Analisi del territorio

2. ANALISI DELLA SITUAZIONE TERRITORIALE, AMBIENTALE E FAUNISTICO-VENATORIA PROVINCIALE

Di seguito viene presentata una caratterizzazione della situazione territoriale, ambientale e faunistico-venatoria del territorio provinciale. Tale caratterizzazione è desunta, per quanto in particolare concerne la descrizione degli aspetti territoriali e ambientali dagli elaborati dei precedenti Piani Faunistico-Venatori (Zilio, 1993; Piano Faunistico Venatorio 1999- 2003; Piano Faunistico Venatorio 2004-2008), sino, in particolare, ai contenuti del lavoro di Tosi e Zilio (2002) “Conoscenza delle risorse ambientali della Provincia di ”, frutto di un progetto sviluppato mediante la collaborazione tra la Provincia di Varese e l’Università degli Studi dell’Insubria, che ha visto la realizzazione di un archivio, denominato SIT- FAUNA, dei principali valori riguardanti la fauna, la flora e la vegetazione del territorio provinciale. Apporti sono stati forniti anche dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e dalle indagini realizzate per la redazione dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000 presenti sul territorio provinciale. Per quanto concerne le conoscenze sul popolamento di Ungulati presente sul territorio provinciale, si è fatto riferimento ai risultati del progetto promosso dalla Provincia di Varese “Conoscenza, gestione e valorizzazione del popolamento di Ungulati selvatici in provincia di Varese”, sviluppato in due fasi (Tosi et al., 2008 e 2010), e basato sull’avvio di un processo conoscitivo di medio-lungo termine finalizzato migliorare a ad incrementare le conoscenze sul popolamento di Ungulati, indispensabile per una corretta gestione faunistico venatoria di tale patrimonio del territorio provinciale. Le informazioni relative alla componente avifaunistica del territorio provinciale sono state desunte dall’Atlante Ornitologico Georeferenziato della provincia di Varese (Gagliardi et al., 2007), un progetto di monitoraggio faunistico delle specie di uccelli nidificanti realizzato nel triennio 2003-2005 e di archiviazione informatica di dati georeferenziati. Integrazioni ed aggiornamenti hanno riguardato soprattutto l’analisi del quadro faunistico, realizzato sia in base alle sopracitate fonti sia in base all’acquisizione di nuovi dati, sia primari sia secondari, condotta nell’ambito della redazione del presente Piano. Del tutto originale risulta la definizione del Territorio Agro Silvo Pastorale (TASP) così come il quadro dell’organizzazione faunistico–venatoria del

9 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese territorio provinciale, degli interventi di riqualificazione faunistica e ambientale e dei danni causati dalla fauna. Le informazioni, i dati e le cartografie fanno riferimento all’assetto attualmente in corso nel territorio provinciale, per quanto riguarda la gestione faunistico-venatoria.

2.1. ASPETTI TERRITORIALI E AMBIENTALI

2.1.1 GEOGRAFIA

La Provincia di Varese è situata nella porzione nord-occidentale della Regione Lombardia e si estende su una superficie di 1200 km 2. A nord-est confina con il Canton Ticino (Svizzera), a est con la Provincia di Como, a sud con la Provincia di Milano e a ovest con il Fiume Ticino e con il Lago Maggiore, che la separano dalla Regione Piemonte, in particolare dalle province di Novara e di Verbania Cusio-Ossola. Nel territorio provinciale sono individuabili tre fasce altimetriche che si susseguono procedendo da nord verso sud: • la porzione montana, formata da rilievi superiori ai 600 m s.l.m., si estende tra Varese e Laveno fino al confine svizzero; occupa il 32% del territorio; • la fascia collinare (altitudine compresa tra i 200 m s.l.m. e i 600 m s.l.m.), che occupa la zona centrale della provincia e costituisce il 46% del territorio; • la zona pianeggiante (altitudine inferiore ai 200 m s.l.m.), che si estende dall'estremo sud della provincia terminando approssimativamente all'altezza dei comuni di , e ; rappresenta il 22% del territorio provinciale.

2.1.2 CLIMA

Il clima lombardo mostra caratteristiche tipicamente continentali con ampie escursioni termiche, limitate precipitazioni e scarsa umidità, nonostante le varie zone presentino marcate differenze locali. Nella Provincia di Varese, il clima risulta principalmente influenzato da due fattori identificabili nella disposizione trasversale della catena alpina a nord, che agisce da barriera per le correnti fredde provenienti dalle regioni settentrionali e che trattiene le correnti calde meridionali, e nella presenza dei numerosi bacini lacustri che rilasciano energia termica. Questi due fattori concorrono a determinare un clima caratterizzato da temperature relativamente miti, piovosità media e basse escursioni termiche. Il clima varia gradualmente procedendo da sud verso nord. La zona montana è caratterizzata da temperature medie annuali più basse (8-9°C) e da

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precipitazioni più abbondanti, con una media annua di 2000 mm. La zona pianeggiante presenta elevate escursioni termiche annuali e diurne, temperature annuali più elevate (11-12°C), estati calde e asciutte e numerosi giorni di nebbia. In tutta la provincia il mese più caldo è luglio, mentre quello più freddo è gennaio. La zona caratterizzata da maggiori precipitazioni risulta il versante settentrionale del Monte del Campo dei Fiori.

2.1.3 GEOMORFOLOGIA

Il territorio provinciale è costituito da un basamento cristallino, con copertura vulcanosedimentaria, modellatosi durante l'era Quaternaria ad opera di quattro eventi glaciali (Gunz, Mindel, Riss, Würm), che crearono paesaggi differenti nelle tre fasce altimetriche della provincia. La porzione montana risulta caratterizzata da vulcaniti formatesi durante i processi orogenetici alpini e da formazioni calcaree di scogliera. In particolare, all'interno di questa porzione, i solchi della Valle del Tresa, della Valcuvia e della Val Ceresio delimitano quattro aree diverse sotto il profilo geologico: • una zolla micascistosa dell' Alto Luinese, situata tra Pino Lago Maggiore e la Valle del Tresa; • una zolla cristallino-calcarea-dolomitica in Valtravaglia, affacciata sul Lago Maggiore, delimitata a sud dal Torrente Boesio e a nord dal Torrente Margorabbia; • una zolla cristallino-porfirico-calcarea-dolomitica, compresa tra la Valcuvia, la Valle del Tresa, il Lago di Lugano, la Valle di e il Lago di Varese; • una zolla porfirico-calcareo-dolomitica tipica dell'Orsa di Pravello, nella parte orientale. Dal punto di vista morfologico, la parte più settentrionale della zona montana è rappresentata dal gruppo dei monti Paglione e Cadrigna; il solco della Val , sul cui fondo scorre il Torrente Giona, separa questo gruppo montuoso dal Monte Lema (1622 m s.l.m.), che costituisce la cima più elevata della provincia. A sud del gruppo del Monte Lema scorre il Fiume Tresa, che divide la zolla cristallina dalle porfiriti e dai calcari che compongono i restanti gruppi montuosi. In particolare, nella restante zona montuosa si distingue il solco della Valtravaglia, così denominata sino a Cassano, ma che da qui prende il nome di Valcuvia sino a Laveno. Tale solco è percorso in direzione sud-nord dal Torrente Margorabbia, mentre in direzione nord-sud dal Torrente Boesio. Il solco della Valtravaglia-Valcuvia separa nettamente un triangolo montuoso formato dai Pizzoni di Laveno

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(1203 m s.l.m.), Sasso del Ferro (1062 m s.l.m.), Monte Nudo (1235 m s.l.m.), Monte della Colonna (1203 m s.l.m.), Monte Pian Nave (1037 m s.l.m.) e Monte San Martino (1087 m s.l.m.). In destra orografica della Valcuvia sorge il massiccio del Campo dei Fiori (1227 m s.l.m.) che, allungato in senso est-ovest, definisce il confine tra la zona montana della provincia e la zona collinare dei laghi; alle spalle di esso si estende la Valle del , in cui scorre il Torrente Rancina il quale, giunto in Valcuvia, si unisce al Margorabbia, percorrendo quindi la Valtravaglia. A est della Valle del Brinzio sorge il massiccio del Monte Chiusarella (912 m s.l.m.) e del Monte Martica (1032 m s.l.m.). Le pendici di quest'ultimo gruppo formano in parte la sinistra orografica della ; questa valle si estende verso sud, percorsa da un ramo del Fiume (l'altro ramo nasce a sud della Valle del Brinzio, poco sopra La Rasa), mentre nella porzione settentrionale, dove scorre il Margorabbia, si divide verso ovest, all'altezza di Ghirla e in direzione est nella Val ; infine il Torrente Margorabbia, nei pressi di , procedendo verso Ferrera, si infiltra in subalveo per un tratto di circa un chilometro, dando luogo alla formazione di due caverne. La Valtravaglia e la Val Marchirolo, con la Valle del Tresa, isolano il gruppo montuoso dei Sette Termini (972 m s.l.m.), Monte Mezzano (922 m s.l.m.) e Monte La Nave (988 m s.l.m.). La catena dei monti Monarco (858 m s.l.m.), Rho di Arcisate (938 m s.l.m.), Minisfreddo (1042 m s.l.m.), Piambello (1129 m s.l.m.) e (880 m s.l.m.), divide infine la Valganna dalla Valceresio, la valle più occidentale della provincia, che comprende il lago omonimo (Ceresio) e il gruppo del Monte Orsa (998 m s.l.m.), Poncione d'Arzo (1015 m s.l.m.) e Monte S. Elia (678 m s.l.m.). A sud della zona montuosa è rinvenibile un'estesa fascia costituita da terrazzi fluvioglaciali e da colline di origine morenica. Tale fascia, che rappresenta la regione collinare, risulta geologicamente costituita da due strisce longitudinali: • una zona occidentale modificata dagli ultimi ghiacciai, che scavarono le cuvette dei laghi di Varese, di , di Monate e di ; i ghiacciai, inoltre, determinarono la deposizione di numerose colline moreniche disposte ad anfiteatro verso i laghi e intervallate da ripiani torbosi e vallette intermoreniche; • una zona orientale, non interessata dagli effetti dell'ultima glaciazione, in cui si trovano pianori alluvionali terrazzati, su cui poggiano cerchie moreniche prewurmiane e alcuni dossi rocciosi mesocenozoici coperti di materiali quaternari di trasporto; questa zona è riconoscibile nell'altipiano che si estende lungo la Valle dell'Olona e dell'Arno. Infine, la parte più meridionale del territorio provinciale risulta costituita dalla fascia pianeggiante che degrada lentamente verso Milano. Questa zona

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è caratterizzata da un fondo di ghiaie alluvionali deposte durante il quaternario antico dai fiumi Ticino e Olona, coperto da coni di deiezioni incastrati gli uni negli altri e separati da gradini.

2.1.4 IDROLOGIA E IDROGRAFIA

Nel territorio varesino coesistono quattro bacini idrografici principali: • il bacino del Lago Maggiore; • il bacino del Fiume Ticino; • il bacino del Fiume Olona; • il bacino del Lago di Biandronno. Fatta eccezione per il bacino del Lago di Biandronno, che risulta chiuso e limitato dai circostanti terreni paludosi, gli altri si collegano al Fiume Po. Il bacino del Lago Maggiore è il più esteso della provincia: ad esso fanno capo circa 30 bacini secondari, i più importanti dei quali sono quello del Lago di Lugano, del Fiume Tresa, del Torrente Margorabbia, del Lago di Varese e del Torrente Giona. Tra i corpi d'acqua che risultano compresi nel bacino idrografico del Verbano vi sono, inoltre, il Lago di Monate e il relativo emissario Torrente Acquanegra, il Lago Delio (serbatoio di una centrale idroelettrica) e il Torrente Molinera nell'Alto Luinese, il Torrente Boesio che percorre la Valcuvia. Il bacino del Fiume Ticino raccoglie le acque della zona nord-occidentale della provincia. Nel Ticino, che nasce in Svizzera, al Passo della Novena (2440 m s.l.m.) sul massiccio del San Gottardo, e che sfocia nel Po nei pressi di Pavia, si immettono, dopo , i torrenti Strona, Arno, Rile e Tenore. Il bacino del Fiume Olona risulta piuttosto esteso e attraversa numerose province. In territorio varesino percorre 37 km. L'Olona nasce a nord di Varese, dalla confluenza di due corsi d'acqua provenienti uno dalla Rasa e uno dalla Valganna (località Miniere). Il fiume si dirige verso sud e nei pressi di Legnano piega a est. Il principale tributario di destra è il Torrente Vellone, che scende dal Monte Tre Croci, attraversa Varese in subalveo e sfocia nell'Olona nei pressi del cimitero di Belforte. Poco più a monte sfocia l'affluente di sinistra, il Torrente Bevera, che prende origine dalle zone di Viggiù e Cantello.

2.1.5 VEGETAZIONE

La struttura della vegetazione ricalca grosso modo la suddivisione in tre fasce del territorio già evidenziata in precedenza.

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2.1.5.1. LA VEGETAZIONE PLANIZIALE

Occupa la maggior parte territorio meridionale del varesotto e corrisponde agli affioramenti dei depositi alluvionali, fluviali e fluvioglaciali. La vegetazione potenziale è rappresentata da Querceti a farnia (Quercus robur ) e da Querco-Carpineti; tuttavia, boschi naturali possono presentare elementi pionieri, quali la betulla ( Betulla pendula ) e il pino silvestre ( Pinus sylvestris ), in relazione alle caratteristiche «difficili» del substrato. Negli avvallamenti con suoli limoso-argillosi e lungo i corsi d’acqua, i Querceti a farnia possono ospitare l’olmo campestre ( Ulmus minor ) e l’ontano nero (Alnus glutinosa ). La porzione di pianura compresa tra il corso dell'Arno e la Valle del Ticino mostra caratteristiche peculiari, dovute alla particolare grossolanità del substrato. Questo ambiente conserva ancora oggi lembi di brughiere pedemontane relitte come quella del Gaggio presso l’abitato di Lonate Pozzolo.Lungo l’asta del Ticino e dell'Olona si sviluppa inoltre una vegetazione di ripa, legasta all’acqua. La vegetazione potenziale naturale di questi ambienti è, in primo luogo, rappresentata da tutti gli stadi della successione fluviale quali Saliceti arbustivi a salice bianco ( Salix alba ) e da vegetazioni palustri di lanca nei tratti più ampi delle valli. Particolarmente interessanti sono gli habitat delle scarpate incise nel Ceppo e quelli dei terrazzi antichi sopraelevati rispetto all'attuale livello delle piene. Questi ultimi possono ospitare un mosaico di formazioni naturalisticamente molto interessanti, quali prati magri, brughiere e Querceti xerofili.

2.1.5.2. IL SETTORE COLLINARE

Questo settore è compreso tra la linea precedente e quella che da Laveno segue il corso del Boesio, le pendici orientali meridionali del Campo dei Fiori, del Chiusarella, del Monte Monarco e del Monte Orsa . È costituito prevalentemente da colline moreniche e dai primi rilievi in rocce carbonatiche, ma comprende anche i laghi intermorenici (Varese, Comabbio e Monate) e le sponde basse della parte meridionale del Lago Maggiore. I terrazzi ferrettizzati. Questo ambiente vegetazionale particolare è presente in sole due porzioni del territorio provinciale, una a est di e Venegono, facente parte di un terrazzo più vasto (Appiano-Tradate) e l'altra costituente un terrazzo dalla forma articolata, compreso tra l'Olona e l'Arno. Si distingue per il grado di povertà e acidità dei suoli argillosi dovuti all'alterazione profonda (ferrettizzazione) dei depositi fluviogliaciali del Pleistocene. La vegetazione naturale potenziale è rappresentata da boschi acidofili di farnia e rovere ( Quercus petraea ), spesso accompagnati da betulla e pino silvestre. I terrazzi antichi rappresentano anche l'habitat per formazioni di brughiera (cespuglieti e boschi chiari), che differiscono da quelle dell'ambiente planiziale, prossimo alla Valle del Ticino, per il contributo dato da specie dei prati umidi e torbosi. Gli avvallamenti profondi

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dei terrazzi possono ospitare lembi di boschi mesofili e igrofili (Querco- Carpineti e Querco-Ulmeti). Le colline moreniche. Si tratta di basse colline, formate da soli depositi morenici, che occupano la parte più meridionale e occidentale del settore collinare, mentre una seconda fascia di colline, che dal Lago Maggiore () attraversa tutta la provincia a sud del Lago di Varese fino a est del corso dell'Olona (), è costituita da un nucleo centrale di gonfolite affiorante. Dal punto di vista della vegetazione potenziale, le formazioni di riferimento non si discostano molto dai boschi planiziali. Le colline moreniche dovrebbero ospitare Querceti meso-acidofili con farnia, rovere, carpino bianco ( Carpinus betulus ) e ciliegio selvatico ( Prunus avium ). Tuttavia, l'ambiente collinare, più fresco, favorisce la diffusione nel sottobosco del mirtillo nero ( Vaccinium myrtillus ). Le sommità delle colline, specie se con affioramenti di gonfolite, si caratterizzano per la massiccia presenza del pino silvestre. Gli affioramenti di rocce sedimentarie . Nella parte nord occidentale del settore, a nord della linea Ranco-Cadrezzate--Capolago- Varese, iniziano ad affiorare rocce sedimentarie che danno origine a modesti rilievi, spesso contornati da depositi morenici. L'ambiente ha caratteri di transizione e include colline in roccia affiorante ( 521 m), in roccia e depositi morenici (), oppure affioramenti sedimentari dispersi in vasti depositi morenici, come quelli compresi tra il Campo dei Fiori e il Lago di Varese. La vegetazione potenziale è costituita da Querceti e boschi misti del tutto simili ai precedenti sui depositi morenici. Sulle colline in roccia i Querceti dovrebbero invece mostrare una composizione floristica più ricca, anche nello strato arboreo, che dovrebbe ospitare elementi dei boschi misti e dei Querceti termofili quali il carpino nero ( Ostrya carpinifolia ), l’orniello (Fraxinus ornus ), la roverella ( Quercus pubescens ), ecc. Le colline in rocce sedimentarie possono anche ospitare prati magri e arbusteti xerofili su ciglioni e rotture di pendio.

2.1.5.3. I RILIEVI DEL SETTORE MONTANO

Il settore montano occupa la parte più settentrionale della provincia, ed è caratterizzato da rilievi di una certa altezza e da rocce affioranti in posto. La morfologia è stata in gran parte influenzata dai grandi ghiacciai quaternari, per cui il rilievo è costituito da montagne separate tra loro da bassi valichi o, addirittura, da valli che si intersecano. Le rocce sedimentarie prevalgono nei gruppi montuosi meridionali (Orsa-Pravello, Campo dei Fiori e La Nave/Sasso del Ferro), mentre i substrati silicei ignei e metamorfici in quelli più settentrionali (Cadrigna-Paglione, Monte Lema e Sette Termini). Nei gruppi intermedi (Mondonico, Martica e Piambello-Monarco) coesistono rilievi di rocce sedimentarie e di rocce silicee ignee, costituite soprattutto da porfidi rosa.

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La vegetazione è costituita soprattutto da faggete che nella parte superiore sfumano verso praterie a nardo, sui rilievi maggiori, che ospitano nella loro parte sommitale anche vestigia di rodoro-vaccinieti.

2.1.6 SITUAZIONE ANTROPICA

2.1.6.1. AGRICOLTURA

Il ruolo attuale di questo settore in provincia di Varese risulta assai limitato e circoscritto: infatti le aree a maggiore potenzialità, rappresentate dalle zone di pianura, sono ormai quasi completamente urbanizzate, ad esclusione di superfici marginali e/o a ridotta vocazionalità (es. alluvioni ciottolose e ghiaiose dell’alta pianura, storicamente corrispondenti alle zone di brughiera). Prevalgono le colture erbacee annuali (mais soprattutto), mentre sono ormai pressoché scomparse le colture arboree specializzate (vigneti, frutteti), così anche la coltura del gelso che, sino alla prima metà del Novecento, rappresentava una nota caratteristica del paesaggio rurale. La fascia collinare, per caratteri intrinseci (morfologia, microclima) e per il minore grado di urbanizzazione, potrebbe essere maggiormente valorizzata,soprattutto attraverso la diffusione di colture arboree specializzate (frutteti) che, attualmente, risultano assai poco rappresentate rispetto alla potenzialità del territorio. In un’ottica di qualità, chiave di lettura pressoché obbligata in questo caso, sarebbe altresì opportuno privilegiare forme di agricoltura biologica, anche nell’ambito di progetti a carattere sperimentale. Dallo «Studio di approfondimento relativo al territorio agricolo finalizzato all’elaborazione del PTCP di Varese» (settembre 2005) emerge come le aree agricole rappresentino attualmente circa il 16% del territorio provinciale, di cui la maggior parte (13.700 ha, pari all’11,45%) destinate a seminativi (colture erbacee annuali) e 5.000 ha (4%) a prato stabile. L’impronta complessiva è quindi dettata principalmente da queste due tipologie d’uso, che conferiscono al paesaggio agrario la sua fisionomia. La quota più rilevante è localizzata nel settore meridionale del territorio, a conformazione prevalentemente pianeggiante e, quindi, più favorevole alle pratiche colturali; si tratta, peraltro, delle aree maggiormente urbanizzate, quindi con maggiore penalizzazione della loro vocazione naturale.

2.1.6.2. INDUSTRIA E COMMERCIO

La provincia di Varese si caratterizza in senso decisamente industriale, sia in termini di destinazione d’uso dei suoli (circa il 5% della superficie territoriale complessiva) che di addetti; qui si trovano alcune delle aree di più antica industrializzazione della Lombardia e, più in generale, del Norditalia. Tra di esse vanno annoverate, in particolare, la Valle dell’Olona e il comprensorio «--Gallarate»; settori produttivi

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portanti sono stati a lungo l’industria manifatturiera (tessile e meccanica in particolare), oggi ridimensionate rispetto al passato anche se ancora radicate sul territorio (notevole è il ruolo svolto dalle imprese a carattere artigianale). Analogamente a quanto è avvenuto, e sta avvenendo, in molti altri comprensori industriali storici, è in atto un fenomeno di riconversione che vede, in particolare, il progressivo diffondersi e affermarsi delle aree a destinazione commerciale che vanno sostituendo quelle produttive s.s. . Ciò rappresenta certamente, soprattutto in prospettiva, un rischio potenziale per la struttura economica provinciale; il processo di deindustrializzazione può infatti determinare problemi occupazionali e di competitività del sistema nel suo complesso. Anche in relazione alle opportunità di riqualificazione del territorio, risulterebbe vantaggioso puntare su settori a elevato contenuto tecnologico e a forte ricaduta occupazionale (specializzazione, ricerca). Tali attività possono trovare ricetto anche nell’ambito dei centri storici s.l., o comunque in strutture edilizie con caratteristiche architettoniche di pregio, il che consentirebbe, unitamente alla trasformazione di aree dismesse in spazi di pubblica utilità (es. destinazione a verde), di decongestionare il territorio e di riqualificarlo sia paesaggisticamente che funzionalmente (utilizzo di superfici relativamente ridotte a elevato valore complessivo).

2.1.6.3. TURISMO

La provincia di Varese ha storicamente un’importanza turistica consolidata, riferibile principalmente alla presenza del Lago Maggiore, del Lago di Lugano (anche se interessa il territorio solo per un breve tratto) e a elementi, tipologicamente differenziati, distribuiti sul territorio, quali, ad esempio, centri storici (es. ), ville e castelli (es. Villa Cicogna Mozzoni a , Villa Recalcati a Varese, Rocca di Angera), chiese e/o monasteri (es. Badia di Ganna, S. Caterina del Sasso), zone archeologiche (es. Castelseprio). A questi si aggiungono elementi di assoluta peculiarità, e di elevato valore intrinseco, tra cui spicca il Sacro Monte di Varese, che è stato riconosciuto quale patrimonio artistico e ambientale dell’UNESCO. Il territorio varesino rappresenta inoltre un’area di forte transito verso la sponda piemontese del Lago Maggiore, l’Ossola e la Svizzera (es. valichi quali quelli di Giaggiolo e di Ponte Tresa). Tale ruolo potrebbe essere valorizzato attraverso la riqualificazione del territorio, in termini ambientali e paesaggistici, e il recupero di identità e di funzionalità del fitto tessuto di testimonianze e persistenze storiche e naturalistiche che caratterizzano il territorio.

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2.2. DETERMINAZIONE DEL TERRITORIO AGRO-SILVO-PASTORALE

Le procedure adottate per la stima del Territorio Agro-Silvo-Pastorale (TASP) soggiacciono a quanto specificato a livello di criteri normativi (Legge 11 Febbraio 1992, n. 157, Legge 6 Dicembre 1991, N. 394, L. R. Lombardia 16 agosto 1993, n. 26 e Deliberazione Regione Lombardia 16 Aprile 1993 N. 34983 “Approvazione dei contenuti tecnici per la definizione delle superfici da computare ai fini del Territorio Agro-Silvo-Pastorale”). In particolare le disposizioni previste dalla Deliberazione della Regione Lombardia 16 Aprile 1993 N. 34983 sono le uniche che individuino criteri oggettivi per la misurazione del TASP. La definizione di TASP, in base alla normativa vigente precedentemente citata, implica una riclassificazione dell’intera superficie planimetrica del territorio provinciale, dalla quale vanno sottratte le aree individuate nelle categorie di seguito specificate. 1. Improduttivi di origine antropica (superfici urbanizzate): sono le aree all’interno degli ambiti urbani, le categorie di territorio non ricompresse tra quelle destinate alle coltivazioni agricole, ai pascoli, agli impianti sportivi, agli incolti, alle superfici occupate da vegetazione spontanea. Sono da considerarsi improduttive anche le superfici esterne al perimetro delle aree urbanizzate ed individuabili come singoli nuclei residenziali, gli impianti sportivi e ricreativi, le aree militari recintate non cartografabili. 2. Improduttivi di origine antropica (opere pubbliche esistenti ed infrastrutture): sono le aree appartenenti alla rete stradale e ferroviaria, considerando la sola superficie carrozzabile. Sono inclusi anche gli svincoli, gli innesti, i parcheggi, gli aeroporti, i depuratori, le fosse per liquami, gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e le discariche, le centrali elettriche, le dighe e i bacini artificiali non produttivi, le cave in attività. 3. Improduttivo naturale: sono le aree appartenenti a laghi naturali e artificiali, ove la profondità sia superiore a 10 metri o situati ad un’altitudine superiore ai 2000 metri e le aree caratterizzate dalla presenza di rocce nude o ghiacciai e nevai perenni. Come per il precedente Piano Faunistico Venatorio Provinciale, per l’aggiornamento dei dati relativi alla superficie del TASP si è optato per l’utilizzo di un Sistema Informativo Territoriale (SIT), appoggiandosi al corpo di dati informatizzati attualmente esistenti e derivanti dalla cartografia ufficiale prodotta a livello regionale. In considerazione del fatto che il TASP è in continua evoluzione, dovuta al costante incremento di urbanizzazione del territorio provinciale, è importante che in concomitanza della scadenza di ogni Piano venga effettuato un aggiornamento del calcolo delle superfici di TASP disponibili sull’intero territorio provinciale; sarà inoltre importante anche una valutazione in

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tempo reale dell’impatto delle nuove grandi opere realizzate sul territorio nei prossimi anni.

2.2.1 METODOLOGIE ADOTTATE

Come già anticipato nel precedente paragrafo, lo strumento utilizzato per la valutazione e la definizione delle superfici di TASP è costituito da un Sistema Informativo Territoriale (SIT). Le motivazioni che hanno condotto alla scelta di adottare questa metodologia sono di seguito illustrate: • questo approccio consente di raggiungere gradi di precisione più elevati rispetto alle tecniche tradizionali, di automatizzare quanto più possibile le operazioni di rilievo planimetrico e di integrazione dei dati cartografici, permettendo, allo stesso tempo, di definire protocolli operativi rigorosi e ripetibili; • i SIT assolvono efficacemente e in modo rigoroso alle funzioni di classificazione del territorio e di calcolo delle superfici, eliminando tutte quelle problematiche dovute a errori umani, quali imprecisioni nella misurazione delle aree o il considerare più di una volta la superficie di un poligono ricadente più volte in categorie normate ai fini del calcolo della superficie agro-silvo-pastorale; • questi sistemi consentono di velocizzare le procedure di calcolo e di gestire simultaneamente e in modo integrato dati di origine differente. Un ulteriore vantaggio derivante dall'utilizzo di un Sistema Informativo Territoriale è il fatto che gran parte delle basi cartografiche adottate sono parte della Carta Tecnica Regionale della Regione Lombardia, e vengono attualmente fornite dalla Regione stessa in modo da essere immediatamente utilizzabili sui più diffusi Sistemi Informativi Territoriali, minimizzando errori o imprecisioni dovute ad esempio a digitalizzazione manuale. Pertanto, grazie a tutte le caratteristiche sopra elencate, è risultato possibile effettuare una valutazione rigorosa del TASP.

2.2.2 DEFINIZIONE DEL PROTOCOLLO DI CALCOLO

Il protocollo di seguito presentato integra le disposizioni previste ai sensi della normativa nazionale e regionale vigente con le possibilità di analisi spaziale che i Sistemi Informativi Territoriali sono in grado di offrire. La tecnica adottata è denominata "sovrapposizione topologica" ( spatial overlay ), e prevede le seguenti fasi operative: • scomposizione del territorio in parcelle sulla base di determinate caratteristiche fisiografiche e morfologiche; • isolamento di aree che soddisfino precisi requisiti a seguito di successive esclusioni.

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2.2.2.1. DATI DI BASE

Il materiale di partenza è costituito dalla Carta di Uso del Suolo Agricolo e Forestale della Regione Lombardia (DUSAF versione 2.1), basata sull’interpretazione delle ortofoto digitali a colori relative ai voli del 2007. Tale carta classifica l’intero territorio regionale e, di conseguenza, provinciale, in base a precisi criteri, ad una risoluzione spaziale equivalente a quella di una base topografica in scala 1:10.000. Da questa cartografia si possono estrarre le informazioni relative alla distribuzione del tessuto urbano e, in generale, alla distribuzione di infrastrutture antropiche o delle tipologie di uso del suolo da parte dell’uomo che rendano “improduttivo” un territorio sotto il profilo agro-silvo-pastorale. A integrazione di tale base di dati, è stata presa in considerazione anche la Cartografia Tecnica Regionale Vettoriale in scala 1:10.000 (CT10) per l’individuazione di infrastrutture antropiche di dimensioni minime (tessuto urbano puntiforme, aree estrattive puntiformi), o a sviluppo essenzialmente lineare (reti stradale e ferroviaria), non riportate o parzialmente riportate nella cartografia DUSAF. Un’ulteriore integrazione è stata ottenuta con l’utilizzo di alcuni strati informativi derivanti dal Sistema Informativo Territoriale Provinciale, a cura del settore Territorio ed Urbanistica della Provincia di Varese, i cui metadati dimostrassero un aggiornamento più recente rispetto agli strati informativi provenienti dal portale cartografico regionale precedentemente citati. Sono stati considerati anche strati accessori corrispondenti alla perimetrazione degli Ambiti Territoriali e del Comprensorio Alpino di Caccia, in modo tale da poter scorporare le superfici per ogni ambito e/o comprensorio, nonché il confine effettivo del territorio provinciale, proveniente dal repertorio cartografico regionale ufficiale CT10.

2.2.2.2. IDENTIFICAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER LA DEFINIZIONE DEL TASP

Sulla base dei criteri legislativi che definiscono il TASP è stata realizzata la prima fase di analisi che ha portato ad una riclassificazione del territorio in termini di produttivo (e quindi agro-silvo-pastorale) piuttosto che improduttivo. Successivamente sono stati identificati gli strati informativi, riportati nella seguente tabella (Tabella 2.1), contenenti gli elementi di base da escludere dalla superficie totale del territorio provinciale, per la creazione degli strati secondari utilizzati per il calcolo vero e proprio.

20 Analisi del territorio

Tabella 2.1 - Descrizione degli elementi del territorio provinciale da escludere per il calcolo del TASP. Improduttivo di origine antropica Aree all'interno di ambiti urbani, definite dalla Carta di Uso del Suolo Agricolo e Forestale (DUSAF 2.1) appartenenti alle seguenti classi: 111 - Tessuto urbano continuo 112 - Insediamento discontinuo Superfici urbanizzate 121 - Zone produttive ed insediamenti di grandi impianti pubblici e privati 134 - Aree degradate non utilizzate e non vegetate 141 – Aree verdi urbane 142 – Aree sportive e ricreative. Aree appartenenti alla rete stradale , considerando la sola superficie asfaltata in base alle informazioni contenute nella classificazione della rete viaria regionale derivata dalla Carta Tecnica Regionale della Regione Lombardia (CT10) e dalla cartografia ufficiale della Provincia di Varese. Aree appartenenti alla rete ferroviaria , considerando la sola superficie rotabile in base alle informazioni contenute nella classificazione della rete Opere pubbliche esistenti e ferroviaria regionale derivata dalla Carta Tecnica infrastrutture Regionale della Regione Lombardia (CT10). Aree definite dalla Carta di Uso del Suolo Agricolo e Forestale (DUSAF 2.1) appartenenti alle seguenti classi: 122 – Reti stradali, ferroviarie e spazi accessori 124 – Aeroporti ed eliporti 131 – Cave 132 – Discariche 133 – Cantieri. Improduttivo naturale Aree appartenenti a laghi naturali e artificiali dove la profondità sia maggiore di 10 m, identificate Idrografia mediante ricostruzione tridimensionale delle cuvette lacustri e successiva ricostruzione dell'isobata dei 10 m.

La superficie asfaltata delle strade è stata ricavata a partire dallo strato informativo lineare relativo al grafo della rete stradale, creando, su entrambi i lati di ciascun elemento lineare, una fascia ( buffer ) di ampiezza pari alla metà della classe di larghezza standard della carreggiata stradale, secondo le classi indicate in tabella (Tabella 2.2), desunte da CT10.

Tabella 2.2 - Classi di larghezza stradale. Larghezza utilizzata per la creazione del Classe di larghezza CT10 buffer > 8 m 4,5 m 6÷8 m 3,5 m 3,5 ÷6 m 2,5 m

21 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Allo stesso modo, anche per le ferrovie è stato generato uno strato secondario creando, su entrambi i lati di ciascun elemento lineare, un buffer di ampiezza pari alla metà della classe di larghezza della sede ferroviaria, determinata in funzione del numero di binari, secondo quanto riportato nella tabella seguente (Tabella 2.3).

Tabella 2.3 - Classi di larghezza per la rete ferroviaria. Larghezza utilizzata per la creazione del Numero di binari da CT10 buffer Linea a binario singolo 3 m Linea a binario doppio 5 m Linea a binario triplo 7 m Linea a binario quadruplo 9 m Non valutabile 3 m

Si è altresì tenuto conto dei tratti stradali e/o ferroviari in galleria, onde non ricomprenderli nel computo generale. A tale proposito va sottolineato che tali informazioni (archi lineari in galleria) non risultano più presenti nei prodotti CT10 offerti da Regione Lombardia: sono pertanto stati utilizzati i grafi lineari relativo al prodotto CT10 del 2003, che ancora possedeva tali informazioni, considerando di conseguenza invariato rispetto a tale epoca lo stato delle opere in galleria attualmente presenti. AI termine del processo di riclassificazione, sono state quindi scorporate dal territorio provinciale tutte quelle aree che, secondo i criteri sopra descritti, non soddisfano la definizione di TASP. Il restante territorio, pertanto, è stato considerato interamente come TASP.

2.2.2.3. CALCOLO DELLE SUPERFICI

Gli strati approntati mediante le procedure sopra esposte sono stati uniti mediante tecniche di polygon overlay , preservando, in campi denominati in maniera identica al nome dello strato di origine, una variabile numerica indicatrice dell’appartenenza (valore pari a 1, 0 in caso contrario) di una data porzione di territorio a uno (o più) strati di base, a formare uno strato informativo finale (TASP_scorporo.shp), contenente tutti i possibili contributi utili al calcolo delle superfici, ed allegato alla presente relazione. Successivamente, si è proceduto alla misurazione delle superfici a partire dallo strato informativo sopra descritto, attraverso una serie di interrogazioni successive e mutuamente esclusive, effettuate sulla tabella degli attributi, i cui risultati sono stati riportati in un apposito foglio elettronico, allegato alla presente relazione. Il sistema ha restituito valori di superficie in metri, significativi alla seconda cifra decimale, successivamente trasformati in ettari e arrotondati a due cifre significative.

22 Analisi del territorio

Tutti i calcoli di superficie sono stati effettuati in doppia precisione (64 cifre decimali significative). Inizialmente è stata valutata la superficie totale, ripartita per Ambiti Territoriali di Caccia e per il Comprensorio Alpino di Caccia. È stata quindi calcolata la superficie improduttiva ripartita in improduttivo di origine antropica e improduttivo di origine naturale. È importante rilevare come le superfici occupate dalla carreggiata delle strade e dalle reti ferroviarie siano state calcolate soltanto nella porzione extraurbana, dal momento che le porzioni urbane sono già comprese negli ambiti urbani. Per quanto riguarda le superfici improduttive di origine naturale coinvolte nel calcolo della superficie improduttiva, nel territorio provinciale non sono risultate presenti: • aree caratterizzate dalla presenza di roccia nuda; • aree caratterizzate dalla presenza di ghiacciai e nevi perenni; • corpi d'acqua (naturali e artificiali) a quote superiori a 2000 m. Per quanto riguarda la provincia di Varese è stata pertanto considerata improduttiva la sola superficie dei laghi con profondità superiore a 10 m, calcolata rispetto al profilo dell'isobata dei 10 m. L'esatto andamento dell'isobata dei 10 m è stato ottenuto mediante la ricostruzione tridimensionale delle cuvette lacustri dei seguenti bacini: Lago Maggiore, Lago Ceresio, (limitatamente alla porzione in territorio italiano provinciale), Lago di Varese, Lago di Ghirla, Lago di Monate, già operato nell'ambito del progetto SIT-Fauna, e mantenuto invariato. Non sono stati considerati il laghi di Comabbio e di Biandronno, caratterizzati da profondità massima inferiore a 10 m, e il Lago Delio, in quanto caratterizzato da continue e irregolari variazioni di profondità. La somma di tutte le superfici improduttive consente di quantificare la superficie improduttiva totale. La superficie del TASP si ottiene per differenza tra la superficie di tutto il territorio provinciale e la superficie improduttiva complessiva.

2.2.3 RISULTATI DEL CALCOLO DEL TASP

Sono di seguito presentati i risultati dei calcoli che hanno portato alla determinazione del TASP, arrotondati alla prima cifra decimale.

Tabella 2.4 - Superficie totale del territorio provinciale suddivisa in unità di gestione e percentuali rispetto alla superficie totale della provincia. Unità di gestione Superficie % CAC1 10075.2 8.4 ATC1 40563.0 33.8 ATC2 47112.1 39.2 ATC3 22423.3 18.7 Totale 120173.5 100.0

23 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.2.3.1. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA ANTROPICA DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Tabella 2.5 - Improduttivo di origine antropica suddiviso in unità di gestione. Aree urbane e infrastrutture (comprese le infrastrutture pertinenti alle reti viarie e ferroviarie) Unità di gestione Superficie % CAC1 703.7 7 ATC1 7404.3 18.3 ATC2 11862.7 25.2 ATC3 8584.4 38.3 Totale 28555.1 23.8 Sedi stradali extraurbane (esclusi i tratti in galleria, viadotto e inserzioni con rete ferroviaria, comprese le infrastrutture di pertinenza) Unità di gestione Superficie % CAC1 95.0 0.9 ATC1 270.6 0.7 ATC2 542.0 1.2 ATC3 292.0 1.3 Totale 1199.6 1.0 Sedi ferroviarie extraurbane (esclusi tratti in galleria e viadotto, compresi tratti comuni alla rete stradale, e le infrastrutture di pertinenza) Unità di gestione Superficie % CAC1 25.6 0.3 ATC1 38 0.1 ATC2 132.8 0.3 ATC3 96.6 0.4 Totale 293 0.2 NB. Le % sono calcolate rispetto alla superficie totale della relativa unità di gestione; nel caso dei totali provinciali la percentuale è calcolata rispetto alla superficie totale provinciale.

2.2.3.2. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA DI ORIGINE NATURALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Tabella 2.6 - Improduttivo di origine naturale suddiviso in unità di gestione. Laghi naturali e artificiali a quota inferiore a 2000 m, con profondità superiore ai 10 m Unità di gestione Superficie % CAC1 1860.4 18.5 ATC1 2798.5 6.9 ATC2 3868.6 8.2 ATC3 0.0 0.0 Totale 8527.5 7.1

24 Analisi del territorio

2.2.3.3. SUPERFICIE IMPRODUTTIVA COMPLESSIVA DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Tabella 2.7 - Superficie improduttiva del territorio provinciale suddivisa in unità di gestione. Unità di gestione Superficie % CAC1 2713.5 26.9 ATC1 11612.1 28.6 ATC2 19283.6 40.9 ATC3 10561.6 47.1 Totale 44170.8 36.7

2.2.3.4. SUPERFICIE AGRO -SILVO -PASTORALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Tabella 2.8 - Superficie agro-silvo-pastorale del territorio provinciale suddivisa in unità di gestione. Unità di gestione Superficie % CAC1 7361.7 73.1 ATC1 28950.8 71.4 ATC2 27828.5 59.1 ATC3 11861.7 52.9 Totale 76002.7 63.2

2.2.3.5. QUANTIFICAZIONE DEL TERRITORIO AGRO -SILVO -PASTORALE

Tabella 2.9 - Sommario dei calcoli relativi alla quantificazione del territorio agro-silvo-pastorale. Superficie totale del territorio provinciale [ha] Zona Alpi 10075.2 Fuori Zona Alpi 110098.3 Superficie improduttiva [ha] Zona Alpi 2713.5 Fuori Zona Alpi 41457.3 Superficie agro-silvo-pastorale [ha] Zona Alpi 7361.7 Fuori Zona Alpi 68641.0

2.3. QUANTIFICAZIONE DELLA PORZIONE DI TASP DA SOTTOPORRE A TUTELA

Nota la superficie totale del TASP è possibile valutarne la porzione che, secondo le normative vigenti, deve essere destinata a protezione della fauna. Infatti, ai sensi dell’articolo 13 comma 3 della L.R. 26/93 e successive

25 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese modificazioni “ Il territorio agro-silvo-pastorale della regione è destinato, per una quota dal dieci al venti per cento in zona Alpi e per una quota dal venti al trenta per cento nel restante territorio, a protezione della fauna selvatica ”. Al fine di definire la superficie complessiva del Territorio Agro-Silvo-Pastorale utile alla fauna protetta, è possibile scorporare le aree entro le quali l’esercizio venatorio sia precluso, in quanto già oggetto di forme di tutela, considerando ex lege le seguenti casistiche, al netto delle sovrapposizioni fra istituti: • aree appartenenti al TASP comprese all’interno di Parchi Naturali Regionali (PNR) (articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e successive modificazioni); • aree appartenenti al TASP comprese all’interno di Riserve Naturali (RN) (articolo 43, comma 1, lettera b, della L.R. 26/93 e successive modificazioni), escluse quelle ricadenti in altri istituti di tutela; • aree appartenenti al TASP comprese all’interno di Oasi di Protezione (OP) (articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. Lombardia 26/93 e successive modificazioni); • aree appartenenti al TASP comprese all’interno di Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), (articolo 43, comma 1, lettera c, della L.R. 26/93 e successive modificazioni); • aree appartenenti al TASP comprese in una fascia entro i 100 metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro e nel raggio di 50 metri da vie di comunicazione ferroviaria e da strade carrozzabili extraurbane (articolo 43, comma 1, lettera e, della L.R. 26/93 e successive modificazioni); • aree appartenenti al TASP designate come Fondi chiusi o rustici (FCR) in base a quanto depositato presso la Regione Lombardia ovvero presso gli uffici della Provincia (articolo 37 della L.R. 26/93 e successive modificazioni).

2.3.1 AREE PROTETTE

Nei paragrafi seguenti verrà riportata una descrizione delle diverse tipologie di aree protette presenti in Provincia di Varese, suddividendole per unità di gestione (CAC/ATC) e riportandone le superfici ricadenti nel Territorio Agro- Silvo-Pastorale escluso dall’esercizio venatorio. Si è fatto riferimento alle aree protette attualmente citate nel vigente Piano Faunistico-Venatorio.

26 Analisi del territorio

2.3.1.1. PARCHI E RISERVE NATURALI

Tabella 2.10 - Valori della superficie totale e agro-silvo-pastorale relativi alle aree protette del territorio provinciale (OAR.: Oasi Regionale; PLIS: Parco Locale di Interesse Sovracomunale; PNR: Parco Naturale Regionale; RNO: Riserva Naturale Orientata; RNP: Riserva Naturale Parziale). Superficie Ambito N Tipologia Denominazione TASP [ha] totale [ha] CAC1 - - - 1 PNR Parco Naturale Campo dei Fiori 1536.5 1532.8 2 RNO Lago di Ganna 108.2 102.2 3 RNO Paù Majur 14.8 14.8 ATC1 4 RNO Carècc 4.4 4.2 5 RNO Monte Chiusarella 463.8 459.2 6 RNO Lago di Brinzio 17.6 16.3 7 RNP Campo dei Fiori 744.0 744.0 Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC1 1556.7 Parco Naturale della Valle del 8 PNR 2560.4 2261.5 Ticino 9 RNO Lago di Biandronno 130.3 128.1 ATC2 10 RNO Palude Brabbia 474.6 451.1 11 OAR Bruschera 39.0 31.4 12 PLIS Alto Milanese 177.7 152.4 Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC2 3024.5 Parco Naturale della Pineta di ATC3 13 PNR 1540.9 1494.9 Appiano Gentile e Tradate Totale TASP Parchi e Riserve Naturali ATC3 1494.9 Totale Provinciale 6076.2 Totale Zona Alpi 0.0 Totale fuori Zona Alpi 6076.2

2.3.1.2. OASI DI PROTEZIONE

Secondo la normativa nazionale (Legge 157/92) e regionale vigente (L.R. 26/93), le Oasi e le zone di protezione previste dalle direttive 79/409/U.E. e successive modificazioni “... sono destinate alla conservazione della fauna selvatica, con il fine di favorire l'insediamento e I'irradiamento naturale delle specie stanziali e la sosta delle migratorie, nonché di preservare il flusso delle correnti migratorie ...” (art. 17, comma 1 della L.R. 26/93). Pertanto, il principale fattore che dovrebbe guidare le scelte riguardanti l'istituzione di questi ambiti preclusi all'attività venatoria, è individuabile nella qualità e nella valenza ecologica degli habitat e in tutti quegli elementi potenzialmente idonei ad offrire rifugio, riproduzione e sosta per alcune realtà faunistiche particolarmente meritevoli di conservazione. Nonostante non siano previsti vincoli alle destinazioni d'uso dei territori compresi in questi ambiti territoriali, e sebbene assolvano ad una funzione di protezione della fauna selvatica limitatamente al contesto territoriale in cui

27 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese sono collocate, se efficacemente affiancate ad strategia globale di conservazione, le Oasi possono fornire un utile contributo nell'ambito di una strategia globale di conservazione. La valenza e il ruolo delle Oasi possono risultare rilevanti se esse sono ben distribuite sul territorio in punti strategici, come, ad esempio, lungo le principali rotte migratorie, in corrispondenza di importanti valichi montani, oppure nelle aree soggette a naturale espansione degli areali di specie stanziali, che rappresentano potenziali centri di irradiamento per un cospicuo numero di popolazioni selvatiche. In questo senso, secondo quanto indicato anche dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale – -, un'appropriata ubicazione delle oasi faunistiche a livello sia dei residui corpi idrici naturali, sia dei bacini appositamente creati per favorire la sosta e/o la nidificazione di gruppi quali anseriformi e limicoli si presterebbe positivamente agli scopi per cui questi territori sono stati concepiti. Secondo le indicazioni contenute nel Piano Faunistico-Venatorio della Regione Lombardia, i criteri su cui basare I’individuazione delle zone protette sono i seguenti: • ambiente idoneo per la specie da proteggere e caratterizzato da un’elevata diversità ambientale; • antropizzazione scarsa, rete stradale e viabilità interna ridotta; • confini razionali, possibilmente impostati su strade o corsi d'acqua o altri elementi geografici di rilievo; • le distanze tra le zone protette devono consentire gli scambi tra i nuclei di popolazione. Da non dimenticare, infine, è l'utilità delle oasi nell'ambito di programmi di reintroduzione e/o ripopolamento di specie in comprensori con caratteristiche ambientali favorevoli al loro reinsediamento, così come previsto sia dalla legge 157/92 sia dalla L.R. 26/93 (art.17, comma 4). Sul territorio sono attualmente presenti 15 Oasi di Protezione, di cui una (Val Dumentina) localizzata in Zona Alpi e le restanti al di fuori della Zona Alpi. Complessivamente queste oasi ricoprono una superficie pari a 1985.4 ha di TASP. Di seguito (Tabella 2.11) è presentato l'elenco delle Oasi di istituzione provinciale con le relative denominazioni e superfici.

Tabella 2.11 - Oasi di Protezione istituite dall'Amministrazione Provinciale di Varese, con relativi valori di superficie totale e agro-silvo-pastorale.

28 Analisi del territorio

Superficie tot. Ambito N Denominazione Oasi TASP [ha] [ha] Zona Alpi 1 Val Dumentina 249.9 246.8 Totale 246.8 2 Monte Nudo 211.9 211.9 3 Lago di Ghirla 48.5 36.8 4 Torbiera di Mombello 88.1 72 5 Sacro Monte 127.2 120.9 6 CCR Ispra 156.9 48.1 7 Travedona Monate 121.3 71.2 Lago di Varese (porzione 335.1 242.3 ATC1) 8 Fuori Zona Alpi Lago di Varese (porzione 354 206.9 ATC2) 9 Monastero di 86.7 28.1 10 Lagozza di 9 8.7 11 La Bozza 7.3 6.2 12 Cascina Semprevento 421.8 392.1 13 Lonate Pozzolo 339.8 263.7 14 Scavi di Castelseprio 20.5 19.8 15 Fontanili 9.8 9.8 Totale 1738.5 Totale provinciale 1985.3

2.3.1.3. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA

Le Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), sulla base delle disposizioni di legge (legge 157/92, L.R. 26/93) “sono destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, al suo irradiamento nelle zone circostanti ed alla cattura della medesima per l’immissione sul territorio in tempi e condizioni utili all’ambientamento, fino alla ricostituzione ed alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale del territorio” (art. 18, comma 1 della L.R. 26/93). Sempre ai sensi del sopraccitato articolo, le ZRC devono essere istituite in territori non destinati a coltivazioni specializzate o suscettibili di particolare danneggiamento per la rilevante concentrazione della selvaggina stessa. Questo tipo di istituto riveste, pertanto, un ruolo rilevante in quanto fornisce una dotazione annua di selvaggina naturale per l'immissione sul territorio cacciabile o in altri ambiti protetti. Inoltre, esiste la possibilità di uno sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso I'irradiamento naturale nel territorio limitrofo. Ai fini di una corretta scelta e gestione dei siti da destinare a ZRC, l’ISPRA e la Regione Lombardia, forniscono alcune indicazioni e suggerimenti tecnici che si possono così sintetizzare: • come riportato per le Oasi di protezione, basare l'identificazione di una Zona di Ripopolamento e Cattura sull'idoneità dell'ambiente per la specie da produrre;

29 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

• programmare eventuali interventi mirati di ripristino ambientale al fine di incrementare la capacità produttiva di questi territori; • definire i confini di queste zone con uno sviluppo quanto più lineare possibile e in coincidenza con confini naturali facilmente sorvegliabili; • valutare il possibile impatto negativo che la presenza di elevate densità faunistiche può determinare a carico delle attività agricole. Attualmente nel territorio provinciale è presente un’unica Zona di Ripopolamento e Cattura, quella di Angera, presentata nella tabella seguente (Tabella 2.12).

Tabella 2.12 - Zone di Ripopolamento e Cattura presenti sul territorio provinciale, con relativi valori di superficie totale e agro-silvo-pastorale e percentuali di territorio agro-silvo-pastorale tutelato. Denominazione ZRC Superficie tot. [ha] TASP [ha] Angera 186 166.5

2.3.2 GENERAZIONE DEGLI STRATI INFORMATIVI PER IL CALCOLO DELLE FASCE DI RISPETTO

Ai fini del calcolo delle fasce di rispetto di cui all’articolo 43, comma e, della L.R. 26/93 e successive modificazioni, a partire dallo strato informativo relativo alle aree all’interno degli ambiti urbani, è stato creato uno strato secondario, generando un buffer di ampiezza pari a 100 m nell'intorno di ciascun poligono urbano. A partire dallo strato relativo alle superfici asfaltate della rete viaria, è stato creato uno strato secondario generando una fascia di rispetto di ampiezza pari a 50 m nell'intorno di ciascun elemento della rete viaria. A partire dallo strato contenente le superfici rotabili, è stato creato uno strato secondario generando una fascia di rispetto di ampiezza pari a 50 m nell'intorno di ciascun elemento della rete ferroviaria. Sono stati considerati gli elementi poligonali classificati come TASP, ricadenti nelle fasce di diveto sopra descritte e all'esterno di TASP comunque già tutelato.

2.3.2.1. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI STRADALI EXTRAURBANE

Tabella 2.13 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce di rispetto relative alla rete viaria extraurbana. Unità di gestione Superficie CAC1 698.6

30 Analisi del territorio

Unità di gestione Superficie ATC1 1559.4 ATC2 1576.2 ATC3 896.5 Totale 4730.68 Zona Alpi 698.6 Fuori Zona Alpi 4032.1

2.3.2.2. FASCIA DI RISPETTO DI 50 M DALLE SEDI FERROVIARIE EXTRAURBANE

Tabella 2.14 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce di rispetto relative alla rete ferroviaria extraurbana (esclusi i tratti in con sedi stradali). Unità di gestione Superficie CAC1 14.3 ATC1 68.3 ATC2 183.2 ATC3 28.6 Totale 294.4 Zona Alpi 14.3 Fuori Zona Alpi 280.1

2.3.2.3. FASCIA DI RISPETTO DI 100 M DALLE AREE URBANE

Tabella 2.15 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce di rispetto relative alle aree urbane. Unità di gestione Superficie CAC1 971.3 ATC1 6426.9 ATC2 7710.3 ATC3 3902.9 Totale 19011.4 Zona Alpi 971.3 Fuori Zona Alpi 18040.1

2.3.2.4. SUPERFICIE TOTALE DELLE FASCE DI RISPETTO

Tabella 2.16 - Territorio Agro-Silvo-Pastorale ricadente nelle fasce di rispetto, suddiviso in unità di gestione, al netto delle eventuali sovrapposizioni. Unità di gestione Superficie CAC1 1684.2 ATC1 8054.6 ATC2 9469.7 ATC3 4828

31 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Totale 24036.5 Zona Alpi 1684.2 Fuori Zona Alpi 22352.3

2.3.3 CALCOLO DELLE SUPERFICI PROTETTE

A partire dal valore di superficie totale di TASP è stato quindi possibile valutare l’estensione del territorio complessivamente sottoposto a tutela, comprendente: • aree ricadenti all’interno di Parchi e Riserve Naturali, tutelate per effetto di altre leggi; • aree ricadenti nelle Oasi di protezione e nelle Zone di Ripopolamento e Cattura istituite dalla Provincia; • aree ricadenti nelle fasce di rispetto. Nella seguente tabella riassuntiva (Tabella 2.17), sono presentate le superfici di TASP per le aree sottoposte a tutela e le rispettive percentuali rispetto al TASP utile alla fauna, distinte nelle tre tipologie sopra illustrate.

Tabella 2.17 - Quantificazione del TASP complessivamente sottoposto a tutela. CAC1 ATC1 ATC2 ATC3 Zona Alpi Fuori Zona Alpi ha ha ha ha ha % ha % Parchi e Riserve 0 1556.7 3024.5 1494.9 0 6076.2 Oasi e ZRC 246.8 640.1 1238.9 26 246.8 1905 Fasce di rispetto 1684.2 8054.6 9469.7 4828 1684.2 22352.3 Totale zone 1931.1 10251.4 13733.1 6348.9 1931.1 26.2 30333.5 44.2 protette

Come si può osservare dalla Tabella 2.17, la percentuale di TASP complessivamente protetto in Zona Alpi è pari al 26.2%, mentre al di fuori della Zona Alpi è pari al 44,2%. Tali valori soddisfano pienamente i limiti imposti dall’art. 13 della L.R. 26/93.

2.4. ASPETTI FAUNISTICO-VENATORI

2.4.1 ORGANIZZAZIONE FAUNISTICO -VENATORIA DEL TERRITORIO

2.4.1.1. PARCHI REGIONALI E PARCHI LOCALI DI INTERESSE SOVRACOMUNALE

I Parchi regionali sono enti approvati e istituiti con legge regionale e per il territorio di loro competenza elaborano dei Piani Territoriali di Coordinamento che hanno valenza sovracomunale. Nei Parchi regionali la normativa vigente permette l'attività venatoria a esclusione delle aree a Parco Naturale e a Riserva naturale in cui vige il divieto di caccia ai sensi

32 Analisi del territorio

della legge n. 394/91. La perimetrazione di queste aree è contenuta nei relativi Piani Territoriali di Coordinamento. In provincia di Varese sono presenti: il Parco Regionale Campo dei Fiori, il Parco Lombardo della Valle del Ticino e il Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate (Figura 2.1). I Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS) sono istituiti con delibera della Giunta Regionale e non hanno la facoltà di istituire al loro interno il divieto di caccia ai sensi della L. n. 394/91 a meno che non coincidano, in tutto o in parte, con le aree a Parco naturale, le Riserve naturali dei Parchi regionali o le zone a tutela provinciali. In provincia di Varese sono attualmente presenti 8 PLIS, di cui 4 interessano esclusivamente il territorio provinciale e 4 PLIS interprovinciali (Figura 2.1).

PLIS presenti interamente sul territorio provinciale:

• Fontanile di San Giacomo Atto di riconoscimento: Delibera di Giunta Provinciale n. 240 del 06/07/2005 Modalità di gestione: Ente gestore unico, Parco Fontanile di S. Giacomo Comune: Superficie (ha): 379,11 • Parco Primo Maggio Atti di riconoscimento: Delibera del Consiglio Regionale n.1205 del 04/12/1975 Modalità di gestione: Ente gestore unico, Parco Primo Maggio Comune: MaL.N.ate Superficie (ha): 3,37 • Parco Rile Tenore Olona Atti di riconoscimento: Delibera di Giunta Provinciale n.46 del 22/02/2006 Modalità di gestione: Convenzione Comuni: Castiglione Olona, , , Castelseprio, , Gornate Olona, Lozza, Comune capofila: Castiglione Olona Superficie (ha): 1451,58 • Parco del Medio Olona Atto di riconoscimento: Delibera di Giunta Provinciale n. 96 del 29/03/2006 Modalità di gestione: Convenzione Comuni: , , , , , Comune capofila: Fagnano Olona Superficie (ha): 625,70

33 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

• Parco Golfo della Quassa Atti di riconoscimento: Delibera di Giunta Provinciale n. 57 del 16/02/2010 Comuni: Ranco, Ispra Comune capofila: Ranco Superficie (ha): 1559,41

PLIS interprovinciali:

• Bosco del Rugareto Atti di riconoscimento: Delibera di Giunta Provinciale di Varese n. 315 del 28/09/2005; Delibera di Giunta Provinciale di Milano n. 147 del 08/03/2006 Modalità di gestione: Convenzione Comuni: (VA), Gorla Minore (VA), Marnate (VA), Rescaldina (MI) Comune capofila: Cislago (VA) Province di: Milano, Varese Superficie (ha): 1264 • Parco Alto Milanese Atto di riconoscimento: Delibera di Giunta Regionale n. 4/25200 del 27/10/1987 Modalità di gestione: Consorzio Comuni: Busto Arsizio (VA), Castellanza (VA), Legnano (MI) Province di: Milano, Varese Superficie (ha): 359 Per effetto di un’ordinanza comunale, nel territorio del PLIS che rientra in provincia di Varese è vietata l’attività venatoria. • Parco della Valle del Lanza Atti di riconoscimento: Delibera di Giunta Regionale n. 7/8967 del 30/04/2002; Delibera di Giunta Provinciale di Como n. 245/12791 del 06/11/2003 Modalità di gestione: Convenzione Comuni: Bizzarone (CO), Cagno (CO), Malnate (VA), Valmorea (CO) Comune capofila: Malnate (VA) Province di: Como, Varese Superficie (ha): 672,18 • Parco del Lura Atti di riconoscimento: Delibera di Giunta Regionale n. 6/5611 del 24/11/1995 e successiva modifica Delibera di Giunta Regionale del 33671/97 Modalità di gestione: Consorzio Comuni: Bregnano (CO), Cadorago (CO), (VA), Cermenate (CO), Guanzate (CO), Lomazzo (CO), Rovellasca (CO), Rovello Porro (CO), Saronno (VA), Lainate (MI)

34 Analisi del territorio

Province di: Como, Varese, Milano Superficie (ha): 1577

È attualmente conclusa la realizzazione dello studio di fattibilità per l’istituzione di un ulteriore PLIS sul territorio provinciale di Varese, denominato Valle della Bevera, che dovrebbe interessare i comuni di Varese, Arcisate, Cantello, , Malnate e Viggiù.

35 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.1- Attuale assetto di Parchi regionali (in verde) e Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (in giallo) in provincia di Varese.

36 Analisi del territorio

2.4.1.2. RISERVE NATURALI

In provincia di Varese sono presenti 8 Riserve Naturali (RN), di seguito elencate e riportate in Figura 2.2. • Riserva Naturale Orientata Lago di Ganna • Riserva Naturale Orientata Torbiera Paù Majur • Riserva Naturale Orientata Torbiera del Carecc • Riserva Naturale Orientata Lago di Brinzio • Riserva Naturale Orientata Martica-Chiusarella • Riserva Naturale Parziale Campo dei Fiori • Riserva Naturale Orientata Lago di Biandronno • Riserva Naturale Orientata Palude Brabbia

37 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.2 - Attuale assetto di riserve naturali presenti sul territorio proviciale.

38 Analisi del territorio

2.4.1.3. MONUMENTI NATURALI (MN)

I Monumenti Naturali (MN) presenti in provincia di Varese sono 14, elencati in Tabella 2.18, con il comune di riferimento e l’ente gestore; la localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in Figura 2.3.

Tabella 2.18 - Monumenti naturali presenti in provincia di Varese. Nome Comune Ente gestore Tipologia Laghetto della Parco regionale Monumento Motta d’Oro Campo dei fiori naturale Sorgente sulla Parco regionale Monumento SP45 in Cuvio Campo dei fiori naturale Cascata dei Parco regionale Monumento Pesegh Brinzio Campo dei fiori naturale Masso erratico di Parco regionale Monumento Brinzio Brinzio Campo dei fiori naturale Parco regionale Monumento Fonte del ceppo Varese Campo dei fiori naturale Marmitte dei giganti sul Parco regionale Monumento Vallone Varese Campo dei fiori naturale Stagno della Parco regionale Monumento Tagliata Varese Campo dei fiori naturale Forre della Parco regionale Monumento Valganna Varese Campo dei fiori naturale Monumento Sasso Cavallaccio Ranco Comune di Ranco naturale Parco regionale lombardo della Monumento Preia Buia Sesto Calende Valle del Ticino naturale Parco regionale Bene di rilevante della interesse Sass de Biss Lombardo Valle del Ticino naturalistico Parco regionale Bene di rilevante Quercia della Somma lombardo della interesse Cascina Lombardo Valle del Ticino naturalistico Gonfolite e Forre Comune di Monumento dell'Olona Castiglione Olona Castiglione Olona naturale

Il laghetto della Motta d’Oro (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo specchio d acqua in avanzato stato di interramento sul versante sud del Campo dei Fiori nel comune di Gavirate. In primavera migliaia di anfibi si recano a depositare le loro uova in questa area. La Sorgente sulla SP45 in Cuvio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una sorgente di frattura all interno di un tronco di Faggio in comune di Cuvio. La si osserva facilmente dalla strada provinciale. La Cascata dei Pesegh (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è situata a monte di un ex filanda nel comune di Brinzio; è formata dall’unione delle acque dei torrenti Frivola e Valmolina.

39 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Il Masso erratico di Brinzio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un complesso di massi di grosse dimensioni trasportati e depositati dai ghiacciai nella valle di Intrino, a 750 m circa, sul versante nord del Campo dei Fiori. La Fonte del ceppo (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è una sorgente di origine carsica attiva tutto l’anno in comune di Varese. Le Marmitte dei giganti sul Vallone (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono forme di abrasione prodotte dall azione erosiva dell acqua a nord dell'abitato di Velate nel comune di Varese. Lo Stagno della Tagliata (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un piccolo stagno alimentato da acqua di falda in localita Tagliata nel comune di Varese. Importante per la presenza di una buona popolazione di tritone crestato e per la deposizione di uova da parte di numerose specie di anfibi. Le Forre della Valganna (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) sono profonde incisioni a pareti ripide, erose dall’acqua, ad alcune centinaia di metri a nord delle Grotte della Valganna nei comuni di Varese e Induno Olona. Il Sasso Cavallaccio (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un colossale masso erratico di origine morenica (5 m x 8 m), si trova Comune di Ranco. Il suo nome, Sass Cavalasc, secondo la tradizione popolare, deriva dal fatto che la parte sporgente richiama vagamente la forma della testa di un cavallo. La Preia Buia (LR n. 86 del 30/11/83 art. 24) è un megalito istoriato di serpentino (roccia verde e luminosa), con presenza di numerosi petroglifi a carattere simbolico eseguiti in età preistorica. È affiancato da altri massi erratici, sui quali sono presenti altri petroglifi. Il Sass de Biss o Sasso della Serpe (DGR n. 7/5983 del 02/08/01 - Approv. PTC P.Ticino) è una grande pietra verdastra in gran parte interrata. Si trova nel comune di Somma Lombardo. Quercia della Cascina (DGR n. 7/5983 del 02/08/01 - Approv. PTC P.Ticino). Il sito Gonfolite e Forre dell'Olona è caratterizzato dalla presenza di fenomeni geologici e geomorfologici rilevanti con affioramenti a vista di gonfolite (Forra dei Mulini) nel territorio di Castiglione Olona.

40 Analisi del territorio

Figura 2.3 - Attuale assetto dei monumenti naturali presenti in provincia di Varese.

41 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.4.1.4. SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA E ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE

All’interno del territorio provinciale sono presenti 22 SIC, 4 ZPS e 1 SIC/ZPS, di seguito elencati. La localizzazione sul territorio provinciale è mostrata in Figura 2.4.

Siti di importanza comunitaria (SIC)

• Valle Veddasca • Alnete del Lago di Varese • Lago di Biandronno • Palude Brabbia • Lago di Comabbio • Lago di Ganna • Palude Bruschera • Sabbie d’Oro • Torbiera di Cavagnano • Monti della Valcuvia • Monte Sangiano • Palude Bozza Monvallina • Versante Nord del Campo dei Fiori • Grotte del Campo dei Fiori • Monte Martica • Monti Legnone e Chiusarella • Sorgenti del Rio Capricciosa • Brughiera del Vigano • Paludi di Arsago • Brughiera del Dosso • Ansa di Castelnovate • Turbigaccio • Pineta pedemontana di Appiano Gentile

Zone di protezione speciale (ZPS)

• Palude Brabbia • Lago di Varese

42 Analisi del territorio

• Canneti del Lago Maggiore • Boschi del Ticino • Campo dei Fiori

43 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.4 - Attuale assetto di SIC (in verde) e ZPS (in giallo) presenti in provincia di Varese.

44 Analisi del territorio

2.4.1.5. OASI DI PROTEZIONE DELLA FAUNA

In Provincia di Varese sono presenti 16 Oasi di Protezione (OP) della fauna, di seguito elencate, con la relativa superficie complessiva, e riportate in Figura 2.5. • Oasi della Bruschera Questa Oasi, ubicata in comune di Angera, è stata istituita dalla Regione Lombardia con DGR n. 34934 del 19/07/1988. • Val Dumentina • Monte Nudo • Lago di Ghirla • Torbiera di Mombello • Sacro Monte • CCR di Ispra • Travedona Monate • Lago di Varese • Monastero di Luvinate • Lagozza di Besnate • La Bozza • Cascina Semprevento • Lonate Pozzolo • Scavi di Castelseprio • Fontanili

45 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.5 - Attuale assetto di Oasi di protezione presenti in provincia di Varese.

46 Analisi del territorio

2.4.1.6. ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA

In provincia di Varese è attualmente presente una sola Zona di Ripopolamento e Cattura (ZRC), denominata “Angera”, in comune di Angera. La localizzazione è mostrata in Figura 2.6.

47 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.6 - Localizzazione della ZRC Angera.

48 Analisi del territorio

2.4.1.7. FONDI CHIUSI E RUSTICI

Al momento attuale, in provincia di Varese non sono presenti fondi chiusi, né rustici.

2.4.1.8. ZONE DI RIFUGIO E AMBIENTAMENTO

Attualmente nel territorio del CAC Nord Verbano non sono presenti Zone di Rifugio e Ambietamento. Nel territorio dell’ATC 1 al momento attuale sono attive 5 zone di rifugio e ambientamento, nelle località di seguito elencate: • Sette Termini • Alpe Calorescio • Cave Reiner • Mustonate • Pian Nave La localizzazione delle zone rosse all’interno dell’ATC 1 è mostrata in Figura 2.7. Nel territorio dell’ATC 2 sono state individuate e tabellate alcune aree ubicate su parte del territorio dei comuni di , , Taino, Sesto Calende, Busto Arsizio, Angera, e . Un’altra zona rossa, denominata Fontanili, è presente nei comuni di Gallarate e Besnate. La perimetrazione di tali aree non è stata resa disponibile. Nel territorio dell’ATC 3 sono state individuate e tabellate alcune aree ubicate su parte del territorio dei comuni di Gerenzano, , Oggiona S.Stefano, , Fagnano Olona, Morazzone, e .

49 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.7 - Localizzazione delle zone rosse presenti all’interno dell’ATC 1.

50 Analisi del territorio

2.4.1.9. AZIENDE FAUNISTICO -VENATORIE E AZIENDE AGRI -TURISTICO - VENATORIE

In provincia di Varese sono presenti attualmente 6 Aziende Faunistico- Venatorie e una Azienda Agrituristico-Venatoria, di seguito elencate nella Tabella 2.19 con la relativa superficie in concessione e riportate in Figura 2.8.

Tabella 2.19 - Aziende Faunistico-Venatorie e Aziende Agri-Turistico- Venatorie presenti in provincia di Varese. Superficie tot. Ambito N Denominazione AFV e AATV TASP [ha] [ha] ATC 1 1 AFV Cantello 665.9 526.8 ATC 2 2 AFV Jerago e Uniti 684.8 590.4 ATC 2 3 AFV 409.7 392.2 ATC 2 4 AFV 530.8 498.1 ATC 2 5 AFV Maddalena del Dosso 507.0 427.7 ATC 3 6 AFV Locate Varesino 151.3 123 ATC 3 7 AATV Bozzente 135.8 125.7 Totale 3085.2 2683.9

L'AFV di Locate Varesino, essendo a carattere interprovinciale, è stata oggetto di istruttoria da parte della Regione Lombardia, la quale ha rinnovato la concessione con Delibera n.6/23630 del 30 dicembre 1996. Successivamente, con D.G.R. n. 6/36929 del 19 giugno 1998, la Regione Lombardia ha modificato e integrato I'art. 38 della L. R. 26/93, rimandando le AFV interprovinciali all'obbligo di procedere ad una istruttoria comune con le Province interessate, per il rinnovo della concessione, fermo restando che la documentazione relativa alla gestione dell'azienda debba essere presentata alla Provincia sul cui territorio ricade la maggior parte della superficie dell'azienda; nel caso in questione, la maggior parte dell'azienda di Locate Varesino ricade nel territorio della Provincia di Como. Come riportato in tabella, attualmente in Provincia di Varese è presente la sola Azienda agrituristico-venatoria Bozzente. Complessivamente, Aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie ricoprono il 3.5% del territorio agro-silvo-pastorale della provincia. Per quanto riguarda le Aziende faunistico-venatorie esistenti, valutate nel loro insieme, mostrano una distribuzione sul territorio provinciale fortemente disomogenea, che penalizza comuni quali Arsago Seprio, , , Golasecca, comportando localmente una situazione di evidente carenza di zone utilizzabili per l’attività venatoria. Il territorio, soprattutto nelle aree di pianura, è già particolarmente povero di spazi fruibili.

51 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.8 - Attuale assetto delle AFV (in verde) e AATV (in arancione) presenti in provincia di Varese. In giallo è mostrata l’unica AFV interprovinciale.

52 Analisi del territorio

2.4.1.10. ZONE PER L ’A LLENAMENTO E L ’A DDESTRAMENTO CANI

In merito alle Zone per l’Allenamento e l’Addestramento Cani per le gare e le prove cinofile (ZAAC), all’articolo 21, comma 9, la L.R. Lombardia n. 26/93 e successive modificazioni, consente l’istituzione di tre tipi di zone, classificate in base alla possibilità o meno di svolgervi attività venatoria e al tipo di cani (da ferma, da cerca e riporto, da seguita) cui tali zone sono destinate. La materia viene altresì regolamentata dal R.R. n. 16 del 4 agosto 2003. Nella seguente Tabella 2.20 sono elencate le zone per l'addestramento e l'allenamento dei cani istituite sul territorio provinciale, distinte per tipologia (si fa riferimento alle zone con regolare autorizzazione nel corso dell’anno 2011).

Tabella 2.20 - Zone di Addestramento Cani presenti in provincia di Varese e relativa tipologia. Zone di tipo B, senza sparo, istituite per l’addestramento, funzionanti fino al 31 agosto di ogni anno Denominazione Comuni interessati Cabrì Varese Mina San Clemente Laveno Mombello, Sangiano, Caravate e Seprio Castelseprio, Carnago, Caronno Varesino e Gornate Olona Il melo , e

Zone di tipo B, senza sparo, istituite per gare cinofile nel 2011 Denominazione Comuni interessati Laghetto campi nuovi Travedona Monate Cave Rainer Arcisate Cassina Ferrara Saronno Favia Saronno /San Macario Puntale Montegrino Mustonate Varese Ronco Pra Ross Besozzo Migliarina Malgesso Cardana Castelletto Coquio Vegonno Azzate Brunello Capronno Angera Piana di Montonate Mornago Sesto Calende

53 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Taino Mottarello Morazzone Stanga e Case Nuove Gazzada Schianno Caronno Corbellaro- Madonnetta di Gornate Castiglione Olona Pollo Caronno Varesino Milanello Carnago Rovate Cassano Magnago AFV Golasecca AFV Somma Lombardo Gerenzano Cascina Maestroni Origgio

Zone di tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno Denominazione Comuni interessati Scadenza autorizzazione Albusciago Sumirago 2014 Baraggia 2012 Capricciosa Sesto Calende 2012 San Vito Caronno Pertusella 2013 Margorabbia Vegia 2012 Valdarno Cassago Magnago 2012 Il Vedré Casale Litta 2013 Bozzente Cislago 2012

Di seguito è mostrata la localizzazione delle ZAC di tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno sul territorio provinciale (Figura 2.9).

54 Analisi del territorio

Figura 2.9 - Assetto delle ZAC di tipo C con sparo funzionanti tutto l’anno sul territorio provinciale.

55 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.4.1.11. AMBITI TERRITORIALI DI CACCIA E COMPRENSORI ALPINI DI CACCIA

Il territorio provinciale risulta suddiviso in 4 unità di gestione: un Comprensorio Alpino di Caccia e 3 Ambiti Territoriali di Caccia (ATC 1 “Prealpino”, ATC 2 e ATC 3), i cui confini sono mostrati in Figura 2.10.

56 Analisi del territorio

Figura 2.10 - Attuale suddivisione del territorio provinciale in unità di gestione.

57 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Di seguito viene presentata una scheda sintetica relativa alle singole unità di gestione, con i principali elementi di caratterizzazione degli stessi.

Comprensorio Alpino di Caccia “Nord Verbano”

Comuni interessati

Tronzano Lago Maggiore Veddasca Luino Pino sulla sponda del Lago Maggiore Agra

Istituti privati presenti

Nel territorio del CANV non sono presenti istituti privati.

Istituti di protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L. 157/92) e altre tipologie

Tipologia Denominazione Oasi Val Dumentina SIC Valle Veddasca

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione venatoria 2010-2011

Area Tipologia N Residenti in provincia Vagante 191 Appostamento fisso 7 Non residenti in provincia Vagante 4 Appostamento fisso 2 Totale 204

Ambito Territoriale di Caccia n. 1 “Prealpino”

Comuni interessati

Arcisate Cuvio Azzate Duno Galliate Lombardo

58 Analisi del territorio

Bedero Valcuvia Gavirate Gazzada Schianno Biandronno Bisuschio Bodio Lomnago Grantola Brenta Induno Olona Brinzio Laveno - Mombello Brissago - Valtravaglia Lozza Luino Luvinate Cadegliano - Viconago Malnate Cantello Marchirolo Marzio Casciago Morazzone Orino Cittiglio Clivio Cocquio - Trevisago Valganna Varese Cugliate - Fabiasco Cunardo Viggiu`

Istituti privati presenti

Tipogia Denominazione A.F.V. Cantello

Istituti di protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L. 157/92) e altre tipologie

Tipologia Denominazione Parco Regionale Parco Campo dei Fiori Parco Naturale Regionale Parco Naturale Campo dei Fiori Riserva Naturale Orientata Lago di Ganna Riserva Naturale Orientata Pau Majur Riserva Naturale Orientata Carecc

59 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tipologia Denominazione Riserva Naturale Orientata Monte Chiusarella Riserva Naturale Orientata Lago di Brinzio PLIS interprovinciale Parco Valle del Lanza Oasi di protezione della fauna Monte Nudo Oasi di protezione della fauna Lago di Ghirla Oasi di protezione della fauna Monastero di Luvinate Oasi di protezione della fauna Sacro Monte Oasi di protezione della fauna Lago di Varese Oasi di protezione della fauna Lago Ceresio ZPS Parco Regionale Campo dei Fiori ZPS Lago di Varese SIC Monti della Valcuvia SIC Monte Martica SIC Torbiera di Cavagnano SIC Lago di Ganna SIC Versante Nord del Campo dei Fiori SIC Monte Legnone e Chiusarella SIC Grotte del Campo dei Fiori SIC Alnete del Lago di Varese

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione venatoria 2010-2011

Area Tipologia N Residenti in provincia Vagante 898 Appostamento fisso 131 Non residenti in provincia Vagante 64 Appostamento fisso 2 Totale 1095

Ambito Territoriale di Caccia n. 2

Comuni interessati

Albizzate Galliate Lombardo Angera Gavirate Arsago Seprio Gazzada Schianno Azzate Gemonio Bardello Golasecca Besnate Besozzo Ispra Biandronno Jerago con Orago Bodio Lomnago Laveno - Mombello

60 Analisi del territorio

Brebbia Lonate Pozzolo Brunello Malgesso Buguggiate Mercallo Busto Arsizio Cadrezzate Mornago Caravate Ranco Caronno Varesino Samarate Casale Litta Sangiano Sesto Calende Castellanza Somma Lombardo Sumirago Cazzago Brabbia Taino Cittiglio Ternate Cocquio – Trevisago Travedona - Monate Comabbio Varano Borghi Varese Vergiate Gallarate

Istituti privati presenti

Tipologia Denominazione A.F.V. Jerago ed Uniti A.F.V. Arsago Seprio A.F.V. Golasecca A.F.V. Maddalena del Dosso

Istituti di protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L. 157/92) e altre tipologie

Tipologia Denominazione Parco Lombardo della Valle del Parco Regionale Ticino Parco Naturale Regionale Parco Naturale della Valle del Ticino Riserva Naturale Regionale Orientata Lago di Biandronno Riserva Naturale Regionale Orientata Palude Brabbia PLIS provinciale Parco delle Roggie PLIS interprovinciale Parco Alto Milanese PLIS provinciale Parco del Golfo della Quassa

61 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tipologia Denominazione ZRC Barza-Barzola Oasi di protezione della fauna Torbiera di Mombello Oasi di protezione della fauna Lago di Varese Oasi di protezione della fauna CCR Ispra Oasi di protezione della fauna Travedona Monate Oasi di protezione della fauna Cascina Semprevento Oasi di protezione della fauna Lonate Pozzolo Oasi di protezione della fauna Lagozza di Besnate Oasi di protezione della fauna Fontanili Oasi Regionale Bruschera ZPS Canneti del Lago Maggiore ZPS Lago di Varese ZPS Palude Brabbia ZPS Boschi del Ticino SIC Palude Bruschera SIC Sorgenti del Rio Capricciosa SIC Paludi di Arsago SIC Brughiera del Vigano SIC Brughiera del Dosso SIC Ansa di Castelnovate SIC Turbigaccio, Boschi di Castelletto e Lanca di Bernate SIC Monte Sangiano SIC Palude Bozza-Monvallina SIC Sabbia d’oro SIC Lago di Biandronno SIC Alnete del Lago di Varese SIC Palude Brabbia SIC Lago di Comabbio

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione venatoria 2010-2011

Area Tipologia N Residenti in provincia Vagante 1034 Appostamento fisso 99 Non residenti in provincia Vagante 43 Appostamento fisso 9 Totale 1185

62 Analisi del territorio

Ambito Territoriale di Caccia n. 3

Comuni interessati

Albizzate Gorla Maggiore Brunello Gorla Minore Buguggiate Gornate Olona Busto Arsizio Jerago con Orago Cairate Carnago Lozza Caronno Pertusella Marnate Caronno Varesino Morazzone Cassano Magnago Oggiona con Santo Stefano Castellanza Olgiate Olona Castelseprio Origgio Castiglione Olona Saronno Castronno Solbiate Arno Cavaria con Premezzo Solbiate Olona Cislago Tradate Fagnano Olona Uboldo Gallarate Vedano Olona Gazzada Schianno Gerenzano

Istituti privati presenti

Tipologia Denominazione A.F.V. Interprovinciale Locate Varesino A. A.T.V. Bozzente

Istituti di protezione presenti (ai sensi della L. 394/91 e della L. 157/92) e altre tipologie

Tipologia Denominazione Parco Regionale Parco Lombardo della Valle del Ticino Parco Naturale Regionale Parco Naturale Pineta di Appiano Gentile e Tradate PLIS interprovinciale Parco Valle del torrente Lura PLIS provinciale Fontanile di San Giacomo PLIS interprovinciale Parco Valle del Lura PLIS interprovinciale Bosco del Rugareto PLIS provinciale Parco del Medio Olona PLIS provinciale Parco Rile Tenore Olona Oasi di protezione della fauna La Bozza

63 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tipologia Denominazione Oasi di protezione della fauna Scavi di Castelseprio SIC Pineta Pedemontana di Appiano Gentile

Cacciatori che hanno esercitato l’attività venatoria nella stagione venatoria 2010-2011

Residenti in provincia Vagante 670 Appostamento fisso 23 Non residenti in provincia Vagante 209 Appostamento fisso 4 Totale 906

2.4.1.12. APPOSTAMENTI FISSI

In provincia di Varese sono presenti 294 Appostamenti Fissi, di cui 265 in terraferma e 29 in lago. Nella seguente Tabella 2.21 è presentato l’elenco degli appostamenti fissi in terraferma e in lago, attualmente presenti in ciascun comune del territorio provinciale.

Tabella 2.21- Numero di appostamenti fissi presenti per comune, suddivisi per tipologia. Unità di Comune Tipo Numero gestione appostamenti fissi ATC2 Angera Terra 3 ATC2 Angera Lago 5 ATC1 Arcisate Terra 7 ATC2 Azzate Lago 2 ATC1 Azzio Terra 3 ATC1 Barasso Terra 2 ATC1 Bedero Terra 5 Valcuvia ATC1 Besano Terra 4 ATC2 Besozzo Terra 6 ATC2 Besozzo Lago 1 ATC2 Biandronno Terra 3 ATC2 Biandronno Lago 5 ATC1 Bisuschio Terra 2 ATC2 Bodio Lago 4 Lomnago ATC2 Bodio Terra 1 Lomnago ATC2 Brebbia Lago 1 ATC1 Brenta Terra 2 ATC1 Brezzo di Terra 2 Bedero ATC1 Brinzio Terra 1

64 Analisi del territorio

Unità di Comune Tipo Numero gestione appostamenti fissi ATC1 Brissago Terra 5 Valtravaglia ATC2 Brunello Terra 1 ATC1 Brusimpiano Terra 3 ATC1 Cadegliano Terra 11 Viconago ATC2 Cadrezzate Terra 11 ATC3 Cairate Terra 3 ATC3 Carnago Terra 3 ATC3 Caronno Terra 1 Varesino ATC2 Casale Litta Terra 6 ATC1 Casalzuigno Terra 2 ATC1 Casciago Terra 1 ATC3 Cassano Terra 1 Magnago ATC1 Castello Terra 3 Cabiaglio ATC1 Castelveccana Terra 1 ATC3 Cislago Terra 5 ATC2 Cittiglio Terra 1 ATC1 Cittiglio Terra 2 ATC1 Clivio Terra 6 ATC1 Cocquio Terra 1 Trevisago ATC2 Comabbio Lago 3 ATC1 Cremenaga Terra 3 ATC2 Crosio della Terra 1 Valle ATC1 Cuasso al Terra 17 Monte ATC1 Cugliate Terra 9 Fabiasco ATC1 Cunardo Terra 8 ATC1 Cuvio Terra 2 CAC Dumenza Terra 3 ATC2 Gallarate Terra 1 ATC2 Galliate Terra 3 Lombardo ATC3 Gazzada Terra 1 Schianno ATC1 Gazzada Terra 1 Schianno ATC1 Gemonio Terra 3 ATC3 Gerenzano Terra 1 ATC3 Gornate Terra 1 Olona ATC2 Inarzo Terra 2 ATC2 Ispra Terra 1

65 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Unità di Comune Tipo Numero gestione appostamenti fissi ATC2 Ispra Lago 1 ATC2 Laveno Terra 1 Mombello ATC1 Laveno Terra 2 Mombello ATC2 Lonate Terra 2 Pozzolo ATC1 Luino Terra 6 CAC Luino Terra 6 CAC Maccagno Terra 5 ATC2 Malgesso Terra 2 ATC1 Malnate Terra 2 ATC2 Marchirolo Terra 6 ATC1 Marzio Terra 1 ATC1 Masciago Terra 3 Primo ATC2 Mercallo Terra 1 ATC2 Mercallo Lago 1 ATC1 Mesenzana Terra 2 ATC1 Montegrino Terra 7 Valtravaglia ATC2 Monvalle Lago 2 ATC3 Morazzone Terra 2 ATC2 Mornago Terra 1 ATC2 Osmate Terra 1 ATC1 Porto Ceresio Terra 1 ATC1 Rancio Terra 3 Valcuvia ATC2 Ranco Lago 1 ATC1 Saltrio Terra 3 ATC3 Solbiate Terra 1 Olona ATC2 Sumirago Terra 4 ATC2 Travedona Terra 8 Monate ATC1 Valganna Terra 4 ATC1 Varese Terra 13 ATC1 Varese Lago 3 ATC3 Vedano Olona Terra 4 CAC Veddasca Terra 2 ATC2 Vergiate Terra 1 ATC1 Viggiù Terra 6

La seguente Tabella 2.22 presenta un quadro riassuntivo del numero di appostamenti fissi per unità di gestione.

66 Analisi del territorio

Tabella 2.22 - Quadro riassuntivo del numero di appostamenti fissi per unità di gestione. Unità di gestione Terra Lago Totale CAC 16 0 16 ATC1 159 3 162 ATC2 67 26 93 ATC3 23 0 23 Totale 265 29 294

Nella Figura 2.11 è mostata la localizzazione degli stessi sul territorio provinciale.

67 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.11 - Localizzazione degli appostamenti fissi in terraferma (in colore verde) e agli acquatici (in arancione).

68 Analisi del territorio

2.4.2 SPECIE DI INTERESSE PRIORITARIO PER LA GESTIONE FAUNISTICO - VENATORIA PROVINCIALE

Il Piano Faunistico-Venatorio Regionale (AA.VV., 2001) al fine di orientare gli interventi di tutela e/o di gestione della fauna omeoterma presente nel territorio, ovvero azioni di monitoraggio e/o progetti di ricerca verso specie di interesse prioritario nel contesto territoriale e ambientale regionale, ha definito e applicato criteri per la compilazione di un elenco di specie di Uccelli e Mammiferi caratterizzate dalle seguenti prerogative: • interesse venatorio (V): specie cacciabili in base alla L. n. 157/92, alla L.R. Lombardia n. 26/93 e successive modificazioni; • interesse gestionale (G): specie caratterizzate da interazioni con attività antropiche; • interesse conservazionistico (C): specie con elevate caratteristiche di rarità su scala generale, su scala regionale o su entrambe le scale. Sulla base dei sopracitati criteri, a livello regionale il sopracitato Piano è giunto alla individuazione di 202 specie (142 specie di Uccelli e 60 di Mammiferi). Il Piano Faunistico-Venatorio Regionale di orientamento, inoltre, al fine di fornire uno schema di riferimento utile per pianificare le attività di rilevamento dei dati di distribuzione, consistenza, abbondanza relativa e struttura delle popolazioni delle specie di interesse prioritario per la gestione faunistico-venatoria, e orientare specifici programmi di ricerca, ha individuato, per le sopracitate specie, tre diversi livelli di monitoraggio, di seguito indicati: 1) monitoraggio di base (MB), da attuarsi con regolarità da parte del personale tecnico e di vigilanza degli enti responsabili della gestione faunistico-venatoria; 2) monitoraggio specialistico (MS), da attuarsi più o meno regolarmente da parte di personale tecnico-scientifico specializzato; 3) studi particolareggiati (SP), da attuarsi da parte di personale tecnico- scientifico specializzato e da prevedersi nel caso di particolari esigenze di conservazione e di gestione. Lo stesso criterio è stato ripreso dal recente volume “Monitoraggio di Uccelli e Mammiferi in Lombardia” (Gagliardi e Tosi , 2012), in cui sono state individuate complessivamente 379 specie (290 specie di Uccelli e 89 di Mammiferi), considerando tutte le specie presenti sul territorio regionale nei diversi periodi fenologici e comprendendo anche specie alloctone e paleoalloctone. Tale elenco è stato ripreso e rivalutato, giungendo alla individuazione, in funzione delle peculiarità del territorio della provincia e delle specifiche esigenze del presente elaborato, di 203 specie di Uccelli e 67 specie di

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Mammiferi ritenute di interesse per la gestione faunistica e venatoria della provincia di Varese. Per le specie di Uccelli e Mammiferi risultate di interesse per un monitoraggio “di base” (1) da parte degli enti responsabili della gestione faunistico- venatoria, viene fornita, al Paragrafo 4.3 una sintesi delle metodologie di rilevamento quantitativo, congiuntamente con apposite schede di rilevamento, da utilizzare per la raccolta dei dati di distribuzione, consistenza, abbondanza relativa e struttura delle popolazioni presenti nel territorio della provincia. Indicazioni metodologiche vengono altresì fornite per alcune specie che, pur non rientrando tra quelle oggetto di un monitoraggio di base, rientrano comunque tra le specie oggetto di caccia ovvero tra le specie di interesse gestionale o di più rilevante interesse conservazionistico. Di seguito, in Tabella 2.23 e Tabella 2.24, viene riportato l’elenco delle specie di Uccelli e Mammiferi la cui presenza sul territorio provinciale risulta documentata da fonti bibliografiche. Inoltre, sulla base dei sopracitati criteri individuati dal Piano Faunistico Venatorio Regionale di indirizzo, vengono specificate, per le specie ritenute di interesse per la provincia di Varese, dal punto di vista non solo venatorio ma anche gestionale e conservazionistico, le diverse tipologie di monitoraggio. Le categorie di interesse e le tipologie di monitoraggio sono indicate in tabella come di seguito specificato: • Interesse Venatorio: V • Interesse Gestionale: G • Interesse Conservazionistico: C • Monitoraggio di base: MB • Monitoraggio Specialistico: MS • Studi Particolareggiati: SP Nella tabella viene indicato, inoltre, il valore di priorità complessiva attribuito a ciascuna specie, secondo quanto specificato nel Piano Faunistico Venatorio Regionale e nella DGR N. 7/4345 del 20/04/2001. I valori di priorità complessiva (P) attribuiti alle specie sono compresi tra 1 e 14. Una specie è ritenuta di interesse conservazionistico prioritario, se il valore di priorità complessiva è uguale o superiore a 8. La scala di priorità complessiva, individuata nell’ambito della DGR N. 4345 tiene conto dell’interazione tra un livello di priorità generale e un livello di priorità regionale delle specie. Per definire il livello generale i criteri utilizzati sono: rarità generale, corologia, dimensione della popolazione o resilienza; per il livello regionale i criteri utilizzati sono: consistenza del popolamento, selettività ambientale, fragilità. Il punteggio attribuito a ciascun livello deriva dalla somma dei singoli punteggi parziali di ciascun criterio, addizionata di 1. A ciascun criterio è stato attribuito un valore compreso tra 0 (nessuna rilevanza) e 3 (massima

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rilevanza). In questo modo il valore complessivo della somma che si ottiene è, in entrambi i casi, compreso tra 1 e 10. Secondo il criterio di priorità complessiva rilevanti possono essere anche specie che presentano un grado medio di interesse su entrambi i livelli, così come specie che presentano un grado elevato di interesse per uno soltanto dei due livelli (Fornasari et al., 1999). I valori che esprimono la priorità complessiva (compresi tra 1 e 14) sono ottenuti con la somma pitagorica dei due livelli (generale e regionale). Vengono indicati, infine, l’inserimento delle diverse specie negli allegati I della Direttiva “Uccelli” (2009/147/CE) e l’appartenenza a una delle categorie SPEC ( Species of Conservation Concern , secondo la codifica fornita da BirdLife International, 2004) nel caso dell’avifauna e nell’allegato II della Direttiva Habitat (92/43/CE) per la teriofauna. L’ultima colonna indica se la specie è cacciabile o meno ai sensi della normativa regionale. In grassetto sono evidenziate le specie, sia di Uccelli, sia di Mammiferi, presenti sul territorio provinciale di origine alloctona e paleoalloctona. Il significato delle categorie SPEC è di seguito indicato: • SPEC 1: specie presenti in tutta Europa per le quali devono essere adottate misure di protezione a livello mondiale, perche il loro status è classificato su base mondiale nelle categorie “minacciato a livello globale”, “subordinato alla protezione della natura” o “dati insufficienti”; • SPEC 2: specie le cui popolazioni globali sono presenti in modo concentrato in Europa dove però il loro status di conservazione è inadeguato; • SPEC 3: specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, nella quale il loro status di conservazione è inadeguato; E • - : specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa, dove il loro status di conservazione è adeguato; • - : specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, dove il loro status di conservazione è adeguato; • W: indica che la categoria si riferisce solo alle popolazioni invernali; • ne: not evalueted (non valutata)

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Tabella 2.23 - Elenco delle specie di Uccelli presenti in provincia di Varese con specifiche relative alle tipologie di interesse e di monitoraggio.

Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE Strolaga maggiore Gavia immer All. I - P Strolaga minore Gavia stellata C SP 9 All. I 3 P Strolaga mezzana Gavia arctica C SP 8 All. I 3 P Tachybaptus 5 - P Tuffetto ruficollis Svasso maggiore Podiceps cristatus G MB 6 - P Svasso collorosso Podiceps grisegena 7 - P Svasso cornuto Podiceps auritus All. I 3 P Svasso piccolo Podiceps nigricollis 6 All. I - P Phalacrocorax 6 - P Cormorano G MB carbo Nycticorax 12 All. I 3 P Nitticora C MB nycticorax Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides C MB 13 All. I 3 P Airone guardabuoi Bubulcus ibis 9 - P Garzetta Egretta garzetta C MB 11 All. I - P Airone bianco maggiore Casmerodius albus C MB 12 All. I - P Airone cenerino Ardea cinerea C MB 10 - P Airone rosso Ardea purpurea C MB 13 All. I 3 P Tarabuso Botaurus stellaris C MB 13 All. I 3 PP Tarabusino Ixobrychus minutus C MS 9 All. I 3 P Cicogna bianca Ciconia ciconia C MB 12 All. I 2 PP Cigno reale Cygnus olor C MB 10 All. II/2 E PP Oca granaiola Anser fabalis All. II/1 -EW P Oca lombardella Anser albifrons All. III/2 - P Oca selvatica Anser anser 6 All. II/1 - P Volpoca Tadorna tadorna C MB 9 - PP Fischione Anas penelope V MB 10 All. II/1 -EW C Canapiglia Anas strepera V MB 7 All. II/1 3 C 6 All. II/1; All. - C Alzavola Anas crecca V MB III/2 2 All. II/1; All. - C Germano reale Anas platyrhynchos V MB III/1 7 All. II/1; All. 3 C Codone Anas acuta V MB III/2 Marzaiola Anas querquedula V MB 7 All. II/1 3 C 7 All. II/1; All. 3 C Mestolone Anas clypeata V MB III/2 Fistione turco Netta rufina C MB 11 All. II/2 - PP 5 All. II/1; All. 2 C Moriglione Aythya ferina V MB III/2 Moretta tabaccata Aythya nyroca C MB 12 All. I 1 P

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Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE 6 All. II/1; All. 3 C Moretta Aythya fuligula V MB III/2 8 All. II/2; All. 3W P Moretta grigia Aythya marila C MB III/2 Moretta codona Clangula hyemalis All. II/2 - P 7 All. II/2; All. - P Orchetto marino Melanitta nigra III/2 Orco marino Melanitta fusca 6 All. II/2 3 P Quattrocchi Bucephala clangula MB 5 All. II/2 - P Pesciaiola Mergus albellus All. I 3 P Smergo minore Mergus serrator 6 All. II/2 - P Smergo maggiore Mergus merganser 7 All. II/2 - P Aquila reale Aquila chrysaetos C MB 11 All. I 1 PP Falco pecchiaiolo Pernis apivorus C MS 11 All. I -E PP Nibbio bruno Milvus migrans C MS 10 All. I 3 PP Biancone Circaetus gallicus C MS 12 All. I 3 PP Falco di palude Circus aeruginosus C MS 9 All. I - PP Albanella reale Circus cyaneus C MS 9 All. I 3 PP Albanella minore Circus pygargus C MS 11 All. I -E PP Astore Accipiter gentilis C MS 11 - PP Sparviere Accipiter nisus C MS 9 - PP Poiana Buteo buteo C MS 8 - PP Falco pescatore Pandion haliaetus All. I 3 PP Gheppio Falco tinnunculus C MS 5 3 PP Falco cuculo Falco vespertinus MB 13 All. I 3 PP Smeriglio Falco columbarius C SP 9 All. I - PP Lodolaio Falco subbuteo C MS 9 - PP Pellegrino Falco peregrinus C MS 13 All. I - PP 13 All. I; All. - P Francolino di monte Bonasa bonasia C MB II/2 Gallo forcello Tetrao tetrix C V MB 11 All. I 3 C Colinus 13 P Colino della Virginia V MB virginianus Alectoris graeca 11 All. I 2 C Coturnice C V MB saxatilis 10 All. II/1; 2 C Pernice rossa Alectoris rufa V C MB All III/1 Starna Perdix perdix V C MB 9 All. I 3 C Quaglia Coturnix coturnix V MS 5 All. II/2 3 C Phasianus 2 All. II/1; - C Fagiano comune V MB colchicus All III/1 Porciglione Rallus aquaticus C V SP 8 All. II/2 - C Voltolino Porzana porzana All. 1 -E P Schiribilla Porzana parva All. 1 -E P Gallinella d'acqua Gallinula chloropus V MS 3 All. II/2 - C

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Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE 4 All. II/1; All - C Folaga Fulica atra V MB III/1 Himantopus All. I - PP Cavaliere d’Italia himantopus Burhinus All. I 3 PP Occhione oedicnemus Corriere piccolo Charadrius dubius 6 - P 7 All. I; -E P Piviere dorato Pluvialis apricaria All.II/2; All. III/2 Pavoncella Vanellus vanellus V MS 6 All.II/2 2 C 5 All.II/1; All. 3 C Beccaccino Gallinago gallinago V MS III/2 8 All.II/1; All. 3 C Beccaccia Scolopax rusticola V C MS III/2 Piro piro culbianco Tringa ochropus 5 - P Piro piro boschereccio Tringa glareola All. I 3 P Piro piro piccolo Actitis hypoleucos 7 3 P Gavina Larus canus C MS 8 All.II/2 2 P Gabbiano comune Larus ridibundus G MB 4 All.II/2 -E P Gabbiano reale med. Larus michahellis C MS 9 All.II/2 -E P Mignattino piombato Childonias hybridus All. I 3 P Mignattino Chlidonias niger All. I 3 P Columba livia forma All.II/1 - P Colombo di città domestica 4 All.II/1; All. -E C Colombaccio Columba palumbus V MS III/1 Tortora dal collare Streptopelia 3 All.II/2 P G MS orientale decaocto Tortora selvatica Streptopelia turtur V MS 4 All.II/2 3 C Cuculo Cuculus canorus SP 8 - P Barbagianni Tyto alba C MS 6 3 PP Assiolo Otus scops C MS 11 3 PP Gufo reale Bubo bubo C MB 11 All. I 3 PP Civetta Athene noctua C MS 12 3 PP Allocco Strix aluco C MS 9 -E PP Gufo comune Asio otus C MS 8 -E PP Caprimulgus 4 All. I 2 P Succiacapre C SP europaeus Rondone comune Apus apus 2 - P Tachymarptis - P Rondone maggiore C melba Martin pescatore Alcedo atthis C SP 10 All. I 3 P Gruccione Merops apiaster C SP 9 3 P Upupa Upupa epops C 6 3 P Torcicollo Jynx torquilla 6 3 PP

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Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE Picchio verde Picus viridis C MS 9 2 PP Picchio nero Dryocopus martius C MS 10 All. I - PP Picchio rosso maggiore Dendrocopos major C MS 10 - PP Picchio rosso minore Dendrocopos minor C MS 11 - PP Cappellaccia Galerida cristata 6 3 P Tottavilla Lullula arborea C All. I 2 P Allodola Alauda arvensis V MS 4 All.II/2 3 C Ptyonoprogne 8 - P Rondine montana C SP rupestris Rondine Hirundo rustica 3 3 P Balestruccio Delichon urbica 1 3 P Calandro Anthus campestris C SP 8 All. I 3 P Pispola Anthus pratensis -E P Prispolone Anthus trivialis 6 - P Cutrettola Motacilla flava SP 4 - P Ballerina gialla Motacilla cinerea 4 - P Ballerina bianca Motacilla alba 3 - P Beccofrusone Bombycilla garrulus - P Merlo acquaiolo Cinclus cinclus C SP 11 - P Troglodytes 2 - Scricciolo troglodytes Passera scopaiola Prunella modularis 7 - Pettirosso Erithacus rubecula 4 -E P Luscinia 3 -E P Usignolo megarhynchos Phoenicurus - P Codirosso spazzacamino ochruros Phoenicurus 8 2 P Codirosso C SP phoenicurus Stiaccino Saxicola rubetra C SP 8 -E P Saltimpalo Saxicola torquata 5 - P Culbianco Oenanthe oenanthe MS 5 3 P Codirossone Monticola saxatilis C SP 10 3 P Merlo Turdus merula V MS 2 All.II/2 -E C Cesena Turdus pilaris V MS 7 All.II/2 -EW C Tordo bottaccio Turdus philomelos V MS 6 All.II/2 -E C Tordo sassello Turdus iliacus V MS 6 All.II/2 -E C Tordela Turdus viscivorus 5 All.II/2 -EW P Usignolo di fiume Cettia cetti 4 - P Beccamoschino Cisticola juncidis 5 - P Forapaglie macchiettato Locustella naevia -E P Acrocephalus 12 All. I - P Forapaglie castagnolo C SP melonopogon Locustella 12 -E P Salciaiola C SP luscinioides

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Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE Acrocephalus -E P Forapaglie schoenobaenus Acrocephalus -E P Cannaiola verdognola C palustris Acrocephalus 8 -E P Cannaiola SP scirpaceus Acrocephalus 5 - P Cannareccione arundinaceus Canapino maggiore Hippolais icterina -E P Canapino Hippolais polyglotta C -E P Sylvia 9 -E P Occhiocotto C SP melanocephala Bigia grossa Sylvia ortensis C SP 12 3 P Bigiarella Sylvia curruca C SP 12 -E P Sterpazzola Sylvia communis SP 8 -E P Beccafico Sylvia borin 7 -E P Capinera Sylvia atricapilla SP 2 -E P Luì bianco Phylloscopus bonelli C SP 8 2 P Phylloscopus 7 2 P Luì verde sibilatrix Phylloscopus 3 - P Luì piccolo collybita Phylloscopus - P Luì grosso trochilus Regolo Regulus regulus 7 -E P Fiorrancino Regulus ignicapillus SP 4 -E P Pigliamosche Muscicapa striata 4 3 P Balia nera Ficedula hypoleuca -E P Paradoxornis P Panuro di Webb webbianus Codibugnolo Aegithalos caudatus 2 - P Cincia bigia Parus palustris C SP 8 3 P Cincia alpestre Poecile montanus 6 - P Lophophanes 8 2 P Cincia dal ciuffo C SP cristatus Cincia mora Periparus ater 3 - P Cinciarella Cyanistes caeruleus 6 -E P Cinciallegra Parus major 1 - P Picchio muratore Sitta europaea C SP 8 - P Rampichino alpestre Certhia familiaris C SP 10 - P Certhia 9 -E P Rampichino C SP brachydactyla Rigogolo Oriolus oriolus 5 - P Averla piccola Lanius collurio 6 All. I 3 P Averla maggiore Lanius excubitor 6 3 P

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Specie Nome scientifico SPEC Priorità Priorità Interesse Interesse L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio 2009/147/CE Ghiandaia Garrulus glandarius V MS 7 All.II/2 - C Gazza Pica pica V MS 3 All.II/2 - C Nucifraga 9 - P Nocciolaia C MS caryocatactes Taccola Corvus monedula 4 -E P Corvo Corvus frugilegus V MS 3 All.II/2 - P Cornacchia nera Corvus corone V MB 6 All.II/2 - C Corvus corone 1 All.II/2 - C Cornacchia grigia V MB cornix Corvo imperiale Corvus corax 4 - P Storno Sturnus vulgaris V (der) MS 3 All.II/2 3 P Passero d’Italia Passer italiae V (der) MS 4 NE P Passero mattugio Passer montanus V (der) MS 1 3 P Fringuello Fringilla coelebs V (der) MS 2 -E P Fringilla 6 - P Peppola V (der) MS montifringilla Verzellino Serinus serinus 3 -E P Venturone Serinus citrinella C SP 10 -E P Verdone Carduelis chloris 2 -E P Cardellino Carduelis carduelis 1 - P Lucherino Carduelis spinus 5 -E P Crociere Loxia curvirostra 6 - P Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula 6 - P Coccothraustes 9 - P Frosone C SP coccothraustes Zigolo giallo Emberiza citrinella 6 -E P Zigolo muciatto Emberiza cia C SP 8 3 P Ortolano Emberiza hortulana C SP 11 2 P Emberiza 7 - P Migliarino di palude schoeniclus Strillozzo Miliaria calandra 4 2 P

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Tabella 2.24 - Elenco delle specie di Mammiferi presenti in provincia di Varese con specifiche relative alle tipologie di interesse e di monitoraggio.

Specie Nome scientifico All. II II All. Priorità Priorità Interesse Interesse 92/43/CE L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio

Riccio europeo 4 P Erinaceus europaeus occidentale Talpa europea Talpa europea C SP 7 Talpa cieca Talpa caeca 11 Toporagno comune Sorex araneus MB 7 P Toporagno nano Sorex minutus C SP 8 P Toporagno acquatico 10 P Neomys anomalus SP di Miller Toporagno d’acqua Neomys fodiens C SP 9 P Crocidura a ventre 6 P Crocidura leucodon bianco Crocidura minore Crocidura suaveolens C SP 8 P Rhinoluphus 10 * P Rinolofo maggiore C SP ferrumequinum Rhinoluphus 11 * P Rinolofo minore C SP hipposideros Vespertilio di 11 * P Myotis bechsteini C SP Bechstein Vespertilio di Blyth Myotis blythi C SP 10 * P Vespertilio di 13 * P Myotis capaccinii C SP Capaccini Vespertilio di 9 P Myotis daubentoni C SP Daubenton Vespertilio 11 * P Myotis emarginatus C SP smarginato Vespertilio maggiore Myotis myotis C SP 10 * P Vespertilio 8 P Myotis mystacinus C SP mustacchino Vespertilio di Natterer Myotis nattereri C SP 10 P Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli C 6 P Pipistrello di 11 P Pipistrellus nathusii C SP Nathusius Pipistrellus 6 P Pipistrello nano C pipistrellus Nottola di Leisler Nyctalus leisleri C SP 10 P Serotino comune Eptesicus serotinus C 7 P Orecchione bruno Plecotus auritus C SP 9 P Orecchione 8 P Plecotus austriacus C SP meridionale Plecotus P Orecchione alpino C macrobullaris

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Specie Nome scientifico All. II II All. Priorità Priorità Interesse Interesse 92/43/CE L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio

Miniopterus 11 * P Miniottero C SP schreibersii Molosso di Cestoni Tadarida teniotis C SP 10 P Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus V MB 4 C Lepre comune Lepus europaeus V SP 4 C Sylvilagus 3 C Silvilago G MB floridanus Scoiattolo comune 4 P Sciurus vulgaris C MS europeo Sciurus P Scoiattolo grigio carolinensis Callosciurus cfr Scoiattolo di Pallas erithraeus Nutria Myocastor coypus G MB 4 Quercino Eliomys quercinus C SP 10 P Ghiro Myoxus glis C SP 8 P Muscardinus 9 P Moscardino C SP avellanarius Arvicola rossastra Myodes glareolus 5 Arvicola terrestre Arvicola terrestris 4 Arvicola campestre Microtus arvalis 4 Arvicola di Fatio Microtus multiplex 7 Arvicola di Savi Microtus savii 7 Arvicola delle nevi Chionomys nivalis C SP 11 Topo selvatico dorso 8 Apodemus agrarius G C SP striato Topo selvatico 4 Apodemus flavicollis collogiallo Topo selvatico Apodemus sylvaticus 3 Topolino delle risaie Micromys minutus G C SP 8 Ratto grigio Rattus norvegicus 3 Ratto nero Rattus rattus SP 5 Topolino domestico Mus domesticus 2 Istrice Hystrix cristata Volpe Vulpes vulpes V G MB 3 C Tasso Meles meles C MB 6 P Donnola Mustela nivalis C MS 7 P Puzzola Mustela putorius C MS 11 PP Faina Martes foina C MS 6 P Martora Martes martes C MS 9 PP Lince Lynx lynx C MS 10 * PP Cinghiale Sus scrofa V G MB 4 C Cervo Cervus elaphus V MB 6 C Daino Dama dama V G MB 4 C

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Specie Nome scientifico All. II II All. Priorità Priorità Interesse Interesse 92/43/CE L.R. 26/93 26/93 L.R. complessiva complessiva Monitoraggio Monitoraggio

Capriolo Capreolus capreolus V MB 6 Muflone Ovis orientalis V G MB 4 C Ammotrago Ammotragus lervia G P Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra C V MB 9 C

2.4.3 STATUS DELLE SPECIE

Nell’ambito delle sopracitate 270 specie, per quelle ritenute di interesse per la gestione faunistica e venatoria, individuate come oggetto di un monitoraggio di base (1), che dovrebbero quindi essere sottoposte a un costante rilevamento da parte degli enti responsabili della gestione faunistico-venatoria (Provincia e ATC/CAC), è stata condotta una analisi dei dati pregressi disponibili relativi a distribuzione, consistenza o abbondanza. Qualora disponibili, sono stati raccolti dati relativi anche ad altre specie di interesse per la gestione faunistico-venatoria non rientranti nella sopracitata tipologia di monitoraggio. Per quelle specie che, allo stato attuale, non sono oggetto di un rilevamento regolare da parte degli enti di gestione né di studi particolareggiati, e per le quali risultano pertanto scarsamente disponibili dati di presenza e abbondanza, il quadro del loro status è stato desunto soprattutto da riferimenti bibliografici relativi a valutazioni pregresse di sintesi condotte da enti di ricerca. I dati relativi all’avifauna nidificante sono tratti dall’Atlante Ornitologico Georeferenziato della provincia di Varese (Gagliardi et al., 2007); le informazioni sulla presenza di avifauna nel periodo di svernamento sono tratti dai risultati del Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia, monitoraggi effettuati regolarmente ogni anno nell’ambito dell’ International Waterbird Census , promossi da Wetlands International e coordinati a livello regionale dalla Regione Lombardia e dall’Università degli Studi di Pavia (Longoni et al., 2010, Longoni et al., 2009, Longoni et al., 2008; Longoni et al., 2007; Rubolini et al., 2006; Rubolini et al., 2005; Rubolini et al., 2004; Vigorita et al., 2003; Vigorita et al., 2002). Ulteriori dati di presenza e abbondanza di specie di avifauna acquatica e limicola sono tratti dai risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT- FAUNA: conoscenza delle risorse ambientali della provincia di Varese (Tosi e Zilio, 2002), con attività di ricerca condotte dal 1997 al 2000, e dal rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e

80 Analisi del territorio

mammiferi in Lombardia (La fauna selvatica in Lombardia, Vigorita e Cucè, 2008). I dati relativi alla teriofauna presente sul territorio provinciale sono tratti dai risultati dei monitoraggi effettuati nell’ambito del Progetto SIT-FAUNA (Tosi e Zilio, 2002); il quadro relativo alla presenza di Ungulati è tratto da recenti indagini promosse dalla Provincia di Varese sulle specie presenti sul territorio provinciale (Tosi et al., 2008 e 2010); ulteriori dati di presenza sono tratti dal rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi in Lombardia (La fauna selvatica in Lombardia, Vigorita e Cucè, 2008), in cui sono sintetizzati i dati raccolti recentemente nell’ambito di specifici progetti gestiti dall’Università degli Studi dell’Insubria (es. Chirotteri, Sciuridi) e dati derivanti da progetti pregressi (es. Atlante dei Mammiferi della Lombardia, 2001). Dove possibile, un quadro completo delle specie di avifauna e teriofauna presenti nel territorio provinciale è stato ottenuto integrando i dati pubblicati con segnalazioni personali di esperti e risultati di ricerche non ancora pubblicate. Complessivamente, in rapporto alla disponibilità di informazioni, è stato possibile delineare lo status delle specie/gruppi di specie di seguito riportate, prese in esame secondo un ordine sistematico. La trattazione di queste specie segue l’ordine sistematico, secondo la nomenclatura utilizzata da Hagemeijer e Blair (The EBCC Atlas od European Breeding Birds, 1997) per l’avifauna e da Amori et al. (2008) per quanto riguarda la recente revisione tassonomica di alcuni gruppi di Mammiferi.

2.4.3.1. AVIFAUNA ACQUATICA

Le informazioni relative alla presenza di avifauna acquatica sul territorio provinciale derivano principalmente dai risultati dei conteggi annuali degli uccelli acquatici svernanti realizzati nell’ambito dei censimenti IWC (International Waterbird Census ). Si tratta di un monitoraggio organizzato a livello internazionale da Wetlands International (nuova denominazione dell’IWRB, International Waterfowl Research Bureau ), che viene realizzato contemporaneamente su gran parte del territorio nazionale nelle due settimane centrali del mese di gennaio. Questo intervallo temporale rappresenta, per molte specie, il momento centrale del periodo non riproduttivo; le specie migratrici si trovano nei quartieri di svernamento e sono relativamente poco mobili. Il coordinamento del monitoraggio a livello nazionale è affidato all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che si appoggia, per la raccolta dei dati, a enti e associazioni locali. Di seguito, per le diverse specie e gruppi di specie analizzati, vengono riportati in tabella i valori relativi al numero di individui osservati durante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti negli ultimi 5 anni nelle aree umide che interessano il territorio provinciale.

81 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Nel testo sottostante le tabelle vengono riportate per alcune specie informazioni di dettaglio, relative alle dimensioni delle popolazioni, alla fenologia, alle specie che presentano popolazioni nidificanti sul territorio provinciale.

Gaviformi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Strolaga maggiore Gavia immer 0 0 1 0 0 Strolaga minore Gavia stellata 0 0 2 1 0 Strolaga mezzana Gavia arctica 2 1 1 3 0

Il numero estremamente ridotto di individui rilevati sul territorio provinciale nell’ambito dei censimenti IWC conferma i risultati ottenuti nel periodo 1997-2000 nel corso dell’indagine di dettaglio effettuata per il progetto SIT- Fauna sui principali corpi idrici della provincia. La strolaga minore in provincia di Varese è specie svernante localizzata e migratrice scarsa (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Lago Maggiore e Lago di Varese). La strolaga mezzana si può considerare specie svernante e migratrice regolare (corpi idrici interessati dalla presenza della specie: Laghi Maggiore, Varese, Ceresio e Monate). La presenza della strolaga maggiore è invece da considerarsi irregolare; con solo una segnalazione nel 2008 e una nel 1997 (Lago Maggiore). La presenza di un numero anche limitato di individui sul territorio provinciale non è da trascurare, trattandosi di specie presenti a livello nazionale con basse densità: in Italia sono stimate popolazioni svernanti rispettivamente di 50-150 individui per strolaga minore, 200-400 individui per strolaga mezzana e presenze irregolari di singoli individui (0-3) per strolaga maggiore (Brichetti e Fracasso, 2003)

Podicipediformi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Tuffetto Tachybaptus ruficollis 329 350 226 273 291 Svasso maggiore Podiceps cristatus 3383 4054 3389 2533 3082 Svasso collorosso Podiceps grisegena 10 1 0 1 4 Svasso cornuto Podiceps auritus 0 0 0 0 0 Svasso piccolo Podiceps nigricollis 76 86 170 84 61

In provincia di Varese il tuffetto è specie nidificante, migratrice e svernante. La distribuzione della specie risulta strettamente legata alla presenza di corpi d’acqua caratterizzati da folta vegetazione e acque calme, nel periodo riproduttivo. Durante questo periodo la maggior parte delle coppie nidificanti frequenta le sponde dei laghi di Varese, Maggiore e Comabbio e del Fiume Ticino. La presenza del tuffetto è registrata, tuttavia, anche in corrispondenza di corpi idrici di ridotte dimensioni (anche inferiori a 1 ha),

82 Analisi del territorio

con presenza di vegetazione ripariale erbacea costituita da canneti e cariceti (Gagliardi et al., 2007). La popolazione nidificante in provincia di Varese può essere stimata in circa 25-30 coppie. Negli ultimi 5 anni la popolazione svernante è stimabile in circa 300 individui. Lo svasso maggiore è una delle specie acquatiche più comuni in provincia di Varese, distribuita come nidificante in corrispondenza di tutti i corpi idrici di dimensioni non troppo ridotte, con presenza di ricca vegetazione palustre. La specie è distribuita in maniera piuttosto uniforme sulle sponde dei laghi Maggiore, Varese, Ceresio, Comabbio, Monate e fiume Ticino. Il lago di Varese rappresenta il principale sito riproduttivo del territorio provinciale; il Ceresio sembra invece avere una importanza più rilevante come area di svernamento e sito di muta post-riproduttiva. La popolazione complessivamente presente sul territorio provinciale può essere stimata in circa 300 coppie. Nel periodo invernale la specie conta una presenza più numerosa, con circa 3000-3500 individui. Lo svasso collorosso in provincia di Varese è specie svernante e migratrice regolare, con massime presenze durante le migrazioni (10-15 individui). In periodo invernale il numero di individui contattati è piuttosto ridotto, tuttavia il lago Maggiore è da considerarsi sito di importanza nazionale per lo svernamento della specie (Serra et al., 1997). Complessivamente la popolazione nazionale svernante è stimata in 100-200 individui, con maggiori presenze in Alto Adriatico e sui laghi lombardi prealpini (Brichetti e Fracasso, 2003). Lo svasso cornuto è in provincia di Varese specie migratrice e svernante molto scarsa. Negli ultimi 5 anni nell’ambito dei censimenti IWC non sono state registrate segnalazioni di individui sui corpi idrici del territorio provinciale; del resto, la specie può essere facilmente confusa con il più comune svasso piccolo, con cui spesso risulta aggregata, in particolare se le osservazioni sono effettuate a distanza. Sporadiche osservazioni di individui isolati sono state effettuate nel 1999 nell’ambito del monitoraggio per il Progetto SIT-Fauna, rispettivamente sul Lago Maggiore (1 ind, ottobre), sul Lago Ceresio (2 ind, novembre) e sul Lago di Varese (1 ind, che ha stazionato dall’inizio di febbraio a metà marzo). La popolazione nazionale svernante è stimata in 30-60 individui (Brichetti e Fracasso, 2003). Lo svasso piccolo è specie svernante e migratrice regolare sul territorio della provincia di Varese. Un unico caso di probabile nidificazione è da attribuirsi a una coppia sul Lago Maggiore negli anni 1999-2000 (Tosi et al., 2002). Mediamente il numero di individui svernanti è di circa 100 unità, che rappresenta una considerevole frazione (circa il 10%) del numero complessivo degli individui censiti su tutto il territorio lombardo.

83 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Pelecaniformi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Cormorano Phalacrocorax carbo 1687 2194 1779 1160 2148

Il cormorano era una specie numericamente scarsa (poche unità) in provincia di Varese fino alla fine degli anni ’80, presente limitatamente al periodo invernale. A partire da metà anni ’90 è stata soggetta a un rapidissimo incremento, che ha portato la popolazione complessivamente presente sul territorio provinciale a superare il migliaio di individui nel periodo invernale. Nella Tabella 2.25 sono riportati i risultati dei conteggi diurni effettuati nell’ambito dei censimenti IWC dal 1986 ad oggi e nell’immagine affiancata è riportato graficamente l’andamento della popolazione monitorata. Tuttavia, per ottenere una stima realistica delle dimensioni della popolazione presente sul territorio provinciale per il cormorano è necessario effettuare conteggi serali in contemporanea sui posatoi, in cui tutti gli individui, che durante le ore diurne sono dispersi in aree trofiche anche molto lontane dai siti di roost, si riuniscono per il riposo notturno. Ormai da diversi anni il cormorano in provincia di Varese è oggetto di diversi studi, che hanno riguardato il monitoraggio della popolazione, la biologia riproduttiva, l’alimentazione e l’impatto sulle attività di pesca (Gagliardi et al., 2003; Tosi et al., 2003); la popolazione, prima principalmente svernante, poi in parte sedentaria, è stata oggetto di monitoraggio piuttosto regolare e costante negli ultimi 10 anni. Di seguito è mostrato l’andamento annuale della popolazione presente in provincia di Varese, registrato attraverso conteggi mensili degli individui ai posatoi nel periodo compreso tra ottobre 2010 a ottobre 2011 (Gagliardi e Lardelli, 2011).

84 Analisi del territorio

Tabella 2.25- Numero di cormorani conteggiati nel corso dei censimenti IWC dal 1986 al 2010. Anno N° individui 1986 0 1987 9 1988 7 1989 4 1990 11 1991 40 1992 10 1993 22 1994 119 1995 377 1996 383 1997 353 1998 584 1999 642 2000 946 2001 981 2002 689 2003 767 2004 1344 2005 1376 2006 2656 2007 2194 2008 1779 2009 1160 2010 2148

85 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tabella 2.26 - Risultati dei conteggi mensili serali dei cormorani presenti in corrispondenza dei posatoi individuati sul territorio provinciale.

Angera Brabbia Brabbia Brabbia Brabbia Gallerie Diga di Data Isola (Agricola (Canale (ex tiro a (Cazzago Totale di Laveno Creva Partegora Paludi) Brabbia) volo) Brabbia) 14/10/2010 159 15 8 183 220 585 11/11/2010 173 11 22 433 375 36 1050 09/12/2010 196 26 13 261 240 43 779 9-15/01/2011 287 24 9 208 155 41 724 10/02/2011 273 28 27 353 241 47 969 10/03/2011 252 0 2 309 251 34 9 857 14/04/2011 57 5 4 87 235 0 0 388 12/05/2011 0 \ \ 87 156 0 \ 243 09/06/2011 0 \ \ 114 149 0 \ 263 14/07/2011 80 0 0 113 245 0 \ 438 11/08/2011 5 5 2 48 108 0 \ 168 13/10/2011 137 17 0 184 299 7 \ 644 10/11/2011 150 31 0 326 210 71 \ 788 7/12/1011 \ \ \ 316 313 52 \ 681 8/01/2012 202 21 0 250 415 93 \ 981 In provincia di Varese sono stati al momento individuati 6 posatoi utilizzati con regolarità e monitorati nel corso dell’indagine. Un ulteriore posatoio, individuato nel corso del monitoraggio a Cazzago Brabbia, è stato utilizzato solo saltuariamente da un limitato numero di cormorani e poi non più frequentato. Alcuni posatoi sono presenti, in provincia di Varese, lungo il corso del Ticino, all’interno del territorio del Parco del Ticino; una collaborazione con l’Ente Parco Lombardo della Valle del Ticino è stata avviata recentemente, al fine di poter garantire una copertura completa del territorio provinciale nel corso dell’inverno 2011/2012. Complessivamente, su tutto il territorio che è stato fino ad ora oggetto del monitoraggio, è stata rilevata la presenza di circa 900 individui nel periodo centrale dello svernamento, da novembre a marzo, e di circa 300-400 individui che rimangono sul territorio provinciale per tutto l’arco annuale. L’area che è risultata maggiormente frequentata dai cormorani è quella compresa tra il lago di Varese e la Palude Brabbia; all’interno della Riserva Naturale, infatti, sono stati individuati 3 posatoi regolarmente frequentati e un quarto utilizzato in maniera irregolare.

86 Analisi del territorio

Figura 2.12 - Localizzazione dei posatoi noti in provincia di Varese.

87 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Il cormorano, inoltre, ha iniziato a nidificare regolarmente in provincia di Varese a partire dal 2004. All’interno della Riserva Naturale Palude Brabbia, dopo alcuni anni di estivazione da parte di circa 50 individui, si è insediata una colonia, inizialmente con 4 coppie che si sono riprodotte con successo, portando all’involo di 7 pulcini (2004); nella primavera successiva le coppie nidificanti erano già aumentate a 43, crescendo ancora a 80 nel 2006, a 98 nel 2007 e a 165 nel 2008. Al momento attuale la colonia conta più di 150 coppie nidificanti. Il successo dell’insediamento della colonia e la tendenza alla permanenza di una frazione rilevante della popolazione alla permanenza sul territorio provinciale nell’intero arco annuale rispecchia la tendenza al progressivo aumento della popolazione nidificante in Italia, che ha visto negli ultimi anni anche la ricolonizzazione di territori da tempo abbandonati e, più in generale, riflette il trend positivo a livello europeo, caratterizzato da un’espansione cominciata già dalla fine degli anni ’60 e conseguente ai numerosi interventi di protezione adottati nei confronti della specie.

Numero di nidi occupati presenti nella colonia di cormorano in Palude Brabbia, dall’anno di insediamento ad oggi. Anno 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Numero nidi occupati 4 43 80 98 165 169 198 155

La specie è stata oggetto di piani di controllo a scopo dissuasivo, dal 2004 ad oggi. Tali attività di dissuasione di tipo cruento sono state effettuate ai sensi dell’art. 41 della LR 26/93 e succ. modificazioni. Lo scopo di tali attività è quello di abbattere un numero limitato di individui (uno o due cormorani per intervento), inducendo gli altri presenti nel gruppo a trasferirsi in altre aree, in maniera tale da tutelare: • le zone che ospitano specie di particolare significato faunistico o alieutico, (è questo il caso dei fiumi Ticino e); • le zone che ospitano popolamenti ittici in forte regresso (è questo il caso di particolari ambienti lacustri come il Lago di Varese). Al contrario, sono ambienti verso cui “indirizzare” l’attività alimentare dei cormorani: • i grandi bacini lacustri con popolamenti ittici consistenti e ben strutturati (a cominciare dai laghi Maggiore e Ceresio); • gli ambienti che ospitano popolamenti ittici dominati da specie abbondantemente diffuse e con elevata capacità riproduttiva. Il quadro di interventi realizzati tra il 2004 e il 2007, è stato finalizzato alla limitazione del prelievo sui due principali ambienti fluviali della provincia (il Fiume Ticino e il Fiume Tresa), nonché sul Lago di Varese, l’ambiente lacustre più “a rischio” fra quelli provinciali. Gli interventi cruenti in questo

88 Analisi del territorio

periodo sono stati comunque di tipo “conservativo” sulla popolazione nel suo complesso, limitando il prelievo ad 1–2 capi per intervento e comunque, complessivamente nell’anno, a non più del 10% del censito. Nel triennio 2008-2010 è stato realizzato un programma di interventi di dissuasione cruenta, secondo quanto approvato a suo tempo dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, che ha interessato il Fiume Tresa, il Lago di Varese e il Fiume Ticino, arrivando al suo secondo completamento nel corso del trascorso inverno. Di seguito viene riportato in grafico il numero di soggetti abbattuti per anno nel corso delle attività di controllo, nel periodo 2004 – 2010 (non sono pervenuti i dati relativi al 2008); nella tabella affiancata è sintetizzato il numero di soggetti abbattuti per area nello stesso arco temporale.

Corpo Individui idrico abbattuti Lago di Varese 593 Fiume Ticino 150 Tresa 44

Di seguito viene riportata la localizzazione degli interventi di controllo effettuati sul cormorano nel territorio della provincia di Varese (Figura 2.13). Per il triennio 2011-2013 è stato chiesto parere a ISPRA per poter proseguire gli interventi con le stesse modalità operative e intensità del triennio precedente.

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Figura 2.13 - Localizzazione degli interventi di controllo sul cormorano in provincia di Varese.

90 Analisi del territorio

Anseriformi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Cigno reale Cygnus olor 210 255 323 170 163 Oca granaiola Anser fabalis Oca lombardella Anser albifrons - - Oca selvatica Anser anser 1 - 2 - - Volpoca Tadorna tadorna - - - Fischione Anas penelope - 4 22 - 10 Canapiglia Anas strepera 8 16 30 20 14 Alzavola Anas crecca 93 43 266 356 32 Germano reale Anas platyrhynchos 3758 2911 3008 2335 2800 Codone Anas acuta - - 1 1 - Marzaiola Anas querquedula - - Mestolone Anas clypeata - 2 1 6 - Fistione turco Netta rufina 1 - - - - Moriglione Aythya ferina 256 562 468 179 88 Moretta tabaccata Aythya nyroca - 3 1 - - Moretta Aythya fuligula 268 301 428 140 102 Moretta grigia Aythya marila - - 5 - Moretta codona Clangula hyemalis - Orchetto marino Melanitta nigra 1 4 11 Orco marino Melanitta fusca 12 2 39 8 1 Quattrocchi Bucephala clangula 1 - - - - Pesciaiola Mergus albellus - - Smergo minore Mergus serrator 22 2 3 - 6 Smergo maggiore Mergus merganser 13 26 89 36 48

Il cigno reale è una specie originaria delle zone centrali di Europa e Asia; introdotta in Lombardia nei primi decenni del 900 a fini ornamentali, ha iniziato a riprodursi allo stato selvatico a partire dagli anni ’30 e ’40. la nidificazione della specie in provincia di Varese riguarda in particolare il Lago di Varese, Palude Brabbia e Lago di Comabbio; numerose segnalazioni di nidificazione riguardano anche il Lago Maggiore (Monvallina, Bozza di Lago, Sabbie d’Oro, Ranco, Angera, Sesto Calende). Nella porzione più settentrionale della provincia la specie nidifica sul fiume Tresa e sul Lago Ceresio; nella porzione più meridionale tra Rescaldina e Gerenzano. La canapiglia in provincia di Varese è specie sedentaria, migratrice e svernante. La specie nidifica nella Riserva Naturale Palude Brabbia a partire dal 1996, con 2-3 femmine per stagione riproduttiva. La piccola popolazione nidificante può ritenersi stabile o soggetta negli ultimi anni a un leggero incremento. I riproduttori non abbandonano mai l’area, anche durante l’inverno. Le osservazioni si fanno più frequenti al disgelo dei chiari, con un picco a marzo dovuto al passaggio dei migratori. I siti riproduttivi sono mantenuti in anni successivi. Il nucleo presente in Palude Brabbia rappresenta la frazione più consistente del numero complessivo di individui che frequentano il territorio provinciale lungo tutto l’arco annuale; in termini di importanza seguono il vicino Lago di Varese, il Lago Maggiore, mentre i

91 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese laghi di Comabbio e Monate e il fiume Ticino rivestono un’importanza secondaria. In provincia di Varese l’ alzavola è soprattutto specie migratrice e svernante. Indizi sulla probabile nidificazione della specie, sebbene saltuaria, sono note per la Palude Brabbia. In periodo riproduttivo la specie frequenta zone umide di acqua dolce, anche di ridotte dimensioni, ricche di vegetazione palustre emergente che formi un denso strato erbaceo e circondate da cespugli e alberi. La specie diventa più abbondante durante le migrazioni e nei mesi invernali. La percentuale di individui contattati maggiore è stata contattata in Palude Brabbia mentre tutti gli altri corpi idrici sono risultati rivestire un importanza secondaria. Il germano reale è la specie acquatica più comune in provincia di Varese. La specie risulta presente lungo e coste dei principali bacini lacustri (Maggiore, Ceresio, Varese, Comabbio, Monate), sulle rive dei principali corsi d’acqua fluviali (Ticino, Tresa, Olona), sui corsi d’acqua minori (Boesio, Rancina, Monvallina, Rio Vallona, Strona, Bozzente), in corrispondenza di laghetti e altre raccolte d’acqua di dimensioni ridotte (L. di Ghirla, L. di Ganna, L. di Brinzio, Lagozza di Besnate, L. di Arcisate, Boza di Cassano Magnago, L. di Daverio), in aree umide paludose, sia di notevole estensione (Palude Brabbia, Valle Bagnoli), sia di dimensioni estremamente limitate (aree umide e prative intorno a Cadrezzate, Gornate, Morazzone, Cavaria, Gaggiolo, Boschi di Uboldo, Bosco dei guasti). Il germano reale è anche l’anatide che presenta le maggiori consistenze numeriche, nonostante una quantificazione della popolazione selvatica sia ardua a causa della presenza diffusa non solo di individui di chiara provenienza domestica (con piumaggio evidentemente differente dal fenotipo selvatico), ma anche di gruppi di germani dal piumaggio fenotipicamente selvatico, che presentano un comportamento dubbio, dimostrando elevata confidenza nei confronti dell’uomo. La marzaiola , specie prevalentemente migratrice in provincia di Varese, caratterizzata da un passo quasi esclusivamente primaverile, è risultata nidificare con certezza sulle sponde del Lago di Varese, nella zona di Cassinetta, all’interno del canneto che si estende dalla foce del Canale Brabbia all’Isolino Virginia e presso lo stagno Daverio all’interno della Palude Brabbia. Nidificazioni irregolari sono note per la provincia di Varese già dai primi anni ’80. In periodo riproduttivo frequenta zone umide aperte, con acque lentiche basse ed eutrofiche. Il numero di individui presenti in provincia di Varese raggiunge i valori massimi durante la migrazione primaverile, tra la fine di febbraio e i primi di aprile. Il fistione turco è risultato nidificare sul Lago di Varese dal 1998, era considerato raro in provincia fino agli anni ’50, successivamente in aumento e di doppio passo regolare quasi ogni anno soprattutto sul Lago Maggiore; più recentemente la specie è presente soprattutto durante il passo primaverile, da febbraio ad aprile, dove si concentra in particolare sui laghi Maggiore e di Varese. In provincia la specie è anche migratrice e svernate,

92 Analisi del territorio

con picchi di presenza nel mese di marzo. Il Lago di Varese rappresenta il bacino più importante per la presenza della specie, seguito dal Maggiore e secondariamente dal Lago di Monate e dalla Palude Brabbia. Il moriglione è risultato nidificare sulle sponde del Lago Maggiore, nel canneto della località Bozza di Bagno, in comune di Besozzo, nel punto in cui il Bardello sfocia nel lago. In periodo riproduttivo la specie frequenta generalmente zone umide di varia natura, anche di limitata estensione, sia naturali sia artificiali, con fondali di media profondità. Il moriglione in provincia di Varese è prevalentemente specie migratrice e svernante, con qualche caso di estivazione saltuaria di pochi individui. i principali siti di svernamento frequentati nel periodo 1997-2000 sono stati il fiume Ticino, la porzione meridionale del Lago Maggiore e il Lago di Ganna (Tosi e Zilio, 2002). Specie migratrice e nidificante in provincia di Varese, la moretta tabaccata si è riprodotta con successo in alcuni chiari della Riserva Naturale Palude Brabbia, dove nidifica almeno dal 1991 e sul Lago di Varese nel 1999 e nel 2011 a Cazzago Brabbia. Si è notata una diminuzione delle presenze all’interno della Riserva e un aumento delle osservazioni degli individui nelle aree limitrofe alla palude: Lago di Varese, Biandronno, Bruschera. È ipotizzabile che negli ultimi anni siano venute meno alcune caratteristiche attrattive per la specie tra cui l’aumento del fiore di loto che in periodo estivo determina una copertura totale degli stagni, limitando l’efficacia dell’attività di foraggiamento. Dopo il periodo di nidificazione alcuni individui si trattengono fino a ottobre-novembre, prima di raggiungere le località di svernamento; al disgelo dei primi chiari, a partire da febbraio si registra l’arrivo dei primi maschi, seguito, a distanza di circa un mese dalle femmine. La nidificazione dello smergo maggiore è stata accertata per la prima volta in provincia di Varese nel 2003. Le località di nidificazione hanno interessato la costa rocciosa della porzione settentrionale della provincia, che si affaccia sul Lago Maggiore, dalla località di Pino, a Nord, alle località di Ronco Valgrande e Ronco delle Monache a Nord di Maccagno, fino all’area intorno a Colmegna a Sud. In provincia di Varese la specie è regolarmente svernante, con presenze da dicembre a marzo. La maggior parte delle osservazioni si concentra sul Lago Maggiore, a Nord di Laveno e a Nord di Luino. In periodo di migrazione la specie è stata osservata sui laghi di Varese e di Comabbio (Tosi e Zilio, 2002).

Per le specie oggetto di prelievo venatorio vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

93 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Fischione

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 56 1995/1996 46 1996/1997 32 1997/1998 47 1998/1999 67 1999/2000 47 2000/2001 28 2001/2002 41 2002/2003 20 2003/2004 29 2004/2005 39 2005/2006 20 2006/2007 9 2007/2008 13 2008/2009 44 2009/2010 23

Canapiglia

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1998/1999 9 1999/2000 30 2000/2001 23 2001/2002 29 2002/2003 20 2003/2004 37 2004/2005 55 2005/2006 16 2006/2007 22 2007/2008 47 2008/2009 42 2009/2010 9

94 Analisi del territorio

Alzavola

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 229 1995/1996 111 1996/1997 120 1997/1998 102 1998/1999 130 1999/2000 81 2000/2001 102 2001/2002 153 2002/2003 66 2003/2004 110 2004/2005 98 2005/2006 126 2006/2007 46 2007/2008 50 2008/2009 87 2009/2010 128

Germano reale

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 1136 1995/1996 767 1996/1997 1233 1997/1998 1224 1998/1999 1164 1999/2000 4455 2000/2001 1109 2001/2002 1292 2002/2003 1090 2003/2004 1064 2004/2005 1264 2005/2006 857 2006/2007 951 2007/2008 851 2008/2009 961 2009/2010 844

95 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Codone

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 1995/1996 1996/1997 1997/1998 1998/1999 1999/2000 2000/2001 2001/2002 2002/2003 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010

Marzaiola

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 25 1995/1996 12 1996/1997 17 1997/1998 20 1998/1999 16 1999/2000 14 2000/2001 6 2001/2002 3 2002/2003 18 2003/2004 31 2004/2005 44 2005/2006 16 2006/2007 19 2007/2008 25 2008/2009 47 2009/2010 29

96 Analisi del territorio

Mestolone

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 38 1995/1996 35 1996/1997 22 1997/1998 18 1998/1999 25 1999/2000 34 2000/2001 31 2001/2002 21 2002/2003 27 2003/2004 79 2004/2005 32 2005/2006 24 2006/2007 12 2007/2008 9 2008/2009 19 2009/2010 33

Moriglione

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 390 1995/1996 567 1996/1997 254 1997/1998 136 1998/1999 272 1999/2000 184 2000/2001 248 2001/2002 170 2002/2003 211 2003/2004 183 2004/2005 139 2005/2006 70 2006/2007 59 2007/2008 51 2008/2009 81 2009/2010 70

97 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Moretta

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 174 1995/1996 198 1996/1997 158 1997/1998 157 1998/1999 168 1999/2000 95 2000/2001 128 2001/2002 199 2002/2003 110 2003/2004 109 2004/2005 121 2005/2006 101 2006/2007 42 2007/2008 28 2008/2009 8 2009/2010 22

Gruiformi e Caradriformi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Porciglione Rallus aquaticus 68 34 43 34 Voltolino Porzana porzana Schiribilla Porzana parva Gallinella d'acqua Gallinula chloropus 818 517 532 365 Folaga Fulica atra 3543 4240 3263 2801 2263 Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus Occhione Burhinus oedicnemus Corriere piccolo Charadrius dubius Piviere dorato Pluvialis apricaria Pavoncella Vanellus vanellus - - 5 - Beccaccino Gallinago gallinago - - 6 11 Beccaccia Scolopax rusticola - - Piro piro culbianco Tringa ochropus - 3 3 7 Piro piro boschereccio Tringa glareola Piro piro piccolo Actitis hypoleucos - 3 4 6 Gavina Larus canus 124 106 161 113 103 Gabbiano comune Larus ridibundus 4098 3002 4394 3405 3003 Gabbiano reale med. Larus michahellis 473 506 508 438 574 Mignattino piombato Childonias hybridus Mignattino Chlidonias niger

Rallide dalle abitudini elusive, il porciglione è risultato una specie acquatica abbastanza diffusa in provincia di Varese; Le osservazioni della specie sono localizzate nella porzione più settentrionale e orientale della provincia. È risultata presente sulle rive dei principali corpi idrici caratterizzati da

98 Analisi del territorio

rigogliosa vegetazione igrofila erbacea e arbustiva: sulle sponde del Lago Maggiore (località Monvallina, Ranco, Bruschera, Sesto Calende), sulla sponde occidentale e meridionale del Lago di Varese, nella porzione meridionale del Lago di Comabbio. Ulteriori segnalazioni di nidificazione sono relative a estese aree paludose, come la Palude Brabbia, Biandronno, Valle Bagnoli e aree umide molto più ridotte come la Torbiera di Mombello, i Fontanili di Besnate e il Laghetto di Quinzano S. Pietro. Specie sedentaria, migratrice e svernante, la gallinella d’acqua è risultata, dopo il Germano reale, la specie acquatica maggiormente diffusa in provincia. La distribuzione risulta legata alla presenza di corpi d’acqua aperti con sufficiente copertura vegetale. Nidifica in corrispondenza di ambienti acquatici di diversa natura: sulle rive dei laghi di maggiori dimensioni (Maggiore, Ceresio, Varese, Comabbio, Monate), sulle rive dei fiumi (Ticino, Tresa, Olona, Margorabbia) e torrenti (ad esempio: Rancina, Monvallina, Bevera, Strona, Bozzente), nei canneti ripariali di piccoli laghetti (ad esempio: Brinzio, Ganna, Daverio, Boza di Cassano Magnago), in paludi vere e proprie (Brabbia, Bruschera, Biandronno) e in altre tipologie di raccolta d’acqua, come e vasche di contenimento artificiale. Sulle sponde del Lago di Varese sono concentrate la maggior parte delle osservazioni come sito di nidificazione. Pur essendo difficoltoso effettuare una stima di carattere quantitativo dell’abbondanza della specie, la Gallinella d’acqua è da ritenersi comune sia come nidificante, sia nel periodo di svernamento. La folaga risulta tra le specie più comuni della provincia, sedentaria e migratrice, e la sua distribuzione è legata alla presenza di corpi d’acqua caratterizzati da buona copertura vegetale e corrente debole o assente. La specie è risultata nidificare in ambienti acquatici di diverso genere; sulle sponde dei principali laghi, in corrispondenza di fragmiteti ripariali ben strutturati: sul Lago Maggiore, sul Ceresio, lungo le rive dei laghi di Varese, Comabbio e Monate; nei primi tratti del fiume Ticino e Tresa; nella Palude Brabbia. È stata segnalata la nidificazione di numerosi cavalieri d’Italia nelle vasche di fitodepurazione ubicate in provincia di Milano e in parte comprese anche nel territorio della Provincia di Varese. Specie migratrice e nidificante in provincia di Varese, il corriere piccolo si è riprodotto in due diverse tipologie di habitat: in corrispondenza della foce del fiume Tresa nei pressi di Germignaga e, più diffusamente, lungo il corso del fiume Ticino, sui greti del tratto che va da Castelnovate alle località Tornavento e Turbigaccio. Lungo la sponda del Ticino la specie è sempre stata osservata in ambiente caratterizzato dalla presenza di rive aperte, con substrato di ciottoli e ghiaia, alternate a zone con vegetazione rada, costituita da cespugli si saliceti arbustivi. Prevalentemente migratrice e svernante in provincia di Varese, la beccaccia è stata segnalata come nidificante probabile in diverse aree del territorio provinciale, sia nella porzione settentrionale (nei pressi dei Sette Termini, Alpe Tedesco, Cuasso al Monte e Pogliana), sia nella parte centrale (in due

99 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese aree vicino ad Angera, in Palude Brabbia, Cascina Gaggia, tra Morazzone e Gornate Olona) e meridionale (Castelnovate, Gorla Minore). La maggior parte delle osservazioni si riferisce alla zona pianeggiante e collinare del territorio, compresa entro i 440 m s.l.m. Sono state raccolte segnalazioni localizzate di piro piro piccolo sulle sponde del Lago Maggiore a Germignaga e in località Monvallina, sia nella porzione più meridionale, in corrispondenza di alcuni tratti del Fiume Ticino, in località Maddalena, nei pressi di Vizzola Ticino (Bonifica Caproni), e nelle località Tornavento e Turbigaccio. Tutte le segnalazioni si riferiscono a nidificazioni probabili, dal momento che l’individuazione dei nidi e dei pulcini è alquanto difficoltosa, contrariamente alla relativa facilità di rilevamento degli individui adulti in manifestazioni vocali e territoriali. La specie in provincia di Varese è principalmente un migratore regolare di doppio passo, con presenza che vanno dalla prima decade di aprile all’ultima di settembre, con solo sporadiche presenze in inverno. Il gabbiano reale è una specie presente lungo tutto l’arco annuale in provincia di Varese ed è risultato nidificare con certezza sulle sponde del Lago Maggiore, nella porzione più settentrionale della provincia, in corrispondenza delle pareti rocciose verticali presenti ai lati delle gallerie nei pressi di Pino. Ulteriori segnalazioni di probabile nidificazione della specie provengono da altre due località del Verbano (Rocca di Caldè e Sasso Galletto), dove le sponde del lago presentano scogliere e pareti rocciose, habitat di elezione per la nidificazione del laride. La specie è presente sul territorio provinciale con un andamento numerico variabile durante tutto l’anno. Le segnalazioni sono distribuite principalmente sul Lago Maggiore e, in misura minore, sui laghi di Varese e Ceresio e sul Fiume Ticino. Per la Sterna comune è stata raccolta la segnalazione di un individuo osservato in volo sopra il Fiume Ticino.

Per le specie oggetto di prelievo venatorio vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

100 Analisi del territorio

Gallinella d’acqua

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 568 1995/1996 453 1996/1997 735 1997/1998 661 1998/1999 622 1999/2000 554 2000/2001 506 2001/2002 645 2002/2003 419 2003/2004 446 2004/2005 512 2005/2006 378 2006/2007 341 2007/2008 448 2008/2009 251 2009/2010 296

Folaga

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 682 1995/1996 646 1996/1997 672 1997/1998 356 1998/1999 650 1999/2000 589 2000/2001 467 2001/2002 372 2002/2003 449 2003/2004 301 2004/2005 485 2005/2006 249 2006/2007 308 2007/2008 377 2008/2009 281 2009/2010 138

101 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Beccaccino

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 28 1995/1996 74 1996/1997 36 1997/1998 65 1998/1999 36 1999/2000 24 2000/2001 37 2001/2002 69 2002/2003 35 2003/2004 75 2004/2005 47 2005/2006 81 2006/2007 153 2007/2008 59 2008/2009 56 2009/2010 33

Beccaccia

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 1185 1995/1996 1595 1996/1997 1194 1997/1998 1084 1998/1999 843 1999/2000 1266 2000/2001 982 2001/2002 1807 2002/2003 703 2003/2004 1133 2004/2005 1414 2005/2006 1233 2006/2007 945 2007/2008 1642 2008/2009 1358 2009/2010 1111

102 Analisi del territorio

Ciconiformi

Ardeidi coloniali

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Nitticora Nycticorax nycticorax 13 45 75 75 75 Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides Airone guardabuoi Bubulcus ibis 0 0 0 0 3 0 28 14 8 17 Garzetta Egretta garzetta 12 22 21 24 Airone bianco maggiore Casmerodius albus 21 41 21 35 64 290 193 132 176 194 Airone cenerino Ardea cinerea 112 140 127 124 111 Airone rosso Ardea purpurea 15 4 3 20 23

Le popolazioni di Ardeidi coloniali nidificanti vengono monitorate regolarmente, su tutto il territorio lombardo, da un gruppo di lavoro coordinato dall’Università di Pavia, da circa 30 anni. Le informazioni relative al numero di coppie nidificanti per ogni specie in corrispondenza delle garzaie esistenti in provincia di Varese sono desunte quindi dai risultati di tale programma di monitoraggio. Nella tabella sono indicati il numero di individui censiti nel corso dei conteggi degli uccelli acquatici svernanti IWC e il numero di coppie nidificanti (indicato in grassetto) relativi agli ultimi 5 anni. L’airone cenerino è, tra gli Ardeidi presenti in provincia di Varese, la specie maggiormente abbondante, con un numero di coppie nidificanti superiori al centinaio. I conteggi delle coppie nidificanti sono disponibili a partire dal 1993. La colonia di maggiori dimensioni è quella presente all’interno della Riserva Naturale Palude Brabbia. La specie ha iniziato a nidificare in provincia di Varese nel 1993, in corrispondenza della garzaia della Brabbia, con 19 coppie. Il numero di coppie nidificanti è in seguito progressivamente cresciuto, fino a un massimo di 83 nel 2010, per poi ridursi sensibilmente nel 2011. A partire dal 1996 a questa colonia se ne è aggiunta una di nuova formazione, localizzata a Somma Lombardo, località La Maddalena, con 11 coppie nidificanti. Negli ultimi anni, a partire dal 2005, la specie ha iniziato a nidificare, con un numero limitato di coppie, anche in corrispondenza di altri siti: Germignaga, Grantola, Lonate Ceppino, e, dal 2010, anche sulle sponde del Lago di Varese (località Punta del pane). In periodo invernale, al continegente sedentario e nidificante, si aggiunge una frazione della popolazione svernante. Il numero di individui conteggiati durante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti a gennaio si aggira intorno a 200. I primi dati relativi alla nidificazione dell’ airone rosso risalgono al 1993, nella garzaia della Palude Brabbia, in cui ha nidificato con 15 coppie. Il numero di coppie è progressivamente diminuito in questo sito, mentre la specie ha iniziato a nidificare sulle sponde del Lago di Varese, raggiungendo le 18 coppie nel 2009 e 23 nel 2010.

103 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

La nitticora , presente con 81 coppie nidificanti in Palude Brabbia nel 1993, è stata negli anni ’90 la specie maggiormente rappresentata in provincia di Varese tra gli Ardeidi coloniali, raggiungendo un massimo di 110 coppie nel 1995. Il numero di coppie è poi progressivamente calato, fino a un minimo di sole 13 coppie nel 2006, per poi riprendersi sensibilmente nell’ultimo quinquennio. Al momento la nidificazione è confermata solo nella garzaia della Palude Brabbia, pur essendoci segnalazioni di alcuni individui giovani appena involati nelle vicinanze della garzaia di Lonate Ceppino, in cui nidifica l’airone cenerino. La garzetta è una specie di più recente comparsa come nidificante in provincia di Varese, con le prime segnalazioni in corrispondenza della garzaia di Somma Lombardo, nel 2003, quando è stata rilevata la presenza di 13 coppie. Dal 2003 il numero di coppie nidificanti è aumentato fino a un massimo di 24 nel 2009. Nel 2011 è stato osservato un unico nido occupato di garzetta anche nella garzaia della Palude Brabbia. Le altre specie di Ardeidi coloniali (sgarza ciuffetto, airone guardabuoi e airone bianco maggiore) non risultano nidificanti all’interno del territorio provinciale. La presenza di airone bianco maggiore non è infrequente nei mesi invernali (in tabella è indicato il numero di individui conteggiato durante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti), mentre le osservazioni di sgarza ciuffetto e airone guardabuoi risultano più sporadiche e irregolari.

Altri Ardeidi

Specie Nome scientifico 2006 2007 2008 2009 2010 Tarabuso Botaurus stellaris 9 12 12 7 0 Tarabusino Ixobrychus minutus

Il tarabusino in provincia di Varese risulta concentrato principalmente nella porzione centrale del territorio provinciale nel complesso di aree umide costituite da Lago di Varese, Palude di Biandronno, Palude Brabbia e Lago di Comabbio. I dati rilevati nel corso dell’Atlante Ornitologico provinciale (Gagliardi et al., 2007) hanno messo in evidenza una preoccupante contrazione delle aree di presenza della specie, rispetto alla situazione rilevata dal precedente atlante (Guenzani e Saporetti, 1988). Il tarabuso è da considerarsi specie molto rara e localizzata come nidificante sul territorio provinciale; nel corso dei monitoraggi realizzati per l’Atlante Ornitologico (2003-2005) l’unica segnalazione di probabile nidificazione era relativa alla Palude Brabbia. Altre aree potenzialmente idonee a ospitare la specie come nidificante sul territorio provinciale sono rappresentate dai canneti del Lago di Varese e della Palude Buschera. La specie risulta più numerosa durante il periodo invernale, per cui è possibile stimare la presenza sull’intero territorio provinciale di circa 20 individui.

104 Analisi del territorio

Ciconidi

La cicogna bianca è segnalata regolarmente come specie migratrice per la provincia di Varese; negli anni 2008 e 2009 si sono registrati anche due tentativi di nidificazione, mai andati a termine, da parte di una coppia, che ha stazionato a partire da marzo per buona parte del periodo riproduttivo nella porzione orientale del Lago di Varese, costruendo il nido sui tralicci della tensione a lato della Strada Provinciale n. 1 in località Schiranna. È probabile che la coppia che ha tentato di nidificare sia stata attratta dagli individui tenuti in cattività da un negoziante di animali presente nelle immediate vicinanze.

2.4.3.2. RAPACI DIURNI

Specie Nome scientifico Aquila reale Aquila chrysaetos Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Nibbio bruno Milvus migrans Biancone Circaetus gallicus Falco di palude Circus aeruginosus Albanella reale Circus cyaneus Albanella minore Circus pygargus Astore Accipiter gentilis Sparviere Accipiter nisus Poiana Buteo buteo Falco pescatore Pandion haliaetus Gheppio Falco tinnunculus Falco cuculo Falco vespertinus Smeriglio Falco columbarius Lodolaio Falco subbuteo Pellegrino Falco peregrinus

Tra le specie di rapaci diurni nidificanti in provincia di Varese, il falco pecchiaiolo nidifica a basse densità in particolare nel settore centro- occidentale. È presente come nidificante sul territorio provinciale tra fine aprile e inizio settembre; la provincia di Varese è interessata inoltre da un flusso migratorio di individui che sono diretti più a nord. Il nibbio bruno , presente sul territorio provinciale indicativamente da metà marzo a metà agosto, nidifica con territori isolati o colonie rade nella parte centro-settentrionale della provincia, nelle vicinanze dei laghi Verbano, Varese, Ganna e Ceresio e sui versanti montani della Valcuvia, Valtravaglia, Valganna e Valceresio. Anche nel caso di questa specie, il territorio provinciale è interessato da un flusso migratorio primaverile di individui diretti nelle regioni più settentrionali. L’ aquila reale nidifica appena al di fuori del confine della provincia di Varese, sul versante svizzero del Monte Lema, ma frequenta regolarmente le aree confinanti della Val Veddasca. Non sono infrequenti occasionali

105 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese spostamenti dalle aree di nidificazione verso sud, in particolare nell’area del Parco Campo dei Fiori, in particolar modo di individui giovani in dispersione e in cerca di aree da sfruttare per ragioni trofiche. Il biancone è, tra le specie di rapaci diurni, una delle più rare in provincia di Varese; pur essendo osservato regolarmente durante i periodi di migrazione primaverile e autunnale, le segnalazioni di possibili nidificazioni per il territorio provinciale sono piuttosto scarse e riferite all’alta Val Veddasca e alla porzione centrale della provincia, nell’area compresa tra il massiccio del Campo dei Fiori e la Valganna. Il falco di palude è presente sul territorio provinciale sia come migratore, sia come probabile nidificante, che come svernante. Le segnalazioni in periodo di nidificazione sono concentrate in particolare nell’area della Palude Brabbia e nel complesso di aree umide comprese tra sponda meridionale del Lago di Varese e Lago di Comabbio. L’ albanella reale è presente come in provincia di Varese in particolare nei mesi invernali e durante le migrazioni. L’ albanella minore è presente sul territorio provinciale in particolare come migratrice regolare; al momento attuale non sono noti casi di nidificazione. L’ astore è una specie forestale sedentaria; nidifica sul territorio provinciale a basse densità, in presenza di formazioni a conifere con prevalenza di pino silvestre o pino strobo (Parco del Ticino e Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate), larice, peccate e faggete nell’area montana (Val Veddasca, Lavena Ponte Tresa). Tra le specie forestali, lo sparviere è il secondo rapace maggiormente diffuso in provincia di Varese, dopo la poiana; negli ultimi 25 anni la specie ha mostrato un evidente ampliamento dell’areale riproduttivo, in conseguenza della progressiva maturazione degli ambienti boschivi. La specie risulta inoltre adattarsi ad occupare anche boschi degradati di robinia, piccoli impianti artificiali di conifere e conifere ornamentali in parchi urbani. La poiana si colloca tra le specie di avifauna più comuni sul territorio provinciale, nidificando in tutte le tipologie boschive disponibili (latifoglie, boschi misti, conifere, boschi degradati) e occupando anche, nell’area prealpina, le pareti rocciose per la nidificazione. Il falco pescatore viene osservato piuttosto regolarmente sul territorio provinciale in corrispondenza dei movimenti migratori (tra agosto e novembre e tra marzo e maggio). L’area più frequentata è quella del Lago di Varese e del complesso di aree umide della porzione centrale del territorio provinciale. Osservazioni irregolari di individui riguardano anche il periodo estivo (giugno-luglio). Tra i falconiformi, il gheppio è la specie maggiormente diffusa sul territorio provinciale, con trend positivo della popolazione. La specie, prevalentemente stanziale, come nidificante presenta una distribuzione più sparsa nel settore settentrionale e più omogenea nella parte meridionale. Il lodolaio è un falconide migratore, presente sul territorio provinciale indicativamente da fine aprile ad agosto, che nidifica in maniera localizzata,

106 Analisi del territorio

utilizzando di preferenza i nidi abbandonati di altri uccelli, in particolare corvidi. Nel corso della realizzazione dell’Atlante ornitologico provinciale (Gagliardi et al., 2007) la specie era stata segnalata come nidificante nel settore centrale della provincia (area compresa tra Lago di Varese e Palude Brabbia) e nel settore sud-occidentale, lungo l’asta del Ticino. Le osservazioni di smeriglio non sono molto frequenti per il territorio provinciale, limitate ai mesi invernali. Anche il falco cuculo è una specie poco frequente in provincia di Varese; viene osservato prevalentemente nei mesi primaverili e autunnali, in corriposndenza di aree aperte, utilizzate a scopi trofici. Il pellegrino è una specie sedentaria, nidificante in provincia di Varese nella porzione centro-settentrionale, in corrispondenza di pareti rocciose a quote non troppo elevate, in genere al di sotto degli 800 m s.l.m., con esposizione favorevole al sole e sfavorevole al vento. Anche per la provincia di Varese si conferma il trend positivo registrato a livello globale per la specie: dalla prima nidificazione di pellegrino sul territorio provinciale risalente al 1992 (Aresi e Guenzani, 1992), le coppie nidificanti sono aumentate notevolmente, tanto che si può affermare che tutte le pareti rocciose che possiedono i requisiti sopra indicati risultano occupate, più o meno regolarmente. Negli ultimi anni, successivi alla realizzazione dell’Atlante ornitologico provinciale, ulteriori indagini hanno portato all’individuazione di nuovi siti di nidificazione, ad esempio alle pendici del monte S.Martino, sul versante che si affaccia sulla Valcuvia.

2.4.3.3. GALLIFORMI

Specie Nome scientifico Francolino di monte Bonasa bonasia Gallo forcello Tetrao tetrix Colino della Virginia Colinus virginianus Coturnice Alectoris graeca saxatilis Pernice rossa Alectoris rufa Starna Perdix perdix Quaglia Coturnix coturnix Fagiano comune Phasianus colchicus

Tra i Galliformi alpini il francolino di monte è da ritenersi presente in maniera sporadica e limitata al territorio dell’Alto Luinese. Indagini effettuate mediante l’impiego di richiamo acustico nell’ambito del progetto SIT-Fauna hanno permesso di contattare un maschio presso la località Alpe Cortetti negli anni 1999 e 2000. Successivamente, la specie non è mai più stata contattata. Il gallo forcello è presente in maniera piuttosto continua nella fascia territoriale compresa tra gli orizzonti montano e subalpino nel CAC Nord Verbano, lungo il confine con la Svizzera, in corrispondenza dei crinali delle valli Veddasca e Dumentina. La popolazione presente sul territorio

107 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese provinciale è quindi in costante e stretto contatto con gli individui presenti in Canton Ticino. La popolazione di gallo forcello, soggetta a prelievo venatorio dal 1996 , viene regolarmente censita attraverso conteggi primaverili dei maschi sulle arene e punti di canto noti in Val Veddasca e Val Dumentina. I conteggi vengono realizzati dai soci del CAC Nord Verbano, con la collaborazione del Nucleo Faunistico della Provincia, in contemporanea su tutti i punti di canto/arene noti, indicativamente nella prima settimana di maggio. Le arene/punti di canto monitorati sono costanti negli anni; in Tabella 2.27 vengono elencati per le due aree di presenza (Val Veddasca, Val Dumentina). In tabella Tabella 2.28 sono indicati i risultati dei censimenti primaverili realizzati dal 1996 al 2011, il piano di prelievo annuo e il numero di individui abbattuti per anno.

Tabella 2.27 - Arene e punti di canto noti nelle due aree di presenza della specie. Val Veddasca Val Dumentina Cippo 4-5 Merigetto Cippo 8-9 Lema Cippo 10 Fontana tamarindi Sasso Corbaro Arasio Sirti Cadrigna

Tabella 2.28 - Numero di individui di maschi e femmine di gallo forcello conteggiati durante i censimenti primaverili nelle aree di presenza nelle Valli Veddasca e Dumentina e quantificazione del prelievo annuale. Individui Piano Individui Anno censiti Maschi Femmine prelievo abbattuti 1996 19 16 3 8 5 1997 27 20 7 8 4 1998 19 16 3 8 0 1999 22 17 5 8 6 2000 23 19 4 8 4 2001 19 13 6 8 8 2002 12 9 3 8 2 2003 18 14 4 8 2 2004 19 14 5 6 5 2005 18 11 7 6 5 2006 15 12 3 6 3 2007 26 17 9 6 3 2008 18 13 5 6 4

108 Analisi del territorio

Individui Piano Individui Anno censiti Maschi Femmine prelievo abbattuti 2009 20 15 5 6 6 2010 18 13 5 6 7 2011 21 16 5 6 1

Dal 2008, in corrispondenza delle località sopraindicate, viene effettuata una ripetizione del conteggio primaverile, in genere nella seconda settimana di maggio, in concomitanza del censimento organizzato dall’Ufficio della caccia e della pesca del Cantone Ticino e in collaborazione con la Stazione ornitologica svizzera di Sempach, che copre tutta l’area compresa tra il Monte Lema e il Monte Tamaro. Questa replica consente di effettuare un conteggio in contemporanea degli individui appartenenti alla stessa popolazione che occupano l’area di confine tra Italia e Svizzera compresa tra il Monte Lema e il Monte Tamaro. Di seguito vengono riportati i risultati dei conteggi effettuati in territorio svizzero dal 2008 al 2011.

Tabella 2.29 - Numero di individui di maschi e femmine di gallo forcello conteggiati durante i censimenti primaverili in territorio elvetico. Individui Anno censiti Maschi Femmine 2008 37 26 11 2009 35 23 12 2010 non eseguito per maltempo 2011 40 33 7

Nell’immagine sono indicate le localizzazioni delle postazioni degli operatori sia in area italiana sia in quella svizzera.

109 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.14 - Localizzazione delle postazioni di monitoraggio del fagiano di monte, in territorio italiano e svizzero.

I valori di densità corrispondenti (relativi ai soli soggetti maschili), che si riferiscono ad un areale potenziale di fatto coincidente con l’areale di presenza attuale della specie sul territorio provinciale (circa 600 ha), sono oscillati, nel periodo considerato, tra 1,5 galli/100 ha (2002) e 3,3 galli/100 ha (1997). Tali valori sono leggermente superiori rispetto a quanto noto per le restanti popolazioni che occupano la fascia prealpina della Lombardia occidentale (province di Como e Lecco), ove si segnalano, dal 1996, densità comprese tra 1,0 e 2,2 galli /100 ha. Un dato preoccupante emerso dalle indagini riguarda lo stato di aggregazione che gli individui mostrano nell’attività di parata: il rapporto tra i punti di canto isolati e le arene strutturate ha, infatti, superato il valore soglia di 3 ed è in costante aumento dal 1997. La coturnice è presente sul territorio provinciale limitatamente a porzioni isolate nella parte orientale del CAC Nord Verbano, dove permangono zone a pascolo montano aperto, a ridosso di crinali rocciosi e ripidi impluvi, che costituiscono l’habitat idoneo alla presenza del fasianide. Le località di presenza in cui sono concentrate le segnalazioni della specie sono: Merigetto, Alpe Corte, Fontana Tamarindi, Alpe Rattaiolo, Monterecchio. Non essendo realizzati monitoraggi primaverili appositamente per la coturnice, le segnalazioni di presenza vengono raccolte dal Servizio di Vigilanza durante i censimenti al camoscio, effettuati nel mese di aprile e al gallo forcello, realizzati nelle prime due settimane di maggio. La distribuzione della specie è stata inoltre recentemente indagata nell’ambito della realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale. Una indagine specifica è stata realizzata

110 Analisi del territorio

nel periodo dal 1997 al 2000, nell’ambito del Progetto SIT-Fauna; i dati raccolti hanno permesso di calcolare il valore di densità dei maschi cantori, variabile nel periodo di indagine da 1.3 a 2.1 ind/100 ha, e il valore di densità delle coppie, che è oscillato tra 0.9 e 1.7 coppie/100 ha. La presenza della specie è da considerarsi stabile in provincia di Varese, anche se con una popolazione costituita da un numero estremamente ridotto di individui (non superiore alla decina di coppie). L’area di attuale presenza della coturnice è stata oggetto, in passato, di un tentativo di ripopolamento con individui provenienti da allevamento, a seguito di un periodo di acclimatazione in situ . Il monitoraggio di metà dei soggetti immessi (21 individui marcati con radiocollare, su 42 complessivamente rilasciati) ha verificato che la sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo successivo all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999). Il colino della Virginia è una specie di origine neartica, introdotta in Italia nel 1927. La specie occupa in provincia di Varese la fascia della valle del Ticino compresa tra la Brughiera del Dosso e il Bosco del Turbigaccio, al confine della provincia di Milano, e tutta la porzione di brughiera residua che si trova a sud di Malpensa. La popolazione del varesotto risulta in continuità con quella piemontese e della provincia di Milano. Oltre alle aree indicate, nel corso della realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale, la specie è stata rilevata come nidificante probabile in due aree isolate, rispettivamente tra Besnate e Casorate Sempione e tra Oggiona e Cavaria (Gagliardi et al., 2007). Rispetto alla situazione rilevata nel periodo 1983-1987 (Guenzani e Saporetti, 1988), l’area distributiva attuale del colino della Virginia appare più concentrata e meno estesa. Le numerose segnalazioni in aree in cui attualmente la presenza della specie non è più stata riconfermata (Besano, Bisuschio, Viggiù, nella parte Nordorientale della provincia; Cadrezzate, Comabbio, Taino, nella parte centro-occidentale; Gorla Maggiore, Gorla Minore, Cislago e territorio del Parco Regionale della Pineta di Appiano Gentile e Tradate, nella parte orientale) possono essere ricondotte a singoli interventi di immissione di colini, effettuati proprio negli anni ’80, che non hanno in seguito originato nuclei stabili della specie. Indagini effettuate negli anni 1997-1999 (Tosi e Zilio, 2002) avevano già evidenziato tale contrazione. Anche la segnalazione nell’area della Palude Brabbia, dovuta a un’immissione avvenuta nel 1997, non è più stata in seguito riconfermata. Sono state calcolate densità di 2.5 ind/km 2 nell’area del Ticino (tra la località Maddalena e il Ponte di Oleggio) e tra 2 e 7 ind/km2 nella brughiera a sud di Malpensa (Tosi e Zilio, 2002). La pernice rossa è una specie politipica a distribuzione europea, con un’area di distribuzione che comprende Spagna, Francia, Liguria, Appennino sino alla Toscana e alle Marche, Corsica e Inghilterra meridionale. È quindi da considerare, per il territorio provinciale varesino, una specie alloctona. In passato sono state effettuate immissioni di individui non autorizzate, che hanno interessato la zona di Cantello. È probabile che alcune immissioni

111 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese abusive vengano tutt’ora realizzate, dal momento che saltuariamente vengono osservati individui della specie sul territorio provinciale. Da ottobre a maggio 2011 è stata segnalata la presenza di almeno 3 individui, osservati rispettivamente a Porto Valtravaglia, Casalzuigno (informazione tratta da www.ornitho.it) e Arcisate (informazione tratta da www.ornitho.it). Nel Piano Agro-faunistico venatorio per la provincia di Varese (Amministrazione provinciale di Varese, 1982), la starna veniva descritta come presente con popolamenti stabili ma di poco rilevante entità nella parte meridionale della provincia, ovunque in diminuzione e di recente nidificazione nel territorio della Zona Alpi, in cui era presente regolarmente fino al 1968. Già nel 1982, quindi, veniva evidenziata per la specie una situazione estremamente critica, meritevole di essere oggetto di programmi di salvaguardia e recupero. Attualmente, la presenza della specie sul territorio provinciale si può ritenere totalmente dipendente dalle periodiche operazioni di ripopolamento, effettuate con individui di allevamento. Le uniche segnalazioni di nidificazione, infatti, peraltro isolate, raccolte dal Servizio di Vigilanza, si riferiscono ad animali collocati entro recinti, in condizioni seminaturali, generalmente situati nel territorio di Aziende faunistico-venatorie (Golasecca e Jerago ed Uniti). Si ritiene quindi che sul territorio provinciale non esistono popolazioni di starna capaci di autoriprodursi. Le modificazioni ambientali che hanno interessato la montagna a partire dagli anni ’60, a seguito dell’abbandono delle coltivazioni e del pascolo tradizionale, dell’introduzione dell’agricoltura intensiva e dell’impiego di prodotti chimici, rappresentano la principale causa della progressiva rarefazione che la specie ha subito in tutta Europa. A livello europeo, infatti, la specie è inserita nella categoria SPEC 3 (Species of Conservation Concern), vale a dire una specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa, dove il loro status di protezione

risulta inadeguato (BirdLife International, 2004). A livello regionale la starna viene considerata praticamente ai limiti della scomparsa, da un punto di vista di presenza di coppie nidificanti (Vigorita e Cucè, 2008).

112 Analisi del territorio

Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti e all’andamento delle imissioni di starna effettuati sul territorio provinciale negli ultimi anni.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 383 1995/1996 433 1996/1997 562 1997/1998 176 1998/1999 273 1999/2000 193 2000/2001 535 2001/2002 417 2002/2003 398 2003/2004 559 2004/2005 462 2005/2006 573 2006/2007 500 2007/2008 877 2008/2009 582 2009/2010 383

Tra i galliformi, la quaglia è l’unica specie migratrice nidificante estiva, presente sul territorio provinciale indicativamente da metà aprile a fine agosto. La specie è stata censita nel corso dei monitoraggi realizzati per l’Atlante Ornitologico provinciale soprattutto nell’area meridionale della provincia, con alcune segnalazioni isolate nella porzione settentrionale (aree agricole nei pressi di Voldomino) e centrale (coltivi intorno al Rio Acquanera, a Nord del Lago di Monate; nei pressi di Vedano Olona). La specie utilizza formazioni erbacee naturali solamente nelle aree di Sesona, Valle Bagnoli (dove sono predominanti i canneti/cariceti) e lungo il Ticino, nei pressi della località Bonifica Caproni e ai lati del Canale Industriale, dove sono presenti habitat costituiti da prati pingui, incolti erbacei e residue brughiere. Tutti i rilievi effettuati nelle porzioni meridionale e orientale del territorio provinciale hanno invece riguardato le aree agricole coltivate prevalentemente a segale, frumento, mais ed erba medica, che si estendono alla periferia dei centri urbani di Lonate Ceppino, Tradate, Abbiate Guazzone, Cassano Magnago, Fagnano Olona, Busto Arsizio, Gorla Maggiore, Cislago, Gerenzano e Saronno. La specie in provincia di Varese era ritenuta discretamente numerosa fino al 1955-1960; da allora si è registrata una forte diminuzione (Bianchi et al., 1973; Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), peraltro generalizzata ed estensibilea tutto il territorio regionale e, più in generale, a livello nazionale. Tale contrazione è da mettere in relazione alle modificazioni degli habitat di elezione in seguito all’impiego di pratiche agricole meccanizzate (sfalcio, mietitura, aratura precoce) e alla pratica di bruciatura delle stoppie. Un’influenza negativa non trascurabile è data inoltre dall’impiego di

113 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese fitofarmaci in agricoltura che causano una riduzione della diversità ambientale con la scomparsa di specie vegetali e animali importanti per l’alimentazione della quaglia (Spanò e Truffi in Brichetti et al., 1992), oltre a determinare deleteri effetti fisiologici direttamente sugli individui (Guyomarc’h, 2003). Un altro potenziale fattore negativo, su cui peraltro mancano dati oggettivi per la provincia di Varese, è costituito dalle interazioni con specie esotiche affini provenienti da allevamenti, spesso utilizzate per l’addestramento dei cani da caccia nelle zone cinofile. La quaglia è considerata infatti una delle specie europee a maggior rischio di inquinamento genetico dovuto alla massiccia immissione per scopi venatori di ibridi di prima e seconda generazione derivati dall’incrocio con quaglia giapponese, Coturnix japonica (D’Amico et al., 1999; Andreotti et al., 2001).

Di seguito sono riportati i dati relativi agli abbattimenti di quaglia effettuati sul territorio provinciale negli ultimi anni.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 104 1995/1996 91 1996/1997 95 1997/1998 68 1998/1999 90 1999/2000 50 2000/2001 72 2001/2002 67 2002/2003 78 2003/2004 70 2004/2005 103 2005/2006 122 2006/2007 56 2007/2008 48 2008/2009 70 2009/2010 56

In Lombardia il fagiano è stato oggetto di massicce immissioni a scopo di ripopolamento nei fondovalle e nelle aree prealpine dei territori settentrionali; presenta nuclei stabili in grado di autoriprodursi assai limitati, localizzati e di esigua entità. Le segnalazioni raccolte per la realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale risultano maggiormente concentrate nella porzione centro- meridionale della provincia, mentre appaiono più rarefatte nella parte centro-settentrionale. Il numero di nidificazioni certe è molto limitato rispetto al totale dei rilievi (5 su un totale di 162); queste si riferiscono tutte all’individuazione di nidiate e sono concentrate nelle aree prative o coltivate che circondano il Lago di Varese (sulla sponda settentrionale, nei prati pingui nei pressi di Voltorre; nei coltivi tra Lissago e Calcinate, all’interno della

114 Analisi del territorio

Riserva Naturale Palude Brabbia, a lato della Torbiera Inarzo) e lungo il corso del Fiume Ticino, nelle aree coltivate intorno a Castelnovate e alla località Bonifica Caproni. Tale carenza di nidificazioni certe è da attribuirsi alla particolare condizione della popolazione della specie che, non essendo autosufficiente, viene ogni anno ricostituita artificialmente attraverso ripopolamenti attuati in periodo estivo o durante il periodo di caccia (pronta caccia). Ogni anno, infatti, durante la stagione venatoria, i nuclei che si sono formati dal momento del rilascio vengono ridotti drasticamente, se non del tutto annullati, per effetto del prelievo da parte dei cacciatori o per azione dei predatori, impedendo il mantenimento sul territorio di una popolazione in grado di autosostenersi, se non in corrispondenza di ristrette aree protette. Le immissioni sono generalmente effettuate con individui provenienti da allevamenti, che ben raramente superano l’inverno successivo al rilascio. Il rilascio di fagiani radiocollarati nella zona di Cairate nel febbraio 1999, nell’ambito di un progetto mirato alla valutazione della sopravvivenza dei riproduttori (Zilio et al., 1999), ha dimostrato la sopravvivenza di una sola femmina dopo 21 giorni dal rilascio. Nel complesso si può dunque ritenere che il fagiano sia, di fatto, caratterizzato da una consistenza autunnale totalmente dipendente dai rilasci effettuati per la stagione venatoria, destinata ad azzerarsi annualmente al termine della stessa, sia per l’azione del prelievo che per la scarsa adattabilità dei soggetti. La specie non è inserita in nessuna categoria di protezione in base alla legislazione internazionale, nazionale, regionale, a convenzioni e liste rosse.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 9894 1995/1996 13375 1996/1997 12660 1997/1998 14664 1998/1999 14528 1999/2000 11444 2000/2001 10780 2001/2002 11987 2002/2003 13361 2003/2004 12173 2004/2005 11611 2005/2006 10190 2006/2007 10319 2007/2008 10946 2008/2009 8764 2009/2010 8693

115 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.4.3.4. RAPACI NOTTURNI

Specie Nome scientifico Barbagianni Tyto alba Assiolo Otus scops Gufo reale Bubo bubo Civetta Athene noctua Allocco Strix aluco Gufo comune Asio otus

I rapaci notturni sono considerati specie di notevole interesse conservazionistico, per le quali sono necessarie azioni di monitoraggio di base o specialistico. Delle 9 specie presenti a livello regionale, sul territorio provinciale ne sono presenti con elevata probabilità 6. L’ allocco è la specie più comune, territoriale durante tutto l’arco annuale e, di conseguenza, facilmente contattabile. Tipicamente boschiva, la specie è uniformemente presente in tutta la provincia, tranne nella parte sud- orientale (Busto Arsizio, Saronno, Castellanza), dove è più ampia la zona urbanizzata. La civetta ha una distribuzione concentrata prevalentemente nel settore centro-meridionale, con limitate presenze nella parte settentrionale. Sfrutta prevalentemente l’ambiente urbanizzato, con predilezione per i centri storici (ad es. Samarate) e i centri medio-piccoli (Cassano Magnago, Gorla maggiore, Cairate). Il gufo comune risulta distribuito prevalentemente nella porzione meridionale del territorio provinciale. La specie non è affatto comune, sebbene la sua presenza in periodo riproduttivo possa essere anche fortemente sottostimata a causa delle abitudini poco vocifere, che la rendono particolarmente difficile da contattare. Le segnalazioni raccolte per la realizzazione dell’Atlante Ornitologico provinciale riguardano in genere ambienti costituiti da un mosaico di coltivi, prati da sfalcio e zone arbustive, anche umide, a zone alberate, filari di piante, piccoli agglomerati urbani. Tra queste, ad esempio, si ricordano la piana di Lentate, che si estende fra i territori comunali di Sesto Calende e di Travedona Monate; Sesto Calende, in corrispondenza di una piccola macchia boschiva a lato della statale del Sempione; Mozzate, in cui è stato utilizzato un piccolo impianto artificiale di pino strobo circondato da zone coltivate; la località Valle Bagnoli, a Vergiate, in cui il nido era collocato nell’ecotono tra bosco e coltivi. La segnalazione alla quota maggiore, a Mesenzana, si riferisce a 2 pulli da poco usciti dal nido, lungo una strada sterrata a lato di un bosco a orno-ostrieto, con conifere sparse. Il barbagianni è sicuramente una delle specie più rare. L’unica nidificazione certa avvenuta in provincia di Varese risale al 1982 e si riferisce a un nido con piccoli sito nel centro storico di Gerenzano (Guenzani, com. pers.). Durante il monitoraggio realizzato per l’Atlante Ornitologico sono state rilevate diverse segnalazioni ascrivibili a individui in dispersione. Le uniche

116 Analisi del territorio

segnalazioni che indicano una probabile nidificazione si riferiscono, rispettivamente, all’ascolto del canto di un maschio vicino alla ex-cartiera di Cairate e all’avvistamento di due individui posati a terra nell’alto Varesotto (Maccagno). L’ assiolo , non rilevato come nidificante nel periodo in cui sono state realizzate le indagini per l’Atlante Ornitologico (2003-2005), è di recente comparsa sul territorio provinciale, rilevato in periodo riproduttivo (da giugno ad agosto) in diverse località del territorio provinciale: Marnate, Mercallo, Angera (informazione tratta da www.ornitho.it). La specie è, tra i rapaci notturni, l’unico migratore nidificante estivo. A livello regionale la popolazione di assiolo è considerata in diminuzione, con una stima inferiore alle 50 coppie nidificanti. La nidificazione del gufo reale sul territorio provinciale non è mai stata verificata con il ritrovamento del sito di nidificazione, nonostante alcuni tentativi di ricerca attiva di possibili territori. Tuttavia, non è da escludere la presenza di alcuni individui, in considerazione del ritrovamento di un esemplare maschio di 2 anni investito a fine aprile 2007 a Viggiù e di un giovane ritrovato nel maggio 2009 in Valleolona, in comune di Induno, all’ingresso della Valganna. Nel primo caso, il ritrovamento di un giovane maschio lascia supporre che potrebbe trattarsi di un individuo in cerca di un nuovo territorio oppure di un erratismo, fenomeno abbastanza frequente anche se ancora poco conosciuto. Il giovane è stato rinvenuto in Valganna, recuperato dal gestore di un Agriturismo nella zona, in seguito a un temporale particolarmente violento che ha determinato una piena dei corsi d’acqua della zona. Il giovane gufo reale è stato recuparato dalla Polizia Provinciale e avviato a Vanzago per essere riabilitato. Nel luglio del 2009 è stato riportato nella località di ritrovamento e liberato.

2.4.3.5. COLUMBIFORMI

Columba livia forma Colombo di città domestica Colombaccio Columba palumbus Tortora dal collare Streptopelia decaocto orientale Tortora selvatica Streptopelia turtur

Tra i columbiformi presenti in provincia di Varese, tortora e colombaccio sono le due specie oggetto di prelievo venatorio.

117 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tortora

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 113 1995/1996 224 1996/1997 310 1997/1998 190 1998/1999 157 1999/2000 147 2000/2001 53 2001/2002 87 2002/2003 80 2003/2004 55 2004/2005 107 2005/2006 75 2006/2007 15 2007/2008 35 2008/2009 35 2009/2010 61

Colombaccio

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 274 1995/1996 128 1996/1997 230 1997/1998 138 1998/1999 177 1999/2000 137 2000/2001 187 2001/2002 143 2002/2003 110 2003/2004 216 2004/2005 213 2005/2006 263 2006/2007 249 2007/2008 219 2008/2009 225 2009/2010 231

La tortora dal collare orientale è una specie originaria dell’Asia meridionale, attualmente distribuita in maniera uniforme sul territorio provinciale, a quote in genere non superiori ai 600 m s.l.m. Le popolazioni di questa specie sono state caratterizzate da una forte espansione che ha interessato la provincia di Varese negli ultimi 20 anni. Al momento attuale si può considerare una specie comune, nidificante in tutta la provincia a esclusione dell’estremo settore settentrionale, comprendente la Val

118 Analisi del territorio

Veddasca e il Monte Borgna, fino al confine con il Canton Ticino, in cui la scarsa urbanizzazione e le quote elevate ne prevengono la colonizzazione; a nord, oltre il Fiume Tresa, la specie è presente esclusivamente in alcuni sobborghi di Luino e a Maccagno. Il colombo di città (Columba livia forma domestica ), chiamato comunemente anche piccione , è la specie di avifauna più diffusa e conosciuta nelle aree urbane e nelle campagne circostanti. Le popolazioni che oggi si incontrano nelle aree urbane hanno avuto origine dai colombi domestici, allevati fin dall’antichità. Il colombo è stato infatti una delle prime specie a subire il processo di domesticazione. Solo a partire dai primi decenni del ‘900 i colombi di città sono aumentati allo stato libero nelle città, causando alcuni disagi. Classificato dal punto di vista tassonomico come varietà domestica del piccione selvatico ( Columba livia ), specie ormai molto rara sul territorio nazionale, il colombo di città è stato oggetto di numerose diatribe in relazione alla sua condizione di specie selvatica o domestica/domesticata. Tali questioni assumono una particolare rilevanza in merito alle conseguenze sulla possibilità di azione nei confronti della specie. Se individuati come fauna selvatica, infatti, i colombi rientrano nella disciplina della legge N. 157/92. Questa, all’art. 19, prevede che le regioni possono procedere al controllo della fauna selvatica al fine di tutelare gli interessi umani (tutela del suolo, tutela del patrimonio storico-artistico, motivi sanitari,…). Tale controllo deve avvenire in modo selettivo e con metodi ecologici, su parere dell’ISPRA; se tali metodi non dovessero risultare efficaci, le amministrazioni provinciali possono autorizzare piani di abbattimento. Su tali basi spetta alle Regioni e, per delega, alle Province provvedere al controllo delle popolazioni di colombi di città, come avviene per i piani di contenimento di altre specie selvatiche. Dal punto di vista normativo, la recente sentenza N. 2598 della Corte di Cassazione Penale riconduce, di fatto, il colombo di città “tra gli animali selvatici, in quanto vive in stato di libertà naturale nel territorio nazionale, sicchè ne è vietata la caccia o la cattura”. Specifica, inoltre, che in merito “l’unico elemento giuridicamente rilevante è dato dallo stato di libertà naturale” di cui i colombi godono e che li rende parte della fauna selvatica (art. 2 , legge N. 157/92). In questi termini la condizione di specie domestica o addomesticata può essere attribuita solo al colombo viaggiatore o a quello allevato per finalità alimentari o sportive. Con questa sentenza la giurisprudenza più recente contrasta ogni precedente interpretazione, supportata anche dai tecnici dell’ISPRA, che riconduceva il colombo di città a forme domestiche del colombo selvatico. Di conseguenza, il controllo delle popolazioni spetta ad oggi alle Province, fatte salve le competenze sanitarie delle amministrazioni comunali, per cui, in specifiche situazioni di rischio zoonosico, al fine di prevenire gravi pericoli per l’incolumità dei cittadini, i Sindaci, tramite le ASL e i relativi servizi di Igiene Pubblica, possono disporre di interventi coattivi di cattura e uccisione. Queste azioni nevono essere

119 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese realizzate nel rispetto delle leggi vigenti in materia di benessere animale: attualmente, la legge N. 189/2004, che sostituisce l’articolo 727 del Codice Penale, vale per animali di qualsiasi specie e categoria. Di seguito sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di colombo di città abbattuti ogni anno mediante interventi effettuati dalla Vigilanza Provinciale. Ogni anno vengono in genere abbattuti circa 10000 soggetti.

Tabella 2.30 - Numero di colombi di città abbattuti annualmente nei 3 ATC del territorio provinciale. Anno ATC 1 ATC 2 ATC 3 Totale 2009 1285 2735 2841 8870 2008 4324 1896 3558 11786 2007 5240 2179 3267 12693 2006 4319 941 2147 9413 2005 4825 1002 4532 12364

2.4.3.6. CUCULIFORMI , C APRIMULGIFORMI , A PODIFORMI E CORACIFORMI

Cuculo Cuculus canorus Succiacapre Caprimulgus europaeus Rondone comune Apus apus Rondone maggiore Tachymarptis melba Martin pescatore Alcedo atthis Gruccione Merops apiaster Upupa Upupa epops

Le specie appartenenti agli ordini sopraccitati sono per la maggior parte inserite tra le specie di interesse conservazionistico per la Regione Lombardia. Migratore regolare, il cuculo giunge in provincia di Varese a metà aprile e riparte per i quartieri di svernamento tra fine luglio e agosto. Il cuculo è uniformemente distribuito su quasi tutto il territorio provinciale, con segnalazioni fino alle massime quote altitudinali (fascia 1400-1600 m s.l.m.). Migratore trans-sahariano, il succiacapre sverna nell’Africa australe, giunge nelle aree di nidificazione a fine aprile, manifesta la sua territorialità soprattutto tra maggio e luglio (mesi in cui è maggiormente contattabile), riparte per i quartieri invernali in settembre. È una specie termofila che ama le zone calde e asciutte; si insedia in brughiere, boschi con struttura aperta, ricca di radure soleggiate o altri spazi ampi, anche di origine artificiale, come, ad esempio, strade sterrate, sentieri e solchi tagliafuoco. Negli ultimi anni le popolazioni di succiacapre hanno subito un forte decremento, dovuto

120 Analisi del territorio

principalmente alla scomparsa degli habitat di nidificazione. In provincia di Varese la distribuzione altimetrica della specie arriva fino ai 1200 m, ma le presenze risultano maggiormente concentrate dalla fascia di pianura, fino a 400 m. In ambiente di pianura la maggiore minaccia per la specie è costituita dalla sottrazione di habitat: la costruzione dell’aeroporto di Malpensa e delle vasche di contenimento del Torrente Arno hanno in gran parte distrutto la brughiera compresa tra l’allora vecchio aeroporto e Lonate Pozzolo, nota per essere l’area di maggiore diffusione del succiacapre. In ambiente montano la chiusura degli ambienti aperti, per l’avanzata del bosco o la riforestazione degli stessi costituisce il principale motivo di rarefazione della specie. Tra gli Apodiformi, rondone comune e rondone maggiore sono due specie migratrici transahariane, che arrivano nei territori riproduttivi intorno alla metà di aprile. Il rondone comune è da considerarsi specie comune, distribuito in modo uniforme in tutto il territorio provinciale. Caratterizzato da una elevata sinantropia, risulta decisamente legato all’ambiente urbano, privilegiando per la nidificazione le costruzioni storiche, ricche di nicchie e anfratti e con una certa altezza dal suolo. La specie ha, infatti, abbandonato del tutto, almeno in Lombardia, l’attitudine a sfruttare pareti rocciose o cavità di alberi come siti per nidificare. Diversamente dal congenere rondone comune, il rondone maggiore è una specie piuttosto rara, che presenta una distribuzione sparsa, legata esclusivamente alla disponibilità di cavità adatte rinvenibili nell’ambiente urbano: in provincia mancano segnalazioni di nidificazioni in pareti rocciose calcaree, che costituiscono l’usuale habitat riproduttivo di questo apodide. La distribuzione altimetrica è limitata ai 600 m; in questa fascia altimetrica la specie nidifica in svariati centri urbani, con palazzi e costruzioni vecchie, ma anche in edifici storici quali torri e campanili, ricche di cavità idonee all’ubicazione del nido: tale è il caso di Laveno Mombello, Besozzo, Brebbia, Varese, Angera, Taino, Tradate, Gallarate, Samarate e Busto Arsizio. La presenza del martin pescatore sul territorio provinciale è legata alla disponibilità di acque relativamente pulite per la ricerca delle abituali prede, costituite da pesci di piccole dimensioni; la necessità di disporre di pareti limose o sabbiose per lo scavo del nido costringe, talvolta, la specie a nidificare lontano dalle zone che utilizza per la pesca. La distribuzione del martin pescatore sul territorio provinciale, come nidificante, evidenzia una certa continuità nella presenza solo nella parte settentrionale, in corrispondenza del bacino idrografico che comprende i fiumi Tresa e Margorabbia e lungo le sponde del Lago Maggiore (con l’utilizzo di ambienti diversi, dalle zone rocciose che sovrastano le sponde lacustri nella parte settentrionale, alle zone umide della porzione centrale). Nel settore centro- occidentale le segnalazioni risultano più localizzate, le segnalazioni in questa area si riferiscono perlopiù al corso del Fiume Ticino: assieme al vero e proprio corso del fiume, si riscontrano piccoli corsi d’acqua tributari, lanche,

121 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese canali più o meno naturalizzati che formano un habitat particolarmente adatto alla presenza della specie. Specie migratrice tardiva, il gruccione arriva sul territorio provinciale tra la fine di aprile e i primi di maggio, ripartendo per i quartieri di svernamento africani in settembre. Specie coloniale, per riprodursi scava i nidi nel terreno lungo rive o scarpate. Questa specie si trova in una fase di netta espansione, che ha interessato gli ultimi 25 anni: nel periodo 1983-1987, alcune segnalazioni di presenza estiva fecero presumere la possibilità di nidificazione in provincia di Varese (Guenzani e Saporetti, 1988); le segnalazioni di nidificazione certa sono state due nel periodo 2003-2005 (Gagliardi et al., 2007), entrambe riferite a colonie poste in cave (rispettivamente a Lonate Pozzolo e Lozza); attualmente, alle segnalazioni di nidificazione rilevate nel corso dell’Atlante Ornitologico, se ne devono aggiungere altre più recenti, rispettivamente a Vizzola Ticino e Arcisate (informazione tratta da www.ornitho.it). L’upupa è un migratore che arriva nei quartieri di nidificazione a partire dalla fine di marzo, si riproduce tra aprile e luglio e riparte tra agosto e settembre. In provincia la specie può essere considerata rara, con una distribuzione concentrata nella fascia meridionale della provincia, entro i 400 m di quota. È una specie termofila, che predilige principalmente le aree calde e asciutte di pianura e collina. Utilizza le campagne coltivate in modo tradizionale, con mosaico di zone aperte, prati, erba bassa; per la nidificazione necessita della presenza di alberi maturi, vivi o morti, ricchi di cavità naturali o formate dai picchi.

2.4.3.7. PICIFORMI

Torcicollo Jynx torquilla Picchio verde Picus viridis Picchio nero Dryocopus martius Picchio rosso maggiore Dendrocopos major Picchio rosso minore Dendrocopos minor

La provincia di Varese conta la presenza di 5 specie di Piciformi su 7 complessivamente presenti in Lombardia e 9 in Italia. L’importanza di questo gruppo di specie come indicatore di biodiversità è nota da tempo; un recente lavoro pubblicato da Mikusinski et al. (2001) ha valutato la possibilità di utilizzare le specie di picchi come indicatori della diversità di tutte le altre specie di uccelli forestali, osservando una forte correlazione positiva tra le due variabili. La famiglia dei Picidae è in Europa quella più strettamente legata ad ambienti boschivi (per siti di nidificazione, risorse trofiche), caratterizzata da un elevato grado di specializzazione; inoltre queste specie sono molto sensibili alle interferenze antropiche, come ad esempio l’asportazione di legno morto. Recentemente, Bogliani et al. (2003) hanno verificato, in un’indagine sulla biodiversità degli ambienti forestali nel Parco del Ticino, che il numero delle specie di picchi nidificanti risulta direttamente

122 Analisi del territorio

proporzionale sia alla ricchezza specifica degli altri uccelli (numero di specie presenti) sia al numero di specie di altri gruppi animali, quali Anfibi, Carabidi e piccoli Mammiferi. Il torcicollo , unico tra i Picidi europei, è un migratore trans-sahariano che occupa i territori riproduttivi a partire dall’ultima settimana di marzo e la prima decade di aprile. La specie sul territorio provinciale è da considerarsi ormai rara, con una distribuzione molto localizzata, sempre entro gli 800 m di quota; la popolazione presente a livello provinciale rispecchia il trend negativo a livello italiano ed europeo. Il torcicollo è una specie solo parzialmente forestale, essendo legata ad ambienti aperti ed ecotonali di campagna alberata, frutteti, piccoli boschi con piante mature e ampia disponibilità di cavità (non scava il proprio nido), adiacenti a incolti erbaceo- arbustivi e prati, in cui la specie ricerca l’alimento costituito in massima parte da Formicidi. Il picchio rosso minore è il più piccolo picide tra le specie europee, caratterizzato da un comportamento elusivo, da una bassa contattabilità e da ristrette esigenze ecologiche per la scelta del sito riproduttivo. In provincia di Varese la specie è concentrata in particolare nella porzione centrale del territorio, principalmente entro i 400 m di quota. Il picchio rosso maggiore è la specie più comune tra i picchi e risulta essere anche il più comune non passeriforme della provincia, testimoniando, da un lato, l’elevata adattabilità della specie nello sfruttare la totalità delle tipologie forestali presenti (la specie che frequenta anche le aree urbanizzate in cui siano presenti parchi e giardini con piante mature), dall’altro, l’ampia superficie boschiva esistente in provincia, che ne determina una così vasta diffusione. Secondo al picchio rosso maggiore in termini di distribuzione è il picchio verde , specie che mostra elevate classi di frequenza in particolare nel settore centro-meridionale della provincia, in particolare nella parte occidentale lungo il corso del Fiume Ticino. La specie ha una distribuzione altimetrica che interessa prevalentemente le quote inferiori ai 600 m, con presenze localizzate tra i 600 e gli 800 m, e sporadiche al di sopra degli 800 m. Degno di nota è il fenomeno di recente espansione che ha interessato il picchio nero , il più grande tra i picidi europei, in provincia di Varese, che rispecchia, più in generale, il trend registrato a livello regionale (Vigorita e Cucè, 2008). Considerato fino ai primi anni ’70 specie esclusivamente invernale (Bianchi et al., 1973), la prima nidificazione accertata risale al 1994 (Parnell et al., 1994), nel comune di Montegrino Valtravaglia, al di sotto dei 500 m di quota (Pianezza e Saporetti, 2010). Nel corso dei rilievi per l’Atlante Ornitologico, effettuati negli anni compresi fra il 2003 e il 2005, il picchio nero è risultato occupare tutto il settore montano della provincia, a quote comprese fra i 400 e i 1400 m, con significative presenze nei boschi di latifoglie, oltre che nelle coniferete. Rispetto all’iniziale distribuzione del triennio 2003-2005, la specie si è poi ulteriormente espansa nel settore

123 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese centro-meridionale della provincia: nel 2006 è stata registrata la prima nidificazione nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate, nel 2008 è stato rilevato un nido a soli 198 m di quota in prossimità della sponda del Lago Maggiore, a una quota che rappresenta il limite inferiore della specie per la Provincia di Varese e, probabilmente, anche per l’intera Lombardia. Nel 2009, infine, viene accertata la prima nidificazione nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, mentre nel 2010 la prima nidificazione lungo le sponde del Lago di Varese (Pianezza e Saporetti, 2010). I dati raccolti nel triennio 2008- 2010 mostrano come questo picide abbia ulteriormente ampliato il range di habitat normalmente utilizzati in periodo riproduttivo: oltre ai consueti boschi di latifoglie mesofile e di conifere, le ultime nidificazioni sono state infatti portate a termine nei boschi igrofili perilacustri, costituiti prevalentemente da alnete a ontano nero e saliceti (Pianezza e Saporetti, 2010). Negli ultimi 25 anni la specie ha quindi progressivamente colonizzato tutto il settore prealpino, arrivando fino all’alta pianura.

2.4.3.8. PASSERIFORMI

Cappellaccia Galerida cristata Tottavilla Lullula arborea Allodola Alauda arvensis Rondine montana Ptyonoprogne rupestris Rondine Hirundo rustica Balestruccio Delichon urbica Calandro Anthus campestris Pispola Anthus pratensis Prispolone Anthus trivialis Cutrettola Motacilla flava Ballerina gialla Motacilla cinerea Ballerina bianca Motacilla alba Beccofrusone Bombycilla garrulus Merlo acquaiolo Cinclus cinclus Scricciolo Troglodytes troglodytes Passera scopaiola Prunella modularis Pettirosso Erithacus rubecula Usignolo Luscinia megarhynchos Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros Codirosso Phoenicurus phoenicurus Stiaccino Saxicola rubetra Saltimpalo Saxicola torquata Culbianco Oenanthe oenanthe Codirossone Monticola saxatilis Merlo Turdus merula Cesena Turdus pilaris Tordo bottaccio Turdus philomelos Tordo sassello Turdus iliacus Tordela Turdus viscivorus Usignolo di fiume Cettia cetti Beccamoschino Cisticola juncidis

124 Analisi del territorio

Forapaglie macchiettato Locustella naevia Forapaglie castagnolo Acrocephalus melonopogon Salciaiola Locustella luscinioides Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris Cannaiola Acrocephalus scirpaceus Cannareccione Acrocephalus arundinaceus Canapino maggiore Hippolais icterina Canapino Hippolais polyglotta Occhiocotto Sylvia melanocephala Bigia grossa Sylvia ortensis Bigiarella Sylvia curruca Sterpazzola Sylvia communis Beccafico Sylvia borin Capinera Sylvia atricapilla Luì bianco Phylloscopus bonelli Luì verde Phylloscopus sibilatrix Luì piccolo Phylloscopus collybita Luì grosso Phylloscopus trochilus Regolo Regulus regulus Fiorrancino Regulus ignicapillus Pigliamosche Muscicapa striata Balia nera Ficedula hypoleuca Panuro di Webb Paradoxornis webbianus Codibugnolo Aegithalos caudatus Cincia bigia Parus palustris Cincia alpestre Poecile montana Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus Cincia mora Periparus ater Cinciarella Cyanistes caeruleus Cinciallegra Parus major Picchio muratore Sitta europaea Rampichino alpestre Certhia familiaris Rampichino Certhia brachydactyla Rigogolo Oriolus oriolus Averla piccola Lanius collurio Averla maggiore Lanius excubitor Ghiandaia Garrulus glandarius Gazza Pica pica Nocciolaia Nucifraga caryocatactes Taccola Corvus monedula Corvo Corvus frugilegus Cornacchia nera Corvus corone Cornacchia grigia Corvus corone cornix Corvo imperiale Corvus corax Storno Sturnus vulgaris Passero d’Italia Passer italiae Passero mattugio Passer montanus Fringuello Fringilla coelebs Peppola Fringilla montifringilla Verzellino Serinus serinus

125 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Venturone Serinus citrinella Verdone Carduelis chloris Cardellino Carduelis carduelis Lucherino Carduelis spinus Crociere Loxia curvirostra Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula Frosone Coccothraustes coccothraustes Zigolo giallo Emberiza citrinella Zigolo muciatto Emberiza cia Ortolano Emberiza hortulana Migliarino di palude Emberiza schoeniclus Strillozzo Miliaria calandra

Delle 95 specie di Passeriformi presenti con regolarità sul territorio varesino, di seguito viene riportata una breve trattazione relativamente a quelle di interesse venatorio e gestionale.

Specie di Passeriformi oggetto di prelievo venatorio

Le specie di Passeriformi cacciabili ai sensi dell’art. 18, comma 1 della legge N. 157/92 e dell’art. 40 della legge regionale N. 26/93 sono le seguenti: allodola, merlo, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello, ghiandaia, gazza, cornacchia nera e cornacchia grigia.

L’ allodola è una specie essenzialmente migratrice, ma localmente compie erratismi invernali. Nel corso dell’inverno, inoltre, alle popolazioni locali si aggiungono consistenti contingenti provenienti da nord. Come nidificante, in provincia di Varese, la specie presenta una distribuzione localizzata, con due nuclei riproduttivi distinti: il primo all’estremo nord della provincia, comprendente gli habitat aperti dell’alta Val Veddasca (monti Paglione, Cadrigna, Lema); il secondo concentrato nella parte sud-orientale (Garbagnate Milanese, Castellanza e Saronno). Un confronto della situazione rilevata nell’ultimo Atlante Ornitologico (Gagliardi et al., 2007) con i dati del precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988) mostra una contrazione dell’areale, con segnalazioni più sporadiche e l’abbandono quasi totale delle zone prative esistenti attorno agli allevamenti e ai maneggi presenti nella parte centrale della provincia. La contrazione rilevata a livello provinciale rispecchia quella più generale rilevata a livello europeo per il periodo 1970- 2000 (Tucker e Heath,1994; BirdLife International, 2004). Per l’Italia si stima un decremento inferiore al 20% dagli anni ’90, che può essere considerato una sottostima dovuta a mancanza di censimenti quantitativi rappresentativi. Infatti, declini superiori al 20% si sono avuti in diversi paesi europei: in Gran Bretagna tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80 il declino della specie è stato valutato superiore al 50%, mentre in Croazia la riduzione dal 1990 al 2000 è stata stimata tra il 50 e il 79%. Le cause vanno ricercate soprattutto nell’intensificazione dell’agricoltura. Essendo una specie

126 Analisi del territorio

largamente insettivora nel periodo riproduttivo soffre del largo impiego di erbicidi e di pesticidi, ma è danneggiata anche dall’ampliamento delle monocolture di mais e dall’intensa fertilizzazione, che produce una vegetazione troppo densa. Non è da escludere inoltre che possa risentire anche dei cambiamenti climatici. I dati quantitativi raccolti in Lombardia evidenziano un drastico declino delle popolazioni nidificanti, con una perdita di oltre l’80% delle coppie in 15 anni: da oltre 100.000 coppie censite nel 1992, si è giunti a una popolazione attuale di circa 19.000 coppie, con un decremento annuo medio del 8,8% (Vigorita e Cucè, 2008). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 3971 1995/1996 3228 1996/1997 2478 1997/1998 4375 1998/1999 2681 1999/2000 3071 2000/2001 1642 2001/2002 2226 2002/2003 1819 2003/2004 2758 2004/2005 2954 2005/2006 2137 2006/2007 1317 2007/2008 2290 2008/2009 2081 2009/2010 1488

Il merlo è, dopo il fringuello, la seconda specie più comune in provincia come nidificante. È presente praticamente ovunque e la sua distribuzione è omogenea; è diffuso a tutte le quote, dalle aree pianeggianti sino ai 1600 m. Durante la cattiva stagione gli individui tendono a spostarsi a quote più basse e alle popolazioni locali si aggiungono quelle migratrici provenienti da oltralpe. I movimenti migratori autunnali avvengono tra settembre e novembre, mentre quelli pre-riproduttivi tra febbraio e aprile. Nonostante la situazione a livello provinciale sia da considerare stabile, in Lombardia l’andamento demografico delle popolazioni nidificanti evidenzia un declino di circa il 50% dal 1992 al 2004, con un significativo recupero negli ultimi 3 anni, dal 2005 al 2007 (Vigorita e Cucè, 2008).

127 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 9543 1995/1996 10366 1996/1997 10337 1997/1998 11002 1998/1999 9985 1999/2000 9755 2000/2001 5481 2001/2002 7701 2002/2003 7668 2003/2004 6835 2004/2005 5250 2005/2006 6942 2006/2007 3912 2007/2008 8841 2008/2009 7830 2009/2010 5551

La cesena , nidificante su buona parte dell’arco alpino, sul territorio provinciale è presente come migratrice regolare e svernante, con tendenze invasive in alcune annate. L’Italia rappresenta un’importante area di transito e svernamento delle popolazioni nidificanti in Europa centrale e settentrionale. In particolare, tra ottobre e dicembre, compare dove siano presenti piante di sorbo degli uccellatori, rosa canina e caki, di cui è particolarmente ghiotta. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 3966 1995/1996 3215 1996/1997 5545 1997/1998 4539 1998/1999 7459 1999/2000 11885 2000/2001 1150 2001/2002 2873 2002/2003 3743 2003/2004 1246 2004/2005 11316 2005/2006 16108 2006/2007 430 2007/2008 13371 2008/2009 3710 2009/2010 701

128 Analisi del territorio

Il tordo bottaccio , come nidificante, in provincia presenta una distribuzione legata al settore collinare e montano in cui siano presenti boschi misti di latifoglie e aghifoglie. Completamente assente dal settore meridionale, con esclusione di alcune segnalazioni nella parte occidentale, la distribuzione del tordo bottaccio risulta regolata prevalentemente dalla quota e dal mosaico formato dalle diverse parcelle forestali. Si possono evidenziare 2 nuclei principali: un nucleo più esteso, che comprende gran parte dell’area montuosa, coincidente con i rilievi dei Pizzoni di Laveno, dei monti Nudo, Colonna, Pian Nave, Martica, Campo dei Fiori e Piambello; un nucleo secondario, centrato nel settore collinare, comprendente a ovest le aree di Vergiate e Sumirago e a est le aree del Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. La specie è presente in provincia di Varese anche come migratrice e svernante. Gli habitat più frequentati in inverno sono quelli agricoli, oltre a boschi, generalmente sotto i 1000 m di quota e filari. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 13948 1995/1996 18163 1996/1997 17439 1997/1998 18118 1998/1999 14735 1999/2000 16774 2000/2001 11677 2001/2002 15208 2002/2003 16065 2003/2004 20798 2004/2005 13296 2005/2006 16665 2006/2007 13656 2007/2008 22188 2008/2009 24611 2009/2010 16446

Il tordo sassello è una specie nordica che nidifica alle alte latitudini nel Paleartico, che tuttavia si spinge con distribuzione sparsa fino all’Europa centrale nidificando, oltre che in Scandinavia e in Islanda, nelle repubbliche baltiche, in Scozia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Tipico migratore, si sposta in gruppi consistenti, spesso associato con la cesena. In Italia le presenze invernali più consistenti si registrano in Lombardia ed Emilia- Romagna. Durante lo svernamento frequenta boschi di conifere e latifoglie, margini di coltivi, castagneti, campagne alberate, alimentandosi principalmente di frutta, semi e bacche.

129 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 8496 1995/1996 6137 1996/1997 10763 1997/1998 6669 1998/1999 14452 1999/2000 9127 2000/2001 6582 2001/2002 15099 2002/2003 9464 2003/2004 8507 2004/2005 9687 2005/2006 13526 2006/2007 4835 2007/2008 17524 2008/2009 11523 2009/2010 2080

Tra i Corvidi, ghiandaia, gazza, cornacchia nera e cornacchia grigia sono le specie oggetto di prelievo venatorio.

La ghiandaia è il corvide più diffuso dopo la cornacchia e una delle specie nidificanti più comuni della provincia di Varese. La specie è ampiamente distribuita su tutto il territorio provinciale, dalla fascia di pianura della porzione meridionale della provincia alle zone collinari, in cui si concentra la maggior parte delle osservazioni, alle aree montane, fino alle quote più elevate (nella fascia altitudinale compresa tra 1400 e 1600 m), in presenza di copertura boschiva. La grande diffusione del corvide come nidificante su tutto il territorio provinciale riflette da un lato l’ampia superficie boschiva complessivamente disponibile, ma anche la capacità della specie di adattarsi a sfruttare tutte le tipologie forestali presenti, comprese le formazioni di bosco degradato e i boschetti presenti nei parchi urbani. La gazza è una specie piuttosto comune, ampiamente diffusa in provincia, con una distribuzione uniforme nella porzione meridionale e con presenze più rarefatte nella parte centro-settentrionale. La specie nidifica di preferenza nella porzione pianeggiante e di bassa collina del territorio provinciale, entro i 400 m di quota; le nidificazioni a quote più elevate sono meno frequenti. Confrontando l’attuale distribuzione della specie con quella rilevata per il precedente Atlante (Guenzani e Saporetti, 1988), si nota un generale ampliamento della stessa, con occupazione di aree più settentrionali. La tendenza della popolazione sembra in aumento anche a livello regionale (Vigorita e Cucè, 2008).

130 Analisi del territorio

Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Ghiandaia

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 91 1995/1996 13 1996/1997 40 1997/1998 420 1998/1999 318 1999/2000 403 2000/2001 414 2001/2002 639 2002/2003 716 2003/2004 453 2004/2005 538 2005/2006 768 2006/2007 534 2007/2008 530 2008/2009 599 2009/2010 361

Gazza

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 26 1995/1996 9 1996/1997 28 1997/1998 39 1998/1999 39 1999/2000 46 2000/2001 36 2001/2002 66 2002/2003 101 2003/2004 79 2004/2005 97 2005/2006 87 2006/2007 124 2007/2008 84 2008/2009 84 2009/2010 87

La cornacchia grigia è una delle specie più comuni presenti in provincia di Varese. Come nidificante, è distribuita piuttosto uniformemente su tutto il territorio provinciale, ad eccezione delle aree montuose caratterizzate da maggiore altitudine. A partire dal periodo tardo estivo aumenta la tendenza

131 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese all’aggregazione: gruppi di diverse decine di cornacchie si riuniscono in dormitori che vengono raggiunti alla sera e lasciati alle prime ore del mattino. La cornacchia, accusata di causare danni ad alcune coltivazioni agricole (in particolare al mais, durante la germinazione), è stata oggetto di interventi di controllo della popolazione sul territorio provinciale a partire dal 2002, mediante abbattimenti con fucile ed effettuati a seguito di cattura con trappole Larsen. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 16 1995/1996 57 1996/1997 213 1997/1998 163 1998/1999 98 1999/2000 162 2000/2001 115 2001/2002 378 2002/2003 502 2003/2004 786 2004/2005 487 2005/2006 266 2006/2007 295 2007/2008 255 2008/2009 204 2009/2010 191

Di seguito sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di cornacchie abbattute ogni anno, sia mediante interventi effettuati dalla Vigilanza Provinciale, mediante sparo, sia mediante cattura con trappole e successiva soppressione. Negli ultimi 4 anni sono state abbattuti in media circa 2500 soggetti.

Tabella 2.31 - Numero di cornacchie abbattute annualmente nei 3 ATC del territorio provinciale. ATC 1 ATC 2 ATC 3 Anno Cattura Sparo Cattura Sparo Cattura Sparo Totale 2007 1104 266 1071 92 463 81 3077 2008 898 70 1299 103 494 50 2914 2009 729 25 520 21 455 110 1860 2010 899 120 824 9 380 65 2297

132 Analisi del territorio

Tabella 2.32 - Numero di individui abbattuti per comune con le due diverse metodologie impiegate (cattura con trappola Larsen) e abbattimento con sparo. Cattura Cattura con con Comune trappola Sparo Totale Comune trappola Sparo Totale Galliate Albizzate 322 0 322 Lombardo 0 36 36 Angera 140 35 175 Gavirate 240 5 245 Arcisate 1948 114 2062 Golasecca 256 111 367 Arsago Seprio 225 102 327 Inarzo 64 0 64 Induno Azzate 147 0 147 Olona 458 244 702 Bardello 259 0 259 Ispra 0 22 22 Laveno Biandronno 53 0 53 Mombello 417 0 417 Bodio Lonate Lomnago 942 0 942 Pozzolo 17 0 17 Busto Arsizio 354 205 559 Malnate 272 0 272 Cadrezzate 563 0 563 Mesenzana 0 2 2 Cairate 313 9 322 Morazzone 531 0 531 Olgiate Cantello 619 0 619 Olona 99 0 99 Porto Caravate 507 0 507 Valtravaglia 0 58 58 Caronno Pertusella 443 0 443 Samarate 47 324 371 Caronno Sesto Varesino 283 0 283 Calende 391 39 430 Casale Litta 65 0 65 Sumirago 63 229 292 Casciago 107 0 107 Tradate 97 0 97 Castelveccana 114 0 114 Turate 275 0 275 Castiglione Olona 470 0 470 Uboldo 820 136 956 Cislago 345 596 941 Valganna 26 0 26 Cunardo 0 11 11 Varese 1023 333 1356 Cuveglio 575 13 588 Viggiù 533 20 553 Gallarate 830 0 830

133 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.15 - Localizzazione degli interventi di controllo sulla cornacchia grigia in provincia di Varese.

134 Analisi del territorio

La cornacchia nera , nidificante in Lombardia sull’arco alpino e prealpino, con presenze concentrate nel settore orientale, in provincia di Varese è presente in maniera limitata, con alcune segnalazioni localizzate per lo più nella parte settentrionale del territorio provinciale. Nella nostra Regione esiste un’ampia fascia di sovrapposizione con l’areale della cornacchia grigia e spesso si osservano individui con colorazione del piumaggio intermedia. Contrariamente alla cornacchia grigia, per cui sono stati attuati piani di abbattimento, la cornacchia nera, meno numerosa e tipica di un habitat meno antropizzato, non è oggetto di alcuna forma di controllo. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 5 1995/1996 6 1996/1997 27 1997/1998 12 1998/1999 11 1999/2000 13 2000/2001 11 2001/2002 9 2002/2003 15 2003/2004 84 2004/2005 42 2005/2006 35 2006/2007 16 2007/2008 11 2008/2009 12 2009/2010 113

Alle specie sopra elencate, si aggiunge una breve trattazione relativamente alle specie protette, ma, di fatto, oggetto di prelievo negli ultimi anni sul territorio provinciale, in deroga all’art. 9, paragrafo 1, lettera C della Direttiva 79/409/CEE. Esso infatti prevede la possibilità che gli Stati membri possano derogare agli articoli 5, 6, 7 e 8 della stessa Direttiva per consentire, in condizioni rigidamente controllate e in modo selettivo, la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli in piccole quantità. Le specie che, negli ultimi anni sono state oggetto di prelievo in deroga sono le seguenti: pispola, tordela, storno, passero d’Italia, passero mattugio, fringuello, peppola e frosone. La pispola nidifica in vari tipi di ambienti aperti alle medie e alte latitudini del Paleartico occidentale, dalle zone temperate fino a sfiorare le zone climatiche artiche. In Italia le pispole sono segnalate per lo più come svernanti o di passaggio, anche se ci sono state alcune segnalazioni, non confermate, di individui in riproduzione sulle Alpi. Durante lo svernamento frequenta coltivi, campi arati, stoppie, prati da sfalcio, medicai, pascoli, incolti erbosi, prati umidi, marcite, risaie e stagni (Brichetti e Fracasso,

135 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2007). Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombardia in 1.100.000 individui (Bani et al., 2009). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 2009/2010 71

La tordela si riproduce nel Paleartico occidentale, alle medie e alte latitudini in climi più continentali rispetto agli altri tordi. In Europa nelle regione montane preferisce le medie latitudini fra gli 800 ed i 1800 m di quota. La tordela in provincia di Varese presenta come nidificante una distribuzione estremamente limitata al settore montano, che comprende l’alta Val Veddasca, il Monte Sette Termini, i rilievi della Valganna e, marginalmente, il Monte Colonna. Occupa habitat costituiti da formazioni forestali mature alternate a superfici aperte come prati, pascoli o incolti erbacei, in cui ricerca il cibo. La migrazione autunnale delle popolazioni provenienti dal nord avviene principalmente fra agosto e novembre, benché giovani e adulti possano a volte formare stormi già in luglio ed iniziare a muoversi verso sud. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione autunnale migratrice e svernante in Lombardia in 11.000 individui (Bani et al., 2009). Lo storno è una specie nidificante in provincia di Varese, con una distribuzione più concentrata nella zona centro-meridionale. Frequenta per il foraggiamento frutteti, vigneti, coltivi, parchi, giardini, luoghi con la presenza di cespugli di bacche e frutti. In Italia ha subito una recente espansione del suo areale al nord ed al sud ed ha ampliato il proprio range altitudinale nelle Alpi fino a 2000 m. Le popolazioni di Storno sono in generale aumento nelle zone periferiche del suo areale, mentre si assiste ad un marcato decremento in molte aree, specialmente nel nord e centro Europa. Lo storno è generalmente migratore a nord ed est del suo areale riproduttivo, mentre nelle altre zone tende ad essere più sedentario. La direzione della migrazione autunnale degli adulti è principalmente verso sud ovest. Le migrazioni sono abbondanti nel sud della Francia, in Italia e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombardia in 2.450.000 individui (Bani et al., 2009). Il passero d’Italia è specie sinantropica gregaria e sedentaria: la specie presenta come nidificante in provincia di Varese una distribuzione uniforme, assente solo da alcune aree della porzione più settentrionale, caratterizzate

136 Analisi del territorio

quasi esclusivamente da vasti complessi forestali e mancanza di aree urbanizzate. In periodo invernale si possono osservare grossi assembramenti nelle zone di campagna, spesso misti con il congenere passero mattugio. In Lombardia l’andamento demografico della specie evidenzia un importante declino (circa il 65% in 15 anni), che è avvenuto sostanzialmente negli anni dal 1992 al 2001. Dopo il 2001 sembrerebbe che la popolazione si sia stabilizzata su valori comunque relativamente bassi, oscillanti intorno a circa 65.000 coppie (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione autunnale in Lombardia in 1.500.000 individui (Bani et al., 2009). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Storno

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 210 1995/1996 143 1996/1997 207 1997/1998 234 1998/1999 59 1999/2000 25 2000/2001 7 2001/2002 25 2002/2003 115 2003/2004 0 2004/2005 5 2005/2006 0 2006/2007 0 2007/2008 0 2008/2009 684 2009/2010 10

137 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Passero d’Italia

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1997/1998 4 1998/1999 0 1999/2000 5 2000/2001 0 2001/2002 3 2002/2003 2 2003/2004 1 2004/2005 0 2005/2006 0 2006/2007 0 2007/2008 1

Il passero mattugio è specie sedentaria e gregaria in periodo non riproduttivo. Rispetto al congenere passero d’Italia è meno legato all’ambiente urbanizzato moderno, sebbene ormai nidifichi quasi esclusivamente in manufatti. È presente come nidificante in gran parte del territorio provinciale, con alcune assenze evidenziabili nellestremo settore settentrionale, caratterizzato da quote elevate e assenza di superfici agricole. In Lombardia l’andamento demografico della specie evidenzia un forte declino nel periodo 1992-1994, compensato da un parziale recupero avvenuto negli anni successivi, che tuttavia non ha portato la popolazione al raggiungimento delle dimensioni iniziali (Vigorita e Cucè, 2008). Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione autunnale in Lombardia in 1.400.000 individui (Bani et al., 2009). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

138 Analisi del territorio

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1997/1998 18 1998/1999 4 1999/2000 2 2000/2001 0 2001/2002 0 2002/2003 8 2003/2004 3 2004/2005 0 2005/2006 0 2006/2007 0 2007/2008 0

Il fringuello è il più comune uccello nidificante in provincia, dotato di un’ampia valenza ecologica e in grado di colonizzare tutti gli ecosistemi in cui sia presente una componente arborea. La specie è diffusa sia nelle estese formazioni forestali della parte settentrionale della provincia, sia nel mosaico costituito da boschi, coltivi, prati e aree urbane del settore centro- meridionale. Le popolazioni del nord-est europeo sono migratrici regolari, mentre quelle che si riproducono nelle aree meridionali e occidentali sono sedentarie e compiono perlopiù spostamenti altitudinali di moderata entità. Principalmente gregario al di fuori della stagione riproduttiva, durante il foraggiamento e le migrazioni forma ampi stormi. Gli stormi vengono formati anche con altri Fringillidi, come la peppola, anche se all’interno dello stormo ogni individuo tende ad aggregarsi maggiormente con i conspecifici. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombardia in 16.000.000 individui (Bani et al., 2009). La peppola è specie tipica delle zone boreali ed è diffusa dalla Scandinavia fino alla Siberia orientale. Il suo habitat di elezione è la foresta di betulle, ontani, salici o conifere. In Italia la specie è nota come migratrice regolare, molto gregaria, raccogliendosi in dormitori comuni talora con concentrazioni addirittura di milioni di individui. I movimenti migratori dipendono essenzialmente dalla disponibilità di cibo e si concentrano nell’Europa centro- meridionale. In Europa le aree di svernamento riguardan principalmente la zona a sud ed a ovest degli areali di riproduzione, in particolare nel sud della Francia e nel nord Italia. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombardia variabile tra 2.600.000 e 1.600.000 individui (Bani et al., 2009).

139 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Fringuello

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 766 1995/1996 8 1996/1997 0 1997/1998 317 1998/1999 184 1999/2000 87 2000/2001 2 2001/2002 147 2002/2003 245 2003/2004 189 2004/2005 378 2005/2006 583 2006/2007 87 2007/2008 305 2008/2009 3438 2009/2010 1123

Peppola

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 182 1995/1996 4 1996/1997 2 1997/1998 167 1998/1999 6 1999/2000 5 2000/2001 0 2001/2002 24 2002/2003 4 2003/2004 3 2004/2005 3 2005/2006 72 2006/2007 2 2007/2008 11 2008/2009 907 2009/2010 1123

Il frosone è un Fringillide la cui distribuzione in provincia come nidificante è da considerarsi localizzata, rilevata nel corso dell’ultimo Altante Ornitologico nelle zone di Lavena-Ponte Tresa e della Valganna, perlopiù tra i 200 e i 600 m. Associato normalmente agli habitat forestali di latifoglie, a filari alberati,

140 Analisi del territorio

a parchi con piante di grandi dimensioni e a frutteti, anche in provincia non mostra di selezionare determinate tipologie di latifoglie. Anche a livello regionale la specie presenta una distribuzione puntiforme con presenze estremamente scarse. Da sedentario a migratore, le popolazioni del nord migrano più di quelle del sud, inoltre i giovani migrano più degli adulti e le femmine più dei maschi; le migrazioni avvengono principalmente di giorno, anche se ne sono state registrate alcune notturne. Nel nord Italia il passaggio avviene da settembre a metà novembre, principalmente ad Ottobre. I movimenti primaverili avvengono principalmente da febbraio ad aprile. Un recente lavoro, effettuato per stimare le popolazioni di specie di uccelli che potrebbero essere oggetto di caccia in deroga in Regione Lombardia, ha stimato la popolazione migratrice e svernante in Lombardia variabile tra 47.000 e 27.000 individui (Bani et al., 2009). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 2009/2010 66

Specie di Passeriformi di interesse gestionale

Oltre a cornacchia nera e cornacchia grigia, già trattate al paragrafo precedente, nel Piano Faunistico Venatorio Regionale viene indicata come specie di interesse gestionale anche il corvo. Il corvo è una specie molto gregaria anche in periodo di nidificazione, diffusa alle latitudini medie dell’Eurasia fino al Giappone e alla Cina orientale. In Italia, a memoria d’uomo, non ha mai nidificato; alla fine del XIX secolo era indicata come svernante su gran parte delle zone pianeggianti della penisola e delle isole maggiori, ma già nel 1955 era nota una notevole contrazione dell’areale di svernamento con scomparsa della specie dal sud e forte rarefazione nelle isole. Più recentemente si è osservato come la specie sverna in modo significativo esclusivamente nella pianura Padana orientale e centrale e in minima parte nelle valli alpine (Vigorita e Cucè, 2008). Sul territorio provinciale la specie non è particolarmente abbondante, viene osservata con individui solitari o in gruppi di alcune decine, prevalentemente nella porzione centro-meridionale del territorio provinciale nel periodo tra ottobre a febbraio. Di interesse gestionale risultano sicuramente le specie di origine alloctona. Tra i Passeriformi, in provincia di Varese è presente l’unica popolazione naturalizzata in Europa di panuro di Webb , un piccolo uccello di origine asiatica. Il panuro di Webb ( Paradoxornis webbianus ) è l’unico rappresentante europeo di un numeroso gruppo di specie, originarie dell’Asia orientale (in particolare Cina, Vietnam, Corea, isola di Taiwan), dalla posizione sistematica ancora piuttosto incerta, tanto a livello di famiglia,

141 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese quanto a livello di genere e specie. La specie, importata e commercializzata per fini ornamentali, è stata oggetto di un rilascio volontario da parte di un commerciante di animali localizzato sulla sponda settentrionale del Lago di Varese, con l’immissione di circa 150 individui nel 1995. I primi indizi di nidificazione probabile all’interno della Riserva Naturale risalgono già allo stesso anno del rilascio, riconfermati poi negli anni successivi. Nel dicembre 1998 veniva osservato un individuo anche sul Lago di Varese, mentre nella stagione riproduttiva del 1999 venivano osservate colonie sparse di alcune decine di soggetti all’interno della Riserva Naturale (Boto et al., 2000). A partire dal 2003 è stata confermata la tendenza di espansione della specie anche in aree limitrofe: Lago di Varese, Bozza di Besozzo (Lago Maggiore), Lago di Comabbio, Valle Bagnoli di Vergiate (Gagliardi et al., 2007, Baratelli et al., 2008). Censimenti condotti tra il 2006 e il 2008 hanno confermato la presenza in Palude Brabbia, sui laghi di Varese e Comabbio e in Valle Bagnoli, ma non alla Bozza di Besozzo. Il monitoraggio più recente, realizzato nella primavera del 2011 ha confermato l’estensione dell’areale della specie rilevato nel 2008 (Gagliardi et al., 2011). Il periodo di naturalizzazione definitiva è da collocarsi tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000. L’attuale areale ancora molto ristretto è attribuibile alla specializzazione ecologica e alla bassa capacità di dispersione della specie, probabilmente limitata dalla frammentazione delle aree umide presenti nella parte centrale della provincia di Varese, separate tra loro da estese aree boschive e da aree antropizzate, che fungono da barriera ecologica. Gli individui osservati e catturati nell’ambito delle attività della Stazione Ornitologica presente nella Riserva Naturale sono stati inizialmente attribuiti, su base morfologica, a due specie distinte: Paradoxornis alphonsianus , panuro golacenerina, in base al colore grigio delle guance, e a Paradoxornis webbianus , panuro di Webb, per la colorazione rossastra delle guance. L’osservazione di individui dalle caratteristiche intermedie hanno portato in seguito a intraprendere indagini più approfondite. Studi a livello genetico e morfologico, iniziati a partire dal 2005, non hanno evidenziato differenze significative tra le due presunte specie e le forme intermedie. Indagini molecolari che hanno interessato campioni provenienti sia dall’areale originario che della popolazione naturalizzata, non hanno confermato la validità di P. alphonsianus come specie separata, ma hanno supportato l’ipotesi di una variazione clinale nella colorazione del piumaggio lungo l’areale di P. webbianus (Galimberti, 2006, Latronico, 2007, Gagliardi et al., 2007, Boto et al., 2009, Galimberti et al., 2010). All’interno della Riserva Naturale sono maggiormente presenti individui dal fenotipo a guance grigie: il 72% degli adulti catturati nella stazione di inanellamento è risultato del fenotipo P. w. alphonsianus ,il 23% di P. w. webbianus e il 5% con piumaggio intermedio tra i due fenotipi (Boto in Brichetti e Fracasso, 2010). Le stime più recenti indicano la presenza di una popolazione di 3500-5000 individui (Boto et al., 2009). Nelle aree di presenza è stato possibile notare negli ultimi anni un sensibile incremento numerico, ma una lenta espansione

142 Analisi del territorio

nelle aree vicine, con fluttuazioni numeriche in relazione alle condizioni meteoclimatiche invernali. La presenza di inverni rigidi e soprattutto di neve al suolo per periodi prolungati sembra essere un fattore limitante l’espansione della popolazione. Diverse ricerche sono state realizzate a partire dai primi anni del 2000 ad oggi, per incrementare le conoscenze su biologia ed ecologia della specie naturalizzata, riguardando in particolare l’uso dello spazio e la selezione dell’habitat, la riproduzione, la dieta e possibilità di interazioni con specie di passeriformi autoctoni. La specie è risultata strettamente legata alle zone umide con presenza di vegetazione erbacea ( Phragmites , Carex ) e boscaglie e arbusteti ( Alnus , Salix ), evidenziando un elevato grado di selettività dell’habitat in particolare nel periodo riproduttivo. In Palude condivide l’habitat in particolare con la cannaiola comune ( Acrocephalus scirpaceus) in periodo riproduttivo e con il migliarino di palude ( Emberiza schoeniclus ) in inverno, con cui potrebbe instaurare forme di competizione alimentare, così come anche con l’usignolo di fiume ( Cettia cetti ) (Luoni, 2008). In periodo extra-riproduttivo si formano gruppi di decine di individui che utilizzano saliconi e salici cenerini come dormitori. Lo stretto legame con le aree umide riscontrato nell’area di introduzione non trova riscontro con l’uso dello habitat nell’areale originario. Questo fatto fa ritenere che la specie non abbia ancora raggiunto la massima espansione e sia ancora limitata alle zone originarie del rilascio (Gagliardi et al., 2007). Nidifica tra fitti cespugli di rovo ai margini delle zone a canneto (Baratelli et al., 2008), in colonie lasse o coppie sparse, con un regime monogamico. Le deposizioni avvengono nel periodo maggio-luglio, con due covate annue e schiusa generalmente sincrona (Boto et al., 2009). I risultati di una ricerca recentemente conclusa indicano che il panuro di Webb al momento attuale non può essere ancora considerato una specie invasiva, ma esistono i presupposti perché lo possa diventare in un prossimo futuro; di conseguenza risulta di estrema importanza la realizzazione di un monitoraggio regolare e costante della specie all’interno di tutti i siti di presenza per controllarne la possibile espansione territoriale e poter avviare, in tempo utile, eventuali azioni di contenimento.

2.4.3.9. ERINACEOMORFI , S ORICOMORFI E RODITORI (A RVICOLIDI E MURIDI )

Tutela ai sensi Presenza accertata Specie Nome scientifico delle L.R. e (Sit-Fauna) L.N. Riccio europeo Erinaceus europaeus X X occidentale Talpa europea Talpa europea X Talpa cieca Talpa caeca X Toporagno comune Sorex araneus X X

143 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tutela ai sensi Presenza accertata Specie Nome scientifico delle L.R. e (Sit-Fauna) L.N. Toporagno nano Sorex minutus X X Toporagno acquatico Neomys anomalus X X di Miller Toporagno d’acqua Neomys fodiens X X Crocidura a ventre Crocidura leucodon X X bianco Crocidura minore Crocidura suaveolens X X Arvicola rossastra Myodes glareolus X Arvicola terrestre Arvicola terrestris X Arvicola campestre Microtus arvalis Arvicola di Fatio Microtus multiplex X Arvicola di Savi Microtus savii X Arvicola delle nevi Chionomys nivalis X Topo selvatico dorso Apodemus agrarius X striato Topo selvatico Apodemus flavicollis X collogiallo Topo selvatico Apodemus sylvaticus X Topolino delle risaie Micromys minutus X Ratto grigio Rattus norvegicus X Ratto nero Rattus rattus X Topolino domestico Mus domesticus X

La tutela della fauna selvatica, a norma dell’art. 2 della L. n. 157/92 e dell’art. 4 L. della L.R. Lombardia n. 26/93, non comprende le talpe, i ratti, i topi propriamente detti e le arvicole. Vengono tutelate dalle citate leggi nazionale e regionale le specie di Erinaceidi e Soricidi. Nell’ambito del progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio, 2002), nel periodo 1997-2000 è stata realizzata un’indagine finalizzata a caratterizzare i popolamenti di piccoli Mammiferi del territorio provinciale, mediante indagine diretta (cattura con trappole), integrata con raccolta di dati bibliografici e museali e segnalazioni di presenza delle specie. Il riccio europeo occidentale in Lombardia è assente solo nella porzione alpina più settentrionale all’interno della quale, però, penetra risalendo le maggiori vallate. È l’unico insettivoro italiano che cade in ibernazione, in un periodo che varia secondo la latitudine e l’altitudine (in Lombardia generalmente da novembre a marzo). È la specie per cui sono stati raccolti più dati per via indiretta (rinvenimento di spoglie, escrementi), nel periodo di indagine. Topo selvatico , topo selvatico collogiallo e arvicola rossastra sono le specie di piccoli Mammiferi risultate dominanti nel corso dell’indagine, mentre i Soricomorfi sono risultati presenti sul territorio provinciale con densità decisamente più scarse.

144 Analisi del territorio

2.4.3.10. CHIROTTERI

La chirotterofauna che caratterizza la provincia di Varese è abbastanza ben nota. I chirotteri sono stati e sono tutt’ora oggetto di molteplici studi, che hanno interessato alcune porzioni del territorio varesino, nell’ambito di diversi progetti (es. 2 Progetti LIFE Natura per il territorio del Campo dei Fiori: “Tutela di grotte e chirotteri nella gestione di boschi e prati magri”, attivo dal 1997 all’inizio del 2001, “Chirotteri, habitat calcarei e sorgenti petrificanti nel Parco Campo dei Fiori”, attivo dall’inizio del 2001 alla fine del 2003”, “Monitoraggio dei Chirotteri nel pSIC Monti della Valcuvia IT2010019” 2007, il “Piano di monitoraggio dei Vertebrati terrestri di interesse comunitario in Lombardia”, 2010). Ulteriori studi, estesi a più ampio raggio, potrebbero portare ad una maggior conoscenza della distribuzione dei chirotteri in tutto il territorio della provincia di Varese. Di notevole interesse all’interno del territorio provinciale è il massiccio carsico del Campo dei Fiori, le cui cavità ipogee sono fondamentali siti di rifugio e svernamento. In provincia di Varese è possibile far riferimento al Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale per qualsiasi problematica riguardante i Chirotteri. Di seguito si riporta l’elenco delle specie presenti in Italia in cui vengono segnalate quelle per le quali la presenza è accertata sul territorio provinciale:

Presenza accertata Specie Nome scientifico sul territorio provinciale Rhinolophus Rinolofo maggiore ferrumequinum Rinolofo euryale Rhinolophus euryale Rhinolophus Rinolofo minore X hipposideros Rinolofo di Méhely Rhinolophus mehelyi Vespertilio di Myotis bechsteini X Bechstein Vespertilio maggiore Myotis myotis X Vespertilio di Blyth Myotis blythi X Vespertilio di Myotis capaccinii X Capaccini Vespertilio di Myotis daubentoni X Daubenton Vespertilio Myotis emarginatus X smarginato Vespertilio Myotis mystacinus X mustacchino Vespertilio di Natterer Myotis nattereri X Vespertilio di Brandt Myotis brandtii Vespertilio Myotis punicus maghrebino Vespertilio di Alcathoe Myotis alcathoe Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli X

145 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Presenza accertata Specie Nome scientifico sul territorio provinciale Pipistrello di Pipistrellus nathusii X Nathusius Pipistrellus Pipistrello nano X pipistrellus Pipistrello pigmeo Pipistrellus pygmaeus Nottola di Leisler Nyctalus leisleri X Nottola comune Nyctalus noctula Nottola gigante Nyctalus lasiopterus Barbastella Barbastello barbastellus Serotino di Nilsson Eptesicus nilssonii Serotino comune Eptesicus serotinus X Pipistrelli di Savi Hypsugo savii Orecchione bruno Plecotus auritus X Orecchione Plecotus austriacus X meridionale Plecotus Orecchione alpino X macrobullaris Orecchione sardo Plecotus sardus Serotino bicolore Vespertilio murinus Miniopterus Miniottero schreibersii Molosso di Cestoni Tadarida teniotis X

Il Ferro di cavallo minore o rinolofo minore è una specie mediterranea e in nord Italia è rara. Frequenta boschi misti di latifoglie con presenza di corsi d’acqua e stagni, come pure boschi di conifere e ambienti aperti. Predilige zone calde parzialmente boscate, in aree calcaree, anche in prossimità di insediamenti urbani. Segnalata dal livello del mare fino a 2000 metri di altitudine. I siti di rifugio si rinvengono in cavità ipogee e, particolarmente per la riproduzione, in edifici (in ampi volumi). Osservazioni recenti si sono verificate in primavera-estate in provincia di Varese, in due località nel territorio del Parco del Campo dei Fiori, mentre una segnalazione da parte di speleologi è riportata per il periodo invernale 1999-2000. Il Vespertilio di Bechstein è una specie termofila e planiziale, caccia di preferenza nel bosco, lungo i suoi margini o al di sopra delle chiome. Frequenta vecchie formazioni ben strutturate con piccole radure ricche di specie arboree autoctone. Caccia anche nei frutteti e nei parchi alberati. Sia durante gli spostamenti sia quando caccia non si allontana mai da strutture quali siepi, margini di bosco e corsi d’acqua (krapp, 2001). Le osservazioni relative alla provincia di Varese sono avvenute in cavità ipogee naturali all’interno del Parco del Campo dei Fiori. Specie presente in zone temperato-calde di collina e pianura, ma anche in zone montane, il vespertilio maggiore frequenta foreste prive di sottobosco e ambienti aperti (prati dopo lo sfalcio, e pascoli), dato che caccia

146 Analisi del territorio

prevalentemente Coleotteri Carabidi che cattura direttamente dal suolo. Si rinviene anche in aree fortemente antropizzate, che risultano particolarmente sfruttate nelle località più fredde del Nord e ad alte quote. Prevalentemente presente a quote inferiori ai 700 m, risulta segnalata dal livello del mare fino a 2200 m di altitudine. In provincia la specie è stata contattata a Viggiù. Nel nord Italia il vespertilio di Blyth è una specie rara. La sua presenza è abbastanza puntuale e circoscritta alle valli delle Alpi meridionali e centrali. Frequenta principalmente ambienti aperti con vegetazione erbacea: prati magri e steppici, prati non sfalciati, pascoli estensivi e prati umidi. Segnalata dal livello del mare fino a circa 1000 metri di quota. I siti di rifugio estivi sono rappresentati da edifici, dove utilizzano grandi volumi per la formazione delle colonie riproduttive, e da cavità ipogee relativamente calde. I siti di rifugio invernali si rinvengono in cavità ipogee. In provincia di Varese sono stati catturati due esemplari sul Monte Pravello. Il vespertilio di Capaccini è una specie planiziale-collinare, termofila, frequenta formazioni vegetazionali arboreo-arbustive associate a zone umide e queste ultime rappresentano gli ambienti di predilezione per il foraggiamento. Si rinviene quasi esclusivamente in contesti mediterranei e interessati da fenomeni carsici, in quanto specie strettamente troglofila. Segnalata dal livello del mare fino ad una quota di circa 1000 metri. I siti di rifugio sono principalmente rappresentati da cavità ipogee, ma utilizza anche edifici, dove occupa ampi volumi, generalmente in prossimità di zone umide. In Italia settentrionale la specie è abbastanza rara. In provincia di Varese è stato individuato nel maggio 1998 il rifugio estivo di un piccolo gruppo di maschi in una grotta della Valganna, nel 2004 è stata segnalata la presenza di una femmina in svernamento presso l’Orrido di Cunardo e sono stati catturati degli esemplari sul Monte Pravello. Il vespertilio di Daubentòn è considerata una specie planiziale e collinare che predilige per il foraggiamento le zone umide. Caccia infatti prevalentemente insetti e larve sulla superficie di laghi, stagni, canali e fiumi. Talvolta sfrutta anche i margini di zone boscate, le radure, i parchi alberati e gli ambiti urbani, purché in prossimità di corpi idrici. Gran parte delle segnalazioni per la provincia di Varese sono attribuibili alle grotte del Campo dei Fiori. La specie è frequente, in particolar modo lungo i corsi e gli specchi d’acqua; sono state rinvenute concentrazioni di alcune decine di individui di sesso maschile nel Comune di Cunardo e in bassa Valganna, nonché una colonia riproduttiva nel comune di Somma Lombardo. Il vespertilio smarginato è una specie termofila che predilige zone temperato-calde di collina e pianura. Frequenta formazioni forestali a latifoglie alternate a zone umide e aree aperte come prati, parchi e giardini urbani. Cattura insetti e aracnidi direttamente dalla vegetazione, sui muri delle stalle o dal suolo. Segnalata dal livello del mare fino a 1800 metri di quota, predilige ambiti di media e bassa altitudine. Specie termofila anche nella scelta dei rifugi estivi, soprattutto al Nord del suo areale utilizza per la

147 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese formazione di colonie riproduttive sottotetti particolarmente caldi, mentre al sud si osserva spesso in cavità ipogee. Colonie riproduttive sono state segnalate anche in cavità arboree. I rifugi invernali sono prevalentemente rappresentati da cavità ipogee. In provincia di Varese la specie è stata contatta presso le cavità ipogee del massiccio del Campo dei Fiori e recentemente è stata segnalata una colonia riproduttiva nel comune di Laveno Mombello. Il vespertilio mustacchino è una specie collinare-montana, sedentaria o migratrice occasionale. Predilige ambienti aperti, con rade alberature, meglio ancora se alberi da frutta, margini di bosco, siepi. In provincia la specie sembra relativamente frequente, in particolare sui corpi d’acqua. Le uniche catture si sono verificate lungo il torrente Margorabbia (Luino, Varese), il torrente Giona (Maccagno, Varese) (Zilio et al. , 1998) e sul Monte Pravello. Il vespertilio di Natterer è una specie montana e tipicamente forestale che predilige gli ambienti boscosi con paludi o specchi d’acqua, ma frequenta anche parchi e giardini con presenza di siepi strutturalmente complesse in zone antropizzate. I siti di rifugio estivi si rinvengono in cavità arboree, interstizi di edifici, ponti e cassette nido per pipistrelli. I siti di svernamento sono invece prevalentemente rappresentati da cavità ipogee naturali o artificiali molto umide. Le segnalazioni per la provincia di Varese sono per la maggior parte riferibili alle grotte del Monte Campo dei Fiori. Il pipistrello albolimbato è una specie termofila, distribuita a basse quote. Localmente è anche abbastanza comune, in particolare nelle grandi città, dove la temperatura è mediamente più elevata rispetto alla campagna. I rifugi si trovano tutti al di sotto dei 600 m, in particolare tra i 200 e i 400 m di quota. Singoli animali sono però stati osservati fino a 1180 m di altitudine. Nel nord Italia è una delle specie dominanti, anche in provincia di Varese la specie è abbondante, con spiccate tendenze sinantropiche. Il pipistrello di Nathusius è una specie essenzialmente forestale, frequenta soprattutto le radure e la fascia marginale dei boschi, sia di aghifoglie sia di latifoglie, mostrando una netta predilezione per questi ultimi e soprattutto per quelli situati in prossimità di zone con presenza di acqua. Il pipistrello di Nathusius è un migratore su lunghe distanze. Nell'Italia settentrionale è una specie piuttosto rara. In provincia di Varese sono stati contattati individui sul massiccio del Campo dei Fiori, sul torrente di Ganna, sul Ticino e sul torrente Boesio. Il pipistrello nano è il più piccolo pipistrello europeo; è una specie planiziale e collinare presente in tutta Europa e nell’Italia del Nord è distribuita ovunque ed è una delle specie più comuni. I rifugi si trovano principalmente tra i 200 e gli 800 m, fino a un massimo di 1200 m, mentre per cacciare può spingersi anche al di sopra dei 1500 m di altitudine. Predilige ambienti rurali e zone aperte con presenza di alberi; comune anche nelle zone urbane e sotto i lampioni, dove si rinviene spesso insieme a P. kuhlii. In base alle osservazioni recenti risulta specie comune e ampiamente diffusa, presumibilmente ovunque. Le maggiori concentrazioni si verificano

148 Analisi del territorio

nelle aree suburbane e negli habitat agricoli. In provincia sono state rilevate colonie riproduttive e sono stati contattati animali in attività di foraggiamento. Specie migratrice (NE-SW), la nottola di Leisler compie spostamenti di centinaia di chilometri per raggiungere i siti di riproduzione situati nel Nord Europa. La nottola di Leisler caccia preferibilmente in luoghi aperti, sopra laghi, corsi d’acqua e pascoli, ma anche ai margini di boschi di conifere e latifoglie e attorno ai lampioni stradali. Specie prevalentemente forestale, sfrutta come rifugi naturali le cavità arboree, ma utilizza anche interstizi all’interno di edifici e cassette nido per chirotteri. In provincia di Varese alcuni individui sono stati contattati presso il massiccio del Campo dei Fiori e la specie è stata rilevata mediante bat-detector lungo il corso del Ticino. Nel Nord Italia il serotino comune è una specie piuttosto rara; predilige le zone di pianura e la fascia collinare . Specie antropofila, diffusa soprattutto in pianura e collina, può spingersi anche in ambienti montani. Frequenta principalmente zone ai margini dei boschi, alberi isolati e zone agricole prative, ma anche piccoli agglomerati urbani dove siano presenti parchi, giardini e prati, e attorno ai lampioni stradali. Caccia lungo percorsi lineari, generalmente in un raggio di 4 km attorno al rifugio. Nella città di Saronno è stata recentemente segnalata una colonia riproduttiva di circa 80 animali, una delle più cospicue a livello nazionale. Specie principalmente forestale, l’ orecchione bruno caccia preferibilmente in boschi maturi di latifoglie, ma anche ai margini dei boschi, lungo le siepi, attorno ad alberi isolati e sopra specchi d’acqua. Specie altamente specializzata nella cattura di Lepidotteri e anche di grossi Ditteri, cattura le prede in volo o direttamente dal substrato. Gli insetti di grosse dimensioni vengono consumate su un posatoio. In Italia è segnalata dal livello del mare fino a circa 2300 metri di quota sulle Alpi. I siti di rifugio estivi sono in cavità d’albero, cassette nido per chirotteri o in edifici, dove frequenta sia interstizi che grandi volumi. I siti di ibernazione sono in cavità ipogee, edifici o cavità arboree. La specie è stata contattata presso le grotte del Monte Campo dei Fiori. Relativamente termofila e antropofila, l’ orecchione meridionale predilige gli agroecosistemi e gli abitati, mentre evita le aree boscose più estese. Caccia fra la vegetazione oppure in ambienti aperti, anche attorno a lampioni stradali, mostrando caratteristiche intermedie tra le altre due specie di orecchione presenti sul territorio regionale. Le colonie riproduttive vengono generalmente formate negli edifici (sia in interstizi che in ampi volumi), mentre altri rifugi estivi si ritrovano principalmente in cavità di alberi, cavità ipogee e cassette nido per chirotteri. I rifugi invernali sono in cavità ipogee, edifici e cavità arboree. In provincia di Varese la specie è stata contattata sul Monte Pravello. Specie primariamente forestale, l’ orecchione alpino caccia in ambienti aperti, principalmente su prati pingui e aree urbanizzate, lungo viali alberati,

149 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese attorno ad alberi isolati, sotto i lampioni stradali e lungo la fascia ecotonale ai margini dei boschi, ma anche in boschi di latifoglie e zone umide. In provincia di Varese è stata segnalata la presenza di una colonia riproduttiva nel comune di Brinzio. Specie rupicola, il molosso di Cestoni caccia in volo ad una notevole distanza dal suolo (tra venti e diverse centinaia di metri), sfruttando la presenza di concentrazioni locali di insetti Rilevamenti eseguiti mediante bat- detector hanno permesso di identificare il molosso di Cestoni nel Parco Naturale del Campo dei Fiori (Sacro Monte) nell'agosto del 1991 (Zilio e Zava, dati inediti) e più recentemente nel comune di Castelveccana.

2.4.3.11. LAGOMORFI

Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus Lepre comune Lepus europaeus Sylvilagus Silvilago floridanus

Il coniglio selvatico è una specie paleoalloctona per l’Italia, originaria dell’Europa centro-meridionale (penisola iberica); la colonizzazione del bacino del Mediterraneo è avvenuta ad opera dei Fenici prima e dei Romani in seguito. È un animale gregario, con organizzazione sociale di tipo familiare. Le colonie sono costituite da individui adulti fondatori e dai loro discendenti. Il coniglio selvatico è un mammifero fossorio che trascorre buona parte della giornata all’interno di gallerie scavate nel terreno; è attivo soprattutto al mattino presto, al crepuscolo e durante le ore notturne. Le tane, dette conigliere, vengono di solito scavate in terreni prevalentemente sabbiosi, caratterizzati comunque da una discreta presenza di argilla, e sono munite di numerose uscite secondarie per garantire la possibilità di fuga. L’alimentazione è composta da varie specie di erbe oltre che da gemme e germogli; molto appetite sono le cortecce tenere delle piante, soprattutto nel periodo invernale. Gli ambienti maggiormente frequentati sono le aree golenali e le zone ripariali dei fiumi, dove i conigli trovano un terreno idoneo allo scavo e vegetazione naturale abbondante che garantisce riparo da eventuali predatori. Il coniglio presenta uno spettro trofico in gran parte sovrapponibile a quello della lepre europea per la maggior parte dell’anno ed in questo senso le specie sono in sostanziale competizione, tuttavia, le lepri avendo aree di pascolo molto ampie, possono di norma convivere con i conigli (Homolka, 1987; Stott, 2003). Il coniglio selvatico può arrecare sensibili danni all’agricoltura sia attraverso l’attacco diretto alle piante sia sconvolgendo il terreno nell’intento di costruirvi le tane. In provincia di Varese il coniglio selvatico si è inizialmente diffuso nella regione morenica posta a sud di Varese, nei pianalti e nei terrazzi fluviali che digradano verso il Ticino. Storicamente le popolazioni più ingenti occupavano

150 Analisi del territorio

l’area attualmente sede dell’aerostazione Malpensa 2000 e il territorio che, dall’apparato morenico del Lago di Comabbio, digrada verso le formazioni che si arrestano sul ciglio delle scarpate fluviali. La relativa profondità dei suoli e, soprattutto, la presenza di sabbia e ghiaia minuta, che assicurano l’areazione e la permeabilità del terreno, ne hanno decisamente favorito l’insediamento stabile, cosicché la sua distribuzione appare oggi di fatto legata alla morfologia del paesaggio. Sebbene, nel tempo, si sia insediata stabilmente, le operazioni di traslocazione, ossia di spostamento di individui da un sito ad un altro, di cui la specie è oggetto da diversi anni, ne hanno condizionato il quadro distributivo, rendendola meno rispondente alle caratteristiche ambientali idonee alla sua diffusione spontanea. Di seguito vengono riportati i dati relativi alla traslocazione dei conigli selvatici realizzati nel territorio dell’ATC 3 negli ultimi 3 anni. I conigli sono stati prelevati per tutti i 3 anni tra il mese di gennaio e febbraio, da aree nei comuni di Origgio, Uboldo e Gerenzano.

Tabella 2.33 - Dati relativi alle traslocazioni di conigli nel territorio dell’ATC 3 realizzate negli ultimi 3 anni. Comuni 2008 2009 2010 M F M F M F Castelseprio 0 0 0 0 0 0 Lonate Ceppino 9 12 4 8 8 13 Tradate 10 10 10 10 5 4 Cairate 10 14 20 20 13 13 Caronno 4 7 12 16 4 6 Varesino Cassano 13 18 15 19 11 11 Magnago Fagnano Olona 10 14 12 15 8 7 Caronno 8 8 4 5 7 6 Pertusella Gerenzano 19 23 38 33 12 20 Gorla Maggiore 10 13 14 18 7 16 Gorla Minore 7 10 17 21 5 10 Olgiate Olona 5 6 11 11 8 12 Marnate 4 7 12 12 6 6 Origgio 36 49 3 8 30 23 Saronno 5 5 5 9 6 4 Solbiate Olona 12 17 15 20 10 9 Uboldo 46 42 3 8 38 35 Busto Arsizio 26 26 51 63 31 34 Morazzone 3 3 6 6 Castiglione 2 3 Olona

151 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 1193 1995/1996 848 1996/1997 755 1997/1998 763 1998/1999 679 1999/2000 498 2000/2001 385 2001/2002 381 2002/2003 347 2003/2004 384 2004/2005 439 2005/2006 263 2006/2007 506 2007/2008 426 2008/2009 655 2009/2010 507

Il coniglio selvatico è anche oggetto di interventi di controllo condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. modificazioni. Di seguito nel grafico sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di conigli abbattuti ogni anno; nella tabella affiancata è riassunto il numero di soggetti abbattuti per area.

Capi Comune abbattuti Gerenzano 19 Uboldo 222 Varese 20

Si seguito è riportata la localizzazione degli interventi di controllo condotti sulla specie coniglio selvatico in provincia di Varese (Figura 2.16).

152 Analisi del territorio

Figura 2.16 - Localizzazione degli interventi di controllo sul coniglio selvatico in provincia di Varese.

153 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

L'habitat tipico della lepre comune è rappresentato dagli ambienti di prateria, ma in seguito all’espansione dell’agricoltura si è adattata alle zone coltivate, ove esistono disponibilità alimentari in ogni periodo dell'anno. Preferisce quindi gli ambienti caratterizzati da buona diversità ambientale con colture in rotazione, boschetti, terreno ben drenato e fertile. È però presente in una gran varietà di altri ambienti tra cui brughiere, dune, terreni golenali, boschi soprattutto di latifoglie. È una specie tipica di pianura e di collina ma è possibile osservarla in montagna fin verso i 1800 m sulle Alpi. La specie appartiene alla fauna autoctona della provincia di Varese e, oltre a rivestire un ruolo di grande importanza nell'esercizio venatorio tradizionale, la sua presenza è indice di una equilibrata situazione ambientale; la lepre, infatti, è una specie piuttosto esigente dal punto di vista ecologico- ambientale, che risente notevolmente di numerosi fattori perturbativi quali industrializzazione delle zone agricole, utilizzo massiccio di fitofarmaci, antropizzazione, traffico automobilistico, eccessiva pressione venatoria, ecc. Purtroppo la specie, nell'ultimo secolo, è andata incontro ad una progressiva diminuzione delle popolazioni naturali ed è stata sempre più condizionata dalle pratiche di ripopolamento, che ne hanno modificato drasticamente la distribuzione sul territorio e la consistenza delle popolazioni. I monitoraggi realizzati nel periodo 1997-2000 nell’ambito del progetto Sit-Fauna, mediante conteggi notturni con faro in aree campione, hanno permesso di stimare la consistenza e densità autunnale, rilevata tra la fine dell'inverno e la primavera, per ognuno degli ATC. I valori di densità riscontrati sono estremamente ridotti, dal momento che, negli habitat ottimali per la specie, si possono raggiungere valori dell'ordine di alcune decine di capi ogni 100 ettari di territorio. L’analisi dei carnieri e la determinazione delle classi di età di un campione significativo dei soggetti prelevati ha consentito di rilevare un rapporto sessi di 1.07, che non si discosta da un naturale valore di un maschio per una femmina. La distribuzione delle nascite ottenuta con l’analisi dei cristallini ha permesso di evidenziare come il bimestre maggio-giugno sia quello più importante ai fini dell’incremento della popolazione. L’analisi dei carnieri ha permesso di valutare l’entità del prelievo; negli ATC di di collina e pianura (ATC 2 e 3) il prelievo si aggira attorno al 50% del piano di abbattimento totale nella prima settimana di caccia. La distribuzione degli abbattimenti ha permesso di evidenziare le aree della provincia di Varese con il maggior numero di abbattimenti. Tale dato conferma la potenzialità di alcune aree della provincia storicamente vocate per la presenza della specie: alcune aree del Comprensorio Alpino, aree con presenza di agricoltura non estensiva (Besozzo-Caravate, Angera-Sesto Calende) e anche aree a forte antropizzazione in cui la specie, nonostante il tessuto urbano, trova spazi per poter insediare popolazioni di una certa consistenza (Marnate, Cislago, Gerenzano). Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

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Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 1085 1995/1996 617 1996/1997 759 1997/1998 346 1998/1999 404 1999/2000 373 2000/2001 330 2001/2002 563 2002/2003 599 2003/2004 482 2004/2005 440 2005/2006 445 2006/2007 504 2007/2008 472 2008/2009 369 2009/2010 251

Il silvilago o minilepre è una specie, appartenente all’ordine dei Lagomorfi, il cui areale originario si estende dal sud del Canada all’America centrale e alle regioni settentrionali dell’America meridionale, comprese alcune isole a nord del Venezuela. È stata introdotta in diversi stati americani e in diversi paesi europei: inizialmente in Francia nel 1953 senza successo, poi in Italia a partire dal 1966, ancora in Francia nel 1974, in Spagna nel 1980 e nella Svizzera meridionale nel 1982 (Gentilli, 2008). La specie è apparsa solo recentemente in Lombardia, con provenienza dal Piemonte, in cui è stata introdotta per scopi venatori alla fine degli anni ’60 e negli anni ’70 (Meriggi, 2001). La minilepre sfrutta le aree ripariali dei principali fiumi e dei loro affluenti e le zone umide, in cui trova abbondanza di nascondigli e riparo dai predatori nella vegetazione erbacea e arbustiva. È una specie solitaria, dalle abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne, sebbene si possa contattare anche nelle ore diurne. La stagione riproduttiva è compresa tra febbraio e settembre, in cui le femmine possono partorire da 3 a 7 volte, con un numero potenziale di 35 giovani per anno per femmina. La gestazione dura, infatti, 25-35 giorni, mentre la dimensione media della cucciolata è di 5 piccoli (da 1 a 12) (Chapman et al., 1977). I giovani diventano indipendenti a 4-5 settimane di vita e raggiungono le dimensioni degli adulti tra il sesto e il settimo mese (Meriggi, 2001). L’alimentazione è costituita da una grande varietà di piante erbacee spontanee e coltivate e da germogli e getti di piante legnose in inverno. La presenza della minilepre nelle zone dove sono presenti anche la lepre comune ( Lepus europaeus ) e il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus ) può generare problemi di competizione tra le specie, oltre al fatto che la minilepre rappresenta un potenziale vettore di patologie nei confronti dei Lagomorfi autoctoni. La presenza della specie in provincia di Varese è nota dalla fine degli anni ’80, probabilmente in seguito a rilasci

155 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese indipendenti condotti a scopo venatorio, e attualmente risulta stabilmente diffusa nel settore centro-meridionale della provincia (Tosi e Zilio, 2002). Indagini specifiche sulla presenza di minilepre in provincia di Varese sono state effettuate nell’ambito del progetto SIT-Fauna (Tosi e Zilio, 2002); tali indagini hanno interessato alcune aree campione negli ATC 2 e 3. Le densità rilevate nei tre anni di indagine sono oscillate tra 1.88 e 8.27 individui/100 ha. La specie al momento si può ritenere ancora localizzata. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1996/1997 3 1997/1998 22 1998/1999 6 1999/2000 2 2000/2001 1 2001/2002 1249 2002/2003 1764 2003/2004 1924 2004/2005 1961 2005/2006 2069 2006/2007 2275 2007/2008 2393 2008/2009 1688 2009/2010 1434

2.4.3.12. RODITORI (S CIURIDI , M IOCASTORIDI , G LIRIDI E ISTRICIDI )

Scoiattolo comune Sciurus vulgaris europeo Sciurus Scoiattolo grigio carolinensis Callosciurus cfr Scoiattolo di Pallas erithraeus Nutria Myocastor coypus Quercino Eliomys quercinus Ghiro Myoxus glis Muscardinus Moscardino avellanarius Istrice Hystrix cristata

Lo scoiattolo comune o scoiattolo europeo è l’unico scoiattolo arboricolo autoctono presente in Europa. Gli habitat maggiormente idonei a questa specie sono le grandi foreste di conifere dell’Europa settentrionale e dell'area alpina e i boschi di latifoglie presenti dall'area planiziale all'area montano- alpina. Importante per lo scoiattolo è la presenza di alberi maturi, in grado di

156 Analisi del territorio

fruttificare. Le foreste miste sono preferite, potendo garantire un’alimentazione più variata di quelle monospecifiche. In Lombardia la specie è uniformemente distribuita nella parte settentrionale, in corrispondenza della fascia alpina e prealpina e nell’Oltrepò pavese. È presente inoltre nella valle del Ticino e in Lomellina. Nei boschi planiziali frequenta solo le principali aste fluviali, risentendo fortemente dell’effetto della frammentazione delle residue aree boschive naturali. In ambiente alpino sono state registrate densità medie variabili da 0,11 individui/ha in foreste di abete bianco, a 0,35 individui/ha in peccate e cembrete, fino a 0,80 individui/ha in presenza di foreste miste di latifoglie e conifere. In provincia di Varese la specie risulta distribuita in tutto il territorio caratterizzato dalla presenza di ambienti forestali continui, con preferenza per i boschi misti, sia di latifoglie con conifere, sia di latifoglie a dominanza di castagno. Per il territorio provinciale sono state rilevate densità piuttosto elevate (0.71 ind/ha) in un’area boscata nei pressi di luino, con prevalenza di boschi di latifoglie (Martinoli et al., 2011). Un’indagine di dettaglio realizzata nel territorio del Parco Pineta nel periodo 1996-1998 ha evidenziato buone densità (0.4-0.6 ind/ha) (Wauters et al., 2001); analoghe indagini ripetute nel 2010/2011 hanno purtroppo evidenziato una diminuzione dell’abbondanza della specie, con densità variabili tra 0.1 e 0.3 ind/ha, probabilmente dovute a un calo della disponibilità alimentare (Wauters, com. pers.). Frammentazione, distruzione e alterazione degli ambienti forestali (con interventi che determinano una diminuzione delle risorse trofiche) costiutiscono generalmente le cause del declino della specie registrato negli ambienti planiziali. Attualmente, la minaccia più grave per lo scoiattolo è tuttavia rappresentata dalla competizione con lo scoiattolo grigio , specie americana introdotta in Italia nel 1948 (Piemonte) e 1966 (Liguria), attualmente in espansione nell’Italia nord-occidentale. L’introduzione dello scoiattolo grigio in Italia è stata la causa dell’estinzione locale di popolazioni di scoiattolo comune dalle aree di sintopia tra le due specie, rispecchiando ciò che è avvenuto in Gran Bretagna nel corso dell'ultimo secolo (Kenward et al., 1998; Wauters et al. 1997a, b; Bertolino e Genovesi, 2003; Gurnell et al., 2004). Lo scoiattolo grigio rappresenta quindi una grave minaccia per la sopravvivenza a lungo termine dello scoiattolo comune, soprattutto in boschi di latifoglie, habitat preferito dalla specie alloctona (Tattoni et al., 2006), mentre è ipotizzabile che i boschi di conifere possano fornire un “habitat rifugio” per lo scoiattolo comune in caso di espansione incontrollata della specie alloctona (Kenward et al., 1998). In Lombardia una popolazione stabile è presente lungo l’asta del Ticino, che interessa anche il territorio provinciale, e segnalazioni isolate provengono da diverse località della Regione. Analogamente a quanto attestato per lo scoiattolo grigio, anche lo scoiattolo di Pallas ( Callosciurus erythraeus ) rappresenta in provincia di Varese una potenziale minaccia per la sopravvivenza a lungo termine della specie autoctona e quindi è da considerarsi un fattore di rischio per la

157 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese conservazione della biodiversità a livello locale e non solo. Nel dicembre 2007 è stata documentata, da parte di un Agente del Nucleo Faunistico Provinciale, la presenza di scoiattoli alloctoni in località “Villaggio Olandese” (Comune Brezzo di Bedero) nella porzione settentrionale della provincia di Varese, a soli 5 km del confine con la Svizzera. Gli animali, osservati con binocolo, sono stati inizialmente determinati come scoiattolo grigio ( Sciurus carolinensis ). Recenti analisi genetiche condotte dallo ZooPlantLab dell'Università di Milano Bicocca, hanno però consentito di verificare che gli individui della sopracitata popolazione sono assimilabili alla specie Callosciurus erythraeus seppur con una attendibilità assai bassa, in quanto non esiste possibilità di effettuare riscontri con tutte le specie appartenenti al genere Callosciurus , dato che non ne sono mai stati identificati i profili genetici. Per tale ragione, nella presente relazione verrà utilizzata la dizione Callosciurus cfr. erythraeus per identificare la specie. La presenza di questo nucleo costituisce un grosso rischio, in quanto suscettibile di una diffusione anche entro il territorio Svizzero. Prendendo spunto dalle indicazioni metodologiche riportate nelle linee guida del Ministero dell’Ambiente (Genovesi e Bertolino, 2001), sulla necessità di applicare immediatamente metodi efficaci di controllo della specie alloctona, la Provincia (Determinazione Dirigenziale 660 del 24 febbraio 2011) ha promosso la continuazione dello studio con le stesse metodiche e gli stessi obiettivi nonostante la specie alloctona fosse diversa dallo scoiattolo grigio. In particolare, nella zona compresa nel raggio di 3 km dalla località della segnalazione (“Villaggio Olandese”, in comune di Brezzo di Bedero) è stato realizzato un monitoraggio delle presenze e delle abbondanze relative mediante hair-tube e una successiva fase di trappolaggio, finalizzato alla rimozione degli animali catturati, mediante trasporto in un laboratorio certificato e la successiva soppressione eutanasica in eccesso di CO 2. I risultati dell’indagine hanno permesso di evidenziare che la popolazione di Callosciurus cfr. erythraeus presente nell'area di indagine, pur incidendo su un'area ampia circa 420 ha, risulta ancora concentrata nelle adiacenze della località Villaggio Olandese, probabile sito di rilascio. La popolazione stimata di Callosciurus cfr. erythraeus nell'area di monitoraggio si attesta tra un minimo di 320 individui sino ad un massimo di 968 (media 610 individui), con una densità stimata di 5.23 ind./ha (±1.54 ind.). Fortunatamente la popolazione di scoiattolo comune nella stessa area è ancora presente assestandosi su una densità di circa 0.71 ind./ha. Il progetto, tutt’ora in corso di realizzazione, prevede la completa rimozione degli individui della specie alloctona dall’area (Martinoli et al., 2011). La nutria è una specie alloctona il cui areale originario si estende dal Brasile, Bolivia e Paraguay, fino all’Argentina e al Cile. A seguito di introduzioni per la produzione commerciale delle pellicce, la specie risulta attualmente naturalizzata in molti paesi europei ed extra-europei. Introdotta in Italia nella seconda metà dell’800 per motivi commerciali (industria manifatturiera di pelletteria per la produzione di pellicce, indicate con il

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nome commerciale di pellicce di “castorino”), verso la fine degli anni ’50 è stata introdotta in natura, è attualmente distribuita in Pianura Padana, lungo la costa alto adriatica fino all’Abruzzo e lungo il versante tirrenico sino al Lazio; presenze puntiformi interessano invece l’Italia meridionale e le isole maggiori (Gentilli, 2008). In Lombardia la specie risulta presente in modo continuo in tutta la bassa pianura e solo piuttosto recentemente ha fatto la sua comparsa in ambito prealpino, risalendo il corso delle principali aste fluviali. La diffusione della specie nella valle del Ticino è certamente legata agli allevamenti, di tipo familiare, diffusi dagli anni ’60; è stata accertata nell’area l’esistenza di almeno due impianti, rispettivamente a Pavia e a Vigevano, i quali hanno concluso la propria attività all’inizio degli anni ’80. Un incremento demografico e una espansione dell’areale è stato notato successivamente alla chiusura di tali impianti, a partire dal 1986, favorito probabilmente anche da inverni miti e poco nevosi (Prigioni e Gariboldi, 2001). Questo grosso roditore è legato soprattutto ad acque lentiche provviste di una fascia di vegetazione ripariale sufficientemente estesa e continua; si adatta a varie tipologie di ambienti acquatici, come rogge, canali e fiumi con corrente non troppo elevata; tuttavia, stagni, lanche e paludi sono gli ambienti preferiti dal roditore (Prigioni e Gariboldi, 2001). Entrambi i sessi raggiungono la maturità tra il secondo e il nono mese di vita. Può riprodursi più volte nell’arco annuale, durante quasi tutti i mesi dell’anno; tuttavia, in genere, si registrano due parti all’anno, con picchi primaverili e autunnali delle nascite. Il ciclo estrale, infatti, si ripete ogni 25-30 giorni; la durata della gravidanza varia da 100 a 167 giorni e i piccoli vengono allattati per 7-8 settimane (Prigioni e Gariboldi, 2001). La specie ha abitudini prevalentemente crepuscolari, vive per lo più a coppie o in piccole colonie familiari. La specie si nutre prevalentemente di vegetazione acquatica, non disdegnando, tuttavia, uova, Insetti e piccoli Molluschi (Prigioni e Gariboldi, 2001). Le rigide temperature invernali e la copertura nevosa rappresentano i principali fattori limitanti la consistenza della specie (Lever, 1985). Noti sono i danni procurati dalla specie all’economia agraria, in particolare alle colture di mais, frumento e a prato. Ugualmente importanti sono i danni causati alle arginature di vari corsi d’acqua, in cui la specie opera scavi per la costruzione delle tane. In aree caratterizzate dalla prevalenza di ambienti naturali, i principali danni registrati sono a carico delle fitocenosi palustri, tra cui anche specie protette in Lombardia e di pregio (ad esempio Typha sp., Nymphaea alba , Nuphar luteum ), inducendo in taluni casi una loro preoccupante rarefazione. Lo spettro trofico della nutria studiato in aree di vegetazione naturale comprende specie acquatiche e, secondariamente, piante ripariali della fascia prossimale al corpo idrico, oltre a specie non strettamente legate agli ambienti umidi (Balestrieri et al., 2002). Un consumo elevato di Idrofite è stato rilevato in particolare dalla tarda primavera all'autunno, in accordo con una elevata percentuale di proteine e un’ampia varietà di aminoacidi in esse contenute (Hubac et al., 1984). Lo scortecciamento di rami e tronchi caduti di salici ( Salix sp.) e pioppi ( Populus

159 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese sp.) viene riscontrato in tutte le stagioni, seppure con un picco evidente in inverno, stagione in cui predominano le specie non strettamente legate all’ambiente acquatico. Specie acquatiche sommerse e galleggianti vengono utilizzate soprattutto dagli individui adulti, mentre per i giovani le risorse principali sono rappresentate da piante erbacee ripariali e da foglie di piante arboree (es. Salix sp.) (Prigioni et al., 2003). La nutria, inoltre, interferisce negativamente con tutte le specie di Uccelli acquatici che nidificano al suolo o che utilizzano, per la nidificazione, nidi galleggianti. È stata, infatti, riscontrata la distruzione, soprattutto per schiacciamento, di nidi, uova e pulcini di specie quali gallinella d’acqua, germano reale, sterna comune e cavaliere d’Italia (Ravasini, in Prigioni e Gariboldi, 2001). Sempre in relazione all’impatto sull’avifauna, in alcuni canali naturali del Parco del Ticino è stata riscontrata l’assenza della nidificazione della gallinella d'acqua (Gallinula chloropus ), dove, prima della comparsa della nutria, era registrata una densità di 0,6 nidi/100 m di riva di canale (Prigioni et al., 2003). La specie si è diffusa molto rapidamente lungo il corso del fiume Ticino e attraverso il reticolo idrografico minore, raggiungendo nei primi anni ‘90 le rive del lago Maggiore, e arrivando, attualmente, fino al territorio elvetico (Magadino). In provincia di Varese la specie è presente lungo il Ticino, nel Lago Maggiore, nel complesso di aree umide costituite da Lago di Varese, Monate e Palude Brabbia. La nutria è oggetto di interventi di controllo condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. modificazioni.

160 Analisi del territorio

Di seguito nel grafico sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di nutria abbattuti ogni anno durante gli interventi di controllo; nella tabella affiancata è riassunto il numero di soggetti abbattuti per comune.

Comuni N Angera 157 Golasecca 56 Ispra 38 S. Lombardo 34 Lonate Pozzolo 32 Sesto Calende 26 Azzate 11 Travedona 11 Besozzo 9 Germignaga 6 Arsago Seprio 5 Biandronno 5 Luino 5 Bardello 2 Gavirate 2 Monvalle 2 Varese 2 Montegrino Valt. 1 Mornago 1 Vergiate 1 Vizzola Ticino 1

Di seguito è riportata la localizzazione degli interventi di controllo della nutria sul territorio provinciale.

161 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Figura 2.17 - Localizzazione degli interventi di controllo della nutria sul territorio provinciale.

162 Analisi del territorio

Il ghiro è la specie più diffusa tra i Gliridi sul territorio boscato della provincia, presente dal settore planiziale, dove occupa i boschi relitti, ai settori collinare e montano, fino a circa 1500 m. Meno abbondante nelle fustaie, predilige formazioni forestali con alberi bassi e un ricco strato di arbusti cespugliati. Il moscardino è più esigente nella scelta dell’habitat: a causa della dieta specializzata a base di fiori (nettare e polline), frutti, bacche e insetti, necessita della presenza di una grande varietà di specie arboree e arbustive. Frequenta di preferenza i boschi di latifoglie e i boschi misti, caratterizzati da fitto sottobosco arbustivo. In ambiente planiziale, in presenza di buona copertura arborea e arbustiva, si può trovare negli ambienti ripariali, nelle siepi ai margini dei coltivi e nei frutteti. Il quercino , diffuso un tempo in tutta la pianura lombarda, attualmente presenta un areale ristretto, con sporadiche segnalazioni ai contrafforti montani e collinari. La condizione di regresso verificatasi per le popolazioni presenti in ambiente di pianura è imputabile alle profonde modificazioni ambientali che nel secolo scorso hanno investito tale settore della Regione. La specie risulta inoltre difficilmente osservabile a causa del suo carattere particolarmente elusivo. Sebbene i dati disponibili siano scarsi e difficilmente quantificabili, si può supporre che la specie sia presente in ambito montano e collinare sul territorio provinciale. Fino al 2007 l’ istrice era ritenuto presente in Lombardia esclusivamente in provincia di Cremona, nella golena del Po, a seguito del fenomeno di notevole espansione naturale dell’areale della specie verso nord che ha interessato gli ultimi 15 anni. La specie è presente da pochi anni in Provincia di Varese con un nucleo originato da immissione non autorizzata o fuga dalla cattività. Le prime segnalazioni, relative agli ultimi 5 anni, erano concentrate nell’area compresa tra Luino, Castelveccana e Mesenzana. Recentemente (2011), una tana attiva è stata individuata anche in comune di Masciago Primo, al confine con il comune di (Gagliardi et al., 2012)

2.4.3.13. CARNIVORI (C ANIDI , M USTELIDI E FELIDI )

Presenza accertata Specie Nome scientifico (Sit-Fauna) Volpe Vulpes vulpes X Tasso Meles meles X Donnola Mustela nivalis X Puzzola Mustela putorius X Faina Martes foina X Martora Martes martes X Lince Lynx lynx

L’indagine più recente, relativa ai Mammiferi Carnivori della provincia di Varese, è stata condotta nell’ambito del Progetto Sit-Fauna (Tosi e Zilio, 2002); la ricerca ha riguardato la ricerca di tracce lungo percorsi campione

163 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese ed è stata integrata da un’indagine indiretta, tramite raccolta di dati museali, bibliografici e segnalazioni di presenza. La volpe è risultata presente in tutto il territorio provinciale, con diffusione maggiore nei settori montano e collinare. Vengono di seguito riportati i dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori.

Stagione N° capi venatoria abbattuti 1994/1995 264 1995/1996 267 1996/1997 394 1997/1998 279 1998/1999 399 1999/2000 419 2000/2001 394 2001/2002 398 2002/2003 438 2003/2004 466 2004/2005 435 2005/2006 371 2006/2007 478 2007/2008 433 2008/2009 396 2009/2010 398

La volpe è anche oggetto di interventi di controllo condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. modificazioni. Tali interventi sono stati realizzati negli anni 2008, dove sono stati abbattuti 6 individui e nel 2009, dove invece gli individui abbattuti sono 7. Di seguito nella tabella sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di volpe abbattuti per area.

individui Comuni abbattuti Cairate 5 Carnago 3 Origgio 3 Tradate 2

Nella Figura 2.18 è riportata la localizzazione degli interventi di controllo realizzati sulla volpe.

164 Analisi del territorio

Figura 2.18 - Localizzazione degli inteventi di controllo della volpe sul territorio provinciale.

165 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

I dati relativi alla donnola sono risultati poco numerosi e concentrati nella fascia collinare, a sottolineare la presumibile rarità della specie sul territorio provinciale. Anche le segnalazioni relative a martora e faina convergono principalmente nelle zone collinari del territorio provinciale. La puzzola è una specie tipica di ambienti forestali di latifoglie o misti, alternati a radure e zone umide, di cui attualmente manca completamente un quadro esaustivo della distribuzione, status e tendenza delle popolazioni a livello regionale. Gli scarsi dati disponibili portano tuttavia a ipotizzare che la specie sia andata incontro a contrazione demografica, soprattutto nelle porzioni montana e pedemontana del territorio regionale. Nonostante numerosi tentativi compiuti allo scopo di verificare la presenza della puzzola nell’area della Palude Brabbia, nel corso dell’indagine citata la specie non è stata rinvenuta. Tuttavia, in aggiunta alla segnalazione di un individuo investito presso Buguggiate nell’estate 1999 (Maroni, com. pers.), una più recente segnalazione (maggio 2009) nella stessa area (un individuo in attraversamento della strada che costeggia la sponda sud-orientale del Lago di Varese, Luoni e Santoro, com. pers.) lascia pensare a una presenza stabile della specie, con un numero limitato di individui. Nella parte centrale della provincia, in comune di Besnate, nel 2009 è stato rinvenuto un individuo investito (Broggi, com. pers.). Anche per quanto riguarda le segnalazioni di tasso , le segnalazioni indirette si concentrano soprattutto nella porzione del territorio provinciale a nord di Varese, nella fascia collinare. La lince è legata ad ambienti forestali, in particolare a formazioni miste di conifere e latifoglie, con presenza di rifugi e affioramenti rocciosi. La specie occupava ancora tutto il versante alpino italiano fino alla fine del XVIII sec. Da allora iniziò il progressivo declino delle popolazioni alpine, a partire dal settore orientale (estinzione sulle Alpi venete precedente al 1850), fino alla scomparsa delle popolazioni residue dell’arco alpino occidentale intorno al 1920-1930. La ricomparsa della lince sulle Alpi, a partire dagli anni ’80, è attribuibile alle reintroduzioni effettuate in Svizzera, Austria e Slovenia. La maggior parte dei segni di presenza della specie rilevati negli ultimi anni (2000-2004) si riferisce alle Alpi orientali (Friuli Venezia-Giulia e Provincia di Belluno). In Lombardia le segnalazioni più recenti sono state rilevate nell’area del Corno della Marogna in Alto Garda Bresciano. Negli anni passati indicazioni di presenza occasionale attendibili sono giunte dalla media e alta Valtellina (1988-1989) e anche dalla porzione settentrionale della Provincia di Varese (1992). Una recente segnalazione relativa al 2010/2011 si riferisce a un possibile caso di predazione avvenuto a ottobre 2010 nella porzione settentrionale della provincia di Varese, su una capra camosciata, in un agriturismo che si trova a 900 metri di altitudine, sul versante nord del Monte Lema, prossimo al confine Italo-Svizzero con Indemini (Dumenza, strada per Curiglia). Purtroppo, lo stadio di consumo dell’animale, documentato da foto scattate sul sito della predazione, è stato giudicato

166 Analisi del territorio

troppo avvanzato per poter stabilire con certezza se la predazione possa essere attribuibile alla lince. Le immagini scattate sulla capra predata sono state valutate dai referenti del gruppo di lavoro che si occupa della conservazione della specie sulle Alpi (SCALP, Status and Conservation of the Alpine Lynx Population ).

2.4.3.14. ARTIODATTILI (S UIDI , C ERVIDI E BOVIDI )

Cinghiale Sus scrofa Cervo Cervus elaphus Daino Dama dama Capriolo Capreolus capreolus Muflone Ovis orientalis Ammotrago Ammotragus lervia Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra

Di seguito vengono riportate le informazioni disponibili relativamente alle specie di ungulati presenti sul territorio provinciale, desunte dall’esame delle pubblicazioni esistenti, da segnalazioni di esperti e dall’analisi dei dati di censimento in possesso della provincia, del CAC e degli ATC. Sul territorio lombardo il cinghiale , presente in passato sia in territori montani sia nelle foreste planiziali, scomparve gradatamente dalla quasi totalità della regione a seguito della forte pressione venatoria, sopravvivendo, sino a circa la metà del XIX secolo, esclusivamente nei boschi della Valle del Ticino. La specie ha fatto la sua ricomparsa nel corso degli anni '70, con le prime segnalazioni risalenti al 1970 per la provincia di Bergamo. In seguito il cinghiale ha manifestato una notevole diffusione e un forte incremento delle consistenze, soprattutto nelle province di Varese e Como. La ricomparsa del cinghiale in provincia di Varese risale agli anni 1976-1978, a seguito di immissioni di alcuni soggetti di sesso femminile, di provenienza toscana, nell'area del Comprensorio Alpino di Caccia e, presumibilmente, di esemplari "ibridi" in Valcuvia - Valtravaglia. La specie, nel corso dei due decenni successivi, ha ampliato notevolmente il proprio areale, grazie agli elevati tassi riproduttivi che la caratterizzano, e risulta attualmente presente su tutto il territorio montano, con le densità maggiori nell'Alto Luinese e nella Valcuvia. Nel 1994 è stata stimata la presenza di circa 1200 capi nell'area della Valcuvia - Valtravaglia e di circa 350 capi nella zona del Nord Verbano. Il prelievo di quest'ungulato ebbe inizio nel 1986 nell'alto Luinese proseguendo, solamente in quest'area, sino al 1987. A partire dal 1988 gli abbattimenti ebbero luogo anche nelle aree della Valmarchirolo, Valceresio, Valcuvia e Valtravaglia. Limitatamente a queste ultime aree le immissioni di cinghiali proseguirono, in maniera più o meno intensa, fino al 1994. Nell'area

167 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese del Parco Naturale del Campo dei Fiori, compresa tra la Valceresio e la Valcuvia, la comparsa del Cinghiale sembra risalire al 1989. La difficoltà di effettuare censimenti comporta una carenza di dati riguardanti le dinamiche delle popolazioni presenti sul territorio. Sulla base dei dati relativi agli abbattimenti effettuati negli ultimi anni, emerge un quadro generale che consente di confermare una presenza complessiva superiore ai 2000 capi. Indagini di dettaglio relative alla produttività della specie e alla dinamica della popolazione sono state realizzati mediante esame degli uteri delle femmine al macello (Tosi et al., 2010). Di seguito (Tabella 2.34) viene indicato il numero di individui abbattuti nel CAC Nord Verbano e in ATC dal 1986 a oggi. Nel 1997 l’attività venatoria è stata sospesa nel territorio dell’ATC 1 a causa dell’epidemia di peste suina.

Tabella 2.34- Abbattimenti di cinghiale nel CAC Nord Verbano e nell’ATC1 dal 1986 a oggi. Anno CAC ATC1 1986-87 70 10 1987-88 35 10 1988-89 80 33 1989-90 90 51 1990-91 76 104 1991-92 143 269 1992-93 131 194 1993-94 147 187 1994-95 170 666 1995-96 99 358 1996-97 137 504 1997-98 220 PSC-0 1998-99 103 524 1999-00 87 516 2000-01 146 201 2001-02 98 451 2002-03 188 542 2003-04 161 529 2004-05 116 352 2005-06 315 352 2006-07 177 303 2007-08 291 350 2008-09 312 413 2009-10 176 468 2010-11 201 753

168 Analisi del territorio

Il cinghiale è anche oggetto di interventi di controllo condotti ai sensi dell’art. 41 della L.R. 26/93 e succ. modificazioni. Di seguito nel grafico sono riportati i dati di sintesi relativi al numero di individui di cinghiali abbattuti ogni anno nel corso degli interventi di controllo condotti dal 2003 al 2011 (i dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese di luglio); nella tabella sottostante è riassunto il numero di soggetti abbattuti per comune nello stesso arco temporale.

Figura 2.19 - Andamento degli abbattimenti di cinghiale mediante interventi di controllo.

Tabella 2.35 - Numero di cinghiali abbattuti per comune mediante interventi di controllo nel periodo 2003-2011. Individui Individui Comune abbattuti Comune abbattuti Agra 8 Casalzuigno 2 Besano 5 Vergiate 2 Brinzio 10 Mesenzana 3 Curiglia con Cantello 11 Monteviasco 3 Pino sul Lago Castelveccana 10 Maggiore 3 Cittiglio 6 Cuvio 2 Comerio 11 Luvinate 3 Cuasso al Monte 6 Gemonio 2 Dumenza 44 Orino 4 Golasecca 12 Arcisate 3 Lonate Pozzolo 49 Gavirate 4 Luino 53 Bisuschio 4 Maccagno 8 Cocquio Trevisago 2

169 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Individui Individui Comune abbattuti Comune abbattuti Somma Lombardo 11 Masciago Primo 3 Valganna 22 Porto Valtravaglia 4 Varese 59 Porto Ceresio 5 Vizzola Ticino 6 Veddasca 2

La localizzazione degli interventi di controllo del cinghiale sul territorio provinciale è mostrata in Figura 2.20.

170 Analisi del territorio

Figura 2.20 - Localizzazione degli interventi di controllo del cinghiale realizzati sul territorio provinciale.

171 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Il cervo è oggi stabilmente presente in tutto il territorio montano della provincia di Varese, dove ha fatto la sua comparsa tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. In particolare si possono individuare tre principali aree di presenza storica: l’Alto Luinese, coincidente con il CAC Nord Verbano, una seconda area costituita dalla destra orografica della Val Travaglia, la Val Marchirolo, la Val Ceresio, la sinistra orografica della Valganna ed il Campo dei Fiori, ed una terza, comprendente la Valcuvia e la sinistra orografica della Val Travaglia. Avvistamenti sempre più frequenti negli ultimi anni si registrano anche nel settore centro-meridionale della provincia, caratterizzato da un maggiore disturbo antropico e da elevati flussi di traffico. In particolare si possono considerare stabili i nuclei che si sono formati nella valle del Ticino e dell’Olona. Recenti avvistamenti hanno permesso di confermare una presenza stabile della specie anche all’interno del Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia di Varese risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene fatta risalire alla fuga occasionale di individui da un recinto privato (Barozzi, 1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze imputabile anche ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombardia, effettuati nel decennio successivo. Il settore settentrionale della provincia, che comprende il CAC Nord Verbano e l’ATC 1 Prealpino rappresenta il fulcro di maggiore presenza della specie. Il capriolo è presente tuttavia anche nel settore centro-meridionale della provincia, con le maggiori concentrazioni nella valle del Ticino, dove la specie è stata oggetto di reintroduzione (dal 1991 al 1995). Le popolazioni di cervo sono regolarmente censite in entrambi gli ambiti interessati dalla presenza stabile della specie: nel CAC a partire dal 2001, nell’ATC 1 dal 2003, mediante l’applicazione di differenti metodi (censimento in battuta, censimento al verde, censimento al bramito), che hanno permesso di disporre di una serie storica di dati di conteggi. In provincia di Varese la specie viene cacciata dal 2001, quando è iniziato il prelievo nel CAC, mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In Tabella 2.36 e in Tabella 2.37 sono riportati i dati disponibili relativi alla gestione del cervo rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.

Tabella 2.36 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nel Comprensorio Alpino di Caccia “Nord Verbano” dal 2001 a oggi. Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO stimati prelievo Piano effettuato prelievo 2001 135 12 8,9% 8 67% 2002 135 12 8,9% 6 50% 2003 200 16 8,0% 10 63% 2004 240 20 8,3% 14 70% 2005 280 26 9,3% 22 85% 2006 300 36 12,0% 30 83%

172 Analisi del territorio

Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO stimati prelievo Piano effettuato prelievo 2007 319 42 13,2% 37 88% 2008 320 42 13,1% 40 95% 2009 381 50 13,1% 44 88% 2010 411 54 13,1% 51 94% 2011 478 58 12.1% 55 95%

Tabella 2.37 - Dati riassuntivi sulla gestione del cervo nell’ATC 1 dal 2003 a oggi. Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO stimati prelievo Piano effettuato prelievo 2003 100 5 5,0% 3 60% 2004 320 24 7,5% 11 46% 2005 440 30 6,8% 13 43% 2006 420 36 8,6% 16 44% 2007 226 26 11,5% 18 69% 2008 276 35 12,7 23 66% 2009 213 54 16% 42 77% 2010 280 45 16,1% 35 78% 2011 343 55 16% 50 91%

Dal 2001 fino al 2005 la popolazione censita sull’intero territorio provinciale ha mostrato un andamento in netta crescita, riferibile ad un aumento lieve ma costante nel territorio del CAC e ad un marcato incremento nell’ATC 1; a partire dal 2006 il numero di cervi censiti si è stabilizzato, in modo particolare nell’ATC 1, assestandosi intorno ai 700 individui complessivamente presenti in entrambi gli ambiti. Anche il numero di capi abbattuti è aumentato, da meno di una decina di capi, per anno, nel periodo 2001-2003, fino a 30 nel 2006, nel territorio del CAC; analogamente il numero di cervi abbattuti nel territorio dell’ATC 1 è aumentato da 3 nel primo anno di prelievo su questa specie, fino a 42 nel 2009. Nel CAC “Nord Verbano” la percentuale di prelievo effettuato rispetto al piano è risultata mediamente pari al 60% nei primi 3 anni di apertura della caccia a questa specie (periodo 2001-2003), andando progressivamente ad aumentare negli anni successivi, con un prelievo del 95% nel 2008. La percentuale elevata di prelievo registrata negli ultimi anni dimostra una maturata esperienza dei cacciatori del Comprensorio nell’effettuare una caccia di selezione sulla specie. Le percentuali di prelievo effettuate nel territorio dell’ATC 1 sono al contrario risultate sempre piuttosto scarse, rispetto ai piani previsti, con una tendenza alla diminuzione negli ultimi anni. Tali percentuali si sono sempre infatti mantenute abbondantemente al di sotto del 50%, se si esclude l’anno 2009, in cui si è raggiunta la massima percentuale (77,14%), rispetto al piano. Percentuali di prelievo così basse rispetto ai piani proposti potrebbero essere

173 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese causate da una sovrastima della popolazione effettivamente presente sul territorio dell’ATC 1, imputabile a carenze nell’applicazione delle metodologie di monitoraggio o a una non corretta interpretazione dei risultati ottenuti, oppure ad una esperienza dei cacciatori non ancora sufficientemente maturata. Le popolazioni di capriolo sono regolarmente censite in provincia di Varese, rispettivamente a partire dal 2001 nel CAC e dal 2003 nell’ATC 1, mediante l’applicazione di differenti metodi di monitoraggio (censimento in battuta, block count e censimento al verde). La specie viene cacciata dal 2002, quando è iniziato il prelievo nel CAC, mentre il prelievo nell’ATC 1 ha preso avvio nel 2003. In Tabella 2.38 e in Tabella 2.39 sono riportati i dati disponibili relativi alla gestione del capriolo rispettivamente nel CAC e nell’ATC 1.

Tabella 2.38 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nel Comprensorio “Nord Verbano”dal 2002 a oggi. Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO stimati prelievo Piano effettuato prelievo 2002 240 12 5,0% 6 50% 2003 180 12 6,7% 9 75% 2004 200 16 8,0% 12 75% 2005 250 22 8,8% 17 77% 2006 280 26 9,3% 17 65% 2007 452 38 8,4% 28 74% 2008 502 38 7,6% 28 74% 2009 483 38 7,9% 23 61% 2010 424 30 7,1% 22 73 2011 564 32 5,7% 28 88%

Tabella 2.39 - Dati riassuntivi sulla gestione del capriolo nell’ATC 1 dal 2003 a oggi. Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO stimati prelievo Piano effettuato prelievo 2003 300 10 3,3% 6 60% 2004 600 48 8,0% 22 46% 2005 610 48 7,9% 31 65% 2006 720 60 8,3% 30 50% 2007 424 44 10,4% 22 50% 2008 459 30 7% 23 77% 2009 624 54 8% 42 78% 2010 795 46 8,2% 37 80% 2011 776 55 7% 51 93%

In entrambi gli ambiti la popolazione censita rispettivamente dal 2002 nel CAC e dal 2003 nell’ATC 1 ha mostrato un andamento in netta crescita, con un aumento più marcato soprattutto negli ultimi 3 anni, con una stima di

174 Analisi del territorio

circa 1200 individui presenti complessivamente nel territorio montano della provincia di Varese. Conseguentemente a tale aumento, anche il piano di prelievo ha visto crescere costantemente il numero di capi assegnati, da 12 a 30 nel CAC, nel periodo dal 2002 al 2010, e da 10 a 54 nell’ATC 1, nel periodo dal 2003 al 2010. Anche il numero di capi abbattuti è aumentato, da meno di una decina di capi, per anno, nel periodo 2002-2003, fino a 28 nel 2008, nel territorio del CAC; analogamente il numero di caprioli abbattuti nel territorio dell’ATC 1 è aumentato da 6 nel primo anno di prelievo, fino a 42 nel 2009. Il numero di capi abbattuti non è mai stato sufficiente per conseguire il raggiungimento del piano di prelievo, con percentuali di prelievo rispetto al piano, nei primi anni, più scarse nell’ATC1 rispetto al CAC; mentre negli ultimi anni la tendenza si è invertita. Nelle ultime stagioni il prelievo complessivo per il CAC è risultato mediamente superiore al 70% del piano previsto, nell’ultima stagione il valore è risultato lievemente inferiore rispetto a quelli delle precedenti stagioni venatorie. Il prelievo complessivo del capriolo nel territorio dell’ATC 1 fino alla stagione 2007 è risultato pari circa al 50%, nelle ultime due stagioni è decisamente aumentato passando a circa il 76% del piano previsto.

Il daino è presente in provincia di Varese con un nucleo stabilizzato a seguito della fuga dalla cattività (Parco degli Aironi di Gerenzano) nella porzione sud-orientale del territorio provinciale. Gli interventi di controllo operati dalla vigilanza provinciale dal 2007 ad oggi hanno interessato principalmente l’area di maggior concentrazione di tale nucleo (comuni di Gerenzano, Cislago, Gorla Maggiore, Lonate Ceppino, Tradate). Alcuni interventi hanno riguardato anche individui presenti nei comuni di Varese e Cocquio Trevisago. La facilità di allevamento e l’adattabilità della specie a vivere in diversi ambienti sono i principali motivi della diffusione del daino in cattività e del conseguente alto rischio di fuga in ambiente naturale. Di seguito viene riportato l’andamento degli abbattimenti di controllo del daino e il numero di individui abbattuti per comune nel periodo 2007-2011 (i dati relativi al 2011 sono aggiornati al mese di aprile).

175 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Individui Comune abbattuti Gerenzano 26 Cislago 6 Tradate 4 Varese 2 Cocquio Trevisago 1 Gorla Maggiore 1 Lonate Ceppino 1

In Figura 2.21 è mostrata la localizzazione degli interventi di controllo del daino sul territorio provinciale.

176 Analisi del territorio

Figura 2.21 - Localizzazione degli interventi di controllo del daino sul territorio provinciale.

177 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Il muflone è stato immesso in provincia di Varese, nel territorio compreso tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la Valtravaglia, a partire dal 1980. Il numero di soggetti rilasciati nel corso di 8 anni è quantificabile in circa 15 individui. Nel 1990 era già stimata la presenza di circa 30 individui (Zilio, 1990). Nel 1997, in corrispondenza dell’avvio del Progetto SIT-FAUNA (Tosi e Zilio, 2002), venne organizzato per la prima volta un censimento sperimentale della specie, utilizzando il metodo del block count ; la morfologia accidentata delle valli e la ripidità dei versanti, in aggiunta all’elevata copertura arborea dell’area censita, portò a scarsi risultati (solo 8 individui avvistati), nonostante il conteggio sia stato organizzato con l’impiego di un elevato numero di operatori (63 persone suddivise in 38 squadre). A partire dal 1998, considerate le difficoltà di eseguire sul territorio dei censimenti esaustivi, si pensò di ricorrere a differenti metodologie di indagine, individuando una serie di transetti sui quali sperimentare il metodo del Pellet Group Count . I dati raccolti consentirono di attribuire ad ogni transetto un Indice Chilometrico di Abbondanza (IKA), stimato in funzione dei segni di presenza rilevati. Dai risultati fu possibile evidenziare come il settore sud-occidentale del territorio indagato (Pizzoni di Laveno e pendici del Pizzo Cuvignone) risultasse maggiormente frequentato dalla specie. Tenendo conto di un incremento utile annuo pari al 20% degli animali immessi e della consistenza stimata degli individui nel 1990 (30 capi), venne ipotizzata una densità di popolazione pari a 3 capi/100 ha, con una superficie utile alla specie di circa 6700 ha. Nel 2003, in periodo primaverile, venne effettuato dall’ATC 1 e dalla Provincia un censimento della popolazione di muflone al “verde” nelle aree di alimentazione a prato individuate nell’area di presenza della specie, in cui vennero censiti circa 200 individui. Negli anni seguenti, dal 2004 al 2006, i soci dell’ATC 1 hanno realizzato in periodo tardo invernale (fine gennaio) dei conteggi degli individui di muflone in corrispondenza dell’ultima giornata di caccia al cinghiale, arrivando a contare, a seconda degli anni, da circa 300 a circa 400 individui. A partire dal 2007 sono stati organizzati annualmente, in periodo primaverile, uno o più censimenti al “verde” in corrispondenza delle aree aperte del Settore 1 “Monte Nudo”, caratterizzato dalla presenza della specie. La specie viene cacciata dal 2003. In Tabella 2.40 sono riportati i dati disponibili relativi alla gestione del muflone nell’ATC 1 dal 2003 ad oggi.

178 Analisi del territorio

Tabella 2.40 - Dati riassuntivi sulla gestione del muflone nell’ATC 1 dal 2003 al 2010. Totale capi Piano di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO censiti prelievo piano effettuato prelievo 2003 187 19 10,2% 19 100% 2004 292 25 10,4% 20 80% 2005 284 28 10,6% 25 89% 2006 402 44 11,7% 33 75% 2007 291 40 17% 34 85% 2008 212 40 19,2% 30 75% 2009 275 50 18,2% 49 98% 2010 277 60 21,7% 56 93% 2011 287 60 20,9 59 99%

Nonostante le procedure di monitoraggio non siano confrontabili per i due diversi periodi (2003-2006 e 2007-2010), si può notare come la popolazione di muflone appare relativamente stabile. Per quanto riguarda il periodo 2007-2010, poiché l’obiettivo dei Piani di prelievo è stato quello di contenere la presenza, la popolazione sembrerebbe rispondere correttamente a tale obiettivo. L’ ammotrago , detto anche capra berbera o pecora crinita, è un ungulato originario delle zone montane rocciose e aride dell’area sahariana: Algeria, Ciad, Libia, Mali, Niger, Sudan. È un ovino che presenta un mantello di colore marrone chiaro, che gli permette una buona mimetizzazione nell'ambiente sabbioso e roccioso tipico dell’areale originario; la criniera corta e diritta sul collo e sul garrese risulta più lunga sulla gola, sul petto e sulla parte superiore delle zampe anteriori. Le corna ricurve e appuntite sono molto sviluppate e possono raggiungere, negli individui maschi adulti, anche 85 cm di lunghezza. Gli ammotraghi vivono nelle zone aride ed inospitali dell’Africa settentrionale, privilegiando i territori rocciosi piuttosto che i deserti sabbiosi e nutrendosi di diversi tipi di vegetazione. Si radunano in piccoli gruppi guidati da un maschio. Nel periodo degli amori (ottobre- novembre) i maschi cercano di guadagnarsi l’accesso al gruppo per l’accoppiamento sfidandosi con cariche a testa bassa. La femmina dopo una gestazione che dura circa 160 giorni partorisce uno e talvolta anche due piccoli. La specie, considerata vulnerabile (VU) dalla Lista Rossa IUCN secondo i criteri A2cd, è stata reintrodotta nel Sahara Occidentale. Fuori dall’areale originario l’ammotrago è stato introdotto in Spagna, Stati Uniti e Messico. In ambito europeo esiste una piccola popolazione in Repubblica Ceca, che si è stabilita in seguito a fuga di alcuni individui da uno zoo. In Italia un piccolo nucleo è segnalato anche in una azienda faunistico-venatoria dell’alessandrino. La specie è presente in provincia di Varese dal 1993, anno in cui 6 individui (1 maschio e 5 femmine), posseduti da un privato nel comune di Castelveccana, sono fuggiti dalla cattività. Un individuo maschio di 5 anni è

179 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese stato catturato dagli agenti del Nucleo Faunistico della Provincia di Varese nel 1996. Attualmente il nucleo, costituito presumibilmente da circa una decina di individui, occupa i rilievi del Monte Nudo, Monte Colonna e Monte Pian della Nave, utilizzando di preferenza i versanti rocciosi e assolati che si affacciano sul Lago Maggiore. La recente osservazione di una femmina con un piccolo al seguito lascia presupporre che, nonostante il numero di individui immessi e presenti sul territorio varesino sia limitato, la specie riesca comunque a riprodursi. In seguito al parere favorevole dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (protocollo 3411/T-A23 del 18/5/2004), con Delibera di Giunta Provinciale N. 220 del 01/06/2004, è stato autorizzato l’abbattimento degli individui presenti sul territorio provinciale. Tre esemplari sono stati abbattuti dal 2003 al 2005. L’esperienza dell’introduzione della specie in Spagna evidenzia una grande adattabilità dell’ammotrago al clima mediterraneo, in aree dove le risorse trofiche, al contrario delle regioni desertiche originarie, sono abbondanti e i competitori sono scarsi. In queste aree le popolazioni di ammotrago sono cresciute rapidamente, presentando tassi di natalità particolarmente elevati e costituendo attualmente una delle principali minacce nei confronti dell’autoctona Capra pyrenaica . La presenza del modesto nucleo di ammotraghi in provincia di Varese potrebbe rappresentare, in concomitanza con le attività di monitoraggio ed eradicazione, una opportunità di studio della specie in un ambiente molto diverso dall’originario e delle possibili sue interazioni con le altre specie di ungulati presenti nell’area (muflone, capriolo, cervo, cinghiale). Il camoscio è presente con una popolazione stabile in provincia di Varese solo nel territorio del CAC Nord Verbano. Occasionali avvistamenti di individui isolati sono stati registrati in un recente passato anche nel comparto montano a sud del CAC, precisamente: sul Monte Martica nel 2000, un individuo giovane all’incrocio tra Ghirla e Cunardo nel 2005. Tali presenze isolate possono essere messe in relazione allo spostamento di individui dalle aree di presenza stabile causata da cani durante le braccate al cinghiale o a fenomeni di erratismo che si verificano regolarmente nei giovani. La sporadicità di tali osservazioni, unitamente all’assenza o alla frammentazione, al di fuori del territorio del CAC, di aree particolarmente vocate per la specie, induce a non considerare tali eventi isolati nella trattazione della popolazione stabilmente presente in provincia di Varese. La popolazione di camoscio è regolarmente censita dal CAC, mediante block census , a partire dal 1996; attualmente si dispone di una serie di dati di oltre 10 anni (Tabella 2.41) di conteggi. I censimenti vengono realizzati in maniera pressoché esaustiva in corrispondenza di tutte le aree vocate del territorio del CAC; solo alcune aree, caratterizzate da copertura vegetale molto fitta e pressoché continua o da elevata pendenza e presenza di rocce, non vengono considerate. In questo modo la consistenza ottenuta rappresenta un valore minimo certo rispetto alla reale entità della popolazione.

180 Analisi del territorio

La specie viene cacciata dal 1998. In Tabella 2.41 sono riportati i dati disponibili relativi alla gestione del camoscio nel CAC.

Tabella 2.41 - Dati riassuntivi sulla gestione del camoscio nel Comprensorio “Nord Verbano”dal 1996 ad oggi. Totale capi Differenza Pia no di Percentuale Prelievo Percentuale ANNO censiti percentuale prelievo Piano effettuato prelievo 1996 112 1997 126 113% 1998 142 113% 14 9,9% 9 64% 1999 78 55% 14 17,9% 8 57% 2000 193 247% 14 7,3% 6 43% 2001 155 80% 14 9,0% 8 57% 2002 196 126% 14 7,1% 11 79% 2003 245 125% 16 6,5% 13 81% 2004 213 87% 16 7,5% 14 88% 2005 220 103% 16 7,3% 11 69% 2006 198 90% 16 8,1% 12 75% 2007 153 77% 12 7,8% 8 67% 2008 201 131% 14 7% 10 71% 2009 154 77% 11 7,1% 5 46% 2010 140 91% 11 7,9% 8 73% 2011 183 131% 12 6,6% 9 75%

Dal 1996 fino al 2003 la tendenza della popolazione censita ha subito una netta crescita (il dato relativo all’anno 1999 rappresenta una sottostima, in quanto il censimento è stato interrotto a causa delle condizioni meteorologiche). A partire dal 2004 il numero di camosci censiti è diminuito lievemente, assestandosi intorno ai 200 individui nel 2006. Anche il numero di capi abbattuti è aumentato, con circa 8 camosci abbattuti, per anno, nel periodo 1998-2001, mentre nel periodo dal 2002 al 2006 sono stati mediamente abbattuti circa 12 animali. Negli ultimi quattro anni (2007- 2010) si è registrata invece una fluttuazione delle consistenze. Il dato potrebbe essere chiarito se si considera la presenza di una serie di fattori (innevamento, copertura vegetale, localizzazione di individui in territorio elvetico) che condiziona la contattabilità della specie durante il censimento, determinando per alcuni anni una sottostima significativa della popolazione.

2.4.4 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE FAUNISTICO -VENATORIA

2.4.4.1. REINTRODUZIONI

Per reintroduzione si intende l'immissione di una specie in un'area in cui essa era indigena e da cui è scomparsa in tempi storici per eventi naturali o per azione diretta o indiretta dell'uomo. Si tratta di operazioni che rivestono un

181 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese ruolo positivo nel perseguimento di una strategia di ripristino di zoocenosi il più possibile complete sul territorio provinciale, che dovrebbero rappresentare uno degli obiettivi di fondo anche delle unità di gestione. Tali interventi devono essere attuati sulla base di una apposita indagine tecnica che abbia verificato i seguenti presupposti: • documentazione storica dimostrante la passata diffusione della specie nell'area di reintroduzione; • individuazione e rimozione delle cause di estinzione; • presenza di habitat idoneo e di dimensioni sufficienti a sostenere una popolazione stabile della specie; • verifica della forma tassonomica (a livello di sottospecie) e della provenienza degli animali da immettere; • verifica che la reintroduzione non produca rilevanti conseguenze negative su attività di interesse socio-economico. In provincia di Varese, sino ad oggi, le reintroduzioni note e autorizzate hanno riguardato solamente la specie capriolo. La ricomparsa del capriolo nel settore montano della provincia di Varese risale agli anni ‘50. In Valcuvia e Val Travaglia la presenza della specie viene fatta risalire alla fuga occasionale di individui da un recinto privato (Barozzi, 1989) a metà anni ’70, con un successivo incremento delle presenze imputabile ai rilasci patrocinati dalla Regione Lombardia, effettuati nel decennio successivo. Anche la presenza del capriolo nel settore centro- meridionale della provincia, lungo la valle del Ticino, è stata favorita da una recente reintroduzione, realizzata dal 1991 al 1995, nella porzione del Parco che ricade in provincia di Milano (Cravin e Roveda, 2003).

2.4.4.2. RIPOPOLAMENTI

I ripopolamenti costituiscono un apporto artificiale di individui a popolazioni naturali preesistenti, anche se con consistenze ridotte. In linea teorica, sono operazioni da effettuarsi solamente quando eventi occasionali hanno agito su una popolazione, riducendone gli effettivi a tal punto da metterne a serio rischio la vitalità e la capacità di ripresa e non devono essere effettuati quando la o le cause che hanno portato alla riduzione della popolazione sono ancora operanti. Un tentativo di ripopolamento, effettuato con soggetti individui provenienti da allevamento, a seguito di un periodo di acclimatazione in situ , ha riguardato la coturnice nella porzione orientale del Comprensorio Alpino Nord Verbano; il monitoraggio di metà dei soggetti immessi (21 individui marcati con radiocollare su 42 rilasciati) ha però verificato che la sopravvivenza degli stessi non ha interessato un periodo successivo all’immissione superiore ai 30 giorni (Carlini et al., 1999).

182 Analisi del territorio

In Italia, in Lombardia e in parte anche nel contesto della provincia di Varese, al contrario, i ripopolamenti risultano la pratica gestionale più diffusa, venendo effettuati in modo ricorrente ogni anno o più volte in un anno, non solo per ricostituire effettivamente delle popolazioni naturali di animali selvatici, ma anche per poter permettere un prelievo venatorio che altrimenti non sarebbe giustificabile. È il caso, ad esempio, dei ripopolamenti di fagiano , lepre , starna che vengono realizzati con regolarità sia nel CAC sia negli ATC.

Ripopolamenti nel CAC Nord Verbano

Nel CAC Nord Verbano negli ultimi 5 anni (dal 2006 al 2010) sono stati effettuati rilasci di circa 1700 fagiani (media 1714) e 500 starne (media 528) all’anno. Vengono realizzati generalmente 4 lanci all’anno di fagiani e starne. Il primo rilascio di fagiani avviene nei primi giorni di agosto, con circa 500 individui di 120 giorni di età. Di questi, 150 vengono lasciati in un recinto di ambientamento (dimensioni di circa 40x40 m) in comune di Veddasca, per un periodo di circa un mese. Il primo lancio viene fatto con individui di fagiano della sottospecie P.c.tenebrosus , mentre i lanci successivi riguardano individui adulti appartenenti alla sottospecie P.c.mongolicus . La localizzazione dei rilasci è costante negli anni. Fagiani e starne vengono rilasciati contemporaneamente. I rilasci di lepre vengono effettuati con lepri di provenienza nazionale, preambientate a terra (in numero di circa 30 individui); nel 2010, a quelle di origine nazionale, si è aggiunto un rilascio di 42 lepri di cattura di provenienza ungherese, che sono state liberate subito dopo il trasporto. I rilasci avvengono sia in Val Veddasca, sia in Val Dumentina, con un rapporto di individui rilasciati nelle due aree di 2 a 1. Le località di rilascio sono le seguenti: Pra Bernardo, Pian di Runo e Curiglia (nell’area Dimentina); Monte Borgna, Cadrigna e Monterecchio (nell’area Veddasca). Analizzando i dati di abbattimento di fagiano e starna relativi agli ultimi 5 anni, si evidenzia un prelievo pari al 33.5% dei fagiani rilasciati e al 37.6% delle starne rilasciate. Una frazione dei fagiani rilasciati riesce a superare la stagione venatoria, contribuendo a un insediamento stabile della specie nel territorio del CAC; tale presenza è confermata da alcuni casi di riproduzione, recentemente verificati (nel 2011 sono state individuate con certezza due covate, Passalacqua, com. pers.). Al contrario, si può supporre che le starne liberate non riescano a superare la stagione venatoria e che la specie dipenda completamente dai ripopolamenti realizzati di anno in anno. Il prelievo della lepre è subordinato a un piano di prelievo conservativo (12 individui) che consente la presenza sul territorio del CAC di una popolazione stabile della specie. Tutti i ripopolamenti in CAC Nord Verbano vengono realizati nelle aree a maggior tutela.

183 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Ripopolamenti nell’ATC 1

Nell’ATC 1 vengono effettuati ripopolamenti di fagiano, starna e lepre. Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, mediante l’impiego di fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e mediante immissioni integrative di individui da settembre a dicembre (pronta caccia). Il numero di fagiani immessi preambientati in voliera per anno è risultato variabile dal 2004 al 2009, da un minimo di 640 individui nel 2007 a un massimo di 2710 individui nel 2005. Mediamente, il numero di individui immessi è circa 1350, con 3 lanci all’anno (due lanci a luglio e uno ad agosto). Gli individui rilasciati sono fagianotti di circa 90 giorni di età, preambientati in voliere autorizzate. In aggiunta a questi rilasci vengono effettuate immissioni integrative di circa 4000 fagiani all’anno, con lanci effettuati circa 2 volte al mese da fine settembre all’inizio di dicembre, in zone autorizzate dalla Provincia. La starna è stata oggetto di interventi di ripopolamento, nel periodo considerato (2004-2010) in 2 anni: 2004, con il rilascio di 60 giovani preambientati in voliera; 2008, con il rilascio di 1400 individui, con lanci effettuati da settembre a dicembre (pronta caccia). Il ripopolamento di lepre è stato effettuato negli ultimi anni secondo diverse modalità (rilascio di leprotti in periodo primaverile-estivo in recinti autorizzati, rilascio di adulti riproduttori in gennaio) e con un numero di individui rilasciati diverso di anno in anno. Nel 2004 sono stati rilasciati 100 individui adulti in gennaio, in aree autorizzate dalla Provincia, e 200 leprotti preambientati in recinti autorizzati. Nel 2005 sono state rilasciate complessivamente 50 lepri; numeri analoghi riguardano anche gli anni successivi, in cui i rilasci sono stati effettuati prevalentemente in periodo estivo.

Ripopolamenti nell’ATC 2

Nell’ATC 2 vengono effettuati ripopolamenti di fagiano, starna e lepre. Di seguito vengono riportati i dati raccolti relativamente ai ripopolamenti di lepre. Dal 2007 al 2011 sono state rilasciate in media 300 lepri all’anno. Si tratta di lepri adulte, di provenienza est-europea (Romania, Slovacchia, Ungheria), catturate e rilasciate nell’arco di 2-3 giorni. Di seguito vengono riportati i dati relativi al numero di lepri immesse e abbattute per anno nel periodo 2006-2011.

184 Analisi del territorio

Tabella 2.42 - Lepri immesse e abbattute nel territorio dell’ATC 2 nel periodo 2006-2011. Anno Ripopolamenti Abbattimenti 2006 0 284 2007 296 273 2008 296 188 2009 316 205 2010 290 206 2011 300 147

Ripopolamenti nell’ATC 3

Nell’ATC 3 vengono effettuati ripopolamenti di fagiano, starna e lepre. Il ripopolamento del fagiano avviene secondo due modalità, mediante l’impiego di fagianotti preambientati in voliera in periodo estivo e mediante immissioni integrative di individui da settembre a dicembre (pronta caccia). Il numero di fagiani immessi preambientati in voliera è stato pari a 330 nel 2010; nello stesso anno sono state fatte immissioni integrative di 5170 individui, con 6 lanci effettuati da fine settembre a fine novembre. Nel 2011 sono stati rilasciati 5500 individui adulti, da settembre a novembre. La starna è oggetto di ripopolamento, con il rilascio di circa 700 individui all’anno, a fine luglio. Il ripopolamento di lepre viene effettuato nel mese di gennaio, con circa 200 individui (164 lepri nel 2010 e 216 lepri nel 2011).

2.4.4.3. INTRODUZIONI

Per introduzione si intende un caso specifico di immissione intenzionale di una specie in un’area posta al di fuori del suo areale di documentata presenza naturale in tempi storici. Gli esempi di introduzioni realizzate nel passato con finalità di riqualificazione faunistico-venatoria sono numerosi. In provincia di Varese la presenza del muflone è riconducibile a interventi di rilascio patrocinati dalla Regione Lombardia, a partire dal 1980. Il muflone è stato immesso nel territorio compreso tra il Lago Maggiore e la Valcuvia e la Valtravaglia. Il numero di soggetti rilasciati nel corso di 8 anni è

185 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese quantificabile in circa 15 individui. Nel 1990 era già stimata la presenza di un nucleo di circa 30 individui (Zilio, 1990), che ha dato origine alla popolazione attualmente presente sul territorio provinciale (vedi Paragrafo 2.4.3.14). Per quanto concerne il cinghiale , pur dovendosi parlare per questa specie di immissioni “con valenza di reintroduzione”, la ricomparsa sul territorio provinciale risulta del tutto estranea ad un piano programmato, trattandosi di una ricolonizzazione avente origine da immissioni di alcuni soggetti di sesso femminile, di provenienza toscana, nell'area del Comprensorio Alpino di Caccia e, presumibilmente, di esemplari "ibridi" in Valcuvia-Valtravaglia. La ricomparsa del cinghiale in provincia di Varese risale agli anni 1976-1978 (vedi Paragrafo 2.4.3.14). La presenza del daino nel territorio provinciale assume invece la connotazione di una vera e propria introduzione, trattandosi di specie alloctona, estranea alla zoocenosi originaria della provincia. Attualmente è presente un nucleo stabile della specie nella porzione sud-orientale della provincia (vedi Paragrafo 2.4.3.14), soggetto a controllo finalizzato all’eradicazionene. La popolazione di colino della Virginia presente stabilmente sul territorio provinciale occupa la fascia della valle del Ticino compresa tra la Brughiera del Dosso e il Bosco del Turbigaccio e tutta la porzione di brughiera residua che si trova a sud di Malpensa. Tale popolazione risulta in continuità con quella piemontese e della provincia di Milano, e deriva da interventi di immissione effettuati a partire dagli anni ’30 per scopi venatori. Segnalazioni più sparse in altre aree della provincia possono essere ricondotte a singoli interventi di immissione di colini, effettuati negli anni ’80, che non hanno in seguito originato nuclei stabili della specie. Maggiori informazioni sulla distribuzione della specie e abbondanza delle popolazioni sono fornite al Paragrafo 2.4.3.3 In passato sono state effettuate immissioni non autorizzate di individui di pernice rossa , che hanno interessato la zona di Cantello e l’area dei Pizzoni di Laveno. È probabile che alcune immissioni abusive vengano tutt’ora realizzate, dal momento che saltuariamente vengono osservati individui della specie sul territorio provinciale (vedi Paragrafo 2.4.3.3). L’insediamento della minilepre in provincia di Varese è avvenuto probabilmente a seguito dell’espansione delle popolazioni provenienti dal Piemonte, in cui la specie è stata introdotta per scopi venatori alla fine degli anni ’60 e negli anni ’70.

2.4.5 INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE

I piani di miglioramento ambientale costituiscono uno strumento finanziario predisposto dalla Provincia ai sensi dell’art. 15 della L.R. 26/93, finalizzato a incentivare interventi di creazione, ripristino o mantenimento di condizioni ambientali idonee alla vita della fauna selvatica, nonché di riduzione dell’impatto ambientale, causato dalle attività agricole negli agroecosistemi,

186 Analisi del territorio

soprattutto nei riguardi della distribuzione, della densità e della biodiversità delle popolazioni costituenti le specie di fauna selvatica regionale. La L.R. 7 febbraio 2000, n. 7 “Norme per gli interventi regionali in agricoltura”, agli artt. 4 e 25 prevede, infatti, la possibilità di concedere contributi per interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione della fauna selvatica. La Regione Lombardia ha riapprovato, con delibera n. 11807 del 30 dicembre 2002, le “Disposizioni attuative per la concessione di contributi per interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la valorizzazione delle risorse faunistiche ed ambientali”, che sono state parzialmente modificate con D.G.R. n. 12178 del 21/02/2003. Tali disposizioni, di seguito sintetizzate, prevedono l’istituzione di un regime di aiuto, subordinata all’espressione del parere favorevole di compatibilità da parte della Commissione UE, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato UE. I soggetti, sia pubblici che privati, beneficiari dei contributi previsti dal piano di miglioramento ambientale sono: - agricoltori e aziende agricole; - proprietari di terreni agricoli, boschi e alpeggi; - comuni; - comunità montane. Gli interventi sono concessi per le seguenti attività: - gestioni di boschi e pascoli montani; - coltivazione di colture a perdere destinate al rifugio e all’alimentazione della fauna selvatica; - salvaguardia della fauna selvatica in colture specializzate quali i pioppeti; - ripristino e manutenzione di zone umide; - realizzazione e manutenzione di siepi, filari e boschetti; - creazione e manutenzione di punti di abbeverata per la fauna selvatica alpina. Gli interventi di cui sopra devono essere effettuati su terreni ricadenti o all’interno del territorio a caccia programmata o all’interno delle Oasi di protezione e/o Zone di ripopolamento e cattura. Dal momento che queste tipologie di intervento sono destinate alla creazione e al mantenimento di ambienti favorevoli alla presenza e alla riproduzione della fauna selvatica, e che l’incentivazione rappresenta un impegno nel settore agro-ambientale ai sensi dell’art. 5.3 degli Orientamenti Comunitari per gli aiuti di stato nel settore agricolo, l’adesione al programma “Contributi per interventi finalizzati ad uno sviluppo rurale compatibile con la valorizzazione delle risorse faunistiche ed ambientali” comporta, per il beneficiario, un vincolo di 5 anni.

187 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.4.5.1. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI FINANZIATI DALLA PROVINCIA DI VARESE

Nelle seguenti tabelle vengono riportati gli interventi di miglioramento ambientale realizzati ai sensi della DGR 7/11807 del 30 dicembre 2002, ai sensi della L.R. 7/2000, art. 4 e 5, nel territorio provinciale nel periodo 2003 – 2008, con proroghe fino al 2010.

Tabella 2.43 - Miglioramenti ambientali in località: Lentate, Sesto Calende, Az. Agr. La Fattoria. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2002-2003 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95 2003-2004 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95 2004-2005 3a Colture a perdere (mais) 3.07 2931,95 2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.07 2931,95 2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.00 2865,00 2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,90 2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 2.91 2779,85 2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 2.98 2845,85 23064,4

Tabella 2.44 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az. Agr. Ticinallo S.r.l. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2002-2003 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2002-2003 7 Aiuti alla fauna alpina 2000 2003-2004 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 500 2004-2005 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500 2005-2006 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500 2006-2007 1 Gestione e cura dei 1.00 1200 boschi 2006-2007 2 Recupero dei pascoli 2.00 montani abbandonati 2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500 2007-2008 1 Gestione e cura dei 1.00 1200 boschi 2007-2008 2 Recupero dei pascoli 2.00 montani abbandonati 2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500

188 Analisi del territorio

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2008-2009 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500 2009-2010 2 Recupero dei pascoli 3.00 1200 montani abbandonati 2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 2000 16600

Tabella 2.45 - Miglioramenti ambientali in località: Cavona, Cuveglio. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2002-2003 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2002-2003 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2003-2004 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2003-2004 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2004-2005 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2004-2005 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2005-2006 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2005-2006 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2006-2007 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2006-2007 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2007-2008 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2007-2008 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2008-2009 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2008-2009 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 2009-2010 1 Gestione e cura dei 0.4740 189,60 boschi 2009-2010 2 Recupero dei pascoli 0.9850 394,00 montani abbandonati 4668,8

189 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tabella 2.46 - Miglioramenti ambientali in località: Portovaltravaglia, Az. Agr. Boldrini Valeria, via rovedana 7. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2005-2006 1 Gestione e cura dei 0.5700 228,00 boschi 2005-2006 2 Recupero dei pascoli 2.9700 1188,00 montani abbandonati 2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00 2006-2007 1 Gestione e cura dei 0.5700 228,00 boschi 2006-2007 2 Recupero dei pascoli 2.9700 1188,00 montani abbandonati 2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2007-2008 1 Gestione e cura dei 0.5700 228,00 boschi 2007-2008 2 Recupero dei pascoli 2.9700 1188,00 montani abbandonati 2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2008-2009 1 Gestione e cura dei 0.5700 228,00 boschi 2008-2009 2 Recupero dei pascoli 2.9700 1188,00 montani abbandonati 2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2009-2010 1 Gestione e cura dei 0.5700 228,00 boschi 2009-2010 2 Recupero dei pascoli 2.9700 1188,00 montani abbandonati 2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 11080,00

Tabella 2.47 - Miglioramenti ambientali in località: Montegrino Valtravaglia, Soc. Monte Oasi S.r.l. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2002-2003 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2004-2005 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2005-2006 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2006-2007 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2007-2008 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2008-2009 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 2009-2010 2 Recupero dei pascoli 10.00 4000,00 montani abbandonati 28000,00

190 Analisi del territorio

Tabella 2.48 - Miglioramenti ambientali in località: Brezzo di Bedero, Via belmonte 50, Zigliani Battista. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2003-2004 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2003-2004 2 Recupero dei pascoli 01.46 584,00 montani abbandonati 2003-2004 7 Aiuti alla fauna alpina 2000,00 2004-2005 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2004-2005 2 Recupero dei pascoli 01.46 584,00 montani abbandonati 2004-2005 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2005-2006 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2005-2006 2 Recupero dei pascoli 01.46 584,00 montani abbandonati 2005-2006 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2006-2007 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2006-2007 2 Recupero dei pascoli 01.46 584,00 montani abbandonati 2006-2007 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2007-2008 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2007-2008 2 Recupero dei pascoli 01.46 584,00 montani abbandonati 2007-2008 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2008-2009 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2008-2009 2 Recupero dei pascoli 01.46 582,00 montani abbandonati 2008-2009 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 2009-2010 1 Gestione e cura dei 0.52 208,00 boschi 2009-2010 2 Recupero dei pascoli 01.46 582,00 montani abbandonati 2009-2010 7 Aiuti alla fauna alpina 500,00 10540,00

Tabella 2.49 - Miglioramenti ambientali in località: Daverio, Pinton Lino via vittorio veneto 7. Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2003-2004 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3832,25 2003-2004 3b Id. su Set-aside 0.73 270,10 poliennale (erbaio) 2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3635,15 2004-2005 3b Id. su Set-aside 0.73 73,00 poliennale (erbaio)

191 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Annata Misura Descrizione Misura Superficie Importo del agraria interessata Ha finanziamento 2004-2005 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15 3b Id. su Set-aside 0.73 270,10 poliennale (erbaio) 2005-2006 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15 2005-2006 3b Id. su Set-aside 0.73 73,00 poliennale (erbaio) 2006-2007 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3562,15 2006-2007 3b Id. su Set-aside 0.73 79,10 poliennale (erbaio) 2007-2008 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15 2007-2008 3b Id. su Set-aside 0.73 73,00 poliennale (erbaio) 2008-2009 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3371,15 2008-2009 3b Id. su Set-aside 0.73 270,10 poliennale (erbaio) 2009-2010 3a Colture a perdere (sorgo) 3.73 3369,15 2009-2010 3b Id. su Set-aside 0.73 75,00 poliennale (erbaio) 29448,70

Complessivamente nel periodo 2003-2010 sono stati assunti impegni complessivamente per 123.402 euro.

2.4.5.2. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NEL CAC N ORD VERBANO

Un’analisi dei dati disponibili relativi agli interventi di miglioramento ambientale realizzati dal CAC Nord Verbano permette di definire un quadro realistico della localizzazione, della tipologia e dell’entità di tali interventi. Nel periodo 2003/2007 sono stati realizzati interventi di miglioramento ambientale per un impegno economico del CAC di circa 9000 euro. A integrazione di questo importo deve essere aggiunta la somma di 5000 euro impegnata dalla Provincia di Varese che ha cofinanziato alcuni interventi. Gli interventi sono stati realizzati nelle seguenti località: Prati di Armio (Veddasca), Alpe Quadra (Veddasca), Montagnola (Maccagno), Pian Cortiggia (Tronzano). Le informazioni relative agli interventi realizzati negli anni successivi sono riportati nella Tabella 2.50.

Tabella 2.50 - Interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici realizzati dal CAC Nord Verbano. Anno Località Tipologia Importo (euro) 2007 Pian di Runo ripristino area a mirtillo (Dumenza) Monti di Bassano apertura radure (Tronzano)

192 Analisi del territorio

Anno Località Tipologia Importo (euro) Cadrigna sfalcio ginestre (Veddasca) Alpe Corte ripristino pascolo e monticazione (Curiglia) con vacche Forcora, Monte cippatura ginestre Sirti (Veddasca) Totale 2007 12000 2008 Pian di Runo ampliamento/mantenimento area (Dumenza) di ripristino mirtillo Monti di Bassano mantenimento/ampliamento (Tronzano) radure Cadrigna mantenimento sfalcio ginestre (Veddasca) Comune costruzione recinto (4000) Veddasca ambientamento fagiano Totale 2008 11000 2009 Monte Sirti sfalcio ginestre (Veddasca) Graglio sfalcio prato (Veddasca) Cadrigna ampliamento/mantenimento (Veddasca) sfalcio ginestre Totale 2009 7000 2010 Monte Sirti ripristino area a mirtillo (Veddasca) Monte Sirti cippatura ginestre (trattore) (1800) (Veddasca) Monti di Bassano apertura pascolo, cippatura (Tronzano) betulla Monte Borgna apertura pascolo Pian di Runo ampliamento/mantenimento area (Dumenza) di ripristino mirtillo Totale 2010 1800 + 12000 (valorizzazione)

Negli ultimi 4 anni l’importo destinato ad interventi di miglioramento ambientale ha superato ampiamente la quota del 10% del bilancio annuale, che per il CAC Nord Verbano ammonta a circa 40000 euro. Nel 2010 i costi effettivamente sostenuti per attività di miglioramento ambientale sono stati di soli 1800 euro, ma le attività sono state realizzate, contrariamente agli anni passati, direttamente dai soci del CAC, per un totale di 800 ore di lavoro (135 soci per 3 ore); calcolando quindi un costo valorizzato di 15 euro/ora si può stimare un importo di 12000 euro.

193 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2.4.5.3. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NELL ’ATC 1

Di seguito vengono descritti gli interventi di migliormanto ambientale realizzati a partire dall'anno 2001 sul territorio dell'ATC 1, sulla base dei dati forniti dall’Ambito. La maggior parte degli interventi effettuati ha riguardato la creazione di radure, il recupero di pascoli abbandonati, o addirittura, di ex pascoli, ormai invasi da bosco, al fine di creare elementi di discontinuità nelle aree boschive che, ormai, occupano la quasi totalità del territorio non urbanizzato dell'ATC. Nelle zone della fascia prealpina, il continuo e progressivo abbandono delle attività agricole ha determinato una evidente semplificazione del paesaggio con evoluzione dei terreni, prima coltivati, verso l'incolto, l'arbusteto ed il bosco, ed una conseguente diminuzione di recettività dell’ambiente nei riguardi di molte specie animali. I numerosi interventi di ripristino ambientale volti al recupero di pascoli abbandonati, ormai boscati, hanno determinato la creazione di spazi aperti all'interno di vaste aree boschive favorendo, conseguentemente, la diversificazione degli ambienti e l'instaurazione ecosistemi in grado di garantire situazioni idonee per la fauna in generale e per gli ungulati in particolare. In particolare, gli interventi realizzati hanno perseguito i seguenti obiettivi: - ripristino di una corretta distribuzione fra aree boscate, arbustive, radure, pascoli e quindi di un elevato indice cotonale; - creazione di aree di svernamento, soprattutto per cervi e caprioli, in grado di garantire disponibilità alimentare a basso dispendio energetico per la termoregolazione (versanti esposti); - favorire la disponibilità alimentare ad elevato valore nutritivo e basso costo energetico, in grado, fra l'altro, di ridurre gli spostamenti degli animali alla ricerca di cibo e quindi di diminuirne la mortalità causata dall'attraversamento delle strade e di limitare i danni alle colture agricole. In termini di azioni realizzate, le diverse tipologie di intervento hanno riguardato la trasformazione del bosco in pascoli arborati, la costituzione di pozze d'abbeverata, la piantumazione di arbusti autoctoni e la costruzione di altane destinate all'avvistamento ed al censimento degli animali. La trasformazione del bosco ha comportato nel primo anno i seguenti lavori: - taglio delle piante -accatastamento ramaglie e bruciatura con posizionamento in aree di facile controllo - cippatura delle ceppaie - rinettamento dal pietrame presente e di eventuali rifiuti - fresatura del terreno ed erpicatura per la preparazione del letto di semina - semina del tappeto erboso con miscuglio idoneo e negli anni successivi: - interventi di mantenimento - sfalcio o trinciatura del pascolo

194 Analisi del territorio

- eventuali trasemine Per la costituzione delle pozze d'abbeverata si sono normalmente previsti i seguenti interventi: - modellatura degli argini - modellatura del fondo - sistemazione del fondo con pietrame raccolto sul posto - utilizzo di argilla unitamente a strame, ramaglie, corteccia per l'impermeabilizzazione del fondo opportunamente compattato e per l'alimentazione della fauna batterica a garanzia di una fitodepurazione naturale dell'acqua - consolidamento della riva tramite posizionamento di pietrame o barriera di paletti infissi nel terreno. Per la piantumazione di arbusti, sono stati effettuati, nel primo anno, i seguenti interventi: - preparazione del terreno - piantumazione arbusti e risistemazione terreno - pacciamatura tramite fogliame raccolto in loco e negli anni successivi: - pulizia, potatura ed eliminazione erbe infestanti - sostituzione fallanze - sistemazione e rinnovo pacciamatura Gli arbusti utilizzati, tutti a produzione di bacche autunno-invernali per favorire l'alimentazione degli uccelli migratori, sono: - Crataegus monogyna (Biancospino) - Cornus sanguinea (Sanguinella) - Sambucus nigra (Sambuco) - Cornus mas (Corniolo) Purtroppo, l'intensa attività alimentare su questi arbusti da parte degli ungulati, in particolare caprioli e cervi, ne ha ostacolato notevolmente lo sviluppo. Nelle aree di ripristino sono state, poi, posizionate delle altane, costruite direttamente dai cacciatori al fine di favorire l'avvistamento ed il censimento degli animali. Nel complesso si sono effettuati interventi su di una superficie di circa 55 ha utilizzando fonti contributive diversificate quali: D.G.R. n. 7/ 11807 del 30 dicembre 2002, Legge n. 388 del 23 dicembre 2000 e fondi messi direttamente a disposizione dall'ATC n. 1 Tutti gli interventi effettuati hanno avuto, dal punto di vista ambientale e faunistico, un buon successo, così come anche nei riguardi dei cacciatori iscritti all'ATC che, nella generalità dei casi hanno apprezzato quanto fatto e le finalità perseguite. Interventi quali quelli attuati in località Profaree, Sass Polenta e Pianco sono stati il risultato di una collaborazione fattiva fra Regione Lombardia, Provincia di Varese e ATC n. 1.

195 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Un altro progetto, quale quello denominato "Vapamont", volto al recupero di un pascolo completamente invaso da felce, in località Settetermini, ha , invece, visto la collaborazione fra Provincia di Varese, Università di Milano, Dipertimento di Produzione Vegetale - Facoltà di Agraria, ANUU Migratoristi e ATC n. 1. I contributi ottenuti ed utilizzati si possono quantificare, nel complesso, in circa 385.000,00€. Da ricordare che a questi si sarebbero dovuti aggiungere anche altri 85.000,00€ deliberati da Regione Lombardia e connessi al progetto Profaree, Sass Polenta, Pianco, ma mai pervenuti, per sopravvenuta mancanza di fondi, in questo caso fondi statali previsti dalla Legge n. 388 del 31 dicembre 2002

2.4.5.4. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NELL ’ATC 2

Gli interventi di miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel territorio dell’ATC 2 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il dettaglio relativo alle tipologie di intervento non è disponibile.

2.4.5.5. INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE A FINI FAUNISTICI NELL ’ATC 3

Gli interventi di miglioramento ambientale realizzati negli ultimi anni nel territorio dell’ATC 3 possono essere ricondotti a singole azioni puntiformi. Il dettaglio relativo alle tipologie di intervento non è disponibile.

2.4.6 DANNI CAUSATI DALLA FAUNA SELVATICA

2.4.6.1. ASPETTI GENERALI

Le modalità di indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni sono attualmente stabilite, a livello legislativo, dalla L.N. 157/92 e dalla L.R. Lombardia n. 26/93 e successive modificazioni. In particolare, spetta alla Giunta Regionale, tramite le province, l’indennizzo dei danni provocati dalla selvaggina alle coltivazioni agricole nelle Oasi di Protezione, nelle Zone di Ripopolamento e Cattura e nei Centri pubblici di produzione di selvaggina (L.R. Lombardia n.26/93 e successive modificazioni, articolo 47).

2.4.6.2. DANNI NELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA E NELLE OASI DI PROTEZIONE

Di seguito è riportato, dal 2006 ad oggi, l’andamento annuo delle richieste di indennizzo, dell’ammontare richiesto dei risarcimenti e delle somme complessivamente erogate.

196 Analisi del territorio

Tabella 2.51- Andamento delle richieste e quantificazione economica dell’indennizzo dei danni causati da fauna selvatica in provincia di Varese. Anno 2006 2007 2008 2009 2010 N. richieste 76 40 52 51 100 Risarcimento richiesto (€) 33512 27738 27595 53754 92283 Totale erogato (€) 30161 0 24707 26246 61323

Dal 2006 al 2010 le richieste di risarcimento sono aumentate in termini di numero di pratiche, con una triplicazione dell’ammontare del risarcimento richiesto (da circa 33 mila euro a più di 92 mila). L’importo erogato è raddoppiato da circa 30 mila euro a circa 61 mila euro. Le specie maggiormente responsabili di danni sono, in ordine di importanza dal punto di vista dell’ammontare del risarcimento richiesto, il cinghiale, i Lagomorfi, e i Corvidi. Di seguito, per ogni specie e per ogni Unità di Gestione, vengono riportati i dettagli relativi ai danni provocati.

Tabella 2.52 - Dati relativi ai danni da cinghiale. 2006 2007 2008 2009 2010 C.A.N.V. N° richieste 33 3 13 8 7 Risarcimento 12413,16 4210,60 6397,55 2682,00 2930,50 richiesto Indennizzo 11171,84 0,00 5757,80 1329,46 2461,95 erogato A.T.C. 1 N° richieste 14 6 18 12 Risarcimento 4941,90 3013,25 9639,93 5883,80 richiesto Indennizzo 4447,71 0,00 8675,93 2916,60 erogato Totale N° richieste 59 A.T.C. Risarcimento 54390,90 richiesto Indennizzo 36288,04 erogato

Tabella 2.53 - Dati relativi ai danni da capriolo. 2006 2007 2008 2009 2010 A.T.C. 1 N° richieste 2 Risarcimento 8016,50 richiesto Indennizzo 3973,77 erogato

197 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

Tabella 2.54 - Dati relativi ai danni da cervo. 2006 2007 2008 2009 2010 C.A.N.V. N° richieste 1 5 3 Risarcimento 117,80 2103,00 1443,50 richiesto Indennizzo 106,02 1042,45 1212,55 erogato A.T.C. 1 N° richieste 6 7 3 4 Risarcimento 4026,65 3684 608,80 1263,60 richiesto Indennizzo 3623,98 0,00 574,91 626,36 erogato Totale N° richieste 8 A.T.C. Risarcimento 4252,60 richiesto Indennizzo 2764,15 erogato

Tabella 2.55 - Dati relativi ai danni da muflone. Totale N° richieste 1 A.T.C. Risarcimento 0,00 richiesto Indennizzo 0,00 erogato

Tabella 2.56 - Dati relativi ai danni da Lagomorfi (lepre, coniglio e minilepre). 2006 2007 2008 2009 2010 A.T.C. 3 N° richieste 12 12 14 5 Risarcimento 4285,80 7684,99 7971,78 20387,30 richiesto Indennizzo 3857,22 0,00 7174,60 10105,98 erogato Totale N° richieste 12 A.T.C. Risarcimento 16095,46 richiesto Indennizzo 10233,00 erogato

Tabella 2.57 - Dati relativi ai danni da Corvidi. 2006 2007 2008 2009 2010 C.A.N.V. N° richieste 1 Risarcimento 350,69 richiesto Indennizzo 315,60 erogato A.T.C. 1 N° richieste 2 1 1 4

198 Analisi del territorio

2006 2007 2008 2009 2010 Risarcimento 1005,60 274,00 142,50 2966,40 richiesto Indennizzo 904,50 0,00 0,00 1470,44 erogato A.T.C. 2 N° richieste 3 5 1 Risarcimento 983,28 3715,52 24,25 richiesto Indennizzo 884,95 0,00 21,82 erogato A.T.C. 3 N° richieste 1 1 5 Risarcimento 2519,00 2692,50 4164,80 richiesto Indennizzo 2423,25 2064,49 erogato Totale N° richieste 5 A.T.C. Risarcimento 7314,34 richiesto Indennizzo 4646,50 erogato

Tabella 2.58 - Dati relativi ai danni da piccione. 2006 2007 2008 2009 2010 A.T.C. 3 N° richieste 4 2 4 Risarcimento 5204,60 1203,16 4258,50 richiesto Indennizzo 4684,14 0,00 2110,90 erogato Totale N° richieste 4 A.T.C. Risarcimento 5855,48 richiesto Indennizzo 3717,21 erogato

Tabella 2.59 - Dati relativi ai danni da volpe. 2006 2007 2008 2009 2010 A.T.C. 1 N° richieste 1 Risarcimento 830,00 richiesto Indennizzo 411,43 erogato A.T.C. 2 N° richieste 1 Risarcimento 1198,00 richiesto Indennizzo 593,85 erogato Totale N° richieste 1 A.T.C. Risarcimento 0,00 richiesto

199 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Varese

2006 2007 2008 2009 2010 Indennizzo 0,00 erogato

Tabella 2.60 - Dati relativi a danni provocati da altre specie. 2006 2007 2008 2009 2010 A.T.C. 1 N° richieste 1 2 Risarcimento 300,00 1246 richiesto Indennizzo 270,00 0,00 erogato A.T.C. 3 N° richieste 1 Risarcimento 186,44 richiesto Indennizzo 0,00 erogato

2.4.7 ORGANIZZAZIONE DELLA VIGILANZA AMBIENTALE -FAUNISTICA

Attualmente le attività di controllo e vigilanza specifica in materia venatoria sono affidate al Settore Protezione Civile e Sicurezza, facente capo a un Assessorato differente da quello relativo alle Politiche per l’Agricoltura e Gestione Faunistica. Il corpo di Polizia Provinciale è suddiviso in 3 sezioni specialistiche: Polizia Faunistica, Polizia Nautica, Demaniale e Nucleo Sommozzatori e Polizia Stradale, con l’organico di seguito indicato (Tabella 2.61).

Tabella 2.61 - Personale di Vigilanza operante nel territorio della provincia di Varese. Sezione Qualifica Organico Ufficiali 5 Sottufficiali 6 Polizia Faunistica Agenti istruttori 2 Agenti 3 Amministrativi 0 Totale 16

Polizia Nautica, Ufficiali 1 Demaniale e Agenti istruttori 2 Nucleo Agenti 2 Sommozzatori Amministrativi 0 Totale 5

Polizia Stradale Ufficiali 3 Agenti istruttori 4 Agenti 4

200 Analisi del territorio

Sezione Qualifica Organico GG.GG. 2 Amministrativi 0 Commessi 1 Totale 14

Al personale dipendente dalla Provincia (n. = 16), si aggiungono 14 guardie giurate volontarie provinciali, di cui 13 per gli ATC e 1 per il CAC. A queste, si aggiungono le risorse umane volontarie costituite da guardie giurate volontarie dipendenti dalle Associazioni venatorie (guardie venatorie volontarie) e gli operatori faunistici abilitati, come indicato in tabella. Ai sopracitati agenti si aggiungono inoltre i 5 guardiacaccia dipendenti dalle AFV e AATV.

ATC/CA Qualifica Totale C Polizia Faunistica 16 Guardie Giurate AFV e AATV 5 Guardie Giurate Volontarie Provinciali 14 Guardie Giurate Volontarie Venatorie 55

L’attività di vigilanza in oggetto è svolta in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo n. 48 della L.R. Lombardia n. 26/93.

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