Aiguille Dibona: Un Sogno Realizzato Necrologio
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Notiziario trimestrale delle Sezioni del Club Alpino Italiano di Alessandria, Acqui Terme, Casale Monferrato, Ovada, San Salvatore Monferrato, Valenza. Autorizzazione Trib. di Casale n. 155 del 27.2.1985 - Direttore Responsabile Diego Cartasegna - Direzione e Amministrazione Via Rivetta, 17 Casale Monferrato. Stampa Tipografia Barberis sas San Salvatore Monferrato. “Spedizione in a. p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Alessandria” Anno XXIX - Num. 1 - GENNAIO 2018 NECROLOGIO Da parte di due soci della sezione di Ovada La morte di due appassionati e amici della AIGUILLE DIBONA: montagna avvenuta in tempi recenti, ha pro- vocato come sempre sgomento e smarrimento. La reazione può essere molto diversa e dipen- UN SOGNO REALIZZATO de in parte dalla personalità di ciascuno di noi. L’Aiguille Dibona (3.131 m) è uno spettacola- Normalmente qualche intimo amico si prende re monolito roccioso situato nel Massiccio des la cura di rievocare sulle pubblicazioni istitu- Écrins, nelle Alpi del Delfinato (Francia). Pren- zionali la carriera alpinistica e le doti morali de il nome dalla celebre guida di Cortina Ange- della persona scomparsa. In generale si metto- lo Dibona, che lo salì per primo, smentendone no in luce i pregi e gli aspetti positivi mentre le la fama di inaccessibilità. Ed è stata proprio l’ eventuali critiche, le animosità frequenti fra i “estetica” di questa vetta (vista in foto su in- vivi, vengono messe da parte. Non è facile par- ternet) a catturare l’interesse di due soci della lare della morte, qualche cosa che ci riguarda sezione CAI di Ovada, Samuele Ciliberto e Ma- da vicino e può toccare corde nascoste e sepol- rika Trenkwalder, i quali cominciano, nel 2016, te in tutti noi. Si tenta di esorcizzarla ma esce a meditare sulla possibilità di salirla. Dopo allo scoperto quando tocca una persona a noi molte indagini, molte ricerche e molti tenten- prossima, ben conosciuta. Si potrebbe pensare namenti, alla fine arriva la decisione, presa che per aver frequentato ambienti ostili fra i quasi d’istinto: e così il 27 agosto scorso ecco la monti dove i pericoli sono evidenti, ci possa es- partenza. L’operazione si è svolta in giornata sere un’assuefazione e sia possibile convivere (senza pernottamento al rifugio Soreiller) ed è con l’idea della fine della vita senza drammi, stata seguita la via normale. ma non è così. Nel pieno della forza fisica e della determinazione ci sostiene l’orgoglio e la speranza di raggiungere la meta prefissata e magari molte altre, mentre la malattia o la vecchiaia ci tolgono ogni prospettiva. Forse non è la morte in sé che ci percuote ma lo scoramento per la difficoltà a sostenere un ruolo dignitoso di fronte alla mancanza di un va su appigli abbondanti ma non così “tran- futuro. La stessa percezione cambia indubbia- quilli” come ci aspettavamo. L’esposizione, poi, mente con l’età e la propria personalità. faceva il resto” . Non ci siamo forse voltati o comunque abbia- Insomma, un’esperienza emozionante per i mo lasciato alle nostre spalle questi sentimenti due soci ovadesi che hanno affrontato per la in tempi passati? Eppure la morte è sempre sta- prima volta un’ascensione con queste caratte- ta presente! “Memento mori” recita la nostra ristiche. Ma l’Aiguille Dibona evidentemente cultura religiosa che nel contempo si sforza di non ha costituito un’attrattiva irresistibile solo consolare i vivi delineando una continuità oltre per loro, ma anche per molti altri. alla vita terrena. Non ci sono formule, pensieri “C’erano molte cordate sul tracciato - ci han- comportamenti che si possono suggerire. no confermato - ed abbiamo dovuto aspettare Recita il poeta: “Ognuno sta solo sul cuore del- parecchio prima di iniziare l’arrampicata vera e la terra trafitto da un raggio di sole: ed è su- propria. Comunque, a nostro avviso, le difficol- bito sera” e ciò dipinge il nostro problema esi- tà vere e proprie sono presenti solo nell’ultimo stenziale. Si può aggiungere che si muore due tratto di salita, la quale, nel complesso, è breve volte la prima fisicamente e la seconda volta (abbiamo impiegato meno di un’ora) ma emo- quando scompari dalle menti di coloro che ti zionante e appagante.” Va detto anche che hanno conosciuto. “Dato che non siamo degli espertissimi roccia- Samuele e Marika sono stati fortunati perché Ricordiamo Bruno Porcelli e Franco Rigolone tori - ci hanno detto i due protagonisti - abbia- hanno potuto effettuare l’ascensione con con- perché è la cosa giusta da fare. mo optato per questa soluzione, che per noi dizioni atmosferiche eccellenti. Roberto Mandirola rappresentava già una conquista importante.” E una volta giunti in vetta? “Abbiamo prova- “Tutto si si è svolto secondo le nostre previsio- to una grandissima soddisfazione anche per- ni, fino al colletto detto Breche des Clochetons ché abbiamo potuto realizzare una salita al - ci hanno detto ancora -. Anche il traverso che top delle nostre possibilità, la più esaltante conduce alla Breche Gunneng è stato in linea tra quelle finora effettuate. L’unica delusione con ciò che avevamo letto. La musica però è l’abbiamo avuta quando siamo arrivati in vet- cambiata quando abbiamo affrontato gli ulti- ta: non c’era niente, neanche un piccolo cip- mi due tiri di corda. Sapevamo che sarebbero po. Cosa del resto spiegabile viste le minuscole stati verticali e molto esposti, ma non ci aspet- dimensioni della cima. La felicità dell’obiettivo tavamo una cosa del genere. Forse perché c’è raggiunto è stata comunque davvero immen- sempre una sostanziale differenza tra la lettu- sa: del resto avevamo cullato questo sogno per ra su internet e la realtà effettiva. Il tracciato più di quindici mesi…” era davvero verticale e l’arrampicata si svolge- Diego Cartasegna, sezione di Ovada 2 Un ricordo Sezione di Ovada A BRUNO PORCELLI BELLA GITA SUI Fai tanti anni di scuola, vai all’università, lavori in umani dove il successo del tuo simile non è una aziende prestigiose, e poi ci pensi, e scopri che la tua sconfitta, ma è anche un successo tuo. vera formazione te l’hanno fatta dei ferrovieri. Così è stato. E così è stato possibile sopratutto MONTI DI CELLE In montagna. Ma anche in pianura, magari da- “condividere”. Condividere cose. Belle cose. Arri- Grande partecipazione all’escursione che si è vanti ad una birra. Persone comunissime. vati come individui, ci siamo ritrovati gruppo. Ma svolta a Celle Ligure, ben organizzata dal CAI Apparentemente comunissime. E tra loro, in pri- un gruppo aperto, dove l’ultimo arrivato era il Ovadese. È stato un bel percorso di circa 13 km. ma fila, per quanto riguarda me, Bruno Porcel- benvenuto, ed era messo al centro dell’attenzio- Siamo partiti dalla stazione ferroviaria e, pas- li. La vera formazione, a me come a tanti altri, ne. Dove, allo sconosciuto che entrava nella sede sando per il borgo di Sanda, abbiamo raggiunto l’hanno fatta persone come lui, trasmettendomi del CAI di Alessandria, Bruno Porcelli dedicava il il Bric delle forche (m 451). Qui sotto la chiesetta dei meccanismi mentali che a scuola e sul lavoro massimo dell’attenzione, tralasciando quello che dedicata a Don Bosco ci siamo rifocillati e poi non mi avevano insegnato. E non me li avevano stava facendo. E dedicandogli tutto il tempo che siamo scesi a Celle passando per il Santuario di insegnati perché i formatori erano stati messi lì era necessario. E dedicandogli tutta la simpatia Nostra Signora della Croce di Castagnabuona. per insegnare altre cose. Per trasmettere mecca- che aveva. Una simpatia che ha cancellato molte nismi mentali diversi. solitudini. Un meccanismo che ha contagiato persone che erano venute per avere qualcosa e che alla fine si sono ritrovate, a loro volta, a dare. A dare molto. Ed è così che in pochi anni gli iscritti al CAI sono quadruplicati. Fino a circa 900, come lui, giusta- mente orgoglioso, mi ha ricordato al telefono pochi giorni prima di lasciarci. Lui ha costruito tessuto sociale. E lo ha fatto pri- vilegiando i rapporti tra i simili rispetto ai rap- porti gerarchici. Tenacemente ha dato tantissimo a tantissime persone. E fa male. Fa proprio male pensare che ad un cer- to punto lui, proprio lui, si sia trovato solo. Semplificando si può dire che ti insegnavano (che Ma non penso affatto che lui sia stato sconfitto. ti insegnano) a considerare il tuo simile come un No. Lui non ha sbagliato niente. Se mai hanno concorrente. In realtà come un nemico. “Divide sbagliato altri. et impera” cominciava (comincia) da lì. Perché se In definitiva a caratterizzare la nostra vita non è il tuo simile è un nemico allora tu sei solo. E se si il lavoro che siamo costretti a fare per sopravvi- è soli difendersi diventa più difficile. vere, ma quello che scegliamo di fare nel tempo Prima di tornare a Ovada abbiamo visitato Rompere quel meccanismo, nella vita di tutti i libero che ci rimane. E quello che ha fatto lui è la chiesa di S. Maria Assunta ai Piani di Celle. giorni, non era facile. Ma in montagna si poteva una delle cose più belle, e più giuste, che io ho Questa chiesa, edificata negli anni 50, ha sul- fare. E Bruno Porcelli me l’ha subito fatto capire visto fare nella mia vita. la facciata un altorilievo di Lucio Fontana che quando, molto più bravo di me su ghiaccio, sulla La strada da seguire è quella. Non “contro” gli rappresenta San Michele e all’interno straordi- Nord della Tour Ronde mi ha detto: “Adesso vai altri, ma “con” gli altri. narie opere dei maestri Emanuele Luzzati ed davanti tu”. Grazie, Bruno. Grazie. Enzo Rossi. In montagna si potevano costruire dei rapporti Un amico di tante escursioni Giovanni Sanguineti Una breve sintesi NOTIZIE DALL’ASSEMBLEA LPV Si propone una sintesi degli interventi che Piemonte) informa sul profondo rinnovamen- nieri (vedi Rivista Montagne 360° novembre) possono aver maggior interesse per i soci.