ESTRATTI DALLA STAMPA LOCALE

IL MESSAGGERO VENETO

7 AGOSTO

Il governatore: «In attesa che a Roma finiscano di litigare, confermiamo le nostre scelte» «Non siamo contro il ministro, ma allora ci devono fornire più mezzi per essere operativi» Bus e treni a capienza piena Sul distanziamento Fedriga non cambia idea

Maura Delle Case / UDINE Nessun dietrofront sul trasporto pubblico locale. Il Governatore del , Massimiliano

Fedriga, conferma le decisioni prese settimane addietro dalla sua giunta per la ripresa dei servizi in sicurezza.«In regione si continuerà a viaggiare a capienza piena su tutti i mezzi del trasporto pubblico locale. In attesa che a Roma finiscano di litigare, noi confermiamo le nostre scelte», afferma Fedriga dopo che il ministro della Salute, , ha deciso che ripristinerà a livello nazionale l'obbligo del distanziamento di almeno un metro tra un passeggero e l'altro a bordo dei mezzi pubblici. Infattibile secondo il Governatore Fvg, a meno di non voler lasciare, da qui a un mese, metà della popolazione scolastica a casa. «La decisione del Governo di limitare l'occupazione dei posti a bordo dei mezzi pubblici al solo 50 per cento equivale a impedire la regolare ripresa delle lezioni - tuona il leghista, che al Governo chiede provocatorio -: ci fornisca mezzi e personale, servono dalle 2 alle 3 volte quelli di cui disponiamo oggi. Se il Governo proseguirà sulla linea che ha voluto tracciare relativamente al trasporto pubblico locale, di fatto non permetterà la riapertura delle scuole».L'ordinanza che a breve il ministro della Salute Speranza firmerà reintroduce come detto l'obbligo di distanziamento a bordo dei mezzi di trasporto. Ma «Roma decide sull'alta velocità e sui trasporti interregionali» ricorda il ministro Paola De Michieli, non sul trasporto pubblico locale. Ergo: le Regioni possono decidere autonomamente se stringere o allargare le misure di sicurezza. Il che, di primo acchito, suona come una concessione, ma rischia invece di tradursi in uno scaricabarile.Nell'ennesimo rimpallo di responsabilità dal Governo alle Regioni, chiamate a garantire il servizio e la sicurezza, a parità di risorse, mezzi e personale. Una missione impossibile (o quasi). Fedriga non ci sta e ieri al pari di diversi Governatori, in particolare del Nord, ha posto con forza la questione in Conferenza delle Regioni. «L'ordinanza di Speranza impedirà ai ragazzi di tornare a scuola perché, lo ripeto, servirebbero da 2 a 3 volte i mezzi che ci sono oggi, dipende dalla tipologia. Non abbiamo problemi a seguire l'indicazione del Governo, ci deve però fornire mezzi e personale - rivendica il Governatore - perché questa partita non diventi uno scaricabarile sulle Regioni». Che vivono un momento di caos e sperano di poterlo risolvere a stretto giro, perché l'avvio delle lezioni e la ripresa delle attività produttive, è ormai dietro l'angolo e una partita complessa come quella del trasporto non si può decidere all'ultimo minuto. Fedriga ricorda che «il Friuli Venezia Giulia è intervenuto sempre in modo responsabile, con disposizioni capaci di conciliare la tutela della salute pubblica con la ripresa delle attività economiche e, in un futuro ormai prossimo, con la riapertura delle scuole. Se il Governo intende andare in un'altra direzione deve fornire alle Regioni risorse, mezzi e personale».Se lo sono detti ieri i Governatori capeggiati dal presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che puntano a ribadirlo, la prossima settimana, ai ministri Speranza, De Michieli e Boccia in una nuova seduta della Conferenza delle Regioni. «Ci spieghino perché, in piena pandemia, il Governo a marzo siglò un accordo con i sindacati che permette di lavorare a meno di un metro a patto che si indossi la mascherina, mentre lo stesso non vale per il trasporto pubblico».

la saf a udine

«All'apertura delle scuole la flotta sarebbe insufficiente»

Riccardo De Toma / UDINE Il problema non riguarda il presente, ma l'immediato futuro: cioè settembre, quando la ripresa dell'anno scolastico riporterà gli autobus urbani e soprattutto extraurbani ai flussi normali di utenza. Che nelle ore di punta significano la piena occupazione dei posti. E Saf Autoservizi sul punto ha pochi dubbi: «Se tornassero i vincoli sul distanziamento e sulla capienza, la flotta attuale non sarebbe in grado di sostenere i flussi di traffico», spiegano dall'ufficio relazioni dell'azienda, controllata dal gruppo

Arriva, la principale tra le quattro che aderiscono al consorzio Tpl Fvg.L'azienda non lo dice espressamente, ma tra le righe il concetto è chiaro. La proroga al 31 agosto dell'ordinanza 19 del 26 giugno, quella che consente l'occupazione al 100% dei posti (a sedere e in piedi) su treni e bus regionali, al momento comporta conseguenze poco più che teoriche. «In questo momento - spiegano dagli uffici di Saf - l'affluenza non è tale da porre problemi legati alla capienza: il traffico, infatti, non risente soltanto delle normali oscillazioni stagionali, attestandosi su livelli molto inferiori alla media annuale, ma è sensibilmente al di sotto dei normali volumi di affluenza registrati nel periodo estivo». Al momento, quindi, l'affluenza ridotta agevola il rispetto del distanziamento e delle misure di sicurezza, tra le quali anche le modalità di salita, con il blocco della porta anteriore e il divieto di accesso (con catenella di separazione) a tutta la parte attigua alla postazione di guida, compresi i primi sedili. «Uno dei problemi principali - spiegano ancora dall'ufficio relazioni cl pubblico - è piuttosto quello di far rispettare a tutti i viaggiatori l'obbligo di indossare la mascherina».Tra gli effetti delle misure di sicurezza anche l'impossibilità di accedere alle obliteratrici nella maggior parte dei mezzi extraurbani, dove gli apparecchi di convalida sono posti esclusivamente in prossimità della porta anteriore (con l'unica eccezione delle corriere a due piani). Questo, secondo il personale viaggiante, può aumentare il rischio di evasione tariffaria. «Il problema - dichiara al contrario

Saf - è legato al senso civico dei viaggiatori: è così adesso, esattamente come prima dell'emergenza Covid. In mancanza di obliteratrici accessibili, infatti, gli utenti sono tenuti a convalidare manualmente il biglietto, scrivendo a penna data e ora del viaggio, come è riportato nella sezione "Emergenza Covid-19" del sito internet tplfvg.it (in tempi "normali" la convalida manuale è invece espressamente vietata dal regolamento di viaggio».Il problema della convalida non si pone per chi viaggia con un biglietto elettronico gestito tramite lo smartphone e l'applicazione Tpl Fvg: i biglietti, in questo caso, possono essere convalidati semplicemente inquadrando i qr code adesivi applicati sui finestrini del bus. Il servizio attualmente è disponibile solo nell'ambito del trasporto urbano, ma l'emergenza Covid ne sta accelerando il varo anche nell'extraurbano, che Saf prevede di completare entro un paio di mesi.

a pordenone

Atap in attesa di disposizioni Per ora nessuna restrizione

Pordenone Le disposizione in materia di trasporto pubblico scolastico a ieri non presentavano modifiche. Atap, la società pordenonese, partecipata di Tpl Fvg, è pronta al riavvio della scuola a settembre come gli anni passati. A parte le prescrizioni che sono valide per chi viaggia in corriera - gel igienizzante e mascherina - non sono richiesti altri requisiti. Almeno finora.«Al di là delle protezioni richieste ai viaggiatori, al momento non abbiamo indicazioni su disposizioni diverse da adottare - spiega il presidente di

Atap Narciso Gaspardo -, per cui procediamo normalmente. Va poi ricordato che, anche in caso di sdoppiamento delle corse, le società non possono certo acquistare mezzi nuovi un mese per un altro, non è materialmente possibile». Alcune linee già negli anni scorsi venivano sdoppiate (si pensi alla 4 e alla 5) a Pordenone per poter raggiungere gli istituti scolastici. Sarà necessario moltiplicare questa azione? Ancora non si sa. Una soluzione potrebbe essere fare più corse per lo stesso tragitto a orari diversi, ma questo può essere deciso solamente su accordo con le scuole superiori, che dovrebbero autorizzare ingressi differenziati.Il trasporto pubblico resta un nodo importante per la gestione della ripartenza delle scuole. Negli anni passati più volte sono state avanzate proteste dalle famiglie perché in alcune corse le persone in piedi erano in numero troppo elevato, una situazione che, anche sotto il profilo sanitario, è difficilmente sostenibile. Nel frattempo, tuttavia, Atap si è dotata di conta-passeggeri, come da bando di gara per il trasporto pubblico regionale, e anche questo aiuterà in prospettiva a ridurre l'annoso problema. Avere un trasporto pubblico efficace sarà fondamentale anche per evitare una congestione del traffico urbano. Non va dimenticato che nella città di Pordenone ogni mattina arrivano circa seimila studenti, che frequentano le superiori, che vivono fuori città. Se le famiglie decidessero, per paura del covid, di portare i ragazzi in auto a scuola, si rischierebbe la paralisi della viabilità cittadina.L'altro elemento che sarà chiarito invece nel giro di pochi giorni è quello che riguarda i rimborsi degli abbonamenti non usufruiti durante il lockdown. «Come azienda siamo pronti, ma ci muoveremo nell'ambito di Tpl Fvg. Ritengo che nel giro di qualche giorno - aggiunge Gaspardo - saranno fornite le indicazioni alle famiglie».L'ipotesi più probabile è quella di assegnare un voucher che potrà essere scalato dai nuovi abbonamenti. Considerato, poi, lo sconto regionale del 50 per cento anche per l'anno 2020/2021, è plausibile che per le famiglie la spesa a settembre sarà molto contenuta.Ieri l'amministrazione comunale di Pordenone ha chiarito che anche il trasporto scolastico di propria competenza - quello riservato alle scuole dell'infanzia, alle primarie e alle medie - non subirà modifiche e riduzioni di posti.

Come richiesto dall'azienda sanitaria, mascherina e gel igienizzante saranno obbligatori per i passeggeri di tutte le età. Almeno fino a contrordine dal livello nazionale.

Dalla parte dei Sindacati

Maura Delle Case / UDINE Non hanno tardato ad arrivare le prime perplessità rispetto all'intento annunciato dal presidente della

Regione, , di continuare a consentire il 100% dei posti sui mezzi del trasporto pubblico locale contrariamente alla decisione del Governo, ispirata dal Cts, di tagliare al 50% le presenze sui mezzi pubblici.A prender posizione ieri sono stati i sindacati di categoria che unitariamente hanno deciso di scrivere al presidente Fedriga e all'assessore regionale ai Trasporti,

Graziano Pizzimenti, per manifestare la propria «perplessità e contrarietà» rispetto alla scelta della Regione.Un niet, quello del sindacato, seguito dalla richiesta di aprire subito un tavolo al quale individuare le soluzioni migliori per riorganizzare il servizio locale di trasporto pubblico all'insegna della sicurezza dei cittadini e degli addetti.Il pollice verso dei sindacati alle ordinanze che consentono l'occupazione al centro per cento dei posti a sedere e in piedi su treni e autobus regionali è a sua volta figlia del parere del Cts e della successiva ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza.«Il Comitato tecnico scientifico ha valutato negativamente l'annullamento del distanziamento a bordo dei treni e il ministro ha ribadito l'obbligo del distanziamento», sottolineano Valentino Lorelli (Filt-Cgil), Antonio Pittelli (Fit-Cisl) e Michele Cipriani (Uil Trasporti) che si allineano con la posizione di contrarietà al ritorno a regime dell'occupazione dei mezzi pubblici espressa dai sindacati nazionali durante le riunioni della cabina di regia. Un importante momento di sintesi e confronto che in regione purtroppo non c'è stato.Del mancato coinvolgimento, il sindacato si rammarica sottolineando l'importanza «di decisioni che possono determinare conseguenze pesanti sulla salute dei cittadini e dei lavoratori del settore».«Una preoccupazione - continuano Lorelli, Pittelli e Cipriani - rafforzata dalla tendenza al rialzo dei contagi emersa nelle ultime settimane». Dietro alla contrarietà delle parti sociali anche la convinzione «che decisioni disomogenee prese dalle diverse istituzioni contribuiscano ad aumentare la diffidenza dei cittadini verso un servizio fondamentale come il trasporto pubblico, con il rischio di ripercussioni pesanti a livello economico e anche ambientale».«Con lo stesso senso di responsabilità e fattiva collaborazione dimostrate dai sindacati nazionali nell'ambito della cabina di regia - concludono i tre segretari - ci rendiamo disponibili fin da subito all'apertura di un tavolo su un'adeguata riorganizzazione del servizio, che contemperi l'esigenza di preservare la salute dei cittadini e degli addetti con la necessità di fornire un servizio adeguato alla collettività, soprattutto in vista dell'ormai imminente inizio dell'anno scolastico».

Siglata l'intesa tra il vicegovernatore Riccardi e i rappresentanti di medici e comparto Premi agli "eroi" del Covid Raggiunto l'accordo

Elena Del Giudice / Udine Si è chiusa con un accordo la partita dei premi al personale sanitario impegnato i prima linea nell'emergenza Covid. L'intesa è stata siglata ieri dall'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, e le organizzazioni sindacali di rappresentanza dei medici e dirigenti e quelle del comparto (infermieri, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, operatori socioassistenziali, amministrativi ecc.). La firma rende quindi disponibili le risorse dedicate, ovvero 16 milioni di euro delle Rar

(Risorse aggiuntive regionali) a cui si sommano 9 milioni provenienti dallo Stato e 2 milioni aggiuntivi deliberati dalla giunta Fvg, che verranno ripartiti tra il personale che effettivamente ha lavorato durante i mesi dell'emergenza (tra marzo e maggio) esponendosi al rischio Covid. Il valore del premio oscilla tra 500 e 1.500 euro per il personale del comparto, articolato su 5 fasce a seconda dei turni di lavoro, straordinari e rischio, e tra 1.000 e 1.500 euro, ripartiti su tre fasce, per il personale medico.. È stata lunga e complessa la trattativa, avviata ancora a giugno, per definire un accordo «che comprendesse tutti i colleghi che si sono impegnati durante l'emergenza - spiega Nicola Cannarsa della Fp Cisl -, con un riconoscimento maggiore a coloro che maggiormente sono stati esposti al rischio Covid 19» sia per l'attività svolta in reparti dedicati, sia per la presenza in servizio. Altro caposaldo che era stato specificatamente richiesto dall'assessore Riccardi, era che l'accordo «premiasse, in maniera eticamente uguale, tutti coloro che erano stati impegnati nell'emergenza», a prescindere dall'inquadramento. Alla fine l'obiettivo è stato centrato e il risultato è stato raggiunto.«E' stato un lungo lavoro - è il commento dell'assessore alla Salute Riccardi - ma alla fine vedere che circa quattro mila dipendenti del servizio sanitario pubblico vedranno premiato il loro sforzo e la messa a rischio della propria salute, secondo me è molto importante. Così come lo è il riconoscimento dovuto a chi effettivamente è stato in prima linea, e non a "pioggia", come qualcuno avrebbe voluto...». L'intesa raggiunta con i sindacati riguarda non solo la premialità Covid - aggiunge l'assessore - ma anche le Rar, ovvero le risorse aggiuntive regionali, legate a specifici progetti aziendali».Lo definisce un «buon accordo» anche

Massimo Bevilacqua, segretario regionale Fp Cisl. Opinione condivisa unitariamente anche con Orietta Olivo, segretari generale regionale Fp Cgil, e Luciano Bressan, alla guida della Fpl Uil, che si ritengono «sufficientemente soddisfatti per il passo avanti, dando così un importante risposta a tutti i lavoratori del sistema sanità. I fondi sono stati ripartiti tra le rispettive aziende regionali - aggiungono i segretari -, quindi ci aspettiamo ora una rapida attivazione dei tavoli contrattuali aziendali. Non è più possibile tollerare ritardi, i lavoratori aspettano risposte concrete e immediate. Tutte le parti dovranno fare uno sforzo maggiore per confrontarsi fra loro con una visione diversa rispetto al passato». La nota unitaria delle tre organizzazioni si chiude con l'apprezzamento «per l'apertura dimostrata dalla direzione centrale Salute, auspicando una serena e costruttiva continuità nelle relazioni sindacali.

Le proteste dei sindacati dei pensionati investono anche i servizi domiciliari «La riorganizzazione del sistema non si fa senza discutere con gli utenti» «Case di riposo, basta rinvii l'assessore apra il confronto»

UDINE «È da tre mesi che attendiamo un incontro sulla situazione nelle case di riposo. Prendiamo atto che l'assessore Riccardi preferisce discuterne soltanto con chi gestisce le strutture». Le segreterie regionali dei sindacato pensionati Cgil, Cisl e Uil commentano così i dati diffusi dall'assessore alla Salute dopo l'incontro di lunedì con Aiop, Anaste e Anap, le associazioni imprenditoriali dei gruppi attivi nell'assistenza agli anziani. «L'assessore - commentano Magda Gruarin (Uilp), Roberto Treu (Spi Cgil) e Renato Pizzolitto (Fnp Cisl) - richiama l'esigenza di un confronto "leale e responsabile" sulle case di riposo, ma ne esclude i rappresentanti dei lavoratori e degli utenti, che sono i primi a sollecitare l'esigenza improrogabile di una revisione dei criteri di accreditamento, non soltanto perché del tutto inadeguati di fronte a un'emergenza sanitaria come quella che abbiamo vissuto e che non è purtroppo superata, ma anche per puntare a un indispensabile miglioramento degli standard residenziali e di assistenza, come i sindacati rivendicano da tempo. A maggio - proseguono i segretari - avevamo incontrato l'assessore e chiesto dati puntuali sull'andamento dei contagi tra gli operatori e gli utenti e l'avvio di un confronto sulla riclassificazione delle strutture: riteniamo grave che a tre mesi di distanza, e nonostante i ripetuti solleciti, queste richieste non abbiamo ancora trovato risposta e che l'unico tavolo aperto sia quello con gli imprenditori del settore». Il riferimento va alla presentazione, avvenuta pochi giorni fa, della convenzione con l'AsuFc, che ha visto allo stesso tavolo i gestori delle strutture per anziani e la Regione. «La questione delle case di riposo non può più essere rimandata - è la posizione del sindacato espressa da Renata Della Ricca -: occorre andare verso una riorganizzazione delle strutture e controlli più serrati». Una riorganizzazione che, per il sindacato, non può prescindere dal confronto «con chi rappresenta lavoratori, pensionati e anziani. Qui si tratta di porre dei punti fermi - aggiungono Della Ricca e Iris Morassi - e delineare il futuro che immaginiamo per l'assistenza agli anziani, partendo dal principio che è alla domiciliarità che dobbiamo puntare e a un sano equilibrio tra pubblico e privato, senza privilegiare quest'ultimo». Sollecitate anche soluzioni alternative alle visite "a distanza" tra gli ospiti delle strutture e i loro familiari: «si tratta di una condizione estremamente pesante per gli anziani a cui si sarebbe già dovuta trovare una soluzione e un relativo protocollo».

Clun è dipendente di un'agenzia che opera in Regione Gli sono state contestate gravi inadempienze contrattuali Sospeso dopo il blitz il leader di Casa Pound

TRIESTE Il segretario provinciale di Casa Pound Francesco Clun non tornerà a fare l'impiegato in Regione, dopo il blitz compiuto in

Consiglio regionale con altri tredici neofascisti. Clun ha ricevuto ieri notifica del provvedimento di sospensione da parte dell'agenzia

Ranstad, da cui dipende e che lo aveva collocato fino a settembre come interinale nei ranghi della Direzione centrale Salute. La contestazione prevede la sospensione per gravi inadempienze contrattuali e, considerando che il rapporto scadrà a settembre, Clun concluderà anzitempo la sua presenza nella pubblica amministrazione.La Ranstad si è mossa su richiesta della Direzione centrale

Funzione pubblica della Regione. Normalmente è la Direzione a comminare sanzioni ma, trattandosi di un interinale, il compito è demandato all'agenzia. Nella lettera firmata dalla direttrice Gabriella Lugarà, vengono circostanziati i fatti di martedì, le violazioni del contratto del Comparto unico e le punizioni applicabili per comportamenti che la Regione giudica di gravità assoluta. Clun potrà presentare memoria difensiva, ma non si sa a quali argomentazioni possa aggrapparsi per scongiurare il provvedimento, invocato per primo dall'assessore alla Salute Riccardo Riccardi. Il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin convocherà intanto per i primi giorni della settimana (probabilmente lunedì) l'Ufficio di presidenza, che dovrà esaminare la falla della sicurezza e la posizione del consigliere leghista Antonio Calligaris, che durante il confronto verbale con i neofascisti si era lasciato andare a inquietanti ammissioni, con la frase «io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quella gente lì (i migranti, ndr)». Calligaris è irreperibile da due giorni, mentre Zanin ha dato mandato ai suoi uffici di approfondire se le dichiarazioni possano portare alla sospensione del consigliere, come domandato formalmente dal Pd. Da quanto trapela, la burocrazia regionale sta considerando con un certo bizantinismo il fatto che le parole siano state dette a seduta sospesa e dunque in un contesto non ufficiale. In valutazione ci sarebbe inoltre anche l'alterco tra Furio Honsell e Pierpaolo Roberti, con il primo che ha accusato l'assessore all'Immigrazione di essere a conoscenza dell'incursione di Casa Pound. L'altro tema è quello della sicurezza e Zanin spiega di aver «inviato alle società che si occupano della guardiania (Sts e Sicuritalia, ndr) la richiesta di una relazione sull'accaduto e di proposte per evitare il ripetersi di simili episodi». Dopo aver assicurato la possibilità di parlare con un proprio portavoce, Sts si è poi negata al telefono. Al momento l'ipotesi dei tornelli pare superata, perché si tratta di strutture facilmente scavalcabili e gli uffici propenderebbero per la chiusura della seconda entrata di servizio e l'installazione all'ingresso di porte doppie come quelle delle banche, con obbligo di identificazione in portineria, dove già oggi siedono due guardie giurate armate. La Lega sottolinea con Stefano Mazzolini «la necessità di controlli più severi, dopo che sono entrate 14 persone: bisogna capire come sia successa simile vergogna, ma le due guardie alla porta non potevano fare molto. L'azione violenta di CasaPound è da condannare o è il Far West».Il dem Cristiano Shaurli si concentra sul caso

Calligaris: «Ci vorrebbero le dimissioni e ribadiamo la richiesta di sospensione più lunga possibile. Ci aspettiamo sia il presidente

Zanin a farsi carico di quanto avvenuto, prendendo una decisione a nome di tutte le forze politiche».

il trionfo dell'antipolitica

Tra il "prima" dell'irruzione fascista e il durante non c'è stato un vero salto lessicale. "Clandestini, la necessità di foto-trappole, termo-scanner, l'inattività di un governo centrale colpevolmente disinteressato..." erano le parole che risuonavano nell'aula del

Consiglio regionale durante gli interventi della maggioranza mentre la VI commissione era riunita per approvare il Piano regionale dell'Immigrazione che in verità nulla aveva di piano. E "clandestini, esercito, basta..." furono le parole megafonate dal nutrito manipolo schierato a falange a protezione del proprio oratore-leader. Tutti in tenuta balnear-eversiva affinché le nudità tatuate esternassero la massima valenza mediatica. Tante braccia alzate per raccogliere con il telefonino quelle immagini che rinnovavano imprese di "legionari" del passato a cui si ispiravano.Ma come è stato possibile che siano potuti accedere in un palazzo nel quale normalmente bisogna firmare per entrare e dimostrare che la propria temperatura corporea è più vicina a quella del rettile che del mammifero? E perché nessuno ha avvisato l'aula del loro imminente arrivo nel tempo che ha richiesto alla falange, seppur muscolata, di raggiungerla percorrendo 4 rampe di scale?Fatto sta che io sono dovuto scattare in piedi per poi uscire dall'aula reclamando a gran voce un intervento del presidente della Commissione e dell'assessore, scandalizzandomi che seppur interrotti ascoltassero, e non c'è stata una tempestiva presa di posizione da parte della Giunta.Sì di un vero e proprio attentato alla democrazia si è trattato quanto è avvenuto la mattina del 4 agosto 2020 nell'aula del Consiglio regionale. Di un attentato alle istituzioni. Tacerò delle reazioni che hanno avuto i consiglieri anche perché molto è già stato detto e condannato, per concentrarmi invece sul fatto in sé.Quanto è avvenuto è grave e pericoloso, anzi pericolosissimo. Dimostra che non si è ancora capita la forma più alta di civiltà politica che l'umanità ha saputo esprimere dal Paleolitico inferiore: la democrazia rappresentativa. È ben più sottile della democrazia diretta tanto rivendicata da coloro che hanno cavalcato e cavalcano l'anti-politica e certamente incommensurabilmente superiore alle dittature e ai fascismi. Ne richiamo i principi. I rappresentanti politici sono coloro che incarnano il dialogo, la mediazione. E mediazione significa soprattutto innovazione, superamento del limite del pre-giudizio del pre- concetto. Poi solamente dei rappresentanti possono essere sottoposti al giudizio dell'elettorato: facendo così in modo che chi è controllato non sia anche controllore. Solamente in un Consiglio di rappresentanti democraticamente eletti l'opinione delle minoranze può essere salvaguardata, perché non sono più solamente il numero di tatuaggi o la circonferenza dei muscoli a contare o l'ostinazione massimalista, ma la forza persuasiva delle proprie idee.Il Consiglio poi non è il luogo dove si cerca di realizzare il mito della giustizia assoluta, che sarebbe altro nome per dittatura. Parafrasando Amartya Sen, il meglio non è realizzare la verità assoluta perché questa non esiste, come ci insegna l'altra grande conquista dell'umanità ovvero il metodo scientifico. Il meglio è il progresso ottenuto riducendo ogni giorno un po' di ingiustizia. Il Consiglio non è il luogo dove non si compiono degli errori ma è il luogo dove da tali errori si dovrebbe sapere imparare.I falangisti che hanno fatto irruzione nel Consiglio regionale interrompendo con la loro violenza il dialogo democratico, non l'hanno capito. Sono i beneficiari di una civiltà che progredisce, seppure lentamente, attraverso meccanismi che non sanno comprendere ma rischiano di alterare. I meccanismi democratici sono delicatissimi e facili da distruggere, come ci mostrano gli autoritarismi del passato e del presente, e sono difficilissimi da ripristinare una volta spezzati.Il pericolo di quanto è avvenuto è molto concreto poi, proprio per la contiguità dei concetti e delle modalità di espressione di questi giovani con tanta dell'attuale politica.In primo luogo il tema: i richiedenti asilo. Tema certamente antico ma sempre più importante a fronte delle disparità planetarie che stanno emergendo. I migranti sono stati i capri espiatori di tutta l'ultima campagna elettorale, basata dalla destra che ha vinto, sulla paura del diverso. Io stesso sono stato ri-accusato non più tardi di qualche settimana fa dallo stesso

Presidente Fedriga in aula di essere "uno di quelli che li vuole". Innumerevoli sono stati e saranno ancora i comizi davanti alla

Cavarzerani e gli altri luoghi di accoglienza o detenzione da parte di tanti uomini politici avidi di facili consensi. Il tema dei migranti è invece un tema difficile perché investe la nostra etica, il nostro diritto di sentirci parte di un'umanità. Non va trattato in modo semplicistico come "chi è a favore degli arrivi" e "chi, invece, è contrario". Il problema va posto altrimenti e insieme a quelli più gravi dei quali è conseguenza, come la pace, lo sviluppo sostenibile, i mutamenti climatici, la pandemia. Va detto senza mezzi termini: i sentimenti e i pensieri di questi squadristi, sui migranti, sono stati aizzati dagli apprendisti stregoni oggi in maggioranza in Regione, che hanno cavalcato e cavalcano le paure. La mostruosità antidemocratica di quanto è avvenuto è amplificata anche dalla contiguità delle modalità mediatiche da loro frequentate. Il significato dell'irruzione sarà la sua risonanza mediatica lo scopo era fare un video.

(Ricordate quello del citofono al presunto spacciatore dell'ultima campagna elettorale in Emilia Romagna?)Il presidente Fedriga disse in Consiglio poco tempo fa "Mi rivolgo a quelli che ci seguono anche da casa..." Il dibattito politico nei luoghi deputati sta scomparendo. Tutto è fatto attraverso dirette Fb senza confronto, ben più difficile è sostenere invece una tesi in Consiglio regionale.Quanto abbiamo visto qualche giorno fa è l'apoteosi del pensiero antipolitico. È la conseguenza delle urla che sentivamo alcuni anni fa, "Tutti a casa", di coloro per cui la difficoltà dei problemi non esiste per cui le soluzioni non hanno chiaroscuri.Carissimi giovani e carissimi colleghi l'unica verità è che la soluzione non c'è sempre. Sempre, invece, la si deve cercare! E gli strumenti sono quelli del metodo scientifico, del dibattito nella democrazia rappresentativa, che hanno fatto abbandonare ad alcuni di noi la clava del Paleolitico e qualsiasi altro tentativo di intimidazione per rispettare invece le regole e i tempi della democrazia.Cari concittadini, pensate anche a quanto è successo qualche giorno fa a Trieste, quando dovrete votare in settembre al prossimo referendum sul numero dei rappresentanti in Parlamento. Pensate al cosiddetto "paradosso del sorite" di Eubulide di Mileto: "se da un mucchio di chicchi di grano, o di rappresentanti, ne togliete qualcuno, resta sempre un mucchio, ma dopo un po' per quanto fosse grande il mucchio iniziale rimane solamente l'ultimo chicco, ovvero il dittatore".

gli ex cgil e l'anpi

«Andavano cacciati dall'Aula, così il reato è evidente»

UDINE «No, non è stata una ragazzata quella andata in onda in seno alla sede del Consiglio regionale. Trattasi di un ulteriore gravissimo, insopportabile atto di delegittimazione, intimidazione a un intero organismo di governo regionale, democraticamente eletto. Assume inoltre, una chiara connotazione razzista, considerando che il tutto avviene nel mentre si svolgono i lavori della

Commissione per l'analisi del Programma annuale sull'immigrazione».Parole dei già sindacalisti della Cgil Glauco Pittilino, Roberto Di

Lenardo e Alvaro Zambon, che tornano così sul blitz di Casa Pound. A loro fa eco anche Loris Parpinel, presidente dell'Anpi

Pordenone: «Vediamo se la magistratura farà quanto in suo dovere - dice -. Il reato è evidente, essendo stato interrotto un servizio pubblico e i protagonisti ben individuabili».Gli ex sindacalisti Cgil si dicono poi «basiti nell'apprendere che diversi consiglieri, un assessore e presidente della Commissione siano rimasti zitti e seduti durante il monologo di una quindicina di fascisti in ciabatte e t- shirt. Non si doveva abbandonare l'aula né rimanere seduti e silenti, ci saremmo aspettati da tutti i consiglieri, assessore e presidente una forte azione di contrasto, cacciando su due piedi quel manipolo fascista dall'aula».Ancora Parpinel (Anpi):

«Altrettanto grave è che un'istituzione pubblica possa essere aggredita con tanta facilità da un qualsiasi gruppo di persone, nel caso specifico da un manipolo di neofascisti, e che nessuno abbia mai pensato ad una qualche seria misura di sicurezza».Secondo gli ex sindacalisti, poi, «non si può dimenticare che proprio a Trieste il 13 luglio 1920 fu dato alle fiamme il Narodni dom da parte degli squadristi fascisti e dei nazionalisti, allora gli slavi oggi gli immigrati. Quanto avvenuto tempo addietro avrebbe subito generato una spontanea mobilitazione della piazza».È evidente - secondo gli ex Cgil - «che stanno venendo meno memorie e anticorpi che aiutino a bloccare ogni forma di rinascite autoritarie. Non sono sufficienti i comunicati stampa».

Gli arrivi sono continui e i passeur portano i migranti fino alla zona di via Cividale L'appello del prefetto Angelo Ciuni agli amministratori: «Servono strutture»

Altri 13 abbandonati in città Cavarzerani, ecco l'esercito

Anna Rosso Arriva l'esercito alla Cavarzerani. Almeno fino a quando sarà "zona rossa". Una cinquantina di militari in tutto. La notizia stata confermata ieri, mentre nuovi gruppi di migranti raggiungevano la città: in 13 sono stati rintracciati dai carabinieri in via

Renati.I numeriNell'ex caserma di via Cividale ci sono circa 430 ospiti in quarantena, fino a Ferragosto. A Castellerio di Pagnacco, nell'area dell'ex seminario arcivescovile, ce ne sono oltre cento in isolamento fiduciario. E sono numerosi anche i minorenni affidati a vari enti. Secondo i recenti conteggi della Prefettura, da quando sono cominciati i rintracci così numerosi, dalla fine della prima settimana di luglio a ora, gli stranieri arrivati in provincia sono più di cinquecento.L'appello del prefettoI numeri, dunque, si fanno sempre più importanti e non si trovano nuove strutture (finora ne sono state individuate a Tricesimo, a Campoformido e, come detto, a Pagnacco)in cui i richiedenti asilo possano essere accolti e possano trascorrere i quattordici giorni di quarantena richiesti dall'emergenza Covid. Di qui l'appello del prefetto rivolto in particolare agli amministratori: «Il problema è serio - ha dichiarato ieri

Angelo Ciuni -, è non è solo legato all'immigrazione, ma alla salute. La situazione non è per nulla facile perché il territorio non risponde. C'è un rifiuto che, però, trovo irrazionale. Comunque, sono stati fatti avvisi per eventuali manifestazioni di interesse e i contatti con gli enti sul territorio sono continui. L'obiettivo è individuare strutture che possano ospitare una trentina di persone o poco più. Intanto a breve ci sarà anche l'esercito a sorvegliare la caserma Cavarzerani almeno fino a quando sarà "zona rossa"

(l'ordinanza scade a metà agosto) e poi i militari saranno impiegati anche per il controllo dei valichi».gli ultimi rintracciAlle 4.12 di ieri la prima chiamata di un passante al 112. L'uomo spiega di aver visto oltre una ventina di persone camminare a lato della strada in zona via Cividale, piazzale Oberdan. La pattuglia dei carabinieri ha trovato 13 stranieri. Uno di loro, in inglese, ha spiegato che erano partiti, circa un anno fa, dalla Bosnia e che sono poi arrivati in Friuli a piedi, passando dalla Slovenia. Una storia apparsa subito inverosimile: se davvero si fossero sempre mossi a piedi, di sicuro qualcuno li avrebbe notati ben prima del loro arrivo in via

Renati. Ecco perché gli investigatori - coordinati dal comandante della Compagnia di Udine, capitano Romolo Mastrolia - hanno raccolto tutte le immagini dei viali di accesso alla città, da via Cividale a viale Palmanova. I video ora sono al vaglio. Per il momento non sono state trovate immagini in cui si vedono scendere persone da camion o camper, ma i furgoni - i mezzi che con maggiore probabilità vengono utilizzati dai passeur - che passano sono numerosi. Oggi conferenza della legaÈ in programma per stamane alle

10.30, nel piazzale antistante la caserma Cavarzerani, una conferenza stampa della Lega. La terranno il segretario regionale e governatore Fvg Massimiliano Fedriga, l'europarlamentare e referente provinciale Elena Lizzi e il sindaco di Udine Pietro Fontanini. E, ieri sera, alcuni esponenti di Casa Pound hanno manifestato fuori della caserma.

la riunione

La maggioranza: siamo uniti sulla posizione da tenere

La riunione di maggioranza ospitata ieri a palazzo D'Aronco è stata più una rimpatriata tra leghisti che un'occasione per un vero confronto tra le forze politiche.Molte le defezioni, un po' per la concomitanza con la commissione Politiche sociali, un po' perché l'ordine del giorno era limitato a un solo argomento: la situazione alla Cavarzerani. Carroccio al gran completo con il sindaco Pietro

Fontanini, gli assessori Alessandro Ciani, Francesca Laudicina e Asia Battaglia, la vicepresidente del Consiglio Elisabetta Marioni e il consigliere Paolo Foramitti. Presenti anche il vicesindaco Loris Michelini (Progetto Fvg-Identità Civica), gli assessori Giulia Manzan

(Ar) e Fabrizio Cigolot (Fi), e il consigliere Paolo Pizzocaro (Misto-Udc). Nessun rappresentante di Fratelli d'Italia è intervenuto, e a fare rumore è stata anche l'assenza di Michele Zanolla (Progetto Fvg), il primo a chiedere un vertice di maggioranza sul tema sicurezza.«Sull'ex caserma sappiamo già tutto. Leggerò le eventuali novità sui giornali», dice Zanolla, che avrebbe preferito un ordine del giorno più ampia sui temi di stretta attualità, come per esempio il futuro della fiera di Udine o l'impiego dell'esercito sia in caserma sia in città.Invece l'incontro si è limitato a una disamina di quanto accaduto nei giorni scorsi alla Cavarzerani, dove, in seguito alla scoperta di migranti positivi al Covid, la struttura è stata messa in quarantena, scatenando la protesta dei richiedenti asilo (463 quelli presenti nella struttura). Il sindaco ha fatto riferimento al progetto di riconversione presentato qualche mese fa, sperando che al più presto l'area possa essere trasformata in una cittadella della sicurezza.

la cgil

«Si ritorni al modello di accoglienza diffusa»

«Non esiste né un allarme immigrazione né un allarme sanitario legato all'arrivo dei migranti. Quello che serve sono procedure capaci di coniugare un indispensabile approccio umanitario al tema dell'accoglienza con i necessari protocolli di sicurezza, volti a tutelare sia la salute dei migranti sia quella della cittadinanza».A sostenerlo è il segretario generale della Cgil di Udine, Natalino

Giacomini, convinto che «il moltiplicarsi di prese di posizione di stampo razzista nel dibattito pubblico, fino all'inqualificabile irruzione di Casa Pound nella sala del consiglio regionale, sia l'effetto di un approccio populista e strumentale alla questione della ripresa dei flussi migratori». Flussi, aggiunge il segretario, «che in questo momento sono ben al di sotto di quelli che potrebbero essere definiti come livelli di guardia». Da qui la richiesta che la Cgil rivolge alle istituzioni regionali e locali, sollecitando un «radicale cambio di rotta», per tornare a puntare sul modello dell'accoglienza e diffusa, «nettamente preferibile - sostiene Giacomini - sotto il profilo umanitario, dell'impatto sul territorio e della gestione delle misure sanitarie indispensabili, in una fase che resta di emergenza, per fronteggiare e prevenire la diffusione dei contagi».

IL PICCOLO

7 AGOSTO

Il governatore Fvg dopo il dietrofront a livello centrale: «Se Roma vuole i posti dimezzati ci garantisca risorse, mezzi e personale in più». Lunedì il confronto Capienza di treni e bus Fedriga sfida il governo: «Qui si resta al 100%»

Diego D'Amelio / trieste Dopo gli ondeggiamenti della scorsa settimana, il governo si è convinto a far viaggiare treni e autobus con capienza dimezzata. In Friuli Venezia Giulia la giunta Fedriga insiste che il trasporto pubblico locale debba funzionare con il 100% dei posti a sedere e in piedi, come ribadito anche nell'ordinanza con cui la Regione ha confermato la piena portata dei mezzi su gomma e rotaia. La tensione fra centro e periferia si alza, al punto tale che il presidente Massimiliano Fedriga accusa Roma di mettere a rischio la partenza dell'anno scolastico. La diatriba è giunta all'acme, dopo giorni di fuoco covato sotto la cenere. Non poteva che finire diversamente, dopo che il governo ha prima portato la capienza al 100% dei posti e poi fatto marcia indietro su pressione del ministro Roberto Speranza e del comitato tecnico-scientifico, che continua a consigliare dimezzamento e disposizione a scacchiera contro il pericolo contagi. E proprio dopo il ripensamento di Roma, domenica scorsa Fedriga ha firmato una nuova ordinanza per ribadire che in Fvg treni regionali (fino a Venezia), autobus urbani ed extraurbani, taxi e funivie possono viaggiare con posti a sedere e in piedi a pieno carico, ma sempre con obbligo di mascherina, come al momento succede solo in Veneto e Sicilia. Dopo alcuni giorni è arrivato lo scontro finale. La norma voluta dal governatore è la più permissiva in Italia, dove esistono numerosi regimi, fra chi vieta del tutto i posti in piedi, chi li consente con distanziamento di un metro e chi ancora prevede disposizioni alternate sulle sedute. Ma dopo il pronunciamento del comitato fatto proprio da Speranza, Fedriga sbotta: «Se il governo proseguirà sulla linea che ha voluto tracciare sul trasporto pubblico locale, di fatto non permetterà la riapertura delle scuole». Per il presidente i mezzi a capienza ridotta non permetterebbero infatti trasporti adeguati agli studenti nelle ore di punta. «Il Fvg è intervenuto sempre in modo responsabile - continua Fedriga - con disposizioni capaci di conciliare la tutela della salute pubblica con la ripresa delle attività economiche e, in un futuro ormai prossimo, con la riapertura delle scuole. Se il governo intende andare in un'altra direzione, deve fornire alle Regioni, oltre che le risorse necessarie, anche mezzi e personale, altrimenti si rischia che le scuole non si aprano». La

Regione è disposta ad accettare il dimezzamento solo nell'irrealistica ipotesi che da Roma arrivino più autobus, più treni locali e più conducenti. La Conferenza Stato-Regioni si riunirà lunedì alla presenza di Speranza e della ministra dei Trasporti per avviare il confronto anche su questa materia. Il responsabile degli Affari regionali Francesco Boccia chiede a sua volta «valutazioni condivise ma che rispettino le raccomandazioni di rigore e massima prudenza» indicate dagli scienziati. Sul tpl si apre così un nuovo fronte di tensione con l'esecutivo Conte, dopo che gli assessori Graziano Pizzimenti e Barbara Zilli avevano criticato l'insufficienza dello stanziamento con cui il governo aveva inteso far fronte alle perdite delle aziende del trasporto locale a causa dello stop imposto dal Covid, pari in Fvg a circa 16 milioni. E se quella partita deve ancora essere chiusa definitivamente, lunedì sarà probabilmente sciolto il nodo della capienza. La questione diventa oggetto di polemica politica e sindacale. Sul primo versante, entra nell'agone

Salvatore Spitaleri, esponente Pd e membro della Commissione paritetica: «Una volta per tutte, l'autorità regionale chiarisca se il

Fvg è virtuoso o è in preda al rischio di una nuova emergenza, causa arrivi dai Balcani. La competenza del tpl è della Regione e sta alla Regione garantire i trasporti per l'inizio delle scuole. Scagliarsi contro l'ordinanza del ministro Speranza (peraltro in vigore fino al

15 agosto, in attesa di un provvedimento quadro) è ancora una volta esemplificativo di una permanente volontà di scontro, che non fa bene all'autonomia del Fvg». Contrarietà alla piena capienza viene espressa dai sindacati dei trasporti. Le segreterie regionali di

Cgil, Cisl e Uil scrivono a Fedriga sottolineando che le decisioni della giunta contrastano con «i giudizi espressi dai sindacati nelle riunioni della cabina di regia regionale». Da qui il rammarico «per il mancato coinvolgimento del sindacato a monte di decisioni che possono determinare conseguenze pesanti sulla salute dei cittadini e dei lavoratori del settore», davanti «alla tendenza al rialzo dei contagi». Per la triplice, «decisioni disomogenee prese dalle diverse istituzioni contribuiscono ad aumentare la diffidenza dei cittadini verso un servizio fondamentale come il trasporto pubblico, con il rischio di ripercussioni pesanti a livello economico».

l'allarme

«Rischio scuole»

«Il Fvg è intervenuto sempre in modo responsabile - afferma il presidente Massimiliano Fedriga - con disposizioni capaci di conciliare la tutela della salute pubblica con la ripresa delle attività economiche e, in un futuro ormai prossimo, con la riapertura delle scuole.

Se il governo intende andare in un'altra direzione, deve fornire alle Regioni le risorse necessarie, mezzi e personale, altrimenti si rischia che le scuole non si aprano».

la frecciata dem

«Virtuosi o no?»

L'esponente dem Salvatore Spitaleri attacca Fedriga per le sue dichiarazioni: «Una volta per tutte, l'autorità regionale chiarisca se il

Friuli Venezia Giulia è virtuoso oppure se è in preda al rischio di una nuova emergenza, causa arrivi dai Balcani. La competenza del tpl è della Regione e sta alla Regione garantire i trasporti per l'inizio delle scuole».

la lettera

I tre sindacati

Le segreterie regionali di Cgil (nella foto Villiam Pezzetta), Cisl e Uil scrivono a Fedriga sottolineando che le decisioni della giunta contrastano con «i giudizi espressi dai sindacati nelle riunioni della cabina di regia regionale». Da qui il rammarico delle sigle «per il mancato coinvolgimento del sindacato a monte di decisioni che possono determinare conseguenze pesanti sulla salute dei cittadini e dei lavoratori del settore».

L'agenzia Ranstad sospende, su richiesta degli uffici regionali, l'impiegato interinale che ha guidato l'azione neofascista

Il segretario di CasaPound "cacciato" dalla Direzione salute dopo il blitz in aula

il caso trieste Il segretario provinciale di CasaPound Francesco Clun non tornerà a fare l'impiegato in Regione, dopo il blitz compiuto in Consiglio regionale con altri tredici neofascisti. Clun ha ricevuto ieri notifica del provvedimento di sospensione da parte dell'agenzia Ranstad, da cui dipende e che lo aveva collocato fino a settembre come interinale nei ranghi della Direzione centrale

Salute. La contestazione prevede la sospensione per gravi inadempienze contrattuali e, considerando che il rapporto scadrà a settembre, Clun concluderà anzitempo la sua presenza nella pubblica amministrazione. La Ranstad si è mossa su richiesta della

Direzione centrale Funzione pubblica della Regione. Normalmente è la Direzione a comminare sanzioni ma, trattandosi di un interinale, il compito è demandato all'agenzia. Nella lettera firmata dalla direttrice Gabriella Lugarà, vengono circostanziati i fatti di martedì, le violazioni del contratto del Comparto unico e le punizioni applicabili per comportamenti che la Regione giudica di gravità assoluta. Clun potrà presentare memoria difensiva, ma non si sa a quali argomentazioni possa aggrapparsi per scongiurare il provvedimento, invocato per primo dall'assessore alla Salute Riccardo Riccardi. Il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro

Zanin convocherà intanto per i primi giorni della settimana (probabilmente lunedì) l'Ufficio di presidenza, che dovrà esaminare la falla della sicurezza e la posizione del consigliere leghista Antonio Calligaris, che durante il confronto verbale con i neofascisti si era lasciato andare a inquietanti ammissioni, con la frase «io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quella gente lì (i migranti, ndr)».

Calligaris è irreperibile da due giorni, mentre Zanin ha dato mandato ai suoi uffici di approfondire se le dichiarazioni possano portare alla sospensione del consigliere, come domandato formalmente dal Pd. Da quanto trapela, la burocrazia regionale sta considerando con un certo bizantinismo il fatto che le parole siano state dette a seduta sospesa e dunque in un contesto non ufficiale. In valutazione ci sarebbe inoltre anche l'alterco tra Furio Honsell e Pierpaolo Roberti, con il primo che ha accusato l'assessore all'Immigrazione di essere a conoscenza dell'incursione di CasaPound. L'altro tema è quello della sicurezza e Zanin spiega di aver

«inviato alle società che si occupano della guardiania (Sts e Sicuritalia, ndr) la richiesta di una relazione sull'accaduto e di proposte per evitare il ripetersi di simili episodi». Dopo aver assicurato la possibilità di parlare con un proprio portavoce, Sts si è poi negata al telefono. Al momento l'ipotesi dei tornelli pare superata, perché si tratta di strutture facilmente scavalcabili e gli uffici propenderebbero per la chiusura della seconda entrata di servizio e l'installazione all'ingresso di porte doppie come quelle delle banche, con obbligo di identificazione in portineria, dove già oggi siedono due guardie giurate armate. La Lega sottolinea con

Stefano Mazzolini «la necessità di controlli più severi, dopo che sono entrate 14 persone: bisogna capire come sia successa simile vergogna, ma le due guardie alla porta non potevano fare molto. L'azione violenta di CasaPound è da condannare o è il Far West». Il dem Cristiano Shaurli si concentra sul caso Calligaris: «Ci vorrebbero le dimissioni e ribadiamo la richiesta di sospensione più lunga possibile. Ci aspettiamo sia il presidente Zanin a farsi carico di quanto avvenuto, prendendo una decisione a nome di tutte le forze politiche».

depositata anche una lettera al commissario di governo valenti

Cgil e Anpi "guidano" la piazza ai piedi della Prefettura

Lilli Goriup / trieste Alcune centinaia di persone ieri sono accorse alla chiamata di Cgil e Anpi sotto la Prefettura. Al blitz di

CasaPound in Consiglio regionale, due storiche anime dell'antifascismo rispondono invocando un segnale dallo Stato. I capi delle due sigle provinciali - rispettivamente Gianni Bertossi per il sindacato e Fabio Vallon per i partigiani - sono anche entrati nel Palazzo del governo: qui hanno depositato una lettera indirizzata al prefetto, Valerio Valenti, incontrando il suo vicario.«Un gruppo fascista è entrato in aula e ha fatto un proclama politico, senza venire interrotto: uno sfregio intollerabile all'istituzione democratica», afferma

Bertossi: «Non entro nel merito di quel che han detto. Il patto sociale richiede che vengano semplicemente sciolti».Aggiunge Vallon:

«Vergognoso che la Regione sminuisca l'accaduto o che a Calligaris (il consigliere regionale leghista che ha affermato, davanti ai militanti neofascisti, che lui ai migranti sparerebbe, ndr) sia sufficiente chiedere scusa». Contenuti simili si trovano pure nella missiva al prefetto, dove si esprime inoltre preoccupazione per lo «svilupparsi di reti neofasciste internazionali» e si ricorda la doppia manifestazione del 3 novembre 2018: Trieste aveva visto sfilare da un lato i camerati di CasaPound da tutta Italia e dall'altro, in numero ben superiore, gli antifascisti della regione.Tornando a ieri, in piazza Unità tra gli altri si sono visti la prima cittadina di

Muggia Laura Marzi: «Per l'antifascismo io ci sono», ha commentato a margine. Diversi dem, tra cui il consigliere regionale Roberto

Cosolini e la segretaria provinciale di Trieste Laura Famulari, che ha preso il microfono: «Siamo qui a ribadire il rispetto per le istituzioni democratiche».«Un luogo della nostra vita comune è stato calpestato, presumibilmente con l'aiuto di qualcuno», le ha fatto eco la consigliera comunale triestina di Open, Sabrina Morena. Così Adriano Sincovich, della Spi Cgil: «Nemmeno per le battaglie per i lavoratori della Ferriera siamo mai potuti entrare in Consiglio regionale». C'erano pure bandiere di Articolo 1, La

Sinistra e Potere al popolo.

la lettera

Trenta sindaci reclamano le dimissioni di Calligaris

Luigi Murciano / GRADISCA «Gravissime e irresponsabili sono state le violente parole, nei confronti dei migranti, del consigliere

Antonio Calligaris, che dovrebbe immediatamente scusarsi e dimettersi». Con queste parole un numeroso gruppo di sindaci - oltre 30 da tutte le quattro province - è intervenuto via lettera sul triplice caso Calligaris-CasaPound-Felluga. Fra i sottoscrittori anche la prima cittadina di Gradisca Linda Tomasinsig, che esprime «estrema preoccupazione» per le notizie provenienti dal campo quarantene. I sindaci sottoscrittori esprimono «sdegno e preoccupazione per l'irruzione di CasaPound durante una riunione di commissione del Consiglio regionale. Non è possibile consentire a un gruppo neofascista un simile sfregio delle istituzioni». I primi cittadini prendono posizione anche sul responsabile della Protezione Civile di Grado Giuliano Felluga: «Le sue parole sui profughi della Cavarzerani sono un'irripetibile offesa all'umanità e al buon senso. Si torni quanto prima a un dibattito sereno tra le forze politiche, alla ricerca di soluzioni legali e umane a problematiche che tutto richiedono tranne la violenza e la disumanità».«Siamo ancora in attesa che il presidente Fedriga e la Lega prendano le distanze dalle dichiarazioni del consigliere regionale Calligaris », attaccano invece Antonella Grim e Gianfranco Depinguente, coordinatori provinciali di Italia viva Trieste: «Forse non hanno ancora compreso la gravità di quanto affermato dal consigliere e che purtroppo a volte le scuse, importanti sul piano umano, sul piano politico ma soprattutto istituzionale, non bastano».

De Carlo perora davanti a Lamorgese la chiusura dei valichi minori. Serracchiani: «La attirano le sirene della destra» Scontro Pd-M5s sui confini da "blindare"

Marco Ballico / TRIESTE Nello scontro tra Massimiliano Fedriga e il Pd sui valichi minori tra Italia e Slovenia, che il centrodestra vorrebbe chiudere per contenere gli ingressi di migranti in tempi di Covid, si inserisce il M5s. Con una tesi, quella della deputata

Sabrina De Carlo, lontana rispetto all'alleato di governo. Ne nasce una polemica con la collega alla Camera Debora Serracchiani, che parla esplicitamente di «sirene della destra che attirano l'esponente M5S». De Carlo, davanti al ministro dell'Interno Luciana

Lamorgese, ha sostenuto l'urgenza della chiusura di quei valichi, almeno nelle ore notturne. «Lamorgese - spiega - mi ha riferito che la questione è ancora in discussione. Nell'attesa, a seguito di un ulteriore confronto con i prefetti, sono state definite iniziative alternative volte a contrastare l'immigrazione irregolare, attraverso serrati controlli dinamici su zone della regione ben definite».«Se si ragiona con gli stessi parametri e anche con le stesse parole della destra - è il commento serale di Serracchiani - è fuori luogo pretendere di essere parte della maggioranza di governo». E ancora: «Non si può spingere l'equilibrismo in politica oltre un certo limite perché dopo un po' viene alla luce la natura delle scelte e delle azioni, e non è la prima volta che assistiamo a uno scambio di ammiccamenti tra Fedriga e De Carlo. La prontezza diligente con cui la deputata grillina ha fatto sua la richiesta leghista della chiusura dei valichi minori è un segnale che va in una certa direzione». La controreplica, con la rassicurazione sulla fedeltà ai Cinque

Stelle, è altrettanto decisa: «Dispiace che Serracchiani, ancora una volta, perda l'occasione di mettere le esigenze del territorio davanti alle linee politiche dettate dal suo partito. D'altra parte, se assolvesse al suo compito appieno e seriamente, saprebbe che le istanze di cui mi sono fatta portavoce presso il ministro sono espresse richieste del territorio e delle istituzioni locali, emerse peraltro a seguito di accurati confronti. Dispiace, inoltre, che non replichi nei contenuti e si limiti a uno sterile attacco personale». A non volere i confini chiusi è però anche la presidenza del Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia, cui aderiscono Cgil, Cisl e Uil e i due principali sindacati sloveni, Zsss e Ks '90: «La scelta di mantenere aperti i valichi minori tra Fvg e Slovenia è del tutto condivisibile. L'unico effetto di una chiusura temporanea, infatti, sarebbe di penalizzare chi transita quotidianamente, soprattutto per motivi di lavoro, con risultati pressoché nulli in termini di controllo dei flussi migratori». Sulla rotta balcanica il dibattito politico rimane dunque acceso. A Udine, tra l'altro, ieri all'alba è stata rintracciata dalla Polizia un'altra dozzina di migranti, parte di un gruppo di 35 persone avvistate da automobilisti in transito nei pressi della stazione. «Degli altri non sappiamo nulla», dichiara in una nota la deputata e coordinatrice di Fi Sandra Savino: «Né dove sono né qual è il loro stato di salute. Quanto accaduto ci conferma che i numeri indicati dal ministro D'Inca sono totalmente inattendibili. Il fenomeno è ben più grande e richiede interventi immediati a tutela dei cittadini Fvg». Stamattina alle 10.30 davanti alla Cavarzerani, l'ex caserma di Udine teatro nei giorni scorsi della rivolta dei richiedenti asilo in quarantena, parleranno in una conferenza stampa i vertici della Lega: il segretario regionale Fedriga (presente dunque non nella veste di governatore, stigmatizza il segretario udinese dem Vincenzo Martines), la referente provinciale Elena Lizzi e il sindaco Pietro Fontanini. Ma a mezzogiorno sarà il Pd a intervenire, sempre a Udine, con la stessa Serracchiani, il segretario regionale Cristiano Shaurli e il capogruppo in Consiglio comunale Alessandro Venanzi sull'«immobilismo dannoso di Fedriga e

Fontanini in tempi di crisi».