizione 2015: 9 punti. L'Italia conquista così un 74% di apertura del

SCENARIO ECONOMIA 117 mercato e sale dal quinto al quarto posto nella classifica europea dietro Regno Unito (100%), Spagna (89%) e Francia (80%). «Il buon posizionamento dell'Italia — commenta Paolo Belardinelli che ha curato il settore per Ibl — si deve alla performance discreta su tutti e sei gli indicatori che compongono l'Indice assicurazioni. Il Paese ha diversi operatori stranieri e poca concentrazione: le prime cinque aziende hanno una quota di mercato complessiva del 59%». I dati non sono esaustivi per tutti i Paesi, avverte il ricercatore. Ma il Regno Unito si distingue per lo sviluppo dei comparatori, che rendono il mercato più trasparente. Danimarca e Polonia hanno le imposte indirette più basse sui premi. Il settore è ora in profonda rivoluzione digitale. Dalle polizze auto a quelle per la casa, la gara sarà sulle proposte personalizzate. *** II metodo Così i calcoli I n dieci anni il metodo di rilevazione dell'Indice delle liberalizzazioni Ibl è cambiato alcune volte, ma dal 2013 è stabile con l'introduzione del confronto europeo. Vengono analizzati dieci settori economici per ciascuno dei 28 Paesi: carburanti, gas, mercato del lavoro, elettricità, servizi postali, telecomunicazioni, televisione, traporto aereo e ferroviario, assicurazioni. Per ciascun settore il Paese più avanzato riceve un punteggio di 100. Per ciascun Paese viene poi calcolata la media aritmetica fra i punteggi settoriali. «Il mercato unico europeo dei beni può dirsi raggiunto, quello dei servizi ancora no», dice il rapporto. .:iicei. Ih. Protagonisti Da sinistra: Francesco Caio, amministratore delegato di Poste; Antonio Campo Dall'Orto, direttore generale della Rai; Maria Bianca Farina, presidente dell'Ania; Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Alitalia ***

SCENARIO ECONOMIA 118 Sole 24 Ore 12-dic-2016

L'editoriale - La stabilità che serve al Paese art c Roberto Napoletano I1 governo di scopo Gentiloni nato per fare la nuova legge elettorale e portarci al voto deve sapere che ognigiorno che lo separerà dalle urne dovrà fare i conti con un fortissimo disagio sociale che renderà difficile la vita del suo esecutivo ed è frutto di tre emergenze irrisolte: il lavoro che non c'è, la bassa crescita, la questione bancaria. Si è diviso il Paese su un referendum costituzionale che si proponeva di dare efficienza a un Paese bipolare e si è scoperto che il sistema è diventato tripolare e che l'area cosiddetta populista, a sua volta molto differenziata all'interno,haraggiunto nei sondaggi il 45/50% dei consensi trovando linfa e alimento proprio nel terreno di coltura diffuso di un crescente disagio sociale. Non sappiamo quanti saranno i mesi di vita del governo Gentiloni che ancora nemmeno è nato, ma anche per questo ci permettiamo di chiedere di prestare grande attenzione alla composizione della sua squadra ministeriale. La gestione dei ministeri viene prima della semplificazione burocratica che, a sua volta, viene prima della riforma istituzionale. Questo vuol dire occuparsi, con intelligenza e pragmatismo, dell'emergenza sociale del Paese e, per questo motivo, le scelte dei ministrivannobenponderate. Senza gioco di squadra (vero) i problemi si possono di certo aggredire, ma difficilmente si risolvono. La prima questione con la quale si dovrà sporcare le mani il nascituro governo Gentiloni è quella bancaria. Ci permettiamo anche qui di suggerire di fare sul Monte dei Paschi quello che si doveva fare sei mesi fa mettendo a frutto il buon lavoro specifico del ministro Padoan a Bruxelles e liberando finalmente il campo da calcoli elettorali, legati sempre al referendum costituzionale, che si sono peraltro rivelati sbagliati. L'EDITORIALE GOVERNO, CREDITO E DISAGIO SOCIALE LA STABILITÀ CHE SERVE AL PAESE Si tratta di usare risorse pubbliche con strumenti europei (burden sharing) previsti dai trattati, non per salvare le banche e i banchieri, ma il risparmio degli italiani, trovando il modo di uscire dal circolo vizioso (bail in) con cui l'Europa ha fatto in modo stupido una cosa corretta. Questo, non altri, è il primo, vero banco di prova di un governo nella pienezza dei suoi poteri. Il secondo riguarda non la manovra, approvata in tempi record grazie all'efficace moral suasion del Capo dello Stato, ma i sessanta provvedimenti di attuazione ad essa collegati, guai se non si onoreranno gli impegni per la ricostruzione post terremoto e se non si intensificherà l'azione esecutiva e di cambiamento sui terreni della semplificazione e della giustizia. Lo shock positivo di Industria 4.o si deve nutrire di atti coerenti e di scelte gestionali conseguenti, bisognerà misurarsi con le osservazioni di finanza pubblica della Commissione europea e con la grana delicatissima delle cosiddette clausole di salvaguardia. La stabilità è un valore se si traduce in un'azione di governo effettiva e se, come tale, viene vissuta in casa e percepita fuori. Solo se ciò avverrà, si finirà di guardare all'Italia come al malato d'Europa, giudizio doppiamente beffardo perché non corrispondente al vero, e si potranno onorare adeguatamente impegni e scadenze europei. Altrimenti, sarà bene prendere atto delle difficoltà insuperabili, sbrigare la pratica della legge elettorale, e ridare la parola agli elettori. LA PAROLA CHIAVE Premier incaricato • Il premier incaricato, che di norma accetta con riserva, dopo un breve giro di consultazioni, si reca nuovamente dal capo dello Stato per sciogliere, positivamente o negativamente, la riserva. Subito dopo si perviene alla firma e alla controfirma dei decreti di nomina del Capo dell'Esecutivo e dei ministri. Il procedimento si conclude con l'emanazione di tre tipi di decreti del Presidente della Repubblica. ***

SCENARIO ECONOMIA 119 Stampa 12-dic-2016

L'inevitabile percorso delle riforme art L'INEVITABILE PERCORSO DEI J 4E RIFORME MARIO DEAGLIo I ' incarico di formare il nuovo governo, con- ferito a Paolo Gentiloni, chiude la parentesi del referendum sulla quale si è spasmodicamente concentrata l'attenzione degli italiani e della loro classe politica negli ultimi sei mesi. L'interrogativo è ora se sarà possibile riprendere il cammino di riforma iniziato dal governo Renzi. I'Italia non può continuare a ripiegarsi su se stessa come se il mondo finisse alle Alpi e alle rive del Mediterraneo. A Nord delle Alpi dobbiamo rispettare, magari cercando di rinegoziarli, una serie di accordi sottoscritti che ci garantiscono la partecipazione al grande mercato globale sul quale si fonda il nostro benessere. Dalle rive del Mediterraneo arrivano migranti, il che richiede urgentemente politiche chiare, ben oltre l'emergenza (gli attentati di ieri a Istanbul e al Cairo sono, di fatto, avvenuti sulla nostra porta di casa) con intese rapide non solo con gli altri paesi europei ma anche con quelli della riva Sud e dell'Africa Subsahariana. Alla chiusura della parentesi referendaria constatiamo duramente gli effetti dell'assenza di una qualsiasi politica bancaria: abbiamo affidato tutto a scatola chiusa alla Banca Centrale Europa senza che alcuna forza politica si domandasse concretamente di che tipo di banche il paese ha bisogno e come deve esserne strutturata la proprie-ta. Il sistema bancario italiano ha suscitato l'attenzione pubblica solo quando si è trattato di salvare i superstiti dei naufragi fmanziari, senza porsi il problema di come si sarebbero potuti evitare questi naufragi. Per questo, il nuovo governo potrebbe trovarsi, addirittura al suo primo Consiglio dei ministri, la patata bollente dell'eventuale ruolo pubblico nel salvataggio del Monte Paschi, che non avrebbe certo conseguenze leggere sulle finanze dello Stato. E, pur essendo il sistema bancario italiano sostanzialmente solido, tale solidità dovrà essere salvaguardata con linee guida per interventi successivi che si sperano non necessari. Passando dal brevissimo al lungo periodo, il nuovo governo si trova di fronte un paese, una società e un'economia spaccate, caratterizzate da diseguaglianze rapidamente crescenti e una ripresa ancora troppo debole. Si tratta dei divari tra redditi alti e bassi, tra generazioni giovani e generazioni anziane, tra settori produttivi e aree geografiche. Anche se la sua vita sarà breve, il nuovo esecutivo può indicare una strada per uscire dal clima della «politica da bar», ossia dal semplicismo delle ricette e delle soluzioni. Potrebbe, a esempio, proporre chiaramente al paese un tasso di crescita da raggiungere e mantenere, facendone uno dei criteri base per la politica economica. Entro quest'ampio arco di problemi si collocano scadenze e appuntamenti normalmente trascurati. Da gennaio, per 12 mesi, ossia in un momento molto delicato dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, l'Italia avrà la presidenza del G7, la cui riunione più importante dovrebbe svolgersi a Taormina a fine maggio. Questa presidenza italiana non deve essere solo un'occasione per ospitare con sfarzo i grandi della terra, ma piuttosto un'opportunità - rara per un paese medio-piccolo - di influenzare l'assetto economico del pianeta. Si pensi, tanto per indicare un solo problema, alle sanzioni europee e americane contro la Russia per la questione dell'Ucraina per le quali l'economia italiana sta pagando un prezzo molto pesante. Le rapidissime trasformazioni globali delle economie e delle società indicano che il mondo non aspetta e non ci aspetterà: per questo è necessario un governo di alto profilo. Paolo Gentiloni ha davanti a sé un impegno duro e il paese un'opportunità da non sciupare. OBYNCNOPlCUN10wfN W YBVAiI ***

SCENARIO ECONOMIA 120 CORRIERE.IT 11-dic-2016

Ubi Banca, accordo con i sindacati: art 600 uscite nel 2017 (e 296 entrate)

Ubi Banca e sindacati hanno raggiunto l’accordo sul piano per la banca unica che consentirà la gestione delle prime 600 uscite per il 2017, volontarie e incentivate con l’utilizzo del fondo di solidarietà del settore. L’intesa prevede anche la stabilizzazione di 96 precari e 200 nuove assunzioni nel biennio 2017-2018. Altre 700 uscite — fanno sapere i sindacati — saranno oggetto di una ulteriore fase della trattativa. L’accordo sulle ricadute del piano industriale e del progetto di unificazione di tutte le aziende del gruppo Ubi — si legge in una nota a firma di Fulvio Furlan, segretario nazionale Uilca, e Claudia Dabbene, segretaria responsabile del Coordinamento Uilca gruppo — «è giunto al termine di una partita molto difficile, dopo una trattativa durata mesi e diversi incontri serrati» che sono «il segnale dell’enorme portata di una intesa che riveste particolare valore, per il modo sostenibile in cui definisce misure di contenimento dei costi e di uscite di personale, garantendo tutele occupazionali, nuove assunzioni stabili e un processo graduale di armonizzazione dei trattamenti economici e normativi oggi in vigore per il personale». La Uilca «ha affrontato il confronto con grande senso di responsabilità, nella consapevolezza dell’importanza che Ubi consolidi il suo ruolo di sostegno a famiglie e imprese e di rafforzamento del settore bancario, oggi di fronte a scenari di enorme complessità. Con l’accordo il sindacato ha dato prova, ancora una volta, di serietà e visione prospettica, ora l’azienda dimostri di sapere raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo, mantenendo gli impegni di coinvolgimento del personale e di tenuta occupazionale, con particolare attenzione ai giovani, con le assunzioni stabili concordate». Il contratto aziendale Per la Fabi si tratta di uno «storico» accordo nel gruppo Ubi: «oltre a prevedere 600 prepensionamenti volontari dal marzo 2017 e 200 nuove assunzioni, si consente la stabilizzazione del rapporto di lavoro dei precari. Dall’accordo si prevede la possibilità di Social Day volontari pagati al 40% per tutto il 2017. Ma soprattutto si è trovata l’intesa del nuovo contratto aziendale della nuova Ubi Banca». «È un accordo storico — dice Paolo Citterio coordinatore Fabi gruppo Ubi — perché traghetta Ubi nel futuro dando a tutti i 17 mila dipendenti del gruppo un unico contratto aziendale. È stata una trattativa difficilissima durata 4 mesi ma che alla fine consente di dare un elemento di certezza in un settore del credito sempre più in difficoltà. A breve partiranno le assemblee per spiegare il contenuto dell’accordo ai lavoratori del gruppo».

WEB 121 ECONOMIA.ILMESSAGGERO.IT 11-dic-2016

Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del Governo art (Teleborsa) - Ore cruciali per Mps. Il Consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi Siena è riunito a Milano praticamente senza soluzione di continuità. Dopo il rifiuto di Bce di concedere in gennaio i 20 giorni di proroga richiesti per il reperimento dei 5 miliardi di euro rimane praticamente solo la possibilità dell'intervento dello Stato. Intervento che secondo indiscrezioni si articolerebbe in due fasi. Tutto ciò mentre il vice Ministro Economia e Finanze, Enrico Zanetti pronuncia parole rassicuranti, proprio nel bel mezzo della crisi di Governo avviata a veloce conclusione: "Nel giro di pochi giorni si arriverà ad un provvedimento, perchè ci sono già soluzioni a portata di mano, bisogna solo portarle a compimento". Il Decreto del Governo per il "salvataggio" sarebbe dunque pronto. Nel frattempo, il lavoro dei responsabili si svolge su due fronti. L'istituto senese, che ricordiamo essere la banca più antica del mondo, insieme agli advisor Jp Morgan e Mediobanca, punta a una soluzione di mercato. Soluzione che potrebbe passare dalla riapertura della conversione dei bond al pubblico retail, oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate e che fino ad ora non hanno potuto aderire alla conversione per via degli stringenti paletti posti dalla Consob a tutela degli investitori non professionali. Tutto ciò per aprire la porta all'intervento dello Stato che, rispettando le regole dell'Unione europea, potrebbe mettere sul piatto una garanzia tra i tre e i cinque miliardi di euro sull'aumento di capitale. Riguardo il rifiuto di Bce, Mps fa sapere di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo. Dovrebbero essere comunque necessari ancora alcuni giorni perché la decisione della struttura guidata da Danièle Nouy diventi efficace. Il Cda Mps, nonostante frenetici contatti e discussioni, è comunque formalmente aggiornato al pomeriggio di oggi, domenica 11 dicembre, proprio per verificare se esistono ancora spiragli di mercato. Il No della BCE alla proroga è diventato subito un "caso politico", e non poteva essere diversamente: primi a commentare sono stati i sindacati, con FABI che ha infatti definito "irresponsabile" e "folle" la risposta data dalla vigilanza europea; il Movimento 5 Stelle ha invece invocato aiuti di Stato per la banca senese, per scongiurare il Bail-in, che penalizzerebbe solo risparmiatori e correntisti. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha invece fatto l'esempio degli Stati Uniti, citando la nazionalizzazione delle banche in difficoltà. Indispensabile, ora, l'intervento del Governo. E questa necessità ha messo fretta al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che, dopo rapide consultazioni sulla formazione di un nuovo Governo, ha deciso di affidare l'incarico al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E i tempi sono decisi: accettazione dell'incarico e entro la serata lista dei Ministri. Giuramento lunedì mattina.

WEB 122 FINANZA.REPUBBLICA.IT 11-dic-2016

Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del Governo art (Teleborsa) - Ore cruciali per Mps. Il Consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi Siena è riunito a Milano praticamente senza soluzione di continuità. Dopo il rifiuto di Bce di concedere in gennaio i 20 giorni di proroga richiesti per il reperimento dei 5 miliardi di euro rimane praticamente solo la possibilità dell'intervento dello Stato. Intervento che secondo indiscrezioni si articolerebbe in due fasi. Tutto ciò mentre il vice Ministro Economia e Finanze, Enrico Zanetti pronuncia parole rassicuranti, proprio nel bel mezzo della crisi di Governo avviata a veloce conclusione: "Nel giro di pochi giorni si arriverà ad un provvedimento, perchè ci sono già soluzioni a portata di mano, bisogna solo portarle a compimento". Il Decreto del Governo per il "salvataggio" sarebbe dunque pronto.Nel frattempo, il lavoro dei responsabili si svolge su due fronti. L'istituto senese, che ricordiamo essere la banca più antica del mondo, insieme agli advisor Jp Morgan e Mediobanca, punta a una soluzione di mercato. Soluzione che potrebbe passare dalla riapertura della conversione dei bond al pubblico retail, oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate e che fino ad ora non hanno potuto aderire alla conversione per via degli stringenti paletti posti dalla Consob a tutela degli investitori non professionali. Tutto ciò per aprire la porta all'intervento dello Stato che, rispettando le regole dell'Unione europea, potrebbe mettere sul piatto una garanzia tra i tre e i cinque miliardi di euro sull'aumento di capitale.Riguardo il rifiuto di Bce, Mps fa sapere di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo. Dovrebbero essere comunque necessari ancora alcuni giorni perché la decisione della struttura guidata da Danièle Nouy diventi efficace. Il Cda Mps, nonostante frenetici contatti e discussioni, è comunque formalmente aggiornato al pomeriggio di oggi, domenica 11 dicembre, proprio per verificare se esistono ancora spiragli di mercato.Il No della BCE alla proroga è diventato subito un "caso politico", e non poteva essere diversamente: primi a commentare sono stati i sindacati, con FABI che ha infatti definito "irresponsabile" e "folle" la risposta data dalla vigilanza europea; il Movimento 5 Stelle ha invece invocato aiuti di Stato per la banca senese, per scongiurare il Bail-in, che penalizzerebbe solo risparmiatori e correntisti. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha invece fatto l'esempio degli Stati Uniti, citando la nazionalizzazione delle banche in difficoltà. Indispensabile, ora, l'intervento del Governo. E questa necessità ha messo fretta al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che, dopo rapide consultazioni sulla formazione di un nuovo Governo, ha deciso di affidare l'incarico al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E i tempi sono decisi: accettazione dell'incarico e entro la serata lista dei Ministri. Giuramento lunedì mattina.

WEB 123 QUIFINANZA.IT 11-dic-2016

Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del Governo art – Ore cruciali per Mps. Il Consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi Siena è riunito a Milano praticamente senza soluzione di continuità. Dopo il rifiuto di Bce di concedere in gennaio i 20 giorni di proroga richiesti per il reperimento dei 5 miliardi di euro rimane praticamente solo la possibilità dell’intervento dello Stato. Intervento che secondo indiscrezioni si articolerebbe in due fasi. Tutto ciò mentre il vice Ministro Economia e Finanze, Enrico Zanetti pronuncia parole rassicuranti, proprio nel bel mezzo della crisi di Governo avviata a veloce conclusione: “Nel giro di pochi giorni si arriverà ad un provvedimento, perchè ci sono già soluzioni a portata di mano, bisogna solo portarle a compimento”. Il Decreto del Governo per il “salvataggio” sarebbe dunque pronto. Nel frattempo, il lavoro dei responsabili si svolge su due fronti. L’istituto senese, che ricordiamo essere la banca più antica del mondo, insieme agli advisor Jp Morgan e Mediobanca, punta a una soluzione di mercato. Soluzione che potrebbe passare dalla riapertura della conversione dei bond al pubblico retail, oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate e che fino ad ora non hanno potuto aderire alla conversione per via degli stringenti paletti posti dalla Consob a tutela degli investitori non professionali. Tutto ciò per aprire la porta all’intervento dello Stato che, rispettando le regole dell’Unione europea, potrebbe mettere sul piatto una garanzia tra i tre e i cinque miliardi di euro sull’aumento di capitale. Riguardo il rifiuto di Bce, Mps fa sapere di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo. Dovrebbero essere comunque necessari ancora alcuni giorni perché la decisione della struttura guidata da Danièle Nouy diventi efficace. Il Cda Mps, nonostante frenetici contatti e discussioni, è comunque formalmente aggiornato al pomeriggio di oggi, domenica 11 dicembre, proprio per verificare se esistono ancora spiragli di mercato. Il No della BCE alla proroga è diventato subito un “caso politico”, e non poteva essere diversamente: primi a commentare sono stati i sindacati, con FABI che ha infatti definito “irresponsabile” e “folle” la risposta data dalla vigilanza europea; il Movimento 5 Stelle ha invece invocato aiuti di Stato per la banca senese, per scongiurare il Bail-in, che penalizzerebbe solo risparmiatori e correntisti. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha invece fatto l’esempio degli Stati Uniti, citando la nazionalizzazione delle banche in difficoltà. Indispensabile, ora, l’intervento del Governo. E questa necessità ha messo fretta al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che, dopo rapide consultazioni sulla formazione di un nuovo Governo, ha deciso di affidare l’incarico al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E i tempi sono decisi: accettazione dell’incarico e entro la serata lista dei Ministri. Giuramento lunedì mattina. Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del Governo

WEB 124 TELEBORSA.IT 11-dic-2016

Ore decisive per Mps. Cda nel pomeriggio. Pronto il Decreto del Governo art (Teleborsa) - Ore cruciali per Mps. Il Consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi Siena è riunito a Milano praticamente senza soluzione di continuità. Dopo il rifiuto di Bce di concedere in gennaio i 20 giorni di proroga richiesti per il reperimento dei 5 miliardi di euro rimane praticamente solo la possibilità dell'intervento dello Stato. Intervento che secondo indiscrezioni si articolerebbe in due fasi. Tutto ciò mentre il vice Ministro Economia e Finanze, Enrico Zanetti pronuncia parole rassicuranti, proprio nel bel mezzo della crisi di Governo avviata a veloce conclusione: "Nel giro di pochi giorni si arriverà ad un provvedimento, perchè ci sono già soluzioni a portata di mano, bisogna solo portarle a compimento". Il Decreto del Governo per il "salvataggio" sarebbe dunque pronto. Nel frattempo, il lavoro dei responsabili si svolge su due fronti. L'istituto senese, che ricordiamo essere la banca più antica del mondo, insieme agli advisor Jp Morgan e Mediobanca, punta a una soluzione di mercato. Soluzione che potrebbe passare dalla riapertura della conversione dei bond al pubblico retail, oltre 40 mila risparmiatori che hanno in mano 2 miliardi di obbligazioni subordinate e che fino ad ora non hanno potuto aderire alla conversione per via degli stringenti paletti posti dalla Consob a tutela degli investitori non professionali. Tutto ciò per aprire la porta all'intervento dello Stato che, rispettando le regole dell'Unione europea, potrebbe mettere sul piatto una garanzia tra i tre e i cinque miliardi di euro sull'aumento di capitale. Riguardo il rifiuto di Bce, Mps fa sapere di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo. Dovrebbero essere comunque necessari ancora alcuni giorni perché la decisione della struttura guidata da Danièle Nouy diventi efficace. Il Cda Mps, nonostante frenetici contatti e discussioni, è comunque formalmente aggiornato al pomeriggio di oggi, domenica 11 dicembre, proprio per verificare se esistono ancora spiragli di mercato. Il No della BCE alla proroga è diventato subito un "caso politico", e non poteva essere diversamente: primi a commentare sono stati i sindacati, con FABI che ha infatti definito "irresponsabile" e "folle" la risposta data dalla vigilanza europea; il Movimento 5 Stelle ha invece invocato aiuti di Stato per la banca senese, per scongiurare il Bail-in, che penalizzerebbe solo risparmiatori e correntisti. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha invece fatto l'esempio degli Stati Uniti, citando la nazionalizzazione delle banche in difficoltà. Indispensabile, ora, l'intervento del Governo. E questa necessità ha messo fretta al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che, dopo rapide consultazioni sulla formazione di un nuovo Governo, ha deciso di affidare l'incarico al Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E i tempi sono decisi: accettazione dell'incarico e entro la serata lista dei Ministri. Giuramento lunedì mattina. #|#http://www.teleborsa.it/News/2016/12/11/ore-decisive-per-mps-cda-nel-pomeriggio-pronto-il-decreto- del-governo-7.html

WEB 125 TUSCIAWEB.EU 11-dic-2016

Fusione per incorporazione di sette banche rete in Ubi art Bergamo – (s.c.) – Si è conclusa nella tarda serata di domenica 11 dicembre, a Bergamo, la trattativa, tra i coordinamenti sindacali (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Sinfub, Ugl, Uilca-Uil, Unisin) e Ubi Banca, che ha affrontato le ricadute sul personale dipendente a seguito del Piano Industriale di Gruppo presentato dall’azienda il 28 giugno 2016. Un Piano Industriale contenente le linee guida strategiche e gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali per il periodo 2015 – 2019/2020, comprensivo della fusione per incorporazione in UBI Banca delle sette banche territoriali: Banca Regionale Europea, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Carime, Banca Popolare di Ancona, Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia San Paolo CAB e Banca di Valle Camonica. Un totale di circa 17mila700 dipendenti a livello nazionale. Nell’ambito del soprascritto Piano Industriale era prevista, tra le altre cose, anche la riduzione degli organici a livello di Gruppo stimata a regime in un saldo finale equivalente a circa 1650 unità complessive, di cui 1300 da gestire attraverso piani di esodo incentivato e anticipato, anche con ricorso alle prestazioni del Fondo di Solidarietà di settore. “E’ stata una trattativa difficile, complessa, e storica perche’ traghetta il Gruppo Ubi dal passato al futuro – afferma Paolo Citterio coordinatore nazionale della Fabi – Il prepensionamento volontario di 1.300 esuberi con le contestuali 200 nuovi assunzioni consente di gestire il pesante numero di esuberi che tocca il terzo gruppo bancario italiano. Si è altresì trovata l’intesa del nuovo contratto integrativo che consente ai 17.500 dipendenti del gruppo di avere certezza dei trattamenti economici e normativi per i prossimi anni” Numerosi e importanti i temi trattati durante la trattativa: dai rapporti di lavoro in corso alle pari opportunità, alla riconversione professionale e alla mobilità territoriale e infragruppo. Affrontati i principi per la riallocazione del personale dipendente, per la sua formazione e riqualificazione professionale. “Abbiamo sottoscritto un accordo importante, tra le organizzazioni sindacali e l’azienda – afferma Nicola Scognamiglio del Sinfub – in un momento di grande difficoltà del settore del credito, col quale abbiamo comunque garantito i livelli retributivi esistenti di tutti i lavoratori del Gruppo Ubi Banca”. L’accordo prevede, tra le altre cose, anche la determinazione dei criteri di calcolo dei trattamenti economici e normativi accessori, la contrattazione di secondo livello, i buoni pasto, la mobilità territoriale, i rimborsi chilometrici, le borse di studio a favore dei lavoratori studenti, l’anticipazione Tfr (Trattamento di fine rapporto), l’indennità di rischio, l’indennità di sostituzione, l’indennità di turno, le agevolazioni creditizie, la disciplina contrattuale del periodo transitorio, il premio aziendale 2016 e 2017 e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. “Una trattativa lunga e complicata – afferma Silvio Cappelli del coordinamento nazionale del Sinfub – durata alcuni mesi e, nelle ultime due giornate ad oltranza anche di notte, che alla fine è servita per tutelare in modo soddisfacente tutti i 17mila 700 dipendenti confluiti, o che confluiranno, dalle sette banche rete in Ubi Banca. Dato importante, nel corso del biennio 2017-2018, l’impegno da parte di Ubi Banca, per l’inserimento di 200 nuove risorse complessive secondo le esigenze organizzative e produttive presenti sui diversi territori”. 11 dicembre, 2016

WEB 126 CANALE 5 07-dic-2016

MATRIX 23:30 - Politica. Crisi di Governo. Le dimissioni del Premier Matteo... art Politica. Crisi di Governo. Le dimissioni del Premier Matteo Renzi che si è recato in serata al Quirinale: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le ha accettate con riserva. Riflessioni sull'esito del Referendum Costituzionale e sugli scenari politici che si apriranno: si discute delle prossime elezioni, della legge elettorale, della situazione finanziaria del Paese., della Direzione Nazionale del Pd al Nazareno. Approvata oggi la Legge di bilancio. Si riflette sulle ripercussioni che avrà il No al Referendum e quindi le dimissioni del Premier Matteo Renzi sul panorama economico e bancario. Lando Maria Sileoni (Segretario Generale Fabi) sottolinea che, per quanto concerne quanto è accaduto a Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Etruria, Banca Marche e Cassa Risparmio di Chieti, il Governo Renzi non è responsabile. Riferimento al caso Monte Paschi di Siena. il Cda dell'Istituto senese chiederà una deroga alla Bce per effettuare l'aumento di capitale. Int. Giorgio Ghenzi (Dipendente Cnel); Giuseppe Pennisi (consigliere Cnel); Gian Paolo Gualaccini (vice Pres. Cnel) Test. dirette Ospiti: Giorgia Meloni (FdI); Ferruccio De Bortoli (editorialista del quotidiano "il Corriere della Sera"); Lando Maria Sileoni (Segretario Generale Fabi) #v#http://195.110.133.122/media/20161207/20161207-canale_5-matrix_2330- 013501258m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 127 CANALE 5 09-dic-2016

TG5 20:00 - Borsa. Caso MPS. BCE respinge la richiesta di proroga per i ... art Borsa. Caso MPS. BCE respinge la richiesta di proroga per i termini dell'aumento di capitale. Titolo sospeso. Possibile l'intervento statale. FABI chiede fronte comune alle forze politiche. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-canale_5-tg5_2000-201624068m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 128 CANALE 5 10-dic-2016

TG5 8.00. - Mps. La Bce ha negato la proroga per la ricapitalizzazione d... art Mps. La Bce ha negato la proroga per la ricapitalizzazione di Mps. La Fabi chiede un fronte comune per garantire i dipendenti e i clienti di Mps. -inq. auto Polizia; #v#http://195.110.133.122/media/20161210/20161210-canale_5- tg5_0800-082108106m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 129 CLASS CNBC 09-dic-2016

LINEA MERCATI POMERIGGIO 15.22 - Finanza. Caso MPS: la BCE ha art bocciato la richiesta dell'isti...

Finanza. Caso MPS: la BCE ha bocciato la richiesta dell'istituto senese di prolungare i tempi per l'operazione di aumento di capitale. La FABI dichiara che se cade MPS potrebbe andare in crisi tutta l'economia del Paese, urge la formazione di un Governo a guida del ministro Economia Padoan. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-class_cnbc-linea_mercati_pomeriggio_1522- 162219227m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 130 CLASS CNBC 09-dic-2016

REPORT 18:00 - Finanza. Caso MPS: la BCE ha respinto la richiesta dell'isti... art Finanza. Caso MPS: la BCE ha respinto la richiesta dell'istituto senese di prolungare i tempi per l'operazione di aumento di capitale. In collegam: Lando Sileoni (Segr Gen FABI) #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-class_cnbc-report_1800-195654750m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 131 RADIO DUE 10-dic-2016

GR 2 19.30 - Economia. Domani nuova riunione del consiglio di amministraz... art Economia. Domani nuova riunione del consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena, ieri il no della BCE alla proroga per l'aumento di capitale. Preoccupati i sindacati. Dich. Giulio Romani (FIST Cisl); Lando Sileoni (Fabi)

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 132 RADIO TRE 10-dic-2016

GR 3 18.45 - Economia. Domani nuova riunione del cda di Mps. art Intervista...

Economia. Domani nuova riunione del cda di Mps. Intervista: Lando Sileoni (Fabi) #v#http://195.110.133.122/media/20161210/20161210-radio_tre-gr_3_1845-190605936m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 133 RAI 1 09-dic-2016

TG1 20:00 - Settore bancario. In corso da tre ore la riunione del CdA di... art Settore bancario. In corso da tre ore la riunione del CdA di MPS, dopo la bocciatura della BCE su proroga dei termini per la ricapitalizzazione. La Fabi ha chiesto al governo intervento immediato per salvaguardare 26mila posti di lavoro. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-rai_1-tg1_2000-201459039m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 134 RAI 3 09-dic-2016

TG3 19:00 - Economia. In corso la riunione del Consiglio di Amministrazi... art Economia. In corso la riunione del Consiglio di Amministrazione di MPS. Il Pres. In un comunicato la FABI chiede l'intervento immediato del Governo, entro il weekend. Inq. volante della Polizia. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-rai_3-tg3_1900-191659181m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 135 RAI NEWS 24 09-dic-2016

RAI NEWS 24 19:15 - Economia. Il consiglio di vigilanza della BCE ha bocciato art la...

Economia. Il consiglio di vigilanza della BCE ha bocciato la richiesta di Mps di concedere più tempo per l'aumento di capitale da 5 miliardi avanzata dal Cda dell'istituto senese. Allarme della FABI. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-rai_news_24-rai_news_24_1915-195559851m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 136 TGCOM 24 09-dic-2016

TGCOM 24 18:00 - Economia. Caso MPS. Il sindacato dei bancari invoca art l'interv...

Economia. Caso MPS. Il sindacato dei bancari invoca l'intervento dei CdM prima di domenica. A sostenerlo Lando Maria Sileoni (segretario generale Fabi). #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-tgcom_24- tgcom_24_1800-183819759m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 137 TGCOM 24 09-dic-2016

TGCOM 24 22:30 - Finanza. Caso MPS: la BCE respinge la richiesta dell'istitut... art Finanza. Caso MPS: la BCE respinge la richiesta dell'istituto senese di prolungare i tempi per l'aumento di capitale. Il possibile intervento dello Stato per il salvataggio di MPS. Allarme della FABI: a rischio il futuro di dipendenti e clienti della banca. #v#http://195.110.133.122/media/20161209/20161209-tgcom_24- tgcom_24_2230-091236079m.mp4

RILEVAZIONI AUDIOVISIVE 138