Via Brera, 28, 20121 Milano

Orario di apertura: (apertura prolungata il sabato sera, fino al 19/12)

MAR, MER, GIO, VEN, DOM 8.30 - 19.15 (chiusura biglietteria alle 18.40)

SAB 8.30 - 23.00 (chiusura biglietteria alle 22.40)

Chiuso: tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre

BIGLIETTO D'INGRESSO

€ 10,00 Intero

€ 7,00 Ridotto

Ingresso libero ogni prima domenica del mese (non è possibile effettuare prenotazioni per gruppi)

Audioguide: € 5,00 (disponibili in Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco)

Visite guidate:

€ 80 scuole € 100 gruppi in lingua italiana € 120 gruppi in lingua straniera

Bookshop aperto negli stessi orari della Pinacoteca

Guardaroba per borse ingombranti, ombrelli (non custodito)

Accesso per persone con disabilità La Pinacoteca è accessibile con ascensore dall'ingresso della Soprintendenza (via Fiori Oscuri, 2)

Come raggiungerci con i mezzi pubblici: metropolitane: linea 2 (Lanza) - linea 3 (Montenapoleone) tram: 1-4-12-14-27 bus: 61

BikeMi: stazione 57 - Brera Il Palazzo di Brera

Il palazzo, sorto su di un antico convento trecentesco dell'ordine degli Umiliati e successivamente passato ai Gesuiti che vi stabilirono una scuola, conobbe l'assetto attuale, solido e austero, a partire dall'inizio del Seicento ad opera di Francesco Maria Ricchini.

Nel 1773, a seguito dello scioglimento dei Gesuiti, il Collegio di Brera divenne proprietà dello Stato e l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria volle farne sede di alcuni dei più avanzati istituti culturali della città: oltre all'Accademia di Belle Arti e all'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, la Biblioteca Nazionale Braidense, l'Osservatorio Astronomico e l'Orto Botanico.

Incaricato della progettazione e prosecuzione dei lavori fu Giuseppe Piermarini, uno dei protagonisti del Neoclassicismo in Italia. A lui si devono la sistemazione della biblioteca (un salone è visibile dalla sala I della Pinacoteca), il solenne portale di ingresso su via Brera, ed il completamento del cortile, al cui centro fu posta nel 1859 la statua bronzea che raffigura Napoleone in veste di Marte pacificatore, fusa a Roma su modello di .

Nel corso di tutto il XIX secolo logge, cortili, atri e corridoi furono destinati ad ospitare monumenti che celebrassero pubblicamente artisti, benefattori, uomini di cultura e di scienza legati all'istituzione braidense. Tra gli esempi migliori di questo ricchissimo e poco conosciuto arredo sono i monumenti a Cesare Beccaria di Pompeo Marchesi ed a di Gaetano Monti, visibili sullo scalone di accesso alla Pinacoteca.

La Pinacoteca

Museo di statura internazionale, la nacque a fianco dell'Accademia di Belle Arti, voluta da Maria Teresa d’Austria nel 1776, con finalità didattiche. Doveva infatti costituire una collezione di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti.

Quando Milano divenne capitale del Regno Italico la raccolta, per volontà di Napoleone, si trasformò in un museo che intendeva esporre i dipinti più significativi provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi. Brera quindi, a differenza di altri grandi musei italiani, come gli Uffizi ad esempio, non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell'aristocrazia ma da quello politico e di stato.

Infatti a partire dai primi anni dell'Ottocento, anche in seguito alla soppressione di molti ordini religiosi, vi confluirono i dipinti requisiti da chiese e conventi lombardi, cui si aggiunsero le opere di identica provenienza sottratte ai vari dipartimenti del Regno Italico. Questa nascita spiega la prevalenza, nelle raccolte, dei dipinti sacri, spesso di grande formato e conferisce al museo una fisionomia particolare, solo in parte attenuata dalle successive acquisizioni.

Le Collezioni

Le collezioni della Pinacoteca di Brera nascono dalla concentrazione dei dipinti requisiti a seguito delle soppressioni di chiese e conventi attuate in età teresiana prima e napoleonica poi. Come le Gallerie di Venezia e , anche la Pinacoteca di Brera aveva precise finalità didattiche e si affiancò all'Accademia di Belle Arti, istituita da Maria Teresa d'Austria nel 1776. Soprattutto grazie all'iniziativa di Giuseppe Bossi, segretario dell'Accademia dal 1801, le collezioni della Pinacoteca si arricchirono tanto da permettere l'esposizione di una serie di ritratti ed autoritratti di pittori e di opere come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, la Crocifissione di Bramantino. Quando Milano divenne capitale del Regno d'Italia (1805), confluirono nella Pinacoteca i più importanti dipinti requisiti dalla chiese delle regioni conquistate dagli eserciti napoleonici:giunsero così a Brera opere dal Veneto, dall'Emilia Romagna, dalle Marche.

Per rimediare alla vistosa assenza di opere leonardesche e raffaellesche, furono prelevati con uno scambio forzato ventitré dipinti e disegni dalla quadreria arcivescovile di Milano e, grazie ad un accordo con il museo del Louvre, arrivarono a Brera cinque dipinti di Rubens, Joardens, Van Dyck e Rembrandt a rappresentare la scuola fiamminga del XVII secolo. Negli stessi anni giunsero da chiese milanesi e lombarde affreschi staccati di autori quali Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Vincenzo Foppa, Bergognone e Bramantino, dando così origine ad una delle maggiori raccolte di tale genere.

Dopo la Restaurazione (1815), la crescita delle collezioni della Pinacoteca continuò a ritmo ridotto ma costante grazie soprattutto a lasciti, doni, cambi e acquisti (fra questi spiccano il Cristo morto di Mantegna, acquistato presso gli eredi di Giuseppe Bossi nel 1824 e la Madonna del Roseto di Luini, giunto a Brera nel 1826). Nel 1882 la Pinacoteca, come le Gallerie di Venezia e Bologna, fu resa autonoma e separata dall'Accademia di Belle Arti, cui furono affidati gran parte dei dipinti ottocenteschi.

Lasciti ed acquisti proseguirono fino alla seconda guerra mondiale, portando in Pinacoteca importanti opere di Correggio, Pietro Longhi, Piazzetta, Tiepolo, Canaletto e Fattori, nonché la Cena in Emmaus di Caravaggio e il Pergolato di Silvestro Lega, acquistati grazie all'Associazione Amici di Brera e dei Musei milanesi. A causa dei pesanti bombardamenti che colpirono Milano nel 1943 il palazzo di Brera fu molto danneggiato -i saloni Napoleonici furono completamente distrutti- ma fu rapidamente ricostruito e la Pinacoteca, con un nuovo allestimento di Pietro Portaluppi riaprì nel 1950.

Negli anni Settanta arricchì le collezioni la straordinaria donazione di Emilio e Maria Jesi, che comprende opere dei maggiori artisti del primo Novecento, fra cui Boccioni, Braque, Carrà, De Pisis, Marino Marini, Modigliani e Morandi mentre una parte della collezione di Lamberto ed America Vitali fu affidata al museo nel 2001. Esse costituiscono gli episodi più significativi del lento ma costante incremento di opere nel museo.