Morìa La Sapienza Altra Del Mondo

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Morìa La Sapienza Altra Del Mondo Fede Ragione Follia 7 febbraio / 22 giugno Morìa La Sapienza altra del mondo Rivista semestrale di studi moreani Centro Internazionale Thomas More 9/2016 Morìa Rivista semestrale di studi moreani 7 febbraio / 22 giugno 2016 La rivista del Centro Internazionale “Thomas More” si articola in otto sezioni che ospitano interventi di largo respiro, contributi di carattere scientifico, pubblicazioni e traduzioni di testi inediti o rari di particolare rilievo per la diffusione della memo- ria del martire inglese e del pensiero moreano, quale promozione di una sapienza “altra” per il mondo, capace di generare un pensiero di vita, verità e giustizia. La rivista inizia la sua storia proponendosi la pubblicazione di due fascicoli annuali intorno al periodo della memoria liturgica e della nascita di Tommaso Moro. Direttore editoriale Direttore responsabile Cesare Ignazio Grampa Giuseppe Gangale Comitato di direzione Angelo Fracchia, Roberto Ghisu, Annalisa Margarino, Giuseppe Parisi, Maria Pia Pagani, Ferdinando Valcarenghi Consiglio scientifico Alessandro Andreini (Comunità di San Leolino), Giovanni Battista Balconi (Diocesi di Milano), Carlo Maria Bajetta (Università della Valle d’Aosta), Franco Buzzi (Biblioteca Ambrosiana). Carlo De Marchi (Pontificia Università della Santa Croce), Giorgio Faro (Pontificia Università della Santa Croce), Paul Fryer (Centro Stanislavski, Sidcup, Kent, Gran Bretagna), Isabella Gagliardi (Università degli studi di Firenze), Andrew Hegar- ty (Thomas More Institute Londra), Dieter Kampen (Chiesa luterana di Trieste), Anna Maranini (Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica Università di Bologna), Frank Mitjans (Thomas More Institute Londra), Fortunato Morrone (Istituto Teologico Cala- bro San Pio X Catanzaro), Jacques Mulliez (Associazione francese Amici Thomae Mori), Luigi Negri (Arcivescovo Emerito di Ferrara-Comacchio), Maria Pia Pagani (Università di Pavia), Luciano Paglialunga (Anglista, studioso e traduttore di Thomas More), Ma- rie-Claire Phelippeau (Rivista Moreana), Gregorio Piaia (Università di Padova) Direzione: Via Orti 3, 20122 Milano; Tel. 0254101010; [email protected]; www.thomasmore.eu Redazione: Crotone, Via Georgia 1 - 88900; Tel. 3287534885; [email protected]; www.progettomoria.xyz In copertina: Hans Holbein, Bozza per il ritratto di Thomas More, Royal Collection, Windsor, 1527. ISSN 2239-6055 Autorizzazione del Tribunale di Crotone n. 2/11 del 28/02/2011 SOMMARIO 7 febbraio / 22 giugno 2016 FEDE RAGIONE E FOLLIA - Rivista semestrale di studi moreani Centro Internazionale Thomas More EDITORIALE JLENIA CARRIERO Tommaso Moro: Il sottile confine da umanità a santità 5 LA FOLLIA DEL VANGELO MARIA DELL’ORTO Nel volto dell’altro uomo 8 SALOÍ & JURODIVYE MARIA PIA PAGANI Elena Izvol’skaja e l’Utopia della rivoluzione russa 11 CONSCIENTIA ET MARTIRYUM GIORGIO FARO - EUGÉNIO LOPES Il processo Buckingham e i suoi riflessi in Tommaso Moro e Shakespeare: come affron- tare una condanna ingiusta 20 UTOPIA: NOTIZIE DA NESSUN LUOGO FRANK MITJANS La data di nascita di Thomas More 42 MERRILY GIUSEPPE GANGALE Una preghiera anonima moreana. Da Tho- mas More a Basil Webb: un percorso da ri- prendere 55 DOCUMENTA MOREANA LUIGI NEGRI A scuola dai giganti. La testimonianza di san Tommaso Moro cuore della dottrina sociale cristiana 66 UOMINI & LIBRI “Thomas More” L’opera ritrovata di William Shakespeare 84 NOVITÀ EDITORIALI 87 A questo numero hanno collaborato: JLENIA CARRIERO, studentessa al terzo anno di Scienze Infermieristiche presso l’università “La Sapienza” di Roma. È Responsabile giovani della Scuola di Formazione Sociale e Politica della Parrocchia San Tommaso Moro a Roma. La conoscenza del Santo, la sua unicità, il suo essere l’hanno portata ad impegnarsi attivamente nella realizzazione della Mostra “More. Chiamati al più possibile”. MARIA DELL’ORTO, è’ monaca della Comunità di Bose ed è stata responsabile delle sorelle fino al gennaio 2009. MARIA PIA PAGANI, è docente di Letteratura Teatrale all’Università di Pavia. Dottore di ricer- ca in Filologia Moderna, è autrice di monografie e saggi sul teatro russo e i suoi legami con la cultura spirituale ortodossa. GIORGIO FARO, è nato a Milano nel 1954 e risiede a Roma dal 1970. E’ docente di Etica Ap- plicata (alla famiglia, al lavoro e alla politica) all’Università Pontificia della Santa Croce. EUGÉNIO LOPES, è nato in Portogallo (Lamego, 1986), dove si è laureato in Pubbliche Rela- zioni; è anche laureando in filosofia, presso la Pontificia Università della Santa Croce, in Roma (appassionato e devoto di St. Thomas More). Collabora con l’Acton Institute, con saggi di economia. FRANK MITJANS, THOMAS MORE INSTITUTE, LONDRA. LUIGI NEGRI, ARCIVESCOVO EMERITO DI FERRARA-COMACCHIO. EDITORIALE Tommaso Moro: il sottile confine da umanità a santità Jlenia Carriero Nel 1929 venne elaborata per la prima volta una teoria sociologica 1 definita “dei sei gradi di separazione”, un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra (anche la più distante e impensabile) attra- verso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermedia- ri. San Tommaso Moro non potè, sicuramente, venire a conoscenza di questa teoria e chissà se fosse vissuto nello stesso periodo di Cristo sarebbero stati amici o a dividerli ci sarebbero stati cinque intermediari, quello che sostengo però è che a separare la santità di Uno e dell’altro non vi sia alcun grado! Tante sono le cose che accomunano il “semplice cittadino inglese” Tho- mas More a Gesù, a partire dalle loro gesta, dal parlare profetico fino alla loro morte. Si potrebbe pensare che questa mia opinione sia scontata visto che il Santo era un Cristiano “modello” ed un entusiasta sostenitore della dottrina della chiesa, ma posso assicurare che le analogie che ho potuto ri- scontrare non sono per nulla banali. Vorrei iniziare questa rassegna di parallelismi partendo dal rapporto di San Tommaso Moro con la sua famiglia e la sua casa; sappiamo bene quanto Gesù fosse legato a Maria e Giuseppe seppur legato costantemente ad un unico Vero Padre (tanto da disobbedire ai genitori terreni rispondendo alla loro preoccupazione con un «non sapete che devo occuparmi delle cose del padre mio LC 2,41-50»), allo stesso tempo Tommaso Moro amava la sua famiglia, la sua casa ma quando si è trattato di lasciarla per seguire le cose di Dio, poco ha pensato ai suoi legami terreni. Egli fece della sua casa un luogo in cui nessuno si sentisse escluso, inadatto, incompreso, inutile. Tommaso Moro esattamente come Cristo ha dato costantemente valore alle donne, ha dato loro una dignità che in entrambe le epoche non era “prevista”. Ha ac- colto a casa sua dalle più importanti personalità fino agli ultimi, si definiva 1 Teoria formulata per la prima volta dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy nel racconto omonimo pubblicato nel volume Catene 1. 6 Jlenia Carriero amico dei folli, di quelle persone mentalmente instabili e fragili; «la sua casa non era un piccolo paradiso privato dove soltanto alcuni privilegiati da vin- coli di sangue o di simpatia, potevano avere accesso, la sua casa era aperta a tutti» 2. Sicuramente la somiglianza di San Tommaso Moro con Gesù Cristo si palesa nella sofferenza, nella prigionia che sfocerà poi nel martirio. Non è forse paragonabile la prigionia di Tommaso Moro al deserto di Gesù? Di sicuro il ritiro di Tommaso non fu per sua volontà ma conoscendo la sua vita, i suoi scritti, i suoi pensieri non c’è da stupirsi se visse la carce- razione come un’opportunità, un’occasione di silenzio, preghiera e testimo- nianza. Allo stesso modo di Cristo, Tommaso Moro più volte fu tentato dalla po- vera figlia Margaret, la quale più volte cercò di dissuaderlo dalla sua scelta; con lei ebbe una conversazione che è molto interessante per il mio studio di analogie. Tommaso Moro dirà infatti alla sua discepola che ormai aveva dato quello che poteva e doveva dare, aveva trasmesso il suo esempio ed era tempo che facesse quello che il Signore aveva scelto per lui. Lascio a voi lettori associare quanto Erasmo dice di Tommaso quando scrive che «More preferisce lasciare in eredità ai posteri l’esempio del suo amore per la religio- ne piuttosto che il prestigio di qualche titolo» 3, con quello che Cristo ripete più volte nella sua vita «il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio Regno non è di qui» 4. Ciò che salta all’occhio è sicuramente la somiglianza di carismi. Scrive Cesare Ignazio Grampa nel volume La passione per il mondo: «in ogni momento della sua vita si intuisce la profonda immersione di Moro nella vita terrena coniugandola sempre con la più sentita dimensione spirituale. Un uomo votato al mondo, un uomo la cui volontà di servire non si tradusse mai in un rifugio ma in un’attività feconda ed efficace». Giuseppe De luca dice: «nel dominio della storia si può dire che egli sia mor- to per la civiltà al pari che per la chiesa, per il pensiero al pari che per la fe- de» 5. Come ebbe ad osservare Erasmo quando scrisse che «ha una tale carica di simpatia e di gaiezza che vicino a lui si rasserenano anche i più malinconici e le cose più uggiose diventano piacevoli» 6. 2 Giuseppe Gangale, Sir Thomas More la passione per il mondo, Edizioni Velar, Bergamo 2016, p. 19. 3 Erasmo da rotterdam, Lettera a Johan Faber, in Ritratti di Thomas More, a cura di Matteo Perrini, Brescia 2000, pp. 119-120. 4 Gv 18,36-37. 5 Giuseppe De Luca, Prefazione, in Daniel Sargent, Tommaso Moro, Morcelliana, Brescia 1982, p. 15-16. 6 Lettera a Ulrich von Hutten, in Ritratti di Thomas More, cit., p. 69. Tommaso Moro: il sottile confine da umanità a santità 7 Un’ altra somiglianza oserei dire “di cuore” avviene in uno degli ultimi momenti di Moro, esattamente come Gesù Cristo, egli vive il suo “orto degli ulivi” tanto da scrivere nel De tristitia Cristi di sentirsi quasi accanto a lui, in quel giardino a condividere quel dolore per il proprio destino già scritto e predetto; quella notte in cui tutti attorno dormivano ignari dell’irrequietezza del cuore di chi si rassegnava al male che stava per avere vittoria sul bene.
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